N. 3 I NOVEMBRE 2016 IANNO 63 -  · Nel vento con Dylan, fra memorie e orizzonti 04 IL PRESIDENTE...

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www.entevicentini.it NEL MONDO ICENTINI Memorie e orizzonti [ ] VICENTINI GLOBALI Avventure di giovani partiti per il Nicaragua COVER STORY Studiare a New York il racconto di una laureanda INCONTRI La sessuologa “cool” alla festa di Vancouver 03 Periodico bimestrale dell’Ente Vicentini nel Mondo Direzione, Redazione, Amministrazione via E. Montale, 27 - 36100 Vicenza | Tel. 0444 325000 | M. 340.8837741 | Fax 0444 528124 | [email protected] POSTEITALIANE S.p.a. Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art. 1, comma 1, NE/VI Tassa Pagata/Taxe Perçue/Economy MANOSCRITTI E FOTOGRAFIE NON SI RESTITUISCONO N. 3 I NOVEMBRE 2016 I ANNO 63

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NEL MONDOICENTINI

Memorie e orizzonti[ ]

VICENTINI GLOBALIAvventure di giovani partiti per il Nicaragua

COVER STORYStudiare a New Yorkil racconto di unalaureanda

INCONTRILa sessuologa “cool”alla festa di Vancouver

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N. 3 I NOVEMBRE 2016 I ANNO 63

RivistaVicentini NM 3 3-12-2016 9:26 Pagina 1

RivistaVicentini NM 3 28-10-2016 11:51 Pagina 2

SOMMARIO

VICENZA ECONOMIA Le strategie vincenti per le imprese vicentine

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VICENZA PROVINCIADa un santuario all'altro con zaino in spalla

08

IL DIRETTORE L’importanza della geografia

04

IL PRESIDENTEUna voce storica, con vista sul futuro

05

VICENZA PROVINCIAA Recoaro la foresta più piccola del mondo

09

VICENZA PROVINCIAAddio Cristiano alpino di Rotzo

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VICENZA I PERSONAGGICornale da Valstagna consiglia sigari anche a Fidel Castro

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I NUOVI VICENTINI GLOBALIl futuro dei jeans nelle mani di Diletta

12

I NUOVI VICENTINI GLOBALIUna vicentina in Corea del Sud fa da guida al risparmio energetico

13

I NUOVI VICENTINI GLOBALI“Mogees”, ogni oggetto diventa suono e il gruppo “Italian Angel” ci investe

14

ATTIVITÀ DELL’ENTEIl tour dello chef Mariano in cinque tappe brasiliane

15

I NUOVI VICENTINI GLOBALIDanimarca, il Paese felice dove tutti pagano tante tasse

16

I NUOVI VICENTINI GLOBALINel Vicentino per ogni immigrato c'è un giovane italiano che espatria

18

I NUOVI VICENTINI GLOBALIOggi è più facile andare all'estero ma restarci diventa un problema

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NOTIZIE DAI COMITATI VENETIEletto il nuovo consiglio direttivo delle associazioni venete in Argentina

20

NOTIZIE DAI COMITATI VENETILe nuove giornate australiane degli studenti bellunesi

21

I CIRCOLI NEL MONDO22

REGIONE VENETOCentottantacinque progetti presentati alla Festa del Popolo Veneto 2016

29

DIALETTANDOI “fabrissieri” de la ciesa de Wollongong e el libretto de Menego Scalzotto

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01 I GIUGNO I 2016

INFO ABBONAMENTIRicordiamo che il giornale viene inviato solo a coloro che verseranno il contributo secondo la seguente tabella.Gli associati ai circoli possono versare la quota alla segreteria del circolo di appartenenza che provvederà in seguito a fare un unico versamento alla sede dell’Ente Vicentini.

Si prega di inviare tale contributo all’attenzione di:Ente Vicentini nel MondoVia E. Montale, 27 (c/o Camera di Commercio)36100 Vicenza - Italy

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Direttore Responsabile: Stefano FerrioProgetto grafico: Lucia Campiello - WORKIN STUDIOUfficio Postale - Vicenza Ferrovia (Italy) - Tassa riscossa / Taxe perçueReg. del Trib. di Vicenza N. 206 - 26 gennaio 1967 - Numero di iscrizione al ROC: 340 29/08/2001Stampa: Tipografia UTVI - Via Zamenhof, 687 - Vicenza

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PROGETTO RIVISTA 1-06-2016 14:47 Pagina 3

SOMMARIO

ATTIVITÀ DELL’ENTELusiana, terra che racconta i migranti di ogni tempo

06

NEWS VICENZAVicentina morta nel terremoto. «L’ho riconosciuta dalla fede nuziale»

08

IL DIRETTORE Nel vento con Dylan, fra memorie e orizzonti

04

IL PRESIDENTEMilioni di persone in movimento, con vista sul futuro

05

REGIONE VENETOL'assessore ai Veneti nel Mondo“Emigrazione nel cuore della nostra storia”

10

REGIONE VENETOL'avvocato Rozzi Marin nuovo coordinatore del Cave

11

SPECIALE RICORRENZESessant'anni fa, la strage di Marcinelle “Scendendo in miniera capii quale orrore fu”

12

I NOSTRI MIGRANTIValdir torna nella Mossano del nonno. E vi trova mulini come nel suo Brasile

14

I NOSTRI MIGRANTIDueville apre le braccia a Benito figlio di Espedito, emigrato in Sudamerica

15

I NUOVI VICENTINI GLOBALIProgetto internazionale thienese «Una casa ai senza tetto costruita con il bambù»

16

I NUOVI VICENTINI GLOBALILe avventure di uno chef in Nicaragua

18

I NUOVI VICENTINI GLOBALIBigoli al “torcio”e spritz In Cile il B&B parla vicentino

19

COVER STORYDi corsa per New York ricordando il bus numero 7

20

SPECIALE CANADACircolo di Vancouver 40 anni vissuti di slancio

22

L’INTERVISTALori Brotto e la via della meditazione buddista alla cura dei disturbi sessuali

23

I CIRCOLI NEL MONDO25

DIALETTANDOQuando in Australia il dopolavoro era tirare ai conigli con il Winchester

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03 I NOVEMBRE I 2016

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ATTIVITÀ DELL’ENTELusiana, terra che racconta i migranti di ogni tempo

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NEWS VICENZAVicentina morta nel terremoto. «L’ho riconosciuta dalla fede nuziale»

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IL DIRETTORE Nel vento con Dylan, fra memorie e orizzonti

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IL PRESIDENTEMilioni di persone in movimento, con vista sul futuro

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REGIONE VENETOL'avvocato Rozzi Marin nuovo coordinatore del Cave

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SPECIALE RICORRENZESessant'anni fa, la strage di Marcinelle “Scendendo in miniera capii quale orrore fu”

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I NOSTRI MIGRANTIValdir torna nella Mossano del nonno. E vi trova mulini come nel suo Brasile

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I NOSTRI MIGRANTIDueville apre le braccia a Benito figlio di Espedito, emigrato in Sudamerica

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I NUOVI VICENTINI GLOBALIProgetto internazionale thienese «Una casa ai senza tetto costruita con il bambù»

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I NUOVI VICENTINI GLOBALILe avventure di uno chef in Nicaragua

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I NUOVI VICENTINI GLOBALIBigoli al “torcio”e spritz In Cile il B&B parla vicentino

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COVER STORYDi corsa per New York ricordando il bus numero 7

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SPECIALE CANADACircolo di Vancouver 40 anni vissuti di slancio

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L’INTERVISTALori Brotto e la via della meditazione buddista alla cura dei disturbi sessuali

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I CIRCOLI NEL MONDO25

DIALETTANDOQuando in Australia il dopolavoro era tirare ai conigli con il Winchester

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I NOSTRI MIGRANTIDueville apre le braccia a Benito figlio di Espedito, emigrato in Sudamerica

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Non era necessario conferire a Bob Dylan, settantacinquenne di Duluth, Stati Uniti, il premio Nobelper la letteratura. Era già agli atti che si tratta di uno dei più grandi poeti comparsi negli ultimi duesecoli su questa terra. Leggere, per credere, i testi delle centinaia di canzoni che ci ha donato,magari cominciando da una “Sara”, da una “Masters of war”, o da una “Shelter from the storm”. Infondo, prima di questa proclamazione, Robert Zimmerman, in arte Bob Dylan, era in buona compa-gnia, se solo pensiamo che il Nobel non è stato assegnato nemmeno a un Tolstoi, a una VirginiaWoolf, o a un Borges, solo per citare qualcuno dei non-premiati.Resta il fatto che è profondamente meritorio averglielo dato. Nonché bellissimo, e un tantino strug-gente. Una commossa tentazione che nasce dall'immaginare quanti milioni di menti e di cuori sonostati toccati dal plettro di questa chitarra. Vale non solo per i reduci culturali degli anni '60, ma pertanti altri che, nel corso del tempo, sono stati raggiunti in ogni dove dalle melodie di una “I shall bereleased”, una “Forever young”, una “Hurricane”. Perché resta indubbio che la simbiosi fra il geniodell'artista e le strategie di marketing, applicate su di lui dall'industria musicale, fanno di Bob Dylanun grande e difficilmente discutibile poeta globale, in grado da mezzo secolo di raggiungere chiun-que nel mondo.Amato e apprezzato anche per la sua forza profetica. La stessa che si coglie sin dal suo primo appa-rire, quando, chitarra a tracolla e armonica sulle labbra, sussurra nei microfoni, un po' timido e unpo' sbruffone, la poesia di “How many roads must a man walk down, before you can call him aman”. La ballata si intitola “Blowin' in the wind”, corre l'anno 1963, e il suo autore, coerentementecon quanto canta, da quel momento non smetterà più di camminare per infinite strade, del mondoe dell'anima, avendo come unico scopo quello di diventare “a man”, un uomo. Ciò che soffia nelvento, oggi come allora, ci dice infatti che solo il viaggio, non importa se fisico o spirituale, può allafine illuminarci, operare dentro di noi un cambiamento.Ecco perché migranti di ieri e di oggi, sospesi fra memoria del passato e orizzonte aperto sul futu-ro, camminano e cantano con Bob Dylan. Anche questo numero di Vicentini nel Mondo vi raccon-ta le loro storie.

