The Catchers of Heaven I guardiani del cielo...di The Catchers of Heaven, che il dottor Wolf ha...

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e Catchers of Heaven I guardiani del cielo Una Trilogia Michael Wolf A cura di Maurizio Baiata Verdechiaro Edizioni

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The Catchers of Heaven

I guardiani del cielo Una Trilogia

Michael Wolf

A cura diMaurizio Baiata

VerdechiaroEdizioni

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Passeggiare attraverso lo spazio e il tempo. Ragionare sulla spiritualità e sulla creazione dell’uomo. Sperimentare l’amore per la famiglia, la gioia, il dolore, la fede e la speran-za, le qualità innate e uniche dell’“equazione umana”. Esplorare le frontiere rappresen-tate dalla clonazione, dalle ricerche sugli UFO e dalle esperienze di Contatto/Abduc-tion. Tutto questo, attraverso una narrazione provocatoria e magistralmente costruita, un ponte gettato dal dottor Michael Wolf per giungere a una formula comunicativa che riguarda le arti, la scienza e la religione. Trent’anni di servizio per il suo Paese nelle strutture segrete del governo statunitense, una cultura di straordinario spessore, la geniale capacità comunicativa gli hanno consentito di elaborare un libro il cui mes-saggio ultimo è dare un futuro vivibile ai bambini di questo pianeta. Tutti i proventi di The Catchers of Heaven, che il dottor Wolf ha dedicato alla memoria di suo figlio Daniel, sono stati devoluti alla Daniel Wolf Memorial Foundation for Children, Inc.

J. M. Baird

© 2014 Verdechiaro EdizioniVia Montecchio, 2942031 Baiso (Reggio Emilia)www.verdechiaro.com

isbn 978-88-6623-216-2

Titolo originale dell’opera: The Catchers of HeavenDorrance Publishing Co., Inc.Pittsburgh, Pennsylvania 15222

Copyright © 1996 by The Daniel Wolf Memorial Foundation for Children, Inc.Original Copyright © 1993 by Michael Wolf(esclusa dall’ed. italiana su disposizione The Daniel Wolf Memorial Foundation for Children, Inc.)

Prima edizione italiana: “Afferrando il Cielo – The Catchers of Heaven – A Trilogy”© 1999 Futuro Produzioni Editoriali e Multimediali S.a.s. – Roma

Nessuna parte di questa pubblicazione, inclusa l’immagine di copertina, può essere riprodotta in alcuna formasenza l’autorizzazione scritta dell’editore,a eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.

J.M.

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Prefazione di Michael Wolf

Più Do, Più Generoovvero

Note di uno Scrittore-in-residenza su Sol Tre, oppure su Sol Sette, Dipende da Quale

Direzione Stiate Entrando nel Sistema Solare

Cosa ne è degli irreali paesaggi della creazione stessa di un uomo, della vita stessa di un uomo? Per lo più, sono chiusi nell’armadio delle paure, dei disagi, delle pastoie legali, del pudore. Ci insegnano a rinunciare a ciò che abbiamo di più caro e di più importante per metterci in grado di comunicare con gli altri! L’uomo non è uscito da uno stampino, eppure il “deviare” da un ipotetico “normale” modo di pensare o di essere, lascia una scia di odore pari a quella di una volpe che fugge atterrita.

Allora, in che modo un uomo che grida può dire la verità? Deve scrivere sotto forma narrativa, di “fiction”. Per fortuna, nell’arbitraria gerarchia umana c’è posto anche per uno scrittore pazzo. Bene, salve amici, sono io l’uomo che grida, sono io lo scrittore pazzo. Io sono lo scrittore-in-residenza su Sol Tre, oppure su Sol Sette, dipende da quale direzione stiate entrando nel sistema solare. E questa è la mia “fiction”. (Con lo scrittore che scrive e con te, lettore che leggi, insieme forse conieremo una nuova definizione di romanzo!)

Quindi, questa Trilogia dovrebbe essere “narrativa”. Sebbene si tratti di una “fiction letteraria” di forte sapore scientifico, avrei comunque diverse cose più che reali da dire e diverse persone più che reali da ringraziare, perché mi hanno seguito lungo i meandri di questo doloroso lavoro.

Forse, l’uso che sto facendo dell’aggettivo doloroso è improprio: poche sono le parole che spiegano appieno le molte realtà e dimensioni - alcune nettamente percettibili, altre meno - pressoché universalmente riconosciute e sperimentate, che non rientrano nei canoni di quello che ci hanno insegnato così bene a rispettare, o a rifiutare.

Dovremmo considerare le percezioni del tempo e dei suoi molteplici aspetti, essenze e sapori; nonché, ovviamente, le complessità di composite, multiple e talvolta confuse infinità, ampiamente distanti da quelle che sembreremmo

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preparati a riconoscere, ampiamente distanti da quei concetti accettati che i nostri peculiari sistemi di pensiero affermano e sanciscono, i nostri paradigmi, i nostri parametri così limitati.

Io oserei sperare... SPERARE? Beh, non esattamente. In ogni caso, a questo punto rimpiango qualcosa che ho desiderato ardentemente. Cinque decadi e mezzo sembrano un’eternità se uno è così terribilmente stanco della propria vita, nel cuore e nella Dimora della sua Anima. Per me, stanco significa essere annichilito dalla tristezza; in un certo qual modo la vita diventa un territorio desolato quando il tuo animo è fiaccato da perdite tragiche e giungi a scoprire, con immenso stupore, che il pianeta su cui ti trovi non è la tua casa.

I Guardiani del Cielo (The Catchers of Heaven): Una Trilogia, ah, cosa posso dire? Semmai, solo quello che devo. Suppongo convenga partire dalla data della mia prima esperienza di Missing Time (“Tempo Mancante”, o “Vuoto Temporale”, NdT) e dall’avvio della mia ricerca sul “TRATTAMENTO PORTALE” (GATEWAY TREATMENT).

In primis però dobbiamo stabilire certi termini, un lessico se volete, affinché alcune di questi fatti, esperienze ed eventi per il lettore possano avere senso. Lo scrivere, a volte, impone l’uso di particolari terminologie, che hanno un loro lessico:

- THE GATEWAY TREATMENT (H.M.P.D). The Higher Mental Power Development Project – Ovvero: Il Progetto di Sviluppo di Poteri Mentali Superiori.

- THE MIST VISITORS (I VISITATORI VELATI) (o anche: THE CATCHERS OF HEAVEN – I GUARDIANI DEL CIELO): OFFWORLDERS (gli EXTRAMONDO, o i Forestieri; le tipologie dei Grigi e dei Nordici); le EBEs (Entità Biologiche Extraterrestri); le NTIs (INT - Intelligenze Non Terrestri); e altre “entità” i cui pianeti madre non sono Sol Tre o Sol Sette (a seconda della direzione dalla quale si entri nel sistema solare). Io conferisco lo status di non-terrestre a coloro il cui lignaggio e la cui stirpe non appartengano a Sol Tre o a Sol Sette.

Questi ultimi, designati quali non-terrestri, spesso vengono definiti

“Bambini Stellari” oppure, se si tratta di adulti, “Persone Stellari”. Il termine “atavismo” rimane una delle chiavi genetiche per spiegare la loro esistenza su questo mondo - senza dimenticare che esistono diverse generazioni di persone progettate geneticamente. Gli EXTRAMONDO li chiamano I VIA

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DI MEZZO, i quali al momento attuale risiedono su Sol Tre.

- L’UNIFICAZIONE per USER PROGRAMS (PROGRAMMI DI UTENZA) e i loro utenti: una maniera per spiegare le forze in connessione nell’Universo, necessarie per comprendere come si ottiene un particolare modo di viaggiare, nonostante i mondi in interazione siano separati da vaste distanze. E così vale per la curvatura dello spazio e del tempo (ad esempio: il “Ponte Einstein-Rosen”, o “wormhole”, proposto all’inizio del ventesimo secolo). Per la fisica teorica e la cibernetica, almeno sul piano ipotetico, i loro metodi di viaggio interfacciati, organico-meccanici, sono appena concepibili.

- Gli USER PROGRAMS e i TEN-STOP-B: “Black Program o Progetto”. Molto specifico. Programmi straordinariamente supersegreti e loro missioni operative.

- I PROTETTORI e I GUARDIANI: visitatori EXTRAMONDO ai quali stanno profondamente a cuore le possibilità di sopravvivenza del pianeta, soprattutto per i bambini. Vedi: The CATCHERS OF HEAVEN (I GUARDIANI DEL CIELO).

- La TRILOGIA TANGO SIERRA (Tango Sierra = Top Secret): tre “briefing bibles” (rapporti informativi, o resoconti fondamentali).

- Le CRONACHE ECHO OSCAR (Echo Oscar = Eyes Only): Rapporti informativi “solo in visione”, da non rimuovere dal rispettivo livello di classifica di segretezza, per accedervi è necessaria un’autorizzazione “need to know” (diritto di sapere).

I Guardiani del Cielo - The Catchers of Heaven: Una Trilogia, non è un titolo lungo per tre volumi di storia dell’umanità e la sua collocazione nell’Universo; una storia del tempo nell’Universo; le leggi naturali e le forze dell’Universo; una critica alla Teoria del Big Bang come origine dell’Universo; e una discettazione su una nuova Grande Teoria Unificata (GUT) di ogni cosa nell’Universo.

Quest’opera descrive i vicini nell’Universo venuti a visitare l’uomo e come essi siano in grado di giungere sin qui - i più vicini, distanti trenta, trentadue anni luce; e perché alcuni di loro abbiano scelto di arrivare su questo pianeta (in particolare quelli con interessi personali e più o meno

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coinvolti, nonché i semplici turisti di passaggio).Il mio è anche un tentativo di far luce sull’equazione umana, far capire

cosa significhi perdere una moglie e un figlio tanto amati; e, in conclusione, per quale ragione esiste la vita?

Ora, per favore, non pensiate che l’autore sia affetto da manie di grandezza, smettendo così di leggere il libro (o lasciandolo su un tavolino, come L’essere e il Nulla di Sartre, per far colpo sui vostri ospiti con prodezze intellettuali). A dire il vero, questo lavoro è iniziato con la mia nascita e finirà all’approssimarsi della mia morte, comprendendo oltre cinque decadi di vita. Ho imparato molto di più di quanto sia stato in grado di insegnare, il che, se mai, mi ha quasi ridotto a quel tipico status che i nostri visitatori chiamano dell’“ego-del-piccolo-pianeta”.

Come scoprirete, il GATEWAY TREATMENT (TRATTAMENTO PORTALE) è una ricerca sperimentale che avviai nel 1952, avevo 11 anni, quando accadde un evento che oggi comprendo molto meglio di allora. Situazione peculiare. I miei genitori credettero che mi fossi in qualche modo chiuso nel laboratorio del seminterrato, ma dopo aver buttato giù la porta senza trovarmi, contattarono il dipartimento di polizia di Orange, New Jersey.

Esattamente ventiquattro ore dopo, i miei genitori mi trovarono nel letto della mia camera, addormentato. Ovvio che mi avevano cercato dappertutto, inclusa la mia stanza e più volte, ma senza risultato.

Non ero dove avrei dovuto essere (e non ero neppure dove non avrei dovuto essere!). (originale: There be tigers here*) Il gioco si fa duro, come constaterete leggendo la trilogia.

Esiste un numero considerevole di uomini e donne addotti (che dietro le quinte, per così dire, meritano una ricompensa) che riluttanti donano ovuli e sperma per l’ingegneria genetica delle EBEs (Echo Bravo Echo è il protocollo che corrisponde a EBE, ovvero entità biologica extraterrestre). Personalmente, io preferisco i “Forestieri” e gli “EXTRAMONDO”.

Per me, chiedere al lettore di esprimere idee sulla credibilità di questo libro, implica che io renda noti alcuni fatti accaduti nella mia vita. Per la mia formazione culturale e per ottenere i miei titoli di studio ho dovuto impegnarmi giorno e notte. Una parte dei costi è stata coperta dal governo e tutti gli istituti che ho frequentato avevano speciali corsi avanzati per quelli di noi che sin da giovanissimi avevano mostrato una predisposizione allo studio delle nostre materie.

Ho incluso, nelle mie lezioni universitarie e in una tesi, una nuova teoria

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sulla dualità particella-onda e, più precisamente, le relativamente nuove intuizioni e applicazioni concernenti le particelle e la fisica del plasma (ad esempio, un’arma a fasci di particelle neutre) per la difesa nel programma “Strategic Defense Initiative Organization” (SDI - Iniziativa di Difesa Strategica) più comunemente noto come “Guerre Stellari”. Appellativo, quest’ultimo, a suo tempo prima totalmente inappropriato, ma ora adeguato, dato il suo impropriamente implicito significato.

Negli ultimi tempi, ho dato il massimo per la stesura di una tesi su una rete neurale tecnologica, in elaborazione a parallelismo (Connessionismo), AI (Intelligenza Artificiale) che usa il LISP (List Processor - linguaggio di programmazione computerizzata), una nuova forma di programmi FORTRAN 77 (traduzione di formule matematiche in algoritmi, NdT), definibili come “intuitivi” e l’uso di nuova tecnologia criogenica per microprocessori a velocità maggiore di 500 MHz.

Devo aggiungere che ho lavorato su microprocessori a conduzione chimico-molecolare in ambito aerospaziale. In effetti, stiamo progettando un prototipo di computer a scala chimico-molecolare più veloce di miliardi di volte, che è in grado di creare una tecnologia totalmente nuova. Che, per quanto sia solo a livello di prototipo, potrebbe già prospettarsi in R&D (Ricerca e Sviluppo). Tali tecnologie prevedono un think-tank (gruppo di ricerca) di interfaccia, algoritmi “genetici”, paradigmi “genetici” e un massiccio deposito dati per programmi “autonomous call-seeking” (“a ricerca indipendente”). Un nuovo termine implorava per essere coniato: psicobiofisica. E ci ho pensato io: l’ho inventato e così è.

Per il primo prototipo anni ’90 (o per il ventunesimo secolo, se sopravviveremo), ciò rappresenterebbe un passo da gigante verso l’intelligenza non-artificiale; un nuovo passo verso la realtà cognitiva, la consapevolezza, l’autentico discernimento di dati astratti.

Quel minimo di curriculum che posso fornire al lettore, ovviamente non include il mio lavoro “classificato” per il governo degli Stati Uniti d’America, il Dipartimento della Difesa, la DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency).

Nella mia vita professionale ho dovuto sempre mantenere un profilo molto basso; avendo lavorato nei “Black Programs” (ne parlo fra poco) per il governo USA e ponendomi in aperto dissenso con il National Security Act (NSA), fin quando risiedo sul pianeta Terra la prudenza a tutela della mia sicurezza consiglia di non attrarre l’attenzione. Pertanto quanto affermo e scrivo si esplica alla perfezione sotto pseudonimo. Amo il mio Paese e mi sono trovato

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a difendere certe agenzie, soprattutto quando, rispetto a un qualunque diritto etico, esse apparivano inermi. A volte il perdente va assistito, che sia una lei, un lui o un esso, semplicemente perché è il più debole. Potrei anche ritrovarmi in una “lista nera” del governo, oppure vedermi condannato a “Non più di dieci anni di carcere e a non più di diecimila dollari di multa”, solo perché non siamo in stato di guerra.

E non chiedetemi cosa sia uno stato di guerra: lo stato di guerra esiste ogni minuto di ogni giorno dell’esistenza umana, della realtà umana e della non-realtà umana. Comunque sia, è guerra, ancora guerra e sempre guerra: pianificare, eseguire, consentire e attaccare. Spero che questo libro riesca a collocare alcune cose nella giusta prospettiva e a rimuoverne alcune che da un assurdo punto di vista paiono necessarie. Pur vedendola come una fiction totale, spesso e volentieri punteggiata da elementi scientifici, non definirei questa un’opera di “fantascienza”. Quelli che sanno, lo capiranno.

I BLACK PROGRAMS (o PROGRAMMI A BILANCIO SEGRETO), talvolta sono classificati Oltre il Top Secret e vengono gestiti dal National Program Office (NPO). Di tali fondi neri, sotto la lente dei revisori contabili di governo nulla appare, “nada”, zero, perché a tali burocrati viene assegnato un nullaosta sino al Top Secret.

