COMPLESSITA’ E SOSTENIBILITA’ - datastorage02.maggioli.it · IL TERRITORIO E L’ARCHITETTURA...

19

Transcript of COMPLESSITA’ E SOSTENIBILITA’ - datastorage02.maggioli.it · IL TERRITORIO E L’ARCHITETTURA...

COMPLESSITA’ E SOSTENIBILITA’:IL TERRITORIO E L’ARCHITETTURARivista bimestrale digitale di pianificazione e progettazione - n. 10 Gennaio/Febbraio 2009Two-monthly digital review of architecture and planning - n. 10 January/February 2009

Direttore responsabile / Director in chargeEmilia Gangemi

Direttore scientifico / Scientific directorGabriella Padovano

Vicedirettore scientifico / Scientific deputy directorCesare Blasi

Comitato scientifico / Scientific commiteeCesare BlasiFlaviano CelaschiGabriella PadovanoPiero PaoliEnrico SpoletiniFilippo Tartaglia

Redattore capo / Editor in chiefAttilio Nebuloni

Redazione/Editorial staffIvan L.G. AnastasioValeria Arrigoni

Contacte-mail: [email protected]: 02 23995802 fax: 02 23995810via Durando 38/A20158 Milano

Master in Territorio e Architettura SostenibiliMaster in Territorio e Architettura Sostenibili

In copertina / Cover Naga Studio Architecture + Urbanism, Città della Scienza: l’architettura del divenire Works: Metodologia e metodo

EDITORIALEGabriella Padovano, Cesare Blasi

Viviamo in un’epoca, in cui molte prospettive sembrano mutare in modo tutto particolare e le condizioni attuali di contesto sembrano richiedere un impegno critico e strategico che non può limitarsi a gestire la situazione esistente apportando alcuni cambiamenti sia pure ragionevoli.Se pensare significa comprendere e interpretare, allora non si dovrebbe fissare il pensiero in concetti e formulazioni convenzionali.Sono passati ventinove anni dall’introduzione, nelle Università italiane, della riforma della legge382/80, in cui, al TITOLO III Ricerca scientifica Capo I Ricerca scientifica nelle Università e suo coordinamento, l’Art. 63 Ricerca scientifica nelle Università recitava: “L’Università è sede primaria della ricerca scientifica”. Questa affermazione legislativa è stata costantemente negata dalle istituzioni accademiche, che hanno privilegiato la didattica disciplinare, dando luogo a una deriva licealizzante, che non sarà facile cancellare o correggere.In particolare, la caratteristica di una Facoltà di Architettura non dovrebbe essere quella di produrre e trasmettere regole e pratiche relative alla “disciplina” dell’architettura, ma di formare ricercatori in grado di avere la capacità e la competenza per affrontare i problemi che si presentano all’interno della cultura, del territorio e dello spazio dell’abitare. I problemi, infatti, possono essere risolti esclusivamente con l’ausilio di nuove idee. La fecondità della ricerca sta nel vedere nuovi problemi dove prima non se ne vedevano e nel trovare nuovi modi di risolverli.Scriveva Louis Kahn: “Prima di tutto voglio dirvi che l’architettura non esiste. Esiste un’opera di architettura. E un’opera di architettura è un’of-ferta alla architettura nella speranza che quest’opera possa diventare parte del tesoro dell’architettura”.L’attività svolta nel Master 2008, sulla linea di ricerca relativa al “Territorio e Architettura Sostenibili”, che si illustra in questo numero della rivista, si è posta quattro obiettivi principali:

1. sviluppare un processo di apprendimento non-ripetitivo basato sulla ricerca per problemi;2. sperimentare un processo di formazione, in cui diverse componenti disciplinari individuano relazioni fertili per la risoluzione di problemi specifici;3. esplorare una visione del territorio e dell’architettura radicata sull’idea della complessità e della sostenibilità;4. approfondire con analisi interpretative, ipotesi e prospettazioni progettuali, i potenziali nodi di una struttura espositiva, come l’EXPO 2015, che attribuisca al territorio un ruolo fondamentale nella generazione di strategie insediative complesse e sostenibili.

Il perseguimento dei primi due obiettivi ha consentito ai docenti Gabriella Padovano e Cesare Blasi di sperimentare, nell’attività del Master, una ipotesi di riorganizzazione della Facoltà di Architettura di Milano, nella quale i punti fondamentali riguardano:

A. Libertà di apprendimentoB. Libertà di ricercaC. Coincidenza tra ricerca e didatticaD. Fusione dei corpi solidi istituzionale (orientamenti, 3 + 2, ecc.)E. Coordinamento tra ambiti disciplinari diversi.

L’ipotesi di organizzazione è la seguente:

1. Una Commissione del C.d.F. individua alcune “Linee di ricerca”, che vengono approvate dal C.d.F. stesso.2. All’interno di tali Linee di ricerca, gruppi di docenti di discipline diverse, confluiscono ciascuno nel “Programma di ricerca” da loro proposto e diretto da un Coordinatore, scelto all’interno del gruppo.3. Ciascun Programma di ricerca affronta problemi complessi specifici di una delle Linee di ricerca.4. Le diverse discipline, confluenti nel Programma di ricerca, devono rendere esplicite il loro contributo di conoscenza disciplinare e possono essere sia interne che esterne all’Ateneo.5. I Programmi di ricerca seguono le modalità di redazione proposte dal C.d.F. e possono essere annuali o biennali.6. Le discipline confluenti in ciascun Programma di ricerca costituiscono l’insieme dei crediti attribuiti al Programma stesso.7. Il C.d.F. verifica i diversi programmi rispetto alle Linee di ricerca e ai crediti.8. Gli studenti sono liberi di scegliere tra i diversi Programmi di ricerca, approvati dal C.d.F., che vengono a costituire l’offerta formativa complessiva.

Il digramma illustra le modalità di aggregazione di docenti e studenti nei diversi programmi di ricerca all’interno delle varie linee di ricerca.L’organizzazione proposta sembra poter consentire di corrispondere ai due postulati fondamentali della libertà di insegnamento e della libertà di apprendimento, mentre il lavoro di ricerca su problemi potrebbe dare alle Facoltà una capacità di prospettazione sulle emergenze della società, assumendo un ruolo significativo nella trasformazione degli assetti territoriali e spaziali dell’abitare.Il terzo obiettivo ha costituito la linea interpretativa dell’analisi dell’area territoriale di studio, dell’approfondimento della tematica e ha consentito una comprensione delle criticità, sia nella realtà esistente che nei progetti.La complessità e la sostenibilità hanno generato la formazione di concetti e processi creativi che hanno guidato i ricercatori del master a nuovi modi di organizzazione dello spazio. I due principi sono divenuti orizzonte di indagine conoscitiva e la spinta alla progettazione di spazi adeguati alla

trasformazione della modernità fluida.Il quarto obiettivo ha generato un impegno visibile e competitivo intorno alla grande questione dell’EXPO 2015, facendo emergere proposte alter-native alla pratica ufficiale degli Enti preposti alla realizzazione della manifestazione.La lettura critica dell’insieme dei risultati generati dall’attività formativa e di ricerca del Master, si pensa possa essere utile a superare gli atteg-giamenti opportunistici e adattivi, che la cultura architettonica in generale, e milanese in particolare, hanno assunto in attesa della grande “occasione” realizzativa dell’EXPO 2015. L’attesa di contributi di ricerca, consulenza e valutazione d’impatto ambientale (come già avvenuto per Torino in occasione delle Olimpiadi invernali), sembra impedire all’Università e agli operatori professionali la possibilità di mettere in discussione l’argomento. Occorre ricordarsi di quanto afferma Daniel Libeskind: “Perché spendere tempo, annoiandosi, per applicare una foglia d’oro al pinna-colo di una torre, le cui fondamenta sono rotte? Prima che la delicata operazione sia completata l’intero edificio sarà crollato distruggendo l’opera e l’operatore” e tentare, viceversa, di immaginare contributi più attivi, capaci di anticipare e porre all’attenzione problemi critici.