Nel vento con Dylanfra memorie e orizzonti

04

Il direttoreStefano Ferrio

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05

Nato in Burkina Faso, trasferito a Vicenza, ottenuto diploma scuola media, diventa operaio e acqui-sisce la cittadinanza italiana. Sposato con due bimbi. Decide di proseguire gli studi, si diploma comeperito dopo la frequenza di una scuola serale. E’ assunto a tempo indeterminato presso un’aziendadi telecomunicazioni. Subisce delle discriminazioni quando, per riduzione del personale, è licenziato.Nel frattempo s’impegna nel volontariato e diviene presidente di un’associazione a sostegno deidiritti civili. Non trovando lavoro decide di emigrare in Francia, dove è stato assunto come informa-tico e ora sta studiando per diventare ingegnere. Una storia, come tante altre, di un emigrato italianoin UE o di un immigrato dall’Africa in Europa? Un esempio di vita che dimostra come le categorie dicertezza di “emigrazione” e “immigrazione” che usiamo non siano più adatte per comprendere larealtà contemporanea.In queste settimane articoli, commenti e dati statistici pongono al centro del dibattito il fenomenodell’emigrazione italiana all’estero: solo nel 2015 107.529 persone sono andate all’estero (dati delrapporto “Migrantes”). Di questi, ben 10.374 veneti hanno trasferito la loro residenza e si sono regi-strati all’AIRE. La nostra regione è la seconda in Italia per numero di trasferimenti dopo la Lombardiae prima della Sicilia. Senz’altro saranno di più, poiché molti non si sono iscritti. Appartengono questia un’altra categoria ancora: gli “expat”. Un termine inglese usato per descrivere il lavoratore chel’azienda ha trasferito (relocated) in un paese straniero. Molti vanno alla ricerca di nuove opportunitàdi lavoro o spinti dal bisogno di conoscere altre realtà. I “vicentininelmondo” hanno indirizzato le loroattività per comprendere, sostenere e individuare strategie concrete per questo fenomeno.In Italia arrivano anche altre persone che ora chiamiamo “profughi" - che scappano da destini diguerra, di violenza o fame - e altri denominati “migranti economici” che cercano lavoro o un minimodi sopravvivenza. In conclusione, se da un lato abbiamo circa 5 milioni di italiani all’estero iscrittiall’AIRE, dall’altro ci sono poco più di 5 milioni di cittadini stranieri che risiedono permanentementenel nostro paese. I profughi, comunque, rappresentano una percentuale molto marginale (poco piùdi 118.000 presenze). Possiamo dire che tutte sono persone in movimento. Ciascuno con la propriastoria.Ad ogni livello si propongono soluzioni diverse. Al vertice internazionale sull’immigrazione tenutosi aMalta anno fa, fu proposta la creazione di un fondo di aiuti per l’Africa che dovrebbe ammontare a1,8 miliardi di euro. Ma gli stati europei sono reticenti ad un impegno economico importante, ancheperché gli stati africani preferiscono le rimesse dei loro emigrati. Dobbiamo, comunque, dare attoche l’Unione europea cerca strategie che siano conciliabili con il clima politico di chiusura e di nazio-nalismo imperante i cui leader sono più attenti al loro consenso interno che a scelte strategiche dilunga durata che va dalla commozione alla paura, dalla solidarietà al rifiuto e chiusura. L’argomento richiede una riflessione culturale, politica ed etica da parte di tutti, tanto più che il pianomediatico dell’informazione procura nell’opinione pubblica allarme se non un vero e proprio panico.L’intreccio fra emigrazione storica e quella di questi anni, fra immigrazione e richiedenti asilo nerichiede serio approfondimento per dare risposte alla complessa situazione, I “vicentini nel mondo” per il loro compito sociale e culturale in tema di emigrazione non si sottrag-gono a questo impegnativo compito. La relazione dell’ex ambasciatore Adriano Benedetti alla “festadell’emigrante” di Lusiana a fine luglio, di cui parliamo in questo numero, e il seminario internazionale«Etica, politica e migrazioni», promosso da EZA e UNAIE e organizzato dall'Associazione Trentini nelmondo a fine ottobre, di cui daremo un resoconto nel prossimo numero, sono alcuni primi appun-tamenti che aprono una stagione di responsabilità per la nostra associazione.

Milioni di persone in movimento: quale riflessione?

Il presidenteMarco Appoggi

N.3.2016

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Stefano Ferrio

A volte i millenni trascorrono perprodurre minimi cambiamenti.Prendiamo ad esempio la parola“vastya”, che nell'antica lingua sanscrita significava focolare. Da“vastya” alla sua nostrana derivazio-ne “festa” il passo non sembra poicosì lungo. Se ne ha piena contezzaogni estate a Lusiana, in occasione diquella Festa dell'Emigrante che,attorno a un ideale quanto vivissimofocolare, raduna vicentini stanziali emigranti accomunati da radici germi-nate in questa veneta provincia perramificarsi in ogni angolo del mondo.Cronache recenti conferiscono allaFesta, giunta alla diciassettesima edi-zione, organizzata da Ente Vicentininel Mondo e Comune di Lusiana sultema dell'”Accoglienza”, importantiintrecci con l'attualità.

“Semplicemente perché - spiegaMarco Appoggi, presidente diVicentini nel Mondo, al pubblico con-venuto per la Festa dell'Emigrante -noi italiani viviamo tuttora in un Paesead alto tasso di mobilità migratoria,non solo verso l'interno del nostroterritorio, come noto, ma anche versol'esterno delle patrie frontiere, feno-meno invece non altrettanto focaliz-zato, ma meritevole di altrettantaattenzione da parte di istituzioni e cit-tadini”.A supporto di quanto dichiaraAppoggi arrivano dati Istat che fannoammontare ad almeno 100mila gliespatri di italiani avvenuti durante il2015, anche se, secondo altre rileva-

zioni fra loro incrociate, è opportunomoltiplicare per tre una cifra delgenere, dovendo tenere conto deitanti che non segnano in alcun registro anagrafico la loro assenza atempo indeterminato dall'Italia. “Di sicuro – continua Appoggi – vivia-mo in un mondo sempre più italianiz-zato, come indicato da vari dati, nonsolo relativi alla cultura e al patrimo-nio eno-gastronomico del nostroPaese, ma anche a nuovi fattori,come l'uso della lingua italiana, laquarta al mondo come numero di studenti, dopo l'inglese, lo spagnoloe il cinese”. In questo mondo soggetto a movimenti sempre più frenetici e differenziati, risulta logico parlare diimmigrazione come di grande oppor-tunità di vita. A Lusiana lo ribadisceun addetto ai lavori vicentino comel'ambasciatore Mario Benedetti, alquale 38 anni di servizio diplomaticoconferiscono grande autorevolezza.“Fra tutte le mie esperienze - rivelaBenedetti - mi preme sempre ricorda-re i tre anni trascorsi in Venezuela,così difficili e complessi. All'arrivo, ilsindaco di Caracas mi fece un grandeelogio dei 500mila emigranti italiani,lodati per attaccamento al lavoro e unsenso della famiglia che li ha sempreportati a investire nei figli. Sul campo scoprii poi quanto avesseragione”. “Valori esemplari dell'emi-grante - continua Benedetti - sono unsenso ampio e profondo del tempo,vissuto come bene prezioso, oltre a

una visione prospettica, proiettata sulfuturo, senza lasciarsi bruciare daun'attualità oggi imperante. Questistessi valori sono tutelati e propagatida 83 associazioni di italiani nelmondo, a cui possono fare riferimentoa vario titolo 135 istituzioni scolasti-che, 146 enti gestori, 176 lettori uni-versitari italiani, oltre a un milione emezzo di studenti di lingua italiana”.“Una realtà così articolata e così viva- conclude l'ambasciatore Benedetti -da farci dire che occorre solo moltipli-care le borse di studio per l'insegna-mento dell'italiano all'estero”.A suffragio degli interventi di Appoggie Benedetti giungono i dati relativi avicentini e veneti nel mondo secondole liste anagrafiche comunali e conso-lari in possesso dell'Aire. Si parla di73mila500 vicentini “ufficiali” su371mila veneti, pari a circa il 20%.Percentuale confermata dai numerirelativi all'anno 2015: 4mila800 vicen-tini su un totale di 21mila700 veneti(resta il 20%).

Lusiana, terra che racconta i migranti di ogni tempo

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ATTIVITÀDELL’ENTE

Se ne è avuto teStimonianza in una diciaSSetteSima FeSta dell'emigrante a cui ha dato luStro un convegno Sul tema cruciale dell'“accoglienza”, conla partecipazione dell'ambaSciatore mario benedetti. e' Seguita la tradizionale conSegna delle targhe, attribuite queSt'anno acinque religioSi impegnati in luoghi critici del mondo

48° FESTA DELL’EMIGRANTE30-31 LUGLIO 2016 - LUSIANA

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Discende da qui un'incontestabileverità, e cioè che Vicentini nel Mondoè un ente oggi chiamato a gestire nonsolo la nostalgia, ma anche i bisogniconcreti di vecchi e nuovi migranti.Tema puntualmente toccato nei suc-cessivi interventi fatti a mo' di salutodal presidente del consiglio regionaleRoberto Ciambetti, dall'assessoreregionale agli affari sociali ManuelaLanzarin, che ha citato la legge suiVeneti nel Mondo, con relativa

Consulta dei Veneti e meeting deigiovani oriundi, la senatrice RosannaFilippin e, infine, da don Elia Ferro,delegato pastorale per i migranti delladiocesi di Padova, che comprende leparrocchie di Lusiana.La testimonianza giunta dal mondodella Chiesa sposta l'attenzione dalPalazzon, dove si è tenuto questoimportante convegno, alla Festadell’Emigrante vera e propria, svoltasiquest'anno in concomitanza con la

locale Giornata dell'Emigrante diLusiana. Teatro dell'evento diventaallora la chiesa di Santa Maria degliEmigranti, in frazione Velo, dove, allamessa celebrata dallo stesso donFerro, segue, nell'attiguo teatro tendala consegna delle annuali Targhed'Oro da parte del Comune lusianese.Premio che quest'anno si è deciso diattribuire a cinque religiosi di questoterritorio, intesi non solo come sacer-doti, ma anche come cittadini delmondo, dediti al servizio dell'umanitàin modo così “permanente” che, dailuoghi molto “critici” in cui si trovano,hanno dovuto mandare altri a rappre-sentarli alla cerimonia.Il sindaco di Lusiana, AntonellaCorradin, ha così consegnato le targhe destinate a don FeliceCantele, dal 2009 a Damasco, a donFranco Ronzani, salesiano in Kuwait,a padre Rinaldo Ronzani, missionarioper 30 anni in Kenya, a padre AldoPozza, che vanta lunghe esperienzein Africa e Usa, e infine a fratelGiovanni Soster, omonimo di uno storico e letterato valdagnese del XIXsecolo. Nello spazio e nel tempo rappresentanti di una Lusiana che,come si sa, coltiva una particolarevocazione per il mondo.

ATTIVITÀDELL’ENTE

Da sinistra: la senatrice Rosanna Filippin, la sindaca di Lusiana Antonella Corradin, il presidente diVicentini nel Mondo Marco Appoggi, l'assessore regionale Manuela Lanzarin, l'ambasciatore MarioBenedetti, Ferruccio Zecchin.

N.3.2016

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Maria Teresa era salita sul treno allastazione di Fidenza dove l’avevaaccompagnata il marito ed era giuntaa destinazione alle 19 di martedì, peruna tragica beffa del destino appenapoche ore prima che si scatenassel’inferno. La cena con la mamma,quattro chiacchiere serene, il riposo epoi più nulla in quell’abitazione che siaffacciava proprio sul corso principa-le di Amatrice, una piccola palazzinache si è accartocciata su sé stessa

«È stato mio cognato da Roma adavvisarmi del terremoto. Mi ha chia-mato alle quattro del mattino di mer-coledì a Busseto dove abitiamo.Maria Teresa era partita per Amatrice,mentre io ero rimasto per partecipareal funerale di un parente. L’avrei rag-giunta il giorno successivo».Giancarlo Catelli, professore di violi-no, marito di Maria Teresa Carloni,l’insegnante del conservatorio “ArrigoPedrollo” vittima del terremoto insie-

me alla madre anziana, è sconvolto. Ameno di 24 ore dal ritrovamento delcorpo senza vita della sposa, trova laforza per ricostruire al telefono ildramma in cui è precipitato dalleprime ore del 24 agosto, quando ilcellulare suonato in piena notte loavvisò che un sisma violentissimoaveva distrutto quel paesino a nove-cento metri di altitudine dove lamoglie era appena arrivata per tra-scorrere qualche giorno di riposo.

Vicentina morta nel terremoto «L’ho riconosciuta dalla fede nuziale»

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NEWSVICENZA

Anna Madron

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Maria Teresa erasalita sul treno alla sta-zione di Fidenza dovel’aveva accompagnatail marito ed era giunta adestinazione alle 19 dimartedì, per una tragi-ca beffa del destinoappena poche oreprima che si scatenas-se l’inferno”.

