Arrampicare in Svizzera ITA

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COLLANA LUOGHI VERTICALI EDIZIONI VERSANTE SUD

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Chi meglio di Matteo Della Bordella poteva raccogliere il testimone lasciato da Aristide Quaglia e Fulvia Mangili, autori della prima edizione di Arrampicare in Svizzera? Pubblicata nel 2004 ed esaurita da diversi anni, questa guida raccoglie una selezione di itinerari di arrampicata di tutte le difficoltà, dal facile all'estremo sulle pareti più importanti di tutta la Svizzera, e alcune proposte di belle falesie mete a sé stanti o compendio alle vie lunghe.

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COLLANA LUOGHI VERTICALI

EDIZIONI VERSANTE SUD

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Prima edizione Maggio 2012ISBN 978-88-96634-46-2

Copyright © 2012 VERSANTE SUD S.r.l. Milano via Longhi, 10, tel. 027490163www.versantesud.it

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Copertina Matteo Piccardi su Infinite Jest, Wenden (ph. Riki Felderer)

Testi Matteo Della Bordella

Disegni Eugenio Pinotti

Stampa Monotipia Cremonese (CR)

Ringraziamenti

NotaL’arrampicata è uno sport potenzialmente pericoloso, chi lo pratica lo fa a suo rischio e pericolo. Tutte le notizie riportate in quest’opera sono state aggiorna-te in base alle informazioni disponibili al momento, ma vanno verificate, e valutate sul posto e di volta in volta, da persone esperte prima di intraprendere qualsiasi scalata.

Per prima cosa ringrazio mio padre Fabio, che seppur non abbia contribuito direttamente in questo lavoro, ha il merito di avermi trasmesso la passione per la montagna e scarrozzato per i primi anni su e giu per molti dei posti descritti in questa guida. Sentiti ringraziamenti vanno anche a tutti i miei com-pagni con cui ho visitato, scalato e aperto vie e con-diviso con loro delle belle avventure, in particolare a Fabio Palma, ma anche in ordine sparso a Franz Carnati, Paolo Spreafico, Davide Mazzucchelli, David Bacci, Nicola Vonarburg, Domenico Soldarini, Silvan Schupbach, Fabrizio Fratagnoli, Andrea Caloni, Ger-mano Langeli, Tommaso Salvadori e Luca Auguadri. Un ringraziamento particolare va anche a Riky Feld-erer, che tante volte, sebbene non legato alle stesse nostre corde (ma ad altre molto più marce), era con noi in parete.

Un ringraziamento speciale anche a tutte le persone che con le loro interviste hanno permesso di arricchi-re questa guida con i loro pareri: Chris Moser, Nico-las Zambetti, Jimmy Palermo, Lorenzo Merlo, Marcel Dettling, Stephan Siegrist, Nicola Vonarburg e Franz Carnati (ringraziamento doppio per gli ultimi due…)Desidero inoltre ringraziare tutti coloro che mi hanno in qualche modo aiutato in questo lavoro, fornendo-mi materiale fotografico o indicazioni utili dei luoghi, ovvero: Lorenzo Bosi, Eugenio Dall’Omo, Andrea Sommaruga, Lucio Nadig, Stefano Bianchi, Luca Gri-golli, Pesche Wuthrich, Bixio Gallera, Fabrizio Guidot-ti, Stephan Siegrist, Mario Giacherio, Reto Ruhstaller, Peter von Känel, Matthias Trottmann, Stephan Schi-bli, Leyla Ciragan, Luca Baruffini, Claudio Camisasca, Lukas Durr, Mario Sertori, Luca Calvi e Lucia Prosino (per le traduzioni dal tedesco).Grazie infine a Fulvia Mangili e Aristide Quaglia per la grande eredità che mi avete lasciato con questa guida!

