Multiradio Press News marzo 2015

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Anno IX n. 3 - marzo 2015 - PERIODICO EDITO DA MULTIRADIO - Autor. Trib. di Macerata n.466/07 del 23 Aprile 2007 - Direttore Responsabile: Ester De Troia - Stampa: Tipografia San Giuseppe - www.multiradiopressnews.it MPN marzo 2015 8.000 COPIE! editoriale Le superdonne esistono! Ma non sono quelle capaci di fare tutto, che trovi ad ogni evento mondano sempre perfette, curate, ordinate, ben vestite, che siano imprenditrici, mogli di....o “semplici” comparse della vita mondana. Sono quelle che passano inosservate avvolte nella loro situazione di disagio dettato da questa crisi economica che miete più vittime di quante possiamo immaginare. Famiglie che si sgretolano, donne sole con figli da crescere e ai quali raccontano sempre più bugie, o mancate verità, per giustificare un acquisto promesso ma impossibile da mantenere, che rinunciano a tutto, spesso anche a vivere una propria vita per non far mancare nulla alla famiglia, ai figli che comunque si sentono “diversi” con i loro giochi semplici e non l’ultimo modello che la televisione pubblicizza come un mantra. Credete che siano poche e perlopiù straniere nella nostra Tolentino? Guardatevi bene attorno, non pensate solo alle vostre impellenze, soffermatevi ad osservare le persone intorno a voi. La ragazza che fa la badante o la donna delle pulizie, mestieri negli ultimi anni snobbati ed affidati solo ad extracomunitarie ma che per necessità nuovamente cercati. Coppie che, forse egoisticamente (ma non sta a noi assolutamente giudicare) decidono di fare un solo figlio o nessuno perché “non se lo possono permettere”. Organizzazioni preposte alla consegna di pacchi alimentari che vedono bussare alle loro porte sempre più insospettabili concittadine. Negozi vuoti perché non ci si può neanche più permettere il lusso di un acquisto nel periodo di saldi. E nonostante ci facciamo grandi di fronte al progresso, all’emancipazione, alle battaglie vinte dove in realtà non c’è nessun vero vincitore, vediamo donne come noi che vengono considerate ancora esseri inferiori dai loro stessi simili come ci racconta in questo numero Solidea Vitali in una bellissima ricerca che affonda le radici in un antico retaggio culturale. A queste eroine nella loro semplicità e dignità dedichiamo l’editoriale del mese di marzo, mese in cui si celebra contemporaneamente la festa della donna e quella del papà. Due figure completamente differenti nell’immaginario collettivo ma che in questo ultimo periodo si sovrappongono talmente tanto da rappresentare un ruolo svolto sempre più spesso dalle stesse donne. Non ce ne vogliano gli uomini, i papà che ci leggono e che hanno la fortuna di godere appieno del loro ruolo genitoriale. A loro auguriamo di comprendere che una famiglia e dei figli non sono una tappa scontata della vita, un accessorio di cui disfarsi quando non serve più o che addirittura diventa un peso, auguriamo la consapevolezza che si tratta di un immenso tesoro che nessuna crisi dovrebbe portare via. Auguri Donne, auguri papà! di Ester De Troia www.multiradiopressnews.it QUALE DESTINO PER I PICCOLI OSPEDALI? Se un cittadino dovesse affrontare un intervento chirurgico di una certa importanza, sceglierebbe il piccolo ospedale sotto casa che magari esegue pochi interventi l’anno di quel tipo oppure opterebbe per una struttura ospedaliera, magari a qualche chilometro di distanza dove c’è un’equipe esperta e l’attrezzatura necessaria per ogni evenienza? Oggi tecnologie, capacità e sapere ultraspecialistico dei professionisti, per la sicurezza ed il benessere dei pazienti non consentono di fare tutto ovunqueDa questa semplice quanto lampante osservazione parte la riflessione sul destino delle piccole e piccolissime strutture ospedaliere fatta dalla dottoressa Maria Rita Mazzoccanti, che lavora nella direzione medica delle strutture ospedaliere di Macerata, Tolentino e Treia. segue...

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Mensile di attualità del territorio di Tolentino e dintorni edito da Multiradio.

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MPN marzo 2015

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editorialeLe superdonne esistono!Ma non sono quelle capaci di fare tutto, che trovi ad ogni evento mondano sempre perfette, curate, ordinate, ben vestite, che siano imprenditrici, mogli di....o “semplici” comparse della vita mondana.Sono quelle che passano inosservate avvolte nella loro situazione di disagio dettato da questa crisi economica che miete più vittime di quante possiamo immaginare. Famiglie che si sgretolano, donne sole con figli da crescere e ai quali raccontano sempre più bugie, o mancate verità, per giustificare un acquisto promesso ma impossibile da mantenere, che rinunciano a tutto, spesso anche a vivere una propria vita per non far mancare nulla alla famiglia, ai figli che comunque si sentono “diversi” con i loro giochi semplici e non l’ultimo modello che la televisione pubblicizza come un mantra.Credete che siano poche e perlopiù straniere nella nostra Tolentino? Guardatevi bene attorno, non pensate solo alle vostre impellenze, soffermatevi ad osservare le persone intorno a voi. La ragazza che fa la badante o la donna delle pulizie, mestieri negli ultimi anni snobbati ed affidati solo ad extracomunitarie ma che per necessità nuovamente cercati. Coppie che, forse egoisticamente (ma non sta a noi assolutamente giudicare) decidono di fare un solo figlio o nessuno perché “non se lo possono permettere”.Organizzazioni preposte alla consegna di pacchi alimentari che vedono bussare alle loro porte sempre più insospettabili concittadine. Negozi vuoti perché non ci si può neanche più permettere il lusso di un acquisto nel periodo di saldi. E nonostante ci facciamo grandi di fronte al progresso, all’emancipazione, alle battaglie vinte dove in realtà non c’è nessun vero vincitore, vediamo donne come noi che vengono considerate ancora esseri inferiori dai loro stessi simili come ci racconta in questo numero Solidea Vitali in una bellissima ricerca che affonda le radici in un antico retaggio culturale. A queste eroine nella loro semplicità e dignità dedichiamo l’editoriale del mese di marzo, mese in cui si celebra contemporaneamente la festa della donna e quella del papà. Due figure completamente differenti nell’immaginario collettivo ma che in questo ultimo periodo si sovrappongono talmente tanto da rappresentare un ruolo svolto sempre più spesso dalle stesse donne. Non ce ne vogliano gli uomini, i papà che ci leggono e che hanno la fortuna di godere appieno del loro ruolo genitoriale. A loro auguriamo di comprendere che una famiglia e dei figli non sono una tappa scontata della vita, un accessorio di cui disfarsi quando non serve più o che addirittura diventa un peso, auguriamo la consapevolezza che si tratta di un immenso tesoro che nessuna crisi dovrebbe portare via. Auguri Donne, auguri papà!

di Ester De Troia

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QUALE DESTINO PER I PICCOLI OSPEDALI?

“Se un cittadino dovesse affrontare un intervento chirurgico di una certa importanza, sceglierebbe il piccolo ospedale sotto casa che magari esegue pochi interventi l’anno di quel tipo oppure opterebbe per una struttura ospedaliera, magari a qualche chilometro di distanza dove c’è un’equipe esperta e l’attrezzatura necessaria per ogni evenienza? Oggi tecnologie, capacità e sapere ultraspecialistico dei professionisti, per la sicurezza ed il benessere dei pazienti non consentono di fare tutto ovunque” Da questa semplice quanto lampante osservazione parte la riflessione sul destino delle piccole e piccolissime strutture ospedaliere fatta dalla dottoressa Maria Rita Mazzoccanti, che lavora nella direzione medica delle strutture ospedaliere di Macerata, Tolentino e Treia.

segue...

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La Direzione Medica Ospedalie-ra è l’organo sanitario che lavora perché le strutture ospedaliere siano a norma rispetto ai livelli igienici, alberghieri e qualitativi. La dottoressa Mazzocanti spie-ga quali sono state negli anni le scelte fatte dalla Regione Mar-che e dall’ASUR, in accordo con i direttori sanitari dei vari presidi ospedalieri per riorganizzare, e non ridurre, ogni piccolo o grande nosocomio. “In fin dei conti si fanno chilome-tri su chilometri solo per andare a comprare un paio di scarpe, è assurdo pretendere di trovare in ogni cittadina, anche piccola, un ospedale dotato di tutte le attrez-zature e personale qualificato.30-40 anni fa era possibile per-ché la medicina era fatta più dagli uomini che dalle macchine, ma grazie a Dio la medicina è note-volmente avanzata, ci sono tec-nologie sempre più sofisticate e quindi notevolmente costose che non possono essere acquistate per tutte le strutture ospedaliere d’Italia, anche perché sono mac-chinari che diventeranno prestis-simo obsolete e superate da tec-nologie ancora più nuove”.

Allora quale sarà il destino de-gli ospedali maceratesi?Si sta attuando una riorganiz-zazione. Non tagli indiscriminati ma eventualmente ponderate ri-conversioni, basate sui bisogni reali della popolazione, anche in considerazione dei cambiamenti demografici, in particolare dell’in-vecchiamento.E’ necessario spendere in modo assolutamente efficiente le risor-se che la sanità ha a disposizioni, ridotte rispetto ad alcuni anni fa, ma non così poche da non per-mettere alla nostra sanità di ec-cellere e di dare risposte efficaci ed efficienti ai nostri cittadini.La crisi in questo caso è stata una grossa opportunità per rivedere al-cune cose. A Tolentino per esem-pio sono stati riconvertiti alcuni posti letto per acuti trasformandoli nei necessari posti letto per acco-gliere la cronicità ed i pazienti che necessitano di riabilitazione. La struttura ospedaliera di Mace-rata è attrezzata per l’acuzie, vi sono reparti e servizi altamente

specializzati, la rianimazione, l’U-TIC, la neonatologia, la terapia semintensiva, la radiologia inter-ventistica, solo per citarne alcuni. Ma una volta superata la fase acu-ta ed individuata la giusta terapia il paziente può tranquillamente essere trasferito in un ospedale specificamente attrezzato per la degenza prolungata o la riabilita-zione, come quello di Tolentino o di Treia, dove potrà proseguire la cura, nel modo più appropriato, fino alla dimissione”

Perché il Pronto Soccorso di Macerata è spesso al centro delle polemiche per le lunghis-sime attese?“Il giudizio talora negativo dato al nostro PS è legato essenzialmen-te ai tempi di attesa troppo lunghi.La caoticità ed il disordine che vengono denunciati è in realtà una conseguenza indesiderata ed indesiderabile, ma intrinseca, di questo tipo di Reparto, e non co-stituisce affatto una peculiarità del PS di Macerata, ma viene riporta-to in relazione a praticamente tutti i PS d’Italia, e non solo.Si tratta infatti, purtroppo, di una conseguenza in parte inevitabile e connaturata alla stessa tipolo-gia di lavoro che si svolge in PS, ossia di un lavoro caratterizzato dall’urgenza/emergenza, dall’e-strema fluidità delle situazioni e dalla conseguente difficoltà di poter organizzare in maniera “otti-male” un servizio che per sua na-tura si rivolge all’urgenza e quindi all’imprevedibile.D’altro canto, però, è necessario sottolineare il fatto che spesso i lunghi tempi di attesa sono anche una conseguenza di una richiesta impropria di prestazioni che si sa-rebbero dovute fornire al cittadino in tutt’altro regime, e da una man-canza di formazione di cultura sa-nitaria adeguata del cittadino stes-so che spesso si rivolge al PS per accedere a prestazioni non real-mente urgenti e/o non di pertinen-za ospedaliera, e che avrebbero potuto e dovuto essere orientate ai servizi più adatti per tipologia di bisogno e di prestazione.L’altro problema è la carenza di posti letto per chi invece neces-sita di ricovero, purtroppo una si-gnificativa percentuale dei posti è

occupata da pazienti che potreb-bero essere dirottati in un reparto di lungo degenza ma che invece vengono seguiti in reparti per acu-ti, con uno spreco di potenzialità notevole.Per fare un altro esempio, in me-dia in un ospedale come quello di Macerata, ogni giorno ospitiamo una percentuale importante di malati terminali che troverebbero un’assistenza migliore in altre re-altà assistenziali, ad esempio ne-gli hospice, dove gli ultimi giorni di vita possono essere seguiti con la cura e la sensibilità necessarie da personale specificamente forma-to, dove, tra l’altro, viene lasciato ampio spazio all’assistenza dei familiari.Ricordo che anche in questo la nostra sanità si sta dirigendo ver-so la giusta direzione, infatti re-centemente è stato inaugurato un hospice anche qui a Macerata”

Quali sono i reparti specialistici di Macerata?“Macerata ha diversi reparti di ec-cellenza come la pneumologia, la nefrologia, il day hospital di onco-logia, la geriatria, la cardiologia, le malattie infettive, la gastro-entoro-logia, la radio metabolica, solo per citarne alcuni.A breve, appena terminati i lavo-ri, avremo una seconda sala per l’emodinamica che coprirà l’intera giornata. Stiamo per inaugurare la nuova sala pacemaker Sono stati acquistati una Pet di nuova gene-razione e una Tac multi-slides”.

