URBANISTICAPROGETTAZIONE URBANA SOSTENIBILE
Luca MarescottiScienza urbanistica e teoria dell'urbanistica.
Imparare dall'ecologia e dalla realtà
DOI: 10.13140/RG.2.1.2646.1044
2015-2016 2° semestre
Luca Marescotti 2 / 88
IL SENSO DELLE PAROLETHE MEANING OF WORDS
Le lezioni seguono il libro di testo:
Luca Marescotti, Urbanistica. Fondamenti e teoria.
Nelle diapositive sono riportati estratti del testo
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Nella lezione precedenteTRE COSTANTI
DOMINIO DELL'ARCHITETTURA
LOCALISMO DEL PIANO
RENDITA FONDIARIA ASSOLUTA E DIFFERENZIALE
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
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per un'urbanistica formata da una visione
CAPACE DI TENER CONTO DELLE
condizioni generali, indirizzi giuridici, questione ambientale.
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
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crescente pressione antropica.
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
Versione ridotta e versione completa delle analisi UN sull'urbanesimo mondiale
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
Lo sviluppo delle metropoli è sicuro?
ESPOSIZIONE AI RISCHI DI UN NUMERO SEMPRE CRESCENTE DI PERSONE
R = f (danno * vulnerabilità * esposizione)
dove:
Esposizione= f(quantità di popolazione esposta all'evento)
Danno= f(intensità e dalla durata dell'evento)
[United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, Risks of Exposure and Vulnerability to Natural Disasters at the City Level: A Global Overview, Technical Paper No. 2015/2]
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PLANNING THEORY
Il quarto capitolo riguarda
“TEORIA DELL'URBANISTICA”[ovviamente teoria all'interno di una visione scientifica urbanistica]
PER UNA TEORIA DELL’URBANISTICA IN AMBITO
ECOLOGICO
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TEORIA DELL'URBANISTICA
Nel libro Città Tecnologie Ambiente, quarto capitolo,
si introduce la teoria dell'urbanistica in ambito ecologico da un altro punto di vista
TECNOLOGIE DI PROCESSO, TECNOLOGIE DI PRODOTTO, sottolineando l'importanza dei sistemi informativi territoriali (GIS Geographical Information Service) e del Catasto
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NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
SQUILIBRI DELL'URBANESIMO MONDIALE
VERSO UN PIANETA URBANO
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Nel giro di pochi anni a livello mondiale la popolazione residente in zone senza infrastrutture e con
abitazioni insalubri, elemento tangibile degli squilibri territoriali,
è aumentata enormemente, in misura maggiore, secondo le stime dell’agenzia UN-Habitat, del tasso
di crescita dell’urbanesimo.
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
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1950 (stima) = 100 milioni abitanti di zone malsane (slum) su 2,5 miliardi
1996 (HABITAT II, Istanbul) = 600 milioni di abitanti su 5,7 miliardi
[quasi la metà erano bambini]
2003 (UN-Habitat) = 928 milioni di abitanti in slum /case e terreni occupati abusivamente su 6,2 miliardi di popolazione mondiale
1996-2003: incremento di persone in situazione insalubri = 328 milioni
Pari al 65,6 % dell'incremento demografico mondiale (500 milioni)
URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
UN-HABITAT TRE POLITICHE PER RIDURRE LA POVERTÀ NELL’URBANESIMO
In parte (zona A nella figura) si dovrebbero promuovere piani di sviluppo regionale per migliorare le condizioni di vita nelle campagne e ridurre la
spinta all’urbanesimo,
In parte (zona B) si potrebbe intervenire nelle aree con abitazioni malsane per migliorare le condizioni abitative senza alterare le specificità sociali di quel
modo di vivere,
In parte (zona C) si potrebbe far crescere le città con migliori offerte abitative, a basso costo e ben attrezzate di servizi collettivi.
[UN-Habitat 2003]
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
«Slums represent the worst of urban poverty and inequality. Yet the world has the resources, know-how and power to reach the target established in the
Millennium Declaration. It is my hope that this report, and the best practises it identifies, will enable all actors involved to overcome the apathy and lack of
political will that have been a barrier to progress, and move ahead with greater determination and knowledge in our common effort to help the world’s slum
dwellers to attain lives of dignity, prosperity and peace.»
[Kofi Annan, UN-Habitat 2003]
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
[Fonte: Data from UN-HABITAT, Global Urban Observatory, 2001 estimates]
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
[Fonte: By Walké - Data : Mike Davis, Planet of Slums [« Le pire des mondes possibles : de l'explosion urbaine au bidonville global »], La Découverte, Paris, 2006 (ISBN 978-2-7071-4915-2), p. 31
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
Map representing the location of the 30 biggest "mega-slums" in the World, according to Mike
Davis (see below).
Data compiled from various sources, taking average values. The circles' size and color
indicate the number of inhabitants in millions, while the letter indicate the name of the city
(see table below).
Note that some cities have several "mega-slums" while other cities may have more
inhabitants living in slums, but scattered in many small slums rather than in a few "mega-
slums", particularly in South Asia. This map therefore does not show all cities with slums,
rather only those with well-known large slums.
