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P IANETA T ERRA il GIUGNO 2015 PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale LA CURA DELLA CASA COMUNE Simone Togni L’intervista Michele Governatori Presidente di AIGET L’AMBIENTE È QUESTIONE DI IMPEGNO G.B. Zorzoli

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LA CURA DELLA CASA COMUNE Simone Togni

L’intervistaMichele GovernatoriPresidente di AIGET

L’AMBIENTE È QUESTIONE DI IMPEGNOG.B. Zorzoli

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3 LA CURA DELLA CASA COMUNESimone Togni

9 INTERVISTA A MICHELE GOVERNATORIPresidente di AIGET

Antonella Cocca

13 L’AMBIENTE È QUESTIONE DI IMPEGNOG.B. Zorzoli

17 L'EFFICIENZA HA UN SUO MERCATOSergio Ferraris

20 NEWSLETTER ANEV26 Intervista a GIORGIO SARACENO

Head of Energy & Power di Protos

Silvia Martone

29 COORDINAMENTO FREEGEOTERMIA VO CERCANDOFabio Roggiolani

33 LA NUOVA INCENTIVAZIONE DELLE RINNOVABILI NON FOTOVOLTAICHEDavide Astiaso Garcia

39 CARTA, PENNA E DIRITTOAvv. Giulio Maroncelli e Fabio LenziniDott.ssa Roberta Padula

41 LA NUOVA DISCIPLINA SU ECOREATI E CONFISCADaria Palminteri

45 UN ALBERO È SALUTE, ANCHE MENTALEGiampiero Castellotti

PIANETA TERRA

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Mensile di informazione e cultura dell’ambiente, dell’energia e dellefonti rinnovabili

Direttore responsabileSimone Togni

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sommariogiugno 2015

Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sonoresponsabili i singoli Autori dei quali il Comitato diRedazione intende rispettare la piena libertà digiudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tuttigli interessati, tuttavia è compito della Redazionedefinire i contenuti di ciascun numero, la scelta degliarticoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione,anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su“il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione ecitando ovviamente la fonte. 3

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LA CURA DELLACASA COMUNE

Simone Togni

PIANETA TERRA

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Il dibattito internazionale sui mutamenticlimatici e sulle politiche necessarie percombatterli, come sappiamo, è in un mo-mento cruciale visto che a dicembre diquest’anno, con la COP 21 di Parigi, si do-vranno assumere decisioni fondamentaliper poter definire le politiche dei prossimianni.La tesi di partenza è quella di dover man-tenere il riscaldamento globale entro i 2°Crispetto ai valori del 1990, infatti i vari or-ganismi internazionali di ricerca, e in pri-mis l’IPCC (Intergovernmental Panel on

Climate Change), individuano in questasoglia il massimo di surriscaldamentopossibile per evitare di dover fronteggiareun cambiamento climatico non sostenibilee non controllabile.L’appuntamento di fine anno, quindi, siprefigura come un momento cruciale peril futuro delle politiche di controllo delcambiamento climatico e, come prevedi-bile, i grossi gruppi rappresentanti di in-teressi rilevanti si stanno muovendo perinfluenzare le decisioni. Da un lato i comparti industriali, causadelle emissioni (in primis quelli tradizio-

nali energetici e della mobilità), dall’altroquelli che invece ritengono necessario uncambio di paradigma negli stessi settori.I primi, ovviamente, tendono a sminuire ilpeso delle emissioni antropiche, ad alleg-gerire la correlazione tra le loro emissionie i mutamenti climatici in essere e a sot-tolineare l’importanza dello sviluppo indu-striale e dei risvolti positivi certi a essoconnessi (crescita, lavoro, occupazione)contro gli effetti meno certi e meno visibili(inquinamento, surriscaldamento globalee mutamenti climatici).

Come sappiamo gli oriz-zonti temporali dei quali siparla oggi, 2030 e 2050,sono necessari per definirepolitiche di contenimentodella temperatura efficaci.Infatti, i processi di ridu-zione delle emissioni cli-malteranti non sono brevi enecessitano di percorsimedio - lunghi per potersviluppare gli effetti attesi.In questo contesto sistanno quindi sviluppandole varie azioni di favorevolie contrari alla definizione

di impegni vincolanti nei vari settori: im-missioni di CO2 in atmosfera, sviluppodelle fonti rinnovabili, impegni di effi-cienza energetica, ecc. In questo sensostiamo vedendo che l’azione di alcunigruppi di interessi sta provando in tutti imodi a indirizzare le posizioni dei variPaesi per non rendere troppo gravosi gliimpegni da assumere, d’altro canto sap-piamo tutti che se l’azione non sarà fortee decisa l’obiettivo non sarà raggiunto.Bisogna anche aggiungere che miopesembra la posizione di voler rimandare ilproblema e di volerlo affrontare in tempi

In questo contesto una luce è scesaa illuminare le coscienze e aindicare la via. È la voce del SantoPadre esplicitata nella LetteraEnciclica LAUDATO SI’, nella qualePapa Francesco ha volutoanalizzare a fondo le questionirelative all’uomo e alla cura dellacasa comune, cioè il Pianeta Terra.

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più lunghi, infatti le risultanze degli studipiù attendibili ci indicano che se non riu-sciremo a invertire velocemente la rotta,gli interventi necessari diventerannomolto più gravosi per avere gli stessi ef-fetti. In sintesi uno sforzo importante oggici eviterebbe uno sforzo immane domani.Non sembra tuttavia che queste conside-razioni stiano influenzando le coscienzedelle principali multinazionali e settori in-teressati che, pur di non vedere intaccati ipropri profitti, cercano in ogni modo dispostare gli effetti delle politiche neces-sarie dalle loro attività su altre iniziative.Il peso economico e finanziario di questiinteressi rischia seriamente, come hasempre fatto in passato, di perdere l’occa-sione di un accordo globale efficace di ri-duzione delle emissioni e di una politicafinalmente decisiva nella lotta ai cambia-menti climatici.Lo scontro è in atto, da un lato chi vuoleobiettivi stringenti e vincolanti, dall’altrochi dubita addirittura della verità delleconclusioni dell’IPCC e dell’efficacia dellepolitiche individuate.In questo contesto una luce è scesa a illu-

minare le coscienze e a indicare la via. Èla voce del Santo Padre esplicitata nellaLettera Enciclica LAUDATO SI’, nella qualePapa Francesco ha voluto analizzare afondo le questioni relative all’uomo e allacura della casa comune, cioè il PianetaTerra.Come noto un’enciclica è una lettera concui il Santo Padre rende nota la posizionedella Chiesa su particolari temi dottrinali,morali o sociali, e spazia in ogni direzionecon chiarezza e semplicità del messaggiotali da lasciare disorientati.Chi la legge partendo da posizioni vicineall’ecologismo corre seriamente il rischio,a nostro modo di vedere, di immedesi-marsi troppo nelle idee espresse dalSanto Padre e di pensare di vedersi final-mente riconosciuta la giustezza delle pro-prie tesi, da anni avversate da una partedel nostro mondo.Questo sarebbe sbagliato, l’Enciclica valetta vedendo cosa si può e si deve fare,cosa si può e si deve migliorare per rag-giungere l’obiettivo di vivere una ecologiaintegrale che racchiuda ogni aspetto del-l’attività umana.

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“Se noi ci accostiamo alla natura e all’am-biente senza questa apertura allo stuporee alla meraviglia, se non parliamo più illinguaggio della fraternità e della bel-lezza nella nostra relazione con il mondo,i nostri atteggiamenti saranno quelli deldominatore, del consumatore o del merosfruttatore delle risorse naturali, inca-pace di porre un limite ai suoi interessiimmediati”.Questo è un passaggio estremamente si-gnificativo che ci indica l’animus con ilquale in ogni attività dovremmo approc-ciarci. In un altro passaggio si dice inmodo esplicito che, “purtroppo, moltisforzi per cercare soluzioni concrete allacrisi ambientale sono spesso frustrati nonsolo dal rifiuto dei potenti, ma anche daldisinteresse degli altri” e queste parolehanno una forza speciale perché da unlato addossano al rifiuto dei “potenti” lamancata soluzione di problemi connessialle questioni ambientali, ma dall’altrosferzano ognuno di noi sottolineando cheil nostro disinteresse (potremmo anchedire l’impegno non pieno) è anch’essocausa di tale insuccesso. Quindi, anche se ci apre gli occhi soste-nendo che “molti di coloro che detengonopiù risorse e potere economico o politicosembrano concentrarsi soprattutto nelmascherare i problemi o nasconderne isintomi, cercando solo di ridurre alcuniimpatti negativi di cambiamenti clima-tici”, questo ci deve portare a far sì checon l’impegno di tutti questo possa cam-biare.Due passaggi sono poi centrali rispetto alsettore energetico, quando si dice: “È di-ventato urgente e impellente lo sviluppodi politiche affinché nei prossimi annil’emissione di anidride carbonica e di altrigas altamente inquinanti si riduca drasti-

camente, ad esempio, sostituendo i com-bustibili fossili e sviluppando fonti dienergia rinnovabile. Nel mondo c’è un li-vello esiguo di accesso alle energie pulitee rinnovabili”. Altrettanto forte e credo racchiuda tutto ilmessaggio al settore energetico corre-lato, è il passaggio nel quale si dice: “Sap-piamo che la tecnologia basata suicombustibili fossili, molto inquinanti –specie il carbone, ma anche il petrolio e,in misura minore, il gas –, deve essere so-stituita progressivamente e senza indu-gio”.“In attesa di un ampio sviluppo delleenergie rinnovabili, che dovrebbe già es-sere cominciato, è legittimo optare per ilmale minore o ricorrere a soluzioni tran-sitorie. Tuttavia - prosegue il testo - nellacomunità internazionale non si raggiun-gono accordi adeguati circa la responsa-bilità di coloro che devono sopportare icosti maggiori della transizione energe-tica. Negli ultimi decenni le questioni am-bientali hanno dato origine a un ampiodibattito pubblico, che ha fatto crescerenella società civile spazi di notevole im-pegno e di generosa dedizione. La politicae l’industria rispondono con lentezza, lon-tane dall’essere all’altezza delle sfidemondiali. In questo senso si può dire che,mentre l’umanità del periodo post-indu-striale sarà forse ricordata come unadelle più irresponsabili della storia, c’è daaugurarsi che l’umanità degli inizi del XXIsecolo possa essere ricordata per averassunto con generosità le proprie graviresponsabilità”.Quindi dobbiamo essere pronti ad assu-merci le nostre responsabilità, ora questanon è più una possibilità ma deve essereper tutti e per ciascuno un obbligo mo-rale.n

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Intervista aMichele GovernatoriPresidente di AIGET

Associazione Italiana Grossisti di Energia e Trader

Antonella Cocca

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Le nuove opportunità suimercati energetici

