The Guide to Oil Painting

8/12/2019 The Guide to Oil Painting

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V

ORLANDO FDRIOSO

CJNTO DECIMOTTAVO

ARGOMENTO

Si vendica Qrifon.Va Mandricardo

Cercando il re dAlgier. Carlo combatte:

Fince. Marian purdtoe per codardo.

Marfisaa Norandin le geniiahbatte.

Jfasfigan Francia con Grifongagliardos

Et altri.H s^enio ha lor le vele iratie,

Cloridano e Medoryfedele hello^

Troyanoil re lor morio, Dardinello.

m Lagnanimoignore,goivostro atto

Ho sempre con ragionlaudato e laudo;

Ben che col rozzo stildaro e mal atto

Gran partedella gloriai defraudo.

Ma piiiell'altrena virtdim'ha tratto,

A cui col core e con la linguaapplaudo,

Che s'ognunrova in vol ben grata ndienza^

Non vi trova perbfacilcredenza.



4 CANTO

n

Spessoio difesadel biasmato assente

ladar vi sento una et un'altrgcasa^

O riserbarglilmen,fin che presenteSua causa dica,altra orecchia chiusa,

sempre, prima che dannar la gente,

Vederla in facciay udir la ragionch'usa,

Differiranco e giorui mesi et anni,

Prima che giudicaregliltruidaDui.

m

Se Norandino ilsimil fattoavesse^

Fatto a Grifon nou avria quelch6 fece.

A voi utile e onor sempre successej

Denigroua fama eglipiuche pece.

Per lui sue genti morle furoa messe;

Ch6 fe^Grifone in diecitagli,in diece

Puiite,he trasse piend'irae bizzarro,

Che trenta ne cascaro appressoal carro.

IV

Van glialtriin rolla ove il tiraor licaccia,Chi

qua, chi la peicampie perle stradej

E chi d'entrar nellacittaprocaccia;

E Tun su Faltro nellaporta cade.

Grifon non fa parole non minaccia ;

Ma lasciando lontana

ognipietadeMena tra ilvulgoinerte ilferro inlorno,

Egran vendetta fa d'ogniuo scorno.



DECIMOTTAVO 5

Di quelche primigiuoserolia porta,

Che le piante levarsiebbono pronte,

Parte,al bisognotto molto piuaccortaChe deglimici,alzb subito ilpoote:

Piangendoarte,o con la facciasmorta

Fuggendoaodb senza mat volgerfronte; i

E nella terra per lulte k; bande]

Levo

gridotamalto e rumor

grande

Grifon gagliardouo ne piglian quellaChe 1 poote si levo per lor sciagura

Spargedell'uno al campo le cenreUa;

Ch^ lo percuote ad una cote dura:

Prende I'altronel petjo, e FarraQdella

In mezzo aliacittasc^ra le mura.

Scorseper Fossa ai terra2XBaDiilgelo,

Quaodo vider colui venir dal cielo.

vn

Fur molti die turner che 1 fijerrifbod

Soprale mura avesse presouo saltx . \:

Non vi sarebbe piiiconfusioae, ,

'

S'a Damasco ilsokkn dwse I'atealto.

Un muover d'arme,n corner dl persone,

E di talacimaani un gridar'altb; . ^

di tamburi ua suon mi to e di irombei /

II raondo assorda,T cielpar ne rinlboniSb.



6 CANTO

ym

Ma voglio an'altravoltadifferire

A ricoQtarcio che di questoavvenne,

Del buoQ reCarlo mi coavien

seguire,Ghe contra Rodomonte ia frettavenne,

IIqaale geniigliacea morire.

10 vi dissich'al re compagniaenne

11gran Danese e Namo et Oliviero

Avinio e Avolio e Oitone e Berlingiero.

n

Otto scontridi lance,be da forza

Di taliotto guerrieracciatiforo,

Sostenne a an tempo la scagliosacorza

Di ch*avea armato ilpettoilcrudo Moro

Come legnosidrizza,oiche Forza

Lenta ilnocchier che crescer sente ilcoro^

Cosi prestorizzossiRodomonte

Dai colpihe gittaroveano nn monte.

X

Guido,Ranier,Ricardo,Salamone,

Ganelon U'aditor,nrpinfedele,

Angioliero,ngiolino,ghetto,Ivone^

Marco e Matteo dal piandi san Michele,

glitto di che dianzi feimenzione,

Son tnltiintomo al saracincrudele,

Arimanno e Odoardo d'Inghilterra,

Ch'entratiran par dianzinellaterra.



DECIMOTTAVO 7

n

Non cosi freme in sa lo soogliolpino

Di ben fondatarocca aha parete,

Quando ilfuror di borea o di garbiooSvelledai monti ilfrassinoe Fabete^

Gome freme d'orgogliolsaraciao,

Di sdegQocceso e di sanguignaete :

E com* a uq tempo k iltaono e la saetta^

Cosi rira delFeoipiola vendetta.

Mena aliatesta a quelche gU h piiiresso,

Che glih ilnliiseroUghettodi Dordona;

Lo pone in terra umno ai denti fesso,

Gome che VeLooo era di tempra buona.

Percosso fu tutto in an tempo anch'esso

Da moiti colpin tutta la persona;

Ma non glifan piii cb*all*incadeago:

Si duro intorno ba lo scagliosorago

zm

Furo tultii ripar,a la cittade

D' intorno intorno abbandonata tutta;

Ghe la gente aliapiaeza,ove accade

Maggiorbiaogno,arlo avea ridutta.

Gorre aliapiazzaa tutte le strade

La turba, obi ilfoggiripoco frutta.

La persona del re sii coriaccende,

Gh'ognunprend'armegnuno animo prende.



8 CANTO

CSome 86 dentro a ben rincbiasagabbia

D'aDtiquaeonessausataia guerra^

Perch'averaepiaoere

l

popolabbia^Talvoltailtauro iodomito si serra;

I leoQciQ che veggioner la sabbia,

Gome altieroe mtigliandonimoso erra^

E veder sigran coma noo son usi,

StaDDo da partetimidi e confasi:

X?

Ma se la fieramadre a quelsilancia,

nell'oreochioattacca ilcmdel dente,

VoglioDOnch'essiinsaDgufoafa guanoia,

vengoDO in soocorso arditameDte;

Chi morde al taaro ildosso, chi lapantia:Cosi contra il

pagan fa qtMllaente^Da tettie da finestree piud'appressd

Sopraglipioven nenibo d^arme e speisso.

xn

Dei cavalieri delia fanteria

Tanta k la caica,b'a pena vi cafpe;^

La turba che vi vien per ognivia,

Y'abbonda ad or ad or spessa*cormbape^

Che quando,isarmaxa e nuda/da

Piu facilea tagh'arrcfaeorsio rdpe^

Non la potfia,egatdtnonte'a monte,

In venti giomi:^pengerRodomonle .



DECIMOTTAVO 9

vm

Al pagan, ohe non sa come ne possa

Venir a capo, omai pie\iocoincresce.

Poco,perfar di

mille,di

piu,ossa

La terra intorno, ilpopolodiscresce.

U fiatotuttayiaiiie gringrosaia,

Si che comprendel fin cbe,se non esce

Or c ha vi^ree io totto ilcorpo h sano,

Vorra da t npo uscir che sara ia vano.

xvxn

Rivolgeliocchi orribiK,pcm meate

Che d'ogn'intarbou chiasa Tascita;

Ma con ruina d'infinitagente

L'apriraosto,e la faraespedita.

Ecco,vibrando la spadatagKeDte,Che vien queU'empiove ilfiirorlo Wta, 1

Ad assalireilnuovo stuol britannb^

Che vi trasae Odoardo et Arimanno.

Chi ha visio in piazzarompere titBCCUifi,

A cui la foltamrba ondeggintorno, ;

'

Icnmanraeio tauro accaneggiato,

.

/.f

Stimulato e percossbatto T giomdjChe 1 popbltt ne foggeii^avematoj: T

Et eghor qo^seo^^oruelkva stiloom:0; (:

Pensi che tale6 piiii terribilosfeII crudefeAfii( tt;asdo5i mos9e j



lo CANTO

n

QuindiciveDtine taglibtraverse^

IAltritantilascibdel capo troachi,

GiascuQ d'un

oolpooldrii^o

riverso;

Che vltio salcipar cfaepoti tronchi:

Tutto di sangue ilfierpagaDO asperso^

Lasciando capifessie bracci monchi,

E spallegam be et altremembra sparte,

Ovanqueilpasso volga l fiasiparte.

xa

Delia piazzai yede in guisatorre,

Cbe DOQ sipub notar cb'abbiapaora;

Ma tutta voltacol peosieriscorre

Dove sia per uscirvia piiiicura*

Capital findove la Senna corre

Sotto alFisola,va faor delle miira

La gente d'arme e ilpopolfattoandace

Lo stringetncalza,giroa lasciain pace.

xzn

Qaalper

le selve nomade o massile

Gacciata va la generosa belva,

Ch'ancor fuggendoostra ilcor gentile,

E minacciosa e lentasi rinselva;

Tal Rodomonte,in nessun atto vile.

Da strana drcondato e fieraselva

D'aste e di spadee di volantidtirdi,

Si lira al fiume a pataiioghiurdi.



DEGIMOTTAVO ii

E sitre volte e ^h Tira ilsospiiise^

Gb'esseQdone gi fbor^i tomb in mezzo,

Ove di saogue la spadaritinse, pi ii oento ne lev6 di mezzo.

Ma laragionel fiala rabbia vinse

Di QOQ far alcfa'aDto n'aadasse illezzo;

dallaripa,er miglioronsiglio.

Si

gittbll'acqua,asd di

gnmperiglid.^

CSoQ tatte Farme andb per mezzo Facqae,

Gome s'iatoraoavesse tante galle.

Africa,n te pare a costai n6Q nacqae,

Ben cbe d'Aoteo tivaati e d'Anniballe.

Poi cbe fiiginoto proda,glidispiacqpe

Ghe si vide restar dopole spalle

QuellaGitta di'avea trascorsa totta,

nou Favea tutta acsa, d^ distmtta.

E silo rode la superbiaTira,v

Gbe, per .tornarviun'altravolta,uarda,.

E di profoadoor geme e sospira,

N^ vaoloe uscir,hencm la spianit arda.

Ma lungoilfiame,n questafuria,ira

Veoir chi Todio estingueTira tarda:w

Gbi fosseio vi farb bea tosto udire;.

Ma primaun'altrae6|aVho da dire*



IS ,C4.NT0.

lo v'ho da dir delU Discordia'^Hier^,

A cui r angelMiciieleavea oommcissb

Gh'a battagliaoceodesse e a litefiera

Quei che piiifordav^a Agramanteappresso.

Usci de' fraltilainedestna seray

Avendo.altriiiI'afficiosubcommesso;

Lascib la Fraudie a giierrejggiare^loco,

Fid che tbrn^sse^ a maQieperviilibcow

xxrn

JE).kparvexh'aoflria.oo piu.possanwa,

Se la Superbia;^ncoieoameaassot .1.

E perch tavao tmte in jioa stansa^ i ,):...

Non fu bisbgnacfa'aercar randassb*: \

La Superl)ia'ahdp,.a Doa che sao^

La sua vicariaiilBooasftec laaciasse:' i .:.

Per pochidi'che.eredea ;starae asseMe j

Lascio rjpocrisiiiocotAiientBkii /,'.....

xxnn

L'implagabiLisoord^n

icompaghia'

Delia Bop^l^^rai;mtJise rin cammitio^

:

E ritrovb ohe( medesn^a via.

-^

FaoBar,erigirel'campo saracino^

L'afflittae sconsolauelpfida;i :

veniatsecoannafisopibcdlinb,i*

IIqualmandava Doraltce bdW* ;

'

Al re diSfarza/a daridbse'novella/

' V



DECIMOTTAVO i3

xxn

Quandoella venne a Mandiicardo in tnano

(Ch'iov'ho giaraccontato e come e dove)

TacitameDte avea commesso al naDo,

Che De portassea questore le nuove.

Ella sperbche nol saprebben vaDo,

Ma che far si vedria mirabil prove

Per riaverlacon crudel vendetta

Da

quelladron che

gliTavea intercetta.

La Gelosia quelano avea trovato,

E lacagion del suo venir compresa,

A camminar se glira messa allato,

Pareado d'aver luogo queslaimpresa.

A|Ja Discordia ritrovarfu grato

La Gelosia la piiiuandoebbe intesa

La cagionel venir;h6 le potea

Molto valere in quelche far volea.

D'inimicar con Rodomonte ilfigiioDel re Agricane pare aver suggetto:

Trovera a sdegnarglialtrialtroconsiglio;

A sdegnarquestiuo questo h perfetto.

Col nano se ne vien dove Tartiglio

Del fierpagano

avea

Parigistretto;E' capitaropunto in su la riva^

Quando ilcrudeldel fiiume a nuoto usciva.



i4 CANTO

Tosto che riconobbe Rodomonte,

G 8tai della sua donna esser messaggio^

Estinae

ogn'iraaerenb la fronte^ sisend brillardentro ilcoraggio.

Ogn'altraosa aspettache glionte

Prima ch'alcuno abbia a lei uo oltraggio.Va contra ilnano^ e lietoglidomanda:

Gh'^ delladonna nostra? ove timanda?

Risposelnano: n^ piutua n^ mia

Donna dirb quellah'^ serva altrui.

leriscontrammo un cavalierper via,

Che ne la tolsee la menb con lai.

A quellonnunzio entrb la Gelosia

Fredda come aspe et abbraccib costui.

Seguitalnano, e narraglin ch^ guisa

Un sol rha presa, e la saa gente uccisa.

L'acciaio allorala Discordiaprese,

la pietraocaia,picchibn poco,

Fesca sotto la Superbiatese,

fu attaccato in un momento ilibco;

sidi questoranima s'accese

Del saracin,he non trovava loco:

Sospirafreme con si orribilfaccia,

Che glilementi e tutto ilcielminaccia



DECIMOTTAVO i5

Gome la tigre,oich'in van discende,

Nel voto albergo,per tutto s'aggira,

i can figlill'ltimo comprendeEssergliold,wampa di tant'ira,

A tanta rabbia,talfuror s'esteude,

Che Q^ a moQte, n^ a rio,n^ a uotte mira,

N^ lungavia,^ grandiueafirena

L'odio che dietro al

predatora mena:

ZXXfl

Gosl furendo ilsaracinbizzarro,

Si volgeal nano, e dice:or I^t'iuvia;

non aspettan^ destriern^ carro,

E noD fa motto aliasua compagnia.

Ya COD pitirettache non va ilramarro,

Quando ilcielarde,a traversar la via.

Destrier non ha,ma ilprimotor disegna

(Siadi chi vuol)ch'ad incontrarlo vegna.

xxzvn

La Discordia ch'tidiquesto pensiero,

Guardb,ridendo,a Superbia,disse

Che volea gire trovare un destriero

Ghe gliapportassealtrecontese e risse;

farvolea sgombrarutto ilsentiero,

Gh'altro che

qnelion man non

glivenisse:

E giapensato avea dove trovarlo;

Ma costeilascio,tomo a dir di Garlo.



i6 CANTO

IXlTUi

Poi ch'alpanirdel saracia siestinse

Carlo d'intorno ilperigliosouoco,^

Tutte le geDtill'ordiaeristriose.Lascionne parte in qaalcheebol loco :

Addosso ilresto ai Saracinispinse,

Per dar lor scacco, e guadagnarsilgiaoco;

limandb per ogoiportafuore.

Da san Germano ia fina san Vittorej

oomandb ch'a porta san Maroello,

Dov'era gran spianatai campagna,

Aspettasseun I'altro,

e in aa drappello

Si ragunasse tutta lacompagna:

Quindianimando (^quqo a farmaoello

Tal che sempre ricordo ne rimagoa,

Ai lor ordioi andar fe'le bandiere,

di battagliaar segno alleschiere

s.

II re

Agramantein

qaestomezzo in sella

,

Malgradodei cristian,imesso s'era;

con Tinnamorato d'Isabella

Facea battagliaerigliosafiera;

Col re Sobrin Lurcanio simartelia;

Rinaldo incontra avea tutta una schiera,

con virtude e con fortuna molta

L'urta,I'apre,uina e mette in volta.



DECIMOTTAVO 17

Essendo la baitaglian questostate,

L'imperatoressalseilretrogaardo

Dal canto oveMarsllio

aveafermato

II fiordi Spagnaintorao al suo stendardo.

Con faotiin mezzo e cavalieriallato,

Re Carlo spinsel sao popolgagliardo

Con talru mor di timpani di trombe,

Che tutto ilmondo par che ne rimbombe*

xlh

Cominciavan le schierea ritirarse

De'saracini,si sarebbon volte

Tatte a faggir,pezzate, rotte e sparse,

Per mai piiion potereesser raccolte;

Ma '1re Grandonio e Falsiron comparse,

Che statiin maggiorbrigaran piiiolte,

E BaluganteSerpentn feroce,

E Ferraii che lor dicea a gran voce:

xLin

Ah,dicea,valentuomini

,

ah

cooopagni.Ah fratelli,enete illuogovostro:

I nimici iranno opra di ragni,

Se non manchiamo noi del dover nostro.

Guardate I'aho onor, gliampliguadagni

Che Fortnna,vincendo,ggici ha mostro:

Guardate la vergogna e ildanno estrenio

Gh'essendo vinti,patirempre avremo.

Tomo JIL a



i8 CANTO

-Axf

Toko ID queltempo una grim lanciaavea,

E contra Berlingierenne di bolto,

Che sopra TArgaliffaombattea, Telmo Deliafronte glivea rotto:

GittolloID terra^

e con la spadarea

Appresso lui oe fe'cader forse otto.

Per ogDi botta almanco,che disserra,

Cader fa

sempreun cavalieroin terra.

XLV

Id altraparteucciso avea Rinaldo

Tanti pagan ,ch'io dod potreioDtarli,

DiDaDzi a lui dod stava ordiDe saldo:

Vedreste piazzad tutto 1 campo darli.

Nod meD ZerbiD,on meD Lurcanio e caldo:

Per modo fau ch'ogDUDempre dc parli:

Questodi puuta avea Balastroucciso,

E quelloFioadur Telmo diviso.

XLJl

L'esercitod'Alzerbe avea il

primiero,Che poco

innanzi aver solea Tardocco;

L'altro tenea soprale squadrempero-

Di Zamor e di Saffie di Marocco.

Non k tra gliAfrican un cavaliero

Che di lancia ferirsappia di stocco ?

Mi si potrebbeir; ma passo passo

Nessun di gloriaegnoa dietrolasso.



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20 CANTO

L

State^

vi priegoer mia verde etade,

In cui soleteaver silargapeme:

Deh noD vogliatendar per fildi spade,Ch'iD Africa dod torn di noi seme.

Per lotto ne saran chiose le strade,

Se noQ andiam raccoltie strettiinsieme:

Troppoaltomuro, e troppo largaossa

il moQte e ilmar, priache tornar si

possa.XI

Molto b megliomorir qui ch'aisupplici

Darsi, aliadiscreziondi questiani:

Statesaldi,er Dio,fedeliamici,

Ch6 tuttiSOD glialtririmedi vani. -

NoQ ban di noi piiiitagliDimici;

Piu d'un'alma doq han,plhdi due mani.

Cosi diceodo,lgiovinettoorte

Al conte d^Otonleidiede la morte.

ui

II rimembrare Almonte cosiaccese

L'esercitoafricaache fuggiarima,

Glie le braccia e le mani in sne difese

Meglio,he rivoltarle spalle,stima.

Guglielmoa Burnich'era uno inglese

Maggiordi tutti,Dardinello ilcima,

E lo pareggiaglialtri;appresso taglia

IIcapo ad Aramon di Gornovaglia.



DECIMOTTAVO ai

un

Mono cadea questo Aramone a vallej

v'accorse ilfratelper dargliiutoj

MaDardiDel

Taperseer lespalleFio giudove lo stomaco e forcuto.

Poi foro il ventre a Bogioda Vergalle,

lo luaodb del debito assoluto:

Avea promesso aliamogllerra sei

Mesi,vivendo,i toroare a lei.

Vide noQ luDgiardioel gagliardo

Venir Lurcanio,h'avea in terra messo

Dorchin,passatonellagola, Gardo

Per mezzo ilcapo e in sin ai denii fesso;

ch'Alteofuggirolse^a fu tardo^Alteo ch'amo quanto ilsao cor istesso;

Cb^ dietroaliacollottolaglimise

IIfierLurcanio un colpoche Tuccise.

Pigliana lancia,va per far vendetta,

Dicendo al suo Macon (s'udirlo puote)

Cbe se morto Lurcanio in terra getta,

Nella moschea ne porra Tar me vote.

Poi traversando la campagna in fretta,

Con tanta forza ilfiancoglipercuote,

Che tutto ilpassa sin aU'altrabanda:

t aisuoi,che lo spoglino,omanda.



a2 CANTO

tti

Noo ^ da domandarmi,se dolere

Se De dovesse Arlodante 11frate^

Se desiassedi sua man poterePor Dardinel fra ranime dannate:

Ma ool lascianle gentidito avere^

Nod men delle 'nfedelle battezzate.

Vorria pur veudicarsi,con la spada

Di

qua,

di 1^spianando

a la strada.

Urta,apre, caccia,tterra,tagliafende

Qualunqueo 'mpediscegliontrasta.

Dardinel che queldisireintende,

^ volerlosaziargianon sovrasta :

Ma la gran moltitudine contende

Con questoancora, e i suoi disegniuasta.

Se Mori uccide Tun, Taltro non manco

Gli Scottiuccide e ilcampo loglese1 Franco

vna

Fortuna sempre mai la via lor tolse,Che per tutto queldl non s'accozzaro.

A piufamosa man serbar Tun volse,

Gh^ Tuomo ilsuo destin fuggedi raro.

Ecco Rinaldo a questastrada volse,

Perch' aliavita d*un non sia

riparo:Ecco Rinaldo vien: Fortuna ilguida '

Per darglinor che Dardinello uocida.



DECIMOTTAVO a3

uz

Ma sia per qaestavolta detto assai

Dei glorfosiattidi poQeote.

Tempo 6 ch'io torni ove Grifbo lasciai,Che tutto d'irae di di^de^Dardente

Facea,on piutiijoorch'a vesse maj,;

Tumultuar 1^ stj^gotiitaentp..

Re Noraodjoo quelrutppr cprô era

GoQ piudi loiilearmati in ima schiera.

LX

Re Norafidincod la sua.corte armata,

Vedendp mitp '\pppolofuggire/

Venne aliaporta in haHaglia'o;*dlQata,

E qaella fieliasâ îuotaprire.

Grifone iinUiMQavqndo gi qacciata

Da ae lalurba $ci(^cae s^nza ardire.

La sprezzataarinatura io sQa difesa

(Qualla sifo36Q)vea di quovo presaj

Epresso

a ua

tetppioen murato e

forte,Che ciroondato ^ra d'un'altafossa.

In capo uo pontiGelfece forte,

Perch^ cbiuderloin ni(?z;zoalcon non possa.

Ecco, gridando minaccia^doforte,

Fuor della porta esce jaaa squadrarossa.

L'animoso Grifon non muta loco,

E fa semhiante che ne tema poco.



a6 CANTO

Chiedimi la meta di qaeato regno ,

Gh'io son perfarteneoggipossessore;

Gh^ I'altatua virtiinon tifa degnoDi questosol,ma ch'iotidoni ilcore:

la tua mano, in queato mezzo, p^o

Di fe mi dooa e di perpeiuo amore.

Gosi dicendo da cdvaUo scese,

E ver Grifoa la destra mano stese.

tsa

GrifoQ,vedeodo ilre fattoheoigno

Veoirglier gittare braccia al coUo,

Lascib la spada e Tanimo maligno,

E sotto Tancbe et umile abbraccioUo.

Lo vide ilre di due piagheaoguigoo,

E tosto fe'venir cfaimedicoUo;

Indi portaruellacitiadeadagio, '

E rippsarel suo realpalagio.

LXX

Dow, ferito,lquautiiorni,nnanteGhe si potessearmar, fece soggiorno.

Ma lasoiofui,h'al suo frateAquilante

Et ad Astolib ia Palest|Daorao,

Ghe di Grifon,ot che iasciole sante

Mura, cercare ban sitto

piik'un

giornoIn tuttii lochi in Solima devoti,^

E in molti aacor dalla cittaremoii.



DECIMOTTAVO 27

Or D^ I'uiK)n^ raltro e si iodovino

Che di Grifon possa saper che sia:

Ma venne lor quelgreco peregrine,Nel ragiooare,caso a dame spia,

Dicendo ch'Orrigillevea ilcammiDO

Verso Aotiochia preso di Soria,

D'un nuovo drudo,ch'era di quelloco,

Di subito arsa e d'improvvisooco.

DimandogliAquilaate,e di questo

Cosi notizia avea data a Grifoue;

E come raffermo,'awisb ilresto,

Perch6 fossepartito,la cagione.

Ch'Orrigillea seguhoe manifesto

In Antiocbia,oo intenzione

Di levariadi man del sue rivale

Con gran vendetta e memorabil male.

Lixm

Non toUerb Aquilantehe '1fratello

Solo e senz'esso a quell'mpresaandasse,

E prese I'arme, venne dietro a quelloj

Ma primapregbilduca che tardasse

L'andata in Francia et al paternoostello,

Fin ch'esso d'Antiochia ritornasse.

Scende al Zafib, s'imbarca,h^ glipare

piubreve e migliora via del mare.

r ^



a8 CANTO

Lzxnr

Ebbe no Ostro siloccoallorpossente

Tanto Del mare, e siper lui disposto,

Chela

terra del Surroildi

segiiente

Vide,6 Safietto,d dopoI'alirotosto.

Passa Barutti e ilZibeletto;sente

Che da man maDca gU h Ciprodiscpsto.

A Torto$a da Tripoli,aliaLizza,

E al golfoi Laiazzo ilcammin drizza

LXXT

Quindi levaate fe'ilnocchier la fronte

Del navigliooltarsnelloe yeloce;

Et a sorger n'ando sopra FOroate,

E colse iltempo e ne pigliba foce

Gittar fece Aquilaoteo terra ilponte;

E n'usciarmato sul destrierferoce;

E contra ilfiume ilcammio dritto teone

Tanto cb'in Ant'iochiase ne yenne.

Lxxn

Di

qnelMartano ivi ebbe ad

informarse,Et udi ch'a Damasco se n'era ito

Con Orrigille,ve una giostraarse

Dovea solenneper realeinvito.

Tanto d'andargliietro ildesir Farse,

Certo che '1suo german I'abbiasegaito,

Che d'Antiocbia anoo q^eldi sitoUej

Ma giaper mar piiiitornarnon voile



3o CANTO

QuandoOrrigilledi Tirata voce^

A dietroilpalafrener fuggirolse;

Ma di leifa

Aquilanteiuveloce, fecelafermar,olae o noa volse.

Martano al minacciar taoito feroce

Del cavaliercbe siimprovvisolcolse,

PaUido trema come al vento fronda,

N^ sa quelche si icciao che risponda

LSXXI

Grida Aquilantee fulminar non resta,

la spadaglipon drittoaliastrozza;

giurandoinaccia cbe la testa

Ad Orrigillea luirimarra i^ozza^

Se tutto ilfatto non glimanifesta.

II mal giuntoaruno alquantongozza

tra se yolgee pub snuDuire

Sua grave colpa, poicomiucia a dire:

Sappiysigtior,he mia sorellah

questa^Nata di buoua e virtuosa gente,

Ben che tenuta in vita disonesta

L'abbia Grifone obbrobriosamente:

taleinfamia essendomi molesta,

N^ per forza sentendomi possente

Di torlaa sigrandeuom, fecidiiegno

D'averlaper Astuziae per ingegno.



DECIMOTTATO 3i

Luiin

Tenni modo con Id,ch'avea desire

Di ritornare a piulodata vita,

Gh'esseodosi Grifoa inesso a dormire,Chetamente da lui fesse.partita.

Cosi feceellajpercheegli seguire

NoQ n'abbia,t a torfaarla telaordita,

Noi lo lasciammo disarmato e a piedi;

qua veouti siam,come tu vedi.

Poteasi dar di somma astuzia vanto,

Ch^ colui icilmenteglicredea;

E, fuor che 'n torglirme e destriere quanto

Tenesse di Grifon oa glinocea,

Se ooQ volea puliraa scasa tanto

Che la face^e di menzogna rea.

Baona era ogoialtraparte,se non quellaChe la femnuQa a luifossesorella

.

Avea

Aqailanten Antiochia inteso

EsserglioncabiDa,a piiienti;

Oade gridando,i furore acceso:

Falsissimo ladron,u te ne menti:

Un pugno glitirbdi tanto peso,

Che nellagcJaglioaccib duo dend:

E senza piucontesa, ambe le bracda

Gli volgedietro,d'una fune allaccia.



5s CANTO

E parimenteece ad Orrigille,

Ben che in sua scosa elladicesseassai.

Qaiodilitrasse percasali

e ville,N^ lilascibfin a Damasco mai;

E dellemigliaille volte miUe

Trattigliavrebbe cod pene e con goai.

Fin cb'avesse trovato ilsuo fratello,

Per fame poicome piacessequello.

Fece AqoilaDteor scadierie some

Seco toraare^ et in Damasco venne;

E trovb di Grifon celebre ilnome

Per tutta la cittabatterle penne.

Piccolie grandi)gnuo sapea gi^,ome

Egliera, che s)ben corse rantenoe,

Et a cui toltofa con falsamostra

Dal compagDO la gloriaellagiostra.

LUXViU

II

popolatto al vil Martano

infesto,L'uno all'altroadditandolo,o scuopre.

Non ^,dicean,on h il ribaldo questo^

Gbe sifa laade con Taltruibuooe opre?

E la virtudi chi dod h ben desto,

Goo la saa iafamia e col sao obbrobrio copre?

NoQ h riDgrataemmina costei,

La qaaltradiscei buoni e aiuta i rei?



DECIMOTTAVO 35

Altridicean: come stan bene iusieme

SegDatimbi d'aa marchio e d'una razza

Chi libestemmla,chi lor

dietro freme,Chi gridaimpiccaabbr ucia

, squarta ammazza.

La tarba per veder s'urta,i preme,

E corre ioDanzi alleatrade,liapiazza*

VeDoe la naova al re, cbe mostrb segoo

D'averla cara piucb'uQ altroregno.

xc

Senza mold scudier dietro o davante,

Gome siritrovb,i mosse in fretta,

venae ad incontrarsi in Aquilante

Cb'avea del sno Grifon fattoveodetU;

E quellonora eon gentilembiaate^

Seco lo 'nvita,seco lo ricetta;.

i.

Di sno consenso avendo iattoporre

I dao prigionin fondo d'una torre..

a.

na

Andato insieme ove del lettomosso

Grifon non s'era,poicbe fu vferfio

,

./ N ;

Cbe, vedendo ilfratel,ivenoe rosso,

Cb^ ben stimb cb'avea ilsno iaso udito.

poicb6 motteggiandon poco addosso.

Gli and6 Aqnilante,essero a pariito

Di dare a queUiduo ginstoartoro,

Yenuti in man deglivversari loro.

Tom, UI. 3



34 CANTO

ZCII

Vuole Aquilante,uole il re cbe mille

S(razi ne sieDO faiii; ma Gri 3ne^

(Percb6on osa dir sol d'Orrigille)AiruDo e airaltrovuol che si perdoae.

Disse assaicose, e molto ben ordille:

Fuglirispostbor per coDclusione.

Mariano ^ disegnaton mano al boia^

Ch'abbia a scoparlo,non peroche moia.

xcm

Legarlo fanno, non tra'fiori Terba,

per tutto scopar

Fahra mattina.

Orrigilleaptivai riserba

Fin che ritornila bella Luoioa^'

Al cui saggio parerc, o lieve o acerba,

Rinietton qneisignora disciplina.

Quivistetie Aquilantericrearsi

Fin che 1 fratelfa sano e polfcrmarsi.

xcnr

Be

Norandin,che temperato e saggioDivenuto era dopoon tanto errore,

Non potea non aver sempre ilcoraggio

Di peditenziaieno e*di dolore,

D'aver fattoa colui danno et oltraggio^

Che degnodi mtercede era e d'onore;

Si che di e nolle avea ilpensieroniento

Per farloriinaner di se conienlo.



DECIMOTTAVO 35

E staiui Del pubblicoQD8{ eUo

Delia cittk,i tanla iDgiuriaea,

Con quellaaggiorgloriah'a perfettoCavalierper uq re dar si potea,

Di rendergliuelpremioch'intercetto

CoQ tanto ingaanoiltraditorglivea:

per cio fe'bandir per quelpaese

Che fariaun' altragiostraodiad uu mese

XCVI

Di ch'apparecchioa tanto solenne,

Quanto a pomparealpossibilia:

Onde la Fama con velocipenne

Porto la nuova per tutta Soria;

t in Feoicaa e in Palestinavenne,

tanto, ch*ad Astolfo ne di^ spia,

IIqualcol vicer^ deliberosse

Cbe quellaiostraenza lor non fosse.

Per

guerrieraloroso e di

grannome

La vera istoriaSansonetto vanta.

Gli di^ battesmo Orlando, Carlo (comeVho detto)govern ar la Terra Santa.

Astolfo con costui levb le some

Per riirovarsiove la fama canta,

Si che d'intorno n ha pienaogniorecchta,

Ch'in Damasco la giostra'appareccbia.



36 CANTO

/ xcfm

Or cavaloando per quelleoatrade

Con non luDghilaggi,giatileDti,

Per ritrovarsifreschialiaciitade

Poi di Damasco ildi de'torniamenti,

Scontraro in una croce di due strade

Persona ch'al vestiree a'movimenli

Avea sembianza d'uomo, e femmin'era,

Nelle battagliemaravigliaiera.

xaz

Lia vergiuearfisa si nomava,

Di talvalor,he con la spadain mano

Fece piuvolteal gran signori Brava

Sudar la fronte, a queldi Montalbano;

E 1 dl e la notte armata sempre andava

Diqua 9

di la cercando in mobte e in piano

Con cavalierierrantiriscontrarsi,

t immortale e gloriosaarsi.

c

Gom'ella vide Astolfo e

Sansonetto,Gh'appressoe venian con Farme indosso,

Prodi guerriere parvero alFaspetto;

Gh'erano ambeduo grandi di buono osso:

E perch i provarsivria diletto,

Per isfidarlivea ildestriergikniosso;

Qnapdo,affissandoToQchio piuvicino,

Conosciuto ebbe ilduca paladino.



38 CANTO

av

E poidie '1nuovo sol lucido e chiaro

Per lutto sparsibbe i fulgentaggi,

La bella donna e iduo

guerrier'armaro^Mandato avendo alia ciliamessaggi

Che, come tempo fu,lor rapportaro

Che,per veder spezzar frassini faggi,

Re Norandino era venuto al loco

Ch'avea constituitoal fierogioco.

cv

Senza pii indugioliacittane vanno,

E per la via maestra aliagran piazza,

Dove aspettandol real segno stanno

Quincie quindiguerrieri buona razza

I premiche quelgiornosidaranno

A chi vince,ituno stocco et una mazza

Guerniti riccaroente,un destrier,uale

Sia convenevol dono a un signorale.

cti

Avendo Norandin fermo nel core

Che, come ilprimopregio,lsecondo anco*,

d'ambedue le giostrelsommo onore*

Si debba guadagnarrifone ilbianco j

Per dargliutto quelch'uom di valore

Dovrebbe aver, n^ debbe far con manco,

Posto con Farme in questoultimo pregio

Ha stocco e mazza e destriermolto egregio#



DECIMOTTAVO 39

L'arme clienellaglostraaltadianzi,

Si doveano a GrifoQ che '1tutto viase,

cheusurpate

aveacon

tristiavanzi

Martaoo che Grifone esser sifiose,

Quivisi face il re pendereinnaQzi,

E ilben gueraitotocco a quelleiase,

E la mazza alFarcion del destriermesse,

Perch6 Grifoo Tun pregio rallro avesse.

cvm

Ma che sua ioieuzion avesse efietto

Vietb quellaaguanimaguerriera,

Che COD Astolfo e col baoa Sansonetto

Iq piazzauovameate venuta era.

Cosiei,edendo rarme ch'io v'ho deito,Subito n'ebbe coaosceaza vera;

Perb che giasue furo, Tebbe care

Quantosi suol le cose ottime e rare;

Bea che Tavea lasciatein su la strada

A quellaoltache le fur d'impaccio,

Quando per riaver sua buona spada

Correa dietro a Brunei degnodi laccio.

Questaistorianon credo che m'accada

Altrimenti narrar; perbla taccio.

Da me vi basti intendere a che guisa

Quiviirovasse Tar me sue Marfisa.



4o CANTO

GX

iDtenderete anoor che,come Tebbe

RicoDosciutea manifeste note,

Per altroche sia almondo, uon le avrebbeLasciateun di di sua persona vote.

Se piuteoere un modo o un altrodebbe

Per racquistarle,llapensar non puote;

Ma se gliccosta a un tratto, la manstende^

E senz'altrorispettoe le prende:

en

E per la frettach'ellan*ebbe,vvenne

Ch'altre ne prese, altremandonne in terra.

II re, che troppo offeso se ne tenne,

Con uno sguardool le mosse guerra;

Gh^ 1 popol,he ringiuriaon sostenne.

Per vendicarloe lance e spadeafferra,

Non rammentando cio ch'i giorninnauti

Nocqueildar noia ai cavalierierranti.

cm

N^ fra vermigliiori,zzurri e gialli

Vago fanciuUo aliastagionovella,

N^ mai si ritrovo fra suoni e balli

Piu volentieriornata donna e bella,

Che fra strepito'arme e di cavalli,

E frapuQte di lance e di quadrella,

Dove si sparga sangue, e sitljamorte,

Costei sitrovi,ltreognicreder forte.



DBGIMOTTAVO 41

Gxm

Spingei\cavallo,nella tarba sciocca

Con Fasta bassa impetuosa fere;

chi Del coUo e chi nel pettoimbrocca ,

fa COD I'urto or questo or quelcadere:

Poi COD la spadaUDo et nu altrotocca^

fa qualeDza capo rimaDere,

qualOD rotto,e qualpassatoal fiaaco,

qual

del braccio privo, destro o maDCO.

CUT

L'ardito Astolfo e ilforte SaDsonetto,

Ch'aveaD cod leivestitae piastramaglia,

BeD che DOD.veDDer giaper taleeffetto.

Pur, vedeudo attaccata la battaglia,

AbbassaD la visieradell'elmetto,

poila laDciaper quellaauaglia;

t iDdi vaD COD lataglicDtepada

Diqua, di la faceudosi far strada.

err

I cavalierdi uaziou

diverse,Gh'eraDO per giostraruiviidutti,

Vedeodo raruie iu talfuror cod verse,

gliaspettatiiuochia graviutti,

(Gh^la cagioDch'avesse di dolerse

La plebeirata dod sapeaDO tutti,

N^ ch'al re tauta iugiuriaossefatta)

Stavau COD dubbfa meute e stupefatta.



4a CANTO

cxn

Di ch'altri favorir la turba venne,

Gbe tardi poiqoq se ae fa a pentire

Altriy

a cui la citta

piiioq attenQe

Che glisiranieri,ccorse a dipartire;

Altripiiiaggio n man la brigliaeDoe,

Mirando dove qaesto avesse a uscire.

Di quellia Grifone et Aqailante,Che per veadicar Farme aadaro laQaQie.

Gxm

Essi,vedendo ilre che di veneoo

Avea le luciinebriatee rosse,

Et essendo da molti instruttia pieno

Delia cagionhe la discordia mosse,

E parendo Grifon che sua, non meno

Che del re Norandin,Fingiariaosse;

S'avean le lance fattedar con fretta,

E venian fiilminando aliavendetta.

CZTIU

Astolfo d'altra

parte

Rabicano

Yenia spronandotuttiglialtriinnante,

Con I'incantatalanciad'oro in inano,

Ch'al fieroscootro abbatte ognigiostrante.

Feri con essa e lascibsteso al piano

Prima Grifone,poitrovo Aquilante;E dello scndo toccb Torlo a pena,

Che lo gittbiversoin su T arena.



DEGIMOTTAVO 43

CZKE

I cavalierdi pregio di gran prova

Votan le selleionanzi a Sansonetto.

L'uscita dellapiazzalpopoltrova:II re n'arrabbia d'ira e di dispetto.

God la primacorazza e coo la nuova

Marfisa intamo,

e Tuno e Taltro elmetto^

Poi che si vide a tuttidare iltergo,

Vincitrice venia verso I'albergo.

GXX

Astolfo e Sansonetto doq fur lend

A seguitarla,

e seco a ritomarsi

Verso la porta(ch6tutte le genti

Gli davan loco),t al rastrelfermarsi.

AquilaDteGrifon,iroppo doleati

Di vedersi a uno inconlro riversarsi,

Tenean per gran vergogna ilcapo chino,

Ne ardiao venire innanzi a Norandino.

cxn

Presi e montati c'tiannoi lor cavalli,Spronanodielro a gF inimiciin fretta

.

Lisegue ilre con molti suoi vassalli,

Tutti pronti alia morte o aliavendetta.

La sciocca turba grida:dalli,allij

sta lontana e le novelle

aspettaGrifone arrivaove volgeaaa fronte

I tre compagni,t avean presoil ponte.



44 CANTO

A primagiuntastolfo raffigura

Che avea quelleedesime divise,

Aveail

cavallo,vea quellarmaturaCh'ebbe dal dl ch'Orrilfataleuccise.

N^ miratol nb postoglivea cara

Quando in piazza giostrareco simise:

Quiviilconobbe,e salutoUo;poi

Gli domando dellicompagnisuoi;

cxxm

E perch ratto avean queirarme terra,

Portando al re si poca riverenza.

Di suoi compagniilduca d'iDghilterra

Diede a Grifon non falsacoDOScenza:

Deirarme ch'attaccateavean la guerra,

Disse che non n'avea troppa scienza;

Ma perch on Marfisa era venuto,

Dar le volea con Saosonetto aiuto.

ClliV

Quivicon Grifon $tando il

paladino^Yiene Aquilante,lo conosce tosto

Che parlarol fratelTode vicino,

ilvoler cangia,b'era mal disposto.

Giungeanmolti di queidi Norandino^

Ma troppo non ardian venire accosto^

E tanto piu,vedendo i parlamenti,

Stavano cheti,per udire intend.



46 CANTO

cxxTm

Mie sono Tarme, e 'q mezzo della via

Che vien d'Armenia,uq gioraole lasoiai,

Perch^ segairepiemi

cooveDia

Un rubator che m'avea ofiesaassai:

E la mia insegnaestimon ne fia/

Che quisi vede,se Dotizia n'bai;

la mostrb nella corazza impressa,

Ch'era ia tre partina corona fessa.

Gli k ver (risposelre)che mi fur dMe,

Son pochidi,da ua mercataute armeoo}

se voi me Favestedomandate,

L'avreste avute, o Tostre o no che steno;

Ch'avveogah'a Grifoo gi Tbo donate,

Ho tanta fede in lui,che nou di roeuo,

Accio a voi darle avessi auche potuto,

Volentieri ilmio don m'avria reuduto.

CIII

Nod

bisoguaallegar,erfarmi fede

Che vostre sien,he tengan vostra insegaa:

Basti ildirmelo voi,ch^ vi sicrede

Piu ch'a qualaltrotestimonio vegoa.

Che vostre sian vostr'arme si coucede

Alia virtikdi maggiorpremiodegna. . .

^,

Or ve I'abbiate,piiion sicontenda;

GrifoQ maggiorpremioda me prMida/



DECIMOTTAVev 47

CXTXI

GrifoD chepoco a core area quell'rme,

Magran

disio che '1re si satisfaccia,

Glidisse:assai

potetecompeDsarme ,

Se mi fate saper ch'iovi compiacda.

Tra se disse Marfisa : esser quiparmeL'oQor mio in tutto: e con benignafaccia

Voile a Grifon dell^arme esser cortese;

E finalmente in don da luile prese.

cxzzn

Nella ciliacon pace e con amore

Tornaro,ove le festeraddoppiarsi.

Poi la gioslrai fe\di che Tonore

1 pregioansonetto fece darsi;

Ch'Astolfo e i duo fraielli la miglioreDi lor,Marfisa

ynoa volson provarsi,

Cercando,ome amici e buon compagni,

Che Sansonetto ilpregioe guadagni.

CZZXIQ

Statiche sono in gran piacere in festa

Con Norandino otto giornatediece,

Perch^ Tamor di Francia glimolesta^

Che lasciarsenza lor tanto non lece,

Tolgonlicenzia:e Marfisa,he questa

Via disiava,ompagnialor fece.

Marfisa avmo avea lungodisire

Alparagon dei paladinenirej



48 CANTO

ClXUf

E faresperienziae I'eflfetto

Si pareggiavataDta nomiaanza.

Lascia un altroin sua loco

Sansoneuo,Che di Gerusalem regga la stanza.

Or quest inquen an drappelloletto,

Gbe pochiparial mondo ban di possanza ,

Licenziatidal re Norandino,

Yanno a Tripolial mar che v'^ vicino

dXZf

E quivlna caracca ritrovaro^

Che per ponente mercanzie raguna.

Per loro e pelcavdli s'accordaro

Con un yecchio patron ch'era da Luna.

Mostrava d'ogn'ntorno iltempo chiaro^Ch'avrian per molti di buona fortuna.

Sciolserdal llto,vendo aria serena^

E di buon vento ognilor vela piena.

cmn

L'Isola sacra all'amorosa Dea

Diede lor sotto un'ariailprimoporto^

Che non ch'a offendergliuomini sia rea,

Ma stempra ilferro,quivi 1 viver corto:

Cagionn'e un stagno: e certo non dovea

r^aturaa Famagostafarquelorto

D'appressarviostaoza acre e maligna^

Quandoal resto di Ciprok benigna^



DECIMOTTAYO 49

CSStfP

U grave odor che la paludeesala,

NoQ lasciaal legnofartroppo soggiorno.

Quindi uq greco-levantepiegbgoiala^Yolando da man destra a Ciprointomo,

E surse a Pafo, pose in terra scalaj

E i navigantisdr nel litoadomo,

Gbi per merce levar,hi per vedere

La terra d'amor plena di

piacere.Gmvni

Dal mar am miglia sette,a poco a pooo

Si va salendo in verso iloolle ameno.

Mini e cedrie naranci e lauriilloco,

mille akri soavi arbori ban pieno*

SerpiUopersa e rosa e giglicroco

Spargondall'odorifero terreno

Tanta suavita,h' in mar sentire

La h ognivento che da terra spire.

Da

limpidaontana

tutta qaellaPiaggiaigandoa un ruscel fecondo.

Ben sipub dir che siadi Vener bella

n Inogodilettevole giocondo;

Gh^ v'^ ognidonna affiitto,gnidonzella

Piacevol piiih'altrovesia nel mondo:

fa la Dea che tutte ardon d'amore,

Giovani e vecchie,nfinoaU'ultime ore.

Tom. III. 4



5o CANTO

en.

QuiviodoQO ilmedesimo ch'udito

Di Lucioa e dell'Oreo hanao in Soria,

E come di tornare ellaa lAarito

Facea nuovo apparecchion Nicosia.

Quindiilpadrone(essendosispedito,

E spirandouoo vento aliasua via)

L'ancore sarpa, e fa giraraproda

Verso ponente,et ognivela saoda.

Al vento di maestro alzo la nave

Le vele all'orza,t allargossin alto.

Un ponente^libecchio,he soave

Parve ^ principiofin che '1sol stette alto,

E poisi fe'verso la sera grave,

Le leva incontra ilmar con fieroassalto.

Con tantituoni e tanto ardor di lampi,

Che par che 1 cielsi spezzi tutto avvampi

cxlh

Stendon le nnbi un tenebrosovelo,

Che n^ soleapparirascian^ Stella:

Di sotto ilmar, di sopra mnggeilcielo,

II vento d'ogn'intorno,laprocella

Che di pioggiascurissima e di gelo

I navigantiiseri flagella:

E la notte pi iempre si diffonde

Soprar iratee formidabil onde.



DECIMOTTAVO 5i

oiun

I navigaatidimosirare eflfetto

Vanno delFarte in che lodatisono:

Chi discorrefischiandocol

fraschetto^E quaQto ban gliallria far,ostra colsaono;

Chi Tancore appareccbiaa rispetto,

cbi al mainare e cbi aliascolta h buoao}

Gbi 1 litnone,bi Tarbore assicara,

Cbi la copertadi sgombrarea cura.

CXttV

Crebbe iltempo crudel tdtta k nolle,

Galigiaosapidscura cb^iaferno:

Tienper Tallo ilpadrone,ve men rotte

Grede I'onde trovar drittoilgovemo;

E volu ad or ad or contra le botte

Del mar la proda, deirorribilverno,

NoQ senza speme mai cbe,come aggiorni,

Gessi fortuna,piiiplacabilorni. ^

catLv

Non cessa e non si

placa,piiiarore

Mostra nel giorno,e pur giorno questo,

Gbe si conosce al numerar delFore,

NoQ cbe per lame giasia manifesto.

Or con minor speranza e piutimore

Si da in poterdel vento ilpadronmesto:

Yolta la poppa alFonde, il mar crudele

Scorrendo se ne va con umil vele.

\



52 CANTO

GKLYI

Meotre fortana id mar questiravaglia,

NoQ lasciaaco posar qaegliltiiia terra,

Che son in Francia,ve s'uccide e tagliaCoi saraciniilpopold'Inghilterra.

QuiviRiaaldo assale,pre e sbaraglia

Le schiereavverse, e le bandiere atterra.

Diss di luiyche 1 suo destrierBaiardo

Mosso avea contra a Dardinel

gagliardo.GXLfn

Vide Rinaldo ilsegno del qnartiero,

Di che snperbora ilfiglinol'Almonte;

E lo stimb gagliardobuon gnerriero,

Che concorrer d'insegnajrdiaol conte.

Yenne piiippresso, e gliarea piiiero,

Gh'avea d'intorno nomini uccisia monte.

Megliohjgridb,he primaio svellae spenga

Qnestomal germe, che maggiordivenga

GXLvni

Dovnnqneilvisodrizza il

paladino,Levasi ognuno, e glidk largatrada;

N^ men sgombrailfedel che 1 saracino:

SI reveritah la famosa spada

Rinaldo,uor che Dardinel meschino,

Non vede alcuno, luiseguiron badaj

Grida: fanciullo,ran brigatidiede

Chi tilascibdi questoscudo erede.



54 CANTO

cLn

Rise Rinaldo, disse: io vo'iu senta^

S'io so megliodi te trovar la vena.

SproDa,ea an tempo aldestrierlabrigliallenta d'uQa puDta con tal forza mena,

D'una panta ch'al peitogliappresenta,

Che glila fa apparirietroaliaschiena

Quellatrasse^al tortiar,Taltna colsangue:

Di sellailcorpo

asci freddo et

esangue

cun

Come purpureo fiorlanguendouore,

Che 1 vomere al passar tagliatoassa;

O come carco di superchiomore

II papaver neU'orto ilcapo abbassa:

Cosi,giiiella facciaognicolore

Cadendo Dardlnel di vitaj)assa;

Passa di vita, fa passar con lui

L'ardire e la vinixdi tuttii sui.

CUV

QualsoglioDacqueper umano ingegnoStare ingorgatelcana volta e chiuse,

Che qaandoIbr vien poirotto ilsostegno,

Cascano, van con gran ramor diffbse;

Tal gliAfrican ch'avean qualcheitegno,

Mentre virtu lor Dardinello infuse,Ne vanno or spariin questa parte e in quella^

Che Than veduto Uscir morto di sella.



DECIMOTTAVO 55

Gbi vuol faggir,inaldo faggirassa,

t attende a cacciarchi vitolstar saldo

Si cade ovuDque Ariodante passa,Che molto va queldi presso a Rinaldo.

AltriLionetto,ltriZerbin fracassa,

A gara ognuno a far gran prove caldo.

Carlo fa il suo dover,lo fa OHviero,

Turpinoe Guide e Salamone e

Ug^ero.CLTI

I Mori fur quelgiomoin gran periglio

Che 'q Paganiaon lie torilasse testa;

Ma 1 saggioe di Spaguada di pigHo,.

se ne va con quelche in man glieBta.

Restar in dannb den miglioronsiglio^

Che tuttii denar perdere la vesta :

Megliok ritrarsie salVarqualchecbiera,

Che,stando,sser cagionhe 4 tutto pera.

GLVn

Verso glialloggiamentisegnlinvia,Ch'eran serratid'arginedi fossa,

Con Stordilan,ol re d'Andologia,

Col Portughesen una squadrarossa

M anda a pregar ilre di Barbaria

Che sicerchi ritrar

meglioche

possa; se quelgiomola persona e 1 loco

Potra salvar,on avra fattopoco.



56 CANTO

cxTin

Quelre che si tenea spacciatoal tatto^

Nh mai credea piiiiveder Biserta,

Che con viso ^ orribilee sibratto

Unqaanconon avea fortana esperta,

S'allegrbhe Marsilio avea ri^utto

Parte del campo ia sicarezza certa:

t a ritrarsicominoib, a dar volta

AUe bandiere,fe'onar raccolta.

cux

Ma la piiiartedella gente rotta

N^ tromba n^ tambur n^ segno ascolta:

Tanta fa la viltk,anta la dottay

Gh'in Senna se ne vide affbgarolta.

II re Agramantevuol ridur la frotta

Seco ha Sobrino, van scorrendo in volta;

E con lor s'affaticagnibuon daca,

Che nei riparilcampo si riduca

CLX

Ma n^ ilre,

n^

Sobrin,n^ dnca alcuno

Con prieghi,on minacce,on affitnno

Ritrarpub illerzo, non ch'io dica ognuno,

Dove rinsegneal seguiteanno.

Morti o fuggitie son dna, per uno

Che ne rimane,e quelon senza datino:

Fe^itoh chi di dietro e chi davanti,

Ma travagliatilassituttiquantl.



DEGIMOTTAYO 5

E con gran tema findentro alleporta

Dei ford alloggiamentibbon la caocia:

Et era lorquellu(^oanco mal forte,Con ogniprovvederhe vi sifaccia,

(Gh^ben pigliarel crin la buona sorte

Carlo sapea, quandovolgeaa iacoia)

Se non venia la notte tenebrosa,

Che stacob ilfatto,t acquetbognioosa;

cLzn

Dal Creator accelerataorse,

Che della sua fittturabbe pietade.

Ondeggiblsangne per campagna, e corse

Come un gran fiume, dilagbe strade*

Ottantamila corpinumerorse,

Che fur queldi messi perfildi spade.

Yillanie lupiscirpoidelle grotte

A dispogliarglia devorar la hotte.

cxxm

Carlo non toma

piudentro alia

terra,Ma contra gl'inimicifuor s'accampa,

Et in assediole lor tende serra^

Et altie spessiuochi iutorno avvampa*

II pagansiprovvede,cava terra,

Fossi e riparibastionistampa:

Ya rivedendo,tienle guardieeste,

N^ tutta notte mai Tarme sisveste.



DECIMOTTAVO Sq

XXTH

Erano qaestiuo sopra i ripari

Con mold altria guardarglialloggiamenti,

Quando la notte fra distanziepariMirava ildel con gliocchi sonaolenti.

Medoro quivin tuttii suoi parlari

Non pub far che '1signoruo nou rammenti,

Dardiuello d'Almonte,e che nou piagna

Che restisenza ouor nella campagna.

CUVUi

Volto al compagno, disse: o Cloridano,

lo Don tiposso dir quanlo m'inoresca

Del mio signor,he sia riraaso al piano,

Per lupi corbi,oim^ troppo degna ca

Pensando come sempre mi fu umano,

Mi par che quandoancor questaanima esca

In oDor di sua fama,io non compensi

N sciolgaerso luigliobblighimmensi.

GLznc

Iovogliondar,percb^on

sia

insepultoIn mezzo aliacampagna, a ritrovarlo;

E forseDio vorra ch'io vada occuko

La dove tace ilcampo del re Carlo.

Tu rimarrai;h^ quandoin del sia sculto

Ch'io vi debba morir,potraiarrarlo:

Che se fortuna vielasibeli'opra,

Per fama almeno ilmio buon cor m. sctiopra.



6o CANTO

Sta[Hscelorldan che tanto core,

Tanto amor, tanta fede abbia un fanciullo:

cerca assai,erch gliportaamore,Di fargliuelpeosierorritoe qqUo;

Ma DOQ glival,perch'n sigran dolore

Noa riceve coaforto nk trastullo.

Medoro era dispostodi morire,

O nellatomba ilsao signoroprire.

GLXS

Yeduto che doI piega che doI move,

Gloridaa glirispoode:verrb anch'io,

Anch'io vo' pormia si lodevol prove,

Anch'io famosa morte amo e disio.

Qual cosa sara mai che pliii giove,

S'io reslo seixza te, Medoro mio?

Morir teco con Tarme ^ megliomolto,

Che poidi duol,s'avviea che mi siitolto.

Gosi disposti,essero in

quelloco

Le successiveguardie,se ne vanno.

Lascian fossee steccati,

e dopo poco

Tra' Qostrison, che senza cura stanno.

II campo dorme,e tutto h spento ilfuoco,

Perch^ dei saracin

poca

tema hanno

Tra I'arme e carriaggitan roversi,

Nel vin,nel sonno insinoaglicchi immersi.



63 CANTO

GLXXn

Poi se oe viea dove col capo giace

Appoggiatol barileilmiser Grillo:

Avealo voto, e avea credato in pace

Godersi an sonoo placidotranquillo.

TroQCoglilcapo ilsaracinoaudace;

sce col sangue ilvia per uoo spillo^

Di che n'ha io corpo piud'aQa bigoacia;

E di ber sogoa, e Gloridan lo sconcia.

CLXzyii

E preaso a Grillo un greco et un tedesco

Spegoeia dui colpi,ndropono Gonrado,

Che della notte avean godatoal fresco

Gran parte or con la tazza, ora col dado:

Felici,e vegghiarapeano a desco

Fin che dell'Indoilsol passasseilguadoi

Ma non potriaegliomini ildestino,

Se del faturo ognun fosseindovioo.

Gome

impastoeooe in stallapiena,

Ghe lungafame abbia smacrato e asciutto,

Uccide,scanna, mangia^ straziomena,

L'infermo gregge in sna baba condutto;

Gosl ilcrudel pagannel sonno svena

La nostra gente,e fa macel per tutto.

La spadadi Medoro anco non ebe;

Ma sisdegnaerirTignobillebe.



DECIMOTTAVO 63

Yenato era ove ildaca di Labretto

Con una dama sua dormia abbracciato;

TuQ coQ Taltro si tenea sistretto,Che QOQ saria tra lor Taere entrato.

Medoro ad ambi taglialcapo netto.

Oh felicemorire oh dolce fato

Ch^,come erano i corpi, ho cosifede,

Ch'andar Talme abbracciate alialor sede.

Malindo accise e Adralico ilfratello,

Che del coDte di Fiandra erano figli;

E Tuno e Faltro cavaliernovello

Fatto avea Carlo, aggiantoH'arine i gigli,

Perche ilgioraomendai d'ostilraacello

Con glitocchitornar vide vermigli:

E terre in Frisa avea promesso loro,

E date avria,a lo vietb Medoro.

CLXDQ

GUinsidiosi ferrieran viciniAi padiglionihe tiraroin volta

Al padiglioni Carlo i paladini,

Facendo ognnnla guardiaa sua volta;

Quando daU'empiatragei saracini

Trasson le spade, diero a tempo volta;

Ch'irapossibilor par, tra sigran torma

Che non s'abbia a trovar un che non dorma.



64 CANTO

E ben the possan girdi predacarcfai.

Salviapur se, ch'e{anno assaiguadagoo.

Ove piiirede aver stcarii varchiVa Gloridano,dietro ha ilsuo compagno.

YengoQ nel campo ove fraspadet archi

scudi e lance,ia uq vermigliotagno

Giaccion poveri riccbi,re e vassalli^

sozzopra

con gliuombi I cavalli.i.

GLUUU

Quividei corpi Forrida mistura,

Che plenavea la gran campagna i3lorno^

Potea farvaneggiara fedel cura

Dei duo compagniinsino al fardel giorno^

Se non traea fuor d*una nube oscura,

A prieghii Medor,la luna ilcorno.

Medoro in cieldivotamente fisse

Verso la luna gliocchi^ cosidisse:

O santa

Dea,che

daglintichinostri

Debitamente seidetta triforme;

Cb'in cieloyn terra e nell'nferno mostri

L'alta bellezza tua sptto piiiorme,

E nelleselve,i fere e di mostri

Yai cacciatriceseguitandoorme,

Mostrami ove 1 mio re giacciaratanti^

Cbe vivendo imito tuoi studisanti.



66 CANTO

cuxxvni

YaoDO afirettaDdoi paasiuaoto poDoo^

Sotto Famau soma cbd griogombra*

giavenia chi dellaioce h doniK)Le stelle tor del del,di terra Tombra;

QuandoZerbino, cai del pettoilsodqo

L'alta virtude,ve k bisogao,gombra,

Gacciato avendo tutu notte i Mori,

Al

campo

si traea oei primialbori.

E seco alquaotiavalieriavea,

Che videro da luDgei dui compagni.

Giascuno a quellaarte si traea,

Sperandovirovar predee guadagni.

Frate,bisogna,loridaa dicea,

Gittar la soma, e dare opra ai calcagai;

Gh6 sarebbe pensieroh iroppo accorto

Perder duo vivi per salvar ud tnorto.

E

gitlblcarco, perch6

si

pehsavaGhe 1 suo Medoro ilsimilfar dovesse:

Ma quelmeschin che 1 sao siguorpiuamava,

Soprale spalleu^ tatto lo reBse.

L'altro con molta frettase n'andava,

Gome Famico a paro o dietro avesse:

Se sapea di lasciarlo quellaorte,

Mille aspettateavria,oq ch'una morte.

. Digitizedy VjOOQIC



DECIMOTTAVO 67

Quelcavalier^on aoimo diaposto

Che quest a render s'abbino o a morire,

Chiqua 9

chi la sispargono,

et ban tosto

Preso ogoipasso onde sipossa uscire.

Da loro ilcapitanoco discosto,

Pi idegliltrih sollecito seguire;

Gh'iQ talguisaedendoli temere,

Certo h che sian dellenimiche schiere

GX3II

Era a queltempo i?i una selva antica,

D*ombrose piantespessae di virgulti,

Che, come labirinto,ntro s'intrica

Di stretticallie sol da bestieculti.

Sperand'averlai duo pagan si arnica,

Ch'abbia a tenerlientro a' suoi rami occulti.

Ma chi del Canto mio pigliailetto,

Un'altra voltaad ascoltarloaspetio.



70 CANTO

IT

Se, come JL visOysi mostrasse ilcore^

Tal faelkcorte- grande gliadiripreme^

E talh ID poca gratial suo sigDore,Che la lor sorte muteriano iDsieme

Questounlildiverril tosto 3 inaggtore;

Stariaquelgraadeinfra le tarbe estreme.

Ma torniamo a Medor fedele e grato,

Che 'n vitae in ildtte'baii

Âpsignoreamato.m

Gercando gianel ^fiintrteatoctHe

IIgiovinenfelic6cfialvarî^ .

Ma ilgrave peso cVavea suitespalte,

Gli faceg^,\^$cirqttjiparlilicarsi.,

*

Non cojg^Qê il.p^êse^^Qvi^faflej

E tornar aJe^îpiM9 ioTilupparsj.'

.

Luugida lQi^tnttQâb3|Cttfo('W45/1.,.;

L'altrOyh'avea la spallaii ieggiera.

Gloridans' Hd^tldcte rion sehW

'

Di chi segue lb istrepifo$1 i*Uiii M e)

Ma quandbda Metdor ^ visde*dSêtal^, 1

GH pare aver^ lasdaio a dlfet^ro1deleft.

Deh, come fur di iea,itiegUgetttBy

Deh,come fitiil i tt^îtô

fiidr ,Che senza te,Medor, quiiWiritrassi/

N^ sappiaquandoo dove io tiIdsoiaissi



DEGIMONONO 71

Cosi diceDdo .nallaoita via

Deiriotricataselvasi ricaccif;

Et onde ^ra veoutb si ravvia,

E torna di sua 3Eiiof*ten ^^ I4traccia^

Ode i cavallie i gyidiluttavia,

E la nimica ydce che mitia^ci^^

Air ultimo ode il sue JVf^doro,y^de

Che tra mold 9 C^valloh solo,piede.

Ceoio a cavallo,.gU ott tottiioiorooj

Zerbin comand* e gridaplê$ta.preso :

L'infelicesâggiraou'un toroo,

E quanto puo aitienld^ lOrdifeso,

Or dietroquercia,;Orlr QjOr/4ggiiO,or^rao

Ne si discosfamat d4 carQ f|e$o^

L'ha ripoaatblfin^suTeffea qodixdp ,.

Reggernol puole^ e g\ia ipU*oo errîfido:,

w

Gome oiîiieberalpestre.c^pciaiLOrej.

Nella pietrostaaa assalitabbia,

Sia sopra i figlion iocertocpte, j ;

E freme iu suono di piet^ di irabbia:.j

Ira la 'nvitae natural furore '

,

A

spiegarugnee a

insanguinare labbia

jAmor la 'ntenerisce,la rilira

A riguardarei figlin messzo Vira.



72 CANTO

vm

Gloridao he non sa comeraiuii,

E ch'esservuole a morir seco'ancora,

Manon ch'in morte primailviver tnuti,

Che via non trovi ov6 piii'nn ne moraj

Mette su Farco en de' suoi straliacuti^

E nascoso con quelsi ben lavora,

Che fora ad uno Scotlo le cervella,

senza vitailfa cad6r di sella.

it

Volgonsiuttiglialiriaquellaanda^

Ond'era nscito iloalamo omidda.

