Margaret e Hickman Tracy - I Draghi Del Chaos

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  • 5/23/2018 Margaret e Hickman Tracy - I Draghi Del Chaos

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    a cura diMargaret Weis e Tracy Hickman

    I DRAGHI DEL CHAOS

    The Dragons of Chaos, 2003

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    Gli autori

    MARK ANTHONY ha ispirato parecchi romanzi e raccontiambientati in FORGOTTEN REALMSO, DRAGONLANCE eRAVENLOFT. Il suo Shores of Dusk, del 1997, continua la saga diDrizzt D Urden, il popolare eroe delle trilogie Icewind Dale e degliElfi Scuri. Mark un rocciatore e per il suo contributo a questovolume, La nobile follia, ha attinto a esperienze personali sui monti

    del Colorado, stato in cui nato (bench non gli sia ancora capitato ditrovare un drago in cima a una di quelle vette).LINDA P. BAKER autrice del romanzo DRAGONLANCE THE

    IRDA, il secondo volume della serie Lost Histories. I Suoi racconticompaiono nelle precedenti antologie DRAGONLANCE e in THEHISTORY OF DRAGONLANCE. Vive a Mobile, in Alabama, con il

    pi entusiasta dei suoi ammiratori, il marito Larry.Dopo un periodo di esordio come cronista e redattrice in un

    quotidiano, SUE WEINLEIN COOK ha rinunciato alle aspirazioni di

    giornalista e ha fatto il suo ingresso nella squadra di autori della TSR.Al momento lavora al settore giochi e segue la lineaDRAGONLANCE: FIFTH AGE. Lei e il marito, il game designerMonte Cook, vivono con il loro coniglio in un'abitazione centenaria,una chiesa restaurata; collezionano draghi, fumetti e molti, molti libri.

    JEFF GRUBB, simpatico game designer, autore di Lord Toede,Knorrman Steel, Charonti Bone; insieme a Ed Greenwood ha scrittoCormyr: A Novel e con la moglie Kate Novak la Finder's StoneTrilogy, il successivo Finder's Bane e il suo seguito, Tymoras Luck.

    Si chiede spesso che cosa succederebbe se gli gnomi si impadronisserodel Congresso degli Stati Uniti.I romanzi di RICHARD A. KNAAK hanno venduto oltre un milione

    di copie; tra questi ricordiamo The Legend of Hwna, entrato nellaclassifica dei best seller del New York Times e la serie Dragonrealm.Le sue opere sono state pubblicate in tedesco, italiano, spagnolo,

    polacco, giapponese, ceco e russo. Ha inoltre dato un costantecontributo alle antologie di DRAGONLANCE. Le sue ultime opereannoverano Land of the Minotaurs, il fantasy moderno Dutchman e unnuovo romanzo epico ambientato nel mondo Dragonrealm: The HorseKing.

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    ADAM LESH, appassionato di giochi di ruolo e aspirante autore, havisto pubblicare per la prima volta un suo lavoro in The History of

    DRAGONLANCE. Il racconto, Quarry, fa parte dell'antologia TheDragons at War.TERI MCLAREN insegna letteratura internazionale, scrittura e

    cultura medievale alla Louisville University. Ha scritto Nature of theBeast per The Dragons at War, e quattro libri per MAGIC: THEGATHERING: the Cursed Land, Song of Time e il suo seguito,Shadows of Time. Lei e il marito hanno in progetto un'arrampicata sulKilimangiaro.

    ROGER E. MOORE, analista creativo della TSR, subisce da tempoil fascino dei racconti paralleli alle varie serie di DRAGONLANCE,ma promette che questa sar la prima e ultima volta che si cimenternel ruolo di autore e ringrazia tutti per la disponibilit. Questo racconto dedicato a Greg, che potrebbe trovarlo di suo gradimento, bench almomento della stesura non fosse ancora in grado di leggerlo.

    DOUGLAS NILES da tempo uno degli autori pi venduti diDRAGONLANCE e FORGOTTEN realms. Di recente ha creato unatrilogia in cui descrive un mondo di sua creazione, il Watershed.

    NICK ODONOHOE ha scritto parecchi racconti DRAGONLANCEper la TSR. inoltre autore dei romanzi della serie Crossroads: TheMagic and the Healing scelto come miglior libro per l'adolescenzadalla American Library Association), Under the Healing Sign, e TheHealing of the Crossroads.

    JANET PACK adora i gatti e vive a Williams Bay, nel Wisconsin.Le sue opere ricche di musicalit compaiono in Leaves from the Inn ofthe Last Home, THE HISTORY OF DRAGONLANCE, e nel DeathGate Cycle di Margaret Weis e Tracy Hickman. Suoi racconti sonostati pubblicati in The Dragons of Krynn, The Dragons at War,Fantastic Alice e CatFantastic IV. Quando non scrive disegna gioielliinsieme a Margaret Weis, con cui gestisce The Medicine Wheel.

    CHRIS PIERSON vive a Whitby, in Ontario, da tempo unappassionato di DRAGONLANCE e il suo primo racconto uscito inThe Dragons at War. Ha inoltre pubblicato narrativa sulla rivistaDragon e ora lavora per una societ di computer game di Boston.

    JEAN RABE alleva pesci rossi, una studiosa dell'aviazione dellaprima Guerra Mondiale e ama viaggiare nel mondo di Krynn. Hascritto L'era dei dragoni e Il giorno della grande tempesta nella serieDRAGONLANCE: FITH AGE, ed coautrice di Maquesta KarThon

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    nella serie DRAGONLANCE The Warriors. Altre suo opereannoverano Red Magic, Secret of the Djinn e Night of the Tiger.

    KEVIN T. STEIN autore di Brothers Majere e di racconti inclusi inaltre antologie. Tra le sue opere The Fall of Magie (con lo pseudonimoD. J. Heinrich), Twisted Dragon e The Guide to Larry Nivern'sRingioorld.

    MARGARET WEIS e DON PERRIN formano una squadracollaudata; nei pressi di Lake Geneva, nel Wisconsin, si trova TheGame Guild, la loro libreria specializzata in giochi e libri fantasy e difantascienza. Tra le loro opere ricordiamo The Doom Brigade e RobotBlues. Margaret Weis ha narrato in The Soul Forge la storia dei primianni di Raistlin e la sua prova alla Torre dell'Alta Magia.

    Per tutti i lettori affascinati dalle atmosfere dei romanzi diDragonlance e desiderosi di riviverne il clima barbarico e avventuroso,colmando i vuoti narrativi tra i vari cicli, ecco una splendida raccolta diracconti brevi selezionati e presentati da Margaret Weis e TracyHickman.

    Si tratta di storie ambientate nel mondo di Krynn, frutto dellafantasia di autori molto conosciuti e apprezzati negli Stati Uniti, chedal 1986 ad oggi hanno contribuito con i loro romanzi a renderefamosa nel mondo la serie Dragonlance.

    Mark Anthony Mary Kirchoff, Doug Niles Dan Parkinson, DonPerrin e la stessa Margaret Weis sono solo alcuni dei grandi scrittori difantasy che danno lustro a questa memorabile antologia.

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    Prefazione

    Chi lo conosce bene, Krynn un mondo che evoca immagini didraghi possenti e di potente magia, sullo sfondo del paesaggiodevastato dalla Guerra delle Lance. una terra dove i maghi sidistinguono per il colore delle vesti che indossano e per il tipo di magiache praticano. Ma la vita di coloro che vivono su Ansalon non si pucatalogare con tanta facilit; il Bene e il Male non sono bianco e nero,

    ma presentano molte sfumature di grigio. Mentre i territori sonodevastati dalla guerra e dal conflitto tra le varie razze, nascono eroi e sicreano leggende.

    Si tratta degli eroi e delle leggende della saga di dragonlance:guerrieri, maghi e religiosi; gente comune che lotta nell'esistenzaquotidiana per fare ci che giusto, bench questo non li porti allagloria e abbia spesso come risultato una morte violenta e repentina;eroi riluttanti, a cui la fama viene imposta; giovani cavalieri temerariche considerano soltanto la gloria della guerra, ignorandone l'orrore.

    Non sono che alcuni di coloro che trovano posto negli annali delmondo.Non tutti sono umani. Pu trattarsi di elfi, nani, gnomi oppure gli dei

    ce ne scampino! - di kender. Ci sono eroi di tutte le forme edimensioni, di entrambi i generi e di molte razze.

    Hanno in comune una cosa soltanto: l'azione.Agiscono, al meglio delle loro capacit, laddove altri si limiterebbero

    a starsene ad aspettare l'avvento dei conquistatori, ovvero i draghimalvagi, i draconiani mutanti, la Regina delle Tenebre Takhisis, che

    con i suoi seguaci vorrebbe impadronirsi di Krynn. Con l'aiuto deglidei o senza di esso, i veri eroi della saga di dragonlance sono gliindividui che si ergono contro il Male, sia coraggiosamente e di propriaspontanea volont, sia perch non resta loro alternativa.

    Di costoro narrano le nostre storie.

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    Gli occhi di Chaos di Sue Weinlein Cook

    L'ultimo ogre cadde violentemente sul terreno cotto dal sole egiacque immobile accanto ai corpi dei compagni; un attimo dopo lacreatura stordita cerc debolmente di strisciare via per portarsi lontanodalla carneficina.

    La femmina di drago azzurro ritrasse gli artigli per assestare un'altra

    zampata alla preda, poi esit; socchiuse gli occhi, si era stancata diquel gioco.Ispir a fondo, assaporando il gusto aspro dell'alito fulminante sul

    punto di esploderle dalle fauci. La femmina di drago osserv l'ogrecercare invano di liberarsi dal mucchio di cadaveri; trattenne il fiatofinch non ce la fece pi.

    Un lampo fulmineo esplose con violenza dal mostro azzurro,scaravent in aria il miserevole ogre, facendolo volare all'indietro diuna quindicina di metri, mandandolo a schiantarsi tra le macerie di una

    rozza dimora di legno. La creatura piomb pesantemente al suolo, ilcorpo carbonizzato era in preda agli spasmi per le ingenti caricheelettriche che lo percorrevano a ondate; sul suo volto annerito eterrorizzato serpeggiavano scintille. Fili di fumo acre si levarono dallegno secco, e nel giro di pochi secondi l'intera struttura fu avvolta dafiamme sibilanti e scoppiettanti.

    L'ogre non si rialz.Con il naso cornuto rivolto al cielo, la femmina di drago azzurro

    emise un possente ruggito; adorava il suono della propria voce che

    tuonava sul territorio devastato. Avanz, conficcando le grinfie inprofondit nella pila di corpi degli ogre, ormai ridotti a un mucchio dicarogne. Qualche passo ancora e tese i possenti muscoli delle gambe,

    poi si proiett in volo.La femmina di drago agit furiosamente le ali, salendo sempre pi

    veloce nel tardo cielo estivo. Clamor adorava la velocit quasi quantoamava il rumore; la rapidit e il volume le provocavano unostruggimento. Continu a librarsi sempre pi in fretta, stimolata da unimprovviso impeto d'energia ed esaltata dal flusso di aria fresca deiKhalkist che le investiva la pelle azzurro cupo. Esortando il cavaliere atenersi stretto, la femmina di drago si inclin vertiginosamente nella

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    virata, abbass il lungo muso e ripieg le ali possenti, poi torn aprecipitarsi verso terra come la freccia di un elfo, passando a volo

    radente sul villaggio ogre annerito.Come ti sono sembrata, Jerne?Clamor era troppo soddisfatta del suo operato per accorgersi che il

    cavaliere non le aveva dato risposta.Osservando lo scenario di distruzione, la femmina di drago emise

    soddisfatta un profondo brontolio di gola, imitando come megliopoteva la bassa risata del suo compagno, un Cavaliere delle Tenebre.Agit la grande testa avanti e indietro, prendendo nota dei resti dellerozze capanne ancora fumanti dopo l'assalto dell'alito fulmineo, e dellegrezze dimore di pietra ridotte in macerie dalle sue raffiche. Il puzzodella carne carbonizzata le indugiava intorno alle narici; not i restidell'ogre che giacevano in mezzo alla devastazione, bruciacchiati al

    punto da essere ormai irriconoscibili. Altri cadaveri erano disseminatiintorno al centro del villaggio, ma questi corpi non recavano il minimosegno di violenza; accanto a loro giacevano ceste e arnesi abbandonatidai proprietari un attimo prima di perire. I maiali e i sauri, che gliabitanti del villaggio allevavano per sostentarsi, si erano analogamenteaccasciati all'interno dei recinti.