NEWSVICENZA

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lasciando un cumulo di macerie sottole quali hanno trovato la morte le duedonne, probabilmente senza avere iltempo di rendersi conto di quello chestava accadendo. «I vigili del fuoco ei medici legali con i quali abbiamoparlato mi hanno assicurato che lamorte è avvenuta istantaneamente,senza sofferenza», riferisce ancorascioccato il professore di musica,convocato ieri pomeriggio insieme aifamiliari per il riconoscimento dellesalme che non è avvenuto diretta-mente viste le condizioni strazianti delcorpi, ma nel caso di Maria Teresaattraverso la fede nuziale. «Preferiscoricordarla così, col suo sorriso solare,la sua carica positiva, la sua instanca-bile energia», dice con la voce rottaGiancarlo Catelli che scortato daivigili del fuoco si è sentito in dovere dicontribuire alle ricerche aiutando isoccorritori ad individuare i resti del-l’abitazione, una casa che nei mesiinvernali rimaneva chiusa perché lamamma di Maria Teresa viveva aRoma con l’altra figlia, cancelliera altribunale della capitale. «Il legamecon la madre era forte - riprende - miasuocera era una donna eccezionale,rimasta vedova tre anni dopo il matri-

monio aveva cresciuto da sola le suedue figlie, facendole studiare».A febbraio Maria Teresa e Giancarloavrebbero festeggiato dieci anni dimatrimonio. Si erano conosciuti aSassari, al conservatorio LuigiCanepa, entrambi al primo incarico diruolo nonostante l’esperienza con lamusica fosse già consolidata, luidocente di violino all’orchestraToscanini, lei di direzione corale conquattro diplomi: pianoforte, composi-zione, direzione d'orchestra e direzio-ne di coro. Dalla Sardegna avevanoottenuto il trasferimento, Giancarlo alconservatorio di Piacenza, MariaTeresa al Pedrollo, una delle pocheistituzioni che conserva la cattedra dicoro e composizione corale, discipli-ne che la docente che avrebbe com-piuto 50 anni il 2 dicembre insegnavacon passione e che la portavano ingiro per l’Italia.I funerali della musicista si svolgeran-no probabilmente a Roma, mentre lasepoltura sarà ad Amatrice perespressa volontà di Maria Teresa chein qualche occasione aveva manife-stato il desiderio di riposare un giornonei luoghi in cui era nata. Un giornoche è arrivato troppo presto per lei eper le centinaia di persone che ierierano allineate dentro le bare in atte-sa dei funerali. «È una tragedia infini-ta, dovunque si guardi si vede mortee distruzione. Mentre aspettavo lepratiche per il riconoscimento di miamoglie mi sono trovato vicino ad unuomo che in due minuti ha personove familiari».

N.3.2016

Il Giornale di Vicenza 28/08/16

Maria Teresa erapartita per Amatrice,mentre io ero rimastoper partecipare al fune-rale di un parente.L’avrei raggiunta il gior-no successivo».

I NUMERI DEL SISMA

Il terremoto del Centro Italia del2016 consiste in una serie dieventi sismici con epicentrilungo la valle del Tronto tra icomuni di Accumoli, Amatrice eArquata del Tronto, iniziati nelmese di agosto. La scossa prin-cipale si è prodotta il 24 agosto2016 alle 3:36:32, caratterizza-ta da da una magnitudo di 6,0 ±0,3, con epicentro situato lungola Valle del Tronto, tra i comunidi Accumoli, Amatrice (provin-cia di Rieti) e Arquata del Tronto(provincia di Ascoli Piceno).La Protezione Civile riporta ilnumero attuale di 298 vittime,mentre sono state estratte vivedalle macerie 238 persone(alcune delle quali sono dece-dute in seguito). I feriti portatiin ospedale sono invece 388. Questo sisma ha causato anchevasti danneggiamenti al patri-monio culturale della zona. AdAmatrice, la facciata e il rosonedella chiesa di Sant'Agostinosono stati distrutti, mentre lastatua dedicata a NicolaFilotesio è crollata. Anche aRoma, che dista più di 100 kmdall'epicentro, si sono createdelle crepe nelle Terme diCaracalla, che avevano già sof-ferto degli effetti del terremotodell'Aquila del 2009.Il terremoto del Centro Italia è ilquarto evento sismico di gran-de rilevanza avvenuto in Italianel XXI secolo, dopo quelli diSan Giuliano di Puglia(Campobasso) il 31 ottobre2002 (30 morti), de L’Aquila, il 6aprile 2009 (309 morti), edell’Emilia (27 morti) il 20 e 29maggio 2012.

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VENEZIA – Appuntamento a Bellunoper l’ottava “Giornata dei veneti nelmondo”. “E' con grande orgoglio -rimarca l’assessore regionale ai flussimigratori, Manuela Lanzarin - che sicelebra l’VIII Giornata dei Veneti nelmondo. Fra l'altro, quest’anno essacoincide con il 50° anniversario di fon-dazione dell’associazione Bellunesinel Mondo, associazione storica che,in questi 50 anni di intenso lavoro, hacontribuito a consolidare la nostraidentità e i nostri valori nelle comunitàvenete all’estero, nonché a sostenerequei nostri corregionali che hannodovuto intraprendere un nuovo percorso di vita all’estero e i figli deiloro figli, i quali, pur non avendo conosciuto di persona la terra di origine della loro famiglia, a questaterra si dimostrano profondamentelegati”. Sono attualmente 260mila i venetiresidenti all’estero, iscritti al registrodell'AIRE, con doppia cittadinanza.Ma - ricordano in Regione - sono piùdi 5 milioni i veneti e i loro discenden-ti, che si sono stabiliti in Europa,America Latina, America del Nord,Sudafrica, Australia, continuando amantenere, in forma diretta o asso-ciativa, relazioni e legami con la terradi origine. “I veneti nel mondo, quasipiù numerosi di quelli residenti inVeneto, costituiscono - sottolineal’assessore Lanzarin - un ottimobiglietto da visita per la nostra regio-ne in quanto portano e fanno cono-scere nei cinque continenti l’onestà,la laboriosità e la tenacia del popoloveneto, tratti distintivi di un ben preci-so patrimonio genetico. Essi fanno sìche alla nostra regione venga asso-ciata un’immagine positiva, in quanto

APPASSIONATO INTERVENTO DI MANUELA LANZARIN IN UNA “GIORNATA” CHE COINCIDEVACON IL 50° DEI BELLUNESI NEL MONDO

Regione Veneto

ovunque si rechino portano la lorointegrità morale e, con la loro compe-tenza e professionalità, contribuisco-no ad arricchire i luoghi che li ospita-no”. “La Giornata dei Veneti nel mondo –sottolinea ancora Lanzarin - celebrala nostra storia, le nostre tradizioni, lanostra identità e i nostri valori sociali,che vogliamo tenere vivi e coltivaresoprattutto nelle nuove generazioni. È`doveroso infatti, da parte nostra,ricordare non solo coloro che sonoemigrati in passato: nel 1800 spintidalla povertà e, dopo la secondaguerra mondiale, in fuga dalla distru-zione. A questi oggi vanno aggiunti itanti giovani, spesso laureati, che sirecano all’estero, accontentandosianche di fare lavori umili, alla ricercadi quelle opportunità che non riesco-no a trovare nel loro Paese.

“Ringrazio pertanto calorosamente –conclude l'assessore Lanzarin - gliorganizzatori di questa Giornata checi consente di celebrare in un unicomomento l’importante anniversario difondazione di un'attiva e lodevoleassociazione quale è quella deiBellunesi, e di onorare l’emigrazionequale parte fondamentale dellanostra storia passata”. (Inform)

L'assessore ai Veneti nel Mondo“emigrazione nel cuore della nostra storia”

VIII GIORNATA DEI VENETI NEL MONDO

I veneti nel mondo,quasi più numerosi diquel l i resident i inVeneto...sono un ottimobiglietto da visita per lanostra regione...”

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A Treviso, il 12 settembre scorso,nella sede dell’associazione interna-zionale Trevisani nel Mondo, i compo-nenti del coordinamento delle asso-ciazioni iscritte al registro regionaledelle associazioni venete dell’emigra-zione (Cave) hanno eletto il loronuovo coordinatore, Aldo RozziMarin, presidente dell’associazioneVeneti nel Mondo. Il coordinatoreuscente, Guido Campagnolo, haripercorso nell'occasione le attivitàsvolte nell’ultimo triennio. La chiusuradell’associazione Veneziani nelMondo è stato uno dei momenti piùdifficili affrontati per la salvaguardiadell’intero settore. Dettati dall'urgen-za del tema, sono stati organizzatiincontri con il presidente dellaRegione, Luca Zaia, con il sottose-gretario del ministero degli AffariEsteri, on. Mario Giro, e con i singolipresidenti provinciali delle Camere diCommercio, ma purtroppo non si èriusciti ad evitare la chiusura dellaVeneziani nel Mondo. Per contro,durante quest'ultimo anno si sonofatti alcuni passi avanti affinché tuttele associazioni operanti in seno allecamere di commercio continuino aesistere nel pieno delle loro funzioni.A tale proposito, Oscar De Bona, pre-sidente della Bellunesi nel Mondo,ringraziando Campagnolo, e richia-mandosi al principio della rotazionefra le associazioni nel ricoprire la cari-ca, ha proposto come coordinatorel’avvocato Aldo Rozzi Marin, presi-dente dell’associazione Veneti nelMondo, veneto nato in Cile, da anniimpegnato nel settore e operatorefattivo con la Regione del Veneto.Accogliendo tale proposta, dopo ungiro ricco di riflessioni e idee, tutti i

presenti all’unanimità hanno elettoRozzi Marin come nuovo coordinato-re del Cave. Nel ringraziare per lafiducia, Rozzi Marin auspica unamaggiore collaborazione fra le parti incausa, in modo da superare questodifficile momento che sta vivendo ilmondo associativo, per operare connuovo slancio e nuove risorse a favo-re degli emigranti. L’emigrazione è unfenomeno che ha segnato la storia dimigliaia di famiglie della nostra terra eche oggi ha ripreso vigore, attraversola forte mobilità giovanile.Constatando che le risorse destinatedalla Regione a questo settore sonodiminuite notevolmente, Rozzi Marinsi augura comunque che il Venetoassuma l’impegno di realizzarequanto di positivo finalizzato a unfuturo più solido viene richiesto dallaConsulta dei Veneti nel Mondo 2016.Nel frattempo tutte le associazioni delCave restano in attesa dei contributiper l’anno 2015 e per l’anno 2016previsti dalla normativa regionale. Sisegnala inoltre il ritardo nella pubbli-cazione dei bandi di settore, previstiper settembre, la cui attuazione erendicontazione dovrà avvenire entrodicembre 2016. Nel corso della seduta del Cave,Fernando Morando, presidente diVeronesi nel Mondo, informa che haindetto per ottobre a Verona il meeting di tutti i presidenti dei circoliaderenti all'ente scaligero, e confidache sia un momento di confronto perun rilancio, anche con forze giovani,dell’associazione stessa. Infine, tutti ipresenti delegano il nuovo coordina-tore a scrivere all’on. DarioFranceschini, ministro dei beni e delleattività culturali e del turismo, al fine

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A Treviso il presidenTe di veneTi nel Mondo è sTATo eleTTo rAppresenTAnTe degli enTi regionAli dell'eMigrAzione, Con l'iMpegno di proMuovere iniziATive finAlizzATe A gArAnTire un fuTuro di MAggiore sTAbiliTà A TuTTe quesTe AssoCiAzioni di fondAMenTAle iMporTAnzAper MoniTorAre pAssATo e presenTe dei flussi MigrATori

di esprimere l’appoggio di tutte leassociazioni del Cave alla candidatu-ra dei Bellunesi nel Mondo per ospi-tare il distretto triveneto del Museodell’Emigrazione Italiana (Mei). Le real-tà associative di emigrazione delVeneto, fin dalla loro fondazione,hanno lavorato per salvaguardare idiritti civili dei cittadini emigrati, for-nendo assistenza a chi voleva rimpa-triare o era in difficoltà. Punto di rife-rimento per tutto il settore è il MiMBelluno, il Museo interattivo delleMigrazioni, dove ci si immerge in unviaggio multimediale nel mondo del-l’emigrazione veneta, facendo regi-strare più di 12 mila visitatori in treanni. Tutte le associazioni assicuranola massima collaborazione per la rac-colta di documenti e testimonianzedirette. Erano presenti: ElenaBarbarotto (Trevisani nel Mondo),Guido Campagnolo (Trevisani nelMondo e Unione dei Triveneti nelMondo), Oscar De Bona (Bellunesinel Mondo), Marco Longo Leopoldo(Padovani nel Mondo), FernandoMorando, e Nicola Guido Vincenzi(Veronesi nel Mondo), Aldo RozziMarin (Veneti nel Mondo). Assentegiustificato Marco Appoggi (EnteVicentini nel Mondo).