Intanto un altroilsaracin ne manda,

Perch^ 1 secdndb a lato al primeuccida;

Che mentre ittfretta qoestoe a queldomanda

Chi tiratoabbia FaWo, e foriegrida,

Lo stralearriva,glipassa la gola^

E glitagliaelmez2d laparola, ^

Or Zerbin,ch'era il

capitanoore,Non pote a questo aver piApazienza:

Con ira e con furof vcnrie a Medoro^

Dicendo: ne faraitu pe^itenza.

Stese la mano in qaellahioma d'oro/

E strascinollo se con viol^nza:

Ma come gliocchi a quelbel volto mise,

Gli ne venne pietade,non Tuccise.



74 CANTO

irr

E se ne sdegnbn guisa se ne dolse,

Che disse:inveDdicato giknon fia;

E pleodi mal talentosi rivolse

Al cavalierche fe'rimpresaia:

Ma quelprese vaDtaggio,se gliiolse

Dioanzi in un momento, e fuggivia.

CloridaD,he Medor vede per terra,

Salta del bosco a discopertaaerra:

xr

E gettaTarco, tuito piendi rabbia

Tra glinimici ilferro iDtorno gira,

Piu per morir che per pensierh'eglibbia

Di farvendetta che pareggiira.

^Del proprioangue rosseggiara sabbia

Fra tante spade, al fin venir simira;

E toltoche si sente ognipotere,

Si lasciaa canto at sac Medor cadere.

XVI

SeguongliScolti ove la guidaloroPer Talta selva altodisdegnoena,Poi che lasciaioha Tuno e Faltro Moro,

L'un morto in tutto,e Taltro vivo a pena.

Giacqaeran pezzo ilgiovineMedoro,

Spicciandol

sangue

da si

largaena,Che di sua vita a)On saria venuto,

Se non sopravveniahi glidi^ aiuto



DECIMONONO 7S

xm

Gil sopraweime a caso UDa doAzella,

Avvolta in pastoralet umil veste.

Ma di realpresen2ia,in visobella^D'alie maniere e accortamente oneste.

Tanto k ch'io noa ne dissipiunovella^

Gh'a penariconoscer la dovreste:

Questa,e non sapete,Angelicara,

Delgran

Can del Gatai lafiglialtiera.

XflB

Poi che '1suo anelioAngelicaiebbe y

Di che Brunei I'avea tenuta privay

In tanto fasto,n tanto orgogliorebbe^

Ch'esser pareaditutto 1 mondo schiva^

Se ne va sola, non sidegnerebbe

Compagnb aver qualpiufamoso viva:

Si sdegna rimembrar che giasuo amante

Abbia Orlando nomato o Sacripaote.

JXJi

E sopra c^n'aliroerrorvia

piupentitaEra dd ben che giaa Rinaldo volse,

Troppoparendolessersiavvilita,

Ch'a riguardaribasso glioccbi volse.

Tani'arroganziavendo Amor sentita,

Piu lungamenteomportar non volse;

Dove giaceaedor si pose al varco,

E Taspettb,osio lo slraleall'arco.



76 CANTO

XX

QuandoAngelicaide ilgiovinetto

Languirferitossaivicioo a moite,

Che del suo re cfaegi^ceaenza tetto.

Pillche del propriomal^si dolea forte;

Insolltapietadeo mezzo al petto

Si senii entrar per jdisusateporte,

Che le fe'ilduro cor tenero e molle,

E

piu qaandoilsuo caso egliarrolle.

xn

rivocando alianiemoria Farte

Ch'io India iniparbikdi chirogia,

(Gh par che questo studio in quellaarte

Nobile e degnoe di gran laude sia;

senza molto rivoltardi carte,

Che 1 patreai figlireditarioildia)

Si disposeperar con succo d'erbe,

Gh'a piumatara vita lo riserbe.

xxn

ricordossihe passandovea

Veduta un'erba in una piaggiamenia;

Fosse dittamo, fossepanacea,

O noQ so qualdi talefiettopiena^

Ghe stagna ilsangue, e deilapiagarea,

Leva

ognispasmoe perigliosa

ena.La trovo non lontana,quellaolta,

Dove lasciatoavea Medor,di^ volta.



78 CANTO

xxn

Hh fiiQche Dol tornasse in saoitade,

Volea partir:osi di luife'stima:

Tanto sh ioteneridelta

pietadeChe n'ebbe^ome in terra ilvide prima.

Poi vistonei costumi e la beltade,

Roder siseotiilcor d'ascosa lima;

Roder si send ilcore, e a poco a poco

Tutto infiammato d'amoroso faoco.

Ufll

Stava ilpastorein assaibaona e bella

Stanza,el bosco infradao monti piatta,

Con la moglie coi figli;t avea qnellaTutta di nuovo e poco innanzi fatta.

Quivia Medoro fu per la donzella

La piagain breve a sanit^ ritratta

Ma in minor tempo si sentlmaggiore

Piagadi questaaver ellanel core.

xsfm

Assai piiiargapiaga piuprofonda

Nel cor sent da non veduto strale,

Che da' begliccbi e dalla testitbionda

Di Medoro avventb Tarcier c'ha Tale.

Arder si sente, e sempre ilfaoco abbonda,

piiiura Taltruiche 1 proprioale.

Di se non cura; e non h ad altrointenta

Gh'a risanarcbi leifere e tormenta..



DECIMONONO 79

XJOX

La sua piagapius'apre piuincrudisce^

QuantopiuTahra si ristriugesalda.

IIgioviaei sana : ellalauguisceDi nuova febbre,r agghiacciatar calda.

Di giorooa gioruou lui beltafiorisce;

La misera sistrugge, come falda

Struggeri neve iotempestivauole,

Gh'iu loco

apricobbia

scoperta

ilsole.

Se di disionon vuol morir,bisogua

Gbe seoza iodugiollaae stessa aiti:

E bea lepar che di quelch'essa agogaa,

Non sia tempo aspettarch'altrila nviti.

Dunque,rotto ognifreno di vergogna.

La linguabbe non men che gliocchi ardlti;

E di quelcolpodomando mercede,

Ghe^forse non sapendo,sso le diede.

xzaa

O conte Orlandp,o re di

Gircassia,Vostra inclitavirtu,ite,he giova?

Vostro altoonor, dite,n che prezzosia?

O che merce vostro servir ritrova?

Mostratemi una sola cortesia,

Ghe mai costei v'usasse,vecchia 6 nova,

Per ricompensaguiderdonemerto *

Di quanto avete giaper leisofferto.



8o CANTO

Oh^ se potessiitomar mai vivd^

Qaanto tiparriauro,o re AgricaDe

Che giamostrb costeisi averti

aschivo

GoQ repulserudeli et iaumane.

0 Ferrau, mille altrich*io noa scrivo,

Ch'avete fattomille prove vaa|

Per questaingrata uanto aspro vl fora

S'a costu in braccio vol la vedeste oral

xzzm

AngelicaMedor la primarosa

Coglierascio,on aocor tocca innaDte:

N^ persona fu mai siawenturosa

Ch'in quelgiardinotesse por le piante

Per adombrar,per ouestar la cosa,

Si celebrb con cerimonie sante

II matrimonio,ch'auspicebbe Amore,

E pronubala mogliedel pastore .

xznv '\

Fei^sile nozze sotto all'mniltetto

Le piusolenni che vi potean farsi;

pill'un mese poistero a diletto

1 dub tranquillimanti a ricrearsi.

Piu lungeon vedea del giovinetto

La donna,ne di luipotea saziarsi:

Ne, per mai sempre penderglial colio,

II suo disirsentiadi luisatollo.



DECIMONONO 8i

XXXT

Se stava aH'ombra, o Be del tetto usciva^

Avea di e DOtte ilbel giovine latb:

MattiDO e sera or questaor qaellaiv?Cercando aDdava, qualcbeerde prato:

Nel mezzogiornon aDtro licopriva,

Forse non men di quelcomiiiodo e grato,

Ch'ebber,fuggendoTacque,nea e Dido,

De'lor secretitestimonio fido. '

XZXVI

Fra piaceranti,vunque ua arbor dritio

Vedesse ombrare o foDte o riro puiro,

Vavea spillocoltelsabitd fitto;

Cosi,se v'era alcun sasso men daro.

Et era fuori in mille luoghicriita,

E cosi in casa in akri tantiilmuro^

AngelicaMedoro, in V4irimodi

Legatinsieme di diversinodi.

Poi che le parve aver fattosoggiorno.

Quivipiuch'a baslanza e'disegno,

Di far in India:del Gatai ritoroo^

E Medor coronar del suo belregno .

Portava al braccio un carcbio d'oro ;jdoraio

Di riccbe gemme, in testimonio e segno

Del ben cbe 1 conte Orlnndo le voleaj

E portatogran t^mpo ve Favea.

Tom. UL 6



8 J CANTO

Quel4on6pk Moi^anaa ZUiante

Nel tempo che oel bgo aacoso iltmine;

t es80y poich'alpadreMoDodantePer opra e per Tirtiid'OrlaDdo veoDe^

Lx diede a Orlando: Orlando ch*era amante^

Di porsil braccio ilcerdiiod'or aoatenne^

Avendo disegnatoi donarlo

Alia

reginaua di ch'iovi

parlo.

Non per amor dd paladino,nanto

Perch' era ricoo e d'artliiciogr^o^

Garo avnto Tavea la donna tanto,

Che pii ion sipub aver cosa di pregio.

Se lo aerbb nell'isolael Pianto^

Non so gikdirvi con che pdvilegio,

La dove esposta al niarin mostro nnda

Fu dalla gente inoapitalecroda.

St

Qoivinon sitrorando altramercede,Ch'al buon pastoreet aliamogliedessi,

Che servitiglivea con m gran fede

Dal di che nel sno albergoi for messt:

Levb dal braccio ilcerohio e glilo diede^

Yolse per sno amor che lo tenessi:

Indi salironverso la montagna

Che divide la Francia dallaSpagna.



DECIMONONO 83

DeDtro a Valeoza e deotro itBarcellona

Per qaalcheoroq avean peasatoporsi^

Fin che acoadesse alcana nave' buona,Cbe per

Levante apparecobiasMsciorsi.

Videro 11mar acoprirotto a Girona

Nello smontar gihdei ttbtttanidorsi;

costeggiandoman sinistraillito,

A Barcellonaandar

pelcammin trito.

Ma non vi ginnserrimach'un nom pazzo

Giacer trovaro in su Testreme arene,

Cbe, come porco,di loto e di guazzo

Tnito era brntto, volto e pettoe scbiene.

Gostui siscaglibor,ome cagnazzo

Cb* assalirforestiersuUto viene;

di^ lor noia, fa per far lor scorno.

Ma di Marfisaa ricontarviomo.

not

Di Marfisa, Astolfo,'Aqailante,Di Grifone e degliltriio vi vo'dire,

Cbe travagliati,con la morte innante

Mai si poteano incontra il mar scbermire,

Gb^ sempre pii iuperba piiirrogante

Grescea fortnna le minaccie e Tire; giadarato era tre di lo sdegno,

N^ di placarsincor mostrava segno.



84 CAJiTO

Gastelloe ballador spezza e fracassa

L'oDda nimica e '1vento ognor piufiero:

Se parterittailverno pur ne lassa,La taglla,dona al mar tutta ilnocchiero.

Chi sta col capo chiuo in una cassa

Sa la carta appuntandolsuo aentiero

A lume di laDterna piccolina,

E chi col torchio

giunellasentioa.

ILT

Uq sotto poppe ,nn aliro souo prora

Si tiene ioDanzi Toriaol da polve;

toma a rivedere ognimezz'ora

QuaDto h giacorso et a che via si volve.

Indi ciascuQ coq la sua carta fuora

A mezza nave il suo parer risolve,

La dove a uu tempo i mariuari tutti

Sooo a coDsIglioal padronridutti*

3U.VI

Chi dice: sopra Limissb veuuti

Siamo,per quelch'iotrovo alleseccagne;

Chi: di Tripolippresso i sassiaculi,

Dove ilmar le piiiolte i legnifragne.

Chi dice: siamo in Sataliaperduti,

Per cui

piud'un uocchier

sospirapiague:Ciascuu secondo ilparer suo argomenta ,

Ma tuttiugualtimor preme e sgomenta .



DECIMONONO 87

un

Rlmedio a qoestoilboon noochier ikrova^

Cbe comanda gittarer poppa apere,

E caluma la gomoDa, efa

provaDi dao teraidel oorao riteoere.

QuestocoQsigliOypH iatigarioiova

Di chi avea acceso in prodale kuniere;

Qaestoillegnosalvb,be periafme,

E fe*ch'in altomar aicaro corae.

tif

Nel gcJfoi Laiazzo in ver Swia

Soprauna gran citt4u txofb aorto,

E 81 viciao al lito,be acopria

L'uQO e I'akro castelcbe aerra ilporto

Gome ilpadrons'accorsedella Tia

Cbe iUo avea, ritornbin viao amorio;

Gb^ nh porto ptgliarniviotea,

N stare in alto,h fuggirotea*

N^ potea atare in alto,h fuggire,

Gb^ gliarbori e Tantenne avea perdnte:

Eran tavolee travt pelferire

Del mar adracite,acere e abauiue*

E 1 pigCarorto era nn voler morire,

O perpetoo l^arain aervitntej

Gh^ riman aerva ognipensboa,morta,

Ghe qoivirore o riafortttnaporu.

N /



88 CANTO^

E 'Istare in dabbio era cod graa perigHo

Che DOQ salissergemidelli terra'

CoQ

legQirniati,l

suodesfion

di piglia,.Mai alio a star.auljnar, qoq cVa iaFgueilra^

Meat re ilpadcionoa sa pigliarbasiglio^

Fu dofnaodatolda queld liigtiiltwra^

Gbi gliteoeaiairaniiiio505[^o,. ; .-

}

E percb giaqoq avea ilpotto preso. . : ;

vtn

IIpadroDnarn^loiioiie.quelll'riviEi'

Tutta tenean k femmioie ADOiicid^^ .

Di quaiTantlquaeggegoun iahfaririva^.'

la perpetuo tiea aervo o cbe Tuccidfe:..

:i

E questa sortiasolataeote schlva ( .; ^lu [p

Chi nel ,campo dieioiuomiaiiCDaquldey .\'

E poila notte pdb/aissa^iarel{leiu : wiJ

Diece donze]le ofiiD;ca^niaIiJettoJ.)^t;

,

LTIII

E se la prima^mv^gfliivieafitta^:

E noD fomisc la seooDda.poi, i. :i:

. .

Egliviea raorto, eichi d cptt/lnii thatta v..

\

Da zappatore.o da guardtanihuolia-n :* (*'

Se di far Uiinote i'idtroi pftsooauatta^'

Impetralibertafleitiiiliiisiioi; li i;

A se Dpn gia,c'Uaidat^stararilo. : ,i

Di diece donne,eleM diiiOvappttitoi/iM^)^



DEGIMONONO Sg

Non pote udire Aslolfo seaza risa

Delia vicioa teita ilrito straDO.

Sopravvienansooetto,poiMarfisa,Indi Aquilaoteseco ilsuo germano.

II padroQpafimenteor divisa

La causa cbe dal potto iltien lomaoo;

Yoglio,dicea,'chennafoziil mar ni'dflfoghi,

Ch'io seQta mai di servitudei gioghi.

tx

Del parer del padronei ittari ari

tuttigliahri navigantliiro;

Ma Marfisae'^compagnieran contrari,

Gb^ piucbe racqoe llitoavean sicuro.

Via piuilvedersi iotorno iratimari ,

Cbe ceDtomila spaiiera lor duro.

Parea lor questo6 ciascan akro loco

Dov'aniie usar poteaa^daemer poco.

Bramavano- i^uerrierenire a proda

Ma con maggiorbaldanza ildoca inglese;

Cbe sa, come del corno ilrumor s'oda

Sgombrard'inforno si fara ilpaese

Pigliarelporio Tuna parte loda,

I'altrailbiasma,.eono allecomese;

Ma la piufortein guisailpadronstringe^

Gb'al porio^suomal grade,illegnoaplugei



90 CANTO

Gi^,qiundoprimas'erano aliavisu

Delia civLkcradel sol hw fooperti,

Vedato aveano una galea|HrovvktaDi molta ciurma e di ooechim esperti

Yenire al driitoa rilrovarla trista

Nave^confaiadi oooaigliacerti;

Che,Talu prora aUe aae po|^ basae

Legandoyuor dell'empbar la traaae.

Entrar od poito rimorobiaodo t a Ibrza

Di remi piiibe per fafordi vele;

Verb che ralteraardi poggia d'ona

Avea levatoilvento lor cmdele.

IntaDto ripigliara dara acoraa

I cavalieri,ilbraiidolor dele;

El alpadronet a daaccm che teme,

NoQ cessan dar con lor confeni apeme.

LOT

Fatto h 1

portoa sembianza d'una Inna,

E girapiiii qnattromigliaotomo:

Seicento passi in bocca,et in ciasoona

Parte una rocca ha nel finirdel corao

Non teme alcnno assaltodi fortuna,

Se non qnandoglivien dal mezsc^iomo.

A guisai teatro ae gliatende

La cittka oerco, e verao ilpoggioaacende.



DECIMONONO 91

VPf

NoQ fiiquivi tosto iilegaosorto,

(GikFavyLso era per tutu laterra)

Che for teimilafemmioe sul portQ

GoQ gliarchiin mano, in abilodi goerra;

per tor 4eUa fogaogoiooafbrto,

Tra Tuna rocca fTaltraU mar si aerra:

Da navi e da tpatene fiirinobioso^

Che tenean

aempre

inatratle cotaluso.

|.XfI

Una che d'anni aliaGuinea d'ApoUo^

Pole nguagliarsialiamadre d'Ettorre,

Fe* chiamare ilpadrone domandollo

Se si volean lasciarla ?itatorre,

O se voleano pur algiogoiloollo,Secondo la co8lum , sottoporre.

Deglidua Funo aveapo a torre;a quivi

Tniti morire, rimaner oiiptivi.

Gli h

vevydicea he s'oom siritrovaase

Tra voi co^ animoso e cosi forte,

Gbe contra diecinostriuomini osasse

Prender battaglia,desse lor la morte,

E far con diece femmioe bastasse

Per una notta ufficiodi consorte;

Eglisi rin^afriarincipeostro,

girvoi ne potreateal cammin vostro.;^



92 CANTO

LXTm

sara in vostro arbitrioilrestar aoco,

Vogliatetuttio parte;ma con patto,

Che chivorra restare,

e restar

franco,Marito sia per diece femmine atto.

Ma qaandoilgaerrierostro possa manco

Dei dieciche glifiannimici a an tratto,

O la seconda prova non fornisca;

Vogliamvoi slateschiavi,gliperisca.

Dove la vecchia ritrovartimore

Credea nei cavalier,rovb baldanza;

Ch^ ciascnn si tenea talferitore,

Che fornir Tuno e Taltro avea speranza:

t a Marfisa non mancava ilcore,

Ben che mal atta aliaseconda danza;

Ma dove non Faitassela natura,

Con la spadasapplirtavamcura.

Al padronfu commessa la risposta

Prima conchiosa per comun consiglio:

Ch'avean chi lor potriai se a lor posta

Nella piazza nel lettofar periglio.

Levan roflfese,t il nocchiers'accosta,

Getta la fune, le fa daV di piglio;

E fa acconciare ilponte, onde i guerrieri

Escono armati, tranno i lor destrieri.



g4 CANTO

Ma COD glialiriesser folse ellasottita.

Or sopra leila sorte id sommat ^ade.

Ella dicea:primaf^bo a por la vita

Che v'abbiate a por voi la liberlade.

Ma questaspada(elorlaspadaaddita

Ghe ciota avea)i dbper aeeortade

Gh*io yi sciorrbtattigFiDtricbil modo

Ghe fe'AlessaDdro ilGrordiaDoDodo.

tXtf

Nod vo'mai pi{lfaeforestiersilagoi

Di questaterrayfio cbe 1 moodo dura.

Gosi disse;dod potero i compagDi

Torle quelcbe le dava sua aweutura.

Duuqueo cb'iu tutto perda, lor guadagni

La liberty,e lasciaoola eura.

Ella di piastrei gnemita maglia,

S*appreseDt6el campo aliabattaglia.

van

Gira UDa piazzal sommo della terra

Di gradi seder attiiDtorao chiusa;

Gbe solamente a giostre,simil guerra^

A cacce, a lotte,dod ad altros'usa:

Quattroporte ba di brouzo,oiide si serra:

Quivila moltitudiuecoofutsa

Dell'armigereemmiDe $itra ^;

E poifu detto a Marfisach'cDtrasse.



DECIMONONO

Entrb Marfisa s'lindeitrierleardo^

Tatto sparso di macchie e di ro telle,

Di piccolapo e d'animoso aguardo,D'andar saperbo di fattezzebelle

Pel maggiore piarago e pidgagliardo,

Di mille che n'avea con briglieaelle,

Scelse in Damasco,e realmente oraollo,

t a Marfisa NoraDdin doaollo.

Da mezzogioraodallaporta d'Aaatro

Eotro Marfisa;noa vi stette guari

Ch'appropinqaarerisoDarpelclaastro

Udi di trombe acuti saoni e chiari:

E vide poidi verso ilfreddo plaostroEatrar nel campo i diecisaoi coDtrari^

n primocavalierch'apparveodante,

Di valertuito ilresto avea sembiante

ixnx

QaelvetiDeIn

piazzaopra an grandeatriero

Che,faor ch'in fronte e nel pi dietro manco

Era,pidche mai corbo,acaro e nero:

Nel pi^e nel capo avea alcan pelobianco.

Del color del cavalloilcavaliero

Vestiio,oleadir che,come manco^

Del cbiaro era Toscnro. era altrettanto

U riso in lai verso Toacuro pianio.



96 CANTO

Dato cbe fa dellabattaglialsegno ,

Nove guerrieraste chinaro a un tratto:

Ma queldal neroebbe il

vantaggioa

sdegno;Si ridrb, di giostrarece atto,

Vuol ch'allelegginnaazi di quelregno,

Ch'alla sua cortesiasia contraflfalto.

Si tra'daparte,e sta a veder le prove

Gh'una sola asta fara contra a nove

Lixn

II destrierh'avea andar tritoe soaye,

Portb airincontro la donzella in frelta,

Che nel corso arrestb laaciasigrave,

Cbe quattrouomini avriano a pena retta.

Uavea pur dianzi al dismontar di nave

Per la piusalda in molte antenne eletta.

II fiersembiante con ch'ellasi mosse,

Mille acceimbiancb,ille cor scossq.

Lxxxn

Aperse,l

primoche

trovb,siil

petlo,Che fora assaiche fosse stato nudo:

.

Gli passba corazza e ilsoprappetto,

Ma primaun ben ferrato e grosso soudo^

Dietro le spallen braccio ilfprroneito

Si vide usdr; tanto fu ilcolpocrudo^

Quelfittonella lanciaa dietrotassa,

sopra gliakri a tutta brigliaassa:



\

DECIMONONO 97

LXXXIII

E diede d'urio a chi veaia secondo,

Et a chi terzosilerribilbona

,

Che rotto nellaschena uscir del mondo

Fe* Tuno e Tahro,e della sellaa un'otta:

Si duro fa rincontro e di talpondo,

Si stretta iDsieme ne venia la frotta.

Ho vedato bombarde a qaellauisa

Le sqaadreprir,he fe'lo sluolMarfisa.

LXXXIV

Sopradi leipiulance rotle furo;

Ma taato a quelliolpillasi mosse,

Quantonel giuoco dellecacce un miiro

Si maova a

colpielle

palierosse.L'usbergouo di tempra era siduro,

Che QOD glipotean contro le percosse^

E per iDcaDto al foco delFinferno

Colto, tempratoalFacquea d'Averno.

Lxxxy

Al fin del campo ildestrierlenne, e volse,E fermb alquanto;in frettapoilo spinse

Incontraglialtri,sbaraglioliisciolse,

E di lor sangae insin alFelsatinse.

AH'ano ilcapo, aU'altroilbracciotolse,

E un altroin

gaisaon la spadacinse,

Che 1 pettoin terra audo col capo et ambe

Le braccia,in sellailventre era e le gamba.

Tom, XII. 7

'

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98 CANTO

uuun

Lo parti)ico,per driltamisura,

Delle coste e deli'aochealleconfioe,

lo fe'rimaner mezza figuraQaaldinanzi aU'imagiaiivine,

Poste d'argeoto,piiii cera para

Son da gentioDtane e da vicine,

Ch'a ringraziarle,sciorre il voto vanno

Delle domaode piech'ottenolo hanno.

Lxxxyn

Ad UDO che faggia,ietrosimise,

N^ fiia mezzo la piazza,he lo giunse;

1 capo e 1 coUo ia modo glidivise,

Che medico mai piiion lo raggiunse.

Iq somma tatti,n dopoTaltro,ccise,O ferisich'ogniigorn'emuDse;

E fa sicara che levar di terra

Mai piuQOQ sipotrianer farlegaerra^

Lzxvni

Stato era ilcavaliersempre ia an canto,

Che la decina in piazzavea condutta;

Per6 che contra un solo andar con tanto

Vantaggiopra gliparve iniquabratta.

Or che per una man torsida canto,

Vide si tosto la compagna tutta.

Per dimostrar che la tardanza fosse

Gortesia stata e non timor,si mosse.



DECIMONONO 99

L3CCX1X

Con man fe'cenno di volere,oDaQti

Che facessealtro,lcuna cosa dire;

QOD peosandon si

virilsembiaatiChe s'avesse una vergiaecoprire,

Le disse:cavaliero,mai di tanti

Esser dei stanco, c hai fattomorire;

s'iovolessi,ihdi qnelche sei,

Slancartiancor, discortesiafarei^

XG

Gbe tiriposiasino al giornoovo,

E doman torni ia campo, ticoocedo.

Non mi fiaonor se teco oggimi provo,

Che travagliatolassoesser ti credo*

IItravagliarn arme non m'h novo,

Hk per 81 poco aliafaticacedo

(Dissearfisa);spero ch'a tuo costo

lo tifarb di questo avveder tosto.

xa

Delia cortese offertati

ringrazio,Ma riposarencor non mi bisogna

ci ayanza del giornoanto spazio,

Ch'a porloutto in ozio e pur vergogna.

Risposelcavalier:fass'iosisazio

D'c^'altraosa che 1 mio core agogna,

Come t'ho in questo da saziar;a vedi

Che non timanchi ildi piuche non credi.



loa CANTO

XCfSff

Le doDDe che gran pezzomirato hanno

GoQtiDuar tante percosse orrende,

E che nei cavaliersegno d*aflfaDQO

E,di staDchezzaancor non sicomprende,

Dei duo miglioruerrierode lor daDoo,

Ghe sien tra quantoilar sua braccia estende.

Par lor che,se noo fosserpiuche fbrti,

Esser dovriaa sol del

travaglioorti.

xdx

Ragionandora se, dicea Marfisa:

Buon fu per me che costui dod si roosse:

Gh'andava a rischiodi resume accisa,

Se dianzi stato coi compagnifosse,

Quando io mi trovo a pena a questa guisa

Di poterglitar contra allepercosse.

Cosi dice Marfisa;tuttavolta

Non resta di menar la spadain volta

G

Buon fu per me (diceauelFaltroncora)Ghe riposar,ostui non ho lasciato;

Difender me ne posso a faticaora

Ghe della primapugna h travagliato.

Se fin al nuovo di facea dimora

A

ripigliarigor,che saria

stato?Ventura ebbi io,quanto pii iossa aversi,

Ghe non volessetor quelch'io glioflersi.



DECIMONONO ia3

a

La batugliaurb fin aliasera,

N^ chi avesse anco ilmeglioera palese:

N^ Tod n^ Taltro piCieaza lumiera

Saputoavria come scbivar rofiese.

GiuDU la notte, all'inclitauerriera

Fa primea dir ilcavaliercortese:

Che farem,poiche con ngualfortnna

N'ha sopraggiuntia notte

importuna?en

Megliomi par che 1 viver tuo prolunghi

Almeno insino a tanto che s'aggiomi.

lo Don posso concederti che aggiuDghi

Faor ch'una nmte picciolai taa giorai

di ci6 che doq gliabbi aver piulunghi

La colpaopra me non vo'che torni:

Tomi pur sopra aliaspietataegge

Del sesso femminil che 1 loco regge.

cm

Se di te duolmi e di quest'ltritnoi,Lo sa coloi che nalla cosa ha oscura.

CoQ tuoi compagnistar meco tu pnoij

GoQ altridoq avrai staDza sicara^

Perch^ la turba a cu' i mariti suoi

Oggiuccisihai,giacontra te congiura.CiascQD di qaesticui dato hai la morte.

Era di diece femmine consorte.



io4 CANTO

Del danno c haa da te ricevufoggi^

Dlsiao novaata femmlae vendetta :

Si che se meco ad albergaroq poggi,Questanotte assalltoesser t'aspetta.

Disse Marfisa: accetto che m'alloggi

GoQ sicurta che doq sia men perfetta

Id te la fede e la boDta del core,

Che sia I'ardiree il

corporalalore:

or

Ma che t'incresca che m'abbi ad uccidere^

Ben tipub increscere aDco del coDtrario.

Fin quinon credo che V abbi da ridere,

Per ch'io sia men di te duro avversario.

O la pugna seguirogli dividere,

O farlaalFuno o all'altroluminario,

Ad ognicenno prouta lu na'avrai,

come et ognivolta che vorrai

CVI

Cos fa differiula tenzone^

Fin che di Gange uscisse ilnuovo albore;

si resto senza conclusione

Chi d'essiduo guerrierosseilmigliore

Ad Aquilanteenne et a.Grifone,

cosi

agliltriilliberal

signore; liprego che (inal nuovo giorno

Piacesse lor di far seco soggiorno.



OEGIMONONO io5

cm

Tenner lo *nvito senza alcnn sospetto

Indi,a splendori bianchi torch ardent,

Tutti saliroov'era un real telto

Plstinton molti adorn alloggiamenti

Stupefattil levarsidelFelmetto,

MIrandosi,estaro i combattenti;

Che 1 cavalier,er qnanto apparea fuora^

Nod eccedeva i diciottoanni ancora.

cvm

Si maravigliaa donzella come

In arme tanto an giovinettoaglia;

Si maravigliaaltro,h'allechiome

S'avvede con chi avea fattobattaglia:

si domandan Tun con Taltro ilnome;

tal debito tosto siragguaglia

Ma come si nomasse ilgiovinetto,

Nell'altroCanto ad ascoltarv'aspetto.



L'

ORLANDO FURIOSO

CANTO riGESIMO

ARGOMENTO

Guidon con glialtri escon dal tristo loco,

E scaccia ognun dAstolfoilfieroorno.

Indi egU da tutta la terra alfocoy

Erra poisol cercando il mondo attomo.

Marfisa per

Gabrina in Francia a

ghcoDa Zerbin tolta^a ltdfa danno e scorno,

E lofa guida di Gabrina fella

Da cui prima notizia ha di Isabella.

JLjedonne

aotiqaeanno mirabil cose

Fatto neirarme e nelle sacre Muse;

E di lor opre belle e gloriose

Gran lame ia tutto ilmoDdo si diffuse.

Arpalice Camilla son famose,

Perch^ in

battagliarano

esperteet use:

Safib e Gorinna perch6furon dotte^

Splendonoillustrimai non veggon notte.



io8 CANTO

n

Le donne son venule in eccellenza

Di ciascun'arte ove hanno posto cura ;

E

qualunqueiristorie

abbia avvertenza,Ne sente ancor la fama non oscara.

Se ilmondo n'e gran tempo stato senza,

Non perbsempre ilmaF influssoduraj

E forse ascosi ban lor debiiionori

Uinvidia, ilnon saper deglicriitori.

m

Ben mi par di veder ch'al secol nostro

Tanta virtu fra belle donne emerga,

Che pub dare opra a carta et ad inchiostro,

Perch6 nei futuri anni sidisperga,

E perche,diose lingue,lmal dir vostro

Con vostra eterna infaroiasi sommerga:

E le lor lode apparirannon guisa,

Che digran lungaavanzeran Marfisa.

IV

Or

pur

toraando a lei, questa

donzella

Al cavalierche Tusb cortesia,

DelFesser suo non niegadar novella,

Quando esso a leivogliaontar chi sia.

Sbrigossiosto del suo debito.ella^

Tanto il nome di lui saper disia.

lo son, disse,arfisa: e fu assaiquesto;

Che sis^ipeaper tutto 1 mondo ilresto^



no CANTO

Feci la prova ancor delledoozelle,

G si n'ho diece a'miei piacerillato;

t aliasceltamia son le

piiielle

^

soQ lepiiiemili questostato.

qaestereggo e tutte Faltre;h'elle

Di se m'hanno goverao e scettro dato:

Cos daranno a qualunqueltroarrida

Fortuna ^y cbe la decina ancida.

DC

I cavalierdomandano a Guidoae^

Gom'ba sipocbiaschi iltenitoro,

s'allamogliebailiiosaggezione.

Gome esse rhan negliltrilochi a loro.

Disse Guidon: piuvolte la cagioneUdita n'ho da poicbe quidimoro;

vi sark,secondo cb'io Tbo udita,

Da me, poicbe v'aggrada,iferita.

z

Al tempo cbe toraar dopoanoi venti

Da Troia i Greci (cb dur6 Fassedio

Dieci, diecialtrida contrariventi

Furo agitatin mar con troppo tedio),

Trovar cbe le lor donne agliormenti

Di tanta absenzia avean preso rimedio:

Tutte s'avean giovenimanti eletti,

Per non siraffireddarolenei letti.

/



YIGBSIMO 111

XI

Lie case lor trovaro i Greci pieoe

Deglialtniifigli;per parer comnae

PerdoQano allemogli;cb^ saa beneChe taoto noa potean viverdigiane.

Ma ai figlieglidaltericonviene

Altrove procacciarsiltrefortune;

Ch^ tollerarnon voglionomariti

Che piiillespese lor sieno notriti.

zn

Sono altriespottiltritenuti occulti

Dalle lor madri, sostenatiin viu.

In vane squadreneich'erano adulti

Feron,chi qua, chi la,tnttipartita

Per altriTarme son, per altriculti

Gli studi e Tarti;ltrila terra trita:

Serve altriin corte, altrik gnardiani gregge,

Gome piace coleiche qua giiiegge.

xm

Parti fra

glikri un

giovinettoiglioDi Glitemnestra,a crudel regina,

Di diciottoanni,fresco come un giglio,

O rosa colta allordi sullaspina.

Questi,rmato un suo legno, dar di piglio

Si pose e a depredarer la marina

In compagniai cento giovinetti

Del tempo suo, per tutta Greda eletti.



nil CANTO

nv

I Gretesi,n queltempo che cacciato

11 crudo Idomeneo del regno aveano^

Eper

assicurarsiilnuovo

stato,D^uomini e d'arme aduQazion faceano^

Fero con buoa stipendloor soldato

Falanto (cbsil giovinediceano);

E lui coQ tutu quelche seco avea,

Poser per guardialiacittaDictea

XV

Fra ceato alme cittacb'erauo in Greta,

Dictea pilliccae piupiacevolra,

Di belledonne et amorose lieta,

Lieta di giochia mattioo a sera;

E com' era ogaitempo coasueta

D'accarezzar la gente forestiera,

Fe'a costor si,che molto non rimase

A farglinco signorellelor case.

Tn

Eran gioveniuttie belliaffatto;

Ghe 1 fiordi Grecia avea Falanto eletto:

Si ch'allebelledonne,al primotratto

Ghe v'apparir,rassero i cor del petto.

Poi che non men che belli,ncora in fatto

Si dimostrar buoni e gagliardilletto;

Si fero ad esse in pochii sigrati,Ghe

sopra ogn'altroben n'erano amati.



VIGESIMO 11$

xra

Finitacbe dâccordo d poila guerra

Per cui stato Falanto era condiitto^' *

E lo stipeiidioilitarsi serra ,

Si che QOQ v'iianQoi gioveninhfmtto,

E per questolasciarvoglioQa terra:

Fan le doone di Greta maggiorlutto,

E percibersan piudtt*ottipiami i

Che se i lorpadrivesson morti drami. / .i^

Dalle lor donne i giovenissîforo, t

Giascan pa* se, di rimaperpregati:

N6 volendo restareêsse coii loro

N'andar lasciando e padri figlifirati, '

Di ricche gemme e di gran somVnaid'oro

Avendo i lor dimesticispbgliati;''

'^^'

Gh^ lapratiqaa tanto secreta'

Ghe non sent la fu^ uomo di Gneia.

\' Wi''

^ /;7

.))

nx

SI fu

propizioFvenio,

A fa I'ora ^ ^^^

Gomnioda:^)chealanto a ftiggirolse, ^ ii(I

Ghe molte miglierano nseiii^fiidra/:v-

Quando del danno '

sno* Greta sid^se

'*

'

*

'

^^

Poi questaspiaggia,nabitataallora, : o: T/

Trascorsi per fortnna liraccolsei.

Qui si posar^, a quisicufitttttJ 'j/

Meglioel funoJor videroîIrottK'

'*

Tom. nr. 8



]i4 CANTO

XX

Questalor fu per diecigiomistanza

Di piacerimorosi talta pieoa.

Ma come spesso arvien che Tabboodaoza'

Seco in cor giovenilastidiomena /

Totti d'accordo fur di restar sanza^

FemmiDeye liberarsidi talpena;

Che non ^ soma da portarsi grave

Gome aver donna quandoa noia s*bavie.

zn

Essi che di guadagno di rapine

Eran bramosi, di dispendioarchi^

Vider ch'a pascer tante concnbine,

D'altroche d'asteavean bisogno d'arcliii;

Si che sole lasciarquile meschine

E se n'andar di lor ricchezze carchi

La dove in Puglian ripaal mar pcftsenio

Gb'edificap4 terra di Tarento*

Le donne che si videro tradite

Dai loro amaoti,in che piiiede siveado,

Restar per alcun di SI sbigottite^

Che statue itnmbte in litoal mar paredno.

Visto poiche da grid da infinite

Lacrime alcun.profitto.nonraeano,

A pensar comindaro e ad aver cura^

Gome aiutarsio tanta lor sciagnra



ii6 CANTO

xm

Di quesu terra a lei dod parvetorsi

^

Che coQobbe fecooda e d'ariasana^

E di limpidiiami aver discorsi,Di selve opaca^ iela piiiartepiana;

Con port efodyove dal mar ricorsi

Per ria fortuna avea la gente estrana,

Ch'or d'Africa portava,era: d'Egitto

Cose diverse e necessarieal vitto.

xxvn

Qui parve a leifermarsi,far vendetta

Del virilsesso cbe le avea si offese:

Vuol ch'ogniav^, che da'veoti astretta

A pigliareoga pprto in sao paese,

A sacco, a sangue^ a fboco al fiu simetta:

N^ della vita a nn sol si sia cortese.

Gosi fa detto, cosi fu concloso,

E fu fattalalegge messa in uso.

xxyni

Gome intbarirariaeDtiano/artnateLe femmine' cot^rean sullamarida

,

Dairimplacabilert nteaguidate,

Che di^ lor legge, si fe^lorregina:

E dellenavi ai Hti lor cacciate,

Faceano iriceiidirribili rapiaa,

Uom non lasciando vivo,che novella

Dar ne pote^ o in qaestaparteo iiiquella



ii8 CANTO

Ad iogrossare^t a figliarppresm

Le donne,indi a temere iQComiuciaro

Che land nasoeriandel viril

sesso,

Che contra lor doq avrian poiriparo;

al fineia man degliomini rimesso

Saria ilgoverno ch'elleavrian si caro:

Si ch'ordinar,entre eran glianni imbelli,

Far siche mai non fosson lor ribelli.

xxxm

Accib 11sesso virllnon le soggioghi,

Uno ognimadre vuol la leggeorrenda,

Che tengaseco; glialtri,lisnffoghi,

O fuor del regnolipermuti venda.

Ne mandano per questoin vari luoghi; a cliigliportadicono che prenda

Femmine^ se a baratto aver ne puote;

Se non, non torni almen con le man vote.

XXXIV

Ne uno ancora alieveria,

se senza

Potesson fare, mantenere ilgregge.

Qnestah quantapiet^,uantaclemenza

Piji ai suoi ch'agliltriusa I'iniquaegge:

Gli altricondannan con ugualsentenza;

solamente in questosicorregge,

Che non vuol che,secondo ilpripiieroso,

Le femmine gliuccidano in confuso.



VIGESIMO 119

ixz?

Se diecio venti o phipersone a un tratiO'

Vi fossergiaDte n carcere eran messe;

d'ana al giorno^ non di piiira tratto

II capo a 8orte,,cbeerirovesse

Nel tempioorrendo ch'Orontea avea fatto,

Dove an altare aliaVendetta eresse:

E dato airan de'dieci ilcrndo ufficip

Per sorte era di farne sacrilicio.

UULVI

Dopo molt'auDi aUe ripeomicide

A dar venne di capo un giovinetto,

La cai stirpecendea dal buono Alcide,

Di gran valor neirarme,Elbanio detto.

Qui preso fa,ch'a pena se d'a wide,

Gome quelche venia seiiza sospetto;

E con gran gaardian stretta partechioso,

Con glialtriera serbato al crudel uso.

xzxvn

Di viso ersl costni hello e giocondo,E di maniere e di costumi oraato,

E di p^rlaridolce e sifacondo,

Ch'un.aspeolentierTavria ascoltato:

Si che,come di cosa rara al mondo,

Dell'essersao fa tosto

rapportatoAd Alessaodra figlia'Orontea,

Che di molt'anni grave anco vivea.



lao CANTO

OroDtea vivea ancora; e gikmaDcate

Tutt'eran Fakre ch'abitarquiprima:

E diece taote e piun'erano nate,

E ia fbrza eran cresciutee in maggiorstima ;

N^ tra diece faciue,he serrate

Stavan par spesso, avean pi i'una lima;

E died cavalierianco avean cura

Bi dare a chi venia fieraavventura.

Alessandraramosa di yedere

II giovinettoh'avea tante lode,

Dalla sua matre in singolariacere

Impetrasi,ch'Elbanio vede et ode:

quandovuol partirne,imanere

Si seme il core ove k chi 1 puoge e rode:

Legarsi sente, e non sa ircontesa;

E al findal suo prigioai trova presa.

XL

Elbanio disse alei:

se

di

pietadeS'avesse,ooDa,quiDoliziaancora,

Come se n'ha per tutt'alirecomrade,

Dovunqae ilvago sol luce e colora;

lo vi oserei,er vostr'alma beltade,

Ch'oguanimo gentili se innamora,

Ghiedervi iu dou la vita mia,che poi

Saria oguor prestoa spenderlaer voi.



VIGESIMO lai

xu

Or quando,oor d'ogniragioa,uiscmo

Privi d'amaDitade i cori umani,

Noa vi domanderb la vitain dono,Gb^ i prieghiiei so ben che sarianvani;

Ma che da cavaliero,tristoo baooo

Gh'io sia,possiorir con Tarme in mani,

E non come dannato per giudicio,

O come animal bruto in sacrificio.

Alessandra gentil,h'nmidi avea

Per lapietkel giovinettorai,

Rispose:ncor che piiirudele e rea

Sia questaterra ch'altrafossemai,

Non concedo perbche quiMedea

Ognifemmina sia,ome tu fai;

E quandoogn'altraosi fosseancora^Me sola di tant'altreo vo' trar faora.

sun

E se benper

a dietroio fossistata

Empia e crudel,ome quisono tante,

Dirposso che suggettoove mostrata

Per me fossepieta,on ebbi avante.

Ma ben sareidi tigreiiirrabbiata,

piiiuro avre'ilcor che di diamante,

Se non m'avesse toltoognidurezza

Tua beltauo valor,oa gentilezza.



133CANTO

Con noQ fosselaleggepiufi rte,

Che coDtra i peregrinisutaita^

Come io noo schivereiconla mia morte

Di ricomprara tua piiiegnavita;

Ma noa h gradoquidi si gran sorte,

Che tipotessedar liberaaita;

quelche chiediancor^ beu che sia pooo.

Difficiletteoer fiain questoloco.

Pur io vedr6 di far che tu TotteDga,

Ch'abbi ianaazi al morir questocoutento;

Ma mi dubito beu che te n'avvenga,

Teuendo ilmorir luogo,piiiormentd.

Soggiuuselbauio: quandoincontra io veoga

A dieciarmato, di talcor mi seuto,

Che la vita ho speranzadi salvarme^

E uccider lor,e tuttifosserarme.

XLfl

Alessandraa

queldetto nou

risposeSe nou uu gran sospiro,dipartisse^

portbnel partirille amorose

Punte nel cor, mai nou sanabil,isse:

Yenne aliamadre,e volunt^ le pose

Di nou lasciarche 1 cavaliermorisse,

Quando si dimostrasse cosi forte,

Che,solo,vesse postoi died a morte.



YIGESIMO ia3

JLwa

La regiaarontea fece raccorre

II suo consiglio,disse:A ooi cobvieoe

Sempreil

migliorbe

ritroviamooireA guardarostriport nostre areae^

per saper chi bea lasciar,hi torre,

Prova h sempre da far,quandogU avinieQe;

Per noQ patiron nostro danno a torto,

Cbe regniilvile, cbi ba valor sia morto.

ILTBI

A me par, se a vol par, cbe stataito

Sia cb'ogQiavalierper lo av venire,

Che fortuna abbia tratto al nostro lito,

Prima cb'altempiosi icciamorire,

Possa egliol,e glipiaceilpartito,Incontra i diecialiabattagliascire;

E se di tuttivincerli possente,*

Guardi eglilporto, e seco abbia altragente.

Parlo

cosi,perch^bbiam

quiun

prigioneCbe par cbe vincer diecis'offerisca.

Quando sol vagliaante altrepersone,

Dignissimo,per Dio,cbe s'esaadisca.

Cosi in contrario avrk punizione,

Qaando vaneggi temerario ardisca.

Orontea fine al suo parlaruipose,A cui dellepiuantiquena rispose:



ia4 CANTO

h

La principalagioach'a fkrdisegoo

Sal commercio deglionuiii ci mosse,

Noafa

perch'difender

qaestoregooDel loro aiatoalcan bisognoosse;

Gh^ per farquestoabbiatnoardire e ingegno

Da noi medesme,e a sufficienziaposse:

Gosi scDza sapessimoar anco

Ghe Don venisse ilpropagarcimanco

u

Ma poiche senza lor qaesto non lece,

Toltiabbiam,ma non tanti,n compagnia,

Ghe mai ne siapiii'ano incontradiece,

Si ch'aver di noi possa signoria.

Per conciperi lor qaestosifece ,

Non che di lor difesauopo cisia.

La lor prodezzaol ne vaglian qaesto

E sieno ignaviinutilinel resto.

ui

Tra noi tenere un uom che sia siforte,

Gontrario h in tutto al principalisegno.

Se pab un solo a dieciaomini dar morte,

Qaantedonne fara stare eglil segno?

Se i dieci nostri fosserdi talsorte,

II primodi n avrebbon toko ilregno.

Non h la via di dominar,e vnoi

Por Far me in mano a cbipubpiudi noi.



i%6 CAKTO;

L I

Di pierdoBarglin somma fb coodaso.

Ma poicbe ladeciaa aveitse,qêoto,

E chenell'altroassaltofossead

uso

Di diece donne buono,e noa di cimto.

Di career 11 akro giorooa discbinso;

E avato arme e cavallo a suo talehto^

G^ntra dieciguerrier scJo simise,

E FuDO sippressoall'altroin piazzaccise .

Fa la Qotte seguentea prora inesso'.

Contra jiieceonzellejgoodo'eolo,

Dove ebbe aU'ardirsuo ^ baon sacoe^,.

Che fece ilsaggioi tatto la sttrolo.

E questogliacqaistbalgrazia{)pressoAd Orontea,che Febbe p6r figliaolo,

E glidiede Alessandira,Faltrenovd.

Con ch'avea faitole notturoe prove.

E lo lawio con Alessaridrabella, .

Che poidi^ nome a qilesiaerra,eredoô ^

Con pattoch'a servare egUâbbiaaella*

Legge,t ogbialtroche da luisuccede:

Che ciaacuQche gi mai saaiierastella

Fara qaipor 1q sveoturato piede,

Eleggerossa o in sacriiiciaarsi,

O con diecignerrieroloprovarsi*



VIGESIMO 1^7

uz

se glivvien che '1digU nomiai uccida,

La notte con le fepihuaesiprovij

E quaodo qoestoaocor tanto gliarridaLa sorte sua che viacitorsitrovi,

Sia del femiaeo stuolpriocipegnida/

E la decina a sceltaua rionovi,

Con laqualregui in ch'ua altroarrivi

Che siapiuforte^

e lui di viu

privi.tx

Appresso dua mila auni ilcostume empio

Si h mauteDuto^ e si maatiene ancora;

E SOQO pocbigiornihe nel tempio

Uno infeliceperegrinon mora

Se contra died alcun chiede,d esempio

D'^Elbanio,rmarsi (cheTe n'^ talora)^

Spessola vita alprimoassaltolassaj

Nh di mille uno alFaltraprova passa.'

Par d pa^ano alcuni;na ran,

Che su le dita annoverar si ponno.'

Uno di questiu Argilonja guari r.

Con la dedna sua non fu quidobno;

Chh cacciandbouqiiienti contrari^ ;

Cli occhi glichiosiin sempitemosonno.

Cos fosfii0 COD kiimorto quelgtorno,Prima che viver servo in taoia scorno.



id8 CANTO

Lxn

Gh^ piacerimorosi e riso e gioco,

Che soole amar ciascan dellamia etade,

Le porpore e le gemme^ e Faver loco

Inaanzi agliltrinella sua cittade,

Potato hanno per Dio,mai giovarpoco

Airuom che privosia di libertade:

E i noD poter mai piddi quilevarmi,

Servltiigrave

e idtoilerabilparmi.

urn

II vedermi lograrei miglioroni

IIpiubel fiorein si vileopra e molle,

Tiemmi ilcor semprein stimulo e in afiadoi^

t oguigusto di piaceri tolle.

La fama del mio sangdespiegavanui

Per tutto 1 mondoy e final ciels'estolle^

Gh^ forsebuona parteancb'io n'avrei,

S'esserpotessioi fratelliiei.

Parmi ch'ingiuriai mio destinmi

faccia,Avendomi a. si vilservigioletto,

Come chi nell'armento ildestriercaoda,

II quald'occhi o di piedibbia difetto,

O per altroaccidentecbe dispiaccia,

Sia fattoaU'arme e a migliorsb inetto: *

N^ sper^ndoiodiseoa per morte, uscire

Di sivilservitii^ramo morire.



VIGESIMp 139

' Guidon quiiiae alleparoleose,

maledi quelgioruoer isdeguo,

IIqualdel cavalierie delle spose

Gli di^ vittoriaiu acquistaruelregno.

Astolfo stette a udire, si nascose

Tanto che si fe'certo a piCi'un segno,

Che, come detto avea, questoGuidone

Era

figliuolel suo

p^rente

Amone.

Poi glirispose:o sono ilduca inglese,

n tuo cuginoAstolfoJ et abbraccioUo,

E con atto amorevole e cortese,

Non senza sparger lagrime,acioUo.

Garo parentemio, non piiialese

Tua madre tipotea por segno al collo;

Gh'a fame fede che tu sei de' nostri,

Basta ilvalor cbe con la spadamosiri

Lxvn

Guidon,ch'altroveavria fattogran festalyaver trovato un si stretto parente,

QuiviFaccolse con la facciamesta.

Percb^ fu di vedervelo dolente.

Se vive,a ch'Astolfoschiavo resta,

N^ iltermine h

pitia che '1di

seguentejSe fialiberoAstolfo,e more esso;

Siche 1 ben d'uno h ilmal delFaltroespresso.

Tom. IIL 9



i3o CANTO

Lxtm

Gli duol che gliaUri cavalier aacora

Abbia,vincendo, far sempre captivi,

Nd pill,uandosso in quelcontrasto mora,

Potra giovarche serviiiilor schivi;

Ghd se d*uQ fangoben liportafuora,

pois'iDciampiome aH'altroarrivi,

Avra lui senza pro viato Martisa;

Gh'essipur

ne fiea

schiavi,t ellauccisa

uax

Dairaltro canto avea Facerba etade,

La cortesiae 11valor del giovinetto

D' a more intenerito e di pietade

Tanto a Marfisa et ai compagni11petto,

Che,con morte di luilor libertade

Esser dovendo,vean quasi dispetto

E se Marfisa non pub far con manco

Ch'uccider lui,uol essa morlr anco.

US

Ella disse a Guidon: vientene Insleme

Gon noi,ch'a viva forza uscirem quinci*

Deh (risposeuidon)lasciaognispemeDi mai piuuscirne,perdieco o vinci.

Ella soggiunse:1mio cor mai non teme

Dinon dar

finea cosa die cominci;

Nh trovar so lapiusicura strada

Di quellave mi sia guidalaspada



VIGESUJO i3i

LXXI

Tal nellapiazzaho iltao valor provalo,

Che s'io son teco, ardUco ad o^u impresa.

Quandola torba iotorno aliosteccato

Sark domaoi ia sul teairo ascesa,

lo vo' che ruccidiatn per ognilato,

O vada iu fugao cercbi far difesa;

ch'agiiupi agliavoltoldel loco

Lascianio i

corpi,la ciitadeal foco.

ixm

SoggiuoseleiGuidou: tu ra'avraiprouto

A seguitartit a morirti a canto

Ma vivirimaner oon facciam conto:

Bastar ne pub di veDdicarci alqaanto:

Gh^spesso

diecimila la piazzaonto

Del popolfemminile,t ahrettanto

Resta a gaardareporto e rocca e mura,

N^ alcana via d'uscir trovo sicara.

UUJll

Disse Marfisa: e molto pibsieno elle

Degliuomini che Serse ebbe gikintorno,

E sieno piudeiranime ribelle

Gh'ascir del cielcon lor perpetuo scorno:

Se tu sei meco, o almen non sei con quelle

Tatte le voglioccidere in un giorno.Guidon soggiunseto non ci so via alcana

Gh'a valer n'abbia,e non valquest*na.



i3a CANTO

Ne pub solasalvar,e ne succede,

Quest'na ch'io diro,ch'or rai sovviene.

Fuor ch'alledonne^.u^ciron siconcede,N6 metter piedea su le salsearepe:

E per questocommettermialiafede

D'una delle mie doone mi conviene,

Del cui perfettomor fattaho sovente

Piu

prova

ancor ch'io nou far6 al preseate.

LXTf

NoQ men di me tormi costei disia

Di servitji,ur che ne venga meco^

Ch^ cosi spera, senza compagnia

DeUe rival sue, ch'io viva seco.

Ella nel porto o fusteo saetiia

Fara ordinar,entre h ancor I'aercieco,

Che i marinari vostri troveranno

Acconcia a navigar,ome vi vanno.

Dielroa me tuttiin un drappelistrelti,

Cavalieri,ercanti e galeotti,

Gh'ad albergarviotto a questietti

Meco, vostra merc^,sete ridotti,

Avrete afarvi amplosender coi petti,

Se del nostro cammin siamo interrotd:

Cosispero, aiutandoci le spade,

Ch'io vi trarr6 dellacrudel cittade.



i34 CANTO ;

Guidon la iioue coo Aleriapnrla

(Cos vea Dotne la piu:(idaQioglie);

Ndbisognogli

timolio

ptegarla^Ghd la trovb di poAtalleaae vo^lieJ

Ella tolse nm nave e feee armaria^

v'arrecble aue piuridchdfpoglie^

Fiogendo.i volere al duovo dbore

CoQ kc compaigdeuadre ia oorao fuore .

Ella ave9rf i]UVpaU^fo laQaoij,,;i

Spadee.Iaq^,ai recar^ora^Ze e studi,/ ;

Oode armar si potesaeroi o^ercaoti,

E i galeottih'^riaQnM2iz;o nodi..

Altri dormirpyd aliri3hek*veggbiaoii^

Gompartendc^ra lorgliozi ^ glistiadi^

Spessoguardaodo ipur con Tar me indossa^

Se Toriente aiMor si facea roetso. ,,,/

Dal duro vblio dellaterra Jl ole

Nod tolleaaiaoora ilvelo o^cuno et atr6;

A pena ave^la Licaonia ptole*

Per lisokhi del cielvqUq I'aratro,.

Quando ilfefiaioeosluol,he ved^r fuoki

IIfindellabattagUa,rttpilteatro.

Gome ape del soo olauslroempielaaoglja,

Gbe mutar r^no al nuovo tempo voglia.



VIGESIMO i35

Di trombe,di tambar,di saon di corni

II popolrisonar fa cieloe terra,

Gosi citaodo il auo sigaorbe torni

A terminar la comiaciata guerra .

AquilaoieGrifba stavaao adorni

Delle lor arme, e ilduca d'Jogbiherra^

Guidon,Marfisa/SansoQettotutii

Gli altri hi a

piedichi a cavalloiostrtitti*

Per scender dal palazzol mare e al porto.

La piazzatraversar siconTeoia;

Nh v'era altro cammin langod^ corto;

Gosi Guidon disse aliacompagnia.

E poicbe di ben irmolto conforto

Lor diede,ntrb senza rumore in via;

nellapiazzaove ilpopolera,

S'appresentbon piudi cento in scbiera.

LXXZT

Molto affrettando i suoi

compagni,ndava

Guidone airaltraporta per nscire:

Ma lagran moltitudine cbe stava

Intorno armata, e sempre atta a ferire,

Pensb,come lo vide cbe menava

Seco quegliltri,be volea fuggire;

tntta a un tratto aglircbi suoi ricorse,

parte,onde s'uscia,enne adopporse.



VIGESIMO iZj

Come talorsi getta e siperiglia

E da finestrae da sublime loco

L'esterrefattaabito famiglia,Che vede appresso e d'ogn'intornolfuoco,

Che, meotre le teoea gravile ciglia

IIpigrosoQDo, crebbe a poco a poco;

Cosi,essa la vita in abbandono,

OgQun fuggiao

spavemososuodo.

Diqua,

di la,di su, di giilmarrita

Surgela turba, di fuggirrocaccia;

Son piudi mille a uu tempo ad ognioscita;

Cascano a mouti,e Tuna I'altraimpaccia,

lo tauta calcaperdealtrala vita^

Da palchida finestrealtrasi schiaccia:

Piu d'un braccio si rompe e d'nua testa,

Di ch'altramorta, altrastorpiataesta.

xa

II pianto 1 gridoiusiuoal ciel saliva

D'alta ruina misto e di fracasso.

Affretta,vunque il suon del corno arriva^

La turba spaventatain fugailpasso.

Se udite dir che d'ardimento priva

La vilplebei mostri e di cor basso,

Nou vi maravigli^te,h6 natura

dellalepre,ver sempre paura.



i38 CANTO

xcn

Ma che diretedel giataDto fiero

Cor di Marfisa e di Guidon Selvaggio

Deidaa

gioviaiigli'OHviero,Che giataoto onoraro illor ligoaggio?

Gia cento mila avean stimato uq zero;

E in fugaor se ne van senza coraggio

Gome coniglitimidi colombi,

A cui viciao alto rumor rimbombi.

xcm

Gosi noceva ai snoi,come aglitrani

La forza che uel cor no era iocantata.

Saasonetto,uidone e i duo germani

FuggoDdietro a Marfisa spaventau;

Ne fuggendoonuo ir tanlo lontani,

Glie lor non sia Toreccbia anco intronata.

Scorre Astolfo la terra in ogailato,

Dando via sempre al corno maggiorfiato.

xar

Ghi scese almare,

e chi

poggibsulmonte,

chi ti^ai boschi ad occultarsi venue :

Alcuna,enza mai volgera froote,

Fuggirper dieci d) nou si riteune:

Usci ia tal panto alcuna fuor del ponte ,

Gh'in vitasua mai piiion vi rivetme:

Sgombraroin modo e piazze templi case,

Che quasiota la cittarimase.



i4o CANTO

xcfin

Lasciamol andarpar, n^ vi rincresca

Che taota strada far debba soletto

Per terra d'iofedeliebarbaresca,

Dove mai non si va senza sospetto:

Non k perigliolcuno,ade non esca

Con queluo como, e n'ha mostrato effetto;

E dei compagnisuoi pigliamoura,Gh'al mar fuggianremando di paiira.

A plenaye|asica^ciaron Innge

Dalla crudele e sa;bguiaosapiaggia^

poiche di grim laoganon ligiunge

L'orribilsuon ch'a spaventar piugliaggia,

Insolitavergogna at glipunge,

Che,com'un fuoco^ tuttiilvisoraggfa.

L'un non ardisce a mirai^ Faltro,stassi

Tristo,enza parlar,on gliocchi bassi.

Passa il

noccbiero,l suo

viaggionteoto,E Ciproe Rodi,e giiier Fonda Egea

Da se vede fuggiresolecento

Col perigliosoapodi Malea:

E con propiziot immutabil.vento

Asconder vede la gredaMorea;

Volta Sicilia,per lo mar tirreno

CosteggiaelFItaliaillitoameno:



i42 CANTO

Of

NessuQ deglikri fu di quelpensiero;

Si ch'aleisolatoccb a farpartita.

Per mezzo i boschi,per straaoseatiero

Danqueellase n^andb sola e romita.

Grifone ilbianco et Aquilaotel nero

Pigliaroq glialtriduo la via pi^trita,

giuQsero un castelloildi segueote^

Dove albergatiur cortesemeate.

cv

Cortesemeate dico in appareoza,

Ma tosto vi seatircootrario effetto;

Che 1 sigQorel castelbenivoleoza

FiDgeudo cortesia,or di6 ricetto;

poila notte^die sicuri senza

Timor dormiaa,ife'pigliarel letto;

Nd primalilascib,he d'osservare

Una costuma ria life'giurare

en

Ma vo'

seguira bellicosa

doQua,Prima

9Signor,he di costor pludica.

Passb Drueuza^lRodaao e la Souna,

venne a pi d*uaa montagaa aprica.

Quivilungouu torreote in oegra gonoa

Vide venire una femmina antica,

Che stanca e lassaera di lungavia,

Ma via pihafilittai maleoconia.



VIGESIMO 143

CYU

Questah la vecchia che soleaservire

Ai malaadria net caveraoso monte.

La dove alta

giasiiziae'

venire dar lor morte ilpaladiaoome.

La veccbia,be timore ha di morire

Per le cagioncbe poivi saraa coote,

Gia mold di va per via oscura e fosca,

Fuggeadoritrovarobi la coaosca.

CVIU

Quivid'estranocavalier sembianza

L'ebbe Marfisa alFabito e alFarnese;

per ci6 noa fuggi,om'avea usanza

Fuggirdaglikri ch'eran delpaese;

Anzi coQ sicurezzae con baldanza

Si ferinoal guado, di loatiiQTattese:

Al guadodel torrente,ove trovoUa,

La veccbia le usci iacoatra o salutoUa.

caEx

Poi la

pregbcbe seco olir'a

quell'cqaeNelFaltra ripaa groppa la portasse^

Marfisa,be geaulfa da cbe nacque,

Di la dal fiumicel seco la trassej

portarlaach'uQ pezzo qoq le spiacque,

Fia ch'a migliorammia la ritornasse,

Fuor d'uQ gran fango; al fia di quelenuero

Si videro airincontro uu cavaliero.



i44 CANTO

cs

II cavaliw sa ben gaemiu sella,

Di lucide arme e di bei panniornato,

Versoilfiume

venia,a uoadobzella

da un solo scadiero accompagnato.

La doQoa ch'avea seco era assaibella.

Ma d'altierosembiante e poco grato,

Tutta d'orgogliodi istidioplena

Del cavalierbea degnache la mena.

can

Pinabello,n de' contimagaozesi.

Era quelcavalierch'ellaavea seco;

Quelmedesmo che dianzi a pochiesi

Bradamante giu6Del cavo speco.

Queisospir,ueisinguliiosi accesi,

Quelpiantohe lo fe'giaquasiieco,

Tutto fuper costeh'or seco avea,

Che 1 negromaute allorgliritenea.

Ma

poiche fu levato di sul colle

L'incantato casteldel vecchio Atlante^

E che pot6ciascuno ire ove voile,

Per opra e per virtu di Bradatnaute;

Costei ch'allidisiifacilee moUe

Di Pioabel sempre era stata innante,

Si tomb a lui,t iu sua compaguia

Da un castelload uu altroor se ne gia.



VIGESIMO 145

cxni

E si come vezzosa era e mal usa,

Quando vide la vecchia di Marfisa,

NoQ sipot^tenere a bocca chiusaDi non la molteggiar con beffe e risa.

Marfisa altiera,ppresso a cui doq s'usa

Sentirsioltraggion qualsivogliauisa^

Rispose'ira accesa aliadoQzella,

Che di lei

quellaecchia era piabella;

CXIV

E ch'al stio cavaliervolea provallo^

Con patto di poitorre a lei la goDoa

ilpalafreab'avea,e da cavallo^

Giltava ilcavalierdi cli'eradonna.

Pinabel cliefaria,acendo,fallo^

Di risponderoo Tarme non asspnna:

Pigliao scudo e Tasta e ildestriergira,

Poi vien Marfisa a ritrovar con ira.

CXY

Marfisa incoDtrauna gran

lanciaafierra^

E nella vista a Pinabel Tarresla,

E SI storditolo riversa in terra,

Che tarda un'ora a rilevarla testa.

