Multiradio press news dicembre 2014 - sovracopertina

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Anno VIII n. 11 - Dicembre 2014 - PERIODICO EDITO DA MULTIRADIO - Autor. Trib. di Macerata n.466/07 del 23 Aprile 2007 - Direttore Responsabile: Ester De Troia - Stampa: Tipografia San Giuseppe MPN dicembre 2014 L’ultima Gabrielli: “mio padre non insegnava, dava l’esempio”

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Sovracopertina dedicata alla famiglia Gabrielli. Gabriella Brandi Martarelli, nipote di Nazareno Gabrielli, parla di suo nonno e della famiglia.

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MPN dicembre 2014

L’ultima Gabrielli: “mio padre non insegnava, dava l’esempio”

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Vengo accolta con tanta simpatia e cordialità nella casa di Gabriella Brandi Martarelli, sempre bella ed elegante, con i modi gentili ed educati di altri tempi. Ci accomodiamo nel salotto della sua bella casa piena di ricordi ed iniziamo a parlare di suo nonno, Nazareno Gabrielli, fondatore della storica azienda.Da subito il coinvolgente racconto assume la forma di un nostalgico romanzo con pagine cariche di rimpianti e teneri racconti.

“Posso dire che ho ricordi chiarissimi dall’età di 4 anni ma ho preso consapevolezza dell’importanza del mio nome molto più in là. Ho sempre considerato tutti alla pari. Sembrava fossimo una famiglia allargata perché mio padre non faceva distinzioni in quanto era un uomo integerrimo ma di gran cuore. Ci tengo a dirlo! Mio nonno e mio padre sono stati gli unici uomini che ho conosciuto in tutta la mia vita così speciali.

L’amore tra i genitori di Gabriella, ovvero Clara Gabrielli e Nazareno Brandi, è sbocciato in tenerissima età e in un primo momento è stato osteggiato dalla famiglia perché i due erano cugini di primo grado, i genitori cioè, erano fratello e sorella.

Ma mia madre era molto risoluta e cocciuta e all’età di 14 anni aveva già deciso che si sarebbero sposati, tanto che, in seguito ottenne la dispensa

direttamente dal Papa. Per mia madre Clara sposare mio padre è stata la fortuna più grande, perché mio padre aveva un grande amore per lei e l’ha sempre sostenuta in tutto. Quando andavo a consolarmi da lui lamentandomi di mia madre la difendeva rispondendomi: chi può amarla più di me che sono anche il cugino.

Siamo cresciute con la rigidità di mio padre e le sue regole, tra me e mia sorella più piccola ci sono 6 anni di differenza, io sono la più grande delle tre essendo nata nel ‘30, Maria Grazia nel ‘34 e Isabella nel ‘36. Una delle regole per noi sorelle era che dovevamo uscire sempre tutte assieme: se una non poteva uscire non uscivano nemmeno le altre. La casa era come una caserma, una caserma gioiosa, ma le regole andavano rispettate. Se dovevamo rientrare alle 8 e ritardavi anche solo di 3 minuti scattava la punizione: domenica non esci! Era un padre rigido ma molto presente, in ogni situazione di bisogno. Anche in piena notte per un malore o un incubo era lui il nostro punto di riferimento, mai mamma.

I ricordi poi vanno all’azienda, i laboratori che il nonno Nazareno Gabrielli aveva creato sotto all’abitazione, in viale Cesare Battisti. Noi sin da piccole siamo state abituate ad avere un rapporto di amicizia con le operaie, che erano quasi tutte donne perché nonno diceva

che la manualità femminile non poteva essere confrontata con quella degli uomini, perché più delicata. Nonno Nazareno ha iniziato sin da piccolo a lavorare la pelle ed era un bravo artigiano ma soprattutto un bravissimo disegnatore, con l’aiuto di nonna Maria. Grazie alla sua intelligenza e intuito ha creato la sua azienda facendo tutto da solo, portando Tolentino a diventare una città industriale”. Per Tolentino i Gabrielli erano una famiglia modello sempre al centro dell’attenzione e quasi impeccabile... “Ma non era così, avevamo anche noi le nostre negatività.Forse grazie alla semplicità di mio padre non sono mai stata condizionata dall’appartenenza a quella famiglia, non c’erano per lui distinzioni sociali. Ad esempio una volta, sapendo che doveva cambiare la macchina lo vidi tornare con la stessa vettura, però nuova. Stesso colore e modello.Alle mie richieste di spiegazioni lui mi ha risposto così: pensi che tutti i nostri operai possano permettersi di cambiare la macchina? Io l’ho cambiata per farvi viaggiare più sicure ma chi lavora con me non deve pensare che io ostenti ricchezza.

Diventando grandi ognuna di noi sorelle voleva prendere la sua strada. Io desideravo studiare a Roma, invece mi iscrissero a Macerata. Fu così che accusai dolori forti di una finta appendicite, e tra un operazione

vera di un’appendicite finta e una lunga degenza riuscii a perdere l’anno convincendo mio padre ad iscrivermi al liceo artistico di Roma.

