Triathlon Magazine

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Anno 3- Bimestrale - TRIATHLON Via Caramagna 16 - 10126 Torino/ Poste Italiane spa. Spedizione in abbonamento postale - DL 353/2003 [conv.in I.27/02/04 nr.46] art. 1 comma 1 Torino nr 1/2011 BRIEFING I PENSIERI DI FABIAN, D’AQUINO E DOGANA JAN FRODENO IL CAMPIONE OLIMPICO SI ALLENA SUL GHIACCIAIO TRAINING PREPARARE AL MEGLIO L’IM 70.3 ITALY L’OSTEOPATIA PER IL TRIATLETI CURARSI CON LA TECARTERAPIA RACE ELEVEN GLOBAL ATTRACCA IN SARDEGNA IRONMAN E WINTER TRIATHLON: LE CRONACHE TRILIFE LISA NORDEN: AUSTRALIANA PER CASO 017 WEBTRIATHLON.COM € 6,00 INVERNO 2011 OFFICIAL MEDIA PARTNER

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Triathlon Magazine n°17 - 2011

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BRIEFINGI pENsIERI dI FaBIaN, d’aquINo E doGaNa

JaN FRodENoIl campIoNE olImpIco sI allENa sul GhIaccIaIo

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l’anno della veritàE giunta l’ora? Sarà il 2011 l’anno della verità? Indicare in questa stagione il momento della resa dei conti sembra addirittura eccessivo, ma non nascondiamoci: quella che sta iniziando, anzi, che è già iniziata e presto entrerà nel vivo, è un’annata cruciale per il quadriennio olimpico e, azzardo, per la storia del triathlon italiano.Manca circa un anno e mezzo a Londra 2012, obiettivo puntato da molto azzurri, alcuni con reali possibilità di centrarlo, altri con l’intento consapevole di voler inseguire un sogno: aspettiamo segnali, conferme, svolte, sorprese, delusioni, polemiche. Queste non mancano mai. E auspichiamo risultati di spessore: perchè per entrare nella lista olimpica i regali non hanno peso, contano solo i piazzamenti.La partenza è buona: l’Italia delle distanze corte ha centrato un doppio successo a La Paz, prima con l’atteso Alessandro Fabian, e poi, tra le donne, con la ritrovata Charlotte Bonin. Certo, il palcoscenico della WCS di Amburgo ha tutt’altro spessore rispetto all’evento sudamericano, ma una vittoria internazionale ha sempre il suo fascino e soprattutto il suo indiscutibile valore.In attesa dei punti olimpici, voltiamo lo sguardo verso i lunghisti. Daniel Fontana, accantonate le velleità a cinque cerchi, sta diventando il riferimento del no-draft. La sua vittoria a Pucon è incoraggiante per la stagione, che si prevede intensa e variegata, conferma il suo spessore internazionale nella distanza 70.3 e rinnova la sua ambizione verso il paradiso della Hawaii. Senza dimenticare Massimo Cigana, secondo a Phuket e, anche se funestato da soventi infortuni, sempre presente ai piani alti delle classifiche. Ma c’è anche un ritrovato Alessandro Degasperi in grado si salire sul terzo gradino del podio al 70.3 del Sudafrica, confermando che il gruppo dei lunghisti azzurro, seppur frammentato da obiettivi differenti, rimane compatto e vincente.E proprio il fascino dell’impresa di tagliare un traguardo ambito e prestigioso, sta portando alcune gare importanti in Italia. Oltre ad Ironman, già svelato da alcuni mesi, un nuovo circuito internazionale sta approdando in Sardegna (che ospita già l’XTERRA), l’Eleven Global; non si conosce appieno il futuro di Tristar nello stivale dopo la non convincente esperienza sarda della stagione scorsa, ma scorrendo il calendario italiano si nota come stiano fioccando le gare su distanze lunghe. Sarà il miraggio della medaglia di finisher, sarà il gusto di emulare un mito, sarà che in quei momenti ci si sente soli con se stessi e si esprime il meglio. Fatto sta che il triathlon sta cambiano, le gare stanno cambiando, gli atleti stanno cambiando. Staranno cambiando anche gli italiani? Forse questo è l’anno giusto, l’anno della verità, l’anno che giudicherà l’operato del nostro movimento, che sancirà se siamo davvero in grado di fare il salto di qualità che ci permetterà di tuffarci nel vero mondo del triathlon.

alberto FumiDirettore [email protected]

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Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Torino, n°12 del 16/03/2009

In copertina: Jan Frodeno

REdazIoNEEditoriale del direttore 6

ThE shoTCampioni sulla sabbia 8Fontana Re di Pucon 10Dega, che podio 12

BRIEFINGMartina Dogana 15Alessandro Fabian 17Emilio D’Aquino 19

TRIlIFEJan Frodeno 20Lisa Norden 24

RacE Eleven Global 28Pianeta Ironman 33Tutto Gare 44

aFoRIsmaEmil Zapotek 47 TRaININGObiettivo Ironman 70.3 Italy 48Nuoto. Gli Attrezzi del mestiere 55Rincominciare gli allenamenti 58World Conference of Science in Triathlon 60Tecarterapia 62Osteopatia 65Allenamento = investimento? 68La programmazione dell’allenamento 70

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campIoNI sulla saBBIaIn occasione delle premiazioni

della laureus svoltesi ad abu dhabi, i campioni olimpici

Jan Frodeno ed Emma Snowsill si sono esibiti in

un’insolita sciata sulla sabbia a bordo del sandboard.

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ThE shoTsandboard sandboard

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FoNTaNaRE dIpucoN

più forte del maltempo, daniel Fontana si è imposto Ironman 70.3 pucon trasformato in un duathlon (5-90-21,095 km) a causa di una violenta perturbazione. dopo la piazza d’onore ottenuta lo scorso anno, l’azzurro parte col piede giusto nella stagione 2011. E questo, ovviamente, è solo l’inizio...

ThE shoT ThE shoT

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puconpucon

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dEGa, chE podIo! alessandro degasperi centra il podio all’Ironman 70.3 del sudafrica. l’azzurro conquista il terzo posto grazie ad un’eccellente terza frazione alle spalle di Frederick van lierde e James cunnama. la gara femminile è stata vinta da Jodie swallow.

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Martina

— Chi è:

Martina Dogana è il riferimento italiano per le lunghe distanze. Specialista degli Ironman da oltre 5 anni, ha raggiunto l’apice della carriera nell’estate dei 2008, quando fu la prima italiana a vincere un Ironman. Il ricordo degli ultimi metri sulla Promenade di Nizza l’ha segnata, l’ha spinta a migliorarsi, a rinforzare lo spirito, a continuare a pensare in grande. Perchè, come conferma lei stessa, non bisogna mai smettere di inseguire i propri sogni.

— Martina —

Alla proposta di scrivere un breve editoriale, ho subito pensato che sarebbe stato un compito divertente e gratificante. Poi però ho cominciato a pensare a quale sarebbe stato il tema migliore da affrontare e sono andata in crisi perchè per la testa avevo troppe idee! Faccio triathlon dal 1995 e ho la fortuna di gareggiare da sempre tanto in Italia quanto in Europa e in giro per il mondo, ma spesso, specialmente dopo una gara andata male o quando devo programmare una nuova stagione dopo il breve periodo di stacco e di riposo mi capita di pensare se ne vale veramente la pena di fare ancora tutta quella fatica. Allora con la mente torno alla primavera del 2005, alla prima volta che mi trovai a parlare con Mirco (lo conoscete in tanti il mio compagno!) e a raccontargli che stavo preparando il mio primo Ironman, una gara mitica che sognavo da anni. E lui, con il suo tono un po’ duro ma sempre realistico che, guardandomi fisso negli occhi, mi fa “ma non è più semplice andare da uno psicologo?” Beh, quell’Ironman non lo corsi a causa di una tendinite, però l’anno seguente a Nizza

mi accompagnò proprio Mirco perchè ormai da qualche mese avevamo cominciato a condividere parecchie ore tra gli allenamenti in bici e il tempo libero. E quando tagliai il traguardo in terza posizione il più euforico era proprio lui! Io non mi rendevo ben conto, sapevo che quello sarebbe rimasto per sempre un giorno memorabile perchè Edith aveva vinto e che mi aveva aspettato all’arrivo per abbracciarmi, ma ero stravolta dalla fatica e stavo vivendo un turbinio di emozioni che solo chi ha passato la finish-line di un IM può capire.Avrei potuto portare tanti altri esempi, ma penso che questo racchiude in sé la risposta al perchè faccio triathlon e in particolare le gare di lunga distanza e gli Ironman. Quando fai questo tipo di gare le emozioni non le vivi solo tu in prima persona, ma le fai vivere anche a chi ti segue, a chi ti incrocia, a chi ti guarda, a chi condivide la tua passione e anche a chi ti critica o ti ritiene un pazzo solo perchè in fondo è invidioso di quello che fai.Certo un po’ fuori di testa lo siamo tutti in questo mondo, lo ammetto, ma perchè fermarci invece di inseguire un sogno?

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BRIEFING

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È la prima volta che scrivo, ma spero di riuscire a farvi emozionare anche con delle semplici parole e non solo con le mie gesta sportive. Il triathlon italiano è definito come uno sport di nicchia, ma non è certo tale perché esclusivo o riservato a pochi eletti: mi piace pensarlo tale per l’ambiente ancora genuino e non contaminato dalla politica e da interessi che circolano sempre in ambienti più ricchi del nostro. Quando mi sono avvicinato a questo mondo mi hanno piacevolmente sorpreso la semplicità, la festa che c’è sempre nel riunirsi anche con poche decine di persone, la tranquillità che si cela dietro la fatica di ognuno. Caratteristiche molto semplici ma efficaci per rendere una manifestazione un momento di condivisione delle nostre passioni e della nostra voglia di misurarci con noi stessi e con gli altri,anche a costo di dover fare fatica.Al triathlon devo sicuramente una parte molto importante della mia vita che per altro non è ancora finita: prima nuotavo, ma questo sport regala emozioni uniche. Finora ho citato alcuni dei motivi per cui sono legato alla triplice, ma c’è n’è uno in particolare che mi preme sottolineare: l’insegnamento che ho ricevuto e ricevo giorno per giorno. È una continua evoluzione per avere sempre il massimo nella performance sportiva: questo mi aiuta a cercare poi il meglio anche nella vita di tutti i giorni.Quello che apprendo in gara, può essere poi riportato nella vita normale. Le gare ti insegnano a gioire nel momento della vittoria, a piangere nel momento della sconfitta, ad accettare realtà difficili come un ritiro, a prendere consapevolezza dei tuoi mezzi, ti insegnano cos’è il fair play. Tutti aspetti che possono servire in qualsiasi momento, anche ben lontano dall’agonismo sportivo.

Ormai sono 6 anni che gareggio in competizioni nazionali e internazionali e qualche volta ripenso a quando ho iniziato. Non sapevo gestire molte situazione, quanti pasticci che ho combinato. Parecchi risultati li ho gettati al vento per errori banali ma, ahimè, fatali. Come quella volta a Rijeka nel 2006 in una Coppa Europa: persi il 1° gruppo perché non riuscivo ad allacciarmi il casco! Oppure al mondiale del 2007 ad Amburgo: persi sempre il primo gruppo perché non riuscivo a togliermi la muta. Ora sorrido, ci ripenso con un po’ di rammarico, ma niente di più. Sul momento invece mi sarei mangiato le dita, non solo delle mani ma anche dei piedi. Poi c’è stato anche qualche “pasticcio al positivo”: era il 2007, Campionato Europeo a Copenaghen. Nella gara a squadre, preso dalla foga di non perdere il primo gruppo, non indossai le scarpe da run per affrontare la frazione di ciclismo con i Tompson (pedali che ti permettono di pedalare con le scarpe da run). Pedalai scalzo e ciò nonostante riuscii a scendere e a giocarmi il podio. Che soddisfazione!Mi ricordo esile, insicuro, ingenuo, ma soprattutto molto timido. Eh si, lo consideravo un po’ il mio tallone d’Achille. Ora invece mi vedo molto cambiato.Un pregio che ritengo di aver sviluppato è la mia curiosità. Mi piace osservare, provare e imparare. Quelle che mi si presentano sono occasioni che voglio, devo sfruttare, perché di vita ce n’è solamente una e un domani non voglio avere rimpianti per esperienze che potevo vivere ma non ho vissuto. Più sicuro, un po’ meno timido, molto più curioso. Così mi vedo oggi. Le esperienze internazionali sono state senz’altro la benzina che ha alimentato la voglia di scoprire, di imparare, di non smettere mai di provare, insistere. Di non mollare mai.

— Chi è:

Alessandro Fabian è un debuttante: solo come editorialista però! In bacheca ha già appeso diverse maglie tricolori di distanze e categorie differenti, ha già conosciuto il triathlon che conta piazzandosi 15esimo in World Championship Series ad Amburgo e come obiettivo ha la qualificazione olimpica. A 23 anni ha solo un pensiero sportivo, il sogno a cinque cerchi, da raggiungere ad ogni costo: parola di campione del mondo.

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— Alessandro —

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BRIEFINGBRIEFING

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Nel novembre scorso ho preso la decisione di porre termine alla carriera sportiva per intraprendere un’attività lavorativa “normale”. Durante i dieci mesi in cui ho continuamente rincorso la possibilità di rientrare alle competizioni superando un infortunio che non mi consentiva di allenarmi di corsa, ho rimesso in discussione il mio progetto di vita. Ho quindi deciso di non continuare la corsa verso le Olimpiadi di Londra per tuffarmi in una nuova avventura, completamente diversa ma altrettanto stimolante. Il cambiamento è stato notevole, passando dalle scarpette da corsa a giacca e cravatta. Ho preso la decisione in piena serenità e consapevole di essermi espresso ai massimi livelli coronando il sogno della partecipazione alle Olimpiadi nel caldo agosto di Pechino. Ho gareggiato per dodici anni in ogni parte del globo maturando un’esperienza che mi ha aiutato in molte situazioni della vita, aprendomi verso culture e modi di vivere diversi.Dietro di me lascio un insieme di ricordi forti, emozioni profonde, persone speciali, alcune delusioni e molte incomprensioni. Ho lasciato uno sport che ho visto crescere vorticosamente verso le Olimpiadi, trasformarsi in uno sport spettacolare nel circuito di World Cup ed in molti circuiti esteri, mentre in Italia, nonostante la crescita dei numeri dell’attività amatoriale, l’ambiente sembrava ingessato in piccole lotte intestine, in incomprensioni tra

le poche persone che vi lavoravano ed una gestione poco professionale del movimento. Se guardo indietro alla mia carriera ricordo le vittorie e le sconfitte vissute sui campi gare, gli allenamenti quotidiani, il confronto con gli avversari ed i compagni d’allenamento, ma anche molti atleti e gare importanti persi per strada. Nella mia scelta hanno influito molti fattori: l’infortunio, il venir meno delle motivazioni, un’opportunità importante ed un ambiente in cui cominciavo a far fatica a riconoscermi, in cui lo sport veniva dopo le logiche politiche e gli interessi personali. Spero che il futuro sia in grado di portare il cambiamento di cui ha bisogno il triathlon italiano per invertire la direzione presa e riallinearsi alle altre nazioni europee. Lo auguro al triathlon italiano, uno sport che mi ha dato tanto in termini di emozioni ed esperienze vissute ed a cui penso di aver contribuito con oltre dieci anni trascorsi indossando la maglia azzurra e rappresentando l’Italia nelle varie manifestazioni internazionali.Per concludere desidero ringraziare l’Arma dei Carabinieri che mi ha sostenuto in otto anni della mia carriera sportiva, lo staff che mi ha seguito, Fabio, Enrico, Andrea, Sergio e Paolo, i vari sponsor che mi hanno accompagnato e la mia famiglia, papà, mamma e Liah che mi hanno supportato fin dall’inizio, con un grosso in bocca al lupo ad Andrea per Londra 2012.

— Chi è:

Emilio D’Aquino, classe 1982, è un pezzo di storia del triathlon italiano. Quest’anno ha deciso di cambiare vita, di capitalizzare la laurea magistrale in economie e finanza aziendale, chiudendo la ricca parentesi sportiva suggellata dalla partecipazione alle Olimpiadi di Pechino 2008. In carriera ha vinto 4 titoli italiani di triathlon sprint e altrettanti di olimpico, è stato vice campione mondiale junior di triathlon e duathlon, argento europeo under 23 e 4 volte in top-ten in coppa del mondo.