Cosa sono le case della salute?“E’ un illuminato progetto, già at-tuato da più di 15 anni nella realtà di Treia, con l’appoggio dei politi-ci e dei tecnici di allora, tra cui mi piace ricordare la dott.ssa Rosa Brunori Ciriaco, allora dirigente del servizio salute della regione Marche.Le norme prevedono più tipolo-gie di case della salute, quella di Treia ospita posti letto di lungo degenza e di riabilitazione, am-bulatori specialistici e di medici di medicina generale, la continuità assistenziale, un punto prelievi ed una diagnostica semplice. La struttura di Treia è un vero gio-iellino, riconvertito in un periodo in cui non si parlava di spending review bensì di riorganizzazione e perciò nessun amministratore si è strappato le vesti per preservare il

proprio “campanile”.Una cosa simile, ma vista la recet-tività e le potenzialità della struttu-ra, con maggiori servizi, compre-sa anche la Day Surgery, è stata pensata anche per un futuro di Tolentino.”

Cosa si prevede per Tolentino di qui in breve?“Tolentino si sta avviando a diven-tare una realtà che ospita spe-cializzazioni che non necessitano del Dea, cioè della Rianimazione e del Pronto Soccorso, ma che tuttavia non sono né meno neces-sarie, né meno qualificate.Una di queste realtà è l’ambulato-rio delle ferite difficili dedicato alla cura delle ferite vascolari e delle ferite da pressione, le cosiddette piaghe da decubito che affliggono pazienti allettati, con vasculopa-tie, diabete ecc.Ferite che erano molto difficili da curare ma che oggi, grazie alle medicazioni avanzate e a tecni-che dermatologiche e chirurgiche specifiche, permettono di ottenere ottimi risultati in termini di guari-gione. A Tolentino la nostra Direzione ha investito portandovi una equipe integrata, composta da dermato-logo, chirurgo ed infermiere de-dicato, che lavora 5 giorni a setti-mana, con la collaborazione della dietologa, del nutrizionista e della diabetologa.E’ una delle realtà su cui si è puntato e che sarà ancora di più implementata in futuro. Di eccel-lenza a Tolentino ricordo il day hospital di oncologia, affiancato da altri specialisti che seguono le patologie collaterali al tumore. Importantissimo è il rapporto con i medici di medicina generale.A Tolentino, come nell’altra lungo-degenza dell’area vasta 3, quella di Recanati, il regolamento che permette, previo accordo con il primario della lungodegenza stes-sa, di inviare pazienti con patologie accertate o croniche che necessi-tano di ricovero senza dover pas-sare necessariamente per il pron-to soccorso, risparmiando al ma-lato così inutili ore di anticamera.” Ringraziamo la dottoressa Mazzoccanti per la sua disponibilità e stima dimostrata alla nostra redazione.

Ester De Troia

...segue dalla prima pagina

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CARLO SCAGNETTI i perché della Massofisioterapia e della Riflessologia

Carlo Scagnetti ha 46 anni e 2 figli. Riceve a Belforte del Chienti e Tolentino. Frequenta una scuola di osteopatia e quando non lavora sta in giro a fare corsi di formazione. Tutto con una forte passione.

La mia formazione di figura pro-fessionale nasce per migliorare le disfunzioni del nostro habitat na-turale: il corpo.

Sin dalla prima infanzia il mio fare irrequieto e spericolato mi ha por-tato a procurarmi svariate fratture e ogni volta che rimanevo inges-sato ed immobile andavo ad im-maginare con la mia fantasia ciò che stava accadendo nell’arto colpito. Immaginavo mentalmente l’interno del mio braccio rotto e le parti che si calcificavano.

Nella immobilità di quei periodi avevo modo di concentrarmi su me stesso e avendo casa piena di enciclopedie passavo giornate intere a sfogliare volumi.

Dopo un incidente con la moto mi ritrovai con svariate fratture che partivano dalla mano fino alla spalla destra e con complicazioni al nervo radiale ed ulnare.

Ingessato per una quarantina di giorni, attratto dalla fase di recu-pero post operatorio, passai mol-to tempo su internet scoprendo la mia vocazione per questa profes-sione.

Da queste esperienze capii che qualsiasi paziente per ottenere una buona ripresa oltre ad aver bisogno di un buon percorso ria-bilitativo deve essere supportato moralmente, dato che qualsiasi invalidità, temporanea o perma-nente, può portare ad una perdita di fiducia in se stessi e quindi al bisogno di una figura professiona-le che sappia entrare in empatia egli stesso in modo da motivarlo ad applicarsi nelle varie sedute.

Ho iniziato gli studi frequentando una scuola di counseling triennale ad Ancona e un percorso a Peru-gia per il diploma di massofisiote-rapista riconosciuto dal Ministero della Salute.

Facendo tirocinio presso centri fisiatrici ho potuto toccare con mano traumi di gran lunga piu gravi di quelli che avevo subito io in passato.

La passione per questa professio-ne mi porta ad andare avanti nel-la formazione che non finirà mai. Sono specializzato nella riflesso-logia ed in breve la back school (scuola della schiena) la quale unisce i contributi della medicina alla Kinesiterapia, all’Ergonomia, il Counseling e l’educazione alla salute.

Il mal di schiena è un disturbo molto diffuso, anche tra i giovani. Prevenirlo con la ginnastica po-sturale porta a ridurre il dolore, rimuovere le cause e permette di ridurre le ricadute. Ginnastica posturale, masso-fisioterapia e osteopatia sono quindi di grande aiuto.

Sono affascinato dal metodo della francese Francosis Mezieres,scoperto all’inizio degli anni 50. Un’autentica rivoluzione con il concetto delle catene muscolari. L’incontro a Roma con Paul Bar-

bieux, discepolo della Mezieres mi ha portato ad intraprendere un percorso in formazione del me-todo ed entrare nell’albo dei 750 “mezieristi” italiani.

Dopo varie esperienze lavorative in studi di fisiatria, riabilitazione e contemporaneamente nel centro benessere dell’agriturismo Coron-cina di Belforte Del Chienti, gesti-to dalla mia compagna Melania e da me, ho deciso di aprire uno studio a Tolentino nel quale lavoro in collaborazione con altre figure professionali come fisiatri, osteo-pati, neurochirurghi eccetera.

Io penso che una delle più grandi soddisfazioni per un terapista sia vedere un paziente andarsene con il sorriso e sapere che il no-stro intervento lo ha aiutato.

Anche il “non fare” ma saper indi-rizzare il paziente verso un altro professionista più adatto al caso, come a volte può capitare di fare, è sempre un successo.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che mi stanno dando fiducia sia pazienti che amici.

Paul Barbieux e Carlo Scagnetti

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A volte perfino una K può marcare la dif-ferenza tra ciò che si è e ciò che si vuol essere. Anche se occorre ben altro e di più, come nel caso di Guglielmo Oberdan. Anzi. Un dettaglio finisce qui per esprimere sostanzialmente principio e scopo di un’e-sistenza. La sua storia durò solo 24 anni, ma ne fece un simbolo. Oggi più simile a quella da ultimo martire del Risorgimento, che precursore di un’Italia ancora da co-struire. Ma per molti fu un idealista senza speran-ze, un terrorista maldestro, un Don Chi-sciotte con troppi sogni in testa. O peggio. Un mito da sfruttare, fatalmente predesti-nato all’oblìo quando ormai inservibile. Per i tolentinati di 92 anni fa significò tutt’altro. Proviamo a capire perché lo vollero onora-re e ricordare nella toponomastica cittadi-na. Per sé, soprattutto per noi.

L’attuale via Guglielmo Oberdan era sta-ta una delle principali arterie della Tolenti-no antica. Infatti collegava direttamente la Piazza Maggiore a Porta Marina. Dapprima denominata “di San Nicola”, data la vici-nanza alla Basilica, dal 1890 aveva assun-to il nome di “Nicola Vaccaj”, nato cent’anni prima nell’ Albergo della Corona, di fronte allo sbocco su corso Garibaldi.Nel Consiglio comunale del 17 maggio 1923, su proposta del primo sindaco fa-scista Paolo Giacconi, reduce e decorato poco più che ventenne, insediato appena due mesi prima, si decise all’unanimità di intitolare il tratto a G.O., per dare a Tolenti-no «la possibilità di avere una via col nome glorioso del Martire Triestino». Nella stessa occasione, il viale d’accesso agli scali mer-ci della stazione ferroviaria, rimasto sino al-lora anonimo, fu ribattezzato viale Vittorio Veneto. Lo si volle dedicare alla battaglia finale (e vittoriosa) dell’Italia nella Grande Guerra. Nell’ottobre 1922 era iniziata per l’Italia una nuova epoca. Sarebbe durata un venten-nio. A Tolentino il fascismo aveva già antici-pato la Marcia su Roma. La città era stata infatti assalita e occupata il 15 luglio con una spettacolare quanto violenta incursio-ne squadrista. In pochi mesi venivano così messi all’angolo decenni di idee, lotte, con-quiste delle forze popolari e democratiche.Tra convinzione e calcolo politico, i fascisti avevano da subito ribadito la loro continuità ideale con la Grande Guerra, assumendo-ne il monopolio delle memorie, impegnan-dosi a creare spazi, riti collettivi, forme di associazionismo e di aggregazione popo-lare, intitolazioni di vie, piazze, scuole. Tra gli anni Venti e Trenta, furono avviati e rea-lizzati a Tolentino anche due progetti per un Famedio e un Monumento dedicati ai Ca-duti cittadini. Oberdan, meglio di chiunque

altro, si prestava a mettere d’accordo tutti. Lo si percepiva erede genuino del Risorgi-mento per mentalità, più vocato all’ideale che all’ideologia. Era soprattutto un mito “puro”, un esempio dell’estremo sacrificio con la stoffa del martire nel Dna.Guglielmo Oberdan nacque a Trieste il 1° febbraio 1858. Figlio naturale di Gioseffa Maria Oberdank, una cuoca slava sedot-ta e abbandonata a 28 anni da un soldato dell’esercito austriaco originario di Venezia, ricevette il cognome materno. Con quella K di troppo che la burocrazia austriaca gli avrebbe cucito addosso fino all’ultimo.

