Vita di Andrea Doria, Volume II by Francesco Domenico Guerrazzi

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Vita di Andrea Doria, Volume II by Francesco Domenico Guerrazzi. Andrea Doria o, più correttamente, D'Oria (Oneglia, 30 novembre 1466 – Genova, 25 novembre 1560) è stato un ammiraglio e politico della Repubblica di Genova.

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The Project Gutenberg EBook of Vita di Andrea Doria, Volume I, by Francesco Domenico GuerrazziThis eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and withalmost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away orre-use it under the terms of the Project Gutenberg License includedwith this eBook or online at www.gutenberg.orgTitle: Vita di Andrea Doria, Volume IAuthor: Francesco Domenico GuerrazziRelease Date: June 26, 2014 [EBook #46100]Language: ItalianCharacter set encoding: UTF-8*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK VITA DI ANDREA DORIA, VOLUME I ***Produced by Carlo Traverso, Barbara Magni and the OnlineDistributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (Thisfile was produced from images generously made availableby The Internet Archive) [Illustrazione: Andrea Doria] VITA DI ANDREA DORIA DI F. D. GUERRAZZI. VOLUME PRIMO. MILANO. CASA EDITRICE ITALIANA DI M. GUIGONI. 1864. Dritti di traduzione e riproduzione riservati. NB. _Tutte le copie non munite della firma dell'editore verranno considerate come contraffatte._ M. Guigoni Tip. Guigoni.AL POPOLO LIGURE,Questo libro della VITA DI ANDREA DORIA, come pegno di fratellanza,testimonio di gratitudine per l'onesto ospizio, e augurio certo che ipopoli, esperti nelle moltiplici arti delle varie tirannidi,s'incammineranno di ora in poi senza deviare nel sentiero della libert,dedica F. D. GUERRAZZI.ANDREA DORIA. Ma il giudicio dei posteri severo Fruga chi opr col senno e con la spada, E lo dimostra in suo sembiante intero.CAPITOLO I. Da cui nascesse Andrea Doria, e quali i primordii della vita di lui.Francesco Guicciardino, uomo nella pratica delle faccende umanecertamente a veruno secondo, lasci scritto, essere, giusta l'opinionesua, i contemporanei spositori di storie eccellentissimi, massime se,oltre all'ingegno arguto, avvenisse loro di pigliarci parte o comemagistrati o come guerrieri; ed in questa sentenza si trova condotto dalconsiderare che, le cause degli avvenimenti umani essendo moltiplici,taluna ci opera a modo di principale, mentre tal altra ci fa officio diaccessoria: questa comparisce meno, quella pi; n tutte spettano allavita pubblica, anzi moltissime alla privata, e le seconde, per celarsimeglio, non esercitano minore virt: donde accade che, chi viene dopo,ne ignori molte per necessit, avendole cancellate il tempo dalla mentedegli uomini, ed egli, costretto a servirsi delle uniche che rimangono,le quali sono ordinariamente le pi strepitose, il fatto gli si presentaspesso o non bene intero, o alterato, e quindi il giudizio o manco ofallace.Tali senza dubbio gli svantaggi, n forse i soli, di quelli cheimprendono tardi a scrivere storie, e nondimanco a cui ci mediti soprasi far manifesto, come non rimangano senza un qualche compenso gliscrittori che vengono dopo.Di fatti: per conoscere le cause segrete moventi la volont dell'uomonon basta vivergli contemporaneo, bens bisognerebbe vivere nella suaintrinsichezza; e poi non mica sempre sicuro, che gli uomini illustri,lasciandosi talvolta pigliare il sopravvento in casa dalle passioni, nonvogliano e non possano contenerle nelle faccende pubbliche: ma, quandoanco non ci fosse altro vantaggio, per me giudicherei sufficiente questouno: che, dopo molto secolo scrutando i fatti altrui, agevole nonlasciarsi tirare dallo amore o dall'odio, mentre, per quanto tu sii dianimo saldo, tu non potrai impedire, anco senza addartene, che, tenendoproposito dei viventi, le soverchie lodi, od i soverchi biasimi, co'quali li proseguono i volgari intelletti, non facciano forza alla tuamente.E vuolsi eziandio considerare quest'altra cosa, che i contemporaneiassistono in certo modo alla sementa dei fatti; chi viene dopo assistealla mietitura; i primi non possono argomentare i resultati se non pervia di divinazione, mentre i secondi gli leggono espressi, e per aquesti, meglio che agli altri, dato conoscere se, come, e quanto ilpersonaggio pubblico mescolasse affetti privati nei maneggi dello Stato,per quale modo l'offendesse, e, chiamatolo a sindacato, chiarire se beneo male della Patria meritasse, le opinioni favorevoli come le contrarieprofferte dal senso volgare, secondo giustizia, revocando oconfermando. In questa medesima guisa, si ha dalla Storia, i Sicilianiai tempi di Timoleone citarono le Statue dei tiranni a rendere ragionedelle cose operate nella vita dal personaggio che rappresentavano, e,trovatolo reo, ne vendevano il simulacro nel mercato pubblico come sicostumava con gli schiavi, e tutti li venderono, tranne Gelone, comequello che, rompendo i Cartaginesi ad Imera, liber la patria daglistranieri; e meritamente, ch un tanto benefizio molte colpe lava.Incominciando pertanto, con lo aiuto di Dio, a mettere mano a questaopera d'insegnamento politico e di giustizia riparatrice, io piglio adiscorrere della vita e dei gesti di Andrea Doria, di cui la Liguria sionora cos, da riporlo tra i pi incliti benefattori della umanit.Circa alla nascita di lui si vuole dire, che, pari alle eccelse, non fuseconda a quella di nessuno in patria n fuori. Sembra alla pi partedegli uomini, che, per nascere illustre, persona meriti lode, everamente pel solo fatto del nascimento non ne merita alcuna; ma tu haida considerare come riesca pi agevole acquistarci qualche rinomanzauscendo da umile stato, che splendere di propria luce in mezzo adantenati famosi, e Andrea, gli ebbe famosissimi. Che se al nato in umilecondizione la necessit da una parte fa guerra, dall'altra questa stessanecessit gli stimolo al fianco tanto, che essa fu detta madred'industria; mentre, pei copiosi di beni, formano gagliardo eccitamentoad oziare le glorie avite, e la molta sostanza persuade il vivere mollee superbo, nemico ad ogni atto gentile.Corre assai credibile una tradizione, ed anco qualcheduno lo ha scritto,come la casa Doria esca da un Arduino conte di Narbona, il quale, venutoin pensiero di visitare il santo sepolcro, si riducesse in Genova, dovelo accolse ospite in casa sua certa vedova della Volta stata moglie adun suo fidato compagno di arme: ora avvenne, che, infermandosi il contementre qui dimorava, una delle figliuole della matrona chiamata Oria, eper vezzo Orietta tanto amorevole sollecitudine si pigliasse di lui, cheil conte prima ne sent gratitudine, poi, con facile passo, amore;effetti soavissimi di cause soavi, quali appaiono essere la benevolenza,la giovent e la bellezza. Per lo che il conte restituito in salute, edopo avere debitamente sciolto il voto in Palestina, torn a Genova dovesi tolse a moglie la fanciulla di casa della Volta. E qui, o glipiacesse la stanza, o a casa sua gli toccasse a sostenere fastidii, oquale altra causa lo movesse, deliber fermarsi ad abitare: pertanto,venduta ogni sua possessione altrove, nel luogo che oggi chiamanoPortoria, comper terre, e costru case fino al numero di dugento, iconduttori delle quali durarono un pezzo a pagare il censo ai pi remotidiscendenti del Conte. La prosapia che ne venne fu chiamata dei D'Oria,piacendo mantenere fuori e in casa presso i cittadini la memoriadell'ava benemerente: ora, non sapendo io se ricercando pi oltre sipotesse trovare della stirpe dei Doria origine pi certa di questa, aquesta mi attengo, perch so che pi gentile non verria fatto rinvenirladi certo.Io mi passerei volentieri del poco degno ufficio di narrare qualifossero i maggiori di Andrea, dove mi fosse mestieri svolgere copia dipergamene, ma, poich tu trovi scolpiti i gesti dei suoi padri sopratutta la facciata marmorea della chiesa gentilizia di San Matteo diGenova, e meglio assai nelle pagine della Storia, non fie grave a mescrivere, n ai miei lettori leggere di qualcheduno di loro. La Storia ei marmi pertanto ricordano un Ansaldo Doria consolo di Genova, che con65 galere e 160 vascelli espugn Almeria; e Nicolao, inclito nelle artidella pace quanto Ansaldo in quelle della guerra, imperciocch, col suoben fare, seppe rimettere in accordo i reali di Napoli co' Genovesi.Oltre all'Ansaldo acquistarono terre per la repubblica, o lerecuperarono perdute, Obertino espugnatore della Canea, Lucchetto eMichele, i quali tornarono in devozione di San Giorgio quella parte diCorsica ribellata per virt del Giudice della Cinarca; Corrado vincitoredelle torri di porto Pisano e di Ghio; Filippo conquist Negroponte;Antonio, Carpena in Catalogna. La Meloria compart infausta, enondimanco perenne gloria a Uberto, che vi mise in fondo la fortuna diPisa; e, dieci anni dopo, nelle acque sicule, egli sfidava a pari duelloa morte i Veneziani, che non tennero la posta. Lamba e Pagano percosserodi fiere battiture i Veneziani; all'ultimo di questi tocc l'onore dipigliare lo stendardo di Niccol Pisani, e lui prigione; n riusc aVenezia meno infesto di loro Luciano, come quello, che, mentre leprocedevano pi afflitte le fortune, le sconquass 15 galere e le fece2400 prigionieri. Sei volte i Doria fin al 1528 tennero il dogato,compresa la discendenza di Lamba Doria. Basti degli antenati di Andreaaverne esposto tanto, che dirne tutto riuscirebbe sazievole e nonespediente allo assunto.Del padre suo chiamato Ceva poco ci dicono i ricordi: sappiamo solo,ch'egli possed parte della signoria di Oneglia, non per la maggiore,con Domenico Doria; e come dalla moglie Caracosa pure di stirpe Doriagli nascessero due figliuoli, il primo dei quali taluno chiama Giovanni,tal altro David, e forse ebbe entrambi i nomi; il secondo fu Andrea,quel desso di cui ho preso a discorrere. Questi usc al mondo in Onegliala notte di santo Andrea, 30 Novembre 1466.Le terrene cose avendo commesso Dio alle disputazioni degli uomini (lesacre carte lo affermano), ella fortuna espressa se caschino sopra unargomento due diversi pareri soltanto; per mentre taluno pensa gliabiti nostri sequela unica della educazione, non deve recare maravigliase altri si ostina a sostenerli derivati dalla natura; e forse la verit tra due: per male si negherebbe, che Andrea, fino dalla infanzia,mostrasse ingegno audace, mani pronte e mente vaga di avventure: difatti, ora con lo smarrirsi, ch'ei faceva errando lontano da casa, oracol tornarci malconcio, spesso col dovere andare in traccia di lui, eduna volta perfino a cavarlo per forza di su una galera genovese dondenon voleva pi scendere, tanta perturbazione apportava nei parenti, checerta zia, donna assai tenera delle cose dell'anima, paurosa che Andrea,dandosi come pareva alla milizia, avrebbe messo a repentaglio la suaeterna salute, ordin nel suo testamento, che, dov'egli perdurasse incotesti appetiti guerreschi, avesse a perdere quanto ella gli avevalegato.Il padre Ceva, morendo, lasci raccomandati i figliuoli giovanetti allecure della moglie Caracosa, donna, a quanto apparisce, d'ingegnosottile, di corpo non sana; ch il parente Domenico, considerati lanatura umana sempre cupida dello altrui, e i tempi infami per rapinecommesse con