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Matteo Della Bordella

ARRAMPICARE IN SVIZZERAVie e falesie scelte

UriValleseOberland BerneseObwaldenSchwyzVaudGrigioniSan Gallo

EDIZIONI VERSANTE SUD

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4 Matteo Della Bordella, Wenden, Infinite Jest (P. Bagnara) g4

Prefazione“Arrampicare in Svizzera” è la mia prima esperienza come autore di una guida di arrampicata. Dopo più di due anni di la-voro posso dire che è stata più difficile e faticosa del previsto. Certamente non per il fatto di dover andare a scalare in Sviz-zera e visitare posti nuovi, cosa che avrei fatto comunque, ma per il mio modo di andare in montagna che da sempre mi porto dietro e che mi fa amare di più le esperienze avventurose, con un po’ di mistero e i posti da scoprire rispetto alle descrizioni accurate che ti dicono dove piazzare il friend.Con questa guida ho fatto tuttavia del mio meglio, conciliando le due esigenze, per mettere i frequentatori della Svizzera nelle migliori condizioni per arrampicare su vie e falesie, cercando di raccogliere tutti i consigli e le informazioni utili e al tempo stesso di invogliare chi legge ad andare a scalare in questi posti.

Questa guida include una selezione di pareti e falesie di tutta la Svizzera ad eccezione del Canton Ticino e della Val Bregaglia nei Grigioni. Selezione basata su gusti personali e non solo, in quanto purtroppo sarebbe impossibile contene-re tutti i siti di arrampicata in un unico volume.Una parte cospicua del lavoro preceden-temente fatto da Fulvia Mangili e Aristide Quaglia nella prima edizione è stato riuti-lizzato, rivisto e aggiornato. In aggiunta a ciò, ho scelto di ampliare la selezione del-le vie descritte includendo anche itinerari

dal carattere plaisir, ovvero ben protetti a spit e dalle difficoltà non troppo ele-vate. In particolare la zona del Passo del Furka e della Valle di Göschenen offrono numerose e frequentate alternative per gli amanti del granito su difficoltà an-che contenute. Alcune importanti novità descritte sono in ordine da Est a Ovest: la zona dell’Alpstein (per quello che ne so ancora mai descritta in nessuna guida italiana), la zona di Engelberg e in par-ticolare le pareti del Titlis e la falesia di Schlanggen, la sopracitata Göschenertal, l’Oschinensee nella zona di Kandersteg e delle interessanti pareti di granito nella zona del Vallese, come il rinomato Petit Clocher du Portalet e la nuova Medji. An-che la scelta delle falesie trattate è stata rivista e ampliata, tra le più importanti novità ci sono la strapiombante Gim-melwald e Rawyl nel Vallese.Ampio spazio è dedicato alla zona dell’O-berland Bernese, in particolare ho scelto di trattare nel modo più esaustivo possi-bile le pareti del Wendenstöcke. Di tutto l'arco alpino queste sono quelle a cui mi sento più legato, quelle che nonostante io viva in Italia a due ore di distanza, sen-to come le mie pareti di casa. La mia storia personale col Wenden inizia nel 2003 quando, dopo una ripetizione della via Sonnenkonig (che battaglia…), dentro di me scatta una scintilla che mi fa innamorare di questo posto. Negli anni successivi su queste pareti ho aperto tre nuove vie e ne ho ripetute circa una qua-rantina, cioé più della metà di quelle esi-

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stenti, crescendo e imparando molto, da un punto di vista alpinistico ma non solo. Una perla di questa guida e un esempio di come ho condotto il lavoro è la descrizione completa della zona del Mähren, effettuata per lo più senza avere in mano precedenti relazioni, ma semplicemente andando a esplorare e ripetere le vie già presenti.Un’altra zona descritta in modo completo è quella del Rätikon, meta anch’essa di miei numerosi pellegrinaggi dal 2004 in poi, posto fantastico sia dal punto di vista arrampicatorio che paesaggistico, ma che nella mia personale classifica occupa il se-condo posto dietro al Wenden.

Ad alcune tra le molte persone che mi han-no aiutato in questo lavoro ho pensato di chiedere dei consigli generali per arrampi-care in Svizzera, e così, sparpagliate tra un posto e l’altro, troverete alcune interviste con alpinisti per lo più poco conosciuti che scalano o aprono su diverse difficoltà, ma che la Svizzera la frequentano molto e da molti anni; potrete perciò ricevere anche da loro alcuni suggerimenti e consigli sui posti più meritevoli.Detto ciò, mi auguro di aver fatto un buon lavoro, utile e accurato al punto giusto, ma soprattutto di farvi venire un po’ di voglia di andare in Svizzera a scalare, quindi……BUONE RAGLIATE A TUTTI!