Regione Veneto

L'avvocato Rozzi Marinnuovo coordinatore del Cave

MiM di Belluno, ilMuseo interattivo delleMigrazioni, dove ci siimmerge in un viaggiomultimediale nel mondodell’emigrazione veneta

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di Ferruccio zecchin*

SPECIALERICORRENZE

I nomi scanditi a uno a uno, e perognuno un rintocco di campana, conil suono che vibra verso il cielo, dovecertamente si trovano i 262 minatoriscomparsi nell'immane tragedia delBois du Cazier, a Marcinelle, inBelgio. Italiani erano 136, oltre lametà, di quei lavoratori.In religioso silenzio, è iniziata così lacommemorazione per il 60° anniver-sario del drammatico evento. Eranole 08,10 del mattino quando, l'8 ago-sto 1956 una fatale scintilla elettricagenerò l'incendio dovuto alla combu-stione di olio ad alta pressione.Quell'inferno nella miniera segnò per

L'8 AGOSTO 1956 L'INCENDIO NELLA MINIERA BELGA, DOVE TROVARONO LA MORTE 262 MINATORI, 136 DEI QUALI ITALIANI. DA ALLORA, L'EUROPA HA INTRAPRESO UN CAMMINO DI MAGGIORI TUTELE A FAVOREDEI LAVORATORI. ECCO LA TESTIMONIANZA DI UN VICENTINO, CHE NEL 1984 EBBE L'OPPORTUNITÀDI VISITARE L'ULTIMO IMPIANTO MINERARIO DELLA VALLONIA. “NONOSTANTE L'ABBIGLIAMENTO PROTETTIVO,TRACCE DI CARBONE USCIRONO PER GIORNI DAL MIO NASO”

sempre tante, troppe famiglie. Eroicisoccorritori, guidati dal minatorevicentino Angelo Galvan, “Le renarddu Bois du Cazier” (La volpe del Boisdu Cazier), tentarono di salvare icompagni dall'immane incendioscoppiato. Solo dodici rividero il solee riabbracciarono le loro famiglie.All'improvviso, di fronte a tanto dolo-re, ci si rese conto dell'inumanità diun lavoro che solo la disperazionecostringeva ad accettare. Si cercò dimettere rimedio rendendo le minierepiù sicure, non accorgendosi che lavita dei minatori continuava a essereimmolata sull'altare degli interessi

economici. Nel 1984 ho avuto l’opportunità discendere, in un giorno di lavoro, nelleviscere dell'ultima miniera dellaVallonia, la Roton-Farcienne. A oltre1000 metri di profondità mi sonoaffiancato ai lavoratori, in prevalenzaturchi e originari dell'est europeo, chea petto nudo e senza mascherestrappavano il carbone per portarlo insuperficie. A mano a mano che siavanzava, i tunnel si rimpicciolivano,fino a giungere nella zona di scavodove lo strato era alto non più di80\90 centimetri e ci si muovevaginocchioni.

Sessant'anni fa, la strage di Marcinelle“Scendendo in miniera capii quale orrore fu”

60° ANNIVERSARIO - MARCINELLEL'8 agosto 1956 l'incendio nella miniera belga

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le loro anime siano volate in cielo eche da lassù, dove vivono gli angeli,abbiano steso il loro mantello protet-tore sui propri cari. In uno dei padi-glioni del museo che ricorda quellastrage una scolaresca ha realizzatotre alberi con del polistirolo. Comefoglie hanno collocato dei canarini dicarta colorata e su ognuna il nome diuno scomparso. Si saldava così l'ulti-mo anello. Erano i canarini, primadelle lampade del minatore, chemorendo nelle loro gabbiette davanoil segnale della presenza del mortalegas inodore “grisou”. Quegli uomini intrepidi non sonomorti invano, perché dopo l'8 agostodi sessant'anni fa molte cose sonocambiate nel mondo minerario.E pensare che nel 1986 si parlava diradere al suolo il Bois du Cazier perfar posto a un supermercato. Qualescempio il solo pensarlo. Grazie alleassociazioni dei minatori e deimigranti, agli scalabriniani della localemissione e a tanti belgi sensibili, laminiera è stata trasformata in museoe il sito è ora Patrimonio dell'Umanità.Ricorderà a tutti un pezzo della storiadell'uomo migrante e lavoratore e,finché l'8 agosto migliaia di personesi fermeranno a meditare sulla trage-dia, resta la speranza di un futuromigliore.

*consultore di Vicentini nel Mondo

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Era talmente stretto il cunicolo nelpunto di escavazione che per usciresi doveva gattonare all'indietro. Erovestito di tutto punto, grazie agliamici ingegneri: tuta da minatore confazzoletto a pois al collo, elmetto conlampada incorporata e collegata allabatteria, para-gomiti, ginocchiere emaschera con cui trattenere la polve-re impalpabile del carbone. Rimasi inprofondità per circa sei lunghe ore.Nei quattro giorni successivi, soffian-domi il naso, uscivano tracce di car-bone e, nonostante le docce bollenti,il collo delle camicie mostrava i segnidella polvere. Mi spiegarono che inprofondità, a causa dell'umidità e delcalore, i pori della pelle si aprivanoimpregnandosi di pulviscolo nero eall'uscita si richiudevano, imprigio-nandolo. Compresi bene cosa signifi-cava la silicosi e perché i minatoriandavano in pensione dopo appenaquindici anni d'inferno, menomati econ gravi difficoltà respiratorie, inca-paci di salire una breve rampa scale.Pochi anni dopo la tragedia nacque laComunità Europea. Il sogno di sentirsiun unico popolo, cancellando le bar-riere, prendeva corpo. I figli dei nostriminatori potevano accedere all'istru-zione gratuita nella terra che li ospita-va. Come succede al chicco di granoche, morendo sotto terra sviluppauna florida spiga, i minatori si sonosacrificati per le loro famiglie, garan-tendo un futuro migliore ai loro figli. Il sogno era mettere l'uomo al centro

della vita, con una società rispettosadelle regole, riconoscendo i meriti dichi crea lavoro e di chi lo interpreta.Tutto questo sembrava finalmente aportata di mano e invece assistiamoancora oggi a un progressivo dege-nerare delle condizioni di vita di moltilavoratori, immolati sull'altare di gran-di speculatori e di una classe politicaincapace di guardare lontano attuan-do politiche di ampio respiro a servi-zio della gente.Il Presidente della Repubblica, SergioMattarella, tramite il messaggio lettodal Presidente del Senato PietroGrasso che ha partecipato alla ceri-monia, ha accennato alla necessità diun’inversione di tendenza per ridaresperanza e fiducia nelle istituzionieuropee. L'Europa è quella dei popolie non dell'economia cieca e sorda.Concetti ripresi anche dai politici chehanno preso la parola. Sono tornatospesso al Bois du Cazier. Lo vidi laprima volta nel lontano 1978, con gliamici Sergio e Domenico Dal Zotto epadre Gianni Bordignon. All'epoca sientrava di nascosto in quel sitoabbandonato, in rovina, invaso dapiante e non protetto. Mi sembrava divivere i momenti della tragedia osser-vando il cancello d'ingresso, dove siaccalcavano centinaia di disperati,madri, figli, mogli. Tutto bruciava nelleviscere della terra che inghiottiva icorpi di 262 minatori, mentre l’altacolonna di fumo nero segnava l’oriz-zonte. Oggi mi viene da pensare che

SPECIALERICORRENZE

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disponibilità a favorire l’incontro gra-zie ai buoni uffici di Ismael Rosset,presidente del Comvers (comitatodelle associazioni venete in RioGrande do Sul).

Fanny cristina rigon(consigliera comunale di Castegnero

e collaboratrice dell’Ente Vicentini nel Mondo)

I NOSTRIMIGRANTI

Grazie all’Ente Vicentini nel Mondo siè festeggiato il ritorno a Mossano,paese degli avi vicentini, del signorValdir Tomasetto, presentatosi perl'occasione assieme alla moglie,Teresa Maria. I coniugi Tomasettosono oggi brasiliani di Guaporé, RioGrande do Sul.Gli antenati del signor Valdir, Gaetanoe Giordano Tomasetto, erano dunqueoriginari di Mossano, comune delBasso Vicentino. Per il signor Valdirera un sogno nel cassetto andare aconoscere il paese delle proprie origi-ni e ci è riuscito venerdì 24 giugnograzie alla collaborazione tra le asso-ciazioni Bellunesi nel Mondo eVicentini nel Mondo.Una volta arrivato, Tomasetto haincontrato Elio Quagliato della ProMossano, felice di accompagnare lacoppia nei punti più belli del paese,tra i quali la Valle dei Mulini caratteriz-zata dai dodici mulini che, alimentatidalle acque che, fino alle bonifichedel Cinquecento, rendevano paludo-sa la zona di pianura, formando duelaghi ricordati dai documenti: il majora Montruglio e il minor a Mezzana.Dopodiché, l’acqua dei torrenti, inca-nalata nei ghebi o canali di scolo,azionava dodici mulini, che hannocontinuato a funzionare fino al secon-do dopoguerra.E' seguito un incontro con il sindacodi Mossano, Giorgio Fracasso, con ilquale vi è stato uno scambio di librisulla storia di Mossano e dell'immi-grazione italiana in Brasile. Il signorValdir è felicissimo di questa visita aMossano “Oggi – ha rivelato, un po'commosso – è come se dicessi almio bisnonno e al mio nonno emi-granti eccomi, vi penso ora che sono

GRANDE FESTA NEL COMUNE DEI COLLI BERICI PER IL SIGNOR TOMASETTO, GIUNTO NEL PAESE DEGLI AVI PER SCOPRIRVI LE ORIGINI DI UNA GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE POI REALIZZATA DA TANTI VENETI ANCHE IN SUDAMERICA

venuto nel bel paese dove voi nonsiete riusciti a tornare”.Tomasetto ha ora intenzione di ritor-nare quanto prima a Mossano, ancheper rafforzare i rapporti tra il paese ilRio Grande do Sul con l’intento dicondividere esperienze e offrire lapossibilità di interscambi e ospitalità,anche a favore di italiani che deside-rassero andare in Brasile. A Guaporèil signor Valdir tutte le domenicheparla in radio in “talian” (antico dialet-to veneto) della immigrazione venetae, al suo ritorno in Brasile, sicuramen-te parlerà anche di Mossano, dei suoidodici mulini e della bellezza dei colliBerici. A Mossano sono stati felici discoprire che anche nella regione bra-siliana da dove arriva il signor Valdir cisono mulini costruiti dagli italianiimmigrati in Brasile.Un ringraziamento per questo belritorno alle origini va al sindaco diCastegnero Luca Cavinato per la

Valdir torna nella Mossano del nonnoe vi trova mulinicome nel suo brasile

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BRASILE 1

I coniugi Tomasetto

Foto ricordo in comune a Mossano. Da sx: ElioQuagliato, Valdir Tomasetto, Giorgio Fracasso,Teresa Maria Tomasetto, Fanny Cristina Rigon

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Benito Marchesin e la moglie Joselina

I NOSTRIMIGRANTI

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BRASILE 2

Marco Costa

Si chiamava Espedito Marchesin edera nato dalle parti di Dueville, provin-cia di Vicenza, il 30 dicembre 1911.Partito dall’Italia, entrò in territoriobrasiliano il 24 gennaio 1928, all’etàdi 16 anni. Espedito Marchesin èmorto nel 2003, senza essere mai riu-scito a fare ritorno in Italia. Mantennecontatti, mediante lettere, con il fra-tello Luigi fino alla morte di quest’ulti-mo, avvenuta nel 1998.L’unico figlio maschio di Espedito,Benito, promise al padre che sarebberitornato in Italia a calpestare la terranatia e a cercare i suoi parenti Italiani.Promessa che venne mantenuta.Nell’ottobre del 2013, Benito e lamoglie Joselina partirono da PortoAlegre, senza sapere se sarebberomai riusciti a portare a termine la pro-pria ricerca. Arrivati a Venezia, con iltreno raggiunsero Vicenza.Successivamente con un bus di linea,arrivarono a Passo di Riva e poi, apiedi, si spostarono fino a Dueville.Una volta giunti in piazza, grazieall’aiuto di alcuni paesani, riuscironoa raggiungere la casa dell’unicoparente di primo grado ancora in vita.Si trattava della zia Pina, la moglie diLuigi, inizialmente dubbiosa nel vede-re questi volti nuovi, e per di più stra-nieri (c’è da tenere presente cheBenito non parla italiano, dialoga soloin portoghese, mentre Joselina nemastica un po', avendo a sua voltaorigini venete). Una volta convinta arecarsi almeno al cancello, la zia potéesaminare le carte che Benito porta-va con sé, e fu a quel punto che sirese conto della magnifica sorpresa.La ricerca dei due coniugi brasilianiera coronata da successo.In particolare, Benito Marchesinmostrò foto del padre assieme ai

GRANDI FESTE AL MARCHESIN VENUTO DAL BRASILE A SCOPRIRE IL PAESE DEL PADRE ASSIEME ALLA MOGLIEJOSELITA. ACCOLTI DA ZIA PINA E VARI CUGINI, I DUE CONIUGI ORA SPERANO NELLA CITTADINANZA ITALIANA

nonni e ai fratelli, e non ultimo perimportanza, il documento di espatriooriginale. Momenti di vera gioia sisusseguirono a questo incontro. Lazia Pina radunò infatti figli e i nipoti, eil momento divenne indimenticabile.In questa prima visita, Benito eJoselina non stettero molto; rimaserosolo pochi giorni per poi partire perun viaggio precedentemente pro-grammato. I ricordi da far riaffiorareerano tanti, visto che erano rimastilontani per così tanto tempo, e me neresi conto anch'io, che nell'occasioneebbi la fortuna di conoscerli.Una volta giunti all'abbraccio delcongedo, con le lacrime agli occhi cisi scambiò la promessa di non per-dersi più vista. Da quel 2013 ad oggi,grazie alle nuove “generazioni” diMarchesin, sono ripresi i contatti viaemail, e nel novembre del 2015,Benito, sempre accompagnato dal-l’inseparabile moglie/traduttrice, hafatto così ritorno in Italia. Insieme riu-

scimmo a trascorrere una memorabi-le settimana, rievocando terre e ricor-di lontani per mettere, nero su bian-co, un altro loro desiderio: ottenere lacittadinanza italiana. Questa grande“missione” cercheremo di concluder-la noi, parenti italiani che, a talescopo, lavoro e salute permettendo,raggiungeremo presto il Brasile.