violenza e con frode, anzich di conforto aveva empito diaffanno gli ultimi momenti di lui. Invero i presagi paterni siavverarono di corto, imperciocch Domenico, passati appena i primigiorni del lutto, incominci a mettere parole alla lontana, come unafemmina male potesse tenere signoria di terre, e quelle difendere dainemici cos interni come esterni; sembrargli profittevole che,spogliandosi ella da codeste cure e da codesti pericoli, attendesseintera a bene allevare i figliuoli. La donna, che cap per aria, loringrazi del consiglio, anzi gli disse: egli averla prevenuta con leparole, non gi con la mente, conciossiach tale si fosse per lo appuntoriposto nell'animo di fare; per non potrebbe a verun patto sofferireche altri, entrando a parte della signoria di Oneglia, cagionasse a luiDomenico fastidii, contenzioni e intoppi forse peggiori: pigliasse tuttoegli, non consentisse, che il retaggio dei Doria andasse diviso: quantoal prezzo, rimettersene alla generosit sua: pensasse i figliuoli diCeva essere di un medesimo sangue con lui, e poveri, e da quella partedi signoria in fuori non possedere altro assegnamento nel mondo.Domenico, blandito nelle sue voglie, desider tenersi bene edificata ladonna, e, presi in grazia i figliuoli e lei, quanto a prezzo non istettesu lo scarso, e si profferse largamente per ogni buono officio a fine dibene avviare i garzoni. A questa alienazione del paterno patrimonio conanimo rimesso si accomod Giovanni, non Andrea, cupido per istinto deigaudii della dominazione, per modo che, salito in furore, si chiusenella propria stanza, dove limandosi il cuore, e rifiutando ostinatoogni ragionamento, dopo pochi giorni inferm. La madre, la quale a postasua era assai donna di suo capo, si punt nei primi giorni a nonvisitarlo; ma, sentendo poi come il male si aggravasse, si rec nellastanza del giacente, dove trovatolo tutto intorato e a lei non volgenteil discorso, n gli occhi, data licenza ai famigli, ella gli si pose asedere a canto il letto, e con severa voce cos gli favell:La giovanezza, figliuolo mio, per soverchia calidit di sangue, presuntuosa; immaginando, che col crescere degli anni venga menol'ardire, ella picchia la mano sul pomo della spada, e baldanzosaesclama: io quanto voglio posso; e non cos: la esperienza della vitat'insegner, o Andrea, come pi scarsamente, e meno durevolmente l'uomoacquisti con la forza, che con la industria. Ora io ho considerato, chechi appetisce la roba altrui commette peccato, ma se dell'orfano,delitto; e come Domenico palesandomi questa sua cupidit abbia gistrappato il primo argine della verecondia: adesso nelle ruine, massimenelle morali, il primo schianto quello che conta. Contro le voglie delcupido parente, che per poco di contrasto diventeranno disoneste, forsescellerate (e i tempi nostri ce ne porgono copia di esempiiluttuosissimi), che posso io povera vedova, che cosa potete voi altripoveri orfani? Le difese forensi salvano dai potenti quanto i corsalettidi bambagina dalle artiglierie, e nondimanco costano care. Confiderainegli amici di casa? Di questi la pi parte, come gli uccelli di passo,volano altrove con la rigida stagione; rimarranno pochi; taluni diquesti ti conforteranno col fiele, quasi che la ingiuria della fortunafosse colpa tua, e presto si stancheranno di sostenerti, perch non ciha quanto il misero, che venga di corto in uggia; e a te dorramaramente avere messo a repentaglio dell'anima e del corpo i pochirisoluti a correre per te ogni sorte pi rea; e, se non ti avvengarimanere oppresso cos ad un tratto, ecco schiusa la porta a discordie,a contese, a nimicizie spietate e ad opere di sangue, infamia dellanobilissima casa nostra. O piuttosto vorresti, che io mi richiamassi alSenato di Genova perch si mettesse di mezzo a comporre le nostre liti?O Andrea, va pur franco, ch'ei non se lo lascerebbe dire due volte! macredi eziandio, che il Senato sarebbe capace di levare a Domenico ancola parte sua, non gi a te restituire la tua; e questa storia vecchiaquando si ricorre allo aiuto dei potenti. Per mi parve cosa savia noninimicarci il congiunto, togliendogli la causa di prenderci inavversione, ed all'opposto dandogliela di conservarsi benevolo, egiudico che lo far; me ne d pegno il giusto prezzo profferto, il qualedimostra come l'uomo, quando per conseguire il suo intento non si trovicostretto necessariamente a commettere malefizio, anco con qualche suoincomodo si atterr all'onesto; l'amore, o se ti piace piuttosto lasuperbia del casato, molto pu presso tutti, principalmente nei nobili,dacch formano parte della potenza e del decoro tuoi la potenza e ildecoro della schiatta intera; onde non da rivocarsi in dubbio, cheDomenico si metter coll'arco del dosso a farti stato, purch sia fuoridi Oneglia, e, quando ci non avvenisse, aquila sei, e a me tua madrebasti curare, che altri non ti tagli i sommoli dell'ale; cresciutech'elle ti sieno, ricorda che l'aquila dei Doria usa ai lunghi voli.Ho udito spesso raccontare da tuo padre come parecchi capitani famosidell'antichit, bruciando le navi, o con altro strattagemma conducesserolo esercito alla stretta di vincere o di perire; e sempre vinsero; iotogliendoti la signoria di una parte di Oneglia forse ti apro il camminoper diventare signore di Genova intera.Piacquero le parole al giovane Andrea, il quale, rasserenato tuttonell'animo, ammir la prudenza della madre proseguendola con le lodi cheseppe maggiori, e comecch molto per lo addietro lo amasse, le crebbeaffetto cos, che da quel giorno in poi, non desider altra compagnia,parendogli, come pur troppo era, che n pi amorevole, n pi copiosa diutili ammaestramenti potesse rinvenirla altrove; e quando poi, coninestimabile amarezza, la vide intristire di salute, e poco appressoinfermare di male di morte, non le si mosse mai da lato, raccogliendo,piuttostoch con piet filiale, con religione, le parole, i baci ed isospiri estremi di lei.Qui cade in acconcio confermare per via di esempio quella sentenzaesposta nel proemio, che dice, i contemporanei o per troppo amore o pertroppo odio non parere i pi idonei all'ufficio di storico verace.Infatti messer Lorenzo Cappelloni, che scrisse la vita di Andrea Dorianel 1562, e la dedic a Giovannandrea figliuolo di Giannettino, ciracconta come tali e tante fossero l'aspettazione e la benevolenza deisudditi Onegliesi riposte in Andrea, che offersero ricomperare la suaparte di Signoria per poi restituirgliela, e cos non rimanere privi delsuo dolce imperio, e lo facevano, se non lo impediva egli medesimo. Ora,posto da parte che la Caracosa s'induceva a cotesta vendita non gi perbisogno ch'ella ne avesse, ma s per compiacere al parente, epretermesso eziandio, che, non si sa come, Domenico si sarebbe lasciatoscappare di mano uno acquisto tanto appetito da lui, avvertiamo: che ipopoli acconsentano essere venduti, questo si visto e quotidianamentesi vede; ma, che si ricomperino al fine di mantenersi in servit, passail segno di ogni incredibile vilt; e se ci fosse, tornerebbe, peropinione mia, poco ad onore nascere uomini, imperciocch le bestie nfanno, n sanno immaginare cos miserando abbandono. Dicono altres, cheAndrea desse opera ai buoni studii, ed in essi riuscisse eccellente, laquale cosa non ci venendo dimostrata da documento alcuno che si parta dalui, ci stringeremo a non impugnarla, confessando, che in esso fosseabbondanza di eloquio efficace, come certo possed astutissimo ingegno.A ventisei anni, se non povero, almeno non troppo copioso di averi, maricco di speranze e di concetti, usc di casa a cercare sua ventura pelmondo. Innanzi tratto capitato a Roma, per favore di Niccol Doriacapitano delle guardie del Papa, fu accolto uomo di arme al serviziod'Innocenzo VIII di casa Cibo: veramente non erano cotesto luogo nofficio da fare grosso civanzo, imperciocch uomo di arme si appellassea quei tempi il soldato nobile che militava senza esser sottoposto adaltri che al Principe per cui combatteva; e nondimanco Andrea ci si eramesso proprio con la speranza, che il Papa, per essere genovese,avvantaggiasse le cose sue; tuttavolta ei non pot per allorasperimentare i beneficii della corte di Roma, che in quel medesimo annopapa Innocenzo pass a miglior vita, succedendogli nella cattedra di sanPietro Alessandro VI Lenzuoli.Andrea, o che conoscesse la temperie mutata (costumando ogni Papaportare le sue creature, e papa Alessandro era spagnuolo), o le immanitdi costui presentisse vergogna non solo del sommo sacerdozio, ma dellanostra specie; senno insomma lo assistesse o fortuna, egli stimprudente pigliarsi il puleggio da Roma, e ridursi in corte di Guido daMontefeltro duca di Urbino. Quanto cost ei si fermasse non rammenta lastoria, ma fu piuttosto soggiorno che dimora, e se lecito affermarefatti per via di congetture credibili, sembra che il suo cuore restassetocco da amorosa passione, come meglio dal processo di questa storiaverr dichiarato.Da Urbino Andrea recossi a Napoli, vivendo tuttavia Ferdinando ilvecchio che lo prese nella sua guardia, ma anco questo principe dopopochi giorni per subita infermit si partiva dal mondo. Quantunque perpei rumori di Francia, e pei casi di Milano incominciassero a turbarsile faccende del regno di cui i popoli si mostravano infelloniti controla razza arragonese, Andrea stette in divozione di Alfonso, erede delregno e degli odii del padre suo, il quale, inteso a provvedere allafortuna pericolante, mand Ferdinando duca di Calabria suo figliuolo conbuon nerbo di armati, e Andrea Doria tra questi, a tentare novit nelMilanese contro Ludovico il Moro, o almanco per impedire il passo inRomagna a Carlo VIII. Il terrore delle armi Francesi, la ferocia loronon mai pi per lo innanzi usitata in guerra, la gente imbelle, e leanime avvilite in Italia, la perfidia dei confederati, il rancore deipopoli resero ogni provvedimento vano. Senza fare opera di valore, algiovane Ferrandino tocc dare indietro a Faenza, a Roma, a san Germano,a Capua; da per tutto. Andrea sembra rientrasse in Napoli prima dellesorti estreme del duca di Calabria, dacch ricaviamo dalle storiech'egli accompagn il re Alfonso sopra l'ultimo lido del mare, dove sidisse parato a seguitarne la ventura; ma il re, porgendogli grazie, dopomolto abbracciarlo lo persuase a rimanersi col figliuolo Ferrandino, alquale pochi giorni prima aveva risegnato il trono.Ella una molto terribile storia quella del re Alfonso accaduta sopracotesta terra, dove pure avrebbe dovuto attecchire come ricordo per dareesempii salutiferi ai regnanti che vennero dopo; il che non avendofatto, quasi punto per punto, ed in virt delle medesime cause sirinnova in questi giorni.Morto Ferdinando il vecchio, subentrava nel trono Alfonso, di padre reofiglio peggiore, il quale propizi il suo insediamento facendo trucidarequanti rinvenne baroni nelle carceri di Napoli destinati dal reFerdinando a miserie ineffabili, ma pure sofferti vivi: erano traquesti, come porse la fama, il duca di Sessa e il principe di Rossano,messi in ceppi dal 1464, nonch i ventiquattro fatti prigionieri nellaguerra d'Innocenzo VIII, e dei baroni malcontenti parecchi. Prode inarmi, come ne dette saggio nelle guerre contra ai Turchi, i qualipassavano allora per la prima milizia del mondo, Alfonso non si sbigottper la presagita