    Ben diverso dall'ultima volta che siamo stati qui, vero Jerne?chiese freddamente Clamor. Era stato soltanto un mese prima che lorodue, insieme al resto della brigata, avevano percorso in fretta ilterritorio di Blode per reclutare tutti i guerrieri abili e accoglierli alservizio delle forze delle tenebre, Sono accadute talmente tante coseda allora. La nostra invasione...

    Perduta nei propri pensieri, la femmina di drago descrisse un ampiocircolo per passare un'ultima volta al volo sul villaggio. Spieg bene leali per cogliere l'aria e piomb in caduta libera, rivivendo le settimanedi trionfo di quell'estate, la pi infuocata a memoria di drago. Glieserciti dei Cavalieri di Takhisis, costituiti da temibili paladini delletenebre e dai draghi loro compagni, avevano spazzato il continente inuna campagna di conquista che non aveva precedenti in nessuna delleGrandi Ere di Ansalon. Ricordi come abbiamo schiacciato interenazioni, neanche fossero rametti che si spezzavano sotto ai nostri

    piedi? Abbiamo insegnato loro il significato del vero onore, e dellapaura! L'intero territorio si inchinato dinnanzi alla gloria dellaTenebrosa Maest...

    Clamor esit, non volendo ricordare l'ultimo capitolo di quell'estate

    notevole, e con il sangue che le pulsava nel capo agit invece con forza

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    le ali contro l'aria soffocante e torn a salire. Dopo aver preso quotaallung il collo all'indietro per rivolgere un ultimo sguardo alla propria

    opera. Sembrava che un gruppo di cacciatori ogre fosse appena giuntoal villaggio; lei sorrise compiaciuta immaginando lo sgomento cheavrebbero provato al trovare le proprie case...

    Un cavaliere non deve impegnarsi in combattimento contro unavversario disarmato.

    ... ridotte a nient'altro che rovine fumanti.Uno degli esseri pelosi alz lo sguardo e punt la clava contro di lei;

    gli altri ogre si fecero piccoli per la paura, apparivano insignificanti trale rovine e i morti. Povere creature! disse a voce alta, beffarda, poischizz nel freddo biancore delle nuvole.

    Povera Clamor!La femmina di drago trasal aspramente a un improvviso dolore alla

    zampa destra; l'arto, annerito, avvizzito e gocciolante icore verde,pendeva floscio sotto di lei. Clamor maled gli ogre che si trovavanolaggi, sapendo che la sosta a Blode aveva aggravato la ferita. Il dolorele riport di scatto i pensieri al combattimento in cui si era procurata ildanno; sent il battito cardiaco che accelerava e la pelle che siinfiammava malgrado i freddi venti meridionali, al ricordo delmomento che aveva cercato con tanta intensit di escludere dalla

    propria memoria. Sembrava ieri... no, era ieri.Clamor era ferocemente fiera; lei e Jerne avevano ricevuto il raro

    onore di fungere da supporto al prode cavaliere Steel Brightblade, insella a Flare. La loro brigata aveva lasciato le rovine della Torre delSommo Chierico per penetrare nella fenditura di recente formazionenell'Oceano Turbidus. Volarono gi, gi, gi, finch Clamor non ebbela certezza che da un momento all'altro sarebbero fuoriusciti dall'altra

    parte del mondo; infine emersero nell'Abisso e scorsero il nemico.Bench fossero poche le cose che spaventavano la grande femmina

    di drago azzurro, la vista del gigante chiamato Chaos le trasmise lungoil corpo ondate di terrore. L'enorme figura brutale ruggiva come unvulcano in eruzione, ridendo di coloro che erano giunti a contrastarlo.Il volto orrendo era in grado di sgomentare perfino un drago, e le suedimensioni erano tali da rendere insignificante anche il pi possentedei draghi rossi. Ma Clamor trov che le caratteristiche pi terrificantiin assoluto fossero gli occhi; quelle cavit prive di palpebre che avevasul viso sembravano risucchiare nel loro vasto nulla tutto ci cheosservavano e le parve che quegli orribili vortici scuri potessero

    catturare la sua stessa anima.

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    Tutt'intorno a lui si precipitavano in picchiata draghi di fuoco,terribili servitori di Chaos. Queste creature di magma vivente alitavano

    zolfo fetido e bruciante contro i nemici, mentre dalle loro scaglie diossidiana e dalle ali fiammeggianti volavano scintille che ustionavanoil corpo di draghi e uomini.

    Steel ordin ai propri cavalieri di attaccare coloro che erano in sellaa queste abominevoli creature, i demoni guerrieri. Clamor e Jerne, unasquadra collaudata da molti anni di addestramento congiunto e dainnumerevoli battaglie nel corso dell'invasione di quell'estate, silanciarono contro il nemico con una furia a cui fecero eco gli altridraghi azzurri, oltre a quelli d'argento che li accompagnavano in

    battaglia con i Cavalieri di Solamnia. La femmina di drago sapeva chequel combattimento includeva tutti i figli di Krynn.

    Nel calore opprimente dell'Abisso continuava a infuriare il conflittoe le grida dei draghi all'attacco si mescolavano alle urla di morte deicaduti. Clamor e il suo cavaliere avevano gi distrutto varie creature daincubo, quando accadde il peggio.

    Jerne lev la spada benedetta dalla Sua Tenebrosa Maest nel giornoin cui era stato fatto cavaliere, e spron Clamor ad approssimarsiancora unpo al nemico. Bench quasi esausta per le fatiche di quella

    battaglia infinita, la femmina di drago acconsent arditamente. Ildemone guerriero ghign con ferocia contro di loro mentre il drago difuoco su cui era montato agitava le ali fiammeggianti, portandosiancora pi vicino.

    Aspetta! pens allarmata la femmina di drago azzurro. Jerne non ben saldo in sella! Cerc di virare interrompendo l'avvicinamento, maera troppo tardi. Dandole un ultimo colpetto affettuoso sul fianco, ilcavaliere si lanci, staccandosi dal dorso squamoso e proiettandosicontro il demone nemico in un attacco suicida, levando il proprio gridodi battaglia e descrivendo un terribile arco con la lama oscura.

    Perdendo improvvisamente l'equilibrio, Clamor si raddrizz a faticae osserv inorridita Jerne che trascinava il demone guerriero gi daldorso della cavalcatura e poi ricadeva con esso verso il terrenosottostante.

    No! Jerne! Il grido di disperazione di lei si trasform in un ululatodi dolore mentre il drago di fuoco ormai privo di cavaliere le si tuffavasotto, bruciandole la zampa destra. Infuriata, Clamor si volse di scattoa mezz'aria e cattur con lo sguardo quello del drago di fuoco, poierutt un fulmine contro la progenie di Chaos. L'impatto sollev

    un'esplosione di scaglie d'ossidiana e il rettile fiammeggiante schizz

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    all'indietro verso la lancia di un cavaliere di Solamnia che giungevaall'assalto sulla sua possente creatura d'argento.

    A Clamor, che era ferita, rest appena la forza sufficiente a rallentarela propria caduta prima di toccare terra. Con la vista annebbiata scorseJerne che giaceva non lontano da l, immobile sotto al cadavere deldemone guerriero. Desiderosa di vedere qualche cosa, qualunque cosa,ma non il corpo privo di vita del suo adorato compagno, la femmina didrago alz lo sguardo. Scorse Flare e vide che Steel trafiggeva Chaos,versando un'unica goccia di sangue che cadde sul terreno grigioaccanto a lei. Con gli occhi fissi su Flare, Clamor esult debolmente

    per quel colpo. Non si accorse neppure del piccolo umano dai capellid'argento che armeggiava freneticamente con due pezzi di rocciascintillante sulla sabbia dove era caduto il sangue e che poi correva viaquasi in lacrime.

    A malapena in grado di sopportare il dolore pulsante alla gambaustionata, Clamor riusc ad alzarsi malgrado fosse azzoppata. Avanzdi qualche passo, incespicando nel tentativo di trovare l'equilibrio, e

    pos il piede ferito proprio sul pezzette di terreno macchiato di rossodal fluido vitale di Chaos.

    Mentre il sangue del Padre di Tutto e di Niente si mescolava al suo,la femmina di drago azzurro si sent inspiegabilmente distaccata dalcombattimento. Pur ricordando che Jerne le aveva detto che lasopravvivenza stessa di Krynn dipendeva dal risultato di questa

    battaglia, lei non riusciva a resistere alla voce che ora le ordinava divolare su, in alto, e di uscire dall'Abisso. Ormai incapace di ragionare,alla femmina di drago parve che Chaos la guardasse con quegli orribiliocchi, quelle vuote cavit. L'ultima cosa che ud prima di allontanarsidal conflitto fu la risata schiamazzante e vulcanica del gigante.

    Figlia di Chaos!Clamor scroll il capo, cercando di allontanare quei ricordi

    inquietanti. Jerne, come hai potuto lasciarmi? gemette.Non ricordi, vero?Non voglio ricordare! rugg la femmina di drago, rivolta alle

    nuvole.Quasi in risposta, il dolore alla gamba le procur un'altra fitta.

    Clamor inspir aspramente, sentendo che il male oscuro della ferita lestrisciava lentamente lungo la gamba e attraverso il ventre. In quelmomento cap di non potersi pi nascondere dall'oscura verit. Mi stadivorando, pens follemente, in preda al panico. La ferita parte stessa

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    di Chaos! Mi sta privando della vita! Jerne, che cosa posso fare?L'unica cosa che mi da sollievo ...

    Un pensiero improvviso argin il terrore che le scaturiva dentro e lafemmina di drago cap come avrebbe dovuto fare per alimentare ilsangue famelico di Chaos dentro di s. Se era vita che voleva, leigliel'avrebbe data. Ma non la propria.

    Guizzando esultante nell'aria, scaten un fulmine che fece sfavillarele nuvole di luce riflessa. Un rombo le colm la gola. Ripiegando le alie facendole aderire contro il dorso, la femmina di drago azzurro silasci cadere in picchiata gi dalle nuvole, contemplando la rigogliosaforesta sottostante. Conquister tutte queste terre in tuo nome, SirJerne Stormcrown! proclam a beneficio del compagno assente.Tutti onoreranno il tuo prode sacrificio e ti conosceranno come il pigrande dei cavalieri!

