Domenico Bordigallo - Cronaca 1496-1527 (Archivio Veneto 1880)

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History of Italy, sixteenth-century Venice.

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    1

  • ARCHIVIO VENETO.TOllO XIX. - PAIITE I.

  • ARCHIVIO

    VENETOPUBBLICAZIONE PERIODICA.

    ANNO DECIMO.

    JVENEZIA

    ''l'OORAFIA DKL COMMERCIO DI MARCO VISENTINI

    1880.

  • ~-- ;) , \ l'

    ...

  • LA VITA E LE OPERE

    DI

    DOMENICO BORDIGALLO.

    1\ nome di DOMENICO BORDIOALLO non che altrove nellapatria sua quasi ignoto, come ignoti rimasero in generale i nomi egli scritti dei molti, operosi e valenti eruditi, i quali illustraronoCremona nel periodo pi fervido del Rinnovamento classico, frail X V cio ed il X VI secolo. Anche agli studiosi di cose patrie ilraccoglier notizie sul Bordigallo riesce difficile; giacche a tute-lame la memoria - non osiam dire la fama - solo rimangono lesue opere storiche e queste giacquero fino ad ora e giacerannosempre - crediamo - inedite negli scaffali d'una biblioteca patri-zia. A vendo per noi, occupati in ricerche sulla storia cremonese,potuto a tutto agio svolgerle ed esaminarle, grazie alla cortesia delnobile possessore, non ci parve ffatto inutile il tentativo di ravvi-vare il ricordo di questo scrittore quasi ignorato.

    Un rapido cenno dell' Arisi nella Cremona literata (Tom. II,p. 137), un articolo di V. Lancetti nella sua Biogmfia Cremo-nese (Tom, II, p. 466), non esenti n l'uno n l' altro da errori,sono le sole testimonianze maggiori d'un semplice ricordo o d'unacitazione, che in riguardo al Bordigallo possiamo rammentare. IlLancetti ha sparso nel suo articolo molte e gravi inesattezze, chegli sarebbe tornato facilissimo I' evitare: non essendo da altracausa - a parer nostro - originate che da fretta soverchia, tantopiu in lui biasimevole, in quanto ebbe agio - come esso stesso as-serisce - di svolgere a suo grado i volumi del Hordigallo. Cosiegli incomincia per rigettare, come priva d'ogni fondamento, l' opi-nione, che i Bordigalli provengano da Verona, e pretende che daSoncino siano invece venuti ad abitare in Cremona. Gli argomenti

  • Gche esso adduce, a provare che il cognome de' Bordigalli si trovaportato da famiglia cremonese anche prima del XV secolo, nonsono per nulla valevoli a contrastare l'origine veronese degli avidel nostro storico (1), giacch abbiamo in nostro favore l'espres-sa testimonianza di questo, che nella sua Cronaca non una sola vol-ta dichiara, suo padre Giovan Cristoforo esser disceso da nobileantica famiglia di Verona e, ridettosi ad abitare nella citt nostra,avervi sposata una gentildonna, Maddalena degli Allegri. Esso Gio-van Cristoforo, insignito nel 1465 della cittadinanza veronese tras-missibile anche ai suoi discendenti (2), sebbene fosse notajo piu

    Il) Riporta esso un passo del Luctus Soncin~nlildi STEFANO FIESCHI (Bri-xiae, 1634), ove questi rammenta, i nomi di illustri famiglie soncinati, che sispensero nell' imperversare delle guerre civili: Terminarunt, scrive il Fieschi,Rangoni, Lamberii, BOlchetti, Scotarini, Borselli BORDIGALLI, Salrini,MUlani etc . ,. Ora da questo luogo, che il Lancetti cita, non sappiamo cosa sipossa ricavare in suo favore. Il Fieschi dice che l.. famiglie, da lui ricordate, sispensero, non che si trasferirono altrove. Del resto nulla di pi vero che in Creomona vi fossero dei Bordigalli prima che vi prendesse stanza la famiglia delloStorico nostro: prova ne sia il ricordo che fa l' ARISI, Cremo ltter. l, p. 193, suba. 1390 d'UD Egidiolo dei Bordigalii scrittore di cronache, ora perdute.

    (2) 11 Bordgallo ne fa cenno nel passo riguardante la sua nascita, che ri-portiamo pi innanzi e in modo anche pi est eso nella Cronaca al f. 354, ovededicando ai veronesi un suo carme in onore della loro citt, si dice loro: con-cifJil ea; prifJilegio tempore m ci et praecluri Alexandri .lfarcelii Praetoris ipsiu8tlrOi8 patri suu dno Jo. Chrilt%ro et descendentibus in injinitum concesso perMagnijicam Rempublicam Veronensem sub a. 1465. ultimo Apriits ut constaiinstrumento seu pririlegio rogato per Silvestrum dc Laudis CfJ1j,UnI'S VeronaeCanzelarium et Sigilli Seti .&noni sigillato -; Essendoci rivolti per maggiori no-tizie in proposito all'illustre storico veronese, Il sig. canonico G. B. GH1LIARI,Ile avemmo cortesemente in r.sposta, che nessun ricordo di una famiglia Bor-digall esisteva in Verona e che la cittadinanza accordata a Giu1Jan Crtstotoroe al frate l suo Gio1Jan Filippo figli del fu Ser Domentco de Borde altis de Cre-mona trovasi senza pi registrata negli Alti del Comune (Libro H, carte 31 v),dietro relazione favorevole commessa ai due consgttorl Pier Francesco Cipolla,e .&none Turco, coli voto unanime del giorno marted ultimo d'Aprile 1465. Daquesta gentile comunicazione, che ci fa conoscere l'avo e lo zio del nostro storicosi pu dedurre, che quantunque veronese dortgine, la famiglia Bordigalll do-veva esser gi stabilita in Cremona da molto tempo, se l'avo dello storico nostroera in Verona considerato cremonese. Ed a questo argomento si pu ugg-iun-gare l'altro, che il B. ricorda sparsameute nella Cronaca dessere legato inparentela con molte delle nobili famiglie allora fiorenti iII Cremona, come degliAller, dei .!fonna, Stanga, Sfondrati; Borgo, Trecctu ed altre: il che sarebbeimpossibile a credersi, se si trattasse di una famiglia d'origine straniera e dapochi anni dimorante in Cremona. Doveva per il Nostro conservar parenti opossessi in Verona, giaceh nell' Agosto del 1522 recuvasi in quella citt e tratte-

  • 7che alla professione sembra attendesse al traffico. giacche il Lan-cetti trov il suo nome registrato in un' antica Matricola de' Mer-cadanti, dei quali fu decurione l'anno 1472. Abitava in vicinan-za della. chiesa di S. Agata (I), ove fu sepolto nel 1482, come siraccoglie dalla sua iscrizione, conservataci dal Vairani sotto iln. 285 (3). Domenico, solo figlio ch' egli ebbe (2), nacque l' 8 Set-tembre del 1449 (t). Educato con diligente premura addimostr pre-sto la sua inclinazione agli studi letterari: e questo suo amore alladottrina non pot che venire accresciuto e aumentato fin dall' etgiovanile, in citt, come era Cremona, dotata di uno Studio perantichit famoso, illustrato in ogni. secolo da dotti e celebrati in-segnanti, frequentato da molti scolari nazionali e forestieri. L'im-portanza dello Studio cremonese, bench poco avvertita, gran-dissima. Noto gi nell' antichit per r educazione prima di Vir-gilio, per aver dato a Roma cinque grandi uomini; tre poeti, unoratore ed un insigne giureconsulto, M. Furio Bibaculo, cio, P.Quintilio Varo, Turpilio, comico, V. Quintilio ed Alfeno Varo; in-volto dai secoli barbari nella comune ruina d'ogni civile istituzio-ne, si ridest rigoglioso per le- non dimenticabili tradizioni del pas-

    nevasi ivi a a MOfftorio, luogo vicino, fino al Febbraio dcIl'anno selluente(f. 354-356). Anche nel cremonese il B. possedeva terreni, R'laceb nel Dtsi-:gffllm, a r. 20, ricorda la Domx Dominici Btlrdiga/i prop Rarbisel/oa, e in quelComune si trovano tuttora due cascinali nel cui nome Bordig sarebbe impossi-bile non riconoscere il cognome deIlo storico nostro.

    (l) Al f. 136 della Cronaca sub a, 1453: Renatua vero Re cum arceritstrigifltaquinque equitNm et peditNm dNomi/1e tnclgt nostra in urbe CremonaefJettiendo per tres diea in {paa .... o o humaniter stetit : duos armigeroa in domopatris mei in ora dvae Agathae Cremonae nobi/ea et doctos auacepit, quo egoridi etc. o Cos) a f. 146.

    (2) \'AIRANI, Inscript. Uni, Cremono, p. LI: Hoc est aepu/chrllm D. Ioh,Ckristophori de Bordigallibus et haered. auorumo 1482 .

    (3) Che lasciasse per delle figlie ci sembra accertato, perch a f. 230 il Bor-digallo rammenta, come RUO cognato, Bono Stanga; ed a f. 335 d l'epitaffio daIn composto per GiofJaflp60lo de' Boccoli; a f 340 quello per Apollinare de' Ra-parii, che chiama tutti e due pure suoi cognati.

    (4) Cronaca, f. 122: .. JfC.7CCXL VIIII [am dtcto, die Sabboti octaoo mensisSeptembria, in qua Dtoae .lfariae nntirttatis Festum in terris cotitur, rgo Domi-"ieus Burdigalus, prout a patre meo digni.1simo Cremonae notario, D. Jo: Christo-pAoro Veroflae quoque ab antiqua linea patricto et per privilegium etiam Reipu-b{icue Veronlle in concice auia cum haeredibua in il/finitum refirmato et stabilitoet a flobi/i Magdalena De A/egris, matre digniasi'lla et pia habui, et prout auilill libria manu patria mei acriptia innen, in lucem veni hujus sauuli (Id /abot"U,(lU'ilf1!ltas, vigilias et celamttates etquawJ v:-;

  • 8sato, appena alcuna luce di civilt ritorn a splendere sulla peni-sola, e d'allora in poi god sempre di fama vivacissima, essendofornito dal Comune di molti privilegi ed onori, di chiari maestridi grammatica, di logica, di medicina. Non pochi documenti, fra iquali gli Statuti del Comune del 1387 (Rubr. 433 e 439-449), ri-mangono ad attestare l'importanza, che si dava a questo centro dilombarda coltura. Sebbene vi cessassero col XV secolo gli insegna-menti scientifici per la fondazione dello Studio della vicina Piacenza,pure vi continuarono fino al XVII secolo le scuole di Legge: e selo splendore che riacquist, regnante Cabrino Fondulo, per impe-riale privilegio (I), fu passeggiero al pari della potenza del tiran-

    (1) Presso Il CAMPI, crem..fldeli8, Illlib., s. a. 1418, Ieggeslll prvlegto con-cesso da Sigismondo Imperatore, ad Istanza del Fondulo, alla citt di rinnovarelo Studio generale. L'Imperatore concede: ,. ut in eadem cirUate Cremonen,8tudium generale Sacrae Theulugiae, ulriusque Juris fJidelicet tam Cantmici quamCifJili8, nec non Medicinae, Philo8IJphiae naturalis et moralis ac artiulilliberaliumerigatur, omni eo prif)ilegio, liberiate, tmmunttat, indulto et gralia, quibu8Paristen, Bononiense, Aureliaflen. ac ,lum/i8 Pc8Ulan. 8tudia generalia gaudenf108cuntur et potiuntur .