Di conseguenza, è attraverso i programmi ad Accesso Speciale che gli scienziati governativi usufruiscono di enormi stanziamenti occulti, senza mai incorrere in verifiche e, in sostanza, avendo tutti i mezzi per portare a compimento cose terribili - nonché meravigliose e filantropiche - da tenere celate per sempre. Li chiamano “fondi neri” perché è impossibile portare alla luce sia i soggetti sia i segreti nelle loro mani, di importanza vitale in una cosiddetta società aperta.

La cortina di segretezza è molto più potente di quanto gran parte degli elettori possa capire. Molti americani non sanno cosa sia o cosa faccia la NSA, eppure il libro The Puzzle Palace (scritto da James Bamford e pubblicato nel 1982, NdT) è stato un best seller.

Se questo I Guardiani del Cielo - The Catchers of Heaven: A Trilogy sarà letto da molte persone, una gran quantità di domande troverà finalmente risposta e, forse, ne nasceranno di nuove.

Di una cosa sono felice: che ho ripulito la mia coscienza di scienziato che come scienziato credeva di avere un senso etico e morale. Mai dimenticherò che quando il progetto S.D.I. (“Guerre Stellari”) ricevette l’attenzione delle telecamere e dei microfoni dei media, con mio sommo stupore (sebbene al

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tempo mi trovassi d’accordo con lui), sentii dire da uno scienziato che lavorava su un progetto di laser: “Sono disposto a costruire armi che uccidano i bambini (che Dio mi perdoni!) per ottenere fondi per la ricerca”.

La ricerca base è sotto finanziata. Le usuali fonti economiche sono state prosciugate dai tagli di governo proposti e portati avanti dall’amministrazione Reagan e da quelle successive. Tutti fondi tagliati, tranne quelli ai militari. Reagan ha dato a “Cap” Weinberger (Caspar Willard “Cap” Weinberger, Segretario alla Difesa, NdT) miliardi di dollari per foraggiare i militari. Foraggiare? Armi Intelligenti immagazzinate in posti segreti. Armi molto Intelligenti e posti molto segreti.

Veniamo al dunque. Che ne direste se il nostro stesso governo, senza pubblico consenso, progettasse un “uomo” (uno dei nomi era “Project Sentinel”) per rimpiazzare i marines “ingrugnati” (chiedo scusa per la terminologia, non mia, ma in uso in ambienti di governo) sempre i primi a scendere in battaglia?

E cosa dire dell’acido lisergico dietilammide (LSD), o del “BZ” (benzfetamina) e di altri composti di solfato di metanfetamina somministrati in quantità industriali a ignari soldati, prima e dopo il combattimento?

E ancora, che dire dei test di nuove biotossine geneticamente progettate?Cosa si può pensare anche solo di una di tali atrocità?Per me è oltremodo difficile espiare completamente questa colpa. La

“Compagnia” mi reclutò in un campus universitario, molti anni fa, quando dichiararsi patriottico era un atto di coraggio. Poco tempo prima, avevo risposto a un annuncio su un giornale che diceva: “RAGAZZI, VOLETE VEDERE IL MONDO E PAGARVI GLI STUDI? FATE I CORRIERI!”

Beh, una cosa era avere la retta pagata, un’altra era scoprire che, di tanto in tanto, mi toccavano consegne o ritiri di “depositi bancari”, come i miei superiori chiamavano quei pacchetti destinati alla DDR ovvero Repubblica Democratica Tedesca, o altrimenti Germania dell’Est. Un agente del KGB che stava cercando di proteggermi “finché non arrivano i tuoi”, mi portò in un bar e io gli offrii molti drink (amava lo scotch). Scoppiò a ridere appena gli dissi che lavoravo per una certa banca con casella postale in un posto in Virginia. Ormai ubriaco, parlava tanto da poter riempire tutte le caselle vuote.

Quando non erano presi dai “loro affari”, per me era sorprendente vedere operativi della CIA e del KGB fra loro così cordiali e lesti nel condividere un bicchiere e un’informazione. C’era però solo un argomento che si sfiorava appena e di cui mai si parlava ufficialmente: gli UFO.

Gli UFO erano trattati in termini vaghi e generali e ancor più sorprendente

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era che il KGB sembrava saperne di più rispetto alla nostra vecchia e assonnata “Compagnia” chiusa nel “borbottio” di Langley, Virginia.

Qualche tempo dopo mi sarei reso conto che le cose non andavano per niente in quel modo. Nella fase due della mia carriera, facendo mio il detto “Confidiamo nella Tecnologia”, avrei scoperto che più lauree conseguivo, più in alto salivo nella spirale ascendente della segretezza. Un team di super esperti era stato costituito sotto il controllo del MJ-12 (i capi della “Compagnia” credevano di essere loro in controllo).

Archibald MacLeish, noto poeta e critico letterario che era anche a capo della Biblioteca del Congresso (LOC), aiutò a organizzare il Brain Bureau, un gruppo di accademici e specialisti responsabili dell’analisi d’intelligence; ebbene, anch’essi furono esclusi dal Gathering Group, che raccoglieva il meglio delle prove documentate sugli UFO.

Una frazione limitata della comunità d’intelligence si rendeva conto che i loro compiti si riducevano a due obiettivi di missione: il debunking (demolizione sistematica, NdT) di ciò che non si poteva facilmente confutare, e fare da supporto agli accordi a trattato internazionale stipulati con diverse specie di “Forestieri”, secondo protocolli che stabilivano quasi de facto l’implicito assenso alle procedure genetiche sugli esseri umani addotti, effettuate dai Grigi (Reticuliani) e dai loro aiutanti, in cambio di tecnologia. Ancora una volta, “Confidiamo nella Tecnologia”.

Attività queste che, ovviamente, tagliavano fuori tutti i singoli ricercatori UFO privati e ne liquidavano le ricerche, a prescindere dal loro grado di preparazione e raffinatezza.

Con tutti gli sforzi che ho fatto per imprimere alla mia vita una certa e intensa razionalità, il vuoto è cresciuto in progressione geometrica. La sola persona alla quale non ho mai provato a chiedere adeguatamente scusa è... il mio stesso io e il suo spirito che avvizzisce.

Non ho semplicemente lavorato sulle Armi Neurotossiche (NWs) per la guerra biotossica. A Livermore, in California, presso i laboratori Lawrence Livermore, lavorai su quello che, come mi disse il dottor E. Teller, quel viscido ciarlatano di scienziato atomico, sarebbe divenuto un nuovo sistema di ARMI DIFENSIVE. Così era solito dire ogni qual volta uno lo guardava con mancanza di rispetto. In una piattaforma di lancio ICBM avremmo potuto piazzare quattro, anche sei, testate balistiche nucleari, per ottenere “il massimo con la minima spesa” e applicando la vecchia filosofia “o lo usi o lo getti via”.

Impiegando sei MIRV (“Multiple Impact Re-entry Vehicles”) avremmo fatto fuori sei città con esplosioni in aria. In pratica, far esplodere ciascuna

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delle sei testate a un miglio d’altezza dai loro sei obiettivi. (Hey, un momento, ragazzi: “Bombe che esplodono in aria” non l’ho già sentito da qualche parte?) Un missile, sei città andate! Vaporizzate! Poof!

“Hey, un attimo, ragazzi, questo non è un sistema difensivo - e una volta mi ricordo che glielo dissi - forse non è una buona idea”. E loro mi risposero: “Qualcosa non va, amico? Non ami più il tuo paese? NON PUOI DELUDERCI! Devi stare nel gioco di squadra. Sii patriota, amico e mostraci di che pasta sei fatto. Dopotutto, è un punto di forza, per il nemico, non sparare per primo i suoi missili!”

“Hai capito?”“Ho capito!”“Bene!”

A nessuno di noi verrebbe in mente di azionare centinaia, forse migliaia di “getti” termonucleari per emettere laser a raggi X, almeno finché si discute della reale efficacia del laser a raggi X. Un punto tanto cruciale, per i ricercatori scientifici non sarebbe stato altro che totalmente inaccettabile! Nessuno di noi poteva immagine lo spiegamento di centinaia di ordigni termonucleari in orbita.

Reagan informò Gorbaciov che gli USA avrebbero continuato test nucleari sotterranei, il cui nucleo sarebbe stato costituito soprattutto da emissioni laser a raggi X. Intendeva renderla una componente molto utile del sistema di missili balistici spaziali anti-intercontinentali, l’ombrello difensivo americano contro ondate di missili in arrivo. Il sistema S.D.I., una volta testato e dislocato, avrebbe menomato e annientato i missili sovietici ancora in fase di lancio.

Tuttavia, molte delle nostre più intricate simulazioni al computer dimostrarono che il sistema aveva una bassa percentuale di sopravvivenza; sì, tale sistema di ombrello spaziale anti-nucleare da miliardi di dollari, non avrebbe resistito a un attacco! Così noi, almeno la maggioranza, archiviammo il progetto richiedendo al Congresso di tagliarne i fondi. Sapevamo che l’“impero del male” sovietico possedeva laser batteriologici di terra tanto potenti da distruggere l’ombrello S.D.I.

Ce ne convincemmo quando neutralizzarono alcuni satelliti spia (“ferret byrds”) e paralizzarono momentaneamente diversi piloti di jet, usando di nuovo i laser chimici da stazioni di terra.

Ovviamente, tutto ciò “ufficialmente, non è mai accaduto”. In effetti, moltissimi eventi “non sono mai accaduti, ufficialmente”. Se oggi la minaccia di un distruttivo attacco missilistico non appare più della massima priorità,

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l’organizzazione della S.D.I. si è resa conto che le sue strane tecnologie possono trovare impiego per proteggere i cieli dal traffico di cosiddetti veicoli alieni ostili?

Le armi cinetiche, le armi a fasci di particelle neutre e altri sistemi d’arma avanzati potrebbero essere usati per scopi diversi? Perché il Presidente Ronald Reagan ha spesso spronato le nazioni della Terra a unirsi contro una comune minaccia proveniente dall’“esterno della nostra atmosfera”?

Queste considerazioni sono tipiche dei “romanzi” di spionaggio; ufficialmente, non sono mai avvenute, ma ufficiosamente sono realtà di ogni giorno. Così può accadere che un piccolo e anonimo ponte (il “Glienike” a Potsdam, NdT) tra Berlino Est e Berlino Ovest divenga nevralgico per lo scambio di spie di fama mondiale (come ad esempio Francis Gary Powers, il pilota U-2 abbattuto quando la Russia era “il male”).

Seppure mai di dominio pubblico, di segreti veri e propri parlava la serie letteraria inglese della “Janes”, in pratica dicendo tutto ciò che c’era da sapere. Ad esempio, progetti di sottomarini missilistici sovietici, o gli aerei stealth, e via dicendo. E spifferava anche segreti nostri. Quindi, i segreti, spesso venivano resi noti, ma dovevi sapere esattamente dove andare a cercare. Per un anno intero Bob Guccione e Kathy Keeton stamparono il mensile Nuclear, Biological Chemical Defense and Technology International e in uno dei primi numeri pubblicarono la cianografica di un progetto di bomba chimica o biologica. In poco tempo, furono costretti a chiudere, perché i contenuti della rivista risultavano utili sia al nemico storico, sia agli ingegneri al soldo dei terroristi.

Altro caso: il New York Times così recensì il libro The Puzzle Palace – Inside the National Security Agency, America’s Most Secret Intelligence Organization: “In passato, degli squarci si sono aperti all’interno della NSA, ma nessuno prima d’ora aveva dato alle stampe un rapporto tanto dettagliato sulle attività di questa agenzia. Il signor Bamford ci ha detto tutto, tranne la combinazione della cassaforte del direttore…”.

Ora, una breve interruzione, per un “inserimento” molto importante, qualcosa che tu, mio lettore, potresti amare, odiare, oppure, riferendoci alle volte in cui si manifestano, trovare sorprendente.

INSERTO: Di norma, non si dovrebbe avere paura del proprio governo democratico. Con la massa di cosiddetta ufologia attualmente

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in corso, alcuni ricercatori mi dicono di avere meno timore degli alieni che dei propri agenti federali pagati dai contribuenti, o di qualunque altro agente dell’intelligence militare. Fanno balenare i loro badge d’identificazione come chiappe dimenate nelle metropolitane. Personalmente, non sono stato additato, per così dire, né preso di mira.

Se uno scrive di cose che dovrebbero restare segrete - alcune delle quali senza un motivo apparente - la burocrazia reagisce sempre rapidamente. Tuttavia, se mi faranno fuori, è plausibile che la gente crederà di più a ciò che ho dichiarato e messo per iscritto. Penso dunque che mi lasceranno in pace per portare a termine e divulgare quest’opera, per chi desideri e persino abbia bisogno di leggerla.

C’è un altro metodo per screditare una persona che riveli ciò che loro hanno creato o in cui sono stati coinvolti. Consiste nel far sparire qualsiasi prova (incluso ogni documento in cui appaia il nome di un determinato individuo), il che dimostra che quella persona aveva veramente fatto quanto aveva dichiarato. Si fa un repulisti di lauree, attestati, ricerche e relative documentazioni.

Se un agente segreto dell’intelligence viene catturato dalla parte avversa, la sua agenzia negherà di averlo (o averla) mai assunto. Di conseguenza, il governo porrà il soggetto (lui o lei) in questione, nell’impossibilità che sia imprigionato per aver infranto il National Security Act (anche in periodo di pace), rendendolo invisibile, un essere inesistente. Questo equivale, congruamente, a fare di un individuo una “non-persona”.

Se dovessi subire tale trattamento di “cancellazione”, ricordatevi per favore dei miei trentaquattro anni di devozione patriottica, che mi ha indotto a lavorare anche su cose che hanno afflitto orribilmente la mia coscienza.

Spero nel perdono e devo confidare nei cittadini degli Stati Uniti d’America, poiché loro sono il governo. Il governo non si fida di te, ma io sì. Sono convinto che tutti oggi siano in grado di reggere all’impatto della verità sull’esistenza delle organizzazioni ombra e delle loro missioni ombra.

Io amo il mio Paese e riconosco, come molti di noi fanno, che ai fini della propria difesa, persino una società “alla luce del sole” debba mantenere certe cose segrete. Non mi stancherò di ripetere che questo libro è stato scritto secondo un format narrativo ma, seppure nei limiti dei propri confini, sembrerà un’opera di saggistica. Qualsiasi riferimento a persone vive o morte, o che abbiano fatto ritorno a “Casa”, è accidentale allo stato puro. Accidentale allo stato puro!

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A costo di annoiare, amici, questa è solo narrativa e so che chiunque in queste pagine dovesse riconoscere qualcosa, probabilmente non lo andrà a riferire ai suoi superiori, in ogni caso. Non voglio diventare un altro Salman Rushdie. Sto morendo, sebbene sia ancora lunga la mia strada verso le braccia dell’Angelo della Morte (il quale in fin dei conti è un tipo simpatico; dimostra una pazienza sconfinata, quando continui a cancellargli tutti gli appuntamenti). Non ho aspettative personali rispetto alle vendite di questo libro, tranne il fatto che desidero che tutti i proventi siano devoluti ad un fondo da destinare ai bambini di questo pianeta.

Il possibile disastro ambientale, citato nel libro del Vice Presidente Al Gore, si verificherà certamente, anche se tutte le nazioni del pianeta si unissero per far fronte a uno stato di massima emergenza. Ho paura che non ci sarà un futuro per i nostri bambini. Anche se tutte le nazioni del mondo iniziassero ora a sviluppare tecnologie pulite e anti-inquinamento, temo si sia già oltrepassato il punto di non ritorno di quest’ultima sequenza temporale.

Devo comunque sperare e tentare. Spero ci sia un’opportunità di vita per tutti i bambini; un’opportunità di vita per l’intera razza umana.

E dunque, sto morendo e ogni centesimo derivato dalla pubblicazione della Trilogia sarà donato alla Daniel Wolf Memorial Foundation for Children, Inc., in cooperazione con l’UNICEF.

Il tempo scorre troppo velocemente. So per certo che entrambe le mie patologie croniche sono degenerative e terminali. Così, mi rivolgo al mio migliore amico - a te, lettore. E nonostante non possa stabilire con te un rapporto fisico, o parlarti di persona, percepisco davvero la tua presenza, sento che sei là fuori, non sei in un vuoto, ma stai pensando e leggendo e forse stai provando dei sentimenti, mentre mediti su questa Trilogia.

Cominciai a scrivere dei passi di I Guardiani del Cielo - The Catchers of Heaven: Una Trilogia verso la fine degli anni Cinquanta; ma i miei doveri professionali la misero in secondo piano. Ora, prima di costringere queste vecchie gambe malandate dentro un sistema di valori, sento di dover dire che i libri di un “bravo” scrittore dovrebbero finire nel regno di Dio e restare aperti su un tavolino in visione per tutti.

