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Miscellanea sanità e non solo tessere per il tuo mosaico Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione 15 Marzo 2005 - a cura di [email protected] L’accesso a una informazione diversificata è uno degli strumenti più efficaci per difendere la democrazia e i propri diritti; senza informazione e senza conoscenza non c’è democrazia. Le istituzioni democratiche non devono essere soffocate dalle concentrazioni medianiche e finanziarie; in una società in cui l’informazione è sempre più manipolata e al servizio dei “poteri forti”, i primi a essere calpestati sono proprio i diritti della persona, della collettività e il bene comune. All’insegna dei fondamentali valori di <Libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione>, Miscellanea vuole promuovere la consapevolezza della tutela dei diritti della persona, preservare la libertà di espressione, l’indipendenza di giudizio e tentare di fornire qualche “tessera” affinché ognuno possa comporre il proprio personale mosaico. “La difesa del nostro presente e del nostro futuro passa attraverso la conoscenza di quanto accade e di quanto è accaduto”. *** La scuola di stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non né cattolici, né protestanti, né marxisti. Piero Calamandrei. La vera linea di demarcazione non è più fra destra e sinistra, ma fra chi rispetta le regole e chi non le rispetta o si adopera affinché le rispettino i deboli e le possano violare impunemente i potenti , … Dubitare di se stesso è il primo segno dell'intelligenza - Ugo Ojetti 13-05-2001 Berlusconi: "Risolverò il conflitto di interessi entro 100 giorni" 13-07-2004 Sono passati 1153 giorni e ...lo ha “legalizzato”! E’ pericoloso avere ragione in questioni su cui le autorità costituite hanno torto Il est dangereux d'avoir raison quand les autorités constituées ont tort - Voltaire Tutti pensano a cambiare l'umanità, ma nessuno pensa a 1

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Miscellaneasanità e non solo … tessere per il tuo mosaico

Promuovi libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione15 Marzo 2005 - a cura di [email protected]

L’accesso a una informazione diversificata è uno degli strumenti più efficaci per difendere la democrazia e i propri diritti; senza informazione e senza conoscenza non c’è democrazia. Le istituzioni democratiche non devono essere soffocate dalle concentrazioni medianiche e finanziarie; in una società in cui l’informazione è sempre più manipolata e al servizio dei “poteri forti”, i primi a essere calpestati sono proprio i diritti della persona, della collettività e il bene comune.All’insegna dei fondamentali valori di <Libertà, giustizia, solidarietà, partecipazione>, Miscellanea vuole promuovere la consapevolezza della tutela dei diritti della persona, preservare la libertà di espressione, l’indipendenza di giudizio e tentare di fornire qualche “tessera” affinché ognuno possa comporre il proprio personale mosaico. “La difesa del nostro presente e del nostro futuro passa attraverso la conoscenza di quanto accade e di quanto è accaduto”.

***La scuola di stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non né cattolici, né protestanti, né marxisti. Piero Calamandrei.

La vera linea di demarcazione non è più fra destra e sinistra, ma fra chi rispetta le regole e chi non le rispetta o si adopera affinché le rispettino i deboli e le possano violare impunemente i potenti , …

Dubitare di se stesso è il primo segno dell'intelligenza - Ugo Ojetti

13-05-2001 Berlusconi: "Risolverò il conflitto di interessi entro 100 giorni"13-07-2004 Sono passati 1153 giorni e ...lo ha “legalizzato”!

E’ pericoloso avere ragione in questioni su cui le autorità costituite hanno torto Il est dangereux d'avoir raison quand les autorités constituées ont tort - Voltaire

Tutti pensano a cambiare l'umanità, ma nessuno pensa a cambiare sé stesso. Lev Tolstoj

Obbligo di iscrizione all’albo dei medici: non vale per i dipendenti della p.a.Il sottosegretario alla salute Cesare Cursi ha risposto a un’interrogazione della deputata Chiara Moroni che chiedeva chiarimenti in merito all’obbligo di iscrizione all’albo professionale da parte di sanitari dipendenti da pubbliche amministrazioni, anche alla luce di un parere espresso dal Consiglio di Stato. Il

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sottosegretario ha confermato che la prima sezione del Consiglio, con il parere n. 133 del 17 marzo 2004, si è espressa nel senso che “allo stato della legislazione, l’obbligatorietà dell’iscrizione all’albo riguarda soltanto i liberi professionisti, non pure i sanitari dipendenti pubblici, salvo che non siano autorizzati ad esercitare anche la libera professione.”

Sottoscrivi l'appello “Con la Resistenza, senza se e senza ma” vedi punto 27

1 La guerra dentro - Decine di migliaia di soldati Usa tornano dall'Iraq con gravi problemi mentali - Negli esperti la convinzione che i veterani dell’Iraq afflitti da “disturbo post-traumatico da stress” (PTSD) siano ben più di quel 17 per cento riportato nel New England Journal of Medicine.

2 8 Marzo Giornata Internazionale della donna - L' Iraq è una prigione per le donne, intervista a Nazeen Rashid, attivista curda per i diritti delle donne in Iraq.

3 (www.dirittosanitario.net) Familiare portatore handicap, limiti della richiesta di trasferimento.

4 Perché il gioco del calcio rappresenti un fattore di rischio per la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) rimane un mistero. - Uno studio a prova di bomba.

5 Parlare sporco migliora il feeling?6 Il teleconsulto con il videofonino funziona.7 Medici spaventati dal nuovo ricettario elettronico.8 A cosa servono i partiti comunisti? Non potendo più

aspirare al potere, in Europa sono ridotti al ruolo di pungolo sociale della sinistra riformista.

9 Astrologia, cartomanzia e pronostici - Imbrogliare rende ai proprietari di TV pertanto ipocritamente possono andare in onda 8 ore al giorno dalle 23 alle 7.

10 Antibiotici? I pediatri i peggiori prescrittori.11 Consiglio di Stato - Natura discrezionale dell'incarico di

dirigente di II livello12 Caso Di Canio, Battisti: il saluto romano viene punito per

legge, ma Storace non lo sa (o fa finta di non saperlo ndr).13 Bari: truffa alla ASL.14 Comproprietà tra il presidente e la moglie di De Petro, indagato

per corruzione Formigoni, yacht in comune con l’uomo di «Oil for food» - Replica

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dalla Regione: un gruppo di amici, nulla di nascosto.15 Barzellette napoletane.16 Ambiente; discariche: è la Regione che autorizza il Sindaco17 Quanti cani intorno all’osso dell’acqua, che sarà più salata

quando il mondo tornerà a puzzare.18 FIRENZE FORTEZZA E I RESPONSABILI?: la “sensibilità” dei

cittadini per i loro monumenti costerà a loro stessi più di 6 milioni di euro (oltre 12 miliardi delle vecchie lire).

19 A Fallujah usate armi chimiche: lo conferma il Ministero della Sanità iracheno.

20 Stop all'invasione di ogm in Europa: Greenpeace chiede la fine della coltivazione di piante geneticamente modificate.

21 Allarme nucleare in Somalia: “Lo tsunami ha portato alla luce la pattumiera tossica d’Europa”.

22 Questi imbrogli sulle firme «non sono reati pericolosi socialmente». - Elezioni da destra a sinistra il grande partito delle liste con il trucco - Firme ed elenchi fasulli con trucchi per tutti (con prescrizione) - Anche la Lega, come la DC, fece resuscitare i morti e nel 2003 il parlamento cancellò il reato: niente carcere, solo multe.

23 Il pericolo di una convivenza democratica con una dittatura della maggioranza” - «Rompono il Paese e ci vorrebbero sottomessi» «Non c’è solo il fallimento della loro politica economica e sociale c’è soprattutto il modo indecente di fare politica e le leggi da parte di questa maggioranza» «Dobbiamo riprendere il cammino in Europa. Oggi su 25 Paesi siamo il venticinquesimo» - La svolta economica italiana deve partire da una svolta morale - intervista a Romano Prodi

24 La porti (via) un piacione da Firenze - Il sindaco? Bello e impossibile: nel senso del carattere. La sinistra, qui, pensa di avere già vinto le politiche. E, con Domenici ministro, sa chi prenderà il suo posto.

25 Infarto: consigli in ospedale per smettere di fumare riducono mortalità.

26 Gioco di spade - …il momento più pericoloso arriva quando i gruppi di sinistra "rinunciano all'uso della forza" ed accettano il processo democratico.

27 Sottoscrivi l'appello - Con la Resistenza, senza se e senza ma

28 La rivoluzione di internet è entusiasmante, ma non montiamoci la testa. Non sarà facile di Beppe Grillo

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… Se fossimo davvero in una democrazia, invece di farci passare dai cinquanta ai cinquecento canali televisivi in prevalenza commerciali, le Nazioni Unite, la Banca mondiale e gli stati del mondo dovrebbero favorire la chiusura di almeno metà dei canali tv. Con le risorse di cervelli, energia elettrica, materiali e soldi così risparmiati, si potrebbero dotare entro dieci anni tutti gli scolari del globo e almeno metà dell'umanità adulta di un computer a basso prezzo e di una connessione gratuita alla rete. Gratuita? Sì, gratuita, come in Svezia. E come gratuita è la cittadinanza su questo pianeta.

29 Lessig: contro l'estremismo del copyright ... l'intera storia dell'industria culturale è una storia di piraterie … la cultura del permesso sostituisce la cultura libera. - Perché la legge, per la prima volta nella storia, ha deciso di difendere a spada tratta il vecchio contro il nuovo? La risposta, secondo Lessig, sta nell'assoluta novità del modo di costruire cultura generato da Internet. Le tecnologie digitali hanno dato vita a una forma di bricolage libero …

30 Misteriosa melatonina - La melatonina sembrerebbe efficace e sicura, ma a conferma della sua innata controversia, due notiziari on line statunitensi hanno tratto dallo studio soluzioni opposte. La chiave, comunque, sembrerebbe il dosaggio.

31 La fame ti fa bello - Senza giungere a conclusioni, allo stato attuale, frettolose, ricerche su cavie indicano che ridurre le calorie rallenta l'invecchiamento della pelle.

32 Al margine di un campo agricolo una gallina attraversa la strada… Perché la gallina ha attraversato la strada? Vediamo come gli uomini importanti avrebbero risposto a questa domanda fondamentale...

33 Galeotta fu la lettera - Polemiche sull’opuscolo del Governo sui farmaci.

34 Anche in farmacia latte in polvere a prezzo europeo.35 Skype aggiunge segreteria e numeri di telefono - Il programma

per telefonare via Internet amplia sperimentalmente la propria offerta. La linea telefonica tradizionale è a rischio prepensionamento? Con Skype si possono ricevere chiamate dalla rete telefonica tradizionale.

36 Colorare di verde la spesa pubblica.37 La legge Moratti allontana ancor di più l'università italiana

dai modelli internazionali - Le più celebrate università americane richiedono ogni anno ai docenti di dichiarare quante

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ore dedicano ad attività di consulenza esterna all'università. C'è un limite ben definito, e chi vuole dedicare più tempo alle consulenze deve chiedere preventivo permesso.

38 Le ombre prima degli spari - La scelta di pagare ha costretto Calipari a muoversi senza protezione - Il riscatto alla radice della strategia del Sismi c´è la decisione politica di cedere al ricatto dei rapitori: per la libertà della Sgrena sono serviti sei o otto milioni di euro - Certe le colpe Usa, ma sull´azione ci sono dubbi da chiarire.

39 La legge sulla fecondazione è anti scientifica e illiberale ecco perché va cambiata - Umberto Veronesi.

40 La faccia nascosta dell’Italia che ama Satana - Sarebbero almeno 500, secondo un recente censimento, le sette che si richiamano al diavolo.

Nota - Ai sensi dell'art. 13 legge 31/12/96 n.675 e succ.: questa e-mail è stata spedita da una rubrica personale creata contattando precedentemente questo indirizzo, e si può richiedere la cancellazione se non si gradisce ricevere altri messaggi. Alternativamente si tratta di:- un primo contatto a questo indirizzo;- un indirizzo pubblico o pubblicato;- un messaggio richiesto/autorizzato dal ricevente.In ogni caso, questa comunicazione non è intesa come "spam", e non contiene promozioni commerciali. Se d'ora in poi non si desidera ricevere ulteriori comunicazioni, ritornare questo messaggio al mittente con la scritta "cancella", e si sarà prontamente rimossi dalla rubrica.Nota importante sulla cancellazione - Si richiede gentilmente che le richieste di cancellazione contengano l'indirizzo originale a cui il messaggio é stato spedito. Grazie.Nota – Miscellanea è automaticamente e individualmente controllata all'uscita da Norton antivirus system, con aggiornamento automatico on line.

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1 La guerra dentro - Decine di migliaia di soldati Usa tornano dall'Iraq con gravi problemi mentali - Negli esperti la convinzione che i veterani dell’Iraq afflitti da “disturbo post-traumatico da stress” (PTSD) siano ben più di quel 17 per cento riportato nel New England Journal of Medicine.

Fino a 100mila morti iracheni, ormai 1.500 caduti e 11mila feriti tra le fila dell’esercito statunitense. La triste contabilità del conflitto in Iraq è aggiornata in continuazione, ma c’è un numero che nessuno può ancora quantificare con precisione eppure si teme sia enorme: quello dei soldati che ritornano a casa con seri problemi mentali. Secondo uno studio dell’esercito Usa pubblicato nel luglio 2004 sul New England Journal of Medicine, il 17 per cento dei militari impegnati in Iraq e in Afghanistan potrebbero soffrire di “disturbo post-traumatico da stress” (PTSD). Psicologi, psichiatri, ex soldati sono però convinti che questa cifra sia da rivedere verso l’alto, e che alla fine si raggiungerà quota 30 per cento, come per i veterani di ritorno dal Vietnam. Considerando che finora il Pentagono ha ruotato in Iraq e in Afghanistan circa un milione di soldati, significa che fino a 300mila militari potrebbero avere urgente bisogno di cure psicologiche e psichiatriche. Un problema in crescita. “Stiamo ricevendo un flusso crescente di soldati con problemi mentali – riconosce lo psichiatra Jeffrey Fine, direttore del programma di cura del PTSD al New York Harbor Healthcare System –, e sono convinto che il numero di soldati che soffrono di PTSD aumenterà ancora. Al momento stiamo curando una cinquantina di veterani dall’Iraq e dall’Afghanistan. Ma per molti i primi sintomi si presenteranno con mesi o anni di ritardo: qui riceviamo ancora centinaia di militari che hanno combattuto in Vietnam e nella Seconda guerra mondiale”. I sintomi. Il PTSD si può manifestare in vari modi, dalla depressione agli incubi notturni, dalla mancanza di emozioni agli sbalzi improvvisi di umore. Molti sperimentano improvvisi attacchi di panico, piangono a dirotto senza un motivo apparente, rivivono ad occhi aperti i momenti più terrificanti. Alcuni soldati si sentono colpevoli perché sono sopravvissuti mentre i loro compagni sono morti, altri si isolano dalla famiglia e dagli amici. “Come fai a raccontare a tuo padre di quando hai visto quell’iracheno sanguinante che ha perso metà del corpo per l’esplosione di una bomba? – scrive un soldato che soffre di PTSD sul sito dell’associazione di veterani Operation Truth – Come fai a raccontargli delle notti in cui hai dormito con un’arma carica sotto il cuscino? E’ difficile trovare le parole per il puro terrore e la

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sensazione di impotenza e rabbia che provi quando sei sotto il fuoco dei mortai o dei razzi da 127 millimetri. I cadaveri, i civili feriti, quel maledetto odore e i canti delle moschee alla sera sono sempre nella mia testa”. Lo stress del conflitto. L’elevata incidenza del PTSD in Iraq e in Afghanistan si spiega – concordano gli esperti – con le particolare condizioni del conflitto. In una guerra tradizionale il nemico è dall’altra parte del fronte e nella retroguardia esistono dei rifugi sicuri; nella prima guerra del Golfo gli Usa fecero largo uso di attacchi aerei e i soldati iracheni si arrendevano in massa davanti ai carri armati. In Iraq le caserme dei militari Usa sono attaccate ogni giorno a colpi di mortaio, i soldati possono morire – come è successo in dicembre a Mosul, con 20 vittime – anche mentre mangiano in mensa. Stavolta “il nemico è ovunque: dall’altro lato della strada, nascosto dietro una finestra, in un vicolo. Non ti senti mai al sicuro, non ti rilassi mai”, dice Paul Rieckhoff, che ha servito in Iraq per dieci mesi e al ritorno ha fondato Operation Truth. La responsabilità di salvare gli altri. Lo stress può essere particolarmente elevato per chi ha decine di uomini ai suoi ordini. Il tenente J. Phillip Goodrum, 34 anni, nei sei mesi in cui ha prestato servizio in Iraq ha comandato 32 soldati, perdendone uno. La sua unità, addetta al rifornimento delle truppe, percorreva in lungo e in largo il territorio iracheno. “Viaggiavamo sempre – racconta – su convogli completamente insicuri. Non avevamo né mappe, né protezioni, né scorta. La manutenzione dei veicoli era pessima ed eravamo sempre a corto di carburante. Non c’è peggiore sensazione di avere poca benzina quando sei in campo aperto e ti sparano addosso, mentre sei responsabile della vita di decine di ragazzi”. Ora Goodrum è in cura al Walter Reed Army Medical Center di Washington, il più grande ospedale militare negli Usa. Tornato dall’Iraq nel novembre 2003, ha cominciato a soffrire di attacchi di panico, ansia, continuo stress. Gli hanno diagnosticato il PTSD, e da più di un anno si sottopone a colloqui bisettimanali con psichiatri, lo imbottiscono di pillole e parla a scatti, con una leggera balbuzie. “Non ho fatto i progressi che avrei dovuto”, dice. “Ancora oggi, se sento l’odore del carburante mi ritorna tutto in mente. E ho attacchi di panico quando mi trovo in una folla, o in mezzo al traffico”.

Con il protrarsi del conflitto, la questione del PTSD sta diventando sempre più grave. Pochi giorni fa il Pentagono ha reso noto che nel 2004 il tasso di suicidi tra i soli Marines è aumentato del 29 per cento: i 31 registrati costituiscono il picco dell’ultimo decennio. Fino

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allo scorso novembre, in Iraq si erano tolti la vita 40 soldati. Le storie di militari che si uccidono spuntano una dietro l’altra dalle cronache dei giornali locali: l’ultima è quella del sergente Curtis Greene, un 31enne della Florida con moglie e figli, che per la paura di essere richiamato in servizio in Iraq si è impiccato in caserma. Come molti altri che scelgono di togliersi la vita perché inseguiti dagli incubi dell’Iraq, ufficialmente Greene non soffriva di PTSD. Non aveva mai cercato aiuto psicologico, e nessuno nell’esercito aveva capito che qualcosa non andava. Casi come il suo rafforzano negli esperti la convinzione che i veterani dell’Iraq afflitti da PTSD siano ben più di quel 17 per cento riportato nel New England Journal of Medicine. “Quella ricerca aveva due limiti fondamentali – spiega Steven Robinson, direttore del National Gulf War Resource Center – che non vanno dimenticati. Non comprendeva i soldati feriti in combattimento, ed essendo stata fatta nella seconda metà del 2003 non ha potuto tenere conto dello scoppio ritardato del PTSD: molti soldati cominciano ad avere problemi solo una volta ritornati a casa”. La paura di mostrarsi deboli. A questo bisogna aggiungere la paura di mostrarsi deboli davanti ai propri commilitoni e alla società, o il timore – per chi vuole rimanere nell’esercito – di vedersi pregiudicata la carriera militare. E’ celebre il caso del sergente Georg-Andreas Pogany, inizialmente accusato di “codardia” (un crimine punibile con la pena di morte, e scomparso dai tempi del Vietnam) per aver avuto un grave attacco di panico al suo secondo giorno in Iraq, dopo aver visto i resti del cadavere di un soldato iracheno. Di fronte al clamore provocato dalla vicenda, in seguito l’esercito trasformò l’accusa di codardia in quella di “inadempienza dei propri doveri”, e poi depennò anche quest’ultima. Ma il caso confermò che l’esercito non vede di buon occhio chi si tira indietro per problemi psicologici, e per questo molti soldati preferiscono rinchiudersi in sé stessi piuttosto che condividere le proprie sofferenze con gli altri. “Nessuno vuole vedersi troncata la carriera sentendosi dire che non può gestire lo stress”, dice Robinson. Una cura incerta. Gli psichiatri non hanno ancora capito se dal PTSD si può guarire. “Su questo aspetto il dibattito è ancora in corso – spiega Fine –. Il nostro approccio è quello di trattare il PTSD come una malattia cronica, con cui bisogna imparare a convivere. Altri psichiatri pensano invece che ci sia la possibilità di arrivare il più vicino possibile a una cura. Esistono comunque soldati che cercano aiuto da noi e poi ritornano a combattere: molti veterani del Vietnam con problemi di PTSD hanno poi servito durante la prima guerra del Golfo, altri hanno combattuto in quella e poi nell’operazione Iraqi

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Freedom”. La gestione dell'emergenza. Sebbene sul terreno esistano circa un centinaio di cliniche del dipartimento per i Veterani – e vari ospedali militari – che offrono aiuto psicologico e psichiatrico, la gestione dell’emergenza PTSD da parte di Washington sta scontentando un po’ tutti. Lo scorso settembre Steve Robinson scrisse un rapporto intitolato The Hidden Toll (“Il tributo di vite nascosto”), in cui puntava il dito contro il dipartimento della Difesa per lo scarso aiuto offerto ai militari con problemi psicologici, specialmente sul campo. “Da quel momento la situazione è addirittura peggiorata – si sfoga Charles Sheehan-Miles, direttore dell’associazione Veterans for Common Sense –. Ci sono valanghe di soldati che tornano a casa e soffrono di PTSD, aumentando la pressione sul sistema. E allo stesso tempo l’amministrazione sta tagliando il budget sanitario per i crescenti costi della guerra e i tagli alle tasse. Noi cerchiamo di farci sentire, ma la storia dimostra che non possiamo fare molto”. Meglio prevenire. Robinson è meno pessimista, ma riconosce che la situazione rimane critica. “L’approccio del dipartimento della Difesa è sempre quello, ma in questo momento il Congresso sta lavorando su nuove misure che potrebbero migliorare le cose. Tra qualche settimana presenterò una proposta di legge per garantire a ogni soldato che torna dalla guerra un colloquio con uno psicologo. E’ meglio combattere il PTSD sul nascere, piuttosto che aspettare che i soldati si presentino in ospedale già con seri sintomi”.http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idpa=&idc=67&ida=&idt=&idart=1589

2 8 Marzo Giornata Internazionale della donna - L' Iraq è una prigione per le donne intervista a Nazeen Rashid, attivista curda per i diritti delle donne in Iraq.

In Iraq dove centinaia di donne scelgono il suicidio per scappare da un destino imposto da una società sempre piú conservatrice, Nazeen lotta contro la loro emarginazione e commenta con amara ironia: "In Iraq la libertà americana ha portato solo più lattine di Coca-cola" - Gema del Castillo - Fonte: Agencia de Informaciòn Solidaria5 marzo 2005Nazeen Rashid, attivista di origine curda, ha strettamente legato la sua storia a quella di migliaia di donne irachene che per diversi motivi hanno subito violenza in un paese sempre piú instabile: sono donne assassinate dai propri familiari,minacciate dai gruppi armati, vittime di abusi nelle carceri sotto l'autorità americana.... Nazeen,

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membro fondatore di "Azione delle donne curde contro i crimini di onore", ha lavorato per piú di 20 anni con Amnesty International, Croce Rossa e Unicef a favore dei diritti della donna e ha coordinato i progetti per il miglioramento della posizione sociale delle donne nel suo paese e in Afganistan. In Iraq dove centinaia di donne scelgono il suicidio per scappare da un destino imposto da una società sempre piú conservatrice, Nazeen lotta contro la loro emarginazione e commenta con amara ironia: "In Iraq la libertà americana ha portato solo più lattine di Coca-cola"La situazione in Iraq dopo l'invasione statunitense è peggiorata?Dopo il regime di Saddam e l'invasione americana, l' Iraq si è ritrovato in una condizione di totale assenza di legge dove è facile reperire armi, non c'è sicurezza e la gente deve agire per proteggersi. E' una situazione difficile da controllare. Prima dell'invasione, Saddam ha messo in libertà 4000 criminali iracheni e l'apertura delle frontiere ha favorito il clima di instabilità. Inoltre gli iracheni non hanno fiducia negli americani perchè sono convinti che siano venuti in Iraq per rubare, per distruggere la nostra eredità culturale e a portar via il nostro petrolio.In che modo questa instabilità del Paese è andata a discapito delle donne ?La mancanza di sicurezza ha colpito soprattutto le donne. Se non c'è sicurezza, non si può neanche uscire per strada e non si può andare a scuola perchè si vive costantemente nella paura.Le bambine non vanno a scuola perchè temono di essere violentate o di subire qualche violenza, visto che ora ci sono tutti questi criminali in libertà. E questo prima non accadeva.In Iraq sono aumentate le donne che indossano il velo, teme che la situazione ora sia più dura a causa di una interpretazione più radicale dell'Islam? Prima d'ora non avevo mai visto le donne comportarsi in questo modo. Quando sono stata a Bassora mi sono chiesta se davvero questo fosse il mio Paese. Gruppi islamici mandano lettere in cui minacciano le giovani nelle scuole intimando loro di non usare trucco nè gioielli e di coprirsi il capo.Spesso le ragazze con il capo scoperto in strada vengono aggredite. Stanno togliendo alla gente il libero arbitrio, il loro diritto alla libertà di scelta.L'Iraq è come una prigione per le donne. Tutto ciò che una donna deve fare per loro è compiacere suo marito e prendersi cura dei propri figli.Qual' è la risposta della giustizia e della società irachena di fronte ai crimini di onore?

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In Iraq uccidere una donna per adulterio vero o presunto è normale. Picchiare la propria moglie è normale. Nella cultura araba i membri della famiglia sono responsabili del comportamento delle loro donne e quindi possono castigarle. Nella nostra società le donne devono mantenere la loro purezza per restare al sicuro.In Kurdistan è stata emendata la legge,ora se un uomo uccide una donna della sua famiglia accusata di adulterio, viene condannato a 3 anni di reclusione. Spesso però questi criminali rimangono appena un mese in carcere e a volte addirittura vengono subito scagionati. Anche se molti vengono processati, altrti riescono a fuggire perchè non c'è molto controllo alle frontiere ed è facile raggiungere l'Iran, la Turchia e perfino l' Europa dove chiedono asilo politico.La cosa più rassicurante è però l'esistenza di un movimento a favore delle donne che cerca di informare su ciò che accade per far sì che la società prenda coscienza di questi crimini. Occorre fare una campagna di informazione anche nel sud dell'Iraq ma è ancora presto:in quella zona la gente ha cisogno prima di tutto di elettricità e le donne vogliono la sicurezza prima di ogni altra cosa.Come è organizzata "Azione delle donne curde contro i crimini di onore?" di cui lei è membro fondatore?E' una rete. Organizziamo grandi conferenze, come quella del 2002 a Parigi, portiamo avanti numerose campagne contro i crimini di onore e progetti di assistenza per le donne curde. Inoltre lavoriamo al fianco di entità governative , organizzazioni di donne ed emittenti televisive e giornali.Cosa può fare la comunità internazionale per porre fine a queste discriminazioni nei confronti delle donne irachene? Abbiamo bisogno di appoggio e solidarietà. In ogni zona dell' Iraq c'è una condizione diversa delle donne quindi occorre fare una valutazione reale delle diverse necessità e abbiamo bisogno di luoghi più sicuri. L'altra sera pensavo che gli organismi internazionali hanno uffici in zone molto sicure, si potrebbe tentare di trasferire le donne di ogni parte del paese nell' area di sicurezza. Si potrebbero organizzare corsi di formazione primaria in modo che poi le donne possano essere in grado di provvedere ai loro bisogni. E' però importante fare una valutazione reale delle necessità delle donne irachene per poi poter fare un piano connesso a QUELLO DELLA Comunità INTERNAZIONALE.Ha ricevuto minacce o ha mai temuto per la sua vita a causa del suoi impegno a favore dei diritti della donna?Quando sono stata a Mosul ho temuto per la mia vita, lì erano state assassinate 3 attiviste per i diritti delle donne.Non è facile per noi.