    Sulle scuole s laiche che ecclesiastiche che fiorirono in Cremona nel XVIsecolo, forse ci intratteremo in altro lavoro. Per ora notiamo, che nel 148'7 Gio-fJamu' de' Stabili decretorum doctor . . . . fJicarius Curiae Epucopalis cognitorquecau8arum " lasciava tutti i suoi libri alla Biblioteca posta vicino al Dnomo, nelluogo detto Campo Santo, da antico consacrato all' istruzione della g-iovent " om-ms 8UOS ltbros tom in legibu8 canonicis quam in civiliblU, in phil080phia et alii,artibU8 ltberaibus, Bibliotecka nostrae in Campo Sanato reliquit, ut dieta' legesetartes jUfJene8 et alii doct, aliqua de ipSi, studere eolente et lectore publice con-cernere po8lent pro libito fJoluntalis ad eorum Mctrinam, 8tudium et emolumentum BORDlO., ])i8ignuliI etc, f. I). E dolio stesso Bordigallo sappiamo, che nel Giugno1520 il Vescovo Gerolamo Trevisano n decrevit et ordinavit duo g!lmftasia inEpi8copali petatto erigere. Quorum atterwn in gramatica, alterum in mU8ica,quibu8 jUTJI!ne8 1Ia8 arte di8cere olente, praecipue paupere8, possent has ri,-tute8accipere e istitu ad erudire nella Grammatica Ga8pare Alasperia genovese,nella Musica Celare &1cchi, cremonese, ambedue aacerdot : e per stipendio asse-gn loro sulle entrate vescovili trenta ducati d'oro annui. Qnesto 111 riguardoalle scuole ecclesiastiche; in quanto alle laiche qual maggior prova del lororigoglio che il veder nel rotoli dell'Universit di Pavia del 1498,99 {vedi Piantadelle Ipese per l' U"iTJtr8it di Paria per G. POIIRO, AIch. Storo Lomb., anno V,fascicolo Hl), come rettore Antonio Picenardi, e fra i professori GiO!iail Pietrode' (Jiberti, Marco de' Nao, Gioran Pietro (forse lo stesso che il Giberti), Omo-bono degli Uffredi, tutti cremonesi? Nel 1509 eranvl in Cremona undici precet-tori publici, fra i quali alcuni illustri, come il Caetani, il Lugarl, il Concoregio(vedi BoRDlO., Disignum, etc. passim); ed il Vida scriveva di essi, che la citt neera, pi che l'altre tutte, riccamente dotata: quibus ciotta "08tra prae cuncti8aUi, est felicissima tum graece tum latine eruditissimi8 o (lettera ai cremon., da

  • 9no, tuttavia l'insegnamento laico vi perdur fiorente non meno chel'ecclesiastico. In tal guisa preparavasi e sviluppavasi in Cremonaun movimento letterario ed artistico vivissimo, che diffuse duranteil secolo XVI nella numerosa popolazione una vasta coltura. Non quindi diffcil cosa, che il Bordigallo fra tanto amore alla scienzas' infervorasse di pi negli studi generali delle lettere in cui ebbea maestro il cremonese Bartolomeo Petronio (I), celebre rettoree poeta, al quale era stata ila Francesco Sforza affidata l' educa-zione de' suoi figli. Ma non trascur gi Domenico le pi severediscipline della Legge, giacche nel 1470 - in et quindi di solivent' anni - entrava nel Collegio de' Notaj.

    Roma Non. Febr. MDXX, presso ARISI, Cremo lit, Il, p. 115): e a loro si affidavaintieramente inviando dietro richiesta del Comune, la sua Poetica, la quale,perch venlsse in tutte le scuole adoperata, era a publiche spese Impressa InCremona, il 21 Marzo 1520 (vedi ARISI, o. e., I. e.). Anche molti nobili cittadinisono rammentati dal B. come cultori delle scienzo e delle lettere; cos Boftino Ila Penna, filosofo ed astronomo (Dsgn , f. 13), J'incenzo dei Lanci, che fu assas-sinato dai Francesi nel 1521 musarum cultor (f. 14), Battista Ansoldi 'rattirytlmiClU" (f. 14), Gio. Maria de' Gaudenzi, poeta (f. 15), Batlista de' Ptast,celebre astronomo-e fisico (f. 15), Sforza Forltt i, poeta (l. 1'7), Gto. Maria de'Perutti, poeta anch' esso (f. 18l. Tommaso de' Raimondi, doctor, orator dignuset poeta .. (f. 17), Quinziano Stora, ed altri moltissimi.

    (l) Bosn., Chrotl., f. 180: Similiter de hoc mense Septembris, die 21 [1499J,praeclarru titeri Graecis et Latiwis praeceptor, Dnus Barthulomeus PetroniuCrento1Iae patricius noster et ciris ad erudiendum virtutibus et mo,.,bus CiDiumad.olucefltes cope88efldis, lui patriae tume et splender de hac tnta rJlurfali "dpnjHtllarn, Bcclenae sumptil Sacramentis, pertransif!it. Et quia inter discip/i-n" 8cAolasticae mogi,trol et praeceptores emicuit, nustl'ique ut poter ad ediscen-dum utero, et mores Comitique Geteasio, Sforcia et mihi onlJrandul praeceptoreztitit et tkcuit, igitur lui ad memoriam, Alcmanaeque patrtae ad Iaudes, fa-flI411t et gloriam, Epitaphium fjuslilodi tenoris ut tufra, mi lector, capins. En.

    Bartholomeus erat sapietlS Petrotlius arteGrammattcae : Jonicum doruit et e/luquium.

    Sphortia Franciscus multum dilea:it amandoEt genitum Gateo erudiendo dedito

    Briputt mors fera tirum ; sunt ossa sepulc1,ro;'Virtutis fama permanet ,n V(jlitlno.

    Del Petronio parlano il CAVITBLI.I. negli Ann. s. a 1466; il BRBSSIANI, VirtRtI"fIif!.; l'ARlSI, Crem titer., 1,299. lo dice educatore non del solo Galeazzo,ma di tutti i figliuoli del Duca. Scrisse due volumi di Epigrammi, altri duelasci di Epistole famiUa,.,'. Un suo carme latino in lode di Cremona publicl'ARlSI, I. c. Nella Biblioteca Trivulziana di Milano si conserva iu un Ms. del1476 la seguente sua opera: Bartholumei Pttrunii Cremonelis De arte gratl7atica,n,vle ad eruditione iIluI."; et ex."; D. lO. Galeacii Ducis .Mediolani Se:c. Ii

  • lODella sua vita s publica che domestica, di cittadino e di dot-

    to, non abbiamo altre notizie all' infuori di quelle, che egli stessoci ha sparsamente lasciate nella sua Cronaca e che, con premurosacura raccolte, esporremo brevemente.

    Quando egli si stringesse in matrimonio colla nobil donzellaPalmina, figlia di Beseghino degli Oldoini (1), appartenente ad unadelle pi illustri famiglie cremonesi, non ci noto. Da essa ebbeparecchi figli: Cesare (2), ascritto esso pure al Collegio dei Notaj,che lasci la vita nel 1515, d'anni trentacinque; Giacomo Filip-po, che entr nell' ordine dei Minori Conventuali, fu espertissimonella musica e nel canto, e mori di venticinque anni nel 1517 C>;

    (l) Cllron., f. 181: " Anno 1502, die tercio antedict; mensis Nonembrts, lllJ-bilis et praectaru otr, d. Eeleginul de Oldollnis de hoc rita ad aliam perpetuampertransitnt; et quia in patria Decuria, rir prudenl et sapiens fuit, omn doc-trina plenuI, mei socer, a Palmtno uaore jitia, igitur ad ilIiuI memoriam, patriaeet familia decorum Epitapllium suscip, mi lector. En.

    Proiector patriae [acet lIie Beseginus in urna :Dulce decus Proarum, splendor in urbe ril'um.

    Pulchra Cremona parens fuit et de stirpe super~aOldofJltlf,rum: retiiosu homo.

    Spil'itus aeternas gaudet concernere sedes,Caelestem patriam, fJulnera quinque Dei.

    Ossa jacent tumulo: tamen indelebile nomen.Virtutis permanet perpetuumque bonum.

    (21 Chron., r. 236: Die JOfJis XXIlIl praedicti mensi Aprilis, hora fJige-simatercta . . . CaesarflliUl noster lIurdigalul, jUfJenil persapidus, de hoc saeculo.ftorente aetate annorum XXXV ad meliorem fJitnm pertranlir;it .. , , Bpitaplliumtenoril hujusmodi acl ilIius laudes compolui. Bn,

    Eurdif/alul Oaesar [aceo lepultus in urna:Mors rapuit: pro me die mtserer mei.

    Sist gradum: te scire nolo morieris, amice,Quicl stt homo memores: pu1vis et umbra manet,

    Quisque fJirum, dum fata linunt, bene rirere quaeratUt raleat sede scendere perpetuas.

    (3) Chron" f. 261: Dte Domintco X,rVI praedicti mensts Aprili.! vitammortalem cum aeterna J[dul i/l Christo Poter, nOltri Filiul quo ad carnem natu-ralis, .tlorida in aetate annorum riginti quinque, Prater Jacobus PhilippusBurdigalul, DifJi Francilci miles et sernus, eommutavit -- in Italia prae cunctisorganilta excellenl cantorque religionil amator etc. Di costui fa ricordo infat-ti l'ARIsI (o. C. II, pago 451) nella Marttilsn MUlicorum Cremonens. insignumqui hoc Saeculo (XVI, floruere e riporta l' epitafto composto per lui da Domenico.Anche il LANCETTI (o, c., l. c. lo rammenta. Nel Dilignum, etc. del Bordigallo,fra i possessori di case nel quartiere di S. Agnta sono posti Caesar, GnliefJUI.

  • 11Galieno, Cristoforo e forse Battista, notaj essi pure. Oltre a que-sti, Domenico ebbe una figlia, per nome Valeria, che si marit neiClaraschi.

    Dalla abitazione ereditata dal padre nel quartiere dei Glossa-"i, uno dei quattro dipendenti da S. Agata, sembra, che il Bordi-gallo altrove si trasferisse; giacch nel 1515 trovasi fra gli abi-tanti del quartiere di S. Salvatore (I) ; pi tardi (circa il f520)fra quelli di S. Bartolomeo (2), e poscia nuovamente nelle vicinan-.~ di S. Agata. Di questa chiesa fu massajo insieme con Bernardino

    Crotto e Bernardino Corradi nel 1496; e sotto gli auspici suoi edel preposto Antonio Artezaga venne allora il tempio restauratoe rifatto (3). Nel 1512 lo troviamo fra que' nobili cittadini, che in

    Ciriltop/aorus De BorJigalibus, che sappiamo esser stati indubbiamente suoifigli. A questi furono per a:.:-giuntl posteriormente, ma di mano del tempo, eforse dallo steaso Domenico, altri tre nomi: Ntcolaus, Bapttsta, Constafltinus.Siccome Nicol ricordato anche nella Cronaca (f. 396), come figlio di Oesar,cos pensiamo, che ancbe gli altri due fossero nipoti del Nostro: figli cio o dicesaro di Galieno. In tal caso il Battista non sarebbe altro, che quel Giof)(/nBallista, che il Lancetti (l. c.) chiama f1~dio di Domenico: errore che non cirecherebbe meraviglia in lui, che spaccia Giacomo Filippo come zio, e Galienocome cugino di Domenico, loro padre! Per alcune notizie, che d il Lancetti,si possono creder fondate sul vero : cos questa, che Ga lieno ebbe nel 1533 ildecuronato mercantile, che il Battista o Giovan Battista fu ascritto nel 1534al Collegio de' :-Iotaj, e pass a dimorare presso S. Silvestro, che da esso sceseun altro Domenico, notajo nel 1632: dopo il quale la famiglia forse si spense.Non ci noto quale parentela corresse fra Domenico e quel Ven. Dnus Bartho-lome1l' Burdigalus, che esso ricorda fra gli abitanti de etc. 8. Sophiae al f. 15del Di,ign.

    (l) Disign., f. 14.(2) Chron., f. 309: in mea autem (lede lita in ora diri Bartholomei e cos

    a r. 317 e f.321.(3) Cltron., f. 17'1: .lICCCCLXXXXVf. die Juvis XXVI! Mensis Madii Di-

    oae ~gathae templum per Reoer. dnum Antonium de Arctudtacoms praepositumreudiflcari incohatumfuit et me Domtnicum tun Ma66a1'ium; per atiquo: anno-rum post Ri!.us Ptuiosoptuae Professar d. Hieronymus Trechus preposltus sec-cessor digni6limus illud Dei ad gloriam Divaeque j1livit ornate .... Isto quoquetempore et die 14 Junii tintinnabulum ,,,ognum Dma Agathae [Fabricaemas,ario me ea:istente} viCinia ipla de elemosinil frt et conjfarifecerunt . Enel Di'ignum, f. 17: Templum q{loque 'stud (D. .Ag(Jthae) de 110t:O (.~) perr-en'" d. Antonium Urchinum (sc] praepositum ipsius et Bernardinum Crottwm,BeNiardinum Cunradum et me /Jominicum tunc Fabricae ipsius Bcclestae MOI-,ario" fuit n/aedijcatum . Di questo restauro della Chiesa di S. Agata parlaanche il MERULA, Santuario di Crem., p. 3U, citando e il passo, riferito in parteda noi, della Cronaca del Bordigallo e l'iscrizione apposta nel tempio, che si leggenel VAIRANI, [n,cripto Crem.