Marfisa,incitricedella guerra,

Fe' trarre a quellaiovane la vesta,

Et ogn'altrornamento le fe*porre,

E ne fe'iltulto alia sua vecchia torre:

Tom JJL 10



i46 CANTO

cm

E di quelgiovenilebito volse

Che si vestissee se D*ornasse tutla;

E fe'che 1 palafrenonco sitolse,Che la giovanevea quiviondutta.

Indi al preso cammin con leisi volse,

Che quant'ra jniirnata, era piiirutta,

Tre giornie n'andar per lungastrada

Seoza far cosa oude a parlar*accada.

cxm

11quartogiornon cavalier trovaro,

Che veoia in frettagaloppandoolo.

Se di saper cbi sia forse v'^ caro,

Dicovi ch'6 Zerbia,di re iigliuolo,

Di viriiiesempio di bellezza raro,

Che se stesso rodea d'ira e di duolo

Di non aver potuto far vendetta

D'un che glivea gran cortesiainterdetta.

cxTin

Zerbino indarno perla

selva corse

Dietro a queluo che glivea fattooltraggio

Ma si a tempo colui seppe via torse,

Si seppe nel fuggirrendervantaggio,

Si ilbosco e si una nebbia losoccorse,

Ch'avea oflfuscatoil mattulino raggio,

Che di man di Zerbin si levb netto,

Fin che Tira e ilfurorgliuscl del petto.



VIGKSIMO 147

cnx

Non pote, ancor che Zerbio fosse irato,

Tener,vedeDdo quellaecchia,lriso;

Ch^ gliparea dal giovenilernato

Troppodiverso ilbratto aotiqaoiso;

t a Marfisa cbe le veDia a lato,

Disse:guerrier,u seipiend'ognivviso,

Che damigellai talsorte guidi

Ghe non temi trovar dii te la iavidi.

CKZ

Avea la donna (sela crespabuccia

Pub dame indicio)iudella Sibilla,

E parea, cosi ornata, una bertaccia,

Quando per mover riso alcun vestilla;

t or piubrutta par, ehe si coruccia^

che daglicchi Tira le sfavilla;

Ch'a donna non si fa maggiordispetto,

Che quando vecchia o brutta le vien deiio.

cxn

Mosirb turbarse ribclitadonzella,Per prenderneiacerome si prese;

risposeZerbin : mia donna h bella,

Per Dio,via piiihe tu non sei cortese;

Come ch'io creda che la tua favella

Da quelche sente Tanimo non scese:

Tu fingiou conoscer sua behade

Per escusar la tua somma viltade.



i48 CANTO

can

E cliisariaquelcavalier che questa

Si giovane sibella ritrovasse

Senza piiiompagnianellaforesta, che (Jifaria sua non si provasse?

Si ben (disseerbia)eco s'assesta^

Che saria mal ch'alcun te la levasse:

Et io per me non son cosi indiscreto,

Che te ne

priviai: stanne

pur

lieto.

cxxm

S'in ahro conto aver vuoi a far meco,

Di quelch'iovaglioon per fartimostra;

Milper costei non mi lener sicieco,

Che solamenie far vogliana giostra.

O brulta o bellasia,reslisiteco:

Non vo'partiranta amicizia vostra.

Ben vi seie accoppiati:o giurerei,

Com'ella ^ bella,u gagliardoei.

cxxrr

Soggiunse lui Marlisa: al tuo dispettoDi levarmi costei provar convienti

.

Non vo' patirh'un si leggiadrospetto

Abbi veduto,e guadagnarnol tenti.

Rispose leiZerbin: non so a ch*effetto

L'uom si metta a

perigliosi tormenti

,

Per riporlarhena villoriapoi,

Che giovil vinto, al vincitore annoi.



15a CANTO

cxxmn

Tomaodo a lai la viaciiricein sella,

Disse ridendo: quesiat'appreseolo}

E quanto piilia veggio grata e bella,Taalo,ch'ellasia tua, piumi coalento.

Or lu in mio loco seicampiondi quella^

Ma la tua fe non se ne portilvento,

Che per sua guida scorta tu non vada,

Come hai

promesso,ovunque

andar I'aggrada.

Senza aspettarrisposlarta ildestriero

Per la foresta,subito s'imbosca.

Zerbin cbe la stimava un cavaliero^

Dice aliavecchia: fa'ch'iolo cooosca*

t ellanon glitiene ascoso ilvero^

Onde sa che lo 'ncende e che Tattosca:

II colpofu di man d'una donzella,

Cbe t'ha fattovotar, disse,a sella.

cnx

Pel suovalor costeidebitamente

Usurpaa'cavalieri scudo e lancia^

venuta k pur dianzi d'Oriente

Per assaggiarepaladini Fraacia.

Zerbin di questo tal vergogna seme,

Che non pur tingedi rossor la guancia,

Ma resio pocodi non farsirosso

Seco ognipezzo d'arme ch'avea in dosso.



VIGESIMO f5i

cxxn

Monta a cavallo, se stesso rampogna

Che noQ seppe teaer strette le cosce.

Tra se ia vecchia oe sorride agognaDi stimolarlo e di piiiargliogosce.

Gli ricorda ch'andar seco bisogna

Zerbia ch'ubligatoi coaosce,

Uorecchie abbassa,ome vioto e slanco

Destrierc'haid bocca iifren,glispronilGanco.

E sospirando:ime,Fortuna fella,

Dicea,che cambio k questoche tu fai?

Colei che fusopra le bellebella,

Ch'esser meco dovea,levata na'hai.

Ti par ch'in luogoet in ristordi quellaSi debba por cosieich'ora mi dai?

Stare in danao del tutto era men male,

Che fareun cambio tanto diseguale.

Gzxzin

Golei che di bellezzee di virtuti

Uoqtiaoa ebbe,e noa avra mai pare,

Sommessa e rotta tra gliscoglicuti

Hai data ai pescit agliaugeidel mare;

E costeiche dovria giaaver pasciuti

Sotterra i vermi,hai toltaa preservare

Dieci o venti anai piiihe non dovevi,

Per dar pii ieso ^limie'affaonigrevi.



rSa CANTO

CXXXIT

Zerbia cosi parlava;e men tristo

In parole in sembianti esser parea

Di questo nuovo suo s\odioso

acquisto^Che della donna che perdutovea.

La vecchia,ucor che non avesse vislo

Mai pinZerbia,per quelch'ora dice^^

S'avvide esser colui di che notizia

Le diede gikIsabelladi Galizia.

Gxxxy

Se '1vi ricorda quelch'avete udlto^

Gostei dallaspeloncae veniva,

Dove Isabella,he d'amor ferilo

Zerbino avea, fu molti di captiva.

Piu volte ella le avea gia riferito

Come lasciassela paterna riva;

E come rotta iu mar dalla procella,

Si salvasse aliaspiaggiai Rocella.

CXXXTt

E sispesso dipinto

i Zerbino

Le avea ilbel visD e le fattezzeconte,'

Ch'ora udendol parlare,piivicino

Gli occhi alzandoglieglionella fronte,

Vide esser quelper cni sempreimeschino

Fu d'Isabella il cor del cavo monle;

Che di non veder lui piusi lagnava,

Che d'esser fatu ai malanclrini'sehrava.



VIGBSIMO iSS

COBXTtl

La veccbia,ando a lieparoledienta^

Che con sdegno coq duol Zerbino versa^

S'avvede bench'egli

afalsacredenza

Che sia Isabellain mar rotta e sommersa:

bea ch'elladel certo abbta scieDza,

Per non lo rallegrar,ur la perversa

Quelche far lietolo potria,lilace,

sol glidice quelche glidispiace.

dQcwm

Odi ta (gliisseelU),a cbe sei

Cotanto aider che s\mi schemi e sprezzi

Se sapessihe nuova ho di costei

Che moria piangi,i farestivezzi:

Ma piutosio che dirtelo,orrei

Che mi strozzassio fessiio mille pezzi;

Dove, s'eriver me piiiansueto,

Forse apertoI'avrei questo secreto.

Come ilmastin checon

furor s'avventa

Addosso al kdro,ad acchetarsi^presto,

Che quellopane o caoio gliappresenta

O che fa incan^oappropriatoqnesto:

Cosi tosto Zerbino umil diventa,

vien bramoso di sapere ilresto,

Ch^ la veechiagliccenna cbe di qaella,

Che morta piaoge,lia dir novella.



i54 CANTO

voltoa leicon piupiacevolaccia,

La suppliedla prega, la scoDgiura

Per

gliuomiDi,per Dio,che

qoq glitaccia

Quanto ne sappia,buona o ria Ventura.

Gosa noQ udirai che pro tifaccia,

Disse la vecchiapertipacedura :

Non h Isabella,ome credi,orta;

Ma viva si,ch'a'morti invidiaporta.

^capitatan questiochigioroi

Che DOD n udisti,n man da piudi veoti:

Si che,qualoraoco in man tua ritoroi,

Ye'se sperar di corre ilfiorconvienti.

Ah vecchia maladetta,ome adorui

La tua menzogua e tu sai pur se meoti.

Se ben in man di veuti elFera stata,

Nod Taveaalcua perbmai violala.

Dose FaVea veduta domaudoUe

Zerbino4 qdaodo;na nullan'invola;

Ch^ la vecchia oslinatapiunon voile

A queli'badetto,ggtungere parola.

Prima Zerbiu le feca un parlaroUe;

Poi minaccioUe 4i tagliaragola

Ma tutto e id van cib che minaccia e prega;

Ch6 non pOb farparlara bratu Strega.



YIGESIMO i55

cxuu

Lascib la liogoairuitiinoid riposo

Zerbin,poicbe 'Iparlarligiovbpoco;

Per quelch'Qdito avea, tanto geloso,Cbe DOQ trovava ilcor oel peitoloco;

D' Isabellatrovar si disioso,

Cbe sariaper vederla ito oel foco:

Ma Don poteva andar piucbe volesse

Colei,poicb'a Marfisa lo promesse.

cniy

E quindier soliDgostrano calle,

Dove a leipiacqae,u Zerbio condotto:

Ne per o poggiaroDte o sceoder valle,

Mai siguardaroa facciao sifer motto.

Ma poicb'almezzodi volse le spalle11 vago sol,fu illor sileDzio rotio

Da UD cavaliercbe Del cammia scoDtraro.

Quelcbe segui neiraltroCanto h chiaro.



i58 CANTO

a

La fede unqua noa debbe esser corrotta^

O duta a uq lolo, data ioaieme a mllle;

E cosi ia una selva,n

una grotta,Lontan dalle cittadie dalleville,

Gome diciao4a tribapali,a frotta

Di testimoQ,i scritti di postiile,

SeDza giurare,segDO altropiiispresso,

Basti una voltache s'abbia promesso.

m

Quellaservb,ome servar si debbe

Id ogp) impresa,lcavalierZerbiao:

qniviimostrp cbe coiUP a ebbe

Quando sitolsedal proprioammino,

Per aodar con coaiei,a qualgViQcrebbe,Gome s'avtesselmorbo sivicino,

O purla morte istessa; ma potea ,

Piu cbe 1 disioyuelche promesso avea.

nr

Dissi di

lui,cbe di vederla solto

La sua condotta lanto al cor glipreme,

Gbe n'arrabbia di duel,ne le fa mouoj

vanno mud e tacilurniinsieme:

Dissi cbe poifa quelsileoziorotto,

Gh'al moudo ilsol mostro le ruote estreme,

Da uu cavalieroavveuturoso errante,

Gbe ^Q mezzo del cammio lor si fe'innante.



VIGESIMOPRIMO 159

t

La vecchia cbe coDobbe ilcavaliero,

Gh'era nomato Ermonide d'OlaQda,

Cbe per iosegnaa nello scudo nero

Auraversata una vermigliaaoda,

Posto Torgoglioquelsembiaote ahiero^

Umilmente a Zerbia siraccomanda,

E gliricordaquelch'esso promise

Alia

guerrierah'in sua man la mise;

'VI

Percb^ di leioimico e di sua geute

Era ilguerrierbe contra lor venia:

Ucciso ad essa avea ilpadreinnocente,

E un fratellocbe solo al mondo avia;

E tutta volta fardel rimanente^

Gome deglialiri,ltraditordisia.

Fin cb'allaguardiaua, donna,mi senti

(DiceaZerbin),on vo' cbe tu paventi.

m

Gome pillresso ilcavaliersispecchiaIn quellaacciacbe siin odio gliera,

O di combatter meco t'apparecchia,

Grido con voce minacciosa e fiera,

O lasciala difesa della vecchia,

Ghe di mia man secondo il merto

pera.

Se combatti perleirimarrai mono;

Ghe cosi awiene a cbi s^appiglial torto.



ido CANTO

mi

Z^rbin cortesemeate a lui rispoode^

Che glik desirdi bassa e mala sorle,

tacavalleriaoa

corrispondeGbe cercbidare ad UDa donna morte:

Se pur combatter vuol,on sinasconde;

Ma cbe primaconsidcrich'importe

Gb'an cavalier,om' era egb\gentile,

Vogliaor man nel sanguefemminile.

Qaesteglidissee piiiparolen vano;

fa bisognol finvenire a fatti.

Poi cbe preso a bastanza ebbon del piano,

Tornarsi incontra a tutta brigliaatti.

Non van siprestirazzi fuor di mano,

Ch'al tempo son delleallegrezzeratti,

Gome andaron velocii duo destrieri

Ad incontrare insieme i cavalieri.

X

Ermonide d'OIadda segno basso,

Gbe per passare ildeslro fiancoattese:

Ma la sua debol lanciaandb in fracasso,

poco ilcavab'erdi Scozia offese.

Non fu giaTallrocolpoano e casso;

Buppelo scudo,e sila spallarese,

Ghe la forb dalFuno alFaltro lato,

riversarfe' rmonide sul prato



VIOESIMOPftlMO i i

XI

ZerbiD che sipeQ06d'averibueciso^

Di pietaioto,oese io terra prtsto^

levb Felmo dallosmorto viso;

E qaelgaerrier,ome dal aontio desto,

Senza pariaruardbZerbioo fiso;

poiglidiase:qob m'^ %\knx^sto

Gh'io mt da 4e abb^ttutoyb'ai sembiaoti

Moflri esser liorde' eavalieri rranti;

xn

Ma bcD nliidaol che ^eA per dagioae

D'uDa feonwoa perfida'awieDe,

A culni^ a/dcome ta sia catnpione,

Gh^ troppo altoo vialor stfiscoavieoe;

quandotU'Sapesaia cagioneGh'a vettdicaimddi costei.niritoeiie^

Avresti gn'r che rimembbassl,afianno

D'aver per oampar lei,attoa me danno.-

xni

E se spirloiaastaiftzavrb Del petto,

Gh'io ilposss^dir (ma del oonirario temo)^

Io tifaro veder ch'in ogoieffetto

Scelera(a coiceipiuch'io estrbmo.

Io ebbi giaon fratelche giovinetto

D'Olaoda siparti,d'oode noi semo;

E sifeced'ElracIiocavaliero,

Gh'allor tenea de' Greci ilsommo impero.



VIGeStMOPRIMO 163

Or, come avvkpe :a an o m}i ravd{u.

Che cerca briga U rurolra.spesfQy

Fa ID una iinpre almio ^1 (mW^-

Molto alxMtsfelkl ^qo cooopagiio 4ppre9fiQ

Dove(imiir.aenza a$pet(arayU0

Solea,oss o qoq fi)AS9ArgôoQ 6$0.^.

dentro a quel.er riposarermoMo i; .

Tanto cheidelûo

mal iib^rofoim. '

ii -^

X V11I

Mentre -egU quivii giaâ,coDveoiie

Gh'in certa sua biisogaaodasse Argeo.

Tosto qQâtfta QCftatateatar veooe

II mio fratello,t a -lua usaiua feo;

Ma quelfedel noa oltrepii iostenue.

Avere ai fiancbiuo.stimolo sireo;

Elesse,er sertar siia fade a pieuo,

Di mold mai iqublbe gK paritêtao.

TfaiiDQlu mal î flarveeli$ggeroesto:-Las $ard'Ai*geoX lAirinîebeszaiHlqua

Liiigifidiair)^,be uou siamaufeMo

Mai piiilsabin0nMi llaienunioaiajqba.

Ben chbidttrogUiibaseira pii iMsto :n

Che satisfare

queUai?ogîabliqtta^

O ch'accusar la oiogUel suotsignore.

Da cui iu amataia paifdel propriaore.



i 6 CANTO

En rdn saba e pietadt nuovo. idepso

Infermo I'ahro,t airusansa amicb:

Si ch*ebbe ilfratelmiopoco rit gao

Contra U compagoo faitogliimico.

DunqueFilandro di ul mrte iodegiio/

CDeiriofelieegioveoetidioo/ v i :

Gosi avea nome)noii wffrebdo 11pMb

Di sifierabattaglia^estb pneao*

NoQ ptacciaDioche ini oonduca a ule

II mio giustoorbre e iltno demertOy

(GildisseAtigeo)be DiuEiiia mioidiale

Di te ch'amaTa: e me tu amivi deno^

Ben che nel fin me riiiaimofitratp male:

Pur voglto to tie ilmobdo fare aperto

Che, come fai nel i^npo deiramore,

Gosi neU'odio son di te migliore*

xxfm

Per altromodo

pUnirbiltao

itio,Ghe le mie man piunel tuo Mngofe porre

Gosi dicendo,ece sul eavallo

Di verdi rami nna bara eomporre,

quasiorto in queliaiportallo

Dentro al caatellom una cbiusa torre,

Dove in perpetooper punizione

Condannb rinooceme a star prigiooe.



i CAWTO

mn

No, DO, diise Filaodroyz^vet mat jpene

Che noQ sia,ome miol,tnU vera fede,

Se ben contra ognidebito mi avvieoe

Gh'io ne riporti1 dura mercede,

di me creda 11 mondo men cbe bene;

Basta che ionanti a qaelcbe 1 tutto vede^

E mt pu6 ristorardi grazia eterna,

Ghiara la mia imioceneia si disceraa.

Se noQ basta ch'Argeoi tenga preso^

Tolgamiancor (fuesiaaoiosa viki

Forse doq mi fiailpremioin ct^lcoatesa

Delia buona opra , quipoco gradiu.

Forse egli,he da me si chiama ofieao,

Quando sara quest'oima partita^

S'avvedra poid'avermi faltolorto,

piangeralfedcl compagno morto.

xmv

Goal piiioltela s^cciatadonnaTenta Filandro,lorna senza frutfto;

Ma ilcieco suo desir,he noa assonna

Del sceleratoamor tra^r QODstrutto,

Gercando va pii kentro ch'allagpona

Suoivizi

antiquie ne discorreil

tvtto.

Mille pensieri d'udo in altronlodo,

Prima che fermi In aloun d'essiilcbiodo*



VIGBSIMQPRmo i 9

Come prima eiceaella prJgioae;

Di che ilmifijeribindroieapera e crade

Che costeipihooa g)i,abbiadGraione,.

Ecco fortufcM,iinalpropiua,iede

A questascdier^taoccaaioQ9

Di metier fiacoq memorabil male

Al sao cieooappetitorrisiokiale.

AotiquaimLeiziaaveaal maritQ *

'

Goa ttQ baron,detto Moralido'ilBelk ,^

Che, HOD v'esMndo Argeo,spesao eca ardalo

Di correr solo^ sin dentro a1 castello;

Ma s'Argeo'era,oa teoea lo 'nvito,

N^ s'acoostavaa diecimigliaqdello.

Or, per poter.loddor cbe ci veoiiase,

D'ire in,Gen^alemper vptot diaae.

Diaied'atidare;panoaich^ogQiiooLfO vede,e fa di ci6 sparger k gridi: i

*

N^ il suo peofiier,bor che la moglie,Umno

PuQU3 sapar, ch^ sol di leisifida.

Toroa poiml casi^loaU'aer brano^

N^ mai,se iu a la noue, m s'aonida*:

COQ mutate ipsegne,lnaovo idbov^^

Senza vederloalcQD,empreesoe fuore/



1^ AWTO

Se ne va ttt t^Mta'6 in qoellaparMMtando,E volteggiandol sap oastelfcootoMo^

Par per' ldr ae creduloMoraddoVolesse far,ome aolea,itorao*

.

Stava iidi tatto alla^4 retta;'uando'

Nella marina vedea ascoao ilgtorfao,

Yenia al casiello,ieer naaeoae porte

LfO toglieaentrol'ififedelonaorte.

Grede ciaseoD tiordie riniqoaofglie^

Gbe molte tiiiglia'rgeolootdD si trovev

Doftqaeltempo o[^)ortoiiollaaitoglit)

Ai frateimio va con malizie nove.

Ha di lagrime,a uitte le soe TOgUe,Uq nembo che daglicdri al aeo le plove.Dove potc2 ,iced

9trovare aiato, ,

Che in totto roiK)r mno-ttpo da pdrdotb^?'ftt

col mio qu^'el

mio marito ittsieme?ÎIqaalse fdê q ii)Mi temerî.

Tu' DikosciMorando'/eai se leme,

QaandoArge noif di eeote, oomiQi e.Dei.

Questir pregandi),'r mioacciaiido,xtreme

Prove fatutuivia,-b aleun de^miei

Lascia dm ooq ccyMaroiQi;er vc3itnA '

A'suoi disiiy so s')opotrbaisarmu



yiaESIMOPBlMO171

xu

Or c'bajhtâoilpardrdel iiiio^$oi|8orte^

E ch'al ritorao non ftaiiSLipresto,

Ha avuta iirdir'oatratindU m|a oone

Seoza aUra sonaa 9 aebzâitrb{ireiei^v^

'

Gb^ se 01 fosse ilmio siôr pei sorM,

NoQisol Doo avria aadsda dl fiirquesto,

Ma noQ siterriaaocor, per Dio,dcm^

D'appressarsi.tre

miglia qaesto niafo*

E quelche gliper messi ba ricereatDi,

Oggi me rha riohiestoa ftonte a firoote;

cod taimodi,die gran dubbio k ttato

Dello av?eoirmi disoaore et onte :

E se QOQ cbe parlarolce gU bo Ustto^

E Goto le mie voglieliesuft pronte,

Saria, fbrza,i quelmo rapa M,

Cbe spera aver per mie parolen pace.

Promesso glibo,dob giaper osserraiuli,Gb^ fatto

per limor nullo % iloontDatMy '

Ma la mia iatenzion iupervtetargli

Quel cbe per fbrza avTebbe aUora fatto^

II caso k qui: tu sol pooiriiAedtargli}

Del mio ouor ahrimeoti sar^tratta,

E di queldel mio Argeo,cbe gikm'bac detto

Aver o tantoô piilbe 1 ptoprio; petto1



i7tCANTO

ZUT

E ae questomi niegfai,o dtrb dunqcieGh'iQ te QOD siaU fe di che titinti;

Mache fa sol

per cnidelUiyaalanqaeVolta hai apreziatti miei supfdiciianti;

NoQ per rispetiokaa d'Argeo,oanUioqiieM'bai questoscodo ogn'orapposto innaiiti.

Saria state tra ooi la oosa occulta;

Ma di quiapertainfamia mi risaha.

Noo si convien (disseilandro)ale

Prologo me, per Argeomio disposto.

Narrami par quelche tu vooi,ch^,qoale

Sempre(iii,i sen^re essere ho proposto;

ben ch'a torto io ne riportiale,

A lui noa hb questopeccatoimposto.

Per lui son proDto aiidareanco aliamorte,

siami contra ilmoado e la mia sorte.

Risposeempia:io

vogliohe ta

qpeogaGolui che 1 nostro disonor procara.

NoQ temer. ch'alcan mal di ci6 t'avvenga;

Gh*io te ne mostrerb la via sicura*

Debbe egli me tornar come rivenga

SuU'ora terza la notte piiicara;

E fatto un segno di cb'io Tbo awertitOy

Io I'bo a tor deatro,he non siasentito.



VIGESIMOPBIMO 179

xMJm

A te ooQ graverkprimaaspettarme

Nella camera mia dore non laca,

Tanto ohe dnpogliarlifacciaFarme, quasiudo in man te k cofidaca.

Gosi la mogUe coadacesse parme

U suo marito aliatremenda buca;

Se per drittocosteimoglie8*appella,

Piu che fttriaioferoalcradele e fefia.

XLTBI

Poi che la none aceleratavenae^

Fuor trasse ilmio fratelcon I'arm^ in mano;

nelFoscuracamera lo tenne.

Fin cbe toraaaae ilmiser castellano.

G me ordine era dato,iltutto avvenne,

Che 1 consiglioel mal va raro in vano;

Gosi Filandro ilbnbno Argeopercosse^'

Ghe $ipensbche quelMorando'irose*

xut

Gon esso on colpolcapo fe^e e ilcoiBo;^Gh'elmo non v'cra, non vi fiiriparo.

Pervenne Ai^eoysenza pur dare un croUd,

Delia misera vita alfineamaro;

talTnccise be mai non pensollo,

N^ mai I'avriacreduto: ^ Ciaso raro

Gh^ cercando giovar,ece att'amieo

Queldi cbe peggioon siffa al nimicio.



..174 -.-OAlfflfO-/

Poscia cb'ArgirprPOfiqep0 ratoiacque^

Reode a Gabrioîlimo ivate)la:apada: '.

Gabrina hJiqobq^ di 0( at tt^

be

nEacqtieSol per tradire.gnuQ ^bQ.m roeo k.cada.

Ella,cbe 1 verfiqa ^ ))L'(( raao^ê,,. ^

Vuol cbe Filaiidr ^rivedd^QOvada

Col lume ipiQaooJlmontp^ ood'^gliSreojE glidimoaitraatu) a^fDjpagQQArged.. ) : i

E glimioaccia ppi^ji oa Hi8Obt0; . i/;

Airanv?rp$o.$poui^;df)aire ; -.

Di palesaretatt^ qiifslUmte iir :)1. i :

Quelcb*egU,batMp,*;D(?A*iillQiKt?|i4i*f ?

E lofar^..]îttippcqwff fPJfr:.I:^ ..- io : -::

Come^^ ^jîRP(^,j^w^H r.#at)rire;i :

'

E gliricQrd^^ ^^ffLzaiffama : Ji : i^ :

Non de',s^,h^ h ^^W îlpppo^ma.,; ;^

FilandrOy.poi:bed^l qv ier|?(^f aCQpi^^.

Quasi}\pi;imQfuilprjêrsia^fe. : ,t . .

.

D'uccider questa,eifiÛ9:^(^.pQt0cr.iaorse*;'

E se DOQ cbe mê ww lb(Si M ,' i ^ M ^ ^

Si ritrovb (pbe|jiragônso jc9rse')V;/1 5r m :

NoQ sitrovaodo.(tr r ukr'Anne Jo maoo^

Goi deati U striiQoata'îbraQO a braoo.'



rj6 '^ X-AH'T'O'

tm

E poitbjid Qdr liisdit Mi coikifHigiiOy

Gbe cosisGtocctBncetipdw)ved; '

Per farocm sua grm boih 'eiufrioiladdgnoD'ana Progoeeradei,d'tma Mêa.

M la fed c ilgiunmeoto magiio

doro freno,on ky riieAea^

Gome al sicuro fb,mortal avrebbe;

Ma,qoaolo

pikiipuote, id odio Tbbbe.

um

Noo Jbidt iiidrd :qiiariderrnai'visto;-

Tatte ieatte|Mirokraiio mitote}

Sempresospiritosciaa dal peno triMO ;^

Et era diye0mo:im:biiQrvb:()itekd,

Pbi }heU JMdre Dcotte ii sacro Egiilo,E che r ultriciFjuim^fkbembleite :

^

E senza mai ceanr^ Uttiiar fl9isit -

Questadolor shînferraol[lectoilfilse.

LTV

Or

qiiQsiaentrlce ohe st

p^xm

'

Quanio a queaD'akra-âbo o sia^âfa^

Muta la fiamma^^'d'abiaremedîi,

In odio,in iraardimte et arrabfaiata':

N^ meno ^ cootraial mio fratelloa^cenaa^

Che fosse oostra Argeolaiieelerata;^

E disponera selevar dal tnondo, ''

G)me ilprimomatifb/aacalseboAdci.



VIGESIMOPRIMO ^^^

ux

Un medico trovb d'iogaDQiieno,

Sufiicienteet atto a sirniluopo,

Che sapea meglioaccider di veneno,

Che risanar grinfermii silopo;

E glipromesse iaaanzi piiibe meno

Di quelche domaDdb, dooargli,opo

Ch'avesse con mortifero liqnore

Levatole dagliccbi ilsuo sigoore.

Vfi

Gia vck mia presenza e d'allre pi persone

VeDia col tosco in mano ilvecchio ingiusto^

Dicendo ch'era boona pozione

Da ritornare ilmio fratelrobusto.

Ma Gabrina^connuova iatenzfone,

Pria che rinfermo ne turbasse ilgusto,

Per torsiilconsapevole*appresso,

O per noQ dargliuelch'avea promesso,

VKk

Laman gliprese, quandoa punto dava

La tazza dove iltosco era celato,

Dicendo: iogiastamentese '1tigrava

Ch'io tema per costui c'ho tanto amato.

Vogliosser certa che bevanda prava

Tu noD glidia,n^ succo avvelenato,

E per questo mi par che '1beveraggio

NoQ gliabbi a dar,se non ne fai ta ilsaggfo.



178 CANTO

Lin

Gome peosi,igoor he rimaDesse,

II miser vecchio conturbato allora?

La brevita del temposi

I'oppresse,Che pensar non pote che megliofora:

Pur,per non dar maggiorsospetto,elesse

II calicegQstar senza dimora ;

E Tiafermo,egaeodona talfede^

Tutto il resto piglibhe siglidiede

Gome sparvierhe Del piedegrifagno

Tengala starna e sia per trame pasto^

Dal can, che si teoea fido compagno^

iDgordameute sopraggiuntoguasto;

Gosi ilmedico iDtento al rio guadagoo,

DoDde sperava aiuto,bbe contrasto.

Odi di somma aodacia esempioraro

cosi avvenga a ciascun altro avaro.

Foroito questo,ilvecchio s^era

messo,Per ritornare aliasua stanza, in via,

El usar qnalcheedicina appresso,

Ghe lo salvassedalla peste ria;

Ma da Gabrina non glifu concesso,

Dicendo non volerch'andasse pria

Ghe 1 succo nello stomaco digesto

11 suo valor facessemanifesto



VIGESIMOPRIMO 179

Lxy

Pregaroo val e far di premiooflferta,

Che lo vogliaaaciarqoindiartire.

IIdisperato,ot cfaevede ceita

La morte sna^ n^ la poter faggire,

Ai drcoDStaotifa la cosa aperta}

Ne la seppe costeitroppo coprire.

cosiquelche face aglikri spesso^

Quelbudn medico al fin fece a se siesso:

LIYl

segQitbon Faluia quellah'era

Gi^ del tnio iratecammioata innanzi.

Noi circostanticbe la cosa vera

Del veccbio udimmo^ che fe'pochiavanzi,

Pigliammoquestaabomioevol fera,

Piiicradel di qualunquen selvastanzi;

E la serramino ia teoebroso loco,

Per condannarla al meritato fuoco.

Lxyn

QuestoErmonide

disse, pii ioleva

Seguir,om'ella di prigionevossi;

Ma ildolor dellapiagai Taggreya,

Che pallidoelFerbe riversossi.

Iq tamo duo scudier,he seco aveva,

Fatto una bara avean di rami grossi

ErmoDide si fece in quellaorre ;

Ch'iDdi altrimente dod sipotea torre



i8o CANTO

utnt

Zepbia col cavalierfece saa scusa,

Che gFincresceaavergliattooffesa;

Ma, come pur tra cavalieris'usa,Golei che venia seco avea difesa:

Gh'altrimente sua fe sariaconfusa;

Perche quandoia sua. guardiaavea presa,

Promesse a sua possanza di salvarla

Goutra

ognun

che veoissea disiurbarla.

LUX

s'ia altropotea gratificargli,

Proatissimo oflferiasiliasua voglia.

Risposelcavalier,he ricordargli

Sol vuol che da Gabrina sidiscioglia

Prima ch'ellaabbia cosa a maccbinargli,

Di ch'essoindarno poisi penta e doglia.

Gabrina tenne sempre gliocchi bassi;

Perche uoQ ben rispostal vero dassi.

Gonla

vecchia Zerbin quindiartisseAl gikpromesso debito viaggio;

E tra se tutto ildi la maledisse,

Ghe farglifece a quelbarone oltraggio

t or che pelgran mal che glie disse

Ghi losapea,

di leiTu instruttoe saggio,

Se primaI'avea a noia e a dispiacere,

Or Todia s)che non la pub vedere



YIGESIMOPRIMO i i

una

Ella che di Zerbin sa Fodio a pieno,

N^ iQ mala volonta vuole esser vinta,

Un'oDcia a lui non ne riportaeno:

La tien di quarta,e la rifadi quinta.

Nel cor era gonfiatai veneno,

E nel viso altrimeote era dipiota

Dunquenella concordia ch'io vi dico,

Tenean lor viaper

mezzo ilbosco aQtico.

Lxxn

Ecco,volgendolsol verso la sera,

Udiron gridi strepitipercosse,

Che facean segno di battagliaiera

Che, quanto era ilrnmor, vicina fosse.

Zerbino,er veder la cosa ch'era,

Verso ilrumore in gran frettasimosse :

N^ fa Gabrina lenta a seguitarlo.

Di quelch'avvenne iraltroCanto io parlo.



i84 CANTO

n

Ella era talej come impostofummi

Da chi pub io me, npn preteriscolvero.

Per questo io doq oscuro glinor summi

D'uoa e d'uD'altrach*abbia ilcor sincero.

Quelcbe 1 Maestro suo per treata Dummi]

Diede a'Giadeiynon nocque a Gianni oa Piero;

Ne d'Ipermestrala fama men bella,

Se ben di tame

iniquera sorella.

Ill

Per una che biasmar cantando ardisco^

(CheI'ordinataistoriacosi vuole)

Lodarne cento incootra rn'oflferisco,

far lor virtiichiara piucb? 1 sole.n .

Ma tornando al lavor cbe vario ordisco^

Gh'a mold, lor mercd, grato esser suole,

Del cavalierdi Scozia io vi dicea,

Gh'un altogridoappresso udito avea.

IT

Fra dae montagne entro in un stretto calle

Onde uscia ilgrido, non fa moko innante,

Cbe giunsedove in una cbiasa valle

Si vide un cavaliermorto davante*

Cbi siadirb;roa primadar le spalle

A Francia

voglio,girmenein Levante

Tanto cb'io trovi Aslolfo paladiao,

Che per Ponaote avea preso ilcammioo.



VIGESIMOSECONDO i8

T

lo lo lasciainella cittkcradele,

Oode col saoQ del formidaUl conio

Avea cacciato ilpopoloioiedele,

graa perigliooltosrdMotbrno,

t a'cotnpagQi fintoalzar le vele^

'

:

dal litofuggiroq grave scornoi i

Or, segueododi lui,dico che prese .

La via

d'Armeaia,usci di

quelpaeBci* 1

dopoalqnaatiiornin Natalia

Trovossi, ioverso Bdrsia ilcammia tdoat;

Onde, coDtiauando la sua via

iDiqua

dal mare, ia Tracia se ne vemie.'

LuDgo ilDanubio audo per rUngaria;

come avesse il sqo destrierle peane,. :

I Moravi e i Boemi passo in meoo .

Di venti giorni,la Frtinconiae ilReno.*i

ra

Per la aelva d'Ardenaa in AquisgranaGiunse e inBrabante,ia Fiaodra alfias^imbarca.

L'aura che soffiaverso Trajnootana^

La vela ia guisaia su la prora carca,

Ch'a mezzo giornoAstolfo noo lootana

Vede Id

ghilerra

^bve nel lito

varcav

'

Salta acavallo,io talmodo lo ponge,

Cb*a Loiidra queUaera ancora ^iange.



i8 CANTO

ym

Quivisentendo poicbe 1 vecchio Oitone

Gia mold mesi ionaiiziera in Parigi

E che di nuovo qaasignibaroneAvea imitalo i saoi degnivestigt;

D'aadar subitoia Francia sidispone:

E cositorna al porto di Tamigi,

Onde con le vele alteoscendo fuora^

Verso Galesdo fe'drizzar la prora.

nc

Un ventolinche leggermentell'orza

Fereiido,vea adescato illegnoaH'onda,

A poco a poco cresce e si rinforza;

Poi vien A^ cb'al noccbier ne soprabbonda*

Che glivoltila poppa alfinee forza;

Se non, gliaccera sotto la sponda.

Per la schena del mar tien drittoillegno

i cammin diverse al suo disegno

X

Or corre a destra,r asinistra

mano,

Di qui^ di Ut,dove fortuna spinge,

E pigliaerra alfinpresso a Roano:

E come primaildolce Hto atiioge,

Fa rimetter la sellaa Rabicano^

E tutto s'arma,e la spadasicinge';

Prende ilcammmo', et ha seco quelcorno

Che glival piiihe milie uomini intomo*



VIGESIMDSECONDO 167

n

E giaase,ravorsandouaa foresta,

A pi d'lm coUe ad una cblarafimte,

Neirora cbe 1 moatoa di pascerresta^

Chiaso io capaona o sotto aa ca?o moate;

E dal grancaldo e dalia sete iafesta

YiDto si trasae Felmo daliafrome:

Legb ildestriertra lepiiipesse froode,

E

poivenoe

perbere aliafrescheoode.

xn

Non area messo aocor le labbra in moUe,

Ch'uQ vilianelche v'era ascoso ap[Mresso^

Sbaca faor d'ana macdiia, ildestriertelle,

Sopravi sale, se ne va coa esso.

Astolfo ilrumor sente,e 1 capo estolle;

E poiche 1 daono sao vede alespresso,

Lascia lafonte, sazio sensa bere,

Gli va dietrocorrendo a.piiiotere.

xm

Quelladro hod si stende a tatto corso,

Gh^ dileguatoi sariadi botto:

Ma or leptandoor raccogliendolmorso,

Se ne va di galc^po di:buon trotto.

Escon del bosdo dopoah gran discorsof

E Funo e raltro.alfini hi

ridotto

Lfa,dove tanti nobili baroni,

Eran senza prigioniiihe prigioni.

S



i88 CANTO

nf

Deotro 11pdhgioilyillaneli caccia

Con queldestrierche i veoti al corm adegoa*;

Forzah ch'Astolfo,

l

quallo scudo

impacda,L'eloio e Takre arme^ di lontaiilo segda.

Pur giuDgeanch'egli,tutta quellaracîa

Che tin quiavea seg'uitasidilegua^

Gh^ piuD^ Rabican n^ 1 ladro vede,

giragliocchi, indarno afireltalpiede:

AflGrettal{êde^ va ceroando in Tano -

E le logge le camera e le sale;

Ma per trovare ilperfidoillano,

Di sua fatica.ulla si prevale.

Non saidove abbia aisicospabicano,

Quel suo veloce 3opra ognianimale;

E senza fruttoalcun tutlo quelgiorno

Gercb di su^ di gi êntro e dîntwnb.

xvt

G afii8oe lasso

dâggirarsiaoto^*

S'avvide che quelloco era ioeantato;

E deliibrettock'âTeasempre a oanto^

Che Logistillaa India glivea dato,

Accib cbC)ricadendo ia Dnovaiocanto,'

Potesse aitarsi/siu ricordata:.

Air indice ricorse,vide tosto

A quantecarte era ilrimedio poster*



190 CANTO

XX

Ruggier,Gradasso,roldo,radamante,

BraDdimarte rasildo ltriguerrieri

Iqqaesto nuovo error

sifero inoaate,

Per distruggerelduca accesi e fieri.

Ma ricordossiilcorno ia qaellostante,

Che fe'loro abbassar gliaoimi altieri.

Se ooD si soccorrea col grave saoao^

Morto era ilpaladineaza perdoao.

XXI

Ma tosto che si pon quelorno a bocca^

fa sentireintorno ilsuono orrendo,

A guisadei colombi quandoscocca

Lo scoppio,anno i cavalierfuggendo.

Non meno al negromante fuggirocca ,

Non men fuor della tana esce temendo

Pallido e sbigottito,se ne sluoga

Tanto,che 1 suono orribilnon lo giunga.

Fuggiil

guardiano i suoi

prigionijdopoDelle stallefuggirolti cavalli,

Gli'altroche fune a riienerlira uopo^

E seguiropatronper vari calli*

In casa non restb gattan^ topo

Al suon cbepar che dica: dalli,alli.

Sarebbe ito con glialtriRabicano,

Se non cb'airuscirvenne al duca in mano.



yiGESLMOSECOWDO 198

xxa

D^amar quelRabicano avea ragione,

Ch^ DOQ v'era an migliorer correr laacta;

Tavea dalFestrema regibneDeiriodia,avalcato ia sin in Francia.

Pensa eglimplto, in somma si dispone

Darae piiiostbad un suo amico mancia^

Che^ lasciandoloquivin sulla strada^

Se Tabbia il

primoch' a

passarviccada.

1X1

Stava mirando se vedea venire

Pel bosco o cacciatoreo alcun villano.

Da cai far si potesseindi seguire

A qualcheerra ,e trarvi Rabicano.

Tatto quelgiorno sin aU'apparire

Dell'altro,lelle riguardandon vano.

L'altro mattin,h'era ancor Taer fosco,

Yeder gliarve nn cavalierpelbosco.

XXXI

Ma mi bisogna,'io vo'dirvi ilresto^Gh'io trovi Ruggierprimae Bradamante.

Poi che si tacque ilcorno^ e cbe da questo

Loco la bellacoppiafa distante^

Guardb Raggiero, fu a conoscer presto

Quelcbe finquiglivea nascoso Ailante:

Fatto avea Atlante obe fin a quelFora

Tra lor nob s'eran conosciuti ancora.



194 CANTO

Ruggierriguardaradamaote,t ella

Rigaardaui coq altameraviglia

Che tantidi V abbia offascatoquellalUasioQ SI ranimo e le ciglia.

Ruggierobbraccia la sua donna bella^

Che piiihe rosa ne divieotvermiglia;

poidi sullabocca i primifiori

Cogliendoien dei saoi beati amori.

ixxm

Tornaro ad kerar gliabbracciamenti

Mille fiatet a tenersi stretti

I duo feliciamanti, si contend,

Ch'a pena i gaudilor capiano petti.

Molto lor duol che per incantamenti,

Mentre che fur neglirrabondi tetti

Tra lor non s'eran mai riconosciuti,

tantilietigiorniran perdati.

xxxnr

Bradamante,dispostai far tutti

I piacerihe far verginesaggia

Debbia ad un suo amator, si che di lutti,

Senza ilsuo onore offendere,lsottraggia;

Dice a Ruggierse a dar gliuhimi frutti

Lei non vuolsempre

aver dura e

selvaggia,La facciadomandar per buoni mezm

Al padreAmon; ma primaai battezzi.



VIGESIMOSECONDO 195

xzxv

Raggier he toltoavria noo solameote

Yiver cristianoper amor di questa,

Com' era stato ilpadre e aotiquamenteL'avolo e tutta la saa stirpenesta;

Ma per farlepiacere mmantinente

Data le avria la vita che gitesta j

NoQ che nell'acqua,isse,a nel fuoco

Per tuo amor

porre

il

capo

mi fiapoco.

XXTKl

Per battezzarsiduuque iadi per sposa

La donna aver, Ruggieri messe in via,

Guidando Bradamante a ValFOmbrosa^

(Gosifa nominaia una badia

Ricca e bella, men reUgiosa,

E cortese a chiunquei venia)

trovaro all'uscirdellaforesta

Donna,che molto era nel viso mesla.

xxxm

Ruggier,he sempre uman , sempre cortese

Era a ciascun,a piualledonne molto,

Gome le bellelacrime comprese

Gader rigandoldelicatovolto,

N'ebbe pietade,di disirs'accese

Di

saper

il suo affanno;t a leivolto,

Dopo onesto saluto,omandolle,

Pefch'aveai di piantolviso molle.



i^ CANTO

xxxna

t eDa alzando i beglimid rai,

UmaDissimameDte glirispose;

la cagionde'suoi penosignai^Poi che le domandb, totta gliespoae.

GeDtil signor,isseella Dtenderai

Gbe queste guance aoa A lacrimose

Per la pieUch'a aa giovinettoorto^

Gh'in UQ castel

quipresso(^gifiamorto.

xxxut

Amando una gentiliovanee bella^

Che di Marsilio re di Spagnah figlia^

Sotio UQ vel bianco e ia femmiail goanella^

FiQta la voce e ilvolgerelle ciglia^

Egliogoinotte si giaceaon qaella^

Senza darae sospettoaliafamiglia

Ma $a secreto alcuno esser non puote^

Gh'al luDgoandar doq sia cbi 1 vegga e note*

Se n'accorse odo, e ne parlbon dui;Li dui con altri,nsinch'al re fu detto.

Yenne un fedel del re Faltr^ieri nui,

Gbe questimanti fe*pigliarel letto;

nella rocca gliha fattoambedui

Divisamente chiudere in distrelto:

N^ credo per tutto oggich'abbia spazio

IIgioven,he non mora in pena e in strazid.



iflS CANTO

XLIT

Et aliadonna,a cai daglicchi cade

Un no di pianto,ice: or cbe s'aspetta?

Soccorrer qui,on lacrimare accade:

Fa ch' ove e questo tuo, pur tici metta.

Di mille lance trar,di mille spade

Tel promettiam,ur cbe ci meni in fretta:

Ma sludia ilpasso piucbe puoi,ch^ tarda

Non siaTaita, in tanto ilfoco Tarda.

TLf

LUlto parlarela fierasembianza

Di quellaoppia maravigliardita^

Ebbon di tornar forza la speranza

Cola dond'era giatutta fuggita.

Ma perch'ancor,iiibe la lontananza,

Temeva ritrovarla via impedita,

E cbe saria per questo indarno presa^

Stava la donna in se tutta sospesa

XLTI

Poi disse lor : facendo noi la via

Cbe drittae pianava fin a quelloco^

Credo ch*a tempo vi sigiungeria

Cbe non sarebbe ancora acceso ilfnoco;

Ma gircoQvienper cosi torta e ria,

Cbe 1 termine d'un

giorn6saria

pocoA Huscirne; quandovi saremo^

Cbe troviam mono ilgiovinei temo*



200 CANTO

11 cavalier,erch^a leibeffato

Fu d'una vecchia che portava in groppa^

Giostrb con Plnabel,b'eradotato

Di poca forza e di superbiaroppa;

Et abbattelloileismoatar oel prato

Fece,e prov6s'andava driltao zoppa:

Lasciollaa piede^fe'deilagoanella

Di leivestirTantiqaaamigella.

u

Quellach'a pi rimase,di$pettosa,

E di vendetta ingorda sitibonda,

CoDgiunta PiDabel cbe d*ogniosa,

Dove sia da mal far,ben la seconda,

N^ giornoat, nk notte mai ripoaa,

dice che non Ga mai piiigioconda,

Se miiie cavalierie mille donne

Non mette a piedi,lor tollearme e gonne.

Ginnseroildi medeamo,come accade,

Qiiattroran cavalieriad un 8uo loco/

Li quaidi rimotissime comrade

Venuti a queslepartiran di poco;

Di tal valor,he non ha nostra .etade

Tant'altribuoni al bellicosogioco,

Aquilante,rifone e Sansonetto,

Et un Guidon Selvaggioiovinetto.



VIGESIAfOSECONDa ^

ua

Ptnabel con sembiabte asMi corteae

Al castelcb'io v'ho detto,iraccolse.

La nolle poituttinel leltoprese/ presieoQe^ e primanon lisciobe^

Cbe lifecegiurarh'ub anno e un me$e

(Questoa a punto iltermine cbe toUe)

Starianoquivi;spoglierebbonuanuYi capitassonavalierirranli;

le doDzdle ch'aveascm con loro, '

Porriano a piedi,torrianJo^ le viesti,

Cosi giurar,osicoustrettiforo

Ad osservar, ben cbe turbatie mesti.

Non par cbe fin a quicontra costoro

Alcnn possa giostrarh'a pi non resii:

capitatii sono infiaiti,

Gb'a pi e senz^arme se ne son partitl.

E ordinetra lor,

cbe cbiper sort^

sce fuor prima vada a correr sblo:

Ma se trova ilnimicd cosi forte,

Cbe restiin sella,gettiuinel suolo^

Sono nbligalilialtriinfin a morte

Pigliarimpresauttiin uno stuolo. ;

Vedi or, se ciaacun4'e$sih cosibuono,

Quel ch'esserde',e \uuiiosi^itieotoo.



Mt CANTO

Poi noQ convieBe aU'impoiuoBiaostra ,

Che De yietaogniindagio,gnidimora,

Gbe puDto vi fermiate a qoellaiostra:E presuppongo

che vinciateaocora,

Che vostra alu prewnziao dimostraj

Ma noQ h cosa da fiiren un'ora :

Et h grandubbio che '1gioviDe'arda,

Se tutto

oggisoccorrerlosi tarda.

itn

Disse Ruggier:oq rigaardiamoqaesto:

Facciam nai qnelobe si pub far per nui;

Abbia chi regge ilcielcara del resto^

O la fortuna,e noa tocca a lui.

Ti iiaper questagiostraanifesto ^

Se buoni stamo d^aiotar colai

Che per cagioni debole e silieve^

Gome n'hai detto, ^gibraciar sideye.

LfSf

Senza risponderltro,a doozellaSi messe per

la via ch'erapiiiortat

Pii li tre migliaon andar per quella,

Che si trovaro al ponte et aliaporta

Dove siperdoQTarme e la goDnella,

E della vitagran

dubbio si

portaAl primoappariror,i sa la rocca

i)chi dao bottilacampana tocoa.



m4 canto

Ma, per Dio,fa'cfa*iovegga tosto ia fronte

Queiche ne voglionorre arme e cavallo;

Gb'abbiamo da passar anco quelmonte,E quinon sipub far troppo ioiervallo.

Risposelvecchio: ecooti fuor del ponte

Cbi vien perfarlo:e noa lo disse in fallo;

Ch'un cavaliern'usci,be sopravvesle

Yermiglievea, di bianchi fiorcpnteste.

Bradamante pregbmolto Ruggiero

Cbe le lasciassein cortesia rassupio

Di gittarella sellailcavaliero,

Gh'avea di fioriilbel vesiirtrapuuto;

Ma Qon pole impetrarlo;fu mestiero

A leifarcio cbe Ruggierolse, panto

Eglivolse Timpresautta avere,

Bradamaute si stesse a vedere.

UQT

Ruggierolvecchiodomaudb,

cbi fosse

QuestoprimocVuscia fiiordellaporu*

)Sansonetto,isse,be le rosse

Yeste coDosco, e i biancbi fiorcbe porta.

Uuno di qua,Valtro di \k si mosse

Seoza parlarsi,fu Tiodugiaorta,

Gb^ s'aodaro a trovar co i ferribassi,

Molto affireitaodolor destrieripasu.



VIGESIMOSEGONDO aoS

lo questonMzao delta rocca usdti

EraD coQ Piaabel molti pedoni

Presli per levar Tarme et espeditiAi cavalierch'uscian fuor deglirciooi.

VeaiaQsi iocoatra i cavalieriarditiy

FermaDdo in sti le reate i gran lancioni,

Grossi duo palmi,i nativo cerro^

Ghe

quasirano

agualinsino al ferro.

tXfl

Di talin'avea piii*una decina

Fatto tagliari su lor ceppivivi

Sansonetto a una selvaindi vicina^

portatoneduo per giostraruivi.

Aver scudo e corazza adamantina

Bisognaben,che le percosse scbivi.

Aveane fattodar,tosto che venne,

L'uno a Rnggier,altro per se ritenne.

ix?n

Con questche passar dovean grincudi(Siben ferrateavean le punte estreme),Di

qua e di la fermandoli agliscudi,

A mezzo ilcorso si scontraro iusieme.

Queldi Ruggiero,he i demoni ignudi

Fece

sudar,pocodel

colpoteme:Dello scudo vo' dir che fece Atlante,

Delle cni forze io v'ho giadetto innante.



%o6 CANTO

JXfUi.

lo v'ho giadetto che coq tanta forza

L'iDcantato splendoregliccbi fere,

Gh'al discoprirsigoiveduta ammorza^

tramortitoTuom fa rimanere;

Per cib,s*uq gran bisogooon lo sforza,

D'uQ vel copertolo aolea teoere.

Si crede ch'anco impenetrabiloase^

Poi ch*a

questo

incootrarnulla si mosse.

LUX

L'altro,h'ebbe Farieficemen dotto^

U gravissimoolpoon sofferse*

G me tocco da fulmioe,i botto

Di^ loco al ferro,pelmezzo s'aperse;

Di^ loco alferro,queltrovb di sotto

II braccio cfa'assaial siricoperse,

Si cbe ne fu feritoSausonetto.

deltasellatratto al sno dispetto.

questoilprimo

fu di

queicompagniCbe quiviaQteueau Tusauza fella

^

Cbe dellespogliellruinou fe'guadagni^

cb'allagiostrasci fuor dellasella:

GoDvien chi ride,nco talorsi lagni,

fortuna talortroviribella.

Queldallarocca, replicando1botto,

Ne feceagliltricavalieriotto.



aoS CANTO

II minacciare e ilpor mano aliaspada

Fa tutto a ud tempo e lo avTentarsi a quello;

Ma iananzi tratto glilevo la strada,

Cbe non pot^fuggirerso ilcastello.

Tolta k la speme ch'a salvarsi vada^

Gome volpeliatana, Pioabello,

Egligridaodoy senza mai far testa,

Fuggeadosi caccib nellaforesta.

LXICT

Pallidoe sbigottitolmiser sprona,

Gh^ posto ba nel fuggirultima speme*

L'animosa donzella di Dordona

Gli ha ilferroai fiaachi,e lopercaote iepreme :

Vieo coQ laisempre, e mai doq rabbandona.

Grande h ilramore, e ilbosco intorno geme,

Nulla al casteldi questo ancor s'intende,

Perb ch'ognuno Ruggiersolo attende.

LXXVI

Gli altritre cavalierdellafortezza

Intanto ers^no uscitiin su la via;

t avean seco queliaale avvezza

Ghe v'avea postaiaostuma ria.

A ciascun di lor ire,che 'lmorir prezza

Vih cb^aver vita che con biasmo sia,Di vergogna arde ilviso, e ilcoir di duolo,

Ghe tanti ad assalirvadano un solo.



VIGESniOSEGONOO

La cradd meretrice ii'a?aafttto

Per qoelkioiquasaasa et osserraiiai

IIgiuramentoor ricorda e j1 psttoGh'essi fattorayean,di vendicarla.

Se sol con qaestalaociate gliabbatto^

Per che mi vam coq altreaocompagnarla?

(Dioeiiuidon Selvaggio);s'ione mento^

Levami

il.capooi,cb'iosod oontento.

Gosi dicea Griibn,co^ Aqaikntt:

Giostrar da aolo a sol volea ciaesctinoj

preao e morto rimanaê innaate

Gh'incontra xtnaolvolere andal*piii'cnw*

La donna dicea loro:a che far tante

Parole quisîsa profittolcniio?

Per tCHTe a coloi Tarme io v'lioqoitratti,

Non per r noove legginikm patti.

Quandoio

Tâveain

priône,ra da finrme

QuesteeacnM, e mm ora, ch soa tarde:

Voi dovete ilpreso ordine servarme,'

Non vostre lingner vane e bagiarde^

Ruggierridavaor: eccovi Farme,

Ecco ildeatrierc'ha nnovo 6 sellae barde;

I pannidelladonna eccovi ancora:

Se liYolete,che piiiardimora?

Tom,m, 14



2H' 'sMCAWT'O ; :

La doniBt idfeVaMtditdiao Jitt^mt^

Ruggierdall'altralitobiaDia;ra^pogna

Tanto,ch'a for2|iiii'BpiccarQOttQinev

Ma Del viso Jo rmniati di mrgoglaw -

'

Dinanzi apparve F^do Vialiny-aeme

Del toarcbc^wMKNTttoL Borgogna;.

Ma Guuioii^fciapiiirate -^bbe iloaÛ^^

Yenia lordietco eon

pooo iiM)efva)lo

G)Q la nwUinfaasu coii( hi)atML

SansonettO'abbattQto^'Ro^gierieae;

Gopertoallo'scadb obe actoa':.

AdaM0ial?drûi*inoDti:(fiibttie)'nw

Dico queliotKiaiitato:obe3pfefadtai:

Tamo9ch'umaiMivilta nol awiieiie)

A cailUiggitper rQldow soda Mo..

Nei piugravi[pMigiivea vieoMDa ' 'i

Bed

ebe^4*e(fi9tebisoipoollfy certa'Iir graiieiîgli,sarne il.hiiDe:

Le primedne^cpaodaai ref^;nK UiSi trasse a pihlodevcde oo9iume;iuli ;

La terza, quando1 deoli maHacoIU :

Lascib deU'OriaâUe marine spcmte^ :*

Gbe doveaa deKirar la bellaimda

Che fa a cbi lacauipbpoicost crnda;



y IGESIMOSECONDO a 1 1

Faor cbe questetre volte,utto 1 resto

Lo teaea solto un velo in modo ascosO|

Cb'a discoprirlosser potea ben presto,Cbe del sue aiuto fossebisogooso.

Quivialiagiostrae venia con qnesto.

Come io v'ho detto ancora, si animoso,

Che qaeitre cavaKer che vedea inoaDtiy

Manco temea che pargolettinfanti.^

Lxxxiy

RuggiefipQptrtGrifoae ore la penoa

Dello scado ^11îstasicofogiunge.

Queldi cader da ciascua lato acceanay

t al fia.(^de,resta al destrierlunge. ^

Mette alioscndQ a lujGrifon Tantenna j* *

Ma peltrfi,y^49,?^^ P^ drittogitinge:

E perch lo troybforbito e petto,

L'andb strisciai;idO|fe'contrarioeffetto.

LXXXT.

Ruppeilvdb

e squarcib,he

-gUcopriaLo spaventosiQt incantalo lampoi *

Al cui splendoraciersiconveîa

Con gliccbiciechi,non vi s'haalcunj^c;^nipp.

Aquilante,U'apar seqo venia^ ,

Straccio I'avanzo,fe'lo seuda vampo.

Lo spteqdorerigU pcchiat dtia fratelii

Et a Guidpnîcfaeorrea dopoquelli.^



312 CANTO'

Chi di qua, chi di la cade per terra :

Lo scudo non pur lor gliocchi abbarba^lia.

Ma fa che ogn'altrosenso attonito erra

Ruggier,he non $a ilfin delU battaglia,

Volta ilcavailo;nel voliareafferra

La spadaua che siben punge e taglia

E nessun vede che gliia airincontro,

Gh6 tuttieran cadud a

quellocbntro.

I cavalierie insfeme quelch'a pi6de

Erano usciti,cosi le donne anco,^

E non nieno i destrieriin guisavede,

Chepar ch^'per morir battano ilfianco.

Prima si maraviglia,pois'avvede

Che 1 velo ne pendeadal lato Aianco:

Dico ilvelo di seta,in che solea '

Chiuder la luce'diquelaso rea.

Lxxxyiii

Presto sivolge, nel voltar,ercando.

Con gliocchi va Taraata sua guerriera;

E vien la dove era rimasa,quando

La prima giostraominciata s'era.

Pensa ch'andata sia (nonla trovando)

A vietar che

quelgiovineon

pera,*

' '

Per dubbio ch'ellaha forse che nori s'arda

In questo mezzo ch'a giostrarsi urda .

'



VIGESIMQSEGONDO 3i3

LXXUX

Fra gliltriche giaceaaede la doDoa,

La donaa che Favea quiviguidato.

DinaQzi se la pon, si come assonna^

E via cavalca(otto conturbato:

D'uQ manto ch'essa avea sopra la gonna ^

Poi ricoperseo scudo incantato;

i sensi riaver le fece tosto

Che 1 nocivo splendorebbe nascosto.

xo

Via 86 ne va Ru^gieron facciarossa

Che, per vergogna^ di levar non osa.

Gli par ch'ognunoimproverarliossa

Quellavittoriapoco gloriosa.

Gh'emenda poss'ioare,nde rimossa

Mi sia una colpaanto obbrobriosa?

Gh^ ci6 ch'io vinsimai,fa per favore,

Diran,d'incanti,non per nuo valore.

xo

Mentre cod pensandoeco giva,Venne in quelche cercava, a dar di cozzo;

Ghe 'n mezzo della strada sopr'rriva

Dove profondora cavato un pozzo.

QuiviTar memo aliacalda ora estiva

Si

ritraea,oich'avea

pienoil

gozzo.Disse Ruggiero:r provvederisogna

Ghe non mi fiicci,scudo,piiiei^ogna.



si4 CANTO

xcn

Pih DOQ staraita meco; e qnestosia

L' ultimo biasmo c^ho d'aveme al mondo.

Gosi diceado smonta nellavia^Pigliana grossa pietradi gran pondo^

lalegaalioscudo,et ambi invia

Per I'allopozzo a ritrovarDe ilfondo;

dice: costa giiitattisepalto,

teco stiasempre il mio obbrobrio occaho.

xcm

II pozzo ^ cavo, e pienoal sommod'acque.Grieve h lo scudo,e quellaietrarieve

Non siferinb fincbe nel foudo giacque;

Soprasi chiuse illiquorolle e lieve.

II Qobil atto e di splendoron tacque

La vaga Fama, e divulgollon breve;

di rumor n^empi,suonando ilcomo,

Francia e Spagnae le provindentorno.

xov

Poi che di voce in voce sife*

questaStrana avventura in tutto ilmondo nota^

Molti guerrieri misero alFinchiesta

di parte vicina e di remota:

Ma non sapean qualfossela foresta

Dove nelpozzo il sacro scudo nuota^

Ch^ la donna che fe'I'attopalese,

Dir mai non volseilpozzo n^ ilpaese .



di6 /.CANTO

Yoke toniar dove iasdatoavaa

Raggier; seppe mai trovar la atrada.

Or per valleor per monte s'awolgea;Tmta quasierob qaellacmtrada,

NoQ yolaemai la ana fortuna rea,

Che via trovasse onde a Raggiersivada.

QaeatoaltroCanto ad ascokare aapetto

Chi ddl'iatoriaia

preiideileua.



ORLANDO FURIOSO

CJNTO FIGESIMOTERZQ

ARGOMENTO

AsuAfo poggia in aria. II M Zerbino

Per uccisor di Pinabello i preso .

Da Orlando i liberate.E in su Frontino,

Tolto ad Ippalca,i Bodomonte asceso.

Con Mandriciwdo Orlando paladino

Combatte; e posciache si trwa qffeio

DiMa sua donnaf incomimdo t grrenda

Pazzia, cValtra nvnfu mai si stapenda.

l^tudm ogoUD ^ovare altraiyb rade

Volte 11ben ir aenza il auo premiefia; se por aenza^ almen qod te ne aceade

Morte nh danno n^ igoomioiaria.

Chi nuoee akrui,tardi o per tempo cade

n debito a soootar^ che ood s'oblia^

Dice ilproverbioyh'a trovar A vaono

Gli uominiapeaao^ e i monti fermi stanno.



ai8 CANTO

Or y;e4icppjh'a Pinab^lqyvienePer hsser pDrfatoiniqtaameiite;'

)gianton sommaalle dovate pene^

Dovate e giusteliasua ingiustaente.

E Dio,che le piiiolte non sostiene

Yeder pa tire a torto ono inQocente^

Salvb la donna^

e salverkciascono

Che

d'ognielloniaviva

digiano.m

Credette Pinabel quiestaonzella

Gia d'avermorta, e colagiusepolta;

N^ la pensfiva mai veder,on cb'ella

Gli avessa a tor deglirror suoi la moka^

N^ ilritroirarsin mezzo le caa^ell^

Del padre,n alcnn ntilglirisolta.

QuiviAltaripat^a tra monti fieri

Yicina al tenitoriodi Pontieri.

If K^

Tenea queirAltaripalveciehioeonte^

Anselmo,di ch'usciquestomalVagio,

Che, per fnggira mandi Ghiaramonte,.

D'amici e di toccorso ebbe disagio.

La donna al tradifore a^pi *nn monte'

Tolse

Tindegnavita a suo

grandeagio^Gh^ d'altroaiuto qnelon siprowedci^

Ghe d'altigridi di chiamar mercede.



VIGESIMOtERZO a 19

Morto ch'ellaebbe ilfalsocavaliero,

Che leivoluto avea gia porre a mort^,

Volse toroare'ove lascio Raggiero;Ma non lo consent sua dara sorte,

Cbe la fe*traviar per an sentiero

Che la portbdov'era spesso e forte,

Dove piJitrano e piixsolingol bosco,

Lasciando ilsolgia

ilmondo alFaer fosco.

vt

N6 sappiendollaove potersiltrove

La notte riparar, si fermb quivi

Sottole frasche in su Terbette nuove,

Parte dormendo fin che 1 giornorrivi,

Parte mirando ora Saturno or Giove,

Venere e Marte,e glialtrierranti Divij

Ma senipre, o vegli dorma, con la m6nte

Conteinplandouggierome preseote.

Spessodi cor profondoellasospira,Di pentimentodi dolor compunta,

Ch'abbia in lei,piiih'Amor,potato Tira.

L'ira (dicea)'ha dal mio amor disgianta;

Almen ci avessi io posta alcana mira, '

Poich'avea

purla

mala impresassontaDi

saper ritornar donde io veniva,

Che bea fui d'occhi e di memoria priva.



d90 CANTO

mi

Qaesteet altreparolellanoo tacqoe,

E nioltopiiie ragioobol core

II veDto intanto di sospiri,I'acqaeDi piantoaceaa pioggiai dolore.