    OnoreonoreonoreonoreonoreonoreClamor si scagli verso il limitare degli alberi e rasent i boschi alla

    ricerca di qualche segno di civilt. Non aveva pi visitato quest'areadel sud di Ansalon negli anni successivi alla cacciata, da parte deglielfi, dell'Incubo che aveva afflitto la foresta di Silvanesti dopo laGuerra delle Lance. La femmina di drago inal profondamente l'aromadelle giovani piante. Soltanto gli elfi potevano coltivare qualcosa conuna simile siccit, pens lei, con una fitta di nostalgia per l'isola freddae arida dove lei e il suo cavaliere avevano vissuto e si erano addestrati

    per tanto tempo.Gli occhi di Clamor si posarono su una radura tra gli alberi; mentre

    si avvicinava, gi in basso si pales la scena di un villaggio tranquillo.Molto simile all'ultimo, pens, borbottando deliziata al pensiero dicome si sarebbero infuriati gli elfi che vivevano qui, a sentirsi

    paragonare in qualche modo a degli ogre.La femmina di drago azzurro effettu un giro intorno al villaggio,

    poi si tuff in picchiata. Il flusso dell'aria intorno a lei fu come musicaper i suoi orecchi. Per te, Jerne! rugg scatenando un fiotto fulmineocontro i silvanesti raccolti intorno a un piccolo specchio d'acqua alcentro del villaggio. La raffica abbatt una mezza dozzina di elfi e nefece cadere nella pozza vari altri, che si dibatterono. Alcuni sisparpagliarono, urlando in preda al terrore e alla sorpresa. Clamorsegu un gruppo di quelle delicate creature bionde che fuggivano velociverso un elegante edificio a guglia scavato in un albero vivente. Lafemmina di drago sent l'odore della loro paura.

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    Mentre gli elfi si avvicinavano a quello che ipotizzavano essere ilproprio rifugio, lo sguardo di Clamor si pos su di loro, obbligandoli a

    volgersi ad affrontarla. Rimase sospesa, bloccandoli con gli occhi, e simeravigli di ci che accadde poi. Lentamente, sottili filamentiargentei si levarono dal corpo delle esili creature e rimasero sospesicon leggerezza nell'aria.

    Strano, osserv la femmina di drago, attirando inesorabilmente a s ifili d'argento; quelli degli ogre erano di bronzo. Lo sguardoimplacabile di Clamor attinse alle delicate energie vitali degli elfi,finch la luce argentea quasi non l'accec. La femmina di drago gio

    per l'infusione di vitalit da cui si sent inondare. Rimasemomentaneamente sconcertata nel vedere sui volti dei silvanestimorenti la stessa espressione inorridita che immaginava di aver avutolei stessa quando aveva scorto per la prima volta il volto di Chaos. Poigli elfi crollarono a terra come fantocci, e la cosa non ebbe piimportanza.

    Clamor sistem in breve tempo il resto del villaggio, alternando l'attodi annientare gli elfi e le loro dimore con il suo alito fulminante aquello di divorarne le anime per alimentare il sangue di Chaos.Prestando scarsa attenzione ai pochi silvanesti che fuggivano nei

    boschi, la femmina di drago ritorn con un lieve battito d'ali allospecchio d'acqua centrale. Sentendosi realmente ringiovanita, si distesecon aria soddisfatta accanto alla pozza e scrut nell'acqua.

    Ci che scorse sulla superficie liscia la spavent a tal punto da farlaritrarre da quella vista, ma poi, lentamente, la femmina di drago si

    protese pi vicino per dare un'altra occhiata. Inorridita e disgustata,fiss la propria immagine riflessa, la sfumatura malata e nerastra cheaveva assunto la sua pelle dalla met del petto direttamente gi fino ai

    piedi. L'intera area scolorita era completamente coperta di orrendepustole e foruncoli cancerosi. Il piede destro bruciato era avvizzito eormai ridotto a un moncherino deforme; ormai lei non aveva quasi pil'aspetto di un drago.

    Ma la cosa peggiore erano gli occhi; fissando lo sguardo su di essi,Clamor sent una morsa di paura serrarle il cuore. Gli occhi che lafissavano di rimando dalla superficie della pozza sembravano estraneial drago azzurro, ancor pi del resto dell'orribile corpo. Le cavit privedi palpebre sul suo volto non lasciavano pi trapelare l'intelligenza el'umorismo del drago, n intravedere la dedizione e l'energia acquisitidal connubio con Jerne. Ora contenevano soltanto una vasta tenebra. Il

    nulla.

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    Tale padre, tale figlia.Clamor grid e si lanci contro il cielo. Indipendentemente

    dall'intensit con cui agitava le ali, non riusciva a sfuggire allagigantesca risata roboante che le esplodeva negli orecchi.Dopo quelle che le parvero ore di volo precipitoso, senza alcun

    pensiero se non il continuo pompare delle grandi ali, dalla mente dellafemmina di drago delirante emerse un'idea. Silvanost! pens. Stavavolando dritta verso la luminosa capitale della foresta riconquistatadagli elfi e gli occhi ultraterreni le luccicarono al pensiero. A Silvanostvivevano migliaia di elfi! Assorbire tutta quell'energia avrebbe senzadubbio placato il famelico sangue di Chaos!

    Ma l'andatura convulsa di Clamor iniziava a esigere il propriotributo; sentiva le ali indolenzite dalla fatica del volo precipitoso einiziava a dolerle tutto il corpo. A questo ritmo non ce l'avrebbe maifatta ad arrivare alla capitale degli elfi. Un breve attimo di ripososoltanto, annunci rivolta al cavaliere assente, ondeggiando un po

    per lo sforzo di mantenersi in volo. Un breve riposino non pu farmale. Poi ti procurer un gioiello scintillante per la corona del tuodominio!

    La femmina di drago gir intorno, scivolando ancora pi in bassoalla ricerca di un luogo adatto a una sosta. Infastidita per la mancanzadegli spazi liberi e asciutti prediletti dai draghi azzurri, trov una

    piccola radura vicino a un ruscello e atterr. Fu sorpresa per loscossone che si procur toccando goffamente terra. Attento, Jerne,mormor stancamente, stiracchiandosi con cautela sul terrenomuscoso. Non vorrei che cadessi. La femmina di drago esaustachiuse gli occhi e soccombette al sonno per la prima volta dalcombattimento contro Chaos.

    Non vorrei che cadessi cadessicadessicadessicadessicadessiClamor si ritrov nell'Abisso, di nuovo nel bel mezzo della violenta

    battaglia contro il Padre di Tutto e di Niente. Ancora una volta sentl'orribile puzzo di zolfo dell'alito dell'orrenda creatura, e ud gridaumane e di draghi. Sent che il suo cavaliere la spronava ad accostarsimaggiormente al ghignante demone guerriero in sella a un vicino dragodi fuoco e sent la propria voce che rispondeva a quell'ordine.

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    Socchiuse gli occhi contro la luce proiettata dalle ali fiammeggianti deldrago cavalcato dal nemico. Era cos luminosa. Dove... No!

    Ansiosa di evitare il contatto con le ali infuocate della preda,Clamor, parzialmente accecata, si allontan sollevandosi rapidamente.L'improvviso spostamento ebbe luogo proprio mentre Jerne stava

    preparando il proprio attacco e lo sbilanci, facendolo cadere.Nell'inutile tentativo di trovare un appiglio, Jerne fu disarcionato egrid: Clamor!. L'uomo torse il corpo nella caduta e riusc a finire

    proprio addosso al demone guerriero stupefatto, trascinandolo con sgi dalla cavalcatura e precipitandoli entrambi verso il duro terrenosottostante. No! Jerne!

    Clamor si svegli di scatto, ansante per lo sforzo rivissuto nel sogno.Volevo fare di te un eroe! Se soltanto il fiotto precipitoso delle

    parole avesse potuto arginare il flusso dei ricordi indesiderati. Avreiraccontato a tutti del tuo ardito attacco suicida.

    Tu sai che non stato un suicidio.Sarai conosciuto come il pi grande dei cavalieri! Pronunceranno il

    tuo nome con onore! Ma prima devo arrivare a Silvanost... Lafemmina di drago azzoppata cerc di alzarsi in piedi, sussultandomentre sollevava da terra il corpo pustoloso.

    Tu non ricordi nulla dell'onore, Clamor.Lo faccio per te, Jerne!Davvero?Ma non vedi, mi sta uccidendolaUn rumore improvviso dal margine della radura le fece volgere il

    capo. Dal sottobosco un gruppo di elfi e ogre giunse alla carica controdi lei. Tenendosi a distanza, gli elfi incoccarono gli archi, mentre unamezza dozzina di ogre si precipitavano in avanti, brandendo le clave.Lei si chiese che cosa potesse trasformare nemici cos mortali inalleati.

    Tu.Proprio mentre Clamor stava cercando di immaginare come avessero

    fatto le creature a raggiungerla, dicendosi che non poteva essere statacos sconsiderata da lasciare una traccia, fu colpita dalla prima rafficadi frecce. La femmina di drago rugg in preda alla sofferenza eall'incredulit. Le squame ormai inconsistenti che la coprivano, givittime del sangue canceroso che le scorreva nelle vene, non erano ingrado di respingere i dardi devastanti degli elfi. Clamor punt losguardo sugli ogre in avvicinamento, pronti a sacrificare le proprie

    forze vitali alla bestia che era dentro di lei.

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    Quando avr fine, Clamor?La femmina di drago azzurro scroll il capo, cercando di liberare la

    propria mente confusa dalla voce familiare che tanto la turbava.Prima loro, poi Silvanost, e poi che cosa? Ti scaglierai contro l'interoAnsalon?

    L'enorme creatura stanca indugi; era cos stanca di contrastare laforza mortale che aveva dentro. Voglio vivere!

    Non questo il modo. Per salvarci dobbiamo combattere Chaos, nonalimentarlo.

    Mentre gli ogre si avvicinavano, Clamor pos tranquillamente ilcapo e rivolse lo sguardo sul ruscello che aveva davanti. Dall'acquatrasparente che le scorreva davanti agli occhi si form un'immagine, ilvolto familiare di un uomo con corti capelli rossi e occhi verdi. Jerne lesorrise, e quando lei ud la sua risata cap di essere stata perdonata.Clamor non sent neppure le clave degli ogre che la colpivano conimpeto, non avvert la seconda e poi la terza ondata di frecce che le siconficcavano nel petto, nel capo e nelle gambe. Il ruscello trascin viaogni cosa, lasciando soltanto Jerne. Ora andr tutto a posto, disse lui,facendole cenno di raggiungerlo.

    Clamor ud le esili voci dei suoi aggressori che si levavanotrionfanti, sembravano giungere da molto, molto lontano. Poi quelvoco perse ogni significato, mentre la femmina di drago si proiettavain avanti per raggiungere il suo cavaliere.

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    La nobile follia di Mark Anthony

    Venni alla Pietra Rossa in cerca di potere. Per lo meno questo era ciche mi dicevo. In verit credo di essere venuto a cercare la morte.Tuttavia un assioma della vita che un uomo non trovi mai l'unicacosa che cerca, o forse che non cerchi mai l'unica cosa che trova, e inquelle ultime ore non trovai n potere n morte sui dirupi scoscesi della

    Pietra Rossa. Ma ora capisco di avere soltanto un modo per spiegarmi,e dunque sia, racconter la mia storia, che strana gi dall'inizio,perch non comincia con un principio, ma con una fine.

    La morte di Krynn.Fuoco, tuoni, oscurit. Poi in qualche modo, seppur impossibile,

    spunt una nuova alba rosata. Nei primi terribili giorni successivi alSecondo Cataclisma, i sopravvissuti passarono con incedere malfermotra le rovine fumanti che erano state le loro case, le loro citt, le lorovite, alla ricerca di una risposta. Chi? gridarono. Chi aveva attirato tale

    distruzione sul mondo? Ma si trattava di una domanda insensata. Tra lapolvere e il sangue io risi di loro. La risposta era semplice davvero,perch non ce n'era alcuna. Chi aveva causato il Secondo Cataclisma?Era stato ciascuno di noi e nessuno di noi al contempo. Non avevaimportanza. Tutto era cambiato, e ora contava soltanto quello. Non erala prima volta che il mondo moriva.