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In Italia, negli ultimi mesi, c’è stato qualchesegnale positivo nella ripresa dei consumienergetici e nell’economia. Come interpretaquesta nuova tendenza dopo anni di crisi?Credo che siano aumenti (per adesso soloavvisaglie) che derivano dalla ripresa di vo-lume dell’economia. Non penso però che as-sisteremo a un aumento dell’intensitàenergetica del PIL in Italia, perché non miaspetto che le applicazioni industriali, ter-ziarie e domestiche che aumenteranno laloro diffusione saranno più energivore diquelle che sostituiscono. Al contrario, inmolti settori gli investimenti che interessanol’energia sono mirati a ridurne i consumi.Detto questo, bisogna distinguere tra formed’energia. I prodotti petroliferi sono in crollodi domanda da anni e mi aspetto che il trendcontinui sia per l’efficientamento sia per lasostituzione di combustibili in auto, camione navi. A livello di climatizzazione, miaspetto la diffusione di pompe di caloreanche a detrimento del gas.I dati delle ARPA indicano accenni di miglio-ramento nella qualità dell’aria nei nostricentri urbani, che però soprattutto in pia-nura padana sono ancora largamente fuori-legge, con costi sanitari gravi. La soluzionepiù naturale e fattibile mi sembra quella diusare in generale sempre di più il vettoreelettrico in città per trasporti e riscalda-mento.Se il complesso delle norme nei prossimianni darà segnali coerenti in tal senso (apartire dalla riduzione dei clamorosi sussidialle fonti fossili), possiamo aspettarci unacrescita dei consumi di elettricità, oltre chela fine di scene incredibili come quelle diRoma, la capitale d’arte del mondo, doveun’auto privata con standard di emissionivecchi di anni può arrivare senza nemmenopagare la ZTL fin sotto al Campidoglio.E ancora: al G7 di inizio giugno l’Italia ha

aderito a nuovi impegni di decarbonizza-zione e intanto, però, – nel Paese che ha in-ventato il metano per trazione –socializziamo lo sconto fiscale al bunkerdelle navi per varie centinaia di milioni al-l’anno.Tutto questo per dire che, stante un trendfuturo di domanda di energia primaria chemi aspetto debole, ci sono opportunità diswitch verso l’elettricità e in parte verso ilgas, quindi anche di opportunità per nuoviinvestimenti nel settore.

Contemporaneamente l’Italia sembra averimboccato il percorso della completa libe-ralizzazione dei mercati energetici. Siamoall’ultimo miglio?Se è l’ultimo miglio, si sta rivelando parti-colarmente accidentato. Parliamoci chiaro:nel settore elettrico il vulnus principale allaconcorrenza retail è l’integrazione verticaledi Enel che nella distribuzione è monopoli-sta e che ha la possibilità di trarne vantaggianche illegittimi sul settore della vendita.L’Autorità per l’energia, dopo anni di lavoroin materia, non ha fatto molto, e questo puòdarsi che si debba ai suoi insufficienti mar-gini d’azione rispetto al Governo (che degliutili di Enel ha bisogno), che la stessa Ue delresto ha riscontrato nella sua procedura diinfrazione.Le norme sul codice di distribuzione powerappena uscite peggiorano clamorosamentela situazione, trasformando il sistema di ga-ranzie che i venditori devono offrire ai distri-butori (su tutto l’ammontare della bollettatasse e oneri inclusi) in una tagliola per but-tare fuori dal mercato i venditori indipen-denti.Nel gas, a livello di retail, le cose funzionanoper alcuni versi meglio, perché lì il sistemadella “tutela” (che per AIGET danneggia co-munque la concorrenza) almeno è conten-

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dibile. Ma soprattutto nel gas il Governo-azionista ha optato per la separazione pro-prietaria tra Snam (che controlla anche unaquota importante della distribuzione) edEni, con effetti positivi.

Alcuni analisti hanno ritenuto che il crollodel prezzo del petrolio abbia spiazzatol’ascesa delle rinnovabili in molti mercati.La proporzionalità inversa è così marcata?Probabilmente in parte l’effetto c’è, ma separliamo di rinnovabili elettriche in Italiaesso è limitato dal decoupling almeno par-ziale tra prezzo del gas e quello del petrolio,visto che i prodotti petroliferi non li usiamopiù per fare elettricità. Credo che l’effetto didisincentivo alle rinnovabili del petroliobasso sia più marcato per gli usi non elet-trici dove i prodotti petroliferi sono impor-tanti, per esempio nel settore deibiocombustibili.

Lei è stato confermato Presidente di AIGETil 7 maggio 2015. Come proseguirà il suo la-voro?Intanto comincia male, con le delibere sul

codice di distribuzione elettrico che nonvanno nella direzione che avevamo motiva-tamente auspicato. E quindi questo mandatosi preannuncia ancora più duro. Faremo unlavoro di estensione dei nostri interlocutori,rivolgendoci di più all’Antitrust, all’UnioneEuropea, ai consumatori. In aggiunta, ovvia-mente, a Governo e Autorità per l’energia. Ecercheremo di dare con forza rinnovata ilnostro contributo nello spiegare perché unmercato equo conviene ai clienti.

In tema di rappresentanza associativa, isoggetti presenti oggi nel mondo dell’ener-gia sono vari. Ha ragione o torto chi proponeuna sintesi tra alcune di queste realtà?Non vorrei avventurarmi in questa rispostaparlando di associazioni che magari non co-nosco abbastanza. Posso parlare per AIGET,dove cerchiamo di tenere la barra drittasulla concorrenza e di spiegare perchéserve un vero pluralismo di operatori anchenon integrati nei mercati energetici all’in-grosso e al dettaglio. Su questo obiettivonon mi pare che la scena associativa sia poicosì affollata.n

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L’ambiente è questione di impegno

G.B. Zorzoli

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L’enciclica “Laudato sì” è stata giusta-mente letta come denuncia delle respon-sabilità politiche ed economiche che hannoportato il Pianeta Terra a una drammaticacrisi ambientale, al cui interno il cambia-mento climatico rappresenta «una delleprincipali sfide attuali per l’umanità».Il messaggio di Papa Francesco è però ri-volto a tutti. Non solo alla politica e all’eco-nomia, che «tendono a in colparsireciprocamente per quanto riguarda la po-vertà e il degrado ambientale», mentre«quello che ci si attende è che riconoscanoi propri errori e trovino forme di intera-zione orientate al bene comune». La platea

dei destinatari si allarga, quando mette inevidenza «che non disponiamo ancoradella cultura necessaria per affrontarequesta crisi e c’è bisogno di costruire lea-dership che indichino strade cercando dirispondere alle necessità delle generazioniattuali, senza compromettere le genera-zioni future». Riguarda tutti, là dove sotto-linea che molti sforzi per cercare soluzioniconcre te alla crisi ambientale, sono spessofrustrati non solo dal rifiuto dei potenti, maanche dal disinte resse degli altri, perfinofra i credenti, con comportamenti chevanno dalla negazione del problema all’in-differenza, alla rassegnazione comoda, oalla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche.L’enciclica contiene anche un ammoni-mento, implicito, ma non per questo menoimportante, a chi è impegnato nello svi-

luppo dell’efficienza energetica e dellefonti rinnovabili. Ammonimento che traeforza da due dati di fatto: Papa Francescoribadisce a più riprese l’importanza dellefonti rinnovabili e dell’uso razionale dellerisorse, lamentando che non si faccia ab-bastanza per il loro sviluppo; contraria-mente a quanto affermano alcuni suoidetrattori, non sposa affatto il mito delladecrescita felice: «se non abbiamo ristret-tezze di vedute, possiamo scoprire che ladiversificazione di una produzione più in-novativa e con minore impatto ambientale,può essere molto redditizia. Si tratta diaprire la strada a opportunità differenti

che non implicano di fermare lacreatività umana e il suo sognodi progresso, ma piuttosto di in-canalare tale energia in modonuovo».Occorre cioè affrontare lo svi-luppo in modo nuovo, monito diparticolare attualità quando,come oggi, le azioni per ostaco-

lare lo sviluppo delle FER si stanno molti-plicando a livello legislativo, regolatorio,attuativo, e limitarsi a contrastarle - accet-tando il terreno prescelto dalle controparti- rischia di indebolire le prospettive di suc-cesso. Strati crescenti della popolazione,con problemi di sopravvivenza economicae difficoltà nel trovare sbocchi occupazio-nali, tendono infatti a concentrarsi sul pro-prio “particulare” o a subire il fascino delleproposte populiste. Non a caso la campa-gna contro le rinnovabili batte con forza econ pertinacia sul tasto del loro costo ele-vato per i consumatori, malgrado sullabolletta elettrica dell’utente domesticomedio le FER pesino attualmente per circa8 euro (sic!) al mese. E, a furia di insistere,qualche successo è riuscito a conseguirlo.Solo se si capovolge questo approccio, può

Occorre affrontare lo sviluppo in modo nuovo, monito diparticolare attualità

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di nuovo crescere e rafforzarsi il sostegnodell’opinione pubblica, l’unica in grado diinfluenzare in misura adeguata i decisoripolitici. È quanto fa l’enciclica “Laudato sì”,laddove mette in evidenza sia la strettaconnessione fra crisi economica e crisiambientale, entrambe provocate da unosviluppo distorto e non più sostenibile, siai costi (economici, sociali, sanitari, am-bientali) che tutto ciò comporta; spostandoquindi i termini del confronto su un terrenopotenzialmente vincente.Non si tratta di mettere in seconda linea gliobiettivi più concreti e immediati, neanchePapa Francesco lo fa (si veda ad esempiola critica senza mezzi termini agli ETS,«una soluzione rapida e facile, con l’appa-renza di un certo impegno per l’ambiente,che però non implica affatto un cambia-mento ra dicale all’altezza delle circo-stanze»), ma di inquadrarli sempre edovunque nel contesto dei costi per sé eper i propri figli che ciascuno dovrà soppor-tare, se non si cambia direzione di marcia. Ricordando, con le parole dell’enciclica,che «gli sforzi per un uso sostenibile dellarisorse naturali non sono una spesa inu-tile, bensì un investimento che potrà offrire

altri benefici economici a medio termine».E che tutto ciò va fatto in fretta, perché è«urgente … rinnovare il dia logo sul modoin cui stiamo costruendo il futuro del pia-neta … perché la sfida ambientale che vi-viamo, e le sue radici umane, ci riguardanoe ci toccano tutti».Il richiamo all’urgenza di modificare l’at-tuale stato del mondo ritorna ripetuta-mente nell’enciclica, giustificatodall’imminenza di quella che Papa France-sco non ha paura di definire una “cata-strofe”. Anche questo è un allarme che,per timore di essere definiti, appunto, ca-tastrofisti, solo raramente abbiamo fattorisuonare.“Laudato sì” richiama quindi anche noi aun maggiore impegno, per scuotere l’indif-ferenza, spiegare che la rassegnazioneavrebbe un prezzo esorbitante e la cata-strofe ambientale non la si evita senza ilcoinvolgimento fattivo di tutti. Nell’assun-zione di questa maggiore responsabilitàsaremo facilitati dall’autorevolezza, nonsolo morale, dell’attuale Pontefice, il cuimessaggio non potrà essere facilmente ri-mosso dalla coscienza di molti, credenti enon credenti.n

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L'efficienza haun suo mercato