Dopo una luDgaaspettaziooar nacqoe

Iq Orlente ildis(atoalbore:

Et ellaprese ilsuo destrierch'intomo

Giva

pascendoyt andb contra il

giomo.

Nh molto andb^che si trovb airascita

Del bosco,ove par dianzi era ilpahgio^

Lk dove molti di Favea scheraita

Goa tanto error Fincantator malvagio.

Ritrovb quivistolfoche foraita

La brigliaU'Ippogrifovea a grandeagio^

E stava in gran pensieri Rabicano^

Per non sapere a chi lasciarloin mano.

z

A caso sitrovb che fuor di testa

L'elmo allors'avea tratto ilpaladino;

Si che tosto ch'usci dellaforesta,

Bradamante conobbe ilsuo cngino.

Di Ionian salutollo,con gran festa

Glicorse,

e I'abbraccib

poipiiiicino} nominossi,t alzb la visiera,

E chiaramente fe'veder chi ell'ra.



VI6ESIM0TERZ0 sai

a

NoQ potea Astolfo rkrovar persona

A chi il suo Rabican megliolasciasse,

Perchi dovesse averne gnardiauoaa renderglieloolcome toriiasse

^

Delia figliael duea di Dordona;

parveglihe Dk glila mandasse.

Vederla volentiersempre solea^

Ma

pelbIsogQor

piiih'egli'aVea^

Dappoicfaedoe e tre volte ritornati

Fraternamente ad'abbracciarri foro^

sifor Tuno alFaltrodomandaii

Con molta affeziondell'esserloro,

Astolfo disse:ormai,se del pemiati ' '

Vo' 1 paese cercar,'troppodifnoro: '

t aprendoliidonna ilsao pensiero^

Veder le fece ilvolator destriero.

fill

A leinon fa di:moka maravigtiaVeder apiegareqneldestrierle peane;Ch'alira volta,eggendoglia briglia

Adante incantator,ontra le v^ittie^

le fece doler gliocchi e le ciglia;^

SI fissedietro a

quelvolar le tenne

Quelgiornohe da leiRuggierqntatid ;

Portato fa per camrnin langoe striaiio.



aaa CAHTO.

np

Astolfo difise lei ibA1 Vol#a

Dar Rabioao 6liesi nel corao affretUy

Cbe se, scoccabdo I'arcOy movea.

Si solea lasciardietroUfiaolta;

iQtte r arme ancor ,*qiJAaMitt vea /

Ch^ vuol ch'a Mou^Mh^tt,gliie rtmeuay

glile serbi final sop pipOH)^ .

Gh^ non glifaono or 4i biac^noqtonalol

xp

VoleadoseQe'aodar pm i'ar^î.vobo^

Aveasi a fsri|iialQto o^ piîjiievei^

Tieasi la spadk;'1eortio^4f)c; A:b |.S0lai;{

Bastarglilcoroo'ad ogtÎisQOldev/e. mk v

Bradamante-lA.iaiici^be'lijîoplor .; /

Porlo di GÛfiMNf^v^Ô^-ff^^KtrLa laociacVfi.di|uaQiiiiiêf(i| Mje

Fa le selleres^ inhitoîfcM*^ *'

.

'

/

SalitoA6^}llbwl'defîerrtdaDte^

Lo fa nioêr perTdria leqtoleoto^

lodi lo caccidî be;Br4damaote,

\

Ogni vistaijiciperde9 :^Q, npcQ]Wto.

Gosi si part^^cblilb i|iiiiaDt0

II Doccbier che glisboglietne e 1 vâto^

poich^ '1porjUf i,liti dietrolassa/ '

.

Spiegagw vela e inoabtiai venti passa. .^;



^34 CANTO

Di qua, di la a voIw^d^ pmou

lacootrb mat da dbiiia dUrla Tia:

Si trofb aaeit'del bbsicoin m la nona,

Dofve ufi cm^l poobloMan seopria,

U qaalla oiwa a tia moodcel CDroiia

Lo mira,e ftioat'AlbaJQa par oke aia:

t era oertbÎôiicÂlbatio;. in quella

Avea la madre et akan too fratellb.

an

Come la dottna eoqoaohiteia9 loeo^

Nel cor s'Ôariata^piiit^ThoQâodire.

Sara scopertaae sifîiDa ua pooo^

N^ piiie sarailectto partiiie.

Se noQ si parte,Fanioroso fodo

Uarderdi. cbe la fiiraBoniii : .

Nod vedci'pi of^ter;d fan cbsa : 'o

Di quelcb' ira cMPdiiiato.aiaU'OnibrMa.

Stetteddqwmsbpeiisar;.poi aiaolseDi volar dar;a KEootÂlbanle spatije

verso la badia'pori rpvolse,

Chi quiadian sapea qaalra iloalle.

Ma sua fortana; boona o trista,ohe

Che primadiêllansoissedellavalle,

ScoQtrasse AcaldD,o de' fratellisoi;

N^ tempo di oelarsiebbe d^ loi.



yiG ;SIMOTEIlZO da5

Veniva da partirliaUoggiamenti

Per quelcontado a cavaflieria fanti;

Ch'ad inatanda di Carlo naove gentiFatto avea delle terre drtionstand.

I salatie i fratemi abbracciamenti

Con le grateaceoglieozendaro innanti;

poi,di liiolteose a pare a paro

Tra lor

parlando^n MoDt'Albaa tornaro.

JXtf

Entrb la belladonna in Mont'Albano^

Dove I'aveacon lacrimosa gnancia

Beatrice molto desiatain vano,

E fattone cercar per tntta Francia.

Or quivibaci e ilgiungerano a mano

Di matre e di fratellistimo ciancia^

Verso glivnti con Ruggiercomplessi^

Qi'avr^ nelFalma eternamente impressi.

Non po^endollaandar,fece pensieroGh'a Yall'Ombrosa akri in sno nome andasse

Immantinente ad .avviaarRuggiero

Delia cagionch'aodarleinon lasdasM;

E Ini pregar (s'eriicegarodestiero)Che

quiviersqo amor si

hattezzaase,E poivenisse a farquanto eradetto, '

.

SI che si desse al.m^trixoDDfofftfto.

Tom. in. i5



2%6 C NTO

Pel medesimo messo fe'didegoa

Di mandar a Auggifrolmo oavaUo

Che glisolea tanto esaer caro^ e degooD'essei^liaro era ben seawi jalt6)

Che noQ s'avriatrovato in tatlo U r^no

Dei saraciQ^ n^ spUO iLsigoorallo,

Piu bel destrierdi qnealoo piagogliardo,

Eccetti

Brigliador^oU,a Baiardo.

Ruggier,ueldi che troppo audace ascese

Sa rippogrifo,verso ilciellevosse^

Lascib FrontiDO^ Bradamaote ilprese

(Frontino,he 1 destriercom nomosse);

MandoUo a Mont'Albano,a buone spese

Tener lo fece, mai non cavalcosse^

Se DOQ perbreve spazio a picciolasso;

Si ch'erafihche mai lacido e grasso.

zxm

Ogoisua douna tosto,oguidottzellaPon seco in opra, e con sottillavoro

Fa sopra seta Candida e morella

Tesser ricamo di fiaissimooro;

E di quelcuopre et oma brigliasella

Del buoD desurier:

pdscegliena di lofo,

Figliai Calliircfiaua nutrice,

D'ogniecreto soo fida nditrice.



VIGESIMOTERZO 117

QuantoRciggier'erandl cot% impreno,

Mille volte;arrato avea a coatti;

La bdld,k virtiade,loodi dtesio

EsaltatoTavea fiasoprai Dei.

A se chiamoUa^ dkse: miglioreaso

A talbisognokggernoo potrei;

Gh^ di te d^ piufidb d^ piaaaggia

Imbasciator,ppalcaia,dou baggio.

I{^lcaa doDzelU era oomaia.

Va',le dice (eI'iasegiiave do'gire);

pienameotec Tebbe infermata

Di qaaafoavease al sttaaignoredtre,

E a far la scum ae noa era andata

Al monaster; chi on fa per mentkej

Ma che Fortuna ehe di not pocea

Piiiche p a steasia imputara'avear

Montar la fece s'unroqzino, in mano

La ricca brigliai Fromin le meara;'

E se sipaatzokimo o ai vi^aoo

Trovasae cba kvar le la vblesae,

Per fargtiuna parolaloeryel sano,

Di chi foaaeildestriersol gU dicesae;

Gh^ non sapea^irditocavaliero

Ghe non tremasae al nome di Ruggiero.



938 CANTO

Di raolteoose rammoaisce e moke^

Che trattar con Ruggierabbia in sua veoe;

Le qualpoich'ebbe Ippalcaea

raccohe.Si pose

ia via,n^ pi iimora fece.

Per strade e campie selve oscure e folte,

Gavalcb dellemigliaiiii diece,

Gh^ noQ fa a darle noia chi veaisse,

N6 a dotnandarla

por

dove ne gisse*

A mezzo ilgionio,el calard'ua moote.

In una stretta e malagevolia

Si veuue ad incoutrar con Rodomoute,

Gh'armato un piccolano e a pi seguia.

IIMoro alz6 ver leiFaltierafronte,

E bestemmib Feterna lerarchia,

Poi che s\ bel destrier,ibene oraaio

Non avea in man d'un cavaliertrovato.

Aveagiurato

he 1

primecavallo

Torria per ibrza che tra via incontrasse.

Or questoh stato ilpnmo; e trovato hallo

Piiibello e piiier lui,che mai trovasse:

Ma torlo a una donzdia glipar fallo;

pur agogna averlo^in diibbio staase.

Lo mira,lo contempla,dice speeso:

Deh perch lsuo signeroa ^ con etso



VIQESIMDTERZO 929

Deh ci jfossbegli H risposeppMcai;

Ghe tifariaeabgiarxse pettstero

Assai piiii te val cbilo cavalca; /

Nh lo pareggialmoado akro gaerriem '

Chi e (ledisseilMoro) obe si calaa

L'oDore altrai?Risposella:Ruggiero.

E qaelsnggimiserddoqaeildestriervoglio^

Poi eh'a

Ruggier,i

gran campioD,lo

toglio}

n qolaijsekavk ver, come to parli

Ghe sia s\ibrte e piii''bga altt'OVaglia

NoQ cbe ilde^bier,tia:kjvettaraarli .

Gonverrammi,e id suo arbitHo fiala taglSa^

Ghe RodomoQte 10 soiw, hfiia narrarli^

che,se pur Vbrriimeco bauaglia,

Mi troverk;h'ovQoqiieo ^ada a sda.

Mi fa sempre apparira litcemk.

Dovuoqoe10 vo A gfaa^estigioesta/^Ghe noQ lo lacteialfiilminemaggiore.

Gosi dicendo,vea tpniate in tesu

Le redine doratetilcorrid re

Sopraglisalta;labrimosa: mesta

Rimaoe

Ipptilpfa,e

'spititaral dolore

Minaccia Rodomom^, e gU dice oota:

Noa Tascoltaegli^ a pdl^pciggioobta.



s3(y CANTO

Per qacfUaa dove lo giiidalnaiio

Per trovar Mindcicardo c DoraUct

Gli viene Ippaloaieirddi

lnotano^'E

lo bestemtniaaetupre malediee.

Gib che di qiieitorreooe, (a1ttt 8piano.

TurpiD,obe txMk qdes(aiatoribdice^

Fa quidigresao torna in qu lpaeae

Dove.ia diaosilaorto tlMaganseae*

Dato avea a pena a quelloco leapalle

La figliuola'Anwo',h^infrpttagbi,

Che v'arriTh Zerbinrpar akro catte

Con lalyiace Tecdbk io ootnpagiiia:

giaceride ilborpb.naUA valla * ^ [

Del cavalier,be nod aa giaohi aia;

May

come qad ct'era .cortese e pioj

Ebbe pietkel caso ncfeoboe rio

.

Giaceva Pioabelloin ter#a

apenlo^Versando ilsaofue per tante feriie,

Gh'esser doveaDO.aafoi,e fMu di qeato

Spadeia sua morte sifoseerouoite^

II cavalierdi Sopssia;oa ia leHto.

Per Torme ebe'difi'eteQraii fcdpite^

A porsin avveotura, ae ppUit I

Sapercfairotnicidio fittoavea ^



93a GANTO

Qiilndiresao a dna migliaitravara

Ud gran castelcbe fu detto AkariTO,

Dove per star la notte si fermaro,Ghe giaa gran volo inverso ilcielsaliva.

Non vi ster moltd,cfa'unlameato amaro

L'orecchie d^ogniartelor feriva;

E veggon lacrimar da tattigliocchi,

Gome la cosa a tutto ilpopc tocchi^

Zerbino dimandoKme, gE fb detto,

Che venut'era al coQt'Anselfttoavviso,

Ghe fra duo monti in on senti^o istretto

Giacea il suo figlioinabello ucdso.

Zerbin,per non oedar di se aospmo,

Di ci6 sifingenovo, e abbassa ilviso.

Mapensa bea che s6nza dubbio sia

Quelch'egli.trovoorto in soUa via.

Dopo nopi iqokoUbdra iuikebre

GiuDse, splendori torchi e di facelle^

hk dove fece le stridapiiirebre

Gon un batterdi man gireallestetle;

E con piikena faor delle palpebre

Le lacrime inondar per le mascelle:

Ma piudell'altrenHlose et atre^

Era la facctadel misero p^tre.



^34 CANTO

Ir

lacrimando al del leva le main,

Che 1 figlimdon aariisenza vendetta

Fa circondar Talbergoi terrazscaBi,Gh^ tnito 1 popol '^ levatoia fretta.

Zerbin chegU nimici aver lootant

Si crede, qaesu ingturiaoq aspetta,

Dal coote ADselmo,cfaeaicfaiama ofieso

Tanto da loi^el prima eonoo h preso^

I

E quellaotte in teaebrosapane

IncateoatOyin graviceppiesso.

IIsole ancor noo ha le locispaite,

Che TiDgiuatouppliciogi commessoj

Che Del loco medeaimo riaquarte,

Dove fa ilinal,'hanoo impotatod esso.

Altra esaminaio db noa sifacea^

Bastava che 1 sgoor odcredea.

Poi cbe Faltro mattia la bellaAarora

L'aer serea fe'bianco e rosso e gialk),

Tutto 1 popolgridaodo:ora, mora,

Yien per puoirZerbin del non sno iIlo.

Lo scioecovulgoTacoMnpagnatiora,

Senz'ordine,hi a piededhl a cavallo;

E 1 cavalierdi Sbozia a capocbino

Ne vien legaton sA ^o ptccolonzino.



VIGESmOTERZO %K

Ma Dio, )ipsposso^'iaopowitiiutt,

N^ lasciamfX ^ in Ma bcnU ifida^

Tal difesaglivâ giiipotrvedblt)Che DOQ vh dubbk) {î ih'oggi'woida.

QaiviOrlando arrivb,k cut fenula/

Alia via del sjoioiBOfinipolifa gbidai :..

Orlando glhnfilpianvide lagents :

Che traea ^ mort U c9vaUer4oleolew

Era coa Iniqaeflafai|ciaiU|adlk i*.;

Che ritrovb nellai^lfaggilaroUA, .

Del re Galegola figlia.sabella,

In poicr%ikd^'maJaedfin^Mdottia,.

Poi che )fi6Giatot a neUiiprno^l;i. u

Del truculenU)i)Sî1la.^^Vie.'TQUa: i v

QuestoZerbio;,.cbeJ aIiâiuiUvivea.

w

Orlando se Vas^ f*99compBgiwi,.Poi che djellîCay^niKj ,nW 5rise

.

Qnando costei;liide all?iOan|p^;ba :.

DomaDdb Orlando,chij^'torbaesse.

Non so, diss'egU:pfiinlU tnoQtigaaLascioHa

,e yerso i(

pi4n,)tattgî Ommm:.

Gaardb Zerbiqo,t aliay^ pioima

Lo giadic6aiipn.j moltfitima



fi3 CANTO

vn

E fatt09dglipprMsc^^domdndolla

Per che cagiooe dove ilmeoia presd.

Levb ildoleDte avalieroilcoUo^E megliovendo ilpaladinooteso,

Risposelvero; e coA ben nalroUo^

Che meriib dal come esser difeso/

Bene avea ilcoDte alleparblecoit6

Gh'era loDoceDte, che moriva a torto^

LttI

E poicb^intjsse:he oommessb questo

Era dal coDterAn^lmo d'Alta^riva,Fa certo ch'era torto maQifesto;

Ch' ahro da quelfelk tiiiainoh deriva.

Et oltrea cibr/l'tmo'eirairaltroinfesto

Per raotiqaissiidodio ihfebolliya

Tra ilsaDgue'diagimzae di Chiarmontef

tra lor eran mdAi d danai et onte,

SlegateleavaUer,rid^,anaglia,II conte a' masattdferi^-d;h'io v'Q6cido

Chi k costui h0 slgraikolpitagtia?

Risposen' che parer yf6\hilpitto:

Se di cera noifusslmbo di paglia,

E di fuo ^ egli,sSili^lbrituelgrido,

E veane contra ilpaladin V'vtfbda:

Orlando contra lui cfaid8 land*':O I



a38 CANTO

Dl cento venti(cheTarpinsottrasse

n conto),ttanta ne perirol meiio.

Orlando finalmenteai ritrasaeDove a Zerbin tramava ilcor nel aeoo.

S'al rliornard'Orlando aUUegraase^

Non sipotriaontare in vergia pi^no.

Se gliaria per onorar prostrato

Ma sitrovb

sopra

ilronzin legato.

x.xm

Mentre ch'Orlando,poiche lo disciolae,

L'aiutavaa riporarme sae intorno^

Cb'al capiundellasbirragliaolse,

Che per ano mal se n'era fattoadoraoj

Zerbino gliocchi ad IsabellaYolse,

Che soprailcolleavea fattosoggiorno,

E poiche dellapugna vide ilfine,

Porto le sue bellezzepiiiicine.

uav

Qnandoapparirerbin si vide appresso

La donna che da luifa amata tanto,

La belladonna che per falaomesso,

Credea sommersa, e n'ha pii iolte pianto;

Com' un ghiaccioel pettoglisia messo,

Sente dentro aggelarsi,trema alqdanto:

Ma tosto ilfreddo inanca, et in (pi^loco

Tutto a'avvampad'amoroso 3C0.



94o CANtO

urrni

senza iodugio seoza altrorispetto,

Gorre al suo caro amante, e ilcolloabbracciaj

E noQ pub trar parolauor del pettoMa di lacrime ilsen bagnae la faccia.

Orlando attento alFamoroso affetto,

Senza che piuchiarezza se gtifaccia,

Vide a tuttigFindizianifesto

Gh' altriesser che Zerbin non poteaquesto.

JJOOL

Gome la voce aver pot Isabella,

Non bene asciultaancor Fumida gaancia,

Sol dellamolta cortesiafavella,

Gbe Favea usata ilpaladini Francia.

Zerbino,che tenea questadonzella

Gon la sua vita pare a una bilancia,

Si geitaa'pi^el conte, e quellodora

Come a chi gliha due vite date a on' ora.

LXX

Molti ringraziamentimoke ofierte

Erano per seguirra i cavalieri,

Se non udian sonar le vie coperte

Daglirboridi frondi oscarie neri.

Presti alleteste lor,h'eran scoperte,

Posero glielmi, presero i destrieri:

Et ecco un cavalieroe una donzella

Lor sopravvien,h'a pena erano in sella^



24 CANTO

NoQ fai,ome lo seppi, seguirento^

E per vederti,per provarlippresso:

E perchem'ibformai del guerninientoChai

sopra Tarme,io so che tu sei desso;

E se noQ Tavessi aDco, e che fra cento,

Per celartida me tifossimesso,

11 tao fierosembiante mi faria

Ghiaramente veder che ta

quelsia. ^

LTXV

Non si pub (gliisposerlando)ire

Che cavaliernon siid'altovalorej

Pero che simagnanimodesire

Non mi credo albergassen uniiilore.

Se '1volermi veder ti fa venire,

Vo' che mi veggidentro,ome fuore:

Mi leverb questo elmo dalle tern pie,

Accib ch*a punto iltuo desire adempie*

Lxxn

Ma poiche ben m'avrai veduto in faccia^AlFaliro desideri6 ancora attendi:

Resta ch'allacagion tu satisfaccia,

Che fa che dietro questavia mi prendij

Che veggie 1 valor mio siconfaccia

A

quelsem^bianlefierche^sicommendi.

Or su (disselpagano)l rimanente;

Ch'al primoho satisfattonteramente.



VIGESIMOTERZO 243

Lixvn

II conic tuitaviadal capo al piede

Va cercando ilpagan tulto con gliocchi:

Mira ambi i fianchi,ndi 1'arcion ; nh vede

Pender nh qaa nh la raazze n^ stocchi.

Gli domanda di ch'arme si provvede,

S'avvien cbe con la lancia in fallotocchi.

Risposequel:on ne pigliaru cura:

Cos a molt'altriho ancor fattopaura.

ixcnn

Ho sacramenlo di non cingerspada

Fin ch'io non lolgonrindana al conte;

E cercando lo vo per ognistrada,

Accib pill'una posla meco sconte.

Lo giuraised'iotenderlo t'aggrada)

Quando mi posiquest'lmo aliafronte,

IIqualcon tutte raltr'arme ch'io porto,

Era d'Eltor,he giamiiranni h morto.

LZXIX

La spadasola manca alle buone armei

Gome rubata fu,non ti so dire.

Or che la porlilpaladino,arme;

E di quivien ch'eglia sigrandeardire.

Benpenso, se con lui posso accozzarme,

Farglilmal tolloormai ristftuire

Gercolo ancor, ch^ vendicar disio

IIfamoso Agricangenitorio .



a44 CANTO

uncx

Orlando a tradimento glidi^ morte:

Ben so che non potea farloaltrimentc*

II conle piiion tacque,e gridoorte :

E tu^ e qualunqneldice,e ne mente.

Ma quelche cerchi,'6 venulo in sorte:

lo sono Orlando,e uccisilgiustamente;

E questah quellapadache la cerchi,

Che tua sara se con virtiila merchi.

LXXXI

Quantunqueia debitamente mia,

Tra noi per gentilezzai contenda :

N6 voglion questapugna ch'ellasia

Pill tua che mia;ma a un arbore s'appenda.

Levala tu liberamente via,

S'avvien che tu m'uccida o che mi prenda.

Gosi dicendo,Durindana prese,

E 'n mezzo ilcampo a un arbuscel Tappese*

Lxxxir

Gia Tun dalFahro e dipartitounge,Quanto sarebbe un mezzo tratto d'arco:

Gia I'uno contra Y altroildestierpunge,

N6 dellelente redine gli6 parco:

Gia Funo e T altrodi gran colpoaggiunge

Doveper

relmo.la veduta ha varco.

Parveno Taste,l rompersi,i gelo;

E in mille scheggendar volando al cielo.



VIGESIMOTERZO ^45

LXXXIU

L'una e Taltra asta 6 forza che sispezzi*,

Che noQ voglioniegarsicavalieri,

Icavalierche tornaoo coi pezzi

Che son restatiappresso i calciiateri.

Quellihe sempre fur ael ferro avvezzi,

Or, come duo villanper sdegaofieri

Nel partircque o termini di prali.

Fan crudel zoffa di duo

palirmati.

Lxxnv

Non stanno Taste a quattrocolpialde,

E mancan nel furor di quellaugna.Di

qua e di la si fan Tire piucalde,

N6 da ferirlor resta altroche pugna.

Schiodano piastre,straccian maglie falde,

Pur che la man, dove s'aggraffi,iugna.

Non desiderialcun,perchpiuvaglia,

Martel piugrave o piudura tanaglia.

LXXXT

Come pub ilsaracin riirovar sesto

Di finircon suo onore ilfiero invito?

Pazzia sarebbe ilperdertempo in questo;

Che nuoce al feritorpiuch*al ferito.

Andb allestrelte Funo e 1'altro,presto

II re

pagano

Orlando ebbe

ghermito:Lo stringel petto;e crede far le prove

Che sopra Anteo fe'gikilligliuoli Giove.



246 CANTO

LXXXVI

Lo pigliaoQ molto impetoa traverso:

Quando lo spioge,quandoa se lo lira;

Et h Deliagran

coUera si

immerso,Gh'ove restila brigllaoco mira,

Sta in se raccoltoOrlando,e ne va verso

II suo vaDtaggio,aliaviitoriaaspira:

Gli pen la cauta man soprale ciglla

Del cavallo,cader ne fa la briglia.

Lxxxm

II saracino ognipoter vi mette

Che lo soflfoghidelFarcion lo sveiia:

Negliurli ilconie ha le ginocchialrelte,

N^ in questapartevuol piegare in quella

Per queltirarche fa ilpagan ,constrette

Le cingieon d'abbandonar la sella.

Orlando h in terra, e a penasel conosce;

Gh'i piedia in stafTa,stringencor le cosce.

Lxxxvm

Con

quelumor ch'un sacco d'arme

cade,Risuona ilconte, come il

campo tocca.

II destrierc'ha la testa in libertade,

Quello chi toltoilfreno era di bocca,

Non piumirando i boschi che le strade,

Con ruinoso corso si trabocca,

Spintoi qua e di la dal timor cieco;

Mandricardo se ne porta seco.



a48 CANTO

xcn

Al saraciQ parea disoortesia

La profertaccettar di Doraiice;.

Ma fren glifara

aver peraltravia

Fortuna a' snoi disiimolto fautrice.

QuiviGabrina sceierataiDvia,

Che,poiche di Zerbin fu traditrice,

Fuggia,ome la lapache lontaoi

Oda venire i cacciatorie i cani.

Ella avea aocora indosso la goaoella

E quelmedesmi giovenilirnati

Che furo aliavezzosa damigella

Di Pinabel,er leivestir,evati;

Et avea ilpalafreoonco di quella,Dei buoQ del mondo, e degliavvantaggiati.

La vecchia soprailTartaro trovosse,

Ch'ancor non s'era accorta che vi fosse

XdT

L'abito

gioveailosse la

figliaDi StordiUno, Mandricardo a riso,

Vedeodolo a coleiche rassimiglia

A UQ babbuiQO, uq bertuccione in viso.

Disegnalsaraciatorle la briglia

Pel suo destriero,riusciTavviso.

Toltoglilmorso, ilpalafreninaccia,

Gli grida,o spaventa,e in fugailcaccia.



VIGESIMOTERZO 24^

lew

Quelfaggeper la selva, seco porta

La quasiorta vecchia di paura

Per vallie mouti,e per via driltaetorta,

Per fossie per pendiciliaventura.

Ma ilparlari costeisi non m'importa,

Ch'io non debba d'Orlando aver piiiura,

Gh'alla sua sellacib ch'era di guasto,

Tulto ben racconcib senza contrasto.

xcn

Rimonto sul desiriero,ste'gran pezzo

A riguardarhe 1 saracin tornasse.

Nol vedendo apparir,olse da sezzo

Egliesser quelch'a ritrovarloandasse:

Ma, come costumato e bene avvezzo,

Non primailpaladinuindiitrasse,Che con dolce parlarrate e cortese

Buona licenziadaglimanti prese.

xcvn

Zerbin di quelpartirolto si dolse:Di tenerezza ne piangeasabella

Volcano ir seco, ma il conte non volse

Lor compagnia,en ch'era e buona e bella;

E con questaragione tie disciolse

Gh' a guerrieron h infamia

sopra quella^Che,quandocerchi un suo nimico,prenda

Gompagnoche I'aiuti che 1 difenda.



25o CANTO

icvm

Li pregbpoiche,qaandoilsaraciao.

Prima ch'in lui,i riscontrasseia loro,

Gli dicesserclVOrlando avria viciuo

Ancor ire giornier quelleniioro;

Ma dopoche sarebbe il suo cammioo

Verso le 'nsegneei bei gigli'oro,

Per esser coq Tesercito di Carlo,

Accio,volendol,appiande cbiamarlo.

Quelliromiser farlovolentieri,

E questae oga'altracosa al suo comando*

Feron cammia diverso i cavalieri,

Diqua Zerbino, di la ilconie Orlando

Prima che piglilconie altrisentieri,

Air arbor tolse, a se riposelbrando;

E dove megliocol pagan pensosse

Di potersincontrare,ldestrier mosse

c

Lo strano corso che lenne ilcavallo

Del saracin pelbosco senza via, I

Fece ch'Orlando ando duo giornin fallo^

N6 lo trovb,n6 potfeverne spia.

Giunse ad un rivo che parea cristallo,

Nelle cui

sponden bel

pratelioria^

Di nativo color vago e dipinto,

E di mohi e belliarbori distinto*



VIGESIMOTERZO a5i

a

IImeriggeacea graloForezzo

Al duro armento et al pastoreignudo;

Si che n^ Orlando seotia alcun ribrezzo,Che la corazza avea,

Felmo e lo scudo.

Qaivieglientrb,er riposarvi,n mezzo;

E v'ebbe travagliosolbergo crudo,

E pill,ie dir si possa, empio soggiorno,

Queirinfelice

sfortunato giorno.

en

Volgendosivi (ntorno,ide scritti

Molti arbuscelliin suirombrosa riva.

Tosto che fermi v*ebbe gliocchi e fitti,

Fu certo esser di man delta sua diva.

Questoera un di qneilochigiadescritti^

Ove sovente con Medor veniva

Da casa del pastore indi vicina

La belladonna del Gatai regina.

cm

AngelicaMedor con cento nodi

Legaliinsieme, in cento lochi vede.

Quanlelettereson, tantison chiodi

Coi qualimore ilcor glipunge e fiede.

Va col pensierercando in mille modi

Non creder quelch'al suo dispettorede:

Gh'altraAngelicaiacreder sisforza,

Gh'abbia scrittoilsuo nome in quellacorza.



a56 CANTO

cxn

Laoguidosmonta, e lasciaBrigliadoro

A UD discrete garzon cbe n'abbia cura.

Altriiidisarma,

ltriglisproni

'oro

Gli leva^ltria forbirva Tarmatura.

Era questala casa ove Medoro

Giacqueferito,v'ebbe aha awentura.

Corcarsi Orlando e non ceaar domanda,

Di dolor sazio e non d'altravivanda.

cxvn

Qaantopitierca ritrovarqufete,

Tanto ritrovapiiiravagliopena,

Ch^ dell'odiatoscrittoogniparete,^

Ogniuscio,ognifiaestravede pieoa.

Ghieder ne vuol;poitien le labbra chete,Gh^ teme non si far troppo sereaa,

Troppochiara la cosa che di nebbia

Gerca offascar,erch en nuocer debbia

carnn

Poco

gligiovasar fraude a se stessso,

Gh^,senza domandame,h cfaie parla

U pastorche lo vede cosi oppresso,

Da sua tristizia,che vorria levarla^

L'istorianota a se che dicea spesso

Di queiduo amanti a chi volea ascoltarla^

Gh'a mold dilettevolefa a udire,'

Grincomincib senza rispettodire: '



VIGESIMOTERZO aSy

cnz

Gonoie esso a prieghi'Angelicaella

t^oitatovea Medoro alia sua villa;

Ch'eraferito

gravemente,e ch'ella

Garb la piaga^ in pochii gQarilla:

Ma che nel cor d'una maggiordi qucUa

Lei feriAmor; e di pochasciotilia

Uaccese tanto e sicocenie foco,

Che n'ardea tutta,e doq trovava loco:

GZX

E senza aver rispettoh'ellafusse

Figliael maggiore ch'abbia ilLevante,

Da troppo amor constretta si condusse

A farsimoglied'an povero faote.

AU' ultimo Tistoriasi ridusse,Che '1pastorfe'portarla gemma innante,

Gh'alla sua diparteazaer mercede

Del buoDO albergo,ngelicalidiede.

CZXI

Questaconclusion fu la secure

Che 1 capo a un colpoglilevo dal collo,

Poi che d'innumerabil battiture

Si vide ilmanigoldomor satollo.

Celar sistudia Orlando ilduolo; pure

Quelglifa forza, male asconder puoUo:

Per lacrime e sospir da bocca e d'occhi

Gonvien,voglia non voglia,lfinche scocchi.

Tom. IJI. fj



V

a58 CANTO

Poi ch'allargareifreao aidolor puote,

(Cheresta solo, seoza altrairlspetto)

Giu

dagliccbi

rigandoerle

gote

Spargen fiume di lacrime sui petto:

Sospirageme, e va con spesse mote

Diqua

di la tatto oercaodo ilietto;

piuduro ch'un sasso, e piu pangente

Che 8e fossed'urtica,e lo sente.^

cxmi

In tanto aspro travagliolioccorre

Che nel medesmo lettoin che giaceva

L'ingrataoaoa veDutasi a porre

Col suo drudo piiiolte esser doveva.

NoQ altrimentior qnellaiumaabborre,N^ con minor prestezzase ne leva,

Che dell'erbailvillanchd s'era messo

Per chiuder glicchi,e vegga ilserpe appresso .

cxuv

Quellettoy quellaasa, quelpastore

Immantinente in tant'odioglicasca,

Che,senza aspettarluna, che I'albore

Che va dinanzi al nuovo giornonasca,

Pigliaarme e ildestriero,t esce fuore

Per mezzo iibosco aliapiiiscura frasca;

quandopoiglih avviso d'essersolo,Cod gridit urliapre le porte al duolo.



VJGESIMOTERZO 269

GXXT

Di pipgerai,mai di gridaroa resta;

N^ la uotte d^ '1di sida mai pace:

Fuggecittadie borghi,alia

foreataSal terren daro al discopertoiace.

Di se simarkvigliah*abbia in testa

Una foQtaoa d*acqaaivivace,

E come sospirarossa mai tanto;

spesso dice a se cosi nel pianto:

Gxm

Qaesteoo son piulacrime,he fuore

Stillodaglicchi con A largaena*

NoQ suppliroQe lacrlme aldolore;

Fioir,h'a mezzo era ildolore a peoa.

Dal fuoco spiatora ilvitalemore

Fuggeper qaellaia eh'agliccbi meaa;

Et h quelche si versa; e trarra insieme

E 1 dolore e la vita all're estreme.

CIUTU

Questich^iodiziofan del mio tormeoto,

SospirOQ soDo; d^ i sospirou tali.

Qaellian tregaatalora;o mai non sento

Gbe 1 pettomio men la sua pena esali.

Amor cbe m'arde ilcor, fa qaestovento,

Mentre dibatteintorao al fuoco Tali.

Amor, con cbe miracolo lo fai,

Gbe 'n fuoco iltengbi,nol consnnri mai?



a6o CANTO

cxxvni

NoQ son, Qon sono io quelche paioin viso

Quelch'era Orlando,6 mono, el 6 sotteira;

Lasua

donna

ingratissimaba

ucciso;Si,mancando di fe,gliba fattoguerra.

Io son lo spirtouo da lui diviso,

Gk'in questo inferno tormentandosi erra,

Accio con Tombra sia,che sola avanza,

Esempioa chi in Amor pone speranza.

CXXIX

Pel bosco errb tutta la nolle ilconiej

aliospuntardellad'lurna fiamma

Lo slomb ilsuo deslin soprala fonie.

Dove Medoro insculse Tepigramma.

Veder Tingiuriaua scrillanel monie

L'accese si, ch' in lui non resib dramma

Che non fosse odio,rabbia,ra e fuore;

N^ pillndugibhe irasse ilbrando fuore

cxxx

Taglibo scriiloe 1 sasso, e sin al cielo

A volo alzarfe*le minuie schegge.

Infelicequell'nlro,

el ognislelo

In cui Medoro e Angelicailegge

Cosi reslar queldi,ch'ombra nfegelo

A paslor mai non daran piu,n^ a gregge:

E quellaonie,iasichiara e pura,

Da cotanta ira fu poco sicuraj



VIGESIMOTEBZO 361

Che rami e ceppi tronehi e sassie zolie

Non cessb di gittarelle belFonde,

Fin che da sommo ad imo siturbolle,Che non furo niai piu chiare ne monde:

E stanco al fin,

e al findt sndor moUe,

Poi che la lena vinta non risponde

Alio sdegoo,l grave odio,alFardente ira.

Cade sal

prato,e verso ilcielsospira.

AfHitto e stanco al fin cade neU'erba,

E ficcagliocchi al cielo, non fa motto.

Senza cibo e dormir cosi si serba,

^

Che 1 sole esce ire volte,e torna sotto.

Di crescer non cessb la pena acerba,'

Che fuor del senno al fin Tebbe cxmdotto.

II quarto di da gran furor commosso,

E maglie piastrei straccib di dosso.

Qui riman i'^lmo, la riman lo scndo;Lontan gliarnesi, piulontan I'nsbergo:

L'arme sue tutte,in somma vi bonclado,

Avean pelbosco difierentealbergo*

E poisisquar^i)panni, mostrb ignudo

L'ispidoenire,e tntto '1

pettoe 1

tergo;E comincib la

grau foUia,iorrenda,.

Che dellapiiion sar^ mai chi 'ntenda.



u62 CANTO

cKxmr

Id taota rabbia,n tanto furor venae^

Che rimase ofinscato id ognisenao.

Di tor la spadaia man dod glisovveane,Ch^ fatteavria mirabil cose, peDso.

Ma D^ qaella scare a^ bipenae

Era bisogaol suo vigoremmeoso.

Quivife^ bea delle sue prove eccebe,

Gh'ua altopiooalprimocrollosvelse:

svelsedopoilprimo altriparecchi,

Cooie fosserfiaoccbi,bull o aoeti;

E fe'ilsimildi qaerce e d'oloiivecchi,

Di faggi d'orni e d'ilici d'abeti.

Quelch'uD uccellator,he s'apparecchiII caaipo moado

,fa per per le reti,

Dei giuDchi delle stoppiedeirurtiche,

Facea de' cerrie d'altrepiaoteatiche.

Ipastor

che aeatitobaaao ilfracasso,

Lasciaado ilgregge sparso aliaforesta,

Chi diqua,

chi di Ik,tuttia gran paaso

Yi veagono a veder che cosa h quetta

Ma SOD giuoto quelsegno ilquals'iopasso

Yi potriaa mia istoriaesser molesta;

Et io la vo'piiiosto diflferire,

Che v'abbia per lunghezza fiistidire.

FuffBDBL TOMO TiBXO



2G4 A N N O T A Z I O N I

St. 1 3. La turba, a chi H fuggirsi pocofrutta;

cioe^giovasi poco.

St. 17.// popolodiscresce;cioe,decresce imi-

nuisce*

St.19. Tauro accaneggiato;ioe attizzatoda'cani.

St. 32. Cacciata va la generosa belvaj ii leone,

cbe stretto dai cacciatori e da'cani lento lento^

e minaccioso si va rinselvando. La Massilia h

parteinterna deila Mauritania.

St. 24*Come s'intomo avesse tante galle.ono le

galley gallozzolescrescenze di alcuni alberi: ed

essendo leggerissime,i leganoairestremita delle

reti per farle stare sospese al sommo delFacque.

Quindila voce gcdleggiaree stare a galla*

St. 3i. Col nana se ne vien dove Vartiglioc. Di-e

artiglioer stare alia metafora comparandoRodomonte al leone. Si noti cbe al tempo de'ca-

valierierranti i nani e le damigelleerano ordi-

nariamenle i messaggieri^ome rilevasiauche dal

Don Chisciotte di Cervantes.

'St. 32. E si senti brillar dentro il coraggio Co-

raggio per cuore Tuso ancbe alia Stanza 94*di

questoCanto. lvoce antica.

St. 38. Per dar lor scaccoy e guadagnarsiilgio*

CO. Metafora.toltad^l giuocodegliscaccbi^ove

guadagnala partitabi dk scaccamatto al re con-

trario,

St. 39.4$*/radunasse tui^ la compagna^ Compa-

gna per com/wgnia^.in Dante,e in altriantichi

scrittori.



CANTO XVIII. a65

St. 47* D^^ re delta Zumara non si scorda;cio

non si tace^ non si lascia per dimenticauza.

St. 4^*^^ pi^ragiondi spada e piu di giostra;

cioe ha

maggiorTantaggioei saracini nel

saper

megUo adoperara spada e nella diaciplinael-

Farte mililare.

St. 53. Mono cadea quest*ramone a voile]cioi

airingiu,bbasso ruinando.

St. 55. Nellxi moschea ne porra l*arme vote; cio6

votive,n voto.

St. 65, Orazio sol contra Toscana tutta. feverso

del Petrarca. ) nota la storia d' Orazio Gociite,

cbe sul ponte Sublicio sostenne solo V impeto

deirarmata di Porsena re d'Etruria.

St. 74-^^^ '^ terra del Surro ec. Surro, oggi

Sour o Sur porto di mare nella Soria. Quiviera

Tantica Tiro. Barutti o Berito antica cittkdella

Fenicia sulla costa del IMlediterraneo.

St. Si. E la spada glipon dritto alia strozza;

cioe alla.gola.

St. 89.Segn^tiambi d*un marchio ec; cio6 d'un

segno. E nietaforapresa dal marchio con cui se*-

gnansii cavalli per distinguecnee razae.

St. 94-Non potea non 0^r sempre il coraggioec.

Qui coraggioper cuore. Vedi sopra alia St. 3a.

St. 99. La vergineMarjisasi nomava. Marfisa^

guerriera'indomito coraggio,sorelladi Rug*

giero,vea, secondo il Boiardo,L. i. G. 16. fatto

voto di uon trarsimai rarme, finchd non avesse



aSS ANNOTAZIONI

fattoprigiotiin battagliatre re Gradasso,Agri-

cane, e Garlomagno.

St. io3. E sin alVora che dal sonno desta ec. Ti-

tone

figlioi Laomedonte re di Troia in

sua gio-vento fu amato dairAurora,e fattovecchio fu

da essa portao in cielo a starsiseco lei.

St, Io4-Che per seederspezzar/rassinifaggic ;cioe romper le lance;la materia per la forma.

St. 109. Questa istoria non credo che nC accada

Alirimenti narrar ec l narrata dal Boiardo nel-

V Orlando InnqmoratOy L. 2. G. 17.

St. 116. Mtri a cut la cittitpiu non attenne Che

glistranieri\iofealtriche erano ugualmentem-

parzialier queidella citty

come per glistra-

nieri

St. 1 35. Con un vecchio patron ^ cKera da Luna.

Patrone quiw^lepiloto*una o Luni era un'an-

tica citl^ e porto di mare non lungida Carrara,

oggiinteramente distrutta;lsuo nome resta an-

cora alpaese, die chiamasi Lunigiana*

St. 1 36. LUsola sacra alV amorosa Dea. Parla

deirisola di Cipro,ve la Dea Venere era prin-

cipalmentenorata. Lo staguo di cui tratta il

Poeta ^ quelloi Costanza,vicino a Famagosta

che con le sue graviesalazioni infetta Taria di

quellacitt^, abbrevia la vita.

St. 187.E surse a Pafo\oggiBaffbj cilU di

CiproSt. 140.Verso PonentCy et ognivela snoda] cioe



CANTO XVm. 367

diflvUuppa,cioglieicosia k cifcUcapitalei

Cipro

St. 143.E chi ed mainwrcy e chi alia scotta i bu(h

no. Dicesi mainare o ammainareil ritirare le

yele si die non operinoLa scotta h fane mari*

naresca, ed ^ la principalettaccata alia vela.

Ancora di rispettOyancora di speranzasdice-

si r ancora roaggioren ogninave^ e che riserbasi

nei piugrandipericoii.raschetto,ojischieito,

^ quelloi cui si serve il noccbiere per coman-

dare alia ciurma.

St. 148*iVbn vede alcuno, e lui seguirnon bada\

e non si trattiene dal seguirlo*

St. i5o. La vita mi torrai se mi toi Varme. Toi

per toglii Toscani dicono to* per toglilFim-

perativo.St. 169.Tantafu la viltayta^ta la dotta. Dotta

]pevpaura ^ voce antica ed usata da Dante* Tro-

yasi anche dottarCy dottanza*

St. 16a. Ottantamila corpini^merorê ; in grazia

della iîmayin vece di numerarsCy cio^ si nume-

rarono.

St. 169.Tu rimarrai)ch^quandoindel sia scul-

to; cio^ scritto,eterminato.

St. 174.Cosi disss egliye tosto U parlartenne.

Anzi che spiegare mtenne la parola,aembra

megliointendere irattenne ofermb la parola;

imitando Yirgilioôme in tntto il resto delFepi*

sodio anche in quellaspressionenalogal ca-

io, 9ocemque premit:Aeneid. L. 9. ven 3d4*



268 ANNOTAZIONI

St. 178.Come impastoleone ec; cio^ non pasciu-

to, digiuno: voce poeticaal latino.

ivi.La spada di Medoro anco non ebe; ciofenon

,^ottusa^

0 non

tagliente;al Latino hebeo^ II

Petrarca uso tal voce nel Trionfodella Fama.

St. 179. CK andar V alme abbracciate alia lor se^

de'ycio^ ai caropiEiisi,soggiornoelle anime

iunamorate,o nella sfera di Venere, ove il Poeta

colioco ancora T anime di Zerbino e d'Isabella.

St. i83. Quivi del corpiV orrida mistura; cio^

de'pagani,de'cristiani.

St. 184*O santa Dea ec. Invocazione alia Luna^

che daglintichi fu delta tergemina,percherap-

presentava tre figure,io^ di Luna in Gielo di

Diana in terra, e di ProserpinaelT Inferno.

St. 1 85. Martire a destra^e Levi alV alira mano*

Sono due monli tra i quali fabbricata la citt^

di Parigi:uno si chiama oggiMontmartrey e

Taltro Montleri.

CANTO DECIMONONO

St. 3. Non conosce il paescy e la viafalle\io^

fallisce,baglia.

St.9, Ond*era uscito il calamo omicida. L'asta

dello strale er lo strale medesimo.

St. 12. Che*n te ilfurorsia del teban Creonte.

Gostoiifu sio materao d'Eteocle e di Polinice d

efl8eiidi)6issi uccisi in duello sotto le mura di

Tebe, vieto con severissirae leggiche niuBo ne



CANTO XIX. 369

seppellissecadavericacci6 fossero dalle bestie

diTorati

St. 33. Si celebro con cerimonie sante ec. Gli an-

tichi ne' raatrimoni chiamavano auspiceV uomo

che assistevaalio dposo^ e pronubala donna cbe

assisteva alia sposa .

St. 35. Forse non men di quelcommodo e grata

ec. Allude al racconto di Virgilioel IV. del-

TEneide^ che Enea e Didone nel cacciare fug-

gendoda un'improvvisaempesta, si ridussero

in una speloncave dettero esecuzione all'accor-

do fatto tra Yenere e Giunone.

St. 38. Quel done gia Morgana a Ziliante ec.

Questo racconto e neU' Orlando Innamorato,

L. I. C. a4* e 25. e Lib. 2. G. 7. 8. la. i3.

St. 44*^^ pa^te ritta il verno pur ne lassa . Usa

il Poeta quie altrove la pa rolai'er/io per tempe-

sta di mare, a imitazione dei Latini cbe si val-

sero della voce hiems cosi per in verno,

come per

procella;ercbeappunto nella stagionenvernale

8ono piufrequentie tempeste di mare: laonde

gliantichi,meno peritiei moderni nell'arte

del navigare,erminavano le iiavigazionii pri-

mi di Novembre, e le riprendevanoi primidi

Marzo. Le voci castello e balladore siguifica-

no^ la primail ponte delle navi, e la seconda^

delta ancbe ballatoio,a corsia o spohdaintorno

intorno alia coperta d' una nave .

St. 46*Sopra Limisso venuti Siamo alle

seccagne, cioi secche, luoghii poca acqua in-



270 ANNOTAZIONI

fra mare^ e percioi gran pericolo.nUsso citU

di Cipro,delta Curio da Tolomec. Satalia e

portodi mare nella Turchia d'Asia in Natolia.

St. 48.j^l monteSinai

fu pcf^grinoc.

espres-sione marinareaca

ye significafuronofattivoti

di peregrinnggicome accade nei gravirischidi

naufragio.merigoVespucciel suo ferzo viag-

giodice: la notte e V altro giornos\ n ricrebbe

tanta tormenta (voce spagnuolahe vale tern-

pestadi mare )che dubitammoperderciyCstern-

mo di FJfiS PEREGRINI e alt re cerimonie,co-n'

i usanza de* marinari per tali tempi Ove

AngeloMaria Bandini dk la seguenteapiegazione:

In occasione di gran tempesta e rischiodi nau-

fragaresogliono marinari e i passeggierin-

cora tirare a sorte i nomi di quellihe per pvb^blico uoto si obbliganofarei tali e tali pelle-

grinaggidevoti a* santuari piicelebri delle lo-

ro terrcj se scampinodal pericolo e questo

dicesiyfarepellegrinaggi

ivi. Al Sepolcroylia Vergined^Ettino. l un

aantuario neirisola di Candia,che dovea easer

celebre a'tempidel Poeta. II luogochiamaai JE-

nes* Altri dieono essere un santuario sopra un

castellochiamato Utino in AquileiaLa voce fo-

ma significaropriamenteade col capo airin-

giu:quiseroplicementeer cade. Ghiamasi Ar-

timone la vela maggioredella nave

St* 5o. La disiata luce di sant*Ermo. I fisiciri-

ducono a cagioniaturaliqueatofenomeno liuni-



a7a ANNOTAZIONI

St. 53* Ecaluma la gomona ec; cio^ allentalago-

xnona die k la fune aliaqualei attacca Tancora.

St. 56. Che non salisser gentidelta terra. Qui la

voce salissera

significascissero.

St. 57.E poila notte pub assaggiarec. ; cio^ fare

ilsaggio:etafora toUa da quellibe fannopro-

va de'metalli*

St. 63. Intanio ripigliara dura scorza; cio6Tar-

inatura^ per metafora.

St.66. Una che d\anni

aliaCumea d'Jpolloc;

cio^ aliaSibillaCumea^cbe per veccbissima viea

descritta dai poeti.a voce costuma vale costu-

manza,e trovasifrequenteeglinticbi scrittori.

St. 70. JVellapiazzae nel lettofarperigUo; cio6

far prova, alia roaniera latina.

St. 74.CKio vi sciorrb tutti gV intrichi ec. Ales-

sandro Magno non potendovenire a capo di scip-

glierel nodo Gordiano,

n^ volendo mostrarsi

vinto in quellaprova y trat|ala spadalo sciolse

tagliandolo.

St. 78.CK appropinquarec. ; cioh approssimarsi

voce latina: quiin senso neutro^ e alG. 39.St.j5.in senso attivo. La partedi verso ilfreddoplau^

stro e la partedi settentrione ve h ilsegno

deirorsa^be ha ancbe la (igura un plaustro

carro.

St. 79. Che come manco Del chiaro era VoscU'-

ro ec. O bavvi quierror di stampa nelFedizione

del i532^o fu inavvertenza deirautore oven*



CANTO XIX. 73

do dire : Che come manco DelVoscuro era il

chiaro ec*y imperocchilcavallo era piiihe mai

carlo oscuro e nero, nel pU e nel capo avea aU

cunpeh bianco;onde il cfaiaroera minore del-

Toscuro^ secondo Tedizione del i53a aarebbe

maggiore*

St* 63. Fe'Vuno e Valtroy delta sella a un'otta;

cioi a un'ora io ud medesimo lempo; come ta-

lotta per talora,llotta per allora.

St* 84*Quanta nel giuocodelle cacce ec. Caccia

k il termine del giuocodella palla del palloae

del calcio, simili.

St. 87.Che medico maipiiian la raggiunse;cio

rjiQoi:munse, cioh cavd^ levo via;^ voce poe-

ticadal latino.

St. io3. La sa colui che nulla casa ha ascura;

cioi lo sa IddiOyche taito vede, e come disse

Dante; a cui tutti litempison presenti.

St. k 5. Of aria all'una a alValtra luminaria; cioi

al lume del Sole o a quellodella Luna,ossia di

giomo o di notte. La Scrittura chiama luminari

queatiue Piaoeti

CANTO VIGESIMO

St. I. ArpaUce e Camilla son famose.Arpalice

6gliadel re di Tnicia^invaao il auo regno da

Neoitolemo 6glio'Achille ssa rispinsedisfece

con gran coraggiol nemico. Camillayregina

de'Volici,restdMiatenza a Turno ueila guerra

ccmtro Enea.

Tom, III. 18



374 ANNOTAZIONI

St. 5. Ma Vlndia FEtiapia UfreddoPonio. 11

Ponio regno dell'Aaia minore yerao il Setten*

trione

St* f d. Camepiaeea colei che qua gikregge; dohaliaFortuna

St. i4*Poser per guardiaalia citthDictea;cio^

alia cittk di Gandia.Gbiama Idomeneo crudo,

perchil ritorao da Troia sacrificeilaoo figlio.

St. 1 5. Fra cento alme citth cVerano in Creta.

Si trova scritfo che Tisola di Greta ai tempidel

re Miooa avesae cento citt^; e perddai Gred fa

detta HecatompoUs.Yed. Plin. Lib. 4* '^*

St. ai. CKedificar la terra di Tarento. Oggidi

TarantOy cittkdella Puglia,dificata,almeno

ristorata da Falento co'suoi compagni,ati non

dalle Greche durante Taasedio di Troia,come

fingelPoeta ,ma

,aecondo Giustino Lib* 3,dalle

Spartane,mentre i mariti loro gnerreggiayano

co'Messenii Alcane edizioni nel aecondo yerso

di qaeataStanza invece di dispendioarchiyio^

economicfrugali,anno di stipendioarchiche

non vi ha che fare, poich ni Falento,ni i auoi

corapagnirano atipendiatia partealcana.

St. a6. E dU limpidiiumi aiêr discorii. Discor^

si,per corai;pme discorreiê,er correre^âono

Toci uaate dal Poeta in piuluogfai.ui,correnti

d'acque.

St. 38. Ni tra diece fucineec. Eapr^âioneeta-

forica,er ripetereid che aveya aece.onato alia

St.3o.



CANTO XX. 75

St* 6i. Con la decina sua nonjfuquidonno; cio^

signore adrone:al latino dominus, o piattosto

dalla voce ainoopaUlatino barbara domnus e

dompnus.Yedi il Gloss, del Du CangesXX ette

Toci.

St. 63. Il i^dermi lograrec. cio^ logorareônsu*

mare*

St. yZ*Degliuomini eke Serse ebbe giUintomo.

Bench^ non aiano fra loro d'accordo gliacrittori

aal nemero deU'armata si di terra che di mare^

che Serse re di Persia conduase contro la Grecia,

a ncordano per6tuttiche fossenumerosissima.

St. 76.Ella nel porto ofustao saettia ec. Saettia

h una speciei naviglioeggieroveloce.

St* 8a. Non tollea ancora ec. ; cio^ non toglieae

toUe per togliesato anche altrove dal Poeta.

i?i.A pena awa la Licaonia proleec; cio^ Caliato

figliuolai Licaone re d'Arcadia^he fu in orsa

convertita,insieme con Arcade suo figlioorta-

ta in Gielo ve formano dae costellasionisituate

al poloboreaie,una detta Orsa maggioreâl-

tra Orsa minore. L'Orsa raaggiorevendo la figura

di carro h detta anche il Carro; e'percidlPoeta

si valse della voce aratro, considerando detta co-

stellazionein quest'ltimo aspetto;e voile indi*

care ilnascer del giorno,uandodk volta il Garro

medesimo in Gielo.

St* 8g.Come talor si gettae si perigliac. IIverbo

perigUarsi,io^ pericolarsiôn k registratoel

Yocabolario;entre vi hpmrigUoper pericolo,



376 ANNOTAZIOPCI

perigliosoer pericoloso.sterrefattavoce la*^

tioa, significapaventata.

St. 99. Vorribil suon cK a spas^ntar fHU gU ag-

gia; cio^ giiabbia. % voce cbe trovasi frequentenegliscrittorianticbi

St. too. Col perigliosoapo di Malea. ini pro-

moDtorio delia Laconia pericolosoi naviganti

causa degiiscogli^dei venti cbe vi domiDano.

St. ioi. E sopra Luna ec. Yed. Canto XVIII.

St. 1 35.

St. iiZ. E siccome pezzosa era ec. La Crusca apie-

ga bene queatovocabolo per rincrescewleysazie*

pole. L'Ariosto mird ad esprimeregliaffettati,

aconvenevoli e scortesi modi di questaferomina.

St. 1 14* Jf^irisponderon Varme nan assonna;

cioi non tarda^

e propriaen te non dorme. In

principioella stanza provalloper provarlo^

causa della rirna*

St. I i5. Et ognialtro omamento lefe*porre ee.;

cioe deporre,ome posto per depostol C. ai.

St. 5. Male alcune edizioni leggonoquitorre, e

nel verso seguenteporre',poichseguendouesta

coUocazione si ripeterebbenopportunamenteel

principioella Stanza seguenteci6 cbe in questa

sarebbe gi stato espresso.

St. lao. jipea la donna,

se la crespa buccia ec;

cioe la

pellerinzosae

perdenotare

a veccbiez-

sa di Gabrina si serve al solitodella comparazio-

ne collaSibiUa come nel Canto precedentetan*

za 66 ec.



CANTO XX. ^77

St. iss. Si ben,disse Zerbin, teco âsi^sta ec.;

cio^ ai adatU,si conviene.

St. i3d. Per asiaggiarjspaladini Francia ;ciod

per re il

saggio,er proyare.

St. i3i. Monta a caâlio,e se stesso rampogna ;

cioh rimproifcra.igogna che Dante disseaoche

agugna, significavidamente brama.,

St. i33. Hoi data ai pesciet agliaugep del mare.

Uccelli che negliscoglinelle vicinaoze del mare

fanno illoronido^

e vivono di

pescie di cada-

veri galleggiaoti,ributtatiaH'onde.

St. 1 38. Cotanto altier che s\ mi scherni ec.; cio^

mi schemisci;sotto^^^în mille pezzi,cio^,

cessi io mille pezsu.

St. 144* Ji ^^g^ ^^' ^*i î^ errante* In queato

senso dissealtrovelegni9aghi,9agafama ec.

CANTO VIGESIMOPRIMO

St. I. iVe dafîaniiquiar eke si dijnngac. Imi-ate

da Orazia. . . .

et albo rara fidesoolitVe-

lata panno.

St. 3. Come s'avesse il morbo si vidno. La voce

morbo, benchd generalmeoteignifichiofermitii,

quiperdTale pestilenza.

St. 4-Da un caâliero awenturoso ec. ;cioe awen-

turiere;cosi anche al C. 22. Su fyj.

St. 6. E un fratellohe solo al mcndo avia ; in

graziaella rimaâsna per avea.

St. 10. Nonfu giaValtro colpoano e casso; cioi

BOQ fa tano ed inutiie^senza effeita.

Digitiz^by



^jS ANNOTAZIONI

St. 1 3. O^landa si partlyonde nd semoi cioi

siamoj in grasiaella rima.

St. 16. V Acrocerauno ttinfamatoome. A imi-

taziooe d'Orasioche

disaeinfamesscopulosero-Cenmniaya caaaa deglipeaaianfragjhe vi fauao

i Daviganti.)promontorioellÂl^niasul ma-e

lonio.

St. 1 8. Ch'in certa sua bisognaec. } cioi in certa

sua occorrenza.

St. 19. Che satisfarequellaogliaobliquacioinon rettaîogiusta

St. a5. Che 7 mio fnUellodebole et egroto ; cioi

infermo: voce latioa.

St. a8. quasimorio riportaUo\ioi ripor-

tarhf per la rima.

St. 3i. Se la durezza tua prima non molliscioe

non ammoilisci.

St. 34 Cercando va piu dentro ch'alia gonna ec;

cioe Ta ricercando i auoi visinon saperficialmen*

te, ma dentro ae steaiaôsaia nell'animo; il

iutio ne discorre,

cioe va eaaminando tutti i

mezzi da poterriuacire

St. 43.Del mio onor altrimenti sarA ttaiio. Nel

aenso che i Latini dicevano iacta est alea, di

cosa gikfatta e irretrattabile;io 89^ deciao;

non vi aark piurimedio.

St. 4?* ^^ûo marito alia tremenda buCa; cioi

aliaaepoUura. sopra^ laca,cio^ riaptenda,ia

lume.

St. 49*Con esso un cdipoec. 1ciod con un colpo.



s89 ANNOTAZIONI

hriaa m ptr Ini ua doTere impoitoglia coiei

(da Isabella)che ayrebbe potatoaenrirglii mo-

dcllo perdeacrireree donoe virtuoae.

St. tk.Queldie*l

maestro suo pertrenta nummi

ec.

laleiide di Giuda iltraditore.JVwnmi, danari,o-e

lattna.

ivi.Ni itlpermestrao. Una dellecinqnantaiglie

di Danao^ che aola aalvd il auo apoio, mentre le

altre aorelle ucciswa tulte il proprio a prima

notte delle noeze,

St. 6. E in sêrso Bursiailcammin iemte; Bursia

o Bursaycittk alle falde del monte Olimpo,n-

ticamente capitaleellîmperottomanno avanti

la presa di Coatautioopoli

St. 9. Per la schena del mar ec* Espreaaionee-

taforica; diceai anche sul dorso del mare^ e

Yuol dire a dritto filo, ooa piiiH'orxa come

per r avanti.

St* 10. E come prima ildolce litoaitingec; cioi

tocca il lidoI espressioneatiua. E dice dolce

^

percb ra la ana patria^perdi dolce rieace il

prehdererra dopouna pericobiaavigasione.

St. i3. Escon del bosco dopo un gran discorso.

Aocor quit seorso per discorrimento io dopo

molto correre e aggirarai

St* l^ IM palazzoncantato era diffusoc.; cioi

diffnaam.ettleluogo.

St. a Tn^po ifeniaquesto fypogrifosesta; do^

a tempo; opportimamenteâ pvopeailo.St. 33. Memre che fur neg^ emAomdi tetti;cio



â ANNOTAZIONI

chiero. II nocchiero k quellohe regdala nafe ;

ma sullecosteê luoghignotimal sicurisi serve

del pilota,erchigaidi conduca il Tascello;

que^tiopoaverfattole

soe partiitomaal

liiogodi sua rcsidenu

.

St. s4 f^^fô gU wuU con Ruggiercwiplessi;

cioe Id paragone deglibbracciameoti di Ruggtero.

St. 36. Non eke il destrier^ma la 96ttura darli ec.

Mi converrk non solodarglilcavallo a ancbe

la mercede per avermelo presUtoê ilpreszo sa-

rk a sua discrezioue.

St. 38. Fa qui disgressoc. cioi fa digresaione^

passa a parlar'altro.

St. 4i*Come coleichefujtra Valire note ec.y cioi

fra lealtre sue macchie e difetti scelleraggini

St. 49*E q^^lbel cinto si levo di grmiio; cioi di

grerobo;oce latioa: come sopra St. 4^*patre

per padre.

St. 5 J. Che VingiustosuppUcio gia commesso;

cio^.ordinato.

ivi.Mtra esamina\ cio^ esame^ proeeno.

St. 54-Del re Galegoec; cioe del re di Galizia.

St. 66. E molto piilgliduel che sia in podesta;

cioiin potere.L'usd ancfaeDante: Quando verra

lor nimica podesta

St. 75 Jcdh dte a punto iltuo desir sâdempiecio^ s'adempia n graziaella rima.

St..78. Ho Sacramento di non cingerspada ec.

Vedi VOrlando Irmamorato,Lib. III. C a. Sa-ramento

per giuraroento.



G4NT0 XXIIL s83

St. 8o. To sono Orlandoj

e uceisilgiustimkente.I

duello d' Orlando e d'Agricanee la morte di

qaest'ultimoono narrati dal Boiardo Lib. I.C. 19.

deir Orlando Innamorato.

St* 84*Pur eke la man dove s^aggrqffiiugna.

^^gf'^ffiyioi s'aitacchia aggraffiareyyten-

der col graffiofferrare.

St. 85. Come pub il saradn rUrovar sesto; cioe

trovar mode, o via*

ivi . Che sopra Jnteofe*giit7 figliuoli Giwe.

Ercole per yiocere Anteo^fi^ioofoella Terra,

che da quellarendevasempre nnove forze,lo

soUevd in alto, lo aoffocd.'

St. 9a La bestia cKera $pa9entosa e pollra.ui

spaventosa vale paurosa ;;io/^jv,igra,qui ti-

mida,che ai acuote:

St. 93.ChefuroMa 9ezzosa damigeUaec. Sul si*

gnificatoella voce vezzosa, vedi aopra G. ao.

St. 1 1 3* Furo alia,cio furono della ec.

St. 1 01. si che n^ Orlando sentia alcun ribrezzo;

cioi faatidioo noia per la froppa frescura.

St.107. Che fosseculia in suo linguaggioo pen--

so ec* Alcunevedizioni leggono Xzmente sculta\

mentre ae cosi dovease leggerainon avrebbe ag-

giuntoaliaStanza 1 10. Era scrittoin Jrabico ec.

Culia aignificaui compoaU elegantemente.

notiai che nel verao aeguente si sottintende la

pa-rola lingua,per salvare il Poeta da un errore di

grammatica,avendo detto quilinguaggion ma-



t84 ANNOTAZIONI

scolino.Anrerte per6il Pigoa he rAriosto avea

flcrittodaprincipioosi:

M Chefusseulta in la sua linguaio pensoy

Ed era nella nostra tale ilsenso,

che non piacendogUeapressionen la sua lin-ua

emendd ilprimo irerso come ora si legge^

non a'avvide che nel verso aeguenie vi.restava

nella nostray

che non pud rispondere lin-

guaggio.St. 1 i5. Dando giiil Sole alia sorella loco.Apol-o^

ossia ilSole ebbe per aorellaDiana,oaaia la

Lunayambedue figlii Latona

.

St. 1 a3. In tanto aspro travagliolisoccorre; cio^

gliviene in mente

St. 139. Do9e Medoro insculse Vepigramma.Epi-

gramma propriamenteignificascrizione^in

questoaenao deye quiintenderai .

