Vain Models Issue no. 7° - ITA

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STREET STYLE, STREET LIFE

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Moda - Fotografia - Abiti - Creatività - Talenti. Distinguiti come fashion designer e scopri cosa davvero fa la differenza per emergere nella tua professione. Osserva i dettagli che hanno reso i talentuosi stilisti scelti da Vain, affermati nel mercato.Fotografia di Moda - Fashion - Aspiranti Modelli - Talenti. Impara come modelli professionisti raggiungono l'apice della propria carriera e scopri tu stesso come raggiungere il tuo, leggendo gli articoli e le interviste di Vain Models.

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STREET ST YLE, STREET LIFE

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FEDERICOFLORESTAP.13

STREET STYLEUn nuovo modo per fare moda.P.31

STREET (HAIR)STYLEP.23

WILSON SANTINELLI

P.33

THE BEAUTY RIDEP.43

HENRY CARTIER-BRESSONLa mostra retrospettiva.

P.45VI N

DI

CE

STREET PHOTOGRAPHYIstruzioni per l’usoP.9

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“STREET PHOTOGRAPHY”

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“STREET PHOTOGRAPHY”

Istruzioni per l’uso

By Cristina Giannini

La moda è in continua evoluzione, trae le sue ispirazioni da tutto ciò che la circonda, paesaggi, persone, arte, film, foto…tutto può portare a un’idea, tutto è moda!

Soprattutto in questo momento, nel fashion world la parola chiave è street style. La moda siamo noi e le tendenze le dettiamo noi, giorno dopo giorno, grazie alle nostre scelte di stile. Ormai i più famosi designer, artisti e fotografi, si guardano spesso intorno, catturando immagini, lasciandosi influenzare da tutto ciò che li accompagna nella loro routine giornaliera.In tema di fotografi e fotografia “Street Photography” è sicuramente il libro giusto da consigliare agli amanti di questo stile, racconta il genere e ne spiega le tecniche. Il testo è di Tanya Nagar, giovane fotografa londinese di fama internazionale, viaggiatrice e blogger, che trae la sua passione per la street photography da un profondo interesse per la cultura e la psicologia umana, iniziando così a immortalare le vie di Londra e Mumbai. Un vero manuale pratico, che illustra come basti frequentare luoghi comuni per scoprire che piccoli frammenti di vita quotidiana possono essere carichi di espressività e bellezza. Insegna come poter diventare un buon fotografo di questo stile, prendendo in considerazione importanti aspetti, dalla psicologia necessaria per l’approccio con un soggetto in strada, alle attrezzature.

Gli strumenti potrebbero essere l’unico tasto dolente, poiché ogni buona fotografia richiede i giusti materiali, ma non è così, perché per scatti di questo tipo non è necessario munirsi di obiettivi costosi o sofisticate tecnologie, ma di una semplice fotocamera, di qualsiasi genere, accompagnata ovviamente da un occhio attento ed esperto, pronto a cogliere gli attimi più significativi; sono infatti la sensibilità e l’intuizione gli aspetti fondamentali. Il testo è arricchito dalla presenza di fantastiche fotografie, da prendere come esempio e spunto, opere di noti fotografi come Henri Cartier-Bresson, Levitt o Doisneau, e della stessa autrice. Da questa galleria d’immagini si coglie come il mondo intorno a noi sia in continuo movimento e che il soggetto di una fotografia indimenticabile possa essere il più inaspettato, basta solo saper rubare l’attimo giusto.“Street Photography” racconta uno stile unico e moderno, tra i più affascinanti proprio perché consente di cogliere la realtà attorno a noi in modo spontaneo e naturale, senza filtri, come un semplice battito di ciglia. Un testo pratico e ben fatto, adatto a chi vuole una giusta guida per muovere i suoi primi passi nel mondo della fotografia street, ma anche per chi vuole semplicemente conoscere il genere e perdersi tra scene di vita quotidiana.

