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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale -70% CNS/CBPA-NO/NOVARA n. 0348/Anno 2009 Anno 4 N° 10 - Novembre 2012 3,00 euro IL MENSILE DELLA PROVINCIA DI NOVARA Economia Motori Salute In viaggio Arte Enogastronomia Letteratura Territorio OUTLOOK MERCATI a cura di Giuseppe Tortomasi Daniele Bevacqua Democrazia: uno scisma dilagante SERGIO FLORIANI Arte, impronta di vita MIELE Un alimento sicuro

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News dalla provincia di Novara

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Anno 4N° 10 - Novembre 2012

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N° 10 - Novembre 2012

Autorizzazione Tribunale di Novaran. 372 del 15.12.2008

Direttore EditorialeMarco Trivelli

Direttore ResponsabileGiuliano Ladolfi

Hanno collaborato a questo numero:Andrea Baiardi

Daniele BevacquaGiulio GrecoEmi GuidettiMarco MettiChiara Ratto

Francesco TeruggiGiuseppe Tortomasi

Matteo Trucco

Grafica e impaginazioneCENTROMEDIA

StampaGrafiche Vecchi srlViale Kennedy, 27

28021 Borgomanero (NO)

Editore e PubblicitàCENTROMEDIA

28024 Gozzano (NO) - ItalyViale Parona, 6

Tel. 0322 [email protected]

sommario 4 EDITORIALE

6 ECONOMIA

16 OUTLOOK MERCATI

19 L’OPINIONE

20 TERRITORIO

24 APPUNTI DI VIAGGIO

34 SALUTE

36 PSICOLOGIA

40 IN VIAGGIO

47 MOTORI

49 CULTURA

50 EVENTI

52 ARTE

68 ENOGASTRONOMIA

74 LE RICETTE DI EMI

Tutti i diritti riservati. È vietata e perseguibile civilmente e penalmente ai sensi della legge sul diritto d’autore ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizza-zione dell’Editore. Giudizi, opinioni, notizie riportate negli articoli firmati o siglati impegnano esclusivamente gli autori. L’editore declina inoltre ogni responsabilità per la pubblicazione di materiale fotografico fornito direttamente o tramite commissione a terzi da enti, società e privati che ne abbiano palesato il pieno e legittimo possesso senza porre vincoli alla sua diffusione.

www.noimagazine.it

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IL MENSILE DELLA PROVINCIA DI NOVARA

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Democrazia:

di Giuliano Ladolfi

«Non se ne può più!!!»Questo ritornello gira tra la gente, ri-suona nelle piazze, nei bar e nelle case. Sono richiesti sacrifici alla povera gente per colmare gli sprechi della classe poli-tica. Ora saltano fuori le spese folli delle Regioni, spese conosciute da tutti i grup-pi politici e mai giunte all’onore della cronaca, come ennesima conferma della distanza abissale tra il ricco “palazzo” e la miseria della “strada”.Si tratta di un’ulteriore conferma che sta scuotendo a fondo la coscienza comune. Ci si domanda: «Chi ha sperperato il de-naro pubblico?», ma anche «Chi, essen-done a conoscenza, ha taciuto?». Se l’allenatore della Juventus è stato condannato per non aver denunciato gli accordi fraudolenti tra alcuni giocatori della sua ex squadra e altri di altre socie-tà, perché non dovrebbe essere sottopo-sto all’esecrazione anche chi non ha de-nunciato e non denuncia un simile fatto?Purtroppo in tale situazione si corre il

rischio di “fare di tutt’erba un fascio”, mentre sarebbe opportuno operare pun-tuali distinzioni, perché esistono prove di consiglieri regionali che non hanno approfittato di tale carica. Ma la sfiducia della gente investe l’in-tera classe politica, la quale cerca af-fannosamente rimedi, talvolta peggiori del male: elezioni anticipate, cambio di denominazione dei partiti, formazione di schieramenti di protesta, sostituzione dei personaggi con nuovi volti. Siamo certi che queste soluzioni risolve-ranno un problema di carattere morale? Sono molto pessimista, anche in consi-derazione del teatro nazionale, dove le opposizioni si attestano su atteggiamenti demagogici e si basano soltanto su slo-gan («Occorre produrre sviluppo», per esempio) senza indicare strumenti con-creti: lo sviluppo richiede un preciso impegno di denaro che si riscuoterà nel seguente modo, con le seguenti cifre, ci-fre realistiche, quantificabili e verificabi-li. Questo sarebbe l’atteggiamento di un

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EDITORIALE

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EDITORIALE

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Democrazia:programma concreto, basato sui numeri e non sulle parole. Ma il problema poli-tico non va ricercato nella mancanza di idee (la grande povertà del nostro tempo) al punto che, eccettuati elementi margi-nali, l’ambito di manovra delle possibili coalizioni non differirà di molto, il pro-blema è di carattere morale e va indivi-duato nell’individualismo relativistico, secondo cui ogni persona è libera di stabilire una gerarchia di valori in base alla quale conformare la propria azione. L’autoderminazione sta all’origine della decadenza della nostra società, di cui la politica è solo lo specchio. Se ognuno stabilisce per sé i princìpi cui attenersi, chi può rimproverare colui che spudoratamente fa i propri interessi? Esiste una risposta: la legge. Sì, ma la legge costringe, non convince. Pertanto, chi si troverà nelle condizioni oppure semplicemente spera di non dover ren-dere conto alla legge, per quali motivi non dovrà trarre vantaggio dalla propria posizione? Con quali ragioni si potrà

convincere chi ha trovato uno strumento originale per aggirare la legge? La men-talità individualistica che sta alla base della società causa l’impossibilità di di-stinguere tra bene e male. Dobbiamo concludere, quindi, che cam-bieranno le formule politiche, cambie-ranno i problemi, cambieranno le moda-lità, ma, finché all’interno della cultura non sarà superato il concetto di autoder-minazione, passeremo il tempo a lagnar-ci inutilmente. L’uomo è una realtà unica e indivisibile; il suo modo di pensare e di agire sono consequenziali e non si può invocare l’autoderminazione in un campo e re-spingerla in un altro. La “liquidità” attuale non può che ge-nerare fenomeni simili; soltanto una re-sponsabile assunzione di coscienza con valori come il rispetto dell’individuo fin dal momento del concepimento, l’onestà, la solidarietà, l’attenzione ai più deboli e ai diversamente abili, la condivisione delle difficoltà, fondano una società non

soltanto più giusta, non soltanto più re-golata, non soltanto più efficiente, ma anche più ricca. Solo mediante questa assunzione di responsabilità si riuscirà ad invertire la rotta verso lo sfacelo.L’individualismo, come stiamo consta-tando nella presente crisi economica e come abbiamo documentato in prece-denti interventi, alla lunga non produce ricchezza, ma povertà, depressione e guerre e, convinciamoci, in tale condi-zione tutti perdiamo, anche coloro che provvisoriamente pensano di risultare vincitori.Ci si può soltanto augurare che l’attuale disaffezione della popolazione dalla po-litica, invece di tradursi in totalitarismo come è avvenuto nel passato, produca una crisi risanatrice e compia il miraco-lo di rendere l’umanità consapevole che solo l’attuazione dei valori umani può rendere più sereno il breve passaggio di ognuno di noi su questa terra.

uno scisma dilagante

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ECONOMIA

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Per l’industria novarese l’an-no 2012 si chiude all’insegna dell’incertezza. Dalle previ-sioni congiunturali elaborate dall’Associazione Industriali

di Novara per il quarto trimestre dell’an-no emerge, infatti, che il saldo tra gli imprenditori che si dichiarano ottimisti e quelli che sono pessimisti sull’incre-mento della produzione tra ottobre e di-cembre 2012 è sceso a -8,7 punti rispetto ai -6,4 dello scorso luglio. I saldi ottimi-sti/pessimisti relativi agli ordini totali ed esteri si attestano, rispettivamente, a -14,1 e +6,3 punti, contro i -2,2 e +8,3 della precedente rilevazione.Anche i dati relativi al mercato del lavo-ro sono negativi: il saldo ottimisti/pessi-misti relativo alla volontà di fare nuove assunzioni scende a -12,9 punti dai pre-

cedenti -8,4, mentre il 19,6% delle im-prese intervistate (contro il precedente 23,9%) pensa di fare ricorso alla Cassa integrazione guadagni. «Il dato relativo all’occupazione – ha dichiarato il presidente dell’Ain, Fabio Ravanelli, illustrando l’indagine previ-sionale durante l’incontro “Liberiamo la crescita. Gli scenari economici dopo la crisi”, organizzato dal Comitato per la Piccola Industria dell’Ain – è quello che più ci preoccupa, a causa delle ricadute negative che può avere sul tessuto socia-le del territorio».Relativamente ai programmi di inve-stimento la percentuale di aziende che dichiarano di voler procedere alla so-stituzione o all'ammodernamento degli impianti scende al 40,9% dal precedente 43,2%, mentre prevede di investire in

PREVISIONI CONGIUNTURALI – IV TRIMESTRE 2012

Per l’industria novarese il 2012 finisce all’insegna dell’incertezza

In calo i principali indicatori, positive solo le esportazioni. Produzione negativa per metalmeccanico e chimico, migliori le prospettive per alimentare e tessile-abbigliamento

ampliamenti della capacità produttiva il 19,4% degli imprenditori, contro il 21,1% di tre mesi fa. Rimane su livelli elevati (al 59,8%, come nelle due prece-denti rilevazioni) la percentuale di im-prese che dichiara un ritardo negli incas-si rispetto ai tempi di pagamento pattuiti.A livello settoriale rimangono negative, anche se stabili, le previsioni a tre mesi per il comparto metalmeccanico e segna-no un ulteriore peggioramento quelle re-lative al chimico. Ancora in controtendenza invece, con un ulteriore miglioramento dei princi-pali indicatori rispetto a tre mesi fa, le prospettive per i comparti alimentare e tessile-abbigliamento.

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ECONOMIA

Nel secondo trimestre del 2012 si è registrato un lieve rallentamento nella cresci-ta delle esportazioni pro-vinciali. Lo rivelano i dati

dell’“Osservatorio sull’export” realizzato dalla Fondazione Edison in collaborazio-ne con l'Associazione Industriali e la Ca-mera di Commercio di Novara, secondo i quali la crescita tendenziale delle esporta-zioni della provincia di Novara risulta del 4,7%, contro il +5,2% del primo trimestre dell’anno. L’andamento semestrale vede, invece, l’export novarese in crescita del 4,9% rispetto al periodo gennaio-giugno 2011. Considerando le sole esportazioni manifatturiere della provincia di Nova-

ra, nel primo semestre del 2012 si osser-va una crescita tendenziale delle vendite all’estero del 5%, per un valore comples-sivo superiore ai due miliardi di euro.«In forte progresso – spiega Marco For-tis, economista e vicepresidente della Fondazione Edison, che ha coordinato la ricerca – risultano gli apparecchi elettri-ci (+74,1%), i mezzi di trasporto (+53%) e i prodotti della raffinazione (+32,7%); buona anche la crescita dell’export dei metalli e prodotti in metallo (+16%), de-gli alimentari e bevande (+9,8%) e dei “macchinari e apparecchi” (+5,8%) che incorporano la rubinetteria e il valvolame, in crescita, nel primo semestre 2012, del 2,4%.

I settori che risentono invece maggior-mente del rallentamento della congiun-tura economica sono quelli del legno e prodotti in legno (-32,5%), comparto re-siduale per volumi di export e già in dif-ficoltà nei trimestri precedenti, i prodotti chimici (-8%), che rappresentano invece una buona parte dell’export manifattu-riero provinciale, e gli articoli farmaceu-tici (-15,6%). All’interno dell’aggregato “tessile-abbigliamento-pelli-accessori” è in difficoltà l’export di tessuti (-28,5%), mentre è in crescita quello di articoli di abbigliamento (+3,2%) che rappresenta il comparto principale per valori esportati».

In termini di ripartizione geografica, si re-gistra una riduzione dello 0,4% del peso dei mercati dell’Unione europea a 27, verso cui nel primo semestre del 2012 si sono dirette il 60,7% delle esportazioni manifatturiere novaresi. «Si tratta – aggiunge Fortis – del dato più basso degli ultimi anni, ma la tendenza è in atto ormai da qualche trimestre, com-plice il rallentamento della congiuntura economica, più marcato nei Paesi eu-ropei, ancora alle prese con la crisi dei

I dati dell’“Osservatorio sull’export” di Fondazione Edison, Ain e Camera di Commercio relativi

al secondo trimestre 2012

Rallenta la crescita dell’export novarese

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debiti sovrani. In crescita è invece l’ex-port manifatturiero diretto nei Paesi extra Ue-27 (+14,7%), che nel primo semestre 2012 hanno assobito il 39,3% delle espor-tazioni della provincia di Novara».

Quanto ai singoli mercati di sbocco, nel periodo gennaio-giugno 2012, a fronte di un calo dell’export verso la Germa-nia (-5,6%), che si conferma il principale paese di destinazione dei manufatti no-varesi, le esportazioni verso gli altri due principali Paesi sono in aumento, con la Svizzera (+24,4%) che va a posizionarsi davanti alla Francia (+2,7%). Si segnala nuovamente la crescita stra-ordinaria (+75,4%) dell’export verso la Russia che, entrata nella classifica dei pri-mi 10 paesi di destinazione delle esportazioni manifattu-riere provinciali lo scorso trimestre, oggi è già in ottava posizione. Positive anche le crescite dell’export verso gli Stati Uniti (+20,5%) e la Polo-nia (+14,9%), i Paesi Bassi (+9%) e il Belgio (+8,2%), mentre registano una ulterio-re flessione l’export verso la Spagna (-7,9%) e il Regno Unito (-3,3%).Sul fronte delle importazio-ni manifatturiere la ricerca registra, a livello semestrale, una riduzione dalla maggior parte dei principali mercati di approvvigionamento della provincia di Novara. Il dato più evidente è la flessione degli Stati Uniti (-77,8%), che risente tutta-via del forte calo registrato nel primo trimestre (-84,7%), mentre la flessione del secondo trimestre è contenuta al -15,2%. In flessione, rispetto al primo semestre 2011, anche l’import dalla Cina (-20,8%), dalla Tunisia (-18,3%), dalla Germania (-6,7%) e dalla Polonia (-2,5%), che su-bentra alla Turchia nella classifica dei primi 10 Paesi di importazione manifattu-riera provinciale, dai Paesi Bassi (-1,8%), dai quali però l’import aumenta (+4,6%) nel secondo trimestre, e dal Regno Unito (-1,6%). Ancora in crescita invece l’import dal

Belgio (+22,5%), dalla Francia (+18,9%) e dalla Spagna (+6%).L’analisi dell’export manifatturiero della provincia di Novara verso i Paesi “Bric” (Brasile, Russia, India e Cina) evidenzia, nel secondo trimestre dell’anno, una cre-scita tendenziale del 42,1%, pari a 64,4 milioni in valore. Oltre al già citato aumento dell’export verso la Russia (+58%, a 27,1 milioni), crescono quelli verso la Cina (+54,7%, a 24 milioni) e l’India (+22,4%, a 7,7 mi-lioni), mentre è in flessione (-11,5%, a 5,7 milioni) l’export manifatturiero verso il Brasile. A livello semestrale, invece, la crescita delle esportazioni novaresi è del 36,1%, per un valore di 111,1 milioni di euro, dei

quali 50,1 diretti verso la Russia, 35,1 in Cina, 13,2 in Brasile e 12,7 verso l’India.

Per quanto riguarda le due principali spe-cializzazioni manifatturiere della provin-cia di Novara, le “macchine di impiego generale” (rubinetteria e valvolame) e il “tessile-abbigliamento”, la ricerca dell’Osservatorio provinciale sull’export riporta quanto segue.“Nel comparto delle macchine di impie-go generale, nel secondo trimestre del 2012 si assiste a una ripresa delle espor-

tazioni, più accentuata a livello nazionale (+7,2%), ma anche a livello provinciale si mette a segno un buon +5%; consideran-do il semestre, le crescite sono rispettiva-mente del +5,5% e del +2,4%. Ricordiamo nuovamente che il miglior andamento a livello nazionale è dato dal fatto che a tale livello la voce “macchine di impiego generale” include, oltre alla rubinetteria, diversi altri tipi di apparecchi meccanici e macchinari, mentre a livello provinciale la voce include quasi esclusi-vamente la rubinetteria, più sensibile alla crisi nei settori immobiliare ed edilizio. Quanto ai mercati di sbocco, nel primo semestre aumentano soprattutto le espor-tazioni verso la Russia (+34,5%), che nel-la classifica dei principali Paesi di desti-

nazione dell’export novarese si porta al sesto posto dal de-cimo che occupava nel primo semestre 2011. Aumenta poi considerevol-mente l’export verso gli Stati Uniti (+27,4%) e quello verso la Germania (+13%), mentre con-tinua a contrarsi pesantemente quello verso la Grecia (-30%) e, in misura minore, quello verso i Paesi Bassi (-12,8%), la Svizzera (-12,2%) e la Spagna (-9,2%); la flessione dell’export verso il Regno Unito è, invece, di un più contenuto -2,4%. L’export verso la Francia, pri-mo paese di destinazione della rubinetteria novarese, aumenta del +3,5%, quello verso il Bel-gio del +9,4%. Relativamente all’export verso i “Brics”, nel secondo trimestre dell’anno si osserva una buona ripresa: le esportazioni novaresi del comparto dirette verso i Pa-

esi Bric sono infatti cresciute del +14,1%, raggiungendo i 13,7 milioni di euro, mentre nel primo trimestre erano risultate in calo del -6,9%. Tale progresso è dovuto soprattutto alla crescita dell’export in Russia (+26,3%), verso la quale sono dirette vendite per 8,6 milioni di euro, e in India (+79%), per un valore di export pari a 2,1 milioni; in crescita anche l’export verso il Brasile (+8%, 0,4 milioni), mentre ancora in fles-sione appare quello verso la Cina (-28%: 2,7 milioni).