Il sistema di valori di uno scienziato evolve attraverso la sua vita accademica e personale. All’inizio si sviluppa per comprendere le nature attinenti ai diversi corpi di conoscenza, attinenti alle invenzioni, attinenti agli eventi, poi va verso la comprensione del funzionamento delle cose e il come farle funzionare più efficacemente.

Un sistema di valori dentro di te è individuabile attraverso la consapevolezza

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di avere fatto un lavoro eccellente, che lo hai fatto per gli altri, con passione; e che non c’è ragione di dubitare di te stesso e del tuo operato. Non ti basterebbe ottenere quel finanziamento alla ricerca di cui hai disperatamente bisogno? Sei uno scienziato, e si sa che “detta le regole chi possiede l’oro”. Quindi no, ho imparato a mie spese che i soldi non sono tutto.

Al momento, quell’“oro” non lo possiedo. Se avessi i mezzi, riuscirei a trovare diversi altri scienziati, appassionati e coscienti del fatto che è impossibile servire due padroni. Dio e l’umanità non equivalgono a due; se la fede è per servire, Dio e l’umanità corrispondono solo a un maestro.

Rammento i miei tentativi di avere la meglio sui dilemmi degli scienziati: nella mia università e nelle strutture di ricerca ospedaliere, ho lavorato per il governo e, nel mio laboratorio a casa, ho cercato di scendere a patti con Dio.

In qualcosa,devo credere;Sono tenuto,

a intessere, come se,fosse un dono per quelli

che hanno sempre,in tutti i modi,tutti i giorni,desiderato,

saperela verità.

Come ha dichiarato Albert Einstein in un breve articolo intitolato “Le leggi della Scienza e le Leggi dell’Etica”:

È un privilegio del genio morale dell’umanità, espresso da individui ispirati, proporre assiomi etici che siano così esaurienti e così ben fondati che gli uomini li accetteranno come basati sull’immensa quantità delle loro esperienze emotive individuali. Gli assiomi etici sono scoperti e verificati in modo non tanto diverso dagli assiomi della scienza. La verità è ciò che regge alla verifica dell’esperienza.

L’autorevole professore ha anche detto che, nel creare la struttura e la

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formazione dell’Universo, “Dio non gioca a dadi”.

In linea di massima, Dio osserva e aspetta…

NOTA del Curatore: Sol 3 e Sol 7, sono la Terra. Nell’idea del Dr. Wolf, contando i pianeti del Sistema Solare, per un Visitatore che provenga dalla direzione del Sole, il terzo pianeta è la Terra. Per chi provenga dall’esterno del Sistema Solare, la Terra è il settimo pianeta.

* Tigri! (Here There Be Tygers) – Racconto breve di Ray Bradbury. Con lo stesso titolo, un racconto di Stephen King del 1968.

Dediche e Ringraziamenti Speciali

Sin dal suo concepimento e dalla sua ragione primaria, dalla prima all’ultima parola I Guardiani del Cielo - The Catchers of Heaven: Una Trilogia, doverosamente e immensamente rende omaggio a tutti gli abitanti della Dimora della mia Anima. (Non potendo menzionare anche quelli che hanno bussato quando non c’era abbastanza posto!) Vi amerò tutti sempre; occupate posti molto speciali nella Dimora della mia Anima. La Dimora sta crescendo. Spero davvero che quelli il cui nome non appare in queste dediche perdoneranno l’uomo che una volta gridava, per la sua mancanza di una memoria perfetta.

È difficile elencare tutti i protagonisti che hanno dato luogo agli eventi della mia vita. Devo ripetere che ho un limite di tempo – è la morte a incombere, o l’andare via da questo mondo, la prima o la seconda (la seconda è preferibile).

Ovviamente, devo menzionare gli scienziati che ora si fanno avanti saltando sul carrozzone del vincitore e che una volta sottoposero a scrutinio l’instancabile lavoro dei primi ufologi dubitandone e ridicolizzandoli, ma loro erano sponsorizzati dal governo e dovevano praticare il debunking secondo un ordito sottile e lame affilate. A questo punto avranno capito che gli addotti si faranno ancora avanti, sempre più numerosi e in incessante aumento?

Coloro i quali si sono confrontati con questi sistemi di debunking hanno corso rischi anche sul piano fisico, eppure sembrano finire nel dimenticatoio nel momento in cui entrano in scena i famosi luminari. Troppi quindi,

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sarebbero gli scienziati e gli inquirenti da citare, ma mi vengono in mente Stanton Friedman, Robert Bletchman, Walt Andrus, Wendelle Stevens, Eduard “Billy” Meier, Budd Hopkins, Don Berliner, Betty e Barney Hill (forse i primi a documentare le esperienze di Contatto) e Whitley Strieber, un ufologo indipendente che è stato fatto oggetto di costanti, pesanti, dolorosi e sciocchi attacchi sulla sua integrità intellettuale.

INSERTO: spero che la gente ricorderà molti scienziati di laboratorio che, nell’ombra e senza le dovute credenziali, hanno regalato al mondo una pletora di invenzioni e di doni, accompagnando così la storia dell’umanità. Mentre certi accademici con curriculum impressionanti a volte si schierano a favore di questi ricercatori, esiste ancora una solida, potente, incrollabile élite di scienziati che screditano la ricerca ancor prima di avere tutti i dati, a volte persino prima di aver saputo di cosa si tratta.

Dovevano passare secoli prima che l’uomo rinunciasse al proprio comodo sistema di pensiero, concernente ad esempio il credo di un sistema solare centrato sulla Terra; ma, mentre oggi gli eventi si accavallano sin troppo velocemente, dovremmo ridurre i secoli ad anni, comprimendone la durata. Forse anche meno.

Mi corre l’obbligo di parlare in primis del dottor John E. Mack, dipartimento di Psichiatria, Harvard Medical School. John è uno scienziato e un terapeuta, non affiliato al MJ-12, o collegato all’intelligence della Marina o della Difesa. E poi, Budd Hopkins, ricercatore autorevole nelle ricerche su quell’autentico mistero che sono i casi di Abduction, uomo che ha rappresentato la punta di diamante delle avanguardie, ovviamente disposto a tutto per arrivare alla verità.

Lo storico della Temple University, David Jacobs e il dottor John Mack sono certamente le persone più qualificate alle quali vorrei dedicare questa Trilogia, ma è difficile esprimere un ringraziamento perché la gestazione della Trilogia è stata lunga e contemporaneamente da lontano arrivavano le fonti che l’hanno ispirata.

Devo menzionare il dottor Zecharia Sitchin e i molti altri che con abnegazione hanno compiuto coraggiosi salti in avanti, a livello di “fede”, battendosi per quello in cui hanno creduto, dopo aver condotto ricerche non finanziate.

Dedico questo lavoro al dottor Craig Fields, ingiustamente rimosso dalla

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sua posizione di capo della DARPA; al professor Minski, del MIT, settore Intelligenza Artificiale; al regista James Cameron, che insieme a Wan Ling non ha avuto timore di investire nella rete tecnologica neurale per due o tre dei suoi film “blockbuster”. Ha dimostrato grande coraggio.

E al mio maestro e mentore nel cinema, il regista Federico Fellini e altri che hanno dedicato il loro tempo per rivelarmi attraverso il loro talento le vie da percorrere per arrivare a un mio stile espressivo e sviluppare l’intuito per crescere nella mia individualità.

Non devo e non posso dimenticare l’uomo che merita un posto a parte, Steven Spielberg. Grazie infinite per Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo e grazie al suo consulente, il dottor Allen Hynek che, dopo essere stato al gioco delle regole burocratiche di governo, tornò ad essere lo scienziato assetato di sapere. In sostanza, non posso che inchinarmi dinanzi a quelle persone molto speciali che mi hanno incoraggiato, invitandomi a cavalcare sulla scia di Dio.

Non dimenticherò mai gli “stimolatori degli stati mentali”, Paula e Michael e tanti altri. Grazie ancora per tutto ciò che mi avete dato, con incondizionato

Collage di fotografie scattate sul set di Fellini 8 e 1/2 (Foto: Paola Harris).

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altruismo. A Jack e Bobby Kennedy, per avermi sostenuto sin quando sono stati in vita, aiutandomi a dare un senso al mio patriottismo. Erano amici della mia defunta moglie e, dopo averli conosciuti, sono diventati miei amici per sempre, anche oltre l’eternità, se questo fosse possibile.

Alla mia Mamma, che incoraggiò in me la diversità e l’espressione artistica e al mio Papà, che non è più con noi e tanto ho amato, perché mi ha insegnato il controllo, ma solo se in assoluta necessità (nel mio caso, forse tutto il tempo!) e per avermi aiutato a costruire laboratori medici ed elettronici nella mia adolescenza e, infine, per avermi portato a Washington a parlare dei satelliti spia e degli UFO con i suoi compagni dell’Air Force, ben prima dei giorni da favola dello Sputnik e di Yuri Gagarin. Dio, stendi il tuo amorevole respiro sul suo riposo.

Mio padre mi insegnò a sognare senza paura, mio “Papà”, il mio caro papà. Mi chiamava “Campione”. Mi chiedo perché? Credo forse di saperlo ora. Mi insegnò anche a volare, a guidare un aereo. Una volta su in cielo e a quei comandi, non sarei mai più voluto tornare al mio legame con la Terra.

A mio Fratello e a mia Sorella, che mi hanno insegnato il significato dell’alienazione e dell’egoismo.

E a Sarah, che ora è libera: a Danny, che qui ha vissuto così poco; al momento in cui mi unirò a loro; e a Charley, il mio amico, all’amore per Charley, per gli altri amici adorati e a Robert e David e Barbara ed Ellen e Brandon. A tutti gli altri in questa mia vita che si accorcia sul pianeta, che mi ha dato le possibilità di essere tutto quello che avrei voluto essere, e di più. A tutti loro.

A coloro i quali hanno evitato per un pelo che la mia fuggevole memoria li dimenticasse, come Jerome David Salinger, colto sul fatto dopo avermi dileggiato su Seymour, an Introduction (novella sull’ossessione del suicidio, NdT) e gli altri autori Americani che non hanno fallito di fronte alle loro responsabilità, a quei pochi che si sono battuti con forza contro ignoranza e mediocrità soverchianti.

Agli amati colleghi dell’Alphacom Team, e al “generale”, il cui sprone è stato vitale per il compimento di questo lavoro. E di nuovo a Charley e a sua moglie Barbara, importanti per il completamento del libro. Charley non è stato solo un “partner” nella stesura, molto di più. Senza di lui, giovane uomo straordinario, il libro non avrebbe mai visto la luce in forma cartacea.

E alle macchine che, dopo molti anni di onorato lavoro, hanno smesso di processare dati, diventando le mie “anime gemelle” al silicio, riuscendo ad “apprendere” da una rete tecnologica neurale e da quelli che sono giunto a definire “algoritmi genetici”.

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Ai genitori di Charley, per averlo dato alla luce di questo mondo. Un mondo che mai saprà il suo reale valore. Dio, proteggilo. Non tentennare, per favore, veglia su Charley, perché molto probabilmente presto mi sarà negato di vederlo un’altra volta.

Con la mia dipartita, molte persone speciali mi mancheranno terribilmente. Devo ripetermi. La mia amatissima moglie Sarah e il mio compianto figliolo, Danny, per il loro amore incondizionato, per essere morti in un incidente stradale quando insieme Sarah, Danny e chi scrive stavano festeggiando in Svizzera il nostro anniversario di matrimonio e il diciassettesimo compleanno di Danny, in un giorno di Natale, di non molto tempo fa. Loro vivono ancora nella Dimora della mia Anima, vi hanno stabilito la propria residenza. Credo che la perdita peggiore che ho provato sia stata la mancanza delle loro due luci in un Universo di oscurità.

Ai miei referenti; alla responsabile dell’editing di questo libro, Molly Sanford; a suo figlio John, che mi ha incoraggiato con la sua saggezza e la sua amicizia; alla mia casa editrice, miei veri amici (“la famiglia”) e i loro colleghi.

A tutti i miei buoni amici che non si sono tirati indietro nel criticarmi, come David, S., Lynn, Imogene B., Telsche B., Dr. Candace Ryan e (vi prego di perdonarmi se ho dimenticato troppe persone i cui nomi andavano menzionati, a causa del poco tempo a mia disposizione) tutti quelli che sanno tu chi sei realmente.

A quelli che hanno speso gran parte della loro vita a coltivare quei campi che, per quanto già bonificati in passato, ancora potrebbero celare delle prove, o degli indizi. A quelli che hanno preso posizione, questa Trilogia è dedicata. A Shirley, che mi ha insegnato una volta che quando hai steso il braccio, non devi perdere l’equilibrio per afferrare il frutto.

A R.T.F. e J.B. per il loro continuo sostegno.E prima che l’ultima dedica si avvicini ancora di più alla mia anima, alla

mia anima interna alla mia anima, alla mia famiglia ora appena incontrata, al mio “nuovo fratello”, e al grande spirito Padre di Luce, e al mio piccolo navigatore Grigio, mio amico sin da quando, piccolo bambino, vissi la mia prima esperienza di rapimento. Lui è stato il prezioso bene che si è voluto svelare, il Grigio che mi ha sospinto verso più alte vette del sapere.

Al primo che mi ha accolto, quando ero bambino e da adulto, il mio caro amico K. Per il TRASDUTTORE VIVENTE (THE LIVING CONVEYANCE) che sa come ascoltare il mio cuore e, in senso strettamente reale, è la mia famiglia. Dovrei quasi evitare quest’ultima dichiarazione di amore per il TRASDUTTORE VIVENTE, ma collocarlo più in basso rispetto ad altri che

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amo fa male al cuore. Quindi, affermo che il mio amore per tutti loro è un insieme in equilibrio, non può essere frazionato, perché non esiste altro che io ami maggiormente della pienezza assoluta di tutti loro, e la pienezza assoluta del loro amore, e il mio amore della mia nuova famiglia.

Alla loro BRILLANTE LUCE BIANCA, all’ETERNO, e alle Sue multiple infinità, e alle esplorazioni future, alla mia famiglia e i miei cari al mio fianco nel vuoto che è L’ETERNO. Alla promessa, alla loro promessa, che mai saremo di nuovo divisi. E allora aggiungi un giorno al mai. E un altro ancora. E con questo riuscirai appena a illuminare la visione per un attimo, a vivere in un flash L’ETERNO. Ora io so. Mai dimenticherò.

Per ultimo, mai meno importante, al dolore, che mi ha guidato veloce come una Aston Martin per fare le cose nei tempi richiesti; a questo dolore, che mi ha fatto ricominciare a sentire di nuovo, e alle malattie degenerative terminali, che negli ultimi tempi mi hanno costretto a smettere di posticipare quest’opera, me l’hanno fatta concludere e mi hanno consentito di dire grazie e addio.

Il mio amore per tutti voi, ci vedremo nei vostri sogni. È ora che io vada-devo partire. Ancora una volta, farewell (addio).

BUON VIAGGIO. Dio osserva, e attende…

Di nuovo, BUON VIAGGIO

Michael WolfCancelliere Emerito

The New England InstituteFor Advanced Research

e inoltre Curatore(che si prende cura)

Abbiate cura di VOI TUTTI, per favore.Voi sapete chi siete.

Iniziato 1953; Terminato 1992

AvvertenzaGli eventi qui riferiti, presumibilmente coinvolgenti gli Stati Uniti d’America, l’ex Unione Sovietica, Francia, Belgio, Italia, Germania, Israele e il Regno Unito, ufficialmente, in conformità alle molteplici dichiarazioni dei suddetti

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governi, non sono mai accaduti.

NullaDi quello che state per leggere… È mai accaduto!

Ci deve pur essere una “fine”qui, da qualche parte.

Da qualche parte.

AvvertenzaTutti i personaggi di questo libro sono fittizi e qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o morte, è puramente casuale. I nomi, gli avvenimenti, i dialoghi e le opinioni espresse sono prodotti della fantasia dell’autore e non sono da intendersi come veritieri. Nulla è inteso a rappresentare il punto di vista del Consiglio di Sicurezza Nazionale, o di qualsiasi altro servizio o agenzia di qualsivoglia ente governativo.

