PM di novembre 2011
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novembre 2011 - n. 11
Speciale Disarmo
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Attualità Benin: piccoli in vendita
KataboomContro le A.D.M.(Armi di Distrazione di Massa)
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CCCCooonnnttttrroo lle(AArrmi i didi DDisi trrazioon
Il consumo
che consuma
MM an mano che ci si avvicina alle feste natalizie, cresce in molte persone il bisogno di dare sfogo alla pro-pria voglia di comperare. “Siate i benvenuti, si-
gnore e signori, alla campagna acquisti inverno 2011”, la festa dei consumatori che si “celebra” nei super, mega, iper mercati, negli outlet, nei village, nelle factory fashion, negli store e shopping center (non sarebbe più semplice usare l’italianissima espressione “cen-tro commerciale”?) sparsi in tutta la penisola.Eh sì, nessuno sfugge al suo destino di consuma-tore! Se non comperi e non ascolti i “consigli per gli acquisti” e gli spot della pubblicità, rischi di sentirti uno sfi …, tagliato fuori ed emarginato da una delle poche, vere attività che ancora nobi-litano l’uomo: comperare cose e consumarle nel minor tempo possibile! Vedo già qualcuno di voi storcere il naso e farmi questa osservazione: “Se tutti la pensassero come te, Kataboom, sarebbe la fi ne dell’eco-nomia, del mercato. Se la gente non compe-ra, non girano i soldi e la crescita economica si ferma. Se non si consumano i prodotti, le fab-briche chiudono e lasciano a casa i lavoratori per mancanza di lavoro. E se non c’è lavoro non ci sono soldi per comprare e consumare”.E allora la giostra si ferma e i bambini piango-no, dico io! Perché sono convinto che dobbiamo diventare sempre più persone e sempre meno “consumatori”. Che questo sistema che ci impo-ne uno stile di vita basato, sette giorni su sette, sul desiderare, acquistare e possedere le cose, sta fa-cendo “ammalare le persone e l’ambiente”. Alla fi ne gli oggetti si impadroniscono di noi e ci schia-vizzano; il loro incantesimo è farci credere che la felicità dipenda dall’avere tante cose. Io invece penso il contrario: per guarire dalla “consumite” c’è bisogno di una dieta ferrea che riduca il sovrappeso e l’obesità da consumi di cui tutti sia-mo affl itti.
Nov 2011Nov 20202202202020222220022202020200200000222200220202220220200000
Diceildire
p. Elio Boscaini
Nov 2011
L a televisione è oggi una delle forme più influenti dei mezzi di comunicazione di massa: è buona per tutte le età, le nazio-
nalità e le situazioni sociali. Il 21 novembre si celebra la Giornata mondiale della televisione. Siamo tutti coscienti dell’enorme potenziale della TV come luogo dell’informazione e della scoperta del mondo e della sua diversità. Vei-colo educativo e culturale, è giusto che essa sia accessibile a tutti, perché tutti abbiano accesso al sapere e all’educazione. Senza dimenticare che la TV esiste pure per farci divertire.
Noi ragazzi e ragazze, però, abbiamo bisogno anche di di-fenderci dall’ossessiva intro-missione della TV nella nostra vita. Dobbiamo imparare a pro-teggerci. Dagli spot pubblicita-ri così aggressivi, che ci consi-derano...grandi consumatori. Dalla violenza, spesso presen-te nei programmi di attualità e nelle fi ction. Allora diventa importante non chiuderci nella nostra camera con la sola compagnia del televi-
sore: rischiamo…l’obesità televi-siva e il “sovrappeso” di pubblicità
e violenza. Senza contare ciò che dicono gli esperti: chi ha il televisore
in camera ottiene risultati inferiori nei test di matematica, lettura e lingua!