calata dei Francesi in Italia, e finch si trattcombattere nemici stranieri fece buon viso alla fortuna; quando poil'impeto delle novit dette gridi di dolore e di minaccia cos ai vivicome ai morti del regno, ch'egli aveva convertito in cimitero, non valsea resistere a s stesso, n ad altrui; non agli altri, imperciocch nonavesse saputo restare capace come il popolo ardisse rompere il mutospavento in cui gli pareva averlo impietrito, ed ora, sentendolomormorare a guisa dei fuochi sotterranei del suo paese, e fargli sottotraballare la terra, il tremante era egli; a s poi valse a resistereanco meno, ch i suoi rimorsi, assunta forma non pure nei sogni, manella veglia, gli davano guerra con fantasmi terribili. A colmo diterrore ecco sopraggiungere il cerusico di corte e dirgli esserglicomparso tre volte in tre diverse notti lo spettro del re Ferdinando,che con fiere minacce gli aveva imposto, andasse da parte sua adAlfonso, e lo chiarisse inane ormai opporsi alle armi di Francia, esserescritto nei cieli, non solo che la sua stirpe ruinasse gi dal trono, marimanesse altres tutta travolta nel sepolcro; causa di ci l'ira delSignore accesa dalle scelleraggini sue, particolarmente da quelle chefurono commesse pei mali consigli di lui Alfonso, che gli bisbiglinegli orecchi ritornando da Pozzuolo nella chiesa di san Leonardo aChiaia. Le dovevano essere coteste colpe grosse davvero, conciossiachAlfonso, appena udito tanto, si chiuse in fretta ed in furia nelcastello dell'Uovo, dove senza compire l'anno del regno (ch solo duegiorni mancavano) risegn con riti solenni la corona a Ferrandino suofigliuolo, giovane di ventiquattro anni, e subito dopo, notte tempo,fugg, a mo' di ladro, a Mezzara citt di Sicilia, portando seco traroba e danaro, il valsente di meglio trecentomila ducati: col siridusse nel convento del monte Oliveto, confidando ottenere nellasolitudine la pace che ci trovano quelli soltanto che ce la portano.Col, dopo dieci mesi, moriva del male dello etico, alla quale infermitsi aggiunse una postema nella mano, colpa di umori del tutto corrottinel corpo di lui.Siccome vi hanno poche cose, che valgano tanto ad accostarci a Dioquanto la miseria propria, ed anco di rimbalzo l'altrui, per dacredersi, che l'aspetto di queste miserabili vicende fosse la causa, laquale condusse in quel tempo Andrea a pellegrinare in Gerusalemme, dovei frati del Tempio lo crearono cavaliere. Chi cotesti frati fossero, econ quale ragione equestri insegne compartissero, a noi non cadde ildestro di trovare, n ce ne curammo; per n lo ingegno, n la et baldaerano tali da ispirare sconforto in Andrea; buffi di vento che ben fannoinclinare la nave fino sotto ai marosi, ma non la torcono dallo impresocammino; ed in vero, avendo pigliato lingua come i Francesi, secondo lavecchia loro natura, prontissimi a stendere le mani, non si mostrano delpari capaci a tenere, gi balenassero nel regno di Napoli, qui conceleri passi tornava.E' parve un momento, che la collera di Dio si fosse placata contro ilsangue di Arragona, e quella degli uomini altres, per che il giovanere Ferrandino, fiore di cortesia, strenuissimo in arme, sagace, industrea tenersi bene edificati i popoli, molta parte del regno avesse ripreso,e sovvenuto da Ferdinando e da Isabella di Spagna, promettevaricuperarlo intero, come gli successe di corto con sua gloria imperituraed esultanza degl'Italiani, i quali, sebbene inconsapevoli del come,pure aspettavano refrigerio dei diuturni affanni da lui, n forseandavano le speranze fallite, se il giudicio eterno, contra leapparenze, non istava sempre aperto sopra la sua stirpe, ond'egliinnocente ebbe pure a portare il peso della iniquit dei padri; ei fu unbaleno luminoso e fugace, e, al cessare di lui, crebbe l'orrore delletenebre ch'egli un momento rischiarava.Federico di Arragona raccolse la eredit luttuosa del nipote, eprometteva a posta sua assai comportabile regno: senonch gli silegarono contra i re di Francia e di Spagna per la malnata cupidit delbene degli altri, ed il secondo, tuttoch prossimo congiunto di lui; perla qual cosa Federico vinto dalla izza si commise in bala dellaFrancia, lasciando che cotesti due predoni, fattisi amici per acciuffarela preda, si accapigliassero per ispartirsela, e cos accadde. Ma questicasi men il processo dei tempi, e quando Andrea ripose il piede nelregno durava la lotta tra Ferrandino e Carlo VIII: ora per affettoantico, e per vantaggio nuovo, poteva giudicarsi, che Andrea avrebbeseguitato le parti di Ferrandino, ma non fu cos, e con maraviglia deipresenti, come di quelli che vennero dopo, fu visto accostarsi allebandiere di Francia; anzi non mancano scrittori i quali affermano, cheassoldati venticinque balestrieri a cavallo, e pagatili per tre mesi disuo, andasse ad offerirgli al Prefetto di Roma che teneva Sora, Arci,Arpino e Rocca Guglielma con altre pi castella in divozione dellacorona di Francia su i confini del Regno; ma l'avventura si narraaltrimenti, e dicono come, dopo lunga esitanza, Andrea venisse trattoalle parti di Francia dall'amicizia antica, che la famiglia Doriaprofessava per quella della Rovere, possedendo entrambi beni contigui inriviera di ponente, e dalla memoria delle oneste accoglienze, ch'egliebbe in corte dal duca di Urbino suocero del Prefetto; lo mosse eziandiola gratitudine a questo per avergli salvato il fratello Giovanni daimminente pericolo di vita quando, sbattuto dalla tempesta, ruppe colsuo galeone su la costa di Ancona; e insieme a queste e forse sopra atutte queste cause valse lo affetto concepito da Andrea per la duchessa,la quale egli, trattenendosi nella corte di Urbino, aveva conosciutofanciulla.Non parve poi senza ragione discorrere con alquanto di lunghezzacosiffatta materia; dacch supremo scopo di cui detta storia sia per loappunto questo: con religioso studio purgare i personaggi dalle falseaccuse, come apporre loro le vere, correggendo del pari la malignit ela piaggeria antiche, e dispensando a ciascuno la debita lode, o lameritata infamia. Andrea, un po' per tenere dell'asprezza delle rocceliguri, un po' per elezione, si mostr sempre nei suoi propositipiuttosto ostinato, che tenace; poco volt; e se mutava pi tardi labandiera di Francia per quella dello Impero, esporr com'egli ci sitrovasse condotto da molte ed onorevoli cause.Avendo pertanto il Prefetto preposto Andrea alla guardia della roccaGuglielma, gli raccomand, con fervorose istanze, la difendessegagliardamente, dacch ei la considerasse come la chiave delle difese difrontiera, a cui Andrea rispose; stesse sicuro che farebbe il debito:per la quale cosa avendo egli rinforzato il presidio con altri dugentofanti, buona e cappata gente, prese a battere la campagna intercettandovettovaglie e salmerie, e menando prigioni; insomma scorazzandola tuttafino a Gaeta con infinita molestia del nemico: alla fine tante ei nefece, che il gran capitano statu torsi via cotesto pruno dagli occhi,anzi egli stesso si dispose recarsi sotto le mura della Rocca, edassaltarla con buon nerbo di milizia avvezza a cotesta maniera difazioni. Andrea, quantunque fosse di ci informato ottimamente, pure,sapendo come nella guerra chi si fa povero di spie diventa ricco divitupero, persuase, con disparecchie promesse, tre soldati guasconi agirsene, in sembiante di disertori, a pigliare soldo nello esercitospagnuolo, e quinci lo ragguagliassero del tempo in cui Consalvo sisarebbe mosso, e quando fosse giunto a san Germano; per ultimo arrivatosotto la Rocca, da qual parte pianterebbe le artiglierie: n solo stavaall'erta per di fuori, ma s e meglio dentro, dove, avendo preso linguadi certi umori dei terrazzani, i quali, paurosi di andare a sacco,avrebbero voluto rendersi a patti, egli con buone parole gl'indusse amettere nel cassero le donne, ed i fanciulli, affinch ad ogni sinistraventura trovassero l dentro validissimo schermo: i quali poich ebbeaccolto dentro, con parole oscure e nondimanco terribili fece intendereche guai ad essi ed alle famiglie loro se si fossero attentati a tenereocculte pratiche col nemico: sia che il proprio ingegno gli consigliassesimile strattagemma, ovvero glielo suggerisse Polieno, che ne riportaparecchi di somiglianti, posti in opera principalmente da Ciro nelleguerre che sostenne contro ai Medi: non per questo per gli riusc lacosa appuntino come egli avrebbe desiderato, imperciocch venendogliagli orecchi che i terrazzani, solleciti delle masserizie troppo pi chedelle famiglie, avessero spedito segreti messi al Consalvo, moltoraccomandandosegli, ed assicurandolo, che vigilati da vicino nonpotevano movere un capello per ora, ma tostoch capitasse il destro gliavrebbero senz'altro consegnato la terra, egli ordin di corto i tapiniambasciatori s'impiccassero per la gola; e furono due.Muniti i luoghi, allestite le armi, confortate le soldatesche a farebuona prova, egli oscuro milite attese a sostenere lo sforzo di Consalvosalutato meritamente a quei tempi col nome di _gran capitano_. Labatteria fu data alla terra il d di san Giorgio, e comecch i tiripercotessero meno efficaci assai di quello che Andrea dubitava, tuttaviale mura dopo un lungo tempestare sfasciaronsi: aperta la breccia, lefanterie spagnuole, uniche al mondo per intrepidezza, mossero stretteinsieme ed unite, non altramente che fossero una massa di ferro, alloassalto; n la gente del Doria per quanto ci si travagliasse dintornopot impedire, che espugnassero la prima cinta: non per questo Andreasbigott punto, o rimise dell'animo, s perch prode egli era molto, es perch deliberato a difendere anco cotesta prima cinta, non per cifacesse sopra troppo assegnamento, onde la battaglia si rinfresc sottole mura del cassero. Gli Spagnuoli, rifiniti dal diuturno menare dellemani, avevano allentato dello ardore, ma, combattendo sotto gli occhidel sommo loro capitano, da credersi, che l'avrebbero spuntata anco incotesta seconda prova, se Andrea non avesse preso a fulminarli di fiancocon una bombarda di ferro che balestrava pietre.N qui forse torner inopportuno notare come sul finire del secolodecimoquinto si costumasse caricare le artiglierie con palle di pietracondotte ad opera di scalpello, e di queste, ora non fa molti anni, sene mirava copia dentro le fosse della fortezza di Samminiato avanzateallo assedio di Firenze; siccome poi dalle pietre, prima di ridurle allarotondit, si cavavano molte schegge, cos immaginarono tirare partitoeziandio da queste: per la quale cosa, spartitele in sacchetti adattatialla capacit del cannone, li caricavano dentro la tromba del pezzodonde schizzavano fuori a bersagliare il nemico; questo si chiamava tiroa scaglia: pi tardi alle schegge di pietra sostituironsi pallottole,chiodi, sferre, e per ultimo i cartocci pieni di palle, che pigliarononome di mitraglia, del qual nome la etimologia da noi s'ignora: per iforbiti scrittori, che, in odio al miscuglio di sermoni stranieri colnostro, discorrono di tiri a scaglia delle moderne artiglierie,favellano senza esattezza, e con manco senno, imperciocch nascendo cosenuove, e ai padri nostri affatto sconosciute, e' faccia di mestierialtres che menino seco un nuovo nome per essere significate alla mentedegli uomini.Tornando adesso alla storia, gli Spagnuoli non vollero saperne altro, esi ritirarono