E-learning del Polo di Ingegneria - Waste to Energy: le tecnologie · 2014. 12. 4. ·...
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Formazione e Controllo di Inquinanti nella Combustione
Impianti di trattamento effluenti
Waste to Energy: le tecnologieProf. L.Tognotti
Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Chimica/
Ingegneria EnergeticaAnno Accademico 2014-2015
Tecnologia
Requisiti richiesti
• Provata, consolidata, referenziata
• Flessibile, di agevole gestione e controllo
• Di elevata affidabilità e ridotta richiesta di manutenzione
• A costi accettabili, ma soprattutto certi
• A ridotto impatto sull’ambiente (emissioni, reflui liquidi, residui solidi)
• Energeticamente efficiente ed efficace (massimo recupero e minimi
autoconsumi, costanti nel tempo)
• A rischio minimo in termini di sicurezza e di salute
Obiettivi da perseguire
• Massimo sfruttamento della “risorsa” rifiuto;
• Minimo impatto sull’ambiente;
• Costo accettabile per i cittadini;
• Ricerca costante di innovazione su tutti gli aspetti relativi al percorso
“da rifiuto a risorsa (prodotto)”;
• Integrazione con la realtà locale
BAT-MTD
A livello europeo:
“Reference Document on the Best Available Techniques for
Waste Incineration, Final document, August 2006
A livello nazionale
“Linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione delle migliori tecniche
disponibili per gli impianti di incenerimento dei rifiuti” 3a Bozza, febbraio
2006
4/tot
La termovalorizzazione
Produzione di energia dai rifiuti:• Produzione di solo calore
• Produzione di sola elettricità
• Produzione combinata di elettricità e calore (cogenerazione)
Indipendentemente dall'utenza finale, le caratteristiche fisico-
chimiche dei RSU rendono inattuabile un utilizzo nei dispositivi
normalmente impiegati per produrre elettricità e/o calore da
combustibili fossili,
• problemi tecnologici (elevato tenore di umidità e inerti, corrosione,
disomogeneità etc.),
• problemi ambientali (la combustione tal quale in sistemi convenzionali
per combustibili fossili può generare emissioni inquinanti).
La termovalorizzazione
• Sono quindi necessari dispositivi e/o processi di conversione
dell'energia sviluppati ad hoc per i RSU o le frazioni da loro ricavate, che
da un punto di vista concettuale possono seguire le filosofie:
• Combustione diretta, con trasferimento di energia termica ad un ciclo termodinamico (o ad
un fluido vettore termico) attraverso uno scambiatore di calore. Il fluido universalmente
impiegato per il ciclo e come vettore termico è il vapore d'acqua. Il materiale combustibile
può essere RSU tal quale (inteso anche come proveniente da una raccolta differenziata
che ne innalzi il potere calorifico) oppure CDR (CSS)
• Conversione in un combustibile intermedio liquido o gassoso, mediante pirolisi o
gassificazione. Dopo opportuna depurazione, tale combustibile intermedio può essere
utilizzato direttamente in una normale caldaia o in un motore a combustione interna
(motore alternativo o turbina a gas)
La combustione
• La combustione del rifiuto viene effettuata all’interno di appositi
forni costituiti da un supporto di base (per esempio, il piano della
griglia) e da una camera di combustione sovrastante,
•riscaldamento ed essiccamento,
•pirolisi con rilascio di composti volatili (gas e tar),
• combustione e/o ossidazione parziale in fase
gas,
•combustione e/o gassificazione della matrice
carboniosa (char).
La combustione
La combustione dei rifiuti è un fenomeno complesso
• Non omogeneità degli RSU- CDR poveri
• Difficoltà di controllo dei flussi e del miscelamento
• Presenza di fenomeni transitori (channelling, puff) e instabilità
• Ambiente aggressivo (corrosione)
La camera di combustione costituisce il cuore della piattaforma di
termovalorizzazione; dal suo comportamento dipendono in parte
le prestazioni complessive del sistema, anche dal punto di vista
ambientale.
Un buon processo di combustione è il primo requisito che deve
essere soddisfatto al fine un’elevata efficienza globale
dell’impianto.
