Rivista Maria Ausiliatrice 5/14

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A SETTEMBRE-OTTOBRE 2014 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in Legge 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3 – CB-NO/TORINO MARIA AUSILIATRICE RIVISTA DELLA BASILICA DI TORINO-VALDOCCO s e t t e m b r e -o t t o b r e 514 1,70 Euro IT ISSN 2283-320X 4 IL SILENZIO GRANDE MEZZO DI COMUNICAZIONE TUTTO DA RISCOPRIRE 30 SHLOMO STORIE E TESTIMONIANZE DI UN POPOLO (QUASI) DIMENTICATO 20 MAURIZIO NICHETTI IL PUBBLICO DELLE FAMIGLIE È QUELLO CHE MI STA A CUORE # PERIFERIE CUORE DELLA MISSIONE

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Anteprima pubblicazione.

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5141,70 Euro IT

ISSN 2283-320X

4 IL SILENZIO GRANDE MEZZO DI COMUNICAZIONE TUTTO DA RISCOPRIRE

30 SHLOMOSTORIE E TESTIMONIANZE DI UN POPOLO (QUASI) DIMENTICATO

20 MAURIZIO NICHETTIIL PUBBLICO DELLE FAMIGLIE È QUELLO CHE MI STA A CUORE

# PERIFERIECUORE DELLA MISSIONE

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2 MARIA AUSILIATRICE N. 5

1 DA DUECENTO ANNI UN AMORE PIÙ GRANDE FRANCO LOTTO

A TUTTO CAMPO4 COMUNICARE CON IL SILENZIO ENZO ROMEO

MARIA7 I PRIMI CANTI DI MARIA LORENZO BORTOLIN

8 MARIA ED IL NATALE SR. BERNARDINA DO NASCIMENTO

10 AHMAD, IL FIGLIO PAKISTANO FRANCESCA ZANETTI

12 LA BELLEZZA È PER TUTTI ROMANO BORRELLI

14 FERMO MADONNA. INTERVISTA ALL’INTERESSATA DIEGO GOSO

LA PAROLA 16 L’UNICA VERA RIVOLUZIONE

È QUELLA DI CRISTO MARCO BONATTII

18 DA GERUSALEMME A ROMA MARCO ROSSETTI

FAMIGLIA20 IL PUBBLICO DELLE FAMIGLIE

MI STA A CUORE ANDREA CAGLIERIS

CHIESA E DINTORNI22 FRANCESCO PASTORE E PADRE DOMENICO AGASSO JR

24 UNA CHIESA IN USCITA GIOVANNI VILLATA

26 NICOLA DI GIOIA E DI PENITENZA MARIO SCUDU

28 DAR VITA AI SOGNI MIGLIORA LA VITA EZIO RISATTI

30 IL CUORE RITORNA MATTEO SPICUGLIA

33 LA STANZA DEL SILENZIO MATTEO PICCIRILLO

34 INTERVISTA MONS. TOSO LORENZO BORTOLIN

37 CATECHESI ANNA MARIA MUSSO FRENI

Direzione:Livio Demarie (Coordinamento)

Mario Scudu (Archivio e Sito internet)

Luca Desserafino (Diffusione e Amministrazione)

Direttore responsabile: Sergio Giordani

Registrazione: Tribunale di Torino n. 2954 del 21-4-80

Progetto Grafico: at Studio Grafico – Torino

Stampa: Higraf – Mappano (TO)

Corrispondenza: Rivista Maria Ausiliatrice Via Maria Ausiliatrice 32 10152 TorinoCentralino 011.52.24.822 Diffusione 011.52.24.203 Fax [email protected] http://rivista.ausiliatrice.net

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Per Bonifici: BancoPosta n. 21059100 IBAN: IT15J076 0101 0000 0002 1059 100

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Collaboratori: Federica Bello, Lorenzo Bortolin, Ottavio Davico, Giancarlo Isoardi, Marina Lomunno, Luca Mazzardis, Lara Reale, Carlo Tagliani