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FEDERICO FLORESTAL’anima nello scatto

By Angelica Grittani

La “street photography” vista attraverso gli occhi e l’obiettivo di Federico Floresta. Una prospettiva artistica molto più impulsiva e meno costretta dagli schemi, dai dettami

tradizionali della fotografia, che esalta il momento unico e irripetibile, che da forza agli sguardi, alle situazioni spontanee che si vedono camminando per le strade.Una passione consolidata nel tempo, quella che ha portato Federico a occuparsi anche della manutenzione di vecchie macchine fotografiche da collezione, oltre che delle foto che scatta durante i suoi viaggi e di sua moglie, modella nonché musa dell’artista. A Roma lavora per “Il piacere della differenza”, un’agenzia di eventi, spettacoli, concerti e sfilate, attiva su tutto il territorio nazionale.

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Quali sono i tuoi soggetti preferiti? Adoro fotografare la mia famiglia: mia moglie e mio figlio sono spesso e volentieri nei miei ritratti. Mi piacciono molto i paesaggi metropolitani, la “street photography”. L’unico stile fotografico che non mi piace è lo still life, perché preferisco le foto all’aria aperta piuttosto che in studio e se posso scegliere mi focalizzo più sulle persone e sulle loro abitudini.Cosa ti piace di più della fotografia di strada? Nella fotografia “di strada” si cerca proprio di cogliere l’attimo, di ritrarre un momento non prestabilito. Il trucco per fare queste foto sta nel non farsi “beccare” mentre si sta scattando: per questo quando vado in giro tengo la fotocamera al collo e scatto senza guardare nel mirino. E’ comprensibile questo distacco nei confronti del fotografo, in quanto non tutti i soggetti possono apprezzare l’intrusione, anche se nel mio caso pubblico raramente le fotografie su internet.Quanto conta la luce per un fotografo street? Per le foto “street” la luce gioca un ruolo importante, in quanto è tutto regolato dalle condizioni atmosferiche e dal caso. La luce può essere d’aiuto anche nel fare delle foto sovraesposte, per creare un effetto quasi bruciato, con i contorni poco definiti, che invece con le fotocamere digitali si può fare semplicemente applicando un filtro in post produzione.Cosa cerchi nel tuo scatto perfetto? Innanzitutto cerco un’emozione, perché per me è importante che la foto ti prenda come una stretta allo stomaco quando la guardi. Di solito si utilizzano ottiche come i grandangolari per cogliere meglio i particolari e avere una visione d’insieme. Si usa la tecnica del multiscatto con le fotocamere digitali, che dà maggiore possibilità di ottenere un buon risultato. Le foto street, infine, non vanno modificate in post produzione perché il loro intento è proprio quello di esprimere la realtà.

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Si ringrazia Federico Floresta per le fotografie concesse

Qual è stata la tua prima macchina fotografica? L’ Electro 35 della Yashica, con un’ottica fissa a telemetro. Io ne colleziono molte di macchine fotografiche, che trovo spesso ai mercatini dell’usato, le prendo e le pulisco. Con alcune di queste fotocamere ho fatto foto che ho esposto in mostra.Prediligi il bianco e nero o il colore? Analogico o digitale? Quando scatto lo faccio soprattutto in bianco e nero, perché prevale di più la forma e non si è distratti dal colore. Si esprime più coscienza attraverso il bianco e nero e la foto colpisce per la sua bellezza, a prescindere dai colori. Scelgo la pellicola rispetto al digitale perché è meno fredda, mantiene ancora quei piccoli difetti che rendono grande una foto. Con la pellicola non si ottiene subito il risultato come con il digitale: si fa la foto e si incrociano le dita! Qual è la qualità più importante che secondo te un fotografo dovrebbe possedere?Il fotografo secondo me dovrebbe avere uno spiccato senso artistico e soprattutto conoscere la psicologia delle persone; essere spigliato e sicuro di sé per mettersi nella situazione di scattare in maniera ottimale. Anche conoscere l’estetica e le forme è molto importante. In generale, saper osservare è fondamentale.

“Se le tue foto non sono abbastanza buone vuol dire che non eri abbastanza vicino”, una delle frasi del fotografo Robert Capa. Come si può interpretare questa frase? Usando un’ottica da 50 mm Robert Capa era sicuramente impossibilitato a scattare foto da lontano che riprendessero bene i particolari, come un volto ad esempio. Per questo si doveva avvicinare. Quello che intende Robert Capa con questa frase è che avvicinandosi veramente a un soggetto si colgono aspetti che altrimenti non si coglierebbero, che per scattare una foto realistica bisogna metterci anche l’anima.Perché la fotografia di strada è così di moda al giorno d’oggi?Perché grazie agli smartphone oggi tutti hanno la possibilità di fare foto ovunque si trovino e di modificarle con filtri speciali. Il social Instagram rende tutti quanti fotografi di strada o almeno ci avvicina molto al concetto di “scatto rubato”.