St. 1 33. Che deUa piiic. cioi deila maggiore^

intendi dellapiuorrenda.

St. 135. Come Josserinocchiebuliyaneti. Ebulo

o ehhiOypeciei sambuco. AnetOypiantaimile

al finocchioa cui distinguesier ilsapore.



ORLANDO

FURIOSO

DI

LODOVICO ARIOSTO

CON ANNOTAZIONI

TOMO QUARTO

FIRENZE

PKBSSO LEONARDO CIARDETTI

MDCCCXXUL



4 CANTO

n

Yari gliflfettison, ma la pazzia

tltutt'uoaperb,che lifa uscire.

Glih

come una gran selva,vela via '

GoQvieoe a forza^ chi vi va, fallire:

Chi svLjchi gid chi qua^ chi la^travia.

Per coDcladere,n somma, io vi vo* dire:

A chi in amor sMnvecchia,ltr'ogniena^Si convengono i ceppi la catena.

m

Ben mi sipotriair:frateto Vii

L'altruimostrando non vedi iltuo fiJlo.

Io vi rispondohe comprendoaasai.

Or che di mente ho lacido intervallo;

t ho gran cura (e^ero farloormai)Di riposarmid'uscir fuor di ballo;

Ma toslo far,ome vorrei,nolposso,

Gh^ 1 male h penetratoinfinall'osso.

IT

Signor elFaltroGanto io vi dicea

Ghe 1 forsennato e furioso Orlando

Trattesi Farme e sparse al campo avea,

Squarciatipanni,ia gittatolbrando^

Svelte le piante,risonar facea

I cavi sassie I'alteselve,cjaando

Alcun pastoral soon trasse in quellato'

Lor Stella,qualcbeor grave peccato.



VIGESIHOQUARTO S

r*

Viste del pMeo FiaercciilHlrow

Poi piii'appresscr,h posMOza cstraiOMi,

Si voitan per fuggir,a qoq aanno ore^

Si come avviene in sobitaoa tema

11 pa o dietro lor ratto si niQOve:

Udo ne piglia,del eapo lb soem*.

Con la facilitahe torriaalcimo

DaU'arboi*

pome,o vaigoiordal

pruno.

Per noa gamba U gravetromx prese,

E queUonab per mazsa adosao al resto.

In terra no paioaddormentato atese,

Gh^al Doviasimo di foreeiiadeato:

Gli altriagpiiibraroabito ilpaeae,

Gh'ebbono ilpiede iiboono awiao preato.

NoQ aaria atato ilpazzo al aeguirento,

Se non cb'evagiayolto al loro armerito.

ym

Gli agricohmi,ccord ngUakra'eaempli,Laadan nd campiaratrie marre e falci;

Ghi monta anilecase, e chi snilemplt

(Pm che noQ aoo sicuri olmi n^ aalci,)

Onde Torrenda fariasicootempli,

Gb'apogni,d

nrti, morsi, graffi,calci,Gavalli e bnoi rompe, fracassae strngge;

ben h corridor cfaid^ luifugge



6 * C^JkHTO

rm

Gia potrasleentir come nadbombe ^^

L'ako rumor nellepropinqaeillt

D'orli, di oarai,asticaoe trombe^ piuspesso cfaed'dtro,ilsoon di aqiiiUe;

E con spuDtooit arehi e spiedi frombe

Veder dai iDODti sdraoctolarae miUe;

Et altriiantindar da baaso ad alto.

Per fare al

pazzo

ud viilaocscoasaalto

Qual venir snol nei aabo litoFonda

Mossa dairAastro ch'a prindpiocbarsa,

Che maggiordella (Mima k la ieoooda,

E con piuforza pot segae la terza;

Et ognivoka piiiumbre abbonda^

E nelF arena piiiende la aferza:

Tal contra Orlando Fempiaturba cresee,

Gbe gi ia baize aoende e di valliesce.

Fece morir diecepersone e die^,

Gbe senza ordine alcnn gliandaro in mano:

E qnestochiaro esperimentoeo^^

Gb'era assaipiiisicurtarn6 lontano

Trar sangue da quelcorpo a wsmn lece^

Gbe lo fere e percuote iiferroin vano.

Al conle ilRe del cieltalgraziaiede^

Per porlo guardiai sua santa Fede.



VIGESIMOQUARTO 7

Era a perigUoi momre Orlando,

Se foasedi^morir atato capaee.

Potea imfiararh era

a gittarel

braodo,E poivoler aem^arme easere aadace.

La turba gias'aodavaritiraiido,

Vedeodo ogm sue ccHpoiisoirMhce. - ^

Orlaoda,poicfaepiaoeaaiin Tatteiide *

Verso an borgodi ease iioaioMninprende.

Deotro ncD vi trovb piccolh graiide,

Gbe 1 borgocgnon per t^ma area Jaaciato*

y erand^ncopiapovere viTande,

CSonvenfentia ufi pattoraletato

Senza ilpane diaceroerdallegbiande,Dal digiuno daU'iinpetowdato,

Le mani e ildente laaeibandar di botto

Id quelche troyb prinui,crudo o cotto/

quiodirrando per totto ilpaede,

Dava la caoda e agliomini e atlefere;

E acorrendo peiboachitaloirpreaeI capriisnelli,le damme leggiere:

Spessoon oraie ^cbn cingiaiootese, ^ ' -

'

con man nude lipose a giaoere;

E di lor came con totta la apoglia ^

Piu volte ilvcBtire emps^^on fienii^Ka^ r^



8 CANTO

Di qua^ di \k di m, di gMidiscorre

Per iatta Fraaci a; e on gioroo a cm pome arriva,

Sotio cai larga pienod'acqdaorreUd fiame d'alta e di soosoasa riva

Edificato accaoto avea xiDa torre

Che d'ogQ'iDtOToo U IbntanacopriTa.

Qaelche U quiviaveie altrove a adtre^

Ch(^ di Siwbin mi ooovien primadira.

m

ZerbiD,da poich'Orlaodd fu partito,

Diqdorbalqaaotopoiprese ilsentierd

Che 1 paladiooimaDzi glivea trito/

moase a paaso kntb ilaoo deatriero.

NoQ credo cbe dao migliasoo fbaaeiio,

Che trar vide legaton cavaliero

Sopraan piocolooKino, e d^ogoiato

Lfa guardiaver d*on cavalieroarmato*

Zerbinqoeatoprigiononobbe tosto

Che glifiiappresao je cosi fe*Isabella

Era Odorico ilBiscagHb,'be poato'

Fu come lopoa goatdieell'agnellav

L'avea a tuttigliamici siioipreposio ^

ZerbinOyn coofidarglia doDzella,

Sperandoche la kde cbe nel reato

Sempreavea avuta^ ave^ae aooora ia qoeato.



VIGESIMOQUARTO 9

zni

Gome era a puato qtiellaosa stata,

Venia IsabellaraccontaQdo allotta:

Gome nel paliscbermoa salvata.Prima ch'avesseilmarlanave rotta;

La forza che Tavea Odorico tisata) -

come tratta poifi se aliagrotta.

N6 giant'ra anco al fiodi quelsermooe,

Gbe trarre ilmalfattorvider

prigione.XlflU

I duo ch'iamrazo avean preao Odorico^

D' Isabellanotiziaebbono vera;

s'avvisaroesser dilei Tamico,

1 signoror,ceku cb^appressoera;

Ma pii i,be nello scodo ilsegno antico

Vider dipintoi sua stirpeltiera:

trovar,poiche gaardarmegliol viso,

Gbe s'eraal vero apposto illoro avviso.

Saltaro a piedi^con aperte braccia

Gorrendo se n'andar verso Zerbino,

rabbracciaro ove ilmaggiors'abbracda,

Gol capo nado,e col ginoccbiobino.

2^rbin,guardandouno e I'altroin ccia,

Vide esser Fan Gorebo ilBiscaglino,

Almonio I'altro,b^eglivea maodati

Gon Odorico in sol navilioarmiati.



lo CANTO

XX

Almooio disse:poiche place Dio

(Lasua mero^)che siaIsabellateco,

lo posso bea compnoder) ignerio,Che nulla cosa.nuova ira:.t'arreco9

S'io vo' dir lacagioache questo rio

Fa che cosilegatoedi dmco;

Gh^ da costeiyhe piiibtiFofiesa,

A

punto

avrai tutta risloriaintesa.

xs

Gome dal traditoreio fui schernito

Quando da se levommi,saper dei,

E come poiGoreho fu ferito,

Gh'a difender s'avea toltocostei.

Ma quauto al mio ritorno siaseguko,

Ne veduto n^ intesofa da lei^

Ghe te Fabbia poiuto riferire:

Di questapartedunqueio ti vo dire

xsn

Dalla ciltadeal

marratto io veniva

Gon cavallieh'in frettaavea trovati^

Semptieon glioccbi inteniis'ioscopriva.

Gostor che molto a dietro eras restati.

Io veogo innanzi,io vengo ia sullariva

Del mare, al luogoove io glivea lasdati;

Io guardo,nd di loro altrpritrovo,

Ghe nell'rena alcan vestigiouovo.



12 CANTO

xxn

La giustiziael re^ cfaeilloco franco

Delia pugna mi diede^ laragione^

Et,oltrealiaragion,a fertana anco,

Che spessola vittoria^ve vaol,pone,

Mi giovari,che di me pot manco

IItraditore;nde fu mio. prigione.

IIre, udito ilgran fallo,i concesse

Di

pbter

farne

quanto

mi piacesse

xvm

Non rbo voluto uccider n^ lasciarlo,

Ma, come vedi,rarlotiin catena;

Perch^ vo' ch'a te stiadi gindicarlo,

Se morire o tener sideve in pena.

Uavere intesoch'eriappressp a Carlo,E 1 desirdi trovartiquimi mena.

Ringrazioio che mi fa in questaparte.

Dove lo speraieno, ora trovarte.

zzthe

Ringraziolonco che la tua Isabella

lo veggo (enon so. come)che teco haij

Di cui,per opra del fellon,ovella

Pensai che non avessiad udir mai

2^rbino ascoltaAlmonio,e non favella,

Fermando glicchiin Odorico assai;

Non sj per odio,ome che gl'incresce,

Ch'a simal fintanta amiciziaglisce.



VIGESIMOQUARTO i5

XXIZ

Finlto cb'ebbe Almonio il sue sermone,

Zerbin riman gran pezzo sbigottito,

Che cbi d'ognaltroeno'avea

cagioDe,Si espressamenteilpossa aver tradito.

Ma poicbe d'una lungaminirazioDe

Fa, sospirando,inalmente uscito,

Al prigionoraaodo se fosse vero

Quelch'avea di lui detto ilcavaliero.

II dislealcon le ginoccbian terra

Lascib cadersi,disse:signormio,

Ognun cbe vive al mondo, pecca et erra;

N^ differiscen altroilbuon dal rio,

Se non cbe Tuno h vinto ad ogniguerra

Cbe glivien mossa da un piccolisio;

L' altroricorre airarme e sidifende,

Ma se 1 nimico h forte,

anco ei si rende.

Se tu m'avessi

posto

aliadifesa

D'una tua rocca, e cb'alprimierossalto

Alzate avessi,enza far contesa,

Degrinimicie bahdiere in alto;

Di vilta, tradimento,be piupesa,

Sugliccbi por mi si potriano smalto;

Ma s'iocedessia forza,on ben certo

Cbe biasmo non avrei,a gloriamerto.Tom, ly.



i4 CANTO

Semprecbe rinimico ^ pii iossente

Piu chi perdeacceitabileba la scusa.

Mia fe gaardarovea nonaltrimente

Gh'uoa fortezzad'ogn^iotornohiusa.

Cos\yoa qaaoto senno e qoanta meote

Dalla somma pradenzia'era infusa,

lo mi sforzaiguardaria;a alfinvinto

Da ialoUerando assalto,e foispinto.

Cosi disseOdorico, poisoggionse,

(Cbesarialangoa ricontarviiltatto)

Mostraodo cbe gran stimolo lo panse,

E non perUeve sferzas'eraindatto.

Se mai per priegbiradi cor siemunse,

S'umilta di parlarece mai frutto,

Quivifar lo dovea,cb^ ci6 cbe muova

Di cor darezza,

ora Odorico trova^

xht?

Pigliari tanta ingiuriaha vendetta,

Tra ils\2^rbino e ilno resta confuso.

II vedere ildemerito lo alletta

A far cbe sia ilfellondi vitaescloso;

II ricordarsiY amicizia stretta

Cb'era stata tra lor per silungonso.

Con Facquai pieta'accesarabbia

Net cor glispegne^ e vuol cbe merce n'abbia



VIGESIMOQUARTO i5

Mentre stava co^ Zerbioo in forse

Di liberare,di menar captivo,

O pur ildidealdaglicchi torse

Per morte, o pur tenerlo in pena vivo^

Quivirignandolpalafrenoorse,

Che Mandricardo avea di brigliarivo;

E vi portbla vecchiache vicioo

A morte dianziavea tratto Zerbino.

XXXfl

IIpalafren,h'uditodi lontano

Avea quest'altriyra tra lor venuto,

E la vecchiaportatavi,h'in vano

Yenia piaogendo domandando aiuto.

Gome 2ierbinleivide,alz6 la mano

A\ cielche s)benignoglira suto,

Che datoglin arbitriovea que'dui

Ghe soliodiatiesser dovean da lui.

xxzyii

Zerbin fa ritenerla mala vecchia,Tanto che pensiquelche debba fame

Tagliarlelnaso e Tuna e Taltra orecchia

Pensa,et esempio'mal ttoridarne.

Poi glipar assaimeglio,s'apparecchia

Unpastoagli

voltoidi

quellaarne

Punizfon diversatra se volve;

E coslfinalmentesi risolve*



i6 CANTO

XXIVIU

Si rivoltaai compagni,e dice: io sono

Di lasciarvivo ildislealcontento;

Che s'intutto noo merita perdoQo,NoQ merita anco sicradel tormento

.

Che viva, cbe slegatoiaglidono,

Perb ch'esserd'amor la colpaeoto; icilmente ogniscasa s'ammette,

Quando in amor la

colpai riflette.

Amore ha volto sottosopraspesso

SeoDO piiialdo che noa ha costiii;

t ha condotto a via maggioreccesso

Di qaestoch'oltraggiatoa tottinai.

Ad Odorico debbe esser rimesso:

Punito esser debbo io,che cieco fiii,

Cieco a darglienempresa,

e non por mente

Che 1 foco arde la pagliaacilmente.

XL

Poi mirando Odorico: io vo' che sia

(Glidisse)el tuo error la peaitenza,

Che la vecchia abbi un anno in compagoia^

N^ di lasciarlamai tisia liceoza;

Ma notte e gioroo,ve ta vada o stia,

Un'ora mai non te ne trovi senza;

E fin a morte sia da te difesa

Contra ciascun che vogliaarleoffesa.



VIGESIMOQUARTO 17

Yo'^se da leilisark comaodato,

Che pigliontra ognun cootesa e guerra:

Vo' in questotempo che tu sia ubligatoTutta Francia cercar di terra in terra.

Cosi dicea Zerbin;che pelpeccato

Meritando Odorico andar sotterra,

Qaestoera porgtinnaQzi un altrafossa^

Che fiagrad sorte che schivarla possa.

Xante donne,tantiuomini traditi

Avea la vecchia,tanti offesie tanti,

Che chi sara con lei,on senza liti

Potra passar de' cavalierierranti.

Cosi dl par saranno ambi puniti

EUade'suoi commessi erroriinnanti;

Eglidi torne la difesaa torto,

N^ molto potraandar che non sia morto.

Di doverservar questo,

Zerbin diede

Ad Odorico un giuram^ntoforte,

Con pattoche se mai rompe la fede,

E ch'innanziglicapitier sorte,

Senza udir prieghiaverne pinmercede,

Lo debba far morir di cruda morte.

Ad Almonio e a Corebo poidyolto,

Fece Zerbin che fu Odorido sciolto.



18 CANTO

Corebo,consentendo Almonio,sciolfte

II traditoreal fin,a dod io fretta;

Ch'all'uQO e airaltroesser tarbato dolseDa 81 desiderata$ua vendetta.

Quindipartissiidisleale,tolse

In compagoiala vecchiamaledetta.

NoQ sileggein Turpinche n avvenisse.

Ma vidi gi an autor che

pitiescrisse:

Scrive rautore,lcui nome mi taccio,

Che non furolontani ana giomata,

Che per torsiOdorico qaellompaccio,

Contra ognipatto et ognifede data,

Al collo di Gabrina gittbn laccio,

che ad anolmo la lascibimpiccata;

ch'indi a un anno (ma non dice illoco)

Almonio a lui fece il medesmo gioco.

XLtl

Zerbin che dietro era venato all'orma

Del paladin, perdera vorrebbe,

Manda a dar di se nuove aliasna torma,

Che star senza gran dubbio non ne debbe:

Almonio manda, e di pihcose informa,

Che langoiltutto a ricontar sarebbe;

Almonio manda, e a lai Gorebo appresso;

N^ tien,aor che Isabella,hri con esso.



ao CANTO

L

Durindana cercb per lafi^resta,

fuor la vide del fodero starse.

Trovb, main

pezzi,ncorla

sopravvesUCh'iQ cento lochi il miser come sparse.

Isabellae Zerbin con facciamesta

Stanno mirando, non san cje pensarse:^

Pensar potrianite le cose, eccetto

Che fosse Orlando fuor deirinteHettOt

u

Se di sangne vedessino una goccia,

Greder potrianhe fosse stato morto.

Intanto lungola corrente doccia

Vider venire un pastorellosmorto.

Gostui pur dianzi avea di su la roccia

L'alto furor deirinfelicescorto,

Gome I'arme gittb,quarciossipanni,

Pastori uccise, fe'miiraliridanni.

LO

Gostui,richiestoda

Zerbin,glidiede

Vera informazion di tutto questo.

Zerbin si maraviglia,a pena ilcrede;

tuttavian'faaindizio manifesto.

Sia come vuole,egUdJscende a piede,

Pien di pietade,acrimoso e mestoj

ricoglieudoa diversaparte

Le reliquie,e va ch'eraoosparte.



VIGESIMOQUARTO ai

Del palafreniscend^anco Isabella,

va quell'r me riducendo insieme.

Ecco lorsopravvienena donzellaDolente in vista,di cor spesso geme*

Se mi domanda alcun chi sia,perch'lla

Gosi s'affligge,che ddor la preme;

Id glirisponderoh'^ Fiordiligi

Che

deirjamanteuo cerca i

vestigiuv

Da Brandimarte senza farlemotto

Lasciata fa neliacittadi Carlo,

Dov'ella I'aspettbei mesi od otto;

quandoal fin non vide ritornarlo,

Da un mare all'altrosi mise,fin sotto

Pirene e I'Alpe,per tutto a cercarlo:

L'ando cercando in ogoiparte, fuore

Gh'al palazwd'Atlanta incantatore.

Se fossestata a quell'steld'Adante,Yeduto con Gradasso andare errando

L'avrebbe,cm Ruggier,on Bradamante,

con Ferrait prima, con Orlando

Ma poiche caccib.Astolfoilnegromante

Gol suon del como orribilee

mirando,Brandimarte tornb verso Parigi;

Ma non sapea giaquestoFiordiUgi.



2% CANTO

vn

Gome io vi dico,sc^aggiuntacaso

A qaeiduo amaoti Fiordiligiella,

CoDobbe rarme,e BrigliadorimaaoSenza ilpatrone, e col freno aliasella.

Vide COD gliocchi ilmiserabil caso,

n'ebbe per adita anco novella;

Che similmeDte ilpastorelarroUe

Aver veduto Orlando corer folle.

Lm

QuiviZerbin tutte raguna Tarme,

E ne fa come un bel trofeos'un pino;

volendo vietarche non se n'arme

Cavalier paesan n^ peregrino,

Scrive nel verde ceppo in breve carme:

Armatura d'Orlando paladino;

Come volessedir: neasun la maova,

Cbe star non possa con Orlando a prova

LYIU

Finito ch'ebbe la lodevol opra,

Tornava a rimontar sul suo destriero;

Et ecco Mandricardo arrivar sopra,

Che visto ilpindi quellepoglieltieroi

Lo priegahe la cosa glidiscuopra

E

quelglinarra, come ha inteso,lvero.

Allora il re paganlietonon bada,

Che viene al pino^ ne leva laspada.



VIGESIMOQUARTO a3

ux

Diceado: alcan non me ne pub riprendere:

Non h par oggich'io Fho tta mia^

Et ilpossesso giastamenterendereNe pos80

in ogniparte,ovunqae su.

Orlando che temea quellaifendere,

S'ha fintopazzo, e Tha gittataia;

Ma quaodoua viltapur cosi scusi,

Non debbe far ch'io mia

ragionon usi.

uc

Zerbino a luigridava:on la torre,

O pensa non Fayer senza questione.

Se togliestiost Tarme d'Ettorre,

Tu I'baidi furtopiilhe di ragione.

Senz'altrodir Tun sopraTaltro corre,

D'animo e di virt gran paragone.

Di cento colpii rimbomba ilsuono,

N^ bene ancor nellabattagliaono.

ua

Di prestezza ZiCrbin pare una fiamma

A torsi,vanque Durindana cada.

Diqua, di lasaltarcome una damma

Fa 1 suo destrier,ove h migliora strada.

E ben convien che non ne perdadramma;

Ch'andrk,'un tratto il

coglieuellapada,A ritrovargrinnamoratipirti

Gh'empiona selvadeglimbrosi mirti.



a4 CANTO

Lzn

Gome ilveloce can eke 1 porco assalta^

Che fuor del gregge errar vegga nei campi,

Lo va aggirando,quinci quindialta;Ma quellottende oh'una voltaiDciampi:

Cosi,e viea la spada bassaod aliaj

Sta mirando Zerbin come ne scampi;

Come la vita e Tonor salvia uq tempo ,

Tien sempre Focchio, feree fagge tempo.

Lzni

Dairaltra parte,ovunqae ilsaracino

La fieraspadavibra o piena vota,

Sembra fra due montagne un vento alpino

Ch'una frondosa selvailmarzo scaota;

Ch'ora la caccia a terra a capo chiao,

Or glispezzatiami in aria raota.

Beoch^ Zerbin piucolpi fugga schivi,

NoQ piibschivareal fin ch'un doq gliarrivi.

LMXf

NoQ

pubschivare al fine uo

granfendente

Che tra 1 brando e lo scudo eutra sul petto

Grosso Tusbergo, grossa parimente

Era la piastra,'1panzirouerfetto:

Pur QOQ gliteron coutra, et ugualineate

Alia spadacrudel dierou ricetto.

Quellacalb tagliandoib che prese,

La corazza e Tarcioa fin sall'arnese:



VIGESIMOQUARTO a5

LIV

E se noQ che fu scarso ilcolpoalquanto.

Per mezzo lo fendea come una canna;

Ma penetraDel vivo a pena tanto,

Che poco piiihe la pellelidanna .

La noQ profoadaiagah laogaquanto

Nod si misureria cod DDa spaoDa.

Le lucid'arme ilcaldo saogue irriga.

Per siDO al

pi^di rubicoada

riga.LXVI

Cosi taloraud bel purporeo oastro

Ho vedato partirelad'argeDto

Da quellaiaoca mao piiih'alabastro,

Da cui partirelcor spesso mi seoto.

Qoivipoco a Z^rbiD vale esser mastro

Diguerra, et aver forza e piiirdimcDto,

Gh^ di fioezzad'arme e di possaDza

II re di Tartaria troppo TavaDza.

Lxm

Fa questocolpodel pagaD maggioreIn apparenza,

che fossein eflfetto;

Tal ch'Isabellase ne sente ilcore

Fendere in mezzo all'agghiacciatoetto.

Zerbin piend'ardimento e di valore

Tutto s'iDfiamma d'ira e di

dispetto;E quanto piiierirea due man puote,

In mezzo Telmo ilTartaro percuote.



28 CANTO

LXXIY

Fiordlligiercando purein vano .

Ya BraDdimarte suo mattina e sera ;

Efa

cammiQ d* lui moltolontano

,

Da luiche giatornato a Parigira

Tanto ellase n ando per monte e piano

Che giunseve, al passar d'una riviera,

Vide e cooobbe ilmiser paladioo;

Ma diciam quelcU'avvenae di Zerbino:

uonr

Ch^ 1 lasciarDurindana sigran fallo

Gli par, che piud'ogn'itro mal gFiacresce;

Quantuoque pena star possa a cavallo

Pel molto sangue che glih uscito et esce.

Or, poiche doponon troppointervallo

Gessa con Tira ilcaldo,ildolor cresce:

Gresce ildolor siimpetuosamente

Ghe maocarsi la vita se ne sente.

LXSVI

Per debolezza

piunon

potea gire;Si che fermossi appresso una fontana.

Non sa che far,nh che si debba dire

Per aiutarlola donzella umana.

Sol di disagioo vede morire,

Gh^ quinditroppo ognicittaloutana.

Dove in quelpunto al medico ricorra,

Ghe per pietadepremioglipcqorra .



VIGESIMOQUARTO 29

Ella noa sa^ se nba id van dolersi,

Ghiamar forluna e ilcieioempio 6 crudele.

Perch^,hi lassa

diceEi,oq mi aommersi

Quandolevainell'cean le vele? ^

Zerbin cbei langoidtochi ha in leiconversi,

Sente piudogliah'ellasiquerele^

Che dellapassionenace e forte

Che I'hacondatto omai vicino a morte.

Cos),cor mio ;vogliatele diceva),

Dopo cVio tsarborto, amarmi ancora,

Gome solo illasciarvii che m'aggrevd

Qui senza gaida, non giaperch*o mora:

Che se in sicora partem'accadevaFinir dellamia vitaT ultima ora,

Lieto e contento e fortunato a pieno

Morto sarei,poich'iovi moro in seno.

Ma poiche 1 mio destino iniquodurc^

Vuol ch'iovi lasci non so in man di cui;

Per questabocca, per qnestijchigiuro,

Per questechiome onde allacciatofui,

Che disperatonelrofondoscuro

Vo dello'nferjiOjve iipensar di vui

Ch^abbia coslksciata,ssaipitiia

Sara d'oga'ltrapena che vi sia*

Tom. iK 3



3o CANTO

A questola mastissima Isabellaj

Decliaaodo la iccialaorimoaa^

congiuDgendoa raa bocca a qoellaDi ZerbiQ,laoguidetuome rosa,

Rosa QOQ coltam sua stagioa,ich'elU

Impallidiscan sullasiepembrosa,

Disse: DOD vi pensategia,mia vita.

Far seoza me quest'ultimaartita.

Di ci6,or mio,Dessan timor ti tocchi:

Ch'io vo'segairviio cielo o oello'oftrao.

CoQvien che Fqoo e Taltrospirtococchi,

Insieme vada insieme stiaio eterno.

NoQ SI tosto vedrb chiudervi gliocchi ,

O che m'uccidera ildolore iQierno,

O, se quelon pub tanto,io vi prometto

CoQ questaspadaoggipassarmilpetto*

De* corpiostriho ancor uoo poca sp^me^

Che me' morti che vivi abbiao veotura.

Qui forsealciJicapiterah'insieme,

Mosso a piela,ara lorsepoltura.

G)si dicendo,ereliquiestreme

Dello spirtoitalche morte fura^

Va ricogliendooo le labbra meste.

Fin ch'una minima aura ve tie reite



VIGESlMOQUAflTO 3r

Zerbin ladebol tooe rioforKando,

Disse: io vi priego SQpplicO)ia Diva,

Per

qaeliomor che mi

mostraste,quandoPer me.lasciaMela paiema riva;

se comandar posao, io yel comando^

Gbe,finche piaociaDio,restiaie viva,

N^ mai per caso pc^niateo oblio,

Che,quaoto amar a pub,v'abbia amato io

Dio vi provvederkd'aiutobrse,

Per liberarvid'ognitto villano,

Gome fe'quandoaliaapeloncaorse,

Per iuditrarvi,lteoator Romaoo:

Cosi (laua merc^)giiii soccorse

Nel mare, e contra ilBiacaglinrofeno:

ae pure avverrk che poitideggia

MorirC)allorailminor mal s'eleggia.

unv

Non credo ebe quest'ltime parole

Poteaae esprimer, che foaaetnteao;

finlcome ildebol lume aoole,

Gui cera mancbi od altroin che aiaace^sso

Ghi potrkire a piencome sidnole,

Poi che si vede pallidodisteso,

La giovapeUa 9freddo oome g|biaccioII suo caro Zerbin restare in braccioP



34 CANTO 'f

xcn

Di condarla id Provenea ebbe pensiero

Non loQtaDo a Marsiliain nn oastello;

Dove di same dotme un monfaacero

Ricchissimoeraêi edificiobollo:

E per portaroeil morio cavaliero,

Compostoia cma cass^ aveano quelloy

Cbe in im casieleb'era tra via si feoe

Lungae

capaceê ben cbiusa di

pece^xcas

PIu e pii iioroiran spaaioi terra

Gercaro^.e fipre per lochipiitocaki;

Ch^ pienoessehdo ognicosa di guerra

Voleano girpn i-be poteaao oocohi.

Al fine un cavalierla via lor serra,

Che lor fe'oltraggidisooestiinsuhi;

Di coi dirb qaandoil sno loco fia;

Ma ritorno ora aire di Tartarian

SOT

Avuô ch'ebbe la baitaglialfine

Che giav'ho detto,ilgioviniraccolae

Alle frescbe ombre e alFonde crkialHnt,

Et al destrier la sella.e 1 freno tobe^

E lo lascibper F'arbe teneriiie

Del prato andar paaoaiidove egUvobe:Ma noQ ste'moiio, he.vide loauno

Calar dal mome HA otTalitfo alipianb



VIGESIMOQUARTO 35

acy

CoDobbelyome primaalzb la irootey

Doralice,mostroUo a MaQdricardo,

Diceodo: ecco ilsaperboRodomoote,Se noQ m'iogamiai Ionian lo sguardo.

Per far teco baiugliaala ii moute:

Or tipotragiovaresser gagliardo.

Perdu la avermi a grandeingiuriaieoey

Ch'era sua

sposat^e a veodicar ai ?ieiie

XCVI

Qual buono astor cbe TaDitra o Facceggia/

Staroa o Colombo o simil altro aagello

Venirsi incootra di loolaoo veggia,

Leva la testa e si i.lieto bello;

Tal Mandricardoyome certo deggia

Di Rodomonte far sirage e iriaceito,

Con letiziae baldania iidestrierpiglia,

Le staflfei piedi, da aliaman la brigUa

zcm

Quando vicinifiirsi oh'udir chiare

Tra lor poteaosie paroleltiere^

G)n le mani e ool capo a minacciare

Incomlncib gridandol re d'Algierc,

Ch'a peniteozalifaria tornare,

Che per un tetoerario sao piaeereNon avesse xispettoproTocarsi

Lui ch'altameoAe era per Teodicarsil



26 CANTO

XCTKI

KispoaeMaodricardQ: indanio tenta

Chi mi vuol iiupaurirer ininacciartne*

Gosi fancittUi femmiiie spaventa,

O altriche noa sappiaie sieno arme;

Me Don, cui.labatiagliaiiialeiua

D'ogniriposo;son per adoprarme

A pi^,a oavallo,rmato e disarmato,

Sia aliacampegoa,

o sia nello abeecaio^

xax

Ecco soDO aglioliraggi,l gridoîrire,

Al trar de brand,

al crudel sqoq ê' ferri;

Come vealo eke primal pena spire,

Poi cominci a croUar frassai e cerri, i

t indi oscora poWe id delo aggire^

lodi gliarbori svella,case atierri,

Sommerga in mare, e poniria tempesta*

Che 1gregge sparso uccida alia r^sta

G

De' duo paâoi,eDza. pariD terra, .

Gli audacissimior,le ibnze estreme

ParturiscoDO colpit una -guecra

Conveoienteâsieroceseme* :.

Del grande orîbilmoB treoia b terra, ;

QuaDdo le spadeson pereosse iimeme:

Gettano Tarme insin al del scimiUe^

Anzi lampadicoi^ a nuUQ aaiille. :u..



VIGESlMdQfUÂRTO 5^

L'Afrioatich^ intiiiearsitdesmer-iteiite)

Lascia leAafitJ sii glrarcibtisi ponta,'

E resta lo piedi^dcrftoag^volmetite:Gosi FuQ ralifo p6idi ^H oflVonta. '

La pugoa piite mai ribptierdente ;'

Fodio e Xme k sufperbtaoDta :

t era per s^guir^ qaivimnse

In frettauD*n)i3iaftgg)et*he)i

^giaose..

'

CTtn

Vi giunbeimmesiBaggierel popol loro^

Di mohi ohd f e Frîncia6rati i aadati

A richiamaM aglitehd^rdi6ro

I capitaiuyi ciiVaHerpriVali; .: li.

Perch6 rimperatorai gigli'oro

GU avea gli iiUoggiaO)enlii aêdiatt;'

E se noQ k il^soccors^ a vetiirpresto

L'eccidio suO'Cooosoe inanifesttf.

cnt

RicoDobbetH messaggio cavalieri,

Olire airiosegsie,lire allesopras^veste,

Al girareliespade,aicolptti

Gh'altre man Aon faêbboooche quesle,

Tra lor perbooiiosa encrtft,'he speri

Che fra taot'inisicnrt^ glipfestei^

-

L'esser messo del re; d)^*sj odforta

Per dir,cb'iaibiisciatorpeoa non porW.



^ CANTO

cs

Ma yifSD^Doralice,t a leinana

Ch'AgramauteiarsUioe Stordilano,

Con pochideptroa mal sicuraabafra

Sono assediatial popolcrisuaoo.

Narrato ilcaso, con priegbie ioarfa

Che facciailtuuo aiduo gueraeripiano,

E che gliaccordriiwieme,per loacampo

Del

popols^racbli

meniin

c mpo,

Tra i cavaUer la-donna dl gran o( re

Si mette, e diceloro:io vi comaodv,

Per quanto so che ml i)ortateanioi;^

Che riserbiate migUoruso ilbratido,

E ne vegnatesubitoin favpre ,

Del nostro canapo saracino,uanda

Si trova ora assediatonelletende,

E prestoaiuto o gran ruina attende.

cxn

Indi ilmesso soggiunselgcan periglioDei saracini,narrb ilfattoa pieno;

E diede iqsiemisectereel figlio

Del re Jroiano al figlio'Uh'eno.

Si pigliainalineote^er consiglio,

Che i duo guerrier,epostogniveneno,.

Facciano instemetrieguainal gioroo

Che siaiqUo I'wsedioaiMori idiomo;



VIGESIMOQUARTO 4i

CSJHI

senza piddimora,come pria

Liberato d'assedioabbiaa lor gente,

NoQ s^intendono aver piiiompagaia,Ma crudel gaerra e inimiciziaardeate^

Fin che con Tarme diffinitosia '

Chi la donna aver de'meritamente

Qaella elle cui man giaratoue^

Fece la sicurtaper amendue.

Gxnr

Qaiviera la Discordia impaziente

Inimica di pace e d'ogniriegaa;

E laSuperbla'^ che non consente,

Nh vuol patirhe taleaccordo segua

Ma pilli lor pub Amor quiviresenie

Di cui Falio valor nessuno adegua;

E fe'ch'in dietro,colpii saette,

E la Discordia e la Superbiatelte.

cxv

Fu conclusa la

iriegua

fra costoro,

Si come piacque chi di lor potea:

Vi mancava uno del cavalliloro,

Che morto queldel Tartaro giacea:

Perb vi venne a tempo Brigliadoro

Che le frescheerbe lungoilrio pascea.

Ma al findel Canto io mi trovo esser giuntp;

Si ch'iofarb on vostra grazia unto.



V

ORLANDO FUWOSO

CANTO FlGESlMOquiNTO

ARGOMENTO

lUiggierhdjocoBicciardetto togliejAl qualdal re Marsilio era dannaio.

Quelposciala cagionea lungosciogUe

A Ruggieryperch a morte era menaio.

Jndi quegliAldigieron lietoaccoglie

la mattina va ciaseuno armato,

Per far che Malagigie ilbuon Visnano

Non vadan presia Bertolagin mono .

\Jhgran conlrasto in giovenileii$iero

Besir di laude et impetod'amore

N y chi piiiaglia,ocor ai trova ilvero^

Ch^ resta or quesioor quelsaperiore,

NeiroDO ebbe e nelFahro cavaliero

Quivigraa fi rzaildebito e rooore,

Ch^ Famoroaa litei^iotermesae,Fin che soccorao ileampo lor s'aveaae^



44 CANTO

Ma piiiie Tebbe Amorj che se noa era

Che po^ Com^ddb^ donna Icfro,^

.\ ^

Non si

scioglieauellaattagliaiiera

y

Che Tun n'avrebbe i iriohfalealloro;

Et Agramaoten van ooo la sua schiera,

L'aiuto avria aspettatodi costoro.

DunqueAmor sempre rio noa siritrova;

Se spesso nuoce^ anco talvoliaiova.

m

Or Funo e Faltrocavalierpagaao^'

Che tuttiha diiFeriti$aoi Utigi^

Va, per s^varreaefcko afncand,

Con la doQDa gentilerso Parigi;

E va con essi ancora i piccolano

Che seguitbel Tartaro i vesligi,

Fin che coq lui coodulto a frontea fronte

Avea qoivilgelosoodomonie.

TV

Capitaron an prato, ove a diletto

Erano cavaliersopra un roscello,

Duo disarnoiati,duo ch'avean relmeiio,'

E una donna con lor di viso bello.

Chi fosserquelli,ltrove vi fiadetto;

Or no, ch^ di Ruggierp^iikiaavello;

Del buon Ruggier,i cui vi fa narrato ^

Che lo scodo nel pofezoavea'giiuto.



46 CANT a

m

Perch' era cooosciata dalla gente

Quelladonzella ch'avea io compagnia,

Fu lasciatopassar liberamente^Ne domandato pure

onde veoia

Giunse aliapiazzae di fuoco lucentej

E pienala trovb di genteria;

E vide in mezzo star con vise smorto

II

giovanedannato ad esser morto.

It

Ruggierome glialzo gliocchi nel visOy

Che cbino a terra e lacrimoso stava,

Di veder Bradamante glifiiavviso,

Tanto ilgioviae leirassimigliava

Piu dessa gliparea, quanto piufiso

Al volto e aliapersonailriguardava;

fra se disse:o questa e Bradamante^

O ch'io non son Ruggiercom' era innante.

z

Per troppo ardir si sara forse messa

Del garzon condennato aliadifesa;

E poiche mal la cosa Vh successa,

Ne sara stata,come io veggo, presa.

Deb, percb^anta fretta,he con essa

Io non

poteitrovarmi a

questaimpresa?Ma Dio ringraziohe ci son venuto,

Ch'a tempo ancora io potro darle aiulo.



VIGESIMOQUINTO 47

XI

E senza piuiddugiar,a spadastringe,

(Gh'avealFaltrocastelrotta la lancia)

E addosso ilvulgoinermeil destrier spingePer lo petto,peifianchie per la pancia.

Mena la spadaa cerco, et a chi cinge

La fronte,chi la gola, chi la guancia.

Fuggeilpopolgridando; lagran

frotta

Rests o

sciancata,con la testa rotta.

xn

Gome stormo d'augei,h^io ripa uo stagno

Vola sicuro e a sna pastaraattende,

S'improvvisoal cielfalcon grifagno

Gli da nel mezzo, et un ne batte o prende,

Si sparge in fuga,ognun lasciailcompagno,

E dello scampo suo cura siprende;

Cosi veduto avreste far costoro,

Tosto che '1bnon Ruggierdiede fra loro.

xm

A quattroo sei dai collii capinetti

Levb Rtiggier,hMndi a fuggirur lenti:

Ne divise altrettantinfinai petti

Fin aglicchi infiniti fin ai denti.

Concederb che non trovasse elmetti,

Ma ben di ferro assaicuffie lucenti:

s'elmi finianco vi fosser stati,

Cosi gliavrebbe, poco men, tagliali.



48 CANTO

xnr

La forza di RuggieroD era qaale

Or si ritroviin cavaliermoderDo,

N^ ia orso De ia leon n^ ia anioialeAltro pilliero,nostrale od esterno.

Forse iltremuoto le sarebbe uguale,

Forse ilgran diavoi;oa queldello 'nferno,

Ma queldel mio Signor,be va col fuoco,

Gh*a cieloe a terra e a mar si fa dar loco.

ST

D'ogniuo colpoai non cadea maoco

D'un uomo in terra,

e le piiiolte un paio;

E quattroa un colpo, cinque'uccise anco,

Si cbe si venne tosto al centinaio

Tagliavalbrando cbe trasse dal fianco,

Gome un tenero latte,lduro acciaio.

Falerina,er dar morte ad Orlando,

Fe'nel giardin'Orgagnailcrudel brando.

xn

Averlo fattopoiben le rincrebbe,Cbe 1 suo giardinisfarvide con esso,

Cbe straziodunque,cbe ruina debbe

Far,or cb'in man di talguerrieromesso?

Se mai Ruggierfuror,e mai forza ebbe^

Se mai fu Falto suo valore

espresso,Qui Tebbe,ilpose qui,quifu veduto,

Sperandodare aliasua donna aiuto.



VIGESIMOQUINTO 4^

xvn

Qaalfa la lepreoDtra i cani sciolli,

Facea la turba contra lairiparo.

Qaei che restaro uccisifuro molti,Furo infinitiqueich'ia fugaandaro.

Avea la doana intanto i laccitolti,

Gh'ambe le mani al giovineegaro;

E, come pote meglio,prestoarmoUo,

Gli di^ una spadain mano eanscadoalcollo.xrm

Egliche molto h offeso,iuche puote

Si cerca Vendicar di qaellaente:

E quivion si le sue forze note,

Che riputari fa prodee valente.

Gia avea attnfiatole dorate raote

II sol nella marina d'occidente,

Qaando Ruggiervittorioso,qnello

Gioviney

seco uscir fnor del castello.

xn

Quando il garzon sicuro della vita

Con Ruggiersi trov6 fuor delle porte ,

Gli rend^ molta graziat infinita

Con gentilodi e con paroleccorte,

Ch^, non lo conoscendo, dargliita

Si fosse messo a rischiodella morte;

E pregbche '1stio xkome glidicesse,

Persapere a chi tanto obbligovesse; ^



56 CANTO

XX

Veggo, dicea Ruggier,a facciabella,

le belle faitezzee '1bel sembiante;

Ma la suavitadell favella

Nod odo giadella mia Bradamaote;

N^ la relazfoQ di grazie quella

Gh'ella usar debba al suo fedele amante.

Ma se pur qiiestab Bradamante,

or come

Ha sitosto

ia obliomesso

ilmio nome?

Per ben sapemeilcerto^ accortaiuente

Ruggierle disse: io v^boypduto altrQve;

t bo peDsato e penso, e fioalmente

Nod so n^ posso ricordarmi dove.

Ditemel voi^ se vi rlioraa a mente;

fateche 1 nome aoco qdir mi giove^

Accib che saper possa a cui mia aita

Dal fuoco abbia salvataoiggia vita^

xxn

Che voi m'abbiate visto esser potria,

(Risposeuel)he oon so dove o quaado:

Ben vo pelmondo anch'io la pane mia,

Strane avventure or qua or la cercaudo.

Forse uua mia sorellastata iia,

Che veste Tarme e porta al lato ilbraado:

Chenacque meco, e taotp mi somiglia

Che Qon ne puo dfic^roer.laamigUa^^



VIGESIIVIOQUINTO 5i

apoH

Ne priiiio; ie:eoo idoh^Iiqq (fpariiQt

Sete di quelch'et'fforen cii^'prtoQaqno:

Ne 1 padrenh i fral^lU06 thia uoipattoCi produsse.mbi

,soernere d saiQQo

Gli ^ ver ohe qaes(derin raccorciQ ^parto

Gh'io porto, comia gliakri uomiai fanno^

Et ilsuo luDgoe ia treccia.alcapo avvoka^

Gi solea far

giadifiereoziaolta^

Ma poi icb'n giorooellaferitafa

Nel capo (.IdogosaHa.dirvtcoito6)

per sanarla ua servo di Geau

A mezza orecofaiae tagtioe cbiouae^

AlcuQ segno tra noi nod restb piu

Di differeima,uor cbie 1sesso.e 1 tKMne.

Ricciardetto jmn io. Bradamante elk;

lo frateldi Rinaldo^.essaorellaJ,

se non vMncrescessQTascoltarmi^Gosa direiobe vi lariastnpire,

La qualm'occorse per assimigliarmi

A lei,gioialpriocipio,alfiu martire.

Ruggierolqoalpiugrazaostcarnsi,

Piu dolce istociamem

potrebbe.udire^Ghe tlove alcan ricordointerreaisse

Delia sua doDDa ilppegbsl che^disse:



t CANTO

Accadde a qoestii che peiviciiit

Boschi passandoa sorellamia^

Ferita da uno ataol di saracini

Ghe senza Telmo la trovar per via.

Fa di scorciarsiaatretta i loDghirioi,

Se sanar volse d'una piagaria

Gh'avea con gran periglioeliatesta;

cofiiscorciaerrb

perla foresta.

XTfa

Errando giunsed una ombrosa foote;

perchifflitta staoca ritrovosse^

Dal destrierscese e disarmb la fronte^

suUe tenere erbe addormeDtosse.

lo DOQ credo che favela siconte^

Ghe piiii questaistoriabella fosse.

Fiordispioai Spagoasoprarriva

Ghe per cacciar nel bosco ne veoiva.

zxvm

qaaodoritrovbla una sirbcchia

Tuttacoperta'arme,eccetto ilviso,

Gh'avea la spadain luogodi conocchia,

Le fa vedere ua cavalieroavviso.

La icciae le virilfattezzeadocchia

Tanto,che

se nesente ilcor

conquiso.La inviiaa caccia^ tra Tombrme froode

Lange dagli^altril fia seco s'aacoade.



54 CAW.TO.

zzsn

Che gloiria,ualgiaIppoliu Camilla^

Cerca neirarxaejia Africa era nata

Idlitoal mar, nellacittad'AraiUa.,

. .

A scado e a lanciada faQciulIa$ata.

Per que^to non sismorza una acibtilla

Del fuoco delladonna iiiDaiuorata ;.

Questorim^dioall'liapiagak iatdo :

Tant'avea 4iiM raceiato inoaniiildardo*

Per qiieafoon le.pkr men bello U viso,

Men bel lo sguardd^.een beUi i costnpi;

Per cib npa torna ilcbv db ,ia divô

Da lei,ôdeadentrpgliamati Itimi^ /^. i \

Vedendola in quelFalMto,'âvvisb

Gbe pub faridle.1dîr non la consumi^

E quandoqb'^cila/piireiitniinapenaa,^

Sospirapikigey mostva , logliammenlsa.

Gbi avcqaeilsub TammBrico e 1 auo

piantoQdel gipmoijaditoâvriaiantoon Id.

s .^

Quaitorm^nti(dioea)fiirontmai tanto

Grudel,che piilunonsiancradeltiaieii?

D' ogn'altro,inoce ,jo sCellerato isanto

^: ;

11desiatofinisperarotrei^.'

:

Sapreiarur la hiaa dalle spine':

Solo iltorn dbsiderio'^senra fiiie.



VIGESIMOQUINTO SS

Se pur volevi,mor, darmi torinento,

Che t'iQcr0se6s$elmio felicesialo^

D'alcuQ mar0r dovevi star contento

Che fosse aDCor neglihri amanti usato

N^ tra gliqomini niai oh tra rarmeato^

Che femnMoa ami femmiaa bo trovato :

NoQ par la doQDa aU'altredoDoe bella,

Ne a cerviecetyia^nkairagnellegoelLu

xxvn

lu terra,in arta, io mar sola aoa io

Che patiscodae si dciro soem^io;

questobal iattoacdbb cfaeTerror mio

Sia nell'imperioool ultimo esempio.

La moglieelr^ Niiio ebbe disio,

II figliomando, e scelleraioet ^mpio,.

E Mirra ilpadre^ la Gretense iltoroj

Ma glih piiioUe ilmio, ch'alctm dei lorq.

zxxvn

La femmina nel maschio fe'disegno,

Speronneiifioe et ebbelo ome odo: ^.

Pasife nella vacca entrb di legoo,

Altre.peoialiximzu e vario modb:.

I

Ma se volasseiatrie coa dgiu mgegoo ;

Dedalo^mm potriacioglieruelnodo,'Che fece ilmastro troppo diligente,

Natu ra d'c^nicosd pii possente



56 CANTO

Gosi a doole, si coasama et ange

La belladonna^

e noa s'acchetaia fretta*

Talor 81 batteilvisa e ilcapelfrange,E di se ocmtra se cerca vendetta

La mia sordla per pietke piange^

t e a sentirdi queldolor constretta*

Del follee van disiosi stadiatrarla,

Ma non fk alcon profitto,in vano parla*

Ella ch*ainto cerca e non conforto,

Semprepi iilamenta e piiii dnole*

Era del giomoilterroineormai corto^

Gh^ rosseggiavan occidente ilsol,

Ora opportuna da ritrarsiin poitbA chi la notte al bosco star non vuole,

Qnando la donna invitb Bradamante

A qoestaterra saa poco distante.

XL

Non leseppe negar

la mia sorella:

E 6osl insieme ne vennero al loco/

Dove la tnrba scellerata fella

Posto m'avria,e tiinon v'eri,l fuoco.

Fece la dentro Fiordispinaella

La mia ^rocchia accarezzar non poco:

E rivestitai femminilgonna ^

Gonoscer fe'a ciascanch'elk era donna



VIGESIBIOQUINTO 5^

xu

Verb che oonosceado che nessuDO

Util traea da quelvirileaspetto,

Noo le parve anco di voler cb'alcuno

Biasmo di se per questo fossedetto:

Fello anco, accib che 1 mal cb'avea dall'uno

Virileabitd,erraado,iaconcetto,

Ora con Taltro,iscoprendoivero,Provasse di cacciar faor del pensiero.

GomaQe illettoebbon la notte insieme^

Ma molto differenteebboa riposo;

Gb^ runa dorme, e Taltra piaoge geme

Gbe sempre ilsao desir da piiiocoso.

se 1 soono talorglioccbi le preme,

Qaelbreve sonno h tatto immagiaoso:

Le par veder cbe 1 cielTablHa concesso

Bradamante cangiataa miglioresso.

xsm

Gome Finfermo acceso di graa sete,S'in queUaingordaoglia'addormenta,

NeiriDterrottae tarbida qufote,

D'ogoiacqaa cbe mai vide,i rammenta;

Gosi a costei di far sae voglieiete

L'imtnagioeel sonno

rappresenta.Si destajnel destar mette la mano,

ritrovapar sempre ilsogno vano.



58 CANTO

QuaDtipriegbia notte,qaantioti

Offerse al suo MacoDe e a tuttii Dei,

Ch^ con miracoli appareatiootiMatassero ia migUorsesso costei

Ma tuttivede andar d'effettovolij

forse ancora ilcielridea di lei.

Passa la nottej e Febo ilcapo biondo

Traea del mare, e dava luce al mondo.

ILT

Poi che 1 di venue, e che lasciaro ilktto,

A Fiordispina'augumentaoglia;

Cb^ Bradamante ba del partiriadetto,

Cb'uscir di questo impacciovea gran voglia.

La gen tildonna un ottimo ginetlo

In don da leivuol cbe partendotoglia

Guemito d'oro,t una sopravvesta

Che riccamente ba di sua man contesta

ICLVI

Accompaguollan pezzo FiordispinaPoi fe\piangendo,l suo castelritorno.

La mia sorellasi ratto cammina,

Cbe veone a Montalbano anco quelgiomo.

Noi suoi fratelli la madre mescbina

Tutti le siamo fesleggiandontomo;

Cbe di leinon sentendo,vuto forte

Dubbio e tema avevam della sua morte.



VIGESIMOQUINTO Sg

XLjn

Mirammo (altrar deU'elmo)l mozzo criDe,

Ch'iDtorao al capo primas'avvolgea;

Cos le sopravresteperegrineNe fer meravigliar,h'indosso avea.

t ellailtutto dal principiol fine

Narronne,ome diaozi io vi dicea,

Gome feritafosseal bosco e come

Lasciasse,er guarir^e bellechiome;

ZLTm

come poidormendo in ripaalFacque,

La bellacacciatricesopraggiunse,

A cui la falsasua sembianza piacquej

come dalla scbierala disgiunse.

Del lamento di leipoinalla tacque^

Gbe di pietadeanima ci pnnse;

come alloggibeco, e tntto qaello

Gbe fece,fincbe ritornb al castello.

Di Fiordispinaran notiziaebb'io,Gb*in Siragozza gi la vidi in Franciaj

piacqnerolto alFappetitoio

I snoi beglicchi e la politaaancia:

Ma non lasciaiferiiKirvisildisio,

Ch^ Tamar 36nza

spemee

sogno

e ciancia.

Or, quandoin talampiezzami si porge,

L'antiquaiamma subito risofge.



Go CANTO

L

Di questaspeme Amore ordisce i nodi,

Che d'altrefilaordir non lipotea;

Oade mi

piglia,mostrainsieme i

modi,Che dalladoniia avrei quelch'io chiedea.

A succeder saraa facilleirodi;

Gh^,come spesso altriingannatovea

La simigliaaza'ho di mia sorella,

Forse anco ingannerauestadoozella

u

FacciooQolfaccio? Alfia mi par che buono

Semprecercar quelche dilettisia.

Del mio pensieroo altridoq ragioao,

He vo'ch'iu cib consiglioltrimi dia.

lo vo la Dotte ove quell'rme sono,

Che s'avea tratte la sorellamia:

Tolgole,col destriersuo via cammioo,

Jih sto aspettarche luca ilmattutino.

in

lo me ne vo la notte

(Amorek

dace)A ritrovarla bellaFiordispina;E v'arrivaiche nou era la luce

Del sole ascosa ancor nellamarina.

Beato k chi correndo si conduce

Prima degliltria dirloaliaregina

Da leisperando,er I'annuuzio buono,

Acquistarraziariportarneono.



6% CANTO

Uscimmo poila dove erano moke

Persooe in sala, cavalleri doaae^*

Dai qualiammo coa rouerracoolte^Gh'alle regineassie graa madonne*

Quivid'alcuni mi risiiopiiiolte^

Che QOQ sappieQd rio cbe sotio gonne

Si nascondesse valido gagliardo^

Mi

vagbeggijlvan9Qlascivo sgaardo^

Poi cbe si feoe k.aotte piugraodft^^

E giaUD pez^o laimeosa era Iwata^:

La mensa cbe fu d'ottime vivande,

Secoodo U stagione,ppareoobiata;

NoQ aspetta la d nna ch*io domande.

Quel cbe m^erd cagiondel venir alata:

Ella m'iovita,ersiiaoorteiia^'

Cbe quellaone a* gtacer seeo io*stia

' '

BTIU

Poi cbe doBoe e dooselb jormai^'leTakef

Si faro, paggi catnerieriIntormr^ /

Essendo ambe nel lettodispogUate

Coi torcbiaccesi obe pareadi giorfib^

lo coTuIticiaitotrvi maravigliatey':

Madonna^ sesilosCD a

vofritorab;

~

Cbe forse v'andavate immagtBando

Di Don mi livedcr^ DioisaHC|iiaBdo.

V h



VIGESIMQQUINTO 3

ux

Dir6 primala causa del pariire,

Poi del ritornoTudirete ancora.

Se 1yosiro ardor,madooDa,intiepidire

Potato avessi col mio fardimora,

Vivere io vostro servizlo e morire

Voluto avrei,e starne seDza ua'ora;

Ma visto quanto ilmio star vi Doce# i,

Per Don

poter

far

pieglio^ndare Qlessi.

FortuDa mi tir6fuor del cammino

In mezzo uo bosco dîotricatirami,

Dove odo un ^ridorisonar viqino,

Come di dpmta che soccorso chiami

V'accorro, ;$opraud lagocristaliiao

Ritroyo.a Faiioo ch'aveapreso agliii(M

In mezzo I'adquaoa donzella nuda,

maDgiarsilonjidel volea crudî

Cola,mi trassi,coo la spadaio mauo

(Perch'aiutarooiB la potea altrimeote)

Tolsi di vitailpeacatorvillaoo:

Ella MltQ i^'iicqaammanUD |ote.

Nod mâvrtidiBse,4atoiolo in vam^

Beo ne saraipremiato, riccamente

QoaiHocbiedersaprai;ercb^.spninfa

Che yivo deoirp. questachiara lii^fa^



VIGESIMOQUINTO (55

LXV.

E S6 ooQ fosseche senza dimora

Vi potetechiarirol credereste:

E, qualneiraltro sesso, ia questo dncora

Ho le mie voglied ubbidirvi preste.

Gomandate lor pur; che fieno or ora,

E sempre mai per voi vigiledeste.

Gosi le dissi;fecich'ellaistessa

Trovb con man la veritadeespressa.

Gome intervienea cbi giafaor di speme

Dl cosa sia cbe nel pensierolt'abbia,

Cbe, memre piud'esserne privogeme,

Pih se n'affliggese ne striiggee arrabbia,

Se ben la trova poi tanto glipreme

L'aver gran tempo seminato in sabbia^

E ladisperazion'ha si male aso,

Ghe non crede a se stesso,

e sta confuso:

Lxm

Gosi la doona,poiche tocca e vede

Quel,di ch'avuto avea tanto desire,

Agliocchi,al tatto,a se s%e8$a non crede,

E sta dubbiosa ancor di non dormire;

E buona prova bisognb far fede

Ghe sebtiaquelche le parea sentire*-

Fa*,Dio,(diss'ella)e son sogniquest

Gh'io dorma sempre, e mai piiion mi desli^



60 CANTO

LXTm

Non rumor dl tamburi o saoD di trombe

FaroQ principioll'moroso assalto:

Mabaci ch'imitavan le colombe,

Da van segno or di gire,r di farealto.

Usammo ahr'arme che saeile o frombe.

lo senza scalein sq la rocca salto,

E lo stendardo piantovii botto,

E la nimica mia mi caccio sotto.

LXIX

Se fa quellettola notte dinanti

Pien di sospiridi quereleravi,

Non stette Taltrapoisenza ahrettanti

Risi,fesle,ioir,iochioavi.

Non con piunodi i flessuosiacanti

Le colonne circondano e le travi,

Di queilion che noi legammo stretti

E collie fiancbie braccia e gambee petti.

txx

La cosa stava tacitafra noi

Si che durb ilpiacerer alcun mese:

Pur sitrovb chi se n'accorse poi,

Tanto che con mio danno il re lo 'ntese.

Yoi che mi liberaste da queisuoi

Che nella piazzavean le fiamme accese,

Comprendereggimai potete ilresto;

Ma Dio sa ben con che dolor ne resto*



6 G A W t O

A Ricciardettoin cainbio di saluio

Plsse:fratello,bbiam naova non booiia* i

Per ceriissifttoesso aggiho saputdChe Bertolaginiquoi Baioaa

Cod Lanfusa crudel s'^ conventita,

Che preziosespogUeesso a leidooa,

Et essa a lui poQ nostri fratiia mano,

II too baoD

Malagigiiltuo Viviano,

LXXf

Ella dal di che Ferrau U prese,

Gli haogoor

teoati in looo oscuro e fello.

Fin che '1brutto coniratto e discortese

N'ha falto con costut di ch'io favello.

Gli d?'maodar domane al Maganzese

Nei coofio tra Baiooa e an suo castelio.

Verra in persona egli pagarla raancia

Che compra ilmigliorangne chesia in Francia.

LXZVI

Rinaldonostro

n'ho avvisatoor ora,

Et ho cacciato il messo di galoppo:

Ma non mi par ch'arrivarpossa ad ora

Che Don sia tarda,h^ '1cammino k troppo.

lo non ho meco gente da nscir fuora;

L'aoimo k pronto, ma ilpoteree zoppo.

Se gliha queltraditor,lifa morire:

Si che non so cbe fiur,on so che dire.



70 CANTO

t aliamensa^ ove la CopiafuM

II oorno, Fonorb come suo doono*

Quivi.aeoz'allroimo siconclase

Che liberarei duo fratellipoono.

In tanto sopravveone e gliocchi chiuse

Ai signoriai sergentilpigroSoqqo,

Fuor ch'a Ruggier;he per teoerlodesto,

Gli pQDge il cor aempre uq pensierolesto.

UDUCl

L'assedio d'Agramaoteh*avea ilgiorno

Udito dal corrierglita oel core.

Ben vede di'ogniiQimo soggiorno

Che facciad'aiutarlo,suo disaore.

Quantagliara infamia,uanto scorno^

Se coi nemici va del suo signore

Oh come a gran viltade,gran delitto,

Battezzandosiallor,h*ara ascriitol

IXVOJL

Potria in

ogn'ahroempoesser creduto

Che vera religion'avessemosso;Ma ora che bisognaol suo-aiuto

Agramanted'assedioesser riscosso^

Piu tosto da ciascun sara tenuto,

Che timore e viltaTabbia percosso,

Ch'alcuna opinioni migliorede.

Questoilcor di Ruggierstimola e ^ede.



VIGESIIWaQUINTO y^

Che s'abbia da parliredco lo ptloge

SeDza liceoziadelia6Ua r^gfoa.

Quando questo peDsier uandoqM^lpwg^fChe 1 dubbio cor diversa meDt^ iocbiDa.

Gli era Favviso riuscitoluoge

Di trovariaal casteldi Fiordiapioa^

Dove iosieme dovean,come ho giadetto^

In soccorso venir di Ricciardetto.

Poi glisovvien ch'eglie avea promessb

Di seco a VairOinbrosa riirovarsi*

Pensa ch'andar v'abbi ella, quivi*esao

Che noQ vi trovipoi maravigUarsi,

Potessealmen maodar letterao roesso.

Si ch'ellaoon avesse a lamentarsi

Che, oltrech'eglial le avea ubbidito,

Seoza far motto aocor fosse partito

LOST

Poi cbe piucose immagioates*ebbe,PeDsa scriverlealfinquandogh*aocada;

ben ch'eglioq sappiaome debbe

La letterainviar si che beo Vada^

NoQ perbvuol reslar,che beo potrebbe

Alcun messo fedel trovar

per

strada.

Pii iOQ s'indugia,saltadetlepiaroe;

Si fa dar carta,iuchiostro,eooa e lame.



7a CANTO

lIdbyi

I camerier discreiit avvedmi

Arrecano a Ruggieri6 cbe comanda.

gUoomincia a

scrivere,i

saluti,Gome 81 suol,et primiversi rnanda:

Poi oarra deglivvisiche veoati

Sod dal sao re ch'aJQtolidomaoda;

E se Tandata sua non ^ ben presta,

O morto o in man degliimici resta.

IXXXfU.

Poi segnitahe essendo a talpartito,

E ch'a luiper aiuto sivolgea,

Vedesse ellache 1 biasmo era infinita

S'a quelpunto negar glilo volea:

ch'esso,leidovendo esser marito,Guardarsi da ognimacchia sidovea;

Gh6 non si convenia con lei,he tutta

Era sincera,lcuna cosa brutta.

XJUlfDl

E se mai per addietro un nome chiaro,

Ben oprando,ercb di gnadagnarsi;

E guadagnatooi,e avnto caro,

Se cercato Tavea di conservarsi;

Or lo cercava, e n era falloavaro,

Poi che do?ea con leiparticiparsi

La qualua moglie, totalmente in dui

Gorpiesser dorea un'anima con lui.



VIGESaiOQUINTO 75

E 81 come giaa boocitle tVeiideito^

Le ricliceaper qnestacarta anoora:

Finito iltempo in cbe per de astretto

Era al soo re^ quandonoo priniauora^

Che sifara cristiaom d'eSeub,

Gome di buon oler stato era ogniora^

E ch'al padre a Rinaldo e agliltrisqm

Per mogliedoroaodar la urapoi.

n

Voglio(lesoggiangea),uandotI piadcia^LUssedio al mio sigQorerard'lDtorno,

Aecib cbe rignoranteulgotacoia, :

IIqualdirebbe a mia vergogna e sdorDo:.

Ruggier cDtre Agramiantebbe booaccia^Mai non TabbaodoDb ootte n^.giorao; t

Or cbe fortuna per Carlo ii piega

Eglicol viEicitorTiiisegQaptega.

VoglioqaindicLi terimoe/oTeriti,Taoto cbe compariroasa una volta,

Si cbe deglifricaoialloggiamAnti

La grave ossedion per me sia tolta

Intaoto cercherb conveniehti

CagioQi,cbe siao gioste,i dar voltiai

lo vi domaodo per mio onorspl qoesto;

Tutto poivostro e di mia -vitailresioy.

..;i



74 'CiV'N-TO ..

la simill parolei diffuse

Ruggier,he tutte ii6n $o dirvi a pieoo;

seguioo molt'altre, noo coqcluseFia cbe aoa vide tuuo ilfoglipieoo;

poipiegbla letterae laichiose^

sugg^llaiae la pose in Sena,

Con speme cbe glioocorra^il di segoente

Cbi aliadonoa la dia secreiamenie.

Chiiiaa:ch'ebbela lettera,faioseaoco

Gli occhi sal letlo,ritrovo qoieie^

Cbe 1 Sonnp Veoae,e sparse ilcorpo stanco

Col ramo intiolo oel Kqiidri [j6te:

posbim bh'uii Mmbo roiso e bianco

Di fiori:spaT3ee comrade lieie = '

Del lucido oneni^d'c^'intoruo/

t indi uscidell'aoreoalbergolgioroo.

poi bh'a salutai:a ao9a: luce,Pei verdi jamiinconifQciar gliaogeili^

Aldigierhe voleva essere ilduce

Di Ruggiero deU'akrOy guidarqueili

Ove faccinche dati in mano al triice'

Bertolagiaon siano i duo fratelli,..