Foto di copertina: Wavebreakmedia, Depositphoto

Archivio Rivista: www.donbosco-torino.it

4 8 24ENZO ROMEO SR. BERNARDINA DO NASCIMENTO GIOVANNI VILLATA

hic domus mea

inde gloria mea

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3 SETTEMBRE-OTTOBRE 2014

Foto - FOTOLIA: Paolo Cuz (17), Pavel Losevsky (20-21); DEPO-SIPHOTOS: Julian Rovagnati (4); Reflex_safak (5); VALUA VITALY (8); Petro Feketa (10); Igor Poleshchuk (14); Atholpady (16); Mtkang (17); Andresr (24); Shao-Chun Wang (28); Andresr (29); Tatisol (29); africa-studio.com (33); Francesco Ridolfi (37); Yolshin Konstantin (38); karelnoppe (38); Thinglass (39); Monkey Business Images (40); Everett Collection/Old Visuals (40); Olesiabilkei (42); Curaphotography (43); George Muresan (52); Motorino125 (60); SYNC-STUDIO: Alberto Ramella (21); ALTRI: LaPresse/AP/Hadi Mizban (11); Romano Borrelli (12-13.46-47) ; LaPresse/Osservatore Romano (23); Claudio Villa (22-23); Matteo Spicuglia (30-32); Reale (44-45); ASC (50); Maurizio Versaci (52-53); Vittorio Valesio (54-55); Marina Lomunne (48-49)

Foto Poster - DEPOSITPHOTOS: Hongqi Zhang; Sync-Studio: Paolo Siccardi, Dpenn; SHUTTERSTOCK: clearimages; Fotolia: Kris Jacobs; Andrey Kiselev; Lucky Dragon; Mario Beauregard; Renata Osinska; Monkey Business; Andres Rodriguez;

GIOVANI 38 DISABILI: RICCHEZZA

DELLE COMUNITÀ FEDERICA BELLO

40 LE RELAZIONI SOCIALI VISSUTE DAI NOSTRI NET-WORKED TEENS ERMETE TESSORE

42 CONFESSARSI? SÌ, MA... GIULIANO PALIZZI

44 DIO CI HA DONATO LA MUSICA AELREDO COMOLLO

DON BOSCO OGGI46 TORINO TRA STORIA

LOCALE E DEVOZIONE ROMANO BORRELLI

48 AL FERRANTE APORTI, L’EX “GENERALA” LUIGI INIZIA UNA VITA NUOVA M.LOMUNNO

50 UN “COETANEO” DI DON BOSCO: IL CONGRESSO DI VIENNA PIER GIUSEPPE ACCORNERO

52 BUONI COME IL PANE MAURIZIO VERSACI

Abbonamento annuo: ............................................... E 13,00Amico .................................................. E 20,00 Sostenitore ......................................... E 50,00 Europa ................................................. E 15,00 Extraeuropei ....................................... E 18,00 Un numero .......................................... E 1,70

54 IL CAMMINO DI DON BOSCO MARINA LOMUNNO

56 VERSO IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI MARIA AUSILIATRICE 2015 P.L.CAMERONI

58 LA DEVOZIONE A MARIA AUSILIATRICE IN BAVIERA JOSEF WEBBER

60 ANCORA FIORI DI ZUCCA MARIA ANNA MUSO FRENI

rivista.ausiliatrice

RivMaAus

POSTER IO SONO UNA MISSIONE SU QUESTA TERRA MARIO SCUDU

28 40 44EZIO RISATTI ERMETE TESSORE AELREDO COMOLLO

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I Vangeli non ci danno nessuna in-formazione diretta sul come sia stata portata avanti la gravidanza da parte di Maria. Luca si limita ad informar-ci che all’inizio della gestazione la Vergine si reca dalla cugina Elisabet-ta per tre mesi. Dopo scende il black out totale sulle informazioni. Anche sul parto di Maria il riserbo è qua-si totale. Infatti Marco e Giovanni tacciono completamente. Matteo e Luca qualche accenno lo fanno in modo scarno e, a volte, contraddi-torio. Ma queste lacunose informa-zioni da chi le hanno avute? Quando scrivono i loro vangeli, tutti i possibi-li testimoni oculari (Giuseppe, Zac-

Maria ed il Natale

Gestazione e nascita di Gesù.

caria, Elisabetta, Giovanni Battista, Anna, Erode, i Magi, i pastori di Bet-lemme) sono morti. Rimane solo la madre di Gesù. Ma se è da Lei che attingono le notizie perché lo fanno in modo così frammentario e lacu-noso? Dare alla luce un figlio rimane per ogni donna un avvenimento in-dimenticabile, che segna profonda-mente l’esistenza. Come mai Matteo si limita a narrarci che: «Gesù nac-que a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode» (2,1)?. Come mai Luca sottolinea di più il contesto storico (censimento, Quirinio governatore della Siria) che quello della famiglia di Gesù? Come si può ridurre la de-

BERNARDINA DO [email protected]

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scrizione della nascita divina ad un racconto notarile «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’allog-gio» (2,7)?. Non c’è empatia, né minimo coinvolgimento uma-no. Non c’è nessuna illumina-zione celeste ad illuminare la scena. I cori angelici latitano: Maria partorisce come tutte le donne che mettono al mondo il loro figlio in un contesto di mentalità orientale dove alle donne viene negato qualsiasi accenno di solidarietà e di te-nerezza.