Matteo

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Göschenertal 141 Salbit 162 Voralpkurve 363 Gandschijen 464 Bergseeschijen 505 Schijenstock 546 Schwarze Wand (Falesia) 57

Furka 58 7 Chli Bielenhorn 60 8 Hannibal Turm 66 9 Galenstock 6810 Graue Wand 7011 Dammazwillinge 7812 Gletschhorn 8213 Winterstock 8414 Lochberg 8615 Schöllenen 88

Grimsel – Susten 9816 Eldorado 10017 Handegg 10818 Sustenpass 11419 Pfaffensprung 120

Klausen 12420 Chli Glatten 12621 Hinter Glatten 13422 Signalstock 13823 Brunnital 14224 Ibergeregg (Falesia) 15525 Muotathal (Falesia) 158

Melchtal 16026 Ofen 16227 Cheselenflue 17028 Stockalp (Falesia) 17629 Bubiwändli (Falesia) 178

Engelberg 18030 Gross Sättelistock 18231 Ruchstock 18432 Laucherenstock 18633 Fürenwand 19034 Titlis Nordwand 19235 Schlänggen (Falesia) 198

Meiringen 20236 Titlis 20437 Wendenstöcke 21038 Tällistock 27039 Signal 27440 Engelhörner 28041 Klein Wellhorn 29842 Engstlenalp (Falesia) 30243 Cevi (Falesia) 30644 Lammi (Falesia) 30945 Schillingsflüe (Falesia) 31146 Lungern (Falesia) 314

Grindelwald 31647 Eiger 31848 Scheideggwetterhorn 33049 Hintisberg 33850 Lehn (Falesia) 34451 Neuhaus (Falesia) 35052 Gimmelwald (Falesia) 352

Kandersteg 35653 Doldenhorn 35854 Oeschinensee 36055 Ueschenen 36456 Gehrenen (Falesia) 36857 Elsigen (Falesia) 37158 Winteregg (Falesia) 37559 Wildi (Falesia) 378

Vallese – Valais 38060 Dôme du Slot 38261 Sanetsch 38862 Petit Clocher du Portalet 39863 Rawyl (Falesia) 40464 Medji (Falesia) 410

Vaud 41265 Miroir d’Argentine 41466 Les Diablerets 42067 St. Loup (Falesia) 424

Grigioni – San Gallo 43268 Rätikon 43469 Alpstein 48670 Chropfberg (Falesia) 49871 Voralpsee (Falesia) 501

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I protagonistiMarcel Dettling (Furka) 96Jimmy Palermo (Brunnital) 154Nicola Vonarburg (Wenden) 242Franz Carnati (Wenden) 268Nicolas Zambetti (Eiger) 336Stephan Siegrist (Eiger) 337Christoph Moser (Alpstein) 496

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2100 m.2200 m.

200 m.350 m.

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Le pareti Sud e Sud Ovest offrono una manciata di vie super su roccia compatta e spesso lavorata a canne, in particolare sulle vie Bachlirinna e Margrithli. Eccezion fatta per Bachlirinna, che presenta due tiri, mol-to ripidi e super chiodati su roccia molto compatta e povera di prese, ancora da liberare, il resto delle vie prensentano un’arrampicata per lo più di placca che richiede un ottima tecnica di piedi e una buona friction delle scarpette.

Periodo Giugno-Ottobre

Avvicinamento Per raggiungere le pareti Sud e Sud-ovest del Wiss Stöckli conviene parcheggiare dopo il paese e imboccare la traccia di sentiero che risale prati e detriti. La parete Sud, che non è visibile dal parcheggio si raggiunge aggirando sulla sinistra lo zoccolo roccioso che è la naturale prosecuzione della parete Est- Il sentiero non è molto battuto, ma abbastanza intuitivo, una volta raggiunto il piccolo colle che delimita la fine dello zoccolo, la parete Sud diventa ben visibile e si attraversa verso destra, percorrendo il lato destro della valle che si for-ma tra Wiss Stöckli e Gross Ruchen (la parete dietro) verso la sua base. Per la parete Sud-Ovest invece occorre proseguire oltre la parete Sud, quindi continuare ad attraversare abbassandosi leggermente, la parete risulta visibile solo alla fine dell’avvicinamento

1,00 h Sud1,30 h SW

Wiss Stöckli - Parete Sud

S e SW

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fWiss Stöckli, Plattawag (arch. J. Palermo)