[Fonte: By Walké - Data : Mike Davis, Planet of Slums [« Le pire des mondes possibles : de
l'explosion urbaine au bidonville global »], La Découverte, Paris, 2006 (ISBN 978-2-7071-
4915-2), p. 31
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
In ogni città si presentano diversi gruppi sociali, con storie e culture e modelli di vita, costruiti su basi diverse e in modo diverso combinatisi nel tempo. Non
esistono radici unitarie, ma un complesso di radici ramificate. Non esiste un’identità, ma una pluralità di identità, non cristallizzate in gruppi o individui,
sfumate, trasversali, in continua trasformazione.Secondo Platone in ogni città (la Città Stato) «ve ne sono almeno due una contro l’altra: la città del ricco e la città del povero, e in ciascuna di esse ve ne sono molte altre» e la crescita della
Città Stato può proseguire solo fino a che se ne manterrà l’unità.
La tensione tra gruppi sociali, e dunque la mancanza di identità sufficientemente condivise o interagenti, è il limite alla crescita. Le parole di Platone aiutano a guardare il mondo attuale, non importa se composto da
baracche, da quartieri speculativi ad alta densità o da quartieri pubblici, né se composto da città di nuova fondazione, più o meno ecologiche, più o meno
somiglianti a Venezia, a Londra o a Parigi.
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URBANISTICA: le difficoltà di un'identità scientifica
All’approfondimento delle conoscenze ambientali e
mediche dovrebbe corrispondere un
approfondimento sistematico delle conoscenze territoriali.
La mappatura dei siti inquinati sulle coste del
Mediterraneo, per esempio, richiama la necessità di politiche internazionali
coerenti
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NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
LIMITI DELLO SVILUPPO, LIMITI DELL’URBANESIMO
VERSO UN PIANETA URBANO
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LIMITS TO GROWTHLIMITI DELLO SVILUPPO – LIMITI DELLA CRESCITA
Malthus 1798, Club di Roma Meadows et al. 1972
Se la visione di Malthus combinava pessimismo e protezionismo dei privilegi, gli studi diretti da Meadows evidenziavano la forbice tra consumo
-incrementato dalla velocità dei consumi- di risorse (naturali limitate e non rinnovabili) e la loro disponibilità.
L’allargamento degli imperi coloniali e l’allontanamento nel tempo degli scenari previsti sono stati interpretati come dimostrazioni di falsità delle ipotesi.
Come le tesi di Malthus furono battute dalla riduzione di rischi indotti dalla crescita demografica -seppure con squilibri- mostrando una crescita di
benessere nei paesi ricchi, così si pensa che il miglioramento tecnologico basti a garantire nuove risorse,
sia sfruttando meglio le risorse esistenti, sia con innovazioni per ora impensabili, in modo da proseguire nelle attuali tendenze.
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
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LIMITI DELLO SVILUPPO – LIMITI DELLA CRESCITAMeadows et al.1993; Meadows et al. 2006.
La misura dell’impronta ecologica è stata ripresa da Meadows per la revisionedelle tesi sui limiti dello sviluppo. Dopo trent’anni dalla pubblicazione del primorapporto sui limiti dello sviluppo, si registrava che a fronte dell’espansione del benessere dei paesi ricchi si assisteva all’aumento della povertà nel pianeta, facendo dunque emergere una contemporaneità tra l’incremento della forbici tra ricchezza e povertà e il progressivo superamento dell’impronta ecologica sulle risorse naturali globali dopo il pareggio raggiunto intorno al 1980, che al
2000 avrebbe raggiunto approssimativamente un esubero del 20%.
L’approfondimento e la condivisione di tali criteri di valutazione richiede quanto meno un grande sforzo divulgativo e la sua introduzione nei programmi di
studio, affinché siano coinvolti vasti strati della popolazione e si trovino accordi per introdurre adeguate politiche.
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
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LIMITI DELLO SVILUPPO – LIMITI DELLA CRESCITAMeadows et al.1993; Meadows et al. 2006.
A Synopsis: Limits to Growth: The 30-Year Update
The signs are everywhere around us, and they are symptoms of a world in overshoot, where we are drawing on the world’s resources faster than they can be restored, and we are releasing wastes and pollutants faster than the Earth can absorb them or render them harmless. They are leading us toward global environ- mental and economic collapse—but
there may still be time to address these problems and soften their impact.
[Fonte: http://donellameadows.org/archives/a-synopsis-limits-to-growth-the-30-year-update/]
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
Luca Marescotti 29 / 88
● Sea level has risen 10–20 cm since 1900. ● Most non-polar glaciers are retreating, and the extent and thickness of Arctic sea ice is
decreasing in summer.● In 1998 more than 45 percent of the globe’s people had to live on incomes averaging
$2 a day or less. ● Meanwhile, the richest one- fifth of the world’s population has 85 percent of the global
GNP. And the gap between rich and poor is widening.● In 2002, the Food and Agriculture Organization of the UN estimated that 75 percent of
the world’s oceanic fisheries were fished at or beyond capacity. ● The North Atlantic cod fishery, fished sustainably for hundreds of years, has collapsed,
and the species may have been pushed to biological extinction.● The first global assessment of soil loss, based on studies of hundreds of experts, found
that 38 percent, or nearly 1.4 billion acres, of currently used agricultural land has been degraded.
● Fifty-four nations experienced declines in per capita GDP for more than a decade during the period 1990–2001.