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Nel semestre le esportazioni sono cre-sciute complessivamente del +4,2%, por-tandosi a 23,6 milioni di euro, trainate nuovamente dall’export verso la Russia (+34,5%) e l’India (+46 ,6%). L’export verso il Brasile è cresciuto del +41,1%, rimanendo tuttavia ancora sot-to il milione di euro in termini di valore, mentre quello verso la Cina è calato del -51,4%, risultando pari a 4,1 milioni di euro.Per quanto riguarda il settore del tessile-abbigliamento, dopo il rallentamento già osservato nei primi tre mesi dell’anno, nel secondo trimestre si è registrato a livel-lo provinciale un calo dell’export pari al -5,6%, mentre l’export italiano si è man-tenuto in territorio positivo, mettendo a segno una lieve crescita, pari al +1,2%. Considerando invece il dato semestrale, l’export della provincia di Novara risulta in flessione del -2,2%, quello nazionale in progresso del +2,1%. Quanto ai principali Paesi di destinazio-ne nel primo semestre 2012 si segnala, in particolare, il forte aumento dell’export verso Hong Kong (+20,8%), Paese che fa

il suo ingresso nella classifica dei primi di destinazione dell’export novarese, sosti-tuendosi al Belgio e andandosi a posizio-nare al nono posto della graduatoria. Prosegue inoltre la crescita dell’export verso il Giappone (+15,4%), gli Stati Uniti (+14,4%), la Turchia (+12,8%), la Svizzera (+11,9%) che si conferma il principale mercato di sbocco del tessile-abbigliamento novarese, e la Spagna (+2,9%). In flessione, invece, l’export verso la Tu-nisia (-17,6%), la Germania (-12,4%), il Regno Unito (-5%) e la Francia (-3,8%). Occorre infine segnalare, nel secondo tri-mestre dell’anno, la generale contrazione dell’export, fatta eccezione per la Svizze-ra (+18%) e Hong Kong (+53,9%). Quanto all’export verso i Brics nel secon-do trimestre 2012 appare in flessione del -13,9%, rallentando la caduta osservata nel primo trimestre dell’anno (-29,1%). Tuttavia, solo l’export verso la Russia appare in crescita (+10,4%), mentre quel-lo verso il Brasile si riduce del -74,6 %, quello verso l’India del -14,9% e quello verso la Cina del -10,4%.

Quest’ultima rimane tuttavia tra i Paesi Brics quello verso cui è diretto il maggior flusso di prodotti tessili e abbigliamento (1,4 milioni di euro nel secondo trimestre del 2012). A seguire la Russia (0,8 milioni), l’India (0,7 milioni) e infine il Brasile (0,1 milio-ni), per un export complessivo verso i Pa-esi Bric pari a 2,9 milioni di euro. Il dato semestrale indica un export complessivo pari a 5,4 milioni, in flessione del -21,6% rispetto al primo semestre 2011. Anche in questo caso è la Russia a trai-nare le esportazioni (+24%), mentre in flessione appare l’export verso gli altri tre Brics (Brasile -77,9%; India -20, 3%; Cina -27%)”.

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Due giornate di informazio-ne e di orientamento dal taglio pratico, con numero-si workshop e momenti di confronto che consentiran-

no di “toccare con mano” le opportunità di studio e di lavoro offerte ai gio-vani dal territorio novarese: sono le principali caratteristiche dell'e-dizione 2012 di “Orientagiovani”, la manifestazione indetta a livello nazionale dal Movimento Giova-ni Imprenditori di Confindustria e che il Gruppo Giovani Imprenditori dell'Associazione Industriali di No-vara ha ideato e organizzato come un vero e proprio evento, intitolato “Wooooow! Io e il Mio Futuro…”, in programma alla Sala Borsa, in Piazza Martiri della Libertà, a No-vara, venerdì 9 e sabato 10 Novem-bre 2012.

«L’iniziativa – spiega il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Ain, Marco Caletti – è rivol-ta ai ragazzi degli ultimi anni del-le scuole secondarie di primo (3a media) e di secondo grado (4a e 5a superiore), ai loro genitori e ai loro in-segnanti e vuole costituire un canale di comunicazione privilegiato tra i giovani, la scuola e il mondo del lavoro: attra-verso incontri su molteplici tematiche e punti informativi gestiti dalle aziende verrà offerta una panoramica sulle op-

portunità di formazione e lavorative pre-senti sul territorio. Durante i workshop si incontreranno imprenditori, manager, professionisti, lavoratori e giovani “star-tupper”, che consentiranno agli studenti di confrontarsi direttamente con chi vive

quotidianamente la realtà economica del novarese. I corner informativi saranno gestiti direttamente da aziende, agenzie per il lavoro, enti formativi, scuole, fon-dazioni, banche e istituzioni, come Cen-tro per l'Impiego, Camera di Commercio e Forze dell'Ordine, al fine di fornire ai

L’edizione 2012 di “Orientagiovani” si terrà a Novara alla Sala Borsa, con numerosi workshop e punti informativi delle aziende.

Wooooow! Io e il Mio Futuro…

Il 9 e 10 novembre l’evento dei Giovani Imprenditori dell’Ain per l’orientamento degli studenti novaresi.

ragazzi una panoramica sull’offerta del territorio: i visitatori potranno conoscere le possibilità lavorative e di formazione, richiedere informazioni e lasciare even-tuali curricula».I numerosi workshop dureranno circa

un’ora ciascuno e saranno dedi-cati al confronto tra le scuole e le professioni, all’imprenditoria, alla formazione professionale post-diploma, allo studio all’estero, alle competenze richieste dalle imprese, alla formazione in azienda, ai me-stieri del futuro, allo sport come professione, a come scrivere un curriculum e a come sostenere un colloquio di lavoro. Le aziende che avranno attivato il proprio corner, invece, saranno per tutta la durata dell’evento a disposizione dei gio-vani, che potranno fare domande dirette sulle competenze ricercate e le professionalità richieste, in modo da avere più strumenti di decisione nella scelta su come proseguire la propria formazione.“Wooooow! Io e il Mio Futuro…” è organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Ain, con la colla-

borazione della Camera di Commercio e dell’Ufficio scolastico provinciale (Uffi-cio Studi e programmazione e Consulta provinciale degli studenti). Sono partner del progetto anche la Pro-vincia e il Comune di Novara.

C. S.

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ECONOMIA

12 NOI - NOVEMBRE 2012

Secondo Marco Fortis, docente di Eco-nomia industriale e Commercio estero all’Università Cattolica di Milano, edi-torialista e vicepresidente della Fonda-zione Edison, all’Italia serve una riforma “reputazionale”, un radicale “cambio di rotta” nella percezione della propria im-magine e nella sua diffusione all’estero, soprattutto per quanto riguarda alcuni aspetti fondamentali della sua struttura economica.Intervenendo all’incontro “Liberiamo la crescita. Gli scenari economici dopo la crisi”, organizzato dal Comitato per la Piccola Industria dell’Associazione Industriali di Novara, Fortis ha spiega-to che l’immagine dell’Italia percepita

all’estero, «nonostante il recupero di credibilità operato dal Governo Monti, e in prima battuta dallo stesso premier con la sua autorevolezza, è tuttora disastro-sa: prevalgono su di noi luoghi comuni e antiche credenze, spesso autoalimentate dagli stessi “opinion maker” di casa no-stra, che inevitabilmente ci condannano sempre ad essere i “malati” d’Europa o gli allievi perennemente dietro la lava-gna, a scontare castighi che vanno dalla vecchia “macchia” del debito pubblico a una presunta perdita generalizzata di competitività».Secondo l’economista, «è corretto ab-battere la spesa pubblica improduttiva, tagliare gli sprechi, fare le riforme, ma

si deve fare attenzione a non frustrare lo sviluppo, creando una spirale perversa per cui gli sforzi fatti in termini di ridu-zione del debito vengono vanificati dalla caduta del Pil, con la conseguente cre-scita della disoccupazione e chiusura di aziende. Se l’Italia, quindi, pur con i suoi problemi, non ricostruisce la sua imma-gine all’estero sarà sempre costretta a fare i “compiti a casa” ben oltre quello che sarebbe giustificato, a fare più rigo-re del necessario, a pagare più tasse del dovuto, il che sottrarrà risorse per la cre-scita».Fortis è convinto che «se vogliamo es-sere meno puniti dai mercati e giudicati meno superficialmente dagli stessi orga-nismi internazionali e dalle agenzie di rating, dobbiamo cominciare a ricostru-ire con pazienza l’immagine del nostro Paese, cominciando dalla base, vale a dire dalle statistiche. Dobbiamo chiari-re che molte statistiche “convenzionali” distorcono la reale situazione economica del nostro Paese oppure non sono capaci di mettere in evidenza i nostri punti di forza».Presentando i risultati di alcune ricerche da lui compiute, e illustrate in più occa-sioni anche nei suoi articoli sul Sole 24 Ore, Fortis ha spiegato agli imprendito-ri novaresi che la situazione economica “reale” del nostro paese è migliore di quanto si pensi all’estero. «L’Italia – ha detto – si è impegnata a conseguire il pareggio di bilancio entro il 2013, caso unico al mondo, anche se ciò ci ha portati in una dura recessione. Perché? Perché l’Italia è considerata un Paese che non cresce e che ha i conti pubblici scassati, cioè un Paese debo-le finanziariamente, che corre il rischio

Sviluppo: all’Italia serve una riforma “reputazionale”

All'estero sugli Italiani prevalgono luoghi comuni e antiche credenze, che inevitabilmente ci condannano sempre ad essere i “malati” d’Europa.

Il necessario cambio di rotta, nell'intervento dell'economista Marco Fortis.

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Secondo Fortis l’affermazione che l’I-talia non cresce perché le manca la competitività non corrisponde al vero. «Le imprese italiane che esportano – ha aggiunto – pur sostenute da un sistema-Paese che non le aiuta, sono competitive. Se l’Italia non cresce è perché la sua do-manda interna è stagnante da anni, e oggi è addirittura in forte calo a causa dell’au-sterità. Nonostante i fattori di sistema – burocrazia, infrastrutture, lentezza e incertezza del diritto, rigidità del mer-cato del lavoro, costi dell’energia, ecc... – penalizzino notevolmente le imprese italiane, il nostro Paese si è confermato nel 2010 secondo al mondo per com-petitività solo alla Germania, secondo il “Trade Performance Index” Unctad/Wto. L’Italia, assieme a Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud, infatti, è tra i soli cinque Paesi del G-20 in surplus con l’estero per i manufatti. La bilancia commerciale manifatturiera con l’estero ha raggiunto negli ultimi 12 mesi, termi-nanti a giugno 2012, un livello record vicino agli 80 miliardi di euro, assai su-periore ai massimi pre-crisi toccati nel 2008, che erano intorno ai 64 miliardi». L’Italia deve quindi, secondo l’economi-sta, ritrovare l’orgoglio per la manifattu-ra. «Siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa e forti esportatori – ha conclu-so – e dobbiamo ritrovare l’orgoglio di essere tali. Un Paese come il nostro non può non avere una politica tecnologico-manifatturiera moderna, orientata all’ex-port. E in materia dobbiamo anche far sentire di più la nostra voce in Europa. Nell’attuale crisi un obiettivo “sogno” era quello della “svalutazione fiscale”: la riduzione degli oneri contributivi non pensionistici per le imprese esportatri-ci. Ma l’aumento dell’Iva, che avrebbe potuto finanziare questa misura, ce lo siamo già giocato per conseguire il pa-reggio di bilancio. In prospettiva, quindi, occorre puntare di più sulla valorizza-zione dei nostri prodotti, conquistando nuove nicchie non aggredibili dai Paesi a basso costo del lavoro. È necessario, ma anche possibile, stando a quanto dicono i numeri, conquistare quote di mercato sui mercati emergenti. Bisogna però anche tutelare maggiormente il made in Italy dalla contraffazione».

C.S.

ECONOMIA

14 NOI - NOVEMBRE 2012

di fare la fine della Grecia. Se il nostro spread è alto è essenzialmente perché siamo accusati di due cose: avere un Pil che cresce poco, perché, si dice, siamo “poco competitivi”, e un alto rapporto debito pubblico/Pil, perché, si dice, sia-mo “spendaccioni”. Ma tra i luoghi co-muni da sfatare c’è proprio la questione della crescita: nell’ultimo quindicennio la crescita del nostro Pil è stata bassa, ma lo era anche quella della Germania,

che pure è il Paese più competitivo al mondo. Altri Paesi crescevano più di noi e della stessa Germania, cioè Usa e Regno Unito, ma anche Grecia, Irlanda, Spagna, ecc... lo facevano solo grazie ai debiti privati e/o pubblici che sosteneva-no la domanda interna, non perché fosse-ro Paesi competitivi; tanto è vero che tali economie hanno alti deficit commerciali strutturali con l’estero per i manufatti, mentre l’Italia è in forte surplus».

Il mensile per la famiglia novarese

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Outlooka cura di

Giuseppe Tortomasi Daniele Bevacquamercati

OUTLOOK MERCATI

16 NOI - NOVEMBRE 2012

Cos’è successo a OttobreOttobre ha riportato i prezzi dello SPX ai livelli precedenti al QE3. Mentre i dati sugli utili delle aziende americane nel terzo trimestre uscivano deboli, anche se sostanzialmente in linea con le aspettative, in Europa la Spagna ha rimandato la richiesta di aiuti e la Grecia è tornata ad essere argomento di discussione. Insomma SPX ha accelerato la correzione di tutti i mercati e sulla discesa sono tornati a galla i classici argomenti del mondo risk off. Più ci si avvicinava a Novembre, più il sistema è entrato in fibrillazione per le elezioni americane, alla fine del mese i mercati si sono indeboliti ancor di più a causa dei giorni di forzata chiusura a Wall Street per l’uragano Sandy e, stanchi di aspettare notizie positive, i compratori sono pas-sati alla cassa e hanno preso beneficio, riportando gli indici a livello di fine settembre.

Le domande a cui rispondere per operare con successo in No-vembre sono:1) Il massimo di settembre sarà superato?2) Il mercato confermerà nel 2012 la tradizione rialzista dell’Halloween Trade?3) Micro contro Macro. Cosa sta succedendo all’economia e come impatterà sulla finanza? I massimi a Settembre Nello studio dell’andamento ciclico dei mercati, la stagionalità ha un posto di rilievo, almeno nella costruzione di modelli sta-tistici. Con novembre parte il cosiddetto semestre favorevole per il mondo dell’equity. Il semestre buono finisce ad aprile e questa stagionalità viene accoppiata a qualche strumento quan-titativo per contestualizzare un principio generale nello specifi-co dell’anno in corso.Il chart 01 mostra il guadagno (linea blu) che si sarebbe fatto tenendo long SPX da novembre ad aprile e restando fuori da SPX da maggio a ottobre dal 1950. Appare chiaro che almeno l’80% del profitto ottenuto da SPX si è fatto comprando e te-nendo tra novembre e aprile. Nel semestre cattivo, stare long ha prodotto poco profitto e molta volatilità. Ci sono state ecce-zioni, ovviamente. Per esempio durante l’embargo petrolifero

nel 1973-1974, nel 2000-2001 (dot com) e nel 2007-2008, nel dramma del crash Lehman. Ma per il resto i risultati dell’Hal-loween trade sono troppo interessanti per essere considerati casuali.Quest’anno cosa succederà? Avremo la classica sequenza rial-zista, fatta da Halloween Trade, Christmas Bias e New Years Rally? Oppure dovremo archiviare questo come uno dei rari anni da “cenere e carbone”? Una cosa interessante che possiamo vedere, sempre sulla ci-clicità, arriva da un collega americano che ci fa notare come quest’anno il mercato abbia segnato i massimi (per ora) vicino ai due equinozi. Le Borse maggiori del mondo occidentale si muovono insieme e hanno un alto livello di correlazione. La situazione non è obiettivamente semplicissima. Tutti a inizio