1 SChNUDERMEIDlI H H H H

A. Arnold, M. Aschwanden, 2000200 m. (5L)5a (5a obb.)/S2/IIIMateriale: 2 corde da 50m, friend e nutAttacco: Sul lato sinistro della parete Sud-Ovest, primo tiro molto facile su zoccoloDiscesa: in doppia su Hurlibueb

2 hURlIBUEB H H H H H

A. Arnold, S. von Rotz, 2000200 m. (5L)6b (5c obb.)/S2/IIIMateriale: 2 corde da 50m, friend e nutAttacco: a destra della precedente, primo tiro facile sulla sinistra di un cono erbosoDiscesa: in doppia

WISS STöCKlIParete Sud-Ovest

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e Wendenstöcke 3042 m.Il Wenden è senza dubbio un posto unico nelle Alpi, che sta acquisendo sem-pre più popolarità tra alpinisti e arrampicatori sportivi che vogliono cimentarsi con vie di più tiri in ambiente alpino.Wenden è unico per una serie di motivi: primo tra tutti ovviamente la roccia, un calcare estremamente compatto e solido generalmente molto aderente e lavorato al punto giusto da permettere un’arrampicata molto tecnica ma che comunque richiede una buona dose di forza, soprattutto nelle dita; in secondo luogo l’elevatissima concentrazione e numero di belle vie presenti: qui è oggettivamente difficile trovare vie che non valga la pena di ripetere, la scelta è estremamente ampia; infine l’ambiente che si trova sulle vie è a sua volta unico: nonostante il Wenden sia un posto a due passi dalla strada del Susten e non lontano da centri abitati su certe vie e certe pareti si respira l’aria di avventura e nonostante la presenza dello spit un po’ di intuito alpinistico è meglio averlo e unirlo alle capacità arrampicatorie.Il periodo migliore per scalare al Wenden va da giugno a inizio ottobre. Tut-tavia dopo un buon periodo di alta pressione si può scalare in qualsiasi pe-riodo dell’anno, munendosi dell’attrezzatura necessaria per l’avvicinamento. Le pareti asciugano piuttosto velocemente, tuttavia in caso di precipitazioni è opportuno tenere presente la quota della neve: se ha nevicato al di sotto dei 2700 metri di quota molte vie resteranno bagnate fino allo scioglimento della neve (ma ci sono delle vie come Lancelot, Troja, Squaw, Hakuna Matata e altre che restano praticamente sempre asciutte), se ha nevicato più basso ancora si sconsiglia di attaccare le vie, già l’avvicinamento può diventare rischioso e impegnativo.È opportuno ricordare che ci si trova in ambiente alpino, non sottovalutare av-vicinamenti e discese e consultare la meteo prima di intraprendere una salita.La roccia, come detto prima, è calcare estremamente compatto che offre po-che possibilità di protezione in modo tradizionale. Per la chiodatura fare rife-rimento ai singoli itinerari e alla valutazione estesa; in generale si consiglia, anche per le vie più facili, una buona padronanza del grado obbligatorio richiesto.