Spegnere dunque il televisore? C’è chi lo fa. Ma senza arrivare fino a quel punto, guardiamo i programmi con i nostri genitori e parliamo con loro di quanto abbiamo visto e imparato.Ma soprattutto il nostro tempo libero, passia-molo di più a giocare, leggere, esplorare la natu-ra, imparare la musica, suonare uno strumento o praticare degli sport. Sicuramente poi staremo meglio al momento di sederci davanti al televi-sore per una pausa (breve, mi raccomando…) di apprendimento, relax e divertimento.
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Buona
o cattiva maestra
PICCOLIIN VENDITA
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Attualità
Visita del Papa in Benin, per incontrare i bambini schiavi del lavoro e della povertàDa alcuni decenni, quella pratica è degenerata in occa-sione per guadagnare soldi. Troppo poveri per pagare la scuola, i genitori, vittime delle false promesse dei traffi -canti, pensano di affi darli (in realtà si tratta di “vendita”, per guadagnare dai 15 ai 30 dollari a bambino…) a questi criminali, illudendosi che i figli possano avere una buo-na educazione. Quei bambini vengono, invece, rivenduti
NN egli ultimi anni il Benin, pic-colo paese dell’Africa oc-cidentale confinante con
la Nigeria, e certamente uno dei più democratici del continente, è venu-to alla ribalta della cronaca per il triste fenomeno del traffi co internazionale di bambini. La tratta dei bambini vi è praticata su vasta scala.Tradizionalmente, in Benin, i bambi-ni delle campagne venivano inviati in città presso parenti o amici per aiuta-re nei lavori domestici, ma anche per avere una vita e un futuro migliori.
BENIN: Superfi cie: 112.622 km2
Popolazione: 9.200.000 abitanti
Lingue: francese, fon, yoruba, mina, adja
Speranza di vita: 62 anni
Analfabetismo (sopra i 15 anni): 59,5%
TRAFFICO: In Benin sono circa 500mila i minori tra i 6 e i 14 anni
che lavorano senza interruzione. Il traffi co di bambini interno
al paese è strutturato come un “affi do”; mentre quello esterno
consiste in lavori sotto forma di schiavitù nelle piantagioni, mi-
niere o case di Nigeria, Costa d’Avorio e Gabon. I piccoli beninesi
schiavi all’estero sono circa 50mila
MERCATO: Ogni giorno lavorano nel mercato di Dantopka più di
5mila tra bambini e giovani. Per loro le suore salesiane hanno
aperto la Baracca SOS vidomegon e altri punti di ascolto
come manodopera per i lavori più pesanti, come quelli nelle piantagioni della Costa d’Avorio o della Nigeria o per lavori domestici o altro. L’orario di lavoro è dalle prime ore del mattino a sera tardi, in cambio di un po’ di cibo e “generosi” colpi di bastone, se si lamentano o si ribellano.
Nov 2011
a cura di p. Elio Boscaini
VIDOMEGON
Quanti sono? C’è chi arriva a calcola-re centinaia di migliaia di vittime l’an-no! Traffico o tratta, siamo di fronte a una forma moderna di schiavitù. All’interno del paese sono soprattut-to le bambine ad essere sfruttate per i lavori di casa e per il mercato. Vengo-no chiamate vidomegon che in lingua fon, la più parlata nel sud, significa “bambina piazzata presso qualcuno”. La causa principale di questa forma di schiavitù è l’estrema povertà delle famiglie di campagna, generalmente ricche di fi gli che non possono nutri-re. Un proverbio tradizionale benine-se dice che “il bambino è una ricchez-za”, ma oggi non è più vero.Sono molti gli organismi che lottano contro questo traffi co, anche perché
Costruendo giocattoli con bastoncini di miglio
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la società beninese non ha dimenticato le con-seguenze della tratta degli schiavi di cui furono vittime, per alcuni secoli, centinaia di migliaia di loro antenati. Quando le Suore salesiane pre-senti nel paese hanno scoperto la vastità del fe-nomeno, hanno aperto una scuola che si chia-ma SOS vidomegon nel bel mezzo del grande mercato di Cotonou, la capitale economica del paese. È infatti a Dantokpa, mercato grandioso aperto in continuazione giorno e notte, che si trova il maggior numero di ragazze schiave.