FACULTYSituazione territoriale, Territorio, Progetto territoriale e urbanoGabriella PadovanoL’attenzione disciplinare si è concentrata, nel passato, sulla costruzione di sistemi gerarchicamente ordinati di situazioni e di fenomeni nei quali il con-fine, i livelli e le dicotomie (equilibrio/squilibrio, dominanza/subordinazione, sviluppo/arretratezza, centro/periferia, concentrazione/decentramento), hanno sempre fatto riferimento a un tipo di conoscenza che rimaneva entro le dimensioni tradizionali, anche se è sempre risultata chiara la necessità di osservare la realtà, in tutti i suoi aspetti, con un approccio differente rispetto a quello usato abitualmente dalla disciplina urbanistica. Sia nella gestione che nei concetti si è sempre fatto riferimento a perimetrazioni localistiche e alla ricerca di norme che potessero garantire la validità dei risultati, senza discostarsi dalla legislazione vigente. Applicando tale tipo di visione, si è riusciti a ridurre la mutazione dei fenomeni, all’interno di cambiamenti che potessero assumere ruoli già presenti nel paradigma e nella pianificazione dominante. La condizione presente della società in generale e del territorio in particolare, ha come elementi caratterizzanti, l’incertezza, la complessità, la sostenibilità e la contingenza, che ne costituiscono i valori di riferimento. La pianificazione, quindi, deve assumere un atteggiamento attento, volto all’apprendimento e alla comunicazione, per divenire sensibile alle mutazioni dell’economia, della società e, di conseguenza, delle organizzazioni insediative, per poterle trasformare da elementi chiusi e omologati al loro interno, in elementi diversificati e aperti alla società reale.

Professore Ordinario di Urbanistica, Facoltà di Architettura e Società, Politecnico di Milano.e.mail: [email protected]

Situazione settore energia, Energia, Progetto energeticoGiancarlo ChiesaIl tema risparmio energetico, uso corretto dell’energia ed utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili consente la sintesi e l’ottimizzazione delle scelte come risultato della mediazione e della sinergia instauratasi tra diversi fattori a diverse scale di approfondimento, con l’obiettivo di mantenere elevati livelli di comfort interno senza provocare inutili ed irreversibili perturbazioni all’ambiente esterno che tende a diventare sempre meno confortevole.Il progettista, in questo processo graduale di apprendimento sinergico, deve strutturare il progetto, dalla fase preliminare a quella esecutiva, in modo che l’intervento architettonico, quello tecnologico e quello impiantistico siano in stretta relazione.Le fasi di analisi e il successivo approfondimento progettuale consentono di mettere a punto soluzioni atte a mitigare l’impatto ambientale del manu-fatto mediante l’utilizzo di tecnologie e sistemi impiantistici che utilizzano fonti rinnovabili e che usano correttamente l’energia dal punto di vista ter-modinamico, un’attenzione cioè non solo al comfort interno ma anche a quello esterno (minor inquinamento). Le scelte sono possibili dopo un’attenta analisi preliminare delle risorse disponibili in loco e una successiva definizione delle modalità più idonee per il loro sfruttamento.Differenti tipologie di tecnologie: fotovoltaico, solate termico, cicli termodinamici per l’uso corretto dell’energia, uso energetico di biomasse.

Professore Ordinario di Fisica Tecnica Ambientale, Politecnico di Milano, Dipartimento di Energetica.e.mail: [email protected]

Situazione settore ambiente, Ambiente, Progetto aree naturaliGiovanni CanigliaIl paesaggio, ossia la percezione che l’uomo ha di ciò che lo circonda, rappresenta una sintesi di numerosi fattori sia naturali che arti-ficiali, ma soprattutto culturali. Si tratta quindi dell’espressione di un concetto complesso e alquanto soggettivo nella sua definizione, a seconda che il nostro interesse prevalente sia l’estetica, l’immagine, la geografia, l’ecologia, l’architettura, l’urbanistica, l’archeologia o altre discipline. Una delle possibili chiavi di lettura del paesaggio può derivare da una analisi critica della biodiversità; questa è il risulta-to finale di un processo lungo e complesso d’interazione tra il naturale dinamismo del mondo vegetale con tutti i fattori, prevalentemente antropici, che ne interferiscono la naturale evoluzione, rallentandone gli stadi evolutivi, oppure talora anche accelerandoli, ma quasi sempre modificandoli e in qualche modo denaturandoli. I temi principali del settore ambiente naturale (la relazione tra risorse e valori dei sistemi ambientali naturali e gli spazi architettonici interni, l’analisi e interpretazione della natura nella copertura delle superfici esterne dell’architettura, l’analisi e interpretazione dei rapporti della natura con il sistema idrografico) sono orientati a fornire un quadro conoscitivo del dominio ambientale in termini di patrimonio e risorse naturali in relazione all’ambiente nel territorio e all’interno degli spazi architettonici, oltre ad individuare, valutare e fornire indicazioni operative per l’integrazione della natura nel progetto degli spazi territoriali, urbani e architettonici.

Professore Associato di Botanica, Università di Padova, Dipartimento di Biologia.e.mail: [email protected]

Situazione settore idrico, Idrografia, Progetto sistema delle acqueEnrico OrsiLa crescente antropizzazione del territorio ha portato ad un incremento delle problematiche connesse con il dissesto idrogeologico e con gli eventi alluvionali, mettendo in evidenza l’esigenza che gli interventi di pianificazione e riqualificazione del territorio tengano in giusta considerazione il suo equilibrio idrogeologico, il che può ottenersi solamente attraverso una corretta gestione delle interazioni fra gli interventi urbanistici e l’esistente reticolo idrografico artificiale e naturale. Il rapporto tra uomo e acqua è in estrema sintesi riconduci-bile alla difesa della risorsa, indispensabile alla sua sopravvivenza e sviluppo e alla difesa dai pericoli che possono da essa derivare, sia di tipo dinamico (alluvioni, instabilità …), sia di tipo qualitativo (inquinamento della risorsa idrica, coinvolgimento nel degrado del suolo, depauperamento delle riserve residue …). I fattori principali che caratterizzano l’interazione acqua-costruito-territorio sono quattro: due di tipo “fisico esterno” (il reticolo superficiale, naturale o artificiale e le acque sotterranee) e due di tipo “tecnologico” pur con rilevanti collegamenti ambientali (la distribuzione idrica e il trattamento prima della restituzione a valle). Non interventi di semplice regimazione fluviale ma anche di gestione dei delicati equilibri idrogeologici in gioco, capaci di valorizzare le acque superficiali e profonde, le rogge, i canali ed i fontanili, secondo una prospettiva di ecosostenibilità.