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
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MA NON TUTTI SONO CONVINTI MA NON TUTTI SONO CONVINTI E AFFERMANO CHEE AFFERMANO CHE
la povertà è diminuita, … il numero dei denutriti diminuisce, … il cibo si produce in abbondanza,… le tecnologie sono sempre più potenti …
VI SONO INCERTEZZE NELLA CONOSCENZA ... NEI METODI DI TRATTARE I DATI …
E SOPRATTUTTO MOLTE DIFFERENZE NELLE CONVINZIONI POLITICHE
Possiamo rimandare le scelte?Possiamo definire delle politiche?
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
Luca Marescotti 31 / 88
RIFERIMENTI DI BASE
Stati Uniti: 1969 legge federale National Environmental Policy Act NEPA, con cui fu istituita la EIS Environment Impact Statement.
Francia 1976: valutazione di impatto ambientale
Consiglio d’Europa 1985: Direttiva 85/377/CEE per promuoverne l’applicazione nei progetti pubblici e privati di particolare dimensione,
Italia 1988: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per l’introduzione della VIA Valutazione di impatto ambientale
VENT’ANNI BASILARI
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
Luca Marescotti 32 / 88
NEPATitolo 1
….present and future generations of Americans
(b) In order to carry out the policy set forth in this Act, it is the continuing responsibility of the Federal Government to use all practicable means, consistent with other essential considerations of national policy, to improve and coordinate Federal plans, functions, programs, and resources to the end that
the Nation may:1. fulfill the responsibilities of each generation as trustee of the environment for succeeding generations;2. assure for all Americans safe, healthful, productive, and aesthetically and culturally pleasing surroundings;3. attain the widest range of beneficial uses of the environment without degradation, risk to health or safety, or other undesirable and unintended consequences;4. preserve important historic, cultural, and natural aspects of our national heritage, and maintain, wherever possible, an environment which supports diversity, and variety of individual choice;5. achieve a balance between population and resource use which will permit high standards of living and a wide sharing of life's amenities; and6. enhance the quality of renewable resources and approach the maximum attainable recycling of depletable resources.
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
Luca Marescotti 33 / 88
RIFERIMENTI DI BASE
Organizzazione delle Nazioni UniteUN - United Nations
1972 Stoccolma: Conferenza sull’ambiente umano1983: istituzione della WCED World Commission on
Environment and Development (diretta da Gro Harlem Brundtland) per redigereun rapporto sull’ambiente e sulle problematiche globali al 2000
1987: pubblicazione del rapporto Brundlandt1987: firma e ratificazione del protocollo di Montreal per la protezione dell’ozono
stratosferico1992: il Rapporto Brundtland promuove successivi approfondimenti sui rischi e sulle minacce ambientali e contribuisce alla preparazione della Conferenza su
Ambiente e sviluppo a Rio de Janeiro (ratificato nel febbraio 2005)
VENT’ANNI BASILARI
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
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Conferenza su Ambiente e sviluppo a Rio de Janeiro
UN 1992, Preamble
«Humanity stands at a defining moment in history. We are confronted with a perpetuation of disparities between and within nations, a worsening of poverty, hunger, ill health and illiteracy, and the continuing deterioration of the ecosystems on which we depend for our well-being. However,
integration of environment and development concerns and greater attention to them will lead to the fulfilment of basic needs, improved living standards for all, better protected and managed
ecosystems and a safer, more prosperous future. No nation can achieve this on its own; but togetherwe can - in a global partnership for sustainable development.»
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
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Conferenza su Ambiente e sviluppo a Rio de Janeiro
UN 1992, chapter 10
dedicato alla definizione di approccio integrato nella pianificazione e nella gestione ambientale, primo paragrafo
«Land is normally defined as a physical entity in terms of its topography and spatial nature; a broader integrative view also includes natural resources: the soils, minerals, water and biota that the land comprises. These components are organized in ecosystems which provide a variety of services
essential to the maintenance of the integrity of life-support systems and the productive capacity of the environment.
(…) The essence of the integrated approach finds expression in the coordination of the sectoral planning
and management activities concerned with the various aspects of land use and land resources.»
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
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UN 2002 Johannesburg
Nella risoluzione della conferenza sul bilancio di dieci anni dalla Conferenza di Rio e quindi sulle numerose applicazioni LA21 emerge la
necessità che risorse adeguate a supporto delle politiche sociali, ambientali ed economiche definite dalle autorità locali debbano derivare da azioni
combinate di governi nazionali e di organismi internazionali.
Senza politiche nazionali e internazionali congiunte, sarà impossibile perseguire concretamente lo sviluppo sostenibile o combattere la povertà
urbana
LE POLITICHE URBANE DEVONO ESSERE INTEGRATE NELLE POLITICHE NAZIONALI
DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
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DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
UN-Habitat: «good» implica il raggiungimento di una buonasoddisfazione per tutti i gruppi che interagiscono nel processo
«Good urban governance is a prerequisite to sustainable development and urban poverty reduction.
Today, cities are faced with a continuously growing population and the associated social needs.
Resources available to municipalities are however not growing at a similar pace. In this context, effective decentralization, efficient management of limited resources, popular participation and the
development of productive partnerships between the city and the state, civil society, grassroots communities, as well as the private sector, are essential tools in the fight that cities wage against
urban poverty.