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Nel Kurdistan invece non ho nessun timore ma quando vado in altre zone dell'Iraq devo autoconvincermi che starò al sicuro.Lei ha definito le donne irachene "uccelli in gabbia". Qual è il messaggio che vuole lanciare a queste donne?Io spero davvero che in Iraq le donne recuperino il libero arbitrio sulle loro vite e la loro educazione. Mi auguro che possano usufruire di un servizio sanitario adeguato, di avere un' esistenza degna e un lavoro. Mi preoccupa particolarmente la situazione delle vedove che sono la classe più oppressa ed emarginata della nostra società. Ho visto con i miei occhi molte di loro vendere tutto quello che possono nei mercati per dare da mangiare ai loro figli.Spero e desidero che la comunità internazionale e il Governo iracheno diano la priorità a queste donne.

3 (www.dirittosanitario.net) Familiare portatore handicap, limiti della richiesta di trasferimento

Tribunale di Prato - Sui limiti della richiesta di trasferimento, per assistere un familiare portatore di grave handicap. Il diritto di scegliere la sede più vicina al proprio domicilio previsto dall'art. 33 della legge 5 febbraio 1992 n. 104 in favore del lavoratore che assista un familiare portatore di handicap in condizione di gravità, può essere fatto valere solo nell'ambito della stessa amministrazione che abbia la disponibilità del posto corrispondente al profilo professionale posseduto dall'interessato e non tra enti diversi; tale diritto, pertanto,non può essere invocato per ottenere il trasferimento da una A.S.L. ad un'altra A.S.L. della stessa Regione.

4 Perché il gioco del calcio rappresenti un fattore di rischio per la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) rimane un mistero. - Uno studio a prova di bomba

4.3.2005 - A fare un po' di luce in più sull'argomento, però, è arrivato uno studio, condotto da Adriano Chiò, professore nel dipartimento di neuroscienze dell'Università di Torino. Si tratta del naturale prolungamento di quello ispirato dal procuratore Raffaele Guariniello, che di recente si è occupato dell'uso di farmaci dopanti tra i calciatori del campionato italiano. I risultati continuano a preoccupare, i calciatori italiani correrebbero un rischio sei volte superiore di contrarre la malattia rispetto alla popolazione generale. Ma come nasce lo studio? Lo abbiamo chiesto direttamente al professor Chiò.Come si è svolto lo studio

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"Lo studio nasce dal precedente di Guariniello che aveva già portato a un risultato eclatante" - risponde il neurologo torinese. Va ricordato, infatti, che lo studio epidemiologico, condotto su un campione di 24 mila calciatori che hanno giocato tra gli anni '60 e il 1996, aveva evidenziato un'incidenza della malattia cinque volte superiore rispetto alla popolazione generale, con un'età media dei casi, intorno ai 40 anni, significativamente più bassa della media in generale. "Già - riprende Chiò - ma il procuratore non è un epidemiologo, abbiamo perciò progettato un nuovo studio che riesaminasse la situazione, per vedere se i risultati venivano confermati. Va detto che le premesse sono piuttosto complesse, visto che abbiamo a che fare con un problema sia legale sia scientifico, e che della malattia si sa ancora molto poco. Siamo partiti così dai dati disponibili e abbiamo delineato uno studio il più possibile rigoroso e rigido, in modo da poter ovviare alle eventuali critiche, con l'obiettivo ambizioso di realizzare uno studio a prova di bomba". E ce l'avete fatta? "I risultati sono sicuramente sorprendenti e per certi versi inquietanti. Ci abbiamo lavorato un anno e mezzo. A maggio era già terminato, ma serviva l'"imprimatur" legale, viste le implicazioni note". Lo studio, va ricordato, ha preso in considerazione tutti i calciatori professionisti italiani, che abbiano giocato almeno una partita ufficiale tra il 1970 e il 2002. Oltre 7000 atleti. Parlava di risultati sorprendenti, cioè? "Innanzitutto è stato confermato un aumento del rischio di Sla in una categoria specifica, per qualche fattore di rischio che per il momento sfugge. In più in un'età molto più giovane rispetto alla media generale". Il rischio, infatti, è cinque volte superiore e l'età è di 41 anni, mentre l'età di insorgenza è tradizionalmente attorno ai 60. Ma non è finita qui, vero? "No - risponde Chiò - è stato riscontrato anche, e questa è una novità, un rapporto dose/effetto, cioè più si gioca più il rischio di ammalarsi aumenta". Ma perché esiste questa relazione tra calcio e Sla?Traumi, farmaci o pesticidi"Non è ancora chiaro - dice il responsabile della ricerca - si formulano ipotesi sulla base delle quali partiranno studi paralleli. Una delle ipotesi è quella traumatica. Il fatto cioè che i calciatori siano sottoposti più spesso a incidenti che riguardano il capo. Poi un'altra possibilità è legata all'assunzione prolungata di sostanze dopanti o di farmaci in dosi superiori a quelle normali, un aspetto da cui il calcio non è esente". E perché non si verifica in altre discipline sportive, come il ciclismo per esempio, con la stessa incidenza? "Una possibilità può essere che si ricorra nei diversi sport a sostanze diverse" - sostiene Chiò. "Le discipline sportive Non sono uguali e

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approfondendo si scoprono differenze notevoli. Un aspetto da non sottovalutare, per esempio, riguarda lo stress, sia fisico sia psichico, cui sono sottoposti i calciatori. Non va dimenticato, infatti, che, in rapporto agli altri sport, rappresentano un patrimonio di denaro ragguardevole". Lo studio, però, va dal 1970 al 2001. Le cose in questo lasso di tempo dovrebbero essere cambiate. O no? "Le cose sono sicuramente cambiate e tra l'altro l'incidenza della malattia è "spalmata" su tutto il periodo in modo uniforme. Questo è uno degli aspetti da approfondire". Ma torniamo alle possibili cause, ne manca qualcuna? "Sì, una delle più datate - risponde - riguarda la presenza di sostanze tossiche esogene, diserbanti e fertilizzanti, sul terreno di gioco. Un'ipotesi che risale a uno studio americano condotto dopo la morte di tre giocatori di football". E prevale qualche ipotesi sulle altre? "Non direi, anzi non è da escludere la compartecipazione di più fattori. Del resto l'organismo umano è una struttura complessa, non un'insieme di parti separate. Anche la predisposizione genetica gioca il suo ruolo probabilmente. E' la cosiddetta interazione tra genetica e ambiente. Alcuni soggetti hanno geni che li proteggono, altri no. E' la ragione per cui, per esempio, non tutti i fumatori si ammalano di tumore al polmone".Se la federazione collaborasseUna curiosità in conclusione. Perché studi del genere si svolgono in Italia e meno negli altri paesi? Potere del pallone? "Credo che la molla scatenante sia stato l'interesse suscitato dall'indagine di Guariniello - risponde il neurologo torinese. Però anche in Gran Bretagna sono stati riscontrati dei casi, uno di un nazionale scozzese, come ho appreso a un recente convegno. Ma non arrivati fino ai mass media. E' in partenza, comunque, uno studio analogo al nostro in Germania. Si tratta di un fatto importante che ci permetterà di capire se il fenomeno sia italiano, e quindi legato a specifiche sostanze utilizzate o a metodi di allenamento peculiari. Oppure se sia legato specificamente al calcio. Lo studio tedesco, però, va detto - conclude Chiò - è stato promosso dalla federazione calcio tedesca. Quella italiana, invece, non ha collaborato molto, forse per le implicazioni legali dello studio. Ma l'indagine di Guariniello non andrebbe vissuta come punitiva, bensì come il tentativo di comprendere un fenomeno. D'altro canto la federazione basket si è dimostrata apertissima e ha immediatamente aderito alla nostra richiesta di materiale, quando gli è stato richiesto". Il puzzle è tutt'altro che ricomposto, ma i passi avanti sono considerevoli e la ricerca è sicuramente in buone mani. - Marco MalaguttiFonte

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Chiò A et al. Severely increased risk of amyotrophic lateral sclerosis among Italian professional football players. Brain 2005 128: 472-476

5 Parlare sporco migliora il feeling?Ogni tanto la sociologia si ricorda di dover indagare sul campo, portando risultati sorprendenti. Sorprendente e controcorrente è quanto conclude Kari Lerum, ricercatrice e assistant professor dell'Università di Washington. Il tema della sua indagine verteva su significato ed effetti delle chiacchiere, battute e insinuazioni a sfondo sessuale sul luogo di lavoro. In tempi di, sacrosante, cause per molestie sessuali e altri comportamenti scorretti, spesso nocivi al limite della malattia, concludere che questo tipo di linguaggio e atteggiamento possa avere un lato buono lascia stupiti. Eppure Lerum parla per esperienza diretta.Tre ristoranti molto diversiPer condurre il suo studio, la ricercatrice ha lavorato sotto mentite spoglie in tre ristoranti di tipo differente. Il primo era un locale gay, il secondo un club dove si facevano anche spogliarelli e, infine, il terzo, un ristorante per famiglie. La prima conclusione è che questo tipo di dialoghi a luci rosse sembra essere presente un po' in tutto il settore della ristorazione, anche se con accenti e frequenza differenti. E' chiaro, come racconta la ricercatrice, che essere fatti oggetto di queste battute è piuttosto scioccante ma, che, dopo qualche settimana così, comincia a rispondere a tono e comunque ci si fa meno caso. Seconda osservazione, l'effetto di questo atteggiamento cambia in funzione dell'ambiente di lavoro e non è solo questione del tipo di locale. E' evidente che nel caso dello strip club l'allusione all'esibizione del sesso è parte della ragione sociale, per così, dire e quindi non stupisce il linguaggio esplicito. Mentre in ambienti gerarchizzati, dove il manager o direttore che dir si voglia, gioca il ruolo fino in fondo, possono crearsi situazioni sgradevoli o ambigue, laddove le gerarchiE sono poco accentuate possono esserci ricadute positive. Nello studio si dice che aumentano il cameratismo e si facilitano gli scambi tra le persone e vengono rese meno difficili anche le richieste relative alle condizioni di lavoro, per fare un esempio. Nella fattispecie, quella più rosea era la situazione del locale gay, quella più ambigua quella dello strip-club. Però c'è un peròNessuno, in effetti, può negare che in ambienti molto affiatati e omogenei per età, educazione, sensibilità, questo clima si possa anche creare senza configurare la molestia in nessun caso; tuttavia

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non è così frequente e, soprattutto, sembra che accada più in contesti che non rappresentano proprio la norma del luogo di lavoro. Al capufficio che si senta autorizzato in nome dello spirito di gruppo ad andare oltre il "bella pettinatura", e a chi progetti di chiedere aumenti in forza del fatto di lasciarsi appellare in un modo che peraltro trova disturbante, pare opportuno consigliare molta prudenza. Molta davvero.Sveva PratiFonteKari Lerum. Sexuality, Power, and Camaraderie in Service Work Gender Society, Dec 2004; 18: 756 - 776.

6 Il teleconsulto con il videofonino funziona Quando si pensa alla telemedicina o comunque alla tecnologia della comunicazione applicata alla diagnosi e alla cura della malattia, si pensa ad apparecchiature sofisticatissime. Uno studio svizzero, invece, mostra che non è necessariamente così. O meglio mostra che ormai anche strumenti di uso comune, come il cellulare dotato di telecamera/macchina fotografica, ha capacità adeguate alla telemedicina. I ricercatori hanno valutato infatti la possibilità di usare questo strumento per l'esame a distanza delle ulcere delle gambe. Si tratta di una patologia molto frequente, dovuta a cause diverse: il diabete, l'insufficienza venosa, problemi arteriosi e altro. Spesso chi soffre di questa lesione è una persona, quindi, che ha malattie croniche, che magari rendono anche difficile il ricorso diretto all'ospedale o all'ambulatorio. Altrettanto spesso sono anche assistite a domicilio da infermiere professionali e terapeuti, ma non sempre con la presenza del medico. In questi casi, per valutare l'andamento della lesione, o per segnalarne la comparsa, il personale di assistenza di solito chiama il medico e descrive che cosa vede e sente.Un apparecchio molto normaleL'idea dei medici svizzeri è stata valutare se non era possibile usare un normale cellulare per trasmettere al medico (via mms) le immagini dell'ulcera. Si badi che per realizzare il test si sono serviti del primo modello Nokia dotato di telecamera disponibile nel 2002, l'immagine aveva una risoluzione di 480 per 640 pixel, quindi non un elevatissimo dettaglio: oggi si potrebbe senz'altro ottenere di più. Il test è stato condotto mandando al capezzale del paziente un medico dotato del cellulare, che per ciascuna lesione scattava due foto: una più panoramica e una invece ristretta sull'ulcera e sulla cute

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immediatamente circostante. Le immagini così ottenute venivano poi inviate ad altri due medici. Tutti e tre gli specialisti avevano formazione ed esperienza in materia analoghe.Il teleconsulto funzionaLa valutazione della lesione veniva condotta su un certo numero di parametri che riguardavano l'ulcera (necrosi, presenza di tessuto granuloso, epitelizzazione, presenza di fibrina) e la cute circostante (cianosi, eritema, iperpigmentazione). Ovviamente come pietra di paragone valeva la diagnosi del medico presente in carne e ossa. Sono state così esaminate in totale 61 ulcere. Comunque, i ricercatori hanno chiesto innanzitutto se la qualità delle immagini era adeguata alla diagnosi, e i medici hanno risposto sì nel 79% dei casi, con un 20% di immagini giudicate molto buone. L'accordo tra il giudizio del medico sul posto e quello dei due medici "teleconsultati" era inoltre molto buono, anche se ovviamente alcuni parametri erano più facili di altri da cogliere in fotografia. Ma, complessivamente, il sistema funziona. Due cose poi vanno aggiunte: il telefonino impiegato era uno dei primi e, comunque, anche con questo sistema non si esclude che il medico possa anche avvalersi di quanto riferito a voce dall'operatore sul posto. Insomma, visto che ormai il cellulare costa poche decine di euro videocamera compresa, c'è la possibilità che la telemedicina, almeno in questo settore e nell'assistenza domiciliare integrata, possa partire celermente.Maurizio ImperialiFonti Braun RP et al. Telemedical wound care using a new generation of mobile telephones: a feasibility study. Arch Dermatol. 2005 Feb;141(2):254-8.

7 Medici spaventati dal nuovo ricettario elettronicoSe da un lato al medico piace l'informatizzazione dall'altro è spaventato dal metterla in praticaIl 52,6% dei medici pensa che avrà problemi nell'utilizzare il nuovo ricettario a lettura ottica. Il dato emerge dall'ultima indagine conoscitiva svolta da Doctornews tra i suoi lettori. Se da un lato al medico piace l'informatizzazione dall'altro è spaventato dal metterla in pratica. All'indagine hanno partecipato circa 4.200 medici. Se dunque il 52,6% è spaventato dal nuovo ricettario un altro 16,2% crede che avrà solo pochi problemi dall'introduzione della prescrizione telematica. Un quarto degli intervistati, il 25,3%, ha dichiarato invece

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che non avrà problemi a passare al nuovo sistema. Non sa il 5,9%.

8 A cosa serve ciò che rimane della sinistra comunista? Non potendo più aspirare al potere, in Europa sono ridotti al ruolo di pungolo sociale della sinistra riformista.

Non potendo aspirare al potere, essa è ridotta, funzionalmente e non sempre consapevolmente, ad essere il pungolo sociale della sinistra riformista, l´espressione della sua cattiva coscienza. Ma è davvero una novità? Lo è per la Francia e l´Italia, che in passato hanno avuto partiti comunisti potenti. Oggi però i nostri due paesi si ritrovano in una situazione simile a quella della Svezia degli anni ´70 e ´80. La sinistra svedese era allora dominata da un potente partito socialdemocratico, fiancheggiato a sinistra da un piccolo partito comunista, soprannominato "il compagno 4%". Questa era difatti la soglia che doveva superare per essere rappresentato al parlamento; e di conseguenza gli elettori di sinistra lo votavano, per esercitare una pressione sulla socialdemocrazia. Nulla di più e nulla di meno. Rifondazione comunista è il compagno 5-6%. Minoritario, ma impossibile da aggirare.

9 Astrologia, cartomanzia e pronostici - Imbrogliare rende ai proprietari di TV pertanto ipocritamente possono andare in onda 8 ore al giorno dalle 23 alle 7.

  Telefono Antiplagio apprende che l'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deciso che le televendite di astrologia, cartomanzia e pronostici potranno andare in onda 8 ore al giorno: dalle 23 alle 7.    Si da' atto all'Authority che tale delibera arriva dopo la latitanza del Parlamento e un fallimentare codice di autoregolamentazione dei ciarlatani televisivi promosso dal ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, con la consulenza del proprietario di una tv privata che vende spazi pubblicitari a sensitivi e guaritori di tumori.    Si da' il caso, inoltre, che l'editore maggiormente interessato alle reclames dei sedicenti maghi e' il nostro Presidente del Consiglio, che da anni annovera tra i propri clienti - su Mediavideo, Sorrisi & Canzoni, Pagine Utili - centinaia di ciarlatani che mandano in rovina centinaia di migliaia di famiglie e cittadini italiani.    Un Paese civile dovrebbe dotarsi di una legge che vieta le pubblicita' dei 'maghi', non di interventi all'acqua di rose che non risolvono il problema e servono solo a dirottare le vittime in un'altra fascia oraria o nel televideo.    Se, come afferma l'Authority, << le misure adottate per queste

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trasmissioni, riguardo alle quali si registra un diffuso allarme sociale, sono finalizzate a contrastare ogni forma di sfruttamento della superstizione e della credulita' dei cittadini, a tutela in particolare delle persone piu' vulnerabili psicologicamente >>, Telefono Antiplagio ritiene che tali misure non siano assolutamente commisurate al danno arrecato, che non ha nulla da spartire con le scadenze temporali.Ufficio Stampa Antiplagio 338.8385999 - www.antiplagio.it - www.antiplagio.org   Comunicato-stampa   La protesta delle tv locali contro la delibera dell'Autorita' per le Garanzie nelle Comunicazioni che blocca le telepromozioni di astrologia, cartomanzia e pronostici dalle 7 alle 23 non ha ragione di esistere in quanto:   1) in Italia il mestiere di ciarlatano e' vietato per legge, che definisce ciarlatano proprio l'indovino, il cartomante, l'interprete di sogni ecc. (art. 121 TULPS);  2) il presidente delle emittenti locali Maurizio Giunco chiama servizi quelli che sono solo raggiri; o pensa forse che dare i numeri (in tutti i sensi) sia una cosa normale o una vendita uguale alle altre? Liberta' di impresa non puo' essere liberta' di presa in giro;   3) se le tv ritengono di essere danneggiate finanziariamente, potrebbero rilanciare, proponendo di mandare in onda 24 ore su 24 i ciarlatani, ma assumendosi la corresponsabilita' penale del messaggio truffaldino.   Da questo orecchio, pero', gli editori non ci sentono: troppo comodo parlare dei danni subiti, quando quelli provocati sono molti di piu'. In realta', in un Paese civile, le pubblicita' dei maghi dovrebbero essere vietate a tutte le ore su tutti i media, ma sappiamo che in Italia il business dei ciarlatani tocca le piu' alte cariche dello Stato, quindi non puo' essere fermato.   Ufficio Stampa Antiplagio 338.8385999www.antiplagio.org - www.antiplagio.it

10 Antibiotici? I pediatri i peggiori prescrittori''I pediatri? I peggiori prescrittori di antibiotici. Ve lo dice un ex-pediatra''. La provocazione e' di Dante Bassetti, infettivologo dell'universita' di Genova, intervenuto a Roma al workshop sugli antinfettivi, realizzato in collaborazione tra Istituto superiore di sanita' e Bayer. Un incontro all'insegna dello slogan 'Use the best first', cioe' 'per primo usa l'antibiotico migliore'. ''I bambini - spiega

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Bassetti - sono vittima inconsapevole della mancata resistenza dei pediatri alle pressioni di genitori e familiari troppo apprensivi''. Insomma, i medici dei giovani 'cedono' alle ansie degli adulti. ''Apprensive le mamme, ancora di piu' i papa'. Ma su tutti vincono i nonni. E - aggiunge - ve lo dico da nonno''. Per l'infettivologo genovese ''i bambini italiani sono spesso sottoposti a pesanti terapie antibiotiche, frutto di una prescrizione 'facile' dei pediatri''. E a riprova della situazione i dati d'Oltralpe, dove la situazione era simile alla nostra. ''In Francia - dice - con un'attenta politica di informazione e sensibilizzazione si e' riusciti a far calare dall'85% all'1,5% i casi di prescrizione di antibiotici durante le normali visite di controllo''.

La scelta del farmaco dovrebbe cadere su quello piu' potente, in grado di superare le resistenze naturali o acquisite'', hanno spiegato 'in coro' Dante Bassetti dell'universita' di Genova e Antonio Cassone dell'Istituto superiore di sanita'. ''Tanto che - dice Bassetti - la 'classica' penicillina resta 'the best', la migliore, per molte infezioni. E' suggerita per 12 indicazioni terapeutiche, nessun altro farmaco regge il suo confronto''.

11 Consiglio di Stato - Natura discrezionale dell'incarico di dirigente di II livello

Sulla natura discrezionale dell' incarico di dirigente di II livello conferito dal direttore generaleMassimaIl parere della commissione di esperti si configura come mero accertamento di idoneità e non quale valutazione di merito comparativo; il direttore generale pertanto non è tenuto, nella scelta del sanitario al quale attribuire l'incarico, aconformarvisi , risultando il provvedimento d'incarico caratterizzato da un elevato grado di autonomia e discrezionalità, ancorché assistito da adeguata motivazione che dia conto dei criteri seguiti e della conformità di questi aiprincipi d'imparzialità e di buon andamento costituzionalmente garantiti. (www.dirittosanitario.net)

12 Caso Di Canio, Battisti: il saluto romano viene punito per legge, ma Storace non lo sa (o fa finta di non saperlo)

''Storace, vecchia camicia nera, è insorto contro la multa di 10.000 euro inflitta dalla Lega calcio a Di Canio per il saluto romano esibito al termine del derby Roma – Lazio del 6 gennaio scorso. Storace lamenta che lo stesso trattamento non era stato adottato nei

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confronti dei tifosi del Livorno i quali durante la partita con il Milan avevano ripetutamente alzato il pugno chiuso. Ma Storace ignora che mentre il gesto del pugno chiuso non è punibile a nessun titolo, il saluto romano è sanzionato dalla legge del 1952 con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda. Perciò a di Canio è andata fin troppo bene''. Roma, 10 marzo 2005

13 Bari: truffa alla ASL (Il Sole 24 Ore: pag. 16, la Repubblica: pag. 27 - 9 marzo 2005)La Guardia di Finanza di Bari ha emesso 7 ordinanze di custodia cautelare a medici e farmacisti ritenuti responsabili di truffe ai danni del Ssn. Approfittando della disperazione di centinaia di malati di cancro all'ultimo stadio, veniva prescritto il cocktail del Professor Di Bella, senza averne titolo. Venivano infatti consigliati i costosissimi farmaci a base di octreotide a spese del Ssn che, invece, non consente questa cura a titolo gratuito a tutti i pazienti malati di tumore. La Guardia di Finanza ha accertato danni per milioni di euro.

14 Comproprietà tra il presidente e la moglie di De Petro, indagato per corruzione Formigoni, yacht in comune con l’uomo di «Oil for food» - Replica dalla Regione: un gruppo di amici, nulla di nascosto

dal Corriere - 10 marzo 2005 - Lavagna - Barca galeotta tra Roberto Formigoni e l’uomo del petrolio iracheno. Il presidente della Regione Lombardia ha una proprietà in comune con il suo amico Marco Mazarino De Petro, che è il principale indagato per corruzione internazionale nel versante italiano dello scandalo «Oil for food». E’ uno yacht di 15 metri, modello «Mochi 56», con due motori da 400 cavalli, 6 posti letto e una portata massima di 15 persone. Una barca con un nome da fumetto, «Obelix», che è ormeggiata nel porto di Lavagna.Sullo scafo campeggia la targa d’immatricolazione: PS 2628 D. Il pubblico registro delle navi (Rina) conferma che lo yacht è intestato a cinque comproprietari, tra cui spiccano tre nomi: Roberto Formigoni; Oriana Ruozi, che è la moglie di Marco De Petro; e Fabrizio Rota, segretario particolare del governatore lombardo nonché ex presidente della Socomir, una società partecipata dall’azienda petrolifera Cogep. La barca di 15 metri risulta acquistata nel 2002 per un valore dichiarato di 240 mila euro.«Oil for food» (petrolio in cambio di cibo) è il programma umanitario dell’Onu che dal 1996 al 2003 ha consentito al regime di Saddam

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Hussein di vendere greggio all’estero, in deroga all’embargo, per 67 miliardi di dollari. Dopo la caduta del dittatore di Bagdad (9 aprile 2003), le Nazioni Unite hanno aperto un’inchiesta per verificare gravi accuse di corruzione: il regime di Saddam avrebbe accumulato tangenti all’estero per almeno 4 miliardi di dollari, ora usati per finanziare la guerriglia.L’inchiesta internazionale riguarda 266 soggetti (individui o aziende) di 52 Stati sospettati di aver beneficiato di «assegnazioni privilegiate» di petrolio. In dicembre l’Onu ha trasmesso alla Procura di Milano una richiesta di indagare in Italia, con tre documenti chiave. Il primo è la lista del ministero del petrolio iracheno, dove al nominativo di Formigoni è affiancata la cifra di 24,5 milioni di barili. Il secondo è un fax inviato l’8 giugno ’98 da Formigoni all’allora ministro iracheno Tareq Aziz (ora detenuto a Bagdad): «Eccellenza, mi lasci ricordarle i nomi delle società petrolifere italiane che le ho segnalato: Cogep e Nrg Oil». Il terzo è il contratto che ha garantito alla Cogep, tra il ’98 e il 2003, giusto 24 milioni di barili di greggio iracheno: un accordo firmato a Bagdad da Marco De Petro, consulente esterno dell’azienda e, dallo stesso anno, inviato della giunta Formigoni in Iraq.Secondo gli atti dell’Onu, la Cogep avrebbe pagato, in aggiunta al prezzo del greggio, due presunte tangenti: circa 900 mila dollari su conti attribuiti al regime di Saddam; e 700 mila rimasti invece in Occidente, sui depositi della società off-shore Candonly. Per questo la Procura ha indagato i responsabili della Cogep e lo stesso De Petro, ma non Formigoni.Un mese fa il governatore lombardo aveva parlato di «inchiesta politica» per boicottare la sua rielezione. Quanto ai fatti, Formigoni ha definito De Petro «un ex collaboratore», «con un contratto da poche migliaia di euro»: «Se ha sbagliato, ma è tutto da dimostrare, ne risponderà». Interpellato dal Corriere , il governatore non ha fatto commenti sullo yacht. Secondo i suoi collaboratori, «la barca è intestata a cinque vecchi amici, non c’è nulla di nascosto» e «la quota di Formigoni vale meno di 100 milioni di vecchie lire».A Lavagna oggi molti dipendenti del porto ricordano le gite in barca di Formigoni e De Petro: «Fino a un anno fa venivano qui insieme con una certa regolarità - afferma un ormeggiatore - ma da allora, diciamo dal 2004, non li abbiamo più visti». Nello stesso periodo anche lo yacht ha cambiato posizione. Prima era «in bella vista», nelle prima file del porto. Mentre «da circa un anno», come testimoniano i marinai di Lavagna, è ancorato nel «settore U 15», alla «diga foranea», la barriera frangiflutti più lontana dalla spiaggia

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e dai curiosi. - Paolo Biondani

15 Barzellette napoletaneda giuseppe criseo di www.lagrandefamiglia.com  **Una signora di Napoli:"Ho 10 figli; si chiamano tutti Gennarino.""E come fai a distinguerli?""Li chiamo per cognome!" **Un turista sale su un tram a Napoli e inserisce il biglietto nella timbratrice.La macchinetta fa TLAC-TLAC.L'autista si volta di scatto e grida: "Che cazzo è stu rumore ?" **Napoli: un rapinatore sale sull'autobus grida: "Fermi, questa è una rapina!"Un signore si alza e dice: "Maronn' mia... che spavento... pensavo fosse 'o controllore!" **I vigili urbani di Napoli, per incoraggiare l'utilizzo delle cinture, hanno deciso di dare un premio di 5.000 Euro al primo automobilista che ogni mattina passa davanti a una pattuglia con la cintura allacciata.Il primo giorno il premio va a una macchina che sta uscendo dal porto.I vigili la fermano e si congratulano con l'automobilista.Uno dei vigili gli chiede cosa pensa di fare con i soldi vinti."Beh" dice l'automobilista" Penso che andrò a scuola guida per prendere la patente"."Non statelo a sentire" interrompe la donna vicino a lui "Sragiona sempre quando è ubriaco".Sul sedile posteriore un uomo che stava dormendo si sveglia, vede la scena e grida: "Lo sapevo che non saremmo passati con una macchina rubata!".Improvvisamente, si sente un colpo dal baule, e due voci con accento africano chiedono: "E allora, siamo fuori dal porto?"