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JaN FRodENodi Nick Warren

Non sembrava un bello spettacolo Budapest. Era fredda e piovosa, ma c’era il Gran Finale della World Championship Series ad attendere i campioni: quindi fuori a tutta per correre le ultime tre frazioni del 2010.Jan Frodeno, il campione olimpico in carica e attuale numero uno del mondo, stava soffrendo terribilmente. È un fatto noto che il pennellone tedesco freddo non abbia buoni rapporti con il clima rigido, ma nessuno si aspettava un epilogo così disastroso. Sul traguardo è apparso un Frodeno deluso, rammaricato, incredulo del 41esimo posto che lo relegava addirittura fuori dal podio della classifica generale. Un colpo basso, quasi da ko, che Jan ha incassato alla grande trovando la forza di ricominciare con ancora più fame agonistica di prima.Due anni prima aveva fatto irruzione nel palcoscenico del triathlon internazionale con la vittoria che vale una carriera, il successo a Pechino 2008. È stata una sorpresa per tutti, anche per gli esperti considerato che in precedenza aveva conquistato un argento ai mondiali under 23, una paio di podi in coppa del mondo e il secondo posto agli Europei.Uno shock per tutti, tranne che per il protagonista. “Ero convinto di potercela fare”, dice. “Credevo che avrei potuto ottenere il successo ero davvero in splendida forma, mi sono allenato alla grande e non ho mai pensato di non potermela giocare in Cina”.E poi si è aperto un nuovo mondo. “Tutto d’un tratto, in termini di opportunità, tutto è cambiato. Ci sono voluti mesi per capire cosa fosse successo, la vita stava andando in avanti veloce. Simon Whitfield mi ha detto di scrivere un diario, perché le cose stavano andando avanti così velocemente che non avrei potuto ricordarmi tutto”. E questa è la dimostrazione di come un’affermazione a cinque cerchi cambi davvero la vita.“Non riuscivo ad allenarmi per i quattro mesi successivi, perché stavano succedendo davvero tantissime cose, e mi piaceva essere sempre disponibile e andare da un evento all’altro”. Come risultato, la stagione 2009 non è stato il successo che forse avrei sperato.

“Perdendo molte sedute di allenamento, non ho approcciato la stagione successiva in maniera ideale. Avevo dimenticato un sacco di cose ed ero diventato troppo sicuro di me stesso. Però ammetto che se potessi rivivere un’esperienza simile, rifarei tutto allo stesso modo, anche se conosco già le conseguenze”.“Il settore maschile ha grande profondità, tutti sono molto affamati e mi sono reso conto che tutto il duro allenamento che avevo fatto l’anno svaniva in un lampo. Avevo bisogno di tornare alle origini, di ritornare quello di prima, di lottare come se non avessi ancora ottenuto nulla”.

Questo ha pagato, e Frodeno raccolto una vittoria WCS entro la fine della stagione nel mese di agosto 2009 a Yokohama, in Giappone, e il terzo posto nel Gran Finale lo ha confermato ai piedi del podio della classifica generale.Il 2010 è stato ancora l’anno della svolta: testa sul collo, pochi allenamenti persi, forma invidiabile. E i risultati lo hanno confermato.“Prima della finale di Budapest, il mio peggior risultato che contava per la classifica generale nel corso del 2010 è stato un terzo posto,” dice.“Anche se il podio generale è svanito per una sventurata giornata, ho imparato molto da

questa stagione: sembra paradossale che abbia ottenuto lo stesso piazzamento della stagione precedente anche se anziché divertirmi, fare serate, rilasciare interviste, ho soltanto lavorato duramente”.“A Budapest però non ho avuto nulla da recriminare. Mi sono allenato duramente, ho avuto la più bassa percentuale di grasso corporeo e aveva alcuni tra i migliori tempi in allenamento della mia vita. Credo che il finale sia stato esagerato: da tutto a niente, ma nello sport spesso succede”.“Tutto questo mi ha reso più affamato che mai. Se si arriva ad una certa altezza in termini di prestazioni, ma anche nella vita di tutti i giorni, la strada per cadere è lunga: questo percorso ci salva perchè abbiamo tempo per riprendere la retta via”.Anche se ormai è ora di parlare del 2011, Frodeno non dimentica la sofferenza fisica e morale del finale della scorsa stagione. “È stato sicuramente il freddo in Ungheria il problema principale, lo stesso di Kitzbühel l’anno prima. Una volta che i muscoli delle mie gambe sono congelati sento di non avere più alcun controllo su di loro. L’altro ricordo nitido che ho è quello di aver corso i 10 km più lunghi della mia vita”.Ma la fame agonistica più spesso rimarcata nelle parole del campione olimpico lo ha indotto ancora una volta a rilanciare, ad

Jan Frodeno

Altezza: 1,94 mPeso: 76 kgPiede: 45Apertura alare: 198 cmLarghezza spalle: 43 cmGrasso corporeo: 5%Frequenza cardiaca: 36-205Anno di nascita: 1981Residenza: Saarbruecken Lingue parlate: tedesco, inglese, francese, afrikaansSito internet: www.frodeno.com

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Jan FrodenoJan Frodeno

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alzare la posta. E per vincere il freddo è andato ad allenarsi sul ghiacciaio.“Si tratta di situazioni estreme che ti permettono di conoscere al meglio la maggior parte del tuo corpo. L’allenamento su un ghiacciaio è veramente qualcosa di unico: a causa delle temperature estreme e dell’altitudine elevata, in poco tempo puoi capire molto dei tuoi limiti. Particolare non trascurabile, è anche quello dell’abbigliamento: non puoi sbagliare, devi sapere cosa metterti addosso: questo serve anche per non sbagliare quando si torna a condizioni meno estreme”.Oltre a mantenere sotto stretto controllo la sua formazione fisica, Frodeno lavora duramente per sviluppare la sua forza mentale. “Credo che l’aspetto psicologico sia troppo spesso sottovalutato nello sport: saper controllare la mente è molto più proficuo che saper controllare le gambe: e poi tutto parte dalla testa, non dimentichiamocelo. Ad esempio, su un rettilineo d’arrivo con quattro altri ragazzi, tutti stanchi allo stesso modo, la chiave è la

forza mentale, motivo per cui penso che sia determinante allenarla”.“Sto provando tecniche di visualizzazione in modo che io sono al 100% nel ‘qui e ora’, e sono in grado di concentrarmi su ciò che deve essere fatto in quel momento esatto”. “Sono anche un grande fan della buona alimentazione, per migliorare anche questo aspetto mi sono confrontato con tante persone e ho letto molto”“E ho caputo che nessun organismo è uguale ad un altro. Che si tratti di allenamento, l’alimentazione, training mentale, occorre trovare la propria strada. Una gran parte di quello che mi piace di sport, è proprio la ricerca della giusta via: questo insegna davvero a conoscersi al meglio”.Ovviamente la World Championship Series 2011 è l’obiettivo prioritario per la prossima stagione, ma Frodeno non nasconde le ambizioni a cinque cerchi per Londra 2012.“Voglio disputare un’annata completa, voglio essere sempre competitivo negli appuntamenti che contano e non subire sgambetti come negli anni scorsi. E ho in

mente grandi cose per le prossime Olimpiadi: il mio obiettivo è già puntato”.Ma tra poco di comincia, la tappa australiana della WCS è ormai alle porte. “Non vedo l’ora di presentarmi alla partenza di Sydney, ho tanta voglia di gareggiare”.Quest’anno anche la pioggia e il freddo faranno fatica a fermare Jan.

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Jan Frodeno

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lIsa NoRdENdi Alberto Fumi

Sconfiggendo gli improvvisi infortuni che l’hanno tenuta in disparte nella stagione 2009 e per la prima parte dell’anno successivo, Lisa Norden è riuscita a consacrarsi piazzando due straordinari sigilli nella stagione passata: i titolo mondiale di triathlon sprint e uno straordinario successo in World Champioship Series ad Amburgo, la capitale europea del triathlon. Un successo costruito al caldo, nell’emisfero sud, una storia nata per caso, da un viaggio di piacere.

Perché hai deciso di trasferirti in Australia? Un motivo validissimo: trascorrere i mesi invernali al caldo! Non ho una casa di proprietà o la residenza, quindi tecnicamente sono solo una turista. La scelta del luogo è ovviamente incentrata sulla possibilità di svolgere al meglio l’allenamento, il mio coach è australiano, questo mi garantisce di prepararmi sempre con un clima mite.

Immagino che sia comunque una nazione che risponde bene al triathlon.Esatto: l’Australia è anche molto “triathlon friendly”. Ci sono molte piscine, buone strade tranquille e un sacco di atleti in giro.

E perché non gli Stati Uniti?A dire il vero non ho molti agganci negli States anche se a fine stagione ho sempre gareggiato a Los Angeles e Dallas, due gare magnifiche. Ho passato un po’ di tempo a Morgan Hill con la Specialized, ho conosciuto molta bella gente e ho notato come il luogo fosse ottimale per la preparazione: ma ora devo seguire il mio allenatore. Poi chissà, magari dopo Londra 2012 proverò anche l’esperienza americana.

Questa scelta è permanente o solo una parentesi?Dal 2007 ho questa abitudine: è un’ottima soluzione per allenarsi al meglio tutto l’anno. Ora, come accennato, ho l’obiettivo olimpico dopodiché potrò divertirmi a girare il mondo. Staremo a vedere.

Dove ti allenavi prima di trasferirti nell’emisfero australe?Naturalmente iniziato la mia carriera intorno a casa mia, in Svezia. Poi nel 2003, dopo aver conseguito il diploma, ho conosciuto l’Australia seguendo mia madre che si trasferì a Sydney per lavoro. Ho avuto l’opportunità di allenarmi con compagni di squadra fortissimi è ho subito compiuto il salto di qualità, fattore che mi ha incentivato a scegliere la carriera professionistica. Nel 2005 sono tornata in Europa per farmi seguire da Chris Jones a Swansea (Gran Bretagna). Una base un po’ più vicina a casa era allettante anche perchè ho sfruttato l’occasione per iscrivermi all’università e tornavo in Svezia per sostenere gli esami. Quando la Jones fu promossa head coach della nazionale mi consigliò di chiamare Darren Smith, il che significava che l’Australia tornava prepotentemente nella mia vita.

La tua famiglia è felice di questa decisione?Ormai sono tutti abituati a viaggiare e a subire un continuo andirivieni. Mio padre e mia sorella sono anche venuti a festeggiare un Natale in Gold Coast: io sono la scusa per partire per un bel viaggio in un posto caldo.

Ci sono altre persone dello sport in famiglia?Mia madre praticava atletica e ha fatto in modo che io svolgessi più attività sportive possibili durante la mia infanzia. Pensa che prima di tuffarmi nel triathlon facevo gare di equitazione. E ho trascinato anche mia madre: è talmente appassionata della triplice che ha già terminato tre ironman e non nasconde che il suo obiettivo è quello di qualificarsi alla finale di Kona.

In una vita così dinamica, rimane il tempo per un fidanzato?Purtroppo no. Non penso che ci sono molti ragazzi là fuori che potrebbero tenere il mio passo. A parte gli scherzi, è abbastanza difficile da sincronizzare un legame sentimentale con la grossa mole di lavoro e spostamenti che compio in questi mesi. In questo momento il mio obiettivo unico è la gara olimpica a Londra, ammetto che la vita privata la metto in secondo piano almeno fino ad agosto 2012. A proposito, com’è Lisa fuori del triathlon?Amo il caffè e la buona cucina, trascorro il pomeriggio libero al bar per gustare un buon caffè e scambiare un po’ di chiacchiere con gli amici, magari cimentandomi anche in qualche gioco di società. Mi piacciono le sfide, voglio imparare nuove cose, sono sempre concentrata e competitiva ma allo stesso tempo solare e felice. Infine ho la

passione per la fotografia: mi sono comprata una stupenda reflex digitale, ma ora devo imparare a usarla al meglio.

Immagino che questa serenità è anche il frutto di una stagione da incorniciare. Come valuti il tuo 2010?Infatti è uno di quegli anni in cui ti guardi indietro e dici “ma come cavolo ho fatto”! La mia preparazione è stata compromessa un’ernia del disco, ho corso pochissimo, solo da giugno in poi ho potuto lavorare bene. Per migliorare nella corsa ho spostato gli allenamenti duri a gennaio-febbraio, periodo in cui posso confrontarmi con altre atlete molto competitive: questi mesi di grande lavoro mi ha insegnato a gestire al meglio questa frazione.

Hai dimostrato di avere una corsa che ti porta ai vertici mondiali, ma chi è l’avversaria più temibile?

Nata Kristianstad (Svezia), nel 1984Altezza: 1,76 mPeso: 59 kgAllenamento settimanale: 30 orePunto di forza: biciBase: CanberraCittà preferita: SydneyPiatto preferito: Favorite food: melanzaneNon può mancare: il caffèCitazione di riferimento: “Il dolore è debolezza che abbandona il corpo”Da piccola voleva diventare: hostess di aerei o principessa

TRIlIFE TRIlIFE

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lisa Norden lisa Norden

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Page 14: Triathlon Magazine

Ho avuto degli scontri accesi con Emma Moffatt e superarla ad Amburgo e Losanna è stato un sogno, ricordo ancora adesso quei momenti, è stupendo battere un’avversaria del suo spessore allo sprint.

E dalla stagione che sta iniziando che cosa ti aspetti?Vorrei raggiungere una forma migliore ed abbassare il personale nella frazione podistica: questo è l’unico modo per poter puntare alla medaglia a Londra. Quest’anno punterò tutto sui campionati europei e sul Triathlon HyVee di Des Moines.

Qual è il tuo obiettivo sportivo nella vita?Ho due grandi obiettivi: vincere le Olimpiadi di Londra 2012 e poi vincere i campionati del Mondo in ogni disciplina nel triathlon (sprint, olimpico, 70.3, Ironman e XTERRA).

È possibile guadagnarsi da vivere facendo il triathlon in Europa?Ho un grande sostegno da parte del Comitato olimpico svedese e dalla Federazione svedese, mi assicurano di poter viaggiare su tutti i campi gara e di avere il meglio per gli allenamenti. Poi ho i miei sponsor personali che mi forniscono il meglio di quanto presente sul mercato; con Specialized è stato un anno magnifico: mi garantiscono oltre all’equipaggiamento si prendono cura di me assistendomi in gara e fuori.

E il tuo team?Ho una squadra tedesca della Bundesliga, Asics Team Witten, faccio almeno un paio di gare all’anno con la loro divisa: è un’esperienza formativa, divertente e non nascondo che anche economicamente è un bel sostegno

Come è considerato il triathlon in Svezia?Sta crescendo di anno in anno. La gente ora mi conosce, si informa su questo sport, mi chiede informazioni sulle gare. Certo, rispetto all’hockey è ancora uno sport minore, ma si sta sviluppando in maniera rapida perchè le persone lo stanno adottando come metodo per tenersi in forma.

Quali sono le caratteristiche che un triatleta deve possedere per essere un vincitore?Penso che l’allenabilità sia la più importante.

E il talento?È fondamentale, ma se non si è disposti a lavorare in maniera intensa e intelligente non si va da nessuna parte.

Il tuo guardaroba è composto solo di abbigliamento sportivo o ci sono anche tacchi alti e vestiti eleganti?(Ride...) Ammetto che l’80% del mio guardaroba è di... lycra! Però porto sempre con me un vestito elegante e un paio di scarpe con i tacchi a spillo, peccato che le occasioni per indossarli sono poche.

Quante lingue hai imparato girando il mondo?Parlo svedese (ovviamente), inglese e tedesco. Però ho il rammarico di non aver terminato l’università, ma con gli impegni agonistici, gli

spostamenti e il duro lavoro è praticamente impossibile andare avanti negli studi. Dove ti piacerebbe vivere?La mia città preferita è Sydney, solo che è troppo lontana dalla mia Svezia! Penso che in futuro avrò due basi, una nella mia terra natale e una in Australia, a sud di Sydney

A proposito, hai già pensato a cosa fare una volta terminata la carriera da atleta?Questo non lo so ancora... ma se voglio raggiungere il mio secondo obiettivo dovrò restare nel triathlon ancora molti anni. Ammetto che la sfida delle lunghe distanze mi attira molto. In ogni caso, vorrei mettere a disposizione di questo sport la mia esperienza: per farlo crescere c’è bisogno del contributo di tutti gli atleti.

IL TEAM DI LISA

Coach: Darren Smith (Australia)

Massaggiatore:Victor Carapelho (Portogallo)

Coordinatore tecnico:Martin McCrossan (Gran Bretagna)

Bici:Specialized Amira S-Works

Gruppo: SRAM

Running: Asics

Nuoto: Tyr

Accessori: Garmin (Forerunner e Edge)

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Page 15: Triathlon Magazine

ElEvEN GloBal Il No-dRaFT appRoda IN saRdEGNa di Alberto Fumi

Un nuovo circuito di gare sparse per il mondo che sanciranno un campione a fine anno. Un olimpico no-draft dal fascino particolare che grazie alla passione di Daniele Demartis ha invaso la Sardegna.