    Prima del Secondo Cataclisma ero allineato con forze potenti; comemolti altri, non le avevo scelte, pi che altro erano state loro a scegliereme. Tuttavia mi avevano fornito un luogo e uno scopo, mi avevano

    messo in mano una spada e cibo nello stomaco; con loro mi ero sentitoal sicuro, e avviato a fare grandi cose, tanto sembravano forti, gloriose,indomabili, ma alla fine della Guerra del Chaos erano andate infrantumi come fossero state di vetro.

    Ora dovevo cavarmela da solo. Le consuetudini di un tempo, levecchie regole erano sparite, ridotte in cenere insieme alle pergamenesu cui erano scritte. C'erano nuove leggi da stabilire, e sapevo che chile avrebbe fissate si sarebbe trovato in cima a questo mondo ormaimutato. Io intendevo essere tra costoro ed era per questo che ero giuntofin qui.

    Gli fui quasi a ridosso prima ancora di dargli la prima occhiata.

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    Il vento riarso mut direzione e lacer uno spiraglio tra nuvole dipolvere sabbiosa; era l dinnanzi a me, si ergeva a millecinquecento

    metri di altezza sull'arida piana di Estwilde, un gran mucchio di roccefrastagliate del colore del sangue rappreso.La Pietra Rossa.Mi leccai le labbra spaccate con la lingua riarsa. Che io sia dannato

    nell'Abisso, dissi, e mi chiesi se non lo fossi gi stato, se non mitrovassi gi l.

    Allungai il collo verso l'alto, e ancora pi su, ma la cima si perdevanella bruma e svaniva in un cielo macchiato di rosso dalla fuliggine dimille migliaia di incendi. Per un attimo vacillai e credo di essere quasicaduto in ginocchio. Come sarei riuscito ad arrampicarmi sullasommit di questa... questa cosa? Come potevo anche soltanto pensaredi provarci?

    Ma ero arrivato fino a questo punto e non avevo intenzione diandarmene, non ora. Lasciai che l'ondata di debolezza mi scivolasseaddosso, feci un respiro profondo e mi misi in cammino sulla pianariarsa, verso la base franata della montagna.

    Avevo sentito la storia per la prima volta in una taverna non lontanoda Kalaman, un lurido locale dove i porci grufolavano sul pavimentoalla ricerca di avanzi, e mangiavano quasi come chi pagava, invece,moneta sonante. Un viandante proveniente da sud, che si definiva unmercante ma che io ipotizzai essere un ladro e un assassino, mi rivel,al prezzo di un boccale di birra rancida, l'esistenza della grande rocciaaffiorata dalle ossa di Krynn con le scosse del Secondo Cataclisma, edella sagoma che una volta lui aveva scorto al chiaro di luna lass,appollaiata sulla sommit: la forma alata di un sauro che levava al cielola testa a forma di cuneo.

    Bevvi la mia birra, riflettendo.Sentii di nuovo il racconto ai piedi dei Khalkist settentrionali,

    raccontata da un gruppo di pellegrini impegnati nella vana ricerca disegni degli dei. Poi ancora una volta, in un accampamento difuorilegge, che finsero di accogliermi come un compatriota e che miavrebbero tagliato la gola nel sonno se non li avessi prevenuti nelgiocare loro quello stesso scherzo. La udii narrare in altre occasioniancora, in una stamberga, in un villaggio, in una citt. Se si fossetrattato di una sola storia l'avrei tenuta in scarsa considerazione, sefossero state due ne avrei dubitato, ma a una decina credevo, perci erogiunto fino a l.

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    Il sole batteva sulla mia armatura, il sudore mi scorreva lungo lafronte, negli occhi, provocandomi bruciore. Un centinaio di volte

    durante il viaggio avevo avuto la tentazione di togliermi di dossol'acciaio che mi incassava, di gettarlo in qualche sudicio pozzo o difarlo rotolare rumorosamente gi da una parete rocciosa, per liberarmidel calore e del puzzo. Ma il mio percorso mi aveva condottoattraverso territori pericolosi e accidentati; avevo conservato l'armaturae mantenuto intatta la pelle.

    Mi stavo facendo strada attraverso i primi massi confusi dellamontagna, quando scorsi il fumo.

    Una linea scura e sottile si levava verso l'alto, da dietro un grossosperone roccioso. Raggelai. Avevo ipotizzato che la bestia dimorassesulle zone pi elevate del picco, di cui non ero riuscito a vedere lasommit, a causa della foschia. Forse era scesa, ad aggirarsi furtiva trail pietrisco, in cerca di cibo. Certo avrebbe potuto decidere che fossiuna preda appetibile prima ancora che aprissi bocca per pronunciareuna sola parola, come intendevo fare, ma per lo meno mi avrebberisparmiato la fatica dell'ascesa. Mi inerpicai sulle rocce verso lacolonna di fumo.

    Non fu un drago quello che vidi nella gola sottostante.Inizialmente pensai di svignarmela tra le pietre, per non farmi

    individuare, poi mi fermai. Non sarebbe stato meglio sapere chi siarrampicava alle mie spalle? E una parte di me ricordava ancora ciche ero stato in passato, i giuramenti d'onore che avevo fatto. Orasembravano vuoti, privi di senso, ma c'era forse qualche cosa che nonsembrasse tale in questo nuovo mondo? Esitai, poi mi alzai in piedi escesi lungo il ripido pendio.

    Intorno a me danzavano turbini di polvere; dovevano averglibloccato la vista, oppure stava sonnecchiando nel caldo, perch nonparve vedermi finch non fui a una decina di passi da lui e dal suopiccolo fuoco da campo. Alz di scatto la testa, salt in piedi e sguainla spada. Tenne la lama davanti a s, la gir a sinistra, a destra, dinuovo a sinistra, come a titolo di prova. Ero sconcertato; gli stavo

    proprio davanti, non mi vedeva?Soltanto allora mi accorsi dello straccio sporco che recava legato

    intorno agli occhi, incrostato di sangue scuro.No, non mi vedeva.Mi avvicinai, facendo stridere deliberatamente i tacchi degli stivali

    sui sassi. Si volse di scatto verso di me, con la spada spianata davanti a

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    s. Sotto la patina di polvere vidi la rosa che recava sbalzatasull'armatura ripulita dal vento.

    Nemico o amico? grid.Nessuna delle due cose, dissi.Lui aggrott la fronte a questa risposta e in quel momento me ne

    sarei potuto andare, avrei potuto lasciare al suo destino il cavaliereferito, se non fosse stato per un oggetto che notai in quel momento trale sue poche cose: una grande ghirba in una struttura di vimini. Mi

    passai la lingua asciutta all'interno della bocca; l'arrampicata fino allacima sarebbe stata lunga e io avevo davvero pochissima acqua.

    Lui parve prendere una decisione, poi abbass la spada. Se non haicattive intenzioni ti considerer un amico in questo luogo maledetto.

    Non risposi, non m'importava ci che pensava.Sono Brinon, si present, Cavaliere della Rosa.Mi chiamo Kal, dissi io.S'inchin rigidamente. Non posso offrirti un banchetto Kal, ma ho

    ancora del cibo, e puoi dividerlo con me.Mi fece cenno di sedere e lo accontentai. Cerc con le mani tra le sue

    cose, alla cieca e io lo osservai muoversi. Non saremmo potuti esserepi dissimili, lui e io, e non era soltanto l'armatura che indossavamo arenderci tali. Lui era biondo e basso, di corporatura possente, mentre iosono sempre stato scuro, alto e magro. Anche ferito aveva un voltonobile e attraente, mentre mai in vita mia sono stato trovato avvenente;a questo ha pensato il volto butterato che mi accompagna fin dallafanciullezza.

    Nel suo zaino c'era ben poco, cibo raffermo e strisce di carne secca,ma io non disdegnai certo ci che mi offriva. Mangiammo, poi glichiesi se potessi riempire la mia borraccia dalla sua ghirba, e lui disseche ne sarebbe stato onorato.

    Onorato. Talvolta penso che questa parola abbia lo stesso significatodi morto. Scoppiai quasi a ridere, ma c'era poca acqua nella ghirba eriempii la borraccia soltanto a met.

    Ora te ne andrai, vero Kal?S, dissi.Lui annu. Non posso biasimarti, sono qui per il tuo stesso motivo,

    ad affrontare il mostro della Pietra Rossa per ucciderlo.Perch? chiesi, bench gi l'immaginassi.Per un attimo il suo volto si illumin sotto lo straccio insanguinato.

    Dopo che avr portato a termine un'impresa cos gloriosa, Paladine e

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    gli altri dei del bene non potranno certo rifiutarsi di fare ritorno nelmondo, non ti pare?

    Dunque era uno sciocco, un nobile idiota, e del resto erano proprioquelli i pi pericolosi.Combattere un drago un'impresa mortale, anche se si ha la fortuna

    di avere la vista.Brinon scroll le spalle. Se la volont forte, si pu sempre trovare

    un modo per riuscire. Ho convinto un mercante a portarmi fino a quinel suo carro, ora ho acceso questo fuoco; prima o poi la bestia vedr ilfumo e verr a indagare. Afferr l'elsa della spada. Sono statoaddestrato a combattere al buio e ora sono sempre immersonell'oscurit, dunque vedi, non c' differenza. Ce la far comunque.

    A queste parole sbottai in un brontolio di disapprovazione; avevaperduto la vista, ma non la propria alterigia.

    Puoi continuare ad aspettare che il drago venga da te, dissi, ma iointendo arrampicarmi sul picco della Pietra Rossa e trovare il mostro

    per primo.E poi tenterai di ucciderlo?Perch non dirgli la verit? No, intendo parlargli, forgiare

    un'alleanza con lui.La tracotanza sul suo volto si trasform in indignazione. Per

    Paladine, perch mai vuoi fare una cosa simile?Pronunciai una parola soltanto. Potere.Brinon scroll il capo. No Kal, il drago una creatura del male, non

    posso permettere che tu ti venda a un simile essere. Si protese versodi me, ma colp una pietra con lo stivale e inciamp; lo presi al volo

    prima che cadesse, lui mi afferr la spalla per sorreggersi e trov con lamano l'acciaio rovente. Rimase a bocca aperta per la sorpresa.

    Ma sei un cavaliere anche tu! Perch non l'hai detto, fratello? Daquale ordine provieni?

    Non dissi nulla. Mi tocc l'armatura con le mani, alla cieca, raggel,poi cerc a tentoni lungo il metallo, seguendo i rigidi profili. Ghignai,come il teschio che recavo sbalzato sulla corazza. S, che mi toccasse,che scoprisse pure quello che ero.

    Alla fine si stacc da me.Ora capisco, Cavaliere di Takhisis; tu hai la tua strada da seguire e

    io ho la mia.Le sue parole non erano furiose, ma piuttosto colme di disgusto e di

    piet; questo mi infastid ancora di pi.

    Grazie per l'acqua, dissi.

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    Lui non replic.A quel punto lo lasciai, senza voltarmi indietro.

    Iniziai l'ascesa al ripido pendio, arrampicandomi in modo rapido emirato, usando tanto le mani quanto le gambe per inerpicarmi sullerocce infide. Aria calda saliva a ondate vertiginose dalle pianesottostanti a inaridirmi i polmoni, ma io la ignoravo. Brinon avevaragione su una cosa, ognuno di noi aveva la sua strada da seguire, ma ilsuo percorso portava alla morte, mentre il mio, se non mi sbagliavo ese avessi avuto fortuna, avrebbe condotto alla supremazia. Certamenteavrei potuto trovare un modo per rendermi utile al drago; se non altro,

    procurandogli con la caccia molta pi carne di quanta gliene avreipotuto offrire come pasto. E con un alleato cos potente accanto a me,impossibile dire quanto mi sarei spinto lontano in questo nuovomondo.