LA SCUOLA DELLA SPERANZA
Suor Maria Antonietta, un’italiana di 66 anni che da 8 anni opera in Benin, ci racconta del suo lavoro, di come è riuscita a convincere le pro-prietarie di quelle ragazze (sono soprattutto le donne a gestire il mercato) a dare loro il permes-so di frequentare la scuola per qualche ora alla settimana. Ci spiega anche che nella società tradizionale, la pratica della vidomegon era con-
siderata come un privilegio dalle fami-glie d’origine. Ma la società è cambia-ta, diventando più materialista. Di qui lo sfruttamento. Con la complicità, a vol-te, della bambina stessa che conside-ra normale sacrifi carsi per il bene della propria famiglia. Ogni anno le salesiane accolgono centi-
naia di ragazze che hanno così accesso all’edu-cazione. Imparano a leggere e scrivere, ma an-che il mestiere di sarta o di parrucchiera o altro ancora.Suor Maria Antonietta continua: «Non si può cambiare questa società dall’oggi al domani. Ci vuole molta pazienza. Cerchiamo di dialogare. Si è dato vita a un’iniziativa di microcredito per le donne del mercato. Da parte nostra abbiamo creato un laboratorio di cucito. Cerchiamo di sviluppare l’agricoltura. Non basta combattere i traffi canti, bisogna ridurre la povertà. E poi cer-chiamo di spiegare ai contadini che non è ne-cessariamente una buona idea avere dieci fi gli se non si hanno i mezzi per nutrirli». E sorriden-do aggiunge: «Poco a poco mostreremo che queste bambine non sono macchine per fare dei soldi. Pensiamo di aprire una scuola della… speranza. Le ragazze più dotate potranno ave-re un insegnamento di grande qualità e avere il diritto di realizzare i loro sogni. Perché una ex videmegon non può diventare avvocato o ma-gistrato?».
A pesca nel villaggio lacustre di Ganvié
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Danze tradizionali
a cura di Chiara Milano
Bambini soldatoNov 2011
27 MILIARDI DI EURO...... il denaro speso in Italia per armi di difesa nel 2010, oltre 50mila euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno.
DISARMIAMOCI!
I EUROso in Itaso
nel 201a nl minutal
milio76 m
a cura di Chiara Milanoa cura di Chiara Milano
DI27 MILIARDI D... il denaro spesper armi di difesaoltre 50mila euro 3 milioni all’ora e 7al giorno.
Dedicato a chi crede nella forza della non-violenza e del dialogo
“V“V ivere sicuri non è solo un desiderio. È un diritto”. Recita così
lo slogan di un importante gruppo di aziende italiane impegnate nel setto-re della difesa e della sicurezza. Ci si sente sicuri, quindi, grazie a sistemi missilistici, siluri, carri armati, fucili e pistole.I libri di storia sono pieni di resoconti di guerre e battaglie. Da sempre il mondo si divide tra chi è d’accordo con i com-battimenti e chi lotta (in senso positivo) per il disarmo (la limitazione o meglio l’abolizione degli armamenti). È ar-rivato il momento di pren-dere una posizione e di far sentire la nostra voce sui temi della non-violenza e del dialogo. E su quanto costano le guerre in termi-ni di perdita di vite umane e di soldi spesi inutilmen-te, soldi di tutti che invece potrebbero essere impie-gati per il benessere co-mune.
Per essere sempre
informati sul di-
sarmo, sulle campa-
gne da sostenere e le
attività da promuove-
re guarda il sito della
Rete Italiana per il Di-
sarmo www.disarmo.
org, un percorso nato
dall’incontro di molte
associazioni che lavo-
rano per il progetto
ControllARMI.
Distruzione di fucili
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LE BANCHE ARMATE
Ogni anno viene pubblicato un elen-
co di banche italiane che fi nanziano
industrie di armi con i soldi degli ignari
cittadini, che presso uno di questi isti-
tuti hanno un conto corrente. Le banche
di questa “lista nera” vengono chiamate
banche armate.