The Habitat Agenda commits UN-Habitat to working towards the establishment of good urban governance in the world’s towns and cities.»
[Fonte: UN 2002 Johannesburg]
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DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
Conseil de l’Europe & UE
1975: Charte Européenne du Patrimoine Architectural, Adoptée par le Conseil de l’Europe, (Carta di Amsterdam, Olanda) dedicata alle città storiche sotto l’influenza della pianificazione di Bologna
1983: Charte europeenne de l’amenagement du territoire (Carta di Torremolinos, Spagna) dove ebbe sede l’incontro europeo)
1994: Carta delle Città europee per un modello urbano sostenibile, in occasione della Conferenza europea sulle Città sostenibili (Carta di Aalborg, Danimarca), sottoscritta da 80 amministrazioni
locali e più di 250 rappresentanti di governi, organismi internazionali e istituzioni scientifiche, oltre ad associazioni di imprenditori, consulenti e cittadini
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DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
È EVIDENTE insieme vasto di studi condotti da scienziati indipendenti di tutto il mondo sotto l’egida
di organismi internazionali volti ad indagare gli scenari possibili indotti dalla sovrappopolazione, dalla crescita dei consumi, dal dilagare della povertà e
dall’esaurimento delle risorse
L'accusa arbitraria di gruppi privati internazionali promuovono per diffonderedubbi: cupe profezie indimostrabili!
Territorio e ambiente sono risorse naturali, limitate e non rinnovabili, oggetti di trasformazioni non marginali, i cui effetti non sempre sono ben individuati o
individuabili o interpretabili in maniera scientifica, certa e condivisa. Quegli studi, tutto sommato, non sono così estranei ai temi dell’urbanistica, soprattutto se supportati e
integrati da altri studi, apparentemente meno apocalittici, che cercano di valutare i limiti allo sviluppo insiti non solo nella quantità, ma soprattutto nelle modalità di
sfruttamento delle risorse naturali e nelle modificazioni dell’ambiente indotte da azioni umane
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DECIDERE IN CONDIZIONI DI INCERTEZZA
DUE DOMANDE
La realtà comprende tutti i continenti e le loro città, i meccanismi dell’urbanesimo e dello sviluppo urbano, ma anche i metodi di governo -la governance come rete di governi con
pari dignità- cercando processi praticabili che sappiano rispondere a due domande
come combinare la percezione locale tipica che un sindaco ha dei problemi locali con i valori e gli impatti che quel territorio e quella città hanno sull’urbanesimo
mondiale?
come valutare quante risorse i governi centrali e le organizzazioni non governative dovranno e vorranno investire per le città?.
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NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
SVILUPPO, SVILUPPO SOSTENIBILE E IMPRONTA ECOLOGICA
VERSO UN PIANETA URBANO
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QUANTIFICARE IL CONTESTO
EFA ECOLOGICAL FOOTPRINT ANALYSIS
1992: William Rees, professore di urbanistica alla University of British Columbia, affrontò in termini quantitativi la questione dei limiti delle risorse naturali, cercando di
misurare fino a che punto lo sviluppo demografico, l’urbanesimo, la crescita dei consumi potesse disporre delle risorse naturali.
L’analisi dell’impronta ecologica misura la domanda di risorse naturali di una popolazione rispetto alla capacità biologica naturale, cioè ai terreni per l’agricoltura e
per i pascoli, alle risorse per la pesca, ai terreni forestati, ai terreni edificati e alle risorse utilizzate per l’energia e ai terreni necessari per smaltirne i rifiuti
Luca Marescotti 43 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO
ECOLOGICAL FOOTPRINT
«measure of the load or impact on nature by a particular. It represents, the land area necessary to sustain current levels
of resource consumption and waste discharge by that population.»
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QUANTIFICARE IL CONTESTO
«The data reveals that humanity lives too heavily on the Earth. Humanity’s average ecological footprint measures 2,3 hectares of
ecologically productive space. In contrast, as explained above, only 1,7 hectares are available.
This means that the average footprint is more than 35 percent larger than the available space. This overshoot indicates that humanity’s consumption exceeds what nature can regenerate on a continuous
basis.
In 1992, this ecological deficit was still closer to 25 percent. The 10 percent growth since then demonstrates humanity’s fast expansion.»
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QUANTIFICARE IL CONTESTO
ANALOGO SCHEMA CONCETTUALE
passaggi logici per determinare le capacità potenziali del pianeta (cibo per 8-9 miliardi di persone al 2050 –
stime ONU)
Metodo di analisi IIASA 2002: IN BASE ALLE riserve di capacità -
crescita urbana – crescita economica SERVE per verificare la congruenza
tra crescita demografica e adeguatezza delle risorse agricole.
[mappatura delle zone agricole GAEZ Global Agro-Ecological Zones
predisposte per l’Agenzia per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO
Food and Agriculture Organization of the United Nations)]
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QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF
All’origine il metodo di calcolo dell’impronta ecologica per componenti (EF 1.0) sta un’ipotesi principale, secondo cui la misura della domanda
umana aggregata (Impronta Ecologica) e l’offerta di risorse naturali (biocapacità) possono essere direttamente confrontate. Il metodo sommava i principali consumi di risorse di una popolazione alla
produzione di rifiuti, normalizzati in unità equivalenti di superficie territoriale fertile, con una produttività pari alla media mondiale.