Professore Ordinario di Idraulica, Politecnico di Milano.e.mail: [email protected]

Situazione settori vento e luce naturale, Vento e luce naturale, Progetto ventilazione e illuminazione naturaleGiuliano Dall’O’Sole e vento rappresentano due invarianti ambientali del nostro modo di progettare. Il sole come energia che si può trasformare, utiliz-zare e perfino conservare, ma anche come luce diretta, diffusa, riflessa. Il vento come energia, da trasformare e da sfruttare, ma anche come elemento naturale che può contribuire a rendere l’ambiente meno artificiale.L’illuminazione naturale è una risorsa preziosa, che migliora la qualità della vita favorendo un migliore rapporto con l’ambiente: è una risorsa che deve però essere controllata ed integrata con i dispositivi che garantiscono i corretti livelli di illuminamento anche quando la radiazione solare, e quindi l’illuminazione naturale, è insufficiente. Più problematica è la progettazione di un edificio considerando gli apporti dovuti al vento. In questo caso si parte da una modellazione della porzione del territorio nella quale sono inseriti gli edifici per valutare la direzione e l’intensità nei vari punti, alle varie altezze. Una progettazione preliminare si può basare su modelli presi da librerie di soluzioni già verificate, ma necessita, in fase esecutiva, di una validazione attraverso modelli di calcolo di fluidodinamica.Uno sforzo progettuale maggiore e competenze specialistiche possono però portare a soluzioni progettuali in grado di soddisfare i requi-siti di un progetto realmente sostenibile nel quale l’obiettivo principale è un miglioramento della qualità della vita.

Professore Associato di Fisica Tecnica Ambientale, Politecnico di Milano, Dipartimento BEST.e.mail: [email protected]

Situazione area di intervento, Architettura, Progetto architettonicoCesare BlasiLa società “ordinata” è ormai alle nostre spalle e quella attuale procede mettendo in fluttuazione le norme in modo sistematico, facendo del rischio l’unico fenomeno accettato e ponendo come principio base le mutazioni unitamente all’innovazione. Si afferma un sapere multidimensionale, informale e diffuso che richiede il riconoscimento della ricchezza delle stratificazioni, delle specificità, delle disar-ticolazioni e dell’imprevedibilità. Dalla dissoluzione dei riferimenti teorici centrali, che hanno dominato la progettazione degli ultimi due decenni, è derivato un sorta di “diluvio culturale”, che sta producendo uno sforzo per la ri-definizione di un programma di ricerca capace di superare la progressiva delegittimazione delle architetture che vengono realizzate dalla generalità degli operatori accademici e professionali e di essere in grado di indicare nuovi orizzonti corrispondenti alle reali necessità di una società complessa e interattiva.Il diverso modo di guardare e definire la relazione tra realtà e soggetto osservante, moltiplicando, ribaltando e alterando le dimensioni e la compattezza oggettiva dell’osservabile, implica un diverso modo di organizzare lo spazio e gli elementi dello spazio stesso. La molti-plicazione dei livelli di osservazione e il multicentrismo dell’osservatore determinano l’aggiramento, e il rovesciamento della consistenza e definizione della costruzione architettonica.

Professore Ordinario di Composizione Architettonica e Urbana, Facoltà di Architettura e Società, Politecnico di Milano.e.mail: [email protected]

Interventi esterni

Francesco Corona: “Kalzip, sistemi di copertura e facciata in alluminio”, Corus Bausysteme GmbH, responsabile tecnico per l’Italia, sistemi di copertura e facciata Kalzip, tetti fotovoltaici integrati.

Alessandro D’Agostino: “Alubond”, responsabile commerciale di Alubond USA “Pannelli compositi in alluminio per facciate” per i paesi dell’Europa occidentale; si occupa di assistenza tecnica alla progettazione di facciate ed è progettista di stand fieristici per Corus Service Centre Milano SpA.

Claudio Del Pero: “Impianti solari termici e fotovoltaici, criteri di dimensionamento e normativa”, Ingegnere ambientale, PhD Student in Tecnologie e Progetto per l’Ambiente Costruito, Politecnico di Milano, si occupa di tecnologie per il risparmio energetico e l’uso delle fonti rinnovabili.

Marco Dezzi Bardeschi: “Teorie della conservazione”, Professore Ordinario di Restauro Architettonico, Facoltà di Architettura, Politecnico di Milano. Direttore della rivista quadrimestrale ‘ANANKE, cultura storia e tecniche della conservazione per il progetto (Alinea, Firenze).

Luca Dinelli: “Allplan”, Architetto, titolare dello studio Al14, si occupa di progettazione e direzione lavori per privati e P.A. nei campi dell’edilizia residenziale, terziario e spazi pubblici. Dal 2002 competence center Nemetschek - Harpaceas, per l’insegnamento di Allplan e Cinema 4d.

Gioia Gibelli: “Opere di mitigazione e rinaturalizzazione fluviali”, Architetto libero professionista. Esperta in analisi e recuperi ambien-tali, metodologie quali-quantitative di valutazione, pianificazione e progettazione del paesaggio, è Vice Presidente della Società Italiana Ecologia del Paesaggio.

Lorenzo Jurina: “Architettura e strutture”, ingegnere civile strutturista, professore associato di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Architettura e Società del Politecnico di Milano. Si occupa di consolidamento di edifici e monumenti storici.

Elena Lucchi: “Comfort termico, visivo e olfattivo - involucro climatico attivo”, Architetto, docente a contratto, Politecnico di Milano.

Andrea Mascaretti: “Verso l’EXPO”, Assessore alle Politiche del Lavoro e dell’Occupazione, Comune di Milano.

Fabio Masi: “Ciclo sostenibile delle acque e tecniche di fitodepurazione”, Chimico ambientale, Direttore tecnico di IRIDRA società che si occupa della gestione ecosostenibile delle risorse idriche, autore di studi e ricerche sulla fitodepurazione, esperto nel dimensionamento di processo.

Nicola Milano Vieusseux: “Il verde pensile come sistema di copertura”, Agronomo, Ufficio commerciale MC Coperture di Legnano, concessionaria per Milano del sistema costruttivo DAKU.

Fabio Sdogati: “Globalizzazione”, Professore Ordinario di Economia Internazionale, Politecnico di Milano. Esperto di competitività internazionale e frammentazione della produzione.

Lavinia Chiara Tagliabue: “Impianti solari integrati di generazione energetica per il comparto edilizio”, Architetto, docente a contratto di Fisica dell’edificio e impianti tecnici, Politecnico di Milano, si occupa di tecnologie per il risparmio energetico e uso delle fonti rinnovabili.

Marco Torri: “Caratteristiche di ventilazione naturale”, Architetto, cultore della materia nei corsi di Fisica Tecnica presso il Politecnico di Milano, Membro delle commissioni del capitolo italiano I.A.I.

Maurizio Vegini: “Piscine naturali”, Agronomo, coordina l’attività di GPT e di Piscine&Natura, società che si occupa della progettazione, realizzazione e manutenzione di piscine naturali.