UN MONDO IN FIAMME
Il bilancio delle guerre in corso è davvero pesan-te, soprattutto se pensiamo che i mezzi di co-municazione non ci mettono al corrente della situazione in maniera completa. E così “la guer-ra” è sempre là, in un punto molto lontano da casa mia, non mi tocca e prima o poi fi nirà. Ecco i dati aggiornati sui confl itti attualmente in corso nel nostro pianeta:AFRICA: Algeria, Angola, Ciad, Costa d’Avorio, Gibuti, Egitto, Eritrea, Etiopia, Libia, Mauritania, Nigeria, Rep. Centrafricana, Rep. Democratica del Congo, Ruanda, Sahara Occidentale, Se-negal, Somalia, Somaliland – Puntland, Sudan, Uganda. Punti caldi: Algeria, Libia, Nigeria, Pun-tland, Somalia, Somaliland, Sudan.ASIA: Afghanistan, Birmania-Myanmar, Cina, Coree, Filippine, India, Indonesia, Nepal, Paki-stan, Sri Lanka, Tajikistan, Thailandia, Kyrgyz-
stan. Punti caldi: Afghanistan, Birmania-Myan-mar, Pakistan.EUROPA: Francia, Georgia, Grecia, Irlanda del Nord, Nagorno-Karabakh, Russia, Spagna. Punti Caldi: Russia.MEDIO ORIENTE: Arabia Saudita, Iran, Iraq, Israele, Libano, Siria, Turchia, Yemen. Punti cal-di: Iraq, Israele, Siria, Turchia, Ye-men.AMERICHE: Colombia, Messi-co, Guatemala. Punti caldi: Co-lombia, Messico.Facendo due calcoli vediamo che i conflitti sono più di 50 e i motivi sono vari: conquista, re-pressione, liberazione e addirit-tura ricerca della pace… con le armi? Gli effetti, purtroppo, sono uguali per tutti: morte, distruzio-ne, odio, perdita di diritti, soffe-renza, povertà. I governanti par-lano di pace, ma i guadagni delle industrie belliche continuano ad aumentare, senza contare che sono ancora in circolazione armi dagli effetti devastanti e inimma-ginabili, quali quelle nucleari, bat-teriologiche e chimiche.
Elicottero made in Italy. È in continuo aumento la produzione mondiale di armi convenzionali...
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IL MERCATO DELLA GUERRA
Il mercato dell’industria bellica è in continua evoluzione, le grandi potenze mondiali del set-tore si contendono a suon di nuove alleanze il primato per i guadagni più alti dalla vendita di armi. Nell’elenco dei Paesi produttori di armi, l’Italia si aggiudica l’ottavo posto con il Gruppo Finmeccanica. Apre la classifi ca il Regno Unito con la Bae Systems, seguita da 6 diverse azien-
de americane, dove trovano impiego migliaia di persone. Questo fatto viene usato per giustifi -care la situazione attuale affermando che, con il disarmo e la chiusura delle aziende di arma-menti, crescerebbe il numero dei disoccupati. Si tratta di una scusa infantile in quanto, come
afferma un documento della Chiesa: “…non è ammissibile che non si possa trova-re un lavoro per centinaia di migliaia di la-voratori se non adoperandoli per costrui-re strumenti di morte”.Allora c’è una via d’uscita se cambia la nostra prospettiva. Non ci sarà più un mondo in guerra nella misura in cui sa-premo risolvere i confl itti quotidiani con il dialogo, imparando ad accettarci con le nostre differenze che ci rendono unici. Sostituendo la paura con la fi ducia sco-priremo che, prima di fare grandi propo-siti, il primo disarmo da ricercare è quello dentro di noi.