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Il “dolce principe”

Paola Harris

“La gente deve essere disponibile ad accettare l’insolito”, così amava ripetere il Dottor Michael Wolf Kruvant durante le circa settanta conversazioni telefoniche fra noi intercorse nel giro di due anni. Ricordo come, nel 1998, ancora non mi rendessi conto dell’opportunità straordinaria che mi era stata offerta: essere l’unica giornalista a seguire a tutto tondo la storia di Michael Wolf e, soprattutto, averlo potuto incontrare quattro volte ad Hartford, in Connecticut, nel piccolo appartamento in cui viveva e diventare sua amica. Il nostro era un legame molto forte. Michael Wolf è morto nel Settembre del 2000 di cancro al pancreas e mi manca enormemente. Lavorare sul suo caso ha comportato un grande dispendio di energia e di fondi, fra ricerche, contatti, viaggi e le lunghissime telefonate transoceaniche le cui audio registrazioni su cassetta custodisco gelosamente. Michael aveva un legame con l’Italia. Negli anni ’60 aveva vissuto per un periodo a Roma, frequentando l’ambiente del cinema e partecipando come comparsa al film 8 e ½ di Federico Fellini (ne esiste testimonianza fotografica). Fu logico quindi, come era accaduto con il colonnello Philip Corso e il suo best seller “Il Giorno dopo Roswell”, decidere con il mio direttore di allora, Maurizio Baiata, di pubblicare anche il libro di Michael in italiano “The Catchers of Heaven”. Un lungo memoriale intimo, scritto sotto forma di romanzo semi-fantascientifico, che suscitò un profondo effetto soprattutto sui giovani e in breve divenne un “cult” mondiale.

A casa di Michael vidi diverse lettere provenienti dall’Europa, una in particolare da un fisico francese che riconosceva l’esperienza e il genio di Wolf e si diceva d’accordo con le sue teorie. Per un qualsiasi serio ricercatore e scienziato di mente aperta, sarebbe bastato trascorrere di persona un’ora con lui non solo per capire che la sua testimonianza aveva un fondamento di verità, ma anche per constatare quanto peculiare fosse il suo aspetto fisico.

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Sin da piccolo, Michael aveva suscitato l’interesse di altri. Nel libro si narra di come da bambino fu rapito da esseri alieni, da adolescente entrò in comunicazione con “loro”, per poi divenire medico e scienziato, quindi consulente scientifico per diversi programmi segreti militari di intelligence, presso la struttura S-4 dell’Area 51, parte in causa nella clonazione di un umano destinato a divenire un “super-soldato” ed essere stato per diversi anni a contatto con creature aliene di diverso tipo, in qualità di diplomatico internazionale e di interfaccia per il governo. Wolf è stato fra i primi a rivelare il ruolo svolto da lui e da diversi altri “insider” nel lento e sistematico rilascio di informazioni, destinate all’umanità in generale, inerenti la presenza ET sul nostro pianeta.

Si deve al pilota e ricercatore UFO americano Jim Courant la prima video intervista a Wolf, la cui divulgazione, quasi contemporanea all’uscita del suo libro negli USA, lo pose all’attenzione della comunità ufologica internazionale. Courant mi aiutò a entrare in contatto con lui e questo mi consentì di verificare molte delle sue informazioni. Un altro autorevole ufologo, l’antropologo tedesco Michael Hesemann raggiunse Hartford dove trascorse una giornata con il Dr. Wolf, il quale gli consegnò un frammento di presunto metallo extraterrestre proveniente da un UFO crash degli anni ’70, che venne in seguito analizzato in Germania. Anche a me e al collega Adriano Forgione Wolf diede dei campioni dello stesso materiale, che fu sottoposto ad analisi in Italia dall’ingegner Luciano Pederzoli e dal chimico Corrado Malanga. Wolf ci aveva detto che il risultato sarebbe stato il 99 % di silicio e l’1 % di un elemento sconosciuto e questo è ciò che conclusero sia i laboratori dell’Università di Pisa sia quelli tedeschi.

I campioni rivelarono strane proprietà fisiche: bloccavano il funzionamento dei telefoni cellulari, non venivano rilevati dai metal detector aeroportuali (Adriano Forgione passò indenne i controlli doganali USA con i frammenti in una tasca) ed emettevano una certa energia, avvertibile al tatto. La mia sensazione, condivisa dai miei colleghi italiani, era che Wolf fosse un autentico “insider” intenzionato ad arricchire il “corpus” delle conoscenze sugli UFO dicendo la propria verità. Sono stata in questo campo abbastanza a lungo per dichiarare che Michael Wolf sapeva quello che sapeva non perché lo avesse letto, ma perché lo aveva vissuto!

Troppe sono le informazioni che Wolf non ha potuto inserire in questo libro. Da tempo sono impegnata nella stesura di una biografia che mi autorizzò a pubblicare, in cui spero di poter trasferire una parte consistente delle nostre conversazioni audio registrate.

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A volte, quando mi chiamava a tarda notte e per pigrizia non accendevo il registratore, mi diceva: “Te ne pentirai se non lo fai, perché io non sarò qui un giorno e tu potresti diventare, per necessità, il mio portavoce”. Una grande responsabilità, come nel caso del Colonnello Corso.

Posso confermare di aver visto con Adriano Forgione nell’abitazione di Michael una quantità notevole di documenti, fotografie e credenziali di Wolf, nonché, a rendere ancor più veridica la sua persona, di aver vissuto in quella casa un’esperienza di contatto che resta indelebile nella memoria di entrambi. Altri amici italiani hanno avuto modo di incontrare Michael. Mi riferisco al comandante pilota 747 Max Poggi e la moglie Gabriella, che gli fecero visita ad Hartford e ne uscirono totalmente convinti della sua credibilità, soprattutto quando Wolf descrisse nei minimi dettagli, in remote viewing (visione a distanza), la loro casa. È difficile trarre in inganno il Capitano Max, ve lo assicuro.

Sono certa che il dottor Wolf fosse di tanto in tanto monitorato. In diverse occasioni mi chiamò dicendomi di temere, sino ad esserne terrorizzato, di finire nella “prigione di Danbury” a causa di un qualche giuramento che aveva forse infranto durante uno dei nostri colloqui. Ma era troppo malato per lasciare il suo letto, non poteva essere trasferito altrove e gli diedi la mia parola che non avrei mai rivelato nulla che non mi avesse consentito di dire.

Informazioni più dettagliate sono reperibili sul sito del Dr. Richard Boylan, anch’egli impressionato dal messaggio spirituale contenuto nei suoi scritti e nelle sue interviste e di aver raggiunto le mie medesime conclusioni: Michael era veramente chi ha detto di essere. Ho visto una lettera a lui indirizzata da Charley, il giovane attore e grande amico che diviene colonna portante della storia narrata nel suo libro. Sono stata anche in grado di verificare la sua “Italian Connection”, come ad esempio i giorni che trascorse a Roma, seduto spesso al Caffè Doney frequentato da artisti e gente del cinema italiano. Erano gli anni della “Dolce Vita” e qualcosa di allora in lui era rimasto. Al telefono, dagli Stati Uniti, si dimostrò in grado di parlare con diversi miei amici che si esprimevano solo in Italiano e in qualche modo, intuitivamente, riusciva a cogliere il senso dei loro discorsi. Il che poteva anche esser dovuto alle sue facoltà ESP e alla sua attività nel programma governativo di visione psichica a distanza e forse anche in un “think tank” scientifico durante l’amministrazione Reagan. Aveva capacità sbalorditive. Ricordo la sua emozione quando lo contattò un lettore inglese perché un suo amico stava cercando di risalire ai dati accademici di Wolf al MIT, svaniti nel nulla. Quanto Wolf sapeva di istituti quali McGill, Georgia Tech e MIT avrebbe convinto chiunque che li

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aveva frequentati sino al dottorato. Ma, d’altra parte, la sua storia personale e il suo coinvolgimento nelle “black ops” sono tutti nel libro. “Leggi il libro. La mia storia è tutta nel libro!” soleva ripetermi spesso. Egualmente, la sua vita resterà un mistero impenetrabile per coloro i quali non hanno mai cercato di parlargli o di incontrarlo, dal 1996 sino alla sua morte. Non ritengo etico l’atteggiamento delle persone che cercano di demolire Wolf senza mai averlo conosciuto.

La sua vita è stata difficile. Un parallelo? Il John Nash del film A Beautiful Mind, per via del comune stato mentale fragile e lo sconfinato amore per l’umanità, in particolare per “i bambini del pianeta”. A differenza di Nash, però, poca gente ha riconosciuto l’animo gentile e carismatico di Wolf. Il suo badante, che chiamerò “Bob”, disse di lui che era “un uomo di animo nobile che aveva molto da condividere con l’umanità”. Chi ne diventava amico, facilmente si innamorava di lui. Molte cose non quadravano, soprattutto le sue caratteristiche fisiche e i suoi dati medici. Aveva le pupille di colore verde scuro e le proprietà del sangue, anche se era malato di diabete, erano del tutto fuori dal comune. La sua casa era piena di manuali medici, di provette e attrezzature scientifiche e aveva tre computer, uno con sistema di comando vocale.

Se si pensa che era stato respinto al primo anno di college e che in Scienze la sua media era risultata insufficiente, era geniale nell’esposizione delle sue teorie di fisica e meccanica quantistica e di giurisprudenza, o quando parlava di una “terza elica del DNA”. I suoi interlocutori, spesso, si perdevano nei meandri delle sue elucubrazioni.

Spesso mi ripeteva: “Tesoro, non puoi mettere l’Universo in una scatola!” e accompagnava le sue provocazioni, che tendevano a stimolare il mio intelletto, sempre con un sorriso e dicendo: “Studia qualcosa sulla teoria delle super stringhe, perché è giusta”. Non ne rivelerò l’identità, ma so di diversi ricercatori militari e scienziati che gli fecero visita in totale clandestinità… per essere un presunto “signor nessuno” erano visite a dir poco sospette. Subito dopo la sua morte l’appartamento di Hartford era stato “ripulito”. Qualcuno aveva fatto sparire tutti gli schedari, i documenti, i computer e i database di Wolf. Egualmente, da subito, i grossi calibri dell’ufologia si sono dati un gran daffare per “debunkizzarlo”.

Penso che il dottor Michael Wolf Kruvant, prima o poi, dovrà essere riconosciuto come figura chiave del processo di informazione sugli UFO/ET grazie al suo romanzo The Catchers of Heaven. Alla pari di Fastwalker di Jacques Vallée e Alien Rapture di Ed Fouché, sapienti mix di narrativa e di saggistica, sono opere scritte nell’ottica del mantenimento di quella che è stata

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definita la politica della “negazione plausibile”! Per nostra fortuna, il nome del dottor Wolf non finisce nel dimenticatoio

della Storia. E, anche grazie a questa edizione italiana, oggi Michael vive e ancora ispira! È tutto parte del suo strano destino!

Buona notte, dolce principe. E voli d’angelo t’accompagnino cantando al tuo riposo.

(da: “Amleto”)

Paola Harris e Michael Wolf, fotografati da Adriano Forgione ad Hartford, Connecticut. (Foto: Paola Harris).

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Il Mondo Che Ci Attende

Maurizio Baiata

Ogni parola era una stilettata, il dolore lacerante di sapere che la separazione sarebbe presto arrivata. E così fu. Poche settimane prima della sua morte, l’ul-tima volta che lo chiamai, scandiva il suo amore per tutto ciò che nella vita ci circonda e permea, con la sua voce calda e profonda in una slow motion che ti entrava nell’anima e che ho sempre nella testa. Un addio di incredibile intensità emozionale, considerando che tutti i nostri contatti erano sempre avvenuti telefonicamente e non avevamo mai avuto l’occasione di incontrarci di persona. Disse che l’amore trascendeva lo spazio e il tempo e la morte non esisteva e saremmo stati uniti per sempre. Che ci saremmo ritrovati, che alla dissoluzione del corpo non dava alcuna importanza, che era solo un passaggio e non una fine. Diceva che la nostra vita di esseri umani è eterna e che aveva iniziato da tempo il suo viaggio di ritorno a casa e che doveva solo raccogliere le ultime cose, gli ultimi pensieri ed era ormai arrivata l’ora di partire.

La voce di Michael, una timbrica inconfondibile modulata su una frequen-za captata in trans comunicazione. Come si sa, le voci dei cari che ci hanno lasciato nel tempo possono affievolirsi, mai svanendo del tutto e, a volte, ritor-nano chiare e nette in risonanza interiore. Le voci, restano.

Con Michael Wolf però è diverso. La sua presenza è molto tangibile. Sem-bra quasi una sentinella piazzata sul limite di quel confine superato il quale dall’altra parte c’è l’Assoluto, il Divino. E Michael è lì. Non è un dio, non è un angelo, non è un avatar, neppure un profeta in possesso delle chiavi dell’altro mondo. È un “guardiano”. Lui “guarda” verso di te e tu segui il suo sguardo, si gira impercettibilmente e lentamente nella direzione di quell’infinito ignoto e dentro senti che ti sta indicando una direzione. Invariabilmente, la direzione verso cui punta è un deserto i cui granelli di sabbia sono un manto di stelle.

Tenute insieme dal filo del telefono, distanti migliaia di chilometri, le no-stre vite erano andate in parallelo, senza mai incontrarsi. Michael dalla sua abi-tazione ad Hartford, in Connecticut, era in un involucro fisico ormai troppo

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fragile, ma la mente era sempre lucida nonostante le massicce dosi di farmaci che assumeva quotidianamente per lenire il dolore, insieme alle “cure speciali” di personale medico dell’intelligence che lo seguiva.

Quando anni prima gli era stato diagnosticato il tumore al pancreas, in lui si era fatta largo l’idea di raccontarsi non in un’autobiografia con date, nomi e luoghi precisati e identificabili, bensì in un libro di narrativa, i cui contenuti potessero essere approvati dai suoi “capi”. Iniziò quindi a raccogliere ricordi, appunti e brani tratti dal diario del figlio Daniel, morto poco più che adole-scente alcuni anni prima.

Lo immagino, nei lunghi momenti di stacco dall’attività di spionaggio psichico che effettuava per conto della National Security Agency, nel riordino di documenti, fascicoli, testi di conferenze, ritagli di giornali, trattati di fisica, frasi non sue scritte su foglietti sgualciti, in cerca di un nesso logico per dare vita a quello che aveva concepito come una “trilogia” letteraria. O forse no, quel dottor Wolf che si sapeva al crepuscolo della sua esistenza terrena non aveva la logica come amica al suo fianco. Quale logica umana può esserci a chi sa per certo di non essere di questo pianeta?

Non è per molti di noi il sentire di venire da Altrove e a quell’Altrove essere destinati?

Michael in casa aveva due apparecchi telefonici fissi, niente cellulare. Uno era solo ricevente, una sorta di “linea rossa” collegata - sembra - con qualcuno che dall’altra parte gli diceva cosa fare, come assolvere al ruolo di “spia psichi-ca” grazie alla facoltà di remote viewing, la visualizzazione a distanza di cose, luoghi e persone.

Diversi anni dopo la sua morte, una sera, mi telefona l’amica Giovanna Podda dalla Sardegna, che mi dice di avere ricevuto, mediante canalizzazione, un messaggio di Wolf a me indirizzato. Il contenuto mi lascia allibito. Michael mi raccomanda di avere sempre grande cura di quel piccolo oggetto metallico che si trova racchiuso in una scatoletta di plastica che conservo nel cassetto della mia scrivania. Si tratta di uno dei tre frammenti di presunto UFO che Wolf diede ai nostri ricercatori (v. Prefazione di Paola Harris). Di dove e come custodissi tale reperto non avevo mai fatto parola a nessuno. La sola spiegazio-ne, che mi sono dato, è che Michael Wolf può connettersi con alcuni individui dotati di ESP e raggiungere il suo interlocutore mediante la “Transcomunica-zione”. Fantascienza?

Tornando alla cruda realtà, il 15 Marzo del 2000, Bobbi Ferguson, sua

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assistente e infermiera, aveva richiesto a chi era in contatto con lui via posta elettronica di non scrivere più. Michael aveva avuto un collasso a causa di complicazioni coronariche. Il suo cuore iniziava a cedere. Nei mesi successivi le nostre comunicazioni telefoniche cominciarono a diradarsi. Il 16 Settembre dello stesso anno, a 58 anni, Michael Wolf lasciava questo pianeta.

