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Simposio internazionale Balzan International Symposium LA VERITÀ nelle scienze e nella religione TRUTH in the Humanities, Science and Religion Lugano 16 - 17 maggio 2008 May 16 - 17 Università della Svizzera Italiana Auditorium Con il patrocinio di under the aegis of RASSEGNA STAMPA - SVIZZERA PRESS REVIEW - SWITZERLAND aggiornata al 31 maggio 2008 updated May 31, 2008 Della Silva Communications Consulting per Fondazione Internazionale Balzan "Premio"

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Simposio internazionale Balzan International Symposium

LA VERITÀ nelle scienze e nella religione

TRUTH in the Humanities, Science and Religion

Lugano

16 - 17 maggio 2008 May 16 - 17

Università della Svizzera Italiana Auditorium

Con il patrocinio di

under the aegis of

RASSEGNA STAMPA - SVIZZERA PRESS REVIEW - SWITZERLAND

aggiornata al 31 maggio 2008 updated May 31, 2008

Della Silva Communications Consulting per

Fondazione Internazionale Balzan "Premio"

LA VERITÀ nelle scienze e nella religione

TRUTH in the Humanities, Science and Religion

RASSEGNA STAMPA - PRESS REVIEW

SVIZZERA - SWITZERLAND NB type - tipo mention: Balzan is mentioned inside an article wich deals with a different subject – Balzan citato in un articolo di altro argomento agenda: short note within a calendar of events – segnalazione in un calendario di eventi news: short clip, generally reproducing a press release – breve articolo, generalmente ripreso dal comunicato stampa article: whole article on Balzan – articolo intero su Balzan reportage: long article or tv/radio news on Balzan – lungo articolo, o servizio tv/radio di un notiziario su Balzan

*: see short english summary or explanatory note at the top of the clip – breve sommario in inglese o nota esplicativa: vedi ritaglio

JOURNAL date frequency circulation subject type *

TESTATA data periodicità diffusione argomento tipo * La Città 03 - 2008 monthly Balzan Symposium in Lugano reportage * La Rivista 11/04/ 08 monthly 8.000 Balzan Symposium in Lugano news La Rivista 05/05/ 08 monthly 8.000 Balzan Symposium in Lugano article Corriere del Ticino 06/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium presented article Giornale del Popolo 06/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium presented article Reformierte Presse 09/05/08 daily 5.000 Balzan Symposium agenda swissinfo 15/05/08 internet Balzan Symposium article Giornale del Popolo 15/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium article Corriere del Ticino 16/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium article TSI 16/05/08 tv Balzan Symposium reportage * Giornale del Popolo 17/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium article Giornale del Popolo 17/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium: Severino reportage * Giornale del Popolo 17/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium: Cottier reportage * Giornale del Popolo 17/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium news la Regione Ticino 17/05/08 daily 33.773 Balzan Symposium article Corriere del Ticino 19/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium opening article Corriere del Ticino 19/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium concludes article Centro cult.di Lugano-News 19/05/08 internet Balzan Symposium: Severino article * RSI 19/05/08 radio Balzan Symposium reportage * RSI 20/05/08 radio Balzan Symposium reportage * Corriere degli Italiani 21/05/08 daily 12.000 Balzan Symposium article Corriere degli Italiani 21/05/08 daily 12.000 Balzan Symposium: Severino reportage * Neue Zürcher Zeitung 22/05/08 daily 131.000 Balzan Symposium article RSI 22/05/08 radio Balzan Symposium reportage * Rivista di Lugano 30/05/ 08 weekly 6.200 Balzan Symposium article

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La Città 03 - 2008 monthly Balzan Symposium in Lugano reportage * *summary: La Città is a monthly magazine published by the Municipality of Lugano and distributed among the citizens. The article gives the programme and talk about the Symposium as one of the most relevant event for 2008. 1/4

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La Rivista 11/04/ 08 monthly 8.000 Balzan Symposium in Lugano news

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La Rivista 05/05/ 08 monthly 8.000 Balzan Symposium in Lugano article