PARTORÌ IN UNA GROTTA? Anzi il parto non solo non abilita a nessun accenno di te-nerezza, ma è un qualcosa di sporco e che rende impura la puerpera. Per questo non c’è posto per Maria e Giuseppe nell’alloggio. Le normali abi-tazioni palestinesi del tempo sono composte normalmen-te di una sola stanza, dove di giorno si cucina e si mangia, e la notte, stese delle stuoie per terra, tutta la famiglia, dai non-ni ai nipoti si corica (Lc 11,7). Il parto rende impura la donna per sette giorni (Lv 12,1). La partoriente non solo è contami-nata, ma infetta tutto quel che tocca e chiunque avvicina. Per dare alla luce la Madonna deve rifugiarsi in un locale annesso all’alloggio, di solito scavato nel tufo, che serve da magazzino, da dispensa e da stalla. È qui che il bambino, avvolto in fasce, viene adagiato per comodità in una mangiatoia. Non c’è nes-

suna grotta e nessun bue, che è un animale non presente nel-la zona di Betlemme. Per ben quaranta giorni Maria rimane segregata, nascosta a tutti, fino al giorno della sua purificazio-ne rituale dopo cui viene di nuovo riammessa nella quoti-dianità della vita. Nel frattem-po, ad otto giorni dalla nascita, Gesù viene circonciso in assen-za della madre.

LA PURIFICAZIONE DI MARIA La cerimonia della purifi-cazione avviene nel Tempio. L’impurità legata al parto non conosce eccezioni. Scaduto il tempo prescritto dalla Legge Maria sale a Gerusalemme. Presso la porta di Nicanore si incontra con un sacerdote a cui dovrebbe offrire «un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacri-ficio per il peccato» (Lv 12,6).

Ma i genitori di Gesù non pos-sono permetterselo. Dio deve accontentarsi di due piccioni a motivo della loro povertà (Lv 12,8). Siccome ogni primoge-nito appartiene a Dio (Es 13,2) Giuseppe e Maria dovrebbero riscattare il loro figlio pagando al Tempio una cifra esorbitante per la loro borsa: cinque sicli d’argento (Nm 18,16) equiva-lenti ad una ventina di giorna-te lavorative. Non sembra che la Sacra Famiglia abbia mai ottemperato a tale obbligo. Il motivo è abbastanza eviden-te. Gesù non viene riscattato, in barba alla inflessibile Legge, perché da sempre appartiene al Padre (Lc 2,49). Nel Tem-pio Maria incontra uno strano personaggio: Simeone. Egli le annuncia che la sua intera vita verrà attraversata dalla parola del figlio che, come se fosse una spada, la porterà ad avere espe-rienze dolorose, ma inevitabili.

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Mimo, attore, regista televisivo e cine-matografico, direttore di opere liriche e di festival, cartoonist e creatore di spot pubblicitari. Maurizio Nichetti attraver-sa i territori dell’immaginario collettivo con passo leggero e sguardo innocente: «Ho conosciuto don Bosco vivendo a due passi dal “quartiere salesiano” di Milano: via Melchiorre Gioia, l’Istituto Sant’Am-brogio, la parrocchia di Sant’Agostino... lì ho seguito il corso prematrimoniale e lì uno dei miei due figli ha frequentato l’ora-torio». Personaggio alquanto singolare del panorama artistico italiano, un po’ sogna-tore, un po’ “sognato”, ha sempre amato rimanere ai margini del grande show e in-terpretare l’arte cinematografica a modo suo: più che gridare il proprio pensiero artistico e andare a confondersi tra cen-tinaia di altre voci, propone delle finzioni visionarie, che mescolano realtà e fantasia. «Il mio cinema ha sempre a che fare con i sentimenti – spiega nel nostro incontro torinese, poco prima di ricevere il diploma honoris causa da parte del Centro speri-mentale di cinematografia –. Non sono un cattolico praticante, ma realizzo film che non mi vergogno di mostrare ai miei figli. Affronto spesso temi seri e drammatici, mai con aggressività e sempre rispettoso dell’audience infantile. Il pubblico delle famiglie è quello che mi sta a cuore. Io non ho mai smesso di cercare questo spa-zio, ma è sempre più difficile».