Chart 01

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OUTLOOK MERCATI

NOI - NOVEMBRE 2012 17

ottobre speravano in una correzione su cui comprare a prezzi più interessanti. La correzione si è materializzata e adesso gli investitori istituzionali si guardano l’un l’altro pieni di paura e nessuno sembra essere pronto a comprare per primo. Così la Borsa prima ha rotto la media a 50 giorni, poi si è ripor-tata sui minimi precedenti all’intervento di Draghi e sul livello di 1400 punti, considerato critico dagli analisti. Sotto resta solo la media mobile a 200 periodi, la Maginot tra mercato rialzi-sta e mercato ribassista, diciamo quota 1370 per comodità di calcolo. Naturalmente viene da chiedersi se le Banche Centrali non abbiano sbagliato il loro intervento o il loro timing. Hanno finito le munizioni? Oppure hanno agito per disperazione e i mercati, passato il primo momento di euforia, si stanno ren-dendo conto che tutto è stato vano e il rischio sistemico sta per tornare? Intanto, prima la Grecia che non riesce a chiudere i conti in maniera decente, poi la Spagna che non chiede aiuti (di cui avrebbe davvero bisogno e che prepara un piano bad bank con perdite spaventose) e infine una situazione politica in Italia che sembra sempre più allo sbando, ripropongono il rischio di un ritorno agli scenari bui dello scorso novembre, quando i BTP days erano un modo per sentirsi italiani davvero (ricordate? Solo un anno fa…).Le elezioni americane non aggiungono tranquillità allo scena-rio, anzi di giorno in giorno il gap tra Romney e Obama si fa più sottile e sono in tanti a ritenere che la rielezione non sia più così sicura come sembrava qualche mese fa. In questa complessa situazione, noi non abbiamo cambiato opinione. Il nostro atteggiamento, quest’anno, è sempre stato tattico e lo confermiamo anche in quest’ultima parte del 2012. Sullo stato di fondo del mercato noi siamo convinti, per tut-te le ragioni indicate nello scorso numero del nostro Outlook, che il rally di fine anno ci sarà, che l’Halloween Trade sarà interessante e che questi sono livelli su cui un buy ha ampie possibilità di successo.La fiducia che noi abbiamo nel mercato è sostenuta da bas-si livelli di Sentiment rialzista, dal fatto che il trend sopra la 200 giorni si mantiene positivo e che le Banche Centrali non pensiamo abbiano cambiato idea in un mese, né che abbiano sbagliato politica. Anche il cosiddetto Fiscal Cliff ci preoccupa, ma fino ad un certo punto. Il rischio che il Congresso si trova ad affrontare, è la soluzione per evitare un Fiscal Cliff che rappresenta circa 3,5% del PIL in aumenti di tasse e tagli alla spesa pubblica che si riverserà nell’economia statunitense a fine anno, nel caso non venisse risolto. Il Presidente Obama propone di aumentare le tasse e tagliare le spese, mentre Romney propone solamente tagli alla spesa.L’esito elettorale è un segnale dei possibili risultati delle poli-tiche economiche su temi cruciali:• la risoluzione a breve termine del Fiscal Cliff• la necessaria riforma per compensare aumenti del tetto limite del debito pubblico e la conseguente minaccia di un downgra-de del rating sovrano se l'azione non sarà giudicata efficace ed efficiente• la leadership della Federal Reserve. La continuità nella politi-ca monetaria è vista come più probabile se il Presidente Obama viene rieletto; il Governatore Romney ha infatti detto che non

intende rinominare il Presidente Bernanke, il cui mandato sca-de a gennaio 2014. Una vittoria Romney sembrerebbe condurre a un’estensione di breve termine di tutti i tagli fiscali introdotti nel 2001/2003, anche se una risoluzione a lungo termine sembra più probabile con i Repubblicani che sotto la presidenza di Obama.

In un'epoca di riduzione del disavanzo pubblico, la riforma fi-scale è, nel migliore dei casi, un gioco a somma zero. Entram-be le parti stanno proponendo una riforma fiscale che sia un mezzo per aumentare le entrate in modo efficiente e che limiti gli aumenti di aliquote fiscali politicamente dolorosi.Nonostante le due proposte siano profondamente diverse, ed entrambe con pro e contro, il mercato esige stabilità e certezze entro fine anno per poter continuare a dare fiducia alla crescita globale e ad un maggior appetito per il rischio, in particolare nei mercati dell’equity.Secondo noi, vinca Romney o si riconfermi Obama, il proble-ma degli sgravi fiscali troverà una soluzione positiva e quando il turno elettorale sarà passato, rapidamente la Borsa saprà ri-mettersi in linea con le prospettive meno incerte che usciranno dalle elezioni. Tuttavia, come abbiamo detto quest’anno in ogni nostro inter-vento, il fatto di fare portafogli esclusivamente tattici è stato il motivo dei nostri ottimi risultati di gestione. A quest’attitudine non vogliamo rinunciare per nessun motivo e quindi, mante-niamo un’impostazione positiva sull’andamento delle Borse e del mondo del rischio in generale, ma sappiamo che se i mer-cati dovessero scegliere di scendere, saremo pronti a cambiare atteggiamento e uscire dal mercato. Per noi è fondamentale che SPX non vada sotto quota 1370. Questa è la nostra trade: siamo convinti del Risk On, ma solo tatticamente e fino a prova contraria. Sotto 1370, secondo noi, le possibilità di un rally di fine anno sono destinate a scio-gliersi come neve al sole, ma fino a che questo non si verifi-cherà, pensiamo sia corretto stare al rialzo.

Una riflessione importante è legata alla situazione macro eco-nomica, in particolare americana. Contro tutte le aspettative, il PIL US è cresciuto nell’ultimo trimestre, questo ci permette di fare una serie di riflessioni sul fatto che mentre le aziende (il mondo micro) hanno sostenuto la crescita dai minimi del 2009 e sembrano pronte a prendersi una pausa, adesso sembra che il mondo macro possa prendere il testimone della crescita per far continuare la corsa verso il recupero del pre crisi. Ecco un’analisi di Riverfront, gestori americani indipendenti, che ci pare di grande interesse, perché presenta scenari diversi e le relative reazioni dell’indice SPX ai vari livelli possibili di utili delle società quotate per l’ultimo trimestre 2012 e l’inizio 2013.

“UTILI DELUDENTI, MA CRESCITA IN TRAIETTORIA” I risultati riportati nel terzo trimestre sono stati lievemente sot-to le aspettative. Gli utili delle società comprese nell’indice S&P 500 hanno visto un tasso di crescita pari a -1.2% (consi-derando i risultati delle 245 società che hanno riportato fino ad ora secondo FactSet Research System), che segna la fine

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OUTLOOK MERCATI

18 NOI - NOVEMBRE 2012

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di una serie di 11 trimestri con utili in crescita, se così verrà confermato dai risultati delle prossime società. La crescita dei ricavi è stata altrettanto deludente, con circa il 36% delle società che hanno riportato risultati al di sotto delle aspettative. Riteniamo che vendite e ricavi deboli siano legati a un rallentamento degli investimenti, evidenziato anche dal PIL americano del terzo trimestre. Reputiamo, quindi, che le società stiano rimandando gli investimenti a causa dell’incer-tezza riguardo al ‘Fiscal Cliff’ in America e alla crisi finanzia-ria in Europa. Nel caso queste situazioni di incertezza venisse-ro risolte positivamente nei prossimi mesi, come ci aspettiamo, gli utili potranno tornare a crescere nel 2013.Nonostante questo momento buio per gli utili societari e la probabilità che l’incertezza politica continui nel quarto trime-stre, il consensus degli analisti prevede una crescita degli utili intorno al 10% per il quarto trimestre e il 2013. Queste previsioni ci sembrano estremamente ottimistiche; noi ci aspettiamo una crescita a singola cifra nelle migliori delle ipotesi. Storicamente, le azioni hanno registrato la loro migliore performance quando gli utili erano in un range tra lievemente negativi e crescita a singola cifra. Perciò non ci aspettiamo che il rallentamento della crescita degli utili ponga fine a questo periodo di mercato toro; piuttosto, ci aspettiamo che l’indice S&P 500, che spinto dal QE ha registrato un an-damento annualizzato del 38% da giugno a settembre, rallenti mantenendo un passo più moderato e sostenibile.Con gli investitori che spostano il loro interesse dagli interven-ti di politica monetaria delle banche centrali alla realizzazione di utili e ai dati di analisi fondamentale, l’S&P 500 è sceso del 3.4% dal massimo del 17 Ottobre, ma rimane a un livello tatti-co e su supporti consistenti con un ‘normale’ ritracciamento in un mercato bull ciclico. Il supporto più vicino, a un livello di 1428, è stato rotto settimana scorsa, mentre quello dei 1400 ha retto, mostrando segnali positivi per il breve periodo. Consideriamo 1370 come punto più basso di un tipico ritrac-ciamento, appena sotto la media mobile a 200 giorni che iden-tifica una potenziale base durante la stagione dei risultati e il periodo elettorale.La crescita annualizzata del PIL americano nel terzo semestre è stata pari al 2%, guidata dai consumi e dalla spesa pubbli-ca, rispetto al precedente 1.3% nel secondo trimestre, battendo anche se di poco le stime degli analisti. In particolare, la spesa pubblica ha contribuito positivamente alla crescita economica per la prima volta in due anni, principalmente grazie a un au-mento della spesa per la difesa e a una pausa ai tagli alla spe-sa dei singoli Stati. Non ci aspettiamo che la spesa pubblica possa contribuire positivamente alla crescita del PIL anche nel prossimo anno. Nello scenario base della società RiverFront

(con probabilità del 50%), la spesa pubblica influenzerà ne-gativamente la crescita di 1% (considerando che la maggior parte del fiscal cliff venga affrontato o posticipato ma che, co-munque, vengano intraprese misure per la riduzione del defi-cit) portando una crescita di circa 1% nel 2013. Nello scenario ottimista (con probabilità 30%) – spinto da misure economi-che efficaci in tutte le tre aree economiche (USA, Europa e Cina) – si osserverebbe la ripresa delle attività economiche e degli investimenti, portando a una crescita economica negli Stati Uniti pari al 2%. Si ipotizza che nello scenario pessimista (con probabilità 20%), le politiche domestiche e globali falli-scano portando a una recessione globale e un declino del PIL americano pari al 2%.Considerando una media ponderata dei possibili scenari, ci aspettiamo che l’S&P 500 possa realizzare una crescita a sin-gola cifra nel prossimo anno, con una possibile espansione dei multipli nel caso di scenario ottimista. Dunque, riteniamo che sia possibile raggiungere il livello 1540 sull’indice S&P 500, con un upside del 10%, nella prima metà del 2013, con possibili upside verso nuovi massimi storici nel caso si realizzi lo scenario ottimista. Nel caso opposto, una recessione globale potrebbe portare l’S&P 500 sotto 1200. Se le probabilità di verificarsi dei tre scenari sono corrette, i mer-cati dell’equity offrono un ottimo rapporto rischio/rendimento, in contrasto con i rendimenti offerti dai bond Investment Gra-de, che sono sui minimi storici. Riteniamo che i bond di alta qualità abbiano un upside limitato in tutti gli scenari senza deflazione. Uno scenario con deflazione sembra, però, molto improbabile visto che tutte le banche centrali stanno riducen-do i tassi e/o espandendo i bilanci. Contemporaneamente, nel nostro scenario base e in quello ottimista, l’aumento dei tassi di rendimento sui governativi produrrebbe per gli investitori in obbligazioni delle perdite anche significative. Per esempio, un aumento dell’1% del tasso di rendimento a 10 anni ameri-cano porterebbe a un ritorno assoluto pari a -6.6% dai livelli attuali”.

Conclusioni: SPX tra un supporto importante e i massimi storici

La situazione non è cambiata in ottobre. Il ribasso che c’è stato è, per ora, una buy opportunity e riteniamo che fino almeno al primo trimestre del prossimo anno la situazione sia destinata a restare buona. Non firmiamo assegni in bianco, però, e man-teniamo alta la guardia e siamo vigili, perché non crediamo di poter fare posizioni che si reggano sulla fiducia. Se SPX resta sopra 1370 tutto rimane orientato al rialzo.

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Il Lago d’Orta, tra cultura e didattica.

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NOI - NOVEMBRE 201222

È in fase di preparazione una nuo-va guida del Lago d’Orta dal titolo Trekking sul lago d’Orta – 20 passeggiate ed escursioni

che sarà disponibile per l’estate del 2013.Il testo è curato da Fabio Valeggia, autore in passato di altre guide escursionistiche sul territorio del Cusio e consulente per Ecomuseo Cusius del progetto Girolago.La novità assoluta di questa guida è legata al fatto che verrà stampata in tre lingue, italiano, inglese e tedesco. Da tempo si avvertiva, infatti, la necessità di colmare una lacuna editoriale che non prevede in libreria una guida pratica ad uso del turista straniero che visita le no-stre zone e che desidera inoltrarsi a piedi alla scoperta delle sue bellezze.Tutto questo sarà possibile grazie alla collaborazione con il Liceo “Don Bosco” di Borgomanero: gli studenti della clas-se terza del Liceo delle Scienze Umane, grazie ad un progetto didattico, si occu-peranno della traduzione della guida nelle

lingue straniere. Sarà un modo nuovo di studiare, di sperimentarsi mettendo a di-sposizione le proprie competenze lingui-stiche. Insegnanti e ragazzi hanno, infatti, aderi-to a questo progetto di rivalutazione della rete di sentieri del Cusio: il percorso di-viene per loro non solo l’occasione per at-tività sportive o ricreative, ma anche uno strumento di lettura del territorio, collega-mento con le realtà culturali, ambientali, produttive, tradizionali e paesaggistiche.Tra le venti escursioni segnalate, corre-date ognuna da una cartina dettagliata e un profilo altimetrico, troviamo proposte a vari livelli di difficoltà: dalla semplice passeggiata per tutti da effettuarsi in poco tempo, all’escursione impegnativa fino al raggiungimento della vetta del Mottarone o il passaggio ai monti della vicina Val-sesia.Una decina di proposte sono legate al progetto Girolago, un’iniziativa realiz-zata dall’Ecomuseo del Lago d’Orta e

Mottarone sulla base di una specifica ri-chiesta dei comuni del Cusio di ideare e gestire un piano per la valorizzazione del territorio cusiano. Girolago vuole essere un modo nuovo di scoprire il territorio, partendo da quella rete di sentieri che si è sviluppata nel corso dei secoli.Se immaginaste per un solo momento di essere tornati nel Medioevo e di planare sul piccolo e civettuolo Lago d’Orta ai piedi del Monte Rosa, tra folti boschi e fiere fortificazioni, potreste scorgere una piccola isola in mezzo al lago, udire i ri-chiami dei pastori tra i monti e i mercanti che si muovono lenti con i loro carri.Lungo le mulattiere scorgereste centinaia di pellegrini di tutte le nazioni che cam-minano alla volta dei santuari per espiare le proprie colpe o chiedere qualche gra-zia.Un brulicare di uomini e di animali, in-somma, un andirivieni di soldataglia, di mercanti, di illustri pellegrini di vescovi e papi.

TERRITORIO

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E se con lo sguardo abbracciareste le altu-re circostanti, potreste scorgere decine di castelli, di torri e fortificazioni a vigilare e controllare questo piccolo bacino.Un territorio, il Cusio, ricco dunque di storia, carico in ogni angolo di tracce im-portanti, troppo spesso poco valorizzate e conosciute anche da chi vi abita. Eppure di questo lago e del territorio che lo circonda, hanno scritto in molti ed an-che letterati illustri come Honoré De Bal-zac, Eugenio Montale e Mario Soldati, solo per citarne alcuni.Questa nuova guida Trekking sul lago d’Orta è l’occasione per riscoprire la no-stra zona, conoscerla a fondo, camminan-do lentamente, respirando ogni angolo e seguendo le orme di chi ci ha preceduto alla scoperta di questo piccolo ma affasci-nante bacino lacustre.

Buon cammino a tutti!Giulio Greco

TERRITORIO

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Il tempo si è fermatoa Karpathos.

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Appunti di viaggio

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La magia delle isole greche non conosce crisi. Per for-tuna si può dire. Ma a ben vedere c’è ben poco di for-tunoso, perché qui esiste un

concentrato di bellezze tale da non tro-vare facilmente eguali nel mondo. L’aspetto più bello per chi si dedica alla scoperta di questo Paese meraviglioso risiede nel fatto che c’è sempre qualcosa di nuovo e di bello da scoprire. Perché la Grecia autentica non è solo quella dei posti ormai arcinoti, in certi casi divorati dal flusso continuo del turi-smo di massa (manna dal cielo per l’eco-nomia greca di questo periodo, ben inte-so!) che ne ha quasi stravolto la purezza originaria, come alcune vie di Heraklion a Creta o i locali della movida sfrenata di Mykonos. Se si vuole cercare ancora qualche trac-cia di quella Grecia da favola, dove il tempo si è fermato ad un’epoca in cui la

vita era scandita dai ritmi lenti e benefici della Natura, occorre battere, come dice-va Callimaco (poeta greco del IV secolo a.C.), “strade nuove”, andare alla ricerca di perle preziose disseminate nell’azzur-ro intenso e cristallino del mare greco.Una di queste perle è un’isola selvaggia e allo stesso tempo rigogliosa, adagiata tra le ben più note e frequentate Creta e Rodi. È Karpathos, nell’arcipelago del-le Sporadi meridionali, nell’Egeo sud-orientale. Un volo di poco più di 2.30 ore da Mi-lano mi ha condotto recentemente in questo angolo di Paradiso, che per me è appunto sinonimo di Grecia. Ciò che mi colpì immediatamente di questo luogo, sferzato da un vento impetuoso, il Me-temi, che spira dal mare, è stata la natura particolarmente brulla del territorio dove la presenza umana è silenziosa, discreta, e dove non di rado gli unici rumori che si avvertono sono il sibilo dei rapaci in

cielo e il belare lontano di capre e peco-re. “Proprio ciò che cercavo” dicevo tra me mentre mi addentravo nella scoper-ta di quest’isola che per molti versi mi ha subito ricordato la Megìsti (odierna Kastellorìzo) del film "Mediterraneo" di Gabriele Salvatores.Ovunque spazi lo sguardo si possono scorgere, ricoperti dalla bassa boscaglia tipicamente greca, rocce e promonto-ri sulle cui cime si allungano i percorsi tuttora utilizzati dai pastori per condur-re greggi di capre e pecore, il cui alle-vamento costituisce una delle principali attività del luogo. Anche questo è un ul-teriore indizio di come si abbia davvero l’impressione che il tempo a Karpathos sia rimasto quello della Grecia raccon-tata nella letteratura: terra di pescatori, agricoltori e pastori, persone all’appa-renza rudi ma dall’animo generoso e fie-ro, indomito, visceralmente legati al loro territorio.