Dueville apre le braccia a Benitofiglio di Espedito, emigrato in Sudamerica

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I Nuovi VicentiniGLOBALI

Costruire case solide e funzionalisfruttando una materia prima ecologi-ca, economica e autoctona e, soprat-tutto, rilanciare l'economia localedando alle popolazioni indigenedel Nicaragua le conoscenzee gli strumenti tecnici per avviare laproduzione e la lavorazione delbambù. Un progetto ambizioso che,proprio per questo, solo un gruppo distudenti giovani, preparati ed entu-siasti poteva portare avanti in unoStato, il Nicaragua appunto, doveil 78 per cento delle famiglie nonpossiede un'abitazione oppure vive inpovertà. Tra questi otto brillanti uni-versitari cosmopoliti e intraprendenti,provenienti da Grecia, Olanda e

Colombia, spiccano anche due “cervel-li” italiani, entrambi thienesi. I loro nomi sono Enrico Dainese e AlbertoFornasa: il primo, ha 23 anni, mentreil secondo di anni ne ha 24. Studentedi Architettura a Eindhoven, nei PaesiBassi il primo; iscritto alla facoltà diScienze e tecnologie per l'ambientedell'università di Padova il secondo.Entrambi ex liceali del Corradini,fanno parte di “The BambooFactory”, il progetto realizzato in col-laborazione con le organizzazioniolandesi “Bambù Social” e “StichtingSamenScholen” per portare aiutonella regione di Raan, tra le più poveredel Nicaragua. Qui, dove il 95 percento della popolazione indigena

Miskito vive con meno di un dollaroal giorno, il sogno e la sfida dei ragaz-zi di “The Bamboo Factory” è riuscirea costruire un centro di trattamento elavorazione del bambù, pianta checresce abbondante nella zona, insegnando alla comunità diEsperanza come utilizzare il materialenell'edilizia. E tutto ciò a vantaggiodell'economia locale. L'obiettivo, abreve termine, è arrivare alla costru-zione di un centro completo per lalavorazione e, già a febbraio,alla realizzazione di una scuolaper i bambini del luogo interamentein bambù. «Grazie ai miei studi inOlanda ho avuto la possibilitàdi conoscere Bambù Social

Progetto internazionale per i thienesiDainese e Fornasa«Una casa ai senza tetto costruitacon il bambù»CENTRO DI STUDIO E PROGETTAZIONE ATTIVATO IN NICARAGUA PER LAVORARESULLE POTENZIALITÀ DELLE COLTIVAZIONI LOCALI COSÌ DA OTTENERE IL MATERIALEPER COSTRUIRE LE ABITAZIONI

GIOVANI TALENTI

Giulia Armeni

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SOLIDARIETÀ

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I NUOVI VICENTINIGLOBALI I NICARAGUA

N.3.2016

e i suoi progetti - racconta EnricoDainese, responsabile di “educazionee condivisione” nel team di lavoro -L'idea di base è quella di condividerele conoscenze tecniche con gli abi-tanti del posto, per renderli autonomidando loro la possibilità di costruire lestrutture a prezzi decisamentepiù bassi». Pur essendo diffusissimoinfatti, il bambù viene visto dallapopolazione locale come materialepovero e dunque poco usato, anchea causa del suo facile deterioramentose non adeguatamente trattato.E proprio questo puntano a trasmet-tere i giovani universitari che, perfinanziarsi, hanno lanciato nelle ulti-me settimane una campagna dicrowdfunding.«Per costruire il centro abbiamopreventivato circa 56 mila euro - spie-ga Alberto Fornasa - Poi una volta inNicaragua, dove ci recheremoda novembre a gennaio, lavoreremocon manodopera locale».Informazioni sul progetto e sullemodalità di donazione sono disponi-bili consultando il sito internetwww.bambusocial.com, oppure nellapagina Facebook della Ong. Possonoessere richieste anche all’indirizzoemail [email protected] esono reperibili, infine, sulla piattafor-ma “Pif World” alla voce “BambùItalia”. Un progetto ambizioso, mache Dainese e Fornasa sono convintidi poter mettere in atto grazie anchealla collaborazione dei loro colleghi edell’organizzazione che si occupa delprogetto.

Si spenderanno65 mila euroin un Paesedove otto famigliesu dieci non hannodove dormire

Il progetto punta a costruire case in bambù per sostituire quelle attuali

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Condividerele conoscenzeper rendereautonomele popolazioni locali”.

ENRICO DAINESE ESPERTO IN ARCHITETTURA

Costruiremoun centro operativoe lavoreremocon la manodoperaattiva sul posto”.ALBERTO FORNASAESPERTO IN TECNICHE AMBIENTALI

Il Giornale di Vicenza 6/09/16

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SOLIDARIETÀI NUOVI VICENTINIGLOBALI

MALO. Il giovane di 21 anni si trovaa Leon dove intendeva aprire uncentro antiviolenza per donnedopo aver assistito ad un maltrat-tamento

Vuole aprire un centro antiviolenzaper le donne in Nicaragua, ma vienerapinato e picchiato. Non si fermerà,però, Matteo Boschiero Preto,21enne di Malo, tra i più giovani chefiscritti alla San Pellegrino Young Chef2016. Il ragazzo era partito alla voltadel Centro America per portare lacucina italiana tra i poveri del Terzomondo prima di accettare un'impor-tante proposta di lavoro in un risto-rante di Milano.Ma non tutto è filato liscio. NelNicaragua, seconda nazione piùpovera dell'America latina, Matteo hatrovato violenza e terrore. È statorapinato subito dopo aver deciso diaprire un centro antiviolenza perdonne maltrattate.L'episodio si è verificato nei giorniscorsi in un villaggio di Leon, città incui vive appoggiato da un istituto disuore e da alcune famiglie del posto.«Erano le 23, stavo andando a pren-dere l’acqua al pozzo che si trova acirca 2km da dove sono ospitato –racconta il giovane –, improvvisa-mente ho sentito dei rumori: era unamoto. Sono scesi in tre e mi hannodisteso a terra, tolto le scarpe, lamaglietta, i pantaloni, l’orologio, iltelefono e quei due dollari che avevoin tasca. Chiedevano soldi, parlavanospagnolo, mi hanno picchiato allatesta e poi puntato il coltello alla goladicendo di conoscermi e di sapereche ho finanziato questa casa per leragazze. Mi hanno colpito più volte

per un'ora e mezza. Poi sono tornatodalle suore. La mattina sono staticontattati l’ambasciata italiana e ilconsole di Leon».Nel pestaggio il ragazzo ha riportatocontusioni a due costole e tagli allatesta. L'ambasciata italiana gli haofferto protezione prima del suo ritor-no a casa. «Il problema non è statotanto fisico ma interiore – continua –.Non ero mai stato minacciato dimorte e nemmeno mi avevano punta-to un'arma al collo. Mi avevanoavvertito che l'idea del centro antivio-lenza avrebbe potuto scomodare: farparlare molte donne qui potrebbestravolgere la loro posizione anchenelle famiglie. Ma quello che è suc-cesso non può fermarmi e lavorerò aquesto progetto sia da qui siadall'Italia. Quando mi faranno tornareper la mia sicurezza, il centro andràavanti con i volontari. Non dobbiamoavere paura, abbiamo l’appoggio dipolizia e delle forze dell’ordine locali».Il ragazzo aveva deciso di mettere inpiedi un centro antiviolenza dopoessere stato testimone di un episodiodi maltrattamento durante una nottepassata al villaggio. È stato propriotra le baracche in cui era alloggiatoche Matteo ha assistito ad un pestag-gio: «La notte più brutta della miavita: a meno di cinque metri da meuna ragazza incinta veniva picchiatada un uomo. Andò avanti per un'ora eio non potevo fare niente. La mattinadopo sono andato in ambasciata».Nel progetto del centro, pensatoinsieme ad una classe di universitaridi Leon, il ragazzo ha già investito 2mila dollari. «L'ambasciata ha giàavuto la disponibilità da parte di unconvento di suore: non ci fermeranno».

RAGAZZO DI CAMPAGNAFAN DEI FORNELLIÈ giovanissimo, ma il suo curriculumvanta esperienze professionali in tuttoil mondo. Matteo, che ama definirsi«un semplice ragazzo di campagnacon la passione della cucina», ha ini-ziato a lavorare nei ristoranti stellatidel Nord Italia a 15 anni. Dopo alcuneesperienze all'estero, tra Formentera,New York e Singapore, a vent'anniconosce Theo Penati, chef stellato diLecco, che diventa il suo mentore.Insieme a Davide Dutto di “Saporireclusi”, invece, collabora ai laborato-ri di cucina rivolti agli ergastolani delcarcere di massima sicurezza diFossano ed è inoltre impegnato in unprogetto con la Caritas di Milano. Èuno dei più giovani chef iscritti allaSan Pellegrino Young Chef 2016 ed èpromotore di eventi in ambito socialenonché di iniziative tra Tokyo, NewYork e Milano. Il suo motto è «nonsmettere mai di sognare». C.R.

Le avventure di uno chefin nicaragua«MI HANNO STESO A TERRA, TOLTO TUTTI I VESTITI E PORTATO VIA OROLOGIO, SOLDIE TELEFONO, PUNTATO UN COLTELLO ALLA GOLA: “SAPPIAMO COSA VUOI FARE”»

Matteo Boschiero Preto con i bimbi nicaraguensi

claudia ruggiero

Il Giornale di Vicenza 29/06/16

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I “bigoli al torcio” fatti secondo tradi-zione, serviti in un piccolo paradisocileno. A metterli in tavola sono Silvioe Rosanna Zocca, che nel 2006 sonopassati dalla cucina dell’osteria “AllaQuercia”di Villabalzana (Arcugnano) aquella dell’agriturismo “El Castaño”,sull’isoletta di Lemuy nell’arcipelagodi Chiloé. Un salto di 13 mila chilome-tri, dai Ferrovieri all’oceano Pacifico,nato dall’amore a prima vista per ilCile e dalla ricerca di una vita diversa.«Volevamo uscire dalle ruote del con-sumismo, del lavoro che uccide l’uo-mo, per inseguire un sogno nato conil Maggio francese, per fare qualcosaper mantenere vivo l’io che c’eraquando si studiava - spiega Silvio - imotivi sono tanti ma si possono rias-sumere così: per vivere». Galeotto unprimo viaggio in Cile nel 2004. «Loabbiamo percorso da nord, dal deser-to, fino a sud, a Chiloé, nel mezzodella foresta valdiviana. Mare, colline,boschi, prati e tutto rigoglioso everde, grazie alle abbondanti piogge.Nel 2005 abbiamo invece fatto il viag-gio dal sud, Punta Arenas, fino aChiloé, percorrendo la “carreteraAustral”, meravigliosa, posti inimma-ginabili, ma decisamente poco favorevoli per viverci. Chiloé era unagiusta via di mezzo, natura incontami-natama con una certa accessibilità aiservizi». Il passo, insomma, frullavagià in mente. «A convincerci è stata lanostra età, 45 anni, non troppo giova-ni né troppo vecchi, ma sicuramente ilmomento giusto per fare qualcosa didefinitivo. Il Cile ci aveva affascinaticon la sua natura, la gente, i tesoriarchitettonici, le colline come i Bericima al mare, le chiese patrimoniodell’umanità, un mix, per noi, irresisti-

bile. Economicamente era possibile:era un invito per una nuova avventu-ra». Le reazioni a casa sono statevarie. «Nostro figlio Daniele ci hachiesto cosa stessimo aspettando,entusiasta anche di venirci a trovare.Lui ci aveva dimostrato che si potevafare, lavorando un anno a Edimburgoe due a S. Francisco. Mia madre,conoscendomi, mi ha chiesto “Edopo cosa farai?”, mentre mio suo-cero mi ha rimproverato molto».Così è nato “El Castaño”, pochecamere, vita a contatto con la natura,cucina cilena e vicentina. «Un B&Bcon animali, lavori tipici del campo,prodotti in lana e marmellate. Poiorganizzo tour per le isole, avvista-menti di delfini, pinguini, foche,uccelli e occasionalmente balene. Epoi cene in compagnia con la carnecotta con i dischi utilizzati per arare laterra, procedimento tipicamente cile-no, pesce freschissimo, bigoli fatticon il “torcio” ottocentesco di miononno, portato qui a spalla».