IL MISSIONARIO ESPLORATORE Una figura su tutte ha colpito negli anni Nichetti. E lo ha fatto, manco a dir-lo, attraverso il grande schermo: quella del missionario salesiano padre Alberto De Agostini. Dici “De Agostini” e pensi subito all’Istituto geografico di Novara e a Giovanni, l’editore e cartografo che lo fondò nel 1901. Meno nota ma non meno affascinante è la figura del fratello Alberto Maria, più giovane di vent’anni, religioso e insieme esploratore, scalatore e a sua

Il pubblico delle famiglie mi sta a cuore

Il cinema di Nichetti è sempre ricco di sentimenti

ANDREA CAGLIERISGIORNALISTA RAI E SEGRETARIO DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI DEL [email protected]

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volta geografo. Visse a lungo in Patagonia, viaggiando senza sosta, visitando in lun-go e in largo quella terra remota e ancora in gran parte sconosciuta, descrivendo-la, fotografandola e dando nomi italiani a molte zone inesplorate. Nichetti, quan-do era direttore del Festival internaziona-le Film di montagna di Trento, lo conobbe attraverso Per questi stretti morire, il documentario firmato da Isabella Sandri e Giuseppe Gaudino dedica-

to alla sua figura. «Al di là della religione professata, ognuno deve vivere con una fede – riflette –: l’importante è essere re-ligiosi dentro e cercare di metterlo in pra-tica con corrette scelte di vita. Conosco anche molte persone che come ha fatto padre De Agostini cercano la propria ani-ma nel rapporto con la natura e la mon-tagna: se uno è sano dentro, la spiritualità la trova».

UN CARTONE PER FRANCESCO Nel futuro di Maurizio c’è il racconto della vita di san Francesco in un cartoon dal linguaggio semplice, pensato soprat-tutto per i bambini. «La sceneggiatura è già pronta – racconta –. Si illustrerà l’esi-stenza del Poverello a partire dall’infan-zia. Questa idea nasce da Papa Bergoglio che ha scelto di chiamarsi come il santo di Assisi». Il progetto, è certo, sarà ven-duto in ogni paese del mondo. Il cartoon si propone di raccontare la “parabola” di Francesco da figlio di una famiglia ricca a prototipo e difensore dei poveri. «E per questo ci siamo avvalsi della consulenza di teologi francescani che ne hanno valu-tato l’attendibilità storica e teologica». Colori, pennelli, tanta voglia di fare bene e di lasciare qualche segno nel cuore del pubblico. Senza spingere sull’accelera-tore, con semplicità. «Il mes-saggio evangelico è una propo-sta – conclude Maurizio –, e deve rimanere tale».

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Disabilità è fatica, sofferenza, ma anche ricchezza. Lo sanno le comunità, le associazioni, le famiglie che vivono a contatto con giovani e adulti con disa-bilità, ma purtroppo la sensi-bilità, l’attenzione necessarie a favorire lo scambio di talenti, a non creare isolamento, non sempre ci sono. Per questo a livello nazionale la CEI sta av-viando percorsi di riflessione e formazione per le diocesi, per i formatori per individuare nuo-ve modalità di coinvolgimento di chi vive la disabilità. A fine giugno un percorso di quat-tro giorni a Monopoli (BA) ha

Disabili: ricchezza delle comunità

Serve una pastorale attenta, che guardi a chi è più in difficoltà come una risorsa da includere, senza assistenzialismi e senza superficialità.

FEDERICA [email protected]

coinvolto un centinaio tra ca-techisti e operatori pastorali provenienti da tutta Italia or-ganizzato dall’Ufficio Catechi-stico Nazionale, Nella gioia del Vangelo.

INCLUSIONE: È NECESSARIO CONOSCERE Una “quattro giorni” per ribadire il significato dell’in-clusione delle persone disabili nelle comunità, ma soprattutto per offrire suggerimenti pratici e strumenti di riflessione e for-mazione. Così sono state inqua-drate da “esperti” alcune tipo-logie di disabilità come la ma-