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Storia La storia di queste pareti è piuttosto recente: le prime vie a essere trac-ciate sulle cime del Wenden sono di stampo classico, risalenti alla fine degli anni 60 o all’inizio degli anni 70, si tratta di vie come quelle che percorrono i pilastri Sud e Sud-Est della Pfaffenhut, il pilastro Est del Gross Wendenstöcke o la via Gross al Reissend Nollen, che al giorno d’oggi non vengono praticamen-te più percorse e che affrontano i punti deboli delle pareti, alternando tratti di roccia bella ad altri di roccia più friabile.La svolta all’evoluzione del posto è stata data da Peter Lechner nel 1983 con l’apertura di Excalibur, la via che ha dato il nome all’omonimo pilastro, aperta in puro stile tradizionale e richiodata con qualche spit dallo stesso Lechner qualche anno dopo, sempre lo stesso anno Lechner e Kaspar Ochsner aprono la via Lupus alla Pfaffenhut, che al giorno d’oggi non esiste più in quanto è stata inglobata in diverse vie moderne, ma talvolta si possono vedere dei vecchi chiodi originariamente appartenenti ad essa.Negli anni immediatamente successivi al 1983 sono arrivate le prima vie aper-te dal basso con pianta-spit a mano e sono state aperte le prima vie in ottica moderna, come Elefantenhor (1984), Aureus (1985), Inuit, Blaue lagune e An-dorra (1986). I protagonisti di questo primo periodo sono stati oltre a Lechner e Ochsner, l’instancabile Michal Pitelka (di origini Cecoslovacche) e Grossen.Nel 1989 viene aperta dai fratelli Buhler la via Batman, che diventerà una delle vie simbolo della zona e dell’intera Svizzera, si tratta di una delle prime vie in cui lo stile di apertura dal basso creato da Martin Scheel viene applica-to al Wenden; nell’anno successivo il rosso Peter “Sam” Abegglen, assicurato da K. Ochsner apre e successivamente ripete in arrampicata libera la mitica Dingo, una via avventurosa e con carattere, proprio come il dingo, l’animale australiano dal pelo fulvo, e proprio come il giovane apritore.È nella prima metà degli anni 90 che avviene il boom delle aperture in Wen-den, oltre ai già citati protagonisti (Ochsner, Lechner, Pitelka) che intensificano la loro attività arrivano i fratelli Rémy e il numero di vie aperte aumenta in modo esponenziale, a questi si aggiungono anche altri nomi come quello di Michel Piola. A questo periodo risalgono vie come Trash (1990), Legacy e Ibicus (1991), Lancelot, Rockmantic, Virus, Pain Killer (1992) a opera dei fratelli Rémy, la voie du frere e las aguas de l’infierno a opera di Michel Piola, oltre a molte altre del mitico trio Ochsner, Lechner, Pitelka e Cleopatra (1990) a opera di Pfaffen e Tscherring.Dopo questa ondata ecco che a metà anni 90 il ritmo di apertura rallenta bruscamente. La leggenda narra che ci fu un incontro tra gli apritori delle vie fino a quel momento in cui si discusse sul futuro delle aperture in Wenden; purtroppo non so dirvi esattamente di cosa si discusse in tale incontro, ma probabilmente ne uscirono delle linee guida che gli apritori avrebbero dovuto rispettare in futuro onde evitare di ridurre il posto a un groviglio di vie incom-prensibile. E così i fratelli Rémy smettono di aprire in Wenden, mentre altri continuano la loro attività anche se molto più rallentata.Successivamente nel 1996 arriva la cordata Ruhstaller – Rathmayr che traccia alcune linee interessanti e impegnative come Tsunami o Niagara.Il resto delle vie aperte poi è storia recente: Kaspar Ochsner continua la sua attività aprendo vie come Millennium o risistemando itinerari già esistenti e

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e Pitelka dal canto suo si dedica all’apertura di vie nei settori del Mähren dove traccia Gemini ed Eiserner Vorhang, al Dom con Hakuna Matata e successiva-mente al Reissend Nollen, con Italia e no Festa.Nei primi anni 2000 sembra che le linee logiche in Wenden siano ormai esau-rite, ma qualche anno più tardi una nuova generazione di apritori appare sulla scena: si tratta degli svizzeri Wolf e Haberstatter, dei fratelli Zambetti e della cordata italiana Della Bordella – Palma.Nel 2005 Matteo Della Bordella, Fabio Palma e Dodo Soldarini aprono sul pilastro strada del sole la via Portami via, la prima via aperta da italiani al Wenden. È una via molto impegnativa e con pochi spit se rapportati alle dif-ficoltà superate e alla roccia incontrata, la via viene successivamente liberata da Ueli Steck e Simon Anthamatten qualche mese più tardi. Gli stessi Della Bordella e Palma con Adriano Selva, tra il 2006 e il 2008 aprono Coelophysis al Mähren e negli stessi anni Rolando Larcher e Roberto Vigiani aprono La svizzera sempre sulla stessa parete.I fratelli Nicolas e Jules Zambetti dopo un’intensa attività di ripetizione di vie in tutto il massiccio si cimentano nella loro prima esperienza di apertura, il risultato è la via Planethe Matilde, un bell'itinerario che percorre il lato destro del Reissend Nollen e che negli ultimi anni sta diventando piuttosto popolare.Nel 2006 Wolf e Haberstatter completano quella che al momento è la via più difficile del Wenden, ovvero Zahir, che sale le impressionanti pance strapiom-banti del Dom, una linea da sogno che ha messo a dura prova i due apritori, che sono stati anche i primi a effettuare la salita rotpunkt della via.Le ultimissime novità sono sempre a opera di nomi già noti in questo luogo: nel 2010 Ruhstaller e Ratmayr aprono Transocean sulla Pfaffenhut, con Nicola Vonarburg che ne compie la prima ripetizione a vista nel 2011, mentre Palma e Della Bordella completano un progetto durato più di tre anni sul Mähren la via Infinite Jest, secondo gli apritori la linea più bella e difficile aperta da loro in Wenden. Infine al termine dell'estate 2011 i fratelli Zambetti insieme