APPUNTI DI VIAGGIO

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APPUNTI DI VIAGGIO

La progressiva scoperta di quest’isola mi procurava infatti la stessa bellissima sen-sazione che si ha quando si legge un libro che racconta storie lontane nel tempo, le cui tracce rimangono però ben visibili, soprattutto all’occhio dei viaggiatori che entrano in sintonia in un luogo dove pace e lunghi silenzi regnano incontrastati.Può sembrare banale, ma non è per nulla facile riuscire a conquistare questa sinto-nia con un ambiente tanto diverso dalla nostra realtà quotidiana, caotica, freneti-ca, dove siamo costretti a correre a perdi-fiato per non rischiare di rimanere indie-tro. Occorre proprio lasciar “abbassare i giri del motore”, in perenne movimento nelle nostre giornate, e farsi coinvolgere come in un abbraccio da quest’atmosfera di quiete e calma che, fuor di retorica, aiuta a riconciliarsi con se stessi, e a ri-appropriarsi di un’umanità nei confronti del cui richiamo siamo divenuti sempre più sordi.

La mia permanenza è durata solamente una settimana, che fortunatamente, come si dice in gergo, è stata “breve ma intesa”. Esattamente come le emozioni che pro-vavo nel percorrere le strade sterrate dell’interno, a strapiombo su scogliere ricoperte da una folta vegetazione, dove non di rado occorreva fermarsi per non ostacolare il passaggio delle greggi di ovini che si inerpicavano verso sentieri ancor più impervi. Attraverso questo dedalo di sentieri e strade è possibile raggiungere luoghi da sogno, come le spiagge immacolate che recano i nomi di santi, quasi a confer-mare il fatto che solo un’opera divina ha potuto creare luoghi di simile struggente bellezza. Uno di questi è sicuramente una piccola insenatura nei pressi della località sul-la costa occidentale chiamata Diafàni, “luogo luminoso”, per via della luce del sole che si riflette sulle bianche scogliere

circostanti la sottile lingua di sabbia che si snoda di fronte al mare. Un contesto estremamente affascinan-te, dove la mano dell’uomo ha agito nel corso del tempo con attenzione e de-licatezza, senza stuprare il paesaggio, ma creando una commistione più che gradevole, con piccole case i cui colori riprendono l’azzurro del mare, il verde dei boschi e l’ocra della terra. Piccoli nidi che fungono proprio da ri-chiamo per un ritorno alla purezza pri-migenia che questo luogo ricorda in ogni suo anfratto.In una simile escalation di bellezza, non poteva mancare l’apice: un minuscolo paese arroccato sulla cima di una delle alture della porzione centro-settentriona-le dell’isola che già dal nome richiama la dimora degli antichi dei della mitologia greca: Olympos. Fino a pochi anni fa, non era nemmeno possibile raggiungere con l’auto questo

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APPUNTI DI VIAGGIO

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paesino, talmente inerpicato ed imper-vio, che ha conservato intatta la magia di un tempo fermatosi in un passato agre-ste, dove i cicli naturali scandiscono la vita delle poche persone che qui vivono per l’intera durata dell’anno. Olympos è la tenerezza e la semplicità di donne e uomini che indossano quoti-dianamente i loro abiti tradizionali, che accolgono i visitatori mentre sono intenti nelle loro occupazioni, che offrono i loro prodotti tipici come il pane, le spezie ed il miele, illustrando tessuti finemente ri-camati a mano. Tutti piccoli segni di un mondo antico, forse per certi versi anacronistico, ma che aiuta chi vi giunge ad assaporare la vita in un modo più bello, sicuramente più sereno, a cui non siamo più abituati.Una profonda pace mi ha accompagna-

to per tutta la durata della vacanza, fino all’ultimo istante, in cui mi accingevo a salire sull’aereo di ritorno, perché ciò che ho avvertito vibrare nel cuore a Kar-pathos, in Grecia, nella mia Grecia, è stata la sensazione di essere veramente a casa mia, nel mio alveo naturale. Scrivere questo pezzo, raccontare ciò che ho visto ma che soprattutto ho pro-vato e vissuto, è un modo per sentire ancora vivo e forte il ricordo dei giorni greci e la gioia della scoperta di quest’i-sola bellissima. Emozioni che solo la terra ellenica è in grado di regalare. Almeno a me.

Matteo Trucco

...piccoli segni di un mondo

antico...

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SALUTE

Life is Motion, Motion is Life A.T.Still

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Cicatricie postura: la visione osteopatica.

La cicatrice è un segno lasciato nella cute da una guarigione di una ferita o di una incisione chi-rurgica in cui un tessuto funzio-

nale normale è ricostituito da un tessuto connettivo (cicatrice). I cheloidi sono accumulazioni eccessi-ve di tessuto cicatrizzato oltre a quello che normalmente si riscontra nella mag-gior parte delle persone. I cheloidi sono masse di tessuto connettivo più sollevate e grosse delle cicatrici. Le cicatrici e i cheloidi causano sempre aderenze che a loro volta nel tempo portano dei disturbi

chiamati “focolai”, i quali manifestano problemi funzionali anche in distretti lontani dalla cicatrice stessa: questo fe-nomeno è legato al coinvolgimento del tessuto miofasciale che mette in collega-mento tutto l’organismo. Infine, è bene ricordare anche il loro spiacevole effetto da un punto di vista estetico ed, in alcuni casi, emozionale.

Dal punto di vista fisico/meccanico, ogni aderenza cicatriziale limita in qualche misura il movimento dei tessuti, dei vi-sceri e delle articolazioni.

Dal punto di vista emozionale una cica-trice testimonia un evento e ne mantiene una memoria: c’è il vissuto del trauma, dell’eventuale operazione, del decorso successivo. Lo testimoniano le tante ci-catrici che pure a distanza di anni pre-sentano ancora sensibilità alterate e/o algie del distretto.

EZIOLOGIA Dopo che una ferita profonda e ampia avviene nella pelle, entrambe le cellule della pelle e le cellule del tessuto connet-tivo (fibroblasti) iniziano a moltiplicarsi

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SALUTE

NOI - NOVEMBRE 2012 31

Dr. Marco Metti D.O.Dottore in scienze motorie e dello sport - Osteopata - Chinesiologo

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per riparare il danno. I fibroblasti forma-no una struttura sopra la quale le cellule della pelle possano migrare dentro e ri-empire la ferita. Questo è l’equilibrio tra la percentuale di replica dei fibroblasti contro le cel-lule della pelle, che hanno qui un ruolo importante. Se i fibroblasti si replicano molto rapidamente, possono formare una rete densa che non è così facilmente penetrata dalle cellule della pelle e ciò porta come risultato un’ampia cicatrice. Se le cellule della pelle mantengono il contatto con i fibroblasti, allora si forme-rà un piccolo tessuto cicatriziale e la pel-le avrà un’apparenza più normale dopo che la ferita è guarita. Nelle persone più giovani rispetto alle persone più anziane, i residui cicatrizia-li si formano in maniera meno evidente, poiché le cellule della loro pelle si repli-cano più velocemente e riempiono la fe-rita con un tessuto dermico normale.

CHELOIDI E CICATRICI IPERTROFICHESono noduli sollevati e rossicci che si sviluppano nella parte dove c’è stato un trauma. Dopo che avviene una ferita sul-la pelle, sia le cellule della pelle che le cellule del tessuto connettivo (fibrobla-sti) iniziano a moltiplicarsi per riparare il danno. Una cicatrice è costituita di “tessuto con-nettivo”, fibre cartilaginose depositate nella pelle dai fibroblasti per mantenere la ferita chiusa. Con i cheloidi, i fibro-blasti continuano a moltiplicarsi anche dopo che la ferita si è rimarginata.

In questo modo i cheloidi si proiettano sulla superficie della pelle e formano ampi cumuli di tessuto cicatrizzato. I cheloidi si possono formare in qualsiasi parte del corpo, sebbene la parte superio-re del petto, del rachide e le spalle siano particolarmente soggetti alla loro for-mazione. I sintomi includono pigmenta-zione della pelle, prurito, arrossamento, sensazioni strane e dolore.

Una cicatrice ipertrofica sembra simile a un cheloide. Le cicatrici ipertrofiche

sono più comuni. Loro non diventano così grandi come i cheloidi, e possono attenuarsi con il tempo.

Operare un cheloide, di solito, stimola di più la formazione di tessuto cicatriziale, perciò persone con cheloidi sono abituati a sentirsi dire che non c’è niente che si possa fare per liberarsene, ma ciò non è assolutamente vero, l’Osteopatia può far molto riguardo alle cicatrici e ai cheloidi. Osteopaticamente le cicatrici vengono trattate con un approccio di tipo fasciale.

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Gli Osteopati sanno che le cicatrici non permettono una piena libertà dei piani sottogiacenti, creando aderenze che ac-cumulano tensioni molto spesso anche a distanza della cicatrice stessa.

Dopo aver trattato le cicatrici ed aver ristabilito una mobilità dei vari distretti fasciali circostanti, il soggetto migliora dal punto di vista osteopatico e sintoma-tologico, e riacquista, in special modo, un equilibrio della propria postura in un regime di economia del lavoro muscola-re per il controllo della postura stessa.

Un’attenzione particolare è da dedicare alla cicatrice da taglio cesareo, che, come tutte le altre cicatrici, è una entità particolare e complessa. Però una cicatrice da cesareo non è una cicatrice come tutte le altre. In natura, l’esterno protegge l’interno e così anche nel corpo questo ordine esi-ste: la pelle separa l’interno del corpo dal suo esterno. E così come lo separa, lo protegge: filtra e impedisce agli aggressori di penetrare ed evita la dispersione della nostra ener-gia vitale.

La bellezza della pelle sta nella capacità di separare e contemporaneamente cre-are l’apertura al contatto e alla comuni-cazione. La pelle è il più grande organo del corpo ed è il primo senso a svilupparsi nel feto. Tutta la dolcezza della relazione madre-feto si trova nella pelle.

La pelle ha la stessa origine embrio-logica del sistema nervoso centrale, dell’ipofisi, della ghiandola mamma-ria e delle surrenali.

Quando la pelle è toccata, noi siamo toc-cati nel nostro rivestimento, noi siamo feriti nella nostra dolcezza: ci sentiamo aggrediti “tutte le cicatrici sono una aggressione memorizzata dai tessuti”.Sotto la pelle, le fasce, membrane che collegano tutte le parti del corpo, le strut-ture e gli organi tra loro. Se le fasce sono cicatrizzate, tutta la meccanica del corpo ne è informata e modificata. Se l’utero è ferito nella sua intimità si indurisce e crea una tensione meccani-ca e funzionale.La cicatrice, quindi, altera l’ordine natu-rale. L’esterno non protegge più l’interno. La cicatrice si forma fisicamente, ma re-sta aperta energeticamente. La pelle non fa più da barriera e diventia-mo più vulnerabili all’influenza esterna e alla perdita di energia.

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VISIONE OSTEOPATICANon tutte le cicatrici sono da trattare!! Ci sono cicatrici che si sono “adattate” al sistema fasciale senza creare grandi scompensi e quindi risultano funzionali; altre cicatrici, al contrario, creano vere e proprie distorsioni del tessuto connetti-vo, influenzando negativamente il siste-ma fasciale.

L’osteopata si avvale della mano per in-dividuare la “trazione”, ma esistono dei test specifici che si possono effettuare per evidenziare una cicatrice disfunzio-nale da una funzionale.L’agopuntore medico Paul Nogier scoprì un particolare segnale rilevabile al polso dell’arteria radiale denominato V.A.S. (Segnale Vascolare Autonomo) in quan-to riflesso neuro-vegetativo.L’interazione negativa da parte della ci-catrice crea una riduzione dell’espansio-

ne dell’onda sfigmica rendendo evidente il coinvolgimento disfunzionale di essa. Il trattamento della cicatrice mediante OMT ha il fine di sbrigliare le aderenze fasciali create dalla cicatrizzazione e ri-armonizzare la struttura.

Non abbiamo solo le cicatrici “visibi-li”, quelle cutanee da esiti di trauma o chirurgiche, ma abbiamo anche delle cicatrici che possono essere esito di una rimarginazione tissutale a livello di un organo o di un tessuto parenchimatoso (es. pleura).

Un esempio banalissimo può essere la rimarginazione di un’ulcera duodena-le o gastrica: questa cicatrice, anche se non visibile, può creare una limitazione dei piani fasciali sia dell’organo stesso sia degli organi limitrofi, generando nel

tempo delle modificazioni posturali che saranno successivamente oggetto di sin-tomi.

È fondamentale insegnare al pazien-te a rimaneggiare la cicatrice al fine di “scollarla” dai piani sottostanti ed evitare che le aderenze diventino più “forti” e possano condizionare la struttura.

a cura del Dr. Marco Metti

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Col passare del tempo, Novara si sta sempre più configurando, oltre che come la seconda realtà industriale e demografica del Pie-

monte, come un’autentica cittadella uni-versitaria, un polo per la crescita di giovani intelletti e un centro culturale stabilmente inserito nella “top ten” degli Atenei italia-ni, grazie ad un corpo insegnanti di grande esperienza e notevole capacità. In tale contesto, l’Università del Piemonte Orientale, in stretto connubio con il tessu-to urbano e sociale novarese, continua nella sua crescita verso l’eccellenza, rappresenta-ta nello specifico dalla Facoltà di Medicina che, insieme all’ospedale Maggiore della città, creano un polo universitario-ospeda-liero tra i primi in Italia, come preparazione dei futuri dottori nelle varie specialità, così come nei vari indirizzi di Infermieristica, i quali, supportati da un corpo docenti di pri-missimo livello, creano una realtà di grande valore non solo in territorio piemontese, ma in tutta Italia.Da parecchio tempo oramai, la Facoltà di Medicina è tra quelle che attira il maggior numero di studenti, in special modo dalle regioni meridionali, sia nell’indirizzo di medicina, sia in quello farmaceutico. Questo dato, inequivocabile, è dovuto, a detta dei più, non solo perché le facoltà

novaresi sono tra le più qualificate a livello nazionale, ma anche grazie alla vivibilità della città stessa, che offre sempre più ser-vizi e un contesto di vita “a passo d’uomo”, aspetto che in altri centri di dimensioni maggiori, anche più organizzati a livello universitario, spesso viene a mancare.A supporto di quanto detto, concorre un nuovo dato che conferma l’alto livello del-la formazione dei futuri medici dell’ateneo novarese: gli studenti del sesto anno della Facoltà di Medicina hanno ottenuto un otti-mo risultato nel “progress test” che ha mes-so a confronto il loro livello di preparazione con quello degli studenti di altri 47 Atenei nazionali.Il progetto della “Città della Salute” rima-ne per la città e per l’intero comprensorio della provincia una guida fondamentale allo scopo di far progredire lo sviluppo del settore della ricerca medica, all’interno della quale dare la possibilità agli studenti laureati a Novara di proseguire il percorso di specializzazione. La stessa regione Piemonte ha offerto ga-ranzie in merito all’avvio, in tempi brevi, dei lavori di ampliamento del complesso universitario medesimo, perseguendo l’o-biettivo di trasformare Novara in una città delle microtecnologie, della bioingegneria, dell’hub ospedaliero, oltre che della medi-

cina in generale.Oltre che un obiettivo concreto e sensibile, si spera possa essere, al tempo stesso, l’au-gurio che tali idee ed ambizioni si tramu-tino, il prima possibile, in fatti concreti, a cominciare dall’ampliamento, attualmente in corso, del complesso universitario presso l’area dell’ex Caserma Perrone, vicino alla sede della Facoltà di Economia.Sarebbe un ulteriore passo in avanti verso la costituzione di un’autentica cittadella universitaria, come la non troppo distante Pavia, che possa ospitare il polo medico oltre che quello giuridico ed economico, garantendo la possibilità agli studenti nova-resi di concentrare il percorso universitario nel loro capoluogo di provincia, arrestando in tal modo l’emorragia soprattutto verso i vicini atenei torinesi e lombardi.Ma l’augurio più grande è sicuramente che i futuri medici, farmacisti ed infermie-ri possano un giorno (si spera non troppo lontano) disporre di un complesso univer-sitario sempre più evoluto che possa ga-rantire ai giovani universitari importanti e concrete prospettive professionali, a fronte della crisi nei confronti della quali proprio i più giovani risultano essere maggiormente vulnerabili.

Matteo Trucco

Medicina a Novara: la strada dell’eccellenza

34 NOI - NOVEMBRE 2012

SALUTE

Page 35: NOVEMBRE 2012

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Page 36: NOVEMBRE 2012

36 NOI - NOVEMBRE 2012

PSICOLOGIA

di Chiara RattoPsicologa e Psicoterapeuta

La terza fase del modello di coaching strategico

«Quando si detesta qualcuno al punto da volerlo liquidare,la cosa migliore da fare è prendere un foglio di carta e scrivere molte volte che è uno schifoso, un furfante, un mostro, e ci si accorgerà subito che lo si odia di meno e non si pensa quasi più alla vendetta. È all’incirca quello che ho fatto nei confronti di me stesso e del mondo». Emile CioranEsercizi di ammirazione, 1986

La rabbia: stratagemmi di intervento

Anche quando la sensazione di base che domina la Ten-tata Soluzione Ridondante disfunzionale è la rabbia, il coach dovrà condurre il

cliente a mettere in atto, nella propria quotidianità, una prescrizione di com-portamento, che permetta a quest’ulti-mo di affrontare questo sentimento e di gestirlo di modo funzionale, affinché da limite si trasformi in risorsa. La rabbia è un’emozione che può esse-re diretta verso gli altri o verso se stessi, porta spesso all’incapacità di non reagire e si traduce verso l’esterno in comporta-menti aggressivi, verso l’interno in azio-ni intrapunitive.