Com’è nata l’idea di ospitare la gara Eleven Global?L’idea della gara Eleven Sardinia nasce dalla prosecuzione e dalla crescita dell’evento organizzato nel 2010 dalla Triathlonpoint Team, South Sardinia Olympic triathlon di Villasimius, che ha suscitato interesse da parte del circuito 11 Global. Dopo aver visionato foto e filmati dell’evento, Ryan Landis (proprietario del marchio) si è messo in contatto con la triathlonpoint Team società organizzatrice dell’evento del 2010, fondata dal sottoscritto con Giuseppe Solla.La 11 Global era alla ricerca di un luogo ideale in Europa dove poter realizzare una tappa del circuito. La Sardegna e Villasimius in particolare, luogo incantato dove spiagge

bianchissime e una natura incontaminata fanno da cornice a percorsi fantastici per una gara di triathlon, hanno subito convinto Ryan Landis e il suo collaboratore Moreno Aguiari che nel mese di dicembre 2010 hanno visionato personalmente i percorsi della gara, rimanendo affascinati dalle caratteristiche tecniche dei percorsi e incantati dalla bellezza dei paesaggi. Sia io che il mio socio Giuseppe Solla, guidati da una irrefrenabile passione nei confronti della multidisciplina, abbiamo pensato che l’inserimento della nostra gara all’interno di un circuito internazionale sarebbe potuta essere un incredibile occasione da non perdere per tutto il movimento del triathlon Europeo.

Cosa ti aspetti dalla prima edizione?Siamo sicuri che la prima edizione dell’Elevan Sardinia sarà un grande successo. Ogni qualvolta che si è organizzato un evento sportivo legato al triathlon in Sardegna le presenze degli atleti nazionali e internazionali

sono sempre state numerosissime (vedi l’XTERRA, gara per altro molto selettiva in quanto si svolge con la MTB). A maggior ragione, una formula come quella del circuito 11 Global, che prevede una gara su distanza olimpica con l’assoluta novità per il triathlon italiano di non poter utilizzare la scia durante la frazione in bici, sarà di sicuro richiamo per tutti gli appassionati di triathlon. Come hanno accolto questa gara in Fitri?La Fitri si è dimostrata da subito pronta ad accogliere favorevolmente la nostra inziativa, ringraziamo il Presidente e la commissione gare che ci sostengono nell’organizzazione di questo evento.

Cosa dobbiamo imparare noi italiani dagli americani?Sia io che Giuseppe crediamo sia importante imparare dagli americani a pensare in grande, rendere gli eventi sempre meglio organizzati

per far trovare a proprio agio tutti gli atleti dal principiante all’elite, facendo nostra la filosofia di paesi come gli Stati Uniti o l’Australia che vedono un numero enorme di persone che praticano il triathlon a tutti i livelli mosse da un unico scopo: godere delle proprie prestazioni non dando nulla per scontato senza avere paura di mettersi in discussione. Il partecipare o l’organizzare un triathlon olimpico deve essere vissuto per entrambe organizzatori e atleti come una grande impresa.Nel nostro caso siamo sicuri che riusciremo a portare anche nella tappa italiana l’entusiasmo che ruota intorno al circuito 11 Global grazie anche alla novità della formula no-draft.

Cosa rispondi a chi non crede nelle gare sulle isole?Raggiungere le Isole è sempre stato considerato molto difficile. Credo sia necessario sfatare questo falso mito. Soprattutto per la Sardegna, che ormai tramite la raggiunta continuità territoriale e lo sviluppo delle nuove rotte low-cost da e per tutta l’Europa, è diventata una vera e propria piattaforma al centro del mediterraneo che accoglie ormai da anni miglia di turisti, favorendo così lo sviluppo di numerosi eventi internazionali di carattere sportivo.Un esempio per tutti è proprio Villasimius eccezionale location dell’Eleven sardinia, fantastica località turistica raggiungibile

in appena 30 minuti dall’aereoporto di Cagliari.

Cosa vi aspettate dal training camp collegato all’evento?L’Eleven Sardinia è inserito all’interno di un’altra importante iniziativa, il Sardinia Triathlon Camp (3-11 giugno). L’obiettivo del Camp è quello di trasferire ai partecipanti gli ultimi metodi e le più avanzate tecniche di allenamento per la preparazione nel triathlon, inoltre verrà dato ampio spazio all’insegnamento dell’utilizzo e della scelta del materiale tecnico indispensabile per la pratica del triathlon.

Il Camp è organizzato dalla Triathlonpoint Team e può contare sulla collaborazione di Luke McKenzie (Vincitore di 5 Ironman - detentore del record dell’Ironman in Brasile con 8:07:39) e Amanda Balding (triatleta professionista). Per principianti o agonisti, verranno predisposti allenamenti, test, video, analisi dei risultati, confronti, che saranno gli strumenti che accompagneranno le giornate degli atleti circondati da una cornice naturale fantastica, in una atmosfera di grande relax ideale per trascorrere una vacanza.

Un’iniziativa a 36 gradi, ma a cosa mirate?Il nostro obiettivo è quello di far crescere il movimento alimentando la passione di tutti coloro che già lo praticano o la curiositò di coloro che ancora non lo fanno, inoltre vogliamo far diventare il Sud Sardegna, luogo dove ci si può allenare tutto l’anno) un punto di riferimento del triathlon in Europa. L’obiettivo è molto ambizioso, ma qual è il triatleta con non pensa in grande?

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RacERacEEleven Global Eleven Global

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Page 16: Triathlon Magazine

Com’è nata l’idea del circuito Eleven Global?Dopo aver assistito alla rapida crescita del triathlon negli ultimi 10 anni come un triatleta age-group, ho pensato che ci sia bisogno di avere un mercato più ampio per quanto riguarda la distanza olimpica, soprattutto per gli amatori. Anche se tutte le gare di triathlon Eleven includono una prova riservata ai professionisti, l’idea è quella di fornire ai dilettanti l’opportunità di competere in un circuito su scala globale. Inoltre, il triathlon oggi è inteso come stile di vita e opportunità di viaggiare negli angoli più interessanti del globo.

Come si posiziona il circuito nel calendario internazionale?La visione per Eleven è quello di sviluppare 11 gare che sanciscano una vittoria finale per categorie di età e a staffetta. Attualmente ci sono 5 gare all’anno, due in Sud Africa e una in Stati Uniti, Emirati Arabi e in Italia; nuove località saranno aggiunte nei prossimi anni per raggiungere l’obiettivo originario. Una volta che ci saranno 8 gare in calendario, un sistema di punteggio sarà attuato in modo da premiare chi partecipa in maniera continuativa alle nostre gare per conquistare il “campionato”: infatti, per essere ammesso alla classifica finale ogni atleta dovrà competere in un minimo di tre gare Eleven.

Quanti partecipanti è in grado di radunare una gara di triathlon olimpico no-draft?È sempre difficile stimare il numero degli atleti per il primo evento, in particolare in una regione che non sono a conoscenza. Mi piacerebbe coinvolgere 2-300 atleti in Sardegna quest’anno.

Consideri Ironman un tuo rivale?Nel 2008, quando nacque il nostro circuito, non eravamo concorrenti perchè le distanze erano diverse, ma dal momento che sono entrati anche loro nella distanza olimpica lo sono senz’altro!

Perché l’Italia è stata scelta come sede per la gara?Sono stato alla ricerca di una destinazione europea per undici anni e poi un amico italiano che vive ad Atlanta mi ha incoraggiato a lanciarmi sulla Sardegna. Il terreno a sud della regione identifica al meglio la filosofia Eleven Globe: bel paesaggio e percorso impegnativo.

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“Non trovo le parole adatte per descrivere quello che ho scoperto e ciò che ho provato. Solamente tre cifre.“

Page 17: Triathlon Magazine

pianeta IRoNmaN di Francesco Cauz

Rev3 Cedar Point Triathlon | Sandusky, Ohio, UsaEnnesima vittoria di prestigio per il campione sudafricano James Cunnama che è balzato in testa alla classifica sono grazie ad una grande maratona finale, corsa in 2:47, che gli ha permesso di raggiungere e superare il fuggitivo di giornata, lo svedese Bjorn Andersson, e di mantenere a distanza di sicurezza il quarantenne Jason Shortis. Tra le donne

TOP 5M

1. James Cunnama (RSA) 8:21:28

2. Jason Shortis (AUS) 8:24:52

3. David Thompson (USA) 8:36:40

4. Keegan Williams (NZL) 8:37:37

5. Zack Ruble (USA) 8:40:37

TOP 5F

1. Amy Marsh (USA) 9:15:40

2. Jessica Jacobs (AUS) 9:28:35

3. Kathleen Calkins (SUI) 9:31:37

4. Sam Warriner (NZL) 9:37:36

5. Lauren Harrison (USA) 9:37:55

dominio assoluto della statunitense Amy Marsh, vincitrice con quasi tredici minuti

di vantaggio sull’australiana Jessica Jacobs.

Ford Ironman Wisconsin | Madison, Wisconsin, Usa Esordio vittorioso sulla distanza Ironman per l’inglese Joe Gambles. Uscito in buona posizione dall’acqua Gambles ha dovuto lottare per tenere il ritmo dei migliori nella prima parte della frazione ciclistica, dovendo scontare poi una penalità di 6 minuti per aver commesso un’infrazione quando era già solo al comando. Giunto in T2 con un leggero ritardo rispetto al tedesco Bachor, l’inglese ha riconquistato la testa della corsa nella maratona finale. Nella gara femminile la neozelandese Gina Crawford ha dominato la gara sin dalla frazione natatoria, giungendo in T2 con più di 15

TOP 10M

1. Joe Gambles (AUS) 8:38:32

2. Romain Guillaume (FRA) 8:49:42

3. Eric Bean (USA) 8:51:36

4. Stefan Riesen (SUI) 8:53:39

5. Blake Becker (USA) 8:55:44

6. Max Longree (GER) 8:55:47

7. Brad Seng (USA) 8:58:15

8. Mike Schifferle (SUI) 8:58:35

9. Dirk Wijnalda (NED) 9:01:07

10. Christophe Bastie (FRA) 9:10:01

TOP 10F

1. Gina Crawford (NZL) 9:27:26

2. Kristin Moeller (GER) 9:39:43

3. Mirjam Weerd (NED) 9:52:25

4. Kate Pallardy (USA) 10:04:19

5. Charisa Wernick (USA) 10:07:19

6. Lauren Jensen (USA) 10:19:08

7. Hillary Biscay (USA) 10:29:06

8. Erin Spitler (USA) 10:31:04 * AG W30-34

9. Jocelyn Wong (USA) 10:34:43

10. Kaytee Petross (USA) 10:35:30 * AG W30-34

minuti di vantaggio sulla prima inseguitrice, Desiree Ficker. La maratona finale ha

ridotto i distacchi pur non cambiando le posizioni definite dai 180 km di ciclismo.

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RacEPianeta Ironman

2011 5150 Series

STATI UNITI

Marzo 13 Miami International Triathlon (Miami, Florida)

Maggio 1 St. Anthony’s Triathlon (St. Petersburg, Florida)

Maggio 15 5150 New Orleans (New Orleans, Louisiana)

Maggio 22 Memphis in May Triathlon (Tunica, Mississippi)

Giugno 19 Washington D.C. Triathlon (Washington, D.C.)

Giugno 25 5150 Provo (Provo, Utah)

Luglio 10 Boulder Peak Triathlon (Boulder, Colorado)

Agosto 7 Nautica New York City Triathlon (New York, N.Y.)

Sett. 4 Hy-Vee Triathlon/5150 U.S. Championship (Des Moines, Iowa)

Sett. 11 5150 Lake Lanier (Gainesville, Georgia)

Ottobre 2 5150 Lake Las Vegas (Henderson, Nevada)

Ottobre 23 5150 Galveston (Galveston, Texas)

Nov. 12 5150 Clearwater/5150 Series Finale (Clearwater, Florida)

2011 5150 Series

EUROPAGiugno 5 5150 Darmstadt (Germania)

Giugno 12 5150 Klagenfurt (Austria)

Giugno 26 5150 Liverpool (Gran Bretagna)

Luglio 9 5150 Zürich (Svizzera)

Luglio 23 5150 München (Germania)

Agosto 7 5150 Frankfurt (Germania)

Agosto 7 5150 Gent (Belgio)

Sett. 10/11 5150 Berlin (Germania)

Ottobre 2 5150 Teneriffa (Spagna)

TRIATHLON SERIES 2011

1,5KM SWIM • 40KM BIKE • 10KM RUN

TRIATHLON SERIES

2011

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Page 18: Triathlon Magazine

Ironman 70.3 Branson | Branson, Missouri, UsaBen Hoffman ha dominato l’edizione 2010 dell’IM 70.3 Branson, relegando i ben più quotati e famosi connazionali Fleishmann e Lovato alla terza e quarta posizione. Sorprese anche nella gara femminile dove la statunitense ha vinto scavando una voragine tra lei e le inseguitrici nella frazione podistica.

TOP 10M

1. Ben Hoffman (USA) 4:02:53

2. Tom Lowe (GBR) 4:05:38

3. Brian Fleischmann (USA) 4:08:25

4. Michael Lovato (USA) 4:11:04

5. James Cotter (USA) 4:14:36

6. Brent Poulsen (USA) 4:15:14

7. Gavin Anderson (USA) 4:21:40 * M30-34

8. TJ Tollakson (USA) 4:21:44

9. Jonathan Shearon (USA) 4:37:39 * M35-39

10. Scott Bredehoft (USA) 4:39:34 * M25-29

TOP 5F

1. Kelly Williamson (USA) 4:25:47

2. Angela Naeth (CAN) 4:33:47

3. Pip Taylor (AUS) 4:41:57

4. Nina Kraft (GER) 4:42:41

5. Marisa Asplund (USA) 4:59:16

6. Tami Ritchie (USA) 5:02:30 *W25-29

7. Ali Rutledge (USA) 5:22:00 *F35-39

8. Betsy Mercer (USA) 5:22:52 *W30-34

9. Kari Fritchie (USA) 5:26:03 *W18-24

10. Jessica Imm (USA) 5:26:09 * W25-29

Ironman 70.3 Centrair Tokoname Japan | Tokoname, GiapponeCon una frazione ciclistica incontenibile, Cameron Brown, a dire il vero l’unico tra i partenti a poter vantare una certa fama, ha ipotecato la vittoria all’IM 70.3 Japan. Al posto d’onore lo svedese Fredrik Croneborg, staccato di oltre sei minuti, che è andato a precedere un nutrito gruppo di triatleti giapponesi. Dominio australiano nella gara femminile, con Michelle Wu a precedere la connazionale Rachael Paxton.

TOP 10M

1. Cameron Brown (NZL) 4:12:00

2. Fredrik Croneborg (SWE) 4:18:36

3. Hiroyuki Nishiuchi (JPN) 4:20:26

4. Kuniaki Takahama (JPN) 4:21:00

5. Masayuki Matsumaru (JPN) 4:21:59

6. Daiki Masuda (JPN) 4:24:47

7. Balazs Csoke (HUN) 4:29:21

8. Shinya Suganuma (JPN)

9. Kaito Tohara (JPN) 4:31:08

10. Erich Felbabel (HK) 4:32:38

TOP 5F

1. Michelle Wu (AUS) 4:51:27

2. Rachael Paxton (AUS) 4:53:27

3. Emi Shiono ( ) 4:54:25

4. Saori Omatsu (JPN) 4:54:55

5. Maki Nishiuchi (JPN) 5:01:06

6 Hiromi Matsumaru (JPN) 5:05:14

7. Hiromi Toda (JPN) 5:21:15

8. Kaori Tokai (JPN) 5:23:20

9. Kumiko Takemoto (JPN) 5:23:31

10. Tomoko Hiramatsu (JPN) 5:33:54

Ironman 70.3 Syracuse | Syracuse, New York, UsaPaul Matthews, vincitore delle “classiche” italiane di Bardolino e Milano, si è confermato atleta di spessore internazionale trionfando all’IM 70.3 Syracuse (New York) grazie ai migliori parziali sia nella frazione ciclistica (di ben 6’ sull’ucraino Maxim Kriat) che in quella podistica.Nella gara femminile ennesima affermazione della canadese Sam McGlone, che ha staccato le avversarie nella mezza maratona conclusiva, tagliando il traguardo con un margine rassicurante sulla seconda classificata, la statunitense Rachel Challis.

TOP 10M

1. Paul Matthews (AUS) 3:49:49

2. Maxim Kriat (UKR) 3:58:01

3. Sean Bechtel (CAN) 4:00:09

4. James Hadley (GBR) 4:02:34

5. Mike Caiazzo (USA) 4:06:32

6. Kent Horner (RSA) 4:08:06

7. Ryan Grant (CAN) 4:08:40

8. Paul Fritzsche (USA) 4:11:34

9. Kyle Pawlaczyk (USA) 4:12:12

10. Jimmy Archer (USA) 4:13:05

TOP 5F

1. Samantha McGlone (CAN) 4:28:55

2. Rachel Challis (USA) 4:30:37

3. Kristin White (USA) 4:31:11n * F35-39

4. Annie Gervais (CAN) 4:31:52

5. Tamara Kozulina (UKR) 4:32:33

6. Heather Leiggi (USA) 4:36:15

7. Kate Auwaerter (USA) 4:37:50 * F40-44

8. Claire Horner (RSA) 4:38:20

9. Amber Ferreira (USA) 4:39:23 * F25-29

10. Christine Fletcher (CAN) 4:41:25

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Page 19: Triathlon Magazine

Confermando lo stato di forma straordinario dimostrato solo tre settimane prima all’IM70.3 Austin, il campione sudafricano James Cunnama ha trionfato nel classico appuntamento di Panama Beach in Florida. Con una maratona finale corsa in 2:43 Cunnama ha superato e staccato gli atleti che avevano provato ad anticiparlo nel corso della frazione ciclistica, in particolare l’outsider portoghese Pedro Gomes ed il lussemburghese Dirk Bockel.Successo pieno nella gara femminile per la statunitense Jessica Jacobs che è riuscita a contenere la rimonta della magiara Erika Csomor.