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QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0
Una successiva variante del metodo aggiungeva quattro indicatori
● le risorse consumate di rifiuti generati da un paese, reperibili da fonti ufficiali nazionali o internazionali;
● le risorse biologiche utilizzabili dagli esseri umani, quantità direttamente proporzionale alla quantità necessaria di terreno bioproduttivo per la rigenerazione e lo smaltimento dei rifiuti;
● la biomassa utilizzabile di ogni terreno (equivalente alla sua produzione annuale potenziale di biomassa), come indicatore caratterizzante ogni area in termini di produttività media standardizzata per ettaro;
● la domanda aggregata in termini di ettari, ottenuta sommando tutte le risorse reciprocamente esclusive (approvvigionamenti e rifiuti) in termini di aree equivalenti necessarie per sostenere la domanda.
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QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 2.0
Nel 2006 Jason Venetoulis e altri, proposero una variante nota come EF 2.0, che modificava quattro punti sostanziali:
● inclusione di tutta la superficie terrestre, mentre con EF 1.0 se ne considerava solo un terzo;
● sottrazione dal computo complessivo del 13,4% di biocapacità attribuibile alle esigenze delle altre specie viventi;
● inclusione dei risultati derivati dai nuovi modelli di assorbimento del carbonio;● utilizzazione della produzione primaria netta Ppn come fattore di equivalenza,
a differenza di EF 1.0, in cui si utilizzava la fertilità o capacità potenziale di un terreno per fornire nutrimento agli esseri umani.
Luca Marescotti 49 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
Il confronto dell’impronta ecologica globale dell’intero pianeta con l’andamento dell’impronta ecologica per componente e per singoli paesi
si possono ipotizzare ulteriori correlazioni, con una dinamica di allargamento dell’impronta ecologica direttamente proporzionale alla
crescita di ricchezza dei paesi ricchi, facendo riflettere sulla separazione tra uso delle “tecnologie a tutti costi” e “tecnologie per sviluppo
sostenibile”
Luca Marescotti 50 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
Il protocollo EF 1.0(*) valuta una minor disponibilità di risorse, a cui corrisponde un minor consumo a
persona.
Il protocollo EF 2.0(*) non solo valuta un maggior numero di
risorse e la loro disponibilità, ma così facendo aumenta anche le quantità consumate e amplia la
divergenza tra le due voci “risorse-consumi”.
(*) entrambi i protocolli sono definiti da EFNetwork e da essi
dipende soprattutto l'omogeneizzazione dei dati da
diverse fonti in gha (ettari globali).
Il grafico mostra il rapporto dal 1961 al 2001 tra biocapacità e impronta ecologica secondo i due sistemi di calcolo (EF 1.0 ed EF 2.0),
evidenziando come il secondo metodo individui un incremento della forbice tra consumi e risorse.
Luca Marescotti 51 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
Luca Marescotti 52 / 88
QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
Che cosa è la biocapacità?
Che cosa sono le regioni bioproduttive?
Luca Marescotti 53 / 88
La capacità di carico e le regioni bioproduttive della Terra Global carrying capacity and bioproductive Areas
milioni km2
% su totale supTerra
OCEANI, MARI, LAGHI e FIUMI 361 70,78%
TERRE EMERSE 149 29,22%
totale 510
REGIONI BIOPRODUTTIVE (che cosa sono?)
111 21,76%
di cui SUL TOTALE
pesca in ambiente marino e in acque interne 23 6,37%
colture agro-silvo-pastorale in terre emerse 88 59,06%
foreste 35 39,77%
pascoli 36 40,91%
aree arabili 15 17,05%
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Globally we identify 11.2 billion hectares of distinct bioproductive areas—cropland, forest, pasture, fisheries, and built-up land—that provide economically useful concentrations of renewable resources. These 11.2 billion hectares cover a little under one quarter of the planet and include 2.3 billion hectares of marine and inland fisheries and 8.8 billion hectares of land. The land area is comprised of 1.5 billion hectares of cropland, 3.5 billion hectares of grazing land, 3.6 billion hectares of forest, and an additional 0.2 billion hectares of built-up land assumed to occupy potential cropland (EEA, 2000; FAO, 2000; SEI, 1998; WRI, 2000). These areas concentrate the bulk of the biosphere’s regenerative capacity. We have not yet been able to estimate how much of the total usable annual biomass generation (NBP or Net Biosphere Production) is concentrated on these 11.2 billion hectares, but would be surprised if it were less than 80 to 90 percent. While the remaining areas of the planet are also biologically active, such as the deep oceans or deserts, their renewable resources are not concentrated enough to be a significant addition to the overall Biocapacity.
[Monfreda, C., Wackernagel, M., Deumling, D., 2004. “Establishing national natural capital accounts based on detailed ecological footprint and biological capacity accounts.” Land Use Policy, 21 (2004) 231–246.]