'

Fu 1 primoin piedeequando seiuirlai,

Del lettooeciro anoo quegliltridui;



VIGESIMOQUINTO jb

Jew

Poi che vestitifuro e bene armati,

Goi duo cuginRuggieri mette in via,

Gia molto indarno avendoli pregatiGhe questaimpresa lui tutta si dia.

Ma essi,peldesir c'han de' lor frati,

perch or parea discortesia,

Steron negandopiCiari che sassi,

N^ consentiroQ mai che solo apdassi.

Ginnsero al loco 11di che si dovea

Malagigiatar nei carriaggi.

Era un amplacampagna che giacea

Tutta scopertaagitApoUineiaggi,

Quivin^ allor n^ mirto sivedea^

N6 cipressih frassinin^ iggi

Ma nuda ghiara,qualchemil virgulto,

Non mai da marra o mai da vomer culto.

xcfn

Itre guerrieri

rditisi fermaro

Dove un sentierfendea quellaiaqura;

E giungerquivin cavaliermiraro^

Gb'avea d'oro fregiataarmatura^

per insegnan campo verde ilraro

E bello augelche piCi'un secol dura:

Signor,on piu chd giuntoal (in mi veggio

Di questoGanto, riposarmihieggio.



I

' I 'I. 1.

'A .J ' '

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1 j,';^ I M

'\



78 CANTO

n

Degnad'eterna laude k Bradamante

Gbe QOD amb'teipr,oa amb tmpeto.

Ma la

virti i,a raDimo

prestante,Ma Falu gentiiezzai Ruggiero;

E meritb che ben le fosseamaD^

Un cost valoroso cavallero;

E per piacereleifacessecose

Nei secolia venir miracolose,

m

Raggier,ome di sopra vi fu detto,

Goi duo di ChiaramoQte era venuto;

Dico,con Aldigier,on Ricciardeuo,

Per dare ai dao frateiprigioniiuto..

Vi dissiancor cbe di superboaspettoVenire un cavaliero avean vedulo,

Gbe portavaTaugelcbe si rinnova^

E sempre unico al mondo si ritrova

IT

Gome di quest lcavaliers'accorse,

Gbe stavan per ferirquiviuU'ale,

In prova disegnbi voler porse,

S'allasembianza avean virtude uguale.

L di voi (disseoro)lcuno forse

Gbeprovar vogh'abi di noi pi iale

A colpi dellalanciao deJiaspada,

Fin cbe Tun resliin sella,TaltrO cada?



VIGHSIMOSESTO 79

T

Farei (disseldigier)eco, o volessi

Menar la spada cerco, o correr I'asla;

Ma un*aliraimpresacbe,se quitu stessi,Veder potresti,uesta in modo guasla,

Ch'a parlareco (aonche ci traessi

A correr giostra)peua tempo basta;

Seiceoto uomini at varco, o piu,altendiamo

Coi

qua'd'oggirovarci obbligoabbiamo.

Per tor lor duo de' aostri che prigioai

Quiocitrarran, pietade amor q'Iu uiosso.

seguitoarraudo le cagioui

Che li fece veriircoq Tarme indosso*

Si giusta questa esqusa che m'oppoui,

(Disselguerrier)he contradir nou posso;

fo certo giudiciohe voi siate

Tre cavalierche pochipa^labbiaie.

VII

lo chiedea uq colpo dui con voi sconiraniie

Per veder quanto fosse ilvalor vostro;

Maqua

ado aU'altruispese

dimostraruie

Lo vogliate,i basta, piu uoq giosiro.

Vi priegobea,che por con le vostr'arme

Quest'lmo io

possae

questoscudo

nosirojE

spero dimostrar,e cou voi vegiio,

Che di talcompagtiiaou sono indegno.



8o CANTO

m

Parmi veder ch'alcua saperdesia

II Dome di costui,ie qnivigiunto

A Ruggiero a'compaguii offeria

Cornpagnod'arme al perigliosoanto.

Costei (nonpiucostui detto vi sia)

Era MarGsa,che diede Tassunto

Al miscro Zerbla della ribalda

Yecchia Gabrioa ad

ognimal sicalda.

IX

I duo di Cbiaramonte e ilbuoD Raggiero

L'accettar voleotier Delialor schiera,

Ch'esser credeano cerlo uo cavaliero,

noa donzella,non quellah'ellaera*

Non molio dopo scoperse Aldigiero,

veder fe'ai compagniuna bandiera

Che facea Taura tremolare in volta

molta gente intorno avea racoolta.

X

poiche piulor fur fattivicini^

che megliootar Fabito moro,

CoDobbero die gliran saracini,

videro i prigionin mezzo a loro

Legatie trattisu piccolonzini

A' Maganzesi,er cambiarli in oro.

Disse Mariisa agliliri:ra che resla,

Poi che son qui,di cominciar la festa?



82 CANTO

inr

Mai Bsa con Ruggieroa quesio segno

Si muove, e non aspettaallratrombetta;

Ne primarompe Tarrestaio legno,Che ire, Tun dopo rallro,n terra gelia.

DelFasta di Ruggierfu ilpagan degno,

Che guidoglialtri,usci di vita in fretta;

E per quellaedesima con lui

Uno et un altro ando nei regnibui.

XV

Di quinacque un error tra glia^saliti,

Cbe lor causb lor ultima ruina.

Da un lato i Maganzesisser traditi

Credeansi dallasquadraaracina;

Dair altro,Mori in talmodo feriti,

L'altra schleracliiamavano assassina;

tra lor cominciar con fieraclade

A tirarearcbi e a ncienar lance e spade.

XVI

Salta ora in questasquadrat ora in quellaRuggiero, via ne toglier dieci or vemi:

Altritantiper man della donzella

Diqua e di la ne son scemati e spenti.

Tanti si veggon girniortidi sella,

Quantine toccan le

spadetaglienti,A cui dan glielmi e le;eorazzeloco,

Come nel bosco 1 secchilegnil fuoco.



YIGESIMOSESTO 83

Se mai d'aver veduto vi raccorda,

O rapportatoVha fama airoreccbie,

Gome, allorcbe 'Icollegioidiscorda, vaDSi in aria a far guerra

le pecchie,

Entri fra lor la roudinella iogorda,

E maDgie uccida e guastinearecchie;

Dovete immagiaarcbe similmeote,

Ruggierossee Marfisa in

quellaeote.

Noo cosiRicdardeito e ilsuo cugiDO

Tra le due geniivariavao daDzaj

Perch^ lasciaodo ilcampo saraciDo

Sol tenean Foccbio airaltro'diMagaoza.

IIfrateldi Rinraldopaladiao

Con moIto.aQiaio avea moltapossaaza,

E quiviaddoppiarliea facea

L'odio cbe contra a i Maganzesivea.

ziz

Facea parer qnestamedesma

causa

Un leon fiero ilbastardo di Baovo,

Che con la spadaenza indugiopausa

Fendeogn elmo e lo scbiaccia come un ovo.

qualpersona ndn^saria stata ansa,.

Non saria

comp^ritan Eiior

nuovo,Marfisa avendo in compagdiaRuggiero,

Ch'eran la scellii1 fiord'c% igu^rriero?



84 CANTO

IS

Marfisa toltaroltacombatteodo,

Spessoai compagniglioccbi rivolUTa9

E di lor forzaparagoD vedendo',

Con maravigliautlililodava:

Ma di Ruggierpur ilvalor stapeodo,

seoza parial moado le sembrava;

talorsi credea che fosseMarte

Sceso dal quintocielo in quellaarte.in

Mirava qaellerribilipercbsMy

Miravale non mai calare in fallo:

Parea che contra Balisardafosse

II ferro carta e rion duro metallo*

Gli elmi tagliavale corazse grdsie^

gliuoiniQi fendea Gn sul cavallo,

limandava in parte ngnalil prato,

Tanto dairuD quanto dalFaltrolato.

xm

Continaando la medeBma

botta,Uccidea col signorelcavalld anche.

I capidalle spallelzava in froita,

spesso i bust dipartiaair^oclie.

Cioqaee piua un col| oe taglidalotta;

se non che pur dubito che manche

Credenza al ver, c'ha facciadi menzogna,

Di piudirei a di men dir bisd gqa/



86 CANTO

XZVI

Riman la preda '1campo ai vincitort,

Gh^ noa h fante o malattierche read

'

La Maganzesi,qua fuggonoi Mori;Quel lasciauoi prigion,e some questi.

FuroQ,con lied visie piucoi cori,

MalagigiViviano a scioglierresd

NoQ fur men diligendsciorre i paggi

por

le some in terra e i carriaggi

ZXTO

Oltre una buona qbandUcTargento

Ch'in diverse vasellaera formato,

Et alcun muliebre vesdmento,

Di lavoro bellis^imoregiato,

E per stanze realiun paramento

D'oro e di seta in Fiandra bvorato,

Et altrecose rieche in copiagrande;

Fiaschi di vin trovar, pane e vivande.

ixvm

Al trar deglilmi tuttivider come

Avea lorda to aiuto una donzella.i

Fu conosciuta airauree crespe chiome^

Et aliafacciadelicata e* bella

L'onoran molto,fepregano che '1nome

Di gloriaegnonon asconda; et ella

,

Che sempre tra gli.amicira cortese,

A dar di ae notiziaoon conteee..

^



VIGESIMOSESTO 87

mz

Non si ponoosaziar di riguardarla;

Cbe talvista Tavean nella battaglia

Sol mira ella Ruggier,sol coq lui parla;Aliri non prezza,

aliriDon parche vaglia.

VengoD i servi iotanto ad iavitarla

Coi compagoia goderla veltovaglia,

Ck'apparecchiaiaveaa sopra una fonie

Che difendea dal

raggiostivo uq monte.

zxx

Era una delle fonli di Merlino,

Delle quattrodi Fraacia da lui fatte,

D'intorno cinia di bel marmo fiQO,

Lucido e terso, e bianco piuche latte.

Quivid'intaglioon lavor divino

Avea Merlino immagiairilralle:

Diresle che spiravano,, se prive

Non fossero di voce, ch'eran vive.

xxn

Quiviuna bestia uscir dalla foresta

Parea,di crudel vista,diosa e brutta,.

Ch'avea Torecchie d'asino,la testa

Di lupoe i denti, per granfame asciutta:

Branche avea di leonjTahro cbe resta^

Tutto era volpe e parea scorrer tutta.

\

Francia e Italiae Spagnaet Inghilterra,

L'Europae I'Asia,al fin tutta la terra.



88 CANTO

Per tutto avea geotiferiiee morte,

La bassa plebe i piiisuperb api;

Aozi nuocer parea molio piiiorte

Are, a signori,principi,satrapi.

Peggiofacea Delia romana corte,

Che v'avea uccisi cardinali e papi;

CoDtamioalo avea la bella sede

Di

Pieiro,messo scandol nellaFede.

Par che dinanzi a questa Besliaorrenda

Cada ognimuro, ogoiriparhe tocca.

NoQ si vede cittache sidifeoda;

Se Tapreincontra ognicastelloe rocca.

Par che aglioor divini anco s^estenda,

sia adorata dalla geote sciocca,

che le chiavis'arroghi'avere

Del cieloe deH'abisso in suo potere.

XXXPf

Poi si vedea d'imperialelloroCiDto le chiome an cavalier venire

Con tre giovinlpar, che i giglioro

Tessuti avean nel lor real vesiire;

, con insegnaimile,on loro,

Parea un Leon contra

quelMostro iiscire.

Avean lor nomi chi soprala testa,

E ehi nel lembo scrittodella vesta.



yiGESIMOSESTO 89

xzxv

UuQ ch'avea fin aU'elsanelia panda

Lia spadaimmersa alia maligaaFera,

Francesco primo,vea scritto,di

Francia:

Massimigliano'Austria a par seco eraj

C Carlo quintOymperator,i lancia

Avea passatoilMo$tro aliagorgiera;

Taltro che di stralglifigelpetto,

L'ottavo Enrigod'Inghilierradelto*

xxxn

Decinio ha qnelLeon scrittosul dosso,

Gh'al brutto Mostro i denti ha negliorecchi;

tanto rha giatravagliatoscosso,

Che vi sono arrivatialtriparecchi.

Parea del mondo ognitimor rimosso,

t in emenda deglirrori vecchi

Nobil gente accorrea, non perbmolta,

Onde aliaBelva era la vita tolta.

I cavalieristavano e Marfisa

Con desideriodi conoscer qaesti,

Per le cui mani era la bestia uccisa,

Che fattiavea tantiluogbiirie mesli

Avvengache la pietraosseincisa

Dei nomi lor,on eran manifesti.

Sipregavan tra lor,che se sapesse

yistoriaalcnno,agliltrila dicesse.



90 CANTO

xsxna

Vollb Viviaao a Malagigigliocchi,

Che stava a udire, noo facea lor motto:

Ate, disse,arrar

Fistoriatocchi;

Ch'esser ne dei,per quelch'io vegga, dotto.

Chi soa costor che coq saette e sloccbi

laace, morte baa raoimal coadotto?

RisposeMalagigidoq h istoria

Di ch'abbi autor fiaquifatto meoioria.

ZXXIX

Sappiatehe costor che qui scritto hanno

Nel marmo i nomi, al mondo mai non furo;

Ma fra settecento anni vi saranno

Con graodenor del secolo futuro.

MerliDo,lsavio incautator britanno,

Fe'far la foate al tempo del re Arturo;

E di cose ch'al mondo hanoo a venire,

La fe'da buoni arteficiscolpire.

XL

Qaestabestia crudele usci del foodo

Dello 'ofernoa queltempo che fur fatti

Alle campagoe i termini^

e fa ilpondo

Trovato e la misura, scrittii patti.

Ma non ando a principion tutto 1 mondo:

Oi se lascibmolti paesintatti.

Al tempo Dostro in molti lochisturbaj

Ma i popukrioffende e la vilturba.



VIGESmOSESTO oi

Dal suo priDcifuonfioal secol dostro

Seropre cresciuto,sempre andrk crescendo:

SemprecresceDdo^allaDgoodar fiail Mostro

11 maggiorche mai fossee lo piiirrendo.

Quel Piton,che per carte e per inchiostro

S'ode che fu siorribilee stupendo^

Alia meta di questo doq fu tutto,

N^ tamo abominevol o^ si brutto.

zLn

Fara stragecrudely sara loco

Che DOQ guastiyontamiai et infetti:

E quauto mostra la scuhura,h poco

De'suoi uefaudi e abomiDosi effetti.

Al moudo, di gridarerc^ gikroco^

Quest del qualiuomi abbiamo letti,

Che chiarispleuderaoiuche piropo,

VerraoDo a dare aiuto al maggioruopo.

Alia feracrudele ilpiumolesto

Nod sara di Fraucesco il re de' FraDchi;

beD cpQvieDche molti ecceda iD questo,

E DCssi^D primae pochio'abbia a'fiaDchi;

Quaudo in spleDdoreal, quandoDel resto

Di virtiiyara molti parer maochi,Che giaparver compiuticome cede

Tosto ogQ'altropleudorhe '1sol si vede.



ja C A M T O

L'anoo primierel fortanato regno,

Non ferma ancor ben la corona io froote.

Passer^

TAIpe, romper^ildisegnoDi cbi airincontro avra occupato ilmoate;

Da giustopioto geoeroso sdegno,

Che vendicate ancor non siano I'onte

Che dal furor da paschimandre uscito

L'esercilodi Francia avra palito.

E quindicendera nel ricco piano

Di Lombardia,col fior di Francia intorno,

E siTElvexio spezzera, chMn vano

Fara mai piiiensier'alzareilcorno.

Con grande dellaChiesa, deiri$] ano

Campo e del Fiorentin vergogna e scorno,

Espugneralcastelche primastato

Sara non espugnabiletimato.

XLVI

Sopraogn'aUr'armed

espugnarlo,ollo

Pillgliarra qnellanorata spada

Con laqualprimaavra di vita tolto

11 Mostro corruttor d'ogniootrada.

Convien ch^innanzi a quellaia rivolto

In fugaognistendardo, a terra vadaj

Hh fossan^ ripar grosse mura

Possan da leitener citlasicura*



94 CANTO

DeiruQ di quest lfiglipuidobaldo

Nod vuoI che '1padreo cb'altridieiroilm^tu.

Con Ouobon dal Flisco,inibaldoGaccia la Fera^e van di pariin freiu.

Luigida Gazolo in ferro caldo

Fatto nel collo le ha d'una saetta,

Che con Tarco glidl6 Febo,qnandoaoco

Marte la spadasua gliesse al fianco.

u

Duo Ercoli,uo Ippolitia E^ta^

Un ahro Ercole,n altro IppolitoncQ

Da Gonzaga,de' Medici,le peste

SeguQndel Mostro,e Than,cacciaadOySUnco;

Ne Giuiiano al figh'uol^h par che resie.

Ferrante al frateldietro;e che tnaoco

Andrea Doria sia prooto; n^ che lassi

Francesco Sforza,h'ivi uomo lo passu

in

Del generoso, illustre chiaro sangue

D'Avalo,vi son dai c'han per insegna

Lo scogjio,he dalcapo ai piedid'angue

Par che Tempio Tifeo soilo si tegna.

Non k di qaesiiuo, per fare esangue

L'orribilmosiro, che piuinnanzivegna:

L'uDo Francesco di Pescara invitto,

L'ahro Alfonso del Vaslo ai piediha scriito.



YIGESilRIOSESTO ^5

Ma CoQsalvoFerrapLeve ho lasciato,

L'lspanonor^ ch'io tauto pregiov'era,

Che fu da Malagigiilodato,Che pochiilpareggjari quelUschiera?

Guglielmoi vedea di Monferrato

Fra queiche mono aveao la brutta fcra;

t eran pochierso grinfioiti

Ch'ella vavea chi moni e chi ferki.

In giuochiD^stie parlamentiieti,

Dopo mangiar,spesero ilcaldo giorno^

Corcati su finissimiapped

Tra gU arbuscellioad'era ilrivo adoroa.

MalagigiVivi^q p^rchequieti

Piu fosser gliUri,lepeao T ai oie iatoroq;

QuaDdcfaa donna senza compagnia

Vider,che yer^o lorratio veoia.

LT

Questaieraue^aIppalca,cai fu tolto

Froniino,lbuoa destrier,a Rodomoaie.^

L'avea ildi innanzi e)Iaseguitoqlto,

Pregandolora^ ora dicendoglinte^

Ma non giovanda,vea ilcammia rlvolto :

Per ritrovarRuggiefon Agrisncioote,

Tra via le ft|,on o giacome, detto.

Che qoiviltroveria coa Ricciardetio* :



96 CANTO

tn

E perch illuogoben sap^ (chfeera

Stata altrevolte)e oe veDoe al dritto

Alia foQtana;t in quellaaanieraVe lo trovo, ch'io v'ho di

sopra scrhto.

Ma, come buona e cauta rnessaggiera

Che sa meglioeseguirhe non Fe ditto;'

Quaodo vide il frateldi Bradamaote,

Non conoscer Ruggierfece serabiante.'

Lvn

A Ricciardetiotutta rivollosse,

Si come' drittamente a Ini venisse:

E quelche la conobbe,e le mo^se

Incontra,domando dove ne gisse.

Ella,ch'ancora avea le laci rosse

Del piangerlango sospiraudoisse;

(Ma disse forte,ccio che fosse espresso

A Ruggierolsuo dir,che glira presso).

LTIU

Mitraea dietro',isse,er

la

briglia,Come impostom'avea la tua sorella,

Un bel cavallo,buoDo a maraviglia',

Ch'ella niolto ama e che Frontino appella;

E Tavea iratto piu di trenta miglia

Verso Marsiliaove venir debbe ella '

Fra pochigioroi;dove ellai'midisse '

Ch'io Faspettassiiu'ciie'vienisse. ?

\



VIGESIMOSESTO 97

Era si baldanzoso ilcrcder mio,

Ch'io non sdmava alcuD di cor sisaldo^

Che me I'avessea lor, dicendogli0

Ch'era della sorella di Rioaldo.

Ma vano ilmio disegnoierim*uscio,

Che me lo tolse uo saraciiiribaldo;

N6 per udir di chi Frontino fusse,

A volermelo rendere s'ladusse.

LX

Tuito ieriel oggi Tho pregaio; e qaando

Ho vislo uscir prieghiminacce in vano,

Maledlcendol molto e bestemmiando,

L'ho lascialodi quipoco lontano,

Dove ilcavallo e se molto aflfaDoando,

S'aiula,uaoio puo, con I'arme in mano

Conira un guerrierh'in laliravagliolmeite,

Che spero ch'abbia a far le mie vendetie.

LXI

Ruggiero quelparlaralitoin piede,Ch'avea polulo a pena

il lutlo udire,

Si volta a Ricciardetto,per mercede

E premioe guiderdonel ben servire

(Prieghiggiungendoenza fin)glichiede

Che con la donna solo illascigireTamo che 1 saracin glisia mosiralo,

Ch*a leidi mano ha ilbuon destrierlevato.



98 C A IT T O

txn

A Ricclardetlo,ncor che discortese

IIconceder aliraitroppo paresse

Di termioar le a se debite imprese,A\ voler di Ruggierptir si rimesse:

quellicenziadai compagniprese,

coQ [ppalca ritornar si riiesse,

Lasciando a qneiche rimanean,sttipore,

NoQ maravigliaurdel suo valore.

um

Poi die dagliltriallontanato alquanto

Ippalcaebbe,glinarr6 ch*ad esso

ra maudata da colei die tanlo

Avea nel core itsuo valore impresso:

senza fingeriu,segaitouanto

La sua donna al pariire avea comroesso,

che se dianzi avea altrimente detto.

Per lapresenziau di Ricciardeito.

Ltrr

Disse,che chi le avea loltoildeslriero,

Ancor dello Tavea con moho orgoglio:

Perch6 so che '1cavallo 6 di Rnggiero,

Piu voloniierper questo le lo toglio.

S*eglii racquisiarlovra pensiero,

Faglisaper (ch*asconderon glivogh'o)Ch'io son quelRodomonte, ilcui valore

Mostra per tulto 1 tnondo il suo splendore.



VIGESIMOSESTO 99

Ascoltando,uggieroslra nel voho

Di quaDto sdegooeceso il cor glisia,

Si perch6aro avria Froniino molto,Si perclienia ildono onde venia,

Si perchein sua dispregiolipar toko.

Vede che biasmo e disooor glifia,

Se torlo a Rodomonte noa s'aflfrelta,

sopra

lui noa fa degnavendetta.

Lxn

La donna Ruggierguida, non soggiorna,

Cbe por lo brama col pngano a fronle:

E giungeovea strada fa dua corna;

L'up va giual piano Taliro va su al monte;

Efquestoquelnellavallearitorna,

Dov'ella avea lasciatoRodomonte.

Aspra,

ma breve era la via del colle,

L'altra piujangassai,a pianae moUe,

X.XV1I

II desiderioche conduce Tppaica,D'aver Frontino e vendicar Tolnj^aggio,

Fa che 1 sentierdella montagna caica,

Onde moho piucorto era ilviaggio.

Per Taltra in tanlo ilre d'AIgieravalca

Col Tarlaro e cogllhri che deilo haggioj

E giunei piania via piufaciltiene,

Ne con Raggierod incontrar si viene.



lOO CANTO

Gia son 1e lor quereleifferite

Fin che soccorso ad Agramantesia

(Questosapete);tban

d'ognior lite

La cagion,oralice in compagoia.

Ora ilsuccesso deiristoriaudite.

Alia fontana h la lor drittavia,

Ove Aldigier,arfisa,icciardetio,

MalagigiVivian stanno a dilelto.

LXIX

Marfisa a'prieghie^ compagnivea

Veste da donna et ornamenli presi^

Di quellih'a Lanfusa si credea

Mandare iltradilor de* Maganzesi

ben che veder raro sisolea

Senza Tosbergo glialtribuoai arnesi.

Par queldi se litrasse; e come donna,

A' prieghior,lascibvedersi in gonna.

LXX

Tosio che vede ilTartaro Marfisa,

Per la credenza c'ha di guadagnarla,

In ricompensa in cambio uguals'awisa

Di Doralice, Rodomonte darla;

Si come Amor si regga a questaguisa,

Che vender la sua donna o permntarla

Possa Pamante,n^ a ragions'allrista,

Se qnandouna ne perde,na n acquisla.



foft CANTO

uoo?

II re pagan, ch'aveapiiiasta dura,

Fe' lo scudo a ViviaD parer di gbiaccio^

E fuor di sellaia mezzo aliaverdura,AlFerbe e ai fioriil fe'cadere io braccio

Yien Malagigi,pons in avveotura

Di vendicare il suo fratelioavaccio;

Ma poid'andarglippresso ebbe talfretlay

Cbe glifc'compagniapiiibe vendetta.

rxxT

L'altro fratelfa primadel cogitio

CoIFarme in dosso,e 5ul deslriersalito;

disfidato contra ilsaracino

Venne a scontrarloa tutta brigliardito.

Risonb ilcolpoin mezzo alFelmo fino

Di quelpagan sotto la vista un dito:

Volo al ciel Tasta in quattrotronchi rotta.

Ma non mosse ilpagan per quellaolta.

LXZVI

II paganfen

luidal lato

manco;

E perclielcolpofa con troppa forza,

Poco lo scudo e la corazza manco

Gli valse,ie s'aprirome una scorza.

Passb ilferro crudel Tomero bianco:

PiegoAldigiereriloa poggia^ed orza;

Tra fioriet erhe al finsi vide avvolto,

Rosso sallarme e pallidoel volto.



VIGESIMOSESTO iol

unrvti

G)Q inoUo ardir vien Ricciardettoappresso,

nel vebire .atresia sigran laDcia,

Che roestra ben, come ba mosirata spesso^

Cbe degnamente paladini Francia :

t al pagan ne facea segno espresso,

Se fosse siato parialiabilancia;

Ma soazopra n^ando,perc(i6lcavatio

GHcadde

addosso,non

gia persuo fallo.

Poi ch'altrocavalier non sidtroostra,

Ch*al pagan per giostraroid la fronie,

Pensa aver gnadagnatoelta giostra

La donna,e venne a leipressoaliafonte,

E disse:damigelia,eie nostra,

S'ahri non ^ per voi cb'in sellamonte.

Not potete negar, ne fame iscnsa,

Cb^ di ragioni guerra cosi s'usa.

vaax

Marfisa,lzando con un viso alliero

La faccia isse:il tno parermollo erra.

lo liconcedo cbe direstiilvero,

Cb'io sarei tua perla ragiondi guerra ^

Qiiandomio signorfosse o cavaliero

Alcun di questiMiai gittaton terra,

lo sua non son, n^ d*attrison, cbe roia;

Dunque me tolga me cbi mi deaia.



io4 CANTO

So scudo e lanciaadoperarench'io,

E piud'uQ cavalieroio terra ho posto.

Datemi rarme,disse,ildestrier

mio.Alii scudier che rabbidiron tqsto.

Trasse lagoooa, et in farsettoascio;

E le belle fattezze e ilben disposto

CorporoostrbybMn ciascuna soa parte^

Fuor cbe nel visoassimigliavaMarte,

Lxzn

Poi che fa armata, la spadasi cinse,

E sul destriermoDlb d*uQ leggieralto;

Equa e la tre volte e pialo spiase^

E quioci quiodie'giraren alto;

E poi,sGdando ilsaracioo,trinse

La grossa lancia,

e comincio Tassalto*

Tal nel campotroian Pentesilea

Contra iltessaloAcbille esser dovea

LTTOf

Le lancieinfinal calce si

fiaccaro,A quelsuperbocontro, come vetroj

N^ perbchi le corsero^ piegaro,

Che si notasse,un dito solo addietro.

Marfisa cbe volea conoscer chiaro

S'a piustretta battagliaimil metro

Le serverebbe contra ilfierpagano y

Se glirivolseoon la spadain mano.



VIGESIMOSESTO io5

Lzxxm

Besteinmib ilcieto e glielement ilcrudo

Pagan,poiche restar la vide in sella:

Ella,che glipenso romper lo scudo,Non men sdegnosaontra ilcielfavella

Gia Tano e Taltro ha in mano il ferro nudo,

snllefatalarme si martelk:

L'armi fatalihan parimententorno,

Che mat non

bisognarxhdi

qnelgiomb,Lxxnv

Si buona h qaellaiastraqudlamaglia,

Che spadao lancta non le tagliafora;

Si che potea seguir'aspraattaglia

Totio quelgiomd e Tallro appresso ancora.

Ma Rodomonte in mezzo lor siscaglia,

riprendelrivaldella dimora,

Dicendo: se battagliaur fer vndi,

Finiam la cominciata oggifra noi.

LXXXT

Facemmo, come sai,trieguaon patto

Di dar soccorso aliamilizia nostra.

Non debbiafcn,rimache sia questo fatto',

Incominciare altrabattagliagiostra,

Indi a Marfis^,iverente in atto,

Si volta, qdelmessaggioe dimbstrai^'E le racconta dome tera vehiito

A chieder lor per Agramanteaiuto.



io6 CANTO

UXXVL

La priegapoiche le piacciaon solo

Lasciar qoelbbatlagliadiffenre.

Ma che vogiian aiulo del iigUuola ,

Del re Troian coa essilor venire j

Onde la fama sqa con maggiprvolo,

Potra far meglioinfinal cielsalire^

Che, per querelai poco xnomento^

Daodo a tanto discgnoimpedimeulo*,

Marrfisi^,he fusempre drsiosa

- [

Di provar quel di Carlo 2|,spada luAâi

K6 Tavea iodotta a yepireaUra^Qp^.

,

Di 51 lootaqaregione,n-Frapcia,Î, ? o:

..

Senon pefesser^certasefftnifxisa \.,[\ .^

Lor nominanza era per yero p^ciaQqstj^, \

Tosto d'audw con lor partitorese,, ,;

Che d'Agramaptfilgrap bisogooate^spv'i

uxxvm

Ruggieron qu ;$to;fp^2^Q ayea ,4 ;g,i^9;

Indarno Ippalcaer la yiade]ipôpt^^, j, |,:;

E trovb,gippioaljbcq^j^^bepariitoj [ .j

Per altra via se u'er^TP,qd9U^te:. \,-

E pensandohe lungiop. era itpi ;,

E che 1 seniiprapa drii,iplJa foot?3^ ;

Trottando in frejLlai^tfq^li.vîfi

Per Torme ch'eranfr^^phc^/n.AuU^î

^



YIGESIMOSESTO 107

VolsevcbeIppalcaMoQtalfoanpigliasae

La via,ch'una giornalara vifcino;

Perch^ s'allafohtaoa ritqrnasse^Si lorriatroppo dal driuo.caramino.

^

disse a lei,ie giaaoa dbbiia$se

Che Don s'avesse a ricovrar Fronliiio:

Ben le farebbe a MoniaJbano, dove

Ella Si irovi,dir toslo le naove i :

E le diede la leHera cbe scrisse

Id Agrismonte, cbe si portbin seoo;'' ='

moke cose a bocca adco le dkse,^ :-

:

E laprego cbe Tescosasse a pie 6.

Nella memoria IppalcaltutiD fisse^

Prese licenzia,voh6 ilpalafrend;' *

E non cessb la buona mcfssaggiera- '^ ' -'

Gb'in Mootalban si ritrovb la ^raj '

za

SeguiaRuggieron fretta 1saracioo''

Per Torme ch'appariaaella via piai)a; '

Ma non lo giunaeprimacb^ vioioo :

Con Mandricardo ilvide aliaibntana.-

Gi^ promesso s*av an cbe per 4:raiBmino )

L'un non farebbe airalirbtiosastrana*^

N^ fincb'al oampo si fbase soccorse, i i ;

A cui Carlo era appresso a porreitmorio.



ro8 CANTO.

xcv

Qaivigmnto RuggterFrootio cooobbe^

E conobbe per lui cbi addosso gliera^

E sullalanciafe^

le

spalleobbe,E sfidbrAfiricaQcon voce aliiera

.

Rodooionte queldi fe*piuche Giobbe,

Poi che domb la saa superbiaiera,

E ricusb la pugna ch'avea osaaza

Di sempre egliercar con ogniiDstaoza. .

XOH

IIprimogiorbo ruliimo,be pugoa

Mai ricasaaseil re d'AIgier,u qaesto;

Ma tanto 11.deaideriohe sigiugna

In soccorso al sao re,glipare onesco^

Cbe se credesseaver Rnggiernell^ugna

Piu che maijepreilpardoisnelloe presto,

Nod si vorria fermar tanto con lui

Che fesse ua colpodellaspadao dui*

xav

Aggiungihe sapeach'era

RtiggieroChe seco per Frontin sieeabattaglia^

Tanto famoso,ch.*ak^ocavaliero

Non h ch'a par di Itiidi gloriaaglia;

L*uon] che bramato ha disaper per yero

EsperimQOto,uanto

in.arme vagliaj

E pur non ^vuolseeo accettar 1'impresa

Tanto Fassediodel suo re gliesa.



no CANTO

xovm

Mentre Ruggieroll*fricandonumda

O Frontino o battaglialloraallora}E

quelloa

luDgoI'uno

eTaltro

manda^N^ vuol dare ildestrier,h fardimora ;

Maodricardo ne viea da ua'altrabanda,

E mette In campo un'altraliteancora,

Poi che vede Raggierfaeper insegna

Porta Taugelche sopra gliltriregna.

Nel campo azznr TaqaUabianca tvaa,

Che de'Troiani fa I'insegnaella:

Perch^ RnggierTorigineraea

Dal fortissimoEttbr,portavaqaella.

Ma questoMandricardo non sapea,

N^ vuol patire,grandeingiariappella^

Che nelloscudo un altrodebba porre

L'aquilaianca del famoso Ettorre*

c

Portava Mandricardo similmente

L'angelhe rapi in Ida Ganimede.

Gome I'ebbequeldi che fa vincente

Al castelperiglibso,er mercede.

Credo vi siacon Takre istorie mente;

E come qnella taglilo,diede

Con tntte le bell'arnM che Valcano

Avea gikdalealcavalierTroiano



yiGESIMOSESTO iir

CI

Altra oht a battagliarano stati

Maiidricardo Ruggierolo per questo;

per

checaso

fosserdistomati^

lo nol dirb,cli gi v'd maDifesto.

Dopo noD s'eranmai pihraccozza^,

Se non quivira; e MaDdricardo presto

Visto lo scudo,alzb ilsuperbogrido

Mioacciandoya Ruggierisse;io tisfido.

en

Tu la mia insegoa,emerario orti;

N^ qaesto^ ilprimodi ch'iote Tho detto^

E crediyazzo, aDCor ch'iotelcotnporti,

.

Per nna voltach'io t'ebbirispetto?

Ma poiche n^ nrinaocen^ cooforti

Ti poQ qaestafollialevar del petto,

Ti mo$trer6 quanto migliorartito

T'era d'avermi subito obbidito.

cnt

Gome betfriscaldatoarido

legnoA picoioloffiosubito s'accebde,

Gosl s'avvainpai Ruggiero sdeguo

Al primomotto ohe di questointeude.

Ti peusi,isse,farmi stare al segno

Perch^ quest'ltroancor meco contende?

Ma mostrer6tti.ob'ioou buonper torre

Frontiao a liii^scudo a te d'Ettotre.



iia CANTO

err

/Ua'altra volta

pur per questo veniri

Teco a battaglia,con h gran tempo anco;

Ma d'uccidertiallorami conteQDi

Percli^tu Qon avevi spadaal fiahco*

Quest attiarau, quelliur ceani;

mal sara per te quell'ugelbianco,

Ch'antiquaoseguaatata di mia gente:

Tu te Tusurpi,o 1 portogiustaii] nte.

Auzi t'usurpiu T ioseguaia,

Rispoaeaudricardo,irasse 11braodo,

Quellocbe poco innanzi per follia

Avea gittatoliaforestaOrlando.'

II buon Ruggier,he di sua cortesia

Non pub non sempre ricordarsi,uandoVide il

pagan ch'avea tratta la spada,

Lascib cader lalaucianellattrada.

en

E tutto a.un tempo Balisardastringe,

La buona spadae me'lo seudo iinbraccia:

Ma FAfricano in mezzo ildestrierspinge,

E Marfisa con Julprestasi caccia:

E r uno questo,e r aUro quelrespinge

E prieganpmendai cbe oon sifaocia.

RodoniOQted daol obe rotto ilpatto,

Due vol(9^b a(ndri ardo,be fa ttto.



VIGESIMOSElTiMO |i3

era

Prima,credeiKlod'acquistararfisai

Fermato s^era a far piii'una giostra^

Or per privaraggierd'una divisa,Di curar pocbil re Agramanie mosira.

Se pur (dioea)ei fare a questaguisa,

FiQiam* primatra noi la litenostra^

Conveoiente e piiiebita assal

Gh' alcana di

quest'itreche

preaebai.

.

*

cvn

Con taloondiidoD fu stabilita

La triegoa questo accordo ch'^ fra nai*

Gome la pu^iateco avrb finita,

Poi del destrierrispooderbcostui.

Tu dd ttto scuido,imanendo iu vitay

La liteavrai da terminar oon lui;

Ma ti darb da far tanto^mi spero,

Ghe noQ ix'avanzeratroppo a Ruggiero*

La partedhe tipensinon n'avrai

(Risposeandricardo a Rodomonte):lo te ne darb piiihe non vorrai,

E tifarb audar dal pi aliafronte:

E me ne rimarrk per dame asaai

(Come non mancamai Tacqaadel fonte)Et a Ruggiepo,'t a miU'altri$eco,

E a tutto ilmondo cbe k vogliaecot



ri4 GAVTO

.

a

MoltifJicavanire e le parcde

Qaando da questo e quandada quelkto.

G Q Rodomonte e ooq Ruggterla vudbTutto 10 UQ tempo Mandricardo irato

Ruggierch*oltraggioopportarocm suolei

Non vnol piiiccordo,nzi litigiopiato

Marfisa or va da qaesto or da quelanto

Per

ripariBir,a

qoq pnbsola tan to.

en

Gome ilvillan,e faor perFalte aponde

Trapelailiume,e cerca noova strada^

Frettoloso a vietar che Don afibnde

I verdi pascbi la speratabiada,

Ghiude npa via et un' altra,siconfonde;

Gbe se riparaaiocihe non cada,

QuiDdivede lassargliarginiolli,

fuor rtciqoapicciaron pii iampdli;

Gosl,meotre Ruggiero Mandricardo

E RodoQioQte son tattisozzopra^

Gh'ognunvnol dimostrarsi piiigagliardo^

Et ai compagnirimaner di sopra;

Marfisa ad ac^betarli-ve rigqardo^ ^

E s'affiitica,perdeU tempo e Foprt:Ghe, come ne spiccano e lo ritira^

Gli altridiiorisalirede eon ira.



VIOESIMOSESTO m

din

Marfisa,he volea porgli'aocordo,

Dicea;signoriydite ilmio coDsiglio: : i

Differirec^nilite^ baoa ricordo

Fin ch'Agramanteia fuor di periglio. .;

SôgnuQvuole al sua fattoesser iDgordo, I

Anch'io con M andricardo mi Hpiglio;

E vo* vedere al fin se gaadagnarme,

Come

egliha

detto,buoa

perforza dârme..

CUT

Ma $e side' aoccorrere Agramaate,

ôccorrasi,tra noi qoq si contenda.

Per me noa si stark d'andare inaaate^

(DisseRuggieir)ar che '1destriersireiida*

O che mi dia ilcavallo(afar di tante

Una parola)che da me ildifenda:

O che qaimono ho da restare,o ch'io

Iq campo ho da tornar sul destriermio.

GXV

Risposeodomonte: ottener qaesto '

NoQ fiacosiy

come quell* ltro^ U9V9p

segaitoicendo: io tiprotesto

Ghe^s'aloua dauDO il nostro re riceve,

Fia per tua colpa;h'io per me non resto

Di fare a tempo quelche far sideve

Roggieroquelprotestopoco badaj

Ma stretto dal ibror Diridgeaspada.



1 16 CANTO

CXfl

Al re d'Algier,ome ciogialiteaglia,

Furta con lo scudo e con la spalla;

in modo lo disordina e sbaraglia,Che fa che d^nna staSa 11pi glifalla.

Mandricardo gligridao la battaglia

Differisci,Ruggiero, meco falla

crudele e fellonpiucbe mai fosse,

Ruggiersuirelmo in

questo

dir

percosse.CXTII

Fin sul coUo al destrierRuggiers'inciuna,

N^9 quandovnolsirilevar,i puote;

Perch^ glisopraggiungea ruina

Del figlio'Ulien che lo percuote*

Se non era di tempra adamantina, ^

Fesso rdmo gliavria fin tra le gote.

Apre Ruggierle mdni per Tambascia;

Tuna il.fren'ahra la spadalascia.

QXfni

Se lo porta ildestrierper la campagna;

Dietro gli.esia in terra Balisarda.

Marfisa che queldi fattacx)mpagna

Se glira d'^rroe,ar ch'avvampit ardq^

Cbe solofraqae'duo cOsi rimagna

come era rtiagnanim gagUarda,

Si drizza a Maddriqardo,col potere

Ch'avea maggior^opra la tesia ilfece.



Ei6 CANTO

La IXsoofdia,ndendo hoq poiere

Altro Mser qnitihe oootMe e ritte,

Nvi dovesse nud piiiix^oyere

0 pace o triegiia^liaaorelladisse

Gh'omai sicarameDte a liveder^

1 monachetti saoi seco venisBe.

Lasciamle andare, stiam noi dove in mo

Ruggteroyea feritoRodoraoDte.

Fo iloolpoi Ro^^terdi a)gran fona^

Cfbefaceia sa la groppa di Frontioo

Percuoter Felroo e qoellaora sooraa

Di ch'avea armato ildosso ilsaradno^

luitre volte e qoattroa poggia ad

Piegarer giren terra a eapo chSoo;-

E laspadaegliacora ayriaperdntay

Se legataliaman noa fossesuta.

Avea MarGsa a Maodricardlontamo

Fatto sudar lafroata,lvisa e ilpetto;

Et egli(vevaa'leifattoaltrettanto;

Ma siFosbergo'ambi era perfetto

Gbe mai poterfidsarloin nessim canto,

E statieran sinqoipan in eflbtto;

Ma in un voltarche leceilisnod^tiievo^

Bisognolebbearfisa dt Roggiero;



YIGESIMOSESTO 119

IIdestrierdi Marfisa in an yoltard

Che oe stretto^v'eramolleilprato,

Sdrucciolb in guisa he non poxkaitarsi

Di non tnlto cader snl destro lato;

E nel volar in frettarilevarsi.

Da Brigliadora peltraverso artato.

Con ohe ilpagan poco cortese venne;

Si che cader di napvo glionvenne.

Ruggierhe la donzelia a mal partito -

Vide giacer,on differiilaoccorso.

Or che Fagiou'avea,poiche kordito

Da se Ionian quelFaltrora trascorso.

Feri sulFelaM ilTartaro, partite

Qaelcolpogliavria ilcapo come on torso^

Se RuggieraUsarda avesse avata, .

O Mandricardo in capo altrabarbuta.

caorni

II re

d'Algierhe si risentein

qneslo^Si volgeimbrno,e Ricdardelto vede;

E siricorda che glifa molesto

Dianzi qaandosoccorso a Ruggierdiede.

A lui idrisqza,sariastato presto

A darlidel ^n ireaspni mercede,

Se con granderte e nuovo incanto tosto

Non se lifiisseMabgigipposto.



i CANTO

Malagigi,hetaa dtogoimaliay

Qaelche ne sappialcim mago eecellente,

Ancor chdIibroatio seco doq sia^

Con che fermare ilsole cfrapossenie ,

Pur lascoDgiurazione,bde solia

GomaDdar at dtmooi,a^eva a mente :

Tosto in corpo.alonzioo na ne costrioge

Di Doralicet in furor lo spioge*

Nel maDsueto ubioD che aul dotao

Avea la figliael re Scordilauo^

Fece eutrar un degUangell Mtnom

Sol con [laroklfratedi Viviano:

E quelche dknziimai non s'.eramossOy

Se non quanto ubbidito avea aliamaqoy

Or d'improv.viso.spiccbn aria un salto

Che trenta pi^ifduogoe Mdici alto.

Ftt grandeilsalto,on perbdi sorte,

Che ne dovesae alcun perderlasella.

Quando si vide in alto,rJdbforte

(Ch jsitenue per morta)a donoella.

Quelronzin,coiiQ|etildiavole lo porte^

Dopo un gra ^6akoe ne va oon qnella,Che puTigridaodcorso,n tanta fretta^

Che non Favrebbe^ginntona saetta.



TIGESniOSESTO i t

cocra

Dalla battaglialfigUo'Ulteno

Si Iev6 alprimosaoo di quellaoce;

dove farfava ilpalafreno,Per ladonna aiatar 'andb veloce.

Mandricardo di Ini non fece meno:

N6 piaa Ruggier h pi{l Marfisa oooe; ^

Ma, senza chieder loro o paci tregoe,

E Rodomonte e Doralice

segue.GZXXIt

Marfisa intanto silevb di terra,

tntta ardendo di disdegnod'ira,

Gredesi farla sua vendetta,et erra

,

Gh^ troppo lungilsuo nimico mira

Ruggier,h'aver talfinvede laguerra,

Rugge come un leon,on cbe sospira.

Ben sanno cbe Frootinae Brigliadoro

Ginngeron pbnhocoi cavalliloro.

Ruggieronvuol

cessarfinche deciia

Gol re d'Algieron Tabbia del cavallo:

Non vuol quietarlTartairoMarfisa/

Ghe provato a suo senno aoco noo ballo.

Lasciar la sua ({uerclaqnestaguisa.

Parrebbe airbno e alFaltrotroppo faOo.i

Di comune parer disegnoassi

Di chi offesigH avea seguireiassi.



Its CAITTO

Nel campo saraciQ U trovenimo^

Qaandonon possaa ritroyarlirima;

Che perlevar Fassedio

id saraiino

Prima che.l re di Fraacia U tatto opprioia.

GosI dirittamentese ne vanno

Dove averlia man salvafiionostima.

Gi^ DOQ aodb Raggiercosidi botto^

Ghe noQ facessea i sooi compagoiotto.

Raggiere ne ritornaove io disparte

Era ilfrateldellasoa donna bella,

E se gliproferiscen ogniparte

Amico^per fortuna e buooa e fella:

Indi lo priega(elo fa con bellaarte)Ghe salutiin sno nome la sorella;

E qnestocosiben glienne detto,

Ghe ne a luidi^ n a gliakri alcmi aospetto.

cauLM

E da Ini,da Vivian^a Malagigi^

Dal feritoAldigierolsecommiato.

Si proferironch'essialiiservigiDi lui,ebitor sempre in ognilato.

Marfisa avea a)ilcor d'ire a Parigi,

Ghe 1 sahitarglimid ayea scordatoj

^SLMalagigindb tanto e Viviano^

Ghe pur la salMarondi lontano;



VIGESIMOSESTO laS

con Ricdardetto;a Aldigiero

Giace),convien che sao malgradoesti.

Verso Parigivean presoilsentiero

Qoelliao prima*,t or lo piglianaesti*

Dirvi,SigQor,ell'altroanto spero

Miracolosie sopra umani gesti,

Che coa daoDo degliomini di Carlo

Amba le coppieer,di ch'iovi parlo.



ia6 CANTO

n

Parve,e non fupero buono ilcoDsiglio

Di Malagigi,ncor cbe (comebo delto)

Perquesto

di

grandissimoeriglioLiberasse iicuginsuo Ricciardetto.

A levare indi Rodotnonte e ilfiglio

Del re Agrican,o spirtovea constretto^

Non avveriendo die sarebbon iratii

Dove i cristiaane rimarriau disfatii.

m

Ma se spazio pensarvivesse avuto^

Creder sipah cbe dato similmente

Al suo caginoavria debito aiuto,

Ne fattodanno aliacristiaDagente.

Comahdare aliospirtovria potutoy

Cb*alla via di Levanie o di Ponente

Si diluDgatavesse la donzella,

Cbe DOQ n'udisseFraocia piunovella.

iv

Gosi glimanti suoi Tavrian segoiia,

Come a Parigi,nco in ogn'ahroocoj

Ma fa questaavverteoza inavvertita

Da Malagigi,er pensarvioco:

E la Malignitaal ciel bandlia

Cbe sempre vorria sanghee stragee'fuoco,

Prese la via'dohde piuCarlo afilisse,

Poi che Tiessuna ilmasth) gliprescrtsse.



VIGESIMOSETTIMO 127

II palafrenh^avea ildemoDio al tianco,

Pono la s| aveQtataoralice,

CheDOQ pote

arrestariafiume,

emaoco

Fossa,bosco,pnlude,rta o pendice.

Fin cbe per mezzo ilcampo ioglesefranco,

TaltraHDoltiiudiaeautrice

Deiriosegnei Gristo,assegData

Nod r ebbe al padresno re di Granata

VI

RodomoQte col figlio'Agricane

La seguitarolprimogiorooo pezzo,

Gb^ le vedeaa la spalle,ia loolane:

Di vistapoipet-deronlaa sezzo,

venner per la traccia,ome ilcane

,

La lepre ilcapriolrovare avvezzoj

N^ siJermar,cbe furo in partedove

Di leich'^racol padre,ebbouo nuove;

vn

Guardati,arlo,cbe 1 ti vien addo^o

Tan to furor,h'io oon tiVeggo scampo:

Ne qaestiur, ma 1 re Gradasso e mosso

Con Sacripaatedanno^deluo campo.

Fortana,er toccartifinalFosso,

Ti tollea un tempo Funo e Taltrolampo

Di fotza e disaper, che vivea teco;

E tu rimaso in teuebre sei cieco.

DigitizecW3yVjOOQIC



ia8 CAN TO

vm

lo tidico d'Orlando e di Rinaldo;

Che Funo al tutto furi'oso folle,

Al sereno, aliapioggia,l

freddo,l caldo

Nudo va discorrendo ilpiano 1 colle;

L'ahro,on senno non troppo piusaldo,

D'appressol gran bisognoisitolle;

Che, non irovando Angelican Parigi,

Si

pane,

e va cercandone vestigi.

lie

Un frandolenteveccbio incantatore

Gli fe*(comea principioi sidisse)

Creder per un fanlasticouo errore,

Che con Orlando Angelicaenisse:

Onde di gelosiaocco nel core,

Delia maggiorch'amante mai sentisse^

Venne a Parigi,come apparvein corte

D'ire in Bretagnalitoccb per sorte.

X

Or, faltala baltagliande portonne

EgliI'onor d'aver chiuso Agramante,

Tornb a Parfgi,monister di donne,

E case e rocciiecercb lutle quante.

Se murata non e tra le colonne,

L'avria irovaia ilcurioso-amante.

Vedendo al fin ch'eliaon v'^ n^ Orlando,Amenduo va con gran

disio cercando.



VIGESIMOSETTIMO 1 29

XI

Pensb cbe dentro Anglante dentro a Brava

Se la godesserlando in festae m gioco;

E qua e la per ritrovarlaandava,N6 in quella ritrovbink ia questoloco.

A Parigii nuovo'rilornava,

Pensando che tarda r dovesse poco

Di capitarelpaladiool varco;

Gh^ '1suo

star fuordoq era seuza

iocarco.

Zll

Uu gioruo dao nclla cittksoggioroa

Riualdo,e poich'Orlando non arrlva.

Or verso Anglanie,r verso Brava torna,

Gercando se di lui novella udiva.

Gavalca e quandonnotta e^quandoaggiorna

Alia frescaalba e airardente ora estiva;

E fa al lume del sole e delta luna

Dugentovoltequesta via,non ch'una.

xni

Ma Tantiquovversario,lqualfece Eva

Airioterdettopomo alzar la mano,

A Carlo un giornoi lividiocclii^leva,

Ghe 1 buon Rinaldo era da lui lontano;

E vedendo la rotta che poteva

Darsiin quelpunto al popolocristiano,Quantaeccellenziad'arme al mondo fusse

Fra tmti i saracioi,vicondusse.



i3o CANTO

XIV

Ai re Gradasso e al buon re Sacrip^nte,

Cb'eran falticompagniairuscir faore

Delia plenad' error casa d'Ailante^Di venire in soccorso messe in core

Alle gentissediated'Agramante,

a distruzioQ di Carlo imperatore;

Et eglier rincogniteomrade

Fe' lor la scorta e

agevolbe strade

.

XT

Et ad UD altro suo diede negozio

D'affrettarRodomoDte e Mandricardo^

Per le vesiigieonde T altrosozio

A condar Doralice non h tardo.

Ne manda ancor un altro,percb^n ozio

Non stiaMarfisa n^ Ruggiergagliardo:

Ma cliigaidb1'ultima coppia,enne

La brigliaiii, quandoglialtri,enne.

XYI

La coppiai Marfisa e di Ruggiero

Di mezza ora piiiarda sicondusse;

Pero cb'astatamente T angelnero,

Yolendo a glicristiandar delle busse,

Provide cbe la litedel deslriero

Per impedirelstio desir non fusse;Glie rinnovata si saria,e giunto

Fosse Ruggiero Rodomonte a un punto.



VIGESIMOSETTIMO i3i

xvn

I quattroprimisi trovaro insieme

Onde poteaD veder glialloggiamenii

DeU'esercilo oppresso e di chi '1preme^

le bandiere in che feriaooi veoti.

Si coDsigliarolquanto,fur Festreme

Gouclusion dei lor ragiooameDti

Di dare aiuto,mal gradodi Carlo,

Ai re

AgramaDte,deU'assedio trarlo.

XYm

Stringonsinsieme, prendodola via

Per mezzo ove s'alloggianocristiani,

Gridando,Africa e Spagnatuttavia;

si scopriron tutto esser pagani.

Pel campo, arme, arme, risonar s^ndia:

Ma menar sisenlirprimale mani:

E delta retrognardiana gran frotta,

Non ch'assalitasia,a fuggein rotta.

XIX

L'esercito cristianmosso a tumuho

Sozzopraa senza sapereilfatto.

Eslima alcun che sia un usato insulto

Che Svizzeri o Gnasconi abbino fatto.

Ma perch'liapiaparteh ilcaso occubo,

S'aduna insieme ogninaziondi

fatto,Altria snon di tamburo,altridi tromba:

Grande k 1 rumore, e finat-ddi rirobomba.



i5a CANTO

II magno imperator, fuor che la testa,

E tutto armato, e i paladioia presso;

E domaodando vieo cbe cosa k questaChe le squadren dlsordine gliha messo;

E minacciando,r questir quellirresta;

E vede a mohi ilviso o ilpettofesso,

Ad altriinsaDguinareilcapo o ilgozzo,

AlcuD tornar con maDo o bracoio mozzo.

\u

Giungepiu innanzi, De rttrova nioiti

Giacere in terra,aozi in vermigh*oago,

Nel proprioangue orribilmente involti,

N^ giovarlor pub medico ne mago;

E vede dagliusti i capiscioiti,

E braccia e gambe coo crudele imagoj;

E riirova dai primialloggiamenti

A gliuUimi,per tutto uomini speuti.

xxa

Dove passatoera ilpiccolrappello,Di cbiara fama eteroameute degao,

Per luugarigara rimaso quello

Al mondo sempre memorabil segno.

Carlo mirando va ilcrudel macello,

Maraviglioso,piend'ira e di

sdegno;Come alcun in cui danno ilfnlgurenne,

Gerca per casa ognisentiereke tenne.



i34 CANTO

xxn

Moiti che dal furor di RodomoDte

di quelliltriprimieran fuggiti,

Dio riQgraziavanh'avea lor si pronteGam be concesse e piedii espediti;

E poidando del pettoe dellafroDte

In Marfisa e in Ruggier,edean,schemiti.

Gome Tnom nh per star ne per fugfi^re,

Al suo fissodentin

pubcontradire

xxfn

Chi fuggeTun pericolo,imane

Neiraltro paga ilfio d'ossa e di polpe*

Gosi cader coi figii bocca al cane

Suol,sperandofuggir,imida volpe/

Poi che la caccia delFantiqueane

II suo vicin che le da mille colpe,

cautamente con fumo e con fuoco

Turbata Fha da non temuto loco.

XXflU

Negliriparintrb de' saracini

Marfisa con Ruggiero salvamento.

Quivitutticon gliocchi al cielsupini

Dio ringraziarel buono avvenimento.

Or non v'^ piiiimor de' pladini;

II

piiiristo

pagan nesfida

cento; t h concluso che senza riposo

Si torni a fare ilcampo sanguinoso.



VIGESIMOSETTIMO i3S

XXIX

Coriii,assoni,timpaoioreschi

EmpioQO ildel di fermidabil suoni:

Neirariatremolare

ai vendfreschi

Si veggon le bandiere e i gonfaloni

DairaUra partei capitanarleschi

StringoQon Aiamanoi e coq Britoni

Qnei di Francia,'Italiae d'Togbiherra,

E si mesce

asprae sanguioosa

tierra.XXX

La forza del terribilRodouaonte,

Quelladi Mandricardo furibondo,

Queiladel buon Ruggier,i virtu fonte,

Del re Gradasso si famoso al mondo,

E di Marfisa Tintrepidaronte,

Col re Gircasso a nessua mai secondo^

Feron cbiamar san GiaDoi e san Dioaigi

Al re di FraDcia,

e ritrovar Parigi

XXXI

Di quest cavalierie di Marfisa

L'ardire invitto e la mirabilpossa

Non fu,Signor,i sorte, noo fu in guisa

Ch'immaginar,on cbe descriver possa.

Quindisi pub sd mar che gente uccisa

Fosse quelgiorno,che crudel

percossaAvesse Garlo. Arrogepoicon loro

Gon Ferraii piud'un famoso More.



i36 CANTO

Mold per frettas'affogaron Senna

(Che 1 ponte non potea snpplirelanti)

E desiar,ome Icaro,a penna,

Perchd la morte avean dietro e davanti.

Ecceiio Uggieri ilmarcbese di Vienna,

I paladinur presiuttiquanti.

Olivier rllorno feriiosolto

La

spallaestra,ggiercol

caporotio.

jxna

E se, come Rinaldo e come Orlando,

Lasciato Brandimarte avesse ilginoco,

Carlan'andava di Parigin bando,

Se potea vivo uscir di s\gran fuoco.

Gib che pote fe'Brandimarte,quando

Non pole piii,iede aliafuria loco.

Cosi Fortuna ad Agramantearrise,

Ch'un'altra volta a Carlo assedio mise.

xxnv

Di vedovelle i gridi le qaerele,E d'orfani fanciulli,di vecchi orbi,

NelFeterno seren dove Michele

Sedea,salirfuor di questiaer torbij

E glifecion veder come ilfedele

Popolpredade'Inpira e de* corbi ,

Di Francia,'Inghilterradi Lamagna,

Che tutta avea coperta la campagna .



VIGESIMOSETTIMO 137

Nel Tiso s'arrossiTaogelbeato^

Parendoglibe mal fosseubbidito

Al Creatore^ si cbiamb iDgaoDatoDalla Dbcordia perfidatradito.

D'acceDder litira i paganidato.

Le avea i'asstiDto,mal era esequito;

Anzi tutto il coDtrario al sua disegno,

Parea aver fatto,cbi guardavalsegDO;

XXZVI

Come servo fedel,be piii'amore

Cbe di memoria abboodi, cbe Vayveggia

Aver messo in oblio cosa ch'a core

Quaoto la vita e Tanima aver deggia,\

Studia con frettad'emendar Ferrdre^

N^ VQol cbe primailsue signero veggia:

Cosi FaDgelo Dio salirnoo vobe,'

Se delFobbligorimanoD si sciolse..

xxxvn

Al moDister/dovieltrevolte avea'.

.

La'Discordia veduta^'drizzbali.

Trovolla cb'ia capitoloedea

A ouova elezioDdegliufficiali^

di veder dilettosipreadea

Volar pelcapo

a' fraii'ibijeviali.

Le man le pose Fang^looel crine/

E pugiiae cald h di^ senzaifioe.



i38 CANTO

ludi leroppe un manico di croce

Per la testa,peldosso e per k braceia

,

Merc^

gridala

misera a gran voce ,

E le ginocchial divio nun^o abbraecia.

Michel Dou rabbaodona,ohe veloce

Nel campo del re d'Africa la caccia;

poiledice: aspettaiiver peggio,

Se fuor di questo campo piiiiveggio^

Gome che la Discordia avesse rotto

Totto ildosao e le braceia,ur temendo

Un'altra volta ritrovarsisouo

A quelgrabcolpi,quelfuror tremendo;

Gorre a pigliaremaatici di botto,

t agficcesi fuocht esca aggiaogeodo,

Et acceodeodoQe altri,a salire

Da molti cori on altoinceodio d'ire.

E Rodomonte e Mandrioardo e ibsieme.

Raggiern'iofiamma si, ebe inDanzi al Mci*b

Li fa lutlivenire,r cbe oon preihe.'

Garlo i pagani,nzi ilvaiitaggioloro.

Le differenzienarraho,et il seme

Fanno saper da cul prodiitteoro:

Poi del re si rimettono al parere, .

i

Ghi di lor primailcampo debba avcre.



VIGESIMOSETTIMO i Sg

xu

Marfisa del suo caso anco favella,

dice che la pugnavuol fioire

Gbe comiDcib col Tartaro;perch'llaProvocata da lui vi fa a venire:

Nky perdarloco airaltre,olea qaella

Un'ora,noa che na gioroo,differire;

Ma d'esserprimafa I'iDstadziagrande,

Gh*alla

battagllalTartaro domaade.

XLU

NoQ men vnol Rodomonte ilprimecampo

Da terminar col suo rivalI'iinpresa,

Che per soccorrer Tafricano campo

Ha giainterrotta,fin a quisospesa.

Mette Ruggierle sue parolecampo ,

E dice che patirtroppo glipesa,

Che Rodomonte ilsuo destrierglitenga, i .\.

E cb'a pugna con luiprima non venga. . .

xun

Per piuintricarlailTartaro viene anche,E niegache Ruggierod alc'un patto

Debba I'aquila.averall'alebianchej

E d'ira e di furore h cosi.matto,

Che vuol quandodagliltritrenoamanche/

Combalter tutte le quereleun tratto^

N^ piiiagliltriancor'saria mancato, . .

Se 1 consenso del re vi fossestato. .:



i4c CANTO

GoQ prieghllre Agramanie baoo riconl:

Fa quaoio pub percb la pace aegua :

qaandoal fia lattilitede aordi

NoQ volere assendre a pace o a iriegaa

Va disoorrendo came almeo gliaccordi

Si,cbe Tan dopo raltro ilcampo aasegaa;

pelmigliorartiteal fia gliccorre

Cli'ogQaaosorte il

campo

s'abbia a torre.

XLf

Fe'quattrorevi porre: an IVfaQdricardo

Rodomonte iasieme scritto avea;

Neiraltro era Roggtero MandncardQ;

Rodomonte e RuggierTaltro dicea :

Dicea Taltro Marfisa e Mandricardo.

Indi airarbitrio deirinatabilDea

Li fece trance: e 1 primo fa ilsignore

Di Sarza a uscir con Mandricardo faore.

XI.VI

Mandricarda e Ruggierfd nel secondo :

Nel terzo fu Ruggiero Rodomonte ;

Resto Marfisa e Madribardo in fondoj

Di cbe la donna ebbe tarbata-fronte.

N^. Ruggierindi leiparve glocondp:

Sa cbe lefors^ dei dao

pnmi pcontoHan tra lor da finirie litiin guisa

,

Che non ne fiaper ae, ne per Marfisa.



VIGESIMOSETTIMO 145

un

La speasktifrbdaspetladisiando

La pugoa, e spesM incolpaivenir tardo

Dei duo famosi cavalieri;qnandoS'ode dal psidiglioQi Mandricardo

Alto rumor cbe vieh ipoltiplicaado.

Or sappiateigoor;\;h(e1re gagliardo

Di Sericana e^l Tartaip f^seote

Fanno iltuiiralio 'I

gridocbe si

sente,

tm

Aveodo.ariilaio ilre di Sericana

Di sua man tutto il re di Tartaria,

Per porglitfiaoco la spadasoprana

Che giad'Qolabdo fu se ne venia^

Quando nelpojae scrittonriodaQa,

Vide e '1quartierh-Alinbiitever solia,

Ch'a queltmschiu fu toko ad una fonte

Dal gioyinettorlando in Aspramocite.

Vedendola^ certo ch'era quellaTanto J inosa del signor'Aoglante,

Per cui cpa grandearmata^ la piiiella

Che giamaisi partisaei Levaute,

Soggiogatovea ilregno di Qaaiella,

^

E Francia viuta esBO pocfaipm iniiaQte: '

'

^

Ma non pub iitunaginarsiOm6 awenga'

Gh'or Mandricardo in sao i^et la tenga.- *



;f44 CANTO

hn

dimandoglie per forza o patto

L'avesse toliaal coate, dove e qaaodo.

Mandricardo dissecb'avea fauo

Gran battaglia^r essi eon Orlando;

come finto quels'erapm matto,

Gosi coprirel uo liknorfiperaodo^

Gh'era d'aver continiîgueffraeco^

Fin che la buona spadaavesse aaeo*

dicea cb*imita(oavea ilcastope^

II qualsi strappai genitaliui^ t^

Yedendosi alle paUe11caccialioridyi

Ghe sa che non riceccaa^troda liiii

Gradasso.non'ndi.'taitoVtîone^'

Ghe di9;$e:on .voVdavU a te nS altral*

Tanto Qfp/tant^ tâniloieianta gtote

Gi ho speao, ahe e liênimiajobkameate.

htm

Gercati pdt fprnird'iia'alira:iipada^

Gh'io voglip'.qn^sujnMi tipaianuova.