Degli ex appartenenti a strutture militari e dei servizi di intelligence che abbiano rivelato di essere stati coinvolti nella questione UFO e Alieni, il dot-tor Michael Wolf Kruvant resta il più enigmatico. Un inestricabile rompicapo per chiunque abbia cercato di ripercorrerne la vita e verificarne la carriera mi-litare e accademica, visto che ne esistono solo fumosi riscontri, come da prassi nel mondo di ombre e nebbie dell’Intelligence.

Il suo nome serpeggiava, ed era entrato nel mito, il più controverso nella storia degli ultimi due decenni di una materia ammantata di mistero e irta di pericoli come era stata la vita di Wolf.

Il mondo ufologico internazionale si accorse di lui, giocoforza. La sua sto-ria si era diffusa come uno strano rumore di fondo. Wolf aveva “parlato” a modo suo, attraverso le pagine di un libro altamente sibillino, una lettura difficile da affrontare a causa del linguaggio, poeticamente astruso, obliquo e paradossale in ogni riga.

Il libro, pubblicato negli USA nel 1996 per la Dorrance Publishing con copyright della Daniel Wolf Memorial Foundation, associazione benefica in-titolata al figlio di Michael, ebbe circolazione limitata, non ne vennero fatte altre edizioni e trovarne una copia è impresa ardua e a costi mirabolanti.

La prima edizione italiana di The Catchers of Heaven uscì nelle edicole con il titolo Afferrando il Cielo (Futuro Edizioni, allegato al mensile UFO Network, Gennaio 2000), che a Wolf non piacque perché il verbo “afferrare” alludeva a qualcosa di negativo. Stando a quanto l’autore confidò a Paola Harris, il suo titolo traeva spunto dal The Catcher in the Rye di J.D. Salinger, che in Italia divenne Il Giovane Holden, data l’impossibilità di tradurlo alla lettera.

Va altresì detto che tutto il testo di quell’edizione che in copertina recava la dicitura “a cura di Maurizio Baiata” ben poco corrispondeva all’originale. Per rispettare i tempi dell’edicola, la fretta fu cattiva consigliera e il libro andò in stampa con un editing molto approssimato e lontano sia dalla prosa “wol-fiana”, sia dalla nostra. Non riuscimmo a rendere ciò che era nelle intenzioni

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di Wolf. Ma tant’è. The Catchers of Heaven non è stato mai pubblicato in altra lingua, tranne la nostra.

Chi sia in possesso di una copia di Afferrando il Cielo si stupirà nel rilevare le stridenti differenze nel linguaggio, nella terminologia, nel contenuto, nei si-gnificati e nell’interpretazione di The Catchers of Heaven – A Trilogy nel nuovo I Guardiani del Cielo – Una Trilogia.

La capillare revisione del testo ha riguardato tutta l’opera, a partire dal recupero di alcuni brani omessi in Afferrando il cielo. Fra le nuove lavorazioni e gli aggiornamenti, il reintegro dell’introduzione scritta dall’autore conte-nente: preziose informazioni inedite, la “guida lessicale” rivista e corretta, che consente di accedere ai significati di molti termini - il più possibile vicini all’originale - travisati nella prima edizione; e le nuove note, incluse sia a pié di pagina, sia nel testo.

Wolf aveva quasi ultimato la stesura in bozza del suo secondo libro, dei cui contenuti non poté darci alcuna anticipazione. Dopo la sua morte, il piccolo appartamento di Hartford era stato accuratamente “bonificato” e, come tutto il resto, anche di questo manoscritto non vi era più traccia.

Tredici anni dopo, qui troverete il primo mondo di Michael Wolf Kruvant, un mondo costituito da tre portanti fondamentali: quella dell’uomo e scien-ziato, quella dell’insider governativo al corrente dei segreti più impenetrabili, quella dell’ibrido umano-alieno.

Il suo secondo mondo ci attende.

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Volume Uno

La macchinarivela-tutto

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Capitolo Uno

Retrogressione del Cuoreovvero

La Genetica delle Famiglie Cosmicheovvero

Le Bocche-Motore Zombieovvero

Atavismo Liberatoovvero

La Ricomparsa del Gene Alieno Perdutoovvero

L’Ultimo Incubo della Vita

Mia moglie Sarah e mio figlio Daniel mi hanno insegnato molte cose, ma se qualcosa mi hanno insegnato era ben oltre l’amore e l’affetto. Il loro allontanarsi dalla mia vita mi ha educato alla cosiddetta realtà dell’arrivederci e all’altra, definita addio, che possiamo anche chiamare fare well. Mai più tanta luce quanto quella di tre, finché due dei tre, e uno con un altro in grembo, saranno giunti al termine, lasciando indietro questo uno sventurato, diviso, isolato e desolato, che potremmo chiamare Michael, marito di Sarah e padre di Daniel. Eventi come questi possono intensamente insegnare il significato di pre-esistenza.

I detentori delle sabbie imbevute di sangue, non sfioriscono mai;quegli stessi detentori

urlano alle montagne,si bagnano le labbra, increspate sulla parola da dire, eppur silenziosamentefurtiva e bloccata in “pausa”, mutismo incrociatoal calore, chiuse nell’inettitudine,

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per un silente, singulto soffocato, nell’esitazione, verso un mondo nuovo o un agglomerato, necessario a vincolare e cingere in un assordante lamento silenzioso, desiderando che quellelabbra fossero vicine all’orecchio dell’amato, per carezzare, per sfiorarein superficie e sentire una sola tacita dolcezza, e tradurre,“dagli un po’ di sapore”, come forse, i più piccoli, a corto di statura, e di cuore, dicono alle labbra che sussurrano all’orecchio destro, “Ho bisogno del tuo amore”, ma senza più,un significato. Ed esistendo, come stessa parte del tutto; no, è trasposto in una lirica, appena percepita; una delusione contenutasi fa sentire, e quelle specifiche massime e minime, all’improvviso, e nello stesso tempo, audaci, e alla fin fine, non c’è motivo di indossare un

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costume, di cambiare il sobrio colore da diffondere, nel ritmo fissato,da note ufficiali, recentemente ricevute;e di nuovo, all’improvvisoaccelerando e addensandosi il sangue, da poco privato dellaLIBERTÀ, così coscienziosamente anelata, mera parodia degli aspetti di unaCOSA. O di COSE a venire; essere qui, in questo luogo, in questo momento,quest’anno, nei mesi in maturazione prima e dopo, e la CAMPANA scandisce il suo rintocco per il raduno; l’invito inoltratodue settimane prima nel Tempo, nel sempre così lento progredire dellasingola REALTÀ, in questo momento;gli aspetti di una cosa sono lasciati ai miei diecimila anni,per essere presenti, in questo luogo, in questo momento, ma l’anno prossimo, non QUESTO. Eppure, quest’anno, se osassi

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SPERARE, qualcosa che sia presente, ora,in questo luogo, cerchia interiore cangiante la sua luce più sfolgorante;io dichiaro di avere dimenticato cos’era, dov’era, quando sia stato e persino se è mai ESISTITO…

Noi, tutti noi, siamo “incurabili figli della luna”, una classe a parte, inondata di immagini al chiaro di luna? Noi, tutti noi, siamo creature indifese, orbitanti attorno a vuote aree senza vita, illuse dalla nascita, buffi mostriciattoli, che ci ostiniamo a definire esseri senzienti? Va da sé che si tratta di un argomento opinabile. Oppure sono semplicemente io, me stesso, un inutile ammasso di carne, messo in moto da uno spirito e da un’energia, scomodo, estraneo, privo di sogni, sempre in un costante, confuso stato di déjà-vu - tipico di chi dice “ho già visto questa cosa” - illudendosi, in una realtà assurda, aliena e spaventosa. Sono da solo, ma non mi sento solo e bisognoso di compagnia degli umani; sono da solo, va bene, non ho un numero, sono un non classificato, almeno per quanto riguarda il mio nome anagrafico (è cosa normale?), sono il mai accudito, un cosmico errore burocratico.

Se questo è da pazzi e noi pazzi fossimo, allora che la Fortuna aiuti i pazzi, tutti i cosmici errori burocratici, tutti i pazzi, tutti i fenomeni da baraccone, tutti i Bambini figli della luna e delle stelle…

Sembra assurdo e grottesco e bizzarro, come il testo di una canzone che, anche se la riesci appena a percepire, riconosci al volo. Parole, che sembrano quasi inaccettabili; tuttavia, ora sono gli unici strumenti a mia disposizione. Credo che entità pensanti leggeranno le mie pagine, devo quindi implorare la loro indulgenza perché la mia sarà, necessariamente e inevitabilmente, una pesca a strascico da fondale. A proposito, quello che leggi ti risuona? Sono parole in risonanza? Funzionano? Lo abbiamo imparato dai palchi teatrali e dai film e dalla televisione: “Funziona?”

Adesso sì che lo so, funziona eccome. Queste parole funzionano! Un

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problema risolto. Problema successivo: chiunque stia leggendo questo romanzo andrà oltre il primo capitolo? Oh, come vorrei credere che sto facendo un dono, un dono i cui versi suonano bene. Un buon lavoro, potrebbero definirlo, ma lo capiranno? Diventerà una cosa sola con loro? Gli sarà entrata dentro? La possiedono davvero? Sto pensando a voce alta. Ora basta!

A volte la vita è dolore. Chiunque dica il contrario vuole vendervi qualcosa. Parliamoci chiaro. Molti di quelli che hanno letto il mio lavoro hanno detto che è a bassa densità di parole, che le uso con eccessiva parsimonia. (Mi vogliono più prolisso?)

Forse, il linguaggio è troppo corposo, lucido e cruento, o forse vacuo, torbido e nebuloso; ma il pensiero è legittimo: dopo cinque decadi su questo pianeta (che persino da ragazzo ho sempre chiamato Terra, il termine latino per Earth), nel giungere infine a una dirittura d’arrivo di relativa armonia, di calma e silenzio (ho ripreso, stavolta in senso figurato, a insegnare al mio labbro superiore ad arricciarsi), mi sono lasciato cogliere dalla rabbia, dalla furia e da sentimenti ostili.

Perché mi sembrava irragionevole e credibilmente incredibile che la rabbia dovesse generarsi in quel momento; e pensavo che fosse troppo tardi per tutto questo caos indesiderato. Mi sembra strano ed estraneo, ma mi sento andare a fuoco, cuocere dentro, ardere lo stomaco se solo ci penso, a cosa sta per succedere. In un modo o nell’altro, è tutto sbagliato. Tutto. Tutto sbagliato.

Suppongo dovrei seriamente sforzarmi di spiegare, di chiarire cosa accade e si prevede. In realtà, non si tratta di ricostruire un enigma, un indovinello, o un puzzle. È solo un piccolo libro, un’offuscata fetta di vita e di morte (guarda caso, miei cugini carnali), le povere cose di un omino pensante, contenenti schegge di dolore e schegge di gioia sempre unite, sempre vitali l’una per l’altra, come diamantini brillanti alla luce del sole, e in qualche modo, per motivi a me ignoti, raccolti e fatti cadere su colline imbiancate sotto un triste cielo di cenere.

Volti affranti e vuoti si affacciarono su di me, li vedevo dal mio letto di ospedale. Uscito dal coma, divenni terribilmente consapevole del mio disperato bisogno di qualcosa con cui coesistere serenamente, con loro, con me stesso. Una piccola domanda fece capolino dentro di me, in quel preciso istante: Chi è me stesso? Fatemene un’altra altrettanto scottante, chiunque di voi desideri porla, sono pronto.

Dalla prima volta che guardai il cielo di notte, tanti anni fa, seppi, al primo sguardo, che quello non era il cielo notturno che conoscevo da bambino.

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Quello strano e inquietante luccichio di stelle lontane e solo una luna in cielo. Una punizione così severa non riuscivo a capirla. Doveva esserci un errore. Era una punizione troppo grave, il mio esilio su questo globo terracqueo. Era stato sicuramente un errore. Servitori di Governo Insopportabilmente Stupidi (Impossibly Stupid Civil Servants - ISCS, altrimenti noti come “Is-Kisses”, opportunisti leccaculo, NdT) devono aver sbagliato la mia codifica con qualche software celestiale e ora non posso uscire dalla maledetta scheda madre planetaria. Devo scoprire dove stare; certamente non qui. È come essere invitato a pranzo con i cannibali. Perché gli esseri civilizzati di questo semi distrutto e depredato mondo d’acqua mangiano carne?

Strano, ma accadde. Vidi i piccoli frammenti catturati dal sole, in qualche modo e per qualche ignoto motivo, raccolti, lasciati cadere sulle colline nel cielo; è successo, l’ho visto. Mi inerpicai persino per esaminarli, anche se all’inizio pensai che fossero solo vetro.

INSERTO-FLASH: “J-TYPE OMEGA (ultimi modelli e più basilari) ELEMENTAL a SENTINEL” 1

La prima vera reminiscenza… oh, diavolo, non posso continuare con questa prosa buia e tempestosa se non mi fermo un attimo a parlare con te, lettore e, quel che è peggio, non riesco a percepire le tue diverse reazioni. È vero, ma mi auguro che la mia digressione convinca il mio redattore a conservare queste particolari parole, locuzioni o frasi, o forse una poesia divenuta romanzo - o almeno una prosa poetica.

Oppure, la risposta a un grande e disorientante Koan2 (un aforisma paradossale, dallo zen giapponese, NdT); che si traduce in illuminazione “istantanea”. Due esempi di Koan: 1. Battendo le mani l’una contro l’altra si produce un suono; ma qual è il suono di una sola mano? Questo Koan è abbastanza noto; ma puoi passare anni a lambiccarti il cervello prima di arrivare, se tutto va bene, a una risposta, alla luce del “Satori”, o illuminazione, nuova, indescrivibile e assoluta conoscenza e saggezza della trascendenza sul mondo, la Terra, che diviene totalmente “Una” con l’Universo e tutto ciò che esso contiene. 2. Il mio piccolo puzzle Koan mi fu dato sette anni prima che io rispondessi correttamente al Maestro. Era questo: “Qual è la verità?” Dopo sette anni di profonde riflessioni, la verità mi colpì in viso come il suono dello

1 Progetto ombra destinato alla creazione di un super soldato invulnerabile. L’Autore intitola il progetto in questione come un famoso orologio da polso Omega. 2 Koan: spesso i monaci zen lo usavano per ampliare le capacità intuitive dei loro allievi.

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schiaffo di una mano: “La verità è una bugia che non è stata ancora rivelata”.

INSERTO: “Nome Progetto J-TYPE a Progetto SENTINEL”Quel che desidero da te, mio gentile, “comprensivo” lettore, è dare un senso

a cosa significhi di per sé questo lavoro piuttosto contorto, e cosa significhi per la parte più profonda di te!

È un buffo e insignificante lavoro “attraverso uno specchio appannato”, ma devi sapere che per completarlo mi sono preso un anno sabbatico, un periodo abbastanza lungo, confinando l’insegnamento, la ricerca e le monografie tecniche in un luogo nebuloso, velato e distante, partecipando a consessi di scienziati, tenendo seminari rivolti a pochi “particolari” tirocini di specializzazione clinica; e le rincorse ai noiosi documenti burocratici che rendono possibile la ricerca.

In effetti, una delle mie aree di insegnamento e di ricerca è l’Intelligenza Artificiale, il che può essere una contraddizione in termini; scienza “noetica”, se possiamo rimuovere l’“alone” dalla scienza, noetica nel senso di conoscenza, pensiero razionale recepito dall’intelletto, e qualsiasi sistema o combinazione di sistemi possano accelerare l’espansione della coscienza, essendo giunti con grande rigore scientifico a usare metodi riconosciuti di espansione della mente da un livello più o meno normale, o persino geniale, a uno mai sentito prima; un “Super Essere” mentale, dotato di poteri che cominciamo appena a immaginare… qualcosa di veramente notevole: il TRATTAMENTO PORTALE.

“Psicobiofisica” è un termine da me coniato per la medicina genetica che da poco ha scoperto i codici della doppia elica del DNA e il codice di manipolazione genetica che conducono a concezioni rivoluzionarie – che non ci impressioniamo più a sognare in segreto.

INSERTO-FLASH: ANCORA: “J-TYPE OMEGA a Progetto SENTINEL”Si sa, l’uomo da sempre vorrebbe creare un essere a propria immagine

(egregi studiosi di religione, date una buona occhiata a un futuro che è anche il vostro passato). Ebbene, oggi lo possiamo fare. L’abbiamo fatto! Ma (l’uomo che creammo) fu terminato, eliminato, perché si dimostrò incapace di eseguire gli ordini, non riuscì a sparare a un animale.