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a Silvan Schupbach finiscono di aprire un vione sul lato destro del Reissend Nollen, la va Rostigraben, una vera e propria big wall della quale non pub-blichiamo ancora la relazione in quanto non ancora completamente liberata dagli apritori.

Accesso stradale Dall’autostrada A2 Basilea-Chiasso, uscire a Wassen. Imboc-care la strada per il passo del Susten, superarlo e scendere verso Meiringen. Poco prima di Gadmen, imboccare una stradina a destra con indicazione “Wen-denAlp” (circa 32 km da Wassen). La strada, a pedaggio, lunga poco meno di 4 km, conduce al parcheggio di WendenAlp, sotto le pareti del Wendenstocke. In alternativa raggiungere Meiringen, da Interlaken o attraverso il passo del Brunig, imboccare la strada del Susten sino a superare Gadmen e quindi im-boccare la stradina per WendenAlp (sulla sinistra).

Info generali La strada che da Gadmen conduce a WendenAlp è a pedaggio, 10 franchi al giorno, oppure 20 per una settimana. Il campeggio in prossimità del parcheggio è teoricamente vietato, qualora si decidesse di ignorare questo divieto si raccomanda di non lasciare le tende montate durante il giorno. L’al-ternativa suggerita resta comunque quella di campeggiare a Gadmen, da Felix. A WendenAlp è possibile acquistare del formaggio tipico e si trova una fontana per riempire le borracce.

Punti di appoggio Il campeggio più vicino è a Gadmen, da Felix Meier (+41 033 9751230). Un nota di merito va senza dubbio alla famosa “pizza al cam-peggio” del Felix: ormai una tradizione dopo le lunghe giornate al Wenden, da Felix potrete gustare la migliore pizza di tutto l’arco alpino (De gustibus non est disputandum). Felix inoltre vi potrà anche tenere aggiornati sulle condizioni delle pareti, specialmente del Mähren (basta guardare fuori dalla finestra).

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Excalibur 3042 m. (Gross Wendenstock)

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Il settore Excalibur, Dom e Aureus compongono quello che viene chia-mato il Gross Wendenstocke. Si tratta di pilastri, torri e pareti molto ver-ticali, con numerosi tratti strapiombanti di sviluppo compreso tra i 250 e i 400 metri, che terminano in una zona di rocce rotte che porta alla cima del Gross Wendenstocke. La roccia sulle vie del pilastro Excalibur è talvolta molto tagliente e a gocce, non mancano però i perfetti tratti di roccia grigia lavorata perfettamente da acqua e agenti atmosferici.Il pilastro Excalibur è forse la parete più estetica di tutto il Wenden, verticale e slanciato, su questa parete vi sono vie che hanno fatto la storia del Wenden, prime fra tutte Excalibur e Blaue Lagune.

Periodo Giugno-Ottobre

Avvicinamento Dal parcheggio di WendenAlp, risalire per un centina-io di metri il prato sulla sinistra (guardando) le pareti, fino a incontrare il sentiero (il sentiero inizia a circa 150 metri dal parcheggio). Seguire il sentiero fino a una piccola fascia rocciosa granitica(40 min.) e prose-guire diritti fino a una seconda e più evidente fascia rocciosa calcarea. Traversare verso destra e aggirare la fascia rocciosa su gradoni ed erba (sotto la verticale dei grandi strapiombi del Dom più o meno), quindi tornare decisamente a sinistra fino a raggiungere la base del pilastro. (1.30h da WendenAlp).