Avevo 17 anni e durante una vacanza con la mia famiglia a Pesaro conobbi Bruno (Martarelli) che scombinò di nuovo i miei piani di studio, perché terminato il liceo volevo proseguire l’accademia ma lui mi convinse a fare architettura. Di nuovo, un uomo dal forte carattere condizionava la mia vita. Per non creare screzi tra mio padre e il mio fidanzato accettai le decisioni di Bruno senza cercare sostegno in famiglia.

A 20 anni, conoscendomi, che quando inizio qualcosa lo porto a termine, dovevo decidere se iscrivermi ad Architettura oppure lasciare Roma, di cui tutt’ora conservo un bellissimo ricordo, per entrare nell’azienda di famiglia. Se mi fossi sposata di lì a breve difficilmente avrei concluso gli studi quindi chiamai mio padre e con lui decidemmo che sarei rientrata a Tolentino.

Lui mi volle nell’azienda affiancandomi alla signora Annina Scipioni che si occupava del commerciale, e nonostante mi piacesse la matematica il periodo alla contabilità è stato pesante, il mio pensiero era sempre a Roma.

Successivamente le mie sorelle,

David Passini, Isabella Moschini, Nazareno Brandi, Clara Gabrielli, Gabriella Martarelli, Maria Grazia Passini, e bruno Martarelli

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Grazia e Isa, che nel frattempo avevano studiato in un college in Svizzera, rientrarono a Tolentino con l’approvazione di mio padre e io decisi di sposarmi con Bruno Martarelli. Avevo 23 anni. Dopo di me si sposò Maria Grazia con David Passini e poi fu la volta di Isabella con Franco Moschini.

Mio padre accettò le nostre scelte così come accettò i nostri mariti decidendo di farli entrare nell’azienda di famiglia. Loro, in merito al futuro delle aziende, imposero che noi mogli non dovessimo occuparci di affari. O noi o loro, furono perentori. L’attività imprenditoriale prosegue bene, con le donne impegnate a crescere i figli e gli uomini impegnati nei -vari interessi- e viaggi all’estero.

Mio padre ci era sempre vicino, sapeva tutto delle nostre famiglie, dei nostri screzi e con grande discrezione cercava comunque di proteggerci.Io mi dedicai al volontariato e questo suscitò una grande simpatia nei miei confronti da parte dei miei concittadini. Ero molto diversa da mia madre che mi rimproverava di frequentare troppo le operaie piuttosto che persone altolocate. Io sento di assomigliare più a nonna Maria, che pur venendo da una ricchissima famiglia borghese di Benevento non si è mai data delle arie.

Papà Nazareno per dare

fiducia a Bruno gli affidò le vecchie conce che nonno aveva rilevato, prima al 50% e poi completamente, dal suo caro amico Borbotti.

Subito dopo il matrimonio di Maria Grazia con David Passini, passato un breve periodo di tirocinio alle conce sotto la direzione del capace Bruno Martarelli, papà Brandi inserì il secondo genero nella “Nazareno Gabrielli” mantenendo però sempre stretta la collaborazione tra i due cognati.

L’acquisizione di Poltrona Frau nasce dalla passione di Bruno per le aziende in difficoltà: aveva l’ambizione di far rifiorire aziende prossime alla chiusura. Così ci siamo organizzati e siamo partiti alla volta di Torino. Eravamo io, Bruno, mia madre e mio padre e con noi Isabella e il marito Franco Moschini che poi si sarebbe occupato della Frau.

L’impatto è stato duro, nella fabbrica c’erano solo martelli, chiodi e poco altro: si faceva tutto a mano. Abbiamo investito una discreta somma nel nulla se non nel nome già piuttosto famoso all’epoca. Dieci-quindici operai si impegnarono a venire a Tolentino per insegnare l’arte artigiana agli operai locali.Trasferita la Nazareno Gabrielli nel nuovo stabilimento di viale Benadduci la produzione di Poltrona Frau vien fatta nei vecchi locali di viale Cesare

Battisti, proprio sotto casa Gabrielli, dove quindi di nuovo torna a farsi sentire il rumore dei martelli.

A questo punto esistono tre aziende, La Conceria del Chienti, la Nazareno Gabrielli e Poltrona Frau.

Mio padre con grande generosità decise allora di affidare a tutti i generi un ruolo importante nella loro gestione. Studiò una suddivisione che li tenesse uniti con il pensiero rivolto anche alle nostre famiglie. Anche se, con il senno di poi, secondo me avrebbe fatto meglio a non coinvolgerli.Un giorno mio padre mi chiama

Melania Moschini, Monica Martarelli, Sonia Passini, Angela Martarelli, Nazareno Brandi, Clara Gabrielli, Erica Moschini, Manuel Passini, Fabrizio Passini e Vittorio Martarelli

Franco Moschini si sposa con Isabella Brandi

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e con affetto e delicatezza mi porta a conoscenza della sua decisione. Rimasi subito fredda, forse per una sorta di presentimento, ma ancora una volta non volli contraddirlo e accettai la sua decisione, che successivamente venne estesa a Isabella e Grazia. La decisione era di cedere in parti uguali la Frau ai tre generi, che ci avrebbero rimborsato, in tempi lunghi, l’ammontare della somma pagata per l’acquisto della Frau. Il tutto senza interessi.