Altrettanto avrebbe fatto in seguito la stam-pa clericale per togliere (a lui mazziniano!) ogni alone di patriottismo e di martirio. Si voleva negarne l’italianità con la stessa ostinazione dei suoi carnefici, pur sapendo che questa era stata la sua sola ragione di vita e di morte.Il padre adottivo, un facchino portuale con una famiglia poverissima sulle spalle, gli volle bene come a un figlio. Lo fece anche studiare. I sacrifici del buon uomo permi-sero infatti al giovane di compiere gli studi tecnici a Trieste. Nel 1877 si iscrisse ad In-gegneria nel Politecnico di Vienna. Qui co-minciò a maturare e rafforzare le sue con-cezioni patriottiche, frequentando gruppi di studenti italiani e polacchi.A soli vent’anni arrivò il primo strappo della sua vita. L’Austria stava occupando la Bo-snia. Dopo una visita di leva anticipata, il

5 luglio 1878 venne destinato a un reggi-mento in Galizia di giovani triestini, istriani e dalmati. Oberdan disertò insieme a due istriani. Rimandò baionetta e divisa al suo colonnello. Con un biglietto: «Il mio sangue non è per voi!». Dopo un difficile viaggio per mare, giunse a Senigallia, poi ad Anco-na, collegandosi agli ambienti repubblicani locali. Da qui trasferitosi a Roma, poté con-tare solo su lavori saltuari, aiuto di amici, mezzi di fortuna.I suoi “maestri” erano Mazzini e Garibaldi. L’incontro fortuito con l’Eroe nel 1882 gli cambiò la vita. Morto lui, la causa irredenti-sta sembrò perdere ogni speranza di solu-zione. Del resto, per lo Stato italiano della Triplice Alleanza la questione non aveva più interesse né priorità. Oberdan si convinse che solo un gesto clamoroso l’avrebbe riportata alla ribal-ta, gettata come una pietra d’inciampo in faccia alla “ragion di Stato”. Alla notizia di un’imminente visita a Trieste dell’impera-tore Francesco Giuseppe, il 14 settembre 1882 partì da Roma con una pistola e due bombe. Ma le spie e le autorità austriache erano già sulle sue tracce: ne conoscevano itinerari, nascondigli, intenzioni. Il 16 set-tembre venne arrestato di sorpresa a Ron-chi e tradotto a Trieste. I capi d’accusa furono: diserzione, appar-tenenza ad associazioni irredentiste, alto tradimento, progetto di attentato. La con-danna: morte “mediante capestro”. La ma-dre gli consigliò di chiedere la grazia, ma Oberdan rifiutò. Per lui si mossero ovun-que giornali, appelli, suppliche, persona-lità come Victor Hugo e Giosuè Carducci. Lo stesso Imperatore non voleva farne un martire scomodo. Ma l’eroe triestino fu ir-removibile con tutti, fino alla provocazione.

La notte prima dell’esecuzione, entrò in cella un prete. Ricevette un cortese rifiuto. All’alba arrivò il boia. Scortato da un drap-pello di guardie, Oberdan giunse nel cortile della Caserma Grande di Trieste. Mentre il boia e gli aiutanti lo legavano, continuò ad urlare «Viva l’Italia! Viva Trieste libera! Fuori lo straniero!». Le grida riuscirono a coprire il rullo dei tamburi. «Finché gli mo-rirono nella strozza», riferì un rapporto uffi-ciale. Era il 20 dicembre 1882.

Carducci scrisse che Oberdan andò per uccidere o morire. Forse per ambedue gli scopi. Più verosimilmente, considerò la sua morte lo scopo più importante. Terrorista lui? Non scherziamo. Fu patriota senza se e senza ma. Voleva completare con la sua terra l’unità dell’Italia. A prezzo della pro-pria vita. E pensare che oggi, per smem-brarla, certi signori non sarebbero disposti a sacrificare neanche uno sgabello.

Oberdank

Guglielmo Oberdan nel 1878

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La scuola è un micro-cosmo qua-si tutto al femminile e quindi ricco delle tante potenzialità che solo il mondo femmineo possiede, ma di contro complicato e imprevedibile come solo le donne sanno essere. E chi meglio di una donna può comprendere e guidare questa me-ravigliosa quanto importante realtà. Abbiamo quindi rivolto una serie di domande alla dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Lucatelli, la dottoressa Mara Amico già diri-gente dell’IPSIA Frau e dallo scorso settembre preside a Tolentino.“Innanzitutto passare da un istituto professionale ad una scuola che parte dall’infanzia fino alla scuola secondaria di primo grado è stata una scelta difficile, perché l’IPSIA mi aveva dato tanto, è una realtà stupenda e lì ho lasciato una par-te del mio cuore” inizia così il rac-conto della sua esperienza la dott.ssa Amico. Tolentinate, sposata e madre di tre figli, la sua richiesta di trasferimento era nata dalla ne-cessità di avvicinarsi di più alla sua città rispetto alla sede centrale del-la scuola professionale di Sarnano “non ci ho guadagnato tanto però” ci scherza su la preside “è vero prima facevo avanti e indietro tra Tolentino e Sarnano ma alle 16.30 staccavo la spina, ora invece non ho orari, spesso torno a casa alle 20, durante le recite di Natale ho organizzato la mia agenda in modo da non perderne neanche una.” Cosa ha potuto constatare a li-vello organizzativo da settembre ad oggi?“Premetto che questo primo anno è

incentrato unicamente nell’osserva-zione delle dinamiche scolastiche; anche se è una scuola che conosco benissimo, perché ci ho lavorato 20 anni come insegnante, ma da diri-gente è un punto di vista diverso.Problematiche estremamente dif-ferenti con persone portatrici di esperienze personali e culturali estremamente diverse. Il collegio dei docenti è infatti notevolmente variegato, ma questo può diventare anche una risorsa.Quello su cui mi riprometto di la-vorare è l’idea che ancora manca idea di Istituto Comprensivo, un bambino che si iscrive al primo anno della scuola dell’infanzia inizia un lungo percorso all’interno della stessa scuola, e la sua esperienza scolastica va a comporre il curri-culum verticale su cui ci stiamo confrontando. Abbiamo già proget-ti che vanno in questa direzione, ad esempio il progetto del Coro è trasversale tra la scuola primaria e la secondaria, e va ad incidere sul curriculum. Ogni scuola ha le sue peculiarità interne ed esterne, rap-presentate non solo dal personale ma anche dal territorio che può e deve trasformarsi in una risorsa.In questo senso una cosa che va sicuramente migliorata è il rapporto con l’Amministrazione Comunale. Ho avuto come l’impressione che spesso hanno richiesto la nostra collaborazione per fare nume-ro, ad esempio quando ci hanno chiamato per i mercatini di Natale dove abbiamo cantato, fatto sce-nografia, creato l’atmosfera e alla fine hanno addebitato alla scuola l’intero costo della SIAE, tutto il ri-

cavato dei mercatini organizzati con i lavoretti dei bambini è ser-vito per pagare l’inutile balzello.”

Quali progetti ha constatato fun-zionare bene?“Ci sono progetti storici che fun-zionano molto bene, ad esempio il progetto legalità, sono stati orga-nizzati anche incontri con la polizia postale per sottolineare le conse-guenze dell’uso e abuso dei social network. Già in quinta elementare abbiamo dovuto constatare un uso non proprio corretto!Altri progetti molto ben avviati sono quelli legati alla lettura, an-che in collaborazione con la bi-blioteca Filelfica e il progetto am-biente per sensibilizzare i bambini alla conoscenza del territorio.”

Prima abbiamo sottolineato che il mondo della scuola è in gran parte composto da donne men-tre le figure apicali sono spes-so uomini. Lei è uno dei pochi casi nella storia di quest’istituto, come si approccia con il perso-

nale scolastico?“L’essere donna conferisce a me, come a tutte le mie colleghe che sono sempre di più, una sensibilità diversa che a volte ci aiuta nella so-luzione di questioni delicate, poi noi donne siamo da sempre multita-sking e quindi riusciamo a risolvere le questioni con maggior scioltezza. Inoltre nella mia scuola c’è una fi-gura del direttore dei servizi gene-rali amministrativi anche lei donna. Stiamo lavorando speditamente.” Con i genitori come si approccia?“A tutti ho promesso collaborazio-ne, ho chiesto di creare una sorta di alleanza educativa tra loro e la scuola per avere una visione più competa delle varie problematiche, per crescere insieme i nostri ragaz-zi e per creare una rete di sostegno che parta innanzitutto dalle stesse famiglie. E poi stiamo facendo pas-sare il messaggio che noi ci siamo sempre! Io sono sempre a disposi-zione così come gli insegnanti. La parola chiave in un buon rapporto è FIDUCIA RECIPROCA!”

FAMIGLIE E INSEGNANTI, PAROLA CHIAVE: FIDUCIA!

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di Solidea Vitali

COMUNICARE

S’intitola “Manifesto delle donne” ed è un documento di quaranta pagi-ne, redatto dall’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria), in cui si de-scrive e definisce il come la donna debba comportarsi nel mondo ara-bo. La sua responsabilità più gran-de è quella di essere moglie, l’uomo dirige e la donna concede l’onore dell’eseguire. I pensieri diabolici che hanno intaccato la mente delle don-ne sono quattro: la sedentarietà che porta la donna a non occuparsi della casa, il lavoro non domestico, la co-noscenza del mondo piuttosto che della Sharia, la moda e l’esaspera-zione estetica.Fondamentalmente la donna do-vrebbe restare a casa ad accudire marito e figli ma sono ammesse al-cune eccezioni, tre per la verità: la donna può occuparsi della comunità se si arruola nella guerra contro gli infedeli; se ha l’obiettivo di studiare la scienza della religione (Sharia); se faccia il medico o l’insegnante.

Un Manifesto che pare proprio trattare la donna come un oggetto da manipolare o guidare, e questo pensiero è condiviso anche da quel-le donne che sostengono l’estremi-smo islamico.Come tutti gli estremismi, il pote-re si esercita con la forza e dove si parla di potere, definizione dei ruoli, dei comportamenti, dei pensieri, di propaganda e conquista, di con-versione, inevitabilmente insorge la violenza.

L’uomo comanda, la donna esegue. Il primo tutto può, quando vuole e come vuole. La donna, in quanto tale, è un essere inferiore, il sesso debole appunto.

Modalità di pensiero che piega e di-storce la dignità, la libertà.I miliziani prelevano donne e ragaz-ze, le rendono schiave, le vanno a trovare due o tre volte per notte, le guardano e pretendono di essere ricambiati, le ammirano e decidono se comprarle. I carcerieri approfit-tano di quelle stanze degli orrori ed usano violenza. Stupri che non si possono raccontare, tanta è l’atro-cità dell’atto, e donne vittime che tentano di impiccarsi nelle loro pri-gioni per sfuggire a certe assurde crudeltà.Mattanze, cadaveri straziati dai pro-iettili. E’ la “guerra santa del sesso” che avanza, la donna considerata come un minorato psichico, minac-ciata di lapidazione se disobbedien-te. L’anima gronda sangue.

Di tutto questo cosa ci fa riflette-re? Il fatto che simili pensieri distorti provengano da un mondo diverso dal nostro? Che provengano da una lotta dettata dalla religione? Dalla voglia di imporre la propria ideologia? Dal bisogno di esercitare potere? O dal fatto che, ancora nel 2015, la smania di potere totalizzan-te porti ad abusare della Donna?

Di simili percorsi strazianti ne ab-biamo traccia nel XV secolo, nel periodo dell’Inquisizione (Istituzione ecclesiastica fondata dalla religione cattolica con lo scopo di redimere gli

eretici) e nell’apertura della “caccia alle streghe”. Donne perseguita-te perché sospettate di compiere strane magie o sospettate di co-struire infernali rapporti con forze oscure per recare danno all’uomo, per colpirlo nella sua virilità. Le au-torità civili e religione giudicavano la pericolosità della donna/strega e, se accertata, la persecuzione di trasformava in condanna a morte: le donne venivano arse vive sul rogo. Il “Malleus Maleficarum” (il martello delle malefiche) era il documento guida utile per riconoscere, interro-gare e punire le streghe e gli stre-goni.L’80% delle vittime furono Donne.