dal muro malconci. Siccome per si dubitava, che il giornoveniente con ogni sforzo supremo si sarebbe rinnovato l'assalto, Andrea,tra le altre provvidenze prese nella notte, mand fuori un manipolo disoldati al fine che, per quanto potessero, s'industriassero indagare iconcetti del nemico: costoro, mentre procedono cauti, colsero allasprovvista il capitano don Pietro di Murcia, strenuo soldato tenuto inpregio dal Consalvo, il quale, mosso dallo scopo medesimo di specolare,e senza compagnia come colui che teneva dello spavaldo, si aggirava perquelle vicinanze. Del quale successo afflitto il Consalvo, appena simise giorno, mand un trombetto a proporre la tregua, ferme stanti lecondizioni come in cotesto punto si trovavano, ed il riscatto di donPietro di contro a convenevole taglia. Andrea, accettata senza farsipregare la tregua, studioso di procacciarsi la fama di cortese, detteabilit al capitano di stare a sua posta, o andarsene; e poich a luipiacque partirsi, donatigli cappa di scarlatto, e palafreno, e fatteglirestituire tutte le sue anella, e la collana di oro, lo mand con Dio.Allora il Consalvo, che fu proprio fiore di cavalleria, non volendorestare di sotto al Doria, gli rese la parte della rocca Guglielma cheaveva conquistato, dichiarando ci fare non per riguardo al Prefetto,bens in onoranza della fedelt e prodezza del giovane castellano.Come per ordinario accade a cui usa cortesia, Andrea non iscapit amostrarsi cortese, imperciocch in quella parte del borgo che occupavanogli Spagnuoli si trovassero le mulina, senza le quali, dove per poco sifosse dovuto tirare innanzi lo assedio, egli si sarebbe trovato apessimo partito. Durante la tregua, Consalvo, quasi presentisse lagloria futura di Andrea, lo mand ad invitare nel campo, dove accoltolocon ogni maniera di affettuosa dimostrazione, lo volle a mensa co'principali dello esercito; tenendosi quivi molti e dotti ragionamentiintorno all'arte della guerra, il gran Capitano di colta usc fuori coldomandare al Doria se, nella batteria data alla rocca Guglielma, paressea lui, secondo il suo buon giudizio, che l'artiglieria fosse statapiantata a dovere. Alla quale interrogazione Andrea rispondendo conparole discrete disse: non saperlo per lo appunto decidere, quantunqueconfessasse, che gli aveva nociuto troppo pi che da lui non sidesiderava: ma l'altro insistendo, che per modestia non si schermissedallo aprire l'animo suo, che tanto egli quanto il suo luogotenenteavevano rimesso in lui il giudicare su quel punto, Andrea soggiunse:poich lo volete ad ogni modo, io vi dir per mio avviso, che voiavreste piantata meglio la vostra batteria impostandola nel boschettodegli olivi di fronte alla cortina orientale, per che a quel modo icolpi investendo meglio la terra nel mezzo, mi avrebbono tolto lacomodit di accorrere senza danno da una parte all'altra al soccorso,come pure mi riuscito di fare; di vero di questo fortemente dubitando,ci aveva provveduto alla meglio abbattendo pi che poteva piante,affinch almeno gli artiglieri spagnuoli rimanessero scoperti al tirodei nostri moschettieri.Dette le quali parole, Consalvo, con maggiore vivezza che la gravitspagnuola gli consentisse, ed egli costumasse, battuta la spalla a certo_gentiluomo di artiglieria_[1] esclam: Viva Dio, adesso continueretea perfidiare? Dite su a questo signore castellano da qual parteintendessi io piantare le artiglierie per battere la rcca. Piaccionole lodi anco ai Celicoli, almeno lo affermano, pensate dunque se agliuomini, massime quando vengono profferte a quel modo, che non lasciadubbio sopra la loro sincerit; per Consalvo si sent preso da subitapropensione pel giovane capitano; della quale ebbe a dargli prova dicorto, imperciocch, per inavvertenza di Andrea o per propria iattanza,uno dei guasconi, spie dei moti del nemico, si mescol con la comitivadel capitano, donde accadde che, essendo stato riconosciuto dal suosuperiore, che aveva nome Valentiano, o perch cos veramente siappellasse, ovvero fosse della provincia di Valenza, questi, messa manoall'arme, intendeva ad ogni costo sfregiargli la faccia come atraditore: n l'altro parve rassegnarcisi di quieto, onde ne nacque unsuono di urli e di minaccie misto con uno incioccamento di arme daparere il finimondo; per Consalvo, levatosi da mensa, trasseprestamente al rumore, ed informato del caso, dopo avere ripreso ilValentiano con acerbe parole, senza volergli dar luogo a scuse, lolicenzi di presente dalla milizia; per che, egli disse, gentiluomoessendo e spagnuolo, doveva rammentarsi come tutti quelli che vengonocoll'ospite, tanto per chi gli accoglie, quanto per tutti quelli che locircondano, essi non devono mostrare che una faccia sola, cio quelladell'ospite.Forse con maggiore lunghezza, che non paiono meritare, abbiamo espostoquesti fatti, conciossiach per essi Andrea Doria salisse subito in famadi prestante e gentile cavaliere, avendogli dato la fortuna abilit difar di arme col pi illustre capitano del tempo, e di avernela cavatacon onore.Seguitando le sorti del Prefetto, le Storie ricordano alcuni gesti diminor conto co' quali Andrea, sia negoziando sia armeggiando, diedeprova di valore; e tra i primi fu prova di non mediocre sagacia, quandospedito dal Prefetto in Francia a risquotere non so che paghe dovuteglidal re Luigi, egli torn tosto indietro, e co' denari nelle bolge,essendo i Francesi a cotesti tempi, ormai diventati antichi, tantosolleciti a prendere, quanto duri a restituire o a pagare, dove nonfosse per fare baldoria, magari con lo spogliato: come se, dopo averlofatto piangere, si recassero a coscienza di farlo anco ridere; cosa che,avvertita da Niccol Machiavello, la tramand ai posteri con questeparole, le quali paiono, piuttostoch scritte, incise nel metallo: Lanatura dei Francesi appetitosa di quello di altri, di che, insieme colsuo e dello altrui, poi prodiga: e per il Francese ruberia coll'alitoper mangiarselo poi, e mandarlo a male, e goderselo con colui a chi loha rubato. Natura contraria alla Spagnuola, che di quello che ti rubamai non cede niente. Quanto ai fatti di arme, si nota come la repubblica di Firenze, avendocondotto per suo capitano generale Giovanni della Rovere con dugentouomini di arme, e dugento cavalleggeri, questi mand Andrea, conparecchie compagnie di fanti, in aiuto dei Fermani, in quel tempo assaitribolati dagli Ascolani, dov'egli, adoperando prudentemente non menoche valorosamente, ebbe in breve tempo posto fine alla guerra,conciossiach, venuto alle mani con gli Ascolani sul Tronto, egli assaidi leggieri gli ruppe, facendovi prigioniere il figliuolo di Stoldo diAscoli, che pose, secondo il debito, in potest dei signori di Fermo, macon tante raccomandazioni pel giovane, e preghiere di piegare gli animia giusti accordi, che il cuore di Stoldo se ne sent vivamente commosso,onde, di l a poco, trattenendosi Andrea allo assedio di San Pierod'Aglio, per mezzo suo appicc pratica di pace, la quale, consoddisfazione di tutte le parti, venne presto conchiusa.CAPITOLO II. Condizioni d'Italia sul finire del decimoquinto secolo. Andrea Doria fatto tutore del duca Francesco Maria della Rovere. Quali i concetti di Cesare Borgia. Imola presa, e di Caterina Sforza. Tradimento fatto al duca di Urbino. Insidie di Alessandro VI al cardinale di san Pietro in Vincoli riuscite invano. Strage del duca di Camerino e dei figliuoli suoi. Pietosissimo caso di Astorre Manfredi. Congresso dei Baroni Romani alla Magione. Andrea Doria scansa le mortali insidie del duca Valentino, e salva il duca e la duchessa di Urbino. Maria manda a vuoto le trame del cardinale Giuliano della Rovere per le castella del nipote.Chiunque piglia a narrare dei casi umani, poca contentezza si ripromettaper s e per altrui, per che perpetua gli si svolga dinanzi agli occhiuna tela di dolori, a cui appena si pu contrapporre qualche gioia radaed annebbiata; le baldorie del popolo non contano; il pi delle volteprovano, che o egli ha perduto, o che gli vogliono far perdere il senno;e nondimanco, tra i tempi cattivi, pessimi per la Italia correvanoquelli: per insania di uno sciagurato, che fama ebbe di astuto, e dellaquale a preferenza di ogni altra si dilettava, da un lato era schiusa laItalia ai Francesi, mentre dalla parte opposta si chiamavano gliSpagnuoli, e cos gl'Italiani, nella fiducia di rivendicarsi in libertco' soccorsi stranieri, si trovavano oppressi da doppia servit;eserciti ladri e affamati, discorrendo su e gi del continuo per leterre d'Italia, come se le volessero arare per seminarvi dopo la fame,la peste e la guerra: viluppo stranamente mutabile di uomini e di cose,di leghe e di nimicizie: avverso oggi chi ti si professava amico, edaveva combattuto al tuo fianco ieri; da ogni dove nobilissimi ribaldi, iquali non erano fatti impiccare dai giudici per la sola ragione che essierano potenti a impiccare loro; per converso per bene spesso daifamigliari, dai fratelli, dalle mogli, dai figli perfino, o dai padriavvelenati o spenti a ghiado: nulla venerato, n sacro; non sangue, nonsesso, n et; tiberiesche libidini, ma pi sfrontate assai,conciossiach Tiberio, per non so quale rimasuglio di pudore, sinascondesse fra gli scogli di Capri, mentre ora, lasciando degli altri,a Roma, nel Vaticano, il papa stesso con la madre, e con la figliuolagenerata da lui si mescolasse; a questa, prima provvedeva mariti; poigli ammazzava: negl'incestuosi amori aveva concorrenti due fratelli efigliuoli suoi, un duca di Gandia e un Cardinale, e questi era CesareBorgia, che, geloso del fratello, una notte gli tese insidie, ed,ammazzatolo, lo gett nel Tevere. Non mai l'umano consorzio rassomiglicome allora in Italia ad un bosco di assassini, e bisogna dire che lanecessit del vivere insieme stringa gli uomini prepotente davvero, se acotesta prova la societ non si disfece tornando a vivere ognuno vitabestiale.Dopo ci, pensate qual cuore avesse ad essere quello del Prefetto,quando si sent sorpreso dal male di morte, con la moglie anco giovane,e il figliuolo, il quale poi col nome di Francesco Maria della Roveresal in fama, tuttavia infante! Acconciate le cose dell'anima, dett ilsuo testamento, dove elesse tutori al figliuolo pupillo il Senatoveneziano, il cardinale Giuliano della Rovere, che pi tardi fu papaGiulio II, e Andrea Doria; ma presso alle ultime recato, stringendo lamano di Andrea, gli bisbigli sommesso dentro le orecchie, rammentassestargli il Senato lontano e il Borgia vicino; il fratello innanzi trattoprete, di cui natura, morendo, lasciare ai nepoti, ma, vivi, i beni diDio volersi godere tutti per loro; in lui porre unicamente fede; a luisolo con tutte le viscere raccomandare il figliuolo e la donna; n inmigliori mani, come vedremo, li poteva fidare.Molti, secondoch ci porge la Storia, furono quelli, che fecero disegnodi ridurre la Italia a nobile e grande stato, costituendolo a monarchiaovvero a repubblica; ma ora i tempi mancarono agli uomini, ora gliuomini ai tempi: talora la facolt apparve impari troppo allo ardimento;e spesso la cupidit, disgiunta dai magnanimi concetti, demerit (comesi ha da credere) l'assistenza di Dio. Oggi sembra che i tempi sienovenuti conformi agli uomini e viceversa: pare che finalmente ci abbiachi sappia, e voglia, e possa: si confida nell'altezza