16 Ambiente; discariche: è la Regione che autorizza il SindacoLa Corte di Cassazione - secondo quanto riportato dalla newsletter del Movimento difesa del cittadino - ha stabilito con una sentenza che

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se il deposito temporaneo di rifiuti di produzione rimane per più di un anno nel luogo in cui i rifiuti stessi sono stati prodotti, il sito diventa discarica non autorizzata. Per quello che riguarda i poteri dei Comuni e delle Regioni per la gestione delle discariche, la Corte ha precisato che il Sindaco necessita dell’autorizzazione della Regione per l’amministrazione di una discarica.(red)

17 Quanti cani intorno all’osso dell`acqua, che sarà più salata - quando il mondo tornerà a puzzare

“Cara, fresca, salatissima acqua. Con la privatizzazione delle acque pubbliche di 136 comuni di Napoli e Caserta, raddoppierà il prezzo a metro cubo.4.000 posti di lavoro a rischio, una politica insostenibile. Rifondazione propone che la gestione delle acque sia completamente in mano pubblica, promuovendo una petizione di iniziativa popolare a sostegno di una proposta di legge regionale per contrastare qualunque forma di privatizzazione di questo bene primario che appartiene a tutti i cittadini.”Siamo d’accordo noi de Lo Sfoglio, pienamente d’accordo. Le risorse idriche di Campania e Puglia, basso Lazio, Basilicata e Calabria sono nel mirino della speculazione imprenditoriale che già sente di poter fare incassi da capogiro...>>http://www.losfoglio.it/primapagina.asp

18 FORTEZZA E I RESPONSABILI?: la “sensibilità” dei cittadini per i loro monumenti costerà a loro stessi più di 6 milioni di euro (oltre 12 miliardi delle vecchie lire)

 Comitati dei Cittadini – Firenze -  tutte le forze politiche prendano le distanze dalla giunta Il consorzio Firenze mobilità non ha fatto ricorso per lo stop ai lavori (c’erano 60 giorni di tempo); ma martedì scorso la Giunta ha approvato una delibera per coprire i danni subiti dalle imprese a seguito del primo stop (in seguito al blocco dei lavori e alle modifiche richieste dalla Soprintendenza in giugno), quantificati in 2 milioni e 772 mila euro (abbassamento della galleria commerciale, abbattimento angolo lato ferrovia e della vetrata tra il parcheggio e le mura della fortezza).  Il Comune rifonderà le aziende coinvolte anche con denaro “cash” (in contanti). La prima tranche sarà versata entro il 30 aprile, il saldo il 30 settembre. Per il secondo abbattimento auspicato dal Comitato

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di settore del Ministero, si quantificherà e si pagherà in futuro: si parla di altri 4 milioni di euro. Dove trovare i soldi? : «il primo pagamento lo faremo coi soldi del piano degli investimenti, rinunciando a qualche opera prevista, oppure alienando qualche immobile» - dice serenamente l’assessore Albini. In questa città mancano sempre soldi al Comune (il Sindaco non perde occasione, di qualunque cosa si parli, per lamentarsene): in questo caso, invece, nessun problema... siamo ricchi... coi soldi dei cittadini, ben inteso. Ma di chi è la responsabilità di questo gravissimo danno alla città? Di nessuno, secondo Nencini, assessore all’Organizzazione: «Non c’è alcuno atto che indichi la responsabilità di qualcuno, come sappiamo nella procedura non c’era niente di anomalo [...] C’è piuttosto da rilevare che tutta questa vicenda è frutto di una sensibilità che si è fatta strada nella città». SENSIBILITÀ? Certo, i cittadini ce l’hanno; ma il danno è frutto del mancato rispetto della legge da parte di chi ha compiuto e consentito lo scempio, come espresso chiaramente dal Parere del Comitato di Settore del Ministero: «il Comitato ritiene che la presenza del nuovo parcheggio dovrebbe prima di tutto essere più rispettosa del monumento e quindi garantire quelle condizioni di salvaguardia che la vigente legislazione prevede». Dunque i lavori effettuati NON garantiscono le condizioni di salvaguardia previste dalla legge! Ricordiamo come la Costituzione all’articolo 9 reciti: «La Repubblica promuove lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione». Il codice unico delle belle arti e del paesaggio recepisce numerose leggi di tutela elaborate nel corso del ‘900 (1089/1939, 1467/39; 1/1942, 1150/42 etc.) e riconferma molto chiaramente questo principio. I cittadini non hanno espresso una sensibilità di tipo vagamente estetico-decadente o emozionale, come spesso hanno detto i nostri amministratori e il loro corifeo prof. Gianni Pettena, ma hanno chiesto l’osservanza di questo principio costituzionale e delle leggi violate da chi ha approvato un progetto che, dopo essere stato realizzato nonostante le reiterate denunce dei cittadini, è risultato manomissivo di un bene culturale. Da tempo stiamo dicendo questo, e il parere del Comitato di settore lo ha confermato: il parcheggio della Fortezza è uno scempio contro la legge; la responsabilità di questo scempio pare essere di chi ha messo la firma al progetto esecutivo nell’aprile 2002 ed aveva compiti di tutela degli interessi generali della città e del popolo

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italiano: il dirigente dell’Assessorato all’Urbanistica, arch. Gaetano di Benedetto e il soprintendente dott. Domenico Valentino e l’arch. Paolo Mazzoni della Soprintendenza. A nostro avviso sono responsabili inoltre anche coloro che a livello politico hanno avallato quelle scelte cioè, in primis, l’Assessore all’Urbanistica e il Sindaco di Firenze. Troviamo scandaloso che chi ha denunciato lo scempio (i cittadini offesi e ironizzati dal sindaco, secondo il quale la città ha reagito al parcheggio per «emotività» e con un «certo grado di fanatismo e di faziosità») sia chiamato oggi a pagare i danni prodotti da altri. Invitiamo pertanto tutte le forze politiche di Palazzo Vecchio a prendere le distanze dalla Giunta e a esprimere concretamente la propria opposizione a questi provvedimenti, chiedendo che, come noi richiediamo da tempo, oltre a rimuovere lo scempio, si individuino i responsabili che devono pagare i danni. Se questo non emergerà già dal prossimo Consiglio Comunale di lunedì prossimo, i cittadini si mobiliteranno in prima persona con tutte le loro forze per impugnare in tutte le sedi competenti l’atto di Giunta annunciato, promovendo la sottoscrizione in massa di ricorsi alle Autorità amministrative e alla Corte dei Conti su questa incredibile faccenda. Per questo facciamo un appello pubblico a quei legali che sono disponibili a offrire, con un atto di volontariato civile, la loro assistenza professionale.  BASTA CON L’ARROGANZA COLPEVOLE DI CHI VIOLENTA BENI CULTURALI E POI PRETENDE CHE I DANNI LI DEBBANO PAGARE I CITTADINI. I CITTADINI NON "DORMONO" PIÙ. SOSTENIBILITÀ – PARTECIPAZIONE – TRASPARENZA

19 A Fallujah usate armi chimiche: lo conferma il Ministero della Sanità iracheno

Un esperto del Ministero della Sanita' iracheno ha accusato le forze americane di aver impiegato armi vietate dalle convenzioni internazionali durante la sanguinosa offensiva contro Falluja, nello scorso novembre. Lo riferisce la tv satellitare qatariota Al Jazira sul suo sito internet. La denuncia e' venuta durante una conferenza stampa presso il Ministero a Baghdad, la cui data non e' stata precisata. Il dottor Khalid ash-Shaykhili, al quale e' stato affidato l' incarico di accertare le condizioni di salute degli abitanti di Falluja, ha detto che le ricerche effettuate dalla sua equipe medica provano che le forze Usa hanno usato gas ''mostarda'', gas nervino e altre

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sostanze chimiche nocive. ''Quello che ho visto durante i nostri sopralluoghi a Falluja mi portano a credere tutto quanto e' stato detto riguardo a quella battaglia'', ha dichiarato il medico, secondo Al Jazira. Il dottor ash-Shaykhili ha precisato che la roccaforte della guerriglia sunnita ad ovest di Baghdad reca ancora i segni dell' uso di sostanze chimiche e di altri armi, che provocano gravi malattie. L'esperto ha anche denunciato la ''totale distruzione dell' ambiente'' a Falluja. ''Posso anche dire di aver trovato dozzine, se non centinaia, di cani e gatti randagi e uccelli uccisi da questi gas''. Il medico ha detto che inviera' un rapporto a tutti gli organi competenti in Iraq e all'estero. Durante l'offensiva americana contro Falluja, alcuni abitanti avevano riferito di aver visto ''corpi bruciati'', con i segni caratteristici che lascia il napalm, un cocktail di sostanze tossiche del quale le truppe Usa fecero largo uso durante la guerra del Vietnam, con effetti devastanti sulle persone e l'ambiente. - Ansa, 4 marzo 2005

20 Stop all'invasione di ogm in Europa: Greenpeace chiede la fine della coltivazione di piante geneticamente modificate.

Bruxelles/Roma, 10 marzo 2005 – Protesta di Greenpeace a Bruxelles, davanti al palazzo dove sono riuniti i Ministri dell'Ambiente, contro la coltivazione di OGM in Europa. Di fronte al palazzo dove è in corso il Consiglio dei Ministri è stato montato un robot alto 3 metri a forma di pannocchia e simboleggiante la composizione assolutamente casuale delle piante geneticamente modificate, accompagnato da circa 20 attivisti con striscioni che dicono "Fermate l'invasione di OGM". I Ministri dell'Ambiente discuteranno la richiesta dell'Austria di rivedere il via libera alla coltivazione di un mais della Monsanto approvata dalla Commissione europea, il cui piano di monitoraggio è obsoleto e non in linea con i nuovi requisiti europei. L'Austria propone di bloccare la coltivazione di questo mais GM fintanto che le norme che regolano questa materia rimangono insufficienti, in particolare riguardo al monitoraggio degli impatti ambientali e alla protezione dell'agricoltura libera da OGM. "La coltivazione di piante OGM deve essere interrotta in quanto gli OGM rappresentano una minaccia per l'ambiente. In aggiunta, l'Europa non sta adottando misure adeguate né per proteggere l'agricoltura OGM-free, né per assicurare la purezza delle sementi convenzionali e biologiche, mentre aziende come la Monsanto stanno avendo "carta bianca" per portare avanti i loro interessi sprezzanti delle regole basilari", afferma Federica Ferrario della campagna

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OGM di Greenpeace. "La Commissione europea e l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, che approvano a occhi chiusi gli OGM, hanno molto di cui rendere conto". Greenpeace ha recentemente denunciato che la Commissione europea ha fornito false informazioni agli Stati membri, sostenendo che la Monsanto si è conformata alle condizioni necessarie per consentire la coltivazione del suo mais geneticamente modificato (MON810) quando, in realtà, le informazioni fornite dalla compagnia non rispettano le norme di legge. L'Ungheria ha già bandito la coltivazione del mais sul proprio territorio a causa della mancanza di valutazioni di rischio ambientale. "Greenpeace esorta gli altri Stati Membri affinché seguano l'esempio dell'Ungheria e adottino il bando della coltivazione di MON810, come consentono le norme europee", continua Ferrario. Diversi recenti studi scientifici hanno rivelato che il mais MON810 può comportare una serie di impatti negativi sull'ambiente. Tuttavia, le autorità europee non hanno preso in considerazione questi studi né esiste un piano per monitorare i rischi evidenziati. Finché le autorità dell'Ue non adotteranno misure di tutela, è responsabilità degli Stati membri proteggere l'ambiente e la salute. Gli OGM sono basati su una tecnologia rozza che equivale semplicemente a sparare geni a casaccio negli organismi. L'Ue non dovrebbe consentire che questi prodotti così scarsamente elaborati invadano l'Europa e minaccino la nostra agricoltura e la nostra alimentazione", sostiene Christoph Then di Greenpeace International. Per informazioni:Ufficio stampa, tel. 06/57299944 - 348/3988607Federica Ferrario, campagna OGM, tel. 348/3988616Sito campagna ogm: http://www.greenpeace.it/ogm

21 Allarme nucleare in Somalia: “Lo tsunami ha portato alla luce la pattumiera tossica d’Europa”

di redazione - 11 Mar 2005 - Il WWF denuncia un capitolo finora poco conosciuto del recente rapporto UNEP sugli effetti ambientali dello tsunami nei diversi paesi: secondo gli esperti l'urto del maremoto ha fatto riaffiorare sulle coste della Somalia ingenti quantità di rifiuti tossici, alcuni dei quali di tipo radioattivo, da tempo sepolti nell'Oceano Indiano e si presume di provenienza principalmente europea. In questi giorni è dunque allarme in Somalia per quello che si può considerare uno dei più tremendi effetti "collaterali" dello tsunami. Che, dopo aver colpito lo sorso dicembre 6 paesi del sud-est asiatico,

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devastò anche oltre 650 chilometri di costa settentrionale in Somalia, tra Hafun e Garacad, provocando circa 300 morti e oltre 18.000 senza tetto. Secondo il rapporto Unep a seguito del maremoto, infatti, alcune popolazioni della costa settentrionale somala sono state colpite da insolite patologie, facilmente riferibili a gravi fenomeni di inquinamento, come infezioni acute alle vie respiratorie, sanguinamenti dalla bocca, emorragie addominali. Un fenomeno gravissimo che ha spinto pochi giorni un membro del Parlamento somalo, Awad Ahmed Ashra, a lanciare un appello alla comunità internazionale per bonificare l'area dai rifiuti tossici disseppelliti dallo tsunami. "Anche il nostro paese ha delle gravissime responsabilità rispetto a quanto sta accadendo ora in Somalia e deve rispondere alle richieste già avanzate sia dall'UNEP che dai membri del Parlamento somalo di un aiuto internazionale per approfondire le indagini e avviare operazioni di bonifica" ha dichiarato Michele Candotti, Segretario generale del WWF Italia.

"Il ruolo svolto da ditte italiane in Somalia nei traffici di rifiuti tossici è tra l'altro ben noto allo stesso Unep, come conferma l' allarme lanciato nel 1992 dal segretario Mustafà Tolba, e ribadito più volte nelle relazioni della stessa Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti. Dopo un lungo silenzio con il maremoto in Somalia è riaffiorata la cattiva coscienza del nostro paese portando con se i drammatici effetti dei traffici illeciti per anni denunciati dagli ambientalisti". Il WWF ha scritto una lettera alle Commissioni parlamentari sui rifiuti e Ilaria Alpi chiedendo di valutare gli ulteriori elementi emersi dal recente rapporto Unep e la necessità di approfondimenti specifici sui traffici illeciti di rifiuti che hanno coinvolto la Somalia ed i paesi europei, Italia compresa, e l'eventualità di contatti con le autorità somale, anche attraverso una missione in loco della Commissione. Nick Nuttal, portavoce dell'UNEP e successivamente lo stesso parlamentare somalo, ha infatti, denunciato una diffusa contaminazione da materiale estremamente nocivo, come uranio, mercurio e cadmio, rifiuti ospedalieri e di industrie farmaceutiche contenute in cisterne adagiate sui fondali o appena interrate nella sabbia della battigia, a volte sigillate in maniera del tutto rudimentale, distrutte poi dall'urto violentissimo delle onde provocate dallo tsunami.

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"L'effetto post-tsunami in Somalia potrebbe avere effetti devastanti per l' intera costa orientale africana - ha continuato Michele Candotti - compromettendo non solo la salute degli abitanti di oggi, ma anche attività fondamentali di sostentamento come la pesca e l'agricoltura con danni irreversibili anche le generazioni future. Il fatto mette ben a nudo le vere questioni di "good governance" civile e ambientale a livello planetario: purtroppo, sappiamo che molte regioni dell'Africa sono state utilizzate per anni come vera e propria pattumiera da molti paesi europei, Italia compresa, per un'elementare quanto cinica di valutazione del costo-opportunità: se in Europa, infatti, smaltire una tonnellata di rifiuti tossici costa oltre 1.000 dollari, in Africa la cifra si riduce ad appena 8 dollari per tonnellata, uno sporco affare di cui si conoscono molti dettagli fin dagli anni '90, che ha coinvolto faccendieri e malavita approfittando della latitanza o dell'inesistenza del governo locale e che probabilmente è anche una delle chiavi di volta per comprendere, ad esempio, il movente dell'omicidio della giornalista italiana, Ilaria Alpi avvenuto proprio in Somalia".

Gli stessi survey effettuati dall'"African stockpile programme", un Programma internazionale che coinvolge numerose istituzioni internazionali tra cui Unep, FAO e WWF progettato con il coinvolgimento di molti paesi africani per rimuovere migliaia di tonnellate di pesticidi stoccati da almeno 40 anni senza sicurezza, hanno svelato almeno 1400 siti tossici in Africa dove si concentrano sostanze ormai bandite, come i famigerati POP's (inquinanti organici persistenti tra cui il DDT). Nei vari dossier redatti dal 1994 ad oggi dalle associazioni ambientaliste, WWF, Legambiente e Greenpeace, già resi noti alle suddette Commissioni, si sottolinea come il fenomeno delle cosiddette navi a perdere abbia una rilevanza di carattere internazionale e costituisca senz'altro il tassello più importante delle complesse attività giudiziarie in corso in Italia come ad esempio, quella relativa alla Motonave Rosso, affondata nel 1990 al largo delle coste calabresi. Anche nella relazione conclusiva del 1996 della stessa Commissione si esprime "preoccupazione per episodi che fanno sospettare l'interesse che alcuni paesi dell'UE avrebbero per possibili forme di smaltimento illecito di rifiuti pericolosi o radioattivi e l' esistenza documentalmente provata di intense attività di intermediazione poste in essere dai titolari di queste presunte attività di smaltimento in mare di rifiuti radioattivi e la Somalia, paese notoriamente al centro di intensi traffici illegali di ogni tipo. , e di come tali navi a perdere si

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ipotizza siano state utilizzate per l'affondamento di rifiuti radioattivi nel Mar mediterraneo e in particolare a largo delle coste ioniche e calabresi o lungo tratti antistanti ...di paesi africani come la Somalia, la Sierra Leone e la Guinea..". (Grazie a Pepi Kàtona per la segnalazione)

22 Questi imbrogli sulle firme «non sono reati pericolosi socialmente». - Elezioni da destra a sinistra il grande partito delle liste con il trucco - Firme ed elenchi fasulli con trucchi per tutti (con prescrizione) - Anche la Lega, come la DC, fece resuscitare i morti e nel 2003 il parlamento cancellò il reato: niente carcere, solo multe.

dal Corriere - 13 marzo 2005 di Gian Antonio Stella - Hanno del fegato, gli indignati che ieri hanno sdiluviato dall’una e dall’altra parte in focosi commenti sull’esclusione dalle Regionali laziali di Alessandra Mussolini. Ha del fegato chi da sinistra sbraca come Mario Di Carlo che «l’eliminazione è l'ultimo trucco del prestigiatore Storace» e tuona «basta con la politica dei trucchi e dei guardaspalle!». E ha del fegato chi da destra gongola come lo stesso governatore uscente: «Salutateme Marrazzo!». Per non dire della nipote del Duce che strilla: «È un regime alla Ceausescu!». Tutti sfoghi che grondano ipocrisia quanto trabocca d’acqua la cascata dell’Iguassù.Non c’è partito infatti, in tutta l’Italia, che non sia stato beccato in passato con le mani sporcate dall’inchiostro delle firme false. Perfino i radicali, cui va riconosciuto il merito di avere condotto per anni una battaglia praticamente solitaria di puntuale, sistematica, documentata denuncia di un’infinità di brogli, finirono qualche anno fa per essere sfiorati da una delle tante inchieste della magistratura su questo fenomeno che infetta la nostra vita democratica. Quella condotta dai giudici di Udine sulle provinciali e le comunali del ’95 che vide l’arresto di 11 persone e il rinvio a giudizio di 71. Col coinvolgimento più o meno grave di Alleanza Nazionale, Forza Italia, Ccd, Lista Pannella, Lega Friuli, Pds, Verdi colomba, civica «Per Udine», Patto Democratici e Ppi. Insomma: tutti o quasi tutti.Se per i radicali si trattò di un peccato isolato, almeno stando alle indagini precedenti e successive, non così si può dire degli altri. Che in materia sono diventati nel tempo dei fuorilegge incalliti. Hanno imbrogliato spessissimo sulle liste gli eredi della Dc, la quale aveva una lunga tradizione anche di congressi decisi grazie alla delega di iscritti morti e defunti, i cui nomi erano stati recuperati tra le

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scartoffie di sezioni sbarrate da tempo immemorabile o addirittura dalle lapidi dei cimiteri. Per fare solo alcuni casi, basterà ricordare l’inchiesta sulle firme false raccolte in Trentino alle ultime politiche per Sergio Mattarella, quelle alle comunali di Monza per l’Udc di Marco Follini o ancora quelle tirate su a Genova per le comunali del 1997, dove risultarono false 428 su un totale di 1.270 sottoscrizioni presentate dal Ccd di Pier Ferdinando Casini e dal Cdu di Rocco Buttiglione.Diceva già tutto quella inchiesta genovese di otto anni fa, nella quale si inguaiarono 49 esponenti delle varie forze politiche. Erano false 310 firme su 1.148 del Msi-Fiamma tricolore, 314 su 1.261 delle Liste civiche associate, 187 su 1.183 dell’asse Pri-Socialisti, 153 su 1.133 del Ppi e 161 su 1.141 dei Verdi, 388 su 1.351 del Rinnovamento italiano di Lamberto Dini... Da non confondere col «Rinnovamento» di Rodolfo Marusi Guareschi, il fondatore della Repubblica della Terra che nella sua reggia di Sant’Ilario d’Enza, da dove prometteva l’abolizione della morte («Un problema gradualmente risolvibile») e garantiva «la dimostrazione della ragione e del torto», fu raggiunto dall’avviso che nella faccenda delle liste fasulle avevano beccato pure lui.E la Lega Nord, nata per cambiare finalmente i «vecchi sistemi della politica romana»? Beccata. Più volte. Come per esempio in Toscana, alle ultime politiche del 2001. Nella cui scia sono stati condannati con rito abbreviato l’allora presidente regionale Vincenzo Soldati e tre suoi assistenti: per tirar su le firme avevano loro pure, come i vecchi e disprezzati satrapi socialisti e socialdemocratici della prima repubblica, resuscitato un po’ di morti.La storia di questi ultimi anni è ricchissima di episodi. Erano false, per i giudici, le firme raccolte da Forza Italia che permisero agli azzurri di conquistare Rossano Calabro. False le 4.000 firme convalidate a Torino per «Rinnovamento» dal cancelliere Giuseppe Santoro, finito in manette con l’accusa di aver intascato in cambio una decina di milioni. False molte firme collezionate dal Fronte Nazionale alle Europee del 1999. False addirittura 574 delle 725 firme presentate da Forza Italia, Alleanza Nazionale e Ccd per candidare alle suppletive di Bologna del 1999 il vegliardo docente di ematologia Sante Tura. False migliaia di firme rastrellate per vari candidati alle ultime «politiche» da sette personaggi di spicco della Casa della Libertà a Bologna. False centinaia e centinaia di firme alle ultime regionali del Molise, chiuse con la decisione della Digos di denunciare 16 segretari provinciali dei partiti (fatta eccezione per i Democratici) e 22 pubblici ufficiali. Quasi certamente false tantissime

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firme raccolte alle regionali del 2000 da un po’ tutti i partiti e un po’ ovunque. Basti pensare a tutti quei casi in cui, come denunciarono i radicali in 83 esposti a tutte le Procure, chi c’era e chi non c’era in lista fu deciso solo all’ultimo istante. Troppo tardi per poi svolgere tutte le pratiche in linea con la legge. Insomma: un andazzo vergognoso. Chiuso all’italiana: con l'abolizione del reato. Avvenuta a metà luglio del 2003. Quando la maggioranza di centro-destra varò (270 sì, 154 no, 5 astenuti) la depenalizzazione.Niente più arresti e condanne a uno o due anni di carcere: d’ora in avanti, al massimo un’ammenda da 500 a 2.000 euro. Tanto che sia gli imputati di destra per gli imbrogli di Bologna sia quelli di sinistra per gli imbrogli di Trento, sono stati subito prosciolti: prescrizione. All’estero, almeno nei Paesi seri, direbbero forse che non c’è vera democrazia là dove si può imbrogliare impunemente sulle liste elettorali pagando un obolo inferiore a certe contravvenzioni stradali.Qui da noi, davanti alle «critiche di tipo giustizialista» (testuale), il relatore Michele Saponara spiegò che, in fondo, questi imbrogli sulle firme «non sono reati pericolosi socialmente». Peggio, aggiunse: «Molti Tribunali avevano i processi sospesi per conoscere l’esito di questa legge e non potevamo indugiare oltre». Per capirci: gli imbroglioni andavano tirati fuori dai guai. Almeno lui, ieri, ha avuto il buon gusto di non avventurarsi nei commenti.