Sergio Ferraris

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È considerata la protagonista dei futuriscenari energetici, assieme alle rinnovabili,ma è anche la meno considerata nei fatti.Parliamo dell’efficienza energetica che, no-nostante il gran discutere che se ne fa, ri-mane sempre e comunque ai margini dellepolitiche energetiche, come nel caso degliobiettivi europei al 2030.Per l’Europa, infatti, l’obiettivo fissato loscorso anno, durante il semestre di presi-denza italiano dell’Unione Europea, è pocoambizioso: il 27% non vincolante. Eppure sitratta di un mercato ricco che potrebbeportare, specialmente al nostro Paese, be-nefici importanti e non solo ambientali.A oggi in Italia il principale incentivo perl‘efficienza energetica è l’ecobonus del 65%che è in definitiva un provvedimento “busi-ness as usual”, vista la presenza contem-poranea di un incentivo del 50% per leristrutturazioni edilizie ordinarie. Insommaun 15% in più distribuito, come sgravio fi-scale in dieci anni, non è poi un provvedi-mento di alto profilo verso l’ambiente,anche se il meccanismo è comunque un’ot-tima leva di mercato. E di mercato bisogna parlare in realtà, sesi vuole discutere nei fatti d’efficienzaenergetica. Vediamo i dati economici del-

l’efficienza energetica presentati nel re-cente rapporto redatto dall’Enea. Dal 2007al 2013 sono oltre due milioni le famiglieche hanno investito in efficienza energeticaoltre 22 miliardi di euro, facendo fare al si-stema paese risparmi annui, nel 2013, per7,55 milioni di tonnellate di petrolio equi-valenti, ossia due miliardi di euro sulle im-portazioni di fonti fossili dall’estero,creando 40mila posti di lavoro. Un buon risultato che bisogna però inserirein un contesto più ampio. In massima partequesti dati sono riferibili all’energia ter-mica, riscaldamento e acqua calda sanita-ria, per la quale si utilizza il gas naturale esi tratta di risparmi economici e ambientaliconsolidati, visto che gli interventi produ-cono i loro effetti per decenni. Quindi, dispazi del mercato tradizione e fossile chespariscono in maniera definitiva. E ciò nonè una questione da poco. L’influenza dellelobby fossili a Bruxelles è sempre più fortespecialmente da quando nel resto d’Europasi stanno diffondendo campagne di disinve-stimento economico nelle fonti fossili,come quella del Guardian rivolta alla Fon-dazione Gates e al Wellcome Trust affinchéabbandonino ogni rapporto finanziario conoltre 200 compagnie fossili.

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Sotto al profilo strettamente tecnico quelli chemuovono il mercato dell’efficienza sono i set-tori industriale, nel quale orami questa praticaè entrata nel Dna delle aziende e il residen-ziale, mentre sono pochi i progressi da partedell’agroalimentare e dei trasporti, il vero eproprio buco nero, quest’ultimo, dell’effi-cienza energetica. «È evidente che cittadini, industrie e PA hannorecepito le potenzialità dell’efficienza energe-tica, un comparto essenziale per l’ambiente eper ridurre le bollette di famiglie e imprese -dice il Commissario ENEA Federico Testa -oltre che un volano di crescita economica e dioccupazione con la creazione di una filiera na-zionale competitiva».

Il potenziale futuro è notevole. Secondol’Energy Efficiency Report 2015 dell’Energy &Strategy Group del Politecnico di Milano ilmercato domestico legato agli obiettivi del2020 sull’efficienza si potrebbe muovere tra i55 e i 76 miliardi di euro d’investimenti, e oltrea ciò emerge il fatto che in Europa alla mediadegli Stati membri della Comunità manca unbuon 32% per centrare gli obiettivi. Tradu-cendo queste dinamiche in mercato l’Energy& Strategy Group prevede che il fatturato a li-vello europeo potrebbe essere tra i 352 e i 534miliardi di euro, la maggior parte dei qualioltre il 50% in Francia, Regno Unito, Spagna eItalia.Cosa manca quindi per sbloccare definitiva-mente in Italia il mercato dell’efficienza ener-getica? Di sicuro è necessario sbloccare

l’apporto da parte dei privati e quindi delmondo finanziario che a oggi è abbastanza tie-pido sull’argomento, specialmente per quantoriguarda il settore domestico.Se da un lato, infatti, l’86% delle banche ita-liane possiede prodotti per l’efficienza ener-getica, sono necessarie, secondo un’indaginedell’Abi, delle linee guida che consentano lareplicabilità dei progetti così come sistemi dirating e audit ai fini di una valutazione quali-tativa. E, oltre a ciò, per facilitare i finanzia-menti a parte del sistema bancario è statomesso a punto un fondo pubblico di garanziacon il Decreto legislativo 102/2014, mentrel’Enea ha deciso di farsi parte attiva attraversoun processo di certificazione della qualità dei

progetti. Una serie di “garanzie” aggiuntiveche potrebbero sbloccare il mer-cato e dei quali l’industria mani-fatturiera ha grande bisogno.L’efficienza energetica, infatti, èuno “prodotti” di punta delle no-stre Pmi sul lato della componen-tistica e dei materiali e un

mercato interno, il cosiddetto “zoccolo duro”- italiano ed europeo - sarà nei prossimi annialla base di questo settore, il quale a sua voltaè necessario per una ripresa stabile del si-stema economico nostrano.Su questo fronte è necessaria una politica in-dustriale nazionale che faccia da cardine trale esigenze delle imprese e quelle degli utentifinali, facendo incontrare domanda e offerta,continuando con l’ecobonus che dovrebbe es-sere reso strutturale per almeno cinque annie con un investimento pubblico mirato in ri-cerca e sviluppo, per consentire alle Pmi d’ac-cedere a know how innovativo di processo e diprodotto e reggere così anche i mercati extraUE come quelli USA e Asiatici, dove la compe-tizione sarà su prestazioni, innovazione e soloin ultima istanza sul prezzo.n

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Dal 2007 al 2013 sono oltre duemilioni le famiglie che hannoinvestito in efficienza energeticaoltre 22 miliardi di euro

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L’11 giugno si sono svolti gli eventi di celebrazione della Giornata Mondialedel Vento, organizzata in Italia dall’ANEV. Oltre al convegno istituzionale, siè ripetuto quest’anno il progetto musicale in onore del vento, riservato airappresentanti istituzionali e agli addetti del settore, tenuto in questa occasionedal Maestro Danilo Rea.Per il Maestro Rea il Vento è fonte di ispirazione: “Il suono del vento, delleonde che si infrangono sugli scogli, delle foglie che vibrano tra gli alberi, dellesartie che risuonano tra le vele. La Natura mossa dal vento crea la sua Sinfonia.Vento che spazza via le nuvole che, allontanandosi, portano la mente versonuove Musiche”.

Il Presidente dell’ANEV Simone Togni ha espresso così la sua soddisfazione: “Con grandeentusiasmo ANEV ha replicato quest’anno l’evento musicale in onore del vento con unartista di grande talento come Danilo Rea. La Giornata mondiale del vento rappresenta peril settore eolico un momento di incontro e condivisione ed è l’occasione per mostrare alle

istituzioni e ai decisori i risultatiraggiunti dal settore in termini dibenefici economici, occupazionali eambientali per l’Italia. Gli enormivantaggi che il settore eolico haportato e potrebbe portare ancoraal Paese non vanno sprecati”.La lezione – concerto ha ricevuto ilsostegno di E.ON, operatoreenergetico internazionale a capitaleprivato specializzato nella fornitura

di soluzioni energetiche, e di Veronagest, operatore indipendente nel settore delle energierinnovabili in Italia. L’Amministratore Delegato di E.ON Italia, Nicola De Sanctis, hacommentato: “Per il secondo anno consecutivo diamo il nostro sostegno a questa iniziativadi incontro e di riflessione sulle opportunità che un approvvigionamento energetico edun’industria sostenibili possano offrire al nostro Paese. Lo spirito di questa manifestazione èin linea con l’impegno assunto da E.ON – tra i principali produttori al mondo di energia dafonte eolica – per contribuire a diffondere sul territorio una cultura attenta ai temi dellasostenibilità e dell’efficienza energetica”.Salvatore Platania, Origination Director di Veronagest, ha commentato “La nostra aziendavive da protagonista l’evoluzione dell’eolico in Italia, che ha visto un costante incrementodegli impianti e della potenza installata (dai 1.200 MW del 2004 agli 8.500 MW del 2014).Il nostro sostegno a questa iniziativa è la testimonianza del nostro impegno a favore di unsettore che ha permesso di ottenere importanti benefici occupazionali, per l’ambiente e lasalute degli italiani. L’eolico è una risorsa preziosa per questo paese e questa manifestazionedà la possibilità ai presenti di conoscerne al meglio i pregi e le opportunità che offre”.n

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CULTURA, MUSICA ESPETTACOLO A SUPPORTODELLA SOSTENIBILITÀ.Prosegue il progetto musicale di ANEVcon il concerto di Danilo Rea al MAXXI

SPECIALE

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Convegno ANEV “EOLICO ITALIANO:COSTI E BENEFICI”La Giornata Mondiale del Vento è proseguita con ilconvegno “Eolico italiano: costi e benefici”, volto amettere in luce lo stato dell’arte dell’eolico in Italia afronte della chiusura del primo triennio di funzionamentodei meccanismi delle aste e dei registri. In questa primafase sono state evidenziate alcune criticità ed è emersa lanecessità che vengano definiti nuovi contingenti perl’eolico, se si vogliono cogliere le opportunità connessealla realizzazione di nuovi impianti, ovvero riduzione delprezzo elettrico, gettito fiscale e benefici territoriali. Questibenefici risultano significativamente superiori rispetto aicosti di incentivazione previsti.Il convegno ha avuto inizio con i dati presentati daglianalisti economici Tommaso Barbetti e Andrea Marchisiodi eLeMeNS e da Alessandro Marangoni, CEO diAlthesys.Secondo gli analisti di eLeMeNS “Gli economics delsettore eolico descrivono una fase di passaggio: da costo,l’energia dal vento si sta gradualmente trasformando inbeneficio netto per il sistema. Per il futuro immediato,l’uscita dall’incentivazione di diversi impianti può

consentire un supporto più efficiente alla crescita dellapotenza eolica attraverso il meccanismo delle aste, coneffetti sulla bolletta a saldo nullo in termini di oneritariffari e – nel lungo termine – a saldo positivo dal puntodi vista del consumatore in termini di componenteenergia”.Marangoni ha così espresso la sua visione di scenariosull’eolico: “Le energie rinnovabili nascono per obiettiviambientali, ma comportano una serie di effetti positivi. Ilcomparto eolico, in particolare, nel 2014 ha generatoricadute economiche per più di 800 ml di euro in terminidi valore aggiunto e indotto, 3.400 occupati e 7,7 milionidi ton di CO2 evitate. Al 2030, in uno scenario di crescitamoderato, Althesys stima ricadute complessive per 24miliardi di euro, con più di 4.300 occupati diretti eindiretti, 4,8 miliardi versati all’erario per imposte suiredditi e 221 milioni di ton di CO2 evitate.”Simone Togni, Presidente dell’ANEV, ha introdotto il suointervento con un saluto e ha espresso le suepreoccupazioni per il settore eolico, già rappresentate alleistituzioni “Un comparto come quello eolico che hadimostrato a livello nazionale e mondiale di portarebenefici notevoli in termini economici, occupazionali eambientali, rischia in Italia di scomparire a causa diprovvedimenti penalizzanti, come anche la bozza delnuovo Decreto, che risulta essere contraddittoria e lesivadegli interessi del Paese anche rispetto agli obiettivi uu