del proposito,nella prestanza delle armi, nella generosit dello animo: insomma sitiene per certo, che adesso concorrano in copia tutte le condizioni picapaci a restituire la Italia alla vetusta dignit sua, ed anco noisperiamo cos, troppo angustiandoci il pensiero di chiudere gli occhisenza una dolcezza al mondo: pure la mente, usa alla sventura, si peritaa commettersi intera alla lusinga.Fra quanti concepirono il concetto magnanimo, il pi indegno di condurloa fine comparve, senza dubbio, Cesare Borgia duca di Valentino,imperciocch s'egli fece mai disegno (e sembra che lo facesse) direstaurare la potenza d'Italia, e' fu col bramito della belva, che vuoleper s la preda, ossa e carne, intera. Costui, sostenuto da una partedal Papa, dall'altra dal re di Francia, s'ingolava i signori di Romagnaad uno ad uno; tent anche Firenze, ma ci trov l'osso duro, ch larepubblica teneva la barba sopra la spalla, e poi, per guardargli allemani, gli sped Niccol Machiavelli, sicch, andando tra loro la cosafra galeotto e marinaro, e' non ci corsero, che i barili vuoti.Arti del Valentino furono: un mentire ferreo, una sfrontatezza da levarel'alito, e lusinghe continue, ed un mostrarsi in vista pi mansueto diGabrielle, che dica: _ave_; su le labbra la fede sempre, il tradimentosempre nel cuore: una mano stesa ad amichevele stretta, nell'altralacci, veleno e stile: n pi, n meno di ci che si costuma in questosecolo di schiavi tremanti, e dai carnefici salutato civile, con questadiscrepanza per, che allora si adoperavano pi i sicarii, oggi pi igiudici: ancora, a cotesti tempi, per via degli assassinamenti, ilsangue si versava a spizzico, ai nostri, con le guerre, a fiumane: e poinei secoli decimoquinto e decimosesto la rabbia era tra i cani;l'ucciso, pi iniquo due cotanti dell'uccisore, sicch il popolo, perogni morte successa, ripigliava fiato; nel secolo diciannovesimo, ainostri Dei infernali il sangue tanto pi accetto, quanto pi puro.Maraviglia per, come, di tutti gli animali, il meno educando appaial'uomo, sicch la esperienza dal seminare i suoi insegnamenti sulgranito ne caverebbe maggiore costrutto che predicandoli a lui. Diquesto avendo ricercato un sapiente, ci rispose; che come dai tempi diAdamo in poi i pesci pigliansi con gli ami e non se ne sono ancheaccorti, cos gli uomini si pigliano e piglieranno sempre con le bugie eco' giuramenti falsi, e a questo modo pensarla anco Lisandro, per quelloche ne riporta Plutarco; e questo perch o la ignavia, o lo interessemettono le mani loro su gli orecchi e su gli occhi degli uomini, sicchessi non possano vedere, n udire.Con ingrato animo pertanto pigliamo a narrare cos per iscorcio alcunesanguinose fraudolenze del Valentino, come quelle che si riferiscono alnostro soggetto. Per mandare a compimento il disegno di sottoporsi laItalia, pens incominciare da quelle cose, che gli parve avessero dariuscirgli pi facili, e tra queste, per suo giudizio, era laricuperazione delle terre di Romagna; imperciocch un possesso lungo, ela pertinacia della corte Romana a sostenere, che le furono o daCostantino, o da Carlomagno, o dalla contessa Matilda donate, facesseroconsiderare ch'ella a giusto titolo le tenesse, ed i signori che poi vis'introdussero gliele avessero usurpate. Vero bene, che la Chiesa, seusurpazione ci era, l'aveva in certo modo purificata, conferendo leterre in enfiteusi, e risquotendone solertissima ai tempi debiti icensi; ma se ai potenti di ugna non fu mai penuria di pretesti perpigliare l'altrui, pensate se possano venir meno quando si tratti diripigliare quello, che credono proprio, e col tempo sieno tornati acrescere loro gli ugnoli!Il Valentino, sotto colore di ricuperare alla Chiesa le terre rapite,comincia da Imola, come quella che, per essere tenuta da una vedova, loassicurava di sollecita riuscita: senonch cotesta donna essendoCaterina Sforza, egli si trov ad avere fatto male i suoi conti: invero,messi prima in salvo i suoi figliuoli, ci si difese con prestanza raraanco negli uomini; per femmina, unica. Espugnata che l'ebbe, ilValentino mand la duchessa a Roma, donde la trasse co' suoi prieghi Ivod'Allegry capitano di Francia; e tutti sanno come, tolto Giovanni deiMedici a secondo marito, a lei toccasse suprema fortuna, e supremadisdetta; la prima fu diventare madre a Giovanni delle _Bande nere_terrore dei Tedeschi, la seconda essere ava di quel Cosimo, primo granduca di Firenze, a ragione detto _Tiberio toscano_.Su Ravenna e su Cervia gitt il Valentino uno sguardo di straforo, ma lelasci stare, ch, dai Polenta, erano venute in potest dei Veneziani,e, per allora, gli ugnoli suoi, comecch allungati, non reggevano ilparagone con quelli del lione di san Marco; una tentennata la dette aBologna, e faceva frutto, se non che il re di Francia gli mand dicendo:lasciasse stare i Bentivoglio, se aveva cara la grazia sua, e ilValentino, per quella volta, appicc la voglia allo arpione.Sortirono ottimo fine le insidie di lui con Guidobaldo duca di Urbino,col quale non piacque romperla alla scoperta, come quello che,benemerente dei popoli, si prevedeva, lo avrebbono difeso a spadatratta: per tranquillarlo, gli menarono buone le pretensioni di certicensi con la Camera apostolica: nella carica di prefetto di Roma,vacante per la morte di Giovanni della Rovere, il figliuol suo FrancescoMaria, quantunque fanciullo, confermarono; non gli si contrastl'adozione a figlio di questo nepote; per di pi si mise innanzi untrattato di nozze future tra il garzone, giunto che fosse a convenevoleet, con donna Angiola Borgia nepote del Papa. Cos, dopo averlo pertante guise abbindolato, il Valentino finge l'assedio di Camerino, echiede aiuto al duca Guidobaldo di artiglierie, di somieri e di gente;il duca, volendoselo gratificare, lo compiacque di ogni cosa, onde ilValentino gli mand a dire: da lui in fuori non conoscere altri perfratello in Italia. Licenziato il messo, ordina che movansi subito lefanterie con celeri passi da Fano; egli, dalla parte di Romagna, incompagnia di buon nervo di cavalli, vola per la strada del Sigillo edella Scheggia, imperciocch non si tenesse contento dove, con lo stato,non arrivasse a torre al tradito Duca anco la vita, e gliela toglieva dicerto, se nel mentre, ch'egli stava allestendo i regali da inviarsi alValentino, i popoli devoti non l'avessero, quasi nella medesima ora, daCagli, da Fano, da Fossombrone, da Montefeltro, e da altre pi partiavvisato della rovina, che stava per cascargli addosso, ond'egli, coltocos alla sprovvista, ebbe a somma ventura se, vestito da villano, percalli obliqui pot ridursi a salvamento su quel di Mantova.Per dare rincalzo al figliuolo, e cogliere, come suol dirsi, due colombia una fava, il Papa in quel punto medesimo tirava l'aiuolo al cardinaleGiuliano che dimorava a Savona, concertandosi col cardinale di Albret,che, nel passare in Francia, sorgesse a Savona, e quivi con suoiaccorgimenti tentasse condurlo su la nave: sopra la quale venuto,ritorto il cammino, con voga arrancata lo menasse a Roma. Certo, se ilCardinale di san Pietro in Vincoli a cotesto modo tornava in Roma, eradifficile che diventasse papa, come poi gli successe; ma egli, che preteera e genovese, fece il formicone di sorbo, e lasci che il cardinaled'Albret se ne partisse insalutato, parendogli che, bene avvertita ognicosa, gli tornasse meglio passare da villano, che trovarsi un bel giornostrangolato.Preso a tradimento Urbino, si volse il Duca contro Camerino con tutto losforzo del suo esercito, e pieno di rabbia; male incolse a Giulio Cesareda Varano a non procedere o pi animoso o pi cauto, imperciocch,caduto nelle mani del duca Valentino co' due suoi figliuoli Venanzio edAnnibale, fu fatto indi a poco con esso loro strangolare: GiovanniMaria, scansato per miracolo a Venezia, sopravvisse a rimettere in piedila casa.Pietosissimo caso fu quello di Astorre Manfredi, giovane diciottenne, diforme a meraviglia belle, e prestante in armi; lo riveriva per suosignore Faenza; tentato da prima co' suoi tranelli dal Valentino, non silasci scarrucolare. Allora costui ricorse alle sorprese, ma anco quigli tornarono corti i disegni, ch adoperatosi a scalare notte tempo lacitt dalla parte del Borgo, ne rilev un carpiccio dei solenni; cossciupato il tempo atto alla guerra per cotesto anno, impadronitosi diRussi, e di altre castella del contado, vi svern: a primavera,rifornito di poderosissimo esercito composto di tre nazioni, spagnuola,francese e italiana, tornava allo assalto. Sotto pretesto di onore,l'astuto capitano spinse primi alla espugnazione della terra i Francesie gli Spagnuoli, ma procedendo essi con poco riguardo, anzi con qualchedisordine, vennero agevolmente respinti: dopo tre giorni si rinnov labattaglia, e questa volta primi a salire furono gli Italiani; liconduceva lo stesso Valentino, il quale tempestando per bollore disangue innanzi ad ogni altro pose il piede sopra la muraglia: da ambe leparti si fece prova piuttosto di rabbia, che di virt. Raccontano lestorie, che pigliarono parte alla zuffa le donne, e perfino i fanciulli,sicch il Valentino, per quanto ci s'infellonisse dintorno, non la potsgarare; al contrario in ultimo fu respinto con la perdita di oltreduemila soldati, tra i quali Ferdinando Farnese, ed altri uomini diconto. Quello per che non poterono le armi lo fecero la disperazione diogni aiuto e la penuria dei viveri. Le soldatesche allora mercenariemantenevano fama di fedeli se, astenendosi dal consegnare legato ilproprio capitano al nemico, come fra gli antichi gli Argiraspidicostumarono con Eumene, e fra i moderni gli Svizzeri con Ludovico ilMoro, combattessero quanto imponeva l'onore della bandiera. Le pertinacidifese rare; gli sforzi disperati si fanno unicamente per la patria eper la famiglia; le milizie del Manfredi avevano adempito oltre misurail debito; n si stimavano, n forse erano traditrici se in cotestofrangente provvedevano ai casi loro. Quando esse vennero a favellare dipatti, il Valentino non istette sul tirato: veramente non chieserotroppo, ma avessero preteso di pi, e pi egli avrebbe concesso; colValentino il nodo non giaceva mai nel farsi promettere, bens nel farsiosservare. I patti furono questi: ai cittadini le persone, e le sostanzesalve; ad Astorre la libert di girsene dove gli garbasse, conservandole proprie possessioni.Astorre, ritenuto prigioniero, dopo poco tempo fu chiuso in castelloSanto Angiolo a Roma. Storici contemporanei, reputati in pregio diprudentissimi nello affermare, raccontano come al corpo del giovanevenusto fosse fatta violenza per opera di tale, che, pure adombrando conparole oscure, danno a divedere fosse colui che ardiva chiamarsi vicariodi Cristo in terra: certo poi questo altro: un anno dopo la suaprigionia fu rinvenuto il cadavere di Astorre nel Tevere con la corda diuna balestra stretta al collo, ed appresso di lui due giovani legatiinsieme per una mano; uno mostrava avere quindici, l'altro venticinqueanni, che fu detto essere suo fratello bastardo; oltre a questi, altricorpi, uno dei quali di femmina, ed era di giovane amantissima compagnacos della buona come della rea fortuna di Astorre. Quanto tesoro diamicizia e di amore spento ad un tratto!I signori della Romagna, dal comune pericolo commossi, convenneroassieme