François Roche - R&Sie(n)..., Parigi

“Making with … è la loro via per descrivere la ricerca all’interno di un’esperienza critica di architettura, attraverso una mutazione di parametri contestuali. Scenari di ibridazione, che innestando, clo-nando e aumentando di forma, danno perpetua trasformazione all’ar-chitettura, spezzando così le antinomie oggetto/soggetto - oggetto/territorio. Sperimentale e inventiva, l’architettura di R&Sie(n) cerca di essere profondamente critica e ingannevole: un’architettura che con-trappone una non-forma che sembra fatta di un materiale estratto di ogni situazione, un’architettura alla deriva”.Questo testo di presentazione di Frédéric Migayrou che accompagna il copioso CV dello studio francese all’interno del loro sito www.new-territories.com, laboratorio virtuale di lavoro, descrive meglio di ogni altra ipotesi interpretativa, i campi all’interno dei quali questi giovani architetti (François Roche e Stéphanie Lavaux, in associazione con Jean Navarro), muovono la loro azione di ricerca sull’architettura. Invitati alle ultime quattro edizioni della Biennale di Architettura di Venezia, i lavori di R&Sie(n) sono stati esposti in numerose mostre e manifestazioni.

http://www.new-territories.com e.mail: [email protected]

“Making with … it is their means of describing the research within a critical architecture experience, via a mutation of contextual para-meters. Scenarios of hybridization, which inserting, cloning and increasing in form, provide perpetual transformation to architectu-re, thus breaking the object/subject - object/territory antinomies. Experimental and inventive, R&Sie(n)’s architecture seeks to be deeply critical and deceptive: an architecture which contrasts a none-form which seems to be made of a material extracted from every situation, an architecture adrift”.This presentation by Frédéric Migayrou which accompanies the copious CV of the French firm on their website www.new-terri-tories.com, a virtual workshop, describes - better than any other interpretative hypothesis - the fields within which these young architects (François Roche and Stéphanie Lavaux, in association with Jean Navarro), move their research activities on architecture. Representatives to the last four editions of the Venice Architecture Biennale, R&Sie(n)’s works have been exhibited at numerous exhi-bitions and events.

http://www.new-territories.com e.mail: [email protected]

Mario Cucinella - MCA, Bologna

Mario Cucinella Architetti - MCA, fondato nel 1992, è uno Studio con una solida esperienza d’avanguardia architettonica, di design e di ricerca, con un approccio integrato al progetto, sviluppato in stretta collaborazione con un gruppo multidiscipilnare di partner e consulenti al fine di rispondere ad ogni tipo di richiesta con un design specifico e innovativo. Sostenibilità ambientale e uso razio-nale delle risorse, sono i temi centrali del lavoro di ricerca: qualità ambientale analizzata, studiata e progettata con l’ausilio di speci-fici strumenti di modellazione, test e software dedicati.L’apertura internazionale dello studio ha portato alla vittoria di numerosi concorsi e premi, come il recente riconoscimento del-l’Outstanding Architect Award 2004 del World Renewable Energy Council. Associata allo Studio è Elizabeth Francis, con la quale Mario Cucinella ha aperto, nel 1999, il MCA Integrated Design sempre a Bologna.

http://www.mcarchitects.it e.mail: [email protected]

Mario Cucinella Architetti - MCA, founded in 1992, is a firm with sound avant-garde architectonic, design and research experience, with an integrated approach to the project, developed in close colla-boration with a multi-disciplinary staff of partners and consultants so as to meet any type of request with specific and innovative desi-gns. Environmental sustainability and rational use of the resources, are the central themes of the research work: environmental quality analyzed, studied and planned with the aid of specific modelling and test instruments and dedicated software.The international opening of the studio led to the achievement of numerous competitions and prizes, such as the recent awarding of the Outstanding Architect Award 2004 from the World Renewable Energy Council. Elizabeth Francis is an associate of the firm, with whom Mario Cucinella opened MCA Integrated Design in 1999, again in Bologna.

http://www.mcarchitects.it e.mail: [email protected]

Tarek Naga - Naga Studio Architecture + Urbanism, Los Angeles - Il Cairo

Naga Studio Architecture + Urbanism, con sede in Los Angeles, è guidato dall’architetto Tarek Naga. “Il nostro lavoro, sperimentale e di ricerca nella campo della natura, è caratterizzato dalla nozio-ne di architettura del divenire. Aspiriamo a creare un ambito di ricerca che sfidi lo status quo nell’architettura attuale ed avvii un genuino dibattito sull’avanguardia. I nostri progetti spaziano su vari ambiti e gradi di complessità, con un’attenzione speciale per progetti pubblici, istituzionali e di impegno civile, come il Grande Museo Egizio, il Museo della Scienza, il Terminal di Yokohama, il Nara Music Center e Opera House e il padiglione egiziano alla Biennale di Venezia del 2000.” Lo Studio ha avuto riscontri inter-nazionali e i suoi progetti sono stati ampiamente pubblicati dalla stampa specializzata negli USA, in Europa, in Giappone e in Medio Oriente.Unitamente all’attività professionale, Tarek Naga ha tenuto nume-rose lectures nelle principali Università e Istituzioni Accademiche a livello internazionale. È architetto registrato negli Stati Uniti (NCARB/AIA), membroUIA-International Union of Architects, e del RIBA-Royal Institute of British Architects.

http://www.nagastudio.come.mail: [email protected]

Naga Studio Architecture + Urbanism, with headquarters in Los Angeles, is run by the architect Tarek Naga. “Our work, experimen-tal and research-based in the field of nature, is characterized by the notion of the architecture-of-becoming. We aspire to create a sphere of research which challenges the status quo in current architecture and start up a genuine debate on the avant-garde. Our projects range throughout various spheres and degrees of complexity, with particular attention paid to public, institutional and civil commit-ment projects, such as the Grand Egyptian Museum, the Museum of Science, the Terminal of Yokohama, the Nara Music Center and Opera House, and the Egyptian Pavilion at the Venice Biennale in 2000.” The firm has received international confirmation and its projects have been extensively published in the USA, Europe, Japan and the Middle East.Together with his professional activities, Tarek Naga has given numerous lectures at international leading universities and aca-demic institutes. He is a chartered architect in the United States (NCARB/AIA), a UIA-International Union of Architects member, and member of the RIBA-Royal Institute of British Architects.

http://www.nagastudio.come.mail: [email protected]

Sabine Müller, Andreas Quednau - SMAQ, Berlino - Rotterdam

SMAQ Architects è uno Studio che opera nei settori dell’architettu-ra, dell’urbanistica e della ricerca. Fondato dagli architetti Sabine Müller e Andreas Quednau a New York nel 1998, ha sedi a Berlino e Rotterdam. Numerose sono le partecipazioni a concorsi di archi-tettura internazionali che hanno visto lo Studio ricevere premi e riconoscimenti, così per i progetti Europan 5, 6 e 7, per la Sarajevo Concert Hall e il concorso “Futuri Possibili”. Recentemente, il loro lavoro è stato pubblicato su deArchitect (Olanda), Arquitectura Viva e Pasajes de arquitectura y critica (Spagna), Arquitectura e Vida (Portogallo), Bauwelt (Germania), Concept (Corea), Area (Italia), amc (Francia) and dérive (Austria). Nel 2003 lo Studio è stato selezionato per partecipare alla Biennale di Architettura di Rotterdam, alla Biennale di Miami e alla Artimage - Biennale for Media and Architecture a Graz.Accanto all’attività professionale, Sabine Müller e Andreas Quednau, insegnano a Darmstadt, Delft e alla Technische Universität di Berlino.

http://www.smaq.net e.mail: [email protected]

SMAQ Architects is a firm which operates in the sectors of archi-tecture, town planning and research. Founded by the architects Sabine Müller and Andreas Quednau in New York in 1998, it has offices in Berlin and Rotterdam. Participation in international archi-tecture competitions has been numerous, involving the firm receiving awards and acknowledgements, such as for the Europan 5, 6 and 7 projects, for the Sarajevo Concert Hall and the “Possible Futures” competition. Recently, their work has been published in deArchitect (the Netherlands), Arquitectura Viva e Pasajes de arquitectura y critica (Spain), Arquitectura e Vida (Portugal), Bauwelt (Germany), Concept (Korea), Area (Italy), amc (France) and dérive (Austria). In 2003, the firm was chosen to take part in the Rotterdam Architecture Biennale, the Miami Biennale and the Artimage - Biennale for Media and Architecture in Graz.Alongside their professional activities, Sabine Müller and Andreas Quednau lecture at Darmstadt, Delft and the Technische Universität in Berlin.