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nifestazione di A.D.H.D. (sin-drome da deficit di attenzione e iperattività), è stato analizzato il problema dei bambini con di-sturbi oppositivi e le difficoltà che vengono affrontate da chi vive disturbi dell’apprendimen-to come la dislessia. Problemi che non devono essere conside-rati ostacoli alla partecipazione alla vita della comunità ma che devono interpellare catechisti, formatori, animatori. Ad esem-pio può essere utile per un ca-techista sapere che consegna a dei bambini delle schede: l’uso di un carattere come l’Arial, o un’interlinea ampia possono fa-vorire la lettura di un bambino dislessico, rispetto all’uso di un altro carattere tipografico. O ad esempio può essere importan-te, se nel gruppo di catechesi ci sono bambini anche solo con lieve autismo, non fare bruschi cambiamenti tra un’attività e un’altra, non cambiare trop-po repentinamente ambiente quando si intende passare dal gioco o alla preghiera. Anche le nuove tecnologie – dai ta-blet agli smartphone – posso-no essere “strumenti” inclusivi che favoriscono l’acquisizione di contenuti con video, suoni e programmi che normalmente appassionano tutti i bambini.

INCLUSIONE: NON SI PUÒ IMPROVVISARE Tempo d’estate e tante par-rocchie sono impegnate nell’E-state Ragazzi e nei Campi scuo-la. Esperienze formative im-portanti, ma anche in questi casi non ci si può improvvisare

nell’accoglienza di chi vive la disabilità, nel rispetto e nella tutela stessa delle persone. Ha fatto scalpore nel torinese la notizia di un oratorio che non avrebbe accettato l’iscrizione di un bambino con problemi psi-chici se non veniva garantita la presenza di un accompagnato-re, ma a guardare la situazione con attenzione è emerso non un caso di esclusione, come i media hanno subito etichetta-to, ma al contrario un richiamo alla necessità di fare rete, di ga-rantire a chi ne ha la necessità un accompagnamento qualifi-cato che i ragazzi che normal-mente sono disponibili al servi-zio di animazione non possono avere.

ACCOGLIENZA È CULTURA Non si tratta di creare grup-pi ad hoc, ma di favorire l’in-clusione, l’accoglienza. Altro tema affrontato e dibattuto è la difficoltà con cui spesso le famiglie rivelano, soprattutto nel caso di disabilità psichiche, il problema ad educatori e ca-techisti. C’è timore del giudi-zio e così spesso alle iscrizioni a catechismo o alle varie attivi-

tà non viene rivelato il proble-ma, che poi emerge quando ci si incontra e non si ha magari il tempo di fare scelte diverse, di prepararsi meglio di fare sì che l’inizio del catechismo non di-venti un’esperienza traumatica. Su questo, importante diventa creare una vera e propria cul-tura dell’accoglienza che coin-volge tutta la comunità, affin-ché tutti si sentano partecipi e valorizzati, indipendentemente dalle abilità.

PUÒ ESSERE IMPORTANTE, SE NEL GRUPPO DI CATECHESI CI SONO BAMBINI ANCHE SOLO CON LIEVE AUTISMO, NON FARE BRUSCHI CAMBIAMENTI TRA UN’ATTIVITÀ E UN’ALTRA.

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Dio ci ha donato la musicaColloquio con i Reale, band di Christian Music italiana.

I vostri nomi sono molto comuni, ma la vostra missione è straordinaria. Diteci di voi e quale cammino vi ha portati ad essere così attraenti nel pa-norama della Christian Music.È vero, è tutto semplice, a cominciare dai nomi. Alessandro e Francesca, marito e moglie, papà e mamma di Samuele e Gio-ia, contenti e orgogliosi di essere una fa-miglia cristiana. Siamo cresciuti a pane e musica. Pur essendo semplici, abbiamo attraversato grandi difficoltà. Dopo anni di buio nella droga, con strade e tempi diversi, ci siamo incontrati e innamorati nella Comunità Cenacolo di suor Elvira dove, grazie all’amore vero, totale, fermo ed esigente di questa suora abbiamo co-nosciuto Gesù vivo che ha sconvolto le nostre esistenze. Una volta usciti dalla comunità ci siamo sposati, credendo di vivere una semplice, tranquilla vita di fa-miglia, ma Dio la pensava diversamente...