Note I primi due tiri sono in comune per tutte le vie del pilastro. Il secondo tiro presenta due varianti: a dispetto del grado quella di sini-stra è la più frequentata e anche la meno impegnativa. È presente un bivacco a sinistra dei primi due tiri che può fornire un ottimo riparo in caso di temporali improvvisi, o può essere usato come base d’appog-gio per le vie del pilastro.

Note Controllare apertura Susten Pass.

1.20 h

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e ADRIANO “FRANZ” CARNATI

Franz Carnati è un climber che è sulla cresta dell’onda da più di una ventina di anni anche se in pochi se ne sono accorti. Ha un curriculum di vie difficili lungo quanto l'elenco del telefo-no: prime salite e ripetizioni che vanno dalla Patagonia, al Canada e al Pakistan, passando ovviamente per le Alpi dove Franz, dopo aver firmato numerose prime sul Qualido Big Wall che sovrasta la Val di Mello, ha deciso di esplo-rare e di confrontarsi con le salite più impegna-tive dal Monte Bianco alle Dolomiti (da Divine Providence al Pesce a Letze Ausfhart Titlis, tanto per citarne qualcuna). Adriano è uno che a 45 anni suonati ha ancora la voglia di mettersi in gioco, di cercare il limite, è uno di quelli che non si tira mai indietro e che ama le sfide, uno che lavora tutta la settimana (come lui ribadi-sce molto spesso) e che non salta mai un week end sulla roccia, uno che ha la passione dell’ar-rampicata e della montagna dentro, uno che quando è in forma non lo stacchi dalle prese nemmeno se gli tiri i sassi, uno che non ama comunicare e parlare troppo delle sue salite, ma che ha sempre la battuta pronta.

Quali sono i tuoi posti preferiti per arrampicare su via in Svizzera?Fin dall’inizio degli anni 90, ho provato una forte attrazione per le pareti del Wenden e del Rätikon, dove si trova una grande concentra-zione di vie belle, lunghe e su roccia superba e, come spesso ripeto ai neofiti, migliore di quella delle falesie. In questi posti si può tro-vare sempre qualche bella linea sulla quale ci-mentarsi, scegliendo anche in base alla propria condizione fisica del momento. L’aspetto che più apprezzo è che qui si gode della massima libertà, in ambiente alpino, e dove non occorre neppure dipendere da funivie o rifugi.

Per quanto riguarda le falesie invece cosa consiglie-resti (sempre in Svizzera)?Le falesie della Svizzera possono aver deluso più di qualche climber. Siamo ben lontani dai modelli come Arco, Ceredo o la Sardegna, ma

qua e là si trovano dei veri gioielli. Una falesia molto nota e completa è Lehn, a Interlaken, op-pure Engelberg, per l’estate, ma personalmente reputo fantastico il muro di Voralpsee. Gli svizzeri concedono le informazioni con il contagocce e, talvolta, fa parte del gioco “ri-schiare” il fine settimana per scoprire nuovi luoghi di arrampicata. È stato così per Zork o Birchboden e lo sarà per altre falesie ancora. Ma il top dovrebbe essere Gimmelwald… pri-ma o poi ci andremo

Parliamo un po’ del Wenden: raccontaci com’era diverso nei primi anni 90 rispetto a oggi.Ho scalato al Wenden, come già detto, per la prima volta nell’agosto del 1990, grazie alle relazioni trovate da Paolo Vitali su alcune rivi-ste straniere. Con Paolo e Sonja eravamo degli specialisti su granito e sul calcare soffrivamo un po’. Quel tipo di roccia mi fulminò e fu subito chiaro che lì avrei concentrato i miei futuri sfor-zi. In quegli anni il Wenden non era diverso ri-spetto a oggi, la novità era l'ingaggio richiesto per salire dignitosamente le varie vie.

Quali secondo te sono le vie più belle del Wenden e perché?I vari Ochsner, Pitelka, Rémy, per citarne alcuni, hanno aperto belle vie che ho ripetuto più volte negli anni, grazie all’avvicendarsi di nuovi com-pagni. Mi piace pensare ai bei tiri di Batman, Tsunami, al capolavoro di Sam Abegglen che è Dingo e alla stupenda linea di Zahir, che forse posso solo guardare e…, al massimo, scendere

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in doppia! Le vie sono davvero fantastiche, con-tinue e omogenee nelle loro difficoltà. E poi c’è sempre qualche bella novità.