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assunti al 2020 e quelli in fase di definizione al 2030. Iltesto propone infatti importanti tagli agli incentivi perl’eolico, che ne ridimensionano consistentemente leprospettive di crescita e sviluppo, contrariamente, peraltro, a quanto preannunciato per il Green Act, chedovrebbe puntare a rilanciare le politiche ambientali”.Hanno fatto seguito due interventi politici. Il primo quellodi Chiara Braga, Responsabile Ambiente del PD, che haespresso il suo punto di vista sullo schema di Decretoministeriale, mettendo in luce le criticità, già da leirappresentate al MiSe, presenti nel testo. In particolare iltaglio agli incentivi e la necessità di riallocare le risorse, lascomparsa dell’eolico - offshore, la necessità di garantireun maggiore accesso agli iter autorizzativi, creandopercorsi più virtuosi e alleggerendo la burocrazia.Ha espresso il suo parere Ignazio Abrignani, OnorevoleFI e membro della Commissione Attività Produttive dellaCamera, dichiarando “Il settore eolico sta vivendo unafase di trasformazione degli assetti regolamentari delsistema degli incentivi. L’introduzione delle procedurecompetitive basate sulle aste nonché l’introduzione deiregistri per l’assegnazione degli incentivi potranno porretermine ad un periodo di incertezza, garantendo un flussodi investimenti importanti per la bilancia energeticanazionale da fonti rinnovabili. Ora il Legislatore ed ilRegolatore devono focalizzare la propria attenzione sulc.d. eolico offshore; un settore che in Europa haimportantissime ricadute in termini di crescita tecnologicae occupazionali (58.000 unità), che con più di 5000 MWinstallati contribuisce non poco all’equilibrio energeticodi Paesi quali il Regno Unito, i Paesi Bassi, la Francia e laGermania”.“Le rinnovabili non sono più la nicchia in cui le si volevaconfinare visto che contribuiscono per oltre il 40% allaproduzione di elettricità” ha dichiarato FrancescoFerrante Vice Presidente del Kyotoclub. “L’eolico hasvolto un ruolo trainante sino a quando la complicazionedelle regole ha imposto una busca frenata. Oggi siamo inpresenza di un nuovo attacco, perché la proposta didecreto del Governo, non solo penalizza l’eolico, e inparticolare quello mini dove iniziava a svilupparsi unafiliera interamente italiana, ma non risolve nessuno deiproblemi connessi al mal funzionamento delle aste e dei

registri.”Alberto Biancardi Commissario AEEGSI hadato ha espresso la sua opinione sul tema assai dibattutodegli sbilanciamenti:“L’intervento dell’Autorità in ordinealla disciplina degli sbilanciamenti per le fonti rinnovabilinon programmabili, nel rispetto delle decisioni delgiudice amministrativo, risponde alla finalità di operareper la piena integrazione delle medesime nel sistemaelettrico. In tale scenario la fonte eolica è chiamata agiocare un ruolo strategico di dispiegamento ottimaledelle sue rilevanti potenzialità in un’ottica di sicurezza estabilità. Tale delicato equilibrio, di non immediatasoluzione, può essere raggiunto proprio attraversoun’accurata analisi dei benefici e dei costi sul sistema, dicui oggi molto opportunamente si dibatte in questoconvegno ANEV”.È intervenuta anche Terna Rete Italia per voce di PierFrancesco Zanuzzi che ha dichiarato:“Le rinnovabili nonsono più una risorsa marginale del sistema, macontribuiscono in misura rilevante alla copertura delfabbisogno di energia del Paese. Per l’integrazione degliimpianti eolici nel Sistema Elettrico Nazionale Terna hainvestito importanti risorse, sviluppando la Rete esperimentando tecnologie innovative. In un contesto dicontinua crescita delle rinnovabili, la prospettiva di unacombinazione tra Smart Grid e Smart User, tra cui gliimpianti eolici che hanno acquisito una buona maturitàin termini di prestazione per la rete, può rappresentarela strada per una gestione efficace ed efficiente di tutte lerisorse del sistema”Ha dato il suo contributo anche G.B. Zorzoli, Presidenteonorario di Free: “Va innanzi tutto fatta giustizia dellaleggenda metropolitana, secondo cui nel 2013 l’Italia hagià praticamente raggiunto l’obiettivo FER 2020,dimenticando che: a) il dato si riferisce ai consumienergetici lordi del 2013, cioè nel pieno della crisieconomica, mentre nel 2020 saranno più alti; b) nessunoha finora disconosciuto la SEN, che portava al 18-20%la percentuale dei consumi coperti da rinnovabili.Occorre quindi un impegno aggiuntivo, anche in vistadegli obiettivi al 2030, che per l’eolico comportal’innalzamento dei contingenti e la revoca delle normeche di fatto impediscono il revamping degli impianti diprima generazione”.n

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Beneficio complessivo al 2035 di oltre 3 miliardi dieuro.Il nuovo testo del Decreto sulle rinnovabili elettri-che non fotovoltaiche in fase di definizione, met-terà a disposizione meno di 30 milioni di euroannui per il biennio 2015 – 2016 di incentivo eo-lico, con un beneficio complessivo di circa 150 mi-lioni di euro all’anno, mantenendo un saldopositivo per i consumatori, ma non consentendodi ottemperare agli impegni previsti dal PAN persoddisfare gli obiettivi europei al 2020.Il Decreto, che si pone come finalità il persegui-mento degli obiettivi stabiliti nella SEN, Strategiaenergetica nazionale, esplicitato nel PAN, non con-sentirà tuttavia, con i contingenti previsti, di rag-

giungere i livelli individuati per l’eolico, ovvero12.680 MW (incluso l’eolico off – shore), ridu-cendo il contributo che la fonte eolica può dare intermini di riduzione della CO2 e di contenimentodei cambiamenti climatici. Infatti, a fronte dell’in-stallato eolico di 8.665 MW al dicembre 2014, coni soli 350 MW di contingente annuo previsti dalDecreto per le aste non si arriverà alla quota pre-vista dal PAN, che implicherebbe un contingentedi almeno 800 MW annui fino al 2020.Il costo del solo eolico, pari a meno di 30 milionidi euro all’anno per il biennio 2015 - 2016, nongraverà sulla bolletta anche a fronte dell’effettodegli incentivi in uscita. Infatti nel 2015 è previstal’uscita di incentivi (CV) per il solo eolico di 15 mi-lioni di euro e nel 2016 di 50 milioni di euro, regi-strandosi quindi un saldo di periodo positivo.Il beneficio che l’installato eolico nazionale com-

plessivo darà per il periodo 2014 – 2035 in terminidi riduzione del PUN, misure compensative terri-toriali e gettito fiscale risulterà superiore a 3 mi-liardi di euro.A ciò si aggiungano i benefici ambientali e all’avi-fauna. La sola energia eolica oggi in Italia produce15 TWh di energia, in grado di coprire i fabbiso-

gni domestici di 15 milioni di personee di far risparmiare di circa 19 milionidi barili di petrolio corrispondentipressappoco a 10 milioni di tonnellatedi emissioni risparmiate di CO2. Untale risparmio di emissioni apportabenefici anche all’avifauna, minac-ciata principalmente dai cambiamenticlimatici, a causa dei quali oltre 985specie sono in via di estinzione. Il

WWF ha pubblicato un Report (A Climate RiskReport. Bird Species and Climate Change. TheGlobal Status Report) che, sulla base di più di 200lavori scientifici, constata gli ingenti impatti deicambiamenti climatici sull’avifauna in ogni partedel globo, evidenziando come gli scienziati hannotrovato popolazioni in declino fino al 90% o coninsuccesso riproduttivo totale e senza precedenti.Per queste ragioni il Governo e i Ministeri com-petenti devono dare supporto alla fonte eolica, pre-vedendo contingenti e tariffe più adeguati e,soprattutto, in grado di far sì che si perseguano gliobiettivi stabiliti dalla SEN, in ottemperanza alleDirettive europee e alle esigenze della comunitàinternazionale sempre più votata ad un futuro100% rinnovabili.n

Eolico MENO DI 30 MILIONI DI EURO ANNUIPER IL BIENNIO 2015 – 2016 PORTERANNO BENEFICI PER CIRCA150 MILIONI DI EURO ALL’ANNO

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Decreto FER non fotovoltaiche non favorisce sviluppodel settore“Le scrivo per manifestare le preoccupazioni diun intero comparto industriale nazionale cheoggi conta 27.000 addetti direttamente impe-gnati nel nostro Paese che è esportatore di tecno-logia e componentistica nel mondo. La bozza delnuovo Decreto, già in forte ritardo rispetto alladata prevista del 31.12.2014 per l’emanazione,risulta essere contraddittoria e lesiva degli inte-ressi del Paese anche rispetto agli obiettivi assunti

al 2020 e quelli in fase di definizione al 2030. Iltesto propone infatti importanti tagli agli incen-tivi per l’eolico, che ne ridimensionano consisten-temente le prospettive di crescita e sviluppo,contrariamente, per altro, a quanto preannun-ciato per il Green Act, che dovrebbe puntare arilanciare le politiche ambientali”. E questo unodei passaggi chiave di una lettera a firma del Pre-sidente di ANEV Associazione Nazionale Ener-gia del Vento, Simone Togni indirizzata alPresidente del Consiglio dei Ministri, MatteoRenzi e relativa alla bozza di Decreto che fissa inuovi incentivi per le fonti elettriche rinnovabilinon fotovoltaiche per il periodo 2016/2020.Togni, in vista della Giornata Mondiale delVento che si terrà a Roma l’11 Giugno, cita ilcaso dell’Arabia Saudita uno dei maggiori pro-duttori di petrolio al mondo: “Anche al di fuoridell’Europa, Paesi che hanno fondato le loro eco-nomie sul petrolio stanno investendo in manieramassiccia sulle rinnovabili. Emblematico è il casodell’Arabia Saudita, dove il Ministro del petrolioAli al – Naimi ha annunciato che entro mezzosecolo il Regno ‘diventerà potenza globale nel-l’energia solare ed eolica”.

Non è il momento di frenare la crescita dell’eo-lico in Italia, il Presidente di ANEV si rifà allamaturità tecnologica dell’eolico italiano e al ri-sparmio dei futuri incentivi: “Qualora il Decretovenisse approvato nella versione trasmessa allaConferenza Unificata Stato Regioni, si mette-rebbe fine alla parola eolico in Italia, con conse-guenze gravissime sull’industria, sull’economia,sul lavoro, nonché sulle generazioni future. Perquesto motivo chiediamo un Suo intervento di-retto e immediato per salvare il settore e per pre-

stare fede a quanto promesso dal Governo,sin dall’inizio della legislatura, in tema diGreen economy. L’auspicio è che il GreenAct non diventi un Black Act e che si diasostegno alle energie pulite come l’eolicoche oggi ha raggiunto una maturità tecno-logica avanzatissima e un costo di produ-zione molto vicino alla grid parity. Basti

pensare che ogni anno cessano incentivi all’eolicoper oltre 100 Milioni fino al 2020, e di questi, inuovi meccanismi di incentivazione ne occupe-rebbero meno di un terzo con il risultato che ilcomparto industriale nazionale del vento conti-nuerebbe a crescere e la bolletta degli italianicontinuerebbe a scendere”.n

EnergiaANEV A RENZI, NONFERMARE EOLICO IN ITALIA

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I Gruppi di Lavoro ANEV,aperti a tutti i soci, si riuni-scono periodicamente pressola sede dell’ANEV per occu-parsi di questioni d’interesseper l’Associazione e del set-tore eolico. Si riassumono diseguito le principali attività eobiettivi delle ultime sedutedei GDL ANEV.