D’accordo, vi è sempre piaciuta la musica. Diverso è però “farla” e an-cora più impegnativo è “portarla”, cantarla ai fratelli di questo mondo scarso di valori. Avete addirittura scelto di cantare Gesù ed il suo amo-

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re e lo fate con ritmi e suoni total-mente diversi da quelli ai quali siamo abituati.Nelle nostre chiese si cantano normal-mente canzoni di trenta anni fa, a volte chiamandole “nuove”, così – è sotto i no-stri occhi – i ragazzi si annoiano e abban-donano gli oratori. Si usa dire che quello che si fa per Dio deve essere: gratis, nei ritagli di tempo, senza pretese e... così di-venta un servizio, il più delle volte, medio-cre. È inevitabile che ci chiamino “sfiga-ti”! Abbiamo voluto dimostrare che Dio non toglie nulla, anzi! Così si può fare un bel concerto rock e pregare, divertendosi fino alle lacrime ed evangelizzando allo stesso tempo. Ci piacerebbe, comunque, trovare all’interno della Chiesa un’apertu-ra ancora maggiore verso progetti di vera (e non “intrufolata”) Christian Music. In-vece di pagare migliaia di euro per cantan-ti che cantano canzoni che la gente sente tutti i giorni, perché non investire per far diventare sempre più famoso il messaggio di Gesù Cristo?

Vorremmo essere nei vostri panni mentre componete. Dev’essere un’e-sperienza che ha il sapore di ispira-

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zione. Anche questa è un’o-pera che scaturisce dal vo-stro amore per il Creatore e le sue creature.È davvero un bel mistero come nascono le canzoni, ma madre Elvira dice che sono belle per-ché si sente che non sono no-stre. È così, siamo strumen-ti nelle mani di Dio, o alme-no chiediamo tutti i giorni di esserlo. Tutti i giorni. Quan-do viviamo qualcosa di forte o difficile e ci mettiamo in gi-nocchio davanti a Gesù, quel “qualcosa” diventa canzone ed essendo noi normalissimi, tanti, poi, ascoltandoci, si ritrovano in quella canzone. Parla al loro cuore e a tutta la loro esistenza. È un attimo di grazia. Amiamo pensare che Dio, in quei mo-menti, ci dona le Sue orecchie, così sentiamo la musica che gli altri non sentono. Un dono e una responsabilità.

Il vostro affetto per don Bo-sco e per i suoi luoghi, par-ticolarmente quelli natii, è un segnale che voi “lancia-te” con il vostro volto ogni volta che incontrate i gio-vani. C’è uno sprint dentro di voi tipicamente “donbo-schiano”.Noi abitiamo vicino al Colle Don Bosco dal 2006, non sia-mo “salesiani” e fino a un po’ di tempo fa non abbiamo mai avuto legami particolari con il mondo di don Bosco. Ma oggi se ci guardiamo indietro, non possiamo non pensare che in questi anni, a nostra insapu-ta, don Bosco abbia insinuato, nelle nostre ispirazioni, un pro-getto per i giovani che sappia anche di lui. Per anni abbiamo pregato nel suo santuario [del

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IColle, ndr], chiedendo una ri-sposta, ci siamo rifugiati a casa sua pregando per un segno. Ri-chieste esaudite. Un salesiano sacerdote ci ha detto: «Questo progetto unico per i giovani non poteva che nascere in casa di don Bosco». Siamo sicuri che sia così.

Don Bosco era animato dal-la bontà e tenerezza di Ma-ria tanto da affermare «È lei che ha fatto tutto». Molto del vostro progetto è matu-rato sui luoghi di don Bosco. Sicuramente la vostra musi-ca ha uno stile mariano.Maria è stata ed è fondamen-tale. È la nostra àncora di pace nelle difficoltà, nel nostro “non capire”. Noi viaggiamo molto e solitamente prima di par-tire ci succede di tutto. Saliti in macchina, Francesca dice: «Preghiamo i misteri della Gio-ia!!!». Sul momento: dissenso generale! Ma alla fine il viag-gio “ha un’altra musica”. Con un’Ave Maria abbiamo comin-ciato ad uscire dalla droga, con un’Ave Maria abbiamo intra-visto Gesù, da un’Ave Maria è scaturita la scelta della nostra missione musicale. Come si fa a non fidarsi di una Donna così?

A CURA DI AELREDO [email protected]

Da qui puoi ascoltare un singolo tratto dall’album Kairos.

VI CHIEDIAMO UNA CORTESIA:NON SCARICATE ILLEGALMENTE LE CANZONI DI KAIRÒS.SE AVETE A CUORE IL MESSAGGIO CHE RAPPRESENTA LA NOSTRA MISSIONE AIUTATE A MANTENERLA VIVA. IL CD COSTA € 15,00 , È UNA CIFRA IRRISORIA PER QUELLO CHE RAPPRESENTA, PERDIPIÙ CI SONO MOLTI MODI LEGALI E ECONOMICI PER AVERE LE CANZONI, NEI DIGITAL STORE UNA CANZONE COSTA € 0,99.