Il Pilastro Nord del Titlis, un posto a due passi dalla civiltà ma davvero selvaggio, dicci qualcosa della via di Stefan Glowacz (Letze Ausfhart), come ti è venuta l’idea di andarla a ripetere?Beh, insomma, a due a passi non direi: sono quattro ore di faticoso avvicinamento. La rela-zione era lì tra le altre e il foglio non era spie-gazzato come molti che già sono stati nello zaino, pertanto… Poi ero curioso di vedere da vicino quel bel pilastro selvaggio e imponen-te firmato da Glowacz. La roccia più fratturata rispetto al vicino Wenden, la chiodatura distan-ziata e l’ambiente un po’ più severo rendono il tutto più avventuroso. Purtroppo la via non l’abbiamo salita tutta, siamo scesi quando ci mancavano solo tre tiri alla fine.

Cosa ti spinge ad andare a ripetere una via ingag-giosa e difficile in montagna? Non sarebbe più co-modo andare a farsi una bella falesiata in sicurezza e lasciare ai giovani il rischio?Fino a oggi non mi sono posto il problema poiché, quando attacco una via ingaggiosa, in realtà sto già pensando alla prossima: sempli-cemente mi piace mettermi sempre in gioco. Inoltre, la bella “falesiata”, come tu ben sai, la si fa al sabato prima della salita. Comunque, non ti preoccupare: prima o poi ti lascerò il compito di fare una salita tutta da primo, con tutti i ri-schi del caso, mentre io mi godrò il paesaggio dalla sosta.

Dal punto di vista dell’impegno complessivo che differenze trovi tra le vie nel Massiccio del Monte Bianco o in Dolomiti e le vie del Wenden o del Rätikon? L’arrampicata è la stessa, l’ambiente fa la differenza?È per me importante arrampicare ovunque, per il piacere di scalare una bella parete e per stare del tempo in un bel luogo. L’impegno com-plessivo di molte salite, cosiddette moderne, è mitigato dalla discesa in doppia sulla via, ciò permette la massima concentrazione sullo stile di salita e a volte di attardarsi un po’. Falesia d’alta quota, direbbe qualcuno: perchè no, considerato che lo spirito con cui si affrontano queste vie è lo stesso che in falesia. Un ambien-te alpino più imponente come il Monte Bianco richiede un impegno fisico maggiore, ma tale ambiente è tanto spettacolare e affascinante da darti emozioni che ti restano dentro per sem-pre. Le differenze dipendono spesso dal tempo a disposizione per la salita, viaggio compreso, e le corse per prendere l’ultima funivia e rientrare a rotta di collo rovinano il tutto e mi piacciono sempre meno. Anche per questo ultimamente la nostra attenzione si è rivolta maggiormente alle nuove vie delle Dolomiti, vie a spit o chio-di, su roccia buona o su roccia friabile, così da non abituarci troppo alla roccia super… quella della Svizzera, per intenderci!

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45 min.

2000 m.

400 m.

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4. Kirchlispitze5. - 6. Kirchlispitze

7. Kirchlispitze Schweizereck Drusen�uh

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7. KirchlispitzeLa settima Kirchilispitze presenta uno scudo di roccia assai compatto e repulsivo, dove si sviluppano alcune delle vie di arrampicata in monta-gna più difficili delle Alpi, tra cui la celebre Wogu, via aperta da Beat Kammerlander , che la dedicò a Wolfgang Gullich, la quale è stata liberata solo nell’estate 2008 da quello che è probabilmente il miglior arrampicatore di tutti i tempi, Adam Ondra.A sinistra di tale scudo, tuttavia le placche sono un po’ meno repulsive e ripide e si possono trovare alcune vie su difficoltà 6-7, che presenta-no un’arrampicata in placca molto tecnica su bella roccia e protezioni generalmente distanziate

Periodo Giugno-Ottobre

Avvicinamento Seguire il sentiero verso nord, indicazione Schweizer-tor, raggiunta la conca erbosa la VII Kirchilispitze si trova esattamente al di sopra di essa.

Discesa Si consiglia di scendere a piedi per sentiero che conduce dap-prima al passo che divide la VII Kirchilispitze dallo Schweizereck e suc-cessivamente alla base delle vie. Per molti itinerari, in particolare per i più difficili è tuttavia attrezzata la discesa in doppia.

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