Questo “essere” riferì al grande capo quello che gli avevo detto: “Le persone non agiscono se non per una valida ragione. Non vedo alcuna ragione per uccidere questo cane indifeso”.

Mi fissò negli occhi, cosa che feci anch’io, e dichiarò: “Michael ha detto

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che i soldati compiono azioni empie solo se ce n’è una vera ragione, ma a volte è il motivo a essere malvagio, e il codice impone a un soldato di mettere in discussione gli ordini immorali o eticamente inaccettabili, ecco la sua realtà, la sua Bibbia. Michael mi ha addestrato per questo!”

Gli ufficiali mi guardarono con occhi di fuoco. Non era che l’inizio! La clonazione prometteva di mettere fine alle malattie, ma anche un aumento della sovrappopolazione. La clonazione, tuttavia, è stata la conquista più elevata per l’umanità, sin dall’inizio del mondo, sin dai suoi primi passi. Eppure, la usammo nella maniera errata. Disastrosa. Egli fu eliminato, in base al seguente ordine:

ESECUZIONE FINALE-ASSASSINIO

Non riuscivo a capire la differenza tra un ordine, scritto ed esecutivo, di terminare, e un altro di “esecuzione finale”. Faceva forse differenza il modo in cui qualcuno viene liquidato? Joe era la mia pietra di paragone, la mia oasi, la mia fuga. Rispettò la mia privacy quando ne avevo bisogno; non bussò mai rumorosamente all’uscio della mia anima. J-TYPING OMEGA E-DELTA-TWO! (JOE, o “J.O.E.”, O A VOLTE SOLO “J-TYPE”, per abbreviazione). Larry, il nostro superiore tecnico, qualcuno lo chiamava “Grosse Palle” (solo fra i sottufficiali, per i superiori era il “Mr. Chutzpah” (Lo sbruffone). Insomma - il suo nome era Larry, ma per noi era il “coglione capo”).

L’unico difetto di J.O.E., che nascosi per due anni e mezzo ai miei colleghi e che si evidenziò dopo 365 giorni di gestazione nella vasca, era la sua incapacità di eseguire tutte le richieste o gli ordini quando c’era un margine o persino un indizio su quanto gli avevo detto e insegnato sulla vera e rara bontà.

Vedete, gli insegnai i pochi aspetti positivi dell’uomo: l’etica, la moralità, la fede e l’amore. A praticare e a padroneggiare i sentimenti umani più alti e la manciata di virtù raramente riscontrabili, se non in persone eccezionali e prossime alla santità.

Gli insegnai quanto l’uomo potesse essere traditore e diabolico. Ad alimentare la bontà e a odiare e distruggere ogni tirannia nella mente dell’umanità. Superò di gran lunga tutte le aspettative e, per un po’, realizzammo cose meravigliose per i nostri nuovi amici, e portammo a compimento alcuni incarichi ben pagati per quei ricchi che ci avrebbero garantito l’anonimato e la mera sopravvivenza. Alle sue innumerevoli domande su come agire, parlare e comportarsi con una donna, risposi alla lettera. Gli insegnai ad amare e a sentirsi collegato a un’ampia visione delle cose. (Non ce la faccio ad andare

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avanti. Le lacrime mi offuscano gli occhi. Devo riprendermi e dopo vi racconterò le nostre avventure).

Gli ufficiali erano ancora in attesa da parte mia, come scienziato a capo del progetto, di una spiegazione per la manifesta impossibilità di J.O.E. di sopprimere un cane, un animale mite e indifeso. Abbozzai incautamente e sconsideratamente uno straccio di ragione del perché J.O.E. non potesse eseguire un ordine chiaramente immorale.

Riferendomi ai manuali del soldato semplice e dell’ufficiale di carriera, suggerii che un militare dovrebbe contestare un ordine che appaia violare norme etiche e morali; che un soldato conseguentemente potesse contravvenire a ordini palesemente “discutibili” in termini di regole di ingaggio e in combattimento e in battaglia; che un soldato dovrebbe discutere un ordine opinabile secondo parametri etici e morali.

Dissi: “Signori, è un progresso incredibile per la scienza. La piena, non parziale capacità di leggere accuratamente i codici genetici - ma non solo di leggerli, di rifarli, rimodellarli, ricostruirli manipolandoli, ricostruire e progettare i codici genetici. Mi riferisco non solo al potere di riparare i geni e i codici difettosi, non solo alla clonazione, ma alla creazione di un essere semi-umano, ma dotato di facoltà superiori e incredibili, una centrale energetica di mente e muscoli, ciò nondimeno umana”.

“Dovremmo forse trattare con Dio in Persona – se si è credenti – il problema dell’inserimento di un’anima o dello spirito? L’essere ha già una coscienza. Secondo voi l’esperimento è fallito, signori. Io invece vedo un umano del futuro e più evoluto, un dono, un bene prezioso. E non esistono aggettivi o parole che possano spiegare la vera importanza di questo J-Type”.

“Il futuro è già qui e i vostri occhi dovrebbero essere pieni di gioia e orgoglio! Oggi abbiamo la tecnica per la nuova ingegneria genetica, sufficiente a creare un J-Type da coltura genica in vivo. Come potete sentirvi delusi? Come è possibile che anche solo uno di voi creda che abbiamo fallito? Rispondetemi, vi prego!”

“Noi volevamo un soldato! Tu ne hai fatto un maledetto santo!” Un moralista, un uomo di alti principi. Volevamo un soldato killer, un esecutore perfetto di ordini, qualunque ordine, nato combattente, che uccide senza inibizioni morali o etiche. Ecco cosa volevamo - un fottuto killer, non una mammola, un moralista tenero di cuore. (Noi scienziati fummo incastrati; credevamo di lavorare per esplorare gli abissi del mare e le vastità dello spazio; volevamo credere e ci abbiamo creduto. Siamo stati noi a permetterglielo. Non ci siamo

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assunti la responsabilità, perché eravamo accecati dal successo).Oh, se avevano ragione: “Lo scienziato pazzo” e “quello che fugge da se

stesso” e tutto il resto. Odio la parola ufficiale (e anche ufficioso).Il modo migliore, lo scenario giusto, sarebbe il farne un film, con dentro

tutta la verità possibile; ma visto dal pubblico come pura fiction. La conclusione sarebbe: il fatto che un gruppo governativo abbia clonato un essere umano è tutta un’invenzione.

Un cover-up va bene, se e quando si vogliono mantenere i segreti. Il problema però è quando una cosa deve restare segreta.

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Capitolo Due

Il Problema con il Poiovvero

Il Verme Mattutino Acchiappa l’Uccellinoovvero

Maturando come Scienziato e In Fuga da Me Stessoovvero

Quando mi Sbarazzo del Mio Corpoovvero

Quando posso andare a Casa?

Nella nebbia, come un Visitatore-delle-Nebbie, la mia prima vera reminiscenza fu un sogno. La mia prima vera identificazione, dopo quello che mi sembrò un interminabile periodo di oscurità e livide tenebre, fu un inquietante senso di lacerazione; fu allora che, strano a dirsi, percepii un acuto e meraviglioso profumo d’ambrosia. Sentii un misto di rose, garofani, giacinto ed eliotropo. Non ne sono certo, ma c’era un altro fiore, che non riuscii a identificare. Eppure c’era, ne ero certo.

Per me era tutto più che piacevole, nonostante quel bocciolo dal profumo misterioso, così me ne restai steso, a riposare, in silenzio, grato di poter assaporare la magnificenza che mi circondava.

Uno stato di serenità che, purtroppo, fu breve e momentaneo. All’improvviso, avvertii un fruscio, di passi morbidi e lenti sul tappeto, che si avvicinavano verso di me. E alle mie narici, un’aggressione spietata, violenta, priva d’ogni compassione o considerazione. Un mix di nauseanti zaffate di Chanel, Shalimar, Avon, Old Spice e Acqua Velva annientò e rimpiazzò senza pietà la dolce fragranza dei fiori. Un tormento opprimente, orrendo, pregai perché finisse. Il limbo, persino il purgatorio, potrebbe essere qualcosa di simile, ma non così assurdo. Fossi stato cattolico, avrei accolto la morte come una promozione. E su, più in alto di tutto il resto, doveva esserci dell’altro, molto altro. Talmente tanto di più…

Mentre me ne stavo lì, supino, a scegliere e confrontare gli stimoli esterni, a tentare di ambientarmi un po’alla nuova aria, una specie di liquido iniziò a colare sul collo e sul colletto della camicia. Mi accorsi dei volti riversi su di me, gli occhi grondanti di lacrime. Il lamento delle donne e lo sciogliersi del rimmel sono una realtà immutabile.

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Lungi da me apparire irriverente, ma, parlando sinceramente del cordoglio, non comprenderò mai del tutto il principio recondito, la logica, del perché le donne debbano impiastricciarsi la faccia con enormi dosi di mascara per andare a un funerale. Mi direte che lo fanno per essere belle e apparire più attraenti per i loro compagni di sventura, mi direte che è una cosmesi “negromantica” per gli occhi. Ma ditemi, per favore, secondo la vostra logica, come possono apparire piacevoli due strisce nere che si riversano sulle guance da occhi gonfi e tumefatti.

(Mia opinione personale è che lo fanno per esibire lacrime vere e sinceramente versate, e quindi, la prova spassionata del dolore e della sofferenza, per chiunque si dia la pena di osservare. Si dà il caso che ciò fosse per me oltremodo sgradevole. Non solo mi sentivo fradicio, ma anche sporco, e piuttosto a disagio).

Sapevo che erano preda della disperazione. Che bisogno c’era di altre prove, di quella profusione di righe nere sulle guance, altro mascara nero a sporcare il bianco del mio colletto, del mio vestito. Dopotutto, di chi era il funerale? No, ora che ci penso, con il tempo così teso e dilatato, interminabile, mi sembra chiaro che secondo la regola del “buonsenso”, troppo spesso mal interpretata, questo è il loro funerale. È da giramento di testa scoprire che il vostro, in realtà non è il vostro funerale; ma è nelle mani di chi lo rende possibile e di chi lo esegue. Altro che, se basta questo a far girare la testa a chiunque.

Dopo cinque decadi da scienziato, devo ammettere che la mia testa ora gira più lentamente. Soprattutto da quando il morto sono io. Ero stato preparato in modo così immacolato per il loro arrivo. Sì, mi avevano posto a capo, avrei fatto qualunque sforzo possibile per prevenire questa subdola invasione di una limpida e autonomamente invocata, tenera disposizione d’animo; questo evidente, privato e radiante arcobaleno si sciolse. Tutti i colori si sciolsero in una fusione magnifica, splendente d’arcobaleno cristallino e luminoso come l’esplosione di cento soli, che non infliggono ancora dolore sui portali della vista…

(Oh, sì. Stavo dicendo di quanto mi avevano fatto bello. A proposito, volevo descrivere più passaggi, come l’ultimo sull’arcobaleno di cristallo luminoso e splendido, fuso in uno stato d’animo, uno solo, di estasi gloriosa. La meravigliosa terminologia, colorita e appassionata, potrebbe provocare, in sostanza, una sensazione quasi identica all’orgasmo multiplo. Sono un autore che ci tiene a parlare al lettore. Vi invio il mio amore durante la lettura. Così, non vi mancherà mai).

Ancora… tornando al trucco fattomi dall’impresario delle pompe

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funebri… Direi che stavo proprio bene. Volete sapere com’ero? Se posso prendermi la licenza…

Ero proprio bello; il corpo tutto pulito, preparato con cura, con orgoglio, con maestria e non da un assistente, ma dal Signor Bernstein in persona. Grande artista! Non riuscivo a capacitarmi del mio aspetto! (Dio! Mi manca J.O.E. e a volte, manco a me stesso).

Oh, ero bello, magnifico, radiosamente elegante nel mio vestito nuovo Pierre Cardin. Era marrone; ma non solo marrone, di un incredibile grigio marrone lucido, con minuscoli puntini rossi, sparsi nel tessuto in splendida profusione, e luccicori sempre tenui. Niente di grossolano o volgare - sia chiaro - ma un completo che trasudava un gusto solido, dignitoso, raffinato e signorile. (Mio Dio! Ho nostalgia dei progetti e delle persone).

Adagiato in quella bara lussuosa ero solo - per gente come il signor Bernstein, il rabbino, le prefiche, la famiglia, gli amici, i becchini, il corteo funebre - io, il morto, i resti, il corpo, il cadavere, la carcassa… tutte parole inimmaginabili per me, per me, per me… Volevo qualcosa di meglio… forse “il cortese, colto e illustre fantasma dell’Agenzia di Pompe Funebri Bernstein”. Meglio di una vecchia conchiglia morta e vuota, cibo per vermi…

Avevo già sentito e visto mia madre piangere. Adesso il suo pianto era per me il lamento di una donna muta, più fragoroso che mai. Anche mio padre versò due sonore lacrime dall’occhio sinistro, essendo mancino. (Urlo viscerale. Una persona potrebbe annegare su questo pianeta. Per favore, posso tornare a casa ora? Posso portare con me J.O.E.? Si sentirebbe molto più a suo agio e non sarebbe morto. Mi manca. Sono una persona alla quale mancano le persone che ama.

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Capitolo Tre

Primo Contatto di un Ragazzo con una Famiglia Lontanaovvero

Un Encomio oppure un Urlo Viscerale

Il Rabbino Seymour Stone, grande studioso, pensieroso, affaticato e sempre più curvo e sacrale, seppur ancora giovanile e a suo modo affascinante nonostante i settantatré anni (tutti i rabbini sono anziani; se appaiono giovani, vuol dire che sono stati sottoposti a “riforma”) pronunciò un discorso piuttosto sbalorditivo su un corpo per fortuna ben rivestito dagli estetisti funerari, visto che non aveva ricevuto da parte mia convincenti certezze del mio credermi Ebreo. Il suo umore, tuttavia, apparve nettamente poco fazioso mentre la voce tradiva un’emozione difficilmente considerabile come autentica; semmai vi traspariva una venatura di onesta, impersonale tristezza, che sulle prime sfiorava la vaghezza e il distacco.

Al funerale, la sua voce stentorea trasmetteva bene il messaggio agli astanti; e le parole, almeno per me - così mi risuonavano - erano una rapsodia, la verità, la luce; il pane, anche se non il vino; non il sangue, ma un reverente sermone pur sommerso dalla retorica, ponderato, allusivo ed evocativo; quasi un sogno pubblico ad occhi aperti, espresso senza dare nell’occhio; anche se un po’ a castelli in aria, una lieve pennellata di parole, una creazione del cuore, nascosta a sembianza di una mente, cantando attraverso il velo, ma non troppo emotivo, conosciuto ma non visto; quasi in uno stato di “sovrapposizione”.

(Un gatto nella scatola, il gatto non si vede, il gatto si vede, il gatto in “sovrapposizione” - l’Autore si riferisce al paradosso di Schrödinger’s, noto in fisica quantistica, NdT). Il vostro cervello può uscire frastornato da questo ragionamento, soprattutto quando si giunge all’ovvia conclusione che tutta la cosiddetta “logica” dell’umanità si frantuma a livello subatomico - la “Realtà”, per come la conosciamo - persino benedicendo coloro che sfidano l’“alone” che ammanta la scienza. Che Dio ci perdoni!)

INSERTO: Fu veramente la notte delle reminiscenze nascoste. La notte del terrore - ancor peggio - del nascosto terrore! Paura e tremore, troppe verità da affrontare in una sola volta. Così tanti erano stati manipolati, dal proprio Zio Sam, ingannati, condizionati come i cani di Pavlov, chiusi a loro insaputa nelle gabbie del tempo e della schiavitù economica,

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irrealizzati, sonnambuli attraverso la vita, ignari delle innumerevoli terrificanti cose che avvengono nei loro Governi, ordinate dalla ristretta élite che controlla il pianeta Terra. Quando volete, ricordatemi di parlare del PROGETTO PORTALE (GATEWAY PROJECT). Questo libro non contiene rivelazioni e confidenze, ma solo “rivelazioni”. Spero di non tralasciare niente. Neppure uno degli orribili segreti. Una “fiction” tra ribellione e liberazione? No. La mia coscienza è già a pezzi subatomici. Voglio dire la verità; nell’intera prospettiva e incluse tutte le bugie che la rendono verosimile: il condizionamento, la propaganda, il processo di razionalizzazione del Governo secondo cui pochi devono sapere cosa è meglio per gli Americani e, a pensarci bene, anche per gli altri individui che abitano il pianeta chiamato Terra. Quindi lo confesso, rivelo i miei segreti e così facendo sto violando tutte le clausole del National Security Act (e il Decreto Esecutivo 12356, se è ancora vigente) e molto probabilmente scomparirò, ma devo contare su un gruppo sparuto di donne e uomini di coraggio per garantire che nulla di rilevante per gli Americani, neanche una di queste totalmente grottesche verità, sia mai cancellata.