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STREET (HAIR)STYLEBy Federica Cimetti

Londra è la città della moda ma anche quella degli hairstyle: ecco i top trend

fuori dalle passerelle.

TOP TREND

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1.OndeIl fil rouge dello street style londinese

osservato a Settembre è sicuramente il capello mosso, declinato però in diverse varianti.

I boccoli definiti sembrano solo un ricordo e vengono scavalcati da onde ampie e irregolari all’insegna della naturalezza estrema. Le beach waves diventano un must anche in inverno e l’effetto selvaggio (più soft rispetto a quello estivo) si riconferma il preferito dalle fashionist europee.

TOP TREND

Si ringrazia Dvora per il materiale concesso

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2.IL RACCOLTO

È più minimale rispetto a quelli visti in passerella e lo si fa in pochi secondi, l’importante è che sia perfettamente spettinato. Lo chignon messy è

tremendamente chic e, grazie alla mancanza di definizione, strizza l’occhio anche alle ragazze meno esperte.La coda è alta, rigorosa e ordinata per i capelli lisci, più morbida e suggestiva per i capelli mossi: la seconda infatti si presta particolarmente ai giochi di colore, come shatush e degradé, ma anche ai naturali riflessi del sole che tanto ricordano l’estate.

TOP TREND

Si ringrazia Dvora per il materiale concesso

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3.La Treccia

La treccia laterale spettinata si riconferma come evergreen, anche se le versioni rielaborate non mancano, come le piccole treccine che si uniscono in un

unico torchon posteriore o la treccia laterale che compone lo chignon sofisticato. Carina la scelta delle due trecce morbide laterali: l’american old style è assicurato.

TOP TREND

Si ringrazia Dvora per il materiale concesso

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UN NUOVO MODO PER FARE MODA

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Lo street style, la moda di strada, è lo strumento più recente per fare moda. Questo fenomeno è direttamente collegato alla street photography.

L’idea alla base è quella di essere fotografi o improvvisarsi tali.Fotografare per strada tutto ciò che è fonte di ispirazione è diventato per molti giovani appassionati di fotografia un vero e proprio lavoro. Ci si munisce di macchina fotografica e si cerca di catturare l’outfit che può creare tendenza. Il boom della fotografia di strada avviene soprattutto durante le varie fashion week, dove i fashion influencer ma anche persone comuni, si vestono con abiti stravaganti per cercare di comparire sui maggiori siti di street style.E’ soprattutto negli ultimi anni che la mania di fotografare tutto ciò che ci circonda è diventata quasi una necessità. Proprio grazie allo street style su internet è nata una vasta rete di blog e siti che riportano immagini di persone fotografate per strada per il loro look, più o meno originale, e per il loro stile. La rete internet permette di conoscere lo street style di tutto il mondo.Uno dei siti più famosi e più conosciuti è sicuramente The Sartorialist, fondato a New York dal blogger e fotografo Scott Schuman. Spostandoci in Europa si trovano siti come Face Hunter da Parigi, Lelook e Trendycrew per Barcellona e We The People e Candice Lake per Londra.

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STREET STYLE: UN NUOVO MODO

PER FARE MODA

By Gaia Bregalanti

Passando alla nostra Italia, con la massima <<La moda che non nasce dalla strada è condannata a diventare demodè>>, il sito Fashion Hunter si guadagna la nomea di ‘Bibbia dello street style’. Altri blog Made in Italy sono Fashion Trotter, Naples Street Style, Italian Chic Style, Meoutfit e Cool Hunter Around The World.Molto in voga e seguiti da tutte le fashion victim sono i siti internet che oltre ad avere una sezione riguardante lo street syle, trattano anche di fashion, beauty, celebrities, trends e sfilate, fra cui si possono citare i famosissimi siti Vogue.it e Grazia.it.Se si è a caccia di nuovi stili e look da proporre, sicuramente la vasta rete di siti street style vi stimolerà.