La capacità di carico e le regioni bioproduttive della Terra Global carrying capacity and bioproductive Areas
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Quantity and Measurement, a common Unit: the Global Hectare
Ecological Footprint accounts express the use of built-up areas, and the consumption of energy and renewable resources—crops, animal products, timber, and fish—in standardized units of biologically productive area, termed global hectares (gha). Each global hectare represents an equal amount of biological productivity.One global hectare is equal to one hectare with a productivity equal to the average productivity of the 11.2 billion bioproductive hectares on Earth. Here productivity does not refer to a rate of biomass production, such as net primary production (NPP).
[Monfreda, C., Wackernagel, M., Deumling, D., 2004. “Establishing national natural capital accounts based on detailed ecological footprint and biological capacity accounts.” Land Use Policy, 21 (2004) 231–246.]
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IMPRONTA ECOLOGICA - criticism
The ecological footprint of the appropriated production is defined as follows (Ewing etal.,2010) for each of the considered products:
EFp = (P/Yn) × YF × EQFwhere P is the amount of product produced (or carbon dioxide emitted); YN is the national average yield for P (or the carbon uptake capacity);YF is the yield factor between the local and world average productivity (it varies by country); EQF is the equivalence factor used to correct the assessment of the area of a specific land use type in to units of world average biological productive areas. This factor will be discussed in detail below, for the moment it is enough to say that in practical terms it has an egligible impact on the overall assessment.
[Mario Giampietro, AndreaSaltelli,“Footprints tonowhere”, Ecological Indicators 46 (2014) 610–621]
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IMPRONTA ECOLOGICA
EFP is the resulting estimate of a virtual area of biosphere’s regenerative capacity, measured in global hectares, which, according to the protocol, measures nature’s demand
of biocapacity – what would be needed to stabilize the production/consumption of the considered products and the absorption of CO2.
For example, to find the ecological footprint of the appropriated production (EFP) of crops at the national level we have to proceed as follows:
(1) P – physical flow of local production (e.g.,kg of crops per year);(2) YN – local yield (the average yield of crops expressed in kg/ha);(3) YF–the ratio between the yield of crops in a country (YN) and world average yield of crops (YW). For example, Ewing etal. (2010) report a ratio of 2.2/1 for Germany and 0.3/1 for Algeria;(4) EQF correction factor (having the goal to correct this value by supposedly making some sort of reference to ecological processes as discussed later on).
[Mario Giampietro, AndreaSaltelli,“Footprints tonowhere”, Ecological Indicators 46 (2014) 610–621]
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Footprint (gha) = Area (ha) * Equivalence Factor (gha/ha)
IMPRONTA ECOLOGICA - The Common Unit: Global Hectare
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Footprint of Renewable Resources
Area (ha) = [Production + Imports – Exports (tons)] / Global yield (tons/ha)
Biocapacity, or the supply side of the equation, is the counterpart of the Footprint, or the demand side. A nation’s total Biocapacity is the sum of its
bioproductive areas, also expressed in global hectares (gha). We transform each bioproductive area into global hectares by multiplying its area by the appropriate equivalence factor and the yield factor specific to that country:
Biocapacity (gha) = Area (ha) * Equivalence Factor (gha/ha) * Yield Factor (-)
IMPRONTA ECOLOGICA - The Common Unit: Global Hectare
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IMPRONTA ECOLOGICA – Global biocapacity
The global biocapacity can also be expressed as follows:
Σ Pi * Ei = AWhere
P is the actual, physical hectares of bioproductive area of type i,
E is the equivalence factor for each area of type i,
A is global Biocapacity expressed in standardized hectares.
Ecological deficit (gha) = Footprint (gha) - Biocapacity (gha)
Bilancio ecologico = Domanda - Offerta
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Tutto chiaro nell'impronta ecologica?
STRANE STORIE - ODD STORIESla capacità di carico nell'impronta ecologica
Misurare, dunque, con giudizio ...Measure, therefore, judiciously …
TIPS AND TRICKS - SUGGERIMENTI E TRUCCHI
oppureOnly TRICKS – solo TRUCCHI?
MISURARE, UNA QUESTIONE ETICA?
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IMPRONTA ECOLOGICA - criticism
EF and BC are tantamount to the concepts demand and supply in Economics. When used together, they form the EF/BC accounts.
“EF/BC accounting” is frequently referred to only as “EF accounting”. However, we think the use of “EF/BC accounting” is more appropriate as it considers the fact that the accounting tool compares demand and supply - and not just demand (as suggested by the term “EF accounting”).
When the EF is larger than the BC the renewable resource accounting results in a deficit. A national ecological deficit can be compensated through trade with nations that process ecological reserves or through liquidation of national ecological assets. In contrast, the global ecological deficit cannot be compensated through trade, and is therefore equal to overshoot.
[Florian Schaefer, Ute Luksch, Nancy Steinbach, Julio Cabeça, Jörg Hanauer, “Ecological Footprint and Biocapacity. The world’s ability to regenerate resources
and absorb waste in a limited time period”]
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IMPRONTA ECOLOGICA - criticism
“Overall, this means that the Ecological Footprint could at best be an indicator of instantaneous non-sustainability at the worldwide level. EFs for countries should be used as indicators of inequality in the exploitation of natural resources and interdependencies between geographical areas. Moreover, even the worldwide ecological deficit emphasized by the EF may not convey the message it is said to. Indeed, one can show that the worldwide imbalance is mostly driven by CO2 emissions, expressed in hectares of forest needed for storage. By definition, the worldwide demand placed on cropland, built-up land and pasture cannot exceed world biocapacity.” (CMEPSP, 2009)
In conclusion, we agree with Goldfinger and co-authors about the key importance of producing easily communicated scientific information; this is essential to make possible an informed societal deliberation over sustainability issues. However, accounting methods need to avoid the risk of simplifications typical of reductionism.