Pazzo i l 8i%gio;b'OirlandQfsee. Taday

Averla intencôîQVAUiqiteo la ritrovow.

Tu senza te^titeooln su la atrada..

.

Te rasurpa$|Li;;i()) iiKtee inaovoi

La mia fîoii/dii?l^tBV2(cinutarca;

E fareiflaljg}M4i tP;fllla.shjrra:.



VIGESIMOSETTIMO 145

ux

Prima,di guadagDarla'apparecchia,

Che tu Tadopriontra a Rodomonte.

Dicomprar primaTarme ^ usanza vecchiay

Ch'alla battaglialcavaliers'afironte.

Pju dolce 8UOQ non mi viene all'orecchia,

(Risposelzando il Tartaro la fronte)

Gbe qaandodi battaglialcun mi tenta;

Ma fa'che Rodomonte lt

consent|i

Fa' che sia tua laprima e che sitolga

II re di Sarza la tenzoa seconda *,

QOQ tidabitar ch'io noa mi volga,

E ch'a te et ad ognialtro io non risponda,

Kuggiergridb:on vo' che si disciolga

II patto,o pilla sorte si confonda:

O Rodomonte iqcampo primasaglia,

O siala sua dopola mia battaglia,

IZI

Se di Gradasso la ragionprevale,Prima acqnistarhe porre in opra Tarmej

N^ tu I'aquilaia dalle bianche ale

Prima usar dei,che non me ne disarme:

Ma poich'^ stalo il mio voler giatale,

Di mia sentenza non voglioppellarme,

Che siasecondai la battagliaia,

Quando del re d'Algiera primasia.

\



i46 CANTO

ucn

Se tarbarete vol rordine ia parte,

lo totalmente tarbarollo ancora.

lonoD

intendo ilmio scudo

lasciarte,Se contra me ooq io combatti or ora

.

Se TuDO e I'akro di voi fosseMarte,

(Risposeaadricardo iratoallora)

Non sariaTun n^ Tahro atto a vietarme

La buona spada quelleobiliarise.

Lzin

tratto dallacollera,vventosse

Col pugQochiuso al re di Sericana}

la man destra in modo glipercosse,

Ch'abbandonar glifece Durindana.

Gradasso,on credendo ch'egliosse

Di cosi foUe audacia e cosi insana,

Colto improvvisou,che slava a bada,

toltasi trovb la buona spada.

LXIV

Gosi

scornato,

divergogna

e d*ira

Nel viso avvampa, e par cbe gettiuoco;

piuTaffliggelcaso e lo martira,

Poi che gliaccade in sipaleseoco .

Bramoso di vendetta sirilira,

A trar la scimitarra,dietro an poco.

Mandricardo in se tanto siconfida,

Che Ruggieronco aliabattagliafida.



VIGESIMOSBTTIMO 147

Venite pure iauanzi arxiendao insierne,

veogaoe pelterto Rodomonte,

Africa e Spagnae tatto TumaQ seme;

Gh'io soQ per sempre mai volgera fronte.

Gosi dicendo,quelche nulla teme,

Mena dMutprno la spadad'Almonte;

Lo scudo imbraccia,isdegnosofierO|

ContraGradasso

e contra ilbuon

RnggierOpjxn

Lasda la cura a me (dicea Gradasso )

/Gb'io^uariscaostui dellapazzia^

Per Dio (diceaRuggier)on te la lasso;

Gh'esser convien questabattagliaia.

Va' indietrotu; vavvi pur tu: ne passo

Perb tornando,ridantuttavia;

Et attaccossila battaglian terzo,

Et era per uscirne un strano scherzo,

Lxyn

Se molti non si fosserointerposti

A quelfuror,on con troppo consiglio;

Gh'a speselor quasiimpararche costi

Voler altrisalvar con siiio periglio

N^ tutto 1 mondo mai gliavria composti,

Se non venia col re d'IspagnalfiglioDel famosqTroiano,al cui conspetto

Tuiii ebbon r^verenzia gran rispetto.



i4d CANTO

umn

Si fe'Agramantela cagiooesporreDi qaesla naova litecosi ardente:

Poi molto afiaticossiper disporreChe

per quellaiornataolamente

A Mandricardo la Spadad'Ettorre

GoDcedesse Gradasso umanameDtey

Tanto ch'a vesse finI'aspraontesa

Gh'avea giaincontra a Rodomonte

presa.

Mentre 8tudia placariil re Agramantey

Et or coQ questo et or coq quelragiona;

DaU'altro padiglionra Sacripaate

E Rodomonte ua'altralitesuooa.

11 re Gircasso,ome h detto ioDante^

Stava di Rodomonte aliapersona ;

Et egli Ferrau gliveano indotte

L'arme del suo progenitorembrotte*

Et eran poivenuti ove ildestriero

Facea,mordendo,ilricco fren spumoso;

lo dico ilbuon Frontin,er cui Rnggiero

Stava iracondo e piiibe mai sdegnoso.

Sacripanteb'a por talcavaliero

Incampo avea,

mirava

curioso,Se ben ferratoe ben gueroitoin pimlo

Era ildestrier,ome doveaai a panto.



|5q canto

UDOY

BeD son co teato,pet la compagaia

In qaestiochii stata franoi,

Cheprestato

iicavallooggi

ti

aia;Gh'io veggo ben che aebza far non paoi;.

Perb con patto se per cosa niia

prestatada me coDoscer vuoi :

Altrimeotid'averlo doo farstima,

O se Don |ocombatti nieco prima.

UZf

Rodomonte,del qualen pihorgoglioso

NoQ ebbe mai tutto ilmestier dell'arme^

Al qualen esser fortee coraggioso

Alcun aniico d'oguagliaron parme;

Rispose:acripantegn'altroh*080,Fuor che tu, fossein talmodo a parlarme^

Con sno mal si saria tosto avveduto

Che megliora per lui di nascer muto.

uocn

Ma

perla

compagniahe

(come bai detto

)Novellameote insiebieabbiamo presa,

Ti son contenio aver tanto rispetto,

Ch'io t'ammonisca a tardar questaimpresa,

Fin che della battagliaggieSetto^

Che frailTartaro e me t^to fiaaccesa;

Dove portino esempioinnanzi spero,Gh'avrai di grazia a dinni: abbi ildestnero.



YIGESIMOSETTIMO i5i

Gli h teco cortesiaFesser villano,

Disse ilGiroissopiend'ira e di sdegno:

Ma piucblarbti dico era e piiiianoOhe tu non facciain queldestrierdisegoo:

Gh^ te lo difeodo io,taato ch'in mano

Questavindioe mia spadasostegno;

metterovvi iosioo Fugoae iidente^

Se noQ

potr6

difenderlo altrimente*

Veaner dalleparolellecontese,

Ai gridlyllemiaacce,aliabattaglia,

Che per molt'ira ia piafrettas'accese

Che s'accendessemai per fuoco paglia.

RodomoQte ha Fosbergot ^niaroese;

Sacripanteoa ba piastra maglia;

Ma par (sibea coo lo schermir s'adopra

Che tatto.con la spadasiricuopra.

Non erala

possanzae la fierezza

Di RodomoQte,ncor ch'era infinita,

Piiiche laprovidenzala destrezza,

GoQ che sue ibrzeSacripanteita.

Non voltb roota mai con piiirestezza

11macignoovran che 1 grano trita,

Che facciaSacripanter maoo or pieide

Diqua,di 1^ dove ilbisognoede.



i5a CANTO

Ma Ferraiiya Serpentinorditi

TrassoQ lespade,si.cacciarra loro

Dal re Grandonio,a IsoUerseguitiyDa mcJt'altrisignorel popolMoro,

Quest rano i romoriyi qualiditi

Neiraltro padigiioaur da costoro,

Quiviper accordar veuuti ia vaao

Gol Tartaro,uggiero 1 SericaDO.

YeDQe chi la novella al re Agramante

Riportoerta, come peldestriero

Avea con Rodomoote Sacripante

Incominciato un aspro assaltoe fiero.

II re, confuso di discordietaute,

Disse a Marsilio:abbi ta quipeosiero

Che fraquest uerrieron segua peggjo,

Mentre aU'altrodisordine io proweggio*

Lmnt

Rodomoote cbe '1re,

suo

signor,aira,

Frena Torgogliotorna indietroilpasso;

N^ con miuor-dspettoi ritira

Al venir d'Agramantel re Gircasso

Quel domanda la causa di tant'ira

Gon realviso, parlarrave e basso;

E cerca, poicbe n'ba compreso iltauo,

Porlid'accordo;non vi faalcun fratto..



VIGESIM0SETTIMO .i58

II re CircjUuo ilsuo destrier non vuole

Gb'al re jd'Algieriiitmgamenteresti,

Se noQ s'amilia lanto di parole*

Ghe lo veDga a;pregar.chelieo presti^

RodomoQte /superboome soole*,

GU rispooden^ 1 xîel,d ti faresti

Ghe cosa*che'perorza aver pocessi^

Da altriche'dame,

mai

coboqeeaU.

'

)

II re c^tedeal Circasso he ragioiie

Ha ne].McavatDo^comeigli rtolto:

qaeldt.p)[|DtefiQarte.illutto e^ne,

t esponendo'arrossiscem'volco^

Qaandoegliiarra efae1 igbttiladnone.

Gh'ia un ajtoipeosieraveyst cofto^ '^

La sellaku qaattroaste glistrSblse, t ; qM

di sotto ildesttiernudo gliti^se. -

i* *

) i

'I

Marfisk cfaefara U akri el gridoTeniie^'Tosto clie/difimo:jdelavallo'bAf : i ^ i^

In viso aljtiiiiib^lcb^/leifiovênDe'^ ^

Ghe perd la stâipadaêlUa.oell:' - ' V

E queldestrior^cfaeparve^ver le penne* ^

Da lei

iti gtfidDyirieoaQ]bbeiî:fii'i'^ ^ 1

RicoQobbetbed ilbaodropSd^xipabte^ ^ 'i( '^

Ghe non ayea.ncdiMsciuibloiie^xM; i 'i' '^



:i54 GAM TO .'

LUULTI

GU altrich'eraab idtorno^ che Viabtarsi

Brunei di questoaveaix 'udko speaso^

Verso lui comiafciaroa rivolursi,

E far pialesiehni ch'era desso;

Marfisa sospcttkndo,d inforfoam

Da qoesto'eda qu ell*altrob'avea appresso^^

Tanto che yeone a rkrovar che quelloj /'

Che letolseila.spada^ra Branellor*

-

.^^

E seppe c))epelfurio oodfe era*degQO'

Che gliannodasseH ôllo uo capestrarndto,*

Dal re ^grainaotel Tinghaabregqo

Fu, con esepipio/iiMi^tato^ssontd. *

Marfisa,mfreioalndoilêcchiosdegiio^

Disegnbvepdiearsene Iqnelupto,

punirscherdi.e scbrni che perstrada

Fatti r a vea sopna 11 coka spada'

Da|*$aO'8Cudieêlmo allacdar'si

iece,Gb^ del restqiddl'drmeeraaerolitii*

Seoza osbergoouon trdvo icheiiiai'diece'

Volte fosse/iêdmaalfeariayiUy ''

'

;

Dal gioraoo^'iatortarlossutfecfii^

^

La sua persona-yiojtraoigiiiisdedrdi^^P

Goo TelipQ.bîtpdiamibddvafiaiiriilii

Brunei aedeaqe^îarguu'ttUum. i /i i =



VIGESIMOSETTIMO iSS

Gli dieds aiprimagioncaelladipigUo

Iq me^ ilpetto, e da terra levollo.

Gome levarsuol eol falcaitprtigUoTal volla la rapace aquilalpolio;

.

E la dorv'ela liteionanzi al Hglio

Era del re Trbian/cosIortollo.

Braoel,cbe giuatoIn mala man si vede,

Piangeron cesiae doniandar meroede*

Soptafiutifomor^ strepitigridi-,

Di cbe^^lcampo era pieaquasiugualtiient^,

Branel ck'Hroiietade,ra sassidi.

-''

Domaadimdo vieoia/coslit sente/' ^

Ch'al suoDO'di'mminarichi e di stridi ''

Si fa d'ioieiFpaomt tutta la ^nte. ^

Giunta innaozi a)jre d'Afrieb Marfisay ''^' ^

Con viso altierglidim idiqaiaBtaUMft:' -^ ^1^

m .

lo vogHaqiiestoadrd

f Bd vassalk

' ^

GoQ le mie mimi impiendek*er k'gola^'

'

Perchi il.giomoiedesmrocbe 1 cavaillo

A costui toUeâme laspadainvola. i' ^

Ma s'eglialexincbe vo^liair eliîo' ^ld|

Facciasiionaiiii;died una pdtok ' ^'P '' '

Ch'in tua pPfl|teftziK V6 sbtt*heê j' ' '

Che se ne ment^^ ^ di'^ fbîrkhiooV*r^/^*'^



iH CANTO

M$ perch sipotriaorseimpiuarme

G'ho atte30 i rlo in mtizzo a tame lid^

Meotre che

ijpiesli,iii mosi ia

arme,D'altrequereleoa'tiittLimpedid;

Tre giornid imfôcarloo vo' indogiartne:

Iq taDto o viepio manda cbi Taid; :

'

.

Gh^ dppo se noa fiaobi nae lo vied^,

Far6 di luimiUe uccelladcilied.

Km

Di qaipressotr Jeghe quellaonrer

Ghe ^49;iEmaD2iad un piccoloschetto^'' '

Senza piucompagma cai vado a porre

Ghe d'una mia dooteHa e d'aa valleitb.

S'alcuDo ]siit]i$c0tiVeQirmi a torre '.'

*

Qaestoladroa avleogach'ioFaêMo* . .

Gosi disseêlla;ddvedisse,reseTosto la:vlia,6 piu)ri9pQstattese*

.(

..

^

3MW.

Sul collpimaozideldestrier$i

poiie.

Brunei,9^tuu^viad^wiper le ofaiomeu * ^

'

'

Piange()|;apcii8Qrogrid?, le perMoe, ;'

In che sperar solia, cbiaipiEiper qpatei

Rcs^?)fî*AP^^t [n tid.pafhsipnei ^

Di quesu imricbi,.c]iiejnpiied^'iWim w I '

Poterlisciorrejejgllgpfbria pi^fMve ;; ni'

Ghe aj^sî]Pna^l # feve^ i'^



i5 CANTO

zcvin

Potrai inandare un che Marfisa prieghi

(Dicea)h'in qiiestogiudiceifaccia,

Con promissionh'aLladroDcei sileghiII laccio al coUo,e a leisi sodisfaccia:

E quandoanco ostinata te io nieghi,

Se Tabbia, il suo desir tutto compiaccia:

Pur che da tua amicizia non sispicchi,

Brunello e glialtriladri tuttiimpicchi.

ZGIX

li re Agramantevolentier s'atteoDe

Al parer di Sobrin discrete e saggio;

E Marfisa lascib,he non le venne,

N^ patich'altriaodasse a farleoltraggio:

Ne di farlapregare anco sostenne;

E tollero,io sa con che coraggio,

Per poter acchetar litimaggiori,

E del suo campo tor tanti romori*

c

Di cio si ride la Discordiapazza,

Che pace o tregua omai piuteme poco.

Scorre di qiia di la tutta la piazza,

N6 pub irovar per allegrezzaoco.

La Superbiaon leisaltae gavazza,

E legnet esc^a va aggiungeudol fuoco;

E gridasi,che fin DeU'altoregno

Manda a Michel dellavittoriasegno.



VIGESIMOSETTIMO iSg

a

Tremo Parigi,turbidossiSenoa

Air aha voce, a quellorribilgrido-,

Rimbombo ilsuoq finaliaselva Ardenna

Si,che lasciartutte le fiereilDido.

Udiron FAlpi ilmoDte di Gebenna,

Di Blaia e d'Arli e di Roano illido;

Rodapo e SoDoa udi,Garonna e ilReno;

Si strinsero le madri i

figlil seno.

cu

Son cinqueavalierc'han fissoilchiodo

D'essere i primi terminar sua liie,

L'una nelFaltraavviluppatan modo

Che non I'avrebbe Apollinespedite.

Comincia ilre Agramante sciorre ilnodo

Delle primelenzon ch'aveva udite,

Gbe perla figliael re Stordilano

Eran tra ilre di Scizia e ilsuo Africano.

CUI

II re Agramanieando per porre accordo

Di qua e di la piuvolte a questo e a quello;

a questoe a,quelpiuvolte di^ ricordo

Da signoriusto da fedel fratello:

quandoparimenterova'sordo

L'uncome Taltro,

ndomitoe rubello

Di volere esser quelche restisenza

La donna,da cui vien lor difFerenza;



i6a CANTO

S'appiglial fiacome a migliorpartitp,

(Diche amendui si contentar gliaroanti)

Che della belladonna sia marito

L'ono de' duo,quelche vuole essa iooaati;

E da quanlo per leisiastabilito,

Piu non si possaandar dietro n^ avanti.

AIFuno e alFahro piaceilcompromessOy

Sperandob'esserdebbia a favor d'esso.

Cf

II re di Sarza,che gran tempo prima

Di Mandricardo amava Doralice,

t ellaTavea posto in su la ciraa

D*ognifavor ch' a donna casta lice;

Che debba in utilsuo venire estima

La gran sentenzia che '1pub far felice:

Ne egh'vea questa credenza solo^

Ma con lui tutto ilbarbaresco stuoio*

CVl

Ognun sapea clb ch'eglivea giafattoPer essa in giostre,n torniamentiyn gaerra;

che sliaMandricardo a queslo patlO;

Dicono tulliche vaneggiat erra.

Ma quelche piufiatee piudi piatto

Con lei

fu,raentre ilsol stava

solterrai

sapea quanlo avea di certo in mano,

Ridea del populargiudicioano*



YIGESIMOSETTIMO i(Si

ctn

Poi lor coDveozioQ ratificaro

In man del re que duo prochifamosi}

t iDdi aliadoozella se a'andaro:

t ella abbassb gliocchi vergognosi^

E disse cbe piuilTartaro avea caro:

Di che tuttirestar maravigllosi

RodomoDte si attonito e smarrito,

Cbedi levar

non era ilviso ardito.cvm

Ma poiche Tusata ira caccio quella

Vergognache glivea la faccialiata,

iDgiustafaha la sentenzia appella;

E la spadaimpugnando,ch'eglia ciota,

Dice,udeodo il re e glialtri,he vuol ch'ella

Gli dia perdutaquesta causa o vinta,

E DOQ Tarbitrio di femmioa lieve

Che sempreinchina a quelche men far deye

ctx

Di naovo Mandricardo era risorto,

Dicendo: vada pur come ti pare:

Si che^rimache '1legnoCDtrasse in porto^

Vera a solcare un gran spazioi mare;

Se non che 1 re Agramantediode torto

A Rodomonte che non pub chiamare

Piu Mandricardo per quellauerela

E fe*cadere a quelfuror la vela.



i6i CANTO

GX

Or Rodomonte che notar si vede^

Dinanzi a qaeisigner,i doppioscorno,

Dal suo re, a cui per riverenzia ce-de^ dalla donna sua, tutto in un giorno;

Quivinon volse piufermare ilpiede:

E deila molta turba ch'avea intorno,

Seco non tolsepiuche duo sergenti,

t usci dei Moresclii

alloggiamenti.en

Come, partendo,fflittoauro suoie^

Che la giovencal vincitor cesso abbia,

Cercar le solve e le rive piusole

Lungi dai paschi qnalcherida sabbia;

Dove muggir non cessa air om bra e al sole,

Ne pero scema Tamorosa rabbia:

Gosi sen va digran dolor confuso

II re d'Algier,alla sua donna escluso.

era

Per riavere ilbuon destrier si mosse

Ruggier,ie giaper questo s*era armato;

Ma poidi Mandricardo ricordosse,

A cui della battagliara ubiigato:

Non segui Rodomonte, e riiornosse

Per enirar col re Tariaro in steccato

Prima cb'entrasseilre di Sericana,

Che Taltra liteavea di Durindana.



^

VIGESIMOSKTTIMO 1 63

Veder torsi.rontia troppo gliesaDioaDzi aglicchi, non poter vietarlo;

Ma dato ch'abbia fioea questaimpresa,

Ha ferma iotenzioadi ricovrarlo.

Ma Sacripaoiehe doq liacoQtesa|

Come Ruggier,he possa distornarlo,

E che Don ha da farahro che qaesto^

Per Forme vien di Rodomoaie presto.

/ CUT

tosto Favria giuoto,e non era

Uq caso strano che trovo tra via,

Che lo fe'dimorar fiaalia

sera,.

E perdere vestiglehe seguia

Trovb ana donna che nellariviera

Di Senna era caduta,vi peria,

S'a darle toslo aiuto non veniva^

Sahb nelFacqua,la ritrasse a riva

cxv

Poi qnandon sellavolserisalire^

Aspettaioon fu dal suo destriero

Che fin a sera sifeceseguire,

E non silascibprenderi leggiero:

Preseloal fin,a non seppe venire

Pill,onde s'eratoltodal seniiero:

Dugentomigliarr6 tra piano monte,

Prima che ritrdvasseodomonte,



if 4 CANTO

CSTI

Dove trovollo,come fu conteso

CoQ disvaDtaggiossai di Sacripante;

Come perd ilcavallo e restb preao,

Or DOQ diro;c bo da narrarvi inoaDte^

Di qnanto sdegnoe di quanta ira acceso

Contra la donna e contra ii re Agramaote

Deicampo Rodomonte si parlisse^

cio cbe conira alFuoo e alFahro disse.

cxm

Di cocenti sospiraria accendea

Dovunqueandava ilsaracin doieote.

Eco perla pietaie glin'avea,

Da' cavi sassirispondeaovente.

Oh femminile ingegno(egliicea),

Come ti volgi muti facilmente^

Contrario oggettopropriodella fede

Oh infelice,h miser chi ticrede

GXYin

N^ lungaservitik^ grand'more

Che tifu a milleprove manifesto^

Ebhono forza di tenerti ilcore,

Cbe non fosse a cangiarsilmen sipresto^

Non perch'Mandricardo inferfore

lotiparessi,i te privoresto;

N^ so trovar cagionei casi miei,

Se QOD quest'na, cbe femmina sei.



VIGESIMOSETTIMO i 7

cxxv

li saraciQ doq avea manco sdegno

Contra ii sao re^ cbe contra la donzella;

E cosi di ragionpassava ilsegno,

Biasmando lui,ome biasmando quella.

Ha disio di veder cbesopra il regno

Gli cada tanto mal,tanta procella,

Gb'in Africa ognicasa si funesti,

Ne pielraalda sopra pietraesti;

CXXYI

E cbe ispintoel regno in duolo e in Intto

Viva Agramaniemisero e mendico;

E cb'esso sia cbe poiglirenda illuito,

lo riponganel suo seggioantico,

E della fede sua producailfrutio;

E glifacciaveder cb*un vero amico

A dritto e a torlo esser dovea preposto;

Se tutlo '1mondo se glifosse opposto.

cacxra

Ecosi, quando

alre, quando

aliadonna

Yolgendoil cor turbato,lsaracino

Cavalca a gran giornate,non assonna,

E poco riposarasciaFrontino*

II di seguente o Taltro in sa la Sonna

Si riirovb;b'avea driito ilcammino

Verso il mar di Provenza,con disegno

Di navigaren Africa al suo regno.



i 8 .CANTO

czxTm

D barche e di sottiliegnira tutto

Fra Tuna ripa Taltrail(iume pieno:

Ch'ad uso deU'esercilocooduttoDa mohi iochiveitovaglievieno;

Perche in poter de' Mori era ridatto^

VeDeodo da Parigil litoameno

D'Acqoaraorta,voitaodo in ver la Spagoa,

Gib che v*e da raaa destra di

campagna.cxxnc

Le veitovaglien carra et io giumentiy

Tolte faor dellenavi,raao carcbe,

E tratte con ia scoria dellegenii

Ove venir doq si polea con barche.

Aveao pienele ripei grassirmenli

Quivicondolli da diversemarche;

i condullori inlorno aliariviera

Per vari leliialbergovean la sera.

czxz

II re

d'Algier,ercb glisopravvenneQuivila nolle e Taer nero e cieco,

D'uQ oslierpaesan lo 'nvilotenne,

Che lo pregbche rimanesse seco.

Adagiatoldeslrier,a mensa venne

Di vari cibi, di vin corso e greco;

Ch^ 1 saracinnel resto aliamoresca,

Ma volsefarnel bere aliafrancesca.



VIGESIMOSETTIMO 1%

cxxa

Uoste coQ^baonaensa e miglioriso

Studib di farea Rodomonte oQore,

Cb lapresenzialidi^ certo avviso

Gh'era uomo illustrepien

d'altovalore:

Ma quelche da se stesso era diviso,

Nk quellaera avea beo seco ilcore,

(Chem^l SQO grados'eraricoDdotto

Alia donna giksaa)oq facea motto*

cxxxn

II baoDo ostierche fu del diligenti

Che raaisi sieo per Francia ricordati,

Quaodo tra le nimiche e strane genti

L'albergobeni suoi s^aveasalvati.

Per servir,aivilcuni suoi parent ,A talservigioronti,vea chiamati;

De quaion era alcan di parlarso,

Vedendo ilsaracin muto e peososo .

cxzxm

Di

pensieron

pensierondb

vagandoDa se stesso lontano ilpagan molto,

Col viso a terra cbino,^ levandd

Si gliocchi mai,ch'alcun guardassen volta.

Dopo un ludgostar cbeto,sospirando,

Si come d'un gran sonno allorasciolto,

Tutto siscosse, e insieme alzb le ciglia,

vohb glioccbi all'oste aliafamiglia.



I70 CANTO

cxxxnr

lodi ruppe ilsilenzio,con secnbianfi

Piu doici UQ poco e vise men turbato,

Domaodb alFostee a

glialtri

ctrconslanll,Se d'essialcono avea moglierelata.

Che Toste e che queglihri totti quaoti

L'aveano,er rispostalifu dato.

Domanda lorquelche ciascun si crede

Delia sua donna nel servargliede .

CXZXT

Eccetto Voste,fer toiiirisposta,

Che sicredeauo averle e caste e buone.

Disse Toste: ognun pur creda a sua posia;

Gh'io so ch'avetefalsaopinione.

II vostro sciocco credere vi costa

Ch'io stimi ogoun di voi senza ragionej

cosi farquestosignereve anco,

Se non vi vuol mostrar nero per bianco.

CXXXVI

Perch^,si come ^ sola la fenice,

N^ mai piud'una in tutto ilmondo vi^e,

Cos n^ mai piud*uno esser sidice,

Che dellamoglie tradimenti schive.

Ognun sicrede d'esser quelfelice,

D' esser quelsol ch'a questapalmaarrife.

Come ^ possibilhe v'arriviognuno,

Se non ne pub nel mondo esser piii*uno?



J7 CANTO

CXL

Risposelsaracin: cbe puoitii farmi

Che pilll presente mi dlletti piaccia

Cbe dirmiistoriae

qualchesempiodarmi,Che con T opinionra s confaccia?

Perch' io possaudir meglio, tu aarrarmiy

Siediiniincontra h'io ti vegga in faccia.

Ma nel Canto cbe segue io v'bo da dire

Quel cbe fe'I'oste a Rodomonte udire.

\



174 CANTO

n

Lasciaie questoCanto,che seoza esso

Pub star Fistoria,non sara men chiara.

Metteodolo Turpiao,nch^io Fho messo.

Nodper malivolenzia n^ per gara.

Ch'io v'ami,ltremia linguahe Tha espresso,

Che mai non fu di celebrarviavara,

N'ho fattomiUe prove, e y'ho dimostro

Ch'io soli,n^ potreisser se non vostro.

m

Passi cbi vuol,re carte o qnattro,senza

Leggerneerso j e chi pur leggeruole,

Gli dia quellaedesima credenza

Che sisuol dare a finzioni a fole.

Ma, tornando al dir nostro, poich'odienza

Apparecchiataide a sue parole,

darsi luogoincontra al cavaliero,

Cos Fistoriaincomincib Tostiero.

Astolfo,e

de*Longobardi,uelloA cui lascioilfratelmonaco ilregno,

Fu nellagiovinezzaua sibello

Che mai poch'altriiunseroquelsegnoN'avria a faticaun talfattoa pennello

Apelie Zeusi, se \'h alcun pi degno.

Bello era, et a ciascun co^ parea;

Ma di molto eglincor piiii tenea.



VIGESIMOTTAVO 175

Non stimava egliaoto per Taltezza

Del gradosao, d'avere ognuD minora ;

N^ taDto che,di genti di ricchezza,Di tuttii re viciQiera ilmaggiore;

Quanto,che di presenzia e di bellezza

Avea per tutto 1 inondo ilprimooQore.

Godea,di questo udendosi dar loda,

Quantodi cosa vobntier piii'oda.

yn

Tra glialtridi sua corte avea assaigrato

Fausto Latini,n cavalierromano,

God cui sovente essendosilodato

Or del bel viso or dellabella maoo,

Et avendolo un giornoomandato

Se mai veduto avea^ presso o lontano,

Altro uom di forma cos ben composto;

Gontra quelche credea glifu risposto.

vn

Dico

(risposeausto

)che secondo

Gh'io veggo, e che parlarnedo a ciascuoo,

Nella bellezzabai pochiparial mondo;

^ quest ochiio lirestringon uoo.

Quest'DO k UQ fratelmio^detto Giocoudo.

Eccetto lui,en crederb ch'ognuoo

Di beltamolto a dietro tu tilassi;

Ma questosol Credo t'adeguipassi.



VIGESIMOTTAYO 177

XI

Partisse,in pocbiioraiitrovosse

Dentro di Roma allepateraecase.

Qaivitanto pregb,che 1 fratelmosse

Si,ch'a venire al re glipersaase: fece aocor (ben che diflicilosse)Che la cognata tacitarioiase,

Proponendolelben che n'asciria,

Oltre ch'obbh'goempre egliavria,

zn

Fisse Giocondo aliapartitalgiorno;

Trovb cavallie servitoriintanto;

Vesti fe'farper compariredorno,

Gh^ talorcresce una belia un bel manto.

La notte a laio, 1 di la moglieintorno^Gon gliocchi ad or ad or pregnii pianto,

Gli dice che qoq sa come patire

Potra tallontananza e non morire;

an

Ghe

pensandoviol,allaradice

Svellersisente ilcor nel lato manoo*

Deh, vita mia,non piagnere,e dice

Giocondo;e seco piagneeglion manco,

Gosi mi siaquesto cammin fdice,

Gome tornar vo' fraduo mesi al mancoi

N^ mi fariapassar d'nn giornoilsegno ,

Se mi donasse ilre mezzo ilsno regno.



lyS CANTO

zrr

N^ la donna percibi riconforta:

Dice che troppo termiae sipiglia;

s'alritorao non la trova

morta,Esser non pub se Don gran maraviglia.

Nod lasciailduol che giorno aotte porta,

Che gustarcibo, chiuder possa ciglia;

Tal che per la pieiaGiocoodo spesso

Si peDte ch'alfratelloabbia promesso.

Dal coUo UD suo monile ellasisciolse,

Gh'una crocetta avea ricca di gemme^

di same reliquiehe raccolse

In molti luoghin peregriDoemme;

t ilpadredi lei,h'in casa iltolse

ToraaDdo iDfermo di Gerosalemme,

Venendo a morlc poi ne lasciberede:

Questalevossi,

et al marito diede .

XVI

E che laportier suo ambre al collo

Lo prega, si che ogn or glie sov?eDga ^

Piacqueldono al marito,t acoettoUb;

Non percbedaricordo glicoDVenga:Gh^ D^ tempo nh absenzia mai dar croUo,

N^ buooa o vh ibrtana the gliavveoga,Potra a quellaiemoria salda e fi rte,

G'ha di leistmpre, e avra dopola morte.



VIGESIMGTTAVO 179

xvn

La notte ch*apd6innanzi a quellaurora

Che fu iltertnioeestremo aliapartenza,

Al suo Giocx)Ddopar ch'in braccio maora

La moglieche n'ba tosto da star senza.

Mai QOQ sidorme;e innanzi al giornoun*ora

Yiene ilmariio airuliima licenza.

Monlb a cavallo,sipartin efietto;

E la mogliersi ricorco nel letto*

XYin-

Giocondo ancor duo migllato non era^

Che glienne la crooe raccordata,

Ch'avea sotta ilguanclalesso la sera^

Poi per oblivi^Tavea lasciata.

Lasso (diceara se),di che maniera

TrQi?;er6cusa ohe mi sia accettata,

Che mia moglieon creda che gradito

Poco da me sia Tamor sao infinito?

ZDC

Pensa lascnsa,

e

poiglicade in mente

Che non sara acceitabiien^ bnona,

Mandi famtgli,andivi altrageinte,

S'egliedesmo non vi va in persona.

Si ferma,e al frateldice: or pianamente

Fin a Qaccano al priniolbergoprona ;

Che dentro a Jloma h forza di'io rivada:

E credo ^noadi giugnenier strada.



i8o CANTO

n

Non potriaare altriilbisogDOio:

N^ dubitar,h'io sarb tosio teco.

Yolib ilroDziD

ditrotto e

disse:addio;

N^ de'famigliuoi volsealcan seco.

Gia comiDciava,uandopassbilrio,

Dinanzi al sol a fuggiraer cieco.

SmoDta iQ casa; va al letto;la coDSorte

QuiviritrovaaddormeDtata forte.

xn

La cortiDa levb seDza far motto^

vide quelche men veder credea ;

Cbe la sua casta e fedel moglie,otto

La colire,n braccio a un giovenegiacea.

RicoDobbe Tadultero di botto,Per la praticanngache n'avea;

Gh'era dellafamigliaua un garzone,

AUevato da lui 'umil naztcne.

XXtt

S'attonitorestasse e mal conteuto^

Meglioh pensarlofarue fede altrui,

Ch'esserne mai per farresperimento

Cbe con suo gran dolor ne fe'costui.

Dallo sdegQoassalitobbe talento

Di trar la spada, ucciderliambedui;

Ma dalTamor che porta,al suo dispetto,

Airingraundglier/gMa interdetto.



i82 CANTO

Di coQtrarioliqaorapiagagliunge,

dove tor dovria,gliccresce doglie;

Dovedovria

saldar/piuapre puDge:

Questdglia col ricordarla moglie

N^ posadi n^ notte: ilsoono laoge

Fuggecol gusto, e mat ooa siraccoglie;

E la facciache diaozi era sibella,

Si caogiai che piiion sembra qaella.

zxfn

Par che gliocjchii ascondan nellatesta;

Grbsciuto ilnaiso par nel viso scaroo:

Delia beliliipdca glie resta,

Che ne potra far paragooe indaroo.

Col duol venae aaa febbre.sii iolesta,Che lo fe'soggioroarelFArbia e alVAmo:

E se di bello avea serbata cosa,

Tosto restb coipeal sol coltarosa.

^ Olire ch'a Fau o iocrescadel fratello

Che veggia sioiilermiflecoodutto.

Via piugrincrescehe bugiardo qaello

Principe chi lodollo,arra in lutto*

Mostrar di tdttiglinomini ilpjiiello

Gli avea promesso, e loostrera ilpittxntto}

Ma pur CDQltDuaiidola sua via,

Seco lo trapse alfm dentro a Pavia/



VIGESIMOTTAVp i85

XXBL

Gia Qon vuol che lo vegga ilre improwiso,

Per DOQ mostrar^ di giodiciorivo;

Ma per lettereiananzi glida

awiso,Che 1 suo fralelne vieae a pena vivo;

E ch'era stato all'ria del bel viso

Uq affanno di cor tanio nocivo^

Accoinpagnatoa una febbre ria,

Ghe piuQOQ parea quelch'essersoEa.

Grata ebbe la venuta di Giocondo^

QuaDtopotesseilre d'amico avere,

Cb^ uon aviea desiderato al mondo

Gosa altreCtantocfaedi luivedere.

N^ gli^piaceederselo secondo^E di bellezzadietroriboiaQere;

Ben che cbnosciiye noa fosse ilmale,

Cbe giraariaaaperiore o uguale.

Giunto,Jo fk

alloggiarel siiapalagio;

Lo visitaogoigioroo,gniora n'ode;

Fa gran provisjoohe stiacon agio;

E d'onorarlo aasaisistadia e gode,

LangueGiocondo,b^ 1 p ensieralv^gio

Gh'ha dellariamoglier,empre lo Fode:^

N 1 veder giochi,h musici ctdire,

Dramma del suo dblor pab minuire.



i84 CANTO

Le staoae sae'cbe sono appresso al tetlo

L'ultime,DDanzihanoo una salaantica.

QuivisoliQgoperch gnidiletto^Perch'ognicompagniarova nimica)

Si ritraea,empre aggiaDgeadol pettoDi pi iravipeosieruova fatica;

irovb quivi(orchi lo crederia?)Chi lo sanb dellasua piagaia.

In capo dellasala,ve ^ piiicuro,

(Che noQ vi s'usale fiaestreaprire)

Yede cbe 1 palcomal sigiaogel muro, fa d*ariapiikbiara on r^giooscire.

PoQ Tocchio quiDdi,vede quelbe daroA creder fora a chi Fudisse dire:

NoQ Tode egli'altrni,a se lo vede;

t anco aglicchisuoi proprion crede,

xm?

Quiadiscopriaellareginatutta

La pillecreta stanza e la pi iella,

Ove persona non verria introdutta,

Se per molto fedel non Tavesse ella.

Quiadimirando vide in strana lutta,

Gh'uq liano avviticohiatora con quella;

t era quelpiodnstato sidotto,Che la reginavea messa di sotto.



i86 CANTO

Stettefraglialtiiun giorno veder ch^eUa

Era tarbata e in gran maleDCODia,

Chhdoe voltecbiamar

perladonzell^

II nano fattoavea, nh ancor veaia.

Mandb la terza volta;t adi quella,

Che: madonna,egligiuoca,iferia;

E per non stare in perdiud'nn soldo,

A voi niegaenire ilmanigoldo.

A SI strano spettacoloiocondo

Rasserena la frontee gliocchi e ilviso;

E, qualen nome, diventb giocondo

D'effettoancora, e tomb ilpianton riso*

Allegroorna e grasso e robicondo,Che sembra on cberubin del paradiso;

Gbe 1 re, ilfratello tutu la famiglia

Di talmutazion simaraviglia

St

Se da Giocondo il re bramava ndire

Onde venisse ilsubito conforto,

Non men Giocondo lo bramava dire,

E ire ilre di tanta inginriaccorto.

Ma non vorriache piudi se, pnnire

Volesse ilre la mogliei qaelorto:

Si che per dirloe non fardanno a lei,

l\ re fece giurara Tagnnsdei.



i88 CANTO

HIT

Se panre al re yituperosoatio,

Lo credereteben,seoza ch'io 1 gioii.

Ne fu per arrabbiar,erveair

matto,Ne fu per dar del capo

in tuttii muri:

Fa per gridar,a per ooa stare al patto;

Ma forzah cbe la bocca al fiasituri,

E che Fira trangugimara et acra,

Poi che giuratovea su I'ostiaacra

Che debbo far,che mi consigli,rate?

(Disse a Giocondo )poiche ta mi tolli

Che con degnavendetu e crudelute

Questagiastissimara io ooa satoUi?

Lasciam (disseiocondo)uesteingrate^ proviame son I'altrecosimoUi:

Facciam delle lor femmine ad altrai

Qaelch'altridelle oostre haa fattoa nui*

JLfl

Ambi gioveniiamo,e di bellezza,

Che facilmente non troviamo pari.

Qaalfemmina sara che n^usiasprezza,

Se contra i brattiaocor noa haa ripari?

Se belt^ ooa varra n^ giovinezza,

Varranne almeo Taver con noi daoari.

Noa vo' che tomi,che non abbi prima

Di mille moglialtrailaspogliapima*



1^3CANTO

L

Gli h megliona trovarae cbe di iaccia

di costami ad ambl gratasia;

Che lorcomuneinente sodisfaccia,

DOQ D'abbin d'aver mai gelosia.

perche(dicealre)vao'*cbe mi splaccia

Aver piiie ch*un altro in compagnia?

So ben cb'ia tulto ilgran femioeo stuolo

Uaa uon h cbe siiacontenta a un solo.

u

Una (senzaforzar nostro potere,

Ma quandoilnaturalbisognoinviti)

In festagoderemoci in piacere,

Che mai contese non avrem n^ liti.

Ne credo che si debba elladolere;Che s'ancqogn'aliravesse duo mariti,

Piu ch'ad un solo, duo saria fedele;

THk forses'udirian tante querele.

lh

Di

quelche disse il

re,

molto conteoto

Rimaner parveilgiovineomano.

Dunque fermati in talproponimento,

Cercar molte montagne e molto piano.

Trovaro al fin,ecoodo illoro intento,

Una figliuola'uno ostieroispano,

Che teueva albergol porlo di Vaienza,

Bella di modi e belladi presenza.



iQ%C A T O

NelFalbergoo garzoa stava per fame,

Cb'iD casa dellagiovedeiastette

A'servigiel padre, d'essa amaote

Fu da'primiaai, e del suo amor godette.

Bea s'adocchiar,a doq ne fe'sembiante,

Gh'esser Dotato ogaun di lor temette:

Ma tosto ch'ipatron la famiglia

Lor dieroD luogo,lzar tra lor le ciglia.

Lyn

II fante domandb dove ellagisse,

qualdei duo signoravesse seco.

A puDio la Fiammetta ilfattodisse

(Cos vea nome, e quelgarzone ilGreco).

Quando speraibe '1tempo, oimel veuisse

(11Greco le dicea)i viver teco,

Fiammetta,aoima mia,tu te ne vai,

non so piiii rivedertimai.

LTHI

Fannosi i dolci miei disegnimari,Poi che seid'altri,tan to mi tiscosti.

lo disegnavaavendo alcun daoari

Gon gran faticae gran sudor riposti,

Gb'avanzato m*avea de' miei salari

delle.bene andate di molti osti,

Di tornare a Valenza, domandarti

Al padretuo per moglie, di sposaiti.



VIGESIMOTTAVO jgS

ux

La fanciallaneglimeri sistriDge^

E rispoDclebe fa tardo a venire.

PiangeilGreco e sospira partefioge.Vuonimi (dice)asciarcosi morire?

Con le tue braccia i fianchialmen mi cinge:

Lasciami disfbgaranto desire;

Ch'ionaDzi ciietu parta, ogdimomeDto

Che teco io stiami fa morir contento*

La pietosaaociullarispondendo:

Credi,dicea,che men di te nol bramo;

Ma D^ luogon^ tempo ci comprendo

Qui, dove in mezzo di tantiocchi siamo*

II Greco soggiungea:erto mi rendo,

Che s'un terzo ami me di quelch'io t'amo^

In cjuestaotte almen troverai loco

Che ci potrem godereinsieme un poco.

LXI

Come potrb(diceaglia fjnciulla),Che

sempre in mezzo a duo la notte giaccio?

E meco or Funo or Taltro si trastulla,

E sempreall'n di lor mi trovo in braccio?

Questotifia(soggiunselGreco)nulla^

Che ben tisapraior di questo impaccio^E uscir di mezzo lor,ur che tu Toglia:

E dei voler,uandodi me lidoglia



1^4 CANTO

Lxn

Peosa ellaalquanto,poldice che vegna

Quando creder potra ch^ognonodorma;

piaoamenteome far cod vegna,

dell'aodare e del toroar rinforma.

IIGreco,si come ellaglidlsegoa,

Quando sente dormir tutta la torma,

Viene alFuscio e lo spinge,quelglicede:

Dlra

planpiano,va a teuton col piede.

UOII

Fa lunghipassi,sempre in queldi dietro

Tutto si ferma,e Taliro parche muova

A guisahe di dar tema nel vetro,

Non che 1 terreno abbia a calcar,a Taova:

tien la mano innanzi simil metro;

Va brancolando infin che '1lettotrova;

di la dove glialtriavean le piante,

Tacito sicaccio col capoinnaate.

LXIV/

Fra Tuna e Faltragamba.diFiammetta,Che supinagiaceadirittovenne ;

quandole fu a par, Tabbraccib stretta,

sopraleisin presso

al dl si tenne.

Cavalcb forte, non andb a staflfetta,

Ch^ inai bestia mutar non

gliconveone;Gh^ questapare a lui die si ben trotte,

Che scender Don ne vuol per tutia noue.



VIGESIMOTTAVO igS

ixw

Avea Giocondo,t avea ilre sentlto

IIcalpesdobe sempre illettoscosse;

E Tuao e Faliro,'uno error schernito,S'avea creduto cbe 1 compagno

fosse..

Poi ch'ebbe ilGreco il suo cammin foroito;

Si come era venuto anco toroosse.

Saett6 ilsol daU'orizzoote i raggi;

Sorse Fiammetta, fece entrare i paggi..

IXVI

II re disseat compagno motteggiarido

Frate,olto cammio fatloayer dei;

E tempo h ben cbe tlriposi,iiando

Stato a cavallotutta nolle sei.

Giocondo a luirisposei rimando^

E disse:tu di'quelch'io a dire avrei.

A le locca posare, e pro tifaccia,

Ch6 iQlta nolle hai cavalcato a caccia.

Lxvn

Ancb'io

(soggiunsei

re)senzaalcun fallo

Lasciato avria ilmto can correre un irallo,

Se m'avessi prestatoun po'ilcavallo,

Tanio cbe 1 mio bisogno.ave^siatlo.

Giocondo replicb:on tuo vassalla,

E puoifar meco e rompere ognipatio;

Si che non convenia talcenni usare;

Ben .mi poteyiir:laacialastare.



f 96 CANTO

Tanto repKctVuUytaoto aoggtuoge

L*allro,he sooo a grave liteinsienM*

VeDgoQda' motti ad

uq parlarbe

fmoge;Ch'ad amenduo Teaser beffatopreme.

CbiamaQ Fiammeua (cbenon era lunge

dellafraude esser scoperlateme)

Per fare ia viso Tuho airaltrodire

Quelche negaudoambi pareau meotire.

Dioiini(1ediaseilre con fieroaguardo),

E nou temer di me od di coatni^

Chi tutta QOtte fu quelsigagliardo

Che tigodesenza far parte altnii?

Credendo Fuu provar rakro bugfardo.La rispostaspettavauo ambedui.

Fiammetla a'piedior si gicio,ootrta

Di viverpiik,edeudosi scoperta.

IXX

DoonaDdb lor

perdono,he d'amore

Ch*^ UQ giorineitovea portatb,spiota^

da pieik'un tormentaio core

Che molio avea per leip^titb,iota,

Caduta era la nolle iu quellarrore : *

seguitb,euza drr cosa fiata,

Come ira lor couspeme sicondusse,

Ch'ambi credesaoa che 1 bompagftdil^.



198 CANTO

uanr

Gonchiaso cfa'ebbon qaesto,ckiamar fero

Per Fiammetta medesima ilsao amaate^

E in

preseDziai mold

glila dieroPer mogUe,e dote che gU fu bastaote.

Poi moQtaro a cavallo,illor sentierp,

Gb'era a ponente, volsero a levante;

Et allemogtilor se ne toroaro,

Di ch'afiannomai piiinonipigliaro.

UDDT

Uostier quifinealia sua istoriapose,

Che fa coo molta atteozione udita.

Udilla ilsaradn,vk glirispose

Parola mai,fin che oca fu finita^

Poi disse:io credo beo^cheeiraioose

Femmioil frode siacopiaiofiaita;

N^ $ipotriaalla millesma parte

Teuer memoria cou tutie le carte.

LZXfl

Quiviera

uduom

d'eia,b'avea

piiiettaOpinioQdegliakri, iugegoo ardirej

nou potendormai,chh $t negletta

Oguifemmioa fosse,iupadre;

Si volse a quelph'aveaT istoriadelta,

E glidisse:assai cose udimmo dire^

Che verlude in ae non haono akooa,

E ben di qaeste^ la tuiafavxAa ana.



VIGESIVIOTTAVO199

LXXVU

A chi te la narrb noo do credenza,

S'evaogellstaeo fosseDel resto;

Ch'opinione,iucbêsperieozaGhâbbia di donne,lo facea dir quesio.

L'avere ad ana o due maiivolenza,

Fa ch'odia e biasma Taltre oltreaironeato;

Ma.se glipassa Tira,0 vo' tu Foda,

Piu ch'ora biasmo,anco dar lor

gran

loda.

ixxfin

E se vorra lodaroe,vra iDaggiore

II campo assai,h'a dime mal non ebbe:

Di cento potradir degoedôru)re

Verso una tristacfaebiasinar si debbe.

Non biastnartutte,ma serbarne fuore

La bontk d'infinitesi dovrebbej:

se '1Valerio cuo disse ahrimente,

Disse per ira/enon per quelche sente*

Ditemi lin poco, e di voi forsealcund

Gh'abbia sei;vato alia sua mogiiefedie? .

Cbe niegbindar,qtiandolia opporluno^

AH'altrui donna,e darle ancor mercede?

Gredete m tutio '1mbndo irovarne uno? -

Ghi 1 dice,mentej

e folleh ben chi *1crede.

Trovatene vo' alcuna che vi chianii?i

(Non parloeUe pabblichet infandi).



900 CANTO

GoDoscete aleon voi che noQ lasciasse

La mogliesola,ncor che fossebella.

Per seguireltradoDDa

, se sperasseId breve e ^pilmentetteoer quella

Che farebbe egli,oaiKloo pregasse,

O desse premioa lui doooa o donzella?

Credo,per comj^acerer questeor quelle^

Che iQUi lasciaremiuovila pelle.

Quelleche i lor mariii hanno lasciati^

Le pi i6liecagionevata n'hanno

Del suo di casa liveggoD svogliati,

che fuor,elTaliraibramosi Taaoo.

Dovriano amar, volendo essere amati^E tor con la misura ch'a lor danpo.

lo farei(se me st6sse ildarla e torre).

Tal legge,h'aom noD potrebhepporre*

Saria lalegge,h'ogmdoona colta

Iq aduherio,ossemessa a morte,

Se provar qon potessech'ijiDaoka

Avesse adalteratoiisub consorte:

Se prbvar.lootesse andrebbe asciofta,

Ne lemeria ilmarito n^ la corte

Cristo ha laadato nei precettiaoi:

Nod faraltraiquelche patiron vooi*



VIGESIMOTTAVO aoi

La incodtinenza h quaato mal si puote

Impatarlor,on giaa tatto lo stoolo.

Ma in questo,chi ha di noi piiirutte bote?

Che contiDente non si trova un solo.

E molto piii'ha ad arrossirle gote,

Quando bestemmia,adroneccio,oio,

Usura et omicidio, se v'^ P^gg^^^

Raro,se noD

dagliuomini,far

veggio.UDDQT

Appressolleragionivea ilsincero

giustoecchio in pronto alcun esempio

Di donne,che n^ in fatton^ in pen^ero

Mai di lor castitapatironcempio;

Ma ilsaracinche fuggiadire ilvero,

Lo minaccib con viso crndo et empio,

Si che lo fece per timor tacere;

Ma gianon lo mutb di suo parere

LXXXT

Posto ch'ebbe allelitie allecootese

Termine il re pagan,lasciola mensa:

Indi nel letto,er dormir,si stese

Fin al partirelFaria scura e densa;

Ma dellanotte, a sospiraroffese

Piii delladonna,ch'a dormir,dispensa.Quindiparte alFuscir del nuovo raggio,

fardisegnan nave ilsuo viaggio*



2^2 CANTO

UUUCfl

Pero ch'avendo tutto quelrispetto

Gh'a buoo cavallodee baon cavaliero,

A quelao bello e boono,ch'a

dispettoTeoea di Sacripantedi Ruggiero,

Yedendo per duo gioroiverlo strelto

Piu che non si dovria si buon destriero,

Lo pon, per riposarlo,lo rassetta

In Qoa barca, peraodar piiin iretta*

Lxxxvn

Seoza iodugiol ooccbier varar la barca,

E dar fa i remi all'acquaella sponda.

Qaella,oa moito grande poco carca,

Se oe va per la Sonna giua seconda.

Non fuggeilsao peosier, se ne scarca

RodomoDte per terra uk per ouda :

Lo trova in sa laprodae ia su la ] oppa;

se cavalca,lporta dielro ia groppa

Lxxxvin

Aozi nel

capo,

o sia oel cor glisiede,

E di fuor caccia ognicooforto e serra*

Di ripararsilmisero dod vede,

Da poiche gliDimici ha nella terra.

Nod sa da chi sperar possa mercede,

Se glifaoQo i domeslici suoi guerra :

La notte e 1 gioruo sempre k combattuto

Da quelcrudel che dovria dargliiuto



VIGESIMOTTAVO ao3

Navigailgiorno la notte segaeote

RodomoDie,col cor d^affaDDigrave j

DOD SI pa6 ringiuriaor di meoie,

Che dalla donna e dal soo re avuto have;

la pena e ildolor medesmo sente,

Che sentiva a cavallo,ncora in nave:

N^ spegner pub,per star nelFacqua,lfaoco}

N^

pubstato mutar

permutar loco.

xc

Gome r infermo che dirottoe stanco

Di febbre ardente,a cangiandolato;

O sia su Tuuo o sia sn Taltro fianco,

Speraaver, se sivolge,igliortato;

Nh sul destro riposae sul manco,

per tutto ugualmente travagliato:

Gosi ilpaganoal male ond'era infetlno,

Mai trova in terra e male inacqua schermo

xa

Non puote in nave aver pidpazienza si fa porre

in terra Rodomonte.

Lion passa e Vienna,indi Valenza^

vede in Avignoneilricco ponte;

Gh^ queste terre et altreubbidienza,

Gheson tra

ilfiume e 1 celuberomonte,

Rendean al re Agramante al te di Spagna

Dal di che fur signorella campagna.



^4 C A N T O

Verso Acqaamorta man dritta 6t terme

Con animo in Algierassare in fretia;

E sopra un fiume ad una villavenne

da Bacco e da Cerere diletta;

Che perle spesseingiariehe 506lenne

Dai soldati,votarsifu costretta*

Qainciilgran mare, e quindieirapriehe

Valli vede

ondeggiare bionde

spiehe.sail

Quiviritrova una piccolahiesa

Di QQovo sopra on moDticel murata,

Che poich'intorno era la gnerra accesa,

I sacerdotivota avean lasciata.

Per stanza fn da Rodomonte presa}

Che per silo, perch'ra seqnestrata

Dai campi,onde avea in odiondir novella,

Gli piacqueslhe mutb Algierin quella.

zcnr

Mntb d'anddre in Africa pensiero.

Si commodo gliparve illuogot bello.

Famigli carriaggiilsuo destriero

Seco alloggiare'net medeimo ostello.

Yicino a pochelegbe Mompoliero,

ad alcun altroricco e buon castello

Siede ilvillaggiollatoaliari^era;

S\ che d'avervlogn'agtolmodo v'era.



a^6 C A N t O

xcvm

Tosio che 'isaradn vide la bella

Donna apparir,esse ilpensterdal foodo

Ch'avea di biasmar sempre e d'ddiar quellaScbiera genlilhe pur adorna iltiiottdo.

E ben glipar dignissimasabella,In cui locar debba ilsoo araor secondo/

spegner totalmente ilprimo a modo

Che dall'assesi trae chiodo con chiodo.

xax

Incontra se le fece, col piiiolle

Parlar che seppe, e col migliorembiahtey

Di sua condizione domandolle:

t ellaognipensierlispiegonnante,

Come era per lasciareilmondo foQe,

E farsiansica a Dio con opre sante.

Ride ilpagano aider,h'in Dio non crede,

D'ognileggeimico e d'ogniede:

c

Echiama intenzfone erronea e lieve;

E dice che per cerlo ellatroppo erra ;

N^ men biasmar,che Tavaro sideve,

Che 1 suo ricco tesor metta sotterra:

Alcuno ulilper se rion ne riceve,

E dalFuso degllltrinbmini ilsetra.^

Chiuder leou sidenno,orsi e serpenli,

E non le cose belleet innocenli.



VIGESIMOTTAVO 107

a

n monaco cb'a questoavea rorecchia,

E per spceorrer lagiovaneucauta,

Che ritrattaon siaper la via vecchia ,

Secieaal governo qaalpraticoaata;

Qaividi spiritalibo apparecchia

Tosto una mensa sontuosa e laata.

Ma ilsaraciQ che con mal gusto nacque.

Nod

pur

la

saporb^he gli

dispiacque:en

E poich'iD vano iimonaco interroppe^

E non pot^mai far s\che tacesse,

E che di pazienzalfreno roppe,

Le mani addosso con furor gliesse.

Ma le paroleie parerviroppe

Potriano omai,se piiie ne dicesse:

Si che finirbilCanto;e mi fiaspecchio

Quelche per troppo dire accadde al vecchio



ORLANDO FURIOSO

CANTO FIGESIMONONO

^ i

ARGOMENTO

Isabella tagUar sifa la testay

Pria che saziar la sôgliael pagano ,

11 qualeasHîsto delsu envr, con mesta

Fronte acquetar cereaio spirtoin vano.

Un ponte ha falto,

ove spagliatoesta

Chiunque arrisâ. E con Orlando insano

Cade eglipoi nelfiume.

Indi non bada

n pazzo, eja gran cose poi per strada

0deglinomiai inferma e iDstabil mente

Gome siam presti variar disegno

TuttI i peosierutiamo facilmente,

Piii quelche niBiscoa d' amoroso sdegno.

lo vidi dtanzi 11saradu si ardente

CoDtra le donne^ e passar tanto ilsegno y

Che non chespegner Fodio, ma pensai

Che non dovesae intiepidirloai.



aio ANTO

u

Donne gentil,er qaelch'a biasmo vostro

Parlb contra iidover,sioffeso sono,

Che sin che col suo oiai non glidimostroQnanto abbia fattoerror, non gliperdono.

lo farb si con penna e con inchiostro^

Ch^ognanvedra che glira odle e baono

Aver taciulo,mordersi anco poi

Prima lalingua,he dir mal di voi.

m

Ma che parlbome ignorantescIqcco

Ye lo dimostra chiara esperienzia*

Incontra tutie trasse fuor lo stocco

Deirira,enza farvidifferenzia:

Poi d'Isabellaon sguardos\Tha tocco,

Che subito glifa mutar sentenzia.

Gia in cambio di queiraltraa dlsia,

L'ba vistaa pena, e non sa ancor cbi sia.

IT

E come ilnuovo amor lo punge e scalda,Muove alcune ragiondi poco fruttp

Per romper qaellaente iiiterae saUa i

Cb'ella avea fissaal Creator del taiio*

Ma I'eremitache Yh soudb e f^ildal,

Perche ilcaslo

pensieron aia distrbtto.

Con argutnemiiuvalidie fenni,

Quantopiiiub^le fa riparischermi.



VIGESIMONQNO 91k

Poi che Tenipidpagao.moltoa sQS )r|Qt.

Con langaooia qnelooaco audace^

che gliha deitoia vaa ch'al sqo de;;ertQSeDza leipub tdroar quaadoglipiacie;

che Duocer si vede a viso aperio^.

,

che seco non vuol trieguae pac9) .. .

La mano al mento cod fu^orglistese,

tanto ne

peU quaotone

pre^e:

si crebbe la foria he nel c Uo.

Con man lo striogeguisadi tanagUiSii

poich'uaa e doe volte raggirollo.

Da ae per Taria T^rso ilihar lo scaglia.

Che D'a^weoisae,h dico d 'soHol

YarisLfama ^ di lui,ji^ siragguagliai.

Dice alcnn che sirotio a no sasso resta,,

Che Tpi^HOD sidiscerpedalla usata: ..

t altri,b'a cadene andb nel inat'e^ ;. 1

Ch'era piddi tre. nigltaodl IodUdo^

die morj per 000 saper oolare, .

.

:

Fatti assalprieghioraziODi io vaDO^^ ; ,i i ..

Aliriyb'uD Saoto lo T^noeaiatare,

Lo trasse al liiocod visihilano*

. w

Di queste,qualsivuol^la vera sla:.

Di lui non parlapiuTisiortaia..



tis CANTO.

Rodomdate cradel,poicbe levato

S'ebbe da canto ilgarruloremita,

Si ritorDb con viso men turbato

'

Verso la donoa mesU e sbigotlita;

col parlarh'^ fragliamanti usato,

Dicea ch'era ilsuo core e la sua vita,

1 suo, conforto e la sua cara speme^

t altriaomi ui cbe faoiio ipsieme*

si mostrb si costumato allora,

Che Dod le fece alcua segno di ibrzal

11 sembiaote gentilbe rinuatnora,.'

L'usatO'Orgoglioa lai sptgoer et aiiknQf2 i:

bea che 1 fruttotrar be po$9a fiiora^

Passar nou pero raole olcre aliascorea;: ,

Ch^ oon glipar cliepotesse esserbuono^ .

Quaudo da ki nou \o acoettasse in dono.i

cosidi disporrepoco a poca ,

'

.

A'suoi piacerisabellacredea. ^ '

; ' ^

ila,cbe iu sisoliogostraoa looo^'*

Qual topo ID piedeialgatto,ivede^^

Yorria irovarsiiniianeiia idefizotifiiocio; '..

seco tuttavolta

rivolgea*Mn

, i: .

S'alcuu partio, alcana via fosie'attp

A irarlaquindiimxBacalaia^intdlta.



oi4 GA^MTO

Per on piamrdi q poco moiBenio^

Di che n'faatt abbosdanza ittUo Imoiido^

Noa diflprcBsattd perpMbo cooledtOy

Uq vero gaadioa nulla altroiieci Qdo;

Potreie laUaTia riirorareeotb,

mille donne di iko ^Bocoisdo;

Ma chi vi passa dar cpestdio do no,

Nessuno al

mondo,o

poqhifltribooq.

Ho nodzia d'lin'î^, Yho vedfata

Yenendo,e so dove tronirpe appreaso,

Che bollitacx n cUerale n rata.

Ad un fuocd di legnadi dpressb,

fra mani ioooceoti indijpremau^ . ^

Manda nn liquor,ip%Ui r bagdad'êste

Tre volte ilcorpo, ia a nbdo rindora^^

Che dal ferro e dal fdoooTaa^nra.-

im

lo dico,e tre toIiâein'immdla ,

Un me$e invuioerjA le sidrov^... .

Oprarconvienai ogni'^MntiinpoUa,

Ch^ sua virtCtpiiinpiMiOon giova . .

lo 8o farFacqua,elôîaoeor faroUa;

Et'oggiaeor toi inevedifeieprpwt'

vipu6,i iooon^ UO)esaer pMignta

Che d'aver tatta finreâlggiacqutatata



VIGESIMONONO'

it 5

XVB

Da vol domaodo in gmderdoiii questo^

Che 8U la fede vostra mi giariate

Che nh in detto tikin opera molesto

Mai pidsarete aliamia casiitate.

Gosi dicendoyRodomonte oneMo

Fe' ritoroar,b'in tatiu voloataie

Venne c^inviolabili facesM^

Che pillh^ellanon disse e pttModiaaet

E servarallefiacbe vegga fatto

Delia mirabil acqaa esperfeozia;

sforzerasieiotaoto a Don fare atto,

A non far segno alcun di violenzia. -

Ma peiisapoidi non tenere ilpatto/ ^

Perch^ non ha timor nk riverenEia '

Di Db o di Santif nel mancar di f de

Tntta a Ini la bngiardafricacede.

Ad Isabellail re d*Algfereongiuri

Di non la molesur fe'piiii imille^

Pur ch'essalavbrar Facquaprocuri, - -

Che ^ lo pnb qualfb giaCignoe AohSUe.

Ella per baize e per vallonioscuri

Dalle ciitaJontaAa dalle vlUe

Ricogliei molte erbe; ilsaratino- '^

Non Tabbandona,Vh seinprtficjttoi^



si6 CANTO

Poi ch'ippillMirtiyciaiit*erabastaou^

ColsoQ dell*erbe e.

coo; tadicie. seoza,

Tardi si ritoroiarolialor.iftanza^Dove quelparagon ;dicoodneiiza

Tutta la Qotte spendecbe ravaoza^

A bollirerbe 0Q molta avvciienza:

E a tutta Toprae a tattiqueimisteri

Si trova ogiior praêoteil ce d'AIgidri;

XXV

Che proddceadoqjuellaotte in giuoco

Con quellioqhiaeryich'eraaleco^

Sentia er Ip,color, l PFioinfuoco

Gh'era rinchiuôa qtlelloiigustoapeô,

Tal sete,dje bevBodo oc motto or poca, .

Duo barili ^qtar pietui greco,

Gh'ave (Q0(oJtono o duo giomiinnanti

I suoi 8cu4i6ricerti viiodami*

NoQ ei^ . Hodomootei.usato al vioo ,i

Perch^ litlegg softJ0 upetaeidanoa:' .

E poiche.lo.giuAbiq oirivioo ''

Gli'p)ffV |digliQrbejl nettlureo la manna;

ripreodeoidpHto {saraoiDO

,

Gran tazze e pietufiasbhie iracannaiJ *i

Fece ilbuQ : vino/cblsâdbspebsomoroo^

Girare il. ap6.autti Qir eun.wriiQ-; It



VIGESIMONONO i7

La doDoa in queMo mezzo la caldaia

Dal fuoco tolse,ve (Juell'erbeosse;

E disse a Rodombnte : accib che paiaChe mie parolel veoto non ho mosse^

Quellache 1 ver dalla bugiadispaia^

che pub dotte far le geotigrosse^

Te ne faro TesperieDZiancora,

Nonneiraltrui,a

nel miocorpo

orora.

XXTV

lo voglio far i\saggiosser la prima

Del feliceliquori virtu pieno,

Accio tu forse non facessistima

Che ci fossemortifero veneno.