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WILSON SANTINELLI

Il sogno

La sua non è una passione, ma un’ossessione. Fa della fotografia una forma di linguaggio, un vero e proprio stile di vita. Ecco a voi Wilson Santinelli.

By Emanuela Amy Rossi

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Ami i filtri, ritoccare le immagini o creare effetti particolari? Un’immagine a volte è realtà, a volte è immaginazione, il bianco e nero ad esempio non esiste, è un’invenzione della fotografia!C’è da chiedersi cos’è ritoccato e cosa no? Se scattiamo una fotografia con un I- Phone è già post-prodotta di suo!Secondo me ci si deve porre dei limiti se si vuole essere fotografi (non fotografi artisti), tutto è lecito a patto di non oltrepassare quel limite invisibile che scivola verso l’arte grafica o la mancanza di buon gusto.Hai esposto in varie collettive e personali in vari luoghi delle Marche. Raccontaci la mostra intitolata “A ognuno la sua arte”.“A ognuno la sua Arte” è un progetto che parla di persone che dedicano la loro vita a una passione/professione, che preferiscono essere riconosciute per quello che fanno anziché per quello che sono. Infatti, nelle immagini del progetto l’attenzione è focalizzata sull’oggetto che rappresenta il soggetto in questione.Quali sono le cose che ami più fotografare?Reportage sopra a tutto!Mi piace avere scene “già pronte” ed estrarne il succo e il non poter gestire la luce e i gesti per dar sfogo all’istinto. Contrariamente a quel che accade in un set fotografico, nel reportage lo scatto è imprevedibile; io la chiamo botta di fortuna premeditata! Altro genere è il ritratto e l’utilizzo di luci flash. Comunque, spesso mi spingo su tutti i generi di fotografia, ogni ramo aumenta la sezione del tronco!I tuoi fotografi di riferimento?Ci sono tanti fotografi che apprezzo ma nessuno che prendo come riferimento.La fotografia è troppo soggettiva e personale, al massimo prendo qualche spunto ma nulla di più.Anzi, le cose già fatte cerco proprio di evitarle!A oggi, qual è il sogno che vorresti realizzare in campo artistico?Continuare a sognare.

Hai comprato la tua prima macchina fotografica quasi per gioco: quando hai capito che la fotografia sarebbe poi diventata la tua passione?Si, in effetti la mia prima fotocamera reflex analogica la comprai quasi per gioco e curiosità!Poi, dopo una lunga esperienza da autodidatta abbandonai per un certo periodo la fotografia... anzi diciamo che ancora non  avevo proprio iniziato a fotografare!Poi arrivò la mia prima reflex digitale anziché l’analogica, facebook anziché la scatola di scarpe in cui sistemavo tutte le stampe, il fotoclub, i primi concorsi fotografici amatoriali vinti... è stato come un vortice che mi ha costretto a un’unica strada. La fotografia, quella che io chiamo “una forma di linguaggio”, non la si inventa... è una dote naturale più o meno invadente, è come saper scrivere, dipingere, cucinare, parlare, ascoltare, educare, ecc.. Il condividere e discutere di fotografia ha alimentato la mia passione trasformandola in un’ossessione, tanto che prima ancora di guardare io cerco di vedere: cerco di vedere lo scatto, vedere il contenuto avvolto nella sua forma, la fotografia che comunica uno stato d’animo. Quindi, se per strada non vi saluto non abbiatene a male!Nelle tue foto ami catturare la realtà, ritrarre momenti di vita. Perché prediligi la strada come set?La strada, ma soprattutto le persone, anticipare le loro mosse, visualizzare la forma per cogliere un contenuto!  Mi piace giocare e inventare storie, a volte vere e a volte forse finte, ciò che conta è esser vaghi sul finale per lasciare spazio all’immaginazione e collocare le giuste luci e le giuste ombre donando un tono al racconto, per renderlo interessante.Parliamo dei ritratti: cos’è importante evidenziare per te quando fotografi un volto?Per me il ritratto è qualcosa di intimo, un bussare alla porta e guardare all’interno, sempre che il padrone di casa ti lasci entrare ovviamente! Occorre saper ascoltare e capire chi si ha di fronte, entrare in sintonia. Nello stesso attimo devono convivere più fattori: il volto della persona, l’espressione che lo rappresenta, la giusta luce, il colore o il bianco e nero, la visione del fotografo; a volte tutto questo non basta comunque!