[Mario Giampietro, AndreaSaltelli,“Footprints to nowhere”, Ecological Indicators 46 (2014) 610–621]
[262 Letter to the Editor / Ecological Indicators 46 (2014) 260–263]
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IMPRONTA ECOLOGICA - critiche
● Misura le diseguaglianze sociali tra le nazioni, ma non misura il bilancio tra domanda e offerta (avete capito il perché?)
● Offre una buona comunicazione scientifica, ma semplifica la complessità (riduttivismo).
….. ma potrebbe servire alla pianificazione?
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IMPRONTA ECOLOGICA - critiche
E DAL NOSTRO PUNTO DI VISTA?● Il termine “Regioni bioproduttive / Bioproductive areas” pare essere non tanto una
rappresentazione del mondo reale, quanto una rappresentazione virtuale di un'idea: comunica l'allarme, ma non è chiaro il livello di precisione con cui rappresenta la realtà.
● Il termine “Regione bioproduttiva / Bioproductive areas” è definito da Ecological Footprint Network e usato da WWF, ma non trova riscontro in altri enti (è una scienza normale?).
● Usa un'unità di misura (ha), ma la trasforma in ettari globali (gha) attraverso operazioni poco trasparenti (YF yield factor e EQF equivalence factor).
● Grandezze e unità di misura non paiono corrispondere a criteri ragionevoli della metrologia.
● ….. ma potrebbe servire alla pianificazione?
Luca Marescotti 68 / 88
?flussi informativi – information flowsinfrastrutture di dati territoriali – spatial data infrastructuremodellizzazione e pianificazione – modeling and planning?
Metabolismo urbano e impronta ecologica a LondraThe Use of Urban Metabolism and Ecoological Footprint in London
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Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un interessante caso studio: le analisi ef per Londra
Diversi protocolli e diversi risultati confermano comunque una situazione drammatica, che fa sospettare che l'insieme delle città
globali stia risucchiando tutte le regioni bioproduttive.
Questo non potrebbe essere uno sviluppo di quanto Malthus intuiva e che nel suo tempo non poteva esprimere (1798)?
Herbert Girardet nel 1995: stima l'impronta ecologica di Londra 125 volte la sua superficie.
[Fonte: Girardet, Herbert. 1996. “Getting London in Shape”. London First.Il documento è difficilmente rintracciabile, ma citato in: Girardet, Herbert, Miguel
Mendonca. 2009. A Renewable World: Energy, Ecology, Equality : A Report for the World Future Council. Green Books.p.177, p.245].
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MA IN POCO TEMPO CAMBIANO LE STIMEEnvironment Agency e GLA Greater London Administration: 293 volte [Chartered Institution of Wastes Management Environmental Body; Best Foot Forward Ltd. 2002. City Limits: A Resource Flow and Ecological Footprint Analysis of Greater London. Oxford: Best Foot Forward Ltd.; Goode, David, and Ian Yarham. 2003. Green Capital. The Mayor’s State of the Environment Report for London. Mayor of London. London: Greater London Authority, City Hall, The Queen’s Walk.].
Environment Agency con il modello messo a punto dallo Stockholm Environment Center: 200 volte (*) (Environment Agency. “Environment Agency - London’s Ecological Footprint - Indicator Three.” ), (*) Anche se già nel febbraio 2014 il documento era difficilmente rintracciabile e pareva in corso la rimozione delle pagine connesse.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un interessante caso studio: le analisi ef per Londra
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Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un interessante caso studio: le analisi ef per Londra
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RAPPORTO UFFICIALE 2002
49 milioni di ettari globali (gha), cioè a 42 volte la sua biocapacità, oppure 293 volte la sua dimensione geografica (il doppio di quello disponibile nel Regno Unito).
Londra è città turistica: 2,4 milioni gha, TOTALE EF = 51,4 milioni di ettari globali (6,94 gha/ab). EF media mondiale alla stessa data: 2,18 ettari globali per abitanti (gha/ab), EF media inglese: 6,3 gha/ab
Programma di riduzione progressiva: 35% entro il 202080% entro il 2050.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un interessante caso studio: le analisi ef per Londra
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L'impianto logico della politica poneva allora la questione ineludibile e in due studi si trovano i tentativi di risposta con l'impostazione di scenari operativi possibili per ridurre a un quarto l'impronta ecologica entro il 2030:
Lyndhurst, Brook. 2003. London’s Ecological Footprint A Review. June 2003. London: Greater London Authority, City Hall, The Queen’s Walk, London SE1 2AA.
Girardet, Herbert, 2006. “Urban Metabolism: London Sustainability Scenarios.” In IABSE Henderson Colloquium. Cambridge.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un interessante caso studio: le analisi ef per Londra
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Il legame tra metabolismo urbano e impronta ecologica
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un interessante caso studio: le analisi ef per Londra
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Il legame tra metabolismo urbano e impronta ecologica nella proposta di Girardet.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un interessante caso studio: le analisi ef per Londra
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London Plan 2008 di Ken Livingston
Presentazione della bozza del nuovo London Plan 2010 di Boris Johnson per la partecipazione e la legittimazione
London Plan 2011 approvazionenon esiste più l'impronta ecologica, ma solo la sostenibilità come qualità della vita della città finanziaria globale.