23 Il pericolo di una convivenza democratica con una dittatura della maggioranza” - «Rompono il Paese e ci vorrebbero sottomessi» «Non c’è solo il fallimento della loro politica economica e sociale c’è soprattutto il modo indecente di fare politica e le leggi da parte di questa maggioranza» «Dobbiamo riprendere il cammino in Europa. Oggi su 25 Paesi siamo il venticinquesimo» - La svolta economica italiana deve partire da una svolta morale - intervista a Romano Prodi

da l'Unità - 13 marzo 2005 - Tu hai detto che la cosiddetta “riforma costituzionale” proposta dal governo Berlusconi mette in pericolo la nostra convivenza democratica e che si profila una “dittatura della maggioranza”, sia nel senso di usare la maggioranza come strumento passivo della volontà dell’esecutivo, sia perché la riforma creerebbe un premier con poteri quasi assoluti che esautorano il capo dello Stato e svuotano i compiti del Parlamento. Molti italiani si sono, certo, riconosciuti in quelle tue parole drammatiche e chiare. Noi, a “L'Unità", ti siamo particolarmente grati perché affronti con coraggio il tema centrale di questo momento politico, il formarsi di un clima

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che blocca la democrazia. Infatti tutta la Destra, compatta, ha visto subito il pericolo della tua denuncia e ha iniziato un fitto lancio di invettive. Soprattutto colpisce la volgarità, il finto sarcasmo, la molta violenza e la totale mancanza di argomenti politici per una presa di posizione politica.È stato detto che sei un "tupamaro", ovvero - come tradurre? - un estremo estremista. Follini ha ritenuto di scherzarci su, parlando di passamontagna che vuol dire clandestinità. È stato ripetuto che resterai solo con Bertinotti. Come sai, si rilancia continuamente lo scherzo del "Prodinotti", Prodi più Bertinotti soli sulla scena, immaginando che esista soltanto un'alleanza fra te e Rifondazione Comunista. A quanto sappiamo hai avuto tutto il sostegno dell'Unione. L'hai avuto?Sì, proprio tutto, tutto. Ho seguito i precedenti dibattiti sul tema costituzionale, e credo sia la prima volta che c'è un'unanimità forte, nuova, convinta, perché è un'unanimità di fronte ad un testo preciso - le loro inaccettabili proposte di riforma - non una discussione generica.«In questo modo di governare non c’è alcun principio etico»Dunque c’è stata politica, unanimità venuta da tutte le parti della coalizione, dall'Udeur a Rifondazione. Alla Destra piace descrivere quello che ho detto come se fosse stato un omaggio all'estrema Sinistra, diffondendo l’idea che si sia trattato di uno scatto emotivo. No, io non ho fatto un discorso, ho letto un intervento meditato sul quale avevo lavorato a lungo per definire ogni aspetto. Non c'è nulla di improvvisato e nulla che non fosse pesato su una terminologia appropriata e scientifica sugli aspetti costituzionali.E la stessa espressione "dittatura della maggioranza" che la Destra agita spesso fuori contesto è una precisa definizione politica del caso che si prospetterebbe, se venisse approvato un progetto in cui l'aumento di potere del Primo Ministro non viene bilanciato dagli altri poteri che esistono in ogni Stato democratico e che qui nel loro progetto, invece, vengono sviliti.Vogliono un'umiliazione del potere del Presidente della Repubblica, del potere del Parlamento, del potere della Corte Costituzionale, del potere delle authorities e del potere giudiziario. Guarda caso, si tratta di quelle istituzioni che hanno operato per garantire un equilibrio nel sistema politico italiano. Sono quindi queste istituzioni che vengono colpite, dando una caratteristica nuova e diversa alla nostra Costituzione.È inutile dire, dunque, che il centrosinistra ha usato l’ articolo 138 della Costituzione per una procedura di riforma costituzionale

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nell'altra legislatura, quando la maggioranza era dell’Ulivo. Lo ha fatto per modifiche minori, operative, diremo così, di applicazione operativa, in cui questo percorso era ordinario.In secondo luogo, i cittadini devono sapere che le limitazioni imposte dalla maggioranza al dibattito parlamentare sono impressionanti. È una riforma con i minuti contati. Lo spazio del dibattito al Senato è pressoché inesistente. C'è da un minuto a tre minuti per ogni articolo in discussione, non c'è nessuna possibilità di presentare al Paese gli aspetti veri.C'è, inoltre, un altro problema, cioè che con questa riforma si toglie ogni traccia di solidarietà, quello che era stato chiamato il decentramento solidale nella legge fondamentale del Paese. Ora invece si vogliono attribuire alle regioni i poteri di mutare i diritti fondamentali del cittadino. E i cittadini devono capire che con questa riforma possono trovarsi anche ad essere cittadini di serie B, nei loro diritti fondamentali, se nascono e vivono nella regione sbagliata, cioè la più debole.Ho deciso di fare appello all’attenzione di tutti con un discorso forte perché nessuno possa dire più: "io non sapevo, io non c'ero, io non ho visto, io non me ne sono reso conto". Allora loro ti dicono che abbiamo rotto un momento di unità nazionale. Ridicolo. La lotta contro il terrorismo è un’altra cosa, la si deve mantenere, ben forte e comune, ma non scambiare con silenzio e acquiescenza. Qui semplicemente si tratta di mettere in guardia i cittadini di fronte ad uno stravolgimento delle nostre istituzioni e a un cambiamento reale della Costituzione.E' interessante notare che la reazione della Destra si fa via via più violenta, da quando abbiamo cominciato a costruire un'unità seria, vera. Da quando abbiamo cominciato a discutere assieme e a prendere decisioni assieme ci sono reazioni sempre più violente.Non ho avuto alcuna obiezione o risposta politica. Solo insulti. Ormai la strategia è quella di dare di me un'immagine completamente diversa dalla realtà, di distorcere tutti i contenuti dei miei discorsi e basta. Non riescono a trovare alcuna altra strategia se metti in mostra i gravissimi limiti dei loro progetti. Tutto era evidentemente preparato, perché è scoppiato in mezz'ora: il discorso è stato distribuito alle 10,30. Alle 11 tutte le agenzie avevano già stampato le bordate di insulti.Vorrei fare un'ultima osservazione: ti accusano di estremismo e di voler rompere il Paese, perché loro sono impegnati a rompere, dividere, incattivire il Paese. Loro non accettano di aprire un dibattito. Se non c’è sottomissione è rivolta, prendere o lasciare.

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Abbiamo tentato invano di proporre emendamenti, di costruire alternative, di fare proposte che avrebbero potuto cambiare alcune cose importanti.Romano, io ti chiederò di descrivere ancora una volta per i lettori de "L'Unità", che sono i tuoi elettori, il pericolo che hai definito “di convivenza democratica e di dittatura della maggioranza”.Sono concetti usati dai padri fondatori americani negli anni 1787-1788, sono parole che si leggono nelle carte fondative di quella democrazia. Dice James Madison: “Quando l’esecutivo interferisce col potere giudiziario finisce la democrazia”. Dice Alexander Hamilton, mi pare nella carta 52: “La maggioranza può trasformarsi in un tiranno se opprime e limita la libertà dell’opposizione e agisce come il braccio della volontà dell’esecutivo”. Parole chiare di fonte non sospetta. Dicono che cosa è la democrazia e per noi sono ispirazione. Cito tradizioni costituzionaliste vecchie di oltre due secoli che dovrebbero essere care anche al Polo delle Libertà.Hai detto con chiarezza che cosa respingere di questo governo e di questa maggioranza. Ma, a parte la patente a punti, nel tuo giudizio, si salva qualcosa?Certo uno può sempre andare a pescare tra le migliaia di leggi e decreti che il governo ha fatto e trovare qualcosa che sia anche buono.Ma il problema è vedere i valori che sono stati immessi nella società italiana dal loro modo di fare politica e di fare leggi. E qui c'è l'altro capitolo che mi è stato rimproverato, ad esempio da Follini che si scandalizza per i miei toni eccessivi. Io, invece, voglio sottolineare che il principio etico, un minimo di principi etici sono fondamentali anche per gli stessi equilibri del bilancio, per avere un minimo di rispettabilità e credibilità dell'economia di un Paese.Abbiamo dei dati sull'evasione fiscale che ci portano al doppio, oltre il doppio di qualsiasi altro Paese dell'OCSE. Sono dati che negli ultimi anni sono paurosamente aumentati. I condoni ripetuti hanno dato il messaggio che il rapporto con lo Stato non è un rapporto di lungo periodo con regole precise, ma è qualcosa che si costruisce ad hoc, per la mia o per la tua convenienza. E non parlo delle leggi ad personam e dello scandalo internazionale di queste leggi che fanno di noi un “caso Italia”. Parlo di un messaggio generale inviato ai cittadini. Messaggio di disobbedienza e di evasione. E allora - se vinciamo - non ci resterà che impegnarci a

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ricostruire il Paese cominciando da questi dati fondamentali. Altrimenti nessun risanamento sarà possibile.Credi che ci sia un rapporto tra lo stravolgimento morale di questo modo di governare e lo stato pietoso della nostra economia?Certo. Il turnaround, come si dice, la svolta economica italiana deve partire da una svolta morale, deve essere accompagnata da una svolta morale, altrimenti non ce la si fa. Questo sarà un compito molto difficile e indispensabile per noi. È per questo che ho detto, fin dall'inizio, che bisognerà dire la verità al Paese, perché bisogna creare un'unità nazionale, una corrente di corresponsabilizzazione di tutti che non può che fondarsi su un patto etico.In questi giorni si rifletteva insieme sul compito immane di risanare l’Italia. Non ci si riuscirà se il Paese non è convinto della bontà anche morale dell’impresa. Non bastano le decisioni tecnicamente buone, soprattutto quando si è dato un messaggio di rilassatezza, di facili scorciatoie per chi può... ... e di incattivimento.E di incattivimento, cercando di gettare gli uni contro gli altri. Non è vero che noi si voglia dividere il Paese, noi lo si vuole unire, ma non si può unire la disobbedienza alla legge. Un Paese si unisce solo nella obbedienza alla legge.Il cerchio politico e giornalistico di Berlusconi si sente in diritto di decidere quale posizione è normale e quale è radicale o estremista. Di te, adesso, dicono radicale ed estremista. Lo sentiamo nella concertata e bene organizzata sfilata di pareri dei telegiornali, tutti sotto controllo. Ma anche nella grande stampa. Che differenza c'è, come spiegarla ai lettori e telespettatori frastornati, tra intransigenza ed estremismo?Chi mi conosce bene sa che l'idea di un estremismo radicale è ridicola, estranea alla mia cultura. In Italia molti non pensano che il rigore morale debba essere proprio della gente comune, normale, quotidiano, un abito per tutti i giorni. Io dico che non deve essere un fatto eroico. Noi vogliamo vivere in un sistema in cui il rispetto della legge deve essere un fatto quotidiano, spontaneo, naturale. Ed è questo che li irrita. Vogliono farlo passare per radicalismo, per estremismo.Ma ormai i media sono, quasi tutti, una macchina coordinata, oliata, che agisce all’istante "sotto comando". E così producono di te, giorno per giorno, un’immagine che va bene per loro e con cui intendono denigrarti e combatterti. I loro media funzionano in pilota automatico. Gli fa comodo darmi del radicale perché pensano di guadagnare voti per loro e di far perdere voti a noi.Questo fatto potrebbe anche aver successo se non fosse partito

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troppo presto e se la campagna elettorale che ci riporta alle elezioni non fosse troppo lunga , e anche se non fossi conosciuto da decine, centinaia, migliaia di persone direttamente e indirettamente da milioni di persone. Un'accusa di questo genere, quindi, può attecchire solo se ci sono degli elementi che la possono giustificare.Cosa fanno allora, poveretti? Mi accusano di “dossettismo”. Scambiano le carte tra la mia ammirazione del rigore morale e la mia formazione di economista basata sull’università, sul lavoro, sulla conoscenza delle imprese, specialmente le piccole, sul far quadrare i conti. I loro media però partono tutti assieme in pochi minuti, come in pochi minuti partono immediatamente le frasi di insulto dei vari portavoce e portavoce dei portavoce che non voglio neppure nominare.

«In Europa siamo ultimi ma perdono tempo con i dazi»Ma quelle voci dei portavoce saranno forfora. Prendiamo una questione che provoca scontri accesi: l’Iraq. Loro vogliono apparentemente l'unità nazionale, che però vuol dire sempre e solo accettare il già fatto. Manca una precisazione: l'Italia è in guerra? Quali sono gli impegni presi dal governo, visto che quel Paese, l'Iraq, non è in pace e che è in corso, tuttora, una vasta operazione che è più vicina alla guerra che alla pace?Io, in questi giorni, mi chiedevo: come mai la Polonia si ritira, l'Ucraina si ritira, la Spagna si è ritirata? E parlo di quei Paesi che avevano, oltre agli angloamericani, un numero di truppe ragionevolmente numeroso. Come mai l'ultimo numero di Foreign Affairs è tutto dedicato alle vie d’uscita che dovrà trovare l’America per ritirarsi? E parlo della più importante pubblicazione americana di politica estera?In Italia, chiunque propone legittime domande sul ritiro viene bollato non solo come "antiamericano", ma di più, quasi come uno che cede di fronte ai terroristi. Eppure molti neo-conservatori sostengono oggi che ormai la presenza di truppe americane non è utile, dicono che la presenza americana ritarda la normalizzazione del Paese.Io non voglio entrare in questo dibattito per non creare ulteriori tensioni. Però mi chiedo solo perché non dobbiamo anche noi discutere di questi problemi con la stessa accuratezza intellettuale dell’opinione pubblica americana.E con la stessa libertà. Parliamo adesso di quello che accade nel centrosinistra. Romano, tu hai proposto il metodo delle primarie per determinare il candidato dell’Unione alle elezioni politiche. Le primarie si faranno? E quando?

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«Ho detto e confermo che c’è una moratoria su questo argomento fino alle Regionali. Soltanto dopo l’appuntamento elettorale di aprile ne riparleremo.Parliamo ancora di media. In coda al TG1 delle 13,30, ogni giorno, c'è una piccola appendice di economia, in cui si danno intelligentemente i prezzi delle verdure. Invece di dare le quotazioni di Borsa, si dice quanto costano oggi le carote o le zucchine, che è una buona e utile idea. Ieri seguiva un commentino dove si diceva che i produttori, non solo i consumatori, si lamentano perché, da quando ha fatto irruzione l'euro, la differenza tra i prezzi all'ingrosso e quelli al dettaglio è diventata enorme. Il che ha portato anche in quell'angolo di economia dedicato alle casalinghe l'odio berlusconiano per l'euro.Chi ha un minimo di esperienza di questo modo di governare, basato sul continuo dare la colpa agli altri, capisce di cosa si sta parlando, capisce il trucco. Tutto costa più caro per colpa di altri, Prodi, Ciampi, Amato. L’euro del centrosinistra. Ma cosa dobbiamo dire, invece, ai cittadini che si domandano perplessi se davvero l'euro sia la loro disgrazia, anziché la loro o la nostra rete di sicurezza?Anzitutto bisogna chiarire che i rincari al bar, l'impazzimento dei ristoranti, l'aumento delle tariffe, le differenze tra i pezzi all'ingrosso e quelli al consumo, tutti questi aspetti sono avvenuti solo in due Paesi su 12 che sono passati all'euro.In secondo luogo, sia chiaro che il cambiamento monetario porta inflazione solo se gli si lascia portare inflazione e qui sono state demolite tutte le strutture di sorveglianza che il nostro governo aveva preparato, che Ciampi aveva preparato con i dirigenti del Tesoro a livello nazionale e provinciale. Queste strutture di sorveglianza non hanno mai operato, non sono state mai messe in azione, con una giustificazione assolutamente folle, cioè che i prezzi non si possono controllare.Quando c'è un cambio della moneta, il problema non è di politica economica, ma è di aritmetica, e per un certo periodo di tempo bisogna controllare che i prezzi non varino rispetto alla situazione precedente. Lo si può fare, lo si deve fare, lo si doveva fare! E non lo si è fatto perché a rendere concorrenziali le imprese bastavano le svalutazioni. È stata una scelta politica di cui paghiamo tutti le conseguenze. I vantaggi dell’euro, certo, sono evidenti. Il primo è quello visibile a tutti: i tassi di interesse. Prima dell'entrata nell'euro noi credevamo di risanare la nostra economia con delle svalutazioni continuate. Il mondo industriale e finanziario richiedeva ogni volta queste svalutazioni e la competitività calava. Quel percorso ha fatto sì che le nostre strutture produttive non ritenessero necessario

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innovare. Senza queste continue svalutazioni, l'Italia sarebbe oggi un Paese grande e industrialmente potente, perché avremmo cominciato l'esercizio della concorrenza seria trenta anni prima. Naturalmente gli operatori economici non abituati a questo si trovano in difficoltà. Noi abbiamo voluto l'euro anche per non cadere più nei vecchi vizi, anche per cambiare la nostra abitudine a sopravvivere di aggiustamenti e speculazioni. Adesso abbiamo questa grande occasione per cambiare: l’obbligo di disciplina, che prima non avevamo. In più, oltre al pagamento degli interessi, oggi i conti pubblici, se non ci fosse l'euro, sarebbero spaventosi, sarebbe una catastrofe totale, avremmo avuto un'esperienza di tipo argentino.Qui entriamo nel percorso dell'economia. Quando si parla di riforme del lavoro, e si parla di riforme del sistema produttivo, tutto si concentra sul taglio delle spese, dunque sul costo del lavoro, dunque sulla riduzione dei posti e sulle pensioni.Non si parla mai delle aziende: garanzie ai consumatori, limiti nei compensi dei dirigenti, trasparenza nei debiti, capricciosità delle decisioni manageriali, costo delle materie prime, condizioni dei trasporti, aggravi burocratici e avventure finanziarie che non nascono nella funzione dell’impresa ma nella scelta di remunerazione alta e immediata, anche se distruttiva.C'è, quindi, un'ossessiva concentrazione su questo problema: il costo del lavoro. E alla fine il problema è sempre il posto di lavoro. Meno posti e meno costi, si direbbero, risolvono tutto. Ma, come molti episodi hanno dimostrato nel nostro Paese e su scala gigante in America, non è vero. Quello che poi risolve è l'innovazione. Basta pensare al grande scontro fra America e Giappone negli anni ‘80, che è stato vinto tecnologicamente dagli americani, e non tagliando i costi del lavoro o licenziando la gente. Quella moda è venuta dopo, con Reagan.Il discorso è semplice: il costo del lavoro nell'economia sana deve essere sempre legato alla produttività. Se il Paese decide di non aumentare la produttività, non può che tagliare il costo del lavoro, ma questo è suicida perché vuol dire abbassare via via tutti i diritti di chi lavora. Il problema della produttività, delle riforme concorrenziali, delle riforme delle strutture improduttive, soprattutto dei servizi, delle professioni, delle fabbriche, dei grandi distributori, delle grandi strutture che vivono di tariffe, l'aumento di produttività in questi settori diventa un fatto determinante perché si possano avere delle remunerazioni adeguate. Se invece il sistema non progredisce, è comprensibile che si parli solo di diminuire il costo del lavoro. Ma è la rassegnazione alla sconfitta, come avviene adesso. Ci

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sono, poi, delle realtà nuove. In molti settori di energia o dei trasporti, ci sono costi molto più forti del costo del lavoro. Questo è l'altro aspetto paradossale. Quindi io credo che tutti dovranno fare sacrifici, nessuno escluso, ma nessun sacrificio basterà a ricaricare l'economia se non cambiamo il modo di produrre e le regole fondamentali dell'economia stessa, se non facciamo un grande salto in avanti. Mi colpisce, però, che si sia perduto slancio, energia anche nei settori in cui abbiamo dei vantaggi. Esempio. Noi abbiamo una scarsità di ingegneri, di tecnici, però i nostri ingegneri costano la metà di quelli tedeschi e hanno un alto livello qualitativo. Eppure non approfittiamo di questi vantaggi. C'è una sorta di rassegnazione. La necessità delle riforme, quindi, porta ad una rottura di tanti piccoli monopoli. Qui dovremo lavorare moltissimo ad un programma, che sarà scomodo perché dovrà colpire tantissimi di questi vizi. Ma loro nel mezzo di questi cambiamenti epocali discutono di dazi alla Cina. Mi pare un'idea allucinante, medioevale, in un Paese che ha costruito il proprio sviluppo sull'esportazione. Qui si sente la paura che c'è. O noi accettiamo la sfida, e la possiamo vincere, oppure abbiamo perduto, perché le barriere doganali oggi sono un suicidio.È evidente che non sono capaci a governare. Nel giorno in cui si discutono nuovi incentivi all'economia, la Lega dice una cosa, Follini scuote la testa, poi la riforma torna in Consiglio dei ministri e viene bloccata, esce dimezzata e neanche sulla metà c'è un accordo. Non è mica cattiva volontà, è che in questo governo non c'è alcuna armonia.Rispetto al 2004 c'è la possibilità quasi matematica che il 2005 si confermi altrettanto preoccupante, con il serio rischio di non rispettare i parametri del 3 per cento nel rapporto deficit Pil, fissati dal Patto di stabilità Ue. I dati definitivi a consuntivo per il 2004 e le previsioni per il 2005 purtroppo sono molto brutti. Avevo anticipato i numeri mesi fa, mi avevano dato del terrorista. Eppure, su 25 Paesi dell’Ue, noi, oggi, siamo il 25esimo. Dobbiamo riprendere il cammino e rimetterci in linea. Il problema più serio di tutti è quello delle esportazioni, visto che l'Italia ha perso ulteriormente quote di mercato: noi restiamo un paese esportatore, e guai se perdessimo la nostra base industriale. Ma, per tornare al discorso sul lavoro, se andremo al governo, vareremo modifiche parziali ma sostanziali alla legge sul lavoro. Oggi siamo caduti nella precarietà perenne. La flessibilità serve per aiutare i ragazzi ad entrare nel mercato del lavoro, ma siamo contrari al precariato infinito. Oggi ci sono disposizioni per cui tutta la manodopera può essere affidata all'esterno dell'impresa. Soffro nel sentir chiamare "legge Biagi” la legge sul lavoro. Conoscevo Marco Biagi e so cosa pensava. Lui non

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voleva la precarietà perenne.E il tanto reclamizzato taglio delle tasse?Non si possono abbassare le tasse ai ricchi se queste non vengono pagate da tutti. In Italia il vero problema è l'evasione fiscale. Serve un contributo etico contro l'evasione. Se non c'è una vera lotta all'evasione, nessun messaggio fiscale può essere creduto dai cittadini, soprattutto quando poi si fanno continui condoni.Per parlare di cose vere, la fabbrica del programma, a Bologna, è in funzione?Non solo è in funzione, ma i prodotti stanno già uscendo. C'è un vero desiderio di partecipazione, c'è tantissima gente che vuole venire. Abbiamo fatto la prima giornata, "Metter su casa"; la seconda è stata una riunione di tutte le fondazioni legate al Centrosinistra. La terza è stata: "Muovere persone e cose". La mattina le riunioni sulla logistica, il movimento delle merci, dagli autotrasportatori ai responsabili dei porti alle Associazioni delle imprese interessate. Al pomeriggio, "Muovere le persone", il problema della strategia dell'espansione delle città in modo indefinito, a macchia d'olio che massimizzano i costi di trasporto, il problema dei trasporti all'interno delle aree metropolitane, il problema ferroviario, il problema aeronautico. La prossima giornata sarà sull'università, il 17 marzo. Come fai le audizioni? I partecipanti si iscrivono o vengono invitati? Vengono invitati, ma tanta gente si auto-invita e se c'è posto viene cooptata, confermata, c'è una specie di tam-tam. C'è un imbarazzo per un numero di presenze superiore al dovuto, ma ce la siamo sempre cavata finora. C'è una severità assoluta nella durata degli interventi, come nel Parlamento europeo, cinque minuti per intervento.Parecchi giornali stranieri ne hanno parlato. "A new job for politicians: listening".Sì, ho visto, è un fatto nuovo. Ma abbiamo da correggere alcuni errori, ci siamo accorti che in "Metter su casa" le giovani coppie erano ad un livello culturale molto più elevato della media, perché lo abbiamo fatto in un giorno feriale. Molte coppie che dovevano lavorare, non sono venute.Ti chiedo di parlare di globalizzazione. Per i giovani è stata una specie di vento furibondo che li ha attraversati, e ha spazzato il loro mondo.Una volta posatosi il vento restano sul terreno tre cose: l'outsourcing (ovvero l’appalto e l’appalto dell’appalto del lavoro), l'esportazione dei luoghi, l'esportazione delle fabbriche, ma non dei lavoratori (cioè i lavoratori non si possono muovere, ma le fabbriche sì), e la

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diminuzione di responsabilità: la proprietà è qui, la fabbrica è lontana.Come rimetteresti in una prospettiva razionale questo accatastarsi disordinato di “nuovo” che in realtà è vecchio capitalismo coloniale?Partiamo da due idee elementari: primo, noi, la pluralità dei tuoi lettori, la quasi totalità dei cittadini italiani, hanno sempre pensato che lo sviluppo del Terzo Mondo fosse una garanzia per il nostro comune domani. Improvvisamente due miliardi e mezzo di persone hanno preso sul serio questo auspicio.L'India è la grande sorpresa.L'India è la grande sorpresa. Però l'India appena si è slegata si è mossa. Secondo altro pilastro: stiamo attenti, perché né India, né Cina, soprattutto la Cina, hanno alcuna intenzione di tagliare l'erba sotto i loro piedi o i pilastri del monumento su cui si sono collocate. Non vogliono avere una bilancia commerciale di surplus. A loro interessa avere un pareggio. Stanno aumentando le importazioni ancora più che le esportazioni, quindi non è un fatto di squilibrio totale: lo squilibrio c’è solo di fronte ai Paesi che non sono in grado di vendere cose nuove. Come mai Francia e Germania se la cavano bene con la Cina e l'Italia no? E' chiaro però che la globalizzazione che si accompagna all'irresponsabilità è un'altra cosa.Di un'impresa si dice sempre che vende per la qualità del suo prodotto. Ma vende moltissimo anche per l’accettabilità della sua immagine, quindi le aziende spendono moltissimo per l’immagine.Conta per l'economia di un Paese l'immagine di un Paese? Conta per l’Italia la modesta e macchiettistica immagine che abbiamo da quando Berlusconi governa?Enormemente, più è aumentata la mia esperienza, più mi accorgo che questo problema è enorme. Il fatto nazionale conta ancora moltissimo sulla vendita di ciascun prodotto offerto da quel Paese. Può cambiare in fretta l’immagine-Paese, quindi il vantaggio-Paese. Un Paese conta moltissimo, in questo senso la sua politica generale aiuta anche i singoli settori. O li penalizza.Io ho aperto qualche giorno fa un dibattito perché sostenevo e sostengo che l’immagine complessiva del Paese favorisce moltissimo determinati comportamenti economici e determinati contatti. Qui la politica diventa determinante sia in modo diretto che indiretto sul ruolo del Paese nel mondo.Quando vedo che in Italia abbiamo molti studenti Erasmus che vanno all’estero, ma pochi studenti dello stesso programma del mondo che vengono in Italia, definisco il caso di non appetibilità del nostro Paese da parte dei giovani.