Gruppo di Lavoro NormativaIl GdL Normativa si riuniràprossimamente al fine di di-scutere le ultime bozze delnuovo DM sulle fonti rinno-vabili non fotovoltaiche a

valle degli ultimi incontri traANEV e le istituzioni compe-tenti, nonché per analizzaregli esiti dell’ultimo tavolo tec-nico tra ANEV e Terna, con-cernente gli adempimenti aisensi della 595/2014 e gli or-dini dispacciamento ai fini delcalcolo dell'estensione per ilrecupero dei CV.

Gruppo di Lavoro MercatoNell’ultimo GdL Mercato si èdeciso di ultimare l’elabora-zione del Report Tecnico“Strategie e metodi per l’inte-grazione delle FRNP nel mer-

cato elettrico, con particolareriferimento alla fonte eolica”.

Gruppo di Lavoro ComunicazioneNell’ultimo GDL Comunica-zione si è fatto il punto suglieventi della Giornata Mondialedel Vento dell’11 giugno aRoma, ovvero il Convegno“Eolico italiano: costi e bene-fici” presso l’auditorium delGSE e la lezione concerto sulVento di Danilo Rea, all’audi-torium del Maxxi. Sono statiregistrati riscontri positivi. Sonostate definite la tematiche deiconvegni di KeyWind 2015.

15 – 18 settembre 2015Husum Wind 2015Husum, Germany

4 – 7 ottobre 2015WINDaba 2015Cape Town, South Africa

16 ottobre 2015China Wind Power 2015Beijing, China

4 novembre 2015Convegni ANEV Ecomondo Key WindFiera di Rimini

3 – 4 novembre 2015Corso di formazione ANEVIl MinieolicoEcomondo Key WindFiera di Rimini

5 - 6 novembre 2015Corso di formazione ANEVOperation& MaintenanceEcomondo Key WindFiera di Rimini

17 – 20 novembre 2015EWEA 2015 Annual EventParis, France

ATTIVITÀ DEI GRUPPI DI LAVORO ANEV

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eventi

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Protos è una società di Technical Advisory com-pletamente indipendente. Dal 1986, è presentein Italia e all’estero come consulente tecnico e fi-nanziario per committenti pubblici e privati, se-guendo le varie fasi di realizzazione e gestionedelle opere, con l’obiettivo di fornire sempre unservizio indipendente, rigoroso e trasparente perBanche, Compagnie assicurative e riassicurative,Fondi d’investimento e investitori istituzionali.Opera nei settori “Infrastrutture e Ambiente”,“Immobiliare” ed “Energia e impiantistica”. Ab-biamo intervistato Giorgio Saraceno, Head ofEnergy & Power di Protos.

Protos è una società accreditata a livellointernazionale che svolge attività di ana-lisi e monitoraggio di natura tecnica.Quali sono in particolare le attività chesvolgete nel settore energia?La Società fin dalle sue origini è stata attiva nelleinfrastrutture, settore cui appartengono gli im-pianti di produzione di energia tradizionali, digrande taglia. Negli anni 2007 - 2008 Protos siè strutturata con una propria divisione internadedicata agli impianti di produzione di energiada fonti rinnovabili, erogando i propri servizi diconsulenza soprattutto agli Istituti Finanziatori(Banche, Leasing) che erano alla ricerca di com-petenze adeguate per valutare i progetti con lanecessaria attenzione ai rischi di natura tecnico-economica. In tal senso, l’esperienza maturatanel settore delle infrastrutture, in contesti com-plessi e multidisciplinari di iniziative in partena-riato pubblico-privato con finanziamenti tipo“Project Finance”, ha certamente fatto di Protos

un interlocutore ideale per lo svolgimento dianalisi i cui risultati fossero velocemente propo-nibili ai Comitati di Credito degli Istituti finan-ziatori. Protos ha progressivamente stretto saldirapporti di collaborazione professionale anchecon i soggetti investitori del settore, principal-mente quelli coinvolti in attività di compraven-dita sul c.d. “mercato secondario” e di“consolidamento tecnico” di impianti del pro-prio portafoglio.Vale la pena, inoltre, citare le esperienze inter-nazionali in Israele e in Sud Africa, maturateproprio grazie alla progressiva fidelizzazione di

alcuni Investitori del settore, siastranieri sia italiani.Alle classiche “Due Diligence”(per finanziamento e per acquisi-zione), si affiancano, seguendo lavita dei progetti in ordine cronolo-gico, servizi di “monitoraggio”delle fasi di costruzione, di col-laudo e di esercizio. Ciascuna diqueste fasi, infatti, è caratterizzatada diversi profili di rischio tecnico-

economico: spesso la valutazione, la mitigazionee/o il controllo di tali rischi possono costituirefattori differenzianti tra il successo e il fallimentodei progetti ed è per questo che Protos offre airisk takers specifici servizi di monitoraggio e ren-dicontazione volti al costante controllo dei risul-tati operativi per tenere un tableau de bordcostantemente aggiornato ad uso dell’ExecutiveManagement aziendale. Inoltre, Protos è spessochiamata a fornire valutazioni tecniche nell’am-bito di contenziosi che i soggetti titolari degli im-pianti devono sostenere con i propri appaltatorie fornitori, con le Amministrazioni Locali o ilGSE.Oltre a valutare progetti nella loro complessità,Protos svolge servizi di valutazione (audit) sunuovi modelli e/o nuove tecnologie che si affac-ciano sul mercato (moduli e inverter per il foto-voltaico, sistemi per il solare termodinamico dipiccola taglia, turbine per mini-eolico, sistemi dipiro-gassificazione di biomasse, …), con l’intento

Giorgio SaracenoHead of Energy & Power di Protos

Silvia Martone

parola agli associati

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di indicare ai produttori e fornitori di tecnologiala strada maestra per arrivare a fornire macchi-nari e servizi di adeguate caratteristiche tecnichee dotati dei collateral (contratto di fornitura/co-struzione, contratto O&M, garanzia di prodottoe di risultato, …) necessari per essere inseriti incontesti di iniziative bancabili.Tuttavia, oltre alle Fonti Rinnovabili, Protosguarda con grande attenzione al tema dell’Effi-cienza Energetica e, in senso allargato, della So-stenibilità, spesso con il coinvolgimento del settoreReal Estate, portando così la valutazione dei pro-getti immobiliari a convergere con l’analisi dellagestione dei vettori energetici e dei relativi usi fi-nali. Ovviamente, nel fare ciò Protos mantieneuna particolare attenzione ai temi della finanzia-bilità degli interventi, tipico tallone d’Achille chefrena l’accesso al Credito nel settore dell’Effi-cienza Energetica.

In particolare in Italia qual è il volumedelle vostre attività e quali risorse, tra lerinnovabili, vi vedono più coinvolti?Attualmente Protos produce più di 600report/anno (Due Diligence, Monitoraggi,Audit, ecc.), gestendo un parco di quasi 400clienti, tra i quali si possono annoverare tutte leprincipali banche e i principali gruppi bancariitaliani e esteri operanti in Italia. Il fatturatoannuo di “Energy & Power” si è stabilizzato,dopo il boom degli anni 2010-2012 grazie al fo-tovoltaico, tra i 3 e i 4 M€, numeri di assoluto ri-guardo considerando che si tratta di sola attivitàintellettuale, senza alcun contributo di venditedi hardware e/o licenze software.Il settore in cui Protos è stata storicamente mag-giormente coinvolta è certamente quello fotovol-taico, per il quale Protos ha analizzato più di2.500 progetti per circa 3,5-4.0 GWp di potenzainstallata, con taglie unitarie variabili tra qualchecentinaio di kWp e alcune decine di MWp.Quasi del tutto assenti sono stati gli impianti so-lari a concentrazione, per i quali, tuttavia, Protosha svolto alcune attività di Audit Tecnologico asupporto di investitori interessati al settore.Il settore eolico, su cui Protos ha iniziato a lavo-rare fin dai primi anni 2000, ha anch’esso nu-meri interessanti, con circa 60progetti di Macroeolico

e circa 50 di Minieolico analizzati, per circa 1GW di potenza installata.Nei settori biomasse/biogas Protos ha analizzatocirca 250 progetti (la maggior parte del tipo a“biogas”), per circa 200 MW di potenza instal-lata.Numerose e significative sono, infine, le espe-rienze legate ai settori “mini-Hydro”, “Teleri-scaldamento” e “Waste to Energy”.Come si vede, dunque, Protos presidia integral-mente – da tempo - le principali tipologie im-piantistiche nel settore delle Rinnovabili.

Può riassumerci l’importanza del vostroruolo nel settore eolico?Protos è presente nel settore dagli inizi degli anni2000 e, dopo avere svolto il proprio ruolo di Te-chnical Advisor nell’ambito della strutturazionedei Project Finance di impianti da decine diMW, a seguito dell’inevitabile restringimento delmercato del grande eolico ha gradualmenteesteso il proprio focus sul minieolico, ponendosil’obiettivo di lavorare con gli stakeholder per ri-muovere gli ostacoli alla sostenibilità tecnico-economica e alla bancabilità di tali impianti. Inparticolare, Protos ha condotto fin dal 2012 unpaziente e sistematico lavoro di consultazionecon Investitori, Istituti finanziatori, Costruttoridi Turbine e Appaltatori per avvicinare le reci-proche posizioni e fare decollare un settore cherisente in maniera evidente di una marginalità“a rischio” esposta alle troppo incertezze – so-prattutto – delle stime di disponibilità della ri-sorsa vento e delle power curve delle turbinepresenti sul mercato.n

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Geotermia vo cercandoFabio RoggiolaniVicepresidente Giga

I membri del Coordinamento FREE raccontano

In Italia, ed in particolare in Toscana, si uti-lizza la Geotermia per la produzione di ener-gia elettrica da oltre un secolo, dato che fuproprio un illustre toscano, il Conte GinoriConti, ad ottenerla nel Campo di Larderellonel 1904.Ne abbiamo conservato il primatomondiale fino al 2008 e poi, perdurando lascelta di un unico approccio impiantistico(centrali con cicli vapore o cicli flash), basatosulla emissione in atmosfera di grandi quan-tità di vapore acqueo e CO2, nonché di inqui-nanti e dell’utilizzo di torri di raffreddamento,usate anche nelle altre centrali termoelettri-che, tra le quali le nucleari e pertanto invisedall’opinione pubblica, non sono state presein considerazione nuove tipologie di centraligeotermoelettriche.La nostra associazione è nata con lo scopo diaffermare l’uso del sistema di produzionebasato sui cicli binari con totale reimmis-sione dei fluidi e dei gas prelevati nellostesso serbatoio di provenienza, con centralidi taglia tra 1 e 10 MW e con impatto paesag-gistico minimo (“circa zero”), ovvero le cen-trali che utilizzano cicli di tipo binario con

reiniezione completa dei fluidi geotermici(incluso la CO2) nel sottosuolo.Nel 2010 finalmente ottenemmo la legge cheinterrompeva un secolo di monopolio dellaproduzione geotermica e molte aziende sononate o hanno creato una divisione geoter-mica, ma, ad oggi, l’effetto combinato dellaferoce burocrazia Italiana e regionale e laspinta dei comitati “ambientalisti” ha fatto sìche non abbiamo ancora alcun impianto dinuova generazione autorizzato.Abbiamo visto perfino varie moratorie regio-nali, tutte regolarmente bocciate in Corte Co-stituzionale e rese nulle un anno dopo cheavevano finito di essere efficaci, fino all’ul-tima della Toscana dove il presidente Rossiin un anno è riuscito a firmare un protocollodi intesa con la nuova geotermia a “impattozero” e ad emettere successivamente unamoratoria che la bloccava. Infine, il 5 giugno,in occasione della Giornata Mondiale dellaTerra, ha pubblicato un articolo su HUFF-POST che fa della geotermia a ciclo binariol’asse strategico della regione per raggiun-gere il 50% di rinnovabili al 2020. Abbiamo