Silvio e roSanna zocca: «abbiamo Seguito un Sognoqui tra mare, animali e agricoltura Siamo contenti»

Bigoli al “torcio”e spritzin cile il b&b parla vicentino

maria elena bonacini

Alla partenza miosuocero mi rimproverò,ma non voglio vivere peruna T-shirt firmata”

Silvio e Rosanna Zocca hanno lasciato Vicenza per stabilirsi sull’isola cilena di Lemuy. M.E.B.

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GASTRONOMIAI NUOVI VICENTINIGLOBALI I CILE

La coppia gestisce un B&B e si occupa anche di agricoltura

Il Giornale di Vicenza 25/08/2016

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COVERSTORydi

SAMANTHA PEGORARO*

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NEW YORK - “Run, run, run” cantavaLou Reed. Era il 1967 e le strade diuna New York tutta da correre nonpotevano essere più diverse di comesono oggi. Ciò che un tempo era terradi rockers, cocaina e locali under-ground ora è asfalto calpestato dabanchieri, commessi e impacciatituristi masticatori di fast food. L’East Village con la sua St MarksPlace - una linea retta con il rock -conserva un vago fascino se accom-pagnata da un buon amico a raccon-tarne la storia invisibile del passato.Alphabet City, l’estremo est del quar-tiere, era uno degli hot point per lospaccio di droga negli anni Settanta.Una delle zone più pericolose di tuttaManhattan. Madonna vi sbarca alnumero 234, correva l’anno 1977.Com’è strano percorrere l’Avenue A,adesso. Tra passeggini pilotati damamme indaffarate e anziani seduti

sulle panchine, qualche tipo dal-l’aspetto insolito ancora s’intravede.L’andatura del musicista, il fascinodel pittore o del poeta. Chissà chisarà quell’uomo che attraversa lastrada nei suoi anfibi neri, ma elegan-ti. Una camicia di lino sbottonata e unconsiderevole numero di collanehippy ad abbracciare un collo sottil-mente rugoso. Entra nel Niagara Bar,un classico. C’è da dire che a New York non devimai dare una giustificazione. Puoiessere chi vuoi, ogni giorno. Ognigiorno un chi diverso. Puoi esseretranquillamente da solo. Sei spessosolo, qui. Una delle prime cose che mi hannodetto quando sono sbarcata nellametropoli è stata: “Non illuderti, que-sta città non è fatta per gli uomini cheamano le solide relazioni”. Oggi ci seitu, domani ho da fare, dieci appunta-

menti, troppo lavoro, ma ci sentiamopresto eh! passa una settimana eciao, ci siamo già incontrati prima?Funziona così. Mi sono ripromessa ditenere a mente il tutto, nonostante ilmio tempo in questa città sia statoabbastanza ristretto. Due mesi epoco più. Nessuna pretesa. Sono a New York perché qui faccio latesi. Sto trascorrendo un periodocome visiting student nel programmaClimate Change & Health della scuo-la di Salute Pubblica della ColumbiaUniversity. In breve, sto imparando aconoscere il lavoro quotidiano di chidal punto di vista scientifico studia larelazione che esiste, ed è evidente,tra molte patologie e quella che dallastessa Organizzazione Mondiale dellaSanità è definita “la più grandeminaccia di questo secolo”, il cam-biamento climatico. E non si trattasolo di malattie infettive o di patologie

Di corsa per New Yorkricordando il bus numero 7Relazioni liquide, visti di permanenza ballerini, banche e fast food dove quarant'anni fa si respirava solo rock e underground. E nostalgie della città natale condivise con altri“magnagati”. Così Manhattan si svela a una laureanda in medicina che fa ricerca sulle relazionifra salute e cambiamenti climatici

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respiratorie connesse all’inquinamen-to. Il cambiamento climatico che stacaratterizzando il nostro tempo inquesto mondo porta con sé unamiriade di implicazioni sul piano dellasalute. E questi signori qui, che ognimattina tra un caffè annacquato el’altro rimuginano su modelli statistici,programmano raccolte di campioni invarie parti del mondo e pensano acome tradurre i dati in un qualcosa dicomprensibile ai più, sono gli stessisignori che sono chiamati a porre lebasi perché la politica globale enazionale si faccia carico dellaresponsabilità che sottende a numerie tabelle. Il tempo della presa dicoscienza è definitivamente terminato,è tempo di agire. E non lo dico io, sibadi bene.Fatto sta che tra una settimana tornoa casa. Un saluto veloce a Vicenza epoi giù, il ritorno a quella routineromana che mi accompagna daormai tre anni. Esco dall’East Villagee prendo la metro ad Astor Pl, sbagliobanchina e direzione della corsa. Mene accorgo prima di salire sul vagone,ma non c’è un modo per passaredall’altra parte senza uscire dalla sta-zione. Ora non posso più rientrarviper 18 minuti. La precisione deltempo si mescola al paradosso di unservizio pubblico inefficiente in unadelle capitali della frenesia da busi-ness man incalliti. Certo, loro micaprendono la metro! Continuo a stupir-mi di come nel weekend il numerodelle corse si dimezzi, i tragitti cambi-no inaspettatamente. Mi sono persapiù volte tra i cunicoli della Subway,incrociando chi come me vagava

avanti e indietro alla ricerca di quellasegnaletica utile a porre fine al tor-mento. E’ pure umido qui sotto. Piùumido dell’aria di luglio a fare dacappa nella Grande Mela. Mi mancaquasi il numero 7 che passava perSan Giuseppe e mi portava dritta drit-ta a Sant’Andrea, dalla parte oppostadella mia piccola Vicenza. Quel tragit-to al tempo mi sembrava infinito. Cosìcome grande la città. Quante cose siridimensionano, crescendo. Fatalità, oggi ho conosciuto unavicentina. L’ennesima. Commercialisti,architetti, baristi, artisti. Sono molti igiovani magnagati trasferitisi qui atempo indeterminato. Indeterminatonel senso che non sanno quantopotranno restare. La questione Visasta diventando sempre più ostica. Seun tempo ottenere un visto a lungotermine era più facile, oggi - giocoforza la crisi - sta diventando un’im-presa. Serve una sponsorship deldatore di lavoro (una somma di dena-ro da versare per richiedere il prolun-gamento di permanenza), e nonbasta. Una specie di sorteggio deci-derà per te, dentro o fuori. E, Anna èfuori. Me l’ha detto la scorsa settima-na mentre mangiavamo un hambur-ger da Shake Shack al MadisonSquare Park. E’ passata dal program-mare le vacanze a organizzare il tra-sloco, così, nel giro di qualche setti-mana. Mi penserà dalla terrazza dellaBasilica, dice.New York, e l’America in generale, èsinonimo di incertezza per noi stra-nieri senza Green Card. Mi torna allamente il discorso sulle relazioni soli-de. Qui di solido sembra esserci sol-

tanto il granitico skyline del tramontovisto dal Brooklyn Bridge Park. E mentre riprendo la mia strada versocasa, mi godo la newsletter di Costasulle elezioni americane. A dire il veroNew York non respira molto aria dielezioni, sarà che in estate si svuota.Sarà che non guardo la televisione.Sarà che le Convention sono state aCleveland e Philadelphia, dove forseil clima era più acceso. La verità è cheora è successo un patatrac per la sto-ria delle mail della Clinton, mentre alComedy Central a cui ho partecipatola scorsa settimana non si parla(sparla) d’altro che di Trump. Ecomunque, la Trump Tower è inquie-tante. Resta il fatto che a breve sarà ilsuolo italiano a reggere il mio passo.Torno con più domande di quandosono partita, vuol dire che è andatotutto bene?

* vicentina, laureanda in medicina

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I NUOVI VICENTINIGLOBALI I NEW YORK

COVERSTORY

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SPECIALECANADA

VANCOUVER - Nascevano entrambiquarant'anni fa a Vancouver, Canada:il circolo Vicentini nel Mondo e LoriBrotto, figlia del migrante bassaneseRenato Brotto e della moglieGermana De Luca, triestina.Grazie a una splendida intuizionedella presidente Maria TeresaPagnan, la festa per il quarantennaledel circolo è stata coronata dal primopremio alla carriera che l'associazio-ne ha deciso di assegnare. Sceltanon poteva essere più azzeccata,visti i meriti acquisiti sul campo dellaricerca scientifica da Lori Brotto, psi-cologa specializzatasi in patologie edisfunzioni della sessualità tramitepubblicazioni e sperimentazioni chel'hanno portata a essere membro diistituzioni di prestigio mondiale, comel'International Academy of SexResearch.“Questo è un premio che diamoanche a noi - rivela a un certo puntodella cerimonia svoltasi al CentroItaliano della metropoli canadeseaffacciata sul Pacifico - considerandoche una ventina di anni fa consegna-vamo proprio a Lori una delle nostreannuali borse di studio, riservate aifigli di emigranti meritevoli di esseresostenuti nel proprio percorso acca-demico. Abbiamo sempre creduto inquesta iniziativa, perché concreta, eperché proiettata nel futuro. I succes-si conseguiti da Lori dimostranoquanta ragione abbiamo a investiresui giovani”.Centinaia fra “vicentini” e loro con-giunti del circolo di Vancouverapplaudono entusiasti, manifestandoquel gradimento inossidabile grazie acui Maria Teresa Pagnan, che hasaputo continuamente rinnovarlo gra-

zie alla semplice forza delle idee,mantiene da ormai diciannove anni lacarica presidenziale. La principale diqueste idee-guida attiene alla capaci-tà di guardare sempre al futuro rap-presentato dalla nuove generazioni, enon solo al glorioso passato delleemigrazioni di massa partite dalVeneto. Nella serata del quarantennale pos-sono apprezzarne i risultati invitatiillustri, come il console MassimilianoIachini, come Ezio Bortolussi, gene-roso imprenditore edile di origini friu-lane da sempre amico dei vicentini diVancouver, e come quel Luca Cittonche, da giovane presidente delCentro Italiano, manifesta un quasiesterrefatto entusiasmo.Sono atmosfere e reazioni di cui puòsolo compiacersi Marco Appoggi,presidente dell'Ente Vicentini nel

CON VISIONE SEMPRE TESA VERSO IL FUTURO DELLE NUOVE GENERAZIONI, OLTRE CHE SUL PASSATO DEI PRIMIEMIGRANTI. SECONDO LA LINEA ADOTTATA CON SUCCESSO DALLA PRESIDENTE PAGNAN. SE NE È AVUTO CONFERMA ALLA FESTA DEL QUARANTENNALE, CULMINATA CON LA PREMIAZIONE DI LORI BROTTO, PSICOLOGADI ORIGINI VICENTINE GIUNTA AI VERTICI DELLA RICERCA SCIENTIFICA ANCHE SULLA SCIA DI UNA BORSA DISTUDIO ASSEGNATALE DAL CIRCOLO

Circolo di Vancouver40 anni vissuti di slancio

Mondo, presente a Vancouver peruna così importante occasione.“Stiamo vivendo un momento storicocaratterizzato da imponenti flussimigratori - sottolinea Appoggi - e varimarcato come siano movimenti inogni direzione. Basta guardare allanostra Italia, che con i 5 milioni diemigranti sparsi per il mondo da variegenerazioni può mettere in relazione i4 milioni di stranieri arrivati durante gliultimi decenni nel suo territorio”.“ma anche spostando l'obbiettivoalla sola provincia di vicenza, i datirestano significativi - continua il pre-sidente - a cominciare dai novemilavicentini che risultano emigratidall'italia negli ultimi anni, un nume-ro pari alla popolazione di un grossopaese come marostica”. Sono rilievistatistici da tenere in massimoconto.