MAGGIORI ESPORTATORI DI ARMI
L’ Unione Europea, nel suo in-sieme, è oggi il principa-
le esportatore mondiale di ar-mamenti. Secondo dati forniti da Stockholm International Peace Re-search Institute (SIPRI) e riportati dal sito www.unimondo.org, nono-stante i guadagni degli Stati Uniti si aggirino intorno ai 37 miliardi di dollari tra 2006 e 2010, la som-ma dei guadagni ottenuti da Ger-mania, Francia, Regno Unito, Pa-esi Bassi, Spagna, Italia e Svezia supera i 39,6 miliardi di dollari e ricopre più del 32,3% del com-mercio mondiale di armamenti.
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... e non convenzionali!
Questo cartello su una strada della Giamaica dice: “Non portare armi in città!” Contrariamente a quanto si pensa, il possesso e l’uso di armi leggere non fanno aumentare la “sicurezza” delle nostre società, anzi…
24 Testo: L. Ravecca - Disegni e colore: P. Camoriano
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L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge. (Art. 10)
Miss Italiaper una sana e robusta costituzione
A cura di Marco Braggion e Claudio Bighignoli
sstttaaaabbbiillliiitte dalla legge. (AArt.. 1000
SAPETE CHE COSA SOGNO?CHE QUESTO STIVALE NON PREN-
DA A CALCI I SUOI OSPITI... G li articoli 10 e 11 aprono la fine-stra sul mondo fuori dall’Italia. Nel primo capoverso (comma) del numero 10, si dice che l’Italia ri-
conosce le principali regole del dirit to internazionale (pensate ad esempio ai principi contenuti nella “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo” – PM, Marzo 2011) e si adegua al loro contenuto. Questa parte è importante perché, riconoscendo il diritto internazionale, è come se L’Italia chiedes-se scusa alle comunità di uomini liberi, per essersi alleata, almeno fino al 1943, con i nazisti e quindi contro i valori di libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani. Il secondo e il terzo comma parlano di come trattare lo straniero. Nel secondo comma, ancora una volta il nostro paese riconosce che il trattamento dello stra-
robusta costituzione•• Numerose associazioni si occupano di trovare alloggio e lavoro agli stranieri.
•• Molte associazioni difendono i diritti degli stranieri.
•• Nelle scuole italiane la presenza di stranieri ormai sta diventando una ricchezza
PER QUESTI DEVO SOLORIVOLGERMI A ME STESSO...
NON CAPISCO UN’OCADI QUELLO CHE DICE...
... MA MI PIACE LO STESSOGIOCARCI ASSIEME! ... UNA TAVOLOZZA RICCA
DI COLORI!
“MUSI GIALLI”, “PELLEROSSA”, “VISI PALLIDI”:
LA SCUOLA È SEMPRE MULTIETNICA
... PER QUESTI, INVECE, A CHI MI DEVO RIVOLGERE?
debole costituzione
• Il Governo ha respinto diversi barconi di immigrati senza accertare se qualcuno potesse avere diritto di asilo.
• Le leggi sull’immigrazione sono così complicate che sembra vogliano ostacolare la regolarizzazione.
• Alcuni partiti (Lega Nord) affrontano il problema dell’immigrazione creando la paura che tutti gli immigrati siano delinquenti.
• Chi nasce in Italia da genitori stranieri non è cittadino italiano diversamente da quello che succede in quasi tutti i paesi democratici.
ALMENO QUI BARCONI COME IL MIO NON LI RESPINGONO...
MI SAREBBE UTILE UNA LAUREA IN BUROCRAZIA...
ANCH’IO PRENDERÒLA VOSTRA CITTADINANZA...