http://www.smaq.net e.mail: [email protected]

Andreas Kipar - LAND, Milano

LAND, Landscape Nature Architecture Development, è un Gruppo di professionisti a servizio dell’architettura del paesaggio, fondato nel 1990 a Milano da ANDREAS KIPAR (architetto paesaggista tedesco, portatore di un’esperienza avanzata sui temi ecologico-ambientali) e GIOVANNI SALA (agronomo).Considerando la INTERDISCIPLINARIETÀ quale base per il proprio lavoro, inevitabilmente si sono unite nel tempo altre professionalità come quelle del naturalista, dell’ingegnere ambientale, oltre a quel-le degli architetti, degli urbanisti, dei pianificatori e dei designer.Partendo dalla progettazione degli spazi aperti e del verde, del LANDSCAPING in generale, l’approccio ha sperimentato da sempre una visione di ampio respiro con una lettura a scala territoriale, che ha portato ai PIANI DEL VERDE (Ravenna, Reggio Emilia, Cagliari, della Repubblica di San Marino, Vercelli e Milano), al RECUPERO DELLE AREE DISMESSE (Napoli, Torino, Venezia Marghera, Milano) e alla elaborazione multidisciplinare dei PIANI STRATEGICI a scala territoriale vasta (bacino industriale della Ruhr, nella Brianza lom-barda, nel Carso triestino, nelle terre matildiche dell’Emilia).

http://www.landsrl.com e.mail: [email protected]

LAND, Landscape Nature Architecture Development is a group of professionals working in the field of landscape architecture and was founded in 1990 in Milan by ANDREAS KIPAR (German landscape architect, experienced in environmental/ecological matters) and GIOVANNI SALA (agronomist).INTER-DISCIPLINE is the foundation of all their work and over the years other professionals, such as naturalists, environmental engi-neers, planners, urban planners, designers and obviously archi-tects, have joined the group.Beginning with the projecting of open spaces, green areas and LANDSCAPING in general, its approach has always been that of giving breath on territorial scale, developed within the GREEN PLANS (Ravenna, Reggio Emilia, Cagliari, the Republic of San Marino, Vercelli and Milan), the RECOVERING ABANDONED AREAS. (Napoli, Torino, Venezia, Marghera, Milan), finally the multi-discipli-nary approach within STRATEGIC PLANNING on a vast territorial scale (Ruhr basin, in Brianza Lombardy, the Carso trientino and in the terre matildiche in Emilia).

http://www.landsrl.com e.mail: [email protected]

Manfredi Nicoletti - MNA, Roma

Laureato in Architettura all’Università di Roma, Master presso il Massachusetts Institute of Technology - U.S.A, Fulbright e Sloan Foundation Grants, Manfredi Nicoletti inizia la sua pro-fessione a Roma dopo un periodo di intensa collaborazione con P.L. Nervi, W. Gropius e M. Yamasaki. Professore Ordinario di Architettura all’Università La Sapienza di Roma, Vice Presidente dell’International Academy of Architecture, Membro dell’Accade-mia di Architettura di Russia, dell’Accademia Internazionale di Architettura di Mosca e dell’Accademia di Francia di Architettura. Il Governo francese lo ha nominato “Officier de l’Ordre des Arts et Lettres”. Le sue esperienze professionali si estendono a diversi aspetti della progettazione urbanistica e architettonica con rea-lizzazioni in Italia, Europa, Africa, Stati Uniti, Medio ed Estremo Oriente. La sua opera ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti tra cui: dalla Seoul State University; dall’Istituto Italiano di Architettura; il Premio Internazionale I.A.A. 2002; il Premio Internazionale WREN 1998; il Premio EUROSOLAR 2000; il Premio Internazionale Dedalo Minosse 2004.

http://www.manfredinicoletti.come.mail: [email protected]

A graduate in Architecture from Rome University, with a Masters gai-ned at the Massachusetts Institute of Technology - U.S.A, Fulbright and Sloan Foundation Grants, Manfredi Nicoletti started his career in Rome after a period of intense collaboration with P.L. Nervi, W. Gropius and M. Yamasaki. Professor of Architecture at La Sapienza University in Rome, Deputy Chairman of the International Academy of Architecture, Member of the Academy of Architecture of Russia, the International Academy of Architecture in Moscow and the French Academy of Architecture. The French government appointed him “Officier de l’Ordre des Arts et Lettres”.His professional experience extends to various aspects of urban and architectonic planning with projects created in Italy, Europe, Africa, the United States, and the Middle and Far East. His work has obtained prestigious acknowledgements including: from the Seoul State University; from the Italian Institute of Architecture; the I.A.A. 2002 International Prize; the WREN 1998 International Prize; the EUROSOLAR 2000 Prize; and the Dedalo Minosse 2004 International Prize.

http://www.manfredinicoletti.come.mail: [email protected]

Bruno Roberto Padovano - PAR, San Paolo

Nata nel 1995 ad opera del suo Direttore, l’architetto Bruno Roberto Padovano, la Padovano Arquitetura em Rede (PAR Ltda), con sede in San Paolo, non è un tipico Studio di architettura. La sua organizzazione si basa sul concetto di rete, grazie alla quale la PAR Ltda estende la propria attività in molte aree del progetto e offre, contemporaneamente, i propri servizi in molte città del Brasile.Lo Studio è composto da un team qualificato e flessibile, in grado di sviluppare progetti di varie dimensioni, nei campi della pianifi-cazione, della progettazione urbana e architettonica, dell’architet-tura del paesaggio, degli interni, del design e della comunicazione grafica.In costante ampliamento, la Padovano Arquitetura em Rede svi-luppa progetti sia a livello nazionale, che internazionale in colla-borazione con partners locali. Con più di venti anni di attività pro-fessionale e trecento clienti, è lo Studio più premiato nei concorsi pubblici e nei progetti di architettura del Brasile.

http://www.padovano.com.bre.mail: [email protected]

Created in 1995 by architect Bruno Roberto Padovano (Director), Padovano Arquitetura em Rede (PAR Ltda), with its main office in san Paolo, is not a typical architectural firm. The firm’s organization is based on the concept of network, by means of which it extends its activities in multiple areas of design and offers its services in various Brazilian cities, symultaneously.The firm has a highly qualified, flexible and available team to attend clients and develop projects of different sizes, focusing on urban and architectural planning and design, and related areas (landscape architecture, interior design, promotional design and visual commu-nication).Padovano Arquitetura em Rede expanding its activity both in natio-nal and international level, developing local partnerships and col-laborations. With more than 20 years of professional activity, and some 300 attended clients, it is the firm with the largest number of first prizes in public competitions in urban and architectural design in Brazil.

http://www.padovano.com.bre.mail: [email protected]

Dalla specializzazione e concentrazione alla territorializzazione complessa e sostenibile dell’EXPOGruppo 1: Gustavo De Andrade, Francesco Frontoni, Marta Imperatori, Juliana Povoleri