ad altri loro amici alla Magione, luogo nel contado di Perugiaper trovare riparo agl'imminenti pericoli: furonvi Gianpagolo Baglioni,Annibale Bentivoglio, Antonio da Venafro per Pandolfo Petrucci; se ilDoria ci si trovasse non ricordato, ma certo, che la Duchessa ci sifacesse rappresentare dai suoi oratori; oltre a questi (e parve granche) si accozzarono alla Magione il cardinale Pagolo, e Carlo con tuttigli altri di casa Orsina, Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo;difatti costoro avevano sempre tenuto il sacco al Valentino, e co'rilievi di lui si erano ingrassati. Al consiglio audace tenne dietro loincerto e lento eseguire, imperciocch lega sincera, epper efficace,non possa durare, tranne fra i buoni, e costoro erano la pi partepessimi, ed ognuno di essi intendeva starsi a vedere, che cosa sarebbecapitato all'altro se si scopriva (come se non si fossero scopertitutti), ed anco era pronto a comporsi col Valentino, per suo conto, adanno degli altri compagni: disegnavano altres godere il benefizio deltempo, per conoscere come l'avrebbero pensata i Veneziani, ed iVeneziani all'opposto aspettavano a conoscere come la penserebbero essi,e con miglior fondamento, per che, essendo troppo pi poderosi di loro,e punto sbilanciati, potevano senza pericolo aspettare: inoltreimmemori, che quale si pone allo sbaraglio deve contare sopra l'animasua e sopra il suo braccio, eccoli a battere le ale intorno alla candeladi tutte le farfalle italiane, la Francia; questa poi in quello scorciodi tempo beveva grosso, e se non chiamava le opere del Valentinopreordinate a civilt, ch di coteste parole non ci correva per anco lausanza, pure trovava il suo conto a sostenerlo; onde il Valentino traper sua industria, con la quale seppe in breve spazio di tempo mettereinsieme buona massa di gente, e tra per l'ordine venuto di Francia alCiamonte capitano del Re d'inviargli speditamente quattrocento lance, edi far opera di sostenere con ogni maggiore reputazione le cose sue, sitrov di corto tanto forte su l'arme da non temere lo sforzo dei nemici:nondimanco al Borgia pi della guerra talentavano le frodi: epper,negli atti e nelle parole rimesso, incominci a mettere male biette perdisunirli; e ad ognuno dei baroni romani, massime a Pagolo Orsini,faceva susurrare negli orecchi: Perch quei subiti sospetti? A che ladiffidenza improvvisa? Come all'antica amicizia sostituito l'odio? A cuimirava egli? A disfarlo? Troppo duro osso per lui, imperciocch losovvenissero il re di Francia e Roma. Potere egli, e forse doveremettere in oblio l'antica benevolenza, ch la ingratitudine offende Dioe gli uomini, potere e forse dovere pel suo meglio offenderli tutti adun tratto adesso, ch'ei teneva il coltello pel manico ed era vanoresistergli; nondimeno alle nuove cause d'ira anteporre le antiche diaffetto; tornassero a migliori consigli; lui proverebbero Cesare nonsolo di nome, ma eziandio di fatti.Senza dubbio le Storie, e Niccol Machiavello, che se ne intendeva, ciragguagliano come il Valentino fosse maestro di agguindolamento solenne;tuttavolta non si comprende il modo col quale egli, cos screditato,arrivasse a condurre alla mazza uomini mascagni quanto lui, dove non siavverta da un lato la incredibile presunzione nostra che c'ingannasempre dandoci ad intendere, che il fraudolento o per reverenza, o perpaura non ci vorr mettere in combutta con altrui, e dall'altro lenostre sorti governare un fato meno difficile a negare, che a sfuggire,il quale guida gli uomini volenti; i repugnanti strascina. E poichl'argomento nostro non ci concede allungarci troppo nel racconto diquesti maneggi, basti tanto che al Valentino non solo riusc in brevedisfare quel fascio di nemici, ma ne persuase taluno a continuarglicompagno nella opera di disertare i novelli confederati; al quale scopo,dopo avere messo in ordine le soldatesche a Cesena, che fingevaartatamente minori di quello che in vero si fossero, e per coloriremeglio la cosa, aveva licenziato le quattrocento lance del Ciamonte, chese ne tornarono su quel di Milano, comand a Pagolo Orsino, al duca diGravina, a Oliverotto, e a Vitellozzo si trovassero alla posta sottoSinigaglia, donde aveva fatto disegno di cacciare via la Prefettessa eil duca Francesco Maria.Essendo stato di ci avvertito Andrea Doria col mezzo di solertissimespie, egli stim ben fatto non aspettare le risposte di Francia, doveaveva spedito lettere ortatorie al re, con le quali gli raccomandava diprendere in protezione la vedova e l'orfano di Giovanni della Rovere,persuadendo di leggieri la prefettessa Giovanna a cansare il figliuolo aVenezia. Affermano all'opposto taluni storici, che lo zio Giuliano loinviasse in Francia, ma commettono errore, per che, mostrandosi il reLuigi XII, fuori del giusto, tenero per Valentino, ci non sarebbe statoconforme alla prudenza del Cardinale; e il tiro che i Francesi glitentarono a Savona di gi abbiamo narrato; dall'altro canto se iVeneziani studiavano conservarsi benevolo il Valentino, avendolo perfinoscritto per segno di onore sul libro d'oro, ch'era l'albo della nobiltveneta, si sapeva ch'elleno erano lustre per parere, e allora, e primadi allora coteste mostre si costumavano per celare meglio il concepitorancore, e, come suole, qualche volta attecchivano, qualche volta no. Lerisposte di Francia vennero mentre il Valentino si trovava gi sulcontado di Sinigaglia, e provarono quanto bene avesse argomentato Andreaad armarsi di previdenza, imperciocch con esse il re, dopo avererampognata acremente la Prefettessa per essere convenuta all'assembleadella Magione ai danni del duca Valentino (come se colpa fossepremunirsi contra le mortali insidie di lui), conchiudevacoll'abbandonarla alla sua fortuna: per Andrea, comecch gli rimanesseun filo di speranza sopra la protezione di Francia, prima di mandare lelettere, nel presagio che gli potesse venire meno, commise, che daVenezia gl'inviassero una nave, la quale, ferma su le ancore in Ancona,aspettasse il comandamento di quanto avesse da fare; ma la tempestaavendogliela spinta a secco gli ruppe i disegni, ed il giorno stesso chegliene giungeva la notizia, un trombetto per la parte del Valentino sipresentava al ponte levatoio per intimargli la resa della rocca.La duchessa Giovanna e Andrea, accolto con serena fronte il trombetto,risposero, che per non mandare a male sangue cristiano volentieriavrebbero sgombrato la terra, purch fosse a patti, e dissero quali:precipuo tra questi la facolt al duca, alla duchessa, e al Doria dicondursi dove meglio desiderassero, trasportando con esso loro quanto sitrovavano a possedere di gioie e di danaro e le masserizie pi care. Iltrombetto, presa la carta, promise tornerebbe il veniente giorno con larisposta, ed in vero non manc, ma il Doria gli disse come laPrefettessa, travagliata tutta notte da subita infermit di corpo,frutto senza dubbio dell'angoscia dell'animo per aversi a spogliare dicotesto nobile arnese di Sinigaglia, riposarsi adesso sul letto, a cuiil trombetto contrapponeva, che a scrudelire l'amarezza dellaPrefettessa avrebbe giovato vedere che il suo signore delle condizioniapposte alla resa non ne avesse tocca pure una; e di rimando il Doria:certo giover, e mi prover consolarla subito; cos dicendo aperse laporta della camera lasciando vedere il letto dove giaceva laPrefettessa, a lato del quale essendosi accostato in punta di piedi feceatto di chinarsi per ispecolare se vegliasse; poich alquanto si fu cosrimasto, si drizz da capo e col dito traverso ai labbri rifece i passi;giunto sul limitare, additata la giacente, con voce sommessa diceva altrombetto: ella dorme; deh! non le invidiamo questo po' di refrigerio,che la natura manda ai suoi dolori; sar per domani. Al trombettoparendo ostico lo indugio insisteva, ma il Doria rifiut recisamentedestarla. Il giorno dopo torn il trombetto per tempissimo, e ammessodentro la rocca domand della Prefettessa, e fugli risposto, che sen'era ita; volle vedere il Doria, e seppe come anch'egli se ne fosseandato con Dio; il giovane Duca come gli altri, anzi prima degli altrigi fu esposto come si fosse cansato a Venezia. Ecco come per gli altrierano passate le cose. La Prefettessa, notte tempo, con una donzella edun gentiluomo tutti in ispoglie da villani, saliti su tre cavalli, chefulminavano, a traverso del campo dei nemici, i quali non se neaccorsero, si ridussero in Firenze a salvamento; Andrea si rimase peraccertarne meglio la fuga, e levare via ogni suspicione al Valentino; alquale intento egli mostr al trombetto un simulacro di donna giacente,dandogli ad intendere, che fosse la Prefettessa: strattagemma con ottimariuscita praticato nell'antichit da Tito quando, caduto prigioniero diCleonimo, questi gli chiese pel riscatto la citt di Epidauro, e diApollonia, e ai tempi nostri da Luigi Buonaparte, quando gli accaddescampare dal castello di Ham. Rispetto al Doria hassi a credere glifacesse spalla alla fuga qualche soldato del Valentino amorevole suo.A Cesare Borgia, si narra, come dolesse meno la perdita di unabattaglia, che vedersi vinto nei suoi artifizii, e a diritto,imperciocch la naturale prosunzione dell'uomo poteva persuaderlo a darealtrui la colpa della fazione perduta, mentre il tranello spettata a luisolo; tuttavolta non se ne mostr crucciato, e questo senza dubbioperch molinava nella mente pi cupo disegno. Quale questo disegno sifosse, come l'ordinasse, ed in qual guisa lo conducesse a compimento, lonarr il Machiavello nel modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzareVitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo, e il duca diGravina entrambi Orsini, e non importa spenderci altre parole per ora:forse ci torneremo sopra se, Dio concedendoci salute, potremo dettare lavita del nostro sommo politico Niccol Machiavello.I versi che Omero pone su le labbra di Andromaca che piange sul corpodel defunto marito durano immortali, perch del pari sono immortali lesciagure dell'orfano in essi lamentate; per non sembrer cosa strana nforte se Andrea, salvato appena Francesco Maria dalle mani delValentino, lo avesse a sottrarre da quelle non meno rapaci dello ziocardinale. Certo nei petti sacerdotali l'amore dei nipoti molto pu, matroppo pi prepuote l'agonia di acquistare le somme chiavi; di fatti ilcardinale Giuliano, mirando a farsi poderoso di stati per crescere dicredito nel sacro collegio, comecch in apparenza non omettesse officioveruno di buona parentela verso la cognata, ed anzi mandatala a levareda Firenze l'albergasse a Genova in certo suo palagio, che possedevafuori della porta di san Tommaso, in sostanza poi ci operava perpoterla serpentare pi da vicino, al fine che da lei si commettessero insua bala le fortezze e le castella del nipote su quel di Napoli, sottocolore, che con la sua autorit meglio si sarieno potute tenere.Quantunque la duchessa, con alterazione non piccola dell'animo suo,udisse moversi la impronta richiesta, pure quanto pi seppe mansuetarispose: coteste castella avere ricevuto dal marito in fede direstituirle al figliuolo, ed a questo volerle in tempo debitorestituire. Il Cardinale non si tenne mica vinto per tanto, che indi abreve rimandava allo assalto il suo camerario Casteldebrio (quel dessoche poi salito alla porpora prese nome