Efficienza:
• necessità di limitare le frazioni incombuste nelle scorie;
• favorire il recupero energetico
Ottimizzazione della combustione, come limitazione dei transitori e
della formazione di inquinanti
Affidabilità: limitate fermate
Elasticità di funzionamento: possibilità di alimentazione con
materiali di caratteristiche anche molto differente tra loro,
ovvero
Necessità di trattare materiali aventi specifiche caratteristiche
Requisiti del sistema di combustione
La grigliaLa griglia ha il compito di fare avanzare, mescolandolo, il rifiuto in modo da
favorirne l’essiccamento e la completa combustione.
La griglia è costituita da un insieme di elementi, detti “barrotti”, disposti in modo da
consentire il passaggio dell’aria comburente e la sua ripartizione su tutto il letto di
rifiuto.
I barrotti esposti alle temperature più elevate sono realizzati di speciali leghe
(acciaio al nichel-cromo) e possono in genere sopportare temperature di esercizio di
1100°C.
• La forma dei barrotti della griglia, i meccanismi adottati per il loro movimento ed i
sistemi di avanzamento del rifiuto caratterizzano i diversi tipi di griglie
comunemente impiegati;
• griglia fissa,
• griglia mobile tra cui si distinguono le griglie mobili a movimento alternato, a
tamburi, a catene oppure a barrotti oscillanti.
Esempi di griglie
Campo di funzionamento
In base alla configurazione del forno ed alle tecnologie adottate per la
sua realizzazione, il sistema ha un determinato campo di
funzionamento rappresentabile attraverso il diagramma
Parametro di progetto:
carico termico specifico
(500.000÷750.000 Kcal/m2 h)
I forni a griglia di moderna
concezione presentano :
Elevata resistenza agli alti carichi
termici: sistemi in grado di
utilizzare rifiuti ad elevato
potere calorifico (water cooled)
Elasticità di gestione : sono in
grado di ovviare alla variabilità
delle caratteristiche dei rifiuti e
dei flussi in ingresso
FORNI A GRIGLIA DI MODERNA CONCEZIONE
La camera di combustione: configurazioni
I letti fluidi
Dal punto di vista delle modalità di fluidizzazione ed in particolare
della velocità di fluidizzazione i letti fluidi possono essere a letto
bollente con velocità di fluidizzazione medio bassa 1-3 m/s, ed a letto
trascinato con velocità di fluidizzazione elevata 6-10 m/s.
Letto fluido- vantaggi
• possibilità di un miglior controllo degli inquinanti in fase di
combustione, sia tramite l’iniezione di additivi (per HCl, SO2),
che per mezzo di un’opportuna conduzione della combustione;
• possibilità di avere unità più compatte rispetto ai forni
convenzionali a ragione dei maggiori carichi specifici possibili;
• buona flessibilità rispetto al carico ottenuto tramite il controllo
dell’aria di combustione, anche con ampie escursioni del carico
specifico. L’elasticità rispetto al carico è anche collegata
all’inerzia termica del letto di inerte;
• ridotto numero di parti meccaniche in movimento e quindi,
almeno in linea di principio, minori possibilità di rotture e/o
guasti;
Letto fluido- vantaggi (2)
• possibilità di operare con bassi eccessi d’aria (20÷30%), in
quanto la temperatura è controllata anche mediante scambio
termico (regime non adiabatico): minore volume di fumi e di
conseguenza impianti di trattamento di minori dimensioni ed un
maggior rendimento energetico;
• elevata efficienza di combustione a causa dell’elevata
turbolenza e sopratutto degli elevati tempi di residenza;
• basso contenuto organico nelle scorie. Se il processo è ben
condotto si hanno contenuti di organico anche inferiori a
0,2÷0,3%, mentre nei forni a griglia ad esempio si ha un
contenuto dell’ordine del 2÷5%.
Problemi
• defluidizzazione del letto, dalla presenza di ceneri “basso fondenti”
fenomeni di agglomerazione: usare i letti fluidi quando le caratteristiche
dei combustibili in alimentazione sono note ed è conosciuto il punto di
rammollimento delle ceneri. ( caso del CDR di buona qualità, vista
l’elevata omogeneità derivante dal relativo sistema di produzione).
• Si possono avere inoltre problemi relativi all’omogeneità di
mescolamento in senso trasversale, con necessità di incrementare i
punti di iniezione del combustibile e/o di aumentare la velocità di
fluidizzazione.
• L’esperienza di smaltimento dei rifiuti con letti fluidi, specie sul tal
quale, non è ancora particolarmente ampia, ed appare attualmente non
semplice valutare completamente la potenzialità di questo sistema,
specie in relazione agli altri disponibili, almeno facendo riferimento alla
situazione nazionale.