... FRA QUALCHE GENERAZIONE...
niero deve rispettare i diritti dell’uomo che sono riconosciuti a livello inter-nazionale. L’ultimo comma dell’arti-colo ci parla del cosiddetto “diritto d’asilo” cioè la possibilità che una persona straniera, perseguitata nel proprio paese, possa essere protetta in un altro stato. Durante le discussio-ni, all’assemblea costituente su come trattare lo straniero, l’Onorevole Gior-gio La Pira disse: “(…) è la tradizione di ogni paese libero di dare ospitalità a coloro i quali, nel proprio paese, sono condannati solo perché combattono per un grande ideale (…)”. L’Onorevole Giovanni Leone disse che nel diritto d’asilo si fondano il senso di carità e fraternità (cioè considerarsi tutti fra-telli) della religione cristiana e il sen-timento di difesa del cittadino. Parole molto importanti che ci fanno capi-re come questo tema stesse molto a cuore ai nostri padri costituenti. Infatti molti di loro dovettero scappare in un paese straniero perché in Italia, il loro paese, erano perseguitati dal regime
fascista in quanto di idee politiche di-verse dal regime stesso. Quindi qualsiasi straniero che nel pro-prio paese non può esprimere libera-mente le proprie idee o che vive in con-dizioni di schiavitù o di mancanza di li-bertà e quindi in contrasto con la nostra costituzione, può chiedere asilo politi-co cioè di essere protetto, vivendo nel territorio italiano come un cittadino. Oggi si discute molto su accogliere o no gli stranieri che vengono nel no-stro territorio da paesi poveri in cer-ca di un futuro migliore. Il grande pro-blema che anche il PM ha affrontato è che nel mondo si vive una profonda ingiustizia: il 20% della popolazione vive con l’80% delle risorse disponibi-li, per questo l’80% più povero si spo-sta verso i paesi ricchi. Dovremmo im-parare a condividere di più le risorse del pianeta, cominciando noi a rinun-ciare a qualche comodità.Vorrei terminare con un proverbio ha-waiano che dice: “Il forestiero è stra-niero solo per un giorno”.
SE IL MONDO FOSSE PIÙ GIUSTO CI SAREBBERO MENO
MIGRANTI...
IL DIFFICILE NON È CAPIRLO,MA AMMETTERLO
CI DEFINIAMO LIBERI, DEMOCRATICI, RISPETTOSI
DEI DIRITTI UMANI... ECCO CHE ABBIAMO L’OCCASIONE DI DIMOSTRARLO
Chasqui
I martiri della ucaCC aro Ellacu,
ventidue anni dopo il vostro martirio continuia-
mo ad aver bisogno di luci che ci diano “una ragione per vivere”, come dice il motto della vostra amata Uca (Univer-sità Centroamericana). Questa lettera è, per-ciò, una specie di preghiera di intercessione. Ognuno saprà cosa chiedervi, ma secondo me di tre cose, tra le altre, abbiamo bisogno oggi per orientare il mondo e la Chiesa: impegno, speranza e serietà di fronte a Dio. Non ce n’è in abbondanza, e, quel che è peggio, non sem-briamo preoccuparcene. Voi, sì, le avete vissu-te, e per questo ve le chiediamo. L’impegno serio con la gente che soffre. Nell’ambiente di oggi non si respira quell’im-pegno di alcuni anni fa, di quanti volevano
sradicare l’ingiustizia, la repressio-ne e la menzogna. Voi, sì, vi
siete impegnati. Ci avete ricordato che bisognava “farsi carico della re-altà” e non vivere fuori dal mondo. Nell’impe-gno per “cambiare la storia” avete impegnato la vostra vita e l’avete “perduta”.
All’impegno univi la spe-ranza. La speranza che non
vive di calcoli, ma della for-za dell’amore. Ed è questo
che quasi non si vede ai nostri giorni. Oggi molti si lamentano
dicendo: “non c’è soluzione”, “è inutile”. Per questo abbiamo biso-
gno di uomini e donne che veramen-te amino gli oppressi, si mettano dalla
Questa nostra civiltà è gra-
vemente malata. Per evitare un
esito fatale è necessario cercare di
cambiarla dal di dentro
Solo con la speranza si può credere e avere
il coraggio di tentare, insieme a tutti i poveri e
gli oppressi del mondo, di rovesciare la storia e
di lanciarla in altra direzione
Oggi abbiamo bisogno dell’impegno di difen-
dere i poveri di sempre, per costruire la mensa
condivisa, per arrivare ad essere famiglia umana
e così umanizzare questo mondo. Al di là delle novità di
ogni epoca, questa è sempre la volontà di Dio. Facendo questo
seguiamo Gesù, ci facciamo fi gli e fi glie nel Figlio e ci ren-
diamo simili a Lui
La cosa fondamentale è stato l’aver compreso che
Dio sta nella realtà e nei poveri di questo mondo.