TOP 10M

1. James Cunnama (RSA) 8:15:29

2. Pedro Gomes (POR) at 8:19:26

3. Dirk Bockel (LUX) 8:21:23

4. Markus Fachbach (GER) 8:25:25

5. Jeremy Jurkiewicz (FRA) 8:26:49

6. Christophe Bastie (FRA) 8:27:01

7. Petr Vabrousek (CZE) 8:29:59

8. Esben Hovgaard (DEN) 8:31:29

9. Chris McDonald (AUS) 8:32:37

10. Swen Sundberg (GER) 8:33:44

TOP 5F

1. Jessica Jacobs (USA) 9:07:49

2. Erica Csomor (HUN) 9:14:40

3. Kim Loeffler (USA) 9:21:26

4. Karina Ottosen (DEN) 9:24:34

5. Tamara Kozulina (UKR) 9:28:43

6. Jeanne Collonge (FRA) 9:35:19

7. Anne Basso (FRA) 9:37:37

8. Danielle Sullivan (USA) 9:46:42

9. Susan Langley (AUS) 9:55:19 * AG W40-44

10. Linnea Humphrey (CAN) 9:58:09 * AG W40-44

Ford Ironman Florida | Panama City Beach, Florida, Usa

Ironman 70.3 Austin | Austin, Texas, Usa Il sudafricano James Cunnama ha colto l’ennesimo successo della stagione conquistando la testa della corsa ai danni dell’estone Marko Albert, autore di una fuga solitaria. Terzo posto per l’australiano Richie Cunningham che ha negato la gioia di un piazzamento sul podio al portacolori del Liger Team Keyline Alessandro Degasperi. Successo “facile” per la svizzera Nicola Spirig nella gara femminile, in cui le prime concorrenti sono giunte al traguardo separate da distacchi abissali. Da notare il terzo posto della neozelandese Samantha Warriner, veterana del circuito ITU.

TOP 10M

1. James Cunnama (RSA) 3:53:57

2. Marko Albert (EST) 3:55:06

3. Richie Cunningham (AUS) 3:57:04

4. Alessandro Degasperi (ITA) 3:57:29

5. Jeff Symonds (CAN) 3:57:57

6. Boris Stein (GER) 3:58:54 * AG M

7. Brent Poulsen (USA) 4:00:02

8. Brad Seng (USA) 4:04:45

9. Trevor Wurtele (CAN) 4:04:54

10. Lewis Elliot (USA) 4:05:48

TOP 5F

1. Nicola Spirig (SUI) 4:09:35

2. Angela Naeth (CAN) 4:17:58

3. Sam Warriner (NZL) 4:22:01

4. Christie Sym (AUS) 4:23:03

5. Heather Wurtele (CAN) 4:23:25

6. Jessica Meyers (USA) 4:24:56

7. Nina Kraft (GER) 4:26:11

8. Heather Jackson (USA) 4:29:14

9. Annie Gervais (CAN) 4:29:24

10. Uli Bromme (USA) 4:29:31

Ironman 70.3 Cancun | Cancun, MessicoReduce da due piazzamenti importanti all’Ironman Coeur d’Alene (4°) ed all’IM70.3 Lake Stevens (3°), l’australiano Luke Bell ha centrato il risultato pieno in una gara coratterizzata come al solito da un clima torrido. L’australiano ha superato il connazionale McKenzie nelle battute finali della frazione podistica dopo una gara molto equilibrata. Dominio autraliano anche nella gara femminile, dove Amanda Stevens, Michelle Jones e kate Major hanno monopolizzato la parte più pregiata dell’ordine d’arrivo.

TOP 10M

1. Luke Bell (AUS) 3:59:46

2. Luke McKenzie (AUS) 4:02:30

3. Oscar Galindez (ARG) 4:05:20

4. Matt White (AUS) 4:07:33

5. Andres Felipe Castillo Latorre (COL) 4:08:08

6. Paul Ambrose (AUS) 4:10:01

7. Bruno Clerbout (BEL) 4:12:35

8. Bryan Rhodes (NZL) 4:14:53

9. Petr Vabrousek (CZE) 4:20:32

10. Jairo Salazar (COL) 4:26:31 * M18-24

TOP 5F

1. Amanda Stevens (USA) 4:25:34

2. Michellie Jones (AUS) 4:27:01

3. Kate Major (AUS) 4:28:27

4. Kate Bevilaqua (AUS) 4:44:56

5. Dunia Gomez Tirado (MEX) 4:52:26

6. Lesley Paterson (GBR) 4:54:12

7. Pamela Maxwell (USA) 4:58:21 * F45-49

8. Heather Jackson (USA) 5:06:54

9. Julianna Batizy-Morley (USA) 5:11:07

10. Marialuz Arellano (ECU) 5:14:14 *F35-39

37

RacEPianeta Ironman

Page 20: Triathlon Magazine

Ford Ironman Cozumel | Cozumel, New Mexico, UsaIl grande Andy Potts ha conquistato un altro titolo nel circuito Ironman conducendo una gara solitaria sin dallo “sparo”. Forte di un vantaggio importante già in T1, l’americano ha optato per una condotta di gara coraggiosa che gli ha permesso non solo di vincere ma anche di segnare il record del tracciato. Alle sue spalle il connazionale Michael Lovato ha regolato il nutrito gruppo degli inseguitori. L’olandese Yvonne Van Vlerken ha vinto a mani basse la gara femminile staccando di più di 15 minuti la prima avversaria, la statunitense Tyler Stewart.

TOP 10M

1. Andy Potts (USA) 8:16:14

2. Michael Lovato (USA) 8:22:17

3. Eduardo Sturla (ARG) 8:24:48

4. Axel Zeebroek (BEL) 8:28:52

5. Andriy Yastrebov (UKR) 8:32:46

6. Patrick Evoe (USA) 8:35:43

7. Petr Vabrousek (CZE) 8:40:09

8. Jozsef Major (HUN) 8:42:45

9. Maximilian Longree (GER) 8:45:52

10. Rutger Beke (BEL) 8:46:28

TOP 10F

1. Yvonne Van Vlerken (NED) 9:07:25

2. Tyler Stewart (USA) 9:23:44

3. Amanda Stevens (USA) 9:26:35

4. Sofie Goos (BEL) 9:45:01

5. Nicole Woysch (GER) 9:50:00

6. Kimberly Schwabenbauer (USA) 10:03:59 * W30-34

7. Fiona Whitby (CAN) 10:05:05

8. Charisa Wernick (USA) 10:07:30

9. Maria Omar Soledad (ARG) 10:08:50

10. Carmenza Morales (COL) 10:09:43

Ford Ironman Arizona | Tempe, Arizona, Usa Con una condotta di gara impeccabile il tedesco Timo Bracht ha vinto l’IM Arizona 2010, primo evento con la “emme rossa” dopo il mondiale di Kona. Inutile il miglior parziale nella maratona segnato da Rasmus Henning, rappresentante di una generazione di “lunghisti” danesi che ha raccolto successi e piazzamenti illustri durante tutto l’ultimo decennio. Sorprendente terzo posto di Tom Lowe all’esordio sulla distanza regina. Quarto con commozione Jordan Rapp, al rientro dopo un serio infortunio che lo aveva tenuto lontano dalle gare per un anno intero. Nella gara femminile Chrissie Wellington ha ostentato un’imbarazzante superiorità,

TOP 10M

1. Timo Bracht (GER) 8:07:16

2. Rasmus Henning (DEN) 8:10:58

3. Tom Lowe (GBR) 8:11:44

4. Jordan Rapp (USA) 8:16:45

5. Jozsef Major (HUN) 8:26:15

6. Matt Reed (USA) 8:33:08

7. Max Longree (GER) 8:33:28

8. Ian Mikelson (USA) 8:41:18

9. Joe McDaniel (USA) 8:43:23

10. Anthony Toth (CAN) 8:46:57

TOP 10F

1. Chrissie Wellington (GBR) 8:3613

2. Linsey Corbin (USA) 9:05:33

3. Leanda Cave (GBR) 9:13:50

4. Meredith Kessler (USA) 9:15:01

5. Heather Wurtele (CAN) 9:19:10

6. Erika Csomor (HUN) 9:22:38

7. Mackenzie Madison (USA) 9:24:11

8. Heleen bij de Vaate (NED) 9:29:15

9. Uli Bromme (USA) 9:31:22

10. Lauren Harrison (USA) 9:33:53

piazzandosi addirittura all’ottavo posto della classifica generale. Seconda al traguardo con un distacco di quasi mezz’ora l’altra

americana Lindsey Corbin mentre al terzo posto di è piazzata la britanica Leanda Cave.

Rohto Ironman 70.3 Miami | Miami, Florida, UsaDominio europeo nelle prove generali dei campionati del mondo di Clearwater. A Miami il francese campione del mondo di triathlon lungo Syslvain Sudrie si è imposto sul britannico Paul Amey (miglio parziale nella mezza maratona) e sul triatleta-modello brasiliano Oscar Galindez, autore della miglior frazione ciclistica. Vittoria con margine per la britannica Leanda Cave nella gara femminile in cui il durissimo percorso ciclistico ha pesantemente influenzato i distacchi tra le concorrenti.

TOP 10M

1. Sylvain Sudrie (FRA) 4:00:41

2. Paul Amey (GBR) 4:02:47

3. Oscar Galindez (BRA) 4:05:38

4. Victor Zyemtsev (UKR) 4:07:52

5. Ethan Brown (USA) 4:08:29

6. Santiago Alves Ascenco (BRA) 4:10:19

7. Patrick Evoe (USA) 4:11:18

8. Peter Clode (NZL) 4:16:02

9. David Bardi (FRA) 4:16:35 *AG M35-39

10. Leandro Gonzalez Bonet (ARG) 4:17:18

TOP 10F

1. Leanda Cave (GBR) 4:21:21

2. Angela Naeth (CAN) 4:30:03

3. Nina Kraft (GER) 4:34:38

4. Christie Sym (AUS) 4:36:46

5. Erika Csomor (HUN) 4:41:11

6. Ariane Montileli (BRA) 4:41:21

7. Amanda Felder Dekarcs (USA) 4:42:32

8. Christine Fletcher (CAN) 4:48:08

9. Tasmin Lewis (GBR) 4:52:32

10. Nidia Kondratavicius (ARG) 4:57:58

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RacEPianeta Ironman

Sans titre-1 1 25/01/11 13:19

Page 21: Triathlon Magazine

SunSmart Ironman Western Australia | Busselton, AustraliaA 38 anni Courtney Ogden ha vinto per la seconda volta in carriera l’IM di casa al termine di una sfida tutta australiana con i rivali Matty Whyte, Pete Jacobs (miglior maratoneta di sempre a Kona 2010) e Luke Bell. Monopolio australiano anche nella gara femminile, dove a spuntarla è stata Kate Bevilaqua sulla favorita e plurititolata Rebekah Keat dopo una straordinaria rimonta nella frazione ciclistica.

TOP 10M

1. Courtney Ogden (AUS) 8:14:01

2. Matty White (AUS) 8:18:06

3. Pete Jacobs (AUS) 8:21:16

4. Luke Bell (AUS) 8:21:33

5. Patrick Vernay (NCL) 8:23:22

6. Jonathan Hotchkiss (GBR) 8:31:02

7. Scott Neyedli (GBR) 8:34:45

8. Sam Hume (AUS) 8:39:21 * M35-39

9. Simon Billeau (FRA) 8:40:37

10. Paul Dodd (AUS) 8:45:57 * M35-39

TOP 10F

1. Kate Bevilaqua (AUS) 9:19:44

2. Rebekah Keat (AUS) 9:22:37

3. Amelia Pearson (AUS) 9:36:52

4. Kirsten Molloy (AUS) 9:47:47

5. Jessica Fleming (AUS) 9:49:41 * W35-39

6. Michelle Boyes (AUS) 9:51:05 * W40-44

7. Jasmine Dillon (AUS) 10:12:26 * W25-29

8. Sarah Walker (NZL 10:18:28 * W40-44

9. Dimity Gannon (AUS) 10:19:45 * W25-29

10. Michaella Trigg (NZL) 10:21:48 *W40-44

Ironman 70.3 Asia-Pacific Championship | Laguna Phuket, TailandiaGrande prestazione del mestrino Massimo Cigana, all’ultima gara con i colori del Liger Team Keyline, che ha agguantato un egregio secondo posto, alle spalle del campione americano Timothy O’Donnel, dopo una gara all’inseguimento, condotta assieme all’altro italiano in gara, il toscano Domenico Passuello, ex ciclista professionista. Tra le donne pronostico rispettato con la vittooria della campionessa mondiale di triathlon lungo, la svizzera Caroline Steffen. Da segnalare il primo piazzamento nella top ten di un Ironman dell’atleta del Fumane Triathlon Francesca Tibaldi.

TOP 10M

1. Timothy O’Donnell (USA) 3:59:42

2. Massimo Cigana (ITA) 4:01:52

3. Hideo Fukui (JPN) 4:04:00

4. Domenico Passuello (ITA) 4:06:51

5. Chris Legh (AUS) 4:07:25

6. Paul Ambrose (GBR) 4:07:53

7. Bryan Rhodes (NZL) 4:10:15

8. Jan Raphael (GER) 4:10:24

9. Fredrik Croneberg (SWE) 4:13:33\

10. Alejandro Santamaria (ESP) 4:18:18

TOP 10F

1. Caroline Steffen (SUI) 4:20:13

2. Melissa Rollison (AUS) 4:24:53

3. Belinda Granger (AUS) 4:30:49

4. Michelle Wu (AUS) 4:32:13

5. Samantha McGlone (CAN) 4:36:52

6. Diana Riesler (GER) 4:37:29

7. Rachael Paxton (AUS) 4:38:55

8. Ruth Nivon Machoud (SUI) 4:41:04

9. Emma Ruth Smith (GBR) 4:43:39

10. Francesca Tibaldi (ITA) 4:44:01

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RacEPianeta Ironman

Page 22: Triathlon Magazine

Ironman 70.3 Agrosuper Pucon | Pucon, CileDaniel Fontana, tesserato per la DDS, si è imposto per la seconda volta nella sua carriera nell’IM 70.3 Pucon. La perturbazione che ha interessato la regione cilena di Pucon nel week end della gara, portando con sè abbondanti piogge e venti molto forti, ha indotto gli organizzatori a preferire il formato meno rischioso del duathlon. Il titolo 2011 è stato assegnato sulla distanza 5km

TOP 5M

1. Daniel Fontana (ITA) 3:52:59

2. Reinaldo Colucci (BRA) 3:56:24

3. Oscar Galindez (ARG) 3:57:17

4. Mario de Elias (ARG) 3:58:11

5. Jose Luis Gonzalez (CHI) 4:04:09

TOP 3F

1. Linsey Corbin (USA) 4:15:42

2. Kim Loeffler (USA) 4:21:17

3. Heather Gollnick (USA) 4:33:38

corsa/90km ciclismo (2giri)/21,095km corsa. Dopo la parziale delusione del mondiale di Clearwater (foratura),

l’azzurro Daniel Fontana si è imposto con ampio margine sui rivali di sempre, il brasiliano Reinaldo Colucci e l’argentino Oscar Galindez. Tra le donne successo della statunitense Lindsey Corbin.

Ironman 70.3 SudafricaDopo una fuga solitaria intrapresa nel corso della frazione ciclistica il belga Frederik van Lierde ha resistito con autorevolezza alla rimonta furiosa dell’idolo locale, James Cunnama, giunto in T2 con oltre 7 minuti di ritardo e capace di recuperarne più di cinque. Alessandro Degasperi, unico italiano nella gara elite, ha regolato il gruppo degli inseguitori con una mezza maratona finale corsa in progressione. L’ultimo a resistergli è stato l’australiano Richie Cunningham, quarto al traguardo. Con questo podio Alessandro ha inaugurato nel migliore dei

TOP 5M

1. Frederik van Lierde (BEL) 4:06:30

2. James Cunnama (RSA) 4:08:41

3. Alessandro DegasperI (ITA) 4:15:16

4. Richie Cunningham (AUS) 4:18:12

5. Balazs Csoke (HUN) 4:18:51

TOP 5F

1. Jodie Swallow (GBR) 4:39:19

2. Tine Deckers (BEL) 4:42:25

3. Mari Rabie (RSA) 4:45:45

4. Lucie Zelenkova (CZE) 4:49:51

5. Sonja Tajsich (GER) 4:51:26

modi la stagione 2011, dopo la scelta di cambiare squadra alla fine della passata stagione. La campionessa del mondo in carica Jodie Swallow ha dominato alla sua maniera la gara femminile, appropriandosi della prima posizione della classifica dalla

prima bracciata. Al secondo posto si è piazzata la belga Tine Deckers, autrice di una formidabile rimonta che ha costretto la Swallow a spingere sull’acceleratore fin sul traguardo. Terza si è classificata la sudafricana Mari Rabie.

Challenge Wanaka | Lake Wanaka, Nuova ZelandaIl neozelandese Jamie Whyte si è aggiudicato l’ambitissimo trofeo del Challenge Wanaka, imponendosi di forza sull’australiano Courtney Ogden e sull’altro neozelandese Bevan McKinnon. Whyte ha preso il comando già nalla prima frazione, per poi essere raggiunto nelle prime pedalate. Dopo 120km nel gruppetto, il triatleta neozelandese si è riappropriato della leadership giungendo in T2 con più 4 minuti di vantaggio sui diretti inseguitori. Nella frazione podistica a nulla sono serviti gli sforzi del 38-enne .Ogden e del 39-enne McKinnon

TOP 10M

1. Jamie Whyte (NZL) 9:03:53

2. Courtney Ogden (AUS) 9:07:25

3. Bevan McKinnon (NZL) 9:07:37

4. Jimmy Johnsen (DEN) 9:16:45

5. Josh Rix (AUS) 9:20:32

6. Petr Vabrousek (CZE) 9:27:44

7. Richard Thompson (AUS) 9:29:15

8. Brendan Hart (NZL) 9:31:28 * AG M30-39

9. Axel Reiser (GER) 9:35:29

10. Chris Bisley (NZL) 9:37:50 * AG M30-39

TOP 5F

1. Belinda Granger (AUS) 10:26:17

2. Simone Maier (GER) 10:32:25

3. Christie Sym (AUS) 10:36:57

4. Joanna Carritt (GBR) 10:57:21

5. Belinda Harper (NZL) 11:23:15

nel tentativo di ricucire il gap. Tra le donne successo dell’australiana Belinda

Granger, che dopo aver trascorso gran parte della gara ad inseguire la fuggitiva Belinda Harper (caduta al km 140), ha tagliato il traguardo in prima posizione precedendo di oltre sei minuti la tedesca Simone Maier e la connazionale Christie Sym.

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RacEPianeta Ironman

Page 23: Triathlon Magazine

TuTTo GareTriatleti fangosi a VareseSi sono corsi a Varese, domenica 30 Gennaio, i Campionati Italiani di corsa campestre; al via molti triatleti nazionali. Nella prova assoluta maschile (9,4 km) ottima prova di Alessandro Fabian (20°) nell gara vinta da Daniele Meucci; 34° posto per Massimo Deponti, 75° Davide Bargellini e 83° Andrea Deponti. Tra le donne assolute Anna Mazzetti si è classificata al 10° posto. Elena Petrini è stata la migliore tra le juniores (ottava) davanti a Valentina Brambilla e Ilaria Titone (giunte al 19° e 25°posto). Dario Chitti (Juniores maschi) è giunto 18°. Bene tra le allieve Silvia Visaggi (4°posto), Miriam Grassi (11° posto) e Giulia Sforza (16° posto).

Wintertriathlon a San Candido: Antonioli e Perico campioni italianiDomenica 30 Gennaio a San Candido si è confermato campione italiano Daniel Antonioli, davanti a Walter Polla (T.Alto Adige) e a Michael Obbrist (KSV Triathlon). Nella classifica femminile elite si è imposta Enrica Perico su Laura Mazzucco e Giuliana Lamastra. Nella concomitante prova di Coppa Europa vittoria dei russi Andreev Pavel e Yulia Surikova, giunti entrambi davanti ai neocampioni nazionali.

C.I. ELITE MASCHILE DANIEL ANTONIOLI (CS ESERCITO)

WALTER POLLA (T. ALTO ADIGE)

MICHAEL OBBRIST (KSV T.)

C.I. ELITE FEMMINILE ENRICA PERICO (TRISPORTS.IT T.)

LAURA MAZZUCCO (ALBA T.)

GIULIANA LAMASTRA (TRISPORTS.IT T)

C.I. JUNIOR MASCHILE DAVIDE CHERAZ (TRISPORTS.IT T.)

ANDREA SALVADORE (T.ALTO ADIGE)

MANUEL FELDERS (ALTA PUSTERIA)

C.I. JUNIOR FEMMINILE EMILIE COLLOMB (TRISPORTS.IT)

C.I. AGE GROUP GIACOMO CHIOLINI (FRIESIAN T.)

FRANCESCO DECILLIS (PADOVANUOTO);

FEDERICA FERRARI (FRIESIAN T.)

DAVIDE GABARDO (GPT); ANNA NONNINO

(T.UDINE)

PIERPAOLO MACCONI (T.ALTO ADIGE);

PATRIZIA DORSI (PIACENZA TRIVIVO)

FLAVIO GOBBO (SA3); ROBERTA FEDELI

(RARI NANTES MAROSTICA)

SANDRO DALLAGO (T.ALTO ADIGE);

CARMELA VERGURA (TRISPORTS.IT T)

EMANUELE POLGA (PADOVANUOTO)

PAOLO GIACOMONI (T.ALTO ADIGE);

LUISELLA IABICHELLA (ROAD RUNNERS)

REDAELLI GIOVANNI (T.LECCO); NADIA

DAL BEN (CUNEO T.)

PIERO BOF (SA3)

ANTONIO BONAZZI (T.BERGAMO)

S2

S3

S4

M1

M2

M3M4

M5

M6M7

Tricolori a squadre di winter triathlon, vincono Triathlon Alto Adige e Trisports.it Team.Il campionato italiano a squadre di winter triathlon disputato il 23 Gennaio a Scopello, è stato vinto dal Triathlon Alto Adige, con gli atleti Polla, Macconi e Pellegrini nella gara maschile e dal Trisports.it Team nella classifica femminile, con Lamastra, Perico e Vergura.I podi tricolori sono stati completati dall’argento maschile conquistato dal Trisports.it Team (Alladio, Cheras, Brassini) e dal bronzo vinto dal Friesian Team (Comazzi, Musazzi, Secchi); tra le donne, l’argento è andato al Torino Triathlon (Zavanone, Orla, Titone) e sul terzo gradino del podio è salita la squadra dell’Alba Triathlon (Mazzucco, Gibson, Guarcello).Nella prova individuale di Coppa Europa, la vittoria in campo femminile è andata all’ azzurra Giuliana Lamastra (Trisposrts.it T.), che si è imposta davanti a Laura Mazzucco (Alba T.) e ad Enica Perico (Trisposrts.it T.). La gara maschile ha fatto registrare la vittoria del russo Andreev Pavel, il 2° posto è stato conquistato dall’azzurro del Centro sportivo Esercito, Daniel Antonioli ed il terzo da Alberto Comazzi (Friesian T.).

Duathlon di Natale a Cuneo, vincono Emanuele e TitoneStefano Emanuele ed Ilaria Titone hanno vinto l’edizione 2010 del classico Duathlon MTB di Natale, disputato il 19 Dicembre. Sul podio maschile anche Bertagnin e Malano, mentre tra le donne argento e bronzo per Gibson e Moriondo.

TOP 3MSTEFANO EMANUELE

(PIANETA ACQUA) 47.37

GIOVANNI BERTAGNIN

(VALLE GESSO SPORT) 47.41

MASSIMILIANO MALANO

(TORINO 3) 47.59

TOP 3FILARIA TITONE (TORINO 3) 55.25

BEVERLEY GIBSON (ALBA TRI ) 56.58

BARBARA MORIONDO (CUNEO TRI) 58.12

1.

2.

3.

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C.I. A SQUADREMASCHILETRIATHLON ALTO ADIGE (POLLA,

MACCONI, PELLEGRINI)

TRISPORTS.IT TEAM (ALLADIO, CHERAS,

BRASSINI)

FRESIAN TEAM (COMAZZI, MUSAZZI,

SECCHI)

FEMMINILETRISPORTS.IT TEAM (LAMASTRA, PERICO

E VERGURA)

TORINO TRIATHLON (ZAVANONE, ORLA,

TITONE)

ALBA TRIATHLON (MAZZUCCO, GIBSON,

GUARCELLO)

COPPA EUROPATOP 3 UOMINIANDREEV PAVEL (RUS) 1.03.01

DANIEL ANTONIOLI (ITA) 1.04.40

ALBERTO COMAZZI (ITA) 1.06.29

TOP 3 DONNEGIULIANA LAMASTRA (ITA) 1.18.29

LAURA MAZZUCCO (ITA) 1.22.30

ENRICA PERICO (ITA) 1.23.03

Duathlon a NociLa gara pugliese, disputata il 19 Dicembre 2010 con frazione ciclistica in MTB, ha visto trionfare Davide Losapio e Rossana Montanari.

San Vito lo Capo: vittorie per Foti e D’andrea Ultimo appuntamento del 2010 con la duplice in terra sicula questo evento del 19 Dicembre; Sebastiano Foti ha vinto davanti ad Intagliata ed alla coppia Giammona – Giordano, giunti appaiati. Una sola donna al via: Giovanna D’Andrea. Al via anche una trentina di partecipanti nelle gare riservata alle categorie giovanili.

Successo per il 7° Duathlon Roma Giovani a Pratone delle Valli Si é aperta con successo la nuova stagione sportiva il 14 Novembre 2010 con la classica manifestazione di duathlon organizzata dalla Minerva Roma. Da tre anni a questa parte il Duathlon Roma Giovani, giunto alla sua settima edizione, da il via al circuito regionale giovanissimi portando i nuovi tesserati a confrontarsi con quelli che praticano triathlon da più tempo, affiancando spontaneità ed esperienza in una miscela esplosiva di grinta ed entusiasmo giovanile; sono stati una settantina i giovani al via della manifestazione.

di Guido Esposito

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RacETuttogare Italia

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Page 24: Triathlon Magazine

Se desideri vincere qualcosa puoi correre i 100 metri. Se vuoi goderti una vera esperienza corri una maratona.

Emil Zapotek‘‘47

aFoRIsmaEmil zapotek

Page 25: Triathlon Magazine

Obiettivo Ironman 70.3 Italyil primo passo per essere finisher di Andrea Gabba

Ct della nazionale di lungo, è stato responsabile del settore femmi-nile alle olimpiadi di pechino ed

è allenatore e marito di Nadia Cortassa. Con i suoi atleti ha vinto oltre 30 titoli italiani assoluti o giovanili e segue la pre-parazione degli age group tramite il sito www.triathloncoach.it. Ha gareggiato dal 1992 su tutte le distanze dall’ironman Ha-waii all’XTERRA passando per le distanze classiche.

Andrea [email protected]

Il prossimo 12 giugno alle ore 12.00 con il tuffo di oltre 1000 triatleti nel mare Adriatico antistante Pescara si disputerà per la prima volta in Italia una gara targata Ironman. La distanza prescelta per questo battesimo in Italia è quella del 70.3 ossia 1900 m di nuoto, 90 km di ciclismo e 21 km nella corsa. In questi mesi di avvicinamento verso l’evento dell’anno andremo ad analizzare le principali metodiche di allenamento e le specificità della gara per essere al meglio all’Ironman Italy day.In questa prima parte, analizzeremo le specificità della distanza 70.3, analizzeremo i percorsi di gara, stabiliremo una programmazione di massima e definiremo i canoni della preparazione aerobica da svolgere nei mesi di febbraio e marzo. Nel secondo numero dell’anno della nostra rivista dedicato all’Ironman Italy andremo a vedere come allenare nei mesi di aprile e maggio il ritmo gara mentre nel terzo e ultimo appuntamento parleremo di rifinitura pre competizione e gestione tecnico tattica della medesima.

LA DISTANZA 70.3

Se l’Ironman è per eccellenza la gara più sognata dai triatleti di tutto il mondo, sicuramente il 70.3 è la gara che rappresenta la sintesi perfetta del triathlon, un connubio di fattori che mettono insieme lo sprint e le distanze lunghe.Viste le specificità di gara (lunghezza dei percorsi, durata della prova, gestione del ritmo e dell’alimentazione, ecc) possiamo dire che il 70.3 ha le caratteristiche per

mettere d’accordo tutti i triatleti: il 70.3 è una gara che può essere considerata lunga senza però essere estrema come il classico 4-120-30 o l’ironman stesso, questa è una gara dove le componenti aerobiche la fanno da padrone ma allo stesso tempo bisogna avere buone doti di velocità se si vuole ottenere un risultato di prestigio. Il 70.3 è una gara senza scia ma il ritmo è più simile ad un olimpico che ad un

ironman per questo anche il nuoto ha una grandissima importanza: rimanere indietro nella prima frazione vuol dire fare tanta fatica per chiudere il gap sui pedali. Il 70.3 rappresenta una distanza dove la gestione del ritmo e della tattica è importante: da un lato non ci si possono permettere i fuori soglia delle gare brevi ma nello stesso tempo si deve rimanere agganciati ai gruppi di riferimento. Infine un 70.3 rappresenta un evento la cui durata impone una corretta alimentazione durante la prova senza però raggiungere le difficoltà dell’ironman o la possibilità di correre senza alimentarsi di un olimpico. Insomma il 70.3 è la sintesi del triathlon.Questa distanza inoltre vede al via non solo atleti che finalizzano l’appuntamento al 100 per 100 ma anche quei triatleti che vedono il 70.3 come un momento di passaggio: il triatleta dedito alle distanze brevi può utilizzare il 70.3 per migliorare le sue qualità di endurance, allo stesso tempo questa gara è un buon passaggio per chi dall’olimpico vuole fare il grande balzo verso l’ironman; allo stesso tempo gareggiare su una distanza dimezzata è utile agli atleti dediti all’ironman sia per ricercare brillantezza e velocità sia come tappa fondamentale della stagione per testarsi in vista del classico 3,8-180-42.

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TRaINING TRaININGIronman 70.3 Italy Ironman 70.3 Italy

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NUOTOCaratteristica fondamentale della prima frazione è la disputa di questa prova in mare. La partenza avverrà da dentro l’acqua e nella prima parte della frazione si nuoterà verso sud-est per arrivare alla prima boa da tenere a sinistra. Elemento chiave di questo primo lato di gara è la necessità di partire a ritmo abbastanza elevato perché a causa dell’angolo molto stretto che si viene a creare alla prima virata vi sarà un rallentamento e relativo imbottigliamento dei concorrenti, solo i primi a raggiungere la boa riusciranno

CICLISMOLa seconda frazione dell’Ironman Italy rappresenta la parte più impegnativa della prova. Dopo un primo tratto di gara lungo il mare gli atleti si dirigeranno verso l’entroterra pescarese per compiere in un giro unico i 90 km del percorso ciclistico.Ripercorrendo tratti significativi della famoso Trofeo Matteotti e strade percorse dal Giro d’Italia, possiamo già capire quali sono le caratteristiche peculiari di questo lungo anello considerando che nelle gare sopra citate a vincere è spesso un uomo capace di regolare in volata un ristretto gruppo di atleti dotati di buone capacità in salita e ottimo cambio di ritmoL’altimetria insidiosa e i continui cambi di direzione faranno quindi la selezione permettendo ai ciclisti più abili e allenati di entrare in zona cambio con un buon margine di vantaggio rispetto a chi ha nel ciclismo il suo tallone d’Achille. Il percorso ben si adatta ai passisti-scalatori serve dunque una buona dose di forza associata all’agilità tipica di chi va forte in salita.

a passare senza intoppi, per chi rimane dietro c’è il rischio di perdere secondi preziosi.Il secondo lato si percorrerà parallelo alla spiaggia, il gruppo tenderà ad allungarsi ma le difficoltà non mancheranno. Innanzitutto la distanza tra la prima e la seconda boa è molto lunga e bisognerà orientarsi senza riferimenti esterni, sarà fondamentale vedere la boa il prima possibile e nello stesso tempo saper seguire la scia degli atleti che ci precedono. Altra difficoltà da

non sottovalutare il moto ondoso che in questo momento sarà laterale e quindi ci potrebbe spingere verso riva imponendo continue correzioni di rotta per rimanere sulla linea giusta.Arrivati alla seconda boa il ritorno verso la spiaggia sarà semplice, i riferimenti esterni non mancheranno e la consapevolezza di aver già percorso un buon terzo di gara ci darà la spinta giusta per ritrovarci in poco tempo a correre tra due ali di folla verso la zona cambio.

CORSALa terza e ultima frazione della competizione è quella con meno rilevanze tecniche legate alla struttura del percorso. I 21 km si sviluppano in pianura su un anello da 7 km da ripetere tre volte. Il passaggio nel centro città e sul lungo mare saranno di grande stimolo ai corridori che non solo potranno godersi un bellissimo panorama ma anche essere supportati dal numeroso pubblico presente lungo la strada. Per questa ultima parte della gara serve molta freschezza muscolare e una buona frequenza di passo solo così si potrà correre a buon ritmo verso la finish line.

21 feb.28 feb.07 mar.14 mar.21 mar.28 mar.04 apr.11 apr.18 apr.25 apr.02 mag.09 mag.16 mag.23 mag.30 mag06 giu.

27 feb.06 feb.13 mar.20 mar.27 mar.03 mar.10 apr.17 apr.24 apr.01 apr.08 mag.15 mag.22 mag.29 mag.05 mag06 giu.

-16-15-14-13-12-11-10-9-8-7-6-5-4-3-2-1

caricocaricocaricoscaricocaricocaricocaricoscaricocaricocaricocaricoscaricocaricocaricocaricorifinitura

aerobicoaerobicoaerobicorecuperosogliasogliasogliarecuperosoglia / ritmo garasoglia / ritmo garasoglia / ritmo gararecuperospecifico 70.3specifico 70.3specifico 70.3recupero

Mezza Maratona

Duathlon Classico

Test di Gara 70.3

70.3 Italy

DA A SETTIMANE TIPO OBBIETTIVO GARALa programmazione generale in vista dell’appuntamento è stata strutturata lungo un periodo di lavoro di 16 settimane. Sono presenti 4quattro cicli di lavoro: nelle prime settimane l’obiettivo è legato al miglioramento delle capacità aerobiche e della forza, nel secondo periodo si passa ad allenare la capacità di lavorare intorno al ritmo di soglia, nella terza fase della preparazione il passaggio sarà graduale tra i ritmi soglia e i ritmi gara, nell’ultimo blocco di lavoro si finalizzerà la preparazione lavorando quasi esclusivamente a ritmi simili a quelli richiesti dalla competizione. Ogni step dura tre settimane ed è seguito da sette giorni di recupero attivo. Al termine di ogni settimana di scarico è stato inserito un appuntamento agonistico di verifica della condizione.

PROGRAMMAZIONE: 16 SETTIMANE PER UN GRANDE IRONMAN 70.3

NUOTO

CICLISMO

CORSA

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Ironman 70.3 Italy Ironman 70.3 Italy

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LA PREPARAZIONE AEROBICA E LA FORZALa preparazione aerobica è gli esercizi di forza specifica rappresentano la base su cui si poggia tutto il lavoro di costruzione del nostro Ironman 70.3, senza queste due fondamentali componenti dell’allenamento non potremmo neppure immaginare di percorrere gli step successivi della nostra preparazione.È fondamentale fin da subito chiarire un equivoco metodologico molto importante: allenare le capacità aerobiche, che impongono una produzione di lattato variabile tra le 2 e le 3 Mm, non significa, per dirla in modo pratico, andare piano. Le capacità aerobiche si allenano rispettando certi range (frequenza cardiaca in ogni disciplina, watt per il ciclismo, tempo al km nella corsa, tempo sui 100 m nel nuoto) ben stabiliti e codificati. Procediamo con ordine.

PREPARAZIONE: NUOTOI principali lavori aerobici che vanno svolti in questo periodo sono due:- Lavoro aerobico di base su una distanza variabile tra i 1500 e i 2500 m da nuotare in modo frazionato su distanza comprese tra i 100 e i 400 m. Il ritmo da tenere varia per ogni distanza ma possiamo affermare che in un lavoro frazionato dobbiamo tenere circa 3”00 in più ogni 100 m rispetto alla velocità di soglia che teniamo sulla stessa distanza (se il ritmo di soglia in un lavoro di 100 m è 1’15” nuoterò i 100 aerobici in 1’18”).- Lavoro prossimo alla velocità di soglia. Nel nuoto è opportuno già dalle prime settimane della preparazione lavorare a ritmi vicino a quelli di soglia quindi un lavoro di circa 1200-2000 m frazionati a ritmi un po’ più elevati va inserito settimanalmente. La frequenza cardiaca e il ritmo devo essere vicini a quelli di soglia, non superiori.

I principali lavori di forza da svolgere sono:- Lavoro aerobico di forza resistente nuotando distanze variabili dai 500 ai 1500 m frazionati (in base a capacità tecniche e di forza di base) a ritmo aerobico con le palette. In base alle capacità tecniche possono essere anche utilizzati insieme alle palette strumenti come pull buoy e/o elastico alle caviglia. È fondamentale curare la spinta sott’acqua e l’ampiezza della bracciata.- Lavoro di forza massima: scatti con palette sulla distanza di 25-50 m da svolgere alla massima intensità a stile libero con palette, palette ed elastico alle caviglie, solo elastico

alle caviglie. Rientrano in questa tipologia di esercizi anche scatti con testa alta e soprattutto sprint nuotati a delfino.

Entrambi i lavori (aerobici o di forza) presentati sopra devono essere preceduti da adeguata fase di riscaldamento e attivazione. Al termine del blocco centrale di lavoro sia esso nuotato a stile libero

senza ausili o con componenti di forza è fondamentale eseguire alcune ripetizioni su distanza breve a ritmo elevato. Al termine è indispensabile svolgere alcune centinaia di metri di defaticamento. L’intero sviluppo dell’allenamento deve avere uno sviluppo compreso tra i 2500m per i meno esperti fino a 4000 m e oltre per i nuotatori più esperti.

PREPARAZIONE: CICLISMONel ciclismo l’ allenamento per costruire la base aerobica da svolgere è il seguente:- Uscita lenta lunga della durata complessiva di 3-4 ore da svolgere su percorso comprendente tratti in pianura e tratti in salita (anche 2-3 salite da 4-8 km) da svolgere a ritmo costante mantenendo una frequenza cardiaca di fondo lento (90% della soglia) in pianura e di fondo lento-fondo medio (5% circa) in salita. La frequenza di pedalata deve essere in questa prima fase della preparazione leggermente più elevata (5-10 rpm al minuto) rispetto alla frequenza ideale che si tiene in gara.

Le altre uscite del periodo devono inoltre servire a migliorare le capacità di forza:- Sfr classiche, pedalando in salita a ritmo medio con una frequenza di pedalata di circa 50 rpm per uno sviluppo totale di circa 15’ (5x3’ – 4x4’ - ecc.) di lavoro. Recupero in discesa oppure continuando a pedalare in salita 2-3’ a fondo lento e alta cadenza di pedalata. Al termine della fase di forza eseguire da 30 a 45’ di fondo medio ad alte rpm.- Alternativa o ottima integrazione (da svolgere in altra seduta) al lavoro proposto eseguire 2-4 ripetizioni da 9’ in pianura

con bici in assetto da gara facendo un minuto con il 53/19, un minuto con il 53/17, un minuto con il 16 , un minuto con il 15, un minuto con il 14, un minuto con il con 13 per poi risalire fino al 19. Frequenza cardiaca del medio, frequenza di pedalata variabile in base al rapporto, tra le serie recuperare 10-20’ a ritmo di fondo lento allenante.

Entrambi i lavori di forza devono essere inseriti in un uscita della durata variabile tra le 2h00 e le 3h00 comprendenti adeguato riscaldamento e fase di defaticamento.

PREPARAZIONE: CORSALa corsa prevede in fase aerobica due allenamenti base: - Fondo lento lungo da svolgere in pianura o su percorso vallonato. Frequenza cardiaca del fondo lento (10% meno della frequenza di soglia) o preferibilmente ritmo al km circa 40” più lento del vostro tempo al km su una gara di 10 km (se sui 10km valgo 40’00 ossia corro a 4’00” al km correrò il fondo lento a 4’40”/km). Totale della seduta 1h30’-2h00’ - Fondo medio su percorso vallonato da svolgere sia nella forma costante (frequenza cardiaca 95% della soglia ritmo al km di 20”

più lento del tempo sui 10 km) o nella forma variata (10 km a fondo medio variato con 1 km 5” più forte del medio e 1 km 5” più lento del medio). Totale seduta 1h-1h15’.

Le sedute di forza per la corsa seguono questi due canoni: - Esercitazione di tecnica comprendente rullate, andature base (skeep, calciata, ecc.) balzi nella forma classica o pliometrica, esercizi di propriocettiva. Questo lavoro deve essere preceduto da corsa blanda e seguito da allunghi tecnici.

- Corsa in salita da svolgere su distanza breve sotto forma di sprint (10x80 m) o su distanza media (200-400m) da svolgere come esercizio di forza resistente. Al termine di questi lavoro è fondamentale svolgere fase di trasformazione tipo fondo progressivo o variazioni brevi in pianura.In questo periodo, la partecipazione ad un paio di mezze maratone è molto utile per testare la propria condizione e prendere coscienza della lunghezza della prova che poi affronteremo nel 70.3.

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Gli aTTREzzI del mEsTIERE di Stefano Rossi

Oltre a nuotare, nuotare, e poi nuotare, per migliorare si possono anche usare altri strumenti che facilitano l’apprendimento e creano presupposti fisiologici migliori.Partendo dal presupposto, che uno prima di tutto deve macinare chilometri su chilometri per migliorare e deve essere supportato da un buon tecnico e avere una buona tabella di allenamento, oltre a questo l’ausilio di qualche strumento tecnico può essere un valido supporto per migliorare la nuotata e creare presupposti fisiologici migliori.Oggi sul mercato esistono parecchi attrezzi che fungono da supporto al miglioramento della nuotata io comunque rimarrei per non fare troppa confusione sul classico, anche se qualche nuovo strumento che si discosta dal classico può certamente dare grossi aiuti .

Palette. Servono a migliorare la forza in acqua sul mercato ce ne sono di diversa forma e misura, la cosa difficile è scegliere il modello adatto alle proprie caratteristiche tecniche. I consigli che vi posso dare sono quelli di nuotare con le palette non tanto per il gusto di fare più velocita o per sentire la bracciata” piena”, ma di cercare di applicare la forza in acqua nel migliore dei modi per poi creare i presupposti per una nuotata efficiente ed efficace senza palette.

Pull buoy. Altro attrezzo amato dai triatleti che in molti casi fanno fatica a distaccarsene, in molti casi è usato per far riposare le gambe dopo qualche allenamento intenso in bici o corsa. Attrezzo che in realtà serve per focalizzare l’attenzione sulla bracciata,

da usare con parsimonia perché potrebbe inficiare uno degli aspetti da curare di più per migliorare la tecnica, cioè la globalità della nuotata e la coordinazione gambe braccia.

Laccio. Oltre al pull buoy è un altro mezzo per focalizzare la nuotata solo sulla bracciata, si può usare anche per migliorare la forza.

Tavoletta. Parecchi triatleti non la usano quasi mai, ma suggerisco di usarla magari alla fine della seduta per sciogliere le gambe (almeno 400 metri) e soprattutto in occasione di piccoli infortuni alle articolazione che per qualche giorno non vi permettono di correre o andare in bici.

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Triatleta “pioniere” dal 1986, allenatore di nuoto e triathlon, laureato in psico-logia con indirizzo sportivo, direttore

tecnico del Ligerteam Keyline. Come triat-leta vanta con orgoglio un singolare record: gareggia ininterrottamente dal 1986. Come allenatore di nuoto ha ottenuto i podi ai cam-pionati Italiani assoluti dalla distanza dei 50 m alla 25 km di fondo. Nel triathlon in carriera ha vinto i titoli italiani in tutte le categorie da ca-detti fino ad assoluti. Detiene il record italiano sulla distanza Ironman con Massimo Cigana (8h31’26”, IM Florida 2007). Il suo motto è: fare attività fisica è la cosa più naturale che ci possa essere, non complicatela troppo.

Stefano [email protected]

Pinnette. Sono il surplus della tavoletta, a livello di nuoto servono per migliorare le fasi subacquee della nuotata (che nel triathlon non ci sono tranne nelle gare in piscina) e per potenziare la muscolatura delle gambe. Per i triatleti hanno la funzione di streching: sblocca caviglia e

allungamento dei muscoli delle gambe che nella corsa e nella bici lavorano in altro modo.

Tubo. Facilita l’attenzione sulla nuotata e sulla respirazione serve in egual misura nei triatleti che nei nuotatori.

Esercizi appropriati. Andiamo nel dettaglio, questi strumenti vanno usati seguiti da un tecnico e inseriti in un programma di allenamento finalizzato a migliorare certe caratteristiche con l’ausilio di questi strumenti. In pratica, prima ci si fa controllare tecnicamente da un tecnico, poi assieme a lui, si stila un programma ben articolato al fine di migliorare tecnica e caratteristiche fisiologiche anche con l’ausilio di questi attrezzi.

Contro. Tanti atleti, compreso il sottoscritto (ormai ex), usano questi strumenti come passatempo natatorio o peggio ancora per rendere in allenamento la nuotata fluida ed efficace. Per esempio la nuotata con palette e pull in atleti con poca tecnica e galleggiamento è molto meno faticosa, più efficace ed efficiente, ricordatevi però che in gara siete senza ausili.

Pro. Una buona tabella di allenamento personalizzata, con l’ausilio di questi strumenti che migliorano le vostre qualità è il surplus giusto che renderà i vostri allenamenti più “fruttuosi” e meno noiosi.

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è laureato in Biotecnologie. Lavora in ambito di preparazione atletica e mentale per sport di

endurance presso i centri fitness Virgin a Milano. Si occupa anche di riabilitazione post-trauma e recuperi all’attività sportiva.

Emiliano [email protected]

Emiliano Agnello

RIcomINcIaRE GlI

allENamENTI con qualche chilo di troppo di Emiliano Agnello

Alla ripresa degli allenamenti, la maggior parte dei triatleti si trova con lo stesso problema: gli eccessi delle vacanze invernali portano con se qualche (in alcuni casi, molti) chili di troppo che è molto difficile da smaltire nel corso della stagione.Molti non ci pensano, e credono di smaltire con facilità l’eccesso che hanno accumulato, semplicemente macinando chilometri, con il risultato che per i primi tempi si cercano anche uscite di 3-4 ore in bicicletta con temperature che magari non arrivano allo 0°!Non ci si può basare soltanto sul peso di una persona per determinare se è obeso o se è sovrappeso. Varie misurazioni sono utilizzate per fornire informazioni complementari e valutare l’impatto dell’obesità sulla salute. La più importante è l’indice di massa corporea (IMC). Quest’indice si calcola dividendo il peso (kg) con l’altezza in metri al quadrato (m2). Si parla di sovrappeso quando si situa tra 25 e 29,9, e di obesità quando uguaglia o supera 30, e d’obesità grave al di là di 40. Il peso forma corrisponde ad un Indice di massa corporea IMC tra 18,5 e 25Per fare un esempio, se siete alti 170 cm e pesate 95 kg:

IMC = 95 : (1,7 x 1,7)IMC = 95 : 2,89IMC = 32,87 In questo caso purtroppo la diagnosi sarebbe appunto di obesità.Per avere un quadro preciso del problema, si consideri che nel mondo, un miliardo di adulti hanno un eccesso di peso, ed almeno 300 milioni di loro sono obesi. I paesi in via di sviluppo non sono esenti dal problema, 115 milioni dei loro abitanti sono obesi. La prevalenza dell’obesità supera anche quella della malnutrizione.Qualsiasi aumento di peso deriva, come principio, dal fatto che è maggiore l’energia ingerita, sotto forma di prodotti alimentari magari ricchi di grassi, che d’energia spesa dal metabolismo e con lo sforzo fisico, e ciò è dovuto al fatto che il corpo tende a risparmiare energia muovendosi meno e “impigrendosi”un po’.Se si consumano 2000 calorie al giorno, occorre assumerne 2000 al giorno. Tutte le calorie non spese si accumulano. L’eccedenza di peso è dunque causata da un’assunzione troppo grande di calorie rispetto alla quantità che si può spendere. In generale, c’è più di una ragione che spiega uno squilibrio calorico, essendo ogni situazione particolare:

cambiamento di abitudini alimentari, porzioni troppo grandi, troppi prodotti alimentari grassi o zuccherati, pasti irregolari, scarsa attività fisica, lavoro sedentario, modifiche nello stile di vita, compensazione nei prodotti alimentari per calmare malesseri e preoccupazioni o riempire necessità d’ordine emozionale, cessazione della sigaretta. Quanto alle cause ormonali, sono piuttosto rare: sarebbe il caso di meno del 5% delle persone che sono in eccedenza di peso. Alcune medicine possono anche comportare un aumento di peso. Oltre a queste ragioni, l’obesità è accentuata da fattori ambientali sui quali gli individui hanno poco o nessun controllo. Questi fattori vanno dall’offerta eccessiva di prodotti alimentari ricchi in calorie al miglioramento delle condizioni di vita che comporta la sedentarietà. La benzina di cui ha bisogno il nostro corpo per poter funzionare è quella che si denomina metabolismo basale. Il metabolismo basale è la spesa calorica minima che è necessaria per lo sviluppo della vita. Dipende da vari fattori, come sesso, peso, età, etc.

Il metabolismo basale può calcolarsi in maniera approssimativa nella seguente maniera:

Uomo:664 + (13,751 x peso (kg)) + (5,0033 x altezza (cm)) - (6,55 x età (anni));Donna:665 + (9,463 x peso (kg)) + (1,8496 x altezza (cm)) - (4,6756 x età (anni))Per esempio in un uomo che pesa 67 kg, alto 170 cm di 37 anni:6 6 4 + ( 13 , 7 51x 6 7 ) + ( 5 , 0 0 3 3 x 17 0 ) -(6,55x37)=664+921+850-242=2193In una persona di sesso maschile, adulto, il metabolismo basale normalmente sta tra 2000 e 2500 calorie. Nelle donne tra 1400 e 1800. Il metabolismo cambia se realizziamo alcune attività fisiche, aumentando in funzione dell’intensità di detta attività:La seguente tavola ci dà un’idea approssimata della misura in cui varia l’energia consumata, rispetto al tasso di metabolismo basale, in funzione dell’attività fisica che realizziamo.Consumo calorico per tipo di attività:Riposo 65 calorie/oraDurante il sonno 75 c/OraDipingere, giocare a carte, suonare uno strumento, navigare in Internet, etc. 100 c/oraCamminare in pianura a 4-5 km/h, lavorare in un’officina, giocare a golf, cameriere, etc. 300 c/oraPasseggiata rapida a 6 km/h, giardinaggio, bicicletta a 18 km/h, tennis, ballo, etc 450 c/oraCorrere a 12 km/h, pedalare a 30kmh, nuotare sciolto: 800 c/oraIl metabolismo aumenta anche o diminuisce in funzione della temperatura esterna. Se diminuisce la temperatura ambientale, per esempio a causa di un allenamento in questo

periodo invernale, il metabolismo aumenta per potere mantenere la temperatura corporea.Se assumiamo più calorie di quante ne consumiamo queste si immagazzinano nel corpo in forma di Kg. Se al contrario mangiamo meno l’organismo utilizza le riserve immagazzinate ed i Kg si perdono.Le diete dimagranti possono condurre ad un circolo vizioso. Dopo un certo periodo di privazione, si perde del peso, ma segue spesso un periodo d’abuso alimentare causato dalla frustrazione. Questi eccessi generano una sensazione di fallimento, cosa che può complicare considerevolmente il problema del sovrappeso. È il motivo per cui i regimi alimentari per il controllo del peso devono evitare, a tutti i costi, la privazione e riguardare soltanto cambiamenti permanenti negli stili di vita.Ecco alcuni consigli: - Riconoscere la vera fame : consiste nell’apprendere ad ascoltare i segnali del proprio organismo. Normalmente, il corpo sa la quantità di prodotti alimentari di cui ha bisogno. C’è infatti una vera necessità fisiologica, che si manifesta con contrazioni nello stomaco, una perdita lieve di concentrazione ed un ribasso lieve dell’energia. Questo accade generalmente da quattro a sei ore dopo un pasto equilibrato. - La fame eccessiva: se si attende troppo prima di mangiare, o se il pasto precedente non era equilibrato, si manifesta con grande debolezza, grande stanchezza, mal di stomaco, ecc. questi sintomi sgradevoli sono assolutamente da evitare, poiché c’ è allora un meccanismo di sopravvivenza che

si mette in moto. Si tende così a mangiare troppo, troppo rapidamente e senza badare a cose. - La falsa fame: Può darsi che, senza avere nessuna fame, si abbia una voglia forte di mangiare: perché ci si annoia, perché si è giù di tono o o tristi, perchè è il solo piacere del giorno, che fa stare bene. Succede spesso che si mangia per ragioni di questo tipo, ma è tempo di riconoscere che questo comportamento è nocivo. Occorre anche affrontare i problemi direttamente: la false fame nasconde un problema ed i prodotti alimentari vengono a riempire una necessità che non è fisiologica: mancanza d’affetto, solitudine, stress di lavo, d’amore, ecc. esistono mezzi più sani per riempire queste necessità, ad esempio passeggiare dieci minuti, fare sport, chiamare un amico, fare un bagno caldo, ballare.

Il consiglio che ci sentiamo di dare in conclusione è quello di non eccedere nelle porzioni (alcune teorie dicono di non superare il contenuto di una mano), e di rivolgersi ad un nutrizionista per calcolare il fabbisogno calorico adatto alle esigenze personali. Da evitare assolutamente le diete “fai da te” o quelle consigliate dagli amici.

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TRaININGRipresa invernaleRipresa invernale

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Finalmente la prima WoRld coNFERENcE oF scIENcE IN TRIaThloN di Sergio Migliorini

[email protected]

è nato a Cameri il 19/4/57, città in cui risiede. Laureato in medicina e chirurgia, si

è specializzato in medicina dello sport e riabilitazione. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche nel campo della medicina e traumatologia dello sport, e tecnica dell’allenamento, ha pubblicato diversi libri in ambito sportivo e collabora con diverse testate sportive specializzate italiane. Per la Fitri riveste il ruolo di medico federale.

Sergio Migliorini

Negli anni passati in diversi paesi si sono tenuti convegni sul triathlon, ma per la prima volta la ITU supporta direttamente un convegno medico e tecnico sul

triathlon. Ad Alicante in Spagna, alla fine di Marzo, si svolgerà la prima conferenza mondiale sul triathlon. Il convegno è stato fortemente voluto da Marisol

Casado, Presidente della ITU e membro CIO, che sin dall’estate del 2009 ha spinto e motivato tutti ad organizzare questo momento di confronto fra tecnici, medici, fisiologi e psicologi. Il triathlon ha bruciato le tappe, ma dopo tre Olimpiadi e in procinto di gareggiare per la quarta volta a Londra, si è sentita la necessità di stimolare un confronto fra le varie nazioni, perché ancora tanto deve essere studiato per meglio comprendere la triplice disciplina, e ancora poco si è fatto per mettere in comune le conoscenze oramai acquisite. L’Università di Alicante è stata scelta come sede del convegno e il Prof Roberto Cejuela, Direttore del Programma Universitario di Sviluppo del Triathlon ne è il responsabile scientifico. Come Presidente della Commissione Medica della ITU, Marisol Casado mi ha dato l’onere e l’onore di presiedere il Comitato Organizzativo del Congresso. L’Organizzazione del congresso sarà seguita dalla Higher School of Languages della Università di Alicante.

Il Convegno si svilupperà in tre parti:1) Conferenza scientifica (lezioni magistrali, presentazioni orali, presentazioni poster)2) Training Workshop3) Training Camp

La conferenza sarà divisa in tre giorni che tratteranno nell’ordine fisiologia e analisi della performance, l’allenamento del triathlon, la performance nel triathlon.Sono stati invitati molti ricercatori per le lezioni magistrali. Vi segnalo Gregoire Millet dell’Università di Losanna (richieste fisiologiche per le diverse distanze di triathlon), Mario Zorzoli della UCI ( parametri del passaporto biologico), Roberto Cejuela della Università di Alicante (analisi della performance), Rohlp Ebling direttore tecnico della DTU (confronto fra distanza Olimpica e la distanza sprint), Jan Olbrecht della Università di Leuven in Belgio (allenamento del nuoto), Paul

Larsen fisiologo della AUT Università in Nuova Zelanda (allenamento del triathlon lungo), Bobby McGee tecnico di molti

triatleti del Sud Africa (allenamento della corsa), Inigo Mujika dell’Univeristà dei paesi Baschi in Spagna (tapering) R

Wilber direttore del Laboratorio della Performance del Comitato Olimpico USA a Colorado Spring (allenamento in altitudine). Le relazioni saranno pubblicate su di un numero speciale del Journal of Human Sport and Exercise dedicato al Convegno.Oltre alle lezioni magistrali saranno gli molti addetti ai lavori porteranno il loro contributo al convegno con presentazioni orali o con poster. Io stesso approfondirò il tema dei “fattori di rischio e meccanismi lesivi degli infortuni nel triathlon”, che hanno strette relazioni con le varie tecniche di allenamento. Sin da subito hanno risposto con entusiasmo in molti, e da ogni parte del mondo. Abbiamo quindi deciso di porre la prima pietra, così da iniziare il percorso di un periodico confronto che negli anni porterà a conoscere sempre meglio ogni aspetto medico e tecnico del triathlon.

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Alla scoperta della tecarterapia di Lorenzo Boeris

[email protected]

Massofisioterapista, dottore in Scienze motorie. Specializzazione in scienze e

tecniche dello sport e dell’allenamento.Esperto in tecniche di riatletizzazione sportiva.Ha seguito e segue tuttora numerosi atleti di vertice nel triathlon tra cui Marcel Zamora e Vladimir Polikarpenco, oltre numerosi runner e ciclisti. Lavora presso lo studio Atlante di Cumiana (TO) di cui è titolare e anche a domicilio o presso società sportive.Lo sport e in particolare il triathlon sono la sua prima grande passione, 15 anni di agonistico alle spalle, 3 volte ironman con personale di 9h 18 sulla distanza regina.Lorenzo Boeris

La Tecarterapia è una innovativa forma di terapia che riattiva i naturali processi fisiologici del metabolismo tissutale.Si tratta di una svolta rivoluzionaria, poiché permette di sollecitare i tessuti agendo dall’interno. Il massaggio diventa più profondo e fortemente stimolante grazie alla intensa riattivazione provocata nel distretto microcircolatorio, linfatico e sanguigno. Non tutte le tecar sono uguali, la potenza dell’apparecchiatura è un fattore di notevole importanza. La potenza coincide con il tempo che la macchina impiega a raggiungere e smuovere i tessuti profondi. L’intensità di lavoro a medi livelli agevola l’effetto di biostimolante e aumento del flusso ematico mentre ad alti livelli energetici vi è rigenerazione dei tessuti lesi e accelerazione dei tempi di riparazione. Il calore sprigionato dà inoltre un effetto antalgico e decontratturante. L’assenza di dolore è un effetto percepito dal paziente sin dalla prima seduta e questo permette al terapista di spingere in profondità il massaggio, ottenendo risultati più rapidi e stabili. La terapia

può quindi essere ripetuta anche più volte nell’arco della stessa giornata, a tutto vantaggio dei tempi di recupero. Queste caratteristiche rendono la tecar particolarmente indicata nelle cure in fase acuta e nella riabilitazione domiciliare. La tecar è operatore dipendente, quindi i suoi risultati dipendono molto dal terapista; iniziare e terminare il trattamento aprendo le stazioni linfatiche più vicine alla zona da trattare, educare il paziente ad aumentare l’assunzione di acqua durante il ciclo di trattamento, in quanto i risultati sono esaltati da alti livelli di idratazione tissutale e le tossine sono allontanate più velocemente ed eliminate con le urine, eseguire precocemente mobilizzazioni anche contro resistenza possono essere un buon inizio. Un trattamento con una tecar molto potente può essere paragonato a due o tre trattamenti con macchine meno potenti. Non tutte le tecar possono lavorare in atermia, ossia in assenza di calore, particolare da non trascurare nel trattamento in fase acuta, dove l’innalzamento di

temperatura risulta dannoso. Bisogna ricordarsi che come ogni trattamento anche con tecar dopo la prima seduta può verificarsi un’innalzamento della flogosi per 24-48 ore a cui deve seguire una netta diminuzione dell’infiammazione. Soprattutto nel mondo dello sport agonistico il massaggio con Tecar viene utilizzato a scopo preventivo.I microtraumi ripetuti o la macro traumatologia possono condizionare i programmi di lavoro di un’intera stagione ed incidere negativamente sui risultati attesi. A mio parere la Tecar nelle mani di un esperto conoscitore dell’anatomia e

della biomeccanica umana e affiancata a manualità massoterapiche e mobilizzazioni consentono un recupero funzionale in tempi straordinariamente rapidi. Tecar consente di raggiungere tessuti molto profondi senza terapie manuali invasive e dolorose. Le mani del terapista diventano un prodotto di altissima qualità e i risultati fanno da cornice a un binomio vincente. Tecar è il valore aggiunto.Nello sport è la nuova frontiera per prevenire gli infortuni e sempre più sta diventando una tecnica di uso comune. È praticamente priva di controindicazioni, gli unici a doversi astenere sono i portatori di

pacemaker e le donne in gravidanza. Tecar stimola la microcircolazione, aumenta la vasodilazione, si alza la temperatura nel tessuto trattato, tutte azioni che il nostro organismo svolge per autoguarirsi, solo che tecar potenza e accelera i naturali meccanismi di guarigione e agisce sulle terminazioni nervose che rilasciano endorfine.

TRaINING TRaINING

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Tecarterapia Tecarterapia

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Conoscere l’osteopatia di Marco Alessandria

L’Osteopatia è una metodica manipolativa terapeutica che in Italia si annovera tra le Medicine non Convenzionali. Nasce in America dal Dr. Andrew Taylor Still nel 1874 che, in seguito ad un susseguirsi di vicende legate all’esercizio pratico della medicina, gli fecero nascere un sentimento di disillusione nei confronti della medicina, così come veniva praticata all’epoca. Tutto ciò lo portò a formulare una nuova filosofia medica, che venne da lui stesso definita medicina osteopatica. A quanto risulta, una delle più aspre critiche che mosse nei confronti della medicina del suo tempo, era l’uso inappropriato delle terapie farmacologiche.Il nome “Osteopatia” fa pensare ad un qualsiasi processo morboso, sia localizzato che diffuso, dell’apparato scheletrico. Con molta probabilità il Dr. Still usò questa parola per definire il suo peculiare approccio alla malattia, in quanto le sue prime intuizioni le ebbe osservando ed analizzando la struttura e quindi lo scheletro del corpo umano (Osteo: dal greco ostéon=osso; patia: dal greco pathos=sofferenza), ma “osteopatia” potrebbe avere anche un’altra etimologia: dall’inglese “osteopath” cioè “sul sentiero (path) dell’osso”.La sua filosofia si basava su 5 punti tuttora validi e riconosciuti dall’osteopatia contemporanea:

1. il corpo è un Unità: in questa frase Still introdusse il concetto che “…il corpo umano non funziona per unità separate, ma come un tutto armonioso”;2. struttura e funzione sono interdipendenti: Still credeva fortemente nella relazione biunivoca tra struttura e funzione, influenzandosi a vicenda;3. regola dell’arteria: con questo concetto Still sottolineò l’importanza del mantenimento delle capacità di trasporto e conduzione, non solo del sistema vasale, ma anche di quello linfatico e nervoso in quanto “devono fornire, in ogni momento ed in quantità sufficiente, le potenzialità fisiologiche necessarie al corpo…ed impedire ogni accumulo”;

…fatti non foste per viver come bruti, ma per

seguir virtute e canoscenza. Dante Alighieri

4. l’organismo ha capacità di autoguarigione: Still sosteneva che l’organismo possedeva al suo interno tutto ciò che era necessario per mantenersi in salute e riprendersi dalla malattia. Il ruolo del medico non era quello di guarire il malato, ma consisteva nel potenziare tale capacità “…in modo che le correnti vitali possano espandersi ed irrigare le parti colpite”. Una tale affermazione definisce una relazione di associazione e di partecipazione del malato al processo di recupero.

5. il movimento è vita e la vita è movimento: ecco un’altra relazione biunivoca di Still. In questo caso si riferisce al fatto che qualsiasi struttura del corpo possiede un movimento intrinseco indipendente, ma nello stesso tempo in relazione, con tutte le altre strutture: l’alterazione di questi movimenti genera patologia; la loro cessazione non è compatibile con la funzionalità della struttura stessa o dell’organismo in toto. La grossa sfida che si propone l’osteopatia è quella di rispettare la legge della causalità,

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osteopatia

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cioè, l’intenzione di ricercare la causa primaria dei sintomi del paziente. Una volta rimossa la causa, i processi di autoguarigione del corpo fanno il resto. L’Osteopata, tramite una valutazione osservativa e palpatoria, individua la/le strutture coinvolte nel mantenimento della sintomatologia e dello stato di malessere, le specifiche qualità del movimento e gli schemi posturali adottati non funzionali, ricercando quindi la causa del sintomo. Successivamente interviene con tecniche manuali correttive e proporzionate al singolo deficit per ristabilire funzionalità del/dei distretti disturbanti la salute ed il benessere locale e dell’organismo in toto. Tutto ciò senza prescindere da un’attenta valutazione dei segni clinici che possono costituire controindicazione all’intervento osteopatico e che diventano

conseguentemente di naturale pertinenza medica.È frequente, inoltre, che le prescrizioni medico – farmacologiche e l’attività medico – chirurgica trovino, nella metodica osteopatica, un valido supporto atto a ridurre i tempi relativi al trattamento delle affezioni e dei disagi che a volte non trovano risposte soddisfacenti con altri mezzi terapeutici.Grazie alla conoscenza di un enorme quantità di tecniche manuali dalle quali attingere, l’Osteopata ha la possibilità di influire su tutti i maggiori sistemi dell’organismo (cranio – sacrale, viscerale, fasciale, strutturale) possedendo così vastissimi ambiti operativi: ortopedico, fisiatrico, ostetrico – ginecologico, odontoiatrico, geriatrico, pediatrico, gastroenterico, medicina dello sport.

Esiste una differenza sostanziale tra la chiropratica e l’osteopatia. La prima è storicamente una branca della seconda e raccoglie in sé solo una parte della metodica manuale più ampia dell’osteopatia e cioè la parte strutturale, concentrando il proprio intervento in maniera specifica sulla colonna vertebrale al fine di rimuoverne le alterazioni meccanico funzionali. Anche l’approccio manuale è differente: la chiropratica predilige tecniche dirette sulle articolazioni ricercando il classico rumore articolare come segno di liberazione, l’osteopatia utilizza anche altre metodiche più dolci potendo così adeguare il proprio intervento alle esigenze del soggetto. In Italia non esiste purtroppo un percorso accademico che abiliti alla professione di Osteopata, quindi, attualmente è una figura non ancora riconosciuta. Perciò, attenzione, perchè chiunque può dichiararsi osteopata senza peraltro aver seguito un percorso di studi idoneo. Esistono fortunatamente scuole con percorsi formativi altamente qualificanti ai quali possono accedere Laureati in Scienze Motorie e Sportive, Laureati in Fisioterapia, Laureati in Medicina e Chirurgia, Laureati in Odontoiatria, che rilasciano, alla fine del percorso di studi di 6 anni, un Diploma post Laurea.Solo le scuole che dimostrano di possedere tali caratteristiche vengono riconosciute dal R.O.I. (Registro Osteopati Italiani) che è un organo che controlla la qualità della didattica e della formazione uniformando i programmi secondo gli standard europei, la preparazione e l’idoneità dei candidati a praticare la metodica osteopatica e certifica la professionalità dei propri iscritti.

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è un Chinesiologo, Fisioterapista, Osteopata D.O.M.R.O.I.Operatore sanitario esperto nelle

tecniche della comunicazione ipnotica, Cultore della Materia Medicina Fisica e Riabilitativa presso la SUISM di Torino.Esercita la sua professione presso lo Studio di Scienze Motorie e Terapie Manuali, situato in corso Monte Cucco 8 a Torino.

Marco Alessandriawww.studioscienzemotorie.it

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Classe 1989, mestrino, dopo l’esor-dio nella triplice nel 2003 ha ga-reggiato su tutte le distanze dallo

sprint (3 tappe del Gran Prix D1 francese con il Rouen) fino all’IM 70.3 (St.Poel-ten 2010 - 1° cl. nella categoria 18-23). All’IronTour 2010 ha difeso i colori del Li-ger Team Keyline, che da sempre è la sua squadra. Studia ingegneria navale all’Uni-versità di Trieste.

Francesco [email protected]

l’allenamento un buon investimento? di Francesco Cauz

“Dopo il turno di lavoro fai corsa e pure nuoto?” oppure “Studi e fai l’università?” o ancora, la regina di tutte quante, “Ma chi te lo fa fare?”. Gli effetti che queste osservazioni, talvolta ironiche, provocano nei destinatari un certo compiacimento, una luce d’orgoglio nello sguardo, una sensazione di forza, di potenza. È un istante di rivincita del “dilettante”, di chi lavora o dello studente sul professionista, su chi ha la fortuna di poter, bisognerebbe dire di “dover”, dedicare la propria giornata all’allenamento, all’affinamento delle prestazioni della propria macchina biologica, con l’unico obiettivo, l’unica richiesta di eccellere nelle competizioni. Ebbene, per la stragrande maggioranza degli sportivi allenarsi significa non solo sacrificare ma anche “creare” il proprio tempo libero. Per atleti age group, ma anche elite non professionisti il tempo è la materia prima più importante, ed essendo disponibile in misura limitata, questo “fattore” si carica di un valore molto elevato. Utilizzando il lessico economico, il tempo rappresenta il capitale a disposizione dell’imprenditore-atleta. Nel bilancio dell’atleta non professionista, alla voce “costi”, vanno aggiunti in misura e proporzione variabile ma mai trascurabile, tutte le spese finalizzate a garantire la

possibilità di allenarsi ed altresì di gareggiare ad armi pari con gli altri concorrenti. Rimanendo all’interno della metafora “atleta-imprenditore di sé stesso” si intuisce ben presto che ogni spesa in termini di tempo e denaro è un investimento e come tale andrà valutato. Il traguardo di un’analisi azzeccata delle risorse economiche e, soprattutto, temporali a disposizione sarà investire solo in allenamenti e spese che massimizzino la redditività del capitale investito, ovvero le prestazioni. Solo in questo modo la carenza

1. Qualunque programmazione deve basarsi innanzitutto sul tempo a disposizione dell’atleta. Un programma settimanale che preveda carichi insostenibili già ad una prima lettura metterebbe l’atleta di fronte ad una scelta, ad una selezione delle sedute “fattibili”, costringendolo a sostituirsi all’allenatore.

2. Qual è il miglioramento indotto da ciascuna seduta di allenamento? E’ risaputo che non tutte le sedute hanno la medesima utilità. Sarebbe facile sostenere che le sedute di qualità siano sempre e comunque le più costruttive, tuttavia non è pensabile che si possa insistere per molti giorni con lavori molto impegnativi a livello fisico. (Ci provò lo storico CT del canottaggio, La Mura, con ottimi risultati sugli atleti più forti anche psicologicamente, vedi Abbagnale, ma con risultati devastanti su atleti meno resistenti,

di tempo può rappresentare un’arma nelle mani di coloro i quali per lavoro o per necessità sono abituati (mai costretti, si spera) a rispettare scadenze, ad avere orari, a soddisfare richieste o ad onorare impegni presi. Ci sono tre ipotesi da cui partire per fare un calcolo (non sarà certo un calcolo numerico, ma avrà certamente un peso importante nel prendere coscienza delle proprie potenzialità) della redittività del capitale investito, all’inglese “Return On Investment” ROI)

ma pur sempre campioni, sia sul piano fisico che psicologico). Un’attenta pianificazione dei carichi con un allenatore esperto è l’unica soluzione al problema degli allenamenti “a bassa densità di utilità”. Non meno importante è un’accurata valutazione dei ritmi di allenamento, per lavorare sempre al giusto regime.

3. Il valore del tempo a disposizione cambia a seconda del periodo dell’anno. Parafrasando Bergson, filosofo dell’Ottocento, c’è una misura del tempo che prescinde la sua misura “scientifica” e che invece ha a che fare con la coscienza, per la quale il tempo non è misurabile né separabile dalla realtà. In sostanza, il pomeriggio prima dell’esame di costruzioni passa molto più rapidamente del pomeriggio di ferragosto o, analogamente, sessioni di uguale durata in periodi dell’anno diversi hanno un impatto

diverso sulla vita quotidiana! Molti atleti age group inseguono il miraggio del “volume” ad ogni costo mettendo a repentaglio oltre che la propria salute, con sedute al limite della sopportazione umana, anche l’integrità dei rispettivi nuclei familiari, cercando disperatamente di eludere il primo principio dell’atleta dilettante che recita così: “C’è anche altro da fare!”.

La conseguenza di un’analisi accurata e, soprattutto, personalizzata permetterà a ciascun atleta di ottenere due elenchi:-acquisti ed allenamenti ad alto ROI;-acquisti ed allenamenti a basso ROI.

Particolarmente sentita o nei periodi meno densi di impegni. Per quanto riguarda la voce acquisti, basta passeggiare tra le rastrelliere della zona cambio di un mezzo ironman per farsi un idea dello “spreco tecnologico” che le case produttrici di biciclette e componentistica sono riuscite a produrre, talvolta a danno più che a vantaggio degli atleti amatori. Age group contorti su specialissime da cronometro spaziali, lenticolari che sbuffano annoiate sotto i 35 km/h, facce esauste che sbucano da caschi a goccia senza prese d’aria... tutto questo per qualche watt in più o per qualche frazione di secondo in meno al chilometro, ma ottenuto a caro prezzo. Ebbene anche nel caso della campagna acquisti del triatleta medio ci sono delle alternative da valutare. Per fare solo degli esempi: meglio investire nella nuova muta supergalleggiante, superscorrevole e supercostosa o su un corso di nuoto individuale? Bici da cronometro o seduta di posizionamento dal biomaccanico? Scarpa superleggera performante o intermedia salutista? Non è detto che la seconda scelta sia necessariamente la più redditizia. Talvolta la soluzione tecnologica è davvero la più appagante (oltre che più pregevole, esteticamente parlando).Se il tempo è denaro, allora il tempo di un atleta deve valerne veramente molto, ed è indispensabile che sia ben investito. In quest’ottica l’oramai diffusissima figura dell’allenatore di atleti age-group (lo fanno molti ex-atleti elite), sarà costretto a sdoppiarsi in allenatore-manager, dovendo calibrare i carichi oltre che da un punto di vista atletico anche tenendo presente che il tempo dedicato allo sport è necessariamente limitato e ridotto, ma non per questo insufficiente.

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TRaININGAllenamento = investimento? Allenamento = investimento?

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Dopo essersi diplomato all’Isef, è diventato docente e acquisito la qualifica di personal trainer FIF.

Da anni si occupa di corsa e svolge con-sulenze specifiche nel settore. Organizza collegiali per i runner di tutti i livelli ed è responsabile del gruppo di pacemaker di RunninZen.Il sito internet, di cui è ideatore e titolare, è www.runningzen.it

Ignazio Antonacciwww.runningzen.it

la programmazionedell’allenamento degli age-group di Ignazio Antonacci

Nel momento in cui ogni soggetto prende in considerazione l’ipotesi di iniziare a svolgere una pratica sportiva che potrebbe essere la corsa, o ciclismo, o nuoto , oppure una combinazione di tutte queste attività: Triathlon, è auspicabile porsi alcune domande significative. Quanto tempo voglio dedicare all’attività sportiva? Qual è il mio obiettivo, o quali sono i miei obiettivi ? Benessere? Prestazione? O Cosa? Voglio far parte di quel mondo in via di sviluppo che è lo sport amatoriale? oppure mi sento più incline al mondo di nicchia dei top che cercano la prestazione e anche un lavoro?

Tutte queste riflessioni e domande servono per evitare errori di valutazioni e interpretare gli allenamenti e la preparazione con la conseguente competizione, nei limiti consentiti dal nostro corredo genetico e dalla nostra vita quotidiana. Quindi la distinzione più classica è: amatore o top-runner! In questo caso noi prenderemo in riferimento il mondo amatoriale in via di sviluppo in tutte le discipline, dal podismo al ciclismo, dal Triathlon elite a quello age-group. Tutto ciò è importante in quanto cambia il tempo da dedicare agli allenamenti, l’approccio da avere nella

gestioni degli stessi e della gara, dal rapporto con chi fa parte della nostra vita, quindi dalla gestione dei rapporti interpersonali. Sicuramente, a prescindere dalla categoria di atleta di cui facciamo parte, e quindi dalle differenze sostanziali che ci possono essere, fondamentale diventa sempre una corretta e personalizzata programmazione dell’allenamento in base alle proprie esigenze.

Vediamo quali possono essere le differenziare nelle programmazioni di un Atleta Top e di un Amatore:

Obiettivo/Motivazione

Allenamenti

Periodi di preparazione

Il pensiero/motto

Importanaza dell’attività fisica

Prestazione (Lavoro)

da 6 a 7 con bi-giornalieri a volte

Tutto l’anno con carichi maggiori o minori in base al periodo

Vincere ad ogni costoSfida con gli avversari

L’attività fisica è alla base della propria vita

Benessere (Passione)

Da 3 a 6 per i più esperti

Alternanza di periodi con attività e con il completo riposo e di stop dall’attività fisica

Migliorare la propria prestazioneUna sfida con se stessi

L’attività fisica è uno dei tanti impegni della vita quotidiana

CARATTERISTICHE TOP AMATORE

Come si può notare dallo schema su menzionato, le caratteristiche tra l’atleta Top e l’Amatore sono ben definite e a volte nette, per uno l’attività fisica, lo sport diventa un mezzo per lavorare e crearsi una posizione di prestigio, mentre per il secondo (l’amatore) l’attività fisica, un determinato sport, diventa un’attività tra tante altre che gli permette di rilassarsi e di sfidare se stessi, per sviluppare maggiore autostima in se stessi senza la pressione nervosa di vincere a tutti i costi.

Ma come abbiamo visto precedentemente, a prescindere da queste differenze per entrambi diventa necessario prima di prefiggersi un obiettivo sportivo, stilare una Programma dell’Allenamento mirata all’obiettivo prefissato. Prendiamo in questo articolo

come riferimento la preparazione atletica di un podista che deve affrontare la Maratona. Per prima cosa si necessita di: - Definire l’obiettivo: la data dell’evento e quindi la tipologie di obiettivo da raggiungere. - Organizzare le settimane a disposizione con prendendo in riferimenti macrocicli, mesocicli, microcicli di allenamento. - Definire i giorni da dedicare alle sedute di allenamento (3-5 giorni e così via). - Programma la Preparazione: stilare il programma che permetterà di arrivare preparati all’evento.La programmazione dell’allenamento può essere suddivisa in un periodo generale o introduttivo, un periodo fondamentale o potenziamento muscolare, un periodo specifico e un periodo agonistico. Il periodo generale può essere compreso tra 4-8 settimane, l’obiettivo fondamentale è verificare la risposta dell’organismo allo stimolo allenante, c’è una predominanza del carico interno, cioè tutto quello che accade all’organismo dell’atleta dal punto di vista organico. Dal punto di vista fisiologico, l’obiettivo principale è quello di migliorare la resistenza aerobica: “La capacità del nostro organismo di mantenere un andatura più a lungo possibile, con un costante apporto di O2 (ossigeno), senza accumulare acido lattico nei muscoli, utilizzando una miscela di zuccheri e grassi”. Questo obiettivo non riguarda solo la preparazione del podista, ma nella maggior parte degli sport, la base iniziare è lo sviluppo di una buona efficienza dell’apparato cardiovascolare. Oltre a questo obiettivo, si può pensare di migliorare la tecnica di corsa, di migliorare l’efficienza muscolare mediante esercitazioni di potenziamento muscolare,

e di migliorare la condizione in generale inserendo anche delle sedute di esercizi posturali, mobilità articolare e allungamento muscolare (stretching). Nel periodo di potenziamento muscolare, della durata sempre di 4-8 settimane in base alla propria condizione generale, si cercano di sviluppare quelli adattamenti fisici che permettano di migliorare la forza muscolare generale e nel caso del podista maratoneta, di sviluppare prevalentemente la forza resistenza, che non è altro che la capacità di mantenere un livello di forza sempre costante anche con l’aumentare dei chilometri percorsi. Oltre a sviluppare la forza muscolare e il rendimento in generale , si cerca di innalzare anche la soglia anaerobica o velocità di riferimento, mediante delle sedute di corsa intervallata o ripetute, ove si cerca di correre a livelli prossimi alla propria soglia anaerobica, sia se si prende in riferimento la frequenza cardiaca (carico interno) e sia se ci si basa sui ritmi di corsa (carico esterno). Nel periodo specifico, da 8-12 settimane, come dice il termine stesso, ci si allena ai ritmi gara specifici per qualificare le sedute tecniche e quindi migliorare la resistenza specifica indispensabile per correre la maratona al meglio. In questo caso quindi si necessita anche di capire quanto si vale, ci si allena ai ritmi specifici per avere maggiori indicazioni su quello che potrebbe essere l’obiettivo finale e quindi la gestione della maratona. Visto e considerato che per correre la maratona diventa fondamentale migliorare la potenza lipidica, si deve fare in modo in questo periodo specifico di migliora la capacità delle fibre muscolari di utilizzare una miscela di glucosio-grassi con maggior prevalenza di acidi grassi

per risparmiare il glicogeno muscolare ed epatico. Tutto ciò lo si può ottenere mediante l’inserimento nella preparazione specifica di mezzi di allenamento come fondi prolunganti, quindi lunghi lenti di durata per consumo grassi, facendo attenzione a mettere in atto anche accorgimenti alimentari, come carenza di zuccheri prima dell’allenamento specifico (digiuno o pasto ipoglucidico). In questo caso specifico, visto che i ritmi sono prossimi a quelli di gara, è auspicabile diminuire la quantità dei chilometri da percorrere per poter gestire al meglio i ritmi gara specifici, dando molta importanza al recupero post allenamento. Il periodo agonistico, invece riguarda il periodo in cui è prevista la gara in programma, quindi ipotizziamo un periodo che va dalle due settimane prima della maratona, alle due settimane successive di scarico. È da tener presente che non è facile mantenere il top della condizione fisica per tanti mesi, quindi teoricamente dopo la maratona si dovrebbe programmare un periodo di riposo e di scarico attivo per rigenerare organismo, soprattutto per chi vive la corsa in modo amatoriale. Meglio non esagerare per evitare problematiche fisiche e infortuni. Quindi in conclusione si può sicuramente affermare che l’approccio dell’amatore alla competizione deve essere differente da quello dell’atleta di vertice, ma al tempo stesso anche un amatore necessita di programmare i propri obiettivi per evitare sovraccarichi funzionali e sfruttare al massimo il periodo a sua disposizione per non sprecare tempo inutilmente. Provare per credere, se fin ora non avete mai programmato la vostra preparazione è arrivato il momento di farlo adattando il tutto alle vostre esigenze di vita quotidiana.

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