Quanto è grande l'impronta ecologica di Londra? Veramente? Un interessante caso studio: le analisi ef per Londra
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QUANTIFICARE IL CONTESTO – EF 1.0 e 2.0
NON ESISTE PIÙ IL SINDACO DI LONDRA BORIS JOHNSON, ORA C'È SADIQ KHAN.
E L'IMPRONTA ECOLOGICA? TORNERÀ? CAMBIERÀ?
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NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
ETICA SCIENZA TECNICA: PER UNA TEORIA GENERALE
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
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ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
L’individuazione dei confini disciplinari dell’urbanistica è innanzitutto un riconoscimento collettivo, che ha origine dalle visioni scientifiche e tecniche e dalla prassi operativa e che può e deve riflettersi necessariamente nel comune sentire.
È proprio tale costruzione -o l'assenza- di un modello conoscitivo comune che influenza non marginalmente la qualità della pianificazione e della progettazione partecipata e che deve essere affrontato non solo in una formazione professionale di alto profilo, ma a tutti i livelli scolastici.
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ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
Resta infine -nella contrapposizione, perché di contrapposizione si tratta- tra teoria riduzionistica e teoria generale da valutare se sia realistico ampliare la disciplina includendo tutto ciò che riguarda l’uso del territorio e gli impatti ambientali, poiché si tratta in effetti di un orizzonte molto vasto, complesso, multidisciplinare.
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ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
La città come il luogo della politica (comunità, identità, cittadinanza, mescolanza…)?
La città come migliori condizioni generali del territorio?
Il territorio ricchezza delle nazioni?
Le città tutte con pari dignità (New York, Londra, Parigi, Berlino Mosca,
Tokyo, Roma e Milano, o Città del Messico, Manila, Giacarta, Bombay,
Madras, San Paolo, Shanghai, Taiwan e Pechino) tra alti standard qualitativi, slum, megalopoli ecumenopoli?
Prezzo delle aree, stato di salute, qualità della vita?
Solo crescita continua o altre possibilità di trasformazione?
Luca Marescotti 82 / 88
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
Un territorio ridotto come l’entroterra delle città europee, on un territorio dei deserti, delle foreste, delle savane, un territorio comune o luoghi dell’abbandono?
L’avvenire delle città rispetto alle contraddizioni nord-sud, centro-periferia, ambiente-capitalismo?
Pianificazione locale autonoma, o strategie territoriali integrate? (piani urbani di traffico, piani commerciali, piani di zona agricola, piani di assetto forestale,
Effetti cumulativi di scelte parziali o locali, VAS generalizzata?
Luca Marescotti 83 / 88
ETICA SCIENZA TECNICA PER UN PIANETA URBANO
«L’idea che la politica abbia inevitabilmente a che fare con la libertà si è conservata, dopo la sua nascita nella polis greca, nei millenni; e ciò è tanto più singolare e confortante quanto più in pratica non esiste alcun concetto del pensiero e dell’esperienza occidentale che si sia tanto trasformato, e anche tanto arricchito, nell’arco di tale periodo.
Essere liberi in origine non significava altro che poter circolare a proprio piacimento; ma ciò implicava più di quanto noi oggi intendiamo per libertà di movimento.(…)
Questa città che offre ai mortali e alle loro effimere gesta e parole un luogo imperituro, è la polis, ed essa è politica e tanto diversa da altri insediamenti (che infatti i greci chiamavano con un’altra parola) poiché di fatto è edificata solo intorno allo spazio pubblico, la piazza del mercato, dove gli uomini liberi e uguali possono incontrarsi in ogni momento.»
[Fonte: Hannah Arendt 2001 (1955-1975), p. 34 e p. 35.]
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NUOVI ORIZZONTI DELL'URBANISTICA?
DON'T FORGETWe live in complex social-ecological systems
VERSO UN PIANETA URBANO
Luca Marescotti 85 / 88
IMPARARE L'URBANISTICA COME SCIENZA
TRE DOMANDE
RITENETE CHE IL CALCOLO DEL METABOLISMO URBANO DEBBA ESSERE UNA COMPETENZA DELL'URBANISTICA?
RITENETE CHE IL CALCOLO DELL'IMPRONTA ECOLOGICA DEBBA ESSERE UNA COMPETENZA DELL'URBANISTICA?
RITENETE CHE IL CALCOLO DELLA CAPACITÀ DI CARICO DEBBA ESSERE UNA COMPETENZA DELL'URBANISTICA?
PERCHÉ?
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MILLE PERCORSI PER IMPARARE ...
UNU
DO YOU KNOW UNITED NATIONS UNIVERSITY?
In his 1969 Annual Report to the United Nation General Assembly, UN Secretary-General U Thant proposed the creation of a “United Nations University, truly international in character
and devoted to the Charter objectives of peace and progress”
Luca Marescotti 87 / 88
IMPARARE L'URBANISTICA COME SCIENZA
Luca Marescotti 88 / 88
IMPARARE L'URBANISTICA COME SCIENZA
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