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visto un dibattito parlamentare che, partitocon 5 mozioni su 6 contrarie alla geotermia,ha finito per arrivare ad una unica mozioneunanime nel sostegno alla “nuova geoter-mia” ed alle sue diversissime applicazioni.Per quanto riguarda la geotermia della cli-matizzazione domestica (a bassa entalpia),questa ha raggiunto 1,2 milioni di impianti inEuropa ed oggi, con l’evoluzione delle pompedi calore e delle soluzioni impiantistiche piùefficienti, è divenuta utilizzabile pratica-mente in ogni luogo del pianeta, indipenden-temente dalla conformazione geografica ogeologica grazie al sistema dello scambio di

calore senza prelievo di fluidi geotermici. Ac-canto alla bassa entalpia si stanno affac-ciando sul mercato le macchine semprebasate sullo scambio di calore che consen-tono oggi di fare microgeotermia elettrica-scambiando calore con fluidi anche a partireda 77 gradi fino a 110 gradi e con la produ-zione di 100kwe (oltre un Mw termico). Que-ste macchine sono le cosiddette “Greenmachines” che, di dimensione pari a quelladi un medio condizionatore, possono essereinserite facilmente dentro le aree urbane.Definite per legge come piccole utilizzazionigeotermiche godono di un percorso autoriz-zativo, almeno sulla carta, semplificato,anche se non se ne trova ancora traccia nep-pure nella bozza di incentivazione ultimadelle FER. Nella geotermia a media e ad altaentalpia oggi sono in produzione numerositipi di impianti avanzati (es. con cicli integratio combinati), e talmente sviluppati da essere

divenuti la prima applicazione geotermicaoggi utilizzata a livello mondiale, che ha con-tribuito a portare a 15.000 i MW installati nelmondo (a fronte della paralisi impiantisticaitaliana ferma dal 2008 a 800 MW). Tutti glistudi convengono sulla convinzione che dellageotermia sia in grado di contribuire in ma-niera fondamentale al raggiungimento, nelprossimo futuro, dell’obiettivo di produrreglobalmente energia basandosi al 100% sufonti rinnovabili, e ciò grazie alla sua conti-nuità produttiva, all’elevata affidabilità degliimpianti di trasformazione, alla loro econo-micità ed alla relativamente semplice manu-

tenzione che questirichiedono. In Italia si è recentementecostituita la Rete Geoter-mica che raggruppa tutti glioperatori produttori, instal-latori e grandi utilizzatoricon un fatturato globale

delle aziende aderenti di vari miliardi di euroed anche l’Enel, pur non facendo parte diquesta rete, comincia a pensare anche perl’Italia ai “cicli binari” dopo averne installatidecine di MW in altri paesi. Con Jacopo Fo eFrancesco Ferrante si è dato vita ad un ap-pello, #smartitaly, che ha portato molti be-nefici effetti di cui ho parlato in questo mioarticolo, ma che ambisce anche ad arrivaread una pace sociale intorno alla Geotermianon impattante. In particolare, si arriverebbea condividere le buone pratiche geotermichesul come realizzare gli impianti e le buonepratiche sociali sulle positive e condivise ri-cadute sulle comunità locali. Si risanerebbecosì il paradosso per cui la Geotermia deicicli binari e della reiniezione (nata per risol-vere il conflitto determinato dalla geotermiaa ciclo flash), è invece finita per essere addi-tata come il problema è non come la solu-zione.n

In Italia si è recentemente costituitala Rete Geotermica che raggruppatutti i produttori, installatori e grandiutilizzatori

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RINNOVIAMO INSIEME

ASSOCIATI

ADERENTI

Il COORDINAMENTO FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) ha loscopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro diun modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazionedell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delleAssociazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni; con 29Soci Associazioni e un ampio ventaglio di Enti e Associazioni Aderenti (senza ruoli decisionali)il COORDINAMENTO FREE è la più grande Associazione del settore presente in Italia.

Per informazioni:Tel: +39 06 485539 +39 06 4882137Fax: +39 06 48987009Email: [email protected]

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Ordine degli Ingegneri

della Provincia di RomaLEGAMBIENTE

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La nuova incentivazionedelle rinnovabili non fotovoltaiche

Davide Astiaso Garcia

PIANETA TERRA

il

Da una lettura delle bozze rese pubbliche

del testo di Decreto interministeriale di

incentivazione delle fonti rinnovabili

elettriche non fotovoltaiche, è evidente che

lo stesso presenta numerose criticità che

potrebbero limitare ulteriormente e in

maniera consistente lo sviluppo e la crescita

dell’eolico in Italia con evidenti impatti

sull’ambiente, sia in termini di mancato

raggiungimento degli obiettivi di potenza da

fonte rinnovabile al 2020 fissati dal PAN, sia

in termini di riduzione delle emissioni di gas

climalteranti in atmosfera.

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Difatti, l’ANEV si sta attivamente confrontandocon gli organi istituzionali e i decisori politici,per mezzo di riunioni e richieste scritte di pos-sibili correttivi, tutti puntualmente motivati, alfine di evitare che il nuovo Decreto ostacoli ul-teriormente lo sviluppo di un settore, già for-temente penalizzato dalle normative degliultimi anni, come evidente confrontandol’istallato annuo del 2012 con i numeri del2013 e del 2014.Le asserzioni dell’ANEV sono convalidatedallo studio Elemens sui Costi e benefici del-l’eolico in Italia, dal quale emerge con chia-rezza come il costo del solo comparto eolicofuturo, secondo gli obiettivi assunti nel PANER(12.680 MW), sono comunque significativa-

mente inferiori al costo degli incentivi cheescono dalla componente A3 per termine delperiodo di incentivazione, che lascerebberospazio alla crescita dell’eolico con sostitu-zione di vecchi impianti con incentivi alti connuovi impianti con incentivi assai minori.Difatti, anche per quanto riguarda i possibiliinterventi di rifacimento degli impianti obso-leti, quest’ultimi potrebbero dare a costomolto basso sviluppo, occupazione e gettito sesolo venisse finalmente normato il loro per-corso autorizzativo con semplificazioni ammi-nistrative che in molte parti del mondo giàsono previste.Entrando nelle specifiche di quanto richiestoda ANEV, con riferimento al meccanismo delleaste, è stato chiesto come requisito minimo

per la partecipazione all’asta la presentazionedi una cauzione provvisoria da prestarsi sottoforma di deposito cauzionale di importo parialmeno all’attuale fideiussione definitiva (10%del valore convenzionale dell’investimento) oin alternativa di garanzie bancarie non assi-curative (fideiussione bancaria). In aggiunta,si è richiesto che il proponente, pena la deca-denza dell’aggiudicazione dell’asta, debbapresentare entro sei mesi dalla data di pub-blicazione delle graduatorie del bando di par-tecipazione alle aste la documentazioneattestante l’avvio lavori di realizzazione im-pianto nonché contratti, senza condizioni pre-cedenti, per un valore pari almeno al 70% diquello del progetto dichiarato in sede d’iscri-

zione all’asta.Altro correttivo sostanziale risultaessere la previsione di un’asta ad hocper gli interventi di integrale rico-struzione (con coefficiente pari a 0,9)o eventualmente di eliminare deltutto la penalizzazione impostando ilrelativo coefficiente ad un valore pariad 1. L’impatto per il sistema sarebbedecisamente contenuto visto il “peri-

metro” degli impianti potenzialmente interes-sati da questo tipo di interventi alla luce dellospalma-incentivi volontario. Si è proposto al-tresì di ridurre da 28 a 24 mesi i tempi di rea-lizzazione dell’impianto.Emerge inoltre la necessità di definire, attra-verso il Decreto ministeriale, sia una proce-dura autorizzativa semplificata (contempistica accelerata) nel caso di integrali ri-costruzioni (ai sensi dell’art.4 comma 6 delD.Lgs.28/11), che la disciplina sulle variantisostanziali e non (ai sensi dell’art.5 comma 3del D.Lgs. 28/11).In tema di grande eolico, è stato fatto presentedall’ANEV che malgrado la previsione nell’Al-legato 1 al Decreto di una tariffa incentivantespecifica per l’eolico off-shore, risulta essere

l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili può essereutilizzata a richiesta per laproduzione di idrogeno edossigeno partendo da acqua

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assente all’art. 12 comma 3 un contingentespecifico per questo tipo di energia dal vento.Inoltre, a differenza di quanto previsto nelprecedente Decreto, non risulta previsto unpremio per questa tipologia di fonte ed im-pianti nel caso in cui le opere di connessionesiano realizzate direttamente dall’operatore,limitando pertanto ed in maniera consistente,la fattibilità tecnico economica di realizza-zione dell’intervento.Per quanto concerne “le definizioni”, è statapiù volte e a diversi tavoli ribadita l’impor-tanza di una modifica alla definizione di po-tenza nominale; nel particolare, l’articolo 2,comma 1, lett. p) della bozza di DM andrebbeintegrato con: “la potenza di un impianto eo-lico è la somma, espressa in MW, delle po-tenze nominali dei singoli aerogeneratori checompongono l’impianto stesso”, in linea conla Direttiva Macchine 2006/42/CE recepita inItalia dal Decreto Legislativo 27 gennaio 2010,n. 17, nonché con le FAQ di Terna in tema difunzionamento del portale Gaudi. In alterna-tiva ANEV ha proposto di considerare comepotenza di impianto, la potenza riportata nelregolamento di esercizio o nella soluzione diallaccio, ovvero quella disposta dal gestore direte. Tale potenza infatti, non può essere su-perata, può essere facilmente controllata dalgestore o, tramite le curve di carico o le veri-fiche previste dal DM, dal GSE.Inoltre, in tema di interventi sugli impianti inesercizio di cui all’articolo 30 del nuovo testodel Decreto, al fine di determinare anche ilperimetro di applicazione del paragrafo 13dell’Allegato 1 del DM 24 dicembre 2014, èstato proposto di dare evidenza all’internodello stesso che gli interventi che debbono es-sere comunicati al GSE, sono esclusivamentequelli che determinano una vera e propriamodifica impiantistica tale da incidere sui pa-rametri di riferimento assunti dal GSE nel-l’ambito del processo istruttorio che hanno