Forni a tamburo rotante
23/tot
Caratteristiche
24/tot
Formazione e Controllo di Inquinanti nella Combustione
Impianti di trattamento effluenti
Waste to Energy: il recupero energeticoProf. L.Tognotti
Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale
Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Chimica/
Ingegneria EnergeticaAnno Accademico 2014-2015
Recupero di EnergiaIl recupero energetico, anche se non prioritario
rispetto a quello di materia, è stato indicato
come necessario dalla normativa europea e
nazionale, ai fini dell'attuazione di un sistema
sostenibile di gestione dei rifiuti, in quanto
consente il risparmio di combustibili fossili e
riduce il quantitativo di rifiuti da avviare in
discarica.
La gestione integrata dei rifiuti, infatti, prevede
il ricorso alla discarica solo come forma
residuale di smaltimento, per quei rifiuti per i
quali non sia più possibile un ulteriore
recupero.
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Incenerimento
• sterilizzazione
• riduzione volume (10-30 volte)
• inertizzazione dei residui a discarica
Termoutilizzazione
• recupero di energia
• riduzione impatto del ciclo di vita
Allegato II alla direttiva 2008/98/CE del 19
novembre 2008 (“Direttiva quadro sui rifiuti -
GUCE del 22 novembre 2008 e recepita in
Italia dal DLgs 205/2010):
L'attività di recupero energetico si
concretizza in:
“utilizzazione principale come combustibile o
come altro mezzo per produrre energia”,
includendo in tali attività l'utilizzo dei rifiuti come
combustibile normale o accessorio in impianti
industriali volti alla produzione di energia o di
materiali (utilizzo di Combustibile da Rifiuti
“CDR” (ora CSS) presso centrali elettriche o
cementifici, di scarti legnosi e vegetali presso
impianti a biomasse, di fanghi e altre frazioni
organiche presso digestori anaerobici, etc.);
“incenerimento a terra”, ovvero in specifici
impianti di incenerimento dove l’eliminazione del
rifiuto tramite combustione, è associata al
recupero di energia (termica ed elettrica).
Il recupero di energia La termovalorizzazione dei rifiuti solidi
urbani costituisce operazione di
recupero se consegue un’efficienza
energetica (R1) pari a:
• 0,60 in impianti funzionanti
autorizzati in conformità della
normativa comunitaria applicabile
anteriormente al 1° gennaio 2009;
• 0,65 in impianti autorizzati dopo il
31 dicembre 2008.
Questa distinzione assume particolare
rilevanza poiché consentirebbe di classificare,
su basi tecniche, l’incenerimento dei RU
come operazione di recupero dal punto di
vista legale, con tutte le implicazioni di
carattere operativo-gestionale e normativo
che tale differente classificazione comporta.
• EP energia annua prodotta sotto forma di
energia termica o elettrica;
• EF alimentazione annua di energia nel sistema
con combustibili che contribuiscono alla
produzione di vapore;
• EW energia annua contenuta nei rifiuti trattati
calcolata in base al potere calorifico netto dei
rifiuti;
• EI energia annua importata, escluse EW ed EF;
• 0,97 fattore corrispondente alle perdite di
energia dovute alle ceneri pesanti (scorie) e alle
perdite per irraggiamento.
Tutte le energie sono espresse in termini di Ep
energia primaria, moltiplicando:
- energia elettrica per un fattore 2,6 (rendimento
38,5%)
- energia termica per un fattore 1,1 (rendimento
90,9%)
29
Efficienza minima di recupero energetico
E’ sicuramente da apprezzare il principio di base della formula che tende a privilegiare gli
impianti che riescono a conseguire elevate efficienze di recupero energetico;
nella localizzazione di nuovi impianti, sempre al fine di massimizzare l’efficienza di recupero,
si dovrà tenere conto della presenza di possibili utenze (industriali e/o civili), alle quali poter
cedere energia termica sotto forma di vapore, calore, teleriscaldamento e/o refrigerazione;
la formula, così come messa a punto, risulta penalizzante nei confronti di gran parte
del parco impiantistico nazionale, caratterizzato da un gran numero d’impianti di
taglia ridotta nei quali è predominante, anche per ragioni geo-climatiche, la
produzione di energia elettrica come forma primaria di recupero;
La maggior parte degli impianti italiani ricade in questa categoria, per i quali non è pensabile
(in termini di sostenibilità economica ed ambientale) di introdurre modifiche impiantistiche
per soddisfare i criteri suddetti
Alla luce di quanto sopra esposto, l’articolo 39 della direttiva 2008/98/CE prevede che “...Se necessario
l’applicazione della formula per gli impianti di incenerimento di cui all’allegato II, codice R1, è specificata13.