    Continuai a salire.Poi accadde qualche cosa di cos repentino che non potei fare altro

    che restare a guardare. Con la mano afferrai l'angolo di un masso pertirarmi su, ma l'appiglio era traballante e in equilibrio precario, sispost sotto il mio peso e si inclin, staccandosi di colpo. Il massoscivol gi con uno stridio di roccia contro roccia; non ebbi il tempo dispostarmi. Il pesante blocco mi colp la gamba sinistra e la incastrcontro uno sperone di roccia presente dietro. La gambiera d'acciaio cheindossavo si accartocci come fosse di carta e udii, pi che sentire, loschianto attutito della gamba che si spezzava.

    Una lucidit vibrante mi colm la mente; una brutta lesione ingrado di ispirare una simile chiarezza. Kal, razza di idiota! Ti seilasciato distrarre da quello stupido cavaliere e ora la pagherai!

    E cos fu, con le prime intense fitte di dolore.Fui quasi sul punto di perdere i sensi, ma lottai per mantenere il

    controllo mentale e ci riuscii, sebbene per poco. Sguainai la spada, lainfilai sotto il masso e la incuneai contro lo sperone di roccia che mischiacciava la gamba; poi mi appoggiai sull'impugnatura. La rocciascricchiol, il masso si spost e io sentii le estremit spezzate dell'ossoche grattavano l'una contro l'altra. Mi fermai per vomitare, poi tornai afar leva sulla spada; il blocco di roccia si sollev di un dito, poi di due,di tre. Strinsi i denti per contrastare il dolore e iniziai a estrarre lagamba ciondolante.

    Fu allora che la lama della spada si spezz.Volai all'indietro, il macigno vacill di lato, rotol oltre e precipit

    gi dal pendio. Annaspai con le dita alla ricerca di un appiglio che

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    arrestasse la mia caduta, ma trovai soltanto pietre sciolte. Il massoaveva smosso le rocce intorno a me; imprecai contro tutti gli dei

    dell'oscurit. Poi, con un ruggito tonante, una vasta parte dellamontagna fran gi per il pendio, trascinandosi dietro il mio corpo.Avrei potuto urlare, ma una pietra mi colp la testa e calarono letenebre.

    Mi svegliai e sopra di me vidi le stelle sconosciute del nuovo cielonotturno.

    Per un attimo mi dibattei disorientato, un'ombra era china su di me.La luce dell'unica luna, che brillava al posto delle due di un tempo,luccic sull'acciaio delineando una rosa e allora sbattei le palpebre,capendo, e lasciai che le mani forti del cavaliere tornassero adadagiarmi sul terreno.

    Sapevo che Paladine ti avrebbe riportato indietro, disse Brinon.Sbottai in un'aspra risata per la boria insita nelle sue parole. Il tuo

    dio spezza spesso le gambe alla gente, soltanto per ottenere ci chevuole? Mi sembra pi simile a un comune malfattore.

    Ora aveva il volto contorto di rabbia. E la tua Regina delle Tenebre,allora? Non sfrutta forse gli altri a proprio vantaggio?

    Lo faceva, ma era onesta al riguardo e non ha mai mascherato il suointento spacciandolo per altro. Tuttavia nulla di tutto questo ha piimportanza, gli dei se ne sono andati.

    Ritorneranno, lo so.Mi limitai a sbuffare, sprezzante; non ero cos sicuro di volerlo.Mi alzai a sedere con una smorfia e cercai di mettere insieme ci che

    era appena accaduto. Lui doveva aver sentito cadere i massi, dovevaaver seguito il suono dei miei gemiti, in qualche modo doveva avermitrascinato di nuovo al suo accampamento. Palpai con le mani; mi avevasteccato la gamba e aveva infilato nel fodero l'elsa della spadaspezzata. Perch non si era limitato a uccidermi? Non avevaimportanza.

    Devo andare, dissi.Lottai per alzarmi in piedi; con la stecca il dolore era sopportabile.

    Feci un passo e un attimo dopo ero di nuovo a terra, che miavvinghiavo la gamba, schiumando e imprecando.

    Lui mi si inginocchi accanto. Non puoi camminare con sufficienteautonomia, Kal.

    S che posso. Mentivo ma non m'importava; in quel momento loodiavo.

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    No, un segno. Ancora una volta quella fiducia assoluta gliillumin il volto cieco. Tu puoi vedere il percorso Kal, e io sono forte,

    posso aiutarti ad arrampicarti sulla roccia. Soli non possiamo farenulla, ma insieme potremmo riuscire ad arrivare in cima.Ricaddi immobile, fissandolo. E che cosa dovremmo fare una volta

    arrivati l, Brinon? O forse hai dimenticato che le nostre intenzionidivergono?

    Lui scroll il capo. Magari ci sar chi decider per noi. Forse ildrago sar sensibile alla tua proposta d'alleanza, oppure non sar cos,e allora io lo uccider. Vedremo una volta giunti lass.

    Sapevo che era una follia, il Cavaliere di Solamnia non potevarappresentare altro che guai; credeva di riuscire a convertirmi stradafacendo, di conquistarmi alla sua causa. Maledizione alla sua follearroganza, mi dava la nausea. Tuttavia, talvolta, in un mondo didemenza, la pazzia era l'unica via possibile. S, dissi infine.Vedremo.

    Iniziammo la nostra ascesa all'alba.Il sole spunt all'orizzonte, un occhio minaccioso che guatava

    furioso il territorio; nel giro di pochi attimi un vento rovente si lev dalnulla, precipitandosi sulla piana. Il suo alito sabbioso ci pungeva lemani, i volti. Alzai lo sguardo sulla Pietra Rossa, ma non riuscii ascorgere la sommit del picco. Vidi soltanto ripide pendici rosse fino adove riusciva a spingersi lo sguardo.

    Sei pronto? chiesi.Brinon si sistem lo straccio intorno agli occhi, poi annu. S.Allora sar meglio muoversi, per arrivare in cima prima del

    tramonto, se possibile. Sia per parlare con il drago che per combatterlo meglio affrontarlo alla luce, piuttosto che nell'oscurit.

    Cercai di sollevarmi da terra con le braccia, sistemai la gamba buonasotto di me e mi alzai, anche se quel movimento mi fece inalare con unsibilo di dolore.

    Probabilmente Brinon mi ud, perch si protese, trov il mio braccioe se lo pass sull'ampia spalla, chinandosi verso di me.

    Ti aiuter io, Kal.Esitai; non mi piaceva l'idea di dipendere da un altro, per nulla. E

    quel cavaliere sembrava fin troppo disponibile, quasi eccessivamenteansioso di aiutarmi, come se gli piacesse trovarmi pi debole di lui.Tuttavia aveva ragione, indipendentemente dalle mie sensazioni,

    perch non avevo la minima possibilit di scalare la montagna da solo.

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    Strinsi i denti, poi passai il braccio intorno al collo di Brinon e gliconsentii di caricarsi il peso della mia gamba immobilizzata.

    Ora devi mostrarmi la via, disse.Il suo volto era talmente calmo sotto alla benda sporca, ancora cospieno d'orgoglio. Non era disgustato dalla propria inadeguatezza? Nonera furioso per il fatto di aver bisogno di un altro che lo guidasse comeun bambino? Tuttavia mi limitai a borbottare e zoppicai verso la basedel pendio pi vicino, con Brinon accanto a me.

    Che spettacolo assurdo dovevamo costituire, due cavalierisopraffatti, uno scuro e uno chiaro, uno zoppo e uno cieco, chelottavano insieme per salire il fianco di una montagna affilato comeuna lama. Ma non c'era nessuno a vederci, soltanto l'occhio rovente eimperturbabile del sole. Sui pendii di questo picco maledetto noncresceva n viveva nulla. Roccia, sabbia e vento, nient'altro.

    Avanzavamo con penosa lentezza; ogni masso, ogni sporgenza dipietra rappresentava una battaglia. Descrivevo a Brinon lecaratteristiche della via, usavo le parole per guidargli mani e piediverso gli appigli limitati, finch non riusciva a issarsi. Poi si

    protendeva verso il basso e usava le braccia possenti per sollevareanche me dopo di s, mentre io spingevo con la gamba buona. In pi diun'occasione le mani cieche di Brinon mancarono il segno, facendoloscivolare di nuovo lungo il pendio, a graffiarsi le mani e il volto. Eogni volta che mi tirava su, la gamba fratturata subiva colpi e scossoni,trasmettendomi aspre fitte di dolore.

    L'armatura costituiva un fardello rovente e gravoso, tuttavia eravamorestii a disfarcene, sapendo che sulla sommit avremmo potuto avernedavvero bisogno; inoltre ci proteggeva dalle escoriazioni e dai lividi

    peggiori. Tuttavia a mezzogiorno eravamo ormai malconci,sanguinanti e stremati. Sedemmo su un'ampia cengia di pietra ruvida;in lontananza, sotto di noi, si stendevano le pianure monotone e brunecome una pelle di tamburo e guardare gi mi dava le vertigini. Nonriuscivo ancora a scorgere la vetta a causa della bruma, maimmaginavo fossimo per lo meno a met strada.

    Mangiammo qualche cosa, poi estrassi la mia borraccia dallo zainodi Brinon; l'acqua era bollente e dal sapore sembrava provenire dalloscarico di una bottega di conciatore, ma la bevemmo comunque, edovemmo trattenerci dal tracannarla. Rimisi il tappo con cura, c'eraancora molta strada da fare.

    Riposammo per qualche minuto ancora, io guardavo nel vuoto

    davanti a noi, non so dove scrutasse Brinon.

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    Dimmi, stata la Visione a condurti qui? chiese all'improvviso ilcavaliere dai capelli chiari.

    Gli rivolsi un'occhiata aspra, pur sapendo che non poteva vederla.Che ne sai tu della Visione, Cavaliere di Solamnia?So soltanto che ce l'hanno tutti i Cavalieri di Takhisis, che

    qualche cosa che li guida, che li porta a perseguire il loro oscuroobiettivo.

    No, non ce l'hanno tutti; ce l'avevano tutti. Non c' pi nessunaVisione, morta, scomparsa. C'era acredine nelle mie parole, ma nonm'importava.

    Non avrei mai dimenticato quel giorno, il giorno in cui fui portatodavanti ad Ariakan, il Comandante Supremo dell'Esercito della Reginadelle Tenebre, il giorno in cui lui pos le proprie mani su di me. Alcunidicevano che sua madre fosse una dea del mare, e io ci credevo. Misembrava che avesse l'aspetto di un dio: potente, attraente e tenebroso,con gli occhi che imponevano rispetto, la voce autorevole.

    Alcuni dei suoi uomini mi avevano raccolto nelle strade di Palanthas,dove vivevo fin da quando la guerra mi aveva privato della famiglia edella casa. Ariakan mi aveva dato una possibilit di scelta: ritornare perstrada e vivere con ladri e assassini fino a trasformarmi a mia volta inuno di loro e finire a penzolare da una forca, oppure entrare nel suoesercito, diventare uno dei suoi cavalieri e conoscere onore e gloria.Ricordo che le sue parole mi fecero infuriare. Chi era mai per propormiuna simile alternativa? Chi era per dirmi che cosa sarebbe stato o menodella mia vita? Ma non riuscii a resistere alla forza dei suoi occhi. Gli

    presi la mano e lui mi baci, dandomi il benvenuto; mi fu portataimmediatamente una spada. Mi inginocchiai davanti a lui, che mi posle mani sul capo e recit una preghiera alla Regina delle Tenebre, aTakhisis; fu allora che ebbi la Visione.

    Era come un sogno, la Visione, ma mi accompagnava ogni volta chechiudevo gli occhi, nelle cupe ore della notte, e nella quiete tra un

    pensiero e l'altro. L'autentica magia della Visione era che risultavadiversa per ogni cavaliere, e gli rivelava il suo destino personale, il suocammino verso la gloria o la morte.