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THE BEAUTY RIDE

Chi non ha mai sognato di avere un truccatore personale che, nel tragitto da casa verso la location del proprio appuntamento, realizzi un make-up su misura? Magari su un’auto elegante con autista personale?

Da oggi grazie a Uber e Urban Decay questo è possibile: Uber è una società che collega gli autisti con i clienti in ben 70 città in tutto il mondo tramite delle applicazioni per smartphone mentre Urban Decay è un marchio di cosmetici. Insieme hanno deciso di offrire alle utenti il make-up on demand: richiedendo l’opzione “The Beauty Ride” sull’app, si chiama un elegante van che viene a prenderti ovunque tu voglia.A bordo c’è un  National  Make-Up Artist  di Urban Decay in grado di realizzare un make up adatto all’occasione nel tragitto fino alla tua destinazione. Nel frattempo, per rilassarti e goderti il viaggio a bordo, c’è a tua disposizione un calice di vino bianco e cioccolatini firmati T’a Milano.Richiedere  The Beauty Ride è semplicissimo: basta cliccare sull’icona “The Beauty Ride“ e attendere il van e comunicare direttamente all’autista la destinazione. Il servizio costa solo 25€ ed è possibile condividere la corsa con massimo due amiche.I due make-up artist che hanno partecipato all’iniziativa il 12 settembre a Milano sono Mathilde e Stefano.  La prima è specializzata nel campo del make-up a 360° con una particolare attenzione alle nuove tendenze e alla sperimentazione, dettate dalla grande curiosità e professionalità che da anni la contraddistinguono; il secondo è un esperto del make-up con un’innata sensibilità e originalità nel valorizzare ogni donna e nel dominare i colori con tecnica e professionalità, elementi che da sempre lo caratterizzano. La sua regola è: “osare, osare, osare!”  Ora non resta che aspettare la prossima data di #THEBEAUTYRIDE e tenersi pronte ad uscire di casa solo pensando al look per arrivare perfette a destinazione

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La bellezza a portata di smartphone

By Valentina Sorrenti

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Henri Cartier-BressonMostra retrospettiva

proveniente dal Centre Pompidou di Parigi

Roma, Museo dell’Ara Pacis26 settembre 2014 - 25 gennaio 2015

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By Rossella Scalzo

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Hyères. Francia, 1932. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-Courtesy Fondation HCB

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“Ho sempre avuto la passione per la pittura” scrive Henri Cartier-Bresson, uno dei più illustri fotografi del ventesimo secolo. “Da bambino, la facevo il giovedì e la domenica,

ma la sognavo tutti gli altri giorni”. Questa frase esprime la creatività che contraddistingue la vita del fotografo, creatività che si manifesta sin da bambino, quando riempiva interi album di schizzi. A metà degli anni Venti inizia a lavorare come fotografo dilettante proprio nello stesso periodo in cui frequenta i surrealisti, influenza dominante della sua visione della fotografia. Il periodo in cui Cartier-Bresson vive è uno dei fattori fondamentali della sua opera fotografica, insieme alla sua vena artistica, al lungo periodo di apprendistato e ai numerosi incontri che fece durante i suoi viaggi. Importante è anche la fede alla politica del comunismo che lo spinge a credere nella necessità di “cambiare la vita”. A metà degli anni Trenta, Cartier-Bresson vede nel cinema un mezzo per il suo impegno militare perché, rivolgendosi a un pubblico più ampio, riesce a veicolare meglio alcuni messaggi. Nel 1947 Cartier-Bresson sceglie la strada del reporter e, insieme a Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert, fonda l’agenzia Magnum Photos che in breve tempo diviene uno dei riferimenti mondiali per il fotoreportage di qualità. Da allora, e fino al 1970, la sua vita è un susseguirsi di viaggi e reportage in ogni parte del mondo. In questo lungo periodo inizia a lavorare per quasi tutti i grandi illustrati internazionali e, nonostante i tempi strettissimi del sistema mediatico e la contingenza degli incarichi, Cartier-Bresson è riuscito a mantenere una produzione fotografica di altissimo livello. Nel corso degli anni, i viaggi e i reportage hanno permesso al fotografo di catturare alcuni soggetti particolari, realizzando così una serie di immagini che si interrogano su alcune grandi questioni sociali della seconda metà del Novecento, che assumono valore di vere e proprie inchieste, spesso più ambiziose dei lavori commissionati. Tali inchieste, tematiche e trasversali, descritte da Cartier-Bresson stesso come una “combinazione di reportage, filosofia e analisi (sociale, psicologica e altro)” sono legate all’antropologia visiva, quel tipo di conoscenza dell’uomo in cui gli strumenti di registrazione analogica svolgono un ruolo essenziale.