Stefano Ferrio

Da sinistra: Maria Teresa Pagnan. Lori Brotto, Marco Appoggi

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VANCOUVER - C'era una volta, aitempi degli avi di Lori Brotto, unastrana e fiorita terminologia usata aproposito dei disturbi femminili legatial ciclo mestruale. “Assa stare amama, che ancò a gà e so cose” eraun modo di dire usuale nelle casecontadine e montanare del secoloscorso, dove il termine “psicosomati-co” era talmente ignoto che al suoposto fiorivano le più stravagantiinvenzioni della lingua parlata.Una qualche “memoria” di quelleepoche e di quelle immagini stazionadi certo nel dna di Lori Brotto. E da lìdeve aver fatto sentire la sua forzaispirante quando questa italo-cana-dese, figlia del bassanese RenatoBrotto e della triestina Germana DeLuca, ha intrapreso il difficile quantofulgido cammino che l'ha portata adiventare psicoterapeuta: professio-

ne nella quale è qui riconosciuta fra lemassime autorità in tema di disturbipsicosomatici legati alla sessualità,femminile e maschile. Lo testimoniaanche la cattedra da professoreassociato alla British ColumbiaUniversity, dipartimento di ginecolo-gia. Il premio appena ricevuto dallemani della presidente Pagnan, allafesta per il quarantennale del circoloVicentini di Vancouver, giunge peropera dello stesso ente che, una ven-tina di anni fa, sostenne con unaborsa di studio universitaria una cosìmeritevole studentessa. Ci troviamodunque nel luogo ideale per fare ilpunto sulla carriera di questa donnagraziosa e gentile, che nella vita pri-vata è sposata, nonché madre di duefigli. - Dottoressa Brotto, nel sito dell'isti-tuto universitario dove lavora, il suo

nome è fra quelli che più compaionofra quelli degli autori di importantipubblicazioni sulla sessualità.Segno di una sorta di scientificavocazione, pare di capire.“Ho ben presto capito, durante i mieistudi, le profonde connessioni fra ilmalessere, o il disturbo fisico, di unindividuo, con i retaggi e i nodi irrisol-ti della sua psiche”.- Dove, pare di capire, si entra inambito psicosomatico.“Territorio così vasto che il terminestesso, psicosomatico, rischia didiventare troppo generico. Di sicuroci sono però le sofferenze di milioni diindividui, generate non da una disfun-zione fisica, ma da problematiche diordine psicologico. Da curare quindicon la psicoterapia, prima ancora checon le medicine”. - E come si fa a entrare nello speci-

Lori Brotto e la via della meditazione buddistaalla cura dei disturbi sessualiDOCENTE ALLA BRITISH COLUMBIA UNIVERSITY, LA PSICOLOGA DI ORIGINI VICENTINESVOLGE DA ANNI FRUTTUOSE RICERCHE SULLA FUNZIONE CURATRICE DELLAMEDITAZIONE NELLA COMPRENSIONE DI TANTI PROBLEMI LEGATI A FEMMINILITÀ EVIRILITÀ

l’intervistadi

STEFANO FERRIO

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L'INTERVISTAVANCOUVER

fico di un campo così vasto?“Le vie sono moltissime, e tutta la miaricerca scientifica punta ai diversiapprocci possibili a queste problema-tiche legate da una parte alla culturain cui si cresce, e dall'altra alle pro-prie esperienze personali. Ciò vale siaper i maschi che per le femmineanche se gravidanza e maternitàaccentuano determinati aspetti legatialla sessualità femminile”.- Come il ciclo, ad esempio.“Esatto. Ciclo che, pur nascendo datraumi o carenze o tabù di ordine psi-cologico, provoca in certi soggettidolori fisici fortissimi, per cui bisognaricorrere a farmaci prescritti dal medi-co”.- Secondo i suoi studi è tutto cosìscritto nella nostra mente, che è poila mente stessa ad avere in sé nonsolo il problema, ma anche la suasoluzione.“La soluzione di ogni problema psi-cosomatico nasce dalla coscienzache si acquisisce delle sue cause edelle sue manifestazioni. Ciò vale ad esempio anche per idisturbi dell'alimentazione, comeanoressia e bulimia”.- Per cui...

“Per cui una via maestra diventaquella della meditazione, delle disci-pline che portano a una piena auto-coscienza”.- Anche attraverso il buddismo?“Certamente, nessun'altra scuola dipensiero ci guida in modo così pro-fondo, e nello stesso tempo, sempli-ce, a conoscere noi stessi. Comecredo vi potrebbero confermare tantepersone che si sono affidate a me”.Tutto scritto nel libro di Lori Brotto,ordinabile anche in rete: “Mindfulnessin Sexual and Relationship Therapy”.

Lori Brotto e figlio

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Melbourne / Myrtleford / CANBERRA

nova venEZa / NOVA VICENZA

TORONTO

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ICIR

COLI

NEL

MON

DO

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CIRCOLO DI TORONTO

Festa della tradizione al circolo.Quest’anno è ricorso l’ottavo anniver-sario della morte del cavalier AdelinoVicentini (1922-2008), fondatore epresidente onorario del club vicentinodi Toronto. Il suo forte interesse perl’italianistica e il suo amore per il fran-cese (frutto degli anni trascorsi aLione, in Francia, con i genitori e lesorelle), nonché gli anni che dedicòad aiutare i connazionali all’UfficioProvinciale del Lavoro (prima aVicenza, e poi a Schio) e a sostenerel’Associazione Nazionale Combattentie Reduci di Vicenza e poi di Toronto,sono ispiratrici delle borse di studioassegnate dalla famiglia Vicentini.

Ecco allora che, il 29 giugno scorso,Enrico Vicentini ha di nuovo conse-gnato tre premi intitolati al padre aimigliori studenti d’italiano e francesedella Leaside High School di Toronto,nonché allo studente che si è distintosia nello studio dell’italiano che delfrancese svolgendo nel contempoattività di volontariato.Nella foto, da sinistra i vincitori del-l'edizione 2016 del premio Vicentini:Nikola Visnjic (premio di francese,iscritto a medicina alla University ofWestern Ontario, London), KatarinaLupert (premio di francese, italiano evolontariato, iscritta a storia e studiinternazionali a Glendon College,

York University), Keon Fallah (pre-mio d’italiano, iscritto a a ingegneriaalla Carleton University di Ottawa)ed Enrico Vicentini, docente di fran-cese e d’italiano.

Nel nome di Adelio Vicentini Nuova edizione delle tre borse di studio ai migliori studenti di italiano e francese

CANADA

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CIRCOLO DI MYRTLEFORD AUSTRALIA

Felicity e Rebecca Dalle Nogare

CIRCOLO DI MELBOURNE

Domenica 17 luglio nella lussuosasala Venezia del Veneto Club diMelbourne si è svolto il trentaduesi-mo pranzo annuale dell'associazioneEnte Vicentini nel Mondo. E' stata una bellissima festa, allietatada musica e ballo, nonché da un otti-mo pranzo, completo di quattro por-tate e buon caffè. Oltre duecento icommensali, fra soci, amici, simpatiz-zanti e graditi ospiti. A tutti il presi-dente Duilio Stocchero ha dato il ben-venuto, rimarcando la gradita presen-za di Fabio Sandonà, consultore dellaRegione Veneto in Australia.Secondo la consuetudine del circolo,questo pranzo annuale è stato ancheoccasione di elargire donazioni adassociazioni caritatevoli, aggiungen-

do 500 dollari ai 1800 già raccoltidurante il 2016. Il presidente DuilioStocchero ha letto una sua poesia,molto applaudita dai presenti, mentreè stato consegnato all'ex presidenteMario Pianezze un certificato diapprezzamento per il contributo datoalle attività del circolo. Pergamenesono state poi omaggiate a tutti imembri dell'attuale comitato. Successivamente i vicentini diMelbourne si sono ritrovati, domenica11 settembre, per festeggiare laMadonna di Monte Berico, conmessa celebrata nella chiesa di SantaBrigida, e nuovo pranzo al VenetoClub.

Oltre 2mila dollari donati in beneficenza

Nel giugno scorso il gruppo giovanidel Circolo Vicentini di Myrtleford si èritrovato per l’annuale appuntamentodedicato al mantenimento delle tradi-zioni dei loro genitori e avi emigranti:la Giornata della produzione dei salami. All’inizio l'evento era stato ideato dalcircolo vicentino di Myrtleford perattirare le nuove generazioni verso lariscoperta delle proprie radici cultura-li: nel corso del tempo questa attivitàha riscosso successo, tanto che que-st’anno la partecipazione è statanumerosa. La Giornata del Salame èstata a suo tempo ideata per inse-gnare ai giovani vicentini la tradizionedel salame “fato in casa”, partendoproprio dalla lavorazione di tutta lacarne del maiale fino ad arrivare alconfezionamento di salami, cotechinie salsicce, seguendo le antiche tradi-zioni. Il vicepresidente GiulianoParolin e i membri del comitato Paul

Rizzato, Adam Pasqualotto e RominaCeradini si sono messi alla guida delgruppetto di giovani partecipanti.Non poteva alla fine mancare il pran-zo a base di porchetta, proprio perrimanere in tema e usare tutte le partidell’animale. Il comitato direttivo èconsapevole di come l'attuale culturaeno-gastronomica susciti l’interessedei giovani verso queste tradizioniche stanno lentamente scomparen-do. "Il cibo oggi fa tendenza - affermala segretaria del circolo, CaterinaRevrenna. - Infatti i nostri giovaniamano mangiare il cibo artigianaleereditato dal passato e sono moltointeressati a imparare a produrre dasoli questi prodotti. Ci auguriamoperciò che, organizzando questo tipodi eventi, riusciamo a mantenere vivele tradizioni della cultura vicentina”.La Giornata del Salame rientra pro-prio in quest’ottica. I partecipanti

l'hanno trascorsa ”sporcandosi” util-mente le mani, e ora attendono solo,nei prossimi mesi, di assaggiare ideliziosi insaccati da loro stessi pre-parati.