    La cosa strana era che non riuscivo pi a ricordare quale fosse stataper me.

    Quando Ariakan era stato ucciso, quando Takhisis era fuggita dalmondo, la Visione se n'era andata con loro, perch era giunta attraversodi loro, ed era parte di loro. Ormai ero rimasto con una voragine

    spalancata nella mente, un vuoto di cui non riuscivo a smettere di

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    preoccuparmi, come un uomo che, dopo essere stato dal dentista,cerchi con la lingua l'incavo vuoto laddove in precedenza aveva un

    dente. Sapevo che la Visione mi aveva colmato al contempo di terroree di meraviglia, ma ormai anche il suo solo ricordo era svanito, e iosapevo che non l'avrei mai pi riacquistata.

    Mi dispiace, disse infine Brinon.Le sue parole mi fecero infuriare. Gli dispiaceva per quello che

    aveva detto? O gli dispiaceva per me? Anche quando pronunciava unafrase umile come questa, sembrava lo facesse sottintendendo la propriasuperiorit. Tuttavia la sua voce era caratterizzata da un sincerorammarico e mi resi conto di essere ingiusto.

    Non c' nulla di cui dispiacersi, dissi. Non ho bisogno dellaVisione. Conosco la mia strategia per il raggiungimento della gloria, el'avr ben presto, una volta che il drago e io saremo in combutta; con lasua forza e il mio cervello nulla potr fermarci.

    Brinon scroll il capo. Altrove saremmo stati nemici Kal, epotremo esserlo ancora in futuro, ma in questo preciso istante siamocompagni, perci non desidero offenderti. Ribadisco tuttavia che le tueintenzioni sono fuorviate. Che cos'hai da offrire a un drago? Che cosati fa pensare di poterlo convincere a forgiare un'alleanza con te?

    E che cosa ti fa credere che grazie a un tuo stupido atto eroicoPaladine ritornerebbe di corsa nel mondo?

    Il cavaliere sussult alle mie parole, e io capii di aver toccato unpunto dolente nel profondo, dentro di lui. Bene, non avevamo tempoper questo. Levai lo sguardo al cielo, il sole aveva oltrepassato lo zenite iniziava gi la sua discesa.

    Mettiamoci in marcia, dissi, se vuoi davvero uccidere il drago.Mi aiut ad alzarmi in piedi, e ricominciammo l'arrampicata.Dopo la caduta del giorno prima avrei dovuto dimostrare pi cautela

    sul pendio infido, ma durante l'ascesa la spossatezza ci spinseall'imprudenza. Era soltanto questione di tempo, prima o poi uno di noiavrebbe commesso un errore.

    Fu Brinon a farlo per primo.Ci trovavamo su una cengia sottile, sotto di noi c'era un dislivello di

    centocinquanta metri. Forse era troppo stanco per pensare, o magari sisentiva troppo sicuro di s; comunque sia inizi a issarsi sulla

    prominenza rocciosa che avevamo davanti, prima che io gli guidassisufficientemente le mani verso gli appigli migliori. La fenditura a cui siera afferrato era troppo superficiale, le dita che si muovevano alla cieca

    non penetrarono abbastanza in profondit e non riuscirono a sostenere

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    il suo peso. Torn a cadere rudemente sulla cengia stretta, il tallone gliscivol sul margine del precipizio, le mani gli volarono verso l'esterno

    per fargli riacquistare l'equilibrio, ma non trovarono nulla e lui ruzzololtre, all'indietro.No!Non so se urlai la parola o se non mi usc alcun suono, ma non aveva

    importanza; per quanto detestassi ammetterlo avevo bisogno di Brinon.Mi allungai verso di lui, un'ondata di sofferenza mi sal lungo la gambaspezzata, ma l'ignorai. Mi tesi pi in l di quanto ritenessi umanamente

    possibile, al punto di sentire lo schiocco delle articolazioni. Sfioraiappena con le dita il metallo rovente della corazza del cavaliere, poiafferrai il margine superiore dell'acciaio battuto e mi proiettaiall'indietro con tutto il peso.

    Il Cavaliere di Solamnia si ritrov a braccia e gambe allargate sullacengia che in precedenza ci aveva ospitato entrambi. Inciampai a miavolta, sentii la gamba torcersi orrendamente e caddi di lato; prima diriuscire a fermarmi rotolai oltre il margine del precipizio.

    Annaspai alla ricerca di qualche cosa, di qualsiasi cosa potessefermarmi, ma non trovai altro che pietra liscia. Caddi. Poi una manoscivol in una fessura della pietra, si afferr e resse. Avvertiiun'esplosione infuocata alla spalla mentre il mio corpo si arrestava discatto. Mi contorsi a mezz'aria, appeso all'oggetto con una mano; sottoai miei stivali penzolanti c'erano centocinquanta metri di vuoto e,ancora pi basso, roccia acuminata.

    Il dolore mi spaccava la mano, il sangue mi rendeva il palmoscivoloso, non potevo restare l appeso ancora per molto.

    Un'ombra si profil sopra di me.Brinon!Urlai il suo nome, e al diavolo l'onore.Il giovane cavaliere annasp a tentoni lungo il margine del

    precipizio, cercandomi. Si era tagliato la fronte nella caduta e il sanguescorreva a inzuppargli la benda gi incrostata che gli copriva gli occhi.

    Alla tua sinistra! gridai. Pi in l!Un tormento bruciante mi squagliava i muscoli, le dita bagnate di

    sangue allentavano la presa. Avrei retto ancora per pochi secondi, nondi pi. La sua mano arriv a un paio di centimetri dalla mia, siallontan e poi, come guidata da un istinto misterioso, torn a scivolareindietro.

    Contatto.

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    Proprio mentre le dita mi sgusciavano fuori dalla fenditura, Brinonmi afferr il polso e tir indietro con tutto il suo peso, trascinandomi

    sulla cengia.Per un minuto restammo entrambi l distesi, ansanti; alla fine luiparl.

    Tutto a posto, Kal?Mi strinsi la mano malconcia. Sopravvivr.Sul suo volto cieco si diffuse un palese sollievo; in qualche modo,

    non so perch, quel fatto allevi la mia sofferenza.Ero ancora scosso dallo scampato pericolo, ma bevvi un goccio

    d'acqua e Brinon mi strinse la stecca intorno alla gamba; ora ero pipronto che mai a continuare.

    Riprendemmo a salire lungo la rupe e ben presto l'ascesa divenneuna sorta di gioco, bench mortale; ogni volta che evitavamo unaroccia non salda o sopravvivevamo a un ruzzolone lungo un breveghiaione, o ancora schivavamo un masso che cadeva, era come untrionfo personale, una vittoria che affermava la nostra supremazia suquesto maledetto mucchio di sassi. Ben presto ci ritrovammo a riderementre, malconci ma non sconfitti, ci facevamo faticosamente stradasu per la montagna.

    Di colpo la risata di Brinon venne meno; la curvatura del picco inuna direzione e nell'altra era ormai evidente, c'eravamo quasi.

    Ti credevo morto, sai, disse. Laggi, dopo che mi hai salvatodalla caduta.

    Per un attimo rimasi in silenzio e poi ghignai, con mia stessasorpresa. Non ti libererai di me cos facilmente, Cavaliere diSolamnia, dissi.

    Non so perch, forse mi stavo abituando al dolore alla gamba, ma inquel momento sfilai il braccio dalla sua spalla, tesi la mano e strinsi lasua; percorremmo quegli ultimi passi tormentosi in quel modo,insieme.

    Arrivammo in cima proprio mentre il sole moriva in un mare dinuvole insanguinate.

    Inizialmente non riuscivo a vedere nulla, sabbia vorticava intorno anoi; poi il vento cambi, pratic uno squarcio nel velo di polvere e inquel momento intravidi per la prima volta il drago della Pietra Rossa.

    Era enorme. Avevo visto i draghi azzurri montati in battaglia nellaGuerra del Chaos dai cavalieri scelti di Takhisis, e all'epoca miavevano colmato di sgomento e di timore, ma questa creatura era

    cinque volte pi grande del pi enorme di loro. Era sdraiata di traverso

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    sulla sommit della montagna, rossa come le pietre che davano il nomeal luogo. Lungo la colonna vertebrale presentava una cresta dentellata

    simile a una fila di coltelli arrugginiti. Le ali ripiegate aderivano alcorpo snello e spigoloso, la testa massiccia era posata su un mucchio dipietre, e le fauci erano spalancate e grandi abbastanza da inghiottire unuomo intero.

    Ci fermammo, nascondendoci dietro a un masso; il drago era a nonpi di trenta passi di distanza. La mia mano scivol via da quella diBrinon.

    Che cosa c'? chiese il cavaliere.Non dissi niente.Lui inal aspramente e afferr l'elsa della propria spada. Lo vedi,

    vero?S, sussurrai.La paura mi sal strisciando lungo la gola, ebbi un conato di vomito

    che cercai di ringoiare. Penso che una parte di me non avesse davverocreduto di trovarlo, ma era per questo che ero venuto fin l Se Non ero

    passato attraverso l'Abisso e ritorno soltanto per andarmene ora.Inoltre, da un momento all'altro la creatura avrebbe voltato la grandetesta a forma di cuneo; era soltanto questione di tempo, ben presto ciavrebbe individuato. Poi sarebbe finito tutto, in un modo o nell'altro.Avanzai di un passo.

    La mano di Brinon scatt, annasp nell'aria, poi trov la mia spalla emi ferm. Che cosa fai, Kal? chiese con voce roca.

    Lasciami andare.No, non puoi voler fare davvero una cosa simile.Ti ho detto di lasciarmi andare Brinon, devo parlargli.E che cosa intendi dirgli? Strinse la presa sulla spalla. Che parole

    userai per convincerlo a non strapparti la pelle dalle ossa non appena tivedr? Dimmelo, prima di andare, Cavaliere di Takhisis.

    Aprii la bocca, ma non ne usc nulla. Per un lungo attimo restammoraggelati, in silenzio; il vento sibilava sui sassi e infine, lentamente, luiscroll il capo.

    Non vuoi fare un patto con lui, vero? sussurr. Non affatto perquesto che sei venuto. Speri che ti uccida, non cos?

    Che cosa potevo rispondere? Strano, non riuscivo a ricordare laVisione, ma rammentavo il volto di ogni uomo che avevo ucciso nelnome della Regina delle Tenebre, ciascuno pietrificato nel momento diterrore, o di tormento, o d'incredulit in cui gli estraevo la spada

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    gocciolante dalle viscere. La Visione non c'era pi, ma quello, quellomi avrebbe accompagnato per sempre.

    Alla fine credo di aver riso. Fu un suono amaro.Ariakan mi disse che mi avrebbe salvato, Brinon, ma penso inveceche mi abbia dannato.

    Per un attimo non disse niente; se avesse avuto gli occhi, penso cheavrebbe pianto. Poi di colpo la sua espressione mut, trasformandosi inrabbia, rabbia legittima.

    No, disse. La sua voce si lev fino a diventare un grido che siripercosse contro la dura pietra circostante. No, non te lo lascerfare! mi spinse da parte. Poi, prima che potessi fermarlo, sguain laspada e si inerpic alla cieca su per l'ultima erta che ci separava dallavetta. Io gli urlai dietro, ma non si ferm. Inciamp, cadde, si rialz etorn a cadere. Con le mani sanguinanti si rimise in piedi e avanz

    barcollando. Pensai che il drago l'avrebbe di sicuro visto arrivare, sisarebbe voltato e gli sarebbe balzato addosso come un gatto su un topo.Ma forse il mostro stava dormendo, perch non si mosse. Feci perseguirlo, ma la gamba spezzata si trascinava inutilmente dietro di me.Poi Brinon and a urtare contro la spalla della creatura e grid, unsuono senza parole, di rabbia, odio, dolore, e agit la spada contro la

    bestia.Con un netto suono metallico, la lama rimbalz sulla pelle del drago.Brinon rimase a bocca aperta, in preda a un cieco senso di

    confusione, poi men un altro fendente, e colp di nuovo e poi ancora,e ogni volta la spada rimbalzava con una nota sonora. Nel corso ditutto questo il drago non si mosse.