Non passarono molti anni prima che il mio presentimento si avverò. Dal peso delle responsabilità nacquero i primi screzi, anche all’interno delle stesse famiglie, con mia madre sempre in qualche modo al centro.Dopo tanti successi, dopo tanto lusso ed esaltazione anche nella città inizia la crisi”.Nel voler esorcizzare i brutti momenti il ricordo di Gabriella va quasi automaticamente al periodo più florido della dinastia Gabrielli con il Natale: “era un momento bellissimo, darei quel che resta della mia vita per riviverne almeno uno e poi scomparire. C’era il vero spirito natalizio, era una gioia per tutti, ci si riuniva nel grande salone con un grande albero addobbato, la confusione dei bambini, i giochi, i regali e tutti i nostri discorsi di famiglia sempre con una compostezza tipica dei modi di mio padre. A fine cena i giochi natalizi, la tomboletta e il mercante in fiera e poi tutti insieme alla messa di mezzanotte. Tornati a casa ci raggiungevano gli amici e si continuava a giocare. A ripensarci oggi erano dei momenti veramente magici e spensierati, carichi di amore.

Un altro ricordo caro è la vocazione animalista della mia famiglia, strana per quell’epoca. Mio padre aveva un barboncino, amavamo tutti gli animali, Isa in particolare, addirittura da piccole nelle carrozzine delle bambole portavamo a spasso i piccioni.”

Una famiglia bellissima, con otto nipoti (Monica, Vittorio e Angela Martarelli, Sonia, Fabrizio e Manuel Passini e Melania ed Erika Moschini) mantenuta unita dal Commendatore Brandi che ogni domenica, ad ogni festa ed occasione si riuniva nella grande casa padronale, che lentamente ed inesorabilmente si autodistrugge.

Uno degli ultimi giorni di vita di mio padre, eravamo riuniti insieme alle mie sorelle e mia madre, lui con grande sofferenza ci disse: guardate come è ridotta la famiglia Brandi-Gabrielli. Lui sperava tanto nei suoi generi, a loro ha dato tutto quello che poteva dare e disse questo tradimento non mi è piaciuto ognuno può fare nella vita privata ciò che vuole ma l’onestà e l’integrità verso la propria famiglia deve venire sopra ogni cosa.

Il suo motto era: mi piace vivere per vedere come andrà a finire ma vedendo che stava finendo male ha preferito lasciarsi andare, prima di una disfatta finale. Non ha voluto vedere le sue famiglie distrutte né le aziende.E’ morto a 91 anni tra l’affetto dei suoi operai e collaboratori, ma profondamente solo all’interno di quella famiglia sulla quale aveva tanto progettato e sperato.

Ognuna di noi figlie ha lottato per difendere il suo amore con grande coraggio e, a volte

aggressività, ma alla fine ci siamo trovate sole! Io con il dolore di vedere il sogno di mio padre svanito. Per fortuna ho mantenuto la mia famiglia. Maria Grazia con la sua solitudine che sfociava in rabbia, bisognosa dell’affetto di una madre che non l’ha mai ricambiata. Isa, malata, che andava a Roma a fare le chemioterapie da sola e che ha lottato con grande coraggio per tutto quello in cui credeva. Mia madre stessa che dopo la morte di mio padre ha perso l’unica vera persona che l’abbia mai amata, sola, senza nessuno intorno, forte solo del suo egoismo.

Mia madre!Non viveva per se stessa ma per le apparenze. Poco prima che morisse ha voluto che nessuno entrasse in casa, non ha voluto la funzione funebre in chiesa perché temeva che pochissimi la celebrassero con sentimento e, addirittura, non ha voluto che il corteo passasse davanti alla chiesa. Il credo

religioso ce l’ha trasmesso mio padre e mia nonna Rosa, sorella di mio nonno Nazareno Gabrielli: ogni domenica tutti noi frequentavamo una chiesa diversa.

Ma la fine arriva per tutti!

Il mio sogno è rivedere la nostra grande casa nel suo vecchio splendore, magari con sotto una scuola di pelletteria, com’era una volta, quando i rumori dei martelli suonavano quasi come una melodia”.

Ringraziamo di cuore la Signora Gabriella Brandi Martarelli che con la sua dolcezza ci ha fatto rivivere la storia della grande famiglia Gabrielli e soprattutto la figura del commendatore Nazareno Brandi caro ancora oggi alla città di Tolentino.

A lei e a tutti i nipot i auguriamo un sereno Natale.

(Questa intervista è stata concessa alla signora Oriana Forconi)

Gabriella Brandi Martarelli con alcuni dei suoi nipoti