  • 12mezzo al terrore, suscitato in Cremona dall' arrivo degli esercitipontifici nel contado, ed alla fuga universale, rimasero nella cittabbandonata, e raccolti in solenne e generaI consiglio nel Duomo,trattarono della resa al Cardinale di S. Pudenziana, legato apo-stolico (7 e 8 Giugno); pi tardi (1517) Dittatore (1), ossia Ragio-niere del Comune; Sindaco e Procuratore dell' Universit dei Mer-canti; e come tale difensore dei diritti della Citt contro i soprusi ee le angherie del castellano di S. Croce, un guascone, Janet Benonde Erbonville, il quale aveva con opere di muratura, argini e digheimpedito alle acque dei Cavi e del Naviglio, che servivano ai mer-canti, ai tintori, ai Confectores et Curatores Pipnolatorum , aimugnaj ed a tutti i cittadini, di entrare in Cremona e pretendeva,allegando ignote donazioni regali, una tassa per lasciarle scorrerenelle condizioni di prima (2). n buon notajo altamente indignatodi tanta prepotenza, mandava a Guido Mettalono ~), pretore della

    (l) In una lettera inedita alla contessa Monaldinl di Ravenna, di GiulioCelaTe Eonetti, erudito patrizio cremonese del passato secolo (1'715 +1'797, vediARISI, Cremo liter., III, p. 36'7) pubblicata dal LAl>CETTI (o. e., p. 408 seg.) sihanno alcune notizie sul Bordlgnllo. Di esso scrive il Bonetti fra altre cose, chefu allai onorato in patria nOli soltanto per la nohilt della lWa Prosapia, quantoper la gelosa carica di dittatore, conferita da questa citt alla conoscIuta luaprobit e fede. Di tale 8UO ufficio non fa ricordo mni il Bordigallo nella Cronaca:ci che pur non toglie valore all'asserzione del Bonetti, diligente Investigatoredi memorie cremonesi. Il Comune di Cremona aveva tre d,ctatore, o Ratwnatores,come si rileva dal Dlllgnum e dalla Chron., f. SOL

    (2) Chron., f. 238: Post haec suam inclgti et magnanimI mercatore ReiPublica defensoTeI luppllcatloflem apud Patres Rei Pubttcae conlcriptos et prae-stantes porrexerunt: quam ego Domtnicu Eurdigalus Utlifierlitatis praedtctaeprocurator nomIne ipsiNl prelentavi, qua dehui, rererenita iplis Prtlidentihul etConsillo Urbts generali ,). Ed al f. 239: " Tunc ego Dominicus [.'o'lsul Jfercantiaeet BundicNl Relpuhlicae electus patrihuI iplli porrtXi adimplendam [suppllca-tionem] qua ah Ugolino Reazota Retpubttca seriba coram magiltralihul lecta,adimpleri per halotas mandafief'Unt et ordinaverunt .

    (3: Nel curioso dramma di FRANCESCO MANTOVANO intitolato il Lautrecho,del quale una sola copia a stampa, ma mutila sulla fine, si conserva fra i pipreziosi cimelt della Biblioteca Magliabt>chiana, fra gli inter!ocutori appare Gui-da MetallonQ, Senatore. L'illustre e amatissimo nostro professore ALESSANDROD'ANCONA, che di tale dramma publicava, per primo, un analisi nel Il volumedella insigne sua opera: Origini del teatro in Italia, pago 159-173, scriveva(p. 164) di non aver potuto raccogliere nessuna notizia sul Metallono. Noi ras-sumeremo qui i pochi ragguagli che abbiamo ricavati dal Bordigallo su questouomo, che dovette godere ai suoi giorni fama non mediocre, per esser posto fra ipersonaggi del singolare lavoro di F. Mantovano. Ch'eRIi fosse Francese, lodesumiamo dal dirlo il Bordigallo nativo di Orinopoli (Grenoble) che aveese

  • 13citt incaricato di giudicare della lite, e al Senato di Milano, or li-belli, suppliche, narrative vergate in stile curiale, ora epistole ritmi-che e carmi per ottenere giustizia (I). Riusc a far trionfare il di-ritto sulla violenza; ma non cess mai dal rancore contro il pre-potente guascone; e quando, costui mor, certo non accompagnato

    titolo di Regio Senatore lo fanno manifesto e il Nostro che sempre lo chiama talee il dramma ove esso stesso dice:

    Et io di "lfilan jui senatore.Ebbe probabilmente verso il 1516 la Pretura in Cremona che amministro conun equit rara in qnc' torbidi tempi. Cacciato di citt Insieme al governatore,il 21 Novembre 1521, quando per la notizia della perdita di Milano fatta daiFrancesi, i cittadini insorsero; vi rientrava - per morlrvi - pochi giorni dopo.Ecco le parole dci Bordlgallo che ne foggi l' Epitaflo: Clron., f. 328: " Dieduodecimo menlis Decembris spect, JUI'is utriusque docto ut'bis Cremona Praeiord Regiull Senator dilUII Guido MettaMnus de Grinopoli in aede diii VincentiideMa!lnoldill:.ic. 8.1ficolai obiit. Aere publicojuneralia eijacta in tempio Di/JiDominici juerunt; ad illius laudes Daniel Gagetnus orationem pronuntiavit,ibique lIepelituf'. Epitapkium a me compositumnunc accipe, lector. En.

    Mettarona domus genuit te, Guido: CremonaOssa tenet : patria GrlnopoUs juit.

    Doctor amandus eras, magno sub rege Senator,, FranCOf'Um Alcmenae praetor, et inde [ace..llille et quingentis bis deno unoque Decembris

    J'dibus, ast rapuit mors fera : fama manet.(1) Ad aeternam rei memoriam " riproduce a f. 241 il Libellum productum... contr Presidem AI'Cis, il giorno 14 Luglio e sotto il giorno seguente un

    carme indirizzato al pretore (f. 242). Ma siccome il castellano non voleva cedere,la citt mand lagnanze al Senato di Milano e al Lautrech, che trova vasi allorain Verona: supplica e risposta del Re trovansi a r. 248, insieme ad un nuovocomponimento poetico al Mettalono, nel quale Il Nostro l'ammonisce che

    Sint in amicicia Petrus Dans atque /ollannes,Sed magi' et magi' dillige ju,titiam;

    e eosi gli descri ve la gioja che, per favorevole 81lCCllll8O, si diffondera in Cremona:Teque Deum CtUI, populul taetanter in [llJgmno

    Cantabunt, Superi laetictaque polo.Campanae sonitul diti, don, don saepe rtlolvent,

    Et taratan taratan buccina voce daMt,Piffera quid facten/? cantu modulante camena,

    Pioa lIuum bibiU danl bibili taceo.Timpana cum crotalis !iclle tac stapheta rtcantanl

    Tin tin bi$ geminana, 8ymphona dalll bio bo.(Uib. 8eptembris). Ma non si giungeva a conclusione di sorta. Allora I tintori4! tutti ,:rli altri operai protestarono che non lavorerebbero pi; I mercanti rln-

  • 14al sepolcro dal compianto de' cremonesi (1), il Bordigallo gli sca-gli contro un epitaffio, in cui la collera, fin allora covata in cuo-re, prorompe liberamente, e d allo stile dimesso del Cronista un' in-solito vigore (2).

    Nello stesso anno una grave malattia poneva in pericolo lasua vita: dopo tre mesi avendo ricuperata la salute, ne ringrazia-va, come autrice, la Vergine:

    O marls stella, o radiosa mundiLampas, Q mater patris, alma Virgo,Hoc age : incomptum exigul poetaeSuscipe carmen.

    Te super CoeI08 bodie micantesAngeli t'_m rapuere terris,Et super vitae Dominum beataSede locarunt.

    Da precor nostris placidam diebus,Urbe sanata, incolumique Rege,Barbarum acto procul bine tumultu,Visere pacem. (C. o 2'74)

    Vani voti che gli eventi successivi duramente smentivano. N ipublici lutti soltanto lo funestavano, ma ad essi aggiungevansi do-

    novarono le lagnanze al Senato (f. 257). Si eleggeva invece del ldettalono, allafine un nuovo Commissario, Bernardino Guazio, e questi, raccolte innanzi a sele parti contendenti, persuase loro di venire ad una transazione (22 Marzo 1517).11 castellano rinunzi a qualunque pretesa e ricevette dal Comune centoquarantascudi d'oro all'istante, ed altri sessanta gli Curon promessi per Pasqua di Ri-surrezione. Nel Settembre dello stesso anno fu pure sindaco e procuratore dellacitt il Nostro in una contesa fra il Comune ed i custodi delle porte o gabelliericbe commettevano arbitri ed estorsioni (f. 266). Lo stesso officio conservava an-cbe tre anni dopo all' arrivo in Cremona di m. De l'cu (15 Settembre 1520:Chron., r. 2~5).

    (1) L'ignoto e rozzo autore della Cronaca Cremonese dal 1494 al Hi25, pu-blleata recentemente (B'bl. Hutor. Itai., I vol., Milano, 1876) BOtto l'anno 1523,parlando Della elL'equia del Castellano Francese, scrive, cbe quando se portafJaalla sepoltura, hera fora tutta la terra a eedere, et li Francesi che ereno usitiforadel castello, l'accompagn

  • 15mestiche sventure, giacche moriva nel 1524 la moglie sua (I), eil diciannovenne nipote Nicol l'anno appresso la seguiva nellatomba (l). Ben triste doveva essere allora la vita del Bordigallo,che gli ingrati anni della vecchiezza scorgeva attristati dalla per-dita di tanti cari, dalla solitudine e dallo strazio incessantementerinnovato della sua patria per opera di barbariche genti. Anch' eglidovette soffrire gravi danni negli averi, veder i figli combatterelungi da lui, italiani contro italiani (3), tollerarne insulti le mo-gli ('), e in et grav~ sopportare egli stesso ingiurie e violenze da

    tl uasco, [aces tandem: morbo oeniente lupinoCOflsumpsit carnes et stn dent tUOI.

    Tandem, Guasco, [aces : poenil cruciatibus archoIsuubrtn lin'luenl moenia castra Duci.

    11) Chron , f 384: Die Iunae decimoseptimo mensis Dctobris, hora 1Jigesimatertia nobi/is et praeclara Afatrofla Dna Patmina de aldo1lnil guondam patrtBeugini, nOltrigue cara et fidelts uaior , aetatis annorum le:caginta guin'lue,~ltam mortnlem cum aeterno commutarit ..... ad sui memoriam bOflarum ope,...mImitalionem hujusmodt Epitaphtum tenoru, lachrymando, composut, E'I .

    .vubilis et prudens jacet hoc Palmtna lepulchro,Oldivtnorum stirpe creata fuit.

    Burdigalo conjuncta viro, Soror ordinis terciiCarmelli Blio: reliiosa, bona.

    Corde Deum coluit; sernan mandata, Redemptor&dibus aeternis traeit amore animam

    (2) Chrcm., f. H96: " Die oeneris 1Jigesimoantedicti mensis Octobri praeclo-""', lIapienl et doctus juvenil vitaegue morieratus, eastu et honestul, aetatisa'lIlOrum decem et n01Jem suae jloridae, nostri oblaticus, Nicolaus Burdigalul,quondam Caesari jlltus .... pertrans{vlt epotil venarum apericione et sanguinilla pectore emanacione .

    (31 Galieno, figlio di Domenico, sebbene notaio, attendeva probabilmentealla milizia, giacch non solo il padre suo lo ricorda sempre come uno fra i ca-pitani del popolo, in occasione dr rassegne militari o di tumulti cittadineschi(cAron., C. 217: f. :357etc.); ma da un passo che riporteremo in Appendice risulta,che nel 1526 esso combatteva nell'esercito veneziano, che assediava Cremona.Vedi Docum. J.

    (4) CArott., r ad tram et malivolentiam in nos Hispani crudelelperventi lJi et furiole per sias ambulantell adire omnes usque ad mulie7't1cOf1lpertas [ceperunt]. In numero guarum nurus nostr D. Urstn Galieni jllii(v:ror) quae lupra /lostium domus erat, Quidam Hispanus crudelitate pien",[transiens] llanc intuenl baculo In manibul vi nest trallens prope forum . . , .....r-erbe,.afldo Indv:rit. A casu egregiul et sapl"enl l. C. Doctor fAscllaniul) Bottar.rudelitatem intuens, hunc milltem redarguII et iliam [Iemimo"jtuam ad pro-priOl 14ru llumanitate, et noltri ben(volentia transp]ortarifecit . Il foglio as-sai guasto per umidit sofferta.

  • 16arroganti avversari, uno de' quali os un giorno, mentre gli Spa-gnuoli occupavano la citt, e i Veneziani rumoreggiavano fuor dellemura, fulminando colle bombarde le case, oltraggiarlo, mentre con-duceva a lavorare alle fortificazioni una squadra d'operai del suoquartiere, e farlo gettare in carcere nel pi cupo fondo della torredel palazzo di S. Agata, ove il buon vecchio rimase alcun tempo,sfogando, col compor versi, il dolore e lo sdegno (I).