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Corriere del Ticino 06/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium presentation article

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Giornale del Popolo 06/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium presentation article

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Reformierte Presse 09/05/08 daily 5.000 Balzan Symposium agenda

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swissinfo.ch 16.05.08 internet Balzan Symposium article

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Giornale del Popolo 15/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium article

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Corriere del Ticino 16/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium article

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TSI 16/05/08 tv Balzan Symposium reportage * *note: network: TSI - Televisione della Svizzera Italiana channel: TSI 1 broadcast: Il Quotidiano journalist : Daniel Balako date: 16/05/08 hour: 19:23:39 timing: 3'12 Subject: Balzan Symposium and Balzan Foundation: interviews to P. de Bernardis, M.S. Sorondo. Simposio internazionale Balzan a Lugano Il simposio internazionale Balzan si tiene a Lugano. Scienzati, teologi, filosofi, hanno affrontato il tema della verità nelle scienze e...

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Giornale del Popolo 17/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium article

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Giornale del Popolo 17/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium: Severino reportage * *note: Interview to Emanuele Severino about Truth, Contradiction and Nihilism

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Giornale del Popolo 17/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium: Cottier reportage * *note: Interview to Georges Cottier about Faith and Truth 1/3

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Giornale del Popolo 17/05/08 daily 18.353 Balzan Symposium news

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la Regione Ticino 19/05/08 daily 33.773 Balzan Symposium article

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Corriere del Ticino 19/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium opening article

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Corriere del Ticino 19/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium concludes article 1/2

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Centro culturale di Lugano - News 19/05/08 internet Balzan Symposium - Severino article *

* note: Full version of Emanuele Severino’s interview during the Symposium published on the Giornale del Popolo.

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L U N E D Ì 1 9 M A G G I O 2 0 0 8

La verità secondo Emanuele Severino

Pubblichiamo la versione integrale dell'intervista che una nostra redattrice ha fatto venerdì scorso a uno dei più ascoltati e letti filosofi italiani contemporanei per conto del Giornale del Popolo. A lato, il luogo in cui si è svolto il dialogo, la Sala del Camino del Grand Hotel Villa Castagnola a Lugano. I tre autori citati nell'intervista sono, nell'ordine, Glibert Keith Chesterton, Luigi Giussani e Agostino d'Ippona. Di Ida Soldini Professore, le propongo tre definizioni di verità, chiedendole cosa le suscitino, e solo in seguito le dirò chi ne sono gli autori.

D’accordo.

La prima è questa: l’errore è una verità impazzita. Cioè solo la verità è l’orizzonte in cui un errore si può situare.

Detto così, mi trova d’accordo, perché non è possibile l’errore se non si è già aperta la pianura della verità, come direbbe Platone: la verità è il fondamento dell’errore. Non nel senso che la verità sia ciò ce produce l’errore, ma nel senso che la verità è l’ambito entro cui il mortale può errare. Quindi come l’ha detto lei, mi trova d’accordo.

E una verità impazzita, cioè che perde qualcosa, perde la ragione? Che parte da uno spunto vero e poi perde… qualche cosa.

Anche questo non è che mi vada male. Io uso l’espressione “alienazione della verità”, la pazzia della verità non è qualcosa che potremmo evitare se fossimo più bravi, è una necessità della verità, che si oppone all’errore. Volendo fare un esempio, un santo non è un innocente. Un santo conosce il male, se il male non ci fosse non ci sarebbe combattimento, sarebbe un bambino, un innocente. Quindi il male è necessario al santo, anche dal punto di vista religioso: se Dio non conoscesse il male non sarebbe onnisciente. Se non ci sono il male e l’errore, diremmo sul piano teologico, non c’è Dio. Sul piano filosofico, se non c’è l’errore non c’è la verità. L’impazzire dell’errore non è qualcosa che dovremmo riuscire ad evitare. Anzi, guai se non ci fosse!