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Un dipinto, di Maria Ausiliatrice, re-alizzato da una mano ingenua, ma non priva di creatività. Una casa di ringhiera. Ballatoio. In un grande corso di Torino. La Basilica dall’altra parte del corso. La Consolata a cinque minuti e poco distan-te, il Cottolengo. Da queste parti, tutto, dalla farmacia alla trattoria, alla gastrono-mia e persino le paline dei bus, ricordano l’Ausiliatrice, e don Bosco.

L’ITALIA E L’AUSILIATRICE Notare, nel dipinto, la “sfera” del mon-do, con la sola Italia. Sull’Italia e sul mon-do, una Croce. Raggi colorati, anzi, multi-colori, e l’incorniciatura, con colonne “at-torcigliate” da una pianta rampicante. Os-servo le buche delle lettere e così: mmagi-no il pittore, residente in questa casa, circa trenta anni fa, mentre disegnava questa bellezza. Disegna su una costruzione che, vedendo le buche delle lettere, è abitata da persone dai molti dialetti. Una casa che profuma di meridionali, lavoro, fab-brica e terra lasciata per venire a Torino. Chissà, forse pensava al calore del suo paese, quello umano, e quello del Sole, “costretto” qui, nelle nebbie, a tracciare qualche raggio. Il signore che ha dato cor-po a questa bellezza, era originario della Puglia, delle Murge e più esattamente di Minervino Murge. Un tal Savino, dicono. Impossibile, ormai, sapere di più. Supe-rato gli ottanta, è ritornato al suo paese. Nessun’altra traccia. Solo questo dipin-to. Prima di ritornare al suo paese ci ha lasciato questa ricchezza. Ho provato ad immergermi in questa realtà, a chiudere gli occhi e respirare un po’ di quel perio-do. Valige di cartone, legate, con lo spago, dopo l’arrivo a Porta Nuova, immersa dal vapore e dal fumo. Le scale, la ringhiera,

le buche delle lettere, che in molti casi, contengono solo cartacce datate. Lettere di suppliche, raccomandazioni e solitudi-ne, talvolta non comprese. Lettere di un amore. Dal profumo di mare spedite nei pressi di qualche stazioncina, perché, si sa, dalle stazioni arrivavano prima. Lette-re che sapevano di attesa e di ricongiun-gimento. Lettere scritte a penna, o, per chi poteva, con una macchina da scrivere, una “L 28”. A metà della prima rampa di scale, ancora un’ immagine di Maria, questa più recente. Ho ancora provato a sentire qualcuno, qui, nel condominio di questa casa, a proposito del pittore Savi-

Torino tra storia locale e devozioneUno sguardo nei cortili accanto a Valdocco per scoprire le bellezze della devozione.

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no. Niente di nuovo. Solo alcune voci di-cono che presto saranno effettuati lavori di manutenzione nello stabile. Penso che rispetteranno questo dipinto, insieme alla persona che ne ha lasciato il segno.

LA PRESENZA DI MARIA TRA LE CASE, NEI CORTILI Sono molti i lettori che hanno chiesto di documentare qualche momento di de-vozione nei cortili della zona, dalle parti di Valdocco. I cortili, dove talvolta non si poteva giocare, dove talvolta fiorivano la-vori e vita di lavoratori. Decine di persone pregano il rosario. Con acqua e candele,

con il rimando al battesimo e alla Luce. La notte lascia il posto all’alba, il miraco-lo dei colori. Alzarsi e vedere le sfumature dei colori, e pensare e osservare. Un po’ come quel dipinto, in una casa di ringhie-re. Ripensavo ad alcune bellissime pagine di Gilead – diario-romanzo di Marilynne Robinson cittadina in cui John, anziano della cittadina di Gilead appunto, scrive per lasciare testimonianza al figlio di soli sette anni – e al grande regalo che molte persone ci fanno. Dono e perdono. Non conosco le regole condominiali, ma penso che questo sia patrimonio di tutti. Penso che il sig. Savino, (se la memoria di una persona anziana che mi ha riferito in me-rito al pittore, non è stata tradita) lo ha voluto omaggiare a tutti i torinesi. Un ri-cordo, un regalo e tanta riconoscenza. Af-fetto affidato allo sguardo di una mamma meravigliosa: Maria.