“Sono visivo – diceva, tra l’altro, Cartier Bresson – […]. Osservo, osservo, osservo. È con gli occhi che capisco”. Negli anni Settanta Cartier Bresson, giunto ormai all’età di sessanta anni, smette di accettare reportage e quindi di fotografare in un contesto obbligato, ritirandosi anche dall’agenzia Magnum perché ritiene si allontani giorno dopo giorno dallo spirito con cui era stata creata. Così come accade per molti artisti, anche dopo aver smesso di fotografare la sua fama internazionale non ha mai cessato di crescere: è diventato una legenda vivente e il suo successo perdura anche dopo il 3 Agosto 2004, giorno della sua morte. A dieci anni esatti dalla sua scomparsa viene presentata la mostra Henri Cartier-Bresson presso il Museo dell’Ara Pacis a Roma dal 26 settembre 2014 al 25 gennaio 2015. La mostra è a cura di Clément Chéroux, storico della fotografia e curatore presso il Centre Pompidou, Musée national d’art moderne, che in passato ha soggiornato a Roma come borsista dell’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici. La grande esposizione, realizzata dal Centre Pompidou di Parigi in collaborazione con la Fondazione Henri Cartier-Bresson, è promossa da Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta da Contrasto e Zètema Progetto Cultura.La mostra retrospettiva ripercorre cronologicamente il percorso del fotografo, con l’ambizione di mostrare che non c’è stato un solo Cartier-Bresson ma diversi. La mostra propone, infatti, una nuova lettura dell’immenso corpus d’immagini del fotografo, coprendo la sua intera vita professionale. Oltre 500 opere tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, tra cui sono presenti non solo le più importanti icone ma anche le immagini meno conosciute del grande maestro: 350 stampe vintage d’epoca, 100 documenti tra cui quotidiani, ritagli di giornali, riviste, libri e manoscritti. L’itinerario espositivo offre una doppia visione: rintraccia la storia dei lavori di Cartier-Bresson, per mostrare l’evoluzione del suo cammino artistico in tutta la sua complessità e varietà, e, al tempo stesso, raccoglie e “rappresenta” la storia del Ventesimo secolo attraverso il suo sguardo di fotografo.

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Roma, 1959. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-Courtesy Fondation HCB

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Domenica in riva alla Senna, Francia, 1938. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-