Del XX secolo, invece, ricordiamo i lager, Auschwitz, la follia ed il sadi-smo del nazismo, la mente malata dell’architetto del genocidio, Hein-rich Himmler, che, in nome del-la ricerca scientifica, trasformò le persone in cavie. Lacerano l’anima quei filmati in cui si vedono donne sottoposte a esportazioni del seno, da sveglie.Nel rancio giornaliero, nei campi di concentramento, il cibo delle donne veniva condito con il bromuro che conferiva un sapore acre, tanto forte da bruciare la gola e che bloccava il ciclo mestruale.

Periodi appartenuti alla nostra sto-ria, dove le protagoniste sono state menti schizofreniche che,ispirate da principi totalitari e di presunta supremazia, hanno annientato vite umane, bambini e uomini. Tem-pi passati, per fortuna, che hanno lasciato il segno e che potranno

contribuire ad aumentare la nostra consapevolezza, a dare rispetto alle nostre dignità e libertà. Ma ancora oggi ci domandiamo: quanto tempo deve ancora passare per evitare la stesura di manifesti che stabilisca-no il ruolo secondario della Donna? Di quanta evoluzione avrà ancora bisogno la mente malata di certi uo-mini per comprendere che la Donna non è un corpo da usare ed abusa-re, come fosse un pezzo di carne senza anima?

“Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha su-bito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lascia-ta, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo: in piedi, signori, davanti ad una Donna!”W. Shakespeare Solidea

Nel 2015 il bersaglio è ancora Donna

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Dottor Zura, quali sono i trat-tamenti medico-estetici che è possibile effettuare presso lo studio Citymed?

Lo scopo dei professionisti che lavorano presso Citymed è quel-lo di lavorare in sinergia, pertan-to tutti i nostri trattamenti mirano ad ottenere una armonizzazione del volto, attraverso metodi si-curi, minimamente invasivi, che lasciano un viso piu fresco, più giovane seppur estremamente naturale.

Uno di questi è la BIORIVITALIZ-ZAZIONE,  metodica “soft” che determina una rigenerazione del derma mediante piccole microin-filtrazioni con aghi sottilissimi di acido ialuronico volte al ripristino del turgore e dell’elasticità pro-prie di una pelle giovane.Le zone che è possibile trat-tare sono quelle maggiormen-te colpite dal fotoinvecchia-

mento: viso, collo e décolleté.  Il trattamento è ambulatoriale,di breve durata e pressoché in-dolore. Già dopo la prima seduta si apprezza un note-vole miglioramento del gra-do di idratazione cutaneo.  Il trattamento va tuttavia ri-petuto per ottimizzare e man-tenere i risultati ottenuti.  Si consigliano 4-5 sedute peri-odiche da effettuare a distan-za di un mese l’una dall’altra.  I risultati saranno progressivi e duraturi nel corso del tempo.

E se volessimo sconfiggere le rughe? se volessimo cancella-re i segni del tempo?

Un FILLER con acido ialuronico è il trattamento di medicina este-tica anti-aging che può restituirti un look più fresco, giovanile ed attraente con sedute di soli 20 minuti e sei subito libera/o di tor-nare alla tua vita di tutti i giorni.Anche in questo caso la metodi-ca prevede l’utilizzo di aghi sotti-lissimi, è quasi del tutto indolore ma i risultati sono ben visibili già al termine della seduta.

Ci sono dei trattamenti medi-co-estetici che non prevedono l’utilizzo di aghi volti ad otte-nere i medesimi risultati?

Si è possibile effettuare tratta-menti di medicina estetica di questo genere sfruttando l’effet-to generato da appositi apparec-chi medicali, che determinano un rimodellamento non invasivo

dei tessuti, con una azione par-ticolarmente efficace nel contra-stare il rilassamento cutaneo sia del viso, sia del corpo. Si tratta della RADIOFREQUENZA.Di facile esecuzione, si esegue applicando un particolare mani-polo sulla cute, con l’interposi-zione di una crema conduttrice. Non prevede uso di aghi o di farmaci da iniettare. Permette di riprendere la propria attività immediatamente, senza lasciare segni indesiderati sulla pelle, gli effetti collaterali si limitano al più ad un arrossamento della zona trattata che regredisce sponta-neamente nell’arco di poche ore.Permette di trattare zone diverse di viso e corpo, quali il contorno occhi, i solchi naso-genieni, gli zigomi, la fronte, il collo, le brac-cia, l’interno e l’esterno coscia, i glutei, l’addome.       La frequenza indicata per i trat-tamenti è di una o due sedute a settimana, con un ciclo da 4 a 10 sedute secondo la situazione di partenza, seguito da sedute pe-riodiche di mantenimento a ca-denza mensile o bimestrale.    

Se un paziente avesse pro-blematiche medico-estetiche diverse da quelle prospettate finora presso Citymed potreb-be comunque trovare delle ri-sposte adeguate?

Assolutamente si, collaboro da tempo con Chirurghi Plastici e Medici Estetici di Milano e Mo-dena, fornendo cosi un canale diretto e di rapido accesso con

professionisti all’avanguardia in questo campo. Si prepara per cosi dire un “dos-sier” insieme al paziente, che poi si invia in consulenza e suc-cessivamente qualora ci siano i presupposti necessari si prenota la visita con lo specialista o di-rettamente in clinica oppure in Citymed dove tra l’altro il Dott.Paolo Pasquali è il responsabile del centro di ESTETICA ORALE.

Un’ultima domanda, per chi volesse saperne di più è pos-sibile richiedere una consu-lenza gratuita?

Certamente, senza alcunimpegno.

Colgo l’occasione per invitare chi fosse interessato il pros-simo mercoledì 25 marzo all’ OPEN DAY che faremo in studio per tutta la giornata, sarà una giornata dedicata alla radiofre-quenza, faremo sedute gratuite.

Occorre prenotarsi poichè i po-sti sono limitati in funzione della tempistica del trattamento.

CityMed si dedica al vostro ringiovanimentovia Don Minzoni 1 Tolentino - tel. 0733/972379

Il dottor Zura è laureato in Medicina e Chirurgia ed esercita l’attività di chirurgo plastico con indirizzo esteti-co dall’inizio della sua car-riera. E’ specialista in Chi-rurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, con competenza specifica in trattamenti di medicina estetica.

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PASSIONE E COMPETENZA DA OLTRE 40 ANNI SUL TERRITORIOAnche noi su Press News, con la passione di ieri e la competenza di oggiNon poteva mancare sul periodico che arriva in tutte le case della no-stra città il Centro Ambulatoriale S Stefano di Tolentino, presente da oltre 40 anni sul territorio grazie alla lungimiranza del dott. Ricchi e delle Autorità Regionali Marchigiane, alla disponibilità dell’Onorevole Massi, allora Sindaco di Tolentino e alla de-terminazione del Prof. Valli a cui va il nostro più caro ed affettuoso ricordo (nella foto insieme al Sindaco e alla Dirigente del Centro Mariella Gras-settini)È dal 1974 che la riabilitazione arri-va nelle case dei cittadini per servire le Persone malate e le loro famiglie e, ancora oggi, questa è la filosofia che meglio ci identifica: Persone per Servire Persone.I nostri Professionisti Il nostro è un team di Specialisti (Fisiatri, Neurologi, Neuropsichiatra Infantile, Fisioterapisti, Ostetrica, Terapisti della Neuropsicomotricità, Logopedisti, Ortottisti, Psicologi e Assistenti Sociali) formati e profes-

sionalmente preparati ad accogliere e a rispondere adeguatamente an-che ai casi di alta complessità, attra-verso un percorso mirato ed indivi-dualizzato, frutto di un attento lavoro in èquipe. Nella presa in carico della Persona adulta e del bambino teniamo conto delle evidenze scientifiche ma non dimentichiamo mai le esigenze della Persona e del contesto in cui vive.I nostri ServiziIl Personale Sanitario sulla base della propria qualifica, formazione e specializzazione viene designato ad un Servizio Specifico che si occupa di riabilitare Patologie Neurologiche come Sclerosi Multipla, Esiti di ictus, Morbo di Parkinson, Ortopediche come Esiti di Protesi e di Fratture…, Cognitive come Problemi di Memo-ria ed Attenzione, Demenze, della Voce come Noduli e Disfonie. Inoltre affrontiamo Patologie della Vescica e dell’Utero come Prolasso ed Esiti Prostatectomia, dell’Apparato Rspi-ratorio come Broncopneumopatie, del Sistema Linfatico e Circolatorio come Mastectomie e LinfedemiLa terapia viene erogata scegliendo il setting più idoneo (in ambulatorio o presso il domicilio del Paziente), in forma individuale e di gruppo, avvalendoci anche di dispositivi come Tecar, Laser, Ultrasuono o dei benefici della Terapia in Acqua.

Accedere ai nostri Servizi:Il Centro, pur essendo privato, lavo-ra in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale e, a fronte di una lista di attesa traspa-rente, è possibile accedere alle te-rapie presentando l’impegnativa del

Medico di Medicina Generale o dello Specialista.Per coloro che invece desiderano usufruire delle terapie in forma priva-ta, il Centro attiva prontamente una visita specialistica o una valutazione funzionale, consigliando la cura più indicata

In cosa ci distinguiamo:L’Età Evolutiva rappresenta sicura-mente il nostro fiore all’occhiello: i Professionisti appartenenti al Ser-vizio sono preparati ad accogliere bambini da 0 a 14 anni affetti da problematiche come Autismo, Pa-ralisi Cerebrali Infantili, Sindrome di Down, Disturbi Specifici dell’Ap-prendimento, Dislessia, Ritardo del Linguaggio e dello Sviluppo Psico-motorio, Sordità, Scoliosi ecc. Il progetto di vita che viene elaborato in èquipe tiene conto del bambino, della famiglia, della Scuola e in ge-

nerale delle Istituzioni con le quali avvengono periodicamente incontri di confronto.Siamo presenti anche con attività di prevenzione attraverso giornate informative, sportelli di ascolto, an-che gratuiti, screening nelle Scuole e nelle Aziende.

Dove siamo, i nostri orari e contatti:

Il Centro Ambulatoriale di Tolentino si trova in Via XXX Giugno, 84

ed è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 19.30 e il sabato dalle 9.30 alle 12.00.

Tel: 0733/969533 Mail: [email protected] dirigente Area Riabilitativa dott.ssa Mariella Grassettini

con il sindaco Pezzanesi e il dottor Valli

un’immagine dell’inaugurazione del Centro ambulatoriale del 7 settembre 1974

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Dovrebbe essere indetta a breve la gara di appalto per i lavori ine-renti la sistemazione della sponda destra del fiume Chienti, nella pri-ma parte di contrada Ributino di Tolentino.Nel frattempo con le recenti consi-stenti piogge l’erosione è peggiora-ta.C’è il rischio del crollo di alcuni ca-panni in bilico.I residenti temono il peggio. Auspi-cano così l’avvio dei lavori al più presto possibile.L’intervento se tutto procederà nel verso giusto dovrebbe iniziare nel prossimo mese di giugno. Il Consi-glio di contrada Ributino – Ancaia-no – Pianciano – Parruccia – Cal-cavenaccio ha indetto, in questi ultimi mesi, diverse riunioni ed as-semblee per sollecitare l’intervento e per vagliare il progetto.La situazione non è certo bella per i residenti della zona che debbono attenersi, dal 13 novembre 2013, ad un’ordinanza che dispone l’ob-

bligo di non accesso a capannoni e capanni, dopo essere stati evacua-ti da animali e mezzi agricoli, dietro le case. Il tutto è conseguenza dei danni causati dal maltempo la notte dell’11 novembre 2013, dal Chienti in piena e dalle piogge che si sono susseguite da allora ad oggi.L’intervento dei lavori riguarderà i primi settanta metri della sponda destra subito dopo la centrale idro-elettrica dell’Azienda speciale ser-vizi municipalizzati ed il progetto non prevede interventi “correttivi” nella sponda sinistra per arginare in parte la causa dell’erosione do-vuta alla deviazione del letto del fiume dall’uomo. Sta di fatto che la Regione Marche ha ammesso a finanziamento l’in-tervento richiesto dal comune di Tolentino per la sistemazione della sponda destra di Ributino con la messa in sicurezza ed il ripristino dei servizi, per un importo com-plessivo di 250mila euro.A seguito di riunioni tecniche e sopralluoghi, l’Amministrazione comunale ha ritenuto opportu-no eseguire unitariamente, oltre

ai suddetti lavori di sistemazione idraulica lungo il tratto destro del-la sponda fluviale di Ributino, an-che un ulteriore intervento nella zona della sottostazione elettrica in quanto un eventuale smottamento della stessa metterebbe in pericolo la possibilità di alimentare la rete elettrica del centro storico di Tolen-tino.L’Amministrazione comunale ha concordato con l’Assm la redazio-ne di un progetto unitario, chie-dendo alla stessa l’anticipazione del 50% del costo dell’intero inter-vento, a suo tempo, quantificato in 500mila euro. Alla fine il progetto esecutivo per i lavori, presentato dal progettista incaricato, prevede una spesa complessiva di 700mila euro che è finanziata per 250mila euro dalla Regione Marche, per altrettanti dall’Assm e per 200mila dalla vendita di un lotto di terreno in zona Pip Cisterna.Il progetto esecutivo è stato ap-provato dal sindaco e dalla giun-ta. L’auspicio è che tale intervento sia definitivo per quella parte della sponda destra nel senso che in fu-turo non si vorrebbe tornare nuo-vamente ad intervenire in quella zona.Già in precedenza la sponda de-stra aveva subito un’erosione per le consistenti piogge e nel 2008 la stessa fu ricostruita con finan-ziamento da parte della Regione Marche, ma neanche cinque anni dopo tutto è tornato come prima con il rischio di crollo di capanni e capannoni.