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Significa che abbiamo bisogno di una sveglia fortissima. Io insisto molto sul problema della cultura e della quantità di studenti da attrarre nel Paese, è uno dei modi con cui si danno modelli diversi della società intera.Se fossi al governo, cosa faresti per la Fiat adesso?La Fiat, secondo me, ce la può fare. Io sono sempre stato tra coloro che pensano che ce la possa fare, le mosse che ha fatto recentemente sono giuste.Ce la farà a produrre dei modelli nuovi in modo da ottenere di costruire alleanze o singole o plurime, alleanze in cui non sia passiva, ma un socio attivo e paritario. Questa è la grande scommessa. Io ritengo che ce la possa fare.Romano, tornando alla politica ti chiedo: con i Radicali che cosa è successo? O cosa avrebbe potuto succedere? O come pensi di raccontare l’evento?È successo che non ci siamo messi d’accordo. È successa una cosa semplice e chiara. Sono emerse troppe differenze. E così abbiamo concluso. Non c’è stato un trauma.Se ci fossero state delle consonanze, l’alleanza sarebbe stata un tema in più, un arricchimento reciproco. Ma non si è verificato il miracolo della coincidenza, anche parziale, delle nostre idee... È andata così.Ma tu confermi ciò che hai detto, che andrai a votare al referendum sulla procreazione assistita? Hai detto: "Sono un cattolico adulto e andrò a votare”.Non ho nulla da aggiungere. Mi è sembrata una frase semplice, meditata, un richiamo alla responsabilità personale.Giusto, tanto più che ci avviamo a entrare nella campagna elettorale. Si può senza media, in questa situazione di totale esclusione dai media, con questo ferreo controllo che ha fatto parlare alcuni di noi e, certamente, "L’Unità", di regime mediatico, cioè il controllo totale dei mezzi di comunicazione?Tutto è molto difficile e diventerà più difficile. Dobbiamo sostituire la comunicazione mancante con il tam-tam, con la comunicazione personale, con la fabbrica del programma, con la partecipazione, con il volontariato, con tutto quello che è diverso dalla loro macchina di industria del consenso.Tanto più che loro useranno i “mercenari”, come tu avevi detto, prontamente e drammaticamente.Il problema vero sono i media, quelli li hanno tutti loro. Tutti gli osservatori stranieri e molti esperti di politica dicono che la nostra è una battaglia quasi impossibile senza la televisione. Un’intera professione deve fare i conti con le difficoltà di stare o non stare al

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gioco. È un problema serio che, poi, ha una varietà di conseguenze. Tocca a decine di migliaia di persone della professione giornalistica vivere una vita complicata da gravi rischi professionali.Ce la faremo?Sì, si può vincere lo stesso. Dobbiamo farlo come una gara di verità e, poi, abbiamo davanti il tempo. E il rapporto, la mobilitazione delle persone può essere, è vitale. Intanto in pochi mesi abbiamo costruito gli strumenti necessari, anche se non ancora sufficienti, la Federazione, cioè l’Ulivo e l’Unione. Adesso sappiamo con quale aggregazione, con quali strumenti andiamo alle elezioni. Abbiamo un anno di tempo, abbiamo una fabbrica, speriamo di produrre un buon prodotto.L’immagine c’è.L’immagine c’è. E, poi, anche se i media sono importanti, il loro messaggio viene contraddetto dall’esperienza quotidiana, della gente. L’esperienza di questo governo è l’antidoto più forte che noi abbiamo per limitare la forza dei media.Tu puoi propagandare fin che vuoi l’abbassamento delle tasse, per un mese hai ottimi risultati, ma quando vedi che arriva la busta-paga di gennaio e non c’è niente, anche i media perdono la loro efficacia. Questo è quello che è avvenuto.Io noterei anche un’altra cosa: i segni che lascia una voce chiara, il messaggio che dice: noi non ci prestiamo, non stiamo al gioco. Infatti, dopo la tua dichiarazione di allarme e di pericolo per le istituzioni e la democrazia, hai visto la canea che hai suscitato.Ho sempre scelto di fare dichiarazioni forti in momenti cruciali. Ma l’importanza di questa ultima dichiarazione era che è stata fatta con tutta l’Unione, nella sede del Parlamento, con un discorso preparato, senza niente di estemporaneo. Non è solo un messaggio forte. È il messaggio di tutti nell’Unione. - Furio Colombo

24 La porti (via) un piacione da Firenze - Il sindaco? Bello e impossibile: nel senso del carattere. La sinistra, qui, pensa di avere già vinto le politiche. E, con Domenici ministro, sa chi prenderà il suo posto.

Da Panorama del 11.03.2005 di Pietrangelo ButtafuocoTracce di piscio, nevvero, sulla fiancata arcuata del Battistero non ce n'è.Non c'è più la tendopoli somala issata su piazza del Duomo, quella che fece giustamente imbufalire Oriana Fallaci, Al mercato del quartiere San Lorenzo, il più antico della città, non ci sono più i

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fiorentini a tenere banco, ma una nutrita comunità di iraniani. Vendono i prodotti caratteristici di una Firenze <<scaciat>> come la possiamo immaginare tutti: centrini, segnalibri, anche cuoio lavoralo a sbalzo, ma non sono toscani i tizi e non sono neppure musulmani. Sono zoroastriani.I cinesi invece spacchettano cilindri di euro. Fanno pezzo dopo pezzo. Con questi si prendono fette di periferia. Nell'attesa di aprire lucrose botteghe riempiono di paccottiglia i negozi. La ragionevole conquista delle Signorie si fa con i pistolini accendisigari. Sono pronti, non aspettano neppure di fare affratellamento con Claudio Martini, il governatore di Toscana che ha aperto tanto di ambasciata a Pechino (portandosi Roberto Colaninno).Gli assedianti di Firenze la sera organizzano il loro speziato suq a Santa Maria Novella: uno spettacolo della misericordia tutto quel mare di facce perfino barbariche. Un samovar in ebollizione eleva conforti a Madonna lepre e a Dio che la rincorre perché non è certo il brulichio dei tartari a fare forte la bestemmia che uccide questa città, piuttosto l'aver fatto di Firenze il posto da dove andar via, magari perché, così sospettiamo, ai fiorentini di Firenze non gliene fotte punto. È pur sempre la città diGiovanni Sartori, il padre della politologia che alla segreteria telefonica risponde: "Chiamatemi nella mia casa di Roma», per far sentire a chi lo cerca dopo la stessa cosa, ma ai contrario: ('Chiamatemi nella mia casa di Firenze».È pur sempre la città di Franco Cardini, il medievista, il più diso-rientante tra gli irregimentabili. E pur sempre la città di Pancho Pardi e di Paul Ginsborg, i due teorici del ceto medio riflessivo, girotondini, di cui tutti però ricordano le proteste organizzate giusto per non avere macchine sotto casa. È pur sempre la città di Piero Luigi Vigna, l'alto magistrato dal sorriso a forma di tenaglia che dalle pendici di Poggio Imperiale fa da eterno Savonarola nella terra che fu pure di Machiavelli e Guicciardini. È pur sempre la città del mostro, che non c'è più ma è pur sempre un libro aperto, una stona infinita. È pur sempre la città di Oriana Fallaci che, a dispetto di tutti i suoi scatti d'irascibilità, non manca di coraggio e della sua ultima appari-zione si ricorda la perlustrazione che fece nei giorni del social forum. Uscì da casa e si fece un giro per controllare che Romano Cagnoni, il grande fotografo versiliano cui lei dichiarò guerra ai tempi di Saigon, non arrivasse prima per fare scoop. Fallaci uscì anche per badare che nessuno dei no global toccasse un solo bancomat. Non sapeva che intanto, alla stazione, il servizio d'ordine della Cgil taceva i più faci-norosi "Ceffoni, ceffoni; camion, camion». Se li portarono ai mercati

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generali, li chiusero non senza metterli in mutande per impedire loro la fuga. Dopo Genova, per non sbagliare, s'era consumato il più severo patto tra Martini, il sindaco e un incazzatissimo Massimo D'Alema.Firenze ha comunque i suoi bravi figlioli. È pur sempre la città di Andrea Ceccherini, un ragazzo che nel rischio di essere solo un Dj Francesco s'è invece attrezzato per essere il Gianni Letta del futuro. Non avrà neppure trent'anni e ha già segretarie, relazioni d'altissimo livello e una quota di potere nell'editoria tale da essere il cliente numero uno del Corriere della sera. Lui è quello che ha inventato «Il quotidiano in classe >-, ha escogitato il sistema di far comprare dalle fondazioni bancarie un'infinitàdi copie del Corriere e ci sguinzaglia sopra una cartata di docenti della Cattolica per indottrinare i pupi sull'arte di sfogliare il giornale.Era pur sempre la città di Giovanni Spadolini; oggi di questo nome e del suo gruppo di lavoro, intesi a Firenze col maligno nomignolo come quelli delle «supposte», resta la fondazione diretta da Cosimo Ceccuti. Era pur sempre la città del marchese Emilio Pucci, il cui indirizzo era identità; «MarchesePucci, via de' Pucci, palazzo Pucci». Era la città del Giubbe rosse, il caffè oggi di Fiorenzo Smalzi, un monumento vivo dell'arte dove Ardengo Soffici ebbe la copia poi dispersa di Il più lungo giorno, l'unico posto dove, come ha scritto David Allegranti, «i quadri esposti fumano».Era pur sempre la città del cavalier Attilio Vallecchi, oggi l'editrice che produce libri, esposizioni e serate artistiche, ritornata a vivere grazie a Umberto Croppi e Nando Corona. E visto che questi due, e anche Smalzi, non sono di qui, verrà pure buono ripetere che di Firenze ai fiorentini non gliene fotte nulla. La città è una Disneyland di un solo giorno. Dalla stazione si rovinano nella più grande zona a traffico limitato d'Europa i turisti pendolari che si mettono in fila, magari fanno pipì nei bar, perònon si capacitano su come mai nessuno degli indigeni faccia loro la riverenza in costumi rinascimentali. «Da almeno vent'anni la città copre il piattume del nulla di nuovo col reliquiario della Disneyland rinascimentale»: chi parla è Umberto Cecchi, storico direttore della Nazione, il giornale che diede all'Italia Amici miei, un capolavoro di film che, se può servire da consolazione, vale quanto tutto il contenuto degli Uffizi. La prima religione di città, l'antifascismo (la seconda è la massoneria), cancellando l'ideatore del Maggio fiorentino, cioè Alessandro Pavolini, nel dopoguerra demolì ilpalazzo della Gil, la Gioventù italiana del littorio. C'erano gli affreschi

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di Gino Severini, altro che quel tapino di Folon.La Disneyland di oggi con le sue strade strette, i tetti aggettanti e le finestre sempre chiuse, impone cose dal gusto tamarro: nelle acque ferme dell'Arno, fino a poco tempo fa, si poteva ammirare una gondola ormeggiata. E quella sì che era una camera con vista. A Folon hanno commissionato adessoL'uomo della pace, giusto a Fortezza da Basso, un luogo su cui non piovano guai già in abbondanza per scaricarci aborti sentimentaloidi (e aborti di lavori pubblici, un parcheggio mai inaugurato da demolire). Turismo e cultura sono le cenerentole di questo marchio così international qual è Firenze. Negli scaffali della libreria Seeber, la preferita da Indro Montanelli, adesso ci sono i maglioncini di Max Mara. Non c'è più la strada intitolata a Berto Ricci, il maestro di Montanelli. In compenso c'è largo Bruno Fanciullacci, l'assassino di Giovanni Gentile. Eugenio Giani, responsabile della toponomastica, non aveva che imbarazzo parlandone con il nipote del filosofo, Giovanni Gentile appunto, l'editore di Le Lettere, una delle poche sigle superstiti in quella che fu l'officina umanistica del Novecento, È già qualcosa sapere che i centri sociali non condividono la bigotteria del Comune e Gentile nonno, appunto, se lo studiano. Quanto a città d'arte, si fa villeggiatura del pauperismo. A Santa Croce, alla SS. Annunziata, la politica dell'accoglienza è un'inestricabile poltiglia di equivoci più che di casi umani. Quasi peggio che alle Cascine, dove almeno vi fece accampamento e poesia la Carlotta, il transessuale più gettonato dai pottini (si chiamano così i ragazzi fichetti, l'etimo derivada potta, dunque fica, ma a ben altro articolo miravano i giovanotti).Padre Ivan Caputo ha chiuso le porte della sua chiesa a Santo Spirito pur di non farsi vomitare dentro il degrado che dalla piazza gli galleggia addosso.Padre Timothy Verdon, consulente culturale della curia, un magnifico dandy in abito talare (le finestre di casa sua si affacciano sulle formelle del Duomo), non le ha mandate a dire. È stato duro contro il municipio. Un bersaglio inusuale se si pensa che il tenebroso e affascinante Leonardo Domenid, il sindaco ds, non ammette dialettiche che disturbino la sua natura così funestamente compromessa da certi scatti d'ira. Niente di spaventoso, ma al Comune ci vanno piano con lui: hanno dovuto cambiare una fotocopiatrice: il sindaco vi aveva depositato un pugno tipo amaro Petrus-Bonekamp (quello della réclame). Del caratteraccio di Domenici sa qualcosa Stefania Ippoliti, e qui entriamo nel fuoco delle belle, inteso che l'Ippoliti è una mora molto bella (una dark lady come

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tipo), ma inteso anche che delle belle se ne possono raccontare se si pensa che a Firenze, città di madonne e di zitelle anglobecere, solo l'Ippoliti, presidente della Confesercenti, e Geraldina Feechter, la sin-daca, possono meritare il palcoscenico. Niente di malizioso, ma quello che le due signore formavano con i loro mariti, GiorgioVan Straten per Ippoliti, Domenici per Feechter, era il quartetto più amato e più ambito in società.Van Straten, giusto per inciso, è il direttore del Teatro Comunale. L'azienda è gravata da un pesante deficit ma al suo soccorso, quando volevano azzerarlo, è intervenuto il principe Girolamo Strozzi che, anche se è quello che accoglie Tony Blair nella propria tenuta, è pur sempre nel cda in quota centrodestra. Il quartetto si diceva: non c'e-ra photo opportunity con il reale di turno inglese di passaggio dove non figurassero i quattro. Va detto che anche Feechter, che è una giornalista, con altri colori (è bionda), è donna assai attraente e dal fare spiritoso. È in grado di sostenere la conversazione con la fa-miglia Blair, con Maria Laura Rodotà, con Sting che ha preso casa a Figline Valdarno, con Diego della Valle e con Roberto Benigni quando gli garba di tornare a Firenze. Lei che è anche così poco esibizionista è insomma il testimonial. Perfetto della liturgia locale.La santa messa dell'onnipotenza fiorentina si celebra dal Fabio Picchi, ovvero al Cibreo, il ristorante sancta sanctorum, ci vanno per intrattenere conviviali intese i papabili del futuro, per esempio Luca Mantellassi, presidente della Camera di commercio, e poi i papabili di sempre, come lo "sceriffo". È Graziano Cloni, assessore alla Polizia municipale. Sceriffo appunto per la sua capacità di travestirsi da semaforo. Travestendosi da elenco affisso al muro ne ha approfittato per rendere pubblici i nomi deimassoni, danneggiando soprattutto a sinistra, succubi come sono i fiorentini della ricca e veramente potente Siena, Cioni ovviamente non fa solo multe. In una città dove i carrozzoni s'inventano per garantire il riciclaggio degli assessori trombati, ha messo su anche la Società della salute, l'ennesimo ente che nelle benemerite intenzioni soccorre i deficit organizzativi delle asl, nelle maliziose interpretazioni soccorre i deficit di consenso. Cioni poi fa anche le Cene di Cioni, sterminati banchettiorganizzati al parco dell'Anconella o al Palasport perfino, dove tra mille e più invitati si capisce chi sale e chi scende. Il vecchio e il nuovo dunque, lo Sceriffo e il Mantellassi. Questi è il titolare di Sutor Mantellassi, un negozio dove si vendono scarpe acquistabili solo contraendo un mutuo (non ha purtroppo tra i clienti. D'Alema, ma

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l'arciduca Denis Verdini, il capo di Forza Italia, si). Tutto «altezza mezza bellezza», Mantellassi aspira alla vetrina. Al Jilli, il caffè di piazza della Repubblica, lo danno in corsa per il posto di sindaco. La sinistra fiorentina ha già messo in conto di averle già vinte le politiche per il governo di Roma e su chi prenderà il posto di Dominici gli avventori fanno un solo nome: Mantellassi, il ricco calzolaio di Firenze. A Dominici già gli divinano di farlo ministro.Ovviamente non può essere d'accordo Claudio Martini, il governatore, che lo sogna quello stesso posto, ma la verità è che nessuno vuole restarci qui. In ogni caso Domenici si candida alle politiche. I suoi assessori sono disperati all'idea di ricominciare il giro tra conferme e collocazioni nella Società della salute. Lui intanto se ne va. E anche Martini, fosse pure per tornare in Amazzonia. Forse l'unico che vuole restarci è Matteo Renzi, presidente della Provincia, Margherita, troppo bravo ragazzo per maturare ambizioni stracittadine. Troppo cattolico, si potrebbe dire, ma anche la Chiesa a Firenze ha la sua particolarità,II vescovo di qualche anno fa. Silvano Ptovanelli. era una specie di cardinal Carlo Maria Martini, un cattocomunista, i1 vescovo Ennio Antonelli, quello attuale, ha fatto un vademecum sul consumo di tv, Firenze fu città cara al Vaticano, il cattolico Franco Zeffirelli ha tra-sferito nel suo cinema l'impronta di una tensione che fu anche quella del mancato Anticristo, quella di Giovanni Papini, Don Mazzi di qui non è quello dell'Isola dei famosi, bensì quello dell'Isolotto. La comunità cattolica ha succhiato il latte dei don Milani, di padre Emesto Balducci, di Piero Bargellini (il sindaco dell'alluvione), di Giorgio La Pira ovviamente, e però il più significativo testimone della tradizione resterà senz'altro Attilio Mordini, il meraviglioso frate francescano di Firenze che s'arruolò nella Wehrmacht, l'autore dei libri più profondi in tema di cristianità.Il segno del comando, a Firenze, è vecchissimo: «È una gerontocrazia più che un'aristocrazia che fa solo cooptazione tra i più fidati e più utili» : così parla Verdini che, prim'ancora che politico, di scuola spadoliniana, è innanzitutto un banchiere. Suo è lo scandaglio che ci permette di decifrare la specificità di una tra le più provinciali città d'Italia: «I soldi che sono di nessuno girano a Firenze».Il Comune, con la sua partita Iva, è la più importante azienda della regione. Il potere è solo pubblico qui, le partecipate, infatti, sono la soluzione magica per il pane e il lusso. Sono le aziende che fanno magma unico tra enti pubblici e pochi prescelti privati. È un meccanismo claustrale e ideologizzato quel tanto da garantire il controllo a chi di dovere. Con questo sistema la sinistra si concede

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una morbida lottizzazione. E la lotta è tutta interna alla sinistra perché in Toscana solo guerre intestine si possono fare, guerre tra guelfi contro guelfi e basta, anche per insipienza dei ghibellini.La sinistra egemone smentisce in loco quello che a Roma conferma, infatti la vagheggiata Gad, la federazione che mette insieme centrosinistra e Rifondazione, a Firenze e in tutti i dintorni non s'è mai fatta. La politica è solo quella della sinistra contro la sinistra. Lo stesso sfidante dell'attuale sindaco, Domenico Valentino, già candi-dato del centrodestra (ripiego di un ripiego), è passato al gruppo dei Verdi per dare «un pieno sostegno alla maggioranza». Un ripiego precipitato nel grottesco. A differenza del restante impero di Emilia-Romagna, Umbria e parte di Liguria, almeno in Toscana, con Verdini, Silvio Berlusconi, che conobbe l'onta di essere diffidato dal vicinato quando tentò un acquisto nel Chianti, ha un protagonista presente nella ribalta di Roma. Ha tanta voce in capitolo Verdini, tanta da avere sulla coscienza la carriera di due assi del giornalismo: Stefano Folli, cui affidò la benedizione di Berlusconi portandolo alla dilezione del Corriere, e Riccardo Berti, trasportato dall'ufficio stampadel premier alla conduzione di Batti & ribatti su Raiuno.La destra ha vita difficile in una centrale del potere qual' è Firenze e due sono le possibilità di fare almeno breccia: Fallaci senatore a vita in sostituzione di Mario Luzi, e poi Fiamma Nirenstein, che finalmente potrebbe accettare una candidatura di prestigio, giusto quella di sindaco, avendo dovuto rinunciare la prima volta a causa delle obiezioni dei cattolici. «Ha un nome troppo difficile da scrivere sulla scheda». Tutto ciò quando invece il nome era bello che prestampato.In questo discorrere abbiamo dimenticato il quartetto e le due bellissime, abbiamo lasciato il Cibreo. Diciamo subito perché il quartetto non esiste più per non alimentare malizie: per colpa del carattere cattivo di Domenici, ecco. Non ha sopportato che Ippoliti, chiedendo l'antìcipo di un'ora delpermesso di circolazione dentro la ztl, rompesse l'incantesimo del consenso: assalita in piena conferenza stampa.La bella Ippoliti adesso se ne sta distante e «posata», come una fotocopiatrice ammaccata. Abbiamo poi lasciato per ultimi i convivi del Cibreo, gli illustrissimi fondamentali dell'unico business concreto aFirenze: l'edilizia. I nomi che si leggono nei cartelli dei cantieri potrebbero leggersi nei cartoncini di prenotazione sui tavoli: Baldassini & Tognozzi, Firenze Mobilità, Firenze Parcheggi, Finanza e Progetto, Una Hotel, un modello municipale altro non è che legare

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il governo della città allo sviluppo.In zona Novoli, dove c'è il Polo di scienze sociali e il sorgente tribunale, tutti i terreni intorno sono di proprietà pubblica, delle Ferrovie alcuni.Poi c'è da recuperare l'area Fiat, in viale Belfiore, dove nascerà la stazione dell'alta velocità. Jean Nouvel ha disegnato il progetto, vincitore del concorso internazionale. E saranno altre partecipate chedaranno inizio all'unico Rinascimento di Firenze, la cementificazione delle reliquie.

25Infarto: consigli in ospedale per smettere di fumare riducono mortalitàSuggerire al paziente ricoverato di smettere di fumare dopo un infarto miocardico riduce la mortalità a lungo e breve termine, benché la maggior parte dei benefici si riscontrino nel breve periodo. La cessazione del fumo dopo un infarto miocardico è associata a miglioramenti nella sopravvivenza a lungo termine, e può anche esservi una riduzione immediata del rischio di morte improvvisa per cause cardiache dovuta alla rapida riduzione (nell'arco di 48 ore) nei livelli di monossido di carbonio, che a sua volta si riflette in un minor tasso di aritmie. I tassi di cessazione del fumo dopo eventi cardiaci può raggiungere il 40 percento, e possono essere migliorati dal consiglio medico. Dato che la maggior parte della differenza complessiva nella mortalità portata dalla cessazione del fumo è stata portata dal consiglio precoce del medico, una strategia alternativa per la riduzione del rischio nei pazienti che proprio non vogliono smettere sarebbe consigliare loro di mantenere, come minimo, la deprivazione dal fumo obbligatoria in ospedale per un breve periodo dopo le dimissioni. Andrebbe valutato l'impatto di una breve cessazione del fumo sulla cessazione del fumo a lungo termine e sulla mortalità, ed investigato il periodo di tempo minimo richiesto per ottenere un beneficio definito prima che questa strategia per la riduzione del danno venga adottata. (Am J Med. 2005; 118: 269-75)

26 Gioco di spade - …il momento più pericoloso arriva quando i gruppi di sinistra "rinunciano all'uso della forza" ed accettano il processo democratico.

di Chris Floyd - 18 febbraio 2005 - http://members.fortunecity.co.uk/freebie/spit.htm "Dovete attaccare i civili, la gente, donne, bambini, persone

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innocenti, gente sconosciuta ben lontana da qualsiasi gioco politico. La ragione è piuttosto semplice: costringere ... il pubblico a rivolgersi allo stato per chiedere maggiore sicurezza". Questa è stata l'essenza dell'Operazione Gladio, una segreta campagna di terrorismo ed inganno durata decenni diretta dai servizi segreti occidentali contro i loro popoli. Centinaia di persone innocenti sono state uccise o mutilate in attacchi terroristici, a stazioni ferroviarie, supermercati, bar ed uffici, dei quali poi vennero incolpati "sovversivi di sinistra" o i loro oppositori politici. Lo scopo, come dichiarato nella succitata testimonianza giurata dell'agente di Gladio Vincenzo Vinciguerra, era demonizzare nemici designati ed impaurire il pubblico perché sostenesse sempre maggiori poteri per i capi di governo e per i loro intimi dell'elite.Rivelato dapprima dal Primo Ministro italiano Giulio Andreotti nel 1991, Gladio (dal latino per "spada"), è ancora oggi protetta dai suoi patrocinatori fondatori, la CIA ed il MI6. Ciononostante, le indagini parlamentari in Italia, Svizzera e Belgio negli anni hanno scrollato qualche frammento della verità. Questi sono stati raccolti in un nuovo libro: "NATO's Secret Armies: Operation Gladio and Terrorism in Western Europe," di Daniele Ganser, come riferisce Lila Rajiva su CommonDreams.org.Originariamente costituita come una rete di cellule clandestine da attivare dietro le linee nel caso di un'invasione sovietica in Europa occidentale, Gladio si ampliò rapidamente in uno strumento di repressione politica e manipolazione, diretta dalla NATO e da Washington. Utilizzando milizie di destra, figure del sottobosco, provocatori governativi ed unità militari segrete, Gladio non soltanto mise in atto un terrorismo diffuso, assassini e sovversione elettorale in paesi come l'Italia, la Francia e la Germania Ovest, ma pure appoggiò tirannie fasciste in Spagna e Portogallo, favorì il colpo di stato militare in Grecia e collaborò alla repressione dei kurdi in Turchia.Tra le "pistole fumanti" riportate alla luce da Ganser vi è un documento del Pentagono, il Field Manual FM 30-31B, che espone dettagliatamente la metodologia per lanciare attacchi terroristici in nazioni che "non reagiscono con sufficiente efficacia " contro la "sovversione comunista". Ironicamente, il manuale afferma che il momento più pericoloso arriva quando i gruppi di sinistra "rinunciano all'uso della forza" ed accettano il processo democratico. E' allora che "i servizi segreti militari USA devono avere i mezzi per lanciare operazioni speciali per convincere il governo del paese ospitante e l'opinione pubblica del realismo del pericolo insurrezionale".