Courtesy Fondation HCB

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Il percorso espositivo è diviso in nove parti che corrispondono alle diverse fasi della vita e del lavoro di Cartier-Bresson. Dopo una introduzione, le sezioni sono così divise: i periodi delle prime fotografie, dei viaggi fotografici, l’impegno politico, le guerre, il reporter e il reporter professionista, la fotografia dopo la fotografia e infine la ricognizione. La mostra è accompagnata da un ampio ed esaustivo catalogo, pubblicato da Contrasto, che, insieme alla mostra, copre l’intero percorso professionale del grande fotografo. Il volume, oltre a riportare gli elementi esposti nella mostra, mette in evidenza la profondità e la varietà del suo lavoro e della sua carriera da fotografo: Henri Cartier-Bresson ha attraversato il Surrealismo, la Guerra Civile Spagnola, la Seconda Guerra Mondiale, la decolonizzazione e la Guerra Fredda e ogni periodo ha segnato il suo modo di fare fotografia.Edita sempre da Contrasto è una ampia Guida alla mostra che accompagna l’esposizione retrospettiva. Il libro è diviso in sette capitoli che corrispondono alle diverse fasi del percorso artistico e professionale di Cartier-Bresson: gli anni dell’apprendistato, i rapporti con gli americani a Parigi, le influenze fotografiche, il viaggio in Africa fino alla fascinazione per il Surrealismo e le peregrinazioni fotografiche in Spagna, Italia, Germania, Polonia e Messico. Si arriva poi all’impegno militante (a New York con Paul Strand e il Nykino group, a Parigi con Jean Renoir e l’Associazione degli artisti e scrittori rivoluzionari) e ai rapporti con la stampa comunista con Robert Capa e Louis Aragon. Nel libro è presente anche una sezione relativa al film sulla Guerra civile spagnola e all’attività durante la Seconda guerra mondiale (come fotografo dell’esercito, prigioniero, fuggiasco e combattente della Resistenza) per documentare il ritorno dei prigionieri. Si passa quindi agli anni della fondazione dell’Agenzia Magnum Photos, ai reportage in Cina e in India, ai funerali di Gandhi. Bresson fu il primo fotogiornalista a entrare in URSS dopo la morte di Stalin. Si trovano anche Cuba, “L’Uomo e la Macchina” e la serie Vive la France. Il percorso porta fino alla fase in cui il fotografo abbandona il reportage per approdare a un tipo di fotografia più contemplativa.

Il volume è anche un utile punto di partenza per chi si appresta per la prima volta allo studio dell’opera del grande maestro della fotografia.Collegati alla mostra sono i quattro percorsi storico-iconografici intorno alle immagini di Henri Cartier-Bresson a cura di Contrasto. Partendo da alcuni scatti emblematici del fotografo, il ciclo di quattro incontri propone di allargare lo sguardo ad altri autori e di approfondire alcuni percorsi che hanno tracciato la storia della fotografia e il suo modo di raccontare il mondo. Durante gli incontri verranno analizzate le sue foto considerate come documenti storici, reperti iconografici e oggetti visivi dotati di una loro individualità e importanza. Verrà rivelata la forza visiva di ogni immagine, la sua vicenda ma anche la complessa rete d’implicazioni storiche, sociali, psicologiche, iconografiche che la sorregge.

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Haifa, Israele, 1967. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-

Courtesy Fondation HCB

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Roma, 1959. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-Courtesy Fondation HCB

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Siviglia, Spagna, 1933. © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos-

Courtesy Fondation HCB

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InfoEVENTO

Henri Cartier-BressonMuseo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta, Roma.dal 26 settembre 2014 al 25 gennaio 2015dal martedì alla domenica ore 9.00 – 19.00 venerdì e sabato la mostra è aperta fino alle 22.00060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 21.00)www.arapacis.it, www.museiincomuneroma.itTwitter: @museiincomune @Contrastobooks #BressonRoma Facebook: MuseoAraPacis – ContrastobooksPrenotazione obbligatoria e contestuale pagamento allo 06060890 minuti circa

MostraLuogo

Apertura al pubblico

Info mostra

Info incontri

Durata

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Venerdì 24 Ottobre ore 19:00La fotografia come ”racconto del quotidiano”

Venerdì 7 Novembre ore 19:00La fotografia di guerra

Venerdì 21 Novembre ore 19:00 La fotografia e il ritratto

Venerdì 12 Dicembre ore 19:00 La fotografia di viaggio

gliincontri

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“Non è né la nostra cultura né la nostra razza che ci unisce. E’ la street photography.”

Thomas Leuthard

Più di ogni altro stilista Chanel ha stabilito la velleità della moda e la durata eterna dello stile. Con lei, la strada è diventata un palcoscenico dove poter sperimentare nuove tendenze e, allo stesso tempo, dove poter apprendere stili diversi. La street photography è lo strumento con cui catturare una visione della moda inusuale, lontana dal rigore delle passerelle. E’ un mezzo di ricerca sociale, testimone di un’immagine irripetibile che riesce a cogliere un attimo che si verifica solo in un determinato momento. La moda se ne serve per apprendere in anticipo nuove tendenze alla portata di tutti.

La strada ispira la fotografia di moda! I servizi fotografici della stilista Coco Chanel hanno suscitato una rivoluzionaria curiosità. La strada e la sua vita hanno dato spunti di realismo e nuova identità.

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