Giorgio Nardone (2003), in uno dei suoi libri, racconta del mito di Yu il Grande, il quale si trovò giovanissimo a dover affrontare il problema delle periodiche inondazioni del Fiume Giallo. Invece di far costruire argini sempre più imponenti, egli ordinò che si scavassero delle buche, fossati e canali intorno alla città, nei quali le acque del fiume potes-sero defluire senza distruggere nulla. Oltre a questo, fece costruire lungo i ca-nali i primi mulini ad acqua, così da uti-lizzare la forza di quest’ultima per ma-

cinare il riso ed altre sostanze. In questo modo, Yu, che grazie a ciò fu denomi-nato «il Grande», vinse il nemico senza opporvisi, bensì catturando la sua forza per poi utilizzarla a scopi benefici.Allo stesso modo, per intervenire sulla rabbia distruttiva trasformandola in ri-sorsa, si potrebbe pensare non di annul-larla o di «arginarla» contenendola, ma di farla defluire canalizzandola.

Immaginiamo per esempio una moglie che, dopo essersi trattenuta per un po’, inizia a rinfacciare aggressivamente al marito di non darle tutte le attenzioni che ritiene di meritare. In questo caso, ci troviamo di fronte ad una Tentata Soluzione Ridondante subita sul piano della relazione, poiché la don-na sa quanto sarebbe efficace trattare il partner con dolcezza, eppure quando la rabbia arriva ad un certo limite, non ri-esce a non reagire e scatta furiosamente.L’applicazione dello stratagemma allo-ra, consisterà nel chiedere alla moglie, ogni giorno, di prendere carta da lettere e penna e di scrivere una lettera al mari-to, mettendoci dentro tutta la rabbia che sente e dando sfogo alle cose peggiori che gli vorrebbe dire, senza alcun tipo di censura. Concentrando tutta la sua rab-bia nelle lettere infatti, la persona riesce ad esprimerla e a canalizzarla, scoprendo così che il partner forse non è poi tanto negativo e questo gradualmente le per-metterà di poter scegliere di non reagire in maniera disfunzionale di fronte a certe situazioni, fino al completo superamento della Tentata Soluzione Ridondante.

Lo stesso tipo di intervento, ovviamente, si potrebbe utilizzare quando la persona verso la quale ci sentiamo arrabbiati è il nostro capo, un collega o un collaborato-re. Inoltre, è possibile applicare lo stes-so stratagemma anche nei casi in cui la collera la rivolgiamo contro noi stessi: insultarsi ogni giorno per iscritto infat-ti, ci permette di far defluire la rabbia e di riappacificarci con tutto ciò che di noi non ci piace.

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Con l’arrivo della stagione in-vernale aumentano i rischi per la nostra salute legati alla circolazione di germi che colpiscono le vie respi-

ratorie.Tra questi, i virus influenzali sono in grado di provocare gravi complicanze, soprattutto nelle persone più deboli. Nel corso delle epidemie stagionali, l’in-fluenza può fare ammalare dal 5 al 30% della popolazione, provocando un au-mento della mortalità nelle categorie di soggetti maggiormente a rischio (anziani o pazienti affetti da malattie croniche de-bilitanti), e causando importanti conse-guenze negative sulle attività lavorative e sull’offerta di Servizi di Pubblica uti-lità.

La vaccinazione è ormai riconosciuta come il mezzo più efficace e sicuro per prevenire la diffusione dell’influenza e delle sue complicazioni ed è assicurata dal Servizio Sanitario Pubblico ai sog-getti appartenenti alle categorie a rischio:• soggetti di età pari o superiore a 65 anni• soggetti di tutte le età:• con malattie croniche dell’apparato cir-colatorio, respiratorio • con malattie metaboliche (es. diabeti-

ASL NO

VACCINAZIONE ANTINFLUENZALEPrevenzione e controllo dell’influenza,

raccomandazioni per la stagione 2012-2013

ci, persone affette da malattie renali e di tipo immunologico ecc)• con malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anti-corpi, immunosoppressione indotta da farmaci (pazienti oncologici) o da HIV• con malattie infiammatorie croniche a livello intestinale• con malattie per le quali sono program-mati importanti interventi chirurgici• donne che sono nel secondo/terzo tri-mestre di gravidanza durante la stagione epidemica di influenza • personale di assistenza o contatti fami-liari di soggetti ad alto rischio• persone addette ad attività lavorative di particolare interesse collettivo (vigili del fuoco, polizia, insegnanti, ecc.)• persone a contatto con animali per mo-tivi di lavoro.

La vaccinazione deve essere ripetuta ogni anno, in quanto i virus dell’influen-za cambiano le loro caratteristiche an-tigeniche molto velocemente e, quindi, annualmente la composizione del vacci-no cambia.

L’ASL NO promuove la campagna di vaccinazione antinfluenzale, che inizierà da Lunedì 5 Novembre e continuerà fino

alla fine di Dicembre garantendo, soprat-tutto attraverso l’impegno dei Medici di Medicina Generale (medici di famiglia), la somministrazione gratuita del vaccino ai soggetti a rischio.Per combattere l'influenza e il raffred-dore è inoltre importante osservare uno stile di vita corretto, e seguire alcuni semplici suggerimenti:• indossare abiti che permettono di tratte-nere il calore del corpo (cotone e la seta e, sopra, la lana);• fuori casa proteggersi, nelle giornate fredde e ventose, con sciarpe di lana o anche di seta,• vestirsi "a cipolla” (a strati), in modo da potersi liberare di una parte degli abiti entrando in un luogo riscaldato;• in caso di esposizione al freddo inten-so con indumenti troppo leggeri, meglio un bagno caldo piuttosto che una doccia. Infatti il bagno riscalda e rilassa di più;• umidificare gli ambienti riscaldati;• in caso di malattia influenzale, seguire una dieta liquida con spremute, succhi di frutta e verdura;• lavarsi frequentemente ed accurata-mente le mani con acqua e sapone.

L’UFFICIO STAMPA Azienda Sanitaria Locale di Novara

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“Con le faccette dentali,in un solo giorno e senzaspendere una fortuna mi sono fatta il lifting al sorriso!”

Giulia RossiAvvocato

Nel caso di discromie sulle superfici dentarie, morfologie inadeguate e marcate perdite di sostanza dentale le faccette protesiche rappresentano la soluzione ottimale.Sono costituite da sottili gusci di ceramica estetica che vengono applicati sulla superficie dentaria, previa ove necessaria, una modestissima preparazione e riduzione della stessa.Le faccette vengono approntate nel laboratorio odontotecnico sulla base di un’impronta di precisione rilevatasugli elementi dentari preparati in bocca al paziente. Le faccette cementate adesivamente alla superficie dentaria oltre che assolvere pienamente alle evidenti necessità estetiche ne rinforzano la struttura.

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BaliLA SCOPERTA DEL PARADISO

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Mentre attendo in fila che il mio passaporto venga controllato e vidimato, mi attardo ad annusare l'aria

dell'aeroporto di Bali, che odora di fiori freschi. Per un attimo il brusio di mille voci e idiomi, il clangore metallico dei nastri che riconsegnano i bagagli e gli annunci strillati dagli altoparlanti sembrano sva-nire. Il profumo dolciastro avvolge ogni cosa. Venti minuti dopo, all'uscita dall'aero-porto, ho ancora quell'essenza olfattiva

nelle narici, che non mi abbandona nep-pure quando oltrepasso le spesse porte a vetri per cercarmi un taxi. Nonostante l'umidità quell'aroma con-tinua a seguirmi. L'ho già sentito molte volte, ma qui a Bali ha una sua particola-re, unica e irripetibile fragranza. Finalmente, sfrecciando verso Denpasar, capisco da dove viene: il nome scienti-fico è plumeria acutifoglia, meglio noto come Frangipani. È incredibile quale profumo possa spri-gionare un arbusto, un albero che, in fin dei conti, è una "pianta grassa".

A Bali cresce particolarmente rigoglio-so e i suoi fiori hanno tutte le possibili sfumature. Il Frangipani a fiore bianco domina su tutto, ma non mancano varie-tà rosse, gialle, rosa. L'isola ne è piena zeppa. Cerco di chiedere all'autista delucidazio-ni sull'incredibile abbondanza di questo arbusto a Bali. Ma – ahimè – non capisce l'inglese, se non le solite due parole di rito, perciò mi sforzo di farmi capire a gesti. L'unica risposta che riesco a otte-nere è "Frangipani, Italian", ripetuto più volte.

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Sì, lo so già. Si racconta che furono i coloni francesi a dargli questo nome, quando ne videro i primi esemplari ai Caraibi, per similitudine con un famoso profumo creato da uno speziale italiano nel XII secolo. Il suo nome era, appunto, Frangipani.Intanto ci infiliamo strombazzando tra le vie della capitale, Denpasar, caotica e fracassona come tutte le città orienta-li, ma priva di palazzi alti e di edifici a vetri. La passiamo in fretta e finalmen-te raggiungiamo la costa presso Sanur, dove la lunga spiaggia battuta dalle onde è addossata ad una ripida parete vertica-le. Scopro, non senza stupore, che l'albergo dove soggiornerò è stato costruito lette-ralmente "gambe all'aria", proprio per sfruttare la falesia. La hall e il ristorante sono al piano più alto, in cima alla pa-rete, mentre le camere sono disposte sui

piani inferiori, numerati anch'essi al con-trario. Alla base del muro di roccia c'è l'ampia piscina e la zone relax. Ci devo fare l'abitudine ma, d'altra parte, ci rimarrò per dormire solo una notte. Raggiunta la mia camera vorrei riposare, tuttavia il fuso orario mi ha scombusso-lato i ritmi sonno-veglia. Perciò decido di non perdere tempo e torno in strada. Il taxista prima di lasciarmi in hotel mi ha insegnato a gesti come fermare effica-cemente un qualunque mezzo pubblico che circoli sull'isola. Provo ad imitarlo, sbracciandomi e gridando "bemo, bemo, bemo". Quasi subito si ferma un camioncino. Salgo e con una manciata di rupie arri-vo fino a Kuta, la località più mondana dell'isola, tutta un susseguirsi di hotel, negozi, pub e centri commerciali: una mecca del divertimento e dello svago che mescola oriente e occidente, affac-

ciata su una sterminata spiaggia dora-ta che affonda nell'oceano. Il meglio dell'artigianato locale, insieme a false griffe fa bella mostra di sé in ogni vetrina e su ogni bancarella. Ma l'esperienza che non può manca-re quando ci si trova a Kuta è quella di una grigliata in spiaggia di pesce appena pescato, in uno degli innumerevoli ri-storantini rischiarati solo dalle candele, dove assaporare il meglio della cucina balinese, con i piedi affondati nella sab-bia e gli occhi persi nel cielo stellato.Il giorno dopo mi attende il viaggio ver-so l'entroterra dell'isola: destinazione Ubud. La ridente cittadina si trova in mezzo alla rigogliosa e umida foresta pluviale che ammanta Bali. La strada si snoda tra palmeti e profonde vallate, tutte rigorosamente sfruttate mediante ingegnosi terrazzamenti per coltivare l'immancabile riso. Il sistema di riforni-

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IN VIAGGIO

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mento e gestione dell'acqua è ancora il subak, importato dai primi colonizzatori, di origini asiatiche, nel I secolo a.C. I panorami, nei punti in cui la strada è libera da alberi e fiori, mozzano il fiato per la loro bellezza. Acqua e verde, di ogni tinta, tonalità e sfumatura, dai toni più cupi e tenebrosi a quelli più assurdamente sgargianti, do-minano l'entroterra. Ubud, una tranquilla cittadina, snodo e crocevia più importan-te di questa parte dell'isola. C'è un aspet-to che, però, tra tutti, la rende unica. È considerata il centro spirituale di Bali. L'abbondanza di templi – Bali è a mag-gioranza induista – e la rigorosa osser-vanza religiosa, fanno di Ubud un luogo di rara spiritualità, non solo sull'isola. Il villaggio è circondato di templi, alcu-ni facilmente raggiungibili, altri nascosti nel folto della jungla indonesiana. Ne è così ricca che alcuni sono stati addirit-

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IN VIAGGIO

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IN VIAGGIO

tura riconvertiti in incredibili alberghi di lusso, senza stravolgere le architetture originarie, ma integrandole con l'uso di legno e materiali locali. Tra i tanti scelgo di visitare il tempio di Gunung Kawi presso Tampaksiring, a nord-ovest di Ubud. È un complesso del XI secolo, dedicato al re e alle sue con-cubine, ricavato sul fondo di una stretta valle. Si raggiunge solo attraverso una stretta e interminabile scalinata rifinita con blocchi scolpiti e livellati di roccia vulcanica. Bali conta diversi vulcani an-cora attivi nella sua parte settentrionale. Ovunque, nel folto della foresta, emer-gono come relitti teste, busti e statue di divinità e di eroi, consunti dall'acqua ab-bondante che stilla incessante e avvolti da liane, arbusti e foglie ampie. Mentre cammino goffamente per non scivolare sui sassi muschiosi, mi lascio

avvolgere dall'atmosfera sospesa del luogo. Donne in sari sgargianti e bam-bini vanno avanti e indietro sorridenti, portando offerte a base di frutti e di ela-borate composizioni vegetali. Quando comincio a udire il fiume, la foresta si apre su due grandi cortili adiacenti e sui dodici santuari scolpiti interamente nella montagna. Regna un inconsueto silenzio. Invisibile c'è un bra-hamino che salmodia. Si sta svolgendo un rito. Poi lo vedo. Proprio nel momento in cui, a scopo di "benedizione" o forse di "purificazione" beve un sorso da una piccola ciotola ornata di fiori e sputa – sputa spruzzando, davvero! - in faccia alle quattro giovani donne, dai capelli corvini raccolti in una lunga treccia, che siedono in raccoglimento di fronte a lui.Inatteso, e a rovinare la magica atmosfe-

ra, proprio in quel momento mi si mette a squillare il cellulare. È l'assistente lo-cale che mi propone per il pomeriggio l'esperienza del rafting nella jungla. Non l'avevo previsto, ma pare che a Bali il rafting non sia un'esperienza allucinante, ma una gita "per tutti". Così mi lascio convincere e nel pome-riggio, caschetto blu in testa e giubbot-to salvagente addosso, insieme ad altre sette persone, salgo a bordo di un gom-mone per scendere un fiume. Intorno c'è la foresta più impenetrabile, squilli, stridii e rumori indescrivibili, scimmie che ciondolano dai rami e lo sciabordio dell'acqua. Scivoliamo rapidi ma senza troppi scos-soni sulle acque fangose, qualche mu-linello e brevi rapide non pericolose ci fanno salire l'adrenalina in corpo quel tanto che basta. Dopo trentacinque mi-

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IN VIAGGIO

nuti ecco l'unica cascata del percorso. La guida ci fa segno di buttarci indietro sul gommone il più possibile mentre l'af-frontiamo. Dura davvero poco, il tempo di assaporare il brivido di un salto ver-so il basso. Poi le acque si calmano di nuovo e il nostro giro giunge al termine. Sbarchiamo al punto di ristoro, dove ci offrono té caldo e prelibatezze locali per ristorarci dalla fatica e dall'umidità. Ormai ho ripreso i corretti ritmi sonno-veglia. Il rafting ha fatto il resto e la not-te dormo beatamente. Il mattino dopo torno verso la costa. Non vedo l'ora di ammirare da vicino il più poetico, fantastico e leggendario tempio dell'isola, Tanah Lot. Costruito, pare, nel XV secolo dal "santo" indù balinese Dang Hyang Nirartha, è costruito su uno sperone roccioso sulla riva dell'oceano raggiungibile a piedi o isolato dalla terra

ferma a seconda delle maree. Fu conce-pito per onorare le divinità marine insie-me ad altri sei, disposti lungo le coste dell'isola. Il tramonto, con il sole infuocato che scende nelle acque dell'oceano dietro l'ombra scura delle pagode del tempio percosso dalle onde spumeggianti, come un vascello nella tempesta, è forse l'im-magine più suggestiva dell'isola. E mentre sto lì, a bocca aperta con la sal-sedine che mi sferza la faccia, mi sento come Cornelis De Houtman. Approdò a Bali nel 1597 nel corso del-la disastrosa spedizione olandese che, però, ebbe il pregio di far scoprire l'isola al Vecchio Mondo. Nel suo diario scrisse "ho trovato il pa-radiso".

Francesco Teruggi

Pag. 41- Tramonto a Tanah Lot.Pag. 42 - Bali, una danzatrice.

Pag. 43 - Tanah Lot e fiori frangipani.Pag. 44 - Ubud, coltivazioni di riso.Pag. 45- Il tempio di Gunung Kawi.