ROMANO BORRELLI, [email protected]

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Il cammino di don Bosco Un corso per diventare guide ai luoghi del santo dei giovani per condurre sul-le sue orme le migliaia di pellegrini che giungeranno a Torino per il Bicentenario e l’Ostensione della Sindone. C’è il cammino di Compostella e il cammino di don Bosco. Sì, perché don Bosco non significa solo Valdocco: sono tanti i luoghi “calpestati” dal santo dei giovani che saranno mèta delle centinaia di migliaia di pellegrini che il prossimo anno verranno a Torino per il Bicentenario ma anche per l’Ostensione della Sindone e per la visita di papa Francesco. Per questo la famiglia salesiana sta mettendo a punto una rete d’ospitalità nei luoghi di don Bo-sco per rendere confortevole e piacevole la permanenza di chi raggiungerà queste terre. Tra le iniziative da segnalare pro-mosse dal Comitato per il Bicentenario

del Piemonte e della Valle d’Aosta in col-laborazione con la pastorale giovanile del-la diocesi di Torino, il Corso di formazione per accompagnatori sui luoghi di don Bosco. «Una collaborazione tra diocesi e Famiglia Salesiana – come sottolinea don Enrico Lupano, responsabile del Comitato – che è iniziata con il pellegrinaggio dell’Urna con la reliquia di don Bosco che ha fatto tappa lo scorso 30 gennaio in Cattedrale e nella Basilica di Maria Ausiliatrice e a cui hanno partecipato migliaia di giovani». Ed ecco allora il titolo dell’iniziativa che pren-derà il via a fine settembre e terminerà nel marzo 2015 Da 200 anni un amore più grande che ti guida, l’amore di don Bosco per i suoi giovani che da 2 secoli continua a formare generazioni di ragazzi e ragazze come precisano gli organizzatori.

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PASSEGGIATE AUTUNNALI Il corso si articola in due livelli ed è ri-volto a chi desidera conoscere ed appro-fondire la figura di don Bosco e a chi vuo-le rendersi disponibile per accompagnare i pellegrini nei luoghi salesiani. Per questo a tutti i partecipanti si offrirà l’opportunità di studiare e conoscere la vita del santo e i luoghi in cui è vissuto con lezioni teori-che e visite ai luoghi salesiani a partire da Valdocco: dai Becchi a Chieri, dal Col-le a Valsalice. E poi, accanto ai “classici” Cappella Pinardi e Maria Ausiliatrice c’è tutto il territorio monferrino dove il santo portava i suoi ragazzi nelle famose passeg-giate autunnali. Del resto – come ricorda don Lupano – prima dell’oratorio stabi-le a Valdocco camminare era la modalità di azione di don Bosco: «andava a piedi nei santuari del torinese con i suoi ragazzi perché non aveva un luogo dove ospitarli. Poi quando nacque l’oratorio, momento di aggregazione importante con i suoi ra-gazzi erano le passeggiate autunnali sui colli del Monferrato».

SI PARTE DA VALDOCCO Ecco allora il cammino sulle orme di don Bosco proposto ai pellegrini: «In tutto il mondo si parla del nostro Piemonte e dei santi sociali: la nostra terra – si pensi al Papa che si ricorda ancora delle frasi in dialetto piemontese – è stata portata nel mondo dai figli di don Bosco – prosegue don Lupano – per questo è importante che le migliaia di pellegrini che verran-no a cercare le radici del carisma di don Bosco siano accolti da persone “prepara-te». Ovviamente il corso per le aspiranti guide – che si articola in due incontri al mese, uno teorico, il giovedì e l’altro di visite, il sabato – partirà da Valdocco dove è nato il carisma salesiano e da dove il primo drappello di salesiani ha esportato «l’amore ai giovani in stile “preventivo”». Non mancheranno lezioni sui santi socia-

li che hanno collaborato con don Bosco come san Leonardo Murialdo, santa Ma-ria Mazzarello e quelli che lo hanno ispi-rato dal Cafasso a san Francesco di Sales. Insomma un’occasione unica per condur-re, chi raggiungerà Torino nel 2015, nel cuore pulsante della nostra città.

MARINA [email protected]

INFO: DON ENRICO LUPANO, [email protected] CELL. 340.5061592. LE ISCRIZIONI ENTRO IL 20 SETTEMBRE 2014 NON È RICHIESTA UNA QUOTA DI PARTECIPAZIONE MA UN’OFFERTA LIBERA PER SOSTENERE LE SPESE VIVE DELL’INIZIATIVA.

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In caso di MANCATO RECAPITO inviare a: TORINO CMP NORD per la restituzione al mittente: C.M.S. Via Maria Ausiliatrice 32 – 10152 Torino, il quale si impegna a pagare la relativa tassa.

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