La ricerca ha preso spunto dalla localizzazione prevista dal Comune di Milano di un polo espositivo per l’EXPO 2015.L’area interessata dall’intervento è quella del Comune di Pero adiacente alla zona già occupata dal nuovo Polo della Fiera di Milano, pre-vedendo un incremento della concentrazione specialistica di strutture espositive.Si è esaminato, quindi, il territorio circostante per valutare l’impatto che su tale territorio avrebbero avuto le due polarizzazioni.Si è subito notato che la presenza di tali strutture non aveva alcuna relazione positiva con il luogo della loro localizzazione, ma si trattava di una sorta di colonizzazione da parte della centralità di Milano, che portava a relazioni gerarchiche e che rendevano subordinate le aree della periferia metropolitana.La necessità di incrementare l’accessibilità alle due nuove polarità creava sul territorio grosse infrastrutture viabilistiche che operavano un consumo del territorio e la sua ulteriore frammentazione.L’ipotesi avanzata dalla ricerca è stata quella di rompere i recinti specializzati e di diffondere le occasioni di nuovi insediamenti di varie attività connesse a fattori espositivi e comunicativi in un susseguirsi di spazi complessi e legati alle risorse esistenti, in modo da utilizzare tutte le risorse esistenti e nuove per una riqualificazione dell’insieme delle presenze antropiche e naturali.Una Expo diffusa su tutto il territorio diviene, così, una ipotesi alternativa che sembra in grado di risolvere i problemi dell’area Rhodense In tal senso il gruppo di ricerca ha assunto l’ipotesi stessa quale base per il lavoro di studio e progettazione. La volontà di sviluppare un approccio innovativo alla trasformazione dell’ambiente naturale e antropico, la conoscenza delle teorie della conservazione dell’esistente e del progetto del nuovo, di tecnologie avanzate dell’industrializzazione edilizia e di utilizzazione delle energie alternative, ha consentito di giungere a ipotesi di progettazione integrata.L’organizzazione del nuovo spazio territoriale, che avviene lungo gli assi ritenuti fondamentali per il territorio in un’interazione di attività: esposizione, ricerca, spettacolo, residenza, ecc., si insinua nell’esistente, andando ad arricchirlo e valorizzandolo sia dal punto di vista culturale che architettonico.La fluidità delle relazioni, la velocità del rapportarsi fra di esse, l’interscambio di attività, la multiculturalità crescente, la comunicazione immediata, la tecnologia avanzata, la sostenibilità effettiva, sono prerogative necessarie per un’architettura di qualità che sia capace di adattarsi alle esigenze molteplici, che si prefigurano sempre più rapidamente e con forza nelle nostre società.L’approccio architettonico deve avvenire con il modellarsi dell’architettura stessa con la medesima fluidità, rapidità, all’inesorabile divenire delle trasformazioni culturali, tecnologiche, avendo come linea guida di pensiero un’intenzione sostenibile di architettura.Molta importanza è stata data alla sostenibilità: studi del sole e del vento sono stati fatti in modo da posizionare correttamente pareti finestrate e piene, mentre è stata prevista un’idonea illuminazione naturale zenitale; l’inserimento integrato di pannelli fotovoltaici nella copertura, dà la possibilità di ottenere il miglior risultato costo/ricavo.Si è sviluppato un sistema di ventilazione naturale realizzato tramite le aperture sulla copertura che fungono da camini di areazione e l’inserimento dell’acqua al piano terra, con cui si ottiene il miglior microclima interno con il raffrescamento dello spazio nel periodo estivo; la presenza dell’acqua, inoltre, è stata studiata per avere spazi architettonici caratterizzati da un susseguirsi di piscine naturali e dalla stretta interazione con idonea vegetazione.

DISSONANZE TERRITORIALIGruppo 2: Annalisa Gallo, Nicoletta Gerevini, Matteo Meraviglia, Daniele Re

La “relazione obbiettivo” del progetto alternativo all’Expo 2015, è stata quella della distruzione dei limiti della città, delle specializzazioni e dell’edificio oggetto; il concetto fondamentale è risultato, quindi, quello della “interazione”.Il “non-modello”, che fa riferimento alla mutazione globale, alla mobilità sostenibile, alla gestione sostenibile delle risorse naturali ed ener-getiche, alla loro interazione con le attività umane deve, quindi, risultare aperto e favorevole alla trasformazione.Si è cercato di fare in modo che tutti gli elementi concorressero alla creazione di questa organizzazione in divenire. “In un mondo in cui cose volutamente instabili sono la materia prima per la costruzione di identità necessariamente instabili, occorre accertarsi che la propria flessibilità e capacità di adattamento segua rapidamente i sempre mutevoli modelli del nostro mondo «esterno»” (Bauman). Il principio è stato quello di dar vita ad un processo simile alla crescita e allo sviluppo di un organismo. Il “non-modello”, preso come rife-rimento, è stato quello biologico della spugna, convertito, per così dire, in concetto filosofico e attuativo del progetto.Come le spugne, le strutture che nascono e si sviluppano trasformandosi, scambiano energie ed informazioni con i contesti, cambiando forma, pur mantenendo la stessa materia; si è deciso, quindi, di utilizzare forze mobili come materia progettuale in un livello sovra-urbano.Lo scopo è stato quello di creare un nodo di scambio “culturale”, che possa essere identificabile e visto come segnale riconoscibile all’interno della struttura urbana. In questo caso non si è cercato di creare un nuovo centro, come spesso è avvenuto nelle attuali città policentriche, in cui la formazione di più centri va di pari passo con la separazione sempre più marcata degli stessi, ma un nodo, appunto, che collega frammenti di città sul modello dell’ipertesto e che, dato il carattere internazionale (nel senso anche più comune del termine) di manifesta-zioni quali l’Expo, riesca a collegare socio-culturalmente differenti parti del globo; sia, inoltre, in grado di svilupparsi nel tempo e modificare la propria “struttura” a seconda dei flussi vitali. Si è cercato attraverso il concetto di spugna, di distruggere i confini dei diversi frammenti: un processo che possiamo definire di “lique-fazione”. In questo caso i diversi elementi, mantenendo la propria identità, fanno parte di un tutto fluido e attraversato da flussi fisici, culturali, sociali e di informazione.Tutto ciò si traduce a livello progettuale, sia territoriale che architettonico, attraverso la realizzazione di due tipi di organizzazione, con caratteristiche differenti, ma completamente interagenti. Una sorta di organismo unico dalla doppia natura. Le due conformazioni sono quella lineare, più rigida, ma assolutamente non cristallizzata, e quella a spugna.La prima innerva l’intervento e la seconda, più mutevole, si innesta su di esso e riceve i flussi (che ne determinano la variabilità nel tempo) sia fisici, che socio-culturali.Tutto ciò ha permesso di distribuire l’intervento sul territorio, di attuare una soluzione aperta e di permettere l’interazione.Grazie a questo concetto è stato possibile creare spazi sia di mediazione che privati in comunicazione e, allo stesso tempo, si è cercato di ridare alla città luoghi che erano stati negati all’utenza, reinserendoli, in continuità con il “territorio allargato”. Lo stesso principio è stato applicato anche per il tema Expo. Lo scopo non è stato infatti quello di realizzare un polo “temporaneo” espositivo, ma una vera e propria parte del territorio attivo sia durante il ciclo vitale della manifestazione, che rendendo altrettanto vitale quello del dopo Expo. Nello specifico del sistema Expo, attraverso la complessità sostenibile creativa e l’interazione, si è cercato di negare il carattere per così dire “vecchio” dell’esposizione internazionale e di creare una nuova struttura non più basata sulla competizione, ma caratterizzata dalla interazione.