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Naturalmente, queste "operazioni speciali devono rimanere rigorosamente segrete", avverte il documento.In realtà, non lo farebbe per le famiglie delle 85 persone fatte a pezzi nell'attentato del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna sapere che i loro cari erano stati assassinati da "uomini all'interno delle istituzioni dello stato italiano e ... da uomini collegati alle strutture dell'intelligence degli Stati Uniti", come concluse nel 2000 il Senato italiano dopo la sua inchiesta.L'atrocità di Bologna è un esempio di quella che i capi della Gladio chiamavano "la strategia della tensione", fomentare paura per tenere la popolazione in schiavitù di "capi duri" che proteggeranno la nazione dalla sempre presente minaccia terrorista. Come Rajiva nota, questa strategia non era limitata all'Europa occidentale. Venne applicata, con raccapricciante efficacia, in America centrale dalle amministrazioni Reagan e Bush. Durante gli anni '80, squadre della morte di destra, eserciti guerriglieri e forze di sicurezza statali, armati, addestrati e riforniti dagli Stati Uniti, assassinarono decine di migliaia di persone in tutta la regione, agendo spesso con particolare ferocia in quei momenti nei quali sembravano quasi possibili soluzioni pacifiche ai conflitti.Lo scorso mese è stato ampiamente riportato che il Pentagono sta considerando un programma simile in Iraq. Quello che non è stato riferito, comunque, eccetto sulla stampa irachena, è che almeno una squadra della morte pro-occupazione è già operativa. Alcuni giorni dopo che sono stati rivelati i piani del Pentagono, un nuovo gruppo militante, il "Saraya Iraqna", cominciò ad offrire grosse somme in dollari per scalpi di insorti, fino a 50.000 dollari, riporta il giornale iracheno Al Ittihad. "La nostra attività non sarà selettiva", ha promesso il gruppo. In altre parole, chiunque essi considerino un nemico dello stato può essere una preda.Piuttosto stranamente, proprio mentre sembra che il Pentagono stia istituendo in Iraq operazioni in stile Gladio, vi è stato un improvviso impeto di attacchi terroristici ad oltraggiosamente provocatori obiettivi civili come ospedali e scuole, riferisce il Guardian. Arrivando proprio dopo elezioni nazionali nelle quali le fazioni di maggioranza sostengono programmi che chiedono un termine rapido dell'occupazione americana, lo spostamento verso massacri di alto profilo di civili ha sottolineato il "bisogno urgente" che le forze USA rimangano indefinitamente sulla scena, per fornire sicurezza contro la onnipresente minaccia terrorista. Nel frattempo, i bushisti continuano a costruire le loro da lungo tempo desiderate basi permanenti in Iraq: cittadelle per proteggere il petrolio che i

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prossimi funzionari iracheni promettono di svendere alle società americane, e piattaforme di lancio per nuove incursioni di dominazione geopolitica.Forse è solamente una coincidenza. Ma la storia dell'elite USA di dirigere e fomentare attacchi terroristici contro popolazioni amiche è così estesa, veramente così radicata ed indiscussa, che chiama in questione l'origine di tutte le azioni terroristiche che intorbidano il mondo. Ad ogni nuova atrocità siamo costretti a chiederci: E' stata opera di terroristi "genuini" oppure una "black op" dei servizi segreti, o entrambe le cose?Sebbene non infallibile, l'antico interrogativo latino è ancora la migliore guida per penetrare le tenebre sanguinose del terrorismo moderno: Cui bono? Chi ne beneficia? Quali potenze e politiche sono accresciuti dall'attacco? Perché è indiscutibile che "strategia della tensione" significa potere e profitto per coloro che pretendono di avere la chiave per la "sicurezza". E, dalle sale del Cremlino alle sponde del Potomac, questa cinica strategia è l'ideologia dominante dei nostri tempi.AnnotazioniThe Pentagon's 'NATO Option' - CommonDreams.org, Feb. 10, 2005NATO's Secret Armies Linked to Terrorism? International Relations and Security Network, Dec. 15, 2004Secret Warfare: Operation Gladio and NATO's Stay-Behind Armies Parallel History Project, Nov. 29, 2004Synopsis of Secret Warfare: Operation Gladio International Relations and Security Network, Dec. 15, 2004Gladio: The Secret U.S. War to Subvert Italian Democracy Independent Media Center, Jan. 31, 2004Unknown Militant Group Declares War on Extremists in Iraq Al Ittihad via Focus News, Jan. 11, 2005U.S. Arming Baathist Militia's to Combat Shiite Cleric Rule Asia Times, Feb. 15, 2005The Coming Wars New Yorker, Jan. 17, 2005Sectarian Massacres Shake Iraq The Guardian, Feb. 12, 2005Iraqi Election Catapults Critic of U.S. to Power Los Angeles Times, Feb. 14, 2005Iraq Winners Allied With Iran are the Opposite of U.S. Vision Washington Post, Feb. 14, 2005COINTELPRO: Alive and Kicking San Francisco Bay Guardian, Jan. 25, 2001US Role in Salvador's Brutal War BBC, March 24, 2002Guatemala: Memory of Silence Report of the Commission for

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Historical Clarification,"Reagan's Dark Global Legacy Counterpunch, June 7, 2004Dark Reagan Legacy in Central America Reuters, June 7, 2004Reagan Set Roots for al Qaeda News24 South Africa, June 7, 2004Reagan and Guatemala's Death Files Consortiumnews.com, May 26, 1999The US-Guatemala File: Training State Terrorists Consortiumnews.com, May 26, 1999The Ghost of Terror Past Salon.com, Jan. 11, 2002US Wants to Build Network of Friendly Militias to Fight Terrorism AFP, August 15, 2004Opening Statement of Deputy Secretary of Defense Paul Wolfowitz House Armed Services Committee, Aug. 10, 2004Guatemala to Pay Paramilitaries BBC, Aug. 10, 2004Efrain Rios Montt Background More or Less (Australia), June 18, 2004Rios Montt: Authoritarian Fundamentalist Proceso (Mexico), April 15, 2001CIA Admits 'Tolerating' Contra Drug Trafficking Consortiumnews.com, June 8, 2000Wackenhut: Inside the Shadow CIA Spy Magazine, Sept. 1992The CIA's Gentlemanly Planner of Assassinations Slate.com, Nov. 1, 2002Declassified Files Confirm US Post-War Collaboration With Nazis San Francisco Bay Guardian, May 7, 2001Nixon Rigged 1971 Uruguay Elections National Security Archive, June 20, 2002JFK and the Diem Coup National Security Archive, Nov. 5, 2003CIA and Assassinations: The Guatemala 1954 Documents National Security Archive, May 23, 1997Guatemala: Memory of Silence Report of the Commission for Historical Clarification,"Death, Lies, and Bodywashing Consortiumnews.com, May 27, 1996The Secret CIA History of the Iran Coup, 1953 National Security Archive, Nov. 29, 2000CIA Acknowledges Ties to Pinochet's Repression National Security Archive, Sept. 19, 2000U.S. Documents Show Embrace of Saddam Despite WMD, Aggression and Human Rights Abuses National Security Archive, Feb. 23, 20

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27 Sottoscrivi l'appello - Con la Resistenza, senza se e senza ma

L’Associazione Articolo 21 aderisce agli appelli, e li fa propri, promossi da tanti storici, giuristi, associazioni partigiane, enti locali, per contrastare il tentativo in atto, addirittura in sede parlamentare, di equiparare la nazifascista repubblica di Salò alla Resistenza. Quanto sta accadendo non è solo un oltraggio alla memoria e alla verità storica, ma ancor più l’ennesimo tentativo di riscrivere la storia nazionale e di colpire al cuore i fondamenti della stessa Carta Costituzionale. La riconciliazione nazionale non passa per queste intollerabili forme di revisionismo storico e parlamentare, ma con la comune accettazione delle origini democratiche e antifasciste della Repubblica Italiana, e con il comune rispetto della Costituzione, nata da quel processo unitario e di popolo di resistenza democratica e antifascista. Per queste ragioni, l’Associazione Articolo 21 chiede a tutta l’informazione, al mondo dell’editoria, dell’audiovisivo, della cultura, di aderire a questi appelli e di seguire con grandissima attenzione l’intera vicenda a tutti i livelli, parlamentare, regionale e di partito, e di contribuire ad illuminare a giorno tutte le iniziative che saranno promosse per il Sessantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Questi i primi firmatari dell’appello, al quale si può aderire tramite il sito www.articolo21.com http://www.articolo21.com/appelli_form.php?id=33 :

28 La rivoluzione di internet è entusiasmante, ma non montiamoci la testa. Non sarà facile di Beppe Grillo… Se fossimo davvero in una democrazia, invece di farci passare dai cinquanta ai cinquecento canali televisivi in prevalenza commerciali, le Nazioni Unite, la Banca mondiale e gli stati del mondo dovrebbero favorire la chiusura di almeno metà dei canali tv. Con le risorse di cervelli, energia elettrica, materiali e soldi così risparmiati, si potrebbero dotare entro dieci anni tutti gli scolari del globo e almeno metà dell'umanità adulta di un computer a basso prezzo e di una connessione gratuita alla rete. Gratuita? Sì, gratuita, come in Svezia. E come gratuita è la cittadinanza su questo pianeta

Internazionale 580, 3 marzo 2005 http://www.internazionale.it/beppegrillo/articolo.php?id=8775 Pesce o pescatore? Davanti alle reti dell'informazione oggi puoi scegliere. O resti una delle sardine che si fanno pescare ogni giorno

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dalle reti industriali dei pescherecci-officina, oppure ti fai pescatore d'informazione: con la tua piroga ad alta tecnologia, vai a cercarti dentici e branzini nelle acque migliori. Oggi, se sei fortunato, appartieni al decimo dell'umanità che può scegliere.Puoi decidere di restare preda nelle reti di informazione in mano alle società per azioni (spesso cattive azioni), alle società a responsabilità limitata (molto limitata), alle scatole cinesi con sede alle Bahamas e soldi in Svizzera, agli "uomini d'onore" con seggio in parlamento, ai propagandisti di carta igienica, dentifrici e cibi per gatti, con contorno di governi al loro servizio. Oppure ti cerchi l'informazione là dove il capo della General Electric, della Fininvest, della Enron, della P2 o della Parmalat, contano quanto te: su internet.Lì loro hanno il loro sito, tu puoi avere il tuo, loro hanno il loro indirizzo email, tu puoi avere il tuo. Lì puoi confrontare i siti della Monsanto e di Greenpeace, quello di Amnesty international e quello sulla School of Americas dell'esercito Usa, dove si sono formati migliaia di torturatori e golpisti, il sito della commissione antimafia e quello di Dell'Utri. Il costo è lo stesso.A differenza delle reti televisive, dove il coltello del tempo ce l'hanno loro per il manico, nella rete il manico del coltello lo tieni tu. Vuoi conoscere vantaggi e rischi degli organismi geneticamente modificati? Puoi guardare sia i siti delle multinazionali sia quelli degli scienziati indipendenti. In quale sito restare un minuto o un'ora lo decidi tu.E oltre al tempo, hanno in mano anche lo spazio. Se per esempio le multinazionali del transgenico e il Corriere della sera organizzano insieme un convegno sugli ogm e dedicano editoriali e un sacco di spazio alle posizioni a favore degli ogm (il cliente paga e ha sempre ragione!) sacrificando quelle più prudenti, tu non puoi allungare il giornale che hai comprato e hai un bel cercare informazioni e commenti che non ci sono. Tuttalpiù puoi tornare in edicola e comprare un altro giornale, meno condizionato dalle aziende.Con i giornali, se vuoi cambiare contenuti devi anche cambiare il mezzo d'informazione. Con internet no. Con lo stesso mezzo e senza costi aggiuntivi, accedi a qualunque contenuto desideri. Un sito non ti soddisfa, tace o mente? Puoi controllare in un altro. Hai a disposizione migliaia di fonti in qualunque parte del globo. Trovi notizie scritte magari un minuto prima che tu le legga. Non potevo starmene alla finestra! Sta avvenendo la più grande e più veloce rivoluzione nella storia della nostra specie.Per alfabetizzare metà degli umani ci abbiamo messo cinquemila anni. Per connettere potenzialmente tra loro in tempo reale un

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decimo degli umani ci abbiamo messo vent'anni. Fra altri venti probabilmente un terzo degli umani saranno collegati tra loro senza mediatori. Di Murdoch e di Mastrolindo ci si ricorderà allora come oggi di Mussolini e di Ceausescu.Così da gennaio il mio spettacolo beppegrillo.it parla della rete ogni sera nei palazzetti di cinquanta città italiane e usando la rete migliaia di miei spettatori mandano con me ogni sera email al presidente della repubblica. Ho aperto anche il mio blog su internet, un sito dove chiunque può dire la sua e leggere quello che ci metto io giorno per giorno e trovare le cose migliori che ho fatto in questi anni (www.beppegrillo.it).Analfabeti e internautiLa rivoluzione di internet è entusiasmante, ma non dobbiamo montarci la testa. Non sarà facile. Tra alcuni anni la rete sarà più accessibile e più attraente di quanto sia oggi la tv. Ma per adesso è il contrario: l'accesso alla televisione è facile e apparentemente gratuito, quello alla rete è macchinoso e costoso, specialmente in Italia.La tv si usa dal divano, la rete dalla sedia; la televisione ti viene a cercare, la rete devi andare a cercarla. Ma c'è di peggio. Da millenni c'è un abisso di potere tra chi sa leggere e scrivere e chi no. Per molti decenni ci sarà un abisso ancora maggiore tra chi potrà usare la rete e chi resterà fuori, cioè la grande maggioranza dell'umanità, compresa un'abbondante minoranza di poveri nei paesi ricchi. Per non parlare dei due abissi che separeranno gli analfabeti dagli internauti. La rete può quindi diventare il più potente strumento di diseguaglianza nella storia dell'umanità. Se fossimo davvero in una democrazia, invece di farci passare dai cinquanta ai cinquecento canali televisivi in prevalenza commerciali, le Nazioni Unite, la Banca mondiale e gli stati del mondo dovrebbero favorire la chiusura di almeno metà dei canali tv. Con le risorse di cervelli, energia elettrica, materiali e soldi così risparmiati, si potrebbero dotare entro dieci anni tutti gli scolari del globo e almeno metà dell'umanità adulta di un computer a basso prezzo e di una connessione gratuita alla rete. Gratuita? Sì, gratuita, come in Svezia. E come gratuita è la cittadinanza su questo pianeta.

29 Lessig: contro l'estremismo del copyright ... l'intera storia dell'industria culturale è una storia di piraterie … la cultura del permesso sostituisce la cultura libera. - Perché la legge, per la prima volta nella storia, ha deciso di difendere a spada tratta il

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vecchio contro il nuovo? La risposta, secondo Lessig, sta nell'assoluta novità del modo di costruire cultura generato da Internet. Le tecnologie digitali hanno dato vita a una forma di bricolage libero …

"Stanno portando al successo il piano di rifare Internet prima che Internet rifaccia loro". Con queste parole, l'ultimo libro di Lawrence Lessig ("Cultura libera", Apogeo Editore) mette in guardia contro l'illusione che la Rete sia per sua stessa natura in grado di sottrarsi a qualsiasi controllo da parte di governi e corporation: la morsa delle nuove leggi sul copyright e delle tecnologie di digital right management si sta inesorabilmente chiudendo sulle libertà che Internet ci ha regalato nell'ultimo decennio, e il tempo a disposizione per invertire la tendenza si fa sempre più scarso. Due le parole chiave di questa appassionata arringa in difesa di una cultura della libertà insidiata dalla cultura del permesso: proprietà e pirateria. Dopo aver ribadito di credere fermamente tanto nel valore della proprietà in generale quanto nel valore della proprietà intellettuale, e dopo aver dichiarato che il punto non è se la proprietà creativa debba essere tutelata bensì quello di stabilire il modo in cui va tutelata, Lessig parte all'attacco dell'equivoco che consente ai crociati del copyright di ottenere il consenso di magistrati, politici e gente comune, vale a dire dell'idea secondo cui prelevare una copia digitale non autorizzata dalla Rete sarebbe la stessa cosa che rubare un libro in una libreria o un Cd in un negozio di dischi. Ma la verità è che, argomenta Lessig, le leggi del mondo intangibile sono diverse da quelle del mondo tangibile: se prelevo un libro o un Cd ci saranno un libro e un Cd in meno da vendere, se scarico un file MP3 non avviene nulla di tutto ciò.Solo una parte di chi usa il file sharing lo fa in sostituzione dell'acquisto, gli altri lo fanno per scegliere la musica prima di comprarla o per accedere a materiali di pubblico dominio o che, pur essendo ancora tutelati da copyright, non si trovano più in commercio. Questo vuol dire che l'industria non riceve alcun danno dal fenomeno del file sharing? No, ammette Lessig, il danno c'è ma si tratta di minimizzare il danno privato senza rinunciare ai vantaggi sociali apportati dalle nuove tecnologie. E in effetti è proprio la ricerca di questo equilibrio che aveva fino ad oggi ispirato la legislazione sulla proprietà intellettuale: finora, scrive Lessig, non si era mai dato il caso in cui ai titolari della proprietà intellettuale venissero riconosciuti gli stessi diritti dei titolari di proprietà tangibili. I diritti erano limitati nel tempo e nell'estensione, ma

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soprattutto erano costantemente esposti al rischio che l'avvento di nuove modalità di produzione, fruizione e distribuzione dei contenuti culturali li rimettesse in discussione.In questo settore della vita sociale, economica e culturale, il nuovo si presenta sempre in una forma che, agli occhi del vecchio, appare come "pirateria". Di più, se per pirateria intendiamo usare la proprietà creativa di altri senza il loro permesso, allora l'intera storia dell'industria culturale è una storia di piraterie: Hollywood fu costruita da autori e registi che emigrarono in California per sfuggire ai brevetti di Thomas Edison; le prime tecnologie di registrazione sfruttarono il vuoto legislativo per "piratare" la musica dei compositori; la radio si è impadronita delle prestazioni degli artisti che registravano la musica; la tv via cavo ha "napsterizzato" i contenuti delle emittenti che producevano i programmi. In tutti questi casi, ricorda Lessig, tribunali e governi non riconobbero mai il principio che la legge dovesse assicurare ai titolari del copyright l'intero valore creato dal diritto di proprietà intellettuale, ma si limitarono a sanare la situazione stabilendo per legge una tariffa per ricompensare parzialmente il danno subito dai vecchi monopolisti. Perché oggi sta succedendo il contrario? Perché la legge, per la prima volta nella storia, ha deciso di difendere a spada tratta il vecchio contro il nuovo?La risposta, secondo Lessig, sta nell'assoluta novità del modo di costruire cultura generato da Internet. Le tecnologie digitali hanno dato vita a una forma di bricolage libero (le creazioni della cultura del taglia e incolla) in cui le manipolazioni di tante persone possono essere integrate e trasformate da quelle di molte altre. Questa nuova situazione ha cancellato il confine che, in precedenza, aveva sempre separato la cultura libera (non commerciale) da quella controllata e soggetta a regole (commerciale), la conseguenza è che tutte le nuove pratiche di creatività culturale sono divenute - dal punto di vista "tecnico" - automaticamente "illegali" (basti pensare al libero uso di testi e immagini già pubblicati in Rete per costruire nuove pagine web). Un paradosso che tribunali e governi hanno preferito interpretare alla lettera invece che rileggere alla luce della più grande rivoluzione culturale degli ultimi secoli. L'effetto di tutto ciò è sotto i nostri occhi: dal DMCA americano all'EUCD europeo alla legge Urbani (con il contorno dell'appena nato Patto di Sanremo), ci troviamo di fronte a provvedimenti che autorizzano i vecchi monopolisti a cambiare l'architettura delle nuove tecnologie (i software che "blindano" i contenuti protetti da copyright) e fanno diventare reato qualsiasi azione rivolta ad aggirare tale architettura.

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Così, commenta Lessig, il codice informatico diventa legge, e la cultura del permesso sostituisce la cultura libera. http://www.quintostato.it/archives/001093.html#001093

30 Misteriosa melatonina - La melatonina sembrerebbe efficace e sicura, ma a conferma della sua innata controversia, due notiziari on line statunitensi hanno tratto dallo studio soluzioni opposte. La chiave, comunque, sembrerebbe il dosaggio.

Quella della melatonina è sicuramente una storia controversa. Decantata da tempo come un rimedio naturale ai problemi di insonnia, oggi è venduta come integratore alimentare e non è registrata come farmaco in nessuno stato membro della comunità europea. In Italia la si può trovare presso alcuni fornitori di materie prime e il farmacista se ne può approvvigionare con un semplice ordine, dispensandola come galenico magistrale dietro presentazione di ricetta medica. Ma funziona davvero? E' quello che si sono chiesti dei ricercatori del MIT, partendo dall'osservazione che esistono discrepanze anche nel definire che cosa sia buono o cattivo sonno. Per questo hanno messo insieme le informazioni derivate da 17 studi sull'argomento, rispondenti a rigidi criteri. I risultati? La melatonina sembrerebbe efficace e sicura, ma a conferma della sua innata controversia, due notiziari on line statunitensi hanno tratto dallo studio soluzioni opposte. La chiave, comunque, sembrerebbe il dosaggio.Il ruolo del dosaggioGià precedenti ricerche avevano evidenziato come sia sufficiente una piccola dose di melatonina per avere un buon riposo. Bastano - dissero i ricercatori in un editoriale del BMJ - dai 2 ai 5 milligrammi di questa sostanza, quando si va a letto il primo giorno dopo il viaggio e nei successivi due o quattro giorni, per assestare i propri ritmi al nuovo fuso orario. Una parte della melatonina che si assume per via orale viene distrutta, un'altra parte viene metabolizzata dal fegato e si trasforma in idrossimelatonina. Presa in quella quantità facilita il sonno e rende più facile addormentarsi anche dopo i risvegli notturni, tipici dell'età più avanzata. I ricercatori segnalano, invece, che la melatonina è disponibile in commercio a dosaggi 10 volte superiori. Un problema, perché a quel dosaggio dopo un po' di giorni non è più efficace, visto che i recettori cerebrali non rispondono più. Da qui i pregiudizi sulla sostanza e sulla sua inefficacia nonché una serie di effetti collaterali come l'ipotermia. Ma tornando alla metanalisi, la cattiva fama della melatonina viene smentita. Come

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premesso i 17 studi considerati dovevano ottemperare a una serie di criteri come l'essere controllati contro placebo o includere misure oggettive su almeno sei soggetti. I ricercatori del MIT hanno riscontrato in alcuni studi il "vizio" di ricorrere a dosaggi eccessivi, ma la ricerca evidenzia effetti benefici statisticamente significativi sul sonno. La melatonina, infatti, tenuto conto della soggettività degli aspetti considerati, diminuisce il tempo d'attesa del sonno, di quattro minuti in media, e aumenta l'efficienza e la durata totale del riposo, fino a 12,8 minuti in più. L'ormone, perciò, può avere un ruolo nella terapia dell'insonnia in particolare per gli individui più anziani o con anormale secrezione. Quanto alle modalità di somministrazione e al dosaggio saranno necessarie ulteriori ricerche, per avere finalmente una risposta. - Marco MalaguttiFonteBrzezinski A et al. Effects of exogenous melatonin on sleep: a meta-analysis. Sleep Medicine Reviews, vol 9, 41-50

31 La fame ti fa bello - Senza giungere a conclusioni, allo stato attuale, frettolose, ricerche su cavie indicano che ridurre le calorie rallenta l'invecchiamento della pelle.

Trovare che cosa arresti l'invecchiamento è una di quelle scommesse cui i ricercatori non rinunciano. E se pare via via meno probabile trovare una risposta complessiva, effettivamente vi sono indizi che alcune misure di "igiene" possano intervenire sul alcuni fattori. Vi è l'attività fisica oculata e vi è anche la restrizione calorica, cioè una dieta un po' meno generosa. Quest'ultimo aspetto è stato già indagato nell'animale, arrivando anche a dimostrare, in diverse specie che vanno dagli insetti ai primati, o la riduzione di certe forme tumorali legate all'invecchiamento o il miglioramento di alcuni marker o addirittura l'allungamento della vita media. Più limitatamente, un nuovo studio viene ora a portare nuove prove sugli effetti della restrizione calorica a proposito di un aspetto che riscuote molto interesse: l'invecchiamento della cute. Un tema non semplice, visto che ai meccanismi dell'invecchiamento fisiologico si aggiungono gli effetti dell'ambiente, soprattutto dell'esposizione alla radiazione solare. In questo senso, le indagini sul modello animale consentono di separare in buona misura i due aspetti.Più collagene, più fibre elasticheLa ricerca è stata condotta sulle cavie, per la precisione sui ratti Fischer 344. Sono stati selezionati 36 animali (che costano piuttosto cari) di tre gruppi di età: giovani, adulti e anziani. Metà del campione

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poteva alimentarsi a volontà, l'altra era invece tenuta a una dieta. Come è triste necessità, i ratti sono poi stati soppressi, così da ottenere campioni della cute nella zona ventrale, da esaminare poi al microscopio. Prima di illustrare i risultati è bene premettere che in questi ratti gli effetti dell'invecchiamento sulla cute non ricalcano esattamente quelli che si presentano nell'uomo. Per esempio, mentre la cute umana tende ad assottigliarsi, in questi animaletti diviene più spessa con l'età. Ciononostante, lo scopo dello studio era vedere se la restrizione calorica riduceva i fenomeni di senescenza, indipendentemente dalla loro natura. La risposta è stata positiva, proprio a cominciare dall'ispessimento della cute, che era ridotto nei topi a dieta, soprattutto a spese dello strato di grasso. Anche gli altri parametri però risentivano positivamente: aumentava l'attività dei fibroblasti, cioè le cellule che costruiscono le strutture elastiche della pelle, così come miglioravano altri parametri significativi come la quantità di collagene e di fibre. Questi, a differenza, del primo, sono fenomeni comuni anche alla cute umana: con il passare degli anni i fibroblasti tendono effettivamente a perdere di attività, così come si riducono il collagene e le fibre.Meno stress ossidativoOvviamente c'è molta cautela nel generalizzare questi risultati, anche perché esiste una certa variabilità da un animale all'altro, ma effettivamente è un ulteriore dato a supporto. E' evidente che, visto il gran numero di fattori metabolici con cui interagisce la restrizione calorica, non è nemmeno così facile dare spiegazioni. La più generale è quella che si rifà allo stress ossidativo, e in effetti i sottoprodotti delle reazioni di glicosilazione del collagene erano effettivamente più bassi nei topi a stecchetto. Considerato che comunque, male non fa indipendentemente dagli effetti sulla pelle, sembra che ridurre le calorie sia proprio un imperativo... - Sveva PratiFonteBhattacharyya TK et al. Modulation of cutaneous aging with calorie restriction in Fischer 344 rats: a histological study. Arch Facial Plast Surg. 2005 Jan-Feb;7(1):12-6

32 Al margine di un campo agricolo una gallina attraversa la strada… Perché la gallina ha attraversato la strada? Vediamo come gli uomini importanti avrebbero risposto a questa domanda fondamentale...