PERICOLO ALLA SPONDA DESTRA DEL CHIENTI DI CONTRADA RIBUTINO a breve i lavori di sistemazione

Carla Passacantando

Grandi novità nel mondo agricolo. L’assemblea regionale delle Marche, con solo tre astenuti, l’altro giorno ha approvato a larghissima maggioranza la proposta di legge n.425, ad iniziativa dei consiglieri Marconi, Badiali, Buc-ciarelli, “Riconoscimento dell’agricol-tore come custode dell’ambiente e del territorio”. La legge, fortemente voluta dalla Confederazione Produttori Agri-coli delle Marche, finalmente ricono-sce il ruolo sociale ed ambientale degli agricoltori nel presidio e nella cura del territorio. La Copagri Marche, che ha assistito al dibattito in aula attraverso il tolentinate Andrea Passacantando, presidente Copagri Macerata, fautore dell’iniziativa, esprime ampia soddisfa-zione. Ed è la prima legge di questo genere ad essere stata approvata in Italia. La Regione Marche ha così le-gittimato la figura dell’agricoltore come custode del territorio. Per la Copagri Marche ora si riporta ai massimi livelli il ruolo della figura dell’agricoltore, rico-nosciuta da tutti i settori e non solo da quello agricolo. Il territorio è un bene di tutti non solo dell’agricoltore. “Ora si dà a quest’ultimo – dice Andrea Pas-sacantando - gli strumenti giusti per potersi occupare della gestione del ter-ritorio, non solo dal punto di vista eco-nomico, ma soprattutto in termini bu-rocratici. Ora si riconosce a tale figura anche quel ruolo che da sempre gli è affidato dalla natura, quello di custode del territorio e gli si consente anche di poterlo svolgere”. Si è data all’agricol-tore la legittimazione che gli spettava per sperare ancora di abbellire il terri-torio che è stato per generazioni tenu-to come un giardino dagli avi.

APPROVATA LA LEGGE RE-GIONALE “AGRICOLTORE CU-STODE DEL TERRITORIO” SU PROPOSTA DELLA COPAGRIprima legge in merito in Italia

30anni ai vertici della categoriaCICCIOLI BRUNO & C.

La Ciccioli Bruno & C. è una realtà economica costituita nel 1985 da professionisti già affermati nel settore civile, e nel tempo si è arricchita di professionalità sempre più qualificate e di un parco

macchine importante in linea con le ambizioni di posizionamento commerciale dell’azienda.

Un’azienda sana, che ha resistito alla crisi facendo della professionalità il suo punto di forza e che si è specializzata sulle grandi opere realizzate in tutta Italia per aziende leader come Conad, Astaldi, il gruppo Ferrero, Mediaworld, Eurospin e altri.

“Stiamo realizzando a Bologna le finiture di una grande struttura per conto del Gruppo Maccaferri” racconta Raoul Piriti uno dei soci della ditta Ciccioli Bruno, “un anziano magnate ha voluto donare alla città di Bologna questo edificio per sostenere le attività dei giovani, si chiamerà Fondazione Golinelli e il gruppo Maccaferri ha messo nelle nostre mani non solo la tinteggiatura ma tutti i lavori interni in cartongesso” In provincia di Avellino invece, per la precisione a Sant’Angelo dei Lombardi, abbiamo iniziato da qualche giorno i lavori di ampliamento dello stabilimento della Ferrero Spa. Lavori che oltre alla soddisfazione personale ci permettono di confermare l’alto livello qualitativo dei nostri servizi.

Tinteggiature, verniciature e sigillature speciali certificate, trattamento pavimenti industriali, ristrutturazione fabbricati, applicazione di intonaco ignifugo e vernici intumescenti, opere in cartongesso. Sono questi gli elementi che hanno permesso di creare business nel segmento operando in sinergia con grandi gruppi industriali.“Siamo in grado di proporci sul mercato nazionale con la certezza di chi conosce il lavoro, le problematiche e sopratutto le soluzioni. Non a caso abbiamo ottenuto il marchio CQOP SOA Costruttori Qualificati Opere Pubbliche.”

Ciccioli Bruno & C. snc via Carlo Urbani - 62020 Belforte del Chienti (Mc)

Tel. 0733 906418 [email protected] www.cicciolibruno.it

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SPAZIO AUTOGESTITO gratuito

Sulla ormai nota vicenda dell’A-silo Green, il Sindaco Pezzane-si da sempre va ripetendo che non c’è nessun accordo e che l’Amministrazione comunale sta solo predisponendo un bando per verificare se ci sia l’interes-se di qualche privato.

Purtroppo per lui qualcuno della sua Giunta l’ha smenti-to!

L’Assessore Gabrielli, dialo-gando con altri utenti in un so-cial network e mosso forse da un’irruenza che non ha saputo trattenere, si è lasciato sfuggire una frase molto ambigua. Rife-rendosi, come lui stesso speci-fica, alla zona dell’Asilo Green, scrive che lì ci si sposterà un supermercato e che non sarà un nuovo supermercato ma uno che già esiste.Alleghiamo qui sotto il post che Gabrielli aveva pubblicato e che oggi magicamente non c’è più!

L’Assessore Gabrielli o è dotato di poteri di veggenza o è stato eccessivamente ingenuo, per non dire di peggio. Come può un Assessore sapere, ancor prima

che il bando venga pubblicato, cosa accadrà in quell’area?Un fatto come questo è di una gravità politica ed amministrati-va gravissima.

Non ce ne voglia, caro Asses-sore, ma noi da Lei vorremmo sapere alcune cose:

1) Come fa a sapere che qual-cuno parteciperà al bando?

2) Come fa a sapere che l’e-ventuale vincitore vorrà destinare quegli spazi pro-prio ad un supermercato? 3) E poi come fa a sapere che l’ipotetico vincitore del bando, dopo aver attrezzato quegli spazi a supermerca-to, deciderà di affittarli ad un supermercato già esistente e non ad uno nuovo?

Certo che Lei di cose ne sa pro-prio tante … perché qualcosa non la racconta anche al Sin-daco che, invece, non sa nien-te???La verità di tutta questa triste vicenda è che tutto è già deci-so da tempo. Ogni cosa è scrit-ta. Tutti sanno e nessuno dice

… tranne Gabrielli che non si è reso conto di ciò che scriveva ed ha scoperto tutte le “carte”.Che succederà se domani le cose andassero proprio come Gabrielli ha previsto?Pensate un po’ se domani l’ag-giudicatario del bando, chiun-que esso sia, decidesse di affit-tare i locali commerciali proprio ad un supermercato che si tra-sferisse lì?

Certo che in quel caso la Procura della Repubblica

qualche domanda dovrà pur farla.

Noi che Gabrielli è un veggente proprio non ci crediamo!!!Auspichiamo ancora, come ab-biamo ripetuto più volte, che qualcuno della maggioranza inizi a porsi delle domande. Questo progetto non ha aspet-ti positivi per la città. Forse per qualcun altro sì, ma per la città proprio no.Alla maggioranza chiediamo di ripensarci: “Confrontatevi con chi in quell’area ci vive, riflette-te sul grave danno che state per commettere.”L’area dell’Asilo Green è già un’area densamente popolata ed il traffico è insostenibile. Ce-mentificare 2500 metri quadrati di verde che sta tra le case per inserirci un supermercato non farà che peggiorare le cose.

Chi ha più buon senso lo usi ... speriamo!

UNA PRECISAZIONE SULLA TARI

Esponenti della maggioran-za vanno raccontando che il regolamento della TARI (tas-sa sui rifiuti – ex TARSU), così come deCISO a Tolen-tino, è previsto dalla legge nazionale ...NON È VERO. In tutto il mondo civile, se si pa-gano due acconti per un totale dell’80% (40% prima rata e 40% seconda rata), resta poi da pa-gare solo il 20%.A Tolentino, invece, non è così. Qui, come tutti i cittadini ormai sanno, si pagano due accon-ti pari al 40% ognuno e poi un conguaglio finale a novembre, che però ancora non è dato sa-pere a quanto ammonterà.Tale conguaglio non corrispon-derà all’ovvio 20% rimanente ma, incredibilmente, ad una somma che aggiungerà al 20% dovuto anche una quota per recuperare l’evasione fiscale dell’anno precedente.

NESSUNA LEGGE NAZIO-NALE IMPONE DI FARE IN

QUESTO MODO

Chi ha pensato a questa ingiu-sta follia si assuma le proprie responsabilità e non si nascon-da dietro presunte norme.Quello della TARI è un regola-mento profondamente ingiusto.

A TOLENTINO GLI ONESTI PAGANO ANCHE PER I

DISONESTI

SUL GREEN PEZZANESI PRENDE IN GIRO LA CITTÀ …è tutto già deciso ed il bando è solo un bluff

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SPAZIO AUTOGESTITO gratuito

SUL GREEN PEZZANESI PRENDE IN GIRO LA CITTÀ …è tutto già deciso ed il bando è solo un bluff

Per il 2014 lo Stato ha tagliato di ol-tre 700.000 euro l’insieme delle ri-sorse che l’anno precedente (2013) spettavano al Comune di Tolentino. Con la legge finanziaria 2015 il Go-verno in relazione alla critica situa-zione del Paese ha imposto ulteriori pesantissimi tagli agli Enti locali.La misura a carico dei comuni per il 2015 è di un miliardo e 488 milio-ni di euro che per Tolentino signifi-ca (rispetto al 2014) , come sopra detto un ulteriore taglio di 700.000 euro. A questo occorrerà aggiungere il ri-piano del disavanzo che si andrà a generare con il riaccertamento dei residui iscritti a bilancio nel corso degli anni passati da parte del-le precedenti amministrazioni. Di fronte a questa situazione l’attua-le Amministrazione comunale po-teva limitarsi alle solite lamentele oppure adoperarsi, con opportune strategie, per riportare il bilancio ad una situazione di riequilibrio stabile e duraturo. In tale contesto s’ inquadra l’operazione messa in atto ad inizio 2015 con le delibere di Giunta n. 58 del 9.2.2015 e n. 65 del 20.2.2015. Attraverso i citati atti, l’Ammini-strazione ha inteso ridisegnare completamente la struttura am-ministrativa dell’Ente per ottene-re importanti risparmi di spesa: sono state tolte le posizioni dirigen-ziali, sostituite con le meno costose posizioni organizzative, ed è stato dichiarato l’esubero di 14 posizioni che potranno accedere al prepen-sionamento anticipato con i requisi-ti di anzianità che erano vigenti pri-ma della riforma Fornero. Si tratta di unadecisione senza precedenti e non priva di sacrifici per tutti i di-

pendenti comunali ma adottata dall’ Amministrazione per il bene della Città. In passato le Amministrazioni si sono assicurate consenso anche assecondando le aspettative dei dipendenti, chi amministra oggi To-lentino si trova sempre più spesso a dover assumere decisioni di tutt’al-tra portata in cui è necessario un rigore senza precedenti. L’Ammini-strazione ringrazia tutti i dipenden-ti, in particolare i soggetti sottoposti alle misure di cui sopra, che hanno dimostrato di aver compreso a pie-no le motivazioni circa le decisioni assunte, legate ad inderogabili esi-genze dell’Ente e al bene comune della collettività tolentinate.