Romina Ceradini e SandraRevrenna

I giovani scoprono l'antica arte di insaccare salami e cotechini

AUSTRALIA

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L’assemblea generale di qualsiasisocietà è di solito vista dai soci comenecessaria ma alquanto noiosa e,quindi, da evitare, se possibile. Al contrario, un buon pranzo in com-pagnia di amici e conoscenti è sem-pre un’occasione piacevole. Ottimadiventa quindi l'idea di abbinare que-ste due attività che permettono aisoci di ritrovarsi, chiacchierare emangiare assieme, nella speranzache la parte ufficiale si concluda pre-sto, in modo da poter riprendere laconversazione con i compagni ditavola, e magari animarsi ulteriormen-te durante l’estrazione della lotteria.E’ quanto è avvenuto al ristorante DaCelestino, situato nella zona indu-striale di Fyshwick. Si tratta di un otti-mo ristorante italiano che, dopo lachiusura dell’Italo-Australian Club, siè fatto un buon nome per andareincontro ai bisogni di sodalizi come ilcircolo di Canberra dei Vicentini nelMondo, qui riunitisi per l'assembleaannuale. Dopo aver letto il verbaledell’assemblea generale dell’annoscorso, la presidente GabriellaGenero ha invitato i presenti a candi-darsi per un posto nel comitato che“ha bisogno di aiuto – ha detto achiare lettere – siamo pochi”. A que-sto invito un anziano convitato, susci-tando l’ilarità degli altri, ha commen-tato “Abbiamo bisogno noi di aiuto!”.Ma, anche una volta chiusosi il sim-patico siparietto, non ci sono statenuove candidature e quindi nessunanuova elezione. Fortuna ha volutoche il comitato ‘vecchio’ abbia accet-tato di continuare il suo mandato.L’estrazione di una ricca lotteria haconcluso con grande soddisfazionedi tutti un incontro davvero gradevo-le. Complimenti alla presidenteGenero e a tutto il comitato per le lorocapacità organizzative, la loro intra-prendenza e il loro impegno profusoverso la terra dalla quale provengono.Una cinquantina i presenti al pranzo,

prevalentemente - ma non solo –vicentini. L’attuale, confermatissimapresidente dei Vicentini nel Mondo diCanberra è Gabriella Genero che si èunita al sodalizio della capitaleaustraliana nel 1990 (due anni dopola sua fondazione), divenendonesubito segretaria e mantenendo que-sto incarico fino al 1998. Nel 2007 nediventò di nuovo segretaria, per esse-re eletta alla massima carica nel2012, quando l’allora presidente LinoFarronato dovette ritirarsi per ragionidi salute.Nella gestione del sodalizio – che oraconta oltre 60 soci – la presidente ècoadiuvata da un valido consiglio cheinclude la vicepresidente Flavia Sella,la tesoriera Silvana Pavan e quattroconsiglieri: Ines e Silvano Sartor, InaRosin ed Enza Guglielmin. Il comitatoVicentini organizza quattro manifesta-zioni all’anno. A parte ilpranzo/assemblea generale, le altretre sono connesse con feste religiose,a dimostrazione di un imperituroattaccamento alle antiche tradizioni: ilpranzo pasquale, il pranzo natalizio, ela festa della Madonna di MonteBerico, patrona della città di Vicenza.La parte ufficiale dell’assemblea èstata concisa. La presidente l'ha ini-ziata sottolineando che lo scopo diquesto incontro è di “mantenere vive

Tutti festosamente a pranzoper rieleggere Gabriella Genero

CIRCOLO DI CAnBERRA

/ ADE

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AUSTRALIA

all'assemblea, tenutasi al ristorante da celestino, con la presidente sono state confermatela sua vice Flavia Sella, la tesoriera Silvana pavan e tutto il consiglio uscente

l’amicizia e la solidarietà, e rinsaldarele radici con l’Italia. Se siete soddi-sfatti, continuiamo così” ha afferma-to, per poi passare ai ringraziamenti:ai soci e a tutti i convenuti per il lorosostegno al sodalizio; al proprietariodel ristorante e alla sua famiglia, chehanno aperto il locale di domenicaapposta per il pranzo del sodalizio; eai membri del comitato per la colla-borazione che le hanno prestato tuttol’anno. Ha infine invitato i presenti aprendere una copia gratuita dellanostra rivista Vicentini nel Mondo perpoi abbonarsi in modo da tenersiaggiornati nel modo più utile.

Yvette Alberti Devlin

Gabriella Genero legge il rapportodel presidente all’assemblea generale

Il comitato Vicentini. Da sinistra: Gabriella Genero, SilvanaPavan, Ines Sartor, Flavia Sella, Enza Guglielmin, Ina Rosine Silvano Sartor

Il tavolo della presidente Gabriella Genero. A destra RosaFarronato, moglie dell’ex presidente dei Vicentini

Un’altra tavolata

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/ ADE / Syd

CIRCOLO DI nova veneza

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CIRCOLO DI nova VICENZA

Il 9 agosto scorso, il Circolo Vicentinodi Nova Veneza e Regione ha ricevutoun importante riconoscimento aFlorianopolis, nella sede della Alesc(assemblea legislativa di SantaCatarina) dove è stato omaggiatoassieme ad altre associazioni delcomune di Nova Veneza. Erano pre-senti anche diversi parlamentari diSanta Catarina nella sessione specia-le che ha voluto rendere omaggio aquesti enti. Per il Circolo Vicentino diNova Veneza, è motivo di grandeorgoglio contribuire alla diffusione dellacultura italiana nell'intera regione.nella foto, da sinistra: il presidentedel circolo aroldo Frigo Junior, ilvicepresidente nivaldo gavaromagna, rodrigo minotto (parla-mentare di Santa catarina), e infineFrancesco danese e ottavio danesedi San vito leguzzano (vicenza).

Prestigioso premio dato al circolo

Donne al vertice del direttivo

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BRASILE

BRASILE

Il Circolo di Nova Vicenza/Farroupilha ha rinnovato il direttivo per il bien-nio 2016/2017. L'organismo, che resterà in carica fino a maggio 2018, è composto da:

Presidente: Ortenila Dileta Mucelini Trentin.Vicepresidente: Silvana Bristot Trost.Segretaria: Maiara Luisa Piccoli.Tesoriere: Jorge Antônio Trentin.Consiglieri: Karina Bortolanza, Tiago Ricardo Chiele, Fernanda Mocellin,Fabiano André Picolli Cristian Tonin, Bianca Trentin, Pablo Cezar Uez.

/ ADE

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Quando in Australia il dopolavoroera tirare ai conigli con il Winchester

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Caro Periodico, jerimo resta' che Joe (Gio'), el toseto deToni e Maria el nava ala scola catolica e le suore le jeradrio a pareciarlo par fare la Prima Comunione. Se vericorde', tanti ani fa', bisognava esar digiuni da mesanotepar poder fare la comunion. E i preti, i se lamentava caghe jera poca jente che fasea la comunion: par el pi'so-lo che done a mesa prima. Par forsa! Dopo le podea'ndar casa a magnare! Cuei ca gavea da laorare da lamatina a la sera, come gavariseli fato a esare dijuni damesanote. I jera xa' slangorji parche', da magnare, no xeca ghin fusse sta' tanto.Eco ca le suore le gavea anca da spiegarghe ai toseti eale tosete ca no se podea magnare prima de far la comu-nion. Come se no fusse xa' difisile insegnarghe che laparticula la diventava el corpo e el sangue de Gesu'! I trifradei da Montebelo e Gioanin, i se la contava, dopo 'verfinio de laorare par la E.P.T. tuta la jomatade cua' e de la''nte i posti 'ndove ca i li portava rento a la 'Steelwork'.Un dei tri fradei el ga' scomizia' a contarghe a Gioanin cai gavea cuasi finio de fare la strada nova. "Cuale stradanova?"ghe ga' dimanda' Gioanin!"I ga' fato 'na strada nova de fianco al monumento: la va'su' e la sboca 'nte la via Borgoleco, cuasi davanti a lacasa 'ndove ca stava Belini. Te ricordito 'ndove ca ghe

jera cuei du' portoni grandi, co le inferia' cussì alte? Da'na parte te 'ndavi in corte da Belini, e da che l'altra te'ndavi 'rento ala Vila. 'Desso i ga sverto tuto! On porton,co solo i pilastri, i lo ga porta' dove ca xe i giardineti vizina la ciesa, e chel'altro, pilastri e inferia', el xe sta' messo'nsieme sol de drio de la vecia casa del fasio, dove ca'deso xe paron Zonirt. 'Ndove ca ghe jera el parco de lavila, ghe sara' tute strade e tante case nove. El Comuneel ga conpra' la tera dal Moro Fiasca e adeso el vendara'la tera a tochi a cuei ca vol conprare par farse su' lacasa".Dopo cuatro setimane, i tri fradei ga dovesto partire parche'jera riva' la nave ca portava el fero par far su' i tralici caghe ocoreva ala centrale eletrica. Su' a Bayswater elgoverno el gavea da' ordene de far su' 'na grande cen-trale eletrica a carbon, e bisognava pareciare tralici e palipar portar la corente dapartuto. Su a Bayswater ghe jeracarbon ca no ocorea gnanca ondare soto tera par rincu-rarlo. I tirava via on mezo metro de tera dai canpi, e sotoel jera tuto carbon! Ruspe grande fa case lo tirava su parinpienare camion 'ncora pi' grandi. Dopo, el carbon'ndava sui "conveyor belt" e 'rento a la Centrale. Là elsaria sta' brusa. soto ale 'boilers' par far vapore, e elvapore, soto presion, el gavaria fato girare le turbine ca

(8^ parte)

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fasea vigner fora la corente.Sicome che i paesoti 'ntel out-back' Australian, i stavaingrandendose, ghe saria ocoresta de pi' corente, cussiel governo el pareciava le robe par tenpo. Al s-ciapo deomini ca laorava in 'linea', zarte volte ghe tocava anca dedormire 'nte le tende, come cuando ca i jera solda'.Ma i tri fradei da Montebelo, no i gavaria scanbia' cuellaoro par gnente al mondo! I laorava co la scuadra deigeometri. Luri i gavea da 'ndar davanti de tuti, a trovar elposto dove ca saria sta' messi su' i tralici. In mezzo aibuschi e 'ndove ca ghe jera solo ca ofarme' de piegore.In zerte parte, i metea xo solo formento dapartuto, ca nose podea vedare 'ndove ca scomiziava i canpi e 'ndoveca i finia. Ma i 'farmisti', i savea xa ca orivava la E.P.T. ametar xo i tralici. I capi de la E.P.T., pena riva' in Australia,i gavea fato conprare i camion mericani resta' indriodopo finia la guera. Par i geometri e i so jutanti ghe gerale jeep.Man man ca i 'ndava ovanti, i geometri ghe disea 'ndovepareciare el trepie' col strumento sora e dopo de 'ndarevanti on zento o dosento metri, zertevolte anca de pi',par misurare e livelare el posto par el tralicio. Ma el belo,el vignea dopo, pena finio de laorare! Fin ca i ondavavanti e indrio coi trabicoli dei Geometri, luri i vedea'ndove ca ghe jera cuatà xo i canguri, i wallaby e, versol'inbrunire, i coneji. E i sentia anca 'ndove ca svolava iosei. Osei de cussi tante cualita', ca la jera na maravejavedarli svolare e fermarse a magnare i fiori dei “bottle -brush” (fati come l'afareto ca neta le botije), e de le tantedifareuti piante de 'caliptus'.I gavaria vossudo ciapare on Galà (Galah) anca luri, par-che' el jera on bel papagalo, de color griso-rosa, ca 'linparava a parlare come on cristian. Ma là, 'ntel 'bush'Australian, ghe jera ogni ben de Dio. Par luri ca ghe pia-sea le bestie, la jera na cucagna! 'Ndove ca jera pi' fresco, ghe jera i koala, quei bei orseti ca magna le foie de caliptus. I gavaria podesto ciaparghene pi' de un, ma

ghe saria dispiasesto farli patire. El Galà, parò, i lo volea,parche' i gavea conosesto un “righer” (montatore difero), ca 'l vignea da Cogolo, e el ghi'n avea uno, ciapàda picinin. El-lo tegnea in gabia e 'l ghe gavea insegna'a parlare e a tirar xo anca spropositi de iarolaze.Finio de laorare, se i gavea visto cualche bel s-ciapo deconeji, i tolea su' le s-ciope a do' cane e anca el'Winchester', cuel s-ciopo da 'cow-boy', e i 'ndava indriopar spararghe ai coneji. I coneji ,in Australia, i xe comeca i fusse 'na'piaga de l'Egito', parché, i ghe ruina fora ei ghe magna fora tuto ai pori farmisti. E zerte volte gh'injera cussi' tanti, ca no i doparava gnanca le s-ciope.Massa fazile!Par cuelo i se gavea conpra' el Winchester! 'Na palotolain cana, on tiro par un, e veder chi ca copava el primoconejio!Paro' prima, co le s-ciope, i ghi'n avea xa ciapà on parode dozene da darghe al cogo da far da magnare eldoman de sera. A spararghe ai coneji, podio imaginarve,i ghe fasea on gran piazere al “farmista”, e sti fradei daMontebeloo i zercava de far contenti tuti.I saria sta' pi contenti 'ncora, se el cogo ghe gavessefato on poca de polenta da magnare col pocio del cone-jio, ma lu', el cogo, el disea ca nol catava farina zala danisuna parte.

lino timillero

N.3.2016

DIALETTANDO

Cuei ca gavea da laorareda la matina a la sera, comegavariseli fato a esare dijuni damesanote. I jera xa' slangorjiparche', da magnare, no xeca ghin fusse sta' tanto.

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