condotto al riconoscimento del diritto di ac-cesso e mantenimento all’incentivazione. Èstato anche considerato il fatto che il Decretodebba consentire l’efficientamento dell’im-pianto inteso come l’insieme di quelle opera-zioni ed interventi che incrementanol’efficienza dell’impianto senza alterarne lacapacità di immettere energia in rete (oltrequanto previsto dal contratto di connessione).Per quanto riguarda invece il settore del mi-nieolico, anch’esso fortemente penalizzatostando a quanto riportato nelle bozze del De-creto, l’ANEV ritiene di dover assicurare mag-giore certezza agli operatori che accedono almercato mediante la modalità dell’accesso di-retto che comporta la necessaria previa rea-lizzazione dell’intero investimento, ancherivedendo le sensibili riduzioni di tariffe appli-cate. Per stabilire la base d’asta è infine indispen-sabile considerare che i valori medi degli im-pianti aggiudicatari delle prime tre aste èdrogato da chi ha abbassato al punto di nonriuscire a costruire a distanza di anni. Sarebbepiù opportuno considerare come riferimentoper il nuovo Decreto solo i valori degli aggiu-dicatari delle scorse aste che hanno costruitogli impianti.In ultimo, non per importanza, per quantoconcerne le tempistiche di emanazione delDecreto, dai confronti dell’ANEV è emerso chenon uscirà prima del mese di luglio o di ago-sto, nonostante ANEV abbia più volte e da di-versi mesi ribadito l’urgenza del prov-vedimento in modo da poter dare agli opera-tori un minimo di visione futura sulle strategiedi investimento, considerando anche che il de-creto sarà di soli due anni (2015 e 2016) poi-ché dal 1 gennaio 2017 occorrerà conformarsiobbligatoriamente alle Linee Guida europeesugli aiuti di Stato in materia di energia e am-biente 2014-2020, gradualmente in vigore dal2014.n

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Il 19 maggio 2015 il Ministero dello Svi-luppo Economico ha inviato al Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territo-rio e del Mare e al Ministero delle Politi-che Agricole, Alimentari e Forestali labozza dell’annunciato decreto volto a re-golare, in prossimità del raggiungimentodella soglia massima dei 5,8 miliardi di

euro prevista dal D.M. 6 luglio 2012 (ilDecreto FER), gli incentivi alle fonti rin-novabili diverse dal fotovoltaico, inclusol’eolico. Il GSE emanerà due nuovi bandi sia perle aste al ribasso che per l’iscrizione neiregistri, il primo entro il 30 settembre2015 e il secondo entro il 30 ottobre2016. La bozza esaminata non costituisce an-cora il documento definitivo, per il quale

bisognerà attendere la pubblicazione inGazzetta Ufficiale e pertanto, alla data diuscita del presente articolo, potrebbeaver subito modifiche a seguito del pro-cedimento di consultazione. Il decreto disciplina l’accesso agli incen-tivi sino al termine del 31 dicembre 2016.La norma ripropone tuttavia anche il li-

mite concorrente della sogliamassima di 5,8 miliardi di euro,prevista dal precedente DecretoFER. A titolo esemplificativo, qua-lora il costo stimato degli incen-tivi raggiunga tale importo al 31dicembre 2015, l’accesso agli in-centivi sarà precluso a partire datale data. Alla data in cui si scrive

risulterebbe essere ormai prossimo ilmomento in cui il tetto verrà sforato(euro 5,7 miliardi al 31 marzo 2015 -fonte www.gse.it). Le nuove risorse ne-cessarie a finanziare gli incentivi, quindi,dovrebbero rendersi disponibili a seguitodi una riduzione degli importi attual-mente indicati dal contatore, grazie altermine di altri meccanismi di incentiva-zione e della decadenza dal diritto agliincentivi per impianti risultati assegna-

Carta, penna e dirittoAvvocati Giulio Maroncelli e Fabio LenziniDottoressa Roberta Padula

La bozza di decreto per gli incentiviall’eolico negli anni 2015 e 2016

è prossimo il momento in cui iltetto verrà sfiorato(euro 5,7miliardi al 31 marzo 2015)

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tari a seguito di procedure d’asta o di re-gistri. Il decreto appare in ogni caso come unanorma la cui applicazione è destinata acoprire un periodo di pochi mesi, un annoe mezzo al massimo, insufficiente a co-stituire il mezzo con cui attuare una po-litica di medio-lungo periodo in materiadi sfruttamento dell’energia eolica.Resta infatti l’incognita degli incentivi apartire dal 2017. In merito, il Ministrodello Sviluppo Economico Guidi ha an-nunciato la previsione di un nuovo si-stema di incentivazione per il periodo2017-2020 che sarà adottato nel rispettodelle linee guida dell’Unione Europea inmateria di energia e ambiente.

La riduzione degli incentivi Gli incentivi previsti dal Decreto FERcontinueranno ad applicarsi agli impiantiiscritti in posizione utile nelle graduato-rie formate a seguito delle procedure diasta e registro svolte ai sensi del mede-simo decreto. Tali incentivi continue-ranno altresì ad applicarsi agli impiantiche accederanno direttamente all’incen-tivo e agli impianti che risulterannoiscritti in posizione utile nel registro se-condo le modalità previste dal nuovo de-creto, a condizione che entrino inesercizio entro un anno dalla data in vi-gore del provvedimento.

A tutti gli altri impianti si appli-cheranno le tariffe previste nel

nuovo decreto che, se in al-cuni casi non subi-

scono variazionirispetto ai prece-

denti valori, inaltri risultano

essere signi-ficativamente

ridotte (-13% per gli impianti eolici on-shore con potenza superiore a 5 MW). Latariffa incentivante di riferimento saràquella vigente alla data di entrata inesercizio dell’impianto e sarà corrispo-sta dal GSE per un periodo pari alla vitautile dello stesso, come indicata nelprovvedimento.

I nuovi bandiAnalogamente a quanto previsto nel De-creto FER, i nuovi impianti potranno ac-cedere agli incentivi direttamente omediante procedure di aste al ribasso oiscrizione in registri. Per l’ammissioneagli incentivi, gli interventi di rifacimentonon saranno più soggetti alle procedured’asta, ma all’iscrizione nei registri. La soglia oltre la quale si rende necessa-rio partecipare alle aste al ribasso èstata confermata, con riferimento agliimpianti eolici onshore, in 5 MW (sogliaora applicabile a tutte le tipologie difonte rinnovabile). Con riferimento alle aste al ribasso èprevisto un contingente di potenza incen-tivabile per l’eolico onshore pari a 700MW, suddiviso in 350 MW per il primobando e 350 MW (più eventuali quote nonassegnate nel primo bando e quote rela-tive a progetti oggetto di rinuncia o deca-denza) per il secondo. La disciplina dellapartecipazione alle aste al ribasso non èstata modificata.Per l’iscrizione nei registri è previsto uncontingente di potenza incentivabile perl’eolico onshore pari a 60 MW, suddivisoin 30 MW per il primo bando e 30 MW (piùeventuali quote non assegnate nel primobando e quote relative a progetti oggettodi rinuncia o decadenza) per il secondo. Per accedere all’incentivo viene confer-mato l’obbligo di entrare in esercizio

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entro 16 mesi dalla data di esito positivodella procedura (per gli impianti onshoreiscritti nei registri) e 28 mesi dalla datadi comunicazione dell’aggiudicazione(per gli impianti inclusi nelle graduatoriedelle aste). Con riferimento agli impianti iscritti neiregistri, in caso di mancato rispetto dellarelativa scadenza l’impianto subirà unadecurtazione della tariffa dello 0,5% perogni mese di ritardo, per un periodomassimo di 6 mesi (rispetto ai 12 previstidal Decreto FER) decorso il quale l’im-pianto perderà il diritto all’incentivo. Conriferimento agli impianti partecipantialle aste, segnaliamo che la bozza di de-creto non prevede tale riduzione (previ-

sta dal Decreto FER per un periodo mas-simo di 24 mesi) specificando che de-corso il suddetto termine massimo di 28mesi l’impianto perderà il diritto all’in-centivo.La bozza di decreto non prevede nuovicontingenti di potenza incentivabile perimpianti eolici offshore.Infine, per l’iscrizione nei registri relativiagli interventi di rifacimento parziale ototale è previsto un contingente di po-tenza incentivabile per l’eolico onshorepari a 40 MW, suddiviso in 20 MW per ilprimo bando e 20 MW (più eventualiquote non assegnate nel primo bando equote relative a progetti oggetto di ri-nuncia o decadenza) per il secondo.n

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La nuova disciplinasu ecoreati e confisca

Daria Palminteri

PIANETA TERRA

il

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Definitivamente approvato il disegno dilegge n. 1345 sugli ecoreati, che introducenel Codice penale cinque nuovi delitti con-tro l’ambiente, raddoppiando i termini diprescrizione e rendendo più severe lepene previste per le precedenti fattispeciecontravvenzionali. Nel dettaglio, il ddl prevede l’introduzionedel nuovo titolo VI-bis, contenente lenuove fattispecie di reato: inquinamentoambientale (art. 452-bis) che punisce i col-pevoli con la reclusione da 5 a 15 anni e siapplica in caso di danni gravi o irreversibiliagli ecosistemi e compromissione dellapubblica incolumità, con previsione diun’aggravante se il reato viene commessoin un’area protetta; disastro ambientale(art. 452-ter) che prevede da 2 a 6 anni dicarcere e una multa da 10.000 a 100.000euro per chi “compromette o deteriora inmodo significativo e misurabile la biodi-versità o un ecosistema o la qualità delsuolo, delle acque o dell’aria”; traffico eabbandono di materiale ad alta radioatti-vità (art. 452-quinquies) che punisce conla pena da 2 a 6 anni di reclusione e conmulta da 10.000 a 50.000 euro chi si disfaillegalmente di rifiuti pericolosi e mate-riale radioattivo; impedimento del con-trollo (art. 452-sexies) che punisce con lapena da 6 mesi a 3 anni di carcere chi osta-cola l’accesso o impedisce il controllo am-bientale di un’area; omessa bonifica(art.452-septies) secondo cui, se dopo lacondanna alla bonifica e al ripristino diun’area inquinata, l’imputato non procedealla bonifica, può essere condannato a 4anni di carcere. Il Disegno di legge introduce poi diversecircostanze aggravanti quando dai delittiambientali derivi pericolo per la vita o l’in-columità delle persone, o un rischio dicompromissione o deterioramento della

qualità del suolo, del sottosuolo, delleacque o dell’aria, ovvero dell’ecosistema,della biodiversità, della flora o della faunaselvatica.Sono previste specifiche aggravanti per lacommissione degli stessi in forma asso-ciativa e diminuzioni di pena per i casi diravvedimento operoso. Si prevede inoltrelo strumento della confisca, anche perequivalente, del prodotto o profitto delreato. La confisca è esclusa nel caso in cuil’imputato abbia efficacemente provvedutoalla messa in sicurezza e al ripristino dellostato dei luoghi. La previsione della pos-sibilità di applicazione della misura di si-curezza reale o della misura diprevenzione a fronte della commissione diun reato ambientale rende ancora più ef-fettiva la tutela, in quanto consentel’espropriazione da parte dello Stato dibeni variamente collegati alla commis-sione dell’illecito, fungendo da disincen-tivo alla commissione dello stesso. Invero,è importante notare come l’istituto, con ri-ferimento ai reati ambientali, sia stato in-trodotto in forme e tipologie diverse e nonlimitatamente alla confisca reale. Comenoto, del resto, l’istituto della confisca nonsi presta a un unico inquadramento, bensìpresenta una diversità di funzione e scopo,conformemente all’evoluzione delle formedi criminalità, così da assumere, a se-conda dei casi, natura e funzione di pena,di misura di sicurezza o di misura ammi-nistrativa, la cui qualificazione va operataalla luce della disciplina positiva, con ine-vitabili ricadute e differenza in punto di re-gime.Accanto alla confisca reale facoltativa eobbligatoria generale ex art. 240 c.p.,delle cose che servirono alla commissionedel reato, che ne costituiscono l’oggetto odelle cose che ne costituiscono il prodotto,

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il prezzo o il profitto, vi è la confisca obbli-gatoria in relazione a specifiche fattispe-cie incriminatrici, nel cui elenco orarientrano anche i reati ambientali. Vi è poila confisca come misura di prevenzione ela confisca per equivalente, anche questeestese al novero dei reati ambientali daldecreto in oggetto.