    Probabilmente ci rendemmo conto della verit contemporaneamente.Brinon piomb in ginocchio; con il capo chino si appoggi all'elsa

    della spada, la cui lama era ormai intaccata in una decina di punti.Infine lo raggiunsi zoppicando, portandomi al suo fianco, mi protesi e

    posai una mano sul collo della bestia.Roccia: dura, calda, solida.Il drago della Pietra Rossa. Di pietra rossa. C' sempre un nocciolo

    di verit nelle storie raccontate dalla gente, ma soltanto un nocciolo;avrei dovuto saperlo. Qui non c'era nessun drago, soltanto un mucchiodi rocce che, controluce, ricordavano vagamente la sagoma di una diquelle creature, abbastanza da spaventare i viandanti mutevoli, queltanto da spingerli a raccontare storie a cavalieri cos sciocchi e bramosida prestarvi ascolto.

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    Mi misi a sedere accanto a Brinon. Immagino che nessuno di noiabbia ottenuto ci che voleva, dissi. Non cos?

    Lui non rispose, si pieg sulla spada cos com'era, sembrava quasiche stesse pregando.All'improvviso mi infuriai. Ebbene, il nostro drago si rivelato

    soltanto un mucchio di roccia, e allora? Che si preoccupi qualcun altrodegli dei, Brinon. Che sia qualcun altro a cimentarsi nell'impresaeroica.

    Lui boccheggi, pronunciando le parole come un uomo che stesseaffogando. No, tu non capisci; devo farlo io.

    Gli scrutai il volto cieco. Perch, Brinon? Perch devi essere tu afarlo?

    Lui scroll il capo. No, non bastava. Chiusi le mani a pugno, colpiila rigida armatura che gli incassava le spalle, e urlai la mia domanda.

    Perch tu, Brinon?Per un lungo attimo rimase in silenzio e pensai che non mi avrebbe

    risposto affatto; lasciai ricadere le mani. Infine parl a voce bassa, ilvolto distante sotto lo straccio insanguinato, l'espressione di rettitudineche aveva mantenuto da quando l'avevo incontrato ormai sparita.

    Eravamo impegnati in combattimento quando si verific, disse.Proprio a est di Lemish. I miei fratelli e io, per lo pi Cavalieri dellaRosa, con alcuni della Corona, scorgemmo un reparto di Cavalieri diTakhisis. Questi ci superavano numericamente: quattro contro uno;sapevamo che se li avessimo affrontati saremmo quasi certamentemorti. Loro non ci avevano visto, e il terreno era accidentato; c'era la

    possibilit di svignarcela senza che ci vedessero. Ma si sarebbe trattatodi un atto di codardia e il nostro comandante ci ordin di impegnare ilnemico. Forse la gloria sufficiente quando la vittoria impossibile.

    No, pensai io, non cos; ma non dissi nulla e lo lasciai continuare.Assunse un'espressione di paura mentre ricordava. Furono le urla a

    impressionarmi; probabilmente non avrei mai immaginato nulla disimile. Sapevo che ci sarebbe stata disperazione, e il cozzo delle spade,ma le grida dei moribondi erano ovunque e non ho mai sentito uominiadulti urlare in quel modo.

    Era il tuo primo combattimento, vero? chiesi. Lui non rispose, manon serviva che lo facesse.

    Sembrava quasi un mare, disse. Il modo in cui la battagliafluttuava avanti e indietro. All'improvviso tutto prese a vorticarmiintorno e mi ritrovai accanto al comandante. Combatteva contro due

    cavalieri, e bench perdesse sangue da una ferita al fianco, li teneva a

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    bada, anche se a fatica. In quel momento mi vide e mi chiam perchlo aiutassi, ma io mi limitai a starmene l, non riuscivo a muovermi.

    Era come se fossi una statua, impietrito, fatta eccezione per gli occhi.Gli occhi funzionavano ancora, maledizione; vedevano tutto. Ilcomandante rugg e si lanci alla carica contro uno dei Cavalieri delleTenebre, uccidendolo, ma inciamp e cadde in ginocchio. Gi l'altronemico incombeva su di lui, brandendo in alto la spada.

    Non riuscivo a staccare lo sguardo da Brinon; ora gli tremavanoviolentemente le spalle.

    Sarebbe stato cos facile, sussurr. Il fianco del Cavaliere delleTenebre era esposto, non avrei dovuto fare altro che affondare laspada. Ma non potevo... la paura... tutto me stesso, ero di pietra, trannegli occhi, i maledetti occhi. Il nemico mi guard ghignando; pensoavesse capito che non avrei fatto nulla. Men un gran fendente chemozz la testa al mio comandante. A quel punto, in quel momento,riuscii di nuovo a muovermi, mi volsi e mi misi a correre.

    L'altro m'insegu, sapevo che da un momento all'altro avrei sentito lasua lama che mi si conficcava tra le spalle.

    Fece un respiro stridente. Accadde soltanto allora; il cielo si oscur,la terra trem e in quel momento tutti noi, tutti i Cavalieri di Solamnia,sentimmo la forza del nostro dio, di Paladine, che ci lasciava. La

    battaglia piomb nel caos; uomini fuggivano in tutte le direzioni, e mimisi a correre anch'io. Corsi finch il terreno cess di tremare e miritrovai solo. Fu l'ultima volta che vidi qualcuno dei miei compagni.

    Scrollai il capo, nauseato dalla sua storia. Conoscevo fin troppo benegli orrori della battaglia, avevo visto come potevano annientare lospirito dei giovani, degli innocenti che vi assistevano per la primavolta. Uomini come Brinon. Tuttavia in questa storia c'era un elementoche mi inquietava, qualche cosa che non sembrava propriamente a

    posto. Poi, di colpo, compresi.Ma i tuoi occhi, Brinon, dissi. Il Secondo Cataclisma ebbe inizio

    prima che il Cavaliere delle Tenebre ti raggiungesse. La battaglia eraterminata, e tu fuggisti; come fosti ferito, dunque?

    Fece ciondolare il capo e per un attimo lo fissai, poi sentii che la miamente vacillava.

    Era come se fossi una statua, impietrito fatta eccezione per gli occhi.Gli occhi funzionavano ancora, maledizione; vedevano tutto.

    Lo fissai inorridito. Sei stato tu, non cos, Brinon? I tuoi occhi.Per tutti gli dei scomparsi, sei stato tu!

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    Quando torn a parlare, la sua voce era a malapena un sussurro.Non capisci, Kal? E stata colpa mia. stato il mio atto di codardia a

    offendere Paladine e a spingerlo ad abbandonare il mondo. perquesto che sono venuto qui, per mettermi alla prova con un'impresagloriosa. Sapevo che se fossi riuscito a uccidere il drago, Paladinesarebbe stato soddisfatto, avrebbe fatto ritorno su Krynn. Il suo corpofu scosso da un singhiozzo. Ma non c' nessun drago, e non ci sarnessun atto glorioso; ho fallito.

    Torn a chinare il capo sulla spada. In qualche modo riuscii arimettermi in piedi e a ergermi su di lui, raggiungendolo laddove sitrovava in ginocchio. Fui investito da un'ondata di disgusto, miasciugai le lacrime dalle guance e sputai fuori una risata, come unuomo che avesse ricevuto un calcio in bocca potrebbe sputare fuori identi.

    Povero Brinon, volevi che un drago ti salvasse e non hai trovatoaltro che me.

    Per un attimo il cavaliere rimase in silenzio, raggelato; io feci perallontanarmi, ma poi lui alz di scatto la testa e gli sfugg una parolasommessa.

    S.. Si alz in piedi, afferr la spada e si volse verso di me.Socchiusi gli occhi. Che cosa fai, Brinon?Il giovane avanz incespicando verso il suono della mia voce. Non

    capisci, Kal? Paladine mi ha offerto una seconda opportunit di farmivalere. Sono stato un codardo, sono fuggito dal Cavaliere delleTenebre che avrei dovuto affrontare, ma ora eccoti qui, anche tu sei unseguace di Takhisis. Come ho fatto a non rendermene conto prima?

    Non contro un drago che devo combattere. Lev la lama e fece unaltro passo verso di me. contro di te.

    Imprecai e sguainai la spada; era spezzata, ma sarebbe stata pi chesufficiente. Non fare l'idiota, Brinon, dissi aspramente. Sei cieco;se mi affrontassi ti taglierei la gola in un secondo.

    Avanz ancora di un passo; sotto alla benda insanguinata avevaun'aria rapita, un'espressione folle. Fai quello che devi fare, Kal.

    In quel momento capii che cosa voleva; aveva soltanto un modo persalvarsi, per espiare ci che credeva di avere fatto.

    No, dissi indignato, non ti aiuter, Brinon. Gettai la spada, cherotol rumorosamente gi per il pendio. Abbattimi se vuoi, nonm'importa, ma non avr parte nel tuo giochetto deviato.

    Per un attimo il cavaliere si pose davanti a me come una statua, poi

    sussurr con voce riverente.

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    Perdonalo, Paladine.Troppo tardi capii le sue intenzioni; rovesci la spada, afferr la

    lama e spinse l'elsa verso di me. D'istinto chiusi le mani intornoall'impugnatura che urtava contro la mia corazza. In quel momentoBrinon proiett il proprio corpo in avanti, mi afferr per le spalle,strinse i denti e si tir verso di me finch i nostri corpi non furono

    premuti insieme in un abbraccio. Per un attimo restammo in quelmodo, come fossimo una persona sola; infine sorrise.

    Grazie, Kal, sussurr.Poi gli sgorg dalla bocca un fiotto di sangue.Le stelle svanirono nel cielo grigio ardesia; scrutai l'orizzonte

    lontano, stava giungendo l'alba.Posi un'ultima pietra in cima al tumulo che avevo eretto per Brinon.

    Dopo tutto il giovane aveva ottenuto quel che voleva, speravo soltantoche in quello ci fosse un po di pace per lui, che nella morte si fosseinfine ricongiunto con il suo dio. Anch'io ora ero solo; Thakisis miaveva abbandonato, e lo stesso valeva per la Visione, ma questo nonmi turbava pi come prima. Non avevo bisogno della Regina delleTenebre per salvarmi, n di Ariakan e neppure di Brinon.

    Stava a me farlo.Poi giunse l'alba e proiett la propria luce sul sottostante paesaggio

    dirupato. Sarebbe passato molto tempo prima che Krynn potesseguarire dalle ferite inferte dalla follia degli dei e degli uomini. Ma ledivinit erano ormai sparite e noi che eravamo rimasti avevamo ancorail potere di scegliere che cosa saremmo stati. Non era la prima voltache il mondo moriva. Forse, ma soltanto forse, sarebbe stata l'ultima.

    Strinsi la stecca intorno alla gamba e iniziai la discesa dallamontagna.

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    Lezioni dalla natura

    di Linda P. Baker

    La primavera volgeva al termine e Chislev, Dea degli Animali edella

    Natura,Apportatrice delle stagioni, inspir a fondo.