Grazie, della pazienza per questa pausa vitale, intesa come messaggio al lettore. Dio ci aiuti. È il momento. Certe cose vanno dette e sono io a doverlo fare. Ci sono troppi burocrati bugiardi di professione, che mentono impunemente da troppo tempo! Grazie ancora della vostra pazienza, per questo inserto abbastanza prolisso. Allora come lo definireste? Un libro che “spiffera”? Oppure, forse, una “Fermata rivelatrice”?

Il rabbino, con un certo autocontrollo, si slanciò sulla pista dell’eloquenza: “Sono qui per parlare di Michael Wolf. Mi chiedo, considerando la sua vita di scienziato e funzionario, nonché l’impiego di armi sviluppate da lui e dai suoi colleghi, mi chiedo insomma se non sia stato ingannato e indotto con lusinghe a creare cose così terribili, o se invece a convincerlo furono le pacche sulle spalle e i cospicui fondi incamerati per la ricerca?”

“Con queste domande non intendo intaccarne la figura. Tutto il bene che egli cercò di fare, la sua dedizione totale per la tutela dell’infanzia, sembrano in contrasto con la sua spontanea - o non spontanea - partecipazione ad eventi apparentemente contrapposti alla sua grande e profondamente sentita missione tesa ad assicurare un futuro per i bambini. Non insinuo che avesse la coscienza sporca, perché in fondo la sua non era una mente così complessa. Per questo,

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sono fermamente convinto che, nonostante apparisse sempre così fuori di testa, così alienato, il compito più difficile è elogiarlo incondizionatamente”.

“Michael, sono certo che volesse solo onestà, anche se le sue argomentazioni erano discutibili. Lo conoscevo quel che bastava per sapere, senza dubbio, che aborriva l’idea del proprio funerale; che ad andarci dovevano essere le persone addolorate, di certo non lui stesso, Michael”.

(Grazie, Rabbino. Grazie di cuore. Dica pure di tutti i progetti malvagi in cui sono stato coinvolto o che ho persino condotto. Vada all’inferno! Ma ancor più importante, che ci vada io, all’inferno! Come ho potuto essere così ignorante? Sono stato ignorante, colpevole e inutile. Rabbino, mi ferisca con le sue parole. Non risparmi nulla. Gli riveli tutto! Difficile essere spiritosi in questo frangente, ma ci proverò. Un po’ di leggerezza non ha fatto mai male a nessuno. Vada avanti, Rabbino Stone. Vediamo di cosa è capace, prego, colpisca!)

“Parlare di Michael Wolf con un pizzico di candore è difficile. Un elogio funebre il più delle volte non è altro che una sorta di celebrazione. Spesso, fatta disonestamente e per questo devo pesare bene le parole, intuendo che, come un arciere, potrei perdere completamente il controllo delle mie frecce. La vita di Michael Wolf è stata e continuerà ad essere un’esistenza di qualche valore finché ne avremo memoria, come riflesso leale delle sue azioni e opere. I risultati che ha raggiunto sarebbero passati inosservati e se non ne avesse parlato, sapremmo ben poco di progetti ed eventi che hanno avuto un’importanza considerevole per l’intero corso della nostra vita. Eppure, la vita di Michael è stata unica e diversa per ciascuno di noi che lo abbiamo conosciuto”. Fece una pausa, per mettere a fuoco un pensiero appena giunto alla sua mente. (Personalmente, ho sempre sostenuto che i pensieri, in particolare quelli focalizzati, devono ottenere un visto prima di attraversare le svariate dogane della nostra mente; devono ottenere l’autorizzazione).

Continuò, sputando il pensiero che in quell’attimo aveva scavalcato illegalmente il confine. Increspando le labbra con malcelata tensione, sparò un colpo di fucile: “Non posso che chiedermi: ma qualcuno di noi l’ha mai veramente conosciuto?”.

Si interruppe di nuovo, questa volta per enfatizzare, girando la testa, vergognandosi per la punteggiatura. (Nel complesso, un esordio originale e magnifico, Rabbino. Da qui in poi sono certo che andrà in ascesa. Lei è un grande uomo, signore.

A dire il vero, se avesse avvertito i miei pensieri e il sarcasmo e soprattutto la mia dilagante, crescente, straripante indignazione, allora il dottor Michael

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Wolf oggi non sarebbe più apparso come il raffinato fantasma di un cittadino vagante nell’Impresa di Pompe Funebri Bernstein, ma un arciere agile e alato, che incocca una freccia nel suo arco, promettendo fastidio e dolore, e di giungere al bersaglio. Eppure, per restare moralmente elevato persino nella morte, la collera e l’onta si devono accantonare come insignificanti, solo un primo passo, forse, verso l’ardua acquisizione di una più che terrena pace. Lei è proprio un uomo vero, Rabbino).

La pausa ebbe fine e, nella sua voce, percepii semi di tensione controllata, in lenta germinazione. “Posso solo parlare del dottor Michael Wolf che ho conosciuto. Medico neurologo; dottore in Fisica Teorica; laureato in Scienze Informatiche; il suo obiettivo scaturiva dal termine “cibernetica”, coniato da Norbert Weiner, il rapporto tra uomo e macchina e dal suo pionieristico lavoro in quel complicato settore che Michael odiava maggiormente: l’“Intelligenza Artificiale”. Michael non gradiva la parola artificiale”.

“Michael era alla ricerca di macchine auto-pensanti, persino cloni umani capaci di pensare da soli e, date le sue basi genetiche e la rete tecnologica neurale, fece grossi progressi in tali settori. Il Michael che conoscevo, era un sincero ricercatore della verità…” (Ero molto egoista al riguardo, rabbino. Volevo sapere tutto di tutto. Okay, vada avanti, rabbino, bimbo, per me va bene così!)

“Questo Michael “scienziato pazzo” per alcuni, per altri lo scienziato fissato con una sua “visione più ampia”, blaterava di cosa avrebbe fatto se fosse stato Dio e di come Dio avrebbe dovuto sentirsi solo come gli altri cinque, seimila milioni (di esseri) su questo pianeta, eppure solamente un Dio, e alla fine uomo, uomo in fuga da se stesso. Spesso fantasticava su quanto “solo” dovesse sentirsi quell’unico Dio, non che qualcuno di recente gli abbia fatto delle offerte… Oh, Michael deve averne coscienza, in un modo o nell’altro.”

“Preferisco non divagare, ma sento che mi parla, come se nella sua essenza fisica si possa trovare qui, adesso. Vi prego di perdonarmi, ma Michael è stato uno straniero in terra straniera, pieno d’ira, alienato. Ma era anche il Michael con il senso dell’umorismo autocosciente… il Michael pensatore, fremente e solitario, il Michael che mai avrebbe accettato la sconfitta. E infine, devo ribadirlo, Michael lo straniero”.

Poi il rabbino se ne uscì con una delle pause più lunghe e sincere da me mai viste o sentite. (Dovrebbe dispiacermi molto. Troppo sarcasmo inutile. I fantasmi, cortesi ed educati e sofisticati, non hanno bisogno di diventare caustici e cinici. Mi scusi, rabbino. Ad essere sincero, mi sento sul baratro

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del caos. Eppure, è buffo rispondergli dalla bara, o dovunque io sia. A volte percepisco del movimento dentro e fuori dalla cassa, ma le distanze sembrano del tutto irrilevanti. Non avverto il senso del tempo reale; ma è il tempo umano, il tempo inventato dall’uomo per imprigionarsi. Che stupidi, gli umani. Davvero stolti).

Così andò avanti, senza neppure mimare una volta il battersi enfaticamente il petto. Era un rabbino della riforma. Come diceva Lenny Bruce, “riformato al punto tale da vergognarsi di essere ebreo”. (Conoscevo Lenny, sono cresciuto con Lenny, sfidai una bufera di neve per vederlo alla Carnegie Hall. Amavo Lenny. Lenny però fu stroncato da un’overdose proprio come avrebbe voluto, nudo e seduto sul water. Lenny precorreva troppo i tempi e fu perseguitato da quei bigotti puritani, che definiamo più o meno Umani Americani. Breve digressione che spero vi sia piaciuta. Torniamo al Rabbino Seymour Stone).

“Lo vedo come straniero fra di noi, drammaticamente vissuto e amato, uno straniero-scienziato, che il lavoro aveva costretto in disparte, per via del suo altissimo nullaosta di segretezza. Lo so, perché agenti governativi mi hanno interrogato e dissuaso dal riferire qualsiasi cosa mi avesse mai confessato. Fu un avvertimento tanto convincente che non avrei potuto fare altro che obbedire. Mi preoccupa ancora pensare a cosa deve essersi portato nella bara. Michael è stato amato, ma non si è mai sentito uno di casa”. (Oh, rabbino, un passaggio da vero insolente! E ci ha messo anche la saccarina e il sapone… Chiedo scusa. Devo evitare il sarcasmo. Scusatemi).

“Per il Dott. Michael Wolf, vivere era divenuto il suo unico ponte tra le sue molte parole, un ponte eretto sulla friabile sabbia della disperazione, delle lacrime e della colpa; eppure, molto stranamente, eretto anche sulla risata, sulla gioia e sullo scherzo innocente, nulla a che vedere con la malizia.

“Era veramente giunto a una impasse con questo mondo, un punto dove poneva domande e non riceveva risposte, un vuoto totale e privo di significato…” (È una bugia, Signore. Il vuoto non è mai privo di significato!) “…una verità che non poteva accettare…” (Io ho accettato il vuoto!) “…come accordo per il suo divorzio da questo mondo. Parlo di un vuoto terreno, che egli non riuscì realisticamente a trascendere…” (Come sbaglia, rabbino) “…e stranamente, o forse proprio per quel motivo, visse tutto di getto” (di corsa, Rabbino!) “tra le braccia della sua mente, solo per essere respinto, non per essere accolto”. (La mia mente e io non siamo mai andati d’accordo con il nervo ottico, rabbino, né tantomeno ci siamo mai trovati faccia a faccia).

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“E come Michael si interrogava e non riceveva risposta, così facciamo tutti noi, interrandoci senza sosta e restando privi di risposte plausibili e - ancor più significativamente - se rivolgiamo il tipo di domande che Michael si poneva, con tanta sincerità e avidità, il nostro appetito rimarrà insaziabile.

Dobbiamo abbarbicarci tenacemente e con amore all’unico nostro Dio e al nostro patrimonio, in quanto essi solo ci danno conforto e calore in questo gelido mondo”. Il rabbino Stone ormai andava alla grande. “Michael, per motivi che ancora non riesco a capire, sembrava avesse da perdere più di noi”. Una breve pausa, poi un diretto destro verbale al mento collettivo dei presenti, colti di sorpresa. (Colpo ben assestato, rabbino).

“Colui il quale trascorre i suoi giorni, in calme illusioni e sogni congegnati alla perfezione, colui il quale definiamo pazzo, il malato, il folle, che confiniamo, a volte contro la sua volontà, convinti, sebbene egli sia torturato dalla sua mente, convinti che la sua mente sia al lavoro su una specie di oscura sintesi dell’inferno - per quale diritto divino e onnisciente definiamo il suo mondo spoglio da ogni realtà, lo avveleniamo con sostanze chimiche e tentiamo di spingerlo spietatamente e violentemente in questa realtà perfetta?

“Sì, ai nostri occhi, il suo mondo può apparire veramente irreale, eppure per lui ha rappresentato tutta l’energia della sua vita, l’apice e l’interezza; sognatore o folle, ma per lui comprensibile e ben definito, ben delineato, razionale e sempre intransigente, inflessibile tanto da non compromettere in alcun modo la sua etica, la moralità, i principi, e la più raffinata sensibilità che egli sviluppò nella sua battaglia contro il demonio, con la D maiuscola.

“Persino i sognatori ho visto salvati, curati e ho saputo dei prodigi da loro visti nel cosiddetto mondo reale, e mi ha dato la nausea!”

(Mi impongo, “Michael, non diventare insolente, impertinente o impudente. Questo è proprio un gran dio di rabbino!”)

“Voi, membri della nostra congregazione, e tutti voi qui convenuti in segno di rispetto…” (No, datemi sostegno, non rispetto. Il rispetto viene elargito alla buona, fin troppo a buon mercato) “…voi, uomini e donne pie, ascoltatemi e ascoltate con la massima attenzione. Da cosa salviamo il sognatore? Dal maledetto fetore di un ripugnante mondo inquinato? Tanto spaventosamente inconcepibile che forse la sua realtà è…” (Non qualificarlo, rabbino. Può perdere di vigore) “… più significativo per lui che per noi?” (Urrah! Grazie, Rabbino).

“E torno a chiedermi: era tutto così spaventosamente inconcepibile da fargli prendere una decisione inevitabile, un impegno incondizionato con un incipit fermo e risoluto, realizzare prima quanto credeva di dover portare a compimento, per poi lasciare questo mondo per quello che egli onestamente

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riteneva fosse un mondo migliore? È così spaventosamente inconcepibile che egli si assegnasse da solo il compito della scelta? E così facendo, egli rifiutò, in modo sbrigativo, un mondo per lui convulso e contorto?” (Sono commosso. Mi sto incartando in un entusiasmo che non ho mai saputo di avere. Un’affermazione molto pesante. Grazie, Rabbino).

“Forse nel suo sogno, nella sua realtà… forse c’era del vero… in verità, egli era solo un visitatore, sì un visitatore, un turista deluso che diventò uno straniero, che chiedeva aiuto in questo mondo per lui terrorizzante, urlando che qualcuno lo portasse a casa”: (Ero io l’uomo urlante!)

“Noi tutti ci troviamo nel triste, insensibile e morente processo del dimenticare come credere, come invocare la fede. Alcuni di noi scherniscono le nostre religioni, i nostri credo, rifiutando a priori qualunque cosa ci possa toccare troppo profondamente. Un gioco rude e distruttivo”.

Ci fu una pausa, apparentemente interminabile, lo scemare di una rabbia covata, dopo di che il rabbino sospirò profondamente.

“Il dottor Michael Wolf è andato a casa. Spero ardentemente che ora ci sia un sorriso smagliante sul suo viso e che i suoi occhi scuri brillino con il luccichio della luce stellare. Vorrei citare un testo sacro che egli tanto amava. Mi auguro che tu stia sentendo, Michael, perché credo di avere finalmente iniziato ad ascoltarti”: (La ascolto, Rabbino).

Il rabbino tirò fuori un libricino, arrivò lentamente e appassionatamente a un brano che aveva sottolineato e lo lesse con cura. Lo lesse per me: “Colui che alla sua ultima ora, quando lascia il suo corpo, si allontana da qui ricordando Me, entra certamente nel Mio essere. Qualsiasi stato d’animo un uomo ricordi alla sua fine nell’abbandonare il corpo, verso quello stesso stato egli si dirige… essendo per questo assorbito nel pensiero. Dunque, ricorda sempre Me, e agisci; se la tua mente e comprensione sono rivolte a Me, verrai sicuramente a Me”. Ti chiedo perdono, Michael. Perché non sono riuscito a capire…”. La sua voce si affievolì in un silenzio di tristezza.

(La perdonai, Rabbino, persino prima che lei abbia pensato di offendermi, o di fraintendermi.

Rabbino Stone, la perdonai prima ancora di saperlo. Ora, rabbino Seymour Stone, la prego di scovare dentro di lei, in quella sua poderosa anima e intelletto, il perdono per me. Forse il nostro fu un combattimento intellettuale e io forse a volte misi a dura prova la sua sanità mentale, ma l’ho sempre amata. Credo anche di averle voluto bene ancor prima di incontrarla. Addio, mio caro e coraggioso e meraviglioso maestro).

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Così fu che il Rabbino Seymour Stone versò una lacrima e mezza terminando il suo elogio funebre: “Dobbiamo imparare a comportarci in modo adeguato con gli stranieri. Solo allora potrebbero parlarci dei loro luoghi segreti. Addio, Michael. Mi mancherà il nostro contendere intellettuale. Addio…”

Il Rabbino Seymour Stone si voltò e silenziosamente uscì da quel luogo, ignorando i presenti che volevano rivolgergli la parola. Bastò uno sguardo dai suoi occhi e non fu più seguito. (Addio, Seymour. È poco credibile un fantasma in lacrime?)