Venendo all’esame della confisca perequivalente, la stessa assume evidenti fi-nalità non tanto preventive o di sicurezza,quanto sanzionatorie, consentendo l’abla-zione di somme di denaro, beni o utilitàche non costituiscono in sé l’oggetto o ilprofitto del reato, bensì in misura corri-

spondente al valore dei proventi, prescin-dendosi pertanto da un rapporto di strettapertinenzialità tra bene e reato, laddovenon sia stato possibile individuare ed ap-prendere quei beni che servirono a com-metterlo o che ne costituiscono il prodottoo il prezzo.Ebbene, siffatta misura, di carattere set-toriale, in mancanza di una norma che nepreveda l’applicazione generalizzata, èstata oggi estesa anche ai reati ambien-tali. Ma vi è di più. Per il reato di disastroambientale, traffico illecito di rifiuti e as-sociazione per delinquere è previstaanche la confisca dei valori ingiustificati osproporzionati rispetto al proprio reddito,estendendosi pertanto l’applicazione agli

stessi della c.d. confisca “allargata”, ori-ginariamente prevista dall’art. 12-sexiesdella legge n. 356/92 quale misura conse-guente ad una condanna per determinatidelitti di stampo mafioso o legati al trafficoillecito di sostanze stupefacenti ed estesapoi anche ai reati contro la Pubblica am-ministrazione con legge 296/06.Si tratta di una misura ablatoria molto in-cisiva, con funzione preventiva e dissua-siva che, sulla presunzione relativa diingiustificata locupletazione, consente diaggredire entità patrimoniali in possessodel condannato per determinati delittisenza la necessità di dimostrare un nesso

di derivazione dal reato per cui siè proceduto, ma con l’esclusivoonere di provare la sproporzionedel relativo valore economico ri-spetto alle attività lecite del con-dannato.Evidente l’importanza della previ-sione della confisca anche per ireati ambientali, in assenza dellacui previsione vi sarebbe stato unvuoto di tutela a fronte della per-

durante disponibilità in capo al condan-nato di beni legati a vario titolo allacommissione del reato, la cui ablazione ir-reversibile e a titolo definitivo funge vice-versa da forte disincentivo e da sanzione.La stessa consente in via generale nonsolo di privare l’autore dell’illecito di qua-lunque vantaggio anche indiretto possaaver tratto dalla commissione del reato,ma anche di scongiurare il rischio che lostesso possa reiterare la condotta crimi-nosa qualora si trovasse nella disponibi-lità di ciò che invece viene sottoposto aconfisca; confisca esclusa solo nel caso incui il condannato proceda a proprie speseal ripristino o alla messa in sicurezza dellostato dei luoghi.n

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Definitivamente approvato ildisegno di legge n. 1345 sugliecoreati, che introduce nelCodice penale cinque nuovidelitti contro l’ambiente

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Un albero è salute, anche mentale

Giampiero Castellotti

PIANETA TERRA

il

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È definitivamente tramontata l’era, duratamillenni, in cui gli alberi erano consideratiun salutare patrimonio da difendere? Dob-biamo dire addio alla difesa di questi stra-ordinari elementi di arredo paesaggisticoe urbano, che hanno ispirato artisti di ogniepoca? In casi sempre più frequenti par-rebbe proprio di sì. Non mancano, infatti,diffusi segnali di un’inversione di tendenzain atto, soprattutto a livello culturale.La “pillola di saggezza”, cinicamente prag-matica, che sta alla base della rivoluzioneurbanistica è questa: gli alberi, soprattuttoin città, creano un mare di problemi. Adesempio? Con le radici rovinano strade,marciapiedi e le fondamenta delle case. Epossono aggravare le conseguenze di inci-denti stradali. Ancora: provocano allergie,possono causare danni a cose e personequando un temporale fa precipitare unramo o tutta la struttura. La sottoculturaurbanizzata, decisamente integralista, èinsomma impietosa.

Il periodo di crisi ci mette poi del suo: sonosempre meno le risorse economiche pergarantire la manutenzione ai dieci milionidi ettari di patrimonio forestale italiano.Quasi dodici miliardi di alberi, in testa ilmiliardo di faggi. Allora meglio, quando sipuò, estirpare il problema alla radice.Il sacrificio più noto è quello delle sugge-stive alberate - alcune di origine napoleo-nica - a ridosso delle strade provinciali: senegli anni Sessanta sono state sterminateper allargare le carreggiate, oggi vengonosacrificate per limitare gli incidenti stra-dali. Un’opera di decimazione che ha rice-vuto impulsi anche da una sentenza del2010 della Corte di Cassazione (n. 17601):un capo cantoniere dell’Anas è stato rite-nuto colpevole della morte di una donna fi-nita contro un albero ai bordi della strada.Nocciolo del problema è la cosiddetta “fa-scia di pertinenza”: secondo il codice dellastrada, entrato in vigore il 1° gennaio 1993,deve essere larga sei metri. Cioè sul ciglio

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della strada c’è l’assoluto divieto di im-pianto. E l’ente proprietario della stradadeve far rispettare la legge. La sentenza,di fatto, ha incluso anche le alberaturepreesistenti.All’estero, dalla Francia al Regno Unito,dalla Germania all’Olanda, gli alberi sul ci-glio della strada vengono invece rispettati.E l’ente proprietario può piantarne dinuovi.Il nostro regolamento di attuazione del co-dice è ancora più restrittivo per alcune al-berature: la distanza da qualsiasi confinestradale, comprese piste ciclabili o itine-rari pedonali, deve essere inferiore all’al-

tezza massima che la pianta potrebberaggiungere. Quindi si va dai trenta metriper un pioppo bianco, un platano o un tigliofino ai novanta metri per un eucaliptus. Le fasce di rispetto nei centri abitati sonoinvece disciplinate dai singoli regolamenticomunali. Ma non sono molto dissimili daquelle extraurbane. In città la vita degli alberi è resa ancora piùdifficile dal cosiddetto “arredo urbano”: c’èla concorrenza dei cartelloni pubblicitari,ma anche dei lampioni e dei cassonetti,perfino dei gazebo dei ristoranti. Molti ne-gozianti osteggiano la presenza di albera-ture perché nascondono insegne e vetrine.Inoltre l’impiantistica sotterranea spessodanneggia le radici. Lo smog e le malattiedelle piante fanno il resto, decimando il

numero degli esemplari. La manutenzioneè sempre più un lusso: emblematico il datodei giardinieri comunali a Roma, passati da900 del 1990 all’attuale centinaio.C’è poi il capitolo dell’inarrestabile cemen-tificazione, che nei quartieri centrali e se-micentrali delle grandi città è sempre piùsotterranea – ad esempio per la realizza-zione di box e parcheggi – impedendoqualsiasi reimpianto arboreo di alto fusto.A Roma, per la realizzazione della metroC, sono stati sacrificati giardini storici cen-trali, come quello di via Sannio, che costi-tuiva un corollario verde per la basilica diSan Giovanni in Laterano. O quello del

Celio.Tutto ciò avviene proprio mentrela comunità scientifica internazio-nale continua a sfornare ricerchesull’importanza della presenza dialberi, soprattutto in città.L’ultimo originale studio, delloscorso aprile, è firmato dallaCommissione forestale inglese:sovrappone i dati sulla densità di

alberi in 33 quartieri di Londra (dai 15,7agli 81,3 arbusti per chilometro, esclusi iparchi) con il relativo tasso di prescrizionedi antidepressivi strada per strada. Il risul-tato è sorprendente: ogni albero in più ga-rantisce una riduzione di prescrizionimediche pari a 1,18 ogni mille persone. Laricerca, che ha tenuto conto di diversi indi-catori, dall’età alla condizione economicae occupazionale fino al numero dei fuma-tori, sarà ulteriormente raffinata con le va-riazioni stagionali dei tassi di prescrizioneo le differenze di genere.Il lavoro inglese, che tocca una vera e pro-pria piaga sociale qual è la depressione(nel mondo occidentale una persona sucinque ne soffre nel corso della vita), con-ferma una ricca e longeva letteratura

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numerosi studi dimostrano chela qualità complessiva della vitapuò essere miglioratasemplicemente includendo piùspazi verdi naturali

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scientifica sui rapporti tra alberi e salutementale. Del resto studi statunitensi dimo-strano che il recupero da condizioni distress avviene entro tre minuti in spaziverdi e in circa 25 minuti in aree abitate. L’elenco delle ricerche effettuate sui bene-fici apportati dagli alberi è particolarmentelungo. Ad esempio, gli studiosi statunitensiChris Kochtitzky e Richard J. Jacksonhanno firmato numerosi lavori sulla corre-lazione tra gli alberi e la riduzione dellaviolenza urbana, mentre lo psicologoRoger Ulrich ha dimostrato la maggiorerapidità di guarigione e la minore richiestadi farmaci per il dolore da parte di pazientiospedalizzati in camere con vista sugli al-beri. Ed ancora, la psicologa olandeseAgnes van den Berg ha registrato le di-verse reazioni del pubblico dopo la visionedi film a forte tasso naturale rispetto aquelli “disturbanti” (nel primo caso ha at-testato miglioramenti dell’umore e dellaconcentrazione). Ad Orange, in California,

hanno dimostrato i valori differenti di pres-sione arteriosa tra soggetti seduti instanze con o senza la visione di alberi dallafinestra.Altre ricerche dimostrano come gli alberiin città attenuino il sovraccarico di infor-mazioni e le privazioni sensoriali, presup-posti per fasi di ansia, di depressione, diatteggiamenti o sentimenti negativi comel’irritabilità, la paura, la frustrazione. Nellostesso tempo, viceversa, il verde rafforzil’umore positivo e l’autostima.Insomma, numerosi studi dimostrano chela qualità complessiva della vita può es-sere migliorata semplicemente inclu-dendo più spazi verdi naturali, in quantoesistono precisi collegamenti terapeuticitra stati d’animo, salute, tempi di recuperoe natura. Di certo, al di là degli aspetti psicologici, ungrande albero oltre a catturare l’aria inqui-nata, fornisce ossigeno per le esigenzequotidiane di una decina di persone.n

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