    Trattenne il respiro finch l'aria non fu riarsa e rovente,E lo esal soffiandolo sulla faccia di Krynn.Poesia siivanesti, scritta dopo la Seconda Estate di Chaos

    Inginocchiandosi per acquattarsi a fianco del capo pattuglia, Calarranfece scricchiolare e crocchiare le foglie secche del sottobosco. Sospir

    pesantemente, si sfil l'arco dalla spalla e si spost, cercando di trovareuna posizione pi comoda sul dolce declivio.

    Il capo pattuglia Eliad non bad alla sua presenza e continu a

    scrutare la parte di foresta di Qualinesti che gli si stendeva davanti,socchiudendo gli allungati occhi d'elfo fino a farli quasi sembrare duefessure.

    Calarran era ben felice di lasciare che fossero Eliad e la sua pattugliaa sobbarcarsi l'incarico di esaminare il bosco alla ricerca di segni delnemico. Accaldato e assetato dopo la lunga camminata di quellamattina, era infinitamente pi interessato a placare la stanchezza cheavvertiva alle spalle e alla schiena e a bere un sorso di acqua tiepidadalla ghirba che recava a tracolla.

    Scroll il capo con incredulit volgendosi a prendere il recipiente dipelle che recava a tracolla. Calarran era figlio e nipote di senatori diQualinesti; come avrebbero riso i suoi amici se avessero potuto vederloora, tra i membri della pattuglia di Eliad! Si aggirava furtivo nellavasta foresta, in ricognizione, cercando di scovare le truppe nemicheche cingevano d'assedio la sua citt, Qualinost.

    Agli occhi della maggior parte dei Qualinesti di sua conoscenza, glielfi appartenenti alla pattuglia e quelli rimasti all'accampamento deiTessiel erano traditori del loro stesso popolo, rinnegati che seguivanocapi indesiderati all'interno delle loro nazioni.

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    A Calarran, che non aveva mai incontrato un esule prima di giungerein quell'accampamento di esiliati, costoro non erano sembrati poi tanto

    male. Non avevano corna, verruche n denti verdi, e per esseresilvanesti sembravano davvero molto civili. Ma lui immaginava che lavita di quei nomadi ribelli, gli spostamenti da un accampamentoall'altro e la condizione di girovaghi erranti, fossero elementi in gradodi smussare almeno in parte la tracotanza di qualunque elfo.

    I Tessiel erano un gruppo di Silvanesti vagamente imparentati, cheavevano seguito la propria regina, Alhana Starbreeze, e suo maritoPorthios, ex Portavoce del Sole dei Qualinesti in esilio. Il motivo

    preciso per cui il Senato qualinesti avesse accettato di incontrarsi conl'esiliato Porthios, e avesse mandato nella foresta il senatore Idron dellafamiglia Estfalas per farlo, non costituiva informazione che Calarranavesse il privilegio di conoscere, bench la cosa gli avesse dato da

    pensare per parecchie ore. Incontrare personalmente Porthios, l'elfoscuro respinto dai suoi, non era proprio il tipo di incarico che avevaimmaginato di intraprendere quando aveva iniziato il praticantato

    presso Idron, senatore dei Qualinesti.Calarran sorseggi dell'acqua dalla ghirba; era calda e aveva il

    sapore del ruscello dal fondo sabbioso dell'accampamento dei Tessiel.La stanchezza gli affond pi profondamente nel corpo; torn aspostarsi e cerc di liberare un rametto secco rimasto impigliato nel

    bordo della casacca. Foglie gli scricchiolarono e crocchiarono sotto ilginocchio.

    Questa volta Eliad lo not e non si preoccup di dissimulare ilproprio fastidio facendogli segno di fare silenzio con un movimentodeciso della mano. Poi, senza una parola, riprese a esaminare le chiomedegli alberi ondulate che si stendevano sotto di loro.

    Calarran sent che la casacca di seta gli aderiva alle costole e allaschiena, appiccicata da un misto colloso di sudore e di polvere. Lalingua del giovane non era meno viscosa, e l'acqua non era riuscita inalcun modo a placare quella sensazione sgradevole. Aveva una pietranello stivale sinistro, e due foglie in quello destro. Per tutto il giornoaveva sopportato stoicamente i fastidi, arrancando in silenzio al seguitodi Eliad, seguendo gli ordini che gli venivano impartiti, come sefacesse parte della truppa. Il gesto spazientito del capo pattuglia futroppo e sent che il volto gli si accendeva d'imbarazzo. Non colpamia se la foresta secca come il deserto, sbott aspramente.

    A che serve indicargli di fare piano? chiese una sommessa voce

    femminile in un sussurro perfettamente udibile, giusto quel tanto da

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    giungere all'orecchio di Calarran. Fanno lo stesso rumore di unamandria di hobgoblin.

    Calarran non aveva l'altezza di silvanesti di Eliad e l'elfa che avevaparlato era nascosta dietro al capo pattuglia, perci lui dovetteprotendersi per vedere a chi appartenesse la voce. Si mosseschiacciando altre foglie e infine il suo sguardo entr in contatto conquello di lei; il giovane rimase talmente sorpreso che quasi si ritrasse.

    L'espressione dell'elfa era sprezzante, ma era palese che la sua criticanon si riferiva agli altri membri della pattuglia, che del resto facevanoa loro volta altrettanto rumore mentre si disponevano lungo la dorsale;quella ribelle parlava di lui.

    Il diplomatico le osserv il volto, dal cuoio marrone chiaro delcolletto alla radice dei capelli castani, dalla punta di un orecchioall'altra. Ogni centimetro di pelle esposta, comprese le mani sottili, eradipinto di grigio, verde e marrone, con le spirali e i ghirigoricaratteristici degli elfi kagonesti. Lui incresp le labbra; nessunSilvanesti, neppure un rinnegato, avrebbe deturpato in tal modo il

    proprio corpo.Non si era reso conto della presenza tra i Tessiel di una Kagonesti.

    Gli elfi appartenenti a questo popolo erano poco pi che selvaggi,vivevano come animali allo stato brado nella foresta; perfino i ribellisilvanesti dimostravano pi rispetto di s.

    Eliad inclin il capo sottile prima da una parte e poi dall'altra, comeper prendere in considerazione le parole della giovane. Bench imembri della pattuglia fossero molto simili a ombre, mentreguizzavano da un albero all'altro arrampicandosi lungo il pendio, gliscricchiolii e i crepitii che producevano erano innegabilmente passi.

    Eliad scroll le spalle e si rivolse all'aria davanti a s, come se nonparlasse ai suoi due compagni. Ci stanno provando; talmente seccoche impossibile mantenere un silenzio assoluto. Tocc il terrenonelle vicinanze e le foglie crepitarono sotto alle esili dita.

    Io ci riesco, replic l'elfa, con un'insolenza che Calarran nonavrebbe mai tollerato da parte di una sottoposta kagonesti.

    Prima che lui potesse rimproverarla, Eliad gli fece nuovamentesegno di fare silenzio e comunic a gesti alla giovane di osservare laforesta sottostante.

    Con una scrollata di spalle lei riprese a scrutare le chiome deglialberi.

    Calarran si astenne dal guardare e tocc invece le foglie con la punta

    delle dita, come aveva fatto il capo pattuglia: il crepitio lo fece

  • 5/23/2018 Margaret e Hickman Tracy - I Draghi Del Chaos

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    sussultare. Calarran riusciva a sentire l'aridit della foresta sullapropria pelle. L'oppressivo calore estivo, talmente terribile che neppure

    gli elfi pi anziani riuscivano a ricordarne l'eguale, gravava sullechiome dei grandi alberi e su tutti coloro che vagavano sotto le piante.Perfino i suoi occhi inesperti vedevano che la magnifica foresta stava

    soffrendo. Quando faceva bello le foglie erano talmente fitte erigogliose da non lasciar intravedere il cielo, mentre oggi, da quella

    posizione elevata sulla cresta, lo sguardo spaziava fino alla propagginedei monti Kharolis che nascondeva la citt elfa di Qualinost, ma non siscorgevano segni di movimento, di truppe.

    Nulla, mormor Eliad sottovoce.Sembri quasi deluso, disse Calarran. Speravi forse di individuare

    segni dell'esercito della Regina delle Tenebre?No, certo che no; mi auguravo di scorgere traccia della pattuglia di

    Porthios. Speravo che giungessero da questa parte, e che avremmoavuto l'onore di scortarlo fino al luogo dell'incontro.

    Dovrebbe dunque arrivare da questa direzione? Calarran si chiesequanto fosse cambiato l'aspetto di Porthios in veste di capo ribelle,rispetto a come lo ricordava nel ruolo di Portavoce del Sole. Eradifficile immaginare che l'elegante, altezzoso Porthios vivesse come iTessiel, in rozzi accampamenti costituiti da tende di pelle.

    Elias scroll le spalle. Ne ero sicuro. Perch ti avrebbero mandatocon noi, dunque, se non per svolgere il tuo ruolo di rappresentante?

    Calarran fu talmente sorpreso da quell'idea che non seppe che cosarispondere; non gli era mai venuto in mente che il suo incarico potesseessere cos importante. Certamente se cos fosse stato Idrongliel'avrebbe detto. Non credo...

    Un improvviso richiamo, come lo strido di un uccello selvatico, zittil sussurro di Calarran. Intorno a lui tutti i rumori prodotti dalla

    pattuglia cessarono, fu interrotto bruscamente ogni movimento, gli elfis'impietrirono. Per un attimo si ud soltanto il fruscio delle fogliesecche spostate dalla calda brezza; poi torn a risuonare il richiamo.

    Eliad volse di scatto la testa verso lo strido, punt un dito contro laKagonesti ed effettu un brusco movimento del pollice all'indietro; poiindic se stesso e punt nella direzione che avrebbe preso.

    Senza un solo movimento superfluo, l'elfa arretr sgattaiolando,chinandosi e dileguandosi a sinistra. Il capo pattuglia imit il suomovimento furtivo acquattato, rasentando Calarran e passandogliintorno a destra.

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    Il giovane diplomatico scrut le chiome degli alberi, si azzard aspostarsi quel tanto da controllare la foresta dietro di s, ma non vide

    nulla, non ud nulla. Non c'era segno dei Cavalieri delle Tenebre diLord Ariakan, n della guardia d'onore del ribelle Porthios.Alla sua sinistra, dove era scomparsa la Kagonesti, c'era uno sfregio

    asciutto e polveroso che soltanto settimane prima era stato unruscelletto gocciolante; nel punto in cui passava nei pressi di un trio di

    pioppi tremuli, un tratto di sottobosco era ancora verde, fitto d'ombra.Calarran, carponi, si port con cautela all'interno di quella sorta di

    fossato, spostandosi tra i folti cespugli. Una frescura gli inond lapelle, fu come scivolare in una pozza alimentata da un corso d'acquache scendesse dalle montagne; la viva, verde fragranza delle foglieaveva la dolcezza dello zucchero candito.

    Il giovane scorse Eliad che sgattaiolava via dileguandosi, quasipiegato a met mentre correva tra gli alberi. Non appena il capopattuglia fu entrato nell'ombra, i piedi e le gambe della Kagonestientrarono nel campo visivo di Calarran. I passi di lei, leggeri come unsoffio d'aria sulle foglie secche, risultavano comunque rumorosi comerombi di tuono.

    L'elfa si ferm al margine del letto del torrente e si abbassacquattandosi quasi volesse scattare nella corsa, tesa come una molla.La giovane gli era talmente vicina che riusciva a sentirne l'aroma diagrumi e di terriccio. Con i ghirigori dipinti sulla pelle, la casacca tintadel colore delle pallide foglie nuove, lei era quasi invisibile contro ilmarrone, il verde e l'argento della foresta.

    Calarran arretr, sapendo di essere facilmente individuabile;all'improvviso fu consapevole del fatto che la sua casacca azzurro cielorisaltasse come un faro in quell'ambiente.

    Mentre si muoveva, le foglie gli vibrarono