Strutture espositive quale elemento di riqualificazione territorialeGruppo 3: Francesca Di Giacomo, Vasiliki Klonari, Eleonora Paruscio, Cristina Turelli

La ricerca prende spunto dall’evento di portata mondiale, costituito dall’assegnazione a Milano dell’Expo 2015, per affrontare i problemi legati a manifestazioni espositive di grande respiro e per ipotizzare una serie di interventi che cerchino di dare soluzione a quelli che sono i fenomeni degenerativi del territorio di periferia urbana dell’Area Metropolitana Milanese, evitando che questa occasione si trasformi in un nuovo pretesto per la creazione di altri poli specializzati.Le fasi del processo di analisi e progettazione seguono uno specifico iter metodologico, che ha portato alla formulazione di un progetto a livello territoriale con approfondimento architettonico di parte di esso.Il territorio in oggetto è quello dell’area Rhodense, caratterizzato dalla preminenza della polarità della città di Milano. È evidente come tutti i processi siano subordinati alla forza della città centrale, dalla prevalenza della gravitazione dell’esistente sul centro, alla convergenza degli interventi lungo le grandi conurbazioni lineari. Questo fenomeno porta alla formazione di una grande periferia metropolitana subordinata.Il territorio presenta comunque numerose potenzialità di natura ambientale paesistica e culturale, attualmente minacciate da un processo di degrado ambientale, dovuto alla presenza di attività industriali in obsolescenza e al forte processo di deruralizzazione delle aree agricole, sempre più minacciate dai fenomeni di conurbazione. Gli obiettivi di progetto prevedono la caratterizzazione delle aree prive d’identità, proprie della periferia metropolitana, la creazione di un’in-terazione differenziata, ovvero l’inserimento all’interno dell’intervento territoriale complessivo, di attività diverse da quelle esclusivamente espositive o legate all’Expo, ma che possano continuare ad esistere anche dopo il termine dell’evento vero e proprio, il tutto per dar luogo ad un più complesso grado di interesse e interazione con il territorio stesso.La volontà è quella di diffondere l’Expo sul territorio in modo che questo evento diventi un motore per la trasformazione. L’intervento si caratterizza per una ricerca progettuale relativa ad una modalità di trasformazione dell’ambiente, che non veda più l’architettura come un oggetto a sé stante, ma lavori sul complesso degli elementi e delle relazioni che la circondano. Attraverso la metafora geologica l’architettura si fa topologia, simula la morfogenesi del territorio, si deforma per mettere in scena un fenomeno fisico, cercando di ricreare un accordo primordiale con le forze della natura. Il progetto sceglie di mimetizzarsi nel paesaggio, assumendo le sembianze di emergenza geologica, attraverso linee forti e decise che, allo stesso tempo, ne possano palesare l’artificialità. Nell’approfondimento architettonico della nostra ricerca abbiamo cercato di prestare molta attenzioni agli aspetti ambientali, propri del luogo, per poter operare le scelte più opportune, in relazione a materiali e tecnologie. Al fine di ottenere un miglior comfort bio-climatico è stato comunque fondamentale il ruolo rivestito da ciò che ci offriva la natura: il verde è il protagonista assoluto del progetto. La vegetazione migliora le condizioni microclimatiche dell’ambiente diminuendo la temperatura dell’aria.L’acqua è l’altra risorsa energetica, che ci offre la natura del sito: abbiamo cercato di “liberarla” da quegli argini artificiali che la costringe-vano ad un flusso per niente naturale, volevamo che entrasse nel progetto, lo penetrasse, ne facesse parte. Si è operata, quindi, la rinaturalizzazione delle sponde del Canale Scolmatore creando, in alcune zone, laghi artificiali, piscine naturali fitodepurate, come pure luoghi estremamente piacevoli da vivere, che collaborano anch’essi al miglioramento del microclima.Per quanto riguarda la parte impiantistica: il raffrescamento degli ambienti interni è stato ottenuto ipotizzando canali sotterranei attra-verso i quali l’aria, prelevata dall’esterno, durante la stagione estiva, viene raffrescata attraverso il terreno, per poi penetrare nell’edificio e raffrescarlo attraverso moti ascensionali. Per quanto riguarda la stagione invernale, invece, si è scelto di utilizzare sonde geotermiche, collegate ad una pompa di calore, in modo da ottimizzarne il COP.

La territorialità degli spazi espositiviGruppo 4: Loreta D’Errico, Francesca Facchetti, Francesco Giacobello

Lo studio su cui si è incentrata la ricerca riguarda la necessità, nella società contemporanea, di trovare soluzioni e atteggiamenti progettua-li, che siano in grado di rispondere con più attenzione e sensibilità alle nuove visioni d’insieme. Una Expo che risolva in se stessa la criticità dell’attuale impianto gerarchico della città e, nel contempo, sia rispettosa del territorio, accostandosi ad esso in maniera sensibile. La ricerca è stata condotta seguendo un nuovo ed innovativo approccio di analisi e di progetto, che mette in relazione continuativa tutti i passaggi dell’iter conoscitivo.In prima istanza un’analisi a macroscala della situazione territoriale dello stato di fatto, ci ha permesso di capire profondamente quali siano le problematiche radicate nel territorio e, allo stesso tempo, quali siano invece le potenzialità che si andranno ad attivare e coinvolgere nel nostro tentativo di rendere alla società un nuovo modo di vivere la città e, quindi, l’Expo che la rappresenterà di fronte al mondo intero.L’analisi ha evidenziato un territorio fortemente gerarchizzato, con una netta separazione fisica tra gli spazi, generata dalla presenza di arterie stradali di grossa entità, che non consentono una fluidità di interazioni e movimenti su di esso.Allo stesso tempo si rileva una forte concentrazione dei centri economici e produttivi generanti a loro volta congestione di flussi veicolari con una conseguente situazione penalizzante dal punto di vista ambientale.La strategia d’intervento che si è seguita, ha posto l’attenzione sulla valorizzazione delle potenzialità di quest’area, permettendo l’interagi-re delle diverse parti del territorio in una dimensione di movimento fluida: aprire la gamma dei modelli abitativi standardizzati, creando una molteplicità di modelli variabili nel tempo, capaci di adeguarsi alle esigenze del fruitore, consentendo la compresenza di momenti di socialità differenti.Si è prevista una rete infrastrutturale in grado di integrarsi nel territorio urbano così da diventarne parte costituente, cercando di eliminare la dipendenza funzionale e sociale dell’hinterland rispetto alla città centrale, con l’obbiettivo di arrivare ad un’interazione tra i componenti del modello economico, che ci consentano una competizione a livello globale.Fondamentale è stata la rivitalizzazione e il recupero del territorio, rendendolo complesso e sostenibile, mostrando, in questo modo, più sensibilizzazione degli elementi antropici alla natura e creando un dialogo continuo tra natura e costruito.Due scelte insediative hanno guidato la strategia di progetto: una rettilinea, capace di diffondere le potenzialità del polo fieristico sul terri-torio e un’altra curvilinea, in grado di risolvere e contrastare le fratture e i problemi evidenziati con l’analisi territoriale. Altra priorità è stata la bonifica dei corsi d’acqua con la decementificazione degli argini e l’uso attivo delle aree agricole, facendo compar-tecipare gli elementi naturali con il costruito.L’acqua diventa il vettore attraverso cui vengono create interazioni e rivitalizzate le aree, entrando anche all’interno dei volumi sotto diver-se forme e, in base alle necessità, utilizzata in maniera differenziata, come nel caso della fitodepurazione, del raffrescamento degli edifici attraverso un mix di ventilazione naturale e nebulizzazione. Grande importanza ha avuto il rapporto del progetto con il tessuto agricolo presente, individuando le aree più estese e andando a instau-rare connessioni e attività affiniIl progetto fornisce direzioni, connotando e definendo lo spazio senza creare separazioni e fratture, al contrario gettando le basi per un nuovo territorio capace di fondere e intrecciare elementi nuovi e preesistenti, con una serie di livelli che si compenetrano, sovrapponendosi, per dare vita, così, a una nuova fluidità sociale e di movimento.