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Possente, con una gran muscolatura e nello stesso tempo slanciato e dal de-sign sportivo. Il Salone di Parigi ha re-galato un’anteprima del Suzuki S-Cross: oggi un prototipo, ma con tanta sostan-za commerciale dentro. Infatti questo

Suzuki prepara il nuovo Suv, slanciato e sportivo.

accattivante Suv nipponico è destinato a diventare un modello di serie già dal 2013. Piacerà sicuramente per le linee dinamiche e con i suoi 4,3 metri di lun-ghezza si inserirà nel segmento C, attual-mente dominato dalla Nissan Quashqai.

Ospiterà molto comodamente 5 persone con ampio spazio a disposizione ed il vano bagagli sarà uno dei più capienti della categoria, In pieno stile Suzuki non mancherà la trazione integrale e molto probabilmente verrà introdotta anche una versione ibrida elettrica.Esteticamente S-Cross cattura l’atten-zione per gli ampi passaruota e i man-correnti sul tetto a “scomparsa”, che scompaiono se non utilizzati. Il frontale non passa certo inosservato per la gran-de personalità, gli inserti cromati che si estendono nella carrozzeria fino ai fen-dinebbia a LED installati nel paraurti anteriore. Anche i fari posteriori sono a LED. Ottima la resa aerodinamica del nuovo Suv, sottolineata dal profilo del tetto che scivola verso la parte posteriore e dalla sinuosità dei paraurti anteriore e posteriore.

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CULTURA

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La campagna e l’agricoltura rap-presentano da sempre due degli elementi maggiormente caratte-ristici del nostro territorio, terra

di pianura e colline, racchiusa tra due fiu-mi, ricchissima di fonti d’acqua e solcata da una miriade di canali.Ma la campagna è anche il luogo delle nostri origini, ambiente prediletto dalle generazioni che ci hanno preceduto e che, con grande fatica e sacrificio, hanno mo-dellato nel corso del tempo l’aspetto della nostra terra, sfruttandone le grandi poten-zialità ma cercando, al tempo stesso, di non intaccarne la purezza originaria. Percorrendo le strade che dal capoluogo si districano per tutta la provincia è pos-sibile ancora oggi notare come gran parte del territo-rio novarese venga trattato con rispetto da chi, ancora oggi, si dedica alle attività agricole, continuando anti-che tradizioni rimaste vive ed immaginifiche soprat-tutto grazie ai racconti e ai ricordi dei nostri anziani.Alla campagna e al lavo-ro dei campi sono stati dedicati anche dei musei, luoghi di cultura dove si conservano i dati materiali della “cultura contadina” che ha contribuito a plasmare in buona parte la nostra identità.Uno di questi musei, custodito fra le mura di palazzo Bono, di proprietà del comune di Borgomanero, in frazione di Santa Cri-stina, è il Museo contadino: una raccolta di attrezzature agricole e delle testimo-

La cultura della campagna

nianze della civiltà contadina.Questa interessante rassegna di utensili, oggetti e documenti è tuttora sotto la cu-stodia di un’associazione, nata nel 1992, chiamata “Gruppo per la civiltà agricola locale”, tra i cui soci fondatori c’è proprio il Comune di Borgomanero. L’idea di allestire questo museo molto particolare nacque in seguito alla dona-zione di un’ingente quantità di oggetti, frutto della paziente raccolta di un medi-co borgomanerese, il dott. Dino Cerutti, il cui intento era proprio quello di riuscire a conservare la memoria di un patrimonio

comune che avrebbe seriamente rischiato di andare perduto.Questa raccolta, denominata Come erava-mo, è stata allestita nel 1993 e da allora è aperta al pubblico la prima domenica di

ogni mese, dalle 14.30 alle 18.00, e so-prattutto in occasione di aperture speciali durante le gite scolastiche dei bambini e degli alunni delle scuole del circondario di Borgomanero. Centinaia le testimonianze presenti in un ampio corridoio d’accesso, in cinque sale ed in una cantina. È possibile ammirare alcuni tra i più singolari attrezzi agricoli, di cui si è quasi persa memoria, oggetti d’uso quotidiano del mondo contadino, la cucina, la camera da letto, la cantina e il solaio. Sono presenti gli utensili dei me-stieri artigiani di una volta, come il fab-

bro, il falegname, il lattaio, l’arrotino e il ciabattino.Trovano collocazione an-che ricordi legati all’antica religiosità di Santa Cristina e alla presenza degli Obla-ti, tra cui numerosissimi “santini”, foto di missio-nari e abiti talari. In uno dei locali è stata ricostruita anche la scuola del tempo, dove vengono richiamate alla mente, attraverso rare foto dell’epoca, le emigra-zioni ottocentesche fino alle guerre mondiali.Questa raccolta Come eravamo rappresenta un documento di estrema im-portanza storica, capace di parlare ad ogni indivi-

duo che possa così cogliere ogni singolo aspetto che risiede in ciascuno degli og-getti presenti, collegato alla più ampia vicenda di una civiltà le cui radici non possono andare perdute.

Matteo Trucco

Il Museo contadino di Santa Cristina di Borgomanero

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Il percorso che il magazine “NOI” ha iniziato nel maggio 2011, con articoli dedicati a Salvatore Fiume ed alla sua presenza a Novara negli anni 1942-43, non è terminato ed

in questo numero, parlando della grande mostra a lui dedicata, allestita a Mi-lano a Palazzo Pirelli, è con un po’ d’orgoglio che annunciamo la pub-blicazione nel catalogo della mostra, dell’opera novarese di Salvatore Fiu-me. Novara avrà quindi il privilegio di possedere ufficialmente la prima grande opera dell’artista. La mostra è ospitata nell’edificio sorto nel 1956 sulle rovine degli sta-bilimenti Pirelli, distrutti nei bom-bardamenti del 1943, proprio quando Salvatore Fiume terminava il poli-cromo nell’ospedale militare di No-vara. Ma questa non è la sola coincidenza: infatti, l’architetto di Palazzo Pirelli fu Giò Ponti, che nel nel 1952 com-missionò a Fiume un enorme dipinto (mt. 48x3) per il transatlantico An-drea Doria. Purtroppo, nel 1956 l’immensa tela affondò con la nave al largo dell’iso-la di Nantucket. È con quest’opera che l’artista poté comprare la filanda di Canzo, oggi sede della fondazione Fiume. Il grande architetto e il famoso artista saranno ancora uniti in modo simboli-co nella mostra milanese "Le identità di Salvatore Fiume", dal 24 Ottobre al

23 Dicembre 2012. La mostra, a qindici anni dalla scomparsa dell’artista (1915-1997), è curata da Alan Jones, Elena Pontiggia, Laura e Luciano Fiume, pro-mossa dalla Regione Lombardia e dalla Fondazione Salvatore Fiume, in collabo

razione con ArteSanterasmo. In esposi-zione 25 dipinti, 15 disegni, 5 sculture e 5 ceramiche in grado di tracciare una sin-tesi della produzione artistica di Fiume

nella pittura, nel disegno, nella scultura e nella ceramica, tra gli anni Quaranta e gli anni Novanta del secolo scorso, di-mostrando come la sua personalità, pur rimanendo intatta nel corso degli anni, si evolse costantemente, concependo

nuovi temi e sperimentando nuove tecniche.Il percorso espositivo si snoda in due sezioni distinte: nella prima, s’incon-treranno lavori realizzati tra gli anni '40 e gli anni '60, precedenti alla ‘ri-voluzione’ stilistica che fece seguito al suo viaggio a Londra nella metà degli anni '60, mentre, nella seconda, si vedranno opere eseguite nel suc-cessivo trentennio.Accompagna la mostra un ricco ca-talogo edito dalla Fondazione Salva-tore Fiume.

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Le identità di Salvatore Fiume

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Prosegue con successo la mostra dei Pinoc-chi in legno di Ambrogio Brasca, collezio-nista di Milano, inaugurata domenica 30 settembre, nell’ambito delle iniziative pro-mosse dal Fai e dal Comune di Novara per la valorizzazione e la riscoperta del Parco dei Bambini. L’esposizione, che presenta una gran par-te dei 300 pezzi della collezione, è stata inaugurata dall’assessore alla cultura del Comune di Novara, Paola Turchelli, con Eugenio Bonzanini, responsabile della de-

Un successo la mostra su Pinocchio.

legazione Fai di Novara, e con Ambrogio Brasca, ed è allestita sulla balconata interna al primo piano del Museo di Storia Natura-le Faraggiana Ferrandi.Folta la presenza di visitatori di ogni età, a riconferma che il burattino italiano più fa-moso al mondo riscuote ancora un notevole

interesse. La mostra sarà aperta fino al 6 gennaio 2013, e sarà visitabile lungo il normale percorso del museo nel seguente orario: da martedì a venerdì dalle 09.00 alle 12.30, sabato e domenica dalle 14.00 alle 19.00 e lunedì chiuso. L'entrata al museo è gratuita.

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LA NOSTRA STORIA

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Arte, improntaIncontro con Sergio Floriani

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ARTE

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È possibile al giorno d’oggi fare dell’arte uno dei princi-pali, se non l’unico, viatico dove indirizzare la propria vita?

Forse no, dal punto di vista meramente economico o venale. O per lo meno con estrema difficoltà. Sicuramente sì, se si è deciso di fare dell’arte il mezzo per esprimere appieno il significato profondo della nostra stessa esistenza. L’evidenza concreta dell’e-spressione e della potenza dei sentimenti e del modo di vedere la realtà.Il mondo che filtra attraverso gli occhi di un artista, viene riprodotto nelle sue ope-re e messo a disposizione di tutti, senza distinzioni, permettendoci di cogliere, pienamente o meno, ulteriori peculiarità e sfaccettature di una realtà incommen-surabilmente grande. E fortunatamente la nostra terra novare-se, non solo è ricca di arte e cultura, ma anche di personalità che ci trasmettono capolavori artistici di altissimo pregio e che hanno fatto dell’arte un’autentica missione di vita.

Uno di questi nostri artisti novaresi è Sergio Floriani, classe 1948, nato a Grantorto (PD) ma residente da tempo a Gattico, il cui curriculum vitae parla da solo: pittore e scultore, inizia la sua atti-vità espositiva nel 1979 e nel 1982 pro-muove insieme ad altri artisti il Gruppo della Narciso Arte. Due anni dopo viene prescelto dal critico Giorgio Di Genova a rappresentare l’I-talia alla Biennale di Venezia. Dal 1988 ha avviato le ricerche nell’ambito della video-arte, realizzando la video scultura Autoriflessione e progettando successi-vamente Impronte nel 1989 e il Velo di Ptah nel 1991. È stato segnalato sul Catalogo dell’arte moderna italiana Mondadori, sul n°18 dallo stesso Giorgio Di Genova e sul n°24 da Giorgio Segato. Ha vinto il I° concorso internazionale di scultura Arona 1996, e una delle sue opere più recenti, la Croce innalzata, campeggia all’interno della Chiesa Par-rocchiale dei SS. Cosma e Damiano a Gattico.

Nelle pagine seguenti l’intervista che ha rilasciato in esclusiva ai lettori di NOI.

Arte, improntadi Matteo Trucco

di vita.

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ARTE

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Sergio, a quando possiamo far risalire la tua vocazione artistica e il tuo pri-mo approccio con l’arte?

Molto indietro nel tempo, quando ero un bambino e frequentavo la Quinta Elementare. Ebbi la grande fortuna di incontrare un maestro davvero straor-dinario, una personalità estremamente singolare che organizzò la mia classe in vari gruppi, fingendo che si trattasse di diverse testate giornalistiche. Ogni grup-petto rappresentava un giornale, con un direttore di testata, che doveva illustra-re con figure ed immagini le notizie da pubblicare. Pertanto non usavamo l’in-chiostro, ma tanti acquarelli, e tutte le giovanissime “redazioni” disegnavano e pitturavano. Fu una sorta di Corriere dei Piccoli a colori, dove i bambini potevano dare pienamente sfogo alla propria cre-atività. Questo rappresentò per me uno stimolo eccezionale, e ancora oggi deb-bo dire grazie a quel maestro che fu un autentico innovatore.Un grande aiuto mi venne dato anche da mio padre, che per i miei nove anni mi regalò una scatola di acquarelli pro-fessionali. Un regalo insolito per un bambino di quell’età, ma estremamente prezioso, tant’è che passavo la maggior parte del mio tempo libero dopo la scuo-la a dipingere più che a giocare. Questo per ciò che riguarda gli inizi della mia passione artistica.Per ciò che concerne nello specifico la mia vocazione vera e propria, accadde che dopo essermi laureato in Chimica a Torino, nel 1973, fondai una scuola di pittura a Gattico che rimase operativa per otto anni, in ricordo dell’esperienza che maturai a scuola con il mio “mae-stro-artista” e in omaggio all’attività di Arno Stern a Parigi: una scuola di pit-tura, in uno spazio chiuso, senza stimoli dall’esterno, assolato, in cui i bambini potessero coesistere tra loro con i mate-riali della pittura. Il fatto che non potes-sero ricevere alcuno spunto al di fuori di questo ambiente era, nell’idea di Stern, la conferma che questi piccoli avessero dentro di sé un mondo di fantasia scon-finato, un talento creativo puro, a cui era sufficiente fornire uno spazio apposito per esprimerlo. Oltretutto si trattava an-che di un metodo formativo molto vali-do, che prevedeva la condivisione dello spazio e degli strumenti per dipingere.Durante gli anni nei quali cui questa

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scuola è stata operativa a Gattico ho vi-sto creazioni davvero eccezionali da par-te di questi “giovani artisti”.

Che cosa cerchi di trasmettere con la tua arte?

È una domanda a cui ho cercato da mol-to tempo di dare una risposta. A partire dal 1989, mi sono posto effettivamente il problema su che cosa rappresentare e perché. La mia attività di pittore ini-ziò nel 1979 in seguito all’incontro con Antonio Calderara, il mio “padre intel-lettuale”, autodidatta, grazie al quale mi accostai per la prima volta ai soggetti paesaggistici dei luoghi circostanti il Lago d’Orta. Grazie a lui capii vera-mente cosa fosse un’opera d’arte, l’ag-giunta di quel quid che è fondamentale. È enorme la differenza tra un semplice, seppur rispettabilissimo, prodotto d’arti-gianato e un manufatto artistico. Pertan-to io credo che un artista dedichi la sua vita all’espressione di un suo, personale, linguaggio artistico. La scelta dell’arte è totalizzante.

Ritieni che l’arte possa essere conside-rata un lavoro?

Penso di sì, a patto che si creda profon-damente in ciò che si fa, che venga data all’arte la dignità che merita. Agendo così, anche chi sta intorno e vive di ri-flesso l’attività dell’artista si può accor-gere della qualità di questo lavoro.

In quale corrente artistica collochere-sti le tue opere?

Parto da lontano. Nel 1982 fui tra i soci fondatori del Gruppo Narciso Arte, un’associazione di artisti narcisiani che, formalmente, raffiguravano soggetti fi-gurativi che si specchiavano. Da qui nac-que la teoria del rispecchiamento e del raddoppiamento dell’immagine, allu-sione alla necessità di arrivare, dopo gli anni Settanta (dove contava il collettivo, un’arte sociale e politica), ad una spicca-ta soggettività. Questo gruppo di artisti proveniva da tutta Italia, da Roma, dalla Sicilia, dalla Toscana, oltre a me che ve-nivo da Novara, ed era unito da questa concezione dell’arte, definita doubloure,

un concetto astratto. Ci facevamo porta-voce dell’urgenza avvertita nell’animo umano di andare a trovare in se stessi i significati profondi dell’Esistenza, come se fosse un richiamo filosofico nell’arte. Sussiste infatti una notevole differenza tra narcisista e narcisiano. È una corren-te artistica che suggerisce uno sguardo introspettivo per aiutare ad arricchire il mondo intero.

Potrebbe esistere ancora al giorno d’oggi un “circolo artistico” simile?

Circoli artistici ce ne sono parecchi at-tualmente, ma gli ultimi movimenti di gruppi di artisti non hanno purtroppo avuto seguito. Non esiste più l’idea di mettersi insieme, di formare una corren-te unitaria in cui tutti possano sentirsi parte integrante. È prevalsa la soggetti-vità. Al giorno d’oggi i giovani diploma-ti che escono dall’Accademia si pongo-no in primis il problema di quale strada scegliere, soprattutto dal punto di vista professionale. Anche per l’arte, è l’an-damento del mercato del lavoro ad in-dirizzare le possibilità espressive di un

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artista.

Come si potrebbe spiegare l’arte con-temporanea ai non esperti?

Penso ad un’esperienza che ho vissuto in prima persona. Quando nacque il Futu-rismo, c’era un mondo accademico che usava un linguaggio totalmente diverso, che non forniva gli strumenti necessari per comprendere la rivoluzione portata da questa nuova corrente. Quando visitai la mostra sul Futurismo a Palazzo Gras-si, mi fece una grandissima impressione, e solo in quel momento ebbi modo di capire appieno il significato dell’epopea futurista. Occorre all’incirca un secolo per “emergere” ed essere capiti univer-salmente. Ora sappiamo bene che i temi e le manifestazioni promosse dal Futu-rismo di fatto anticiparono i tempi, e di conseguenza ne posticiparono la com-

prensione. Andò oltre, rispetto all’epoca in cui predominava ancora una modalità interpretativa dell’arte prettamente acca-demica.Un altro esempio che mi viene in mente è il caso di Lucio Fontana. I contempo-ranei non capivano le ragioni profonde della sua arte. Solo dopo sessant’anni si è inteso che egli ha voluto raffigurare ed interpretare un’apertura verso una nuova dimensione, una dimensione cosmica.La difficoltà di capire l’arte contempora-nea è insita proprio nel fatto che l’artista realizza il pensiero della sua epoca, ma per capirlo appieno occorre lasciar pas-sare parecchio tempo. Ma l’arte, si sa, trascende il tempo stesso.