ALTRE NOTIZIE DALL’AMMINI-STRAZIONE:Lo scorso autunno l’Amministra-zione comunale è stata impegna-ta per mesi per definire l’accordo transattivo con gli eredi Ruffini per l’esproprio di un terreno di loro pro-prietà, risalente agli anni ottanta. La faticosa trattativa pur essendo stata estremamente onerosa per l’Ente ha consentito di porre fine ad una vicenda che avrebbe avuto un epilogo insostenibile per le casse del Comune. La scorsa settima-na l’ Amministrazione ha ritenuto di dover chiudere, con un accordo transattivo, anche un’altra vicenda che ormai tiene banco nella politica locale dal 2008 quando un incendio di vaste proporzioni distrusse quasi completamente il TEATRO VAC-CAJ. Dopo l’evento la Compagnia assicuratrice del Comune risarcì l’Ente per l’intero importo di stima del danno materiale, calcolato in 2,5 milioni di euro. Nel frattempo l’ Amministrazione allora al gover-no della Città decise di costituire il Comune parte civile nel processo penale che si era aperto nei con-

fronti di undici persone di cui due dipendenti comunali. Questi ave-vano chiesto il rito abbreviato per definire la loro posizione ma il Tri-bunale di Macerata in primo gra-do emise sentenza di assoluzione per uno mentre ritenne colpevole il Dirigente dell’Ufficio Tecnico co-munale, senza quantificare pero il danno da risarcire al Comune quale parte civile. Danno che si sarebbe dovuto determinare con separato giudizio. Il Dirigente propose su-bito appello contro la sentenza di fronte alla Corte di Appello di An-cona che aveva fissato una prima udienza per il 19 gennaio 2015 poi rinviata ai nostri giorni (10 febbraio 2015). Nel frattempo tramite il suo Legale il Dirigente faceva perveni-re alla Amministrazione una propo-sta, suffragata dalla copertura della sua Compagnia assicuratrice, per la definizione della vertenza con il riconoscimento al Comune di una somma di 300.000 euro. Nella se-duta di mercoledì 4 marzo 2015 la Giunta ha valuto tutti gli elementi a favore e contro l’ipotesi transattiva arrivando alla conclusione favo-revole all’accordo che comunque assicurava alle casse del Comune una somma di ben 300.000 euro ul-teriori rispetto ad danno fisico già rimborsato dalla assicurazione.In conclusione: se il Dirigente fosse stato condannato anche in Corte di Appello il Comune avrebbe dovu-to dimostrare un danno ulteriore e se la Corte avesse invece deciso per l’assoluzione il Comune non avrebbe avuto nulla. La delibera pubblicata sul sito weeb del Comu-ne ha dato immediatamente il via a critiche di ogni genere ma in data 9 marzo 2015 la Corte di Appello di Ancona ha assolto il Dirigente dell’ufficio tecnico dal reato conte-statogli. Se non fosse stato sotto-

scritto l’accordo oggi il Comune non avrebbe avuto nulla.

ANCORA NEWS:Iniziamo con la conferma dell’AV-VIO DEI LAVORI PER LA CO-STRUZIONE DELLA NUOVA CA-SERMA DEI VIGILI DEL FUOCO. Malgrado qualche tentativo caduto nel vuoto di confondere l’informa-zione, effettuata l’aggiudicazione dei lavori ad un raggruppamento d’ imprese, l’Amministrazione comu-nale ha ritenuto, a seguito di valuta-zioni tecnico – finanziarie, di poter provvedere al pagamento dell’ope-ra nonostante i vincoli del patto di stabilità. Con la realizzazione in og-getto verrà assicurato a Tolentino e a tutto il territorio circostante un presidio di sicurezza con le migliori tecnologie disponibili.

Il GAL Sibilla con il “Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013” (interventi di recupero, restauro e riqualificazione dei beni storico-culturali del territorio), ha finanziato il progetto per il RECUPERO E LA RIQUALIFICAZIONE DELLA EX CENTRALE IDROELETTRICA DI PROPRIETA’ COMUNALE, sita in prossimità del Ponte del Diavolo. L’edificio è di particolare interes-se storico culturale in quanto fu la sede di una delle prime centra-li idroelettriche d’ Italia. Dismessa dopo la seconda guerra mondiale e non più utilizzata ha però con-servato per la maggior parte degli ambienti la struttura originale rap-presentando un pregevole esem-pio di “archeologia industriale”. Recentemente è stato pubblicato il bando di gara per l’esecuzione dei lavori che restituiranno alla Città uno spazio singolare posto in un ambiente naturale di particolare bellezza.

LE NEWS DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE

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SPAZIO AUTOGESTITO gratuito

Sono anni che il M5S invita l’Am-ministrazione a affrontare la que-stione Bilancio con realismo, a smetterla di affermare che in fon-do non c’è nessun problema, che le difficoltà sono colpa di chiunque tranne di chi amministra la città in questo momento.Ci è stato sempre risposto che i conti sono perfettamente in rego-la, che non c’è alcun rischio di dis-sesto e che cerchiamo solo di fare allarmismo.Abbiamo così deciso di approfon-dire ulteriormente la questione, cominciando dall’analisi dei re-sidui attivi che vengono ascritti a bilancio, ovvero quelle cifre che il Comune dichiara di dover ancora incassare.E’ evidente che più crediti (residui attivi) ci sono, più è facile far qua-drare il bilancio dell’ente.E qui sono arrivati alcuni nodi al pettine: era lecito aspettarsi che tra i crediti vantati dal Comune ci fossero somme ormai di difficile o impossibile riscossione, ma è sta-to “inquietante” rilevare come tra essi risultino cifre che, con ogni probabilità, non potrebbero pro-prio esserci.In parte perché non tecnicamente possibile, ma, fatto ancor più gra-ve, in parte perché inesistenti! Tra i residui attivi abbiamo trovato, per esempio, due voci riguardan-

te la stessa alienazione: la voce “Alienazione di porzione dello stabile ex pretura ed esecuzione di lavori di recupero dello stesso” (residuo di 316.500,00 euro), e la voce “Vendita locali ex pretura” (residuo di 291.000,00 euro).La prima cifra corrisponde in effet-ti a quanto offerto al Comune per acquistare parte dello stabile, ma la seconda? Hanno venduto due volte la stessa proprietà? Ancora più incredibili sono due cifre re-lative al 2012 e al 2013: rispetti-vamente 249.000 euro e 417.000 euro.Vengono inserite tra i residui l’ulti-mo giorno dell’anno (guarda caso quando bisogna quadrare il bilan-cio?) e fanno riferimento a generi-che vendite di beni.Nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale abbiamo chiesto conto di queste cifre e ci è stato risposto che sono beni messi in vendita ma non ancora venduti.E dove sarebbero le cifre da in-cassare se non è stato ancora venduto nulla? Ricordiamo che la normativa prevede che per inseri-re una cifra tra i residui attivi l’ente deve essere in possesso di un ti-tolo giuridico che provi il fatto che il credito sia reale e certificato.Secondo la deliberazione n. 203/2011 della Corte dei Con-ti della Toscana “in riferimento all’accertamento dell’entrata in sede di rendiconto è necessaria,

ai sensi dell’art.179 TUEL, la sus-sistenza di un idoneo titolo giuri-dico […] In caso di alienazione di bene immobile, quindi, la certezza dell’entrata si ha solo in presenza del titolo che ne attesti la compra-vendita, non essendo sufficien-te il compromesso o preliminare di vendita dai quali si acquisisce solo il diritto a portare a termine l’operazione” e, come precisa la Ragioneria dello Stato, l’unico ti-tolo valido, in caso di compraven-dita, è il rogito.E questo apre una nuova serie di interrogativi: quante delle altre cifre presenti tra i residui attivi avevano il titolo necessario al mo-mento dell’inserimento in bilan-cio? Ad esempio, i 316.000 euro “veri” della cessione della ex pretu-ra come possono essere pre-senti fin dal 2011 se il rogito per il passaggio di proprietà non è stato effettuato prima del feb-braio 2015 (come dichiarato dal-la stessa Giunta con la delibera n.50 del 02/02/2015)? Ma anco-ra più clamorosa è la presenza, già dal 9 novembre 2010, di più di 2.000.000 di euro relativi alle concessioni dei nuovi loculi cimi-teriali: come è possibile che siano stati messi come venduti nel 2010 loculi la cui costruzione è iniziata solo nel 2011 e deve ancora es-sere terminata nel 2015? Semplici sviste? Difficile da credere.

Basti pensare che dimostrare di avere cifre da incassare permette di spendere e far comunque qua-drare i conti.Spendere cosa? I vostri soldi ovviamente. E attenzione: da quest’anno i Comuni potranno spalmare in 30 anni i residui inesigibili tagliando in bilancio o chiedendo un contri-buto ai cittadini, Ma il rischio è che i Tolentinati si trovino pagare an-che per i residui “fantasma”, ovve-ro quelli che non si riesce a capire da dove vengano.Proprio per fare chiarezza su come siano stati gestiti i soldi dei cittadini dall’attuale Amministra-zione e da quelle precedenti, il MoVimento 5 Stelle ha esposto i propri dubbi alla Procura della Re-pubblica e alla Corte dei Conti.Intanto qualche coscienza si è smossa, il Comune si rimangia le delibere n.38 e 66 che avevamo detto non essere regolari in quan-to a coperture visto che utilizzava-no in parte cifre derivanti da ven-dite non ancora avvenute. Ma come? Non eravamo noi noi ad aver ca-pito male le leggi?Vedremo come andrà a finire, ma una Giunta che ha sostanzialmen-te ammesso di sapere che alcune delle cifre in questione sono “fan-tasma” può recuperare una par-venza di dignità solo in un modo: dimettendosi e chiedendo scusa.

BILANCIO COMUNALE: la “fantasia” al potere?