di cardinale di Pavia), affinchcon parole sforzevoli la spuntasse; a cui la donna in sensi succintirispose: parerle di fare bene a tenerle, perch da coteste possessioniin fuori non le avanzava altra sicurt per le sue doti, onde lasciarlesenza cauzione non intendeva. Cos fu rinviato senza conchiusione ilcamerario, ma Andrea, ristrettosi subito dopo con la Prefettessa, leinsinu: badasse bene; tenace la natura dei preti; quello che voglionovogliono: tenacissima poi quella del cardinale Giuliano. La ressadisonesta significare una voglia accesissima, la quale non si sarebbecos di leggieri attutita; anello forse di qualche occulto disegnoconcepito nell'animo di cotesto uomo violento; per confortarla adarmarsi di subita provvidenza. Alla donna esperta nei casi della vitapiacque il consiglio, onde senza porre tempo fra mezzo pens ai fattisuoi; e veramente bene le incolse della diligente sollecitudineadoperata, imperciocch il cardinale della Rovere, personaggio, comeogni uomo sa, violentissimo, di cui la collera si accendeva alla streguadegli ostacoli che incontrava, postergato qualunque rispetto sped lostesso camerario Casteldebrio nel regno con due brigantini e copia didanari per corrompere i Castellani ed entrare in possesso dellecastella. Il Camerario, arrivato con celere viaggio alla roccaGuglielma, chiese libero ingresso per s e pei seguaci suoi; domandatose avesse il segno, rispose di no, ma portare seco cosa troppo piimportante del segno, la quale era un chirografo in virt di cui laPrefettessa investiva il Cardinale del possesso delle castella, edordinava ai Castellani obbedirgli liberamente. La guardia not, che lacosa poteva andare in regola, per essergli vietato immettere gente incastello senza licenza del Castellano, n a lui spettare il giudiziointorno alla autorit del chirografo; entrasse solo il Camerario aconferirne col Castellano; quegli rispose, che molto volentieri l'avriafatto, sicch due soldati, toltolo in mezzo, il condussero alle stanzedel Castellano, le quali aperte, la prima cosa, che gli comparve davantifu la Prefettessa, che tutta aggrondata gli disse: Ors, via,porgetemi il mio chirografo; e siccome il Camerario, tuttoch prete,vergognandosi non fiatava, ella soggiunse: Andate, e a cui vi mandadite, che cos non costumano i sacerdoti, n i parenti, anzi n mancochi desidera mantenersi in fama di uomo dabbene. Dopo tante e tante varie fortune, Andrea, giunto ormai al suotrentasettesimo anno, si trovava ad essere pi povero di prima, ondesperto, che di rado accade procurarti fuori la comodit, che non sairinvenire in casa, deliber ritornarci, confidando che Niccol Doria, ilquale in cotesto tempo militava in Corsica condotto al soldo delloUffizio di san Giorgio, gli avrebbe aperto qualche via per migliorare lesue sorti.Che fosse l'Uffizio di san Giorgio, per quale diritto, e come governassel'isola di Corsica, non torna spediente raccontare adesso: basti sapereper ora, che Niccol, in procinto di partire, aveva deciso di menarloseco, ma essendo nel frattempo accaduto uno stupendo rivolgimento dicose per la morte di due papi, Alessandro VI e Pio III, e l'assunzioneal pontificato di Giulio II, egli, come assai domestico del Papa,reput, che gli verrebbe fatto di avvantaggiare le cose sue meglio aRoma che in Corsica, per, chiesta ed ottenuta licenza dall'Uffizio disan Giorgio, gli design Andrea capace a succedergli, e degno in tuttodella fede la quale fin l avevano riposto in lui, e di fatto era.Coloro che hanno scritto dei gesti di Andrea Doria per adularlo vivo, eper piaggiare, morto, la famiglia di lui, scivolano assai lestamentesopra questa parte della sua vita, stringendosi a dire, che in brevetempo egli seppe con la sua virt assettare le faccende scompostedell'isola; ma la storia ricorda come Andrea vi si comportasse avaro espietato. Che nelle storie della Corsica, scritte dal Filippini, un po'di passione ci si sia intromessa, potrebbe darsi, pure ei le dettmentre Genova dominava l'isola, n sembra, ch'egli odiasse la repubblicao fosse odiato da lei; e fama ha di verace pei fatti accaduti ai suoitempi; ed anco, posto questo da parte, i Genovesi, massime quellidell'Uffizio di san Giorgio, mercanti erano, i quali governavano cometrafficavano, voglio dire col fine di cavare dal proprio danaro ilmaggiore pro, che per essi si fosse potuto, e l'interesse della moneta aquei tempi batteva tra il diciotto e il venti per centinaio, dondeaccadeva che, non curate onest e carit, anzi neppure efferatezza etradimenti, si estimassero ottimi i partiti pi spicci e meno costosi;ora, siccome le guerre, oltre a tirare in lungo e costare un tesoro,compaiono anco di esito incerto, cos preferivano gli assassinamenticome pi sicuri e di maggiore risparmio.Arte di governo dei Genovesi in Corsica fu questa: spiantare la stirpedei baroni, fiera gente, e a maneggiarsi difficile, ma generosa, e cisi ottenne suscitando scisme tra loro, e poi sovvenendo i deboli peropprimere i potenti; anco talora pigliarono le parti del popolo contro ibaroni, e sperarono venire a capo eziandio con questo come di belva, chela perdita del sangue rende tutta mansueta. Certo alla Corsica non so semolta pecunia, ma senza fallo molto sangue cost la dominazione diGenova; questa per nello uccidere altrui fer s stessa, e, resa laCorsica cadavere, ebbe a consegnarla alla Francia perch la seppellisse.La Francia tent prima di venderla, e ci n manco dopo due anni daltanto appetito acquisto, ma, non trovando compratore, se l'ebbe atenere; adesso finalmente dopo tanto secolo la va ravvivando; per nonispero ch'ella possa mai pi rifiorire a quella prosperit di cui ciporgono testimonianza credibili storici: se poi pi tardi mi avesse asmentire il successo, l'avr per grazia.Dispersi prima i baroni da Leca toccava adesso a quei della Rocca asparire; per metterli a segno l'Uffizio di San Giorgio aveva mandatoNiccol Doria commosso dal pericolo di perdere la isola per virt diRanuccio, il quale, tentando rientrare nel possesso dei suoi beni, neaveva messo sottosopra le parti occidentali; Niccol incomincia colcitare Francesco e Giudice della Rocca, congiunti di Ranuccio, acomparirgli davanti: andava Francesco, pi cauto; se ne astenne Giudice;ma se al primo nocque la fiducia, all'altro non valse la prudenza,imperciocch a Francesco egli facesse mozzare la testa, e Giudicetrafiggere con ferro assassino; giunse eziandio a mettere le maniaddosso ad un fanciullo figliuolo di Ranuccio, ed anco questo spense afine di empire l'anima paterna di terrore e di sgomento. A tale cognato,ad opere siffatte subentrava Andrea, n tralign. Ludovico XII re diFrancia, diventato signore di Genova, sia che per naturale inclinazionesentisse piet per cotesto gentiluomo, sia, come credo piuttosto, che lomovessero i conforti del Cattaneo consorte del Ranuccio, intendendosalvare cotesto sciagurato dalla estrema rovina, sped in Corsica dueuomini a posta per offerirgli l'ordine cavalleresco di san Michele conbuona provvisione, a patto che, deposte le armi, si riducesse a viverein Francia. Ora Andrea avendo considerato, che se la guerra terminava aquel modo veniva a cessare la sua condotta coll'Uffizio, e certo perdutii premi della vittoria, finse credere falsa la commissione dei messi, ele patenti regie, comecch apparissero munite del suggello del re, esotto pretesto di chiarire il vero ritenuti i messaggeri, mand il suocancelliere a Genova perch maneggiasse a stornare il trattato, come divero gli accadde. Allora cos ferocemente attese a perseguitareRanuccio, che questi, derelitto da tutti, si ridusse, solo, a viverevita ferina su pei gioghi di un'aspra montagna, dove lo affetto diqualche suo vecchio vassallo lo andava aiutando, con mortalissimopericolo, di un tozzo di pane. Andrea, contati i giorni che bisognavanoper farlo morire di fame, avendo saputo, che in capo a quelli duravasempre vivo, n per quanta diligenza vi adoperasse riuscendogli scoprireda quale dei villaggi circostanti si partisse il suo soccorritore, lidistrusse tutti, ardendone le case, tagliando gli alberi, disertando ivigneti, e disperdendone gli abitatori; cos fece prigione Ranuccio, ecome a morte certa lo mandava a Genova, dove, se il governatore del redi Francia non era, avrebbe miseramente finito sotto la scure. Come aitempi dei Romani, cos a quelli dei Genovesi, e cos sempre quando itiranni prevalgono, pace ed ordine chiamano la solitudine e la morte.CAPITOLO III. Disuguaglianza civile causa perpetua di ruina negli Stati. Dei governi misto e semplice, e quale dei due il pi sincero. Rumori di popolo; _castiga villano_; due Doria ammazzati; nuova spartizione degli uffici tra popolo e patrizii. Accordi politici non durano; i patrizii sopraffatti esulano a Savona; e ogni d inaspriti ricorrono alla Francia. Il Re distratto altrove tepido paciere. Guerra del popolo contro i nobili, e consigli di Andrea. Mutate le cose di Francia il Re entra non pi paciere, ma vendicatore dei nobili. Paolo da Novi doge popolano decapitato e squartato: altre stragi: rimettonsi le cose come prima. Lega di Cambraia. Fama di Giulio II usurpata; sue contese con la Francia; il Papa promove novit a Genova; i congiurati scoperti hanno mozzo il capo. Giano Fregoso con forza aperta toglie Genova alla Francia. Andrea Doria prefetto del mare. Gesto nobilissimo di Andrea sotto la _Briglia_ dove rimane ferito. Prosperando le cose di Francia Andrea si ripara con l'armata a Portofino. Sconfitta dei Francesi a Novara. Torna Ottaviano Fregoso doge in Genova, e il Doria con esso. Guerra turchesca, l'arcivescovo di Salerno geloso di Andrea si adopera a torgli l'ufficio di prefetto del mare, e non riesce. Gesti di Andrea a Gianutri e alla Pianosa, dove si combatte aspramente. Carlo V disegnando prevalere in Italia tenta pigliare Genova alla sprovvista e non riesce; l'anno dopo la piglia per forza, e la saccheggia. Tragedia di Monaco non senza sospetto di partecipazione del Doria. Andrea in corte di Francia persuade soccorrersi Rodi e invano; difende le coste di Provenza, durante la invasione degl'imperiali in Provenza; e cattura Filiberto principe di Oranges; piglia Savona e Varagine; vince il Moncada ammiraglio di Spagna e lo fa prigioniero. Francesco I rotto a Pavia. Dal consiglio di Francia vuolsi, che Andrea metta in pegno le sue galee pel sicuro trasporto del Re in Ispagna; nega, e si proferisce liberarlo per virt di arme: non atteso; mal soddisfatto dei Francesi, spirata la condotta, si accomoda col Papa. Lega _santa_ per frenare lo Imperatore. Andrea contro la patria, tenta Portofino, ed ributtato. Le cose della lega vanno a rifascio, il Papa si stacca dalla lega, e Andrea va a Civitavecchia; rimandato a combattere la flotta spagnuola la disperde nel mare ligure. Di un tratto il Papa si scosta da capo dalla lega, e si accorda col Colonna e col Moncada; il Borbone non mena buoni gli accordi. Sacco di Roma. Potere temporale del Papa minacciato dall'Austria, difeso dalla Inghilterra. Andrea da capo al soldo della Francia, e da capo contro la patria sua. Dopo varie fortune piglia Genova; dissuade il re Francesco a metterci doge Cesare Fregoso, e ci va governatore Teodoro Triulzio. Piglia moglie. Suoi amori. Sua parsimonia. Codicilli singolari del suo testamento.Se noi