CARTESIO …per andare dall'altra parte…PLATONE …per il suo bene; dall'altra parte c'è la  Verità…

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ARISTOTELE …è nella natura della gallina attraversare le strade… KARL MARX …era storicamente inevitabile…IPPOCRATE … a causa di un eccesso di secrezione del  suo pancreas… CAPITANO KIRK …per andare in un posto dove nessun'altra gallina era mai stata…MOSE' …e Dio discese dal Paradiso e disse alla  gallina: "Tu devi attraversare la strada“. E la gallina attraversò la trada e Dio s’avvide che c’era qualcosa di buono… MARTIN LUTHER KING …ho sognato un mondo in cui tutte le galline sarebbero state libere di attraversare la strada senza dover giustificare il loro atto… RICHARD NIXON …la gallina non ha attraversato la strada, lo ripeto, la gallina non ha MAI attraversato la strada…MACHIAVELLI …il fatto importante è che la gallina abbia attraversato la strada. Il  fine in sé giustifica qualunque atto… SIGMUND FREUD …il fatto che vi preoccupiate del fatto che la gallina abbia attraversato la strada rivela il vostro profondo latente senso di insicurezza sessuale… BILL GATES …abbiamo appena messo a punto il nuovo "Gallina Office 2003", che non si accontenterà soltanto di attraversare le strade, ma coverà anche le uova, classificherà i vostri dossiers importanti, etc… BUDDA …porre questa domanda rinnega la vostra  natura di gallina…GALILEO …e quindi lei attraversa…DE GAULLE …la gallina ha forse attraversato la strada, ma non ha ancora attraversato l'autostrada…! EINSTEIN …il fatto che sia la gallina che attraversa la strada o che sia la strada che si muove sotto la gallina dipende  unicamente dal vostro sistema di riferimento…

GEORGE W. BUSH…il fatto che il pollo abbia potuto attraversare questa strada in tutta impunità malgrado le risoluzioni dell'ONU rappresenta un affronto alla democrazia, alla libertà, alla giustizia. Questo prova indubbiamente che noi avremmo dovuto già  bombardare questa strada da molto tempo al fine di assicurare la pace in questa regione; e per evitare che i valori che noi difendiamo non siano ancora una volta beffati da questo genere di terrorismo, il governo degli Stati Uniti d'America ha deciso di inviare 17 portaerei,

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46 cacciatorpediniere, 154 incrociatori, appoggiati a terra da 243.000 marines e nell'aria da 846 bombardieri, che avranno il compito, in nome della libertà e della democrazia, di eliminare ogni traccia di vita dei pollai per un raggio di 5000km; in seguito di assicurarsi con tiri di missili teleguidati che tutto ciò che assomiglia, da vicino o da lontano, a un pollaio sia ridotto a un mucchio di cenere e non possa più minacciare la nostra nazione con la sua arroganza. Noi poi abbiamo deciso che  questo paese sarà generosamente preso in custodia dal nostro governo, che ricostruirà dei pollai seguendo le norme di sicurezza in vigore, con a capo un gallo democraticamente eletto dall'ambasciatore degli Stati Uniti. Per il finanziamento di queste ricostruzioni noi ci accontenteremo del controllo totale della produzione di cereali della regione per 30 anni, disponendo che gli abitanti locali beneficeranno di una tariffa preferenziale su una parte di questa produzione, in cambio della loro totale collaborazione. In questo nuovo paese di giustizia, di pace e di libertà, noi possiamo assicurarvi che mai più un pollo tenterà di attraversare una strada, per la semplice buona ragione che non ci saranno più strade, e che le galline non avranno più le zampe. Che Dio benedica l'America…!

BERLUSCONI …concordo pienamente con tutto quello che hanno detto i miei illustri e illuminati predecessori. La gallina sicuramente è stata sobillata da settori della magistratura politicizzati al solo scopo di rovesciare un regime democraticamente eletto dalla maggioranza dei cittadini. Non mi meraviglierei se tale gallina provenisse da qualche allevamento cinese (quindi comunista) al solo scopo di diffondere il virus della SARS dall'altra parte della strada. Chiamerò Sirchia per vedere se riesce a circoscrivere il virus solo agli iscritti della CIGL, Alemanno per risolvere definitivamente il problema delle quote pennuti nell'ambito del Parlamento Europeo (vorrei ricordare che fra qualche mese l'Italia inizia il semestre di presidenza dell'Unione e quindi mi vedrò impegnato in un fitto calendario di impegni. Lo so che non c'entra un cazzo, ma mi piace tanto dirlo!). Incaricherò Vespa di organizzare un torneo di gioco dell'oca e Fede di organizzare una diretta televisiva come si deve (e che quegli stronzi di RAI 3 non si facciano nemmeno vedere!!) Potrei riferire in Parlamento ulteriori sviluppi, ma non ne vedo alcuna utilità (del Parlamento).

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P.S. …e che a qualcuno non venga in mente di accusarmi di un qualche conflitto di interessi: i pollai della mia residenza di Arcore sono intestati a una società con sede a Zurigo di cui Piersilvio è amministratore delegato e quella gallina di Veronica fa solo la consulente esterna. Saluti dal vostro presidente allevatore.

33 Galeotta fu la lettera - Polemiche sull’opuscolo del Governo sui farmaci

Un folto gruppo di senatori dell’opposizione, prima firmataria la senatrice Cinzia Dato (Margherita), ha presentato una mozione riguardante l’opuscolo “Pensiamo alla salute” sul corretto uso dei farmaci, inviato dal Governo a tutte le famiglie italiane. I parlamentari dell’opposizione criticano, in particolare, la lettera, a firma del Presidente del Consiglio, che accompagna l’opuscolo stesso e che conterrebbe affermazioni che esulano totalmente dal concetto di “comunicazione istituzionale” e “anzi configurano una vera e propria propaganda politica del Presidente del Consiglio”. Il riferimento è al tono celebrativo della lettera nei confronti delle iniziative promosse dal Governo sia in campo sanitario che fiscale, mentre, in realtà, la comunicazione istituzionale dovrebbe tendere a “garantire un’informazione trasparente ed esauriente” e “pubblicizzare e consentire l’accesso ai servizi promovendo nuove relazioni con i cittadini.” La mozione impegna, quindi, il Governo a riferire in Parlamento circa le valutazioni che hanno indotto il Presidente del Consiglio a scrivere una lettera priva di finalità informative e a sostituirsi al Ministro della salute, promotore dell’iniziativa, con fini di visibilità personale ed elettorali

34 Anche in farmacia latte in polvere a prezzo europeo È stato presentato nel corso di una conferenza stampa a Roma Neolatte, il latte per neonati con prezzo calmierato che viene importato dalla Germania da una cooperativa di farmacisti e distribuito sull’intero territorio nazionale. Il presidente della Società Italiana di pediatria, Giuseppe Saggese, ha sottolineato come Neolatte sia un prodotto sicuro, rispondente a tutti i requisiti previsti dalla legge; il presidente di Federfarma Giorgio Siri ha invece auspicato che l’immissione in commercio di un latte a prezzo così competitivo spinga le altre aziende ad abbassare i prezzi dei propri prodotti (Il Sole 24 Ore, Il Tempo, Quotidiano Nazionale, Gazzetta del Sud, Doctor News, Virgilio Notizie/Apcom, Tg5.com,

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Movimentoconsumatori.it, Ansa Cagliari, 02/03/05; Ansa, Agi, Adnkronos/Adnkronos Salute, 24Ore Sanità, Il Sole 24 Ore Sanità, Help Consumatori, 01/03/05; Il Giornale ed. Milano, 03/03/05; Tg 5, 23/02/05; Il Quaderno Adf, febbraio 2005).Anche il Ministro della Salute Girolamo Sirchia ha apprezzato l’iniziativa, pur sottolineando come l’allattamento al seno resti comunque la migliore forma di alimentazione per il neonato (Il Sole 24 Ore, La Repubblica, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Giornale, 24/02/05; Adnkronos Salute, Movimento Difesa del Cittadino.it, Virgilio News/Ansa, 23/02/05).

35 Skype aggiunge segreteria e numeri di telefono - Il programma per telefonare via Internet amplia sperimentalmente la propria offerta. La linea telefonica tradizionale è a rischio prepensionamento? Con Skype si possono ricevere chiamate dalla rete telefonica tradizionale.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-03-2005]Skype http://web.skype.com/home.it.html , il popolare programma gratuito per telefonare tramite la Rete, ha iniziato il test di un servizio di segreteria e di SkypeIn, un numero di telefono personale sul quale ricevere chiamate dalla rete telefonica tradizionale.Skype già consente di effettuare chiamate dirette verso i normali utenti della rete telefonica, a costi molto competitivi rispetto agli operatori tradizionali di rete fissa e con una qualità audio eccellente, specialmente se si ha una connessione ADSL o comunque in banda larga (le chiamate fra utenti Skype, invece, sono gratuite). Aggiungendo ora la ricezione delle chiamate entranti, si appresta a completare la sostituzione del telefono tradizionale.L'opzione di segreteria http://www.skype.com/products/skypevoicemail/ è piuttosto intuitiva: se qualcuno vi chiama a voce su Skype e non potete (o non volete) rispondere, la chiamata viene dirottata alla segreteria, dalla quale potete riascoltarla via Skype quando vi è più comodo. Il riascolto è gratuito: la segreteria costa cinque euro per tre mesi o 15 per un anno. Gli utenti dotati di segreteria sono riconoscibili dall'icona a forma di audiocassetta che compare accanto al loro identificativo.L'opzione per le chiamate entranti, SkypeIn, consente di acquistare un numero di telefono tradizionale in vari paesi del mondo e di associarlo al vostro Skype: in questo modo, le chiamate ricevute da quel numero arrivano al vostro computer via Skype. Chi chiama paga la normale telefonata; chi riceve non paga nulla.

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Abbonarsi a SkypeIn costa 10 euro per tre mesi oppure 30 euro per un anno; l'offerta include la segreteria. Al momento si possono acquistare numeri negli Stati Uniti, in Francia, a Londra e a Hong Kong, ma è prevista l'attivazione di numeri anche in altri paesi. Questo consente, per esempio, di crearsi con estrema facilità una "presenza virtuale" in un paese estero (o un alibi, se avete di queste esigenze). Se volete dare l'impressione di avere un ufficio a Londra, vi basta abbinare SkypeIn a un servizio di ricezione fax come J2.com e il gioco è fatto.Un'altra applicazione molto comoda di SkypeIn si ha con i parenti o gli spasimati che si trovano in paesi lontani e sono allergici al computer: possono chiamare un numero locale (per loro) e parlarvi anche se siete all'altro capo del mondo.Inoltre, poter ricevere le chiamate entranti su qualsiasi computer dotato di Skype permette anche di creare una sorta di roaming a basso costo: potete farvi chiamare sempre allo stesso numero anche durante i viaggi e senza dover necessariamente portare con voi il laptop, senza pagare il trasferimento della chiamata come avvene invece dolorosamente con il telefonino quando si va all'estero.Chiamate uscenti, chiamate entranti, segreteria: tutto questo vuol dire che è ora di dire addio al telefono tradizionale? Non ancora. Anche se sono disponibili abbonamenti ADSL senza canone telefonico, è un rischio affidarsi totalmente alla telefonia via Internet di Skype o di altri operatori che offrono lo stesso servizio (chiamato Voice Over IP o VoIP).Innanzi tutto, Skype non consente le chiamate ai numeri d'emergenza; inoltre funziona soltanto quando funziona la connessione Internet e quando il vostro computer è acceso. Se il PC è spento o andato in crash o la connessione a Internet cade, senza telefono normale siete isolati.Tuttavia, a parte queste limitazioni, l'uso di Skype produce risparmi notevolissimi in bolletta, specialmente se usate le funzioni di conferenza e comunicate con altri utenti Skype. Fra l'altro, se trovate troppo penalizzante o poco cool indossare una cuffia con microfono, potete usare gli auricolari per telefonini (specialmente quelli Bluetooth, senza fili).Skype non potrà certo sostituire del tutto il telefono normale, ma insieme ai suoi concorrenti servirà indubbiamente a indurre gli operatori telefonici tradizionali a offrire tariffe più basse e inventarsi formule commerciali più adatte all'era di Internet. E' anche un'ottima giustificazione per attivare una connessione permanente a Internet che si rivelerà poi utile per mille altre cose: l'ADSL, insomma, non

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serve soltanto per scaricare musica e film.

36 Colorare di verde la spesa pubblicaDi Davide Musso - Numero 58, febbraio 2005 - http://www.altreconomia.it/index.php?module=subjects&func=printpage&pageid=234&scope=page Dalla carta all’energia: l’acquisto di beni e servizi da parte delle amministrazioni locali, in Europa, ha un giro d’affari di 1.500 miliardi di euro. Un potere economico enorme che fa degli enti pubblici un potenziale “consumatore critico”, in grado di incidere sulle scelte dei fornitori. Ma ancora poche amministrazioni locali inseriscono criteri ambientali nei propri bandi. In Italia, gli esempi di Ferrara, Bologna e Torino Sostenibilità ambientale e amministrazioni pubbliche: la sfida futura del consumo critico passa da qui e si dice Green public procurement -appalti pubblici “eco-sostenibili”- o, se volete farla breve, “Gpp”. In altre parole, casi sempre più diffusi di bandi di gara per la fornitura di beni e servizi che prevedono criteri “verdi”, come l’utilizzo di materiali riciclati (la carta per fotocopiatrici e stampanti, per esempio), carburanti poco inquinanti o impianti di illuminazione a risparmio energetico. Il leader incontrastato in questo settore è il Giappone, attivo dalla fine degli anni ‘90, ma negli ultimi anni le esperienze si sono moltiplicate anche in Europa. Le potenzialità sono enormi. Per capirlo basta considerare proprio l’Unione Europea, che per rifornirsi di beni e servizi spende -in un anno- il 16% del proprio prodotto interno lordo, cioè la bellezza di 1.500 miliardi di euro. Insomma, un enorme potere economico e, di conseguenza, un potenziale consumatore critico di tutto rispetto: mettere questa forza al servizio dell’ambiente oppure -come in alcuni casi già accade- della difesa dei diritti sociali, avrebbe ricadute positive per tutti. Margot Wallström, ex-commissario Ue all’Ambiente, conferma: “Se per esempio tutte le autorità pubbliche dell’Unione passassero all’elettricità verde, questo ridurrebbe l’emissione di CO2 di 60 milioni di tonnellate, ovvero il 18% dell’impegno europeo nel taglio dei gas serra in base al Protocollo di Kyoto”.

Se le amministrazioni pubbliche diventassero consumatori critici a tutti gli effetti potrebbero spingere le aziende fornitrici verso scelte

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sempre più sostenibili.La strada, però, è ancora lunga: soltanto il 19% delle amministrazioni europee inseriscono criteri ambientali in oltre la metà dei propri bandi, come dimostra un’indagine dell’International Council for Local Environmental Initiatives (Iclei) sulle pratiche d’acquisto dei 15 membri Ue pre-allargamento. Tra i primi della classe troviamo Danimarca, Austria, Germania, Regno Unito e Svezia, con percentuali che superano la media europea arrivando sfiorare in singoli casi il 50%. Nelle retrovie, tra gli altri, anche l’Italia: nel nostro Paese il Gpp sta destando sempre più l’interesse degli amministratori (e di recente è stato presentato un disegno di legge in merito) ma i numeri sono ancora molto bassi: nonostante nel 2003 la pubblica amministrazione abbia speso 106 miliardi di euro per beni e servizi, gli enti pubblici che tengono conto di criteri ecologici per i propri acquisti sono meno del 10%. E queste, secondo gli esperti, sono stime ottimistiche. Eppure una quota di acquisti verdi sarebbe obbligatoria per legge: a partire dal decreto Ronchi del 1997 (che prevede l’utilizzo di carta riciclata per almeno il 40% del fabbisogno dell’ente in questione), negli anni si sono susseguite altre disposizioni in base alle quali il pubblico dovrebbe utilizzare, almeno in parte, manufatti in plastica riciclata, pneumatici ricostruiti, carburanti alternativi e così via. Al di là di oggettive difficoltà legate all’approvvigionamento di prodotti non sempre facili da reperire (si pensi al metano come combustibile per autoveicoli) uno dei problemi è che queste leggi prevedono un obbligo ma non stabiliscono sanzioni per i casi di inadempienza. E la situazione generale, al momento, non è confortante: secondo una ricerca del ministero dell’Ambiente, condotta su 2.149 enti pubblici, il 42,2% dei 219 soggetti che hanno risposto al questionario non ha mai sentito parlare di Green public procurement.

In questo mare stanno però emergendo isole che fanno ben sperare: casi di amministrazioni virtuose che sposano gli ideali del Gpp, inserendoli nei propri appalti ed elaborando vere e proprie politiche strutturate su un ventaglio di prodotti ecologici anche più ampio di quello previsto dalla legge. Questi appalti prevedono, ad esempio, l’attribuzione di un punteggio specifico per le aziende che riescano a fornire prodotti con marchi ecologici (come l’Ecolabel dell’Unione europea, il Blauer Engel tedesco o il Nordic Swan dei Paesi scandinavi) oppure richiedono specifiche competenze ambientali documentabili con le certificazioni ambientali, come Iso 14001 o Emas. E a volte queste gare d’appalto prevedono addirittura l’obbligo

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di forniture ecocompatibili.Un esempio avanzato di Gpp in Italia -citato addirittura dal Worldwatch Institute- è quello del Comune di Ferrara, una realtà che in termini di acquisti pubblici (ecologici e non) “vale” 25 milioni di euro l’anno. I primi passi risalgono al 1994, quando vengono pubblicate le prime gare d’appalto per la fornitura di pasti biologici per le mense scolastiche. Due scuole d’infanzia aprirono il progetto pilota “Cibo, uomo, ambiente” che si è poi esteso al resto delle scuole d’infanzia, alle elementari e alle medie. Oggi tra l’80 e il 90% dei 530 mila pasti consumati ogni anno nelle scuole ferraresi è biologico (e alcuni prodotti, come le banane, sono equi e solidali), per una spesa di due milioni di euro. Nel 1999 è iniziato l’acquisto di carta riciclata (oggi il 45% del fabbisogno totale) o ecologica, realizzata cioè a partire da legno proveniente da foreste sfruttate in modo sostenibile (con certificazione Fsc o simili). Ogni anno ne vengono acquistate 27 mila risme per 65 mila euro di spesa. Il Gpp del Comune di Ferrara prevede anche l’acquisto di prodotti di cancelleria e di imballaggi in materiale riciclato, di mobili usati, di auto a metano (una ventina per il momento, ma nel tempo tutto il parco macchine verrà sostituito con automezzi a doppia alimentazione o elettrici), di biciclette “elettriche” per alcuni dipendenti comunali. Le fotocopiatrici vengono noleggiate (il che permette un utilizzo più lungo dei macchinari), il bando per il trasporto scolastico ha previsto un punteggio più elevato per gli automezzi di più recente fabbricazione e meno inquinanti. Da sottolineare due novità tra le più recenti: la prima riguarda il nuovo bando per i servizi di pulizia, che prevede sia criteri ambientali (l’utilizzo di detersivi poco inquinanti) sia criteri “etico-sociali” (tipo Sa 8000) per il rispetto dei diritti dei lavoratori, che in questo settore sono sempre più spesso immigrati. La seconda novità è il caffè del commercio equo per i distributori degli uffici pubblici: dopo una sperimentazione di buon successo, il bando appena emesso prevede una quota obbligatoria di caffè fair trade.Anche la Provincia di Bologna fa parte del club dei virtuosi: da anni impegnata nell’acquisto di carta riciclata (per il 50% del fabbisogno) di autovetture a metano, di toner per stampanti rigenerati, ha avviato l’anno scorso un progetto di Gpp strutturato. I primi risultati concreti: un bando di gara per il trasporto scolastico (i parametri ambientali erano: la vetustà dei mezzi, il tipo di carburante e il profilo ambientale dell’azienda) e due bandi di gara da 200 mila euro l’uno per la fornitura di arredamenti (per aule scolastiche e per i centri per l’impiego). Nel trasporto scolastico i requisiti ambientali,

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pur presenti nel bando di gara, non si sono rivelati determinanti per l’assegnazione dell’appalto, mentre lo sono stati per gli altri due bandi, che prevedevano punteggi specifici per i prodotti con marchi ambientali e per le aziende certificate, oltre che per l’utilizzo di materiale riciclato o facilmente riciclabile.

Ma oltre alle gare d’appalto la Provincia di Bologna ha anche avviato il “Progetto Isola”, un programma di promozione del consumo critico che prevede la collocazione di punti informativi all’interno di centri commerciali selezionati, mentre per un assaggio vero e proprio di prodotti “giusti” anche dal punto di vista sociale in alcuni uffici pubblici sono stati sistemati distributori di bevande che prevedevano anche l’offerta di caffè del commercio equo e solidale, con sovrapprezzo di 5 centesimi rispetto a quello tradizionale. Buona la risposta: nei tre mesi di prova il 40% dei consumatori ha scelto il prodotto equo.“Ma uno dei risultati più importanti -spiega Daniele Tartari dell’ufficio Agenda 21 della Provincia- è stata la stretta collaborazione tra l’ufficio Provveditorato, che effettua gli acquisti, e il settore Ambiente per la preparazione dei bandi. Di solito accade il contrario: più un’organizzazione è grande, meno i diversi settori comunicano tra di loro”.La Provincia di Torino (acquisti per 23 milioni di euro) ha invece coinvolto anche altri soggetti (13 in tutto, sia pubblici che privati a partecipazione pubblica) nel progetto “Acquisti pubblici ecologici” sviluppato con Arpa Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale: un tavolo di lavoro che in un anno ha prodotto un protocollo d’intesa in base al quale i firmatari si impegnano a inserire nelle procedure d’acquisto per lo meno dei requisiti ambientali minimi. Cinque gli ambiti d’intervento: carta per copie, prodotti in carta e stampati, mobili per ufficio, attrezzature informatiche per ufficio, autoveicoli. Un’apposita sezione del protocollo è poi dedicata all’organizzazione di eventi e convegni a basso impatto ambientale. Infine, a testimonianza dell’aumentato interesse per il Green Public Procurement, di recente è stato presentato un disegno di legge ad hoc, a firma della senatrice Loredana De Petris (Verdi), con l’obiettivo di “introdurre criteri di sostenibilità negli acquisti della pubblica amministrazione”.

Se la proposta venisse approvata, le amministrazioni centrali e periferiche di Stato, Regioni, Province e Comuni con oltre 5 mila abitanti dovrebbero attenersi ad un apposito piano triennale, il

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“Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi pubblici”, che di fatto obbligherebbe gli enti pubblici a rispettare il decreto 203 del 2003, per cui i prodotti in materiale riciclato acquistati dal settore pubblico devono coprire almeno il 30% del fabbisogno annuale. A Cremona il distretto locale sulle buone praticheGli acquisti verdi nascono in rete: è l’esperienza di GppNet, progetto coordinato dalla Provincia di Cremona (e finanziato dall’Unione Europea per 398 mila euro, su un costo totale di 852.333) con il coinvolgimento di altri 13 Comuni del circondario e due anni di lavori conclusisi a fine 2004. L’idea era quella di creare un “distretto locale” che lavorasse sulla creazione di un vero e proprio manuale con indicazioni pratiche per realizzare appalti eco-sostenibili. I soggetti coinvolti hanno analizzato le proprie attività -in particolare sul fronte degli acquisti e dell’erogazione di beni e servizi- per definirne l’impatto ambientale. Questo per dare agli enti locali una serie di priorità “ecologiche” in base alle quali orientare i propri acquisti.

È nato così il “Manuale Gpp”, un volume di 300 pagine che espone le linee essenziali del green procurement, analizza quattro macrocategorie (uffici e città; energia, prodotti elettrici ed elettronici; cibi, cancelleria e sostanze chimiche; trasporti e servizi ambientali) e ben 189 prodotti: imballaggi, arredi, computer, ma anche panchine e strofinacci in microfibra. Per ognuno di essi vengono fornite le “istruzioni operative” per l’introduzione di criteri ecologici all’interno dei bandi di gara. Il progetto GppNet prevede infine una rete informativa (GppInfoNet) a cui aderiscono una trentina di realtà pubbliche in Italia, aggiornate sugli sviluppi del settore. www.provincia.cremona.it/servizi/ambiente/Gppnet Il capitolato toscano tra rifiuti e trasportiAnche la Toscana comprerà verde: tutti gli appalti dovranno contenere criteri di sostenibilità ambientale. I settori su cui si andrà a lavorare sono: carta, attrezzature informatiche, elettricità, servizi di catering per le mense, servizi di pulizia (che assommano una spesa di quasi 4,5 milioni di euro). Già nel 1998 la Toscana aveva approvato una legge regionale per ridurre la produzione di rifiuti, in base alla quale Province e Comuni devono utilizzare carta e cartoni riciclati, non possono usare contenitori e stoviglie a perdere nelle mense e devono inserire “specifiche condizioni per favorire l’uso di residui

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recuperabili” nei capitolati d’appalto.E non mancano le esperienze in ambito etico-sociale: con la promozione della certificazione Sa 8000 tramite contributi regionali alle aziende (la Toscana è al primo posto in Italia con 48 imprese certificate), e poi con uno schema di capitolato, approvato nel 2003, per l’affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale che prevede punteggi specifici per le aziende con Sa 8000. Requisito analogo era richiesto dal Comune di Poggibonsi (Siena) per la fornitura di prodotti alimentari per le mense di asili nido e scuole materne.Sul versante verde come pure su quello etico l’ Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, ha da poco approvato una “politica degli appalti” in base alla quale valutare “l’ecologicità dei prodotti e dei servizi da acquisire, e il comportamento etico dei fornitori” . Tra le esperienze già attivate da Arpat l’attività di formazione sul Gpp a favore degli enti locali toscani, l’introduzione di specifiche ambientali per la fornitura di carta ecologica, di fotocopiatrici dal ridotto consumo energetico, e l’appalto del servizio di pulizia in base a criteri ambientali. L’ignoranza (in senso letterale) si combatte col manualeUn Gpp da manuale: gli acquisti verdi -nel caso di molte amministrazioni pubbliche, italiane e non- rappresentano ancora un miraggio. E uno dei principali ostacoli all’attivazione di progetti di green procurement, spiegano gli esperti, è l’ignoranza della materia (in senso letterale). Per questo sono sempre di più i manuali pratici per affrontare il tema. Il primo manuale italiano del Gpp, fu realizzato nel 2001 da Anpa (Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente) ma non fu mai ufficialmente adottato dal Governo. Più recente è quello nato dal progetto GppNet della Provincia di Cremona (vedi box relativo). Ma ne esistono altri. Come quello del Comune di Ferrara, preparato principalmente per uso interno, o quello elaborato dalla Provincia di Torino in collaborazione con Arpa Piemonte (www.provincia.torino.it/ambiente/agenda21/strategie/manuale_ape) che si occupa soprattutto di carta da stampa, mobili per ufficio, apparecchiature elettroniche e autoveicoli.In ambito internazionale è possibile reperire il manuale “Acquisti verdi per le pubbliche amministrazioni” pubblicato dall’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) e tradotto di recente in italiano nell’ambito di un progetto della provincia di Genova (www.a21provincia.genova.it/documenti%20scaricabili/GPPOCSE.pdf), con esperienze ed esempi significativi,