Passiamo alla seconda definizione: la spiegazione di qualcosa che pone domanda è vero nella misura in cui non ho bisogno di negare nessuno dei fattori in gioco, cioè, se per spiegare un fenomeno, necessariamente io sono costretta a dire che una parte di questo non c’è, non è rilevante, sono costretta a negarlo, ecco, allora la spiegazione non è vera. La verità come capacità di accogliere la totalità dei fattori in gioco, valorizzandoli tutti.

Ma se la valorizzazione vuol dire considerare come vero tutto, non mi pare che lei aderisca alla linea del giornale per cui scrive, che credo sia un giornale cattolico. Se valorizzare gli errori vuol dire…

Non gli errori, i fattori, i fattori di un fenomeno . Un fenomeno lo capisco veramente se non sono costretta a rinnegarne nessun aspetto.

2/2 In un certo senso è quello che da anni ripeto, ma non credo che sia stata questa l’intenzione del suo autore, e cioè che tutto è eterno. Se si vuol comprendere qualcosa non si può abolirne nulla. Si tratta di capire la forza di questa affermazione, che non va affatto da sé. Tutto è eterno, questo nostro stare insieme, l’istante precedente, la comprensione di qualcosa non può supporre che quel qualcosa non sia. Però può indicare che l’essere del fenomeno che viene affermato sia dentro un contesto interpretativo che invece è controvertibile. Cioè anche l’errore è eterno. Però se il fenomeno non è in grado di dimostrare la propria incontrovertibilità, innegabilità, allora bisogna assegnargli la sua giusta collocazione, il suo giusto valore.

Me ne può fare un esempio?

Ma c’è un esempio grande come tutto il mondo. Noi siamo convinti di moltissime cose, per esempio di essere qui a Lugano, di essere in Europa… tutto questo non è una verità incontrovertibile. È incontrovertibile che appaia a questa nostra fede. Ossia noi crediamo in questo.

Tutto quello che il mortale crede è fede, dalla credenza scientifica a quella religiosa. Dicevamo che bisogna dare il giusto valore ai fenomeni, e io le dicevo che tutte queste cose noi le crediamo per fede. Alle spalle di tutte queste convinzioni, sì, c’è la verità, ma è qualcosa a cui il nostro linguaggio non si riferisce mai. Ma per lo più siamo nella fede.

Ma come facciamo a sapere che c’è questa verità, se non la intendiamo mai... ?Però adesso le propongo la terza definizione, che è di Sant’Agostino e parte dalla domanda di Ponzio Pilato: cos’è la verità? Quid est veritas? E risponde: Vir qui adest. Un uomo presente. Prendere quest’affermazione come definizione della verità, che cosa le dice?

Agostino qui intendeva dire che la verità è Cristo.

Anche.

E cos’altro?

Che è un uomo presente, come è presente lei per me adesso.

Bisogna vedere cosa intendesse Agostino, verificare il contesto in cui è situata questa sua affermazione.

Intendeva dire che la verità non è una mia costruzione, ma un fenomeno integralmente umano, tanto da poterlo incontrare.

Ma non mi convince l’enfasi che si da ai rapporti umani, all’affettività, all’amore. Certo neanch’io sono un orco, ma constato il carattere di interpretazione che queste cose hanno. Che cos’è la verità? È la presenza di un uomo. Bene, si fa presto a dire, ma lo stesso Sant’Agostino sapeva della problematicità della presenza di un uomo. Quando dice ad esempio che sa di essere nato nel tal luogo solo perché glielo hanno raccontato i suoi genitori, cioè lo sa per fede, perché si fida di loro. Agostino era molo avanti nella consapevolezza del carattere fideistico - interpretativo delle cose che ci sembrano più certe.

Con un uomo presente possono essere fatte molte cose: si può crocifiggerlo,…

Si può amarlo o odiarlo. Amare, lo dice il vangelo più volte, è volere il bene dell’amico. Lo dice anche la Sapienza: se Dio

non avesse amato qualcosa non l'avrebbe neppure creata. Ma daccapo, che ci sia un uomo, è la nostra convinzione, chi mi dice che non sia che so… un’illusione, oggi potremmo dire un robot? Qualcosa di completamente diverso di quello in cui lei ha fede?

Ma perché dovrei pormi questa domanda? Perché dovrei dubitare che un uomo presente non sia un uomo presente?

Perché se ci interessa la verità, il pensiero è spietato, e tutto ciò che non sa resistere al "no" deve arrendersi, mostrarsi nella sua semplice appartenenza ad un interpretare che le cose stiano così. Noi non sappiamo se l’esistenza di questo albergo non sia in realtà la nostra volontà che questo albergo ci sia.

Ma gli incontri più interessanti che accadono sono proprio quelli che ci sorprendono, che perciò stesso non sono frutto di una nostra proiezione, non sono creazione nostra. Quelli che ci spiazzano.

Questo punto lo considero un complimento, perché le parlo di qualcosa che non appartiene affatto al nostro comune modo di riferirci al mondo. Quando prima le parlavo di quel qualcosa che non viene mai testimoniato dal linguaggio, e lei mi ha chiesto come facciamo a sapere che c’è, alludevo proprio a quel qualcosa di più interessante.

E cos’è?

È qualcosa che noi siamo nel profondo, e che non viene mai alla luce, non viene quasi mai alla luce.

Grazie.

GEPOSTET VO

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RSI 19/05/08 radio Balzan Symposium reportage * *note: draft of the Radio reportage network: RSI - Radio Svizzera Italiana channel: Rete 2 broadcast: Foglio Volante journalist : Antonio Ria date: 19/05/08 hour: 08:00 timing: 3'15

Simposio internazionale sulla verità a Lugano

La prima osservazione su questo Simposio internazionale sulla verità nelle discipline umanistiche, nella scienza e nella religione è l’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana sempre pieno nei due giorni appunto di venerdì e sabato, e pieno anche di giovani: una trentina erano i dottorandi di università svizzere e italiane invitati dalla Fondazione Internazionale Balzan, che ha promosso e organizzato il Simposio. Che, sul rapporto fra noi e la verità, si è giocato subito fin dalle prime battute sui due poli: l’idea di verità come “inafferrabile ultima parola”, presentata dal filosofo inglese Simon Blackburn nella relazione introduttiva, e l’affermazione che “la verità non è al di sopra del tempo e della storia, ma è un certo stato provvisorio della conoscenza, che ci permette di realizzare certi scopi”, proposta dal filosofo italiano Emanuele Severino all’interno della sessione Filosofia. Quindi, possiamo dire, una “verità nella storia”, come ha osservato sabato nella sessione “Storia e scienze sociali” lo storico inglese Quintin Skinner. Certo, si è dibattuto il tema del relativismo, oggi così presente sia in campo filosofico e scientifico, sia nel dibattito religioso: con l’affermazione – all’interno della sessione “Scienze biologiche” – della “scienza come scetticismo organizzato” da parte di Lord May di Oxford, Premio Balzan 1998 per la biodiversità; ma anche con la constatazione – da parte della sociologa francese Dominique Schnapper – dei limiti del relativismo culturale. Ma la lezione della verità come “valore e dovere” è emersa anche nella sessione “Matematica, Fisica, Cosmologia”, proprio da parte del matematico russo-tedesco Yuri Manin. DOMANDA Il confronto si è poi fatto “caldo” nell’ultima sessione di sabato su Teologia e Religione, quando – di fronte alla riflessione del card. Cottier su fede e verità – è emersa la constatazione dell’islamista francese Mohammed Arkoun sul rapporto fra “violenza, sacro e regimi di verità”. Insomma “la verità è difficile e faticosa da raggiungere – ha concluso l’ambasciatore Bruno Bottai, presidente del Consiglio della Fondazione Internazionale Balzan “Premio” – ma lavorando bene e insieme ci si può arrivare, ci si arriva”. L’importante non è stato – in questo simposio internazionale di Lugano – raggiungere la verità o dare risposte certe, ma formulare meglio domande fondamentali. Come ha sottolineato alla fine un giovane dottorando in Filosofia dell’Università di Milano, la sfida temeraria di parlare della verità è stata vinta, riformulando proprio le domande migliori, ponendo le domande giuste.

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RSI 20/05/08 radio Balzan Symposium reportage * *note: network: RSI - Radio Svizzera Italiana channel: Rete 2 broadcast: Il giardino di Albert journalist : Clara Caverzasio Tanzi date: 20/05/08 hour: 11:00 timing: 15’

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Verità della scienza e verità della religione: la convergenza possibile

"La verità" in tutte le sue sfaccettature e punti di vista è stata al centro di un convegno, organizzato dalla Fondazione internazionale Balzan all’Università della Svizzera italiana, che ha visto la partecipazione di illustri scienziati, filosofi e uomini della Chiesa. Intento dichiarato, aprire la strada alla comprensione reciproca fra punti di vista che, troppo spesso, vengono considerati inconciliabili: le verità assolute delle scienze naturali da un lato, le verità relative delle scienze umane dall’altro. Un dialogo interessante di cui Il Giardino di Albert propone qualche testimonianza. OSPITI MARCELO SÁNCHEZ SORONDO, vescovo, professore ordinario di Storia della filosofia all’Università LUMSA diRoma e cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze PAOLO DE BERNARDIS, professore di Astrofisica e di Cosmologia osservativa all’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" JEAN-PIERRE CHANGEUX, uno dei padri della moderna Neurobiologia, Professore Emerito al Collège de France e già direttore dell’unità di ricerca Recettori e Cognizione all’Institut Pasteur .

n duello, un duello furioso con le spade, ma è di un altro genere di sfida, di tenzone che vogliamo parlarvi oggi: una sfida con le armi acuminate dell'intelletto umano, quella che si è svolta venerdì e sabato scorsi all'Università della Svizzera italiana, dove si è dibattuto sul tema della "verità", coinvolgendo studiosi appartenenti ai diversi ambiti del sapere: quello scientifico, quello umanistico e quello religioso. La verità: dalla notte dei tempi, vale a dire da quando l'uomo conquistò la sua individualità, la ricerca della verità rappresenta un tema universale. Ma esiste la verità assoluta, oppure ciò che è vero dipende dalle culture, dalle conoscenze, dalle credenze? E ancor prima, cosa si intende con "verità"? Si tratta di una questione centrale, oggi, nel dibattito culturale, tanto per gli scienziati quanto per gli umanisti, per coloro che invece individuano una verità fondamentale nei testi religiosi. Questione cui è stato dedicato il simposio organizzato dalla FONDAZIONE INTERNAZIONALE BALZAN che si è svolto, come detto, a Lugano. Credo che il convegno è, nella sua intenzione, trovare un luogo dove si possano leggere queste diverse verità. E questo luogo, naturalmente, è l'essere umano. E più che mai oggi viene confermato questo. Monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, vescovo, professore ordinario di storia della filosofia all'Università Lumsa di Roma e cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze. E non a caso è stato proprio lui il religioso docente di filosofia e cancelliere di un'accademia di scienze abituato dunque a tenere presente tutti i saperi e i piunti di vista a cercare subito un punto di incontro per affrontare la questione della verità a tentare insomma di individuare una possibile verità condivisa. Sfida quantomai ardua ma assolutamente auspicata perchè mai come oggi si rende necessario trovare una convergenza tra i due approcci fino ad ora poco conciliabili quello delle verità assolute e delle scienze naturali da una parte e quello delle verità relative delle scienze umane dall'altra. E partiamo dalle prima dalla verità nella

2/3 scienza con il punto di vista di un astrofisico Paolo De Bernardis professore di astrofisica e cosmologia osservativa all'università degli studi di Roma e Premio Balzan 2007. Beh,come tutti gli scienziati anche noi astrofisici cerchiamo di avvicinarci alla verità. Molto umilmente sappiamo che non ci arriveremo mai ma sappiamo che le misure potranno approssimarla sempre di più. Quindi noi crediamo nella verità come risultato delle misure cioè crediamo che una cosa sia vera se è misurabile e se altri seguendo procedure corrette facendo misure indipendenti otterranno lo stesso risultato che è stato ottenuto prima. Allora quello sarà classificato come un fatto o come, se volete, una verità entro l'errore delle misure che sappiamo esistere. E questo si applica anche all'astronomia, anche alla cosmologia nella quale usiamo misure di tipo fisico per stabilire come funziona l'universo. Quindi è il metodo a garantire la verità, la verità sul mondo fisico? Il metodo scientifico è un metodo seguito dalla grandissima parte degli scienziati, è un metodo a questo punto ben stabilito. Questo metodo di procedere direi che da Galileo Galilei in poi è stato affinato, ma adesso sicuramente viene utilizzato da tutti, tantoché non ci si chiede quasi più qual è la verità, ma ci si chiede quanto sono affidabili le misure che rappresentano, secondo noi, la verità. Questo comporta una fiducia illimitata nei numeri, nelle misure, ma sappiamo bene che a seconda del contesto in cui queste misure vengono collocate e di come vengono lette e interpretate esse possono rivelarsi vere o false, avere un valore piuttosto che un altro. Non solo, ma come ricordato durante il convegno dall'esimio matematico Yuri Manin, professore di matematica e direttore del Max Planck Institut, gran parte delle verità matematiche più profonde riguardano l'infinito, ma l'infinito è una costruzione mentale non misurabile. E che dire, poi, del progredire stesso della scienza, che riconosce che una concezione ritenuta nel passato come la verità per eccellenza sia poi stata smentita, quindi nemmeno nella scienza si ha una verità assoluta. Ancora Paolo de Bernardis: No, si hanno approssimazioni sempre migliori della verità. Il fatto che esista una verità finale, inconfutabile, questo può essere dibattuto. Il fatto che ci si può approssimare sempre meglio alla verità, questo è quello che tutti gli scienziati credono. Noi cerchiamo, con misure sempre migliori, di approssimare sempre meglio la verità, cioè di capire sempre meglio la realtà. Un'idea di verità come uno stato provvisorio della conoscenza che ci permette di realizzare certi scopi. In contrapposizione con l'idea di verità come "inafferrabile ultima parola". Di certo, qualunque sia il metodo utilizzato per cercare la verità. E' sempre dall'uomo che viene indagata, grazie alla sua capacità di riflettere sulle cose e su sé stesso, grazie insomma alle funzioni superiori del suo cervello. Cosa che lo rende unico tra tutti gli esseri viventi. E' questa l'opinione di Jean Pierre Changeux, uno dei padri della neurobiologia e professore emerito al Collège de France, secondo il quale il cervello sarebbe la vera sede della verità. In che senso? Ce lo spiega lui stesso. (Nos Jugements sur le monde sont produits par notre cerveaux....) Il fatto à che i nostri giudizi sul mondo sono prodotti dal nostro cervello sulla base della sua organizzazione anatomica e fisiologica evidentemente, ma anche sulla base della storia e della cultura dell'individuo che si trova essa stessa immagazzinata nel nostro cervello. Dunque il nostro cervello è al contempo organo del pensiero e, direi, della verità, ma anche dell'elaborazione di questo giudizio di verità che avviene sulla base si a della storia della nostra società sia dell'organizzazione della nostra società. Dunque Per Jean Pierre Changeux, che da sempre indaga le basi fisiologiche delle funzioni superiori della mente, il pensiero, il linguaggio, l'immaginazione; che cerca cioè di capire i processi neurologici necessari alla coscienza, il cervello umano è l'organo della verità. E' grazie ad esso se noi possiamo dedicarci alla ricerca della verità; anzi, secondo lui, la capacità di dire il vero è un tratto proprio della specie umana. Ma in realtà, gli abbiamo obiettato, quel che sembra vero a qualcuno non lo è forzatamente agli occhi di qualcun altro. Così come colui che mente lo sa, ma non necessariamente colui che riceve il messaggio. (Ça c'est partie des propriétés de notre cerveaux...) Tutto questo fa parte delle proprietà del nostro cervello, di costruire e produrre delle rappresentazioni del mondo, di comunicarle o non comunicarle ed eventualmente di comunicare altre rappresentazioni non conformi o adeguate a quelle che abbiamo del mondo. Ma questo è dovuto semplicemente al fatto che il nostro cervello possiede uno spazio cosciente nel quale possono essere mobilitate svariate categorie di rappresentazioni del mondo. In questo spazio cosciente può essere evocata anche la nostra memoria a lungo termine e la rappresentazione di noi stessi. Noi, cioè, possediamo uno spazio di integrazione dove il nostro pensiero si elabora e i nostri giudizi si costruiscono. Quel che cerco di spiegare è la capacità che il nostro cervello ha, in quanto cervello umano, di accedere per esempio alla scienza e alla ricerca della verità; capacità che è alla base del procedimento scientifico. Lo scienziato non enuncia verità sul mondo, bensì cerca di accumulare conoscenze e di spiegare il mondo che ci circonda con i mezzi di cui dispone. Questa capacità del nostro cervello è in gran parte legata alla presenza di uno spazio cosciente; e questo spazio cosciente è evidentemente molto più sviluppato nell'uomo che negli animali ed è in gran parte legato, almeno secondo una teoria che ho elaborato assieme al collega Stanislas Dehaene, all'esistenza di interconnessioni tra le diverse aree del nostro cervello. Connessioni a lunga distanza che stabilirebbero una rete, diciamo, orizzontale che permette l'integrazione di cui parlavo.

3/3 Dunque la ricerca della verità non sarebbe che la manifestazione più perfetta del funzionamento del nostro cervello. E Changeux a questo proposito propone un'analogia affascinante: così come le varie aree del cervello collaborano tutte insieme interagendo tra loro in modo complesso, per dar vita alle funzioni superiori della mente umana, allo stesso modo la ricerca della verità può essere vista come la produzione di una rete in evoluzione di cervelli interagenti che grazie alla collaborazione e alla competizione ha come risultato lo sviluppo del sapere scientifico oggettivo. Ma allora la verità è una questione fisiologica? (Cette question ne me plait pas parce que elle... ) La domanda non mi piace perché è troppo riduzionista, riduttiva, mi chiede di rispondere a una domanda con un sì o con un no. Direi che la verità ha a che fare naturalmente con la fisiologia del nostro cervello, ma si tratta di un cervello, come dicevo prima, collocato in un ambiente, con il quale interagisce in un dato momento della nostra storia personale e soprattutto in un dato momento della storia della scienza, e questo è molto importante. Compito di uno scienziato è costruire progressivamente una conoscenza del mondo che sia sempre più adeguata. Jean Pierre Changeux, neurobiologo, ateo, che rifugge da ogni riduzionismo bieco, ma che è al contrario molto attento ad ogni forma del sapere, tra l'altro è umanista oltre che scienziato e appassionato organizzatore di mostre di arte barocca, è sicuramente tra coloro che sanno conciliare il carattere quantitativo del sapere scientifico con il carattere qualitativo del sapere umanistico. Anche se, come ci ricorda Monsignor Sorondo, non tutti sono così: Beh, dipende, ma se è molto nel campo della scienza, naturalmente può capitare che le sue scoperte magnifiche, ogni volta una nuova scoperta, lo fanno obnubilare e credere che l'unica verità è quello che lui scopre. Può capitare. E allora ha la tendenza a stare alla verità della natura. Ma, voglio dire, neanche così, perché i grandi, grandi scienziati che ho conosciuto nella mia esperienza di dieci anni nell'Accademia, tutti hanno un'apertura alla trascendenza, cioè una verità che sia diversa comunque, o che stia al fondo della verità della natura. Insomma, scienziati ammirati davanti al cielo stellato sopra di loro, ma anche attenti alla legge morale dentro di loro, poer usare una celebre frase del filosofo Immanuel Kant che la face incidere sulla propria lapide: "due cose riempiono l'animo di ammirazione e di venerazione sempre nuove e crescenti, quanto più sovente ed a lungo si riflette sopra di esse: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me". Io, come ha visto, ho seguito un testo di Kant che mi sembra bello perché parla dell'esperienza impressionante della scienza moderna che ogni volta ci rivela di più l'infinito di questo mondo; dall'altra parte della soggettività, che è unaltra realtà, cioè dell'io, delle libertà, dell'ordine morale. Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me; un'espressione che, secondo Monsignor Sorondo, racchiude la duplice esperienza dell'uomo. La prima, dice Kant, comincia dal posto che occupo nel mondo, il cielo stellato sopra di me, e corrisponde al percorso della scienza moderna, che quel mondo ci sta facendo conoscere; mentre la seconda, la legge morale dentro di me, inizia dall'invisibile, dalla mia coscienza: è la via interiore del "conosci te stesso". Per dire che la conoscenza dell'uomo non si gioca solo su un piano, e le due verità, quella delle scienze naturali e quella delle scienze umane, che finora si sono contrapposte, in realtà dovrebbero convergere, anzi possono convergere. Ed è proprio quando è emerso dal convegno, pur nella consapevolezza che, come ha affermato uno studente di dottorato alla conclusione dei lavori del convegno "il tentativo di individuare una verità condivisa può restare inevaso, ma l'assenza di risposte non conta davanti all'importanza vitale di sapersi porre le domande. La verità risiede nelle domande, dalla qualità di queste ultime dipende la possibilità di continuare ad andare avanti. E noi continueremo a cercare le domande giuste. Con il mio grazie a Walter Albini che ha curato la parte tecnica, si chiude qui il Giardino di Albert. Da Clara Caverzasio Tanzi un caro saluto e a martedì prossimo.

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Corriere degli Italiani 21/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium article

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*note: Interview to Emanuele Severino about Truth, Contradiction and Nihilism. Already published on Giornale del Popolo 1/3

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Corriere degli Italiani 21/05/08 daily 38.108 Balzan Symposium: Severino reportage *

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RSI 22/05/08 radio Balzan Symposium: interviews reportage * *note: draft of the radio interview to Salvatore Veca and Marcelo Sànchez Sorondo network: RSI - Radio Svizzera Italiana channel: Rete 2 broadcast: Inserto journalist : Antonio Ria date: 22/05/08 hour: 17:00 timing: 10’16

“ L A V E R I T À N E L L E S C I E N Z E E N E L L A R E L I G I O N E ” : S I M P O S I O

I N T E R N A Z I O N A L E A L U G A N O

Con Salvatore Veca e Marcelo Sànchez Sorondo SUGGERIMENTI PER L’INTRODUZIONE DEL REDATTORE Abbiamo già presentato lunedì mattina una prima breve relazione sulle conclusioni del Simposio Internazionale su “La verità nelle discipline umanistiche, nella scienza e nella religione” che si è svolto venerdì e sabato scorsi a Lugano presso l’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana. La questione della verità non è una questione da poco nella riflessione filosofico-religiosa e nel dibattito scientifico attuali. Il tema della verità è stato infatti affrontato al Simposio da vari punti di vista: culturale, filosofico, religioso, scientifico; e al dibattito hanno partecipato insigni studiosi delle varie discipline, come il filosofo inglese Simon Blackburn, che tenuto la conferenza introduttiva, e il filosofo italiano Emanuele Severino che ha introdotto con la sua relazione la sessione Filosofia. Oggi Antonio Ria, che ha seguito per noi i lavori del convegno, ritorna sull’argomento proponendoci un dialogo fra Salvatore Veca (professore ordinario di Filosofia politica all’Università di Pavia e Vicedirettore dell’Istituto Universitario di Studi Superiori sempre di Pavia), che ha moderato la sessione Filosofia, e monsignor Marcelo Sànchez Sorondo, storico della filosofia e Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze. SEGUE INTERVISTA-DIALOGO VECA/SORONDO Durata totale: 10’16”, con due brevi stacchi musicali interni.

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Neue Zürcher Zeitung 22/05/08 daily 131.000 Balzan Symposium article

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