La tua è un’arte “digitale”, dove pre-dominano le impronte e con esse l’ele-mento divino. Come la puoi spiegare ai nostri lettori?

È una concezione dell’arte che ho ma-turato durante i miei primi tredici anni di attività. Mi sono posto il problema del rapporto tra il creatore, l’opera e l’osser-vatore.Verso la fine del 1989, realizzai un pro-getto di video-scrittura incentrato sul tema delle impronte. Se io rappresen-to, raffiguro l’impronta digitale, pro-pongo qualcosa che è famigliare a tutte le persone, poiché ogni gesto di presa materiale di un qualsiasi oggetto, segna soggettivamente, personalizza gli ogget-ti attraverso questo contatto, e di conse-guenza la realtà medesima. È un’appro-priazione del reale, della vita, di cui si hanno attestazioni fin dalla Preistoria, con le raffigurazioni dipinte sulle pareti delle caverne. È un atto di affermazione dell’esistenza.Seppur con intenti diversi, anche Pie-ro Manzoni, per deridere il processo di esasperata mercificazione successivo al boom economico degli anni Sessanta, durante un rinfresco, timbrò provocato-riamente tutte le uova sode che stavano per essere servite, a simboleggiare un’u-niformità che andava però a spersona-lizzare l’esistenza. Il mio è stato chiara-mente un percorso inverso, soprattutto per ciò che riguarda la presenza del divi-no che è in tutti noi. Chi scopre se stesso, nella propria in-dividualità, si accorge di essere unico, inimitabile. Un aspetto che ci avvicina a Dio. La croce che si trova nella chiesa parroc-chiale di Gattico porta impresse le im-pronte di trecento fedeli, in un atto quasi teologico: l’umanità del Cristo rappre-sentata attraverso l’impronta dell’uomo. Le impronte vogliono pertanto simbo-leggiare un atto di fede e di devozione, la ricerca di un segno che rappresenta l’in-tera collettività umana. Tutti noi, senza distinzioni.

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Sergio Floriani nel suo studio, tra le sue opere

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Natività e nascite laiche

Appunti di dialogo tra iconografia sacra e visioni contemporanee.

Il Museo Tornielli di Ameno (No) ospiterà dal 17 novembre 2012 al 27 gennaio 2013 la mostra "Natività e nascite laiche. Appunti di dialogo

tra iconografia sacra e visioni contempo-ranee" a cura di Francesca Pasini. La mostra offre una lettura interessante e insolita, grazie a un sottile filo rosso che cerca di ricostruire un legame tra passato e presente. Artisti contemporanei si met-tono in dialogo con artisti e opere dell'i-conografia sacra, attraverso un percorso dialettico nelle sale del Museo Tornielli di Ameno.

Al di là dell'iconografia classica, cosa significa oggi per gli artisti "mettere al mondo"? Qual è il rapporto tra la Na-tività e le nascite contemporanee nella storia dell'arte?

La mostra evoca i temi dell'iconografia sacra e il loro radicamento nel territorio attraverso i prestiti di alcuni collezionisti privati. L'intento è quello di dare degli spunti per riflettere sull'evento della na-scita, come una sedimentazione cultura-le profonda e diffusa. Le natività nelle chiese d'Italia sono elemento fondante

dell'immaginario collettivo; il fatto che si possa presentare un corpus di opere storiche testimonia non solo la ricchezza e la diffusione del patrimonio artistico, ma anche la convivenza privata con que-ste immagini. Ecco dunque le opere di Gaetano Previati, Taddeo Zuccari, Carlo Dolci, Pietro da Cortona, Antonio Bale-stra, Pier Francesco Mola e Mosé Bian-chi innescare un dialogo con gli artisti scelti per la peculirità del linguaggio e del mezzo espressivo utilizzato.Le opere contemporanee interagisco-no con la nascita attraverso esperienze, ricordi, sentimenti come nei lavori di Liliana Moro, Marzia Migliora, Mocel-lin-Pellegrini; nell'istantanea di Eva Fra-piccini una nonna rom tiene in braccio la nipote, richiamando l'immagine di una Madonna col Bambino mentre in Vanes-sa Beecroft la Madonna è bianca, ma San Giuseppe e il bambino sono neri, apren-do così grandi domande sull'oggi e sul passato. In Shirin Neshat la madre è to-talmente coperta da chador nero e il bam-bino nudo è decorato con disegni e versi di antichi poeti sufi. Elizabeth Aro indica nell'unica ala fatta di piume di stoffa di seta bianca l'interruzione del volo di un

angelo. Traslochi Emotivi realizzerà in-vece un'opera site specific partendo dalla condizione di figlia mentre Margherita Morgantin realizzerà un'opera in cui al centro c'è il tema dell'icona. Last but not least Alberto Garutti, che nell'ultimo decennio ha realizzato l'opera "Ai Nati Oggi” in varie città (Bergamo – Ghent – Istanbul), dove, in alcune zone, alcune lampade si accendono quando nasce un bambino. Ad Ameno ci sono le immagini di alcuni di questi momenti.

Tra gli eventi collaterali alla mostra, se-gnaliamo la presentazione del progetto ReBirth Day di Fondazione Pistoletto- Cittadellarte, sabato 15 dicembre alle ore 16.30 con la presenza del Maestro Mi-chelangelo Pistoletto al Museo Tornielli di Ameno. Fondazione Pistoletto – Cittadellarte è il promotore di ReBirth Day, prima giorna-ta universale della rinascita che si svol-gerà il 21 dicembre 2012. Il 21 dicembre, solstizio d'inverno nell'e-misfero boreale e d'estate in quello au-strale, è una data celebrata dall'umanità fin dai tempi più remoti. Una connotazione fatidica di “fine del

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mondo”, tanto diffusa quanto priva di fondamento, è stata attribuita a questo giorno del 2012, riproponendo un tema ricorrente nelle mitologie e nelle religio-ni, così come nella narrativa fantastica e fantascientifica. A prescindere da qual-siasi fattore più o meno immaginativo, questa data può assumere un senso sim-bolico, in quanto corrisponde effettiva-mente a una fase culminante della storia umana. www.rebirth-day.org

Durante il periodo della mostra sarà inol-tre organizzato un “tour del sacro” nel territorio della provincia di Novara, per scoprire alcuni luoghi e opere di parti-colare rilievo conservate a Novara, Solo-gno, Arona, Miasino e Orta.

Il Museo Tornielli di Ameno, piccola cittadina sulle sponde del Lago d'Orta, è situato all'interno dell'omonimo palazzo e rappresenta un vero e proprio luogo d'incontro e di studio, un importante cen-tro civico del territorio, sinergia di arte e cultura. Lo Spazio Museale, ripensato

nel 2012 da DA-A Architetti (Elena Ber-tinotti, Anna Chiara Morandi, Paolo Cit-terio), ospita una collezione permanente dedicata all'arte contemporanea, esposi-zioni temporanee, workshop, laboratori didattici e conferenze. Nel museo si organizzano mostre ed eventi ma anche visite guidate, incontri culturali e convegni. Nel museo è pre-sente, inoltre, uno spazio informativo dedicato al "Cuore Verde tra Due La-ghi", l'area territoriale delimitata a est dal Lago Maggiore e a ovest dal Lago d'Orta; punto di riferimento del tessuto cittadino e attrattore di flussi turistici sul territorio, il Museo Tornielli fornisce in-formazioni su prodotti, itinerari, progetti ed eventi.

Artisti in mostra: Elizabeth Aro, Vanessa Beecroft, Eva Frapiccini, Alberto Garutti, Marzia Migliora, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Margherita Morgantin, Liliana Moro, Shirin Neshat, Traslochi Emotivi.

Natività e nascite laicheAppunti di dialogo tra iconografia sacra e visioni contemporanee

17 novembre 2012 – 27 gennaio 2013 - Museo Tornielli, Piazza Marconi 1 Ameno (No)

Orari di apertura: giovedì, venerdì, sabato, domenica 15 – 18.30Apertura nel periodo natalizio: 27 - 28 - 29 – 30 dicembre - 3 - 4 - 5 - 6 gennaio 2013

Ingresso liberowww.museotornielli.it - [email protected]

Tel. 0322 998717

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A pagina 60: Vanessa Beecroft

VBSS.010.MP2006-Digital c-print - 230x180 cm

Edition of 6Courtesy Galleria Lia Rumma,

Milano/Napoli

A pagina 62:Eva Frapiccini

"La Rom Zingara con suo nipoteCampo Lombroso, Roma

(Container Sweet Container)" 2007/09 cm.50x50 C-type print ed.5

Courtesy Alberto Peola, Torino

A pagina 63:Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini

Generalmente le buone famiglie sono peggiori delle altre

2010 - Video installazione a 2 canali, colore, suono, 21’20”

Courtesy Lia Rumma, Milano/Napoli

Sezione iconografia sacra: Antonio Balestra, Mosé Bianchi, Pietro da Cortona, Carlo Dolci, Pier Francesco Mola, Gaetano Previati, Taddeo Zuccari.

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Fondare un’impresa nel momen-to in cui avvengono quotidiane chiusure è un avvenimento in-consueto, ma imporre un mar-

chio a livello internazionale partendo da una cittadina di provincia come è Borgo-manero, è un fatto straordinario.Eppure, nonostante la crisi, la nostra nazione non è inconsueta a situa-zioni simili, anche se agli onori della cronaca salgono soltanto le notizie di sprechi, di omi-cidi e di disgrazie. È un sintomo della società dell’immagine che, per vendere, deve usare il male come veicolo op-pure è insito nella natura umana accettare il bene come elemento normale? Nel primo caso ci trove-remmo di fronte ad un fat-to negativo, nel secondo ad una posizione positiva.Stiamo parlando di un realtà editoriale, quale è la casa edi-trice “Giuliano Ladolfi”, che pro-prio in questo mese compie due anni vita. Fondata dall’omonimo titolare per at-tuare una passione che già ha prodotto con la collaborazione di Marco Merlin la splendida realtà di una rivista letteraria

come «Atelier» che, a 12 anni dalla na-scita, continua a segnare un solco nelle Lettere italiane, l’azienda nel 2011 ha posto in catalogo tra prime e seconde

edizioni ben 54 titoli, passando imme-diatamente nella fascia di grandi editori.

Ma la novità ultima consiste nel fatto che l’editrice borgomanerese sta superando i confini nazionali per imporsi a livello mondiale.Il primo risultato va ricercato nella tra-duzione del poemetto Giacomo Ponti del poeta georgiano Dato Magradze

candidato al premio Nobel; il secon-do nella cura di un’antologia della

poetessa belga di lingua france-se Véronique Bergen e il ter-

zo nella pubblicazione dello studio del titolare sulla pit-tura di un’artista belga di fama internazionale, So-phie Cauvin, presentato alla “Affortable Art Fair” di New York il 5 ottobre scorso. In concomitanza con una manifestazione di carat-tere mondiale, la pittrice

ha voluto che fosse pre-sentato il volume dinanzi

ad un pubblico di intenditori, tra cui anche Claudio Angelini,

giornalista e corrispondente dagli Stati Uniti di Rai 1. Egli si è a lungo

complimentato con il titolare: «Questo libro per profondità di idee, per chiarez-za di esposizione e per qualità di stampa è il segno di un’eccellenza culturale che qualifica il nome della nostra nazione nel

La RAI a New York per la casa editrice borgomanerese.

Sophie CauvinGiuliano Ladolfi Editore

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più potente Stato mondiale e contribui-sce a far superare il luogo comune che vede la qualità italiana nel cibo, nella li-rica e nel turismo».L’ammirazione del giornalista ha trovato conferma nei numerosissimi visitatori, artisti e galleristi di tutto il mondo, i qua-li hanno ammirato il livello dell’edizione e del testo. Giuliano Ladolfi, infatti, ha trovato in So-phie Cauvin l’esempio di un tipo di arte capace di superare lo sterile sperimenta-lismo e la ripetitività delle tele contem-poranee. Continuando la sua riflessione estetica, già presente nella rivista e nella pubblicazione Per un nuovo Umanesimo letterario (Novara, Interlinea, 2009) ha posto in luce la profondità di un’artista che attraverso le linee, i colori e le forme interpreta la storia dell’universo come attuazione di un progetto originario, il quale all’interno della materia conserva una per-manente traccia spirituale. Studiosa di mitologia popolare dei cinque continenti, si è posta alla ricerca di quel sostrato uma-no comune alla nostra specie, la quale attraverso l’elaborazione di narrazioni fantastiche cerca di attribuire un senso al reale.

Durante una pausa del secondo giorno abbiamo avuto la possibi-lità di intervistare la pittrice.

Il successo di questa manife-stazione conferma che lei è uno degli artisti attuali più interes-sante e il confronto con altri colleghi lo conferma. Per qua-le motivo ha scelto un critico come Giuliano Ladolfi per pre-sentare la sua produzione pittorica?

Scelte così importanti dipendono da due fattori: l’occasione e l’affinità di idee. Un mio catalogo pubblicato nel 2010 ha acceso nello studioso il desiderio di conoscermi e in quell’occasione egli ha individuato grande affinità con le mie concezioni artistiche.

Quali motivazioni la spingono alla pit-tura?

Diverse e complementari. In primo

luogo penso di aver ricevuto le prime suggestioni dalla mia famiglia, da mio padre, in modo particolare, grande vio-linista e mio nonno era regista. Fin dalla tenera infanzia ho coltivato una vera e propria passione per la musica studian-do il piano per 13 anni. Già verso i 14 anni mi sono accorta che la musica non avrebbe potuto soddisfare il bisogno intimo di creazione. Non mi sarebbe bastata la felicità di un’interpretazione, dovevo produrre opere che recassero il sigillo della mia personalità. Allora mi sono iscritta all’Accademia delle Belle Arti, dove ho trovato un insegnante che mi ha indirizzato alla pittura. È stato un incontro che ha segnato la mia esistenza. Suppongo che a tutti capitino delle vere e proprie “svolte”, che, nel momento in

cui avvengono appaiono insignificanti, ma che ad uno sguardo retrospettivo, dilatato dall’esperienza e dagli anni, si configurano come capitali.

Nel libro si parla di un evento parti-colare che ha determinato una svolta nella sua vita artistica.

Finiti gli studi mi sono accinta a dipin-gere; mi piaceva, avevo acquistato co-noscenze e competenze sufficienti per realizzare il sogno della mia vita: mi tro-vavo all’interno di un sistema, ma non ne

conoscevo le ragioni profonde.Poi la mia ispirazione si è inaridita. Mi sono sentita disorientata, svuotata, inu-tile: che cosa potevo fare se non dipin-gere? Mentalmente mi sono collocata al termine della mia vita, quando inevitabili ci sono i bilanci e mi sono vista di fron-te una realtà inevitabile: la morte con la relativa angoscia che attanaglia tutti gli esseri viventi, ma in modo particolare la sensibilità degli artisti. Ho avuto la fortuna di compiere in quel periodo un viaggio in Egitto, il quale costituisce una seconda “svolta” nella mia arte e nella mia vita. Avevo ventun anni e i tesori di arte di quell’antica civiltà mi hanno aperto una duplice prospettiva: artisti-ca ed esistenziale: con la morte non si esaurisce il cammino dell’uomo perché

costituisce solo un passaggio ad un’altra vita. Egli è destinato ad un’esistenza più completa in una dimensione diversa.Da quel momento ho capito che, se avessi voluto continuare la mia carriera, avrei dovuto intendere la pittura in una maniera asso-lutamente differente, ossia come ricerca sui destini umani e come rappresentazione di una realtà to-tale attraverso il superamento sia del naturalismo descrittivista sia dello sperimentalismo autorefe-renziale. Mi sono immersa nello studio della filosofia, la sorgente fondamentale delle mie opere. Ho studiato il pensiero orientale indiano, cinese, giapponese, non ho trascurato le culture africane e precolombiane, per il fatto che ho capito che, se diverse storica-mente e culturalmente possono essere le risposte, identiche sono

le esigenze di un essere umano che, per valorizzare la propria dignità, non può esimersi dall’affrontare i quesiti esisten-ziali in un cammino personale e comune. In Accademia ho appreso le tecniche pittoriche tradizionali: olio, pastelli, ac-querello, carboncino... Quando ho capito la mia strada, mi sono accorta che si ren-deva necessario anche un cambiamento sotto il profilo “materico”. Dal viaggio in Egitto ho portato la sabbia, sabbia del deserto, finissima e colorata come il sole al tramonto durante il solstizio sulle dune. Per me è stata una rivelazione: se

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avessi voluto ricapitolare nella mia pit-tura la realtà, non avrei potuto affidarmi a strumenti artificiali; il reale chiama il reale e solo in questo modo si rende pos-sibile quel ritorno alle cose, che costitui-sce uno degli obiettivi della mia arte.Ancora oggi mi servo esclusivamente di materiali naturali. Raccolgo la sabbia da varie parti del globo, sabbia di colo-razioni diverse che cerco di riprodurre senza mescolamenti, pura nella sua forza espressiva e simbolica. Se poi la sabbia viene presa da luoghi sacri, allora vi sen-to dentro una potenza superiore. Non credo alla divisione tra spirito e materia. Sono, però, certa che l’afflato della vita (possiamo anche chiamarlo Spirito) è presente nella realtà inanimata. A questo materiale aggiungo la brace, come risul-tato di un passaggio di esistenza. Non disdegno assolutamente anche la carta... materiali poveri insomma, materiali che nella loro primigeneità conferiscono vi-gore ad una rappresentazione che aspi-ra a superare la pura rappresentazione sensoriale. La materia non ha età e le opposizioni tradizionali vanno superate in una sintesi in cui l’equilibrio genera l’armonia di una Realtà totale.