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oppure Buying green!, il manuale per gli acquisti pubblici ecologici dell’Unione Europea(http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/pdf/int.pdf), guida essenziale che chiarisce gli aspetti tecnico-normativi del Gpp. È in inglese, ma la Commissione europea lo sta traducendo in tutte le lingue europee. Dal legno alla responsabilità sociale: le certificazioni fscMarchio del Forest Stewardship Council, organizzazione internazionale nata nel 1993 che certifica lo sfruttamento sostenibile delle foreste e i prodotti da queste derivati. Al momento è l’unico marchio di questo tipo ad essere condiviso anche da buona parte del mondo ambientalista, con organizzazioni come Wwf e Greenpeace e, in Italia, Legambiente. www.fscoax.org e www.fsc-italia.it sa 8000La norma, elaborata nel 1997 da Sai (Social Accountability International) stabilisce i requisiti da soddisfare per implementare un sistema di gestione della responsabilità sociale di un’organizzazione. I criteri da verificare per la certificazione sono otto: lavoro infantile, lavoro obbligato, salute e sicurezza, libertà di associazione, discriminazioni, orario di lavoro, criteri retributivi e procedure disciplinari. www.cepaa.org iso14001La norma internazionale Iso 14001, stabilita nel 1996 e recentemente revisionata dall’International Organisation for Standardisation, fornisce i requisiti guida per l'implementazione di un sistema di gestione ambientale per permettere ad un'organizzazione di dotarsi di una politica ambientale e di stabilire obiettivi di miglioramento, tenendo conto delle prescrizioni legislative e degli impatti ambientali significativi. Non è obbligatoria la comunicazione esterna dei dati ambientali dell’organizzazione, al contrario di Emas. www.iso.org emasL’Eco Management and Audit Scheme è il Sistema comunitario di ecogestione e audit nato nel 1993 da un regolamento della Comunità Europea. Per ottenere la registrazione Emas le organizzazioni devono rispettare la normativa ambientale, migliorare continuamente le prestazioni ambientali, implementare un sistema di gestione ambientale secondo la norma internazionale Iso 14001, e impegnarsi alla trasparenza attraverso la comunicazione esterna (cosiddetta dichiarazione ambientale).www.apat.gov.it/site/it-IT/Temi/Certificazione_ambientale/EMAS/ Toroc verde? Il comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali in

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programma a Torino nel 2006 si è impegnato a “tenere sotto controllo gli aspetti ambientali dell’organizzazione”. Per questo ha sottoscritto il progetto della Provincia di Torino sugli acquisti verdi e ha ottenuto certificazione Iso 14001 e registrazione Emas. La grande partita si gioca sugli impianti in via realizzazione, la cui sostenibilità ambientale è fortemente discutibile, come sottolinea il comitato“No Olimpiadi” (http://nolimpiadi.8m.com). Consip, la grande appaltatrice nata per risparmiareAcquisti pubblici, in molti casi, negli ultimi anni ha fatto rima con “Consip”. Dietro la sigla una società per azioni controllata dal ministero dell’Economia. Dal 2000 uno dei suoi compiti è quello di far risparmiare lo Stato, attraverso un “Programma di razionalizzazione della spesa pubblica per beni e servizi”: Consip indice bandi di gara nazionali per la fornitura di beni e servizi (computer e materiale di cancelleria, ma anche combustibili per il riscaldamento e servizi di gestione e manutenzione degli impianti di illuminazione pubblica) e, in seguito, apposite convenzioni con i vincitori. In questo modo, sfruttando la forza della domanda aggregata, è possibile ottenere prezzi più bassi dai fornitori (anche se la cosa non sempre riesce). Il Programma costa al ministero dell’Economia 45 milioni di euro l’anno ma, sottolinea la stessa Consip, nel 2003 ha prodotto risparmi diretti per “circa 918 milioni di euro” derivati “dall’utilizzo delle convenzioni”. Fino a tutto il 2003 le amministrazioni pubbliche interessate all’acquisto di beni e servizi per cui esistevano convenzioni erano obbligati e ricorrere a questo meccanismo, a meno che non trovassero fornitori più economici. Dal 2004 l’obbligo è stato abolito, e gli amministratori possono comprare anche al di fuori delle convenzioni purché entro i tetti di spesa da queste fissati.Modifica sostanziale arrivata anche in seguito alla protesta di un nutrito gruppo di piccole e medie imprese italiane: in 2 mila hanno aderito al comitato “ControConsip”, denunciando che, di fatto, il sistema delle gare nazionali favorisce le aziende più grandi, penalizzando fortemente le altre. Una situazione drammatica: “Basti pensare -dice Mariarosaria Scherillo, che di ControConsip è presidente- che il 60% del fatturato della piccola e media impresa arriva da commesse pubbliche”. Senza contare la questione della qualità dei prodotti acquisiti tramite Consip, a volte considerati scadenti, come conferma un’indagine della Corte dei conti: “in sede istruttoria -si legge nel documento- è emerso che -nel caso di alcuni enti- si sono conseguiti considerevoli risparmi non tanto in ragione dell’abbattimento dei prezzi unitari (che pure talora si è verificato in

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modo rilevante), bensì a causa della drastica diminuzione degli ordini, indotta dallo scadente livello dei prodotti offerti, dalla loro indisponibilità ovvero dai consistenti ritardi nella consegna”. Anche Consip nel 2001 ha provato a cimentarsi nel gpp, con un bando per la fornitura di carta riciclata e non (in collaborazione con Anpa), per un valore di 41 milioni di euro. 480 amministrazioni da tutto il mondo riunite nell’IcleiLa rete dei sostenibiliLa rete delle amministrazioni per uno sviluppo sostenibile si chiama Iclei, International Council for Local Environmental Initiatives. L’organizzazione ha sede a Toronto in Canada e raccoglie 480 amministrazioni pubbliche in tutto il mondo, quasi 200 i membri della sezione europea. Tra le iniziative di Iclei si segnala Procura+, una Campagna per gli acquisti responsabili che ha elaborato criteri di preferibilità ambientale per una serie di prodotti: energia da fonti rinnovabili, apparecchiature elettroniche a risparmio energetico, alimenti biologici, edifici conformi a standard di efficienza per il riscaldamento e il raffreddamento. A chi aderisce alla campagna, Procura+ propone di concentrarsi su pochi prodotti, per iniziare, analizzando i propri consumi e specificando gli obiettivi futuri di sostenibilità. La campagna fornisce alle amministrazioni un manuale e una serie di consulenze per portare a termine il progetto, garantendo un aumento del tetto di spesa sugli acquisti di un 10% massimo. Le amministrazioni italiane che aderiscono alla Campagna sono: i Comuni di Ferrara, Sesto S.Giovanni, Reggio Emilia, Ravenna, l’Ente Parco dei Nebrodi e Ufficio Unico Pit 33 Nebrodi, le Province di Torino e Cremona, l’Arpa Piemonte e l’Arpa Toscana. Info: www.iclei.org, www.iclei-europe.org e www.procuraplus.org E in ambito internazionale la storia di green public procurement più significativa è quella del Giappone: impegnato sul Gpp da fine anni. Le prime attività di acquisto verde a livello locale sono iniziate nel 1990 e dal 1° aprile 2001 il governo giapponese ha dichiarato il Gpp obbligatorio per tutti i dipartimenti nazionali: questo provvedimento, sottolinea l’Iclei nel rapporto The world buys green, “è rafforzato da una lista di prodotti verdi e dall’obbligo di dotare ogni dipartimento di una policy e di rendere conto degli obiettivi raggiunti”. Nell’Unione Europea sono soprattutto i Paesi nordici a distinguersi: Svezia, Germania, Regno Unito, Austria e Danimarca i più attivi. Quest’ultima in particolare è considerata tra i leader del Gpp: qui dal 1995 tutte le istituzioni governative sono obbligate a preparare una politica di acquisti eco-compatibili, in base linee guida per 50 diversi gruppi di prodotti. Una delle esperienze più importanti è quella della

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cittadina di Kolding, che nel 1998 si è dotata di una politica per gli acquisti verdi e che oggi vede l’inserimento di criteri di eco-sostenibilità in quasi tutte le sue procedure d’acquisto.

37 La legge Moratti allontana ancor di più l'università italiana dai modelli internazionali - Le più celebrate università americane richiedono ogni anno ai docenti di dichiarare quante ore dedicano ad attività di consulenza esterna all'università. C'è un limite ben definito, e chi vuole dedicare più tempo alle consulenze deve chiedere preventivo permesso.

Da la Stampa del 8.3.2005 di M. Viroli - Il decreto Moratti che ridefinisce carriera e status dei docenti universitari, nonostante le dichiarazione d'intenti, allontana ancora di più l'università italiana dai migliori modelli internazionali. Alza la bandiera sacrosanta del merito e dell'eccellenza, ma ribadisce nei fatti la vecchia detestabile, invincibile, pratica dell'assistenzialismo e del privilegio. Ineccepibile, e da approvare senza riserve, è il principio è la fine della figura del ricercatore di ruolo, primo gradino della carriera universitaria, che può rimanere a vita nell'università. Quella figura nacque alla fine degli Anni 70 per effetto di una ondata di demagogia che reclamava a gran voce la fine del precariato (le borse di studio pluriennali) e il diritto dell'immissione in ruolo previo superamento di un bonario giudizio d'idoneità. In quell'«epica» battaglia per l'uguaglianza si distinguevano i militanti dell'estrema sinistra e taluni giunsero addirittura a sostenere che non dare ai giovani aspiranti ricercatori il ruolo voleva dire consegnare «un'intera generazione al terrorismo». Nelle migliori università del mondo vige esattamente il principio contrario. I giovani entrano con contratti a tempo determinato (sei o otto anni). Trascorso il termine prescritto, l'università decide se promuovere e confermare in ruolo il giovane o non promuovere e licenziare. Più l'università è prestigiosa più il giudizio è severo. Per esperienza diretta posso assicurare che la percentuale dei giovani ammessa al rango superiore e al ruolo è bassissima. In certi dipartimenti non arriva al dieci per cento.E’ giusto che sia così, a condizione che la valutazione sia equa, totalmente libera da condizionamenti clientelari e basata unicamente sugli scritti, sull'insegnamento e sulla serietà del giovane nell'assolvere i doveri di buon cittadino o buona cittadina del dipartimento e dell'università. Ma il principio è immediatamente contraddetto dalle norme del Decreto che attivano concorsi riservati per far diventare associati i ricercatori anziani e ordinari gli associati di lungo corso. Dove ancora

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una volta non si capisce come e perché la semplice anzianità di servizio costituisca un titolo preferenziale per l'avanzamento di carriera. Dovrebbe essere vero l'opposto: chi ha avuto più tempo per studiare e scrivere deve essere valutato con maggiore rigore, e il concorso deve essere sempre aperto a tutti e basato esclusivamente sul merito.Nelle università italiane lavorano fior di studiosi giovani e non giovani che svolgono ricerca e insegnano con serietà e competenza. L'ho potuto constatare di persona nei due anni che ho trascorso come visiting professor presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università del Molise e in occasione di lezioni e conferenze che ho tenuto in molte altri atenei. Chi ama davvero la ricerca e l'insegnamento non vuole né privilegi né demagogia, ma solo il riconoscimento del merito.In nome del medesimo principio non è accettabile che le università si riempiano di professionisti, per quanto qualificati, che non sono in primo luogo ricercatori e docenti. Per l'ovvia ragione che può insegnare bene solo chi svolge con regolarità ricerca ai più alti livelli. Avete mai ascoltato le lezioni di professori che non scrivono più libri da anni? Sanno di stantìo e di logoro, e educano di fatto gli studenti alla pigrizia intellettuale. Ancora una volta il paragone con le migliori università è utile: prima viene la ricerca poi l'insegnamento. Al momento di promuovere al ruolo e al rango superiore si valuta soprattutto la ricerca svolta e le potenzialità per svolgere ulteriori ricerche. Ben vengano professionisti per tenere qualche seminario, o una conferenza, o un corso, ma il cuore delle università devono essere persone che hanno la vocazione per la ricerca. Come ha giustamente rilevato Raffaele Simone su questo giornale, il Decreto riconosce ai docenti piena libertà di svolgere attività professionali e di consulenza, e in questo modo non estirpa una piaga maligna ma addirittura la allarga. So che molti colleghi rideranno di questo, ma credo che ai lettori interesserà sapere che le più celebrate università americane richiedono ogni anno ai docenti di dichiarare quante ore dedicano ad attività di consulenza esterna all'università. C'è un limite ben definito, e chi vuole dedicare più tempo alle consulenze deve chiedere preventivo permesso, e per chi viola le regole le sanzioni sono severe e certe. Il modello delle università americane è tutt'altro che perfetto e sarebbe puerile volerlo applicare al contesto italiano. Ma è del tutto fuori luogo criticare il Decreto Moratti perché pretende di americanizzare le università italiane. Quel decreto va in realtà in direzione opposta.

38 Le ombre prima degli spari - La scelta di pagare ha costretto

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Calipari a muoversi senza protezione - Il riscatto alla radice della strategia del Sismi c´è la decisione politica di cedere al ricatto dei rapitori: per la libertà della Sgrena sono serviti sei o otto milioni di euro - Certe le colpe Usa, ma sull´azione ci sono dubbi da chiarire

La Repubblica del 7.3.2005 - di Giuseppe D’Avanzo - Il maggiore, che è al volante dell´auto, conosce le regole della circolazione di quella città in guerra. Non è la prima volta che "lavora" a Bagdad. È falso che l´auto corresse. La velocità della vettura è alquanto moderata. Il maggiore sa di dover superare il check point prima dell´aeroporto ed è pronto a rallentare alle viste del blocco. Ogni condizione di sicurezza è stata rispettata (addirittura, anche se per caso, l´abitacolo è già illuminato dalla luce interna) e, nonostante ciò, la pattuglia americana accende un faro e contemporaneamente spara. Non una gragnuola di proiettili, ma un numero sufficiente per ammazzare Nicola Calipari, ferire Giuliana e l´ufficiale alla guida dell´auto. È venerdì 4 marzo e sono le 20.55, ora di Bagdad. La responsabilità americana dell´assassinio è certa e ineludibile, ma questa consapevolezza non lascia cadere la domanda: che cosa è accaduto prima di quell´ora? Di quel che è accaduto prima delle 20.55 di venerdì siamo responsabili soltanto noi italiani e rendere trasparenti i nostri comportamenti rafforza l´obbligo ? per gli altri ? di dar conto della morte del nostro funzionario.Alla radice dei nostri comportamenti c´è una trattativa e il pagamento di un riscatto. «Calipari l´ho sentito ogni giorno per un mese, mi aggiornava sullo stato della trattativa», diceva l´altra notte a Ciampino Silvio Berlusconi. Il denaro, si dice, è stato consegnato ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. Dicono: sei, otto milioni di euro. Il governo finora non ha smentito la notizia nemmeno per forma e consuetudine, perché forse non è in grado di farlo. D´altronde abbiamo sempre pagato per far rientrare in Italia i prigionieri. Abbiamo pagato per riavere indietro Agliana, Cupertino e Stefio. Abbiamo pagato per dare sepoltura a Fabrizio Quattrocchi. Abbiamo pagato per salvare le due Simone. Siamo disposti a pagare per riavere i resti di Enzo Baldoni.Gli italiani pagano. È la nostra condizione di assoluta, catastrofica debolezza in un Paese dove la sicurezza è già problematica per tutti gli occidentali. Gli italiani sono disposti a pagare. Questa verità è cancellata dal dibattito pubblico. È accettata come una necessità dal governo, come un dovere dall´opposizione, come una routine dall´opinione pubblica. Anche in queste ore non c´è chi si chieda se è giusto pagare. Se, soprattutto, è conveniente farlo. Se averlo fatto e

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ancora rifatto, non abbia avviato una coazione a ripetere che alla fine espone a maggiori rischi gli italiani che sono costretti a restare in Iraq per lavoro (ce ne sono e non sono soltanto militari, giornalisti o agenti segreti). Rimosso con leggerezza il problema, si può credere che la maggiore appetibilità, diciamo così, degli italiani non esista. Anche una giornalista sapiente e sperimentata come Giuliana Sgrena sembra dimenticare che incombe su di lei un pericolo maggiore e più nero non perché è una giornalista o è una cittadina di un Paese alleato di Washington, ma perché è italiana, e Roma è sempre disposta a pagare. Giuliana Sgrena dimentica quel che, nella loro crudele concretezza, i banditi iracheni (qui non importa se tagliagole, resistenti o terroristi) hanno bene a mente: l´Italia è un Paese emotivo e fragile. Che "si mobilita", come si dice.Che riempie le piazze e si paralizza commosso per settimane. Ha in odio e non vuole conoscere le durezze della guerra perché ipocritamente nemmeno chiama "guerra" il conflitto a cui partecipa in armi. Siamo una comunità che, nel momento della tragedia, cerca, chiede e invoca una via d´uscita incruenta, quale che sia il prezzo materiale o simbolico da pagare. Condizioni eccellenti per chi deve muovere il ricatto. Condizioni politicamente avventurose per chi, come il governo, deve fronteggiarlo. Ne nasce una prassi politica e militare che deforma responsabilità e funzioni. L´ostaggio è soltanto da qualche ora nelle mani dell´aggressore e già s´annuncia pubblicamente la trattativa. Il patteggiamento, con il plauso delle opposizioni e il sollievo dell´opinione pubblica, è la sola soluzione che viene presa in considerazione da chi governa. Con un altro capovolgimento di ruolo. L´intelligence, che dovrebbe raccogliere informazioni per annientare il nemico o metterlo nelle condizioni di non essere aggressivo, si dà da fare per individuarlo con lo scopo di arricchirlo con ampie risorse finanziarie. Milioni e milioni di euro che è superfluo chiedere come saranno utilizzate.In questa scena dove le figure sono capovolte lavora Nicola Calipari. Quando è a Damasco dove incontra il figlio del Gran Muftì (intermediario per la liberazione delle Simone) è iperprotetto da un corteo di cinque auto. A Bagdad deve muoversi da solo e senza protezione. Non può dire agli alleati del suo incarico. Non l´approverebbero. Forse si darebbero addirittura da fare per danneggiarlo. In ogni caso, in Iraq sono gli Stati Uniti che scrivono le regole e anche l´alleato italiano deve rispettarle. Se vuole trasgredirle, deve farlo con doppiezza e qualche furba bubbola. Venerdì Calipari sbarca, con il maggiore, all´aeroporto di Bagdad. Incontra un capitano americano e un generale italiano, ufficiale di

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collegamento con le forze della coalizione. In attesa che in Italia sia nota la relazione di servizio del generale, la sola testimonianza utile la offre l´ufficiale del Sismi. Il maggiore è un subalterno. Non sa che cosa si siano detti il generale, il capitano e il suo capo. Sa che gli americani consegnano il bagde e autorizzano il decollo notturno di un aereo del governo italiano diretto a Roma. Gli americani sanno che a bordo ci sarà l´ostaggio? Se nessuno glielo ha detto (e secondo gli inquirenti italiani «non c´è ancora alcuna evidenza che fossero informati»), non possono intuirlo. Vedono Calipari e l´altro agente noleggiare un´auto. Come credere che quei due si preparino ad affrontare la fase finale di una missione a rischio con un´auto presa a nolo? Ma è così, proprio così. I carabinieri del Ros di stanza a Bagdad potrebbero scortarli. Non lo fanno. Non possono farlo. Il maggiore conosce Bagdad. Sa che deve raggiungere un luogo dove attende un furgone che condurrà gli italiani al luogo del rilascio. Vedono il furgone. Lo seguono. Non fanno molta strada. Un braccio indica dal finestrino del furgone un´auto scalcagnata. Nell´auto c´è Giuliana Sgrena. Quel che accade poi è purtroppo noto. Il tranquillo avvicinamento all´aeroporto. Il gaudio di Palazzo Chigi e del Manifesto, la felicità di tutti noi. Poi, la sparatoria irragionevole che attende una spiegazione del Pentagono. Quali che siano le responsabilità degli americani, è difficile spingere sotto il tappeto la nostra responsabilità collettiva. Non c´è dubbio che sia stato il "fuoco amico" a uccidere Nicola Calipari, ma egli è finito davanti a quel mitra in una vettura presa a nolo sospinto dalla tartuferia nazionale che impone di pagare il riscatto negli inferi di Bagdad come se fossero i boschi della Sila o le rocce del Supramonte. Perché non si deve dire, non si deve sapere e nemmeno si deve discutere di riscatto, della sua convenienza strategica.Forse, nel giorno in cui il Paese rende l´omaggio dovuto a un generoso funzionario dello Stato, è giusto anche per noi tutti sentire la responsabilità di questa collettiva ipocrisia.

39 La legge sulla fecondazione è anti scientifica e illiberale ecco perché va cambiata Umberto Veronesi

dal Corriere - 7 marzo 2005 - Milano - «È grave quando uno Stato arriva a porre delle barriere alla ricerca con ricadute cliniche concrete e con limitazioni alle libertà individuali dei cittadini, malati o sani che siano». La legge sotto accusa è la numero 40, quella che regolamenta in Italia la procreazione medicalmente assistita, anche nota come fecondazione artificiale. La voce di dissenso è quella del

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professor Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale, ex ministro della Sanità e promotore, tramite la fondazione che porta il suo nome, di una pubblicazione nella quale otto giuristi spiegano che cosa non va nella legge 40. Pubblicazione in edicola con il Corriere della Sera , prefazione firmata dallo stesso Veronesi.Professore, che cosa intende con ricadute cliniche negative?«Un esempio pratico riguarda proprio l’oncologia. Finora noi potevamo congelare gli ovociti fecondati di una paziente che doveva essere sottoposta a chemioterapia, con possibili conseguenze proprio su una successiva vita procreativa, per poi reimpiantarli a cura completata. La legge attuale, la 40, appunto, lo impedisce. E quindi alle donne malate, oltre al peso fisico e psicologico di una malattia come il cancro, viene impedita per legge una progettualità di vita possibile. Questo non mi sembra un fiore all’occhiello per una società moderna».E le analisi preimpianto vietate?«In questo caso la legge 40 nega uno dei maggiori progressi della medicina. Pare che il legislatore ignori il vero obiettivo delle analisi preimpianto: quello di dare la possibilità a chi è portatore di una malattia genetica di non trasmetterla ai propri figli. È stata vanificata la grande speranza di ridurre in modo consistente il tragico peso umano e sociale di 30 mila bambini che ogni anno nascono in Italia con gravi malformazioni».Ma prima delle legge la fecondazione artificiale era una sorta di Far West. E in un campo così delicato occorrono regole rigide a tutela della coppia con problemi di fertilità, a tutela della donna aspirante mamma, a tutela del nascituro. O no?«Una cosa è controllare i centri autorizzati, stabilendo le caratteristiche di efficienza e sicurezza, fissare una legge quadro a cui fare riferimento... Altra cosa è limitare le libertà individuali e porre barriere alla ricerca. La legge 40 è un passo indietro, non da Stato laico, moderno, che crede nelle scoperte scientifiche da mettere a disposizione di tutti».Prima di arrivare a varare la legge c’è stato un dibattito etico-politico decennale, che appare assolutamente non risolto visto il prossimo appuntamento con i referendum. Nella prefazione al libro con i pareri degli otto giuristi, lei parla di spirito anti scientifico e di rivincita dell’irrazionale,ricordando il Seicento, quando contemporaneamente migliaia di donne venivano bruciate sul rogo come streghe e Newton, Cartesio e Galileo davano un nuovo assetto alla concezione del mondo. E’ così anche la società attuale, quella che ha portato alla legge 40?

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«Non proprio come in quell’epoca, ma "schizofrenica" sì: siamo travolti da un’ondata di nuove scoperte e nuove tecnologie con le quali il nostro sistema etico-culturale fa fatica a rapportarsi, a volte arrivando addirittura a negarle. E al tempo stesso dilaga il fenomeno dei maghi o dei cartomanti che promettono di raccontarci come sarà il futuro».Anche la legge 40 sarebbe espressione di questa schizofrenia?«È un esempio di come si vogliano allontanare le scoperte scientifiche che il nostro sistema etico-culturale non è pronto a elaborare. Per esempio, a dispetto o forse a causa dei progressi della genetica, questa legge rappresenta dal punto di vista scientifico e civile un passo indietro rispetto alla 194, che stabiliva che la libertà riproduttiva è parte inalienabile dei diritti della persona e fa capo a quel principio di responsabilità individuale che è caratteristica fondamentale di tutte le civiltà democratiche. La nuova legge, invece, fissa precisi limiti alla procreazione assistita proprio ora che la genomica e le biotecnologie hanno ampliato di fatto le possibilità tecniche della procreazione assistita. Addirittura vieta la fecondazione eterologa, la tecnica più semplice e antica (risale al ’700) per risolvere la sterilità di un maschio. È come se la libertà di autodeterminazione di un individuo fosse inversamente proporzionale alla sua effettiva possibilità di esercitarla».Paura e sfiducia nell’individuo o nella scienza?«In tutti e due». - Mario Pappagallo

40 La faccia nascosta dell’Italia che ama Satana - Sarebbero almeno 500, secondo un recente censimento, le sette che si richiamano al diavolo

Avanti del 7 marzo 2005 - La palma della città più “nera” dello Stivale resta ancora a Torino. Seguono a ruota la capitale e le città del Veneto. Intanto, per arginare un fenomeno sempre più diffuso (e preoccupante) la Chiesa inaugura il primo corso per esorcisti ROMA - Il clamore suscitato dal recente processo alle Bestie di Satana ha riacceso i riflettori su fenomeno assai diffuso nel nostro Paese. Questo, nel momento in cui la Chiesa, infrangendo uno storico tabù, andava ad inaugurare (presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma) il primo corso di studi per esorcisti. Ma chi sono e quanti sono i seguaci del demonio in Italia? I dati sulle sette, direttamente o indirettamente legate a Satana, sono a dir poco allarmanti: siamo passati dalle 366 ufficiali attive sul territorio nazionale, rilevate dal primo censimento del ministero degli Interni

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del 1994, alle cinquecento registrate nel rapporto sul satanismo in Italia del telefono antiplagio nel 2004 (www.antiplagio.org ). Comunque data la segretezza in cui si svolgono le attività delle sette, un reale censimento è pressoché impossibile. Considerando che molti centri sono segreti, praticamente inaccessibili se non agli iniziati, si comprende quanto risulti difficile un censimento reale. Secondo il Cesnur, il Centro studi sulle nuove religioni, gli aderenti sarebbero addirittura un milione. Il culto al principe degli Angeli si concentra prevalentemente tra Torino, cui spetta il "primato", seguita da Roma e dalle città del Veneto. La setta più famosa è quella dei “Bambini di Satana” soprattutto per le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il suo leader Marco Dimitri. Conta circa sessanta adepti e ha sede a Bologna. Si rifà alla Chiesa di Satana fondata da Anton La Vey nel 1966, coinvolta spesso in vicende di abuso su minori e violenze sessuali, anche se di norma segue rituali innocui. Le “Chiese di Satana di Torino” con quarantamila membri seguono un rituale meno macabro rispetto ad altri gruppi. La “Confraternita Luciferiana” con sede a Roma, guidata dall'occultista Efrem del Gatto, conta circa 150 adepti. Il rito prevede flagellazioni liberatorie e autolesioni a mani e braccia per offrire sangue a Lucifero. I 'Figli di Satana' setta clandestina localizzata in Piemonte, dedita alla profanazione di cimiteri e 'Ierudole di Ishtar' misterioso gruppo al femminile scoperto a Pescara, sono gruppi minori. Infine, completa il quadro il 'Tempio di Set' la più importante setta satanica americana, fondata nel 1975 da Michael Equino, la cui sede italiana è a Napoli ed è accusata di aver organizzato una messa nera nei sotterranei dello Stadio San Paolo. Tali sette rientrano in quello che gli studiosi definiscono 'satanismo organizzato', riguardante una percentuale non significativa della popolazione italiana. Ampiamente studiati i meccanismi di reclutamento dei nuovi membri, sedotti attraverso il plagio. Il più usato è il “Love bombing”, gli aderenti della setta bombardano d'amore il neofita, allo scopo di vincerne le resistenze. Segue l'isolamento dalla famiglia, dal mondo esterno: l'unica realtà accessibile diventa il gruppo. La privazione del sonno crea nel soggetto uno stato confusionale e suggestionabile. Se non si può affermare che tutte le sette siano illegali o socialmente pericolose, è pur vero che nella maggioranza dei casi è così. - Mariacristina Iermano

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