SPAZIO AUTOGESTITO a pagamentoNon possiamo che definire “scon-certante” la risposta dell’Ammini-strazione ai dubbi da noi sollevati riguardo i residui attivi ascritti a bilancio: un comunicato che butta fumo negli occhi ai cittadini senza rispondere nel merito, farcito di re-torica ma privo di anche un solo dato oggettivo.Abbiamo portato numeri e fatti e ci si risponde solo con tante chiac-chiere. L’Amministrazione ci viene a dire che “se per il cimitero non possiamo registrare come residui i proventi dei loculi non ancora assegnati, ciò non significa che non si farà nell’anno in corso e in quelli successivi.” Bene, però non ci spiega come mai dal 2010 siano

presenti più di 2.000.000 di euro provenienti dalla vendita dei locu-li e nessuno li abbia tolti visto che non potevano essere registrati in quanto non tutti realmente venduti.Perché non si è agito come previ-sto dalla norma da subito? E poi: “Se le vendite contabilizzate degli immobili attualmente senza con-tratto si debbono riconsiderare come non accertate si tratterà di registrarle secondo criteri più ac-curati”. Se sono vendite vere ma ancora senza contratto non pote-vano e non dovevano essere in bilancio.Però ci sono da anni. Come la mettiamo? In sostanza i nostri governati am-

mettono gli errori promettendo di correggerli, ma non è che cer-cando di mettere una toppa ora si sistemino i bilanci precedenti e scompaiano le eventuali irregolari-tà del passato.Il massimo si raggiunge quando veniamo accusati di auspicare l’ar-rivo di un commissario cercando, allo stesso tempo, di intimorire i cittadini paventando aumenti di ta-riffe e tasse. Se il commissario arriverà sarà solo colpa di chi ha gestito i soldi pubblici in maniera disinvolta, non di chi ha denunciato la cosa. Avremmo dovuto forse tacere? Ma non basta: i nostri amministrato-ri vogliono far credere ai cittadini

che il nostro intervento potrebbe impedire al Comune di sistemare il bilancio in 30 anni come previsto dalla nuova normativa. Quello che non dicono, però, è che la normativa permette di spalmare i residui attivi inesigibili (ovvero i crediti che ormai si è sicuri di non poter riscuotere) e non i residui “fantasma”, ovvero quel milione di euro messo a bilancio senza alcu-na giustificazione. Si tratta di che, guarda caso, nel comunicato del Comune non è nemmeno citato (sono immobili messi in vendita ma mai venduti, come ammesso dall’Assessore competente in Consiglio Comuna-le, può esserci una cifra da incas-sare?). L’Amministrazione aveva forse intenzione di caricare sui cittadini per il futuro anche il frut-to dei propri giochi contabili spe-rando che non se ne accorgesse nessuno? Noi non ci stiamo, non è ammissibile che siano i cittadini a pagare. Veniamo accusati di “intimidazio-ni” e di voler battere gli avversari tramite qualche “cavillo di incandi-dabilità”. Condanne si chiamano cari amministratori. Se gli organi competenti dovessero ritenere op-portuno andare fino in fondo non sarà certo colpa di chi ha posto il problema ma di chi si è eventual-mente comportato in maniera tale da meritarlo. E questa non si chia-ma “intimidazione”, come afferma l’Amministrazione, si chiama giu-stizia.

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“La convinzione di dover salvare il territorio montano dallo spopo-lamento parte dal terribile sciame sismico del ‘97 che causò poche vittime ma tanti danni strutturali all’entroterra maceratese.” Inizia così il racconto dell’avventura che portò un ristretto numero di persone giuste nel posto giusto a progettare un sogno chiamato Quadrilatero. L’architetto Ro-mozzi che ha ideato il modello Quadrilatero, il prof Baldassarri che l’ha reso possibile attraver-so finanziamenti pubblici, le leg-gi create ad hoc così come le società di scopo, l’imprenditore Pieralisi che ci ha creduto e ha messo a disposizione le sue ca-pacità imprenditoriali e il dottor Ermanno Pupo manager dalle indiscusse capacità organizzati-ve che all’epoca dell’avvio della Quadrilatero è stato un efficiente punto di contatto tra l’imprendito-ria marchigiana e la politica na-zionale.Ed è proprio il dottor Pupo che ci ricostruisce i fatti più impor-tanti che hanno portato fino allo scorso 16 gennaio, giorno dell’i-naugurazione di uno degli ultimi tratti della superstrada 77 Val di Chienti fino al confine con le Marche. A breve, i più ottimisti dicono entro la primavera, i più prudenti auspicano entro l’anno, verrà aperto anche l’ultimo tratto, quello da Muccia a Serravalle di Chienti avvicinando definitiva-mente la cenerentola delle Mar-che, cioè la provincia di Macera-ta alla Capitale.“La legge dello Stato prevede-va solo di ricostruire le cose che erano state danneggiate senza permettere uno sviluppo per ri-lanciare il territorio. Non poteva-mo permettere un destino tragico già facilmente prevedibile” ricor-da il dottor Pupo.

Perché il progetto ha preso il nome Quadrilatero?“Perché prevedeva, oltre alle due superstrade già esistenti e da ultimare insieme ad altre strade collaterali con il fine di collegare da est ad ovest i due

mari, anche la partecipazione del territorio allo sforzo colletti-vo (project financing) attraverso i contributi delle camere di com-mercio (hanno aderito Macerata e Perugia mentre Ancona non ne ha voluto sapere) e per la pri-ma volta si è deciso di fa fruttare anche il materiale estratto dalle gallerie, il calcare massiccio, un materiale pregevolissimo usato dalle aziende farmaceutiche e chimiche che rivenduto ha frut-tato qualcosa come 65 milioni di euro circa. Il quarto elemento è la cattura di valore, ovvero concedere la rea-lizzazione di investimenti in quel-le zone e con il valore economi-co che produce co-finanziare la quadrilatero, ma il nostro errore è stato non prevedere la crisi che ha avuto come conseguenza il mancato investimento in quel territorio montano da parte dei privati anche perché nessuno investe fino a quando non sono finite le strade.Quadrilatero anche per la forma geografica delle infrastrutture. Lo stato ha investito un miliardo e ottocento milioni non solo per le succitate superstrade, anche per la pedemontana da Fabriano fino a Muccia che per ora però si ferma a Castelraimondo, inoltre mancano circa 350 milioni per la Tolentino-San Severino e la 78 fino a Sarnano. Sull’altro versan-te quello che costeggià l’adriati-co il progetto prevedeva la terza corsia dell’A14 ma per motivi che non sto qui a spiegare non andrà più giù di Porto San Giorgio”

In un’Italia abituata a tempi in-finiti per le infrastrutture pub-bliche cosa vi ha permesso di rispettare il cronopragramma e in qualche caso, come l’ulti-mo tratto inaugurato, addirit-tura anticipare i tempi?“Ci tengo a sottolineare tre punti di cui andiamo particolarmente fieri:Abbiamo sgarrato solo di un anno ma per un ricorso presen-tato da un proprietario che ci ha rallentato ma non fermato asso-

lutamente; Il costo dell’opera si è discostato dal progetto di appena l’1.6%;Sin dall’inizio sottoscrivemmo un protocollo di legalità con la pre-fettura e le forze dell’ordine per evitare qualsiasi illegalità ed in-tromisione della criminalità. Tutti i lavori e lavoratori sono control-lati, le forniture di calcestruzzo contiene un microchip messo a punto dall’Università di Ancona che dice la composizione esatta del blocco e la società che l’ha fatto e, non sono mai girate tangenti. Il nostro punto di forza sta nel fatto che la quadrilatero era l’u-nico progetto che dovevamo se-guire, e la fortuna è che il presi-dente della società è il cavalier del lavoro Gennaro Pieralisi, grande imprenditore che ha ge-stito la società come un’impresa sua, creando strutture snelle, ogni problema (e ce ne sono sta-ti tanti) andava immediatamente risolto e i compensi sono letteral-mente da fame,” afferma ridendo il dottor Pupo “pensi che da vice-presidente prendevo 5 mila euro lordi all’anno, mentre quando sono entrato nel CdA addirittura 1.654 euro netti l’anno, e se si pensa alle rogne che quotidia-namento abbiamo dovuto affron-tare aggiunte alle innumerevoli trasferte a Roma o nei Comuni che via via ci convocavano per chiarimenti, si è trattato di un in-carico in rimessa in una società che muoveva investimenti per 4 mila miliardi delle vecchie lire.

Però si è trattato di un servizio pubblico portato avanti come il pubblico vorrebbe che si facesse”. Prima ha parlato di difficoltà affrontate, ce ne rac-conta qualcuna?“Beh! Si tratta di un tracciato bel-lissimo dal punto di vista ambien-tale e nel completo rispetto del territorio si è preferito non violare troppo il paesaggio. In 40 chilo-metri di strada ci sono 14 galle-rie, la più lunga di oltre 3 chilo-metri, e 11 viadotti altri 15 metri. E’ un’opera di alta ingegneria fat-ta con i criteri più moderni pos-sibili e con tutte le sicurezze. Il

contraente generale ha l’obbligo di mettere a dimora 1 milione di alberi.Ho fatto molte cose nella vita e questa è una di quelle di cui vado più orgoglioso”.

Non sono mancati attacchi, vi hanno dato dei “venditori di tappeti”!“Essendo un’opera ideata finan-ziata e realizzata da uomini di centro-destra la sinistra ha av-versato il progetto in tutti i modo temendo di perdere un serbatoio certo di voti, ma i marchigiani non si fanno abbindolare facilmente. Abbiamo fatto due cause alle te-state nazionali l’Unità e Il Fatto ed entrambe sono state condan-nate per diffamazione nei nostri confronti”.

Perché inaugurare un tratto di superstrada a gennaio, tra l’al-tro neanche successivo alla strada già fruibile ma interrot-to da diversi chilometri ancora da ultimare, e non attendere qualche mese per fare un’uni-ca grande manifestazione?“Effettivamente quella di genna-io è stata una stupidaggine, po-tevano tranquillamente aspettare 5 mesi sperando che non si vada oltre perché dal punto di vista del turismo aprire prima dell’estate è strategico, nelle aree leader sono previsti spacci a chilometri zero dei prodotti del posto, e an-che i ristoranti dovrebbero torna-re a nuova vita facilitati da una viabilità più immediata, scorrevo-le. Chi ci legge deve tener con-to che in questi 6 anni di lavori il nostro entroterra si è popolato di circa 1500 persone che han-no lavorato al Progetto Quadrila-tero, il Pil di quella zona è cre-sciuto notevolmente: alberghi, ristoranti, bar, appartamenti in affitto sono stati meta di operai, dirigenti, tecnici della superstra-da. E quando sarà finito anche l’ultimo tratto il nostro augurio è che anche i cittadini della costa godano delle bellezze che solo un territorio montano come il no-stro può offrire”

PROGETTO QUADRILATERO: un sogno che unisce l’Italia coast to coast

foto Guido Picchio

BILANCIO COMUNALE: la “fantasia” al potere?

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Pubblichiamo una riflessio-ne del Professor Valli, scritta qualche anno fa, sui giovani tolentinati di oggi e quelli dei tempi dell’oratorio (Salesiani, San Francesco, San Catervo e Santa Maria) di qualche de-cennio fa.

La vita quotidiana contem-poranea è prevalentemente dedicata allo sforzo di procu-rarsi i beni materiali e il suc-cesso persona|e. In questa dimensione dell’uo-mo d’oggi, vive il giovane, che (per la gran maggioran-za) non è più capace di rea-lizzare la propria identità, tal-volta nemmeno di scoprirne in se stesso |’aspirazione o i| problema.Si vive e si lascia vivere sen-za definire rapporti con sé o stabilirne di creativi con l’a|tro. La famiglia non è più un mode||o valido per tutti: so-prattutto le manca la capaci-tà -e spesso la possibi|ità- di opporre ai mode||i ‘forti’ de||a società a|tri modelli ‘forti’ ca-paci di costituire unaa|ternativa credibile e praticabi|e per un giovane. Anche |’amicizia, una delle ‘forze’ più belle della gioven-tù è diventa priva di que||a carica interiore ed intima da cui sgorga e si fa vivo il rap-porto umano.Pur nel frastuono assordante dei |oca|i o delle megadisco-

teche, pur tra |a mo|titudine di coetanei costretti a divertirsi, pur ne||a fo||e gara di auto e moto potenti che si rincorrono sulle strade, il giovane di oggi è immerso ne||a so|itudine ed è impossibilitato fin dalla na-scita a fare delle sce|te au-tonome; questo è il dramma della gioventù di oggi.- Non è possibile a||ora non raffrontare i temi presenti al tempo passato.Non è possibile non ritorna-re a que| ‘sogno’ della nostra giovinezza, vivace e sempli-ce, connotata da un’a||egria spontanea e costruttiva, basata su niente e su tut-to: lo scherzo, |’affettuoso agonismo, i| divertimento esp|osivo, il gioco chiassoso, la vita|ità irrefrenabile pronta ad inventare mi||e occasioni perché mai si esauriva.Addio Oratorio, luogo de-putato de||’a||egria; addio Ricreatori Parrocchiali ove s’imparava a ridere rispettan-do se sfessi e gli altri: addio ”sor Vincè”, “Don Fernà”, ad-dio ”Curatò”.... (affettuose e sbrigative storpiature dei vo-stri nomi pronunciate con vi-gore o con premura, urlate da una porta a||’altra del campo di gioco, o sussurrate alla ri-cerca di un consiglio). Quanti altri addio dovremmo evoca-re dai nostri animi?- Addio felicita ingenua e commossa che sempre ci accompagnava, serenità pa-cata e costante che a trat-

ti esplodeva in un’a||egria travo|gente!Quanti ricordi sono vivi in noi! Come dimenticare tornei di calcio, la famosa “Vis” dell’O-ratorio, la filodrammatica dei Salesiani, le Associazioni scautistiche, i campeggi, le interminabili partite a ping-pong, a biliardo?Divertimenti semplici e pieni, che ci coinvolgevano total-mente. - Dove vai? -- All’Oratorio!- era la risposta abituale, un rito che si ripe-teva quotidianamente, e del quale tutti si gioiva, condivi-dendo tale gioia con i compa-gni, gli amici, indirettamente anche con le famiglie, impa-rando che cosa significasse vivere con l’altro, condividere le emozioni, gli entusiasmi, il tempo.