E’ possibile considerare le condizioni climatiche locali, ad esempio la rigidità del clima e il bisogno di
riscaldamento nella misura in cui influenzano i quantitativi di energia che possono essere tecnicamente
usati o prodotti sotto forma di energia elettrica, termica, raffreddamento o vapore...”. Tale misura, essendo
intesa a modificare elementi non essenziali della direttiva, potrà essere adottata tramite la procedura della
“comitatologia”.
Ciclo vapore
La camera di combustione ed il recupero
energetico
Caldaia integrata
Combustore a griglia + ciclo a vapore
Esempio di diagramma di Sankey sul bilancio energetico di
un sistema di combustione
Bilanci materia ed energia impianto WTE
1) Determinazione della composizione elementare del rifiuto
2) Calcolo del potere calorifico inferiore del rifiuto sulla base della
composizione elementare
3) Impostazione di un modello di combustione composto dalle
seguenti fasi:
• -bilancio energetico della camera di combustione
• -calcolo dell’eccesso d’aria per controllo temperatura
• -verifica del tenore di ossigeno (>6% volume)
4) Definizione dei parametri di recupero del ciclo a vapore
5) Impostazione di un bilancio nella caldaia per la determinazione
della portata di vapore prodotto
6) Potenza prodotta dall’espansione del vapore in turbina e
rendimento dell’impianto
Bilancio entalpico
Esempio bilancio energetico sistema
combustione: forno “adiabatico”
Il recupero energetico
• Di pari passo con l’avanzamento tecnologico (riduzione della
temperatura in camera di combustione - membranatura, griglie
raffreddate a liquido, ottimizzazione termofluidodinamica per evitare
picchi di temperatura) si è avuta una progressiva riduzione degli
eccessi d’aria utilizzati come volano termico e per rispettare i limiti
emissivi: aumento della frazione di calore recuperato.
• L’aumento dell’efficienza di combustione ed il sempre maggiore PCI dei
rifiuti e l’ utilizzo di CDR ha inoltre comportato una quantità di calore da
prelevare via via sempre maggiore; la migliore conoscenza dei
fenomeni interni al forno, la omogeneità di composizione degli attuali
rifiuti e CDR, la capacità di controllare il processo di combustione ha
portato al progressivo aumento della taglia degli inceneritori e quindi ad
un aumento dei rendimenti energetici complessivi che risentono
fortemente di un fattore di scala.
Portata di vapore prodotto
Tenendo presente un salto entalpico isoentropico variabile entro i 228,1 kcal/kg(condensatore ad aria a 0,2 bar e
vapore di SH a 38 bar e 380°C) ed i 290,5 kcal/kg (condensatore ad umido a 0,07 bar e vapore di SH a 60 bar e
450°C), è possibile stimare :
produzione specifica di 4,49 kg di vapore per kWh prodotto (valore massimo di vapore necessario), considerando un
rendimento isoentropico di TV pari a 0,84
produzione specifica di 3,29 kg di vapore per kWh prodotto (valore minimo di vapore necessario), considerando un
rendimento isoentropico di TV pari a 0,90
Tali valori possono essere confrontati con quanto ottenuto nel caso di cicli a vapore d’acqua alimentati a combustibile
convenzionale, per i quali il salto entalpico isoentropico è dell’ordine dei 300 kcal/kg, per cui si ottiene un fabbisogno
di vapore pari a 3 –3,5 kg per kWhprodotto.
Incidenza degli autoconsumi
Bilancio energetico sistema di piccola taglia
e ultima generazione
43/tot
Parametri ciclo vapore
Ciclo vapore: design avanzato
• I miglioramenti tecnologici anche
sul versante del ciclo vapore
hanno aumentato ulteriormente i
rendimenti energetici;
• dalle condizioni del vapore
prodotto convenzionalmente di
circa 40 bar e 400°C, negli ultimi
anni sono noti esempi di
applicazione per grandi impianti,
(Wichita Falls USA ed
Amsterdam), che hanno range
di valori di pressione di 60-80
bar e di temperatura di 450-
480°C con rendimenti che
arrivano anche al 30-32%.
Esempio prestazioni impianti di grande taglia
(solo generazione elettrica)
48/tot