Di questo bagnerommidalla cima

Del capo giupelcollo e per lo seno:

Ta poitua forza in me prova e tua spada^

Se questo abbia vigor,e quellaada.

XXV

Bagnossi,ome disse,lietaporse

Airincaato paganoilcolloignudo,

Incauto, vinto anco dal vino forse,

Incontra a cui non vale elmo n^ scudo.

Quell'uombestialle prestofede, scorse

Si colla mano e si col ferro crudo,Che del bel capo, gikd'Amore albergo,

Fe* tronco rimanere ilpetto ef iltergo



ai8 CANTO

snri

Quel fe*tre balzi;fuone adita cbiara

Voce cb'nsceDdo nomiob 2ierbiaO|

Per cui seguirellatrovb sirara

Via di faggiri man del saracioo.

Alma9ch*aveslipi ia fede cara,

1 nome, quasiigooto peregrioo

Al tempo Dostro^ dellacastitade,

Che la loa vita e la tua verde etade,

xxm

Yatteoe in pace,alma beats e bella.

Cosl i miei versiavesson forza ome

Ben m' affaticbereion tulta qnella

Arte cbe tanto ilparlarrna e come,

Perch^ mille e milKanni e piii,ovella

Sentisseilmondo del tuo cbiaro nome.

Vatiene in paoe aliasuperna sede^

lasciaall*alireesempiodi tna fede.

xzfin

AlFatto

incomparabilestnpendo,Dal delo ilCreator gi glicchi volse^

disse:piiii quellaicommendo,

La cni morte a Tarqoiniolregno tolse;

per qnestouna leggeare intendo

Tra quelleie cbe mai tempo non sciolse;

La qualper le inviolabilacque giuro

Cbe non mutera secolo fntnro.



MO ANTO

Di tuni i lochiintorDO fe'venire

Mastri,hj per amore e chi per'tema}

Efattobea aeimila nommi uoire

De' gravisassii vicin nionti scema/

E ne fa una gran massa isubilire;

Che dallacima era aliaparteestrema'

Novanta braccia; e vi nocbiude dentro

La^chiesa,he i doo amami have nel cemro.

Imita qtiaiia anperbaole

Cbe fe*Adriaho all'ondatiberioa.

Presso al s^polcrou torre altavuoley

Ch^abjurvialcun tempo si destina.

Un poQte stretto e di due braccia sole .

Fece suiracqiiabe correa vicioa.

LuDgo ilpoDte, ma largora sipoco,

Che daya a pena a duo cavalliloco;

xtznr

A duo cavalliche veouti a paro^

O ch'iasieme si fosseroabootrati;

E noQ avea n^ qpondanh riparo^

E sipotea cader da tnttii lati.

11 passarqoindiuol che costicaro

A

guerrieripaganibattezzatt;

Cb^ dellespoglieor mille trofei

Promette al cimiteriodi cottei.



aaa CANTO

xxxm

Mold frapodiii vi capiuro*

Alcuni la via drittavi condusse ;

Ch'a

qaeicbe

versoItalia

Spagna andaro,Altra ooD era cbe piutriu fusser

AitriTardire e, piu cbe vita caro

L'oDore,i/arvidi se prova indusse^

tuttiyve acquistarredean la palma,

Lasciavaa Tarme,e molti itisieme Talma.

Di quellib'abbattea^*eraapagani.

Si contentava d'aver spogliet armi;

di cbi primafuro,i oomi piaoi

Vi faceasopra, e sospendealei ma rmi:

Ma riteDeain prigioouttii cristiaoi; cbe in Algieroilimandasse parmi.

Fioita ancor Don era Topra,qaando

Yi venne a capitarelpazzo Orlando.

A caso venne ilfur/osoconte

A capitaru questa gran riviera.

Dove, come io vi dico,odomonle

Fare in frettafacea,e finitoera,

La torre ne ilsepolcro,a pena ilponte;

di tatte arme, fuor cbe di visiera,

A quell'ra ilpagan m trovo in punto,

Gh' Orlando aliiume e alpoatek sopraggiooto*



VIGESIMONONO 2a3

Orlando (comeil suo furor lo caccia)

Saltala sbarra, soprailpoDte corre.

Ma RodomoQte con turbata faccia,A pi com' era innanzi aliagran torre,

Gli gridai lontano, gliminacda,

N^ se glidegnacon la5padaopporre;

Indiscretovilian,erma le piante,

Temerario,importunot

arrogante.XX41

Sol per $ignoricavalieri fatto

II ponte^:non per te, bestiabalorda.

Orlando,ch'era in gran pensieristratto,

Vien pur innanzi, fa Torecchia sorda^

Bisognach'io casugfaiuesto mauo

(Disselpagano)j |oq la vogliangorda

Venia per traboccarlo.gjuneironda,.

Non pens^odorovpr G\ngiirisponda.

ma

In qMefttoempo uoa ge^uilonzella,*

Per passar ^yra ilpc^, al fiume arrlva,

Leggiadr^menternata e in viso bella,

E Qbi MH^b^nii accort^meote scbiva.

Era (serviioorda,igner)uella

Che per ognialtravia cercaodo

givaDi Braodtmarte,lsuo amator, vesiigi,

Fuor cb6)dove era, deotro di Parigi.



aa4 CANTO

XLnr

NelFarrivar di Fiordiligil ponte

(Checos) la donzella nomata era),

Orlando s'altaccb coo RodomoDteChe lo volea giitarnella riviera.

La donna ch'avea praticael conte,

Subito n'ebbe conoscenza vera;

E restb d'altamaraviglialena,

Delia folliache cosl nudo ilroena.

XLT

Fermasi a rignardarhe,fine avere

Debba ilfuror dei duo lanto possenli.

Per far del ponte Tun Taltro cadere

A por tntta lor forza sono intend.

Come 6 che un pazzo debba sivalere?

Seco ilfieropagan dice tra*denti;

Equa e la si volge si raggira,

Pieno di sdegnoe di superbia d'ira.

XLVI

Con Tuna e Tallra man va ricercando

Far nova presa, ove ilsuo megliovede:

Or tra le gambe or fnor glipone ,quando

Con arte tldestro, qnandoil manco piede

Simigliaodon)onte intorno a Orlando

Loslolidoorso che sveller

sicrede

L' arbor bnde 6 caduto;e come n'abbia

Quelloognicolpa,dio gliporta e rabhia.'



VIGESIMONONO t^5

TLYn

Orlando,che FiDgegnovea sommerso,

lo noD so dove,e sol la forza usava,

L'estrema forza a cui per Tuniverso

NessuQO o rare paragonsi davaj

Gader del ponte si lascioriverso

Col pagano,abbracciato come stava.

Gadon nel fiume,e vanno al fondo insieme:

Ne saltain ariaI'onda,e illitogeme,

iLym

L'acquaifece distaccarein fretta.

Orlando h nudo, e nuota com'un pesce:

Di quale braccia,di la i piedigetta,

viene a.proda; come di fuor esce,

Gorrendo va, n^ per mirare aspetta,

Se in biasmo o in loda questo gliiesce.

Ma ilpagan che daU'arme era impedito,

Torno piatardo e con piu aSanao al lito.

tux

Sicuramente Fiordiligintanto

Avea passato ilponte e la riviera,

gnardatolsepolcron ognicanto,

Se del suo Brandimarte insegna'era

Poi che uh Farme sue vede n^ ilmanto,

Di ritrovarloin altraparte spera

Ma ritorniamo a ragionarel conte,

Che lasciaa dietroe torre e fiume e ponte.



ftft6 CANTO

Pazzia sark^e le pazzie'Orlando

Prometto raccontarvi ad una ad una;

Ch^ tante e tante fur,chMo non so quandoFinir;a ve n'aodrb scegliendolcana

Solenne et atta da narrar cantando,

E cb'airistoriami parrkopporluna;

N6 qaellaacerb miracolosa,

Che fo ne' Pireneisopra

Tolosa.

u

Trascorso avea molto paese ilconte,

Come dal grave suo furor fu spintoj

Et al fincapltbopra quelmonte,

Per GUI dal Franco k ilTarracon distinto;

Tenendo tuttaviavoltala fronte

Verso la dove ilsol ne viene estinto:

E quivigiunsein uno angnsio calle,

Che pendeasopra una profondaalle.

UI

Si vennero a incontrar con esso al varco

Duo boscherecci giovenih'innante

Avean di legnan loro asino carco:

percbeben s*acccorsero al serobiante,

Ch'avea di cervel sano ilcapo scarco,

Oil gridanoon voce minacciante,O cb'a dietro o da parte se ne vada^

che silevidi mezzo la strada.



VIGESIMONONOtrj

ua

Orlando noD rispondeltro a queldetto

Se DOQ che con furor lira d'un piede,

giunge puQto Fasino nel pettoG)D quellaorza cbe tutte altreeccede;

t alto illeva si,ch'uno augelletto

Che voli iQ aria sembra a cbi lo vede.

Quel va a cadere aliacima d'un colle,

Ch'un

miglioltrela valleil

giogoestolle.

Indi verso i duo gioveois'avventa,

Dei qualio, piu che seuno, ebbe avventura;

Che dalla balza che due volte trenta

Braccia cadea,sigittber paura.

A mezzo iltratto trovb molie e leuta

Una macchia di rubi e di verzura,

A cui baslb graffiarglia poco itvolto;

Del resto,lo maudo libero e sciolto.

L' altros'atlaccaad ua scheggioah'usciva

Fuor della roccia, persalirvisopraj

Pereh6 si spera,s'allacima arriva,

Di trovar via che dal pazzo lo cuopra .

Ma quelnei piedi(ch6noa vuol che viva)

Lo pigh*a,entre di salirs'adopra;E quanto piiibarrar puote le braccia

,

Le sbarra sich'in duo pezzilo stracciaj



2SS CANTO

A quellauisahe veggiamtalora

Farsi d'uno airoo,arsid'aa polio,

Quando si vuol dellecalde

ioteriora,Che falcone o ch'astorrestisatollo.

Qaanto e bene accaduto che non tnuora

Quel che fu a risco di fiaccarsiilcoUo

Cb'ad altripoiquesto miracol disse.

Si che Tudi Turpino, a noi lo scrisse.

E questeet altreassai cose stupeade

Fece Del traversar dellamontagoa.

Dopo molio cercare, al findiscende

Verso meriggealiaterra di Spagoa;

E lungola marina ilcaiuoiiDprende,Ch'intorDO a Tarracona illitobagna:

E come vuol la furia che lo mena,

Peusa farsiuno albergon quellarena,

Dove dal sole

alquantoi

ricuopra;E nel sabbion si caccia arido e trito.

Stando cosi,glienne a caso sopra

Angelicaa bella e il suo marito,

Ch'eran (siome io vi narrai di sopra)

Sccsi dai monli in sq I'ispanoito.

A men d'un braccio ellagligiunseappresso,

Perch^^non s'era accorta ancora d'esso.



aSo CANTO

n giovinebe '1pazzo segqirede

La doDDa sua^ glirta ilcavallo addosso,

tatto a un tempo lo percaote e fiede^Gome lo trova cbe glivolta ildosso.

Spiccaral busto ilcapo se glicrede:

Ma la pellerovb dura come osso,

Aqzi via piAcb'acciar;h'Orlando nato

Impenetrabilera et aflatato.

Gome Orlando senti battersidielro,

Girossi,nel girarelpogno strinse,

E con la forza cbe passa ognimetro,

Feri ildestriercbe 1 saracino spinse

Peril sul capo^ e come fossevelro,

Lo spezzbsicbe quelcavallo estinse^

rivoltossein nn medesmo istante

Dietro a coleicbe glifaggivannante.

VOf

Gaccia Angelican frettala giumenta, con sferzae con spron tocca e ritocca;

Gb^ le parrebbequelbisognolenta,

Se ben volassepiiibe stralda cocca.

Dell'anel c'ba nel dito si ramraenta,

Gbepub salvarla^se

logetta

in bocca;

I'anel,be non perdeilsuo costume,

La fa sparirome ad un soffiiollame.



VIGESIMONONO a3f

O fossela paora ^o cbe pigliasse

Tanto disconcio nel mutar Tanello^

Oppur cbe la giumeotatrabocoasse,Ch^ noD posso affermar questo nd quello;

Nel medesmo momento cbe si trasse

Uanello in bocca,e celb ilviso bello,

Lev6 le gambe,et osci deirarcioae,

si trovo riversaia sul sabbioae.

UCVI

Plii corto cbe quelsaltoera daa dita,

Avviluppataimanea col matto,

Che COD Turto le avria tolta la vita;

Ma graD veDtura Taiutb a queltratto

Gerchipur, cb'altrofurto le dia aita

D'un'altra bestia,ome primaba fatto;

Ch^ piiiou h per riayer mai qdesta

Gh'inaanzi al paladiuarena pesta.

ixm

Non dabitate gi ch'elladoq s'abbia

A prowedere; seguitiamorlando,

In cui noQ cessa Timpetoe la rabbia,

Perch^ si vada Augelicaelando.

Seguela besda per la nuda sabbia,

E selevien piilempre approssimando:Gi^ gikla tocca, et ecco Tha nel crine,

Indi nel freno, la ritieneal fine.



a3a CANTO

iXTm

G n qaellaestailpaladina piglia^

Ch'uQ altro avrebi3e ittouna doDzella:

Le rassetta le redine e la briglia^ spiccaQ salto,t entra nella sella;

E correndo la caccia molte miglia^

Senza riposo,n quesu parte e ia quella:

Mai QOQ le leva n^ sella ne freno^

Ne le lasciagustare

erba n^ fieno.

LUX

Volendosi cacciare oltre una fossa,

Sozzoprae ne va con la ca valla.

Non nocqae a loi,^ senti la percossa;

Ma nel fondo la misera sispalla

Non vede Orlando come trar lapossa,

finalente se Farreca in spalla,

su ritorna, va con tutto ilcarco,

Quantoin tre volte non trarrebbe un arco.

Sentendo poiche gligravava troppo.

La pose in terra, e volea trarlaa manor

Ella ilseguiaon passo lento e zoppo.

Dicea Orlando: cammina; e dicea in vano.

Se Tavesse segnitoi galoppo,

Assai non era al desiderio insano.Al fin dal capo

le lev6 il capestro,

dietro la legbsopra ilpi destro;



VIGESIMONONO a35

ixn

E cosila strascioa,la ooDforta

Che lo potra segairon maggioragio.

Qual leva ilpelo^ qualelcuoio porta,

De'sassich'eran nel cammio malvagio.

La mal condotta bestia restb morta

Finalmeote di strazio e di disagio.

Orlando non lepensa, e non la gaardaj

via correndo ilsuo cammin non tarda.

Lxxn

Di trarla,nco cbe morta, non rimase,

Gontinuando il corso ad Occidente;

E tuttaviasaccbeggiaillee case,

Se bisognoi cibo aver sisente;

E frutte e came e pan, pur ch'eglinvase,

Rapisce,t usa forza ad ognigente:

Qual lasciamorto, e qualstorpiatoassa;

Poco siferma,e sempre innanzi passa.

XiXxm

Avrebbe cos}fatto,poco manco,

Alia sua donna,se non s'ascondea;

Perch^ non discernea ilnero dal bianco,

E di giovar,ocendo,i credea.

Deh maledetto sia Fanello et anco

II cavalier cbe dato Xe Favea

Cbfe se non era, avrebbe Orlando fatto

Di se vendetta e di mill'akria un tralto



336 CAwfo

II

Ma simile son faltoad ua infermo,

Cbe dopo moliapazienza e molta,

Quando contra il dolor non ha piuscbermo.

Cede alia rabbia e a bestemmiar si volta:

MaDca ildolor^d6 Finopetola fermo,

Che la lingual dir mal facea sisciolta

E si ravvede e penie, e n'ha dispetto;

Ma quelc'ha delio non pub far non detto

m

Ben spero, doni#^n vostra cortesia

Aver da yoiperdon,poich'io vel chieggio.

Voi scuserete,cb6 per frenesia,

Vinlo dall'aspraassion vaneggio.

Date la colpaalianimica inia,

Che mi fa star,ch'io non potreitar p^ggfoj

E mi fa dir queldi ch'lo son poigramo:

Sallo Iddio^'ellaha il torto;essa, s'ioTamo.

NoQ men son fuor di n^ecbe fos^eOrlando,E non son men di loidi scusa degoq^'

Ch'or per limonti,or per le piaggeerr^ndo,

Scorse in gran parte di Marsilioilregno^

Molti di la cavallastrascinando

Morta,come era, senza dlcuQritegQo;Ma ginto ove on graa iiume entra o^lmare,

Gli fu forza ilcadavero lasciard.



TRENTESIMO 937

E perch^a naotar come una lootra,

Entra nel fiume, surge alFahra riva.

Ecco UQ pastor sopra un cavalloiocoatra^Cbe

per abbeverarlo al fiume arriva.

Golai,ben cbe glivada Orlando iacontra^

Percbe egli solo e nudo, non lo scbiva.

Vorrei del tuo roozin (gliisseilmatto)

Con la giamentamia hv un baratto.

ti

lo te la mostrerb di qui,e vaoi;

Cbe morta la su Faltra ripagiace:

La potraiar tu medicar di poi:

Altro difettoin leiqoq mi displace.

Con qaalcbeggiimtalroozio dar mi puoi:

SmoQtane in cortesia,ercbei piace.

II pastorride, senz'altrarisposu

Va verso 11gaado e dal pazzo si scosta.

vn

lo vogliol tao cavallo:ola,non odi?

Soggianserlando,e con faror si mosse.

Avea un baston con nodi spessisodi

Quel pastor seco, e ilpaladinercosse.La rabbia e Tira passbtutiii modi

Del

conte;e

parve

fier

piucbe mai fosse.

Sulcapo del pastoreun pugno serra,

Cbe spezza Tosso, mono ilcaccia in terra.

Tom. ly. la



338 CAW TO

tin

Salia a cavallo,per diversa ttrada

Va discorrepdo,molti pooe a aacco.

Non gusta ilronzin mai fieoo De blada,Taoto cb'in pocbidl ne riman fiacco:

Ma ooQ perbch'Orlando a piedivada^

Che di veitare vuol ?ivere a macco ;

quaDte ne trovb,tante ne mise

InasOy poi

cbe i lor

padroniccise.

IX

Gapitbal fin a Malega, piu*danno

Vi fece,clVeglivesse altro?efalto :

Che, oltre die ponesse a saccomanno

IIpopolSI cbe ne restb disfalto,

Ne si pole rifarqueln6 Tahr'anno^

Tanii n'uccise ilperigliosoatto,

Vi spianbante case, e tante accese,

Cbe disi^pidcbe 1 terzo del paese.

Quindipartito,enne ad ana terra ,

Zizera detta,be siede aliostretto

Di Zibeltarro,vaoi di Zibelterra,

Cb^ Tuno e I'altronome le vien detto;

Ove una barca cbe scioglleaa terra,

Vide pienadi gente da diletlo,Cbe sollaz^aDdo airaura matlutina

Gia per la tranquillissimaiarina*



24o CANTO

XIV

Aodo nel fondo,e vi traea la salma^

Se non si tenea Orlando in sa le braccia.

Mena le gambe,e Tuna e Talira palma^ soflia,Fonda spingealla faccia.

Era I'ariasoave, e il mare in calma^

E ben vi bisognopiucbe bonaccia;

Ch'ognipoco che '1mar fosse piusorto^

Restava il

paladinell'acqpaorto.

xw

Ma la Fortnna,cbe dei pazziha cara,

Del mar lo trasse nel litodi Sella,

In una spiaggia,ungialle mora,

Quanlo sarian duo iratiidi saeiia.

Lungo il mar mold giorniliavenlura

Verso Levanie ando correndo in fretla.

Fin che trovb,dove lendea sol lito,

Di nera gente eserciioinfinilo.

xn

Lasciamo ilpaladinh'errando vada^Ben di parlari lui tprnera tempo.

Quanlo,Signore,d Angelicaccada,

Dopo ch'uscidi man del pazzo a tempo;

come a ritornare in sua contrada

Trovasse ebuon

navigliomigliorempo, deir India a Medor desse lo scellro;

Forse aliricamera con migliorletiro.



TRENTESIMO 341

XYII

lo soqo a dir tante altrecose intento,

Che di 8egQirpiuquesta aoa mi cale.

YolgerGOQviemmi ilbel

ragionamentoAI Tartarp/cbepintolsao rivale,

Qaellabell^zzasigodeacontento^

A cui noo re u iq tutta Europaegaale^

Poscia che se n'^ Aogelioaartita

E la casta Isabellaal del salita.

XYUI

Delia sentanzia Mandricardo altiero/

Ch*iQ si^p favor la bella donna diede^

Non pub fruirtutto ildilettointiero;

Che coDtra lai son altrelitiin piede.

L'una gliaove ilgioveneRuggiero,Percbe I'aquilaianca non glicede;

L'altra ilfanaoso re di Sericana,

Che da lui vaol la spadaDurindana,

XIX

S'affatica

Agramante,e disciorre,

Nk Marsilio con lui,

sa questo intrico:

N^ solametitenon lipub disporre

Che vogliaun deli'altrossere amico;

Ma che Ruggiero Mandricardo torre

Lasci lo scudo del Troiano antico^

O Gradasso la spadanon glivieti,

Tanlo che questao quellaiteaccheti. '



^/\2 C^N T O

XX

Ruggiernon vuol ch^'n ahra pognavada

Con lo soo scudo;nh Gradasso vuole

Che, fuor die contra se, portia spadaChe '1gloriosorlando portar suole.

Al finvegglamoin cui la sorie cada

(Dissegramanie),non sian pitiarole:

Veggiam quelche fortuna ne disponga,

E sia

preposto quelch'ella

preponga.

XXI

E se complacereglioi volete,

Onde d'avcr ve n'abbia obblfgoogn'ora,

Chi de'di voi combatier,oriirete^

Ma con patto,ch'al primo che esca fuora-,

Amendue le querelen rnan porrete;

Si che per se vincendo,inca ancora

Pel compagnoj e perdendoun di yai,

Cosi perdutobbia per ambldui.

rrn

Tra Gradasso e Rnggiercredo die sia

Di valor nulla o poca differenza;

E di lor qualsi vuol venga faor pria^

So ch'in arrae fara per eccellenza.

Poi la vitioriada quelcanto stia,

Che vorra la divina Provvidenza*

II cavaliernon avra colpaalcuna,

Ma iltutto luiputerassiliafortuna*



^44 CANTO

II reslo di queldl,cbe dalfaccordo

E dal trar delle sortisopravanza,

lspeso daglimici id dar ricordo,Cbi air no gaerrierbtairahro,ome i usanisa.

II popol,i veder la pugna iogordo,

S'aflretta gara d'occupar stanza:

Nh basta a mold iQaaazi gioraoaodarvi^

Cbe

voglionutta notte aaco

veggbiarvi.xxfn

La sciocca tnrba disioaaauende

Cb*i dao buon cavalierveogaao in prova;

Cb^ DOQ mira piiiungi^.comprendo

Di quelcbMoDaDzi agliccbi si ritrova^

Ma Sobrino e Marsilio cbi piilnteiide^

vede cib cbe nuoce e cib cbe giova,

Biasma qoestabattaglia,t Agramaote^

Cbe vogliaomportar cbe vada iimaQte.

ixnn

N^ cessan raccordarglilgrave daooo

Cbe n*ba d'avere iipopolsaracioo^

Maora Rnggiero ilTartaro tirabno^

Quel cbe preflssodal $uo fierde$iino:

D'uQ 8ol di lor via piiiisoguovrauoo

Per contra^tare al

figlioi

Pipioo,Cbe di dieci altrimila cbe ci sodo^

Tra' quaifaticah ritrovareao buono.



a46 CANTO

Laasa (dicea)he riirovarpo$s'io

Rimedio mai^cb'a riposari vaglia^

S'or coDtra questo,or qael^uovo disio

Yi trarra aempre a vestir plastramaglia

Cba potuto giovarel petto mio

II gaudiocbe sia speoia la battaglia

Per me da voi contra qoeiraltroresa, ..

Se un'altra non minor se n'^

giaacoeisa?

Olm^ ch'ia vane i*me n'andava.aliier,

Cb'un re sidcgno,.uncavaliersi forie

Per me voksse iniperigUosafiera

BattagliaonsialisokiodelJa morte;

Cb'or vcggo per cagionanto. leggiera

Non meno ^spondaHa .mexlesma.

sorte

Fu natural ferodta di.core..

)

Gb*a quella'instigbyiikfae1 mio aitidrajb.

'Ma se gU ^ verche l^viostroamdr\hqiAlloCbe vi sforzaledi m0stral*iiiiognf ra^

Per lui vi prego^ e per quel|raaflagelto

Cbe ml periouotealuia.ecbe m'accbna,

Cbe non ;9i'0aglia,e 1Candida augello

Ha nello seudo qaelRaggieroncora^ .

Utile o daniio a voinoii 60 eh'ihaporti

Cbe lasciqucIlanaegna c^iea pcHti.



348 CANTO^

Dehyvitamia,doq vi mettete affaDoo^

Deb noQ, per Die,di cos) lievecosa;

Che se Carlo e 1 re d'Africa, ci6 c^hanno

Qui di gente moreaca e di fraaciosa,

Spiegassoae baadiere ia mio sol daDOO,

Voi pur DOQ ne dovreste esser peososa.

Ben mi mostrate in poco conto avere,

Se

perme un

Ruggiersol vi fa temere^

E vi dovria pur rammeotar che,solo

(E spadaio non avea d^ scimitarra)

Con ua troQCOQ di lancia a un grosso stuolo

D'armati cavalier tolsila sbarra.

Gradasso,ucor che.con vei^ogna e daolo

Lo dica pure, a chi 1 domauda,narra

Che fu iu Soria a un castelmio prigiooiero;

Et h pur d'altrafama che Ruggiero

XL

Non niegasimilmeote ilre Gradasso ,

E salloIsoliervostrp e Sacripaote,

Io dico Sacripautelre circasso,

'1famoso Grifone jstAquilante,

Ceut'altrie piu,cbe pure a questo passo

Suti eran presilconi

gioroi.nnante^Macomettani e geoie di battesmo,

Che tuttiliberalqueldi medesmo.



aSsi CANTO

Ferirsialiavisieraal primotratto;

E DOD miraroQ,per mettersi io terra,

Dare ai cavallimorte; ch*imal

atto,

Perch'essidoq ban colpadella guerra.

Chi peDsache tra lor fossetalpatto,

Flon sa I'usaDzaaDtiqua,di moho erra:

SeDz'ahro patto era vergogoa e fallo

biasmo eterno a chi feriailcavallo.

u

Ferirsialiavisiera,ch'era doppia,

t a pena anco a tanta furiaresse.

L'un colpoppresso alFaltrosiraddoppia:

Le botte piiihe grandioeon spesse,

Che spezza firondee rami e grano e stoppia,

E uscir in van fa la sperata messe

5e Darindana e Balisardataglia

Sapete,quantoin qaestemani vaglia.

in

Madegno

di se

colponcor non faimOy

Tuno e Taltro ben sta suiravviso.

Usci da Mandricardo ilprimodanno.

Per cui fu quasilbaon Ruggierocciso.

D'uno di queigran colpihe far sanno,

Gli fu lo scodo pelmezzo diviso,

la corazza apertaglii sotto;

finsul vivo ilcrudel brando ha rotlo.



TllENTESIMO i55

un

Uaspraperooau agghbcciol cor nel petto,

Per dubbio di.Ruggiero,i circostanti,

Nel CQi ivor si coDoscea lo affetto

Dei piilDchioar,e noD di tattiquanti.

se FortQua ponessead efFetto

Quelche la maggiorpartevorria iooanti,

Gia Maoc^ricardoaria morto o preso:

Si che 1SQO colpo

a tutto il

campoofieao.

lo credo cbe quakheagnols'interpose

Per aalvarda qaelcolpoilcavaliero.

Ma ben senza piuindugioglirispose

Terribil piiibe mai fosse,uggiero.

La spadain capo a Mandricardo posef

Ma si lo sdegnofa subito e fiero,

talfrettaglife^,b'io men Fiocolpo

Se non mandb a ferirdi tagliolcolpo.

Se Balisarda.o gioogeapeldriito,L'elmo d'Ettorre era incantatoin vabo.

Fa sidel colpoMiindricardo afflitto,^

Che si lasci6labrigliascir di mano.

P'andartre volte'ccenna a capo fitto,

Mentre scorrendo va d'intorno ilpiano

QuelBrigliadorbe conoscete al nome,

Dolente ancor dellemutate some,

Tom jy. 17



a54 CANTO

vn

Galea ta aerpemai unto doq ebbe,

Pf^ feritoleoa,sdegooe farore,

Quanto ilTartaro,poiche si riebbe

Dal colpoche di se lo trasse fuore.

E quanto I'irae la snperbtarebbe^

Tanto e piikcrebbe in loiforza e Talore.

Feee spiccareBrigliadoron salto.

Yerso

Ruggiero,alzb la

apadain aho.

Levossi in anilestaffe,t airelbetto

Segoolli,si credette Teramente

Partirloa qnellaolta fin al petto;

Ma fn di IniRuggierpiiiiligeote^

Che priache '1braccioscenda al duro efietta^

Gli caccia sotto la spadapnngente,

glifa nellamagliaamplafinestra,

Che sotto difendea Fascelladestra.

tvin

E Balisarda al sno ritorno trasae

Di fnori \\sangne tiepidovermiglio^

E vieto a Dnrindana che calasse

Impetuosaon tanto periglio;

Ben che fin sn la grappasipiegasse

Buggiero, per dolor sirignessel

ciglio: s'elmo in capo avea di peggiortempre/

Gil era quelcolpomemorabil sempre .



TREN^ESIMO aSS

ux

Ruggier01:1cesaa^ e spiogelsao cavaUo^

Maodricardo al destro fiaoco trova

Quivisceltafioezzadi metalio,

E ben coadutta tempra poco giova

Contra la spadache non scende in fallo,

Cbe fu incantau non per altraprova,

Che per farch'a'suoicolpiulla vaglia

Piastrainoantataet inoantata maglia.

Taglionaenanto eliane prese^ e insieme

Lascib feritoilTartar a nel fianca,

Che '1cielbestemmia, di tant'irafreme,

Che 'Itempestoso mare k orribil manco.

Or s'appareccbiapor le forze estreme:

Lo scudo ove in azzurro k Taugelbianco,

Yinto.da sdeguo,igittboniano,

E messe al branda e Tnna e F altra mano.

LXI

Ah (disselui Ruggier)enza piii,aki

A mostrar che non merti quellansegna

Ch'or tiila getti,dianzi la tagliastij

N^ potraiir mai piiihe ticonvegna

Cosi dicttido,orza h ch'eglittasti

Con quanta fiiriaDurindana vegna;

Che SI gligravae a glipesa in fronte,

Che piuleggierotea cadervi un monte.



a56 CAN TO

vm

per mezzo gliiende la visien;

BuoQ per lai che dal viso si discosta:

Poi calb su Farcion cheferrato

era,

N6 lo difeseaveme doppiacrosta :

Giunse al fia suirarnese,come oera

L'aperseod la fafda soprappostaj

E ferigravemente nella coscia

Ruggier,ich'assaistette a guariroscia*

txoi

DeiruQ come deH'altro,atteros9e.

IIsaDgue

Tarme avea con doppiariga;

Tal che diverso era il parer,cbt fosse

Di lor,ch'avesse ilmeglioin qoellariga.

Ma queldubbio Ruggierosto rimo9se

Con la spadache taot'ie casuga:

Mena di puata, e drizza ilcolpp,rodo,

Oode gittatovea colui lo scudo

Lnv

Fora della corazza illatomaoco,

E di venire al cor trova la stradaj

Che glintra pi d'un palmosopra ilfiaoco,

Si che convien che Mandricardo cada

D'ogniragionche pub neU'aagelianco,

O che

pubaver nellafamosa spada

E della cara vita cada insieme,

Che, pii ihe spada scudo,assaiglipreme



258 CANTO

Lxvin

Ma poich'appare manifest segni

Vivo chi vive, e senza viia il morto,

Nei petiie*fautor matano regni,

DI la mestizia,di qaa vien conforto.

I re, i signori,cavalier piiidegni,

Con Ruggierch*a faticaera risorto,

A rallegrarsil abbracciarsivanno,

gloriaeoza Gne e onor

glidaono.

x.nz

Ognun s'allegraon Ruggiero, senle

II medesmo nel cor, c'ha nella bocca.

Sol Gradasso ilpensieroa differente

Tuiio da queldie fuor la linguacocca.

Mostra gaudionel viso, occuliamente

Del gloriosocquistonvidia iltocca;

E maledice o sia destioo o caso,

IIqualtrasse Rnggierprimadel vaso.

LXX

Che dirb del favor,che delle tante

Carezze e tante, aftettuose e vere,

Che fece a quelRuggieroil re Agramante,

Senza ilqualdare al vento le bandiere,

N6 volse muover d'Africa le piante,

N^senza

lui si fido intante schiere?

Or che del re Agricanea spento ilseme,

Prezza piului,he tulto ilmondo insieme.



TRENTESIMO aSg

Ne di talvolonta gU uomiai soli

Eran verso Ruggier,a le donae aoco^

Che d'Africa e di SpagoafraglistuoliEran veaute al tenltorioFranco.

E Doralice istessa,be con duoli

Piaogeaamaote suo pallidobianco,

Forse con TaUre ita sarebbe in schiera,

Sc di

vergogna

un duro fren non era

LTXn

lo dico forse,on cb'io ve Taccerti

Ma potrebbesser stato di leggiero:

Tai la bellezza,talierano i merti,

I costumi e i sembianti di Raggiero.

EUa, per quelche giane sianaoesperti,

Si facileera a variar pensiero,

Che per non si vedcr privad'amore,

Avria potnto in Rnggierporre ilcore..

Lxxm

Perlei

bucmo era vivo Mandricardo:Ma che ne volea far dopo la morte?

Proweder le convien d' nn che gagliardo

Sia notte e di ne'suoi bisogni,forte.

Non era stato intaoto a venir tarck

li piilerito

medico di

corte,Che di Ruggiervedata ogniferiu

,

Gia Tavea assicuratodella vita.



aCo CANTO

LZUV

God inoha diligenzial re Agramante

Fece colcarRuggiernellesue trade;

Che Qotte e di veder selvuole inoaQte:

Si Tama^ sidi lui cufa siprende.

Lo scudo al letto e i'arme iutte quante,

Che fur di Maudricardo,l re gliappeode;

Tutte le appende,ccetto Duriodaaa

Gbe fu lasciataal re di Sericana.

txxv

Cou Farme I'altrespoglieRuggieroao

Date di Maudricardo, insieme dato

Gli e Brigliador,ueldestrierbello e baooo,

Gbe per furore Orlando avea lasciato.

Poi quellol re diede Ruggieron dono;

Gbe s'a wide cb*assaiglisariagrate,

Non piiii questo}ch^ toruar bisogna

A cbi Ruggierou van spspiraagogoa.

ijcnn

Gli amorosi tormeuti cbe sostenne

Bradaoiaote aspettaudo^o v'bo da dire

A Montalbano Ippalca leiriveone^

uuova le arrecb del suo desire.

Prima9di quauto di Froudn le avveuue

God Rodomoute,I'ebbe a

riferire;Poi di Ruggier,be ritrovbaliafoute

GoQ Ricciardeltoe'fratid^Agrisoioute:



TRENT ESIMO a6i

Lixvn

cbe CQib esso leis'era parlito

God spemedi trovare ilsaracinOy

puoirloi qaanto avea fallito

D*aver toko a una donna ilsuo Frontino;

cbe 1 disegnooinon glira nscito,

Perch^ diverso avea fattoilcammiao:

La cagionenco, perchôn venisse

A Moatalban

Ruggier,utta le dissej

Lxxvm

riferillee parole pieno,

Gb'ia sua scusa Ruggierle avea commesse;

Poi si trasse la leiteradi seno,

Cbêglie di^ percbêllaleila desse.

Con viso piu turbato cbe sereno

Prese la carta BradamaDte, lesse;

Cbe, se non fossela credeoza stata

Gia di veder Ruggier,ora piugrata.

L'aver Ruggieroeliaaspettato;, in vece

Di lui,edersi ora appagard'uu scritto,

Del bel viso turbar Taria le fece

Di timor,di cordogliodi despitto.

Baci6 la carta diece voile e diece,

Aveodo a cbi la scrisseilcor diritto.

Le lacrime vietar,be su vi sparse,

Gbe con sospirirdeoti ellanon I'arse*



262 CANTO

Lesse la carta qaatirovoltee sei^

E volse ch'altrettanteimbaaciata

Replicatae fosseda coldChe Tuna e Taltraavea qaivirrecata.

Pur tuttaviapiaDgendo:crederei

Che mai non sisariapiiiraccbetata,

Se noD avesse avato pur cooforto

Di rivedereilsuo Ruggieri corto.

txm

Termiue a ritomar quiudiciveati

Giorni avea Ruggiertoito,t aflfermato

L'avea ad Ippaicaoicon giarameoti

Da non lemer cbe mai fossemaQcato.

Chi m'assicuraim^ degliccideoti

(Elladicea)'han forza in ogoilato.

Ma nelleguerre piii,he oon distoroi

AlcuD tanto Ruggier,he piiion toroi?

Oin;i^ uggiero,imd cbi avria credoto

Ch'avebdoli amato io piddi me stessa,

Tu, piiii me, non cb'akri,a potnto

Abbi amar gente tua inimica espressa?

A chi opprimerovresd,ooi aiuto;

Chi tu dovrestiaitare,^ da te oppressa

NoQ so se biasmo o taude esser ticredi,

Ch*al preraiaral puniri poco vedi.



TRENTESIMO afiS

Fu mono da Troian (nonso se *1sai)

II padreuo ; ma fin ai sassiil sanna:

E tu del figlioi Troian cura hai,Che non riceva alcurtdisnor n^ danno

fequesta la vendetta che ne fai\

Ruggiero? a queiche vendicato Thanno^

Rendi ul premio,che del sangue

loro

Me fai morir di stratioe

di martoro?

ixxtrr

Dicea la donna al suo Raggierossente

Qnesteparolet altre,acrimando,

Non una sola voha,ma soveniCt

Ippalcaa venia purconforlando

Che Ruggierserverebbe interamente

Sua fede, ch'ellaTaspettasse,uando

Altro far non potea, fin a quelgiomo

Ch'avea Ruggierprescriltol suo rilorno,

tXXXT

I conforli d'Ippalca,la speranza

Che deglimanii suole esser compagna.

Alia tema e al dolor lolgonossanza

Di far che Bradamante ogn ora piagna^

In Montalban,senza mutar mai stanza,

VogHon che fin al termine rimagna,Fin al

proraesso termine e giurato,

Che poifn da Ruggiermale osservato.



a64 CANTO

Ma ch'egliliapromeAsa saa mancsMe^

NoQ per6debbe aver la colpaafiatto;

Ch'unacausa et oa'altra si lo irasse^

Che glifa forza preterireipatto.

GoQveDoe che nel lettosi colcasse,

E piud'uQ meae si stesse di piatto

In dubbio di morir: si ildolor crebbe

Dope lapagua che col Tartaro ebbe

uaarm

Uinnamorata giovaneTattese

Tutto quelgioroo,desiolloiavano;

N^ mai ne seppe,fuor quanto ne 'ntese

Ora da Ippalca,poidal suo germaao,

Cbe le narrb che RuggierluidifeseyE Malagigiiberb e Viviano.

Questanovella,ncor ch'avesse grata.

Pur di qualchemarezza era Uirbata;

UUUlVlll

Ch^ di Marfisain

queldiscorso uditoL'alto valore e le bellezze avea:

Udi come Ruggier*erapartito

Con esso lei, cbe d'andar dicea

La dove con disagion debol sito,

Mai sicuro Agramaniesi tenea.

Si degnacompagniaa donna lauda,

Ma non die se n allegriche Tapplauda.



a 6 CAl^^TO

Dove iQtendendo poich'eran salvati,

E gliavversari lor morti e distrutti,

E Marfisa e Ruggierorano stati

Che gliveano a qoeitermiDi ridatti;

E SQoi fratelli suoi cugintoraati

A Montalbaoo insieme eraoo tutti,

Gli parveua'ora un aDoo di trovarsi

Goa esso lor la deotro ad abbracciarsi.

xcm

Venne Rinaldo a MoQtalbano, quivi,

Madre, moglieabbraccib,igtifratelli,

E i cugiaihe dianzi eran caplivi;

E parve, quandoeglirrivo tra qaelli,

Dopo gran fame iroodine ch'arrivi

Gol cibo in bocca ai pargolettiugelli*

E poich'uQ giornovi fu stato o dui,

Partissi,fe'partireliricoq lui.

XCIT

Ricciardo,lardo,Ricciardetio,d'essi

Figlid'Amooe,ilpiiieccbio Guicciardo,

Malagigi ViviaD,si furou messi

la arme dietro al paladiaagliardo.

Bradacnante aspeiiandohe s'appressi

II

tempo

ch'al disio suo ne vien tardo,

loferma,disseaglifratelli,h'era,

E noQ volse con lor venire in schiera.



TRENTESIMO 267

E beo lor disseil ver^ ch'ellaera iDfenna^

Ma noQ perfebbre o corporalolore:

Era ildisiocbe Talma dentro inferma, le fa alterazioQpadrd'amore.

Binaldo in Montalban plunon siferma^

E seco meoa di sua geote ilfiore.

Gome a Parigippropioquosse,quanto

Carlo aiutb,i dirk Fahro Canto.

Fm sn.ToMo

Quarto



ANNOTAZIONI

CANTO VIGESIMOQUARTO

Stanza a. (^he Ufa uscire; cio^ che li prodace,

St. 6. Ch^id novissimo dijorsefiadesto; ciok gli

.

stese in terra addormentati in maniera,che for-

se ilgiomodelgiudizioniversale si desteranno,

l detto iperbolicamente,er esprimerea forza

delle percosse d' Orlando

St 19. E V (dfbracciaro ove il maggior $*dbhrac-

cia ec.'jcio^ sotto Tanche, secondo Tantico ceri-

moniale,espresso dal Poeta C. 18. St. 69.

St a3. La pesta seguitai',io^ I'orme. E piikot-

to^ la parolagreppiesprimeluoghidirupati

St. 33. Se mai per prieghiira di cor si emunse,

da emungere trarre^scemare^ vuotare.

St. 38. Qucuidoin amor la colpasi rifiettecioi

si ripiega,i rimanda^ si ritorce.

St* 49-^ tro9a V elmo poiynoh quelfamoso ec.

perchiquellod'Almonte cadde nelle mani di

Ferrau.C 1 2. St. 60. e seg.

St 5r. Intanto lungo la corrente doccia; cio^

lungoil caoale

d'acqua corrente, E sotto^la

voce roccia significaape^ o scoglio. /

St. 59.Noh i pur oggi cKio Vhofatta mia. Al-

Tom. IF. i



570 ANNOTAZIONI

luclea qaajidoo vittorio$oal castello della fata

di Soria^per cui diveiine possessore deirarmi

d'Eltore,come e scriltonelVOrl. Inn.

St. Ci.

Chêmpionla seUâ

degliombrosi mirti. A

imitazione di Virgilia,lienel L. YL dell'Eneide

in uti boscodiinirti (piantaacra a Venere)col-

loca le auime di colore che niorirono per amore.

St 66. Cosl talora un bel purptireo nastro ec.

; Cos taloraho yeduto un bel fiastro porpM*jDO^

legatoer roaniglial

polsoella doOBa

amata ^

.parlire,ioe diînguerea bianca xnano di lei

dalla tela d'argento he le vesteilhraccioêfioo

al polsoe sceode..

St. 79, Qhedisp^ratpel profondoscuro

Vo dello/nfernoCk Dice Infernopoeticamente

per lupgo^sottf^nfanw^ve tecondo iGentili

aoda-

, v^po tatte le anime dopola morte.

JSt;.2. Che tne^morti ch^ wW ec. Me' per meglio,

migliore*

St. 89,JE cK ^ran VMltte transiiorie eflusse:,ioi

instabilioi^ permanenti:ooe latioa.

^H^ gOr Conîen ^ke V^Vbia ovitnque stia ec. Pro-

babilmente Tidâ di r (ôndur.seco ad* Isabella

vla ca^ Col,4[;a^Yf?r.ei Zerbino^la suggeril

.;, Pv^t^cio (^h^'A^cddcle'sUcfigiornid Giovanna

regiiiai Castigli^^^he ne' raol viaggieco con-uce

va la caasa Aolleossa di Filippo'Austria soo

nâiritp.a vpce unquey nel primo verso ^ per

maiy k usata da DaQte e da altri

St. ^ Qa^l buano aslorrhe l\anUvm^ o Vacceg-



CANTO XXIV. ^1

)gim^îVacceggiaun uccello pi noto sotto il

.BOme di beccaccia

Vastore k uccelio di preda

simile aliosp^rviere

St. g8*Cui la

battagUnpiutalenta

ec;cio^ ya a

' talentoâggradapiace

St. lor. Nonsipariond' un cerchio angusto epo-

'

CO* Pop^ per stretto,piccolo 'usd ancbe Dante

che ne^fianchicost poco .

St. joiZpE piu to sforzanartindli i lieve.Stru-

menti concui si

caricano 1^grandibaleslre siaotlevano pesi;

Sr. .107. Lascifile staff e su gliarcion si pan-

ta; pipi$i ao$(iene.,

St. ii0 Narrato il cafo^ con prieghie inarra;

cio^ incaparra tnpegna.

^T* riSîSl come piacquea chi di lor potea; aot-

tintendi disporre;ariai Doralice.

CANTO VIGESIMOQUINTO

$T. i4#ForsByilgran diifwl,on queldello 'nfer-

. no ^0* I^rl^d'un cannone del duca Alfonso di

Ferrara che.per la.tsualgrandezza^peldanuo^

,che portavaai nemiciÂt detto \\granDiauolo

Ne parlalGiovio nella pîtad'M/onsoy ilMu-

ratori oel T. %. delle jintich.Est. C. f4-

St. 1 5* FaUiina, . per dor morte ad Orlando ec.

Vedi /'Orlando Innamorato L. a. C. 4*'

St. QcJXIi la reidxioh diygraziecî cio^ il rlferl-

re, ilrender grazie..



a74 ANNOTAZIONI

St. 5. Ck' a parlar teco, non che ci traem tc;

cio^ appena il tempo basta a parlarteco, non

che a giostraree tu ci obbligaaaifarlo.

St. i3. Ni di Buwo il figUuolyni queld*Jm(hne ec. Aldigierii Cbiaramonte (igliuoloi Boo-

vo, e Ricciardetto figliuolo'Amone.

St. i4*as prima rompe Varrestato legno;cioila

lancia messa in resta..

St. i5. E tra lor cominciar con fieraclade ec.

Clade h voce latiua,aignificatrage,uccisioDe.

St* 17. Come allor che il collegioi discorda ec.

Collegiouimetaforicamente per lo sciame delle

api,che si fanno guerra.

St. 19* i5^qualpersona non saria stata ausî ec-;

cio^ animosa^ ardita; voce latina

St. a5. ChUn prezzo non i quiviambio ne trotk .

j^mbio h uDa delle andature del cavallo meoo

veloce del galoppo.er Tarine che si porta piii

di sotto iotendi ilcavallo

St. 3i. Quiiîna bestia uscir dallaforestac*

Pittura deirAvarizia^ aecoodo talani della Su-

perstizione.

St. Sa. -^ re, a signori,a principi, satrapi^

SaCrapi,ioftgovernatorii provincia dêeex*

citi

St. 33. E che le chiavi s'arroghi asêre ec. Pre-

tendono alcuoi cbe il Poeta alluda qui all'an*

tico abuso delb vendita delle indulgense,ei

perdonic.

St. 34* Parea un Leon ec. Intende Leoue X.



CANTO XXVL 175

St* Sg.Sappidieche castor che qui fcrltto kan^

no. ; cio^ tengono scrittiyossia i noini del quaU

si uedono qui scritti.

St. 4^,^l tempo nostra in molti lochi sturba\ cioe

perturba,orta lurbamento.

St. 4^*Quel Pi ton die per carte ec. Fu, al dire

del poeti grandissimo stupendoerpen le getie*

ralo dalla Terra dopo il diluvio c ucciso ecu le

saeUe da Apollo.

St. 44*^^^ dal furorda paschi mandre uscito eC'

Parla degliSvizzeri,he in tjuelempo eruno per

lo piupastoribifolchi*

St. 4^* Espugnerhil castel ec. Inteade del castello

di Milano slimato fino ailora inespugnabile.

St. 47-Con lafortunad'Alessandro ec. L'Ariosto

attribuisce la fortuiia a Francesco I. re di Fran*

ciay quaudosi sa per I'istoria

yche fu sforlunatis*

simo in ogni impresa Forse iutende parlare

della fortuna^iie a principioel suo regno gU

si mostrd favorevole,cioe nel i5i5. quaiidofn

inalzato altrono,

e

quandoTAutore scriveva il

suo poeraa.

St. 4B.Fia nota per cestui (dicea)Bibiena eo.

Parla del cardiualeBernardo Divizio da Bibbieua

autore celebre della commedia intitolata Calan^

dria.

St. 49*^ Sismondoy a Giovanni ya Ludonco. Tre

cardinali,Gisinondo Gonzaga,Giovanni Salvia^

ti e Lodovico d'Aragona.

St 5 2. Zo scogliohe dal capo ai piedid angue ec-



a78 aNNOTAZIONI

Questo3CogIioIscliia,iksignoriadeiarched

d'Avalo. Allude TAriosto airopinioneei poeti^

che cbiamarono i gigantiugaipedi erch^loro

piediyecondo le

fayole terminavano in gruppie ritortedi serpent

St. 66. E questo e quelnella vallea riioma. Vol'

lea e voce antica per voile. Si trova usataanche

da Dante.

St. 67.Col Tartaro e con glialtri eke deito hag-

gio; cio^ con glialtri cbe ho detto. Saggio per

Ao e voce antica,e trovasi frequenteei primi

scrittoriin linguavolgare

St. 74.Di vendicare il suofratellovaccio. Come

fu altrove notato^ la voce avaccio aigniBcaon

prestezza^n breve tempo, tosto.

St. 8i. Tal nel campo troian Pentesilea ec. Gostei

fu reginadelle Amazzoni,

e favorendo i Troiani

combatt^ piu volte con Acbille.

St. 91. ^ eui Carlo era appresso a porre il mor-

so; cioe a dargli ultima disfatta.

St. 95.Tanto a quel punto sotio lefanile ec. H

Poeta ha preso la voce favillelia latina per ce^

nere, ad esempiod'Ovidio Met. L. 7.

Parva sub inducta latuit scintillaJwilla.

St. ioo. Credo vi sia con Valtre istorie a mente*

La sloria,che ilPoeta richiamaqui,narrata dal

Buiardo nel L. 3. G. a.

St. 1 10. Nx n vuol piu accordo, ansU litigiopia-

to. La voce piatosignificaontesa.

St. 124. Che tnai poter falsarlon nessun canto;



CANTO XXVI.^77

cio^ noQ lo poterono mai rompere in netsnn

. luogo.

St. isg. Nelmansueto uhino ec. Yedesi cid he ab-

biamodetto sul significatoi questaparolabino,

al d i4 St. 53. LeggasiilMenagio Orig.della

Lingua Ital.alia detta voce,

ivi.Fece entrar un cleglingioldi Minosso.Mi-os

re di Greta fu,al dire dei poeti per la sua

giustiziaostituitoda Giove uno dei giudiciel-

r Inferno. I demoni aono dunque gliangelitUMinosso.

CANTO VIGESIMOSETTIMO

St. 1. Fra tanti e tanti lor dal del largiti;ioe

dati in abboudanzaicoDcessi; voce latina.

St. 4- ^ ^^ Malignithdal del bandita;cio^ ilde-

XDonio. Maligno trovasi nel Vocabolario,n forza

di sostanlivo,a signiBcarel diavoLo. Dante lo

chiamo Malvolere.

St. II. Che' I suo starfuornonra scnza incarco;

cjoe senza biasimo del suo onore.

St. 15. Et ad un altro sua ec.; cio ad un altro

demonio suo compagno. siotto,per V altro so-

zio ioteudi un demonio compagno, che era ^n^

trato nel ronzino di Doralice.

St. aa. Maraviglioso, pien d'ira e di sdegno.

Qui maravigliosota per compreso di maravi-

glia,ankvigliato.I Poeta tts6altrevoltequesta

parolael dettoaignificajto^comeiusottoSt*p7.



S78 ANNOTiLZIONt

C 39.Si. 38. e 58. 11 Yocabolario della Craaca

non cita questavoce nel senso suddetto.

St. 37.E

paga iljioTossa e di polpe. Pagareil

fioh propriamenteagare i dirittifeudal e signo*

riliyagare il tributo: quik in senso metaforico,

e vale essere ucciso. Significanche talvolta pa

gar la pena, esser punito.

St. 29. Corniyhussoni ,ec. Sono ibussoni slromeDli

da suono usati anticamente.

St. 3i. jirrogepot con loro ec; cioh aggiungi.

DalTanlico verbo arro^ere, che ba per parlicipio

arroto.

St. 34 NelVeterno seren ec. In Cielo.

St. 43.Ne piiidaglialtri,ec. cioe

,ne glialtrltre

avrebbero ricusato di batlersi a un tratta.

St. 44'^^ ^'^^^*^^ ^^P^Valtro il campo assegua;

cioe consegua, ottenga.Gli occorre, gliviene in

menle

St 5r. Ma ilprimoquasiimhianca ec. Allude il

Poela alTamore di Doralice per Rodoroonte,che

s'era gtkinlepidito;per Valtro color verde^

Tamore piuforte die portava a Mandricardo.

St. 92. Termoodonte forsea quellaguisa ec. II

Terrooodonte k un fiume di Ponto, gi abitato

dalle Aroazzoni^ delle qualiIppolitau tra le

prime, e combalt^ con Ercole. Abbiam scritto

Termoodonte per uniformarsi aU'ediz. del 1 53a*

ma dovrebbe veramente dirai Termodoonte.

St. b/^.E'l quartiercKMmonte as^r soUa; cioi

rinsegnao divisa,he Almonte soleva avere.



tANTO XXVIL a71

St. 57.E dicta,ch'imitato wea ilce^stareec. Ptida

secondo Topinioaeyolgare.

St. 6 I.O quelleobili arme; qui arme per inse^

gne.

St. 69.Et eglie Ferrau gli asêanp indotte ec;

c\oh gliveano messe in dosso, gliveano veati-

tCj dul latino inducere.

St. 73. Innanzi Albraccaêc.Questo fatto troyasi

neirOrl. Inn. L. II.C. 5.

St. 75.Rispose:Sacripante ognialtro ch* oso ec;

cio^ ogniallro cbe avesse osato ec.

St. 77. Che te lo difendoio ec Alia francese,er

te lo proibisco,e lo victo.

St. 84*^^ ^^^'^ ^^ quattro aste glisuffoUe\ioi

glio lenne in alto,glisollevd.

St. 86. Marjisuysospettando d informarsic

Vi si soltinlende comincibje dod lo ripete er-h^

sopra ha detto cominciaro,

St. 87,E punirscherni e scorni ec Gioco di pa-ole.

St. I oo. La superbiaon lei salta e graiâzzn;salts

e folleggiaer allegriaUso tal voce auche il Po-

liziano nelle sue Slanze.

St* 101. Udiron I'j^lpi il monte di Gebenna.

Montagna della Fraucia meridionale,delta in

Francese Ceuennes. Blaia, Blaye,citt^ della

Guienna.

St. 10a. Che nan V avrebbe Jpollineespedite.

L'OrtcoIo d'Apolloin Delfo^finnoso preoo i

Gentili per le sue rispottee' casi dubbii .



d8a ANNOTAZIONI

St. io6. Ma quelchej iuJiaU, piU di piaitay

cioi piudi nascosto.

St. 107. Quei duo procki/amosi.rochi 30 prociy

significaivali ia amore.

St. i s8. D* Jcquamortaec. GitU dellaLioguadoca

del la Aigue morte.

St. 129 Qum condotti da diverse marche. La voce

matvhe significaaesi,provincie.'qao anche

Dante nel Purg. C. 19..

St. 1 35. // vostro sciocco credere W casta ec. Vi

costa, cioe produce^ cagione,at

St. 137. Gian Francesco Pâlerio era nomato. Fu

un gentiluomoeneziano^ amico del Poe(aê Qe-

niico delle donne. Qui con anacronisoio poeticoo

fa vivere a tempo di Carlo Magno.

St. 138. Sapea tutte per conto\ c\oh ad una ad nna^

minutamente. Neirultimo veraoi venia^cioi a\h-

venia.

CANTO VIGESIMOTTAVO

St. 4- Astoljoe de* Longohardic. Trovasi nelle

Storie cliiamato jigiulf.'Ariosto chiamoUo A-

stolfo per piudolcezza di favella.

St. 9. Piu che non parriaa un altro ire alia Ta*

na\ cio^ al Tanaij oggiil Don, fiume aettentrio-

nale^clie era riguardatoome ilconfine del moo-

do conosciuto

dagliantichi verso

quellaparte,e

per6dicevatao ê^^remo Tanai.

St. i5. Un peregrinboemme) cvok Boemo^' della

Boemia.



CANTO XXVII. a83

Idubeba o Sobalda Delia SpagoaTamconese,

o

providciad'Arragona.Vienna, cittk del Delfi-

nato.

St. 96. Dicare a Dio ec; cioi consacrare a Dio:

voce latina.

St. 97. Et abbia i crini incontL Dal latino in-

compii,incoltion pettinati.

St. 101. JVon pur la saporb,che glidi$piacque\

cioeuoQ primala gusto, cbe subitoglidispiacque.

Di sopra la Toce nauta signiGcaocchiepo,ome

altrove fu notato^ed ^ voce latina

CANTO VIGESIMONONO

St. 4- Ma VerenUta che Fi scucfo efalda. La

yoctfaldahpresa qui metaforicamente per di-

fesa/riparo

St. 6. Vana fama e di luij ne si mgguaglia ;

cioe o^ si uguaglia,k si combina.

St. II. A cul fattohave ec^yhaveper ha yVoc^

poetica,sala piiholte dal Petrarca.

St. I a. Ben sa che vuol venire alVatto biecoi

cioe obliquo,ngiusto,isonesto.

St. j 3. Sefateche con \H isicura io sia ec. L'Ario-

ato, piuttostohe da Niceforo,he uel L. 7.G. 1 3.

delia Storia Ecciesiastica riportaq falto ana-

logodi Santa Eufrasia cavd questa invenzione

d' Isabelladal Cap.i5. del Librodei Documenti

circa V dezione delta mogjliei Fnancesco Bar?

bare,autore Ticino a4cd di lempo e di pat^a,il



384 ANNOTAZIONI

qualeimrra nn fiittosimile accadato a una gio*

yane da Durasso, chiamata Brasilia,che anche

per i particolarielle circostanze ha piurelazio-

oe con ilpresente.

St. 17. Che innolabil sifacesse;ioi invulnera-

hile.

St. 19. Che far lo pubqualfugiACigno e JchiU

le. Due eroi degliaotichi poeti reduti iavul-

nerabili. Cigno fu figliuoloi Nettuno* Ved.

Ovid. Metam. L. la.

St. a3. Quellache'l ver dalla bugiadispaia.'Ve*

sperienza,be dislinguel vero dal falso.

St. 27. Arte che tanto ilparlarorna e come; che

tan to orna e forbisce ilparlare,io^ con la mia

rettorica Come e voce latina

St. aB. La qua per le insdolabiliacqtiegiuro eCp

Parla poeticanienteer dimostrare la fermezza

inalterabile della promessa divina;a imitazione

de' Gentili cbe ponevano in bocca di Giove ilgiu-

ramento per Tacquedella paludestigia.

St. 3o. Fe\l'alma casta al terzo del ritorno ; do^

al ^ielodi Veoere, otide Tanime innamorate di-

scendevano,

.

secondo Topinioneplatonicah-

.

bracciata dai poeti.Breusse, soprannomtaato

senza fiieti, personaggiodei Bomanzi della

Tavola Rotonda. Ne parldanche TAIamanui

nel suo Girone

St. 33. Imita quasila superbamole ec. Intende

del.Castel Sant'Atigeloi Roma, che Adriano

imperatoreaos ftbbricireper suo aepolcro



/CANTO XXJX. 187

. r.SS. Jf^^ta.i09m wnduUa *d{mo cacume; cioi

aliasoa dovuU altezza: yooe^l^tinai cqi 6iservl

.anaom .BaAte. J^êtid,luogodove sisk4a eDti-

pella,come altrove fu sotato.

iST.l^g Come i\acqiuion meni)heil iîno êstin-

igua ec^\cio^ quasioh^Taoquaeslingua smorzi

non ^Dto il vinq^quantoTerrore che a cagion

del vino commette la maooyoâ linguaIfeiredi-

juoDe^êl i5v6. diceva forsepiucbiaramente :

x Bur oome TacquailVino^cosieAtingoa

n L'error che fa pelvino o mano^ o lingua.

St. 54*Trosfb mdlle e lentUy cQui lenta sta per

pieghevole,lessibile^lia latina. II Vocabolario

della^'Cfusoa nou ripoplau ilavoce intal signi-ied

to.

iSr.^;SdypssefMiaidt' aprieaSiene. Siene k ciu

:ta d'iEgiljtoai^confinieir tiopiaotto la 2ona

fottida.

ivi. jdbw j4mmone ilCaramante co4e. I 'Gara-

jntttlôpdliella Libia adorovano 'Gieve Am-

aaone^^îche'iviveva un tempiofamosoôve ren-

deva gliOracoli.elFedizione del r5i6. invece

di -questo.erso ileggeaî raUro: O doiê lafenU

ce apparirsuole. Avvedutosi ilPoeta che vi era

ripetixioiie.dinia del aecondo verso^ lo niuto

.neiredizione del i53a; ma dovette avvedersene

assai

tardi percb^qualcbeesemplarei delta

edtzione del ib5i. conserva il verso: O dove la

feniceapparirsuole. I monli poi,onde il iVi'/o

Tomo jr. 19



2 8 ANNOTAZIONI

spiccia,o^ scaturiace fono i monti^dettidella

Lunayneir Etiopia

St. 64*Seben volasse piuche stral da cocca. l

propriamentea

cocca

la tacca delia freccia,

in

cai eotra la corda deirarco. Qui la prendeil

Poeta per arco^ o per quelluogoneU'arco oye si

posa la freccia^

e di dove prendela apintad

uscire.Quindiscoccare.

St. 73. Efruttee came e pan , purcVegliiwase*y

cio^ insâsi,ngbiotta metta nel ventre.

CANTO TRENTESIMO

St. 8. Che di sêtture vuol vhere a macco; cioi

senza spesa^ o a spesealtrui.

St. 16. Forse altri cantera con migliorplettro;con miglioretra, cio^ con migliorpoeaia.an-

t6 realmente dipoiil Brusantino gliamori di

Angelica a non si avvero la profeziael no-

stro Poeta ch'ei lo facessecon migliorplettro.

St. 21. Chi de di voi comhatter sortirete;cio^ ti-

rerete a sorte^ o rimetterele alia sorte.

St. a3. Versati molto ec. cio^ molto agitati me-

scolati.

St. 29. E tanto piu che 7 lor litigio un zero ;

cio^ di niuna importanzadi nessun valore,ome

lo zero isolatoda altrecifre non ha valore alcuno.

St. 34.Che non sîcagliac cioe die non v'im-

purli



CANTO XXX. aSg

St. 4^*^^ or p(ara Ruggier giwine soro; cio4

inesperto.i dice propriam^nte d'uccello di ni-

do, avaoti che abbia mudato.

St, 45.Non vuolpiudelVaccordo intenderverho\cio^ Doa vuol piu intender parolad'accordo;

verbo voce latioa. L'usarono gliaDtichi scrit*

tori Tolgari^TAutore stesso altroTO.Dante dis-

se aoche verba in plurale.

St. ^6.Che del gran difensorfu di Parigi cio

d'Orlando..

St. 48*Quinciequindivenirec. Parla deiraquila,

dai poetia^aegnalaai ministeri di Giove^ e la

cbiama bianca^percb^tale era quelladipinla

augliacudi dei combattenti,

e tale k Taquila

della famiglia'Este di cui secondo ilPoeta fu

Ruggieroil ceppo vecchio* aggiungeche in

Tessagliai vide venire in ugualmodo ma con

altre penne, perch Taquilaomana era di co-or

nero ; e vuole accennare la battagliara Ce-

sare e Pompeo;e dicendo piilvolte penso con

Virgiliohe nei luoghive combatterono Cesare

e Pompeo^ aei anni doposeguissea battagliai

Ottaviano ed Antonio contro Bruto e Cassio.

St. 5o. E non miraron per mettersi in terra ec*

Vuol dire,che i due gurrierion ricorsero per

abbattersil vergognoso ripiegoi dar morte ai

cavalliya si ferirono alia visiera. confuta

Topinionei quelli,he credettero che fosse tra

loro ilpatto di non uccidersi i cavalli^erch^

Tucciderlik cosa per le vituperosan cavalkria,



2goANNOTAZIONI

ni vi i bisbgaoi pattuirtfe^qtimi^^rfcbiesto

dall^ leggidtlHoilore.li Niiieljhle^w rove-

8cio, riprende*Ariosto'dtiver tta che Bxh^-'

gierodta'nlialciMdi^eocddesse il c^vallb di

Mundricardb;o ohe h felso conle rilevasiaper-

ttimente McUe dtfUii't. 56i 67.

St- 6t'.Cost dicMda, Jhna ^ eVegU attasti eb.i

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