Ma qua|i erano i motivi che ci spingevano per stare in-sieme, a frequentare luoghi come |’Oratorio o la Parroc-chia?Oggi si potrebbe commentare che |a vita non offriva di me-glio, che |a penuria di mezzi obbligava a “contentarsi” di que||o che c’era. Forse. Forse anche questo è vero. E, se è vero dobbiamo gra-titudine a ”que||o che c’era” perché ”c’era”. E perché era in quel modo.Perché cioè riusciva ad ani-mare dei motivi dentro di noi che non erano più |egati

a||a semplice ...mancanza di a|tro.La molla che ci teneva e ci tiene ancora uniti era |’Ami-cizia, era |’Amore verso |’altro, la forza dei va|ori semp|ici ma profondi di si-gnificato, ine|udibi|i, perché vita|i, una specie di aria che si respira senza nemmeno accorgersi ma che determina |’intera vita de||’organismo; era la |ea|tà, era |a sincerità, |’onestà mentale, spinte che ci so||ecitavano a superare i| gretto individualismo per una comunione idea|e degli animi di intenso valore, reale e spi-rituale.Il segreto e la Forza di ciò è che quei motivi erano in noi.Erano vita.E la grandezza del piccolo Oratorio, dei talvolta goffi ri-creatori, era nel conoscere tale segreto, nel condividerlo con noi senza farci accorge-re, nel porsi quotidianamen-te a risvegliarsi, a coltivarli e crescerli arricchendoli.I semplici, grandi Uomini che ci seguivano erano, a nostra insaputa, la nostra Maieutica.Questa era la caratteristica che ci distingueva: una im-mensa fiducia in noi e nella vita.

Prof. Vittorio Valli Noi della redazione di MPN ti ricorderemo sempre con stima e affetto.

Un ricordo del Prof. Vittorio Valli attraverso una sua riflessione sui giovani

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LO SPORTdi Mario Sposetti

Down-hill letteralmente si traduce in giù dall’altura è un’evoluzione della mountin bike, si svolge a cro-nometro individuale completamen-te in discesa su tracciati di diffe-rente lunghezza, di norma dai 2 ai 5 Km, ed è praticata con una bici con un telaio molto più robusto e marcato rispetto ad una normale bici e con delle sospensioni mag-giormente sviluppate in modo da poter sostenere maggiore pres-sione. Una disciplina assai difficile da praticare sia per lo sforzo fisico che per l’approccio mentale.Nella scorsa estate il titolo di Cam-pione d’Italia della categoria Allievi è stato conquistato da un quindi-cenne di Tolentino Federico Mon-zoni.Federico Come mai questa pas-sione?Avendo una casa in montagna a Frontignano da piccolo vedevo delle persone che prendevano la seggiovia portando dietro delle bici e poi una volta giunti alla vetta della montagna sparivano improv-visamente, mentre io ero impe-gnato con i miei genitori in lunghe passeggiate. Poi un giorno mio pa-dre mi disse sai quelle bici vanno giù dalle montagne e da qui è nata la mia curiosità, in più ho avuto la fortuna di conoscere un amico di Tolentino appassionato di questo genere di bici e da qui poi è scat-tato il tutto. Ho iniziato a praticare

questo sport nell’agosto di cinque anni fa, mentre da tre ho il piacere di gareggiare. Quest’anno con la Nazionale Italiana sono riuscito a portare a termine un programma di allenamento che mi permetterà di partecipare a delle competizioni internazionali quali la Coppa Eu-ropa.Devi difendere il titolo conquista-to lo scorso anno, come stai pro-grammando l’attuale stagione?Inizialmente cercherò di partecipa-re a tutte le gare possibili a livello regionale e di Centro Italia con il gravity-race con lo scopo di alle-narmi il più possibile. Da maggio si entrerà nel vivo della stagione con gli appuntamenti di Coppa Eu-ropa (1^ tappa in Slovenia) e poi cercherò di prendere parte anche ad altre gare nazionali durante l’in-tera estate. In primis la mia aspet-tativa è sicuramente di divertirmi, nel contempo mi auguro di poter riconfermare il titolo tricolore e perché no magari trovare anche qualche buon piazzamento a livel-lo europeo.In quanti atleti normalmente pren-dete parte a queste competizioni?Il numero varia a secondo del cir-cuito, di norma ci si ritrova in cir-ca 200 atleti per le gare naziona-li, mentre il discorso varia per le competizioni europee dove esiste una sorta di pre-iscrizione e al via non siamo mai al di sotto delle 400 unità circa.Quale consiglio ti sentiresti di dare dal lato della tua professionalità,

seppur giovanissimo, ad un ra-gazzo che abbia voglia di adden-trarsi in questa disciplina sportiva?Sicuramente di prendere subito la bici e di rivolgersi a qualcuno che conosca bene questo tipo di sport in quanto in questa disciplina è fa-cile farsi male se fatta in maniera sbagliata, mentre se fatta in ma-niera corretta il rischio di farsi male è assai limitato.

Sono ormai più di 8 anni che stampiamo il nostro GIOR-NALE non senza difficoltà ma sicuramente con grande entusiasmo che ci ripaga, se non economicamente, alme-no moralmente dell’impegno e della fatica svolta.

Con queste foto che pubblichia-mo vogliamo rendere il giusto onore a chi ci lavora e sostie-ne questa avventura editoria-le, portata avanti anche grazie alle aziende che credono in noi e quindi acquistano gli spazi pubblicitari, ai collaboratori che mettono a disposizione le loro professionalità gratuitamente e anche a coloro che pur ten-tando di denigrarci non pos-sono fare a meno di leggerci.

A molti di loro diciamo: è faci-le fare i manager con le spalle coperte, ma noi che fino all’ul-timo non sappiamo mai cosa ci aspetta.Vediamo uscire dalla tipografia San Giuseppe ogni nostra “cre-atura” con un orgoglio che altri non riescono neanche ad imma-ginare.

Incredibile ma vero: c’è anche chi sotto sotto sogna che Multi-radio Press News non esca più!

A costoro diciamo che il con-fronto, lo scambio di idee, e anche la critica e opposizione sono necessari in democrazia se si vuol crescere e miglio-rare.E per questo la comunicazione e la stampa sono fondamentali.

Una stampa addomesticata e prona al potere non ha senso.Riteniamo che la nostra funzio-ne, seppur a volte antipatica, sia quella di dare voce a tutti, senza distinzione, come abbia-mo sempre fatto, anche risul-tando antipatici.

Sicuramente a volte possiamo dar fastidio a qualcuno ma lo facciamo per stimolare e dare suggerimenti, migliorare il rap-porto tra la politica e il cittadino per il bene di tutti. I cittadini ci apprezzano e so-stengono: noi andiamo avanti proprio per loro. Per il diritto di sapere e per la libertà di dire!

Ringraziamo la città di Tolen-tino e ricordiamo che è pos-sibile fare anche un abbona-mento per avere la certezza di ricevere il giornale puntual-mente a casa, al solo costo di un “francobollo”.

IL CAMPIONE DELLA DISCESAFederico Monzoni un nuovo tricolore nazionale made in Tolentino

OTTO ANNI DI DURO LAVORO E SODDISFAZIONI

Ester De Troia, Luigino Bucosse e Oriana Forconi

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Lu spì

LU SPI’

R. Ciao Pe’P. Ciao, RenàR. Come jimo co’ le cianche, Pe?P. Non te dico che va male, ma vojo esse ottimista, e te dico che va pegghio!R. Ma daje non te fa pijà la sindrome de la pasta Barilla a mizzujornu!!!P. Che vurristi dì?R.che a menzujornu la pasta Barilla se vutta jò!!!P. Ma vattela a pijà ‘nzaccoccia! dimme de te, piuttosto, come vai?R. De corpu? Ve’, ma de testa, staco ‘ncazzatu niru!P. Che vurristi dì, rendeme conzapevole pure a me!R. vurrio di’ che ce l’agghio a morte co’ chi ce governa e che non se sbriga a fa’ le leggi come se deve contro chi rubba predicanno però l’onestà come lu presidende de la camera de commercio jo in Sicilia che invece de sta in galera j’hanno dato

l’arresti domiciliari.P. c’hai rajò, na orda, anche chi frecava un pezzu de pa’ perché c’aia fame jia in galera. Adesso chi evade il fisco per miliardi va tranquillo a spasso.R. non solo, vedi quella de Roma che c’aìa più de 1200 appartamenti ‘ffittati, anche a lu comune e che avria dovuto pagà più de du milioni de euro de tasse, e no l’ha pagate mai, j’hanno concordato de pagà solo cinquantamila euro.P. qui visugnirìa comenzà a fa’ l’accertamendi fiscali a tappetu, specialemente a chi occupa posti de potere strategici e pulitici, e verificà se co la dichiaraziò del i redditi c’ha fattu pole permettese de aecce machine estra lusso, ville, e chi più ce n’ha più ce ne metta!R. Sci ma quesso non basta, ce vurria pure per da’ un po’ de ossigeno a la pòra jende e soprattutto a l’imprenditori de bbassà le tasse e cuscì

vidrimo che ce sarà meno evasori e meno latri.P. adé vero! Ma ecco me pare che stimo a jì sempre pegghio, tu che ne dici? R. Che come solito telo dico a modu mia:

Pora Italia cara e bella,Ormai non si più quella,lu tracollu a dilla francaÈ venutu jo a valanga,E, pe non passà da tonti,Ve dicimo che adé Monti,lu protettu da “Re Giorgio”,(auto elettosi sovrano)Che ha portato tutti quantiA cascà drento un Grasciano!!Tu, italianu, tu neglettoGovernato da un po’ d’anniDa chi non è stato eletto, Devi essere informatoChe, rubbà, non è reatoE, perciò, nemmeno a dille,C’è chi freca anche le spille, Perché ormai, adè cosa verapiù gnisciuno va in galera!!

R. Ciao Pe’P. Ciao Renà

Manco so’ piscini Lo dice chi non ha voglia di prestare o regalare il proprio denaro

Manco so’ Torlonia Esclama chi non vuole impego-larsi in spese dispendiose.

Mani fredde e còre càlluA mani gelate corrisponde spesso un cuore ardente.

Grascià luogo nel quale veniva convo-gliato il letame della stalla che poi serviva anche ai contadi-ni come gabinetto. Il letame veniva poi anche usato come concime per i campi.

I “MODI DE DI’” sono tratti dal volume “Mènza faccia de Tulindì” di S. Baroncia e D. Forconi - grafica e stampa 1998.

Modi de di’De Lu spì