La sua ricerca avviene nella più com-pleta solitudine oppure fa parte di qualche movimento?

Io ammiro gli artisti contemporanei, ma mi sento lontana da loro. Spesso sono as-salita dal dubbio che occorra “inventare” e poi rispondo rifacendomi all’etimo-logia della parola stessa che deriva dal verbo invenio,“trovare” qualcosa che già esiste e che è in me. Non mi sento parte di alcun movimento artistico, anche perché non è mia inten-zione innovare, ma “rivelare” ciò che è esiste e che è in me, come ho appena affermato. La mia solitudine, da una par-te, viene avvertita come un onere mora-le, quasi un incarico di responsabilità, e dall’altra come prova di estrema libertà. Certo potrebbe sembrare che manchi il confronto, e questo è vero, ma sento in me l’esigenza di percorrere un sentiero decisamente personale.

Verrà in Italia per presentare le sue opere?Certamente, non aspetto altro. L’Italia

è la patria della pittura, dell’arte e del-la cultura. E poi molte altre ragioni mi legano alla vostra nazione. Spero in un prossimo futuro di ritornare sul vostro stupendo lago che ho conosciuto in occa-sione della preparazione del libro e trarre ispirazione da questo stupendo miracolo della natura. Mi piacerebbe preparare una mostra nelle vostre zone, dove ho trovato un critico che è riuscito ad esplo-rare i segreti della mia arte.

Il testo, redatto in italiano, è tradotto in francese e in inglese ed è corredato da splendide riproduzioni dei quadri della pittrice, rese più interessanti dall’inser-zione di brevi citazioni che si prefiggono lo scopo di aprire al lettore orizzonti di intelliggibilità e di suggestione. Siamo ben lontani dalla struttura di un catalo-go, perché l’arte della Cauvin costituisce uno stimolo di approfondimento sulla situazione dell’arte contemporanea e in-tende porre la basi, come è avvenuto per la poesia mediante la rivista «Atelier», per un’arte capace di parlare dell’uomo all’uomo, un’arte, che abbandonati le

astrusità, l’intellettualismo, la riprodu-zione, sappia ancora presentare il dram-ma della nostra specie sulla terra.

Giulio Greco

Titolo: Sophie CauvinAutore: Giuliano LadolfiEdizioni: Giuliano Ladolfi Editore Corso Roma 16828021 Borgomanero (No)Tel. 0322835681Codice ISBN: 978-88-6644-036-9Collana: GiadaPagine: 300Prezzo: 80 euro

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L'editore borgomanerese Giuliano Ladolfi

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Un alimento sano e sicuro

Il miele

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Affrontiamo l’argomento miele, un alimento sano conosciuto fin dai tempi remoti. Possiamo citare una frase di Apicio “Dessert di 2000 anni fa: "Fricassea di rose. Datteri farciti di noci e pinoli, fritti nel miele. Dolci africani al vino dolce e miele, serviti caldi".

Conosciamo meglio questo alimento attraverso l’intervista alla dott.ssa Angela Allegra, Dirigente Veterinario del Servizio Igiene e Assistenza Veterinaria Area B - Igiene degli Alimenti e della Nutrizione del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL NO.

Secondo la definizione ufficiale il miele è "la sostanza dolce natu-rale che le api producono dal nettare di piante o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o dalle sostanze secrete da insetti succhiatori che si trovano su parti vive di piante che esse

bottinano, trasformano, depositano, disidratano e lasciano maturare nei favi dell'alveare.Le caratteristiche di composizione, alle quali il miele deve essere con-forme per poter essere commercializzato in quanto tale o utilizzato in prodotti destinati al consumo umano, sono stabilite da specifiche nor-mative comunitarie e nazionali e si può dire che la composizione media del miele è quella di seguito indicata: Composizione media del miele

ZUCCHERI 80% (fruttosio 40%, glucosio 30%,

altri zuccheri 10%)

ACQUA 17%

ALTRE SOSTANZE 3% (acidi organici, sostanze minerali, aminoacidi, enzimi, vitamine, so-

stanze aromatiche, pigmenti, HMF)

Come si fa a riconoscere se il miele è di buona qualità?

Per valutare la qualità del miele si ricorre alla determinazione di alcu-ni parametri chimici, che sono il contenuto di acqua, di idrossimetil-

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furfurale (HMF) e l’indice diastatico. L’acqua definisce la possibilità o meno di una buona conservazione; l’idrossime-tilfurfurale indica lo stato di freschezza, mentre l’indice diastatico è un parametro che esprime l’attività enzimatica del mie-le che diminuisce con l’invecchiamento, la mal conservazione ed i trattamenti ter-mici. Inoltre, l’invecchiamento del miele comporta anche un aumento dell’acidità, con conseguente perdita delle sostanze che forniscono l’aroma.

Quanti tipi di miele sono prodotti?

L’Italia è l’unico paese ad offrire oltre 50 varietà di miele, ma è anche quello con il consumo procapite tra i più bassi: circa 600 gr. all’anno secondo Conapi, contro 1,5 Kg. della Germania e 800 gr. dell’In-

ghilterra. Negli ultimi due anni si registra comunque un fenomeno in controtenden-za, che vede questo alimento in fase di vera e propria riscoperta. Il miele non vie-ne utilizzato solo per l’utilizzo diretto, ma la maggior parte è destinato all’industria alimentare, farmaceutica e cosmetica. Il nostro paese non è autosufficiente per quello che riguarda la produzione di mie-le: circa il 50% del consumo è sostenuto da prodotto d’importazione. La maggior parte del miele importato proviene da Pa-esi extraeuropei che sono più favoriti del nostro per le condizioni produttive legate all'ambiente e che hanno diversa struttura sociale ed economica: questo fa sì che i prodotti provenienti da questi Paesi arri-vino sul mercato italiano ad un prezzo che è di molto inferiore al costo di produzione del miele in Italia.

Quali sono le differenze?

Le differenze organolettiche che esistono tra un miele e l’altro sono principalmen-te dovute alla variabilità del nettare, che costituisce la materia prima della quale le api si approvvigionano. Esiste poi, oltre al miele ottenuto dal net-tare, il miele di melata. La melata è un li-quido zuccherino e vischioso che ricopre le foglie di certi alberi (abete, pino, quer-cia, tiglio, betulla, acero, frassino, larice), secreto da alcuni insetti (metcalfa e afidi) che si nutrono della linfa di queste piante, e viene bottinato dalle api come il nettare dei fiori.Per stabilire l’origine botanica e l’origine geografica del miele si può fare ricorso alla “melissopalinologia” che si basa sulla determinazioni dei diversi tipi di polline

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contenuti nel miele, ma non può dare co-munque una sicurezza assoluta. La possibilità di determinare con esattez-za l’origine del miele rappresenterebbe un importante valore aggiunto per gli api-coltori di un determinato territorio, utile a contrastare le numerose frodi del settore e a puntare sulla qualità, per difendersi dal-la massiccia importazione di mieli esteri, provenienti soprattutto da Cina e Argen-tina. L’analisi melissopalinologica viene svol-ta solitamente con l’ausilio del micro-scopio ottico; alcuni laboratori d’analisi hanno messo a punto metodi di biologia molecolare per identificare le specie ve-getali alle quali appartengono i pollini: questi metodi sembrano essere più precisi rispetto all’analisi tradizionale.

Perché il miele è considerato un ali-mento “sano”?

Il miele è da ritenersi uno degli alimen-ti più sani, ma anche uno dei più sicuri dal punto di vista microbiologico. Le sue caratteristiche fisico-chimiche sono infat-ti tali da porlo al riparo dal rischio di un possibile sviluppo batterico: la sua acidi-tà, dovuta alla presenza di acidi organici, determina un pH finale che varia da 3,5 a 5,5, valori che sono in grado di limitare fortemente la moltiplicazione della mag-gior parte dei batteri. Anche l’acqua libera (Aw), cioè quella quota di acqua presente negli alimenti e utilizzabile dai batteri per il loro metabolismo alimentare in quanto non legata ad altre molecole, nel miele raggiunge valori di 0,58-0,74, che sono molto bassi. Tenuto conto che per consentire lo svilup-po batterico di norma è necessaria un'Aw di almeno 0,90, è perfettamente compren-sibile come gli unici batteri in grado di sopravvivere in una matrice così ostile siano quelli appartenenti ai generi Bacil-lus e Clostridium, microrganismi in grado riprodurre spore, cioè forme di vita più resistenti, in grado di sopravvivere anche in condizioni ostili. Il riscontro di spore nel miele potrebbe essere dovuto sia ad una contaminazio-ne primaria (trasporto da parte dell'ape, presenza di polveri ricche di spore), sia ad eventuali carenze igieniche in fase di smielatura (contatto dei telaietti con il ter-reno, smielatore non sufficientemente pu-lito) o di confezionamento, dato il carat-

tere ubiquitario delle spore nell’ambiente.

Qual è il pericolo di una contaminazio-ne?La presenza di spore di Clostridium bo-tulinum nel miele può essere pericolosa per i bambini molto piccoli, al di sotto di 12 mesi di età, nei quali può causare una patologia chiamata “botulismo infantile”. Le spore contenute nel miele, a differenza di quanto accade nell'adulto o in bambini

al di sopra dell'anno di età, sarebbero in grado di germinare, a livello del colon, con conseguente produzione di tossina, causa della malattia. Tuttavia l’ingestione delle spore non è condizione sufficiente allo sviluppo di questa patologia: tra le cause concomitanti viene attribuita una particolare importanza alle caratteristiche della flora intestinale, soprattutto quan-do modificata dall’uso di antibiotici, alle anomalie della secrezione intestinale e

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alle alterazioni della risposta immuni-taria. Il quadro clinico è molto ampio e va da forme quasi asintomatiche fino alla morte.Anche se non ancora dimostrato, non è da escludere che il latte materno abbia un'azione protettiva ascrivibile alle sue componenti immunologiche (leucociti, lattoferrina, lisozima, complemento ed immunoglobuline secretorie A) e alla possibile presenza di anticorpi specifici anti-clostridio.Per quello che riguarda la relazione tra miele e botulismo infantile non sembra che questo prodotto possa essere consi-derato il principale veicolo del microrga-nismo nei casi di botulismo infantile e la sua eliminazione dalla dieta dei lattanti non potrà, presumibilmente, eradicare questa patologia. D'altra parte il miele non è indispensabile per l'alimentazione infantile e quindi il ri-schio di veicolare il botulismo con il mie-le può facilmente essere eliminato.La presenza di spore nel miele resta co-munque quasi sempre a livelli bassi o molto bassi e raramente raggiunge livelli che indicano una lavorazione in condizio-ni igieniche carenti. In nessun caso è stato segnalato, aldilà del rischio del tutto particolare del botulismo infantile, un possibile pericolo per le altre categorie di consumatori.Queste considerazioni hanno portato alla raccomandazioni diffuse dalle autorità sa-nitarie di non somministrare miele a bam-bini di meno di un anno di età.Negli Stati Uniti sono stati gli stessi pro-duttori di miele a prevedere un piano di informazione sanitaria rivolto ai consu-matori, con specifiche raccomandazioni per impedire la somministrazione di tale alimento ai minori di 12 mesi.Questa linea di condotta è stata seguita anche in altri Paesi, come Germania e Olanda, mentre la Commissione Europea, forse per il timore che un’informazione sul prodotto potesse portare a diffidenze nei confronti del miele da parte di citta-dini, ha scelto di minimizzare il proble-ma, lasciando ai singoli Stati membri il compito di attuare le disposizioni del “Comitato scientifico sulle misure veteri-narie relative alla sanità pubblica” che ha raccomandato che venga fornita un’infor-mazione efficace e approfondita ai pro-fessionisti della sanità sui rischi relativi al botulismo infantile a seguito dell’as-sunzione di miele. Anche il nostro Paese

ha adottato questa strategia, informando i pediatri sull’opportunità di evitare la somministrazione di miele ai bambini di età inferiore all'anno.

È importante riconoscere il prodotto attraverso l’etichetta. Il consumatore cosa deve leggere e cosa deve ricono-scere?

L’etichettatura del miele (Decreto Legi-slativo n. 181/2003, Decreto Legislativo n. 179 del 21/05/04 e Legge 11 marzo 2006 n. 81) impone l’obbligo di indicare in etichetta il Paese o i Paesi di origine. Una etichettatura a norma deve contenere le informazioni di seguito riportate.

1. denominazione di vendita (es. miele). Ad essa possono essere aggiunte speci-

ficazioni riguardanti l'origine botanica e l'origine geografica (naturalmente se cor-rispondono al vero) ed eventuali criteri di qualità specifici previsti dalla normativa comunitaria (DOP, IGP, etc.).Vanno evitate altre denominazioni espres-samente non previste dalla legislazione vigente (es. puro, purissimo, vergine inte-grale, ecc.). Altre possibili denominazio-ni si basano sul metodo di produzione o estrazione: Miele di favo, Miele con pezzi di favo, Miele scolato, Miele centrifuga-to, Miele torchiato, Miele filtrato;2. peso (quantità netta); 3. nome (o la ragione sociale o il marchio depositato) e la sede o del produttore o del confezionatore di un venditore UE; 4. numero di lotto; 5. la sede dello stabilimento di produ-zione o confezionamento (quando di-

verso dall'indirizzo del responsabile di commercializzazione già indicato in eti-chetta); 6. il termine minimo di conservazione; 7. l’indicazione del Paese di origine. Nel nostro caso: “Paese di origine: Italia”, oppure: “Miele italiano”. Altre diciture: “Paese d’origine: Argentina”; “Paesi di origine: Italia e Romania”; “Paesi di ori-gine Cina e Ungheria”;8. la presenza del sigillo di garanzia che garantisce il consumatore ed il produttore da eventuali manipolazioni.

Nel territorio novarese quanti sono i la-boratori che trattano miele?

Attualmente nel nostro territorio sono sta-ti censiti 57 laboratori, quasi tutti di pic-cole dimensioni. In base a quanto previsto

dalla programmazione regionale, che tie-ne conto del bassissimo rischio legato a questo alimento, essi vengono controllati una volta ogni tre anni. Fino ad oggi non sono stati individuati laboratori in cattive condizioni igieniche e strutturali. Anche i campioni eseguiti per la ricerca di residui di farmaci, pesticidi, contaminanti am-bientali e radioattività hanno sempre dato esito favorevole.

Cosa possiamo dire al consumatore?

Il miele dei produttori locali è un alimento sano e sicuro, idoneo per l’alimentazione dei consumatori.

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Tortino al cioccolato fondente

di Emi Guidettidi EmiLe ricette

Buongiorno a tutti! Arriva l'inverno e per il mese di Novembre ecco per voi una ricetta deliziosa, semplice e molto, molto golosa. Un ricetta che potete prepa-rare anche in casa, come dessert oquando vi viene quella voglia di ...Provatela e .. buon appetito! Emi

Arriva l'inverno e con il freddo viene la voglia di dessert golosi.

Infatti, quando vado in città a fare qual-che commissione, dopo aver preso fred-do la prima cosa che mi viene in mente è: "Ragazzi andiamo in un bar a scaldarci con una buona cioccolata con panna, op-pure a mangiare quei buonissimi tortini al cioccolato ...!

Naturalmente mi sono fatta dare una ri-cetta anche per voi, quella del Tortino al cioccolato fondente.

Ingredienti: per 4 personeburro gr. 80 latte ml. 75 panna fresca ml. 2504 uova 1 bustina di vanillina cacao amaro gr. 102 uova 1 tuorlo d'uovozucchero a velo gr. 90cioccolato fondente gr. 150

PreparazioneIniziamo a mettere il cioccolato fonden-te, tagliato grossolanamente, ed a scio-

glierlo in un pentolino a bagnomaria, poi aggiungete il burro tagliato a pez-zetti e amalgamate bene il tutto. Potete effettuare questa operazione anche al microonde. Nel frattempo ponete in una capiente ciotola le uova, la vanillina e lo zucchero, quindi sbattete con una frusta o uno sbattitore elettrico, fino a che il composto diventi chiaro, gonfio e den-so. Togliete dal fuoco il composto di cioccolato e burro e, sempre sbattendo, incorporatelo nel composto di uova; infi-ne unite la farina e il cacao setacciati. A questo punto imburrate e ricoprite di ca-cao amaro in polvere gli stampini in allu-minio, poi riempiteli per 3/4 e infornateli nel forno già caldo 180°. Dopo 13-15 minuti toglieteli dal forno, lasciateli leg-germente intiepidire e poi capovolgeteli su di un piatto da portata, cospargeteli di zucchero a velo e serviteli ancora tiepidi.

Per la salsa alla vanigliaVersate in un pentolino la panna e il latte. Occorre una stecca di vaniglia, incidete-la per il senso della lunghezza, prelevate i semini interni con il dorso del cucchia-io e uniteli alla panna ed al latte, unite anche la stecca di vaniglia e portate in infusione per 30 minuti circa. Nel frattempo, in una terrina sbattete i tuorli con lo zucchero aiutandovi con la frusta elettrica fino a ottenere un compo-sto spumoso e biancastro.Buona degustazione!

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