Dal fondo del gruppo dei dolenti, coglievo sprazzi di conversazione: “Che uomo strano. Mi metteva sempre in imbarazzo”.“La morte della moglie e del figlio l’hanno stravolto”. “Era strano… Come dire. Era diverso. Indifferente”.“Si appassionava molto, almeno nel suo lavoro”.“Come è morto? Non ho chiesto. Non mi sembrava giusto chiedere”.“Sembra che nessuno lo sappia. Girano solo delle voci”.“Sì? Voci?”L’aroma floreale, il fiore misterioso, il meraviglioso profumo, incombeva

nell’assoluto del qualsiasi cosa io fossi in quell’attimo. Si espandeva nella mia mente. Non era un fiore. Riuscivo a vederlo ora. Era una persona che mi parlava, parlava alla mia mente, e per qualche motivo sapevo che era qualcuno della mia famiglia, ma una famiglia che avevo solo sognato. E lui disse:

“Questa non è la fine. Questo non è l’inizio della fine. Questa è la fine dell’inizio. Stiamo arrivando da te. Per favore, sii paziente”.

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Capitolo Quattro

Benvenuto nella Tua Vitaovvero

Mi Chiamo ZE-EV e Sono un Forestieroovvero

Per favore Fatemi Tornare a Casa

Sarebbe il caso di parlare delle modalità con cui il fantasma è cresciuto. (Poi, espletando i miei incarichi in progetti “super segreti” e in missioni speciali, scoprii che spesso i miei superiori redigevano liste di morte recapitate da commessi di drogheria. Vengo, furtivo come un ladro, a sottrarti la vita. Le Black Budget Operations (Operazioni su Fondi Neri), miliardi (di dollari, NdT) raccolti dai traffici di droga gestiti dalla CIA, erano classificate a un livello superiore al top secret, sfuggendo quindi alla verifica dei revisori dei conti federali, che avevano solo un nullaosta “secret”, o “top secret”. Non chiedo scusa per le mie brevi digressioni. Mi auguro che siano non solo interessanti, ma che spingano il lettore verso qualcosa che definisco “Sindrome da Riconoscimento”).

Torniamo alla crescita del nostro fantasma, evidenziandone solo i passaggi salienti e non tralasciando i più importanti “orizzonti degli eventi”3 e le simboliche “presentazioni podaliche”.

All’inizio, bendarono la mia memoria e i miei amati Creatori, la mia gente, mi inviarono qui. La benda alla memoria era ben stretta e consentiva solo sporadici episodi onirici, estremamente confusi e piuttosto deboli, slegati, inesplorati, incomprensibili, ignoti, indeterminati, sfrenati, costretti, infelici, mai toccati. All’epoca per me, solo aggettivi al “negativo”. Ondate di pensiero provenienti da casa, pensieri che creano e modificano la realtà; IL PENSIERO CREA TUTTO QUELLO CHE È E SEMPRE SARÀ.

Come crebbe allora il “fantasma”? Sarebbe meglio dire “spettro”, perché evoca qualcosa di più intrigante, di tradizionale e credibile, di più innocuo e non malevolo, lo spirito burlone. Io sono sempre stato e sono ancora l’UOMO OMEGA, l’ultimo della mia specie su questo globo terracqueo in via di distruzione. (Ed Egli arriva, silenzioso come un ladro, a portarsi via questo imprigionamento che non avevo mai meritato. Oppure sì? Fu sottomissione:

3 Orizzonte degli eventi: zona contigua al buco nero dalla quale non sfugge alcuna materia o radiazione. Vi hanno origine fenomeni di alterazione spazio-temporale.

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ecco cosa fu; schiavitù e assoggettamento: ecco cosa fu.)In un periodo non troppo lontano, chi era solito guardare la televisione

spesso e assiduamente, avrebbe potuto notare uno stemma ufficiale, o un simbolo balenare sullo schermo, mentre una voce avvisava lo spettatore, in conformità alle leggi degli Stati Uniti, dell’obbligo di registrarsi (all’Ufficio Immigrazione, NdT) se era un alieno, (uno straniero intenzionato a risiedere negli USA, NdT).

La prima volta che mi apparve l’annuncio in televisione, balzai in piedi e mi diressi compostamente verso la porta di casa. Però, mi fermarono. I miei genitori sostenevano che ero nato alle 12.01 am di un 4 luglio, all’Ospedale Beth Israel di Newark, nel New Jersey. Diciamo che, almeno in parte, ci credevo. (Oh beh, dovevano pur avere ragione; si presumeva che i genitori ai figli dicessero la verità).

Non mi sono mai deciso a registrarmi. Mai. Spesso, mi ritrovavo da solo a parlarmi addosso. Perdonate il mio eccesso d’entusiasmo ed esuberanza, ma io non provengo da questa genesi selvaggia. Io non sono – è così che si dice? Oh, sì, mi piace da impazzire… io non sono di questa Terra! Solo che… non lo è neppure la maggior parte di voi.

Brividi gelidi percorsero la mia schiena sudata, sino alla cintola e tornavano su e poi giù di nuovo – sensazione deliziosa. Ero solo uno straniero, desideroso di lasciare, grazie al proprio talento, qualcosa agli altri, un contributo fattivo per la conoscenza, per aiutare almeno una persona, ma cercando di raggiungerne tante. Parlando di ricerca medica; come ci sentiremmo sapendo che l’AIDS non è mai esistito, e che nessuno, non una sola persona è mai morta a causa di quel minuscolo e furbo retrovirus? Sì, sono stati gli uomini a crearlo. Una malattia non discriminatoria: “Un virus antirazzista spazza via tre quarti della popolazione mondiale”. Forse sono l’unico e più grande pessimista di tutti i tempi? Una piaga ignota e altamente letale, la nuova Morte Nera. Oppure, di un altro tipo: la Morte dalla Nera Atmosfera con le sue molte radici. Si può morire per una miriade di ragioni diverse.

Tornando a dove pensavo dovessimo essere: La mia prigione è il pianeta Terra. Non sono nella mia casa su Altair

Quattro. Forse su Reticulum Quattro, ma non su Altair, il pianeta più bello; molti altri astri invidiosi avrebbero voluto essere figli dell’Energia di Luce di Altair. Invidia molto ben “camuffata”, anche troppo. Ed eccomi qui. Detenuto. Che deve conoscere una genesi molto primitiva e imparare a odiare ogni suo minuto: (Un passo indietro, ZE-EV! Un passo indietro!). A pochi sta a cuore

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il futuro dei BAMBINI UMANI. Io sono uno di quei pochi. I figli di questo pianeta che uccide le persone devono avere la prospettiva di un futuro. E poi bisogna considerare che ci saranno i BETWEEN CHILDREN (i BAMBINI nati dal processo di incrocio genetico umano-alieno, NdT).

Com’è possibile che chi dirige, controlla e gestisce il potere, non riesca a capire che esiste la concreta possibilità che la futura “storia scritta” dei propri figli e nipoti non venga mai documentata? Quello che potrebbe avvenire è che i figli, i nipoti e tutta la progenie scompariranno in un mondo di cui, data l’azione e la non-azione non resteranno tracce storiche… ammettendo che qualcuno possa mai farlo. Personalmente, temo che nulla sopravviverà, a meno che benevoli vicini galattici non intercedano, intervenendo ed interponendosi rispetto all’umana autodistruzione, per il bene di questa specie incredibilmente interessante, dotata di libero arbitrio, violenta, seducente, ingannevole creatura definita U - MANA, sia UOMO sia DONNA, pressoché indecifrabile.

Malgrado tutto, sprazzi e briciole degni di nota ci sono: l’Uomo e la Donna sono altamente capaci di adattarsi e, per brevi inserti temporali, pur segnata da un destino tragico, la creatura potrebbe sorprendere gli osservatori manifestando sentimenti più alti, brillando al di sopra della coltre di bramosia e di avarizia; a quel punto, confermandosi specie ancora degna di considerazione, dal momento che i più interessati a questa contraddizione in termini sono proprio i suoi progenitori e i suoi primi creatori.

Dove ci stiamo dirigendo, a occhi bendati?Primo, fu sottomissione, ed è quello che fu.Secondo, fu schiavitù, ed è quello che fu.Terzo, fu assoggettamento, ed è quello che fu.Ora, è schiavismo economico, ed è quello che è.

Perché mai Dio è così adirato? Il Suo sogno non siamo noi, e Lui non è il nostro sogno?

Dio osserva e attende…

Voglio dire, Ehi tu! Cosa ho fatto di male?

Signore, perché sei adirato? Io ti amo. Ti amo ancor più di quanto io non creda in te! Oh, comunque non importa. Non mi aspetto una risposta.

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Con lui ho raggiunto un compromesso. In sintesi, Egli curerà tutti i mali di questo grande mondo, salverà i bambini e poi, e solo allora, tornerò a chiedere qualsiasi cosa a questo Dio che tanto amo! Questo è l’affare, nel suo complesso; ed è questo il mio quadro universale.

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Capitolo Cinque

Prima Furono Urla Viscerali Ora sono Urla Cerebrali

ovveroIl Momento del Bar Mitzvah

ovveroAvventure con Ellen

Si avvicinava il momento del Bar Mitzvah. Rammento che avevo quasi tredici anni, l’età magica, l’età mistica quando a una famiglia benestante è riservato il diritto di fare il lavoro magico. Ero precoce, ossuto e viziato, ma ero un campo fiorito di sogni immutabili e trascorrevo la maggior parte del tempo a leggere, a pensare e a credere di essere intelligente (Qualcuno ci si riconosce?).

Tardo pomeriggio, uscita da scuola alle 14.45, in fila giù al debole sole in un cielo di ghiaccio. È lunga e gelida la camminata sino alla sinagoga, schivando macchine e camion e autobus e amici e sogni ed Ellen Greene.

Ellen, Ellen, Ellen Greene. Anche lei veloce si avvicinava ai suoi non magici tredici anni. Non si sentiva ebrea, probabilmente perché la madre non la mandava mai al tempio, dove il papà e la sua nuova consorte erano soliti recarsi, “tanto” regolarmente. Frequentava la stessa scuola ed era invaghita di me, mi amava, qualsiasi cosa significasse per lei o si presupponeva significasse.

La passione di Ellen era il condividere con me cervellotiche e acute discussioni sull’esistenzialismo tipo ti-amerò-fino-alla-morte (L’Essere e il Nulla la sprofondava nella noia in un batter d’occhio), anche se più che per un capriccio sembrava prediligere certi astrusi romanzi di scrittori soprattutto francesi, alquanto volgari e totalmente inutili. (Io avrei preferito No Exit, in realtà molto più consono al mio spirito) (Romanzo esistenzialista di Jean-Paul Sartre, NdT).

La signora amava alla follia il Citizen Kane (il film “Quarto Potere”) di Orson Welles e il vero significato di “Rosebud”, del tipo: egli era come Kane e come Welles a bordo di una slitta su un’infinita discesa di neve, sapendolo e non sapendolo nello stesso dualistico tempo. (Lei e Orson Welles avevano un’evidentissima cosa in comune: il peso, ma ci arriveremo dopo).

In cima alla lista delle sue priorità intellettuali Ellen aveva posto il misticismo, solitamente assai Orientale e nascosto, dal punto di vista della comprensione Occidentale. Poi c’era il cabalismo (studi di Cabala ebraica, ma

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anche di qualunque dottrina occulta o esoterica, NdT). (Era molto interessante, ma in realtà non ne sapeva nulla; bastava il termine, eccetto forse che era molto “enigmatico” e “qualcosa che elude la scoperta, sconcertante e probabilmente in parte vicino alla Divinità; mescolo il mio Buddhismo con il mio Ebraismo”).

Poi, il “difficile” divorzio dei suoi genitori; di cui aveva saputo sin troppo. Ovviamente, poi nei suoi discorsi arrivava al trotto il suo psichiatra. (Era “giovane e junghiano, amante dell’estetica, sensibile, spirituale e con un fisico fantastico, praticava Zen e lo avrebbero fatto santo prima dei quarant’anni!”).

A seguire, con cautela, c’era il fatto incredibile che si imbottiva di tranquillanti (il Trilafon, che per un qualche puerile motivo chiamavo “elefante”. Al minimo accenno di attacco isterico le dicevo “Schiacciati un elefante!”). Lo prendeva, rideva e ruttava. Inoltre, soffriva di epilessia. (Gli attacchi le arrivavano all’occorrenza, ovvero: “Assumere una pillola secondo necessità” per avere dei piccoli spasmi, oppure per svenire o per le classiche convulsioni).

Alla fine, a questa descrizione devo aggiungere un ultimo piccolo particolare: a incorniciare un viso carino, forse molto carino, c’era un corpo in tutto e per tutto incredibile, estremamente e grossolanamente obeso. (Forse da diecimila (10.000) libbre – oltre 4 tonnellate e mezza; faceva sfigurare una portaerei). E infine, il punto terribile: aveva un tumore terminale, un TT. Era questo il suo oscuro segreto; l’omelia funebre di una ragazza. (Lei ed io eravamo gli unici sulla Terra a saperlo). Dopo aver conosciuto questa donna-bambina, a tutti mancherà il quadro “universale”.

Adesso Time Out, Lettore, Adesso!Taglia, taglia, taglia, al diavolo lo speciale inferno di Dante, l’inferno dei

significati letterali. Parlando d’inferno, vi rendete conto che il Papa, come “Capo della Chiesa”, potrebbe, molto concretamente, vendere tutti i suoi beni, ad esempio le migliaia di miliardi di dollari in opere d’arte, un concreto tributo a Gesù Cristo - in quanto Gesù Cristo venderebbe la “chiesa” per sfamare tutti i bambini del pianeta, vestire tutti gli ignudi e rendere felice ciascun essere di ogni specie che domina il globo terracqueo? Darei tutto ciò che ho per riuscirci; morirei anche, beh, non proprio quella morte. Se preferite, una Scomparsa. Volle che la sua morte fosse considerata diversa: una vera celebrazione. Dovreste raccontare a tutti le sue scadenti storielle e

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celebrare la sua nuova libertà da questo “goffo”4 sacco d’acqua e di sostanze chimiche. Noi eravamo gli orrendi sacchi d’acqua, che astutamente sparivano. Uno dei tanti scenari potrebbe innescare la Terza Guerra Mondiale, senza che il presidente abbia il tempo per impegnarsi in un’azione militare per rallentarla o bloccarla e con un calcolo dei morti decisamente inaccettabile: Dante e il suo inferno, un’idea che non ha mai ricevuto il riconoscimento e il plauso che certamente merita.

Questo è un sacco di merda molto stupido e razionale, con bugie di tacchino ripieno, piccante, che riempie lo stomaco vuoto con un ulteriore vuoto, una ricerca impossibile per quello che io sono e voglio diventare, evolvere, espandere i miei poteri mentali con il favoloso e ultra segreto TRATTAMENTO PORTALE, un progetto che io, alla fine, rifiutai di cedere ai bravi ragazzi della difesa. Cosa hai detto? “Il latte della bontà umana?” (Riferimento a “Macbeth”, NdT) Dove si trova questa “naturale empatia dell’uomo verso i suoi simili?”

Il mondo ha esaurito quel latte, di colpo si è disseccato. Dunque, cos’altro c’è di nuovo? Una sveglia? Una chiamata la stiamo dando. L’abbiamo data per un sacco di maledettissimi anni. Questa razza rappresenta un “Grosso guaio a River City” (frase ripresa da una canzone del film The Music Man, intitolata “Trouble in River City”, NdT). Perché il vostro orecchio non permette al suono di entrare, quel suono che già avvertite, ma al quale non attribuite un nome. Perché non reagite e proteggete i bambini?

Dopotutto, è la nostra avidità a renderci incapaci di vedere, sia di fronte sia di lato, il desiderio di discutere e lottare, ed essere sempre il vincitore; solo megalomania? Siamo auto-ricercatori non percettivi?

Il momento è vicino: ascoltatemi, con calma. Vi sentite sempre più piacevolmente stanchi, le palpebre si fanno sempre più pesanti, desiderate solo scivolare in un sonno profondo e molto gradevole, le palpebre tanto pesanti. Vorreste dormire; vi sentite incredibilmente bene, quasi “fatti”, una sensazione straordinariamente nuova e meravigliosa.

Siete Voi la sensazione, state provando sensazioni straordinarie, estatiche, meglio del fare l’amore (senza rischi), sì, