TARVISIO ROMAM COMMENTARIVM DE ITINERE ET OTIO … · Virgilio, quando nel II libro dellEneide ,...

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1 TARVISIO ROMAM COMMENTARIVM DE ITINERE ET OTIO ROMANO ROMAE die XII ante KALENDAS APRILES die VII ante KALENDAS APRILES A.D. MMXVII PRIMA FASE III GEMELLAGGIO : 20 marzo-25 marzo 2017 LICEO CL“SSICO ȃ“NTONIO C“NOV“Ȅ di Treviso – Classe V ginnasio sez. D LICEO CL“SSICO ȃConvitto Nazionale VITTORIO EM“NUELE IIȄ di Roma – Classe II ginnasio sez. B HIC LIBER EST______________________________________DISCIPULI

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TARVISIO ROMAM

COMMENTARIVM DE ITINERE ET OTIO

ROMANO ROMAE die XII ante KALENDAS APRILES – die VII ante KALENDAS APRILES A.D. MMXVII

PRIMA FASE III GEMELLAGGIO : 20 marzo-25 marzo 2017

LICEO CL“SSICO “NTONIO C“NOV“ di Treviso – Classe V ginnasio sez. D

LICEO CL“SSICO Convitto Nazionale VITTORIO EM“NUELE II di Roma – Classe II ginnasio

sez. B

HIC LIBER EST______________________________________DISCIPULI

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PRESENTAZIONE

IMAGO, la rappresentazione delle realizzazioni della natura e dell’uomo attraverso il mito, la storia ed il paesaggio

Un titolo quasi moderno….che richiama espressioni tanto comuni nel mondo contemporaneo definito spesso società dell immagine , quasi in senso dispregiativo perché tutto orientato alla forma, all apparenza, all esteriorità.

Per i Latini imago era termine polisemico : immagine, effigie e ritratto ed in quest ultimo significato riguardava il rituale funebre, quando i componenti della famiglia

accompagnavano il feretro indossando le immagini di cera rappresentanti gli antenati

che attorniavano il defunto nell estremo saluto terreno e lo accompagnavano all ingresso della realtà ultraterrena degli Inferi; ma era anche rappresentazione, ritratto, copia ed in

questo caso i Romani erano dei cultori delle imagines di capolavori scultori della grecità classica ed ellenistica copie di opere d arte greche abbellivano ed ornavano case private (domus) i loro horti giardini i loro atri, i loro peristili. Spesso i collezionisti d arte erano prima di tutto dei trafugatori d arte, si pensi al famoso e rapace governatore della Sicilia, Verre, contro cui nel 70 a.C. Cicerone prese le difese dei Siciliani in un processo di

malversazione, corruzione e ruberia . Ma era anche spirito, ombra e così lo impiega

Virgilio, quando nel II libro dell Eneide , Enea tra le macerie di Troia distrutta torna indietro nella fuga notturna a cercare la moglie persa nella fuga precipitosa: a lui appare

una maior imago , l’ombra della sposa, puro spirito, più grande delle fattezze umane, più del vero eretta , impalpabile al tentato abbraccio dello sposo, che si dilegua tra le mani che la cercano simile ai venti leggeri, simile ad un alato sogno ter frustra comprensa manus

effugit imago, / par levibus ventis volucrique simillima somno). E anche figura, apparenza, (il

significato tanto diffuso oggi); nel genere , assai diffuso tra i Romani, della biografia

aneddotica exprimere imaginem consuetudinis atque vitae di qualcuno equivaleva a darne

una fedele rappresentazione della vita pubblica e privata. Ma è pure aspetto, vista, ricordo,

pensiero (ubique pavor et plurima mortis imago, Verg.) ed anche termine matematico, figura,

ed altro ancora…… favola, apologo, allegoria……

Il nostro percorso si snoda allora tra la polisemia del termine latino le favole antiche narrate dalle immagini pittoriche di Raffaello, Baldassarre Peruzzi e Giovanni da Udine

nella Villa del banchiere senese “gostino Chigi, attivo a Roma all inizio del 1500 che volle

edificare una splendida villa extra-urbana che magnificasse il suo gusto ed il suo amore

per l arte…..quale rappresentazione pittorica dei miti antichi…. la ninfa Galatea trasportata su una conchiglia a mo di carro in un tripudio di amorini, delfini e nereidi,

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l abbandonato suo innamorato Polifemo, le nozze di “more e Psiche incorniciate dai festoni vegetali di Giovanni da Udine che raffigura tra fiori e frutti antichi anche le nuove importazioni provenienti dall “merica appena scoperta , mais peperoni e melanzane…o le storie di Ercole con il mito di Orfeo ed Euridice……una vera enciclopedia pittorica della mitologia classica tanto praticata, amata e riscoperta anche in chiave simbolica nel

Rinascimento. A Villa Medici, sulle rovine degli horti luculliani, della dimora

dell imperatrice Messalina , e poi nel tardo antico trasformata nella dimora dell imperatore Onorio e del generale ”elisario, alla fine del il cardinale Ferdinando de Medici volle

nei giardini collocare le statue lì ritrovate quasi ad iniziare l idea di un museo all aperto dove la bellezza di una natura lussureggiante ma governata dalle abili mani di architetti e

giardinieri potesse essere il palcoscenico della scultura antica…..vocazione artistica che di proprietà in proprietà acquisì Napoleone ”onaparte che a seguito della campagna d Italia acquistò dai Lorena la villa donandola alla “ccademia di ”elle “rti di Francia…..

Imagines come vista, aspetto , ricordo…… quante imagines ha lasciato la vista del Foro

romano negli artisti rinascimentali, negli incisori di fine seicento e del e nei grandi viaggiatori europei del …. “ncora oggi le stampe e le riproduzioni delle stampe di Giovambattista Piranesi testimoniano le suggestioni, i ricordi di quel paesaggio dove le

rovine maestose di un tempo affiorano in mezzo alla campagna destinata a pascolo….. ed ancora imagines come ritratto, effigie, statua….. di cui i Romani furono appassionati cultori e

collezionisti. Il prestigio della famiglia riviveva nel ricordo degli antenati illustri di cui

venivano eternate le sembianze nel ritratto individuale ; la ritrattistica romana, che tanto

deve all arte realistica etrusca, è ampiamente documentata nelle gallerie espositive del

Museo Nazionale romano di Palazzo Massimo: Augusto Pontefice Massimo, i suoi

familiares che celebrano con lui la gloria della famiglia e della loro missione , alcuni ritratti funebri provenienti da edifici tombali dell “ppia, la regina viarum considerata la

prima autostrada della storia che univa Roma al porto di ”rindisi e quindi all Oriente. Chi aveva la possibilità di collocare ai lati della strada il proprio tumulo funerario ornato

delle care effigies dei defunti e dalle iscrizioni dedicatorie, poteva essere certo per

l eternità che il proprio nome, il proprio ricordo sarebbe sopravvissuto nello sguardo fraterno, solidale, pietoso o semplicemente curioso dei viandanti di tutte le epoche…. e che dire del gusto collezionista dei romani verso la statuaria greca che adornava gli

horti….la Niobide proveniente dagli horti dei giardini della villa del senatore e storico Sallustio, la Venere al bagno, Dioniso e poi ancora Atena provenienti da Villa Adriana a

Tivoli, o la splendida Fanciulla d Anzio proveniente da un ninfeo della villa di Nerone ad

Anzio ornamenti dal gusto raffinato di giardini ieri ed oggi di musei che affinano ancora

oggi la nostra sensibilità al gusto, al bello.

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In un paesaggio naturale solcato dal dritto filo della Via Appia marcata ai lati da pini e

cipressi tra cui si elevano edicolae, arae, tempietti, mausolei e che percorre l agro romano in direzione dei Castelli, dove sorse l antica “lba Longa dei Latini, oggi “lbano, le imagines

funebri ci mettono a contatto con una umanità antica, quasi fotografata dal rilievo scultoreo del ritratto che conserva i tratti del defunto a tal punto che ci sembra quasi che

essi ci parlino invitandoci a riflettere sul senso della vita, sui suoi valori e sul senso del

limite imposto alla vita umana. E quindi imagines non solo qui è ritratto, ma ricordo ed anche

ombra, spirito…..

L “ppia che passava da “lba Longa, la città fondata da Iulo-Ascanio, figlio di Enea, ci

riporta all immagine di Enea che scampa alla distruzione della propria città fuggendo tra

le rovine e la violenza ferina del nemico, portando sulle spalle l anziano padre “nchise e a lato il figlioletto “scanio, e più dietro la sposa Creusa…… è l inizio dell Eneide, il poema

quasi sacro per Roma e per Augusto, con cui l imperatore voleva celebrare il capostipite

della sua gens, Iulo, e la missione civilizzatrice di Roma – parcere subiectos, debellare

superbos - . Laurentum, la città del re Latino, eternata da Virgilio nel VII libro

dell Eneide , oggi testimonia con le statue votive del suo santuario e il suo heroon il nucleo

storico dell elaborazione epica virgiliana un popolo sbandato in cerca di una nuova sede approda lì dove la presenza della foce di un fiume permette una facile penetrazione

nell entroterra l accoglienza, dapprima benevola anche se sospettosa, poi ostile per il timore della perdita di ciò che si ha – nel racconto virgiliano la perdita del regno e della

sposa promessa che garantisce l unione tra due popoli, quello latino e quello rutulo – che

scaturisce nella guerra, e poi la pace, dolorosa…. ed un nuovo distacco, quello del giovane princeps, anche lui in cerca di terre per un popolo ormai accresciuto – forse una

reminiscenza del ver sacrum delle popolazioni italiche - , la lenta penetrazione verso

l entroterra, verso i monti che corrono paralleli alla linea di costa e sul terrazzamento di origine vulcanica che corre parallelo al mare ecco….la nuova fondazione … “lba la Longa, che controlla la pianura e l approdo dal mare per scongiurare il destino di Laurento conquistata da Enea…… imagines è allora favola, racconto, allegoria….. che continua

nell immagine stereotipata, trasmessaci prima dalla storiografia romana a lui ostile e poi

da tanta narrativa romanzata e da tanta filmografia, di un principe , ultimo

rappresentante della dinastia Giulio-claudia, nato ad Anzio e lì proprietario di una

immensa villa posta sul mare, che riceve la notizia dell incendio di Roma e torna, lui poeta, verso l Urbe attraverso l “ppia, e vedendo da lontano la città devastata dalle fiamme, intona con la sua cetra il suo poema sulla distruzione di Troia…..

E ad Anzio il mito diventa ricordo,…… ricordo di un altro sbarco…. Quello angloamericano del …… il porto minato e poi fatto saltare dai Tedeschi in ritirata per

non consentire alle navi alleate di supporto logistico alle truppe lo sbarco dei mezzi, …..

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nuove distruzioni, nuove devastazioni,…. nuovi profughi che testimoniano ancora una volta la brutalità e l assurdità della guerra….. dove persiste una imago di umanità Angelita , la bimba trovata sulla spiaggia abbandonata nella fuga precipitosa e portata in

salvo con sé da un marine :

Dal racconto del caporale Hayes:

La notte dello sbarco la mia pattuglia superava velocemente la riva temendo la violenta reazione nemica quando, giunti ai limiti del bosco (si presume Tor Caldara, ndr )

restammo impietriti sentendo qualcuno lamentarsi. Avanzammo con cautela e scoprimmo

trattarsi di una bambina dell età apparente di sei anni, terrorizzata e con il volto bagnato di lacrime. Non sapendo cosa fare e non parlando nessuno di noi alcuna parola in italiano,

prendemmo in braccio la bambina e ci inoltrammo nel bosco, trasportandola a turno, quasi

come un simbolo di vita e di speranza per ogni soldato della pattuglia. L alba di un giorno

freddo ma luminoso - 22 gennaio 1944 - era appena spuntata incerta nel bosco quando noi

riprendemmo l avanzata con precauzione. La notte cadde ma “ngelita era di ora in ora più

serena e sorrideva timidamente agli sforzi miei e dei miei compagni per farci comprendere

ed inventare smorfie e giochi che la divertissero. Lasciammo, obbligati, Angelita in una

località, Carroceto, dove la Croce Rossa curava i feriti. Mentre ci dirigevamo verso il

Flyover vedemmo una salva di cannonate investire il punto in cui c erano i feriti. Ero l ultimo della fila e mi precipitai a vedere i feriti erano rimasti tutti uccisi, anche “ngelita.

Strinsi la bambina per l ultima volta quale estremo saluto mio e dei miei compagni e la

adagiai lungo il ciglio della strada tra i morti inglesi, americani e tedeschi .

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VERBA IN CRVCE

LONGITUDO: 1. Il nipote di Augusto – 4. 1a pers. sing. indicativo perfetto verbo sum – 6. È vicino al Portico

di Ottavia ed è dedicato a suo figlio – 7. Affrescò le volte di villa Farnesina – 9. Una delle arti – 10. Il principe

i agi e dell’esule – . Noi i ….Lati o – . Vi ha sede l’A ade ia di F a ia a Roma – 18. Lo fu Ostia

per Roma – 19. Un prodotto del Nuovo Mondo raffigurato nei festoni della Loggia di Villa Farnesina – 20. Il

vehi ulu …..del “ole – 21. Due a cifre romane – 23. La sorella di Didone – 24. Il nome del pittore autore dei

festoni della Loggia di Villa Farnesina ed allievo del 7 orizzontale – 26. Il numero delle Grazie – 28. La città

che diede i natali al pittore del 24 orizzontale – 29. Congiunzione coordinante copulativa in Latino – 31. 250

in cifre romane – . I fi ito p ese te di a da e i … Lati o – 35. Raffigurato nelle incisioni del Piranesi –

36. Altare per i sacrifici – . Lo fe e o ta to E ea…. he gli alleati ella se o da gue a o diale – 38.

Fo tifi a e…i Lati o – 39. Vi nacque Nerone – 41. La consorte di Zeus – 42. La fanciulla rapita da Eros – 43.

Idem di 29 orizzontale – 44. Deo Optimo Maximo (abbrev.) – 47. Un promontorio della Troade – 49. Nove in

cifre romane – . Affi hé o …i Lati o – 53. Verbo monosillabico di pri a o iugazio e ….i Lati o –

54. Narciso non l’a ò ….e lei morì consunta dal dolore – 55. Sbarcarono nel porto del 40 orizzontale il 22

gennaio 1944 – 56. La sacerdotessa di Era trasformata da Zeus in giovenca per nasconderla alla sposa

gelosa.- LATITUDO : 2. Dittongo latino – 3. Spesso presenti nei corredi funebri muliebri – 4. La Villa del

banchiere senese Chigi – . Gia di i…i Lati o – 8. Congiunzione coordinante copulativa in Latino – 10. Età,

periodo – . L’i pe ato e he a ue ad A zio – . Così i ….Lati o – 15. È il tema del gemellaggio – 16.

Gli dei tutelari della famiglia a Roma – . P eposizio e o l’a lativo – 22. La figlia di Cadmo e Armonia –

25. La ninfa amata dal Ciclope più famoso – 27. Il nome di alcuni edifici funebri a lato della via Appia - 30.

L’i a o ato sfo tu ato…della ninfa del 25 verticale – 32. La città di re Latino – . Il og o e di…Raffaello – 9. La p i a autost ada dell’a ti hità – . “osta tivo di de ivazio e g e a he sig ifi a i agi i –

. Ve o difettivo lati o… a o a Catullo – . L’epiteto di E ea 48. Dittongo latino – 50. Quaranta in cifre

romane – 52. Pronome determinativo latino N.A.V. plurale -

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DIE XII ante KALENDAS APRILES MARZO

AMBVLATIONES PER VILLAS TRANSTIBERINAS et CAPITOLIVM

HORTI, VILLE e PAPI…….

Il colle Gianicolo, ubertoso, scosceso verso il Tevere, fu fin dalle origini un altro colle

sacro di Roma. Nella sua area venne sepolto il re Numa Pompilio nei pressi della fonte Furrina, il cui culto fu collegato nel I sec. a.C. con quello di alcune divinità siriache

venerate da gruppi mediorientali che si erano trasferiti nella capitale proprio nella zona di

Trastevere. Il Gianicolo fu residenza della plebe, con artigiani e commercianti e costoro

promossero la costruzione di diversi edifici di culto: vi era un santuario delle Divinità

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orientali, numerosi mitrei in epoca imperiale, un tempio a Giove Dolicheno. Il Santuario

del Gianicolo era connesso al LUCUS FURRINAE, uno dei tanti boschi sacri che da tempi

immemorabili popolavano il territorio di quella che poi divenne la metropoli

dell antichità. Furrina era una divinità delle selve e dei boschi, il cui culto antichissimo era assai diffuso in epoca repubblicana; il suo nome spesso, però , veniva confuso con quello

delle Furie ; a lei era però consacrato un sacerdote, il Flamen furrinalis, uno dei 15 del

sacro collegio, e veniva celebrata il 25 luglio proprio nel Lucus, ove sorgeva anche una

fonte a lei dedicata , le cui acque vennero canalizzate per servire il più tardo tempio siriaco

che sorse nei pressi.

La zona era considerata suburbana in quanto posta sulla riva destra; Trans Tiberim era la

zona degli stranieri, eredità protomonarchica quando costituiva ancora la zona sotto

dominio etrusco. Nel I sec. d. C. divenne anche una delle zone residenziali più ambite dal

patriziato. Per la costruzione degli argini del Tevere , nel 1880, per caso sotto i giardini

della cinquecentesca villa Chigi, venne ritrovata una lussuosa villa extraurbana di epoca

augustea finemente ed elegantemente affrescata, simile nell impostazione dei disegni, sia naturalistici che geometrici e floreali alle domus di Livia e di Augusto, tanto da far pensare

che potesse appartenere alla famiglia imperiale e che fosse stata fatta costruire in occasione

delle nozze di Giulia, figlia del principe, con Agrippa. L edificio era circondata da un ampio parco con esedre e fontane, sistemazione che hanno poi mantenuto nei secoli le

cinquecentesche Villa Farnesina e Villa Corsini. Che la zona fosse stata ampliata e

urbanizzata in epoca augustea è confermato anche da dalla presenza della caserma della

VII Coorte dei vigili del fuoco, in una traversa di viale Trastevere, oggi, a lei dedicata,

l EXCUR”ITUM, lì voluta da “ugusto e costituita nel 6 d.C. per garantire la sicurezza

della zona.

1. Affresco parietale con 2. Affresco parietale con edicole con

fontana su veduta di veduta prospettica

un pergolato prospettico

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Villa Corsini, facciata posteriore con l orto botanico

VILLA CORSINI

Edificata alla fine del XV secolo

dai Riario, nipoti di Sisto IV della

Rovere, nel XVII secolo il palazzo

fu abitato da Cristina di Svezia, la

quale avrebbe ospitato nel

giardino le prime riunioni di

quella che sarebbe poi divenuta

l'Accademia dell'Arcadia.

Nel 1736 l'edificio e il giardino

furono acquistati dal

cardinale fiorentino Neri Maria

Corsini, nipote di Clemente XII,

che affidò i lavori di

ristrutturazione del palazzo al

conterraneo Ferdinando Fuga, che

per il papa stava già lavorando

al Palazzo del Quirinale, al Palaz-

zo della Consulta. Fuga trasformò

la piccola villa suburbana dei

Riario in una vera e propria

reggia, raddoppiando l'estensione

della facciata con l'aggiunta di

dieci lesene giganti, più addensa-

te in corrispondenza dell'asse

centrale. Più movimentata è la

facciata posteriore, rivolta verso i

vastissimi giardini, con tre corpi

di fabbrica aggettanti, di cui

quello centrale, occupato dal

monumentale scalone, uno dei

più belli di Roma, che con le sue

grandi finestre, funge anche da

belvedere panoramico sui

giardini, in pendenza sul colle

del Gianicolo. Nella parte

superiore della villa (casino dei

Quattro Venti) si svolse il 3

giugno 1849 uno dei più

sanguinosi combattimenti in

difesa della Repubblica Roma-

na contro i francesi durante il

quale fu ferito a morte Goffredo

Mameli.

HORTI, GIARDINI DEI SEMPLICI,

POMARII…..orti botanici

Fin dal medioevo i "semplici" varietà vegetali con virtù medicamentose si coltivavano in vari orti cittadini. La parola semplici deriva dal latino medioeva-

le medicamentum o medicina simplex usata per definire le erbe medicinali. Il primo orto botanico, horto dei semplici, del mondo occidentale sorse a Salerno, ad opera di Matteo Silvatico, insigne medico della Scuola salernitana tra il tredicesimo ed il quattordicesimo secolo e profondo conoscitore di piante per la produzione di medicamenti. “ Roma il Papa ”onifacio VIII nel istituì in Vaticano il primo giardino dei semplici , il Simpliciarius Pontificius Vaticanus, ampliando il Pomario di Papa Nicolò III. Ma il primo vero orto botanico di Roma

fu voluto nel XVI secolo da Alessandro VI, e succes-

sivamente ricostruito da Pio IV, che lo dotò anche di un

guardiano (che faceva anche da guida). Pio V ingrandì il

giardino affidandolo al botanico Michele Mercati. Dopo

un periodo di abbandono, Alessandro VII ne fece uno dei

principali giardini botanici d'Europa, utilizzandovi l'ac-

qua dell'acquedotto che Paolo V aveva condotto da Brac-

ciano al Gianicolo, ripristinando l'antico acquedotto

di Traiano. Il primo terreno destinato a questo uso fu

donato all'Università da papa Alessandro VII Chigi nel

1660, appunto sotto al Fontanone, sottraendolo al pomario

del convento di San Pietro in Montorio

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DESCRIBE QUOD VIDES

in istis imaginibus……….

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DESCRIBE QUOD VIDES

in istis imaginibus……….

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PEDIBVS AD INSVLAM ….deinde…

MAGNIS ITINERIBVS

…“D C“PITOLIVM…

Pons Caestius (Piranesi 1758)

L'Isola Tiberina (nota anche

come Insula Tiberina, Insula Tiberis,

Insula Aesculapi, Isola dei Due Ponti,

Licaonia, Isola di San Bartolomeo, o

semplice- mente Insula), di origine

alluvionale, è l'unica isola urbana

del Tevere, nel centro di Roma.

Nella Forma Urbis Seve-riana veniva

chiamata inter duos pontes, perché

collegata alle due rive del Tevere

dal Ponte Cestio e dal Ponte Fabri-

cio. Poco coinvolta nelle vicissitudini

della città, per questa ragione ospitò

il tempio di Esculapio, dio della

medicina, il cui culto fu introdotto

nel 292 a.C. in seguito ad una

pestilenza. Nella prima metà del I

secolo a.C. venne monumentalizzata

in opera quadrata, parallelamente alla

costruzione dei ponti Fabricio

e Cestio, e del Vicus Censorius che li

collegava al suo interno: si riprendeva

la forma di una nave, di cui oggi è

ancora visibile la prua, con blocchi

di travertino che rivestono l'interno in

peperino, e alcune decorazioni raffi-

guranti Esculapio con il suo serpente

e una testa di toro, forse utile per gli

ormeggi. Al centro vi era un obelisco,

a raffigurare un albero maestro,

simbolico, ricordo dell'arrivo nel 292

a.C. da Epidauro del culto della divi-

nità : ai lati del tempio si trovava un

portico per l'accoglienza dei pellegrini

e soprattutto dei malati. Nella parte

settentrionale si trovavano alcuni

piccoli santuari legati a culti

particolari: Fauno e Veiove; Iuppiter

Iuralius , uno al dio Semo Sancus, di

origine sabina. Altri culti attestati

sull'isola erano rivolti a Tiberino e

Gaia, e a Bellona (detta Insulensis).

UN ISOL“…..i suoi ponti Ponte Cestio fu costruito simme-

tricamente al ponte Fabricio, dal pretore

Gaio Cestio nel 46 o 44 a.C. (titolare del-

l'omonima piramide), oppure da Lucio

Cestio l'anno successivo. Subì un primo

restauro nel 152, ma fu completamente

ricostruito nel 370 d.C. con materiali di

reimpiego, provenienti anche dal vici-

no Teatro di Marcello, dagli impera-

tori Valentiniano I, Valente e Graziano;

quest'ultimo diede al ponte il nuovo nome

di Pons Gratiani. Un altro restauro,

documentato da un'epigrafe, si ebbe

nel 1191-93 da parte di Benedetto Carus-

homo, senatore unico di Roma nel 1191.

Altri interventi si ebbero nel XV

secolo sotto Eugenio IV e nel XVII sotto

Innocenzo XI. Dal XV secolo prese il nome

di ponte di San Bartolomeo, dal nome

della principale chiesa dell'Isola Tiberina.

Nei secoli XVIII e XIX ebbe anche il nome

di ponte Ferrato, per le numerose catene che

fissavano i mulini sul fiume.

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Ponte Fabricio, noto anche

come ponte dei Quattro Capi o Pons

Judaeorum, è il ponte che collega

il Ghetto all isola Tiberina è il più

antico della capitale esistente nella

sua composizione originaria (Ponte

Milvio e Ponte Sublicio in principio

erano in legno). Misura sessantadue

metri in lunghezza, e cinque metri e

mezzo in larghezza. Nelle quattro

arcate si trovano quattro iscrizioni

che attestano la costruzione da parte

di Lucio Fabricio, un curatore delle

strade, nel 62 a.C., e venne

restaurato dai consoli Marco Lol-

lio e Quinto Lepido nel 23, in

un'iscrizione più piccola sui due lati

di una sola arcata, a causa di una

piena del fiume. Sotto papa Eugenio

IV il ponte fu pavimentato in lastre

di travertino, mentre un'iscrizione

del 1679 di pa- pa Innocenzo XI si

riferisce al rifacimento dei parapetti

e al rivestimento in mattoni. Nel XVI

secolo per la sua vicinanza

al Ghetto fu conosciuto anche

come ponte dei Giudei; nei pressi

infatti si trova la chiesa di San

Gregorio dove erano tenute, durante

il regno pontificio, le prediche

obbligatorie per gli ebrei.

Una leggenda popolare racconta che

il nome "Quattro Capi" sia dovuto ad

una profonda discordia fra quattro

architetti, che, incaricati da Sisto V

del restauro del ponte, finirono per

passare alle vie di fatto per futili

motivi e, per questo, il Papa, alla fine

dei lavori, li condannò alla

decapitazione sul posto facendo però

erigere, a ricordo del loro lavoro, un

monumento con quattro teste in un

unico blocco di marmo; tuttavia è da

notare che essendo presenti due

erme quadrifronti, i volti raffigurati

sarebbero otto.

Pons Fabricius (Piranesi 1756)

Il ghetto ebraico di Roma è tra i più

antichi ghetti del mondo; è sorto infatti 40

anni dopo quello di Venezia che è il primo in

assoluto. Il termine deriva dal nome della

contrada veneziana, gheto, dove esisteva una

fonderia (appunto Gheto in veneziano), ove

gli ebrei di quella città furono costretti a

risiedere. Il 12 luglio del 1555 il papa Paolo

IV, al secolo Giovanni Pietro Carafa, con

la bolla Cum nimis absurdum, revocò tutti i

diritti concessi agli ebrei romani ed ordinò

l'istituzione del ghetto, chiamato "serraglio

degli ebrei", facendolo sorgere nel rione

Sant'Angelo accanto al teatro di Marcello. Fu

scelta questa zona perché la comunità

ebraica, che nell'antichità classica viveva

nella zona dell'Aventino e, soprat-tutto,

in Trastevere, vi dimorava ormai preva-

lentemente e ne costituiva la maggioranza

della popolazione. Oltre all'obbligo di

risiedere all'interno del ghetto, gli ebrei,

come prescritto dal paragrafo tre della bolla,

dovevano portare un distintivo che li

rendesse sempre riconoscibili: un berretto gli

uomini, un altro segno di facile ricono-

scimento le donne, entrambi di colore

glauco (glauci coloris). Nel paragrafo nove,

inoltre, veniva loro proibito di esercitare

qualunque commercio ad eccezione di quello

degli stracci e dei vestiti usati. Da tale

eccezione ebbe successivamente origine, in

Roma, una tradizionale presenza degli ebrei

nel campo del commercio dell'abbiglia-

mento e di alcuni dei suoi accessori.

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AUGUSTO e la sistemazione

urbanistica del lato meridionale del

Campus Martius

Porticus Octaviae et Theatrum Marcelli in dextero lato

Portico di Ottavia

Edificato nella zona del Circo Flaminio in

epoca augustea, l'insieme monumentale

sostituiva il portico di Metello (porticus

Metelli) del II secolo a.C., ed era costituito

da un recinto porticato che circondava i

templi di Giunone Regina e di Giove Sta-

tore. I resti attualmente visibili apparten-

gono ad una radicale ricostruzione del-

l'epoca di Settimio Severo. Tra il 27 e il 23

a.C. si ebbe una radicale ricostruzione del

complesso, finanziata con il bottino della

vittoria sulla Dalmazia da Ottaviano, che lo

dedicò a nome della sorella Ottavia (por-

ticus Octaviae). I templi furono probabil-

mente rimaneggiati e nuovamente dedicati.

Fu costruita una biblioteca con due sezioni,

una per i libri greci, l'altra per quelli latini,

dedicata nel 23 alla memoria di Mar-

cello dalla pietas materna. A questa fase do-

vrebbe appartenere un'esedra, visibile alle

spalle dei due templi su un frammento del-

la Forma Urbis Severiana, forse identificabile

con la curia Octaviae, luogo di riunione

del Senato. Nella ricostruzione il portico

venne ampliato verso sud-ovest e vi furono

aggiunti l'ingresso monumentale sporgente

al centro del lato verso il Circo Flaminio e

forse il portico esterno, che tuttavia potrebbe

essere già stato presente nella fase

metelliana. Nell'80 il complesso subì danni in

seguito ad un incendio e venne probabil-

mente restaurato da Domiziano. Nel 203 il

portico e probabilmente anche i templi,

vennero ricostruiti, forse con la stessa pianta,

e nuovamente dedicati da Settimio Seve-

ro e Caracalla ("portico di Severo" o porticus

Severi), dopo le distruzioni dovute ad un

incendio ( 191 d. C. ?). Nel 442 subì i danni di

un terremoto, in seguito ai quali due delle

colonne del propileo di ingresso vennero

sostituite dall'arcata tuttora esistente. Intorno

al 770 a partire dal propileo di ingresso ven-

ne edificata la chiesa di San Paolo in summo

circo, poi Sant'Angelo in Pescheria

TEATRO DI MARCELLO L'importanza

che avevano i ludi scaenici durante le campagne

elettorali nella tarda repubblica è cosa nota ed è

documentata dal teatro di Pompeo (del 55 a.C.),

dall'anfiteatro provvisorio di Statilio Tauro (29 a.C.),

dal teatro di Balbo (13 a.C.) e dal teatro di Marcello.

Anche Giulio Cesare progettò la costruzione di un

teatro, destinato a rivaleggiare con quello edificato

nel Campo Marzio da Pompeo. A questo scopo

venne espropriata una vasta area e demoliti un

tempio dedicato alla dea Pietas e uno forse di Diana.

Alla morte del dittatore tuttavia erano solo state

gettate le fondazioni e i lavori furono ripresi

da Augusto, che riscattò con il proprio denaro

un'area ancora più vasta e fece innalzare un edificio

di dimensioni maggiori di quello originariamente

previsto. Questo allargamento comportò l'occupa-

zione della parte curva del Circo Flaminio, che da

allora divenne una semplice piazza, e lo sposta-

mento e la ricostruzione degli edifici sacri circo-

stanti, come l antico tempio di Apollo e quello di

Bellona. Il primo utilizzo del nuovo edificio per

spettacoli risale all'anno 17 a.C., durante i ludi

saeculares . Nel 13 a.C. il nuovo edificio venne uffi-

cialmente inaugurato con giochi sontuosi e dedicato

a Marco Claudio Marcello, il nipote, figlio della

sorella Ottavia, che Augusto aveva designato come

erede, dandogli in moglie la propria figlia Giulia, ma

che era morto prematuramente.

15

CAPITOLIVM

L ampia scalea che partendo da Via del Teatro Marcello porta a Piazza del Campidoglio accoglie i visitatori con le due statue dei ________________________, fratelli di

______________, da sempre protettori di Roma, in quanto partecipando alla battaglia del

Lago Regillo (colli Albani) nel 497 a.C. diedero la vittoria ai Romani contro la

Lega_________________; le due sculture, ritrovate durante la recinzione del Ghetto voluta

da Papa Paolo IV Carafa nel , furono sistemate dal Michelangelo in cima alla cordonata

da lui progettata per l accesso monumentale in piazza del Campidoglio. Tre edifici inquadrano prospetticamente la piazza : sul fondo il PALAZZO SENATORIO, alla sua

destra per chi giunge dalla cordonata il PALAZZO DEI CONSERVATORI e

diametralmente opposto il PALAZZO NUOVO.

Silla fece costruire sul lato est del colle il primo archivio di Stato della storia dell occidente, il Tabularium rivolto con le sue arcate sul sottostante foro. Nel Medioevo divenne un

fortilino gentilizio della famiglia Corsi di cui si impadronì il popolo nel XII sec.

trasformandolo in sede dell amministrazione civile della città e residenza del Senatore il governatore o podestà). Era un palazzo merlato con due torri laterali, che venne riadattato

nella veste odierna tra il 1541 e il 1544 dai lavori di riqualificazione urbanistica voluta da

Papa Paolo III Farnese che ne affidò il progetto a Michelangelo fin dal 1538. Michelangelo

ristrutturò la facciata posteriore trasformandola in quella anteriore e principale, perché

l intero spazio civile della città guardasse a S. Pietro e non gli volgesse più le spalle, ideando così la cordonata e restaurando il Palazzo dei Conservatori che alla metà del aveva già ristrutturato Bernardo Rossellino riadattando le mura degli alloggiamenti delle

milizie del comune , i banderesi .

Il Palazzo Nuovo, forse anch esso progettato da Michelangelo, fu il risultato del lavoro dei due architetti romani Girolamo e Carlo Rainaldi, padre e figlio, che ultimarono l edificio nel 1663.

16

Nel cortile interno, sulla sinistra una grande

scultura di età flavia, riproducente una

divinità fluviale distesa su un fianco, spostata

dal foro di Augusto vicino al Tempio di Marte

Ultore nel 1588, divenne per i tre secoli

successivi la statua parlante di Marforio che dialogava con Pasquino (scultura di epoca

ellenistica sistemata nei pressi di piazza Navona, riproducente un guerriero, forse

Menelao) per denunciare il malaffare e la

corruzione del tempo

MVSEI CAPITOLINI

Il papa Sisto IV donò solennemente al Popolo Romano nel 1471 alcune antiche statue in bronzo già

conservate al Laterano (la Lupa, lo Spinario, il Camillo e la testa colossale di Costantino,

costituendo il primo nucleo dei Musei Capitolini.

Le sculture furono in un primo tempo sistemate sulla facciata esterna e nel cortile del Palazzo dei

Conservatori ed in breve il nucleo originario fu arricchito da successive acquisizioni di reperti

provenienti dagli scavi urbani e strettamente collegati con la storia della Roma antica. Alla metà

del XVI secolo erano state collocate in Campidoglio, significative opere di scultura (tra le altre la

statua di Ercole in bronzo dorato dal Foro Boario, i frammenti marmorei dell'acrolito di

Costantino dalla Basilica di Massenzio, i tre pannelli a rilievo con le imprese di Marco Aurelio, il

cosiddetto Bruto Capitolino) ed importanti iscrizioni (tra cui i Fasti Capitolini, rinvenuti nel Foro

Romano).

Le due colossali statue del Tevere e del Nilo, attualmente all'esterno del Palazzo Senatorio, furono

trasferite negli stessi anni dal Quirinale, mentre la statua equestre di Marco Aurelio fu portata dal

Laterano nel 1538 per volere del papa Paolo III.

RESPONDE :

Quis est in hac imagine?

Quid fecit?

Ubi collocata est haec statua aenea antequam

posita sit in Capitolio?

17

DIE XI ante KALENDAS APRILES MARZO

IL PINCIO nell’antichità….. Il colle che sovrasta oggi Piazza di Spagna e Piazza del

Popolo, lambito dalle Mura Aureliane prende nome da

una nobile famiglia del tardo impero, i Pinci.

Personaggi importanti lo elessero come parco della propria dimora o come dimora…. Lucio Lucinio

Lucullo (115 - 57 a.C.), generale romano favorito di

Silla, vi fece collocare i suoi giardini e tra il 66 e il 63

fece costruire una grande villa che doveva occupare

l'intero sito, dalla via Salaria Vetus a Sud all'attuale

passeggiata del Pincio a Nord. Plutarco ricorda come

qui ricevesse Cicerone e Pompeo.

Valerio Asiatico, vi fece costruire durante il regno di

Claudio un grande giardino terrazzato con un vasto

ninfeo semi-circolare che dominava l'attuale area di

Trinità dei Monti, a sua volta sovrastato da un

tempio dedicato alla Fortuna. Messalina, moglie

dell'imperatore Claudio, ambiva a prendere possesso

del luogo e a questo scopo coprì Valerio Asiatico di

false accuse; sotto la sua influenza, Claudio indusse

Valerio Asiatico al suicidio, e proprio nei giardini,

nel 47 d.C. Qualche anno più tardi Messalina,

finalmente appropriatasi del luogo, vi fu assassinata

dai soldati incaricati da suo marito. La Villa continuò

ad essere una proprietà imperiale fino all'epoca di

Traiano, poi nel III secolo d.C., la tenuta fu occupata

dalla famiglia patrizia degli Acili, e poi dei Pinci. Il

terreno della Villa venne delimitato dalla

costruzione delle Mura Aureliane, destinate a

proteggere Roma dalle invasioni barbariche. La

fortificazione però non resistette alle armate di

Alarico, che invasero Roma nel 410 d.C..

L'imperatore Onorio (395-423 d.C.) collocò il suo

palazzo nei giardini e nel 537 d.C. Belisario vi si

stabilì per difendere Roma contro l'ostrogoto Vitige

Ferdinando de' Medici (1549-1609), cardinale già a tredici

anni, collezionista e mecenate, acquistò il terreno e la dimora

del cardinale Giovanni Ricci nel 1576 e affidò all'architetto

fiorentino Bartolomeo Ammannati il progetto ambizioso di

trasformare la residenza in un magnifico palazzo degno dei

Medici. Amante dell'antichità, Ferdinando de' Medici concepì

la Villa come un museo, vi dispose una galleria-antiquarium

dove poteva esporre la sua collezione di opere antiche e fece

inserire una serie di bassorilievi di epoca classica, nella

facciata orientata verso il giardino

INCLUDE TUAM IMAGINEM HORTI VILLAE

MEDICAE

18

DIE XI ante KALENDAS APRILES MARZO

Post meridiem

IL FORO e l’origine di Roma il centro della fusione tra Romani e Sabini

La valle chiusa tra Palatino e Campidoglio, paludosa

e inospitale, venne utilizzata tra X e VII secolo

a.C. come necropoli dei primi villaggi stanziati sulle

colline circostanti. Secondo lo storico Tacito la piana

del Foro, come pure il vicino colle del Campidoglio,

furono aggiunti alla Roma quadrata (Palatino)

di Romolo da Tito Tazio. Secondo Tito Livio , poco

dopo la fondazione di Roma, fu combattuta

nell'area una grande battaglia tra Romani e Sabini:

la Battaglia del lago Curzio. Causa dello scontro fu il

tradimento della vergine vestale, Tarpeia, figlia del

comandante della vicina rocca romana Spurio

Tarpeio, la quale, corrotta con dell'oro da Tito Tazio,

fece entrare nella cittadella fortificata sul Campi-

doglio un drappello di armati con l'inganno.

L'occupazione dei Sabini della rocca, portò i due

eserciti a schierarsi ai piedi dei due colli (Palatino e

Campidoglio, proprio dove più tardi sarebbe sorto

il foro romano), mentre i capi di entrambi gli schiera-

menti incitavano i propri soldati alla lotta: Mevio

Curzio per i Sabini e Osto Ostilio per i Romani. Il

campo di battaglia circondato da molte colline, non

offriva vie di fuga sufficienti o limitate zone per

inseguire il nemico "in rotta". Nel corso della

battaglia, Romolo, vedendo i suoi indietreggiare,

invocò Giove e gli promise in caso di vittoria

un tempio a lui dedicato nell area dello scontro quindi si lanciò nel mezzo della battaglia riuscendo

a contrattaccare fino ai luoghi dove, pochi anni più

tardi, sarebbero sorti la cosiddetta Regia e il tempio

di Vesta. Fu in questo momento che le donne sabine,

che erano state rapite in precedenza dai Romani, si

lanciarono sotto una pioggia di lance tra le opposte

fazioni per dividere i contendenti e placarne la

collera. Con questo gesto entrambi gli schieramenti

si convinsero a stipulare un trattato di pace, varando

l'unione tra i due popoli, associando i due regni e

trasferendo il potere decisionale a Roma, mentre il

vicino lago nei pressi dell'attuale foro romano, fu

chiamato in ricordo di quella battaglia e del

comandante sabino scampato alla morte (Mevio

Curzio), Lacus Curtius.

ROMOLO INVOCA GIOVE……

arma ad caelum tollens, "Iuppiter, tuis"

inquit "iussus auibus hic in Palatio

prima urbi fundamenta ieci. Arcem iam

scelere emptam Sabini habent; inde huc

armati superata media valle tendunt; at

tu, pater deum hominumque, hinc

saltem arce hostes; deme terrorem

Romanis fugamque foedam siste. Hic

ego tibi templum Statori Iovi, quod

monumentum sit posteris tua praesenti

ope seruatam urbem esse, voveo."

MEA TRADUCTIO EXCERPTI T. LIVI

19

DIE X ante KALENDAS APRILES MARZO

APPIA REGINA VIARVM

COLATE LAVICHE e MASSE

TUFACEE a ROMA e dintorni

Circa 600.000 anni fa si

formarono due grandi distretti

vulcanici: inizialmente si formò

il distretto vulcanico dei monti

Sabatini, a nord di Roma, e in

seguito quello dei Colli Albani

situato circa a 15 km sud-est di

Roma.

I prodotti dell’attività vulcanica dei due complessi,

prevalentemente tufi, colate

piroclastiche e colate di lava,

coprirono tutta la zona intorno

a Roma nascondendo ogni

traccia della precedente storia

geologica dell’area. I prodotti

vulcanici dei due distretti

finirono con il congiungersi e

contribuirono a sbarrare per un

breve arco di tempo il corso del

Paleotevere. Tra l'odierna

“ppia “ntica e l Ardeatina, si

può vedere una delle colate di

lava scese dal cono delle Faete,

tra 290.000 e 270.000 anni fa,

detta di Capo di Bove. La

colata, lunga 11 km, si estende

da Marino verso Santa Maria

delle Mole e arriva fino alla

tomba di Cecilia Metella, sull'Appia Antica. Parte della

colata che scende dall'edificio

vulcanico principale è

mascherata dai prodotti

esplosivi del cratere di Albano,

più recente.

La strada, fatta costruire dal censore Appio Claudio Cieco nel

312 a.C. doveva garantire una più veloce penetrazione nel

territorio dei Sanniti dai quali, da quasi quarantanni, Roma si

vedeva ostruita l espansione verso sud. La strada , iniziata alla fine del IV sec. a.C. , arrivava fino a Capua seguendo un

percorso più protetto perché correva in prossimità del mare,

lontano dai monti Lepini, Ausoni ed Aurunci percorsi dalla più

antica via Latina (così denominata perché percorreva

interamente i territori dell antica Lega Latina), esposta agli

agguati di popolazioni non ancora interamente sottomesse.

Contraddistinta da un lungo rettifilo che congiungeva

direttamente Roma a Terracina (oggi 90 Km), ove sorgeva

sull alto della rupe il tempio di Giove “nxur, risultava più

breve della via Latina di circa 15 miglia (22 Km circa , che per

un esercito in movimento significava un intero giorno in meno

di marcia). La costruzione fu preceduta da importanti opere di

bonifica e di ristrutturazione agraria del territorio appena

sottratto ai Volsci. Le circa 30 miglia che attraversavano la

pianura Pontina furono, infatti, precedute dalla centuriazione*

La centuriazione (centuriatio o castramentatio) era il sistema con cui i Romani

organizzavano il territorio agricolo, basato sullo schema che già adottavano

nei castra e nella fondazione di nuove città. Si caratterizzava per la regolare

disposizione, secondo un reticolo ortogonale, di strade, canali e appezzamenti

agricoli destinati all'assegnazione a nuovi coloni (spesso legionari a riposo).

20

21 2121

I due tumuli cosiddetti degli Orazi e Curiazi nel tratto i ediata e te su essivo all’i o io o via di To Carbone: in realtà risalenti al tardo periodo repubblicano

Le strade che Roma costruì, fin dai

tempi più antichi, furono sempre

precedute da un attenta politica di occupazione e trasformazione del

territorio, mediante la formazione di

colonie e municipi che venivano a

controllare le regioni interessate. La via

Appia fu tracciata via via per tappe

successive con l avanzata delle conquiste militari: Capua, Benevento,

Venosa, Taranto, ”rindisi quest ultima raggiunta all incirca prima del a.C.). Collegando le più fiorenti città

dell Italia centro Meridionale coi porti dai quali salpavano le navi per la

Grecia e l Oriente, divenne non solo la

strada militare per eccellenza, ma

snodo fondamentale per i commerci ed

i viaggi: famoso è il viaggio del poeta

Orazio in “missione diplomatica verso Antonio insieme a Mecenate e

Cocceio Nerva nel 37 a.C. ,a cui è

dedicata la lunga e scherzosa

descrizione della V Satira del primo

libro. Data l importanza della via, essa richiamò ai suoi lati una ricca attività

edilizia – ville, lungo tutto il suo

tracciato, appartenenti a uomini in vista

e facoltosi, come i figli di Pompeo, o

Erode Attico, senatori ed imperatori e

soprattutto sepolcri in vicinanza degli

abitati l ingresso o l uscita dall Urbe erano contraddistinti dalla presenza dei

più monumentali sepolcri, quello degli

Scipioni poco prima di Porta S.

Sebastiano o quello di Cecilia Metella. Il

percorso monumentale che ancora oggi

possiede è dovuto agli scavi che, con

grande dispendio di risorse ed energie,

e con l appassionato apporto di studiosi ed intellettuali, tra la fine del 1700 e

l inizio dell il Governo pontificio promosse al fine di testimoniare la

grandezza del passato

Il viaggio di Orazio da Roma a Brindisi dura bel 15

giorni, frammezzato da soste, in stationes o nelle ville

di amici disseminate lungo il percorso, e arricchito

dall aggregazione di cari amici lungo il tragitto (anche

Virgilio, proveniente da Napoli insieme ai poeti Plozio

e Vario).

LEGE, VERTE ET SCRIBE:

1. Egressum magna me accepit Aricia Roma

Hospitio modico; rhetor comes Heliodoros,

Graecorum longe doctissimum; inde Forum Appi,

Differum nautis cauponibus atque malignis.

Hoc iter ignavi divisimus, altius ac nos

Praecintis unum: minus est gravis Appia tardis.

1. La grande Ariccia mi accolse uscito da Roma

Con un umile albergo; come compagno il retore ______

__________________________________________ ,

che si distingue per ___________________________ .

Da scansafatiche abbiamo ______________________

Uno per quelli rivestiti di una tunica meno ingombrante:

è meno faticosa l’Appia per chi procede lentamente.

39. Postera lux oritur multo gratissima namque:

Plotius et Varius Sinuessae Vergiliusque

Occurrunt…… 39. _______________________assai piacevole:

________________________________________________

____________________

21

MAUSOLEO DI CECILIA METELLA

VERTE IN LINGUA ITALICA

CAECILIAE METELLAE TITULUM

L iscrizione è molto semplice e concisa. “ prima vista potrebbe stupire il fatto che in essa non solo non si elencano i meriti della donna titolare del sepolcro, ma vengono anche taciuti quelli del

padre e del marito. In realtà, una tale austerità non è una stranezza o un mistero: la stringatezza

del testo fa parte di un vero e proprio programma ideologico ed autocelebrativo messo in atto

dalla famiglia dei Metelli. I soli nomi dei parenti erano sufficienti a ricordare ai passanti il livello

sociale della defunta.

Un mausoleo è una tom-

ba di eccezionale monu-

mentalità, generalmente

costruito per conservare il

corpo di un grande leader

o un personaggio impor-

tante. Tale monumento

comprende al suo interno

una stanza in cui si

conservano sarcofagi o ur-

ne funerarie. Il termine

deriva dal re Mausolo

di Caria, satrapo persiano

la cui moglie Artemisia fe-

ce costruire il famo-

so Mausoleo di Alicar-

nasso, una delle sette

meraviglie del mondo

antico.

Ricostruzione del mausoleo

CAECILIAE Q. CRETICI F.

METELLAE CRASSI

………………………………………………. ……………………………………………….

22

Lucius Licinius Crassus socer Caeciliae Metellae

QVI FVERVNT METELLI?

La famiglia dei Metelli era una

delle più nobili della Repub-

blica di Roma, dai suoi ranghi

provenivano consoli e generali

di altissimo livello. Il padre di

Cecilia, in particolare, fu con-

sole nel 69 a. C., ed aveva gua-

dagnato il suo soprannome

(soprannomi simili erano

chiamati cognomina ex virtute)

a causa della sua vittoria contro

i pirati dell’isola di Creta, che grazie a lui divenne, nel 65 a.

C., una provincia romana. Per

di più, Metello Cretico era

riuscito ad ottenere, per le sue

vittorie, di celebrare il trionfo

nonostante l opposizione di Pompeo, il massimo rivale di

Cesare ed uno degli uomini più

importanti della Repubblica di

Roma. Il marito di Cecilia fu il

figlio maggiore di Marco

Licinio Crasso, il ricco finan-

ziere e uomo di stato che da

console debellò la rivolta di

Spartaco e formò, insieme a

Cesare e Pompeo, il primo

triumvirato. Il figlio di Crasso,

anche lui di nome Marco,

partecipò con un ruolo

importante, alla conquista della

Gallia, e rivestì in quella

terra cariche civili importanti,

come quella di questore prima e

governatore poi.

IL MAUSOLEO E LA SUA FORMA

La forma della tomba è semplice, così come la sua decorazione

(un fregio continuo di bucrani interrotto solamente

dall iscrizione e da un rilievo rappresentante un trofeo d’armi ed un prigioniero collegato alle campagne in Gallia di Marco

Crasso); il tipo della tomba a tumulo, nella sua austerità è un

richiamo alle più antiche tradizioni romane, mentre

le dimensioni sono di un imponenza impossibile da raggiungere per chi non fosse stato parte della classe dominante.

Per informazioni su tutte le iscrizioni della Via Appia consulta:

http://archeoroma.beniculturali.it/ParoleDiPietra/index.htm

http://archeoroma.beniculturali.it/ParoleDiPietra/epigrafi

23

MUSEO NAZIONALE ROMANO

PALAZZO MASSIMO

L edificio fu costruito tra il e il , per volontà del padre gesuita Massimiliano

Massimo, dall architetto Camillo Pistrucci, nell area dove sorgeva la cinquecentesca villa Montalto-Peretti, passata poi di

proprietà ai principi Massimo. Il palazzo, che

svolse la funzione di collegio d istruzione fino al 1960, è stato acquistato dallo Stato

italiano e restaurato grazie ai finanziamenti

della legge 92/81 per la valorizzazione del

patrimonio archeologico di Roma. La sede

museale, inaugurata nel 1998, ospita le

sezioni di arte antica, numismatica e

oreficeria del Museo Nazionale Romano

Il palazzo in stile neorinascimentale, nei

pressi della Stazione Termini, accoglie una

delle più importanti collezioni di arte

classica al mondo. Nei quattro piani del

museo, sculture, affreschi, mosaici, monete e

opere di oreficeria documentano l´evolu-

zione della cultura artistica romana. Nelle

sale del piano terra sono esposti splendidi

originali greci rinvenuti a Roma, come il

Pugile, il Principe ellenistico e la Niobide

dagli Horti Sallustiani, e la ritrattistica di età

repubblicana e imperiale, culminante nella

statua di Augusto Pontefice Massimo.

Al primo piano sono presentati celebri

capolavori della statuaria, tra cui il

Discobolo Lancellotti, la Fanciulla di Anzio e

l Ermafrodito dormiente, e magnifici sarcofagi, come quello di Portonaccio, con

una scena di battaglia scolpita in altorilievo.

Al secondo piano, pareti affrescate e mosaici

pavimentali documentano la decorazione

domestica di prestigiose residenze romane.

Il piano interrato custodisce l ampia collezione numismatica donata dal re

Vittorio Emanuele III all Italia, oltre a

suppellettili, gioielli e la mummia di

Grottarossa.

QUAERE NOTITIAS DE AUGUSTO PONTIFICE MAXIMO

1. UBI INVENTA EST EIUS IMAGO?

2. IN QUO ANNO INVENTA EST?

24

DIE IX ante KALENDAS APRILES MARZO

SULLE TRACCE DI ENEA E NERONE…… E perché non soffrissero tal vista

Da LAURENTO …………………………………… ivi approdando i Teucri, e al lido orrendo

ad ANZIO……………………………………. neppur s’avvicinassero, Nettuno

attraverso la Via Severiana empì le vele di propizi venti oltre quei guadi fervidi spingendoli……

Aen. VII,vv. - 4

Minerva Tritonia protettrice dei giovani

nel passaggio dall’adolescenza alla giovinezza

Enea, doppiando a largo il promontorio Cir-

ceo per evitare i sortilegi della maga Circe

di cui era caduto vittima anche Ulisse

(e qui Virgilio crea ex silentio un altro

legame con l Odissea , arriva alla foce di un

fiume, guarda dapprima dal mare il fitto

bosco che copre le sue sponde e poi, sbarca-

to, vi si addentra……….

Iamque rubescebat radiis mare et aethere ab alto

Aurora in roseis fulgebat lutea bigis:

cum venti posuere omnisque repente resedit

flatus et in lento luctantur marmore tonsae.

Atque hic Aeneas ingentem ex aequore lucum

prospicit. Hunc inter fluvio Tiberinus amoeno

verticibus rapidis et multa flavos harena

in mare prorumpit; variae circumque supraque

adsuetae ripis volucres et fluminis alveo

aethera mulcebant cantu lucoque volabant…. Flectere iter sociis terraeque advertere proras

imperat et laetus fluvio succedit opaco

(Aen. VII, vv.25-36)

E già di raggi rosseggiava il mare e dal cielo profondo

l’“urora dorata risplendeva sulla rosea biga :

quando i venti si posarono ed ogni alito

improvvisamente ristette ed i remi sulla lenta

superficie di marmo si affaticavano

………..ET NUNC INTEGRA VERBIS TVIS

E da qui Enea dal …………..osserva un immenso………….. Tra questo il Tevere con

piacevole………con rapidi gorghi e biondo di……………..in mare…………………….

intorno e al di sopra

multiformi………….abituati alle ……..e all’ …………..del………….addolcivano l’ ………….

col……………. e ………………..….. Comanda ai …………….di …………………la ……. e di……….. le…………… e……………

si addentra nell’…………………

25

LATINO REGNAVA SU LAVRENTVM…… ENEA FONDO’ LAVINIVM……SUO

FIGLIO ASCANIO-IVLO ALBA LONGA ……. E da Alba ……ROMA !!!!!

SED VBI SVNT HODIE LAVRENTVM LAVINIVMQVE?

LAVRENTVM ( Λαύρεντον, Strab. et al. Λωρεντόν fu una città del Latium

vetus, già scomparsa nella tarda età

repubblicana. Situata sulla via

Laurentina a 10 miglia romane dal

centro di Roma, e a sei miglia dalla

vicina Lavinium, la via Severiana ,

costruita nel III sec. d.C. collegava il

suo antico territorio ormai coperto da

ville imperiali, tra cui quella di Plinio

il Giovane, a Ostia. Secondo Plinio i

resti della città si trovavano nella sua

villa, i cui ruderi oggi si trovano

all'interno della tenuta presidenziale

di Castel Porziano pur essendone

ancora controversa l'esatta ubicazione.

Il suo nome derivava dalla pianta

del lauro (Laurus) che prosperava nel

suo territorio. Fondata da Pico, un re

veggente, forse di origine sabina, la

città fu governata da Fauno e dopo di

lui da suo figlio…… L“TINO….

LAVINIVM la città fondata da Enea fu

il primo insediamento in Italia dei

profughi da Troia. Secondo il racconto

virgiliano che sistema una tradizione a lui anteriore e piuttosto confusa,, il

nome della città deriva da Lavinia,

figlia di Latino re dei Latini e di Ama-

ta, data in sposa ad Enea. Il luogo

dove fu fondata la città, sarebbe stato

quello dove si svolse una contesa tra

un lupo, un'aquila e una volpe, o un

picchio, interpretata da Enea come

segno della futura grandezza di

Lavinio, le cui immagini sarebbero

state rimaste per lungo tempo

riprodotte nel forum cittadino. Tito

Livio, racconta che Lavinio era una così

città ricca e fiorente, che la popolazione

in eccesso, indusse Ascanio, 30 anni

dopo la sua fondazione, ad abbandonar-

la per fondare la nuova città di Alba

Longa.

HERI LAVINIVM…….HODIE PRATICA DI MARE

La località Patras, inclusa nella Civitate Laurentum, compare tra i beni donati da Costantino

alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme in Roma ai tempi di Papa Silvestro; nel IX d.c.

passò poi a far parte dei beni dell “bbazia di S. Paolo fuori Le Mura; dal XII sec. nobili

famiglie dell aristocrazia romana la usurparono al papato infeudandola nei loro beni. La

famiglia Massimo nel 1617 la vendette alla famiglia Borghese, di cui è ancora proprietà. Nel

periodo compreso tra il XII ed il XIV secolo, venne costruito il Castello di Pratica tutt'intorno

ad una preesistente torre. La sua pianta pentagonale irregolare è simile ad un palazzo

baronale più che ad un castello; intorno sorse un borgo fortificato opera di Antonio da

Sangallo il Giovane, l architetto cinquecentesco, esperto di fortificazioni militari – sue le

Mura di Civitavecchia e l erezione delle Mura Leonine in Vaticano e la sistemazione di quelle aureliane..

La località oggi è abbastanza nota per la presenza dell aeroporto militare Mario Bernardi" dove ha sede la stazione metereologica nazionale dell “eronautica Militare.

26

LA VIA SEVERIANA era un'antica strada romana

che congiungeva Portus (l'odierna Fiumicino)

con Terracina. Fu costruita nel 198 d.C.

dall'imperatore Settimio Severo che si limitò

probabilmente a collegare e lastricare pezzi di

strade preesistenti lungo il percorso della costa

laziale. Partiva dal porto di Portus alla foce del

Tevere, attraversava Ostia, lo Stagno di Ostia,

il Vicus Augustanus, Laurentum, Lavinium

(Pratica di Mare), Anzio e Astura (Torre

Astura), per giungere quindi a Terracina. La

strada è indicata nella Tabula Peutingeriana,

dove sono indicate alcune località fra

cui: Laurentum, Lavinium, Astura, Clostris, ad

Turres albas, Circeios (sul Circeo presso Torre

Paola), Ad Turres (Torre Vittoria), Terracina.

La costruzione della strada presentò non poche

difficoltà anche per gli abili ingegneri romani, a

causa dei numerosi corsi d'acqua che

scendendo dai monti dell'entroterra, special-

mente nella zona dell'Agro Pontino, si anda-

vano spesso ad impaludare prima di sfociare a

mare. La tecnica usata per superare questo tipo

di ostacoli fu quella di conficcare dei piloni di

legno nel terreno riempiendo successivamente

lo spazio fra i piloni con grosse pietre che

vennero quindi compresse fortemente e

riempite ulteriormente di terra fino a formare

dei terrapieni rialzati di uno o due metri

rispetto al livello della palude, su cui poi venne

realizzata la strada.

Costruita inizialmente per scopi commer-

ciali, al fine di far arrivare più como-

damente dai monti Lepini la calce necessaria

per la manutenzione del porto di Ostia, la

strada divenne ben presto la principale via

di accesso alle numerose ville che i notabili

romani si erano fatti costruire come

residenze estive sul litorale romano

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LE VILLE ROMANE DALLA

TARDA REPUBBLICA A

NERONE

Museo di Palazzo Massimo (Roma)- Ninfeo della Villa di

Nerone ad Anzio decorato con conchiglie e mosaici parietali:

scene marine, motivi vegetali, Eracle con corona di edera e

clava

La Villa di Nerone prospiciente il mare; sull’impianto tardo repubblicano ed augusteo Nerone edificò ninfei, esedre e

terme…

Lungo la via Severiana,

superato lo Stagno di Ostia,

erano presenti una serie di ville

residenziali che si succedevano

lungo la costa, dalla zona detta

della "Palombara" fino

a Torvaianica. Gran parte di

queste ville erano preesistenti

alla strada in quanto risalivano

per lo più al periodo tardo

repubblicano. Allora il mare era

più distante di oggi e le ville

erano immerse nella macchia

mediterranea che ricopriva la

zona.

Scavi effettuati in varie epoche,

a partire dal 1717 fino ai tempi

attuali, hanno portato al

rinvenimento di importanti

resti.

La villa di Quinto Ortensio

Ortalo, oratore romano vissuto

ai tempi di Cicerone, si trova

nella zona della Palombara. I

primi ritrovamenti nella zona

sono del 1713, successivi scavi

effettuati nei primi dell '800

dalla famiglia Chigi, allora

proprietaria dell'area, e poi nel

1933-34, portarono alla luce

gran parte dei resti della villa

tuttora visibili. Questi

ritrovamenti vennero per lungo

tempo associati alla villa

di Plinio il Giovane, mentre

studi recenti hanno attribuito i

resti alla villa di Ortensio,

mentre la villa di Plinio si

ritiene si trovi nella tenuta

presidenziale di Castel

Porziano, nella cosiddetta Villa

Magna in località Grotte di

Piastre.

28

IMAGINES

VILLAE NERONIS

Il GLADIATORE BORGHESE fu portato alla

lu-ce da scavi casuali effettuati nel 1609

ad Anzio. Il capolavoro della scultura greca, al

momento del ritrovamento, era ridotto in 17

frammenti, poi ricomposti nel 1611 dal primo

restauro effettuato ad opera dello

scultore Nicolas Cordier. La statua è chiamata

così perché appartenente alla Collezione

Borghese, fino al 1808, quando fu legalmente

venduta dal proprietario a suo cognato, Napoleo-

ne Bonaparte, per essere poi acquisita alle

collezioni del Museo del Louvre di Parigi, dove

attualmente è conservata ed esposta

nella Galleria Daru. La statua , risalente al I sec.

a.C., di Agasias, il cui nome si legge sul suo

piedistallo, si ispira ai modelli ellenistici di

Lisippo. Il Gladiatore è colto al momento

dell assestamento in difesa il braccio alzato doveva impugnare lo scudo circolare.

La muscolatura guizzante, la sua linea, il gesto

atletico e l'armonia della figura, fu oggetto di

studio e di ammirazione di un altro grande

scultore italiano del neoclassicismo: Antonio

Canova

ESCULAPIO , il dio della medicina, rinvenuto

nella Villa di Nerone o nelle adiacenze ed oggi ai

Musei Capitolini, è raffigurato in marmo nero,

secondo la moda del II sec. d.C.

VBI FUIT ROMAE TEMPLVM AESCVLAPI ?

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La Fanciulla d’“nzio, oggi al Museo

Nazionale Romano di Palazzo Massimo

La F“NCIULL“ D “NZIO fu rinvenuta

nel 1878 in una nicchia del doppio porticato che

dava sul mare della villa di Nerone ad Anzio.

Forse già originale greco del III sec. a.C. e non

copia, adornava gli ambienti della villa.

Composta con due differenti marmi, pario per la

spalla nuda e pentelico per i vestiti, la statua si

appoggia sulla gamba sinistra e sostiene un

vassoio, che la fanciulla osserva. Il movimento

della giovane ha scoperto la parte superiore del

seno. La giovane ha inoltre arrotolato un pesante

mantello per non inciampare. Al centro della

composizione troviamo il vassoio, su cui sono

poggiati un rotolo (volumen) od una benda di lana

semiaperto, un ramo d'alloro e un oggetto del

quale rimangono solo due piedi a forma di zampa

felina, forse la basse di un tripode. Si tratta,

comunque, di tutti elementi votivi, onde la

comune identificazione della fanciulla con una

sacerdotessa o, comunque, con un personaggio

connesso con qualche cerimonia di culto.

HODIE, UBI EST VILLA NERONIS? I resti della villa di Nerone ad Anzio, , sono ancora oggi

visibili tra il promontorio dell'Arco Muto e la zona del Faro (Capo d'Anzio). L'intero

complesso si disponeva su terrazzamenti prospicienti il mare su cui furono costruiti numerosi

padiglioni nel corso delle varie fasi. La villa fu infatti impiantata in età tardo-repubblicana e

ampliata in età augustea e poi neroniana, con ulteriori interventi sotto Domiziano, Adriano e

Settimio Severo. Al periodo tardo-repubblicano risalgono i resti individuati sul pianoro ad

occidente del faro, proteso verso il mare. Le stanze di rappresentanza erano riccamente

pavimentate con mosaici mentre quelle di servizio con semplici battuti. E' stato ipotizzato che si

tratti della villa in cui Augusto ricevette il titolo di Padre della Patria nel 2 a . C., secondo

quanto riferito da Svetonio. Durante la fase neroniana la villa fu trasformata impiantando al di

sopra delle strutture precedenti una serie di padiglioni disposti intorno ad una grande esedra

affacciata sul mare. Furono costruiti ninfei, terme, giardini, terrazze panoramiche, ambienti

adibiti a rappresentazioni teatrali e musicali. La villa continuò ad essere frequentata dalla

famiglia imperiale sotto Domiziano e Adriano, che la ristrutturò conferendo maggiore

regolarità all'impianto e aprendo ampi finestroni affacciati sul mare, decorati da lesene. Fu

infine realizzata una biblioteca imperiale, come era d abitudine per l imperatore “driano. Sotto il regno di Settimio Severo l'esedra neroniana venne trasformata in un grande atrio collegato ad

un'imponente aula tripartita. Ai piedi del promontorio di Capo d'Anzio spiccano le cosiddette

Grotte di Nerone, ambienti voltati di sostruzione per il soprastante edificio termale.

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ANZIO TERRA DI SBARCHI …………….. 22 GENNAIO 1944

Il monumento ad “ngelita, la

bimba trovata sulla spiaggia

durante lo sbarco da un Marine

NOME IN CODICE: OPERAZIONE SHINGLE

Lo sbarco di Anzio un'operazione militare di

sbarco anfibio, condotta dagli Alleati sulla costa

tirrenica antistante gli abitati di Anzio e Net-

tuno, e tra Tor Caldara e Tor San Lorenzo, poco

più a nord di Anzio durante la campagna

d'Italia nella seconda guerra mondiale.

L'obiettivo di tale manovra era la creazione di

una testa di ponte oltre lo schieramento tedesco

sulla linea Gustav di Cassino, in modo tale da

aggirarla e costringere gli avversari a distogliere

ingenti forze da quel fronte, permettendo così lo

sfondamento della 5ª Armata del generale Mark

Clark lungo il settore tirrenico della Gustav. In

contemporanea, le truppe sbarcate ad Anzio e

Nettuno avrebbero occupato i colli Albani,

impedendo la ritirata delle divisioni tedesche: la

loro distruzione avrebbe consentito di

conquistare Roma e abbreviare la campagna. Lo

sbarco avvenne con successo il 22 gennaio 1944 a

opera del VI Corpo d'armata statunitense,

guidato dal maggior generale John Lucas; ma

nel suo complesso l'operazione Shingle non

raggiunse gli obiettivi iniziali prefissati. Le forze

tedesche sotto il comando del feldmare-

sciallo Albert Kesselring, nonostante la sorpresa

iniziale, riuscirono a bloccare l'iniziale avanzata

del VI Corpo d'armata e a sferrare una serie di

contrattacchi, che misero in seria difficoltà gli

anglo-americani e costarono loro forti perdite.

La lunga e logorante battaglia di posizione che

seguì nell'area della testa di ponte continuò fino

alla primavera successiva, quando i tedeschi

furono costretti alla ritirata dopo il crollo del

fronte di Cassino. Anche in questo caso, però,

l'obiettivo principale, ossia la distruzione delle

forze tedesche in Italia, non fu conseguito e i

tedeschi in ritirata poterono sfuggire dalla

morsa nemica e ridisporsi sulla Linea Gotica,

baluardo che bloccò per mesi gli anglo-

americani sugli Appennini

Il Museo dello Sbarco è stato inaugurato

in occasione del 50° anniversario dello

sbarco di Anzio il 22 gennaio 1994, ed è

collocato in una delle sale della

seicentesca Villa Adele di proprietà dei

principi Pamphilj. Realizzato su

iniziativa dei soci del "Centro di ricerca e

documentazione sullo sbarco e la

battaglia di Anzio" il Museo è diviso in

quattro sezioni: Americana, Inglese,

Tedesca e Italiana. Nelle vetrine e nelle

bacheche sono esposte uniformi, armi,

decorazioni, documenti, piani di

battaglia, foto di veterani, oggetti d'uso

quotidiano donati al Museo dalle

associazioni dei veterani dei paesi

belligeranti. Molti reperti, inoltre,

provengono direttamente dai fondali del

mare di Anzio, dove, a varie profondità,

aerei, navi da guerra e da carico, mezzi

da sbarco giacciono spesso con

l'equipaggio, come gli incrociatori

britannici "Janus" e "Spartan" e la nave

ospedale "St. David".

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DIE VIII ante KALENDAS APRILES MARZO

HODIE LVDEMVS

CUM GLADIORIBVS

L “SSOCI“ZIONE CULTUR“LE GRUPPO STORICO ROM“NO , nata nel grazie alla passione di un gruppo di amici, si muove nell ambito della rievocazione storica sull antica Roma ed è uno dei gruppi leader nel settore in Italia e nel

mondo. La finalità dell “ssociazione consiste nel promuovere e

sostenere la diffusione di manifestazioni culturali, ricreative ed

artistiche relative alla civiltà romana. Dal 2010 collabora in

maniera continuativa con il Dipartimento di Scienze storiche

dell Università di Roma Tor Vergata , di cui alcuni docenti fanno parte integrante del suo Comitato Scientifico.

HIC INCLVDE TVAM IMAGINEM

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NOTATIONES : hodie ad finem tui itineris pervenisti : age !

scribe in hoc spatio quod tibi placuit :

Amicus meus/Amica mea, dum profecturus/profectura est, memento tuorum comitum

magistraeque tuae et tui itineris Romani !!!! quam celerrime te visitabo . Vale !

Magistra Convicti Mariarosa Mortillaro

Statio Terminalis Romae h. decima circiter

VALETE, AMICI MEI…. Centurio Cnevs Tribuntivs Caramella

Vos expectabit

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https://www.youtube.com/watch?v=uTs5kqGRUGQ