La Chiesa ha scelto di essere come Gesù di
Nazaret, che ha sopportato il suo desti-
no, simile a quello degli ultimi
di tutto il mondo
loro parte e li difendano, poiché
questo è quello che continua a
generare speranza anche oggi.
Voi siete stati persone di speran-
za e avete dato speranza a molta
altra gente. Per ultimo, Dio. “Si intravede il
Dio liberatore”, dicevi. Il Dio li-
beratore è il Dio della Scrittura,
il Dio dei poveri. Il Dio davanti
al quale possiamo implorare il
“mostraci il tuo volto” affi nché
Egli riempia di gioia e di pace
il cuore degli uomini. Contem-
plare il volto di Dio nell’azione
per la giustizia, chiedendogli
di difendere i poveri e gli op-
pressi.
Parlane con ...PADOVAp. Davide - fr. Alberto: [email protected]. Lorena: [email protected]
VENEGONO SUPERIORE (VA)p. Livio: [email protected]. Betty - sr. Eleonora: [email protected]. Domenico: [email protected]
PESAROp. Renzo: [email protected]
p. Jesùs: [email protected]. Eugenia: [email protected]. Tiziana - sr. Rosa: [email protected]: [email protected]
ALPALLERMERMRMOOOsr. . RRosRosRossaa:a: : ccomcomombbopbopboppalalealermomormo@li@li@li@li@ bererberberb o.iio.io.itttananniilailalaa::: llailailaiaicci-ci-i cocomcommbbonbononiianiani@i@li@[email protected]
Ma chi è il signor Ella-cu a cui è indirizzata la lettera? Il nome è l’ab-breviazione del padre
gesuita spagnolo Ignacio Ellacuría, rettore dell’Uni-
versità Centroamericana di El Salvador. L’autore della lettera, invece, è Jon Sobri-no, amico e confratello di Ignacio. Il 16 no-vembre 1989 uno squadrone della morte del battaglione Atlacatl dell’esercito sal-vadoregno, guidato dal colonnello Bena-vides, irrompe nella Universidad Centro-americana retta dai gesuiti e ammazza a sangue freddo otto persone: oltre a padre Ignacio, i gesuiti Segundo Montes, Ignacio Martín-Baró, Armando López, Juan Ramón Moreno y Joaquín López, e due donne che lavoravano presso di loro, Elba Ramos y sua fi glia Celina di soli 15 anni. Salvo per miracolo padre Sobrino, vero obiettivo della strage, che quel giorno si trovava fuori sede per un convegno di teologia.Perché tanto odio nei confronti di questi uomini di Dio? Perché le loro idee, i loro insegnamenti e soprattutto la loro vita, le avevano messe a completo servizio della Parola di Dio e dei poveri della nazione salvadoregna, quegli stessi ideali per i quali aveva data la vita il vescovo Oscar Romero nel 1980. Veri cristiani, non cu-ranti della falsa accusa di essere dei “co-munisti”, avevano denunciato le ingiusti-zie e le sofferenze che la maggioranza della popolazione del paese pativa da anni. Grandi studiosi e professori di università, avevano saputo offrire con semplicità e modestia la loro scienza ai fi gli dei contadini e ai giovani po-veri che pur avendone le capacità non potevano continuare gli studi per mancanza di mezzi. Per questo la vita di Ignacio e com-pagni divenne una chiara denun-cia della condotta della minoranza di ricchi proprietari terrieri, poli-tici e militari che dominava in Sal-vador. Per questo sono stati uccisi: per la loro fedeltà a Gesù Cristo, e per aver dato risposta alle grida di aiuto dei loro fratelli più poveri.