    Affranto dall' et e dai dolori esso vide per ritornar signorein Cremona dopo tante luttuose vicende Francesco II, e forse com-piacendosi della invocata e sperata pace, che allor parve un istanteavverarsi, deposta la penna, si addorment per sempre. La dataprecisa della sua morte non attestata - per quanto ci noto -da alcun documento: fu sepolto nella chiesa di S. Agata, ove lasua lapide, ora scomparsa per i cangiamenti avvenuti nel suolo deltempio, vedevasi ancora alla fine dello secolo scorso: la ricopinfatti e a noi la trasmise, oltre che l' Arisi, il Vairani (2). La fre-giava uno stemma, in cui era effigiato un gallo ed il motto CORDISL..ETITIA; e la scritta dicea cos:

    HOC EST SEPVLCRVMDOMINICI BVRDIGALI

    ET HEREDVM SVORVM. AN. f52i (3).Questa data non per, come credettero il Lancetti e l'A-

    glio (4), quella della sua morte; giacch esso era vivo nel i527,

    (l) Chron., C. 409, vedi Doc. I.(2) VAIB., /mcript. Crem., pago LV (n. 306) Humi in .acrarlo. Amsl, l. c.(3) Il VAlBANI tace l'anno, datoci per dall' ARIBI, forse perch ai suoi tempi

    la lapide consunta non permetteva pi di decifrarlo.(4) LANCETTI, l. c.: AGLIO, Memorie etc. ms, pago CCCXXIX. GIUSEPPE

    AGLIO, di famiglia non ignota in Cremona, scrittore erudito di cose patrie,vissuto sullo scorcio del secolo XVIII. La sua opera sulle Pitture e Sculture dellacitt di Cremona (Crem., Feraboli, 1794), contiene molte particolari notizie sulavori d'arte o smarriti o portati altrove, quando le chiese, in cui erano conser-vati, vennero o chiuse o demolite. Nella Biblioteca Pallavicino si oonservano poioltre a molte giunte e correzioni inedite all'opera surrioordata, due volumi mss.di Memorie Paine da esso compostI. Il primo intitolato Memorie di pi ulnalatiuomini e donne mUltri Cremoneli, un grosso ms. di pagine DII, diviso in dieciclassi, che racchiudono brevi biografie dei cremonesi nsgn! per santit, valormilitare, dottrina etc., ma per opera di poco pregio come quella che nonoffre che un compendio per la maggior parte, e l'Autore sl.eB8o lo dichiara, dellaCremona literata dell' ARisl. Il secondo volume supera di gran lunga per im-portanza Il primo, e si intitola Monumenti Cremonui raccolti e iUUltrati dalcittadino G. A.; comprende dodici saggi in pago 261. I primi VII lustrano

  • 17anno al quale si arresta la sua Cronaca. Ma sebbene ogni no-stra ricerca per precisare il tempo della sua morte, sia esplo-rando l' Archivio parrocchiale di So' Agata, sia facendo indagini inmolti dei nostri scrittori, non abbia avuto alcun risultato, purestimiamo che appunto nel 1527 il Bordigallo cessasse di vivere. Intal credenza ci induce r osservazione, che la sua Cronaca rimastaincompiuta: essa si interrompe bruscamente, senza un cenno, unindizio pur lievissimo, che sia giunta al termine: e non a cre-dersi, che il Bordigallo non volesse ornare d'una conclusione ilsuo lavoro, se l' avesse condotto a compimento. A giudizio nostrola morte lo sorprese mentre esso andava notando gli avvenimentiche vedeva succedere quotidianamente in citt: e forse lo portvia la pestilenza, che in quest' anno appunto torn ad infierire inCremona e). Cosi sparve dal mondo questo uomo, dopo aver percirca ottant' anni assistito alle pi dolorose conseguenze delIa de-bolezza della sua patria infelice.

    Dedito in tutta la sua lunga esistenza agli studi della storiae della poesia, esso lasci molte opere, delle quali poche e vaghenotizie conservarono - unici - l' Arisi ed il Bressiani. Il primonella Cremo ter, (Val. I, p. 137) scrive:

    DOMI~ICVS BORDlGALLVS maximum et suis temporibus et reiIilerariae ornamentum, historicis, poeticis ae oratoriis studiis ad-dictus, scripsit, italico sermone (2):

    Historia dal principio del Mondo fino al suo tempo et inparticolare le cose aooenute alla patria,

    Le "Vue delle Reme Hebree;latine vero:

    iscrizioni romano, esistenti in Crernona ; l' VIII altre cristiane; il IX tratta del6Ollgiorno dell'II Ebrei in Cremona; il X d'un Istrumento di livello del 1143;I' XI dell' anno della morte dello storico A. Campi; il XII del deposito marmoreodei Meli. Molti di questi saglli sono importanti e pieni di utili notizie di storiapatria e meritevoli di veder la luce, come pensava I'nutore stesso. Ma un fattomolto ragguardevole si ricava dal discorso proemiale ed questo, che l'AGLIO il BOlo e vero autore della Raccolta di Iscrizioni Cremones publlcata BOtto ilproprio nome nel 1796 dal padre VAIIlANI, al quale l'AGLIO,non avendo mezzi percondurre a termine la stampa, la cedette in propriet, non ricompensato che daun misero cenno nella prefazione dal poco scrupoloso Padre. Dell'oSRl'rzione sua,J'Aglio d poi irrefragabili prove in altro suo opuscoletto, da noi vlsto,

    (1) Il GAD! nella sua Cronaca ms, e il ~IANINI (Mna. Stor., I, 102) narrano,che la citta perdette in quest'anno pi d'un terzo degli abitanti.

    (2) Quanto scrive l'ARISI, cbe la maggior opera del Nostro era dettata involgare, parrebbe un errore; giacch la Cronaca scritta invece in latino. Ma

    ?

  • lRIllustrium Vtrorum Cremonensium Epz1apMa,Orationes, Epistolas, Anaqrammata. ae alia sui facundi in-

    ,qenii numimcnta .Eli il Brvssiani nell' opera Collegio dei notari della Citt di

    Cremona sotto l'anno 14iO (p. 4o) scrive : DO~I:'\!r.O BORDIGALLO Historico della Citt di Cremona scris-

    se l' Historie del Mondo, dal di lui principio sino all' anno 15~7Latine e in particolare le cose avvenute nella patria, le Vitte (sie)delle Regine e Profetesse Hebree et un libro d' Orationi, Anagram-mi et Epitaffi con titolo Fassioulum (sic) et altre opere molto lode-voli tutte Latine .

    Tanto l'Arisi, quanto il Bressiani ammettono per di ricor-dare un' altra opera del Nostro che or accenneremo (l).

    Di tutti questi scritti de} Bordigallo ne rimangono, a nostra no-tizia, due soli, che giacciono inediti in due biblioteche cremonesi, laPallaoicino e la Ponzoni. Presso la prima esistono la Storia dalprincipio del Mondo etc., detta per brevit la Cronaca, e la cosidetta Cronicclla : presso la seconda da pi che due secoli, la Cro-nicella soltanto, cui va ag-gillnto un Scrmo et Carmen dc No-hiiatc Matronarum Antiquarum (~). Le altre opere ricordatedall' Arisi e dal Bressiani Cl sono perdute o giacciono ancora igno-rate in qualche ripostiglio. Un codice di lettera assai guasta, con-

    ehe forse il B. avesse lasenta un' nltra Storia scritta In italiano, ora perduta,cos che !'afihll1azione d,'II' ARI51 non rusclsse infondata, potrebbe farlo mp-porre il segupute P"flSO di una lettera, che L. CICaGNARA scriveva ad un Pice-nardi, publicata dal Marchese G. S()~IMI - PICl';:S AR\lI ilei suo libro Cremonadurante il dominio de' Veneziani: " con sua 22 gennaio corrente mi scri1Je Bila inproposito di J.lltonro Cicol"al'a: .. 1454: in quest' anno il nostro Antonio Cico-gnara excellente pittore de' quadri et bravo mnlatore, minl et dipinse un ma-gnifico mazzo de carte d-tte de Tarocchi drr le redwto et ne fece presente all' ill.e rev. Monsguor Ascanio M, Sforza etc. . Questo mi disse Ella essere il testo delCroni,eta Borr/igollo etc. , Dalle parole dI'I Cicopnura, parrebbe dedursi, cheesso citava le proprie rspresstoni del Cronista; quindi uu brano di Cronaca in vol-gare. Ma d'altra parto nel 1454 il Bordignllo, nato com' era nel 1449, non avevapi di cinque anni. In qual modo poteva esso rnmmentara d'aver veduto l'operadel miniatore cremonese t quindi da ritenersi che, o si tratti di persona diversadal Nostro, o cho il Cicognara e il Picenardi siano caduti in errore

    (li L'ARISI supplisco tuttavia a tale difetto in una nota a p, 358 del voI. IIIdella Cremo ltter IApp'nd.'uo'ldo tali/o) Vedi nota.

    (2) In un vecchio catalogo dei libri appartenenti alla famiglia Ponzoni,steso ilei 1697, fra altri flgnra una Storia di Cremona di Domenico Bordigall(J.che molto probabilmente non sar stata altra CO!iU dal Disignu711 etc, di questoautore che si conserva ancor o~gi in quella Bibliote~a,

  • 19tenente versi e prose del Bordigallo possedeva I' abate Bianchi,che lo voleva vendere al Canonici di Venezia, il quale declinr offerta. Questo codice noi sospettiamo, non fosse altro che quellibro di orazioni, epistole, anagrammi, epitaffi etc., che col nomedi Fasciculum memora il Bressian : forse il Bianchi l'avr ce-duto ad altri, giacch non pervenne alla biblioteca Ambrosiana colresto della sua eredit (I).

    Venendo ora alle opere che ancora rimangono del Nostro, par-leremo innanzi tutto - anche perch prima per ordine di tem-po - di quella, conosciuta impropriamente sotto l'erroneo titolodi Cronicella ; nome che le fu dato per poterla in qualche mododesignare e distinguere dall' altra opera maggiore, avendo essa untitolo troppo lungo e complicato per riprodurlo integralmente. Se nepu infatti giudicare, leggendolo quale si offre nel rns. : DominiciBurdigali pairic inclae Urbis Cremonae illius syti desmum :in Spiritualibus et Temporalibus dmitates : Orarum cum Civi-bus in ea suis temporibus eaistentibus descriptio : arorum to-tius terrori cum Castris, Villis et locis per geometriam inter(ria fiumina mensura : illius quoque Urbis ad laudes Chroni-cella et Carmen. Kal. Aprilis a natioitate Domini nostri JhesuChrisli 1515: r).

    Si ha dunque, come il titolo lascia scorgere, in questo librouna completa. descrizione delle condizioni materiali e civili di Cre-mona sul principio del secolo XVI. Dopo un breve carme, in cuisi espone la causa pel' cui l'Autore assunse la non lieve fatica,

    M. pietas et amor faciunt descrbere, lector,Alcmeuae tltulos : stat mihi cara parens,

    e la dedica a Pietro Martire Stampa, governatore de~a citt perMassimiliano Sforza, ai rettori (li essa e a tutti i suoi concittadini,ed un sunto della storia patria dalle origini sue all' anno in cuiscrive, il Bordigallo si addentra nella descrizione della citt, dellesue mura, rocche e porte. Leggendo nel Nostro che le torri, lequali incoronavano le mura cittadine, erano presso che sessanta (3),

    :1 \ Ci ricaviamo dal LANCETTL o. C., I. cr2i L' AR151, riferendo questa lunga nttolaaone, incorso in parecchi er-

    rori. COlli stamp designalu8 per Di8ignum, pose un punto fermo innanzi allaparola Descriptto, che altera tutto il senso, e inVE'ce ili iliius quoque un scilicelqlllJflM! che non s'intende C~811 vi st!a a oignificare. Il LANcETTI la di pi cor-

    T~tta ro, c., 1. c.),(3) L' ARl81 nel tomo III, pago 122-123 della Crem, ltter. ne riferisce i nomi

  • 20senza tener conto di quelle delle rocche di S. Michele e Luca edel castello di S. Croce; che altre sessantaquattro esistevano nellacitt elevate ne' secoli straziati dalle guerre civili da ogni nobile fa-miglia; che a queste altre settantasette se ne aggiungevano dellechiese ed oratori, si comprende come a buon dritto Cremona ve-nisse gi anticamente detta, la Turrita (l) e stimata una fra le piiusigni ed inespugnabil fortezze d'Italia. A questi curiosi dati lo-pografici il Cronista aggiunge notizie sui principali monumenti cit-tadini: indi enumera tutte le ecclesiastiche dignit, riportando inomi dei personaggi che le occupavano a quei giorni. Alla nomen-clatura dei conventi, de' monasteri, delle chiese e de' templi (2),segue poi la descrizione del reggimento della citt stessa, delle va-rie dignit temporali: il nome eri il numero dei nobili, dei dottori egiureconsulti e notai collegiati; dei medici, fisici, chirurghi, profes-sori e lettori publici dello Studio, che insegnavano il giure o le re-toriche discipline (3).

    A questa rassegna della parte pi illustre della popolazione, ilHorrligallo fa seguire l'enumerazione dei cittadini abitanti nellevarie Viciniac, vie e cantoni rlei quartieri, detti Ora della citt.In questo elenco dei quartieri, che prendono nome - quasi tutti-dalle varie chiese a cui sottostanno in numero di circa settanta,esso non indica che i possidenti delle case e i capi-famiglia (esclusequindi le donne ed i fanciulli) e solo i nobili, poich spesso troncal' elenco degli abitanti d'un quartiere, scrverulo : Caeteri suni po-pularcs. Facciamo questa osservazione, perch egli non annoverache 1377 abitanti, mentre a quel tempo Cremona, -ancora fiorente,

    togliendo Il dal l3ordigallo. l'iotl'remo qui di l,assaggio, che nella via Maestra sier~va una torre, or demolita, detta del Bordigallo.

    (l) Il "IDA, fra gli altri, sulla flue del poemetto Bumbycum: C< Flumine tur-riger(1e radens sata rutta Cremona v

    (2) I conventi di frati erano otto, tredici quelli di monache.(3) Di g-iureconsulti il B. ne rk-orda 38: di causidici e notai collegiati 70:

    di medici e maestri di chirurgia 38 I marchesi erano 2, i conti 20, 16 i cavalierl,&>nza far conto di coloro che coltivarono come ornamento le Lettere, di docentiin Grammatica e Retorica l'Alltore Ile novera sei, cio: Barthofumeus De Her-meflZQnibus artis scotastichae, discipfirtae Praereptor digni88imus (f. 11), BaI'-thulomell$ Pedrinus artis gramaticae Praeceptor dignus J. 12), DiiUs Petrus De80mentiis Praeceptor Gramatical' (f. 14) lJm,u PranciscU8 De COflcort'gio Gra-mattcae praecrptor .d.j, lJnls Xiculau& dc Luaris Gramaticee praeceptur (C. 15).Daniel Gaietanu$ Praecrptor ftramalir('c igai$litI1U~ if. Hi'.

  • 21vuols ascendesse alla cifra - certo eccessiva - di ottantamilaabitanti (1).

    A questo lungo elenco, in cui vediamo trascorrerei rapida-mente innanzi il fiore delia popolazione cremonese sui primi delcinquecento, segue nel volume del Bordigallo la misura e la de-scrizione di tutto il territorio, de castris, villis, locis et aedificiisdel contarlo. e- infine quelle dei terreni transparlani soggetti allagiurisdizione di Cremona.

    Non occorre che spendiamo molte parole per far avvertiredi quanta importanza locale sia questa appretta, che fa riviveredinanzi a noi dopo quattro secoli di incessanti trasformazioni, lacitt intiera secondo le sue antiche divisioni, rese celebri dalle di-sperate contese delle parti civili (l). coi suoi vetusti edifiz or cadu-ti o irriconoscibili, le innumerevoli torri ragguagliate, tutte, alsuolo, le sue strade dai nomi vetusti, piene eli ricordi o gloriosi odolenti, coi suoi cittadini, la sua gente di spada p di t03:1, il suogo\"erno secolare e religioso. Il Cronista. esaltato da quanto hadescritto, conchiude - nel ringraziar Iddio d'aver toccato collasdruscita sua barchetta il porto - che Cremona adunque la piubella, la pi ricca, la pi florida citta di Lombardia, come la Lom-bardia la pi nobil parte d'Italia, e questa. dell' Europa e). So-

    Il) Il sii\'nor marchese GUIDO SOMMI-PICENARDI, che sul dominio d"i Vene-ziani in Cremona, ha publicato una dotta Monografia :Cremo li a durante il domi-"io dl!i Venl!Ziani. Milano, 1866), parlando delle fortde condizioni di Cremona,riferisce, che essa conteneva 80 mila abitanti, pre osservando che ci gli sem-bra poco probabile , essendo cosa accertata, che ai primi del secolo XVI necontava 40 mila: n possibile quindi a credersi che in meno di un secolo fosse,diminuita la popolazione della met (pag. 9). Anche a noi questo pare evidente-mente un errore: e forse ne abbiamo trovato l'origine. Paolo Pisani, nella reIa-zione;sulle cose di Cremona, fatta dinanzi al Senato Veneto circa il 1502, com-pendiata dal Sanudo (Diari, vol. V, pag. 662) e publicata dal SOMMI-PICENARDI(Cap. 111, Doc. III) diceva, che fii in la terra anime 40 milta ; ilei contado 80..ilia o'. E probabile, a nostro gudlao, che venisse scambiata da qualche scrit-tore il numero degli abitanti urbani con quello dei terrleri, scambio, che da altriripetuto, diede forza all' errore.

    (2) Le maledette gare di parte, tanto funeste alle libere citta italiane, nonerano ancor spente in Cremona nel secolo X"L Il B. (f. 4) scrive, che la Cittper la sua forldesea commerciale ratione militante. altera Janua leu Venecinedici potut: profect ni partes maledtca in ipIIl forent, terrarum in orbeequalipot'ti01U fiOlI comperiretur.

    (3) Disign., f. 23: " Re/iquum per alta mari [am cymhafes,a et a oentistlgitata ad portum ,aluti' pe7'fJenta permanet, omniJ!utenti Deofarenti, gralia,i ...-orlales re/erre lolique gloriam dare [cupienl]. Attamen unum prae cunctis,

  • 22no esagerazioni che fanno sorridere, ma che perdoniamo volen-tieri al Bordigallo, memori che nelle ancor prospere sue condizio-ni, Cremona era a quel tempo innalzata a cielo, non che dai citt-dini, dai suoi signori, i quali la chiamavano la pi diletta e pos-sente loro citt dopo Milano, gloria e decoro del Ducato (l) : perdo-niamo volentieri in lui quell' avanzo di pertinace affetto, quell' ar-dente tenerezza per la terra natale, che ha r0SO tanto gloriosi gliitalici Comuni. Non aveva quindi torto il Nostro, soddisfatto del-l'opera sua, di esclamare in un carme che chiude la sua fatica:

    Yivat apud Cves mrn Chronica ! ... , ..

    Sgraziatamente tale desiderio non fu esaudito mai ed il suo librorimase inedito e rimane tuttavia con non piccolo danno deicultori delle patrie memorie. Se esso fosse reso di publica ragio-ne, riuscirebbe la migliore illustrazione ed il pi adatto comple-mento di quella rara e preziosa carta topogratca della citta, chenel 158~3 disegnava ad ornamento della sua Cremona [ctlelissimail Campi ed incideva il famoso Davide da Lodi.

    Del libro, di cui ci occupiamo, rimangono a nostra conoscenza,due esemplari: uno conservato nella Biblioteca Pallavicina, l'altronel Museo Ponzoni, Il ms. Ponzoniano che, pel' le condizioni incui versa il Museo, non ci stato possibile vedere, sarebbe al

    mi tector, h,oc te scire fJulebam: tui sententiam [erendam permitto. Stantibu rebus,prout stant, supertu tibi deductis, allegl1tis et apparentibws, col/tgi potes quodinter urbes ltaltoe, aeowati porttmibus, fumosas, urb tnclito C,el/luna nostraprae aliis, tum nubilit,J/e, aerisque temperi et su, tum ettam diritiis, agroqueamoeno, dig nttatibu et pulchritudi/Je principatuiiI obtinet et .ftaret: nam sicut

    ~fricam, parum hnlutatam et sterttem : et Asjam labul'iusal/l et inentrm, Eu-ropa de tribus partibus superat : Italia quoque, de l'ade ipsius Europae, interduo maria Regi'la poten, caeterts prur inciis antecedit et .fturet: ita inte orasItatia Lonobardia seu renetiarum pro{'illcia in qua inclita l'I'OI C"W'OIlO, Ci-oitas amoena situat [acet, magis atque magis omntbu praedictis ptrfulget etmagnijicanda est ,

    (1) Francesco l Sforza scrivendo ai rettori di Cremona la diceva Princi-]'.1tus nOltri initium, ' ... , . ia'lua ad consequefldi domi,di nostri jura .. , . , adctctoriam instrumentum .. , . denique in medio rerum ardore sustentaculum nobisfuit o>. E Francesco Il (lettera del 6 Novembre 152;) Et li cinta" ncstra Cre-monae post Jfediolanufll primaria semper eetiterit etc. (Altre testimonianze diaffetto date dai suoi principt a Cremona vedi in ARlSI,Crem. lit., Prulcq, od opus,p. 14, donde san tratte pur queste). Pavia ambiva essa pure al titolo di secondacitt del Ducato: indi i rancori fra le due citta, che terminarono in quella lite diprecedenza, portata innanzi al Senato Milanese nel 1540. Scrissero, com' noto,in difesa di Cremona il "mA, di Pavia il SALERSO, tre ornzioni La contesa sirinnov nel 1621.

  • 23Pallaviciniano anteriore di sei anni: il Bordigallo i' avrebbe cioscritto nel 1509. Consta esso di oltre cento fogli in pergamena diformato massimo, col titolo di Dist'gnwn dcscriptio et mensu-ra geometlica Urbis et terrori totius Cremonac cuni castris,villis, locis et fluminibus 1509 ; alquanto diverso, come appari-sce, da quello dato nel cod. Pallaviciniano da noi superiormenteriferito. Da un magro sunto publicatone fin dal 1857 (I) si rilevaper, che i due manoscritti non contengono, in conclusione, che lamedesima opera, forse pi o meno diversa ili alcuni punti, ma nel-l" insieme perfettamente identica, Il codice Pallaviciniano cartaceodi fogli ventisette, anch' esso in quarto grande e autografo, COlicorrezioni e cassature di mano che sospettiamo posteriore, appal'-tenne all' Arisi, come si apprende da un passo della Cremo li-lei', (2), e da una nota che di suo pugno esso verg sul frontispiziostesso del libro; dalla quale si rileva, che fu salvo per sorte dall' in-cendio che impervers nel 1727 nella casa del letterato cremonese,distruggendogli, oltre ad ogni masserizia, anche .la maggior partedella biblioteca ragguardevole per IOSS. rarissimi, e fra altri an-che molti dei suoi scritti inediti, come i due ultimi volumi del-l'opera a cui sar sempre raccomandato il suo nome (3).

    Ed eccoci ora a parlare dell' opera maggiore del Bordigallo:la Storta o Cronaca dalle origini del mondo al 1527. Essa scritta di mano deli' Autore stesso in un grosso volume di for-

    (l; A pago 106 dei Documenti storici letterari di Cremona. Lp notizie sul ms.Ponzoniano sono ricavate da questo libro, e perci non ci facciamo mnllevnrloridella loro esattezza,

    (2) Appendix Il tomo:vol. III, p.. 538) ...... 0PUI mss. in fulio magnodartarll'" uptuagillta septem, exiguo ckaractere conscriplum pene me eetat,lIIili a fra tre meo dilecttsstmo d. Desiderio ,lfonaco Hierunllmiano donatus, ab eoi" 9.ibudam Icripturarum repertum, cui tuut. sic : Dlsignum etqsq. , Il septua-9illla sepfem deve essere errore di stampa o di memoria nell' ARlSI; giacchr operetta del Bordigallo di 27 fogli soltanto.

    ,3) La nota autografa dell' ARISI cos concepita: H/storia Cremonae Do-.illici de Burdigalis Cremonensi Patrici penes me Fra nciscum Artsium quo fatoigrwralvr quotrwdo serrata fuit ab illcendio teTl'iMli in domo diei 18 llfartii 1';'27t,feT71escente per hora quinque, priusquam ad mei familiarumqu notitiam de-relltlllli elle/ >l. L'opera del B. forma parte di un codice msocllanco che rac-chiude parecchie scntture, tutti riguarduntl la storia di Cremona. Fra esse n'le-nta ricordo un frammento anonimo che latinamente descrive la guerra del 1213fra Cremonesi e Milanesi, frammento che trovammo userito pl'r esteso anchedal B nella Cronaca, il quale lo d come estratto dalle Storie di Cremona delcelebre giureconsulto cinquecentista SIGISMmmO BORGO, ora perdute. ,Sul Bor-;ro cf, ABIS1, Cremo uter., II, 4-1G).

  • 24mato massimo di fogli 417: ci che ci d circa un migliaio di pa-gine scritte con carattere quasi sempre chiaro e ben leggibile, seh-bene non manchi di abhreviazioni e sia di mano palesemente senile.Quantunque tutto il volume si riconosca autografo, pure si ricava,che la scrittura ne fu interrotta e ripresa moltissime volte, per dif-ferenze nel colore dell' inchiostro e nella forma dei caratteri. Ognifoglio numerato, ogni pagina porta in alto l'indicazione dell' an-no, e in margine, in ruhriche di inchiostro vermiglio, brevi ma fre-quenti e comode indicazioni della materia svolta nel testo: anchele iniziali sono colorite in rosso, come i richiami e le segnature.

    .Gli ultimi dieci o dodici fogli sono assai guasti per umidit sof-ferta, e racconciati alla peggio: la rilegatura non pu rimontareoltre la met del secolo XVI (l).

    Questa opera di mole non inrlffferente, e che presuppone unassai ricco corredo di studi e la cognizione di moltissimi scritti sto-rici, non che una quantit di ricordi, di memorie, di appunti rac-colti in ogni tempo ed in ogni occasione, stata cominciata e con-dotta dal Bordigallo sul declinar della vila. Appoggiandoci ad al-cune prove, che ci sembrano fondatissime, possiamo quasi sicu-ramente dire, che venne principiata non prima del 1514 (2);perci ha occupato poco pi d'un decennio, l'ultimo decennio del-

    (l) Anche questo codice trovasi nella Biblioteea Pallaviciniana, di cui formail pi bell' ornamento. Ad essa pervenne per eredit dd nobile G. Zarcaria, ilquale a sila volta l'aveva avuto in dono dal pnt riz!o ed erudito cremonese G. C.Bonetti. Il pi antico possessore del codice, che a noi sia noto, si G. B. Negri,zio dell' Arisl, autore di una inedita Storia dei Velcovi di CremONa. Ad esso erastato rubato (Vedi AR151, Crem. Itter., II, p. 18i).

    \2) A f. 26 della Cronaca, cio sul principlo dell' opera si trovano questeparole: Xotandum est quod a principiO aedffictlv1111 per Herculem "rbil IIIC/I-tne Cremonae Ulque in prelcnlem Cln'IU',' 1514 etc. ". A f. 43 rammentando diversltatti gloriosi per Cremona, viene a far cenno della famiglia degl Sforza e cita,come signore di Cremona a quel tempo, Francesco II. Ma il nome di questoprincipe in rasura e sotto ad l'880 si legge ancor distintamente quello di ~Iassmiliuno, del quale, e non di Francesco, fa cenno anche l'indicazione iu mar-gine Ili. Mnxlmianul Sphortia, che il B. non si ricord o di correggere o dicancellare. Alla sua et avanzata egli allude e nella dedica dell' opera a Fran-cesco II, ove scrive, che se il suo stile mancher d'eleganza ,. senectut nosiraehoc adlcribetldum duetto e iII una lettera a Gerolamo Careuzoni, inserita nellaCronaca lf. 280), mandandogh l'epitaffio da lui composto del marchese GaleazzoPallavicino (.30 Gennaio 1520): Et Il ca elrganlia, eo genere dlcendi tam di~gfiulil et elegante Carmen, prout Ili..... Mal'chio P"llafiicln", et t" promeremini ,"'Inine comperies, 'lon m,M led lenutNti nostrae ae pvllul decrepita aetati, tnll-fII'bUI t1tubantibul, 19raeque retustate semifractae Auc adlcrllJl roto .

  • 25r operosa vita del Bordgallo, Essa deve aver formato la suapi cara e geniale fatica, e allegrato colla speranza di lasciar no-me non oscuro ed un prezioso monumento ai posteri, i giornidella vecchiezza per s tristi, e resi piu tristi dalla vista cosi do-lorosa per un cuor nobile e generoso, dei mali della patria preci-pitata da uno stato di prosperit invidiabile, nella povert e nellosquallore. Certo da ammirarsi la fortezza d'animo del Nostro,che os assumere - hycmanlwus annis - si poderoso incarico, elo condusse quasi a compimento, sebbene la penna sia sfuggitadalle dita intirizzite prima d'aver segnato l' ultime linee dell' am-pio lavoro.

    La Cronaca incomincia proprio ab ovo secondo il non lode-vole costume di quasi tutti gli antichi cronisti ('), e arriva, di-

    il) Anche il GADI, nobile cremoneseche fu segretarlo del Comune e visseai tempi del Xostro, ha lasc.ato un libro stortco intitolato Betracuo multarumItiltoriarum et Chronicorum plurimorumque geltorum delcriptio, ed anch' essoprende le mosse dall' orlgne del mondo e giunge fino alla meta, o poco pi, delsecolo XVI. Posseduto un tempo dall' AUlSI passato ora alla Bibliotrca Naaio-nale.di Parma. Esso un Cod. ms. di l'arte 110 in q narto: segnato 909 nelle vee-ehie rPgislrazioni. Alla cronaca del Gadi, certamente autografa, che termina ap. 109 IIlato afZ'giunto un altro foglio in l'Ili si lgg-ono diverse annotasoni re-lative agli anni 1580-1599 scrltte da un tal Gioron Pietro Redeuolrlli, forse fi-glio di quel Jaeopo Rede"asclli, l'be cancellando nel titolo e in alcuni altri luo-ghi Il nome del Gad: tent di far credere da lui scritta questa cronaca: e gliprest fede il CAMPI: ma il plagio fu avvertito e fatto 1I0tO dall' ARIBI: giaccbil malaccorto plagiario in parecchi luoghi, ove il vero autore faceva di B stessoricordo, non introdusse altre razioni. La Cronaca del Godi ad ogni modo pocoimportante; comincia, al solito, dalla creazione del mondo Cl: il racconto pro-cede diviso nella sette et fino alla nostra Dall ' esame di questa Cronaca siamotratti a concludere, che essa molto probabilmente non altra cosa se non uncompendio dell' opera del Bordjrallo ; giacch 1I0n solo l'ordine del fatti mamolti documenti che si leggono in quella, in questa sono ripetutl. Cos leg-gesi e nell' una e nell' altra l' eptafo fatto dal Petrarca per 1:, morte del ni-pote: riz mundi etc.; le lettere scambiate fra Roberto im perato re e il Conte diVirt. Raccontando Gadi le scellerazg'inl d'un prete Romano ,1513), dice avervisto dei versi in proposito : Ter dena et sr de J/I,C scelerecormina tidi etpe1"l'giettedio praekrmisi, a docto licet edita; i quali versi che sono un Od!') comincianti:

    Peru Ltlcaon: "unc Cuciti eoces etc.

    si leggono appunto nel Bordigullo (ChI'. f 210): come presso questi si trovanoe l'epitaflo del Colonna e quelln del marchese di Pescara e la lettera, falsa overa che sia, del Soldano al re Francesco dopo la giornata di Pavia. Per que-Bta del Gadi vera cronaca non ; si direbbe meglio uno zibaldoue storico e fattocon poco criterio. Sulla fine aggiunge oltre che alcun i diplomi Cremonesi degliapocrifi testamenti romani e i versi del Clria in lode di Zonitlo. Sparge pure no-

  • 26visa in diciotto parti, fino al 1527 (I). dedicata COli lettera sem-plice e dignitosa, in cui si addimostra la necessit dello studio dellastoria, a Francesco II Sforza signor di Cremona (2). A questa de-dica seguono dei versi, che adombrano il disegno dell' opera e che,a tale riguardo, sebbene di poco pregio, sar utile il riferire :

    Burdigala ad titulos surgat mea Chronicha Christi,Alcmenaeqne decus : laudlbus Italiae,

    Et Mediolani, quondam domus Imperlalls,Sphortindum sedes nunc I!"t'nerl'sa Dueum.

    Franeisci ad laudes rnemoret quoque bella Secundi,Marte gravi In Galles nstabilesque Getaa

    Gesta tui latnisse dolet, genero-a Cremona,Archivio cives haec rapuere mali.

    Perdita, quae fuerant, iterum scintilla virl'scit,Hinc inde unita, Chronica grata dabit (3;.

    Siamo adunque avvertiti non essere Una semplice cronacamunicipale, quella che il buon Notajo si accinge a scrivere, mauna storia universale (1). Vediamo ora, come abbia saputo sbri-garsi dalla grave impresa.

    tizie qua e l di s e della sua famigolia: cosi sappinmo che era figlio d'una 01-doini, e dice d'aver tenuto la' carica di Dittatore dI'I Comune ; d'eSliere statosbandto da Cremona col fratello Trojano il 23 Febhrao 1521 per le relegazioniordinate dai Francesi. Nel 1545 gli morI una figlia Giulia, ler il Qual fatto com-pose un sonetto che riferisce, piuttosto affettuoso:

    Iutlta, flUa diletta, anima caraQUflflto presto da floi fntt hai partita!B l'alma tua con le beate unit,Qua gi lasciando a noi rttn si amara.

    (1) Altro fra i molti errori sparsi nell'articolo biografieo del LANCETTI, ~i quello d'aver scritto che la Cronaca del Nostro arriva solo all' anno 1516. In pi!strano errore cadde il RonoLoTTI che nei suoi Documenti Star. e Lett, di Cremon(p. 19) lasci scritto, che la Cronaca giunge fino al 1576! ... Ci dispiace che aullafede del Robolotti questo errore si legga ripetuto anche dal marchese SDIMI PI-CENARDI nel suo bel libro Cremona durante il dominio dei Fene:iani, p. lo.

    (2) Vedi Append. di Docum., Docum. n.(3: Con questi ultimi versi, nei quali appare un concetto che si ripete altre

    Tolte nella Cronaca (cos f, 42 etc.), il Nostro oltre che a devastazioni ora ignotedegli archivi patri, allude al fatto, che fin allora Cremona non aveva da ram-mentare alcun storico, all'infuori degli oscuri cronisti del xn e XIII secolo.

    (4) Questa descrizione del contenuto della sua storia, il B, la ripete nel titolodella prima parte: D. B. inclutae urbr"s Cremonne Patricii ChrolliCfJrum oeterumah iflitiQ mundi Mediolafli praecipue, Cremonae et Italiae ; omnium pror:inciarumBuropae reginae aggregatio suisque temporilJus PritlCipum, rerum gesfarum etCir:itatum addicio, supplemefltum et Chronica se Htstorta.

  • 27Nella prima parte la divisione del racconto in et fornita

    dane Sacre Carte : ne scorrono quindi cinque di 5270 anni (1), pri-ma di raggiungere la nascita del Cristo, colla quale termina essaparte, cui va aggiunta una illustrazione delle varie provincied' Italia e delle sue pi antiche e venerande citt. Segue poi la se-conda parte, che abbraccia il periodo ,li tempo compreso fra l'annoprimo dell'era cristiana ed il mille. E qui conviene che sostiamoun momento.

    Non riesce certo agl'val cosa il porgere un concetto precisodella materia svolta del Bordigallo in queste prime due parti. Ilmaggiore fondamento al suo racconto, esso lo ha trovato sicura-mente nella Bibbia: per il resto si dovuto, secondo ogni verosi-miglianza, affidare ad alcuno di quei compendi di storia univer-sale antica, come ne correvano ancora a que' tempi, composti nelmedio-evo e pieni delle favole pi mostruose, degli errori piassurdi, dei pi bizzarri capricci cronologici. Non quindi a ere-dersi quanta sia la confusione fra le tradizioni sacre e le paganeche appare in queste pagine; i personaggi ed i fatti mitologici siincontrano, si mescolano e si confondono coi biblici, coll' uniformeapparenza di personaggi e fatti storici; le gesta del popolo presceltoda Dio si alternano con quelle (lei Romani; i nomi dei re e dei pro-feti ebrei si accompagnano col ricordo dei consoli dei poeti. deglistorici del Lazio, e colle vaghe tradizioni della Grecia, della Persia,dell' Egitto. La storia antica non rintracciata nelle pure fonti de-gli storici classici, ma nelle impurissime dei cronisti e dei compen-diatori medioevali si colora quindi di mille strane leggende; giac-ch tutte le pi viete tradizioni, nate e cresciute ne' secoli barbari,il nostro storico le accumula con pazienza e diligenza grande, ac-canto alle notizie raccolte da tutte le opere antiche, che esso com-puls nella sua lunga e studiosa esistenza; e cosi la testimonianzadi Livio, di Diodoro, di Poli bio, di Cesare messa innanzi comeindiscutibile accanto a quella di S. Gerolamo, di S. Agostino, diOrosio non solo, ma di Sicardo, di Papia, del Fiamma di altri anchepi ignorati ed ignoranti cronisti (2). Per quanto disposti in favore del

    (1) Secondo i Settanta Interpreti, che il H. segue sempre, citando per anchel'Era Ebraica [probabilmente l'Era di Giuseppe Ebreo) che fa risalire la crea-none del mondo a 4163 anni prima della venuta di Cristo.

    ~2) Ecco i nomi degli autori latini citati dal B. nel corso della Cronaca, noncbquelli di altri antichi scrittori: Tito Ltnto (f. 8, 26), Diodoro (f. l), PolilJio (C. 303),Ct8flf'f! (C. 303), Hacrobio (r. 4), Valerio Mautmo (f. 21), Seneca (C. 8:, Eutropio:C. 8/, Grosio (f. 8), FilQ1Ie (f. 4), TullJ'lIeo \CI"lJnaca Phtolomaei, r.32) Isidoro (f. 26),

  • 28Nostro, non possiamo quindi a meno di domandarci come e perrhesso, che aveva acquistata un innegabile coltura, che conosceva ecitava volentieri i poeti e gli scrittori classici, che si trovava inmezzo a tanta vita di studi e di erudizione, non siasi tenuto fermoagli storici latini, ai pochi greci rimasti, gi in buona parte cono-sciuti, gi divulgati dalla stampa, n pi ormai nascosti ed ignoratiin indecifrabili manoscritti. Forse l'assoluta mancanza Ili critica,la fede eccessiva riposta negli scrittori anteriori, sono le causeche hanno dato origine nella cronaca del Bordigallo a questoguazzabuglio, non certo lodevole.

    Un esempio vivissimo di tutto quanto si ora accennato, loabbiamo appunto nella seconda parte, l dove l'attenzione delloStorico si volge specialmente alle antiche vicende nella sua pa-tria ed alle origini di lei. Il Bordigallo espone partitamente quat-tro opinioni, che erano allora in corso sulla fondazione di Cre-mona, presso vecchi autori registrate. Ma non credano i lettori chequeste quattro fossero le sole; ve ne erano ben molte altre, rife-rite dai nostri cronisti (I), e che il Bordigallo anch' esso ricordaqua e l. Secondo gli uni, Giove venuto in Lombardia, colla mo-glie Ginnane ed Alcrnena, muliere non satis bona, prenanie,avrebbe fondata sul Po una citt. che dal luogo ove riponeva isuoi tesori disse Crumena, donde Cremona. Secondo gli altri

    Boezio (f 283),8. Agoltino (f. lO e passim), 8. Gerolamo (f. 3, 4 e passim). Tra icronisti medioevali, quelll ch .. cita un infinito numero di volte SOlio Sicardo;vescovo di Cremona, autore di una Cronaca (vedi Mt:RAT. 8cript., torno VII): ElGalfJ"no Fiamma del quale per cita non mai il Munipulus ./furl/fII ma una cro-naca, che dall'autore prese il titolo rli Galrogniana e che ai conserva tuttora ine-dita in un Cod. (A. E. X, lO) della Braidense, Oltre a questi Jordani (C. 30), Papta(f. 14) e la C/trunaca Leoni if. 21) e quella Trojani tibd.) e unultra C/tronica Co-lonie'lli, (f. 28), sulla quale non d pi precise ndcaaon. A queste fonti devonsiaggiungere documenti ch' esso aveva trovato nE'gli archvt cremonesi E' che quali-fica, in modo generale, ora come atltiqua Chrunaca in Archi!)ii, Cremonae :C.341,ora Claroflicae nostra antiqu (f. 41), o Chrontcae antiqui'lIilllae itl Arducto dfgen-tfll etc" non che altri ancora, ch' ('gli copiava, senza darsi la pella di rlcordarl ;cos ad es. la narraaione che esso fa al f.24 della fondazione di Cremona per operad'Ercole trascrizione letterale dall'opera De origine U"iJium Italiae et ip'iu~ltaliae primo incolatu, che ancora inedita in un cod. Marciano [L, X, 169, cfrYALENTtNELLI, Catai. 11Ia Bibl. Marc" torno "I, p. 2i8), e dal Muratori l'MIritenuta di Ricobaldo da Ferrara IR. l. 8. XX, 861), opinione che il DARTOLIcrede erronea (I primi due ,fculi etc., cap. "II, p. 199). Se di qursto scritto aves-l'imo magHiori uotizie e pi copioa estratti, forse si verrebbe a conoscere piesattamente quanto il B. ne abbia cavato.

    (1) Si consultno in proposito il CAMPI, il GADI, il C'A\'ITELLI, l'AlliBI ecc,

  • 29invece, Brimone, trojano, fuggendo dall'arsa patria, avrebbe eret-to una citt, Brimonia, che dopo l'incendio sofferto, per opera dichi non noto (I), si chiam ex cremalione, Cremona, Ma piudiffusa di queste e dell' altra opinione, che Cremona avesse originenella prima guerra punica dai consoli mandati contro Annibale,si era, che la citt dovesse. l' esistenza sua ad Ercole, che andandodall' Asia in Spagna, nel passar per la pianura padana, uccise deiladroni o dei giganti, e fond a memoria del fatto un castello, Alc-menae castrum, dandogli il nome della madre sua, nome, che simut poscia in quello che per sempre conserv (2).

    A queste tradizioni classiche si uniscono leggende dovute in-tieramente al sentimento cristiano. Gi fin dall' VIII secolo, e laGraphia aureae Urbis Romac ce ne porge le prove, si era cerca-to di conciliare le grandezze latine, altrici di generosa alterezzanei uepoti, colla autorit non violabile delle Sacre Carte. Da que-sta preoccupazione costante degli spiriti nel medio-evo nacque unaserie inesauribile di trasformazioni nelle prime storie dell' umanastirpe: l' Arra, ad esempio, dopo il diluvio, venne, a detta dei no-velli mitografi, portata dall' onde in Italia e pos non pi sulle ci-me dell' Ararat, ma sovra uno dei Sette Colli. No vi fond unborgo che l'l'ebbe e. s'ampli per l' aggregazione di villaggi vicini,fnch Romolo lo cinse ili mura e lo chiam Roma (3), La gran-dezza della Citt Eterna era cosi stata stabilita dal divino consi-glio: uno fra i nati da No, astrologo e profeta, aveva predetto,

    rI j Cremona, secondo le narrazioni 'dei cronisti, sarebbe stata incendiata daBrenno, da Giuda Sicambro, Amilcare, dai soldati di Vespasiano, dai Goti, daAttila, da A~i1ulfll, da Barbarossa, da Andrea Visconti! (Vedi BORDIGALLO, CItrati.,f. 26, 2';',28,30,31,43,44,45 eec.).

    '21 CAran., r. ':H " Tu ne Hercut. [post Trojae captiofleml ad Hispano, per-tf'tltUirit per ptnnam Longwlliardiofll miranda focien. ""Om tnter caetera Olgon-Inn f

  • 30che la prima citt fondata dopo il diluvio sarebbe stata la reginadella terra, caput mundi (I), e Roma ritrovava quindi in un ori-gine nuova, ma sempre divina, la fonte del suo splendore ; e dive-niva per i feeli doppiamente degna di. quella riverenza, che Dan-te tribuva perfino alle pietre, che nelle sue mura stanno (2).

    Un nipote di No, Tubral, erigeva poi Ravenna; altri Ge-nova, Pavia, Milano, Cremona (3); cosi le glorie pagane erano daipii cronisti fatte pi pure e pi vivaci, rivocandole a cristianiprincipi, e ne nascevan quindi gli accozzi bizzarri di tradizioni e difiabe, che, come presso molti altri, hanno trovata diligenza di racco-glitore nello storico nostro. Naturalmente esso riferisce queste fa-vole e altre consimili sovra Roma, Milano, e la sua patria, senza oc-cuparsi di farne la critica; sarebbe assurdo il pretenderlo da lui:da lui, che non solo le ritrovava riferite come autentiche nelle sto-rie di cui si serviva; ma viveva anche in tempi. nei quali il ri-sorgere della classica antichit ravvivava il desiderio di conser-vare ed assodare le ricordanze gloriose del passato. Perci non meraviglia, se, pronunciando un giudizio sulle diverse opinioni in-torno alle origini di Cremona, esso preferisca a tutte, quella chela vanta opera d'Alcide (I): e questo orgoglio di eroici principi,

    il) Cllro7l., r. 4: Conswnato Di/urio, Xoe vixit Cel annis solaribu$ ~t riditex le, ante quam rito. dcederet XXlIll mI/io. f)irorum et pIUII, inter masculos etfoeminas, de natts. QUOruf/1 de numero llqbuit [am dictum Jonicum filiulII, qui fuitU1llgnul astrologus el raticinator, multa praediant futura, praecipue ut supradixi, in orbe terrarum quatuor reou m-txi,a essent futura, Il. Imperium ASIIY-rtorum, Persnrum, Graecorum et Romanorum. quantl'que iempore durare llaberentet de Cinitat qua esset prima condendo post dill'riUlil quae esset dominat"tius mUlJdi ..... Ex hoc apparet quod Roma fUl't antiqiussma Cil'itatum Ita-ltae, imo tolius mundi, rattone lui situ . Cfr GALVAXO FLAMMA, 1Ilanip. flor,CiP. IV.

    (2) .. B cert: sono di ferm opiniuM che le pietre, clle nelle mura Bue siansu,siena degne di rioerensa : e il suolo dove el/a siede sta degno oltre quello cile pergli uomini predicato v. Cunv., tomo IV, cap. 5.

    (3) Disignum ete., f. 1. Nel Carme d'introduzione:Tra:cisti de stirpe J apllet primordia clari;

    Italiam ceniens, remige pre$llt aquas.(4) CAron., f. 42: e lCrenwnae] vero de origine, situ et auctoribus cum f)ariae,

    longefJa per tempera, accedente ter cumbuBtione, opinionel insupe" eeiere, quaeiterum rt,fferam. BrefJiter oobt, mei amantissimi Cif)es, quomodo potero, ilIara".dioergitatem et dieta exponam: suspe'lsal# de ipsil oeram teneo sententiam. Siautem judicium Hustrum queritil, ab Hercu!e alltique constructam fore censeo:fidei articutum esse judicet nemo, Deus Ipse nmcrtalis Icit ".

  • 31lusinga lui, come lusingher il Campi (1), e fin dai secoli pi oscu-ri ha commosso l' animo dei cremonesi, i quali al divino loro pro-genitore aveano rizzato un tempio e chiamavano simulacri delDio e della madre sua Alcmena, e come tali onoravano ogni anno,due rozze statue marmoree, che ancor oggi si conservano nellafacciata della Cattedrale (l).

    Appoggiandosi alle opere di molti storici. ed a cronache a noiignote, ch' egli trovava nei pubblici archivi, il Bordigallo entra poinrl racconto (Ielle vicende della sua patria dopo il mille, unite per lopi con quelle del Ducato di Milano. Sebbene a noi convenga tras-volare su questa parte dell' opera del Nostro, pure non vogliamotacere, che essa contiene ragguagli notevolissimi. La storia del Co-mune cremonese in perpetua lotta coi vicini, che cade poi sotto ildominio visconteo, unendosi cos in istretta comunanza di sventuree di glorie con quella citt, contro la quale aveva con sl tenaceodio combattuto per secoli, notevole pe r la molta esattezza concui sono riferiti i fatti, le date, i nomi dei consoli, dei podest,d-i governatori, Le parti V e VI che comprendono l' et deiprincipati, dovrebbero venire senza fallo consultate da chi si vo-lesse oceupat'e accuratamente dei fatti avvenuti allora in Lombar-dia. Le guerre dei Visconti con quasi tutti gli altri stati dell' Italiasettentrionale e media sono narrate minutamente: vediamo nellaCronaca crescere a mano a mano il dominio visconteo e far ombraai potentati vicini; succedersi l'uno all' altro, fra continue guer-re, quei principi crudeli, ma di grande animo, la cui serie cedecon Filippo Maria il soglio alla novella famiglia degli Sforza. Leguerre di Francesco I col suocero, quelle di costui coi Venezia-ni' quando quegli avventurieri, che si chiamarono il Gattamelata, ilPiccinino, il Da Barbiano, cangiavano a lor senno la fortuna dei

    .l , ,...... gia di,p,si di far di Bronzo vna Statua d'Ercole, in forma diQ,!0I10, la quale si duuesse riporre 'ilei mezo de la Piazza sopra 1:'11 Piedistallo dilritll"lllo !;ianro, ornato da i loti di quattro tarole di Bronzo, fatte di mano mia,d'l8tvrie in bI/ISO ri'iruo, pertinenti ai fatti illustri di molti antichi Heroi Cre-IliQlI(li, l't gi ne mostrai nel uostro Consiglio il modello adi XIV d'Agosto del-l"anno M.V.LXXI V. cane di quel fumoso Heroe, da cui si gloria'la Citt nostro,di essere stata gi tanti sl'Coli SOlIO, r atorosomente liberata, et magnijicameuteristorata >I. Cosi il Campi nella Dr-dica dr-Ila sua Storia ai Consiglieri.

    ,2) Chro,., f. 24: Uigrmtis in memoria Hercuu cum pila in manu, Ma-trilqne bJ/agines a Crellw1Iellsibus singulis annis in rigilia Assumptionis Vir-giAi"dllu ...tur ustibus albi rubeique coloris, Cremonensium insigne >I, e f. 42:

    7ual Il',lInl/lii ,mt/quarUl}. ipsusmet Jokcnin et Bertazclae esse dicunt .

  • 32combattenti, passando dall' uno all' altra parte; tutto questo perio-do di ben alta importanza non si legge certo senza frutto nella sem-plice e rapida narrazione del Bordigallo, che qualche volta si piace .aggiungervi dei documenti. Ma esso non raggiung per per noi -cosa troppo naturale -l'interesse che offre il racconto (lei fatti,che si svolsero ai tempi dello scrittore, e de' quali egli stesso fu at-tore e testimone nella lunga sua vita.

    Mentre la storia di quattordici secoli racchiusa dal Bordi-gallo in otto parti, a quella di un secolo al pi, dalla fine cio delquattrocento sino ad un terzo del cinquecento, egli consacra lerimanenti dieci parti, divise tutte in periodi brevissimi (l). Collaparte IX della Cronaca si passa dal racconto rapido e complessivodei fatti, alla narrazione minuta, al ricordo particolareggiato di ogniavvenimento. Questi tempi, in cui il Bonligallo vissuto, sono ipiu tristi che conti forse fra i molti tristissimi, l'Italia. Essa di-venta dall' una all' altra estremit, dal Ducato di )Iilano al Reamedi Napoli, agognata preda di prepotenti stranieri; la Lombardia fatta campo di guerre lunghe, intricate, fra principi oltremontani enazionali: guerre le quali cangiano rapidamente di natura e di og-getto, si mutano e si trasformano cosi, che gli alleati d'oggi sonogli inimici del domani; la concordia segue alla contesa; l'offesaall' amist. In mezzo al tumultuare de' Francesi, degli Alemanni,rle6'li stati italiani ancora potenti, Cremona, una fra le pi ragguar-devoli piazze forti della Lombardia, diviene naturalmente possessovagheggiato da ogni fazione; quindi, in breve serie d'anni, lascorgiamo passar d'una mano in altra, venduta, conquistata, sof-ferente mille mali.

    Sebbene priva del SIlO libero reggimento, pure godendo tran-quillita sotto il dominio sforzesco, essa sulla fine del XV secolo ancora fra le piu importanti citta di Lombardia. Le scienze, lelettere, le buone arti hanno in essa splendido incremento; i suoi

    (l) La Parte I, divisa in cinque et, VB dall'origine del mondo all'anno 5200(f. 1-25), la 11 dal primo anno dell'Era Cristiana al 1100 (f. 25-41), la III dal1100 al 1250 lf 41-57), la IV dal 1250 al 1381 lf. 57-iO), la Y dal 1381 al 1412:f. 7088), la n dal 1412 al 1440 (f. 88-112), la VII dal 1440 al 1460 (f. 112-139),l' VIlI dal 1460 al 1480 lf. 139-155), la IX corre dal 1498 al 1:]13 (f. 155-176),la X ddl 1513 al 1515 (C. 176-193), l'XI dal 1515 al 1516 (f. 193-213), la XIIdal 1516 al 1517 l.f. 213-226), la XIlI dal 1516 al 1517 (f. 226-2:>2), la XI' dal1517 al 1518 ,f. 252-268), la XV dal 1518 al 1522 (f. 268-330), la XVI dal 1:]22al 1525 (f. 330-389), la XVII dal 1;)~5 al 1527 (f. 389-416), la XYI1l il 1:]27(C. 410417).

  • 33campi, che le ben condotte acque irrigano copiosamente, le assi-curano la ricchezza e l'abbondanza (1); le mercanzie, scendendo ilPo, affluiscono da ogni parte nei suoi magazzini; le industrie sontanto cresciute da alimentare ben tredicimila famiglie colla tessi-tura della lana, del cotone, della seta e del lino (2). La popolazionenumerosissima altrettanto ricca; i mercanti che percorrono lon-tani paesi, non hanno nulla da invidiare ai venali o ai fiorentini,e come essi arditi e doviziosi, possono sovvenire col loro oro allenecessit dei principi (I). Nel 1499, dopo la fuga di Lodovico il MoroCremona sebbene a malincuore, per espressa volont del re Carlo si arrende ai Veneziani (10 Settembre), che da tempo ne ambivanoil possesso e la tennero fino al 1509, con governo clemente alprincipio, gravosissimo poi per i sospetti e le diffidenze della Signo-

    :1) Dilig'llum ecc., f.2: ..... tu tenus Eridaflum,Montibus ast Olium oeniens decurrit : et Abda

    Perriuens oersus Oceanum resecat,Serius Mnc oritur; rifJulos dans iN'igat aros:

    Pingut!lcitque lolum, quod satwratur aquis.(2) Di'igtlum ecc., f. 4: Jfercanciae a dioersis partibus rtlulldi ad hunc

    Ilrbem per dictum jtl4l11Cil [Eridanum] cOil./fuunt adeo ut ratione militante, alteraJQliua se Yeneciae dici potest ; al f. IO dopo aver discorso del reggimento deiMercanti, ag~iunge: De numero Mercatorum cum injlllitus sit nUfilerU8 .hlllCfiru'l itl ,pecie ponam. Tamen iII genere, in rebus tnercanti/ibus quam plureHOItrac Crenwnae tam lauarum, bO:Jilb1/ciS, specierum de amni gellere, quam pigno-111101111#, pa'lilanae et liili, gemmarum et aliorum praetiOlorulll ceteraquererumc~ilibet generi, Mercantilium adsunt c . Cremona infatti esportava ogni anno daVenezia per 104 mila ducati nel solo cotone, e vi importava pezze 40 mila diIustagno del valore di 170 mila. Della ricchezza che in citt nasceva da questa80ridezzaindustriale, abbiamo una pregevole testimonianza in quella relazionedi Paolo Pisani, che gi dovemmo citare (Nota l, pago 21). Dice esso, che le danerallo eesute doro... Et cile flan fii Capelari w cai di parte di seguito, e tutte le!atll1t quasi partide, perch non si tristo Cremonese, cile 1/0'11 /tabi qua/cheilltr/Jdella.

    (31 Dilignum, f. lO: Ezto/endi et magnijicandi Mercatores, qui 1I0n solumrn"slll orientem et montes, verum et eersu tneridiem et occasum suis cum mercibusIUIrigantu praticaniur et trajirantur: tllorumqu fama ubi[ibet manifeste oppa-rrt , Fra i mercanti cremonesi veramente illustri erano gli ~lffaitati, i qualinelllCCOlo XVI, nonch in Italia, ove primeggiavano, avevano banche e fondaciin altre parti d'Europa. llfartire Affaitati detto dall'Anonimo cronista cre-monese, gi citato, primo mercadante d' Italia e zentilhomo Cremonese ; Giau Cadojfaitati, divillissimo >, a giudizio delt'Aretno, prest a Carlo \" centomila du-catid'oro. Della splendidezza di questa famiglia, possono far testimonianza lenozze celebrate in Cremona nel Febbraio del 1519 fra un Affaitali e una SecckdiCaravaggio; di cui il B. d ampia descr-izione, che, a titolo di curiosit, ripro-durremo nell' Appendice (Doc. Hl],

  • 34ria. La battaglia d' Agnadello, ave gli eserciti della Republicatoccarono si f,rran rotta, induceva i cremonesi, il territorio deiquali era corso e saccheggiato dalle snlrlatesche della Lega, a sol-.levarsi in faver dei Francesi: vi entrarono essi, e re Luigi rin-graziando della spontanea dedizione, accolto con solenni feste alsuo arrivo, toglieva perci alcune imposte e tributi fra quelli giesistenti (I). Nel 1512 (8 Giugno), la citt tornava in mano allaLega Santa, e da questa veniva restituita a Massimiliano Sforza:rallegraronsi i cittadini dell' acquisto di un principe italiano, erededell'antica casa dei duchi di Milano; ma il dominio di questo gio-vane, vissuto tristamente in esilio, malinconico e bizzarro, che conprodiga generosit largheggiava coi suoi favoriti, di terre e domini,e spendeva i denari dello stato in' magnificenze rovinose, non po-teva corrispondere alle suscitate speranze. Le molestie che arre-cavano aUa citt i Francesi, elle non erano stati ancor espulsi dalcastello di S. Croce, le tasse gravose (-), il contado impoverito edanneguiato dalla guerra riducevano intanto Cremona in uno statodi anarchia e (li tumulto, che non cess certo, anzi si accrebbe,quando Francesco I con grosso esercito scese nel 1515 nuovamentein Italia (I).

    il) Per quanto rig-narda questo periodo si veda il bel libro del SoMMI PICE-lIIARDI.

    1.2) A quanto narra il B. i cremonesi pagarono, oltre le solite tasse, nelGiugno del 1:,12,40 mila ducati al cardinale di S. Pudenziana, capo dell'esercitodella Lega. Nel Febbraio 1513, Gerolamo Landriano per il duca esigette unatassa di 15 mila dncati d'oro sui terreni in ragione di un soldo imperiale P"'qualibet pertica terra e possidenti. Il 16 Aprile, Cu imposta una taglia di ducati2 mila sui mercanti, ed un' altra, di cui il Cronista non riferisce l'importo, Buipossessori di terreni. Il 25 dello stesso mese, la citt dono 2 mila ducati a Massi-miliano, altri 2 mila ne ng-giunse per evitar di allozg'iar trnppe spaguuole nellesue mura. Sulla fine dell' anno, una taglia di 20 mila ducati fu riscossa per soc-correre il principe: nella primavera del 1514 i medlci.j-ostrett a pagare unaimposta, rifiutarono e fuggirono tutti da Cremona. Nel Giugno altre tassesulle acqne dei navigli e sui mulini: chiunque Irrigava i suoi campi, dovevapagare;} soldi impero per pertica, ciascun molino lO ducati: sulla flne dell'annogli esattori ducali imposero altre gravezze, che il Cronista non indica partita-mente Infine nel Settembre del 1515, fu esatta un'altra tassa di 700 ducati perpagar le trnppe.

    131 Chron., f. 191: " Pro dolor! mairtmaeet injinitae extorsionel et poenne:iii urbe tutu erat nemo, extra pejora t uudique lotrocuafurta et rapil/ae ne-plumda: dentque omllf ge/1U1 morborum lemporibus isti ubique regnabat. Oastra,r illae et toca deserta erant : il/genti fame morbisqne laborobaut : angustiae infer-au, terrores, honaridi, partiuu: sectue et ii/fil1ita alia malti aderant .

  • 35Come il Ducato intiero, cosi anche Cremona ricadeva presto

    nelle mani dei Francesi. Questi a vendicarsi delle antiche offese suicittadini, oltre all' arroganza insopportabile che li rendeva odiosi,sotto colore di fortificare la citt, l'anrlavano sformando e di-struggendo; faceano cadere, col cavar profonde fosse a' lor piedi,gran pezzi di mura, he, venuta la necessit, alla peggio rialzava-no; smozzicavano i merli. atterravano le torri, gettavano a terratutte le antiche porte, rafforzando solo il castello di Santa Croce,che, inespugnabile per le opere di difesa e per la postura sua, eraperpetua minaccia alla citt. (I). Il Consiglio richiamavasi di questearbitrarie demolizioni, che toglievano alla citt bellezza e memoriegloriose; ma riuscivan vani i lamenti; scrivevasi al Senato di Mi-lano e nulla s' otteneva; intanto i soldati andavano per le vie bra-veggiando. intimorendo i cittadini, struggendone gli averi ~). A

    (2) Nel Marzo del 1:110, furono, per ordine del governatore De Prie, atterratii merli e le torri delle mura comprese fra Porta S. Luca e Porta Ognissanti (f.234) ; il 5 Aprile,