scrivessimo le storie dei popoli faremmo chiari i lettori comecausa perpetua di discordia prima, e poi di tracollo negli stati fosseroi nobili, o quelli che, per eccesso di censo appartandosi dallauguaglianza civile, intesero soverchiare altrui con la potenza come congli averi. I politici antichi, ed anco dei moderni parecchi, reputaronoottimo governo quello, che va composto di un mescolo, dove lademocrazia, la monarchia e l'aristocrazia entrano in parti uguali:opinione che per pi ponderato consiglio a me sembra piuttosto inapparenza che in sostanza prudente, imperciocch veruno dei tre ordinistia mai al segno, bens uno si adoperi a superare perpetuamentel'altro, da prima con leggi, pi tardi con le insidie, all'ultimo con leviolenze. I democratici fiorentini, invece di estirpare i grandi, gliesclusero dai magistrati; non tolsero gi i privilegi per tutti, alcontrario, per via degli ordinamenti di giustizia, ed altre di questamaniera provvisioni, ne istituirono molti, ed odiosi in danno di loro,con offese continue li condussero alla disperazione, sicch quante voltei grandi poterono farlo si legarono con la tirannide domestica, oforestiera, per ripigliare il sopravvento sul popolo; finalmente,accostandosi ai Medici, nel ridurre il popolo e s in ceppi, reputaronorefrigerio, e non fu n manco vendetta, la comune servit.Non so se altrove, ma qui in Italia corre per la bocca della gente unproverbio rivelatore dell'animo dei padri nostri, e pur troppo eziandiodel nostro, il quale questo: male comune, mezzo gaudio. Parve, e paretuttavia bello a noi Italiani cavarci gli occhi, a patto che gliavversarii nostri abbiano a rimanere orbi. Per converso i Venezianiraccolsero la somma del governo nei patrizii, e n manco in tutti, mastudiarono diligentissimi che il popolo avesse sicure due cose: pane egiustizia; procedendo in questo, meglio dei Fiorentini, avvisati assai;pure anche l coll'andare del tempo cotesto sentirsi governato a guisadi mandra, comecch con amore, rincrebbe al popolo, che, capitatogli ildestro, un giorno pensando abbattere solo i patrizii, atterr loro e loStato.La esperienza ammaestra come la macchina governativa, al pari di ognialtra, quanto pi la ordinerai semplice, e pi tu proverai perfetta,sicch ti risponder meglio quanto meno ci metterai dentrodisuguaglianze, oltre quelle che induce la natura, voglio dire digiovani feroci, e di vecchi prudenti, d'improbi e di probi, d'ingegnosie di ottusi. Ad ogni modo, innanzi che i governi semplici torninograditi alla universalit, e' ci ha da correre un bel tratto; intanto lalite flagrante, e la fortuna alterna della democrazia e dellaaristocrazia, mantengono il campo delle offese e dei rancori, donde aglispiriti cupidi si offre abilit di rimestare le faccende per modo, checonseguano lo scopo dei volgari ma utili appetiti.Nel tempo in cui sono giunto ragionando di Andrea Doria gli ufficiiripartivansi a Genova fra popolo e patrizii con questa ragione, che ainobili ne toccavano i due terzi, un terzo al popolo: i voti per vincerei partiti si contavano alla medesima stregua. Il popolo pertantochiedeva riforma, e dirittamente, conciossiach essendo egli troppo picopioso in numero dei nobili, ne accadeva, che mentre questi quasi tuttiesercitavano le magistrature, pochi di lui si trovassero ad averle;allora taluni fra i pi savi senatori proposero la riforma in consiglio,ma i nobili superando co' due terzi dei voti respinsero il partito, e nemenarono baldoria secondo il solito dei corpi deliberanti cui pareaverla spuntata allorch vincono con le fave, quando, se prudenti,arieno a tenere la lingua in palazzo, e le orecchie in piazza: e come itempi erano pi feroci dei nostri, alla ingiustizia aggiunsero laprepotenza, facendo fabbricare certe lame di pugnale col motto incisovisu _castiga villano_, quasi per far capire al popolo di scanco, che, sela legge gli pareva oscura, gliela avrebbero chiosata i patrizii a suonodi coltello. Il popolo, che da un pezzo bolliva, dette di fuorigridando: _addosso ai nobili_; e trovati per via un Visconte Doria ed unaltro pure della medesima stirpe, gli ammazz di botto: allora e' fu unbacchio baleno levarsi dal fianco il pugnale _castiga villano_, e piche baleno scendere a patti. Il popolo dopo la vittoria non crebbepretensioni; i patrizii, di superbi divenuti umili, meravigliavano, opiuttosto ne facevano le viste, come mai avessero potuto reputareesorbitante ieri, quanto conoscevano oggi, non pure giusto, ma discreto,onde concessero di leggieri, che la misura dei voti e degli ufficii sirovesciasse; vale a dire, che dove prima i patrizii delle cariche e deivoti avevano i due terzi, e il terzo il popolo, da ora in poi i dueterzi spetterebbero al popolo, il terzo ai patrizii.Per ordinario nei rivolgimenti politici si viene agli accordi, quandoquesti non hanno virt di accordare pi nulla. La potest che cedediventa a un punto screditata e vile; il popolo che sforza insolentisce,per che la temperanza, di cui fa prova nei primi bollori, non derivigi da cuore nella sua grandezza pacato come quella di Scipione, bensda un certo peritarsi, ch'egli, sempre uso a toccarne, prova nelloadoperare la vittoria, che presto perde. Cos dopo questi patti ilpopolo non si astenne dalle offese nella persona, e negli averi deinobili, le quali traboccarono indi a poco per modo che i nobili, paurosidi peggio, tolsero uscire dalla citt, riducendosi la pi parte di loroa vivere in Savona.Intanto il popolo si sbracciava a raccogliere in s la somma delgoverno, e non rinveniva il bandolo: odiava il Senato, ma al puntostesso lo riveriva cos, che non gli bast l'animo di levarlo di mezzo;cre all'opposto il Tribunato per contrastarlo; e due poteri principi,di facolt indeterminate, uno protervo per la fresca vittoria, l'altroiracondo per la patita sconfitta, inabissavano le Stato. I Tribuni fratanto arrolarono 2500 fanti, i quali, a seconda dei voleri del popolo,spedirono nella riviera di levante per torre le castella a GianluigiFiesco; e gliele tolsero; tornati a casa mulinavano imprese maggiori adanno degli altri nobili, che inaspriti dalle offese vecchie, edisperati per le nuove, si adoperarono a tutt'uomo per tirare il re diFrancia dalla loro, e con parole accese lo andavano serpentandodicendogli: Genova stare in bilico per uscirgli di mano dove nonprovvedesse presto, e forte: appetirla lo Imperatore, aocchiarla ilPapa, se non per tenerla, per appianarsi la via allo acquisto delMilanese tanto agognato da lui: entrambi questi due potenti sarebberovenuti a capo della plebe piaggiandola; egli dovrebbe prevenire ilpericolo opprimendola. Questi maneggi sortivano effetti contrari deipresagiti, ch il Re spaventato si mise a procedere col calzare dipiombo, e volendo condurre il buono per la pace, comandava nobili eplebe si accordassero fra loro le terre prese restituendo, la riformaapprovassero, e gli uni agli altri le offese si rimettessero.Non si comandano le paci; e poich la plebe prevaleva a quei giorni,Tarlatino da Castello, condottiero preso al soldo della repubblica, sirestrinse con lei; anzi per gratificarsela vie pi si profferse parato aconquistare Monaco: pretesto della guerra era la recuperazione deidiritti sopra cotesta rocca, che si asserivano usurpati dai Giustiniani;causa vera stiantare il nido nel quale i nobili solevano rifugiarsi,dove potere, come da luogo sicuro, tendere insidie a Genova. Per laquale cosa i nobili vedendosi con grande stringimento di cuore inprocinto di rimanere privi di cotesto fidissimo asilo nei casi difortuna, tennero consulta assieme per sovvenirlo, ed avendo richiestoAndrea del suo parere, questi rispose: andando a Nizza egli, dopoconsiderate diligentemente le forze del popolo, essere venuto nel parereche contro cotesto sforzo non si potesse fare riparo, l dove non siaccorresse gagliardi alle difese: tre partiti, per suo avviso,profferirsi adesso ad aiutare Monaco con frutto: in prima il soccorsodei Francesi, ma questo, oltre al comparire lento, si sarebbe rinvenutoaltres interessato; il secondo consisteva nel mettere insieme danarodel proprio, e con questo fatta massa di gente difenderlo alla scoperta;per ultimo avrebbe per avventura giovato richiamare a Genova OttavianoFregoso in buona vista del popolo, ed usando il benefizio del tempoattendere a guadagnarsi coi denari e con le promesse qualche capo dellaplebe, indebolendo per via di scismi la parte contraria. Dei tre partitipiacque l'ultimo come quello che non metteva la mano sopra la borsa.Andrea and a conferirne con Ottaviano a Bologna, il quale si pigliassai lestamente il carico di acconciare le faccende, ma la plebeavendolo tolto in suspicione non lo volle n manco vedere, ond'eglitrattenutosi, non senza timore e pericolo grandi, tre giorni in Genova,se ne torn sconclusionato a Bologna. Allora i nobili da capo a muovereressa al Re, che fare co' propri danari, come forse appariva pi sicuro,e certo era pi generoso, cos tornava pi ostico di tutti: ai legatipatrizii tennero dietro i plebei; udironsi i primi, i secondi no, iquali trovarono chiuse non solo le orecchie del Re, ma perfino le portedel palazzo regale: atroce insulto, e meritato, e questo accadeva perchil re di Francia essendosi a cagione della morte di Filippo re diCastiglia sciolto da ogni ritegno, pens fare a meno della moderazione:abito importuno a cui costuma produrre la propria volont per legge; edoramai deliberato a mettere mano nelle faccende di Genova si accostavaai patrizii, tiranni, quando possono, per conto proprio, quando nonpossono, aiutatori della tirannide altrui.Il popolo offeso pei reietti oratori, e infellonito pei minacci controdi lui, prorompe di un tratto negl'impeti maravigliosi: di colta siarrampica sul Castelletto e sul Castellaccio, li piglia, e ne cacciamalconcio il presidio francese: poi si elegge a doge Paolo da Novitintore, e sceglie bene, secondo il solito, quando non gli corromponocon la calunnia la mente e con la pecunia il cuore. Qui non ha luogoraccontare quello che Paolo operasse; basti sapere, che oper molto eretto; vinse, fu vinto, in ultimo tradito da un Corsetto, che lo vendottocento scudi al re di Francia, il quale da Pisa fece trasportarlo aGenova, e quivi decapitare e squartare. Il capo di lui, primapasseggiato confitto su di una picca, poi messo dentro una gabbiaattaccata al ballatoio della torre dogale, insegnamento non nuovo, ereplicato anco dopo, e sempre invano, di quello che si acquista arincrescere ai re per gratificarsi i popoli. N la finiva qui; qualcheventina di popolani al capestro, a un Giustiniani si dava della scuresul capo, e ci per privilegio del patriziato: cos a quei tempi il boiadispensava, o confermava la patente della nobilt, e forse in qualchelato in Europa continua anco adesso. Gli ordini dello Stato sirimettevano come prima, anzi secondo il consueto con qualche giunterellain peggio; la citt (per non distinguere gli amici dagli avversarii)multavasi in trecentomila ducati: la moneta eziandio da ora in poidoveva coniarsi con lo stemma di Francia. Fin qui le providenze peraggiustare i conti del passato; venivano poi quelle del futuro; ederano, che, oltre il Castelletto e il Castellaccio, i Genovesi, permettersi nella bocca sfrenata una briglia con le proprie mani,fabbricassero l