EXPO LandscapeGruppo 5: Francesco Corvino, Valentina Cosani

La proposta progettuale sviluppata nel corso del Master per l’Expo 2015 di Milano, prevede lo sviluppo di un ampio sistema di attività e spazi capace di rivitalizzare l’area territoriale nord-occidentale della metropoli milanese, una realtà fino a questo momento sterile, logora-ta e spesso abbandonata. Il progetto dell’Expo e’ interpretato non solo come creazione di un evento espositivo localizzato, concentrato e specializzato, ma come forza motrice diffusa, capace di generare processi territoriali interattivi di lunga durata, di radicale ristrutturazione del territorio, che perdurino e si moltiplichino anche dopo il termine dell’evento programmato. Scopo dell’intervento è dare ai cittadini la possibilità di riappropriarsi di una vasta e preziosa area del territorio milanese e delle sue molteplici risorse di carattere ambientale, pae-saggistico, storico, ecc.Il progetto organizza un insieme dinamico e fluido di spazi e attività, capace di raggiungere con la sua struttura i nodi più problematici del-l’area, risolvendoli all’interno di una nuova configurazione territoriale.Particolare attenzione è stata posta allo studio della mobilità e delle differenti modalità con cui raggiungere i luoghi dell’esposizione, tra cui figurano la via d’acqua lungo il Canale Scolmatore e l’Olona, la TAV, le autostrade dotate di appositi parcheggi di inter-scambio, il tutto con-nesso lungo il nuovo sistema di attività da una moderna e veloce monorotaia.Nel suo sviluppo l’insieme di spazi e attività cattura vaste aree industriali specializzate, grandi tracciati autostradali, elementi rilevanti dell’edilizia storica rurale, integrandoli con acqua, verde e altre risorse naturali presenti, in una innovativa configurazione territoriale com-plessa e sostenibile, capace di offrire agli utenti una esperienza fruitiva ricca e particolare, una nuova realtà urbana capace di affrontare efficacemente criticità e risorse del territorio. Le attività e gli eventi si aggregano in maniera complessa e mutevole in una sequenza fluida e vibrante in cui l’utente riesce finalmente a vivere il territorio, le sue risorse e le sue peculiarità. Gli spazi sono stati progettati in modo tale da adattarsi alle risorse e alle caratteristiche contestuali, sviluppando strategie sostenibili e creando una simbiosi inscindibile, nel territorio, tra ambienti naturali e spazi antropici. Gli spazi si sviluppano lungo l’andamento del Canale Scolmatore, le cui sponde vengono rinaturalizzate, offrendo al Canale varie porosità, nelle quali la sua acqua possa penetrare fin nel cuore del progetto e raffrescarne gli ambienti. La presenza dell’acqua all’interno del progetto è stata attentamente studiata al fine di aumentare la ventilazione interna e contribuire significativamente al controllo microclimatico generale e viene, inoltre, utilizzata per contribuire al raffrescamento e all’umidificazione delle brezze estive. L’acqua piovana viene recuperata tramite apposite cisterne e impiegata per innaffiare le piante e irrigare i campi circostanti, nonché per le acque di scarico. La risorsa idrica è stata ulteriormente usata attraverso la fitodepurazione, così da reimpiegare l’acqua depurata per l’irrigazione dei campi e per gli impianti igienici.Il verde si innerva nella struttura spaziale, penetrandola e integrandosi con le attività presenti e gli spazi di mediazione. Le essenze impie-gate, nelle varie aree dell’intervento, sono state attentamente scelte così da collocare le piante nei luoghi più adatti al loro sviluppo.Il contributo della ventilazione naturale è stato utilizzato, tramite la ventilazione sotterranea, per il riscaldamento invernale e per il raffre-scamento estivo. Pannelli fotovoltaici per l’energia elettrica e pannelli solari per l’energia termica sono stati applicati come ulteriore fonte di energia rinnovabile per il fabbisogno del progetto.L’organizzazione degli spazi è stata pensata appositamente per creare una simile struttura complessa e fluida, per incentivare l’apertura e la comunicazione tra gli ambienti e le persone, riducendo al minimo i processi di specializzazione e semplificazione dello spazio stesso.

requisiti minimi richiesti | internet explorer 6 (o successivo), netscape 7 (o successivo)ottimizzazione del sito | internet explorer 6 - risoluzione video 1280 x 1024

le immagini nella barra in basso vengono ingrandite cliccando sulle stessei testi in inglese appaiono cliccando sulla bandiera

51 pagine di testo e 1288 immagini

system requirements | internet explorer 6 (or next), netscape 7 (or next)site optimization | internet explorer 6 - video resolution 1280 x 1024

a click to enlarge the images within the bottom rawa click on the English flag for texts in English language

51 text pages and 1288 images

COMPLESSITA’ E SOSTENIBILITA’:IL TERRITORIO E L’ARCHITETTURARivista bimestrale digitale di pianificazione e progettazione - n. 10 Gennaio/Febbraio 2009Two-monthly digital review of architecture and planning - n. 10 January/February 2009

Composizione floristica per tetti verdi: sedum middlendorfianum diffusum

©Proprietà letteraria riservataGangemi Editore spaPiazza San Pantaleo 4, Romaw w w . g a n g e m i e d i t o r e . i t

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni.

Periodico bimestraleregistrato presso il Tribunale di Milanoal n° 50 del 30 Gennaio 2007.L'editore adempie gli obblighi previstidall'art. 1 del decreto legislativo luogotenenziale 31.8.1945, n° 660.

ISSN: 1971-3002

Un nuovo modello di sviluppo urbano, promuovendo lo spazio apertoAndreas Kipar

Master in Territorio e Architettura Sostenibili

EditorialeGabriella Padovano, Cesare Blasi

Italian and English texts

Gabriella Padovano

Giovanni Caniglia

La presenza assenteManfredi Nicoletti

Cesare Blasi Verso la sostenibilitàBruno Roberto Padovano

Giancarlo Chiesa

Enrico Orsi

Geografie Antiche … Territori InventatiTarek Naga

Giuliano Dall’O’

Metodologia e Metodo

Interventi esterni

Dissonanze territoriali Gruppo 2

Strutture espositive quale elemento di riqualificazione territorialeGruppo 3

Faculty

MCA e la Progettazione SostenibileMario Cucinella

BI[r]O-BO[o]TFrançois Roche

Dalla specializzazione e concentrazionealla territorializzazione complessa esostenibile dell’EXPO - Gruppo 1Ambienti

Sabine Müller, Andreas Quednau

EXPO Landscape Gruppo 5

La territorialità degli spazi espositiviGruppo 4

Seminari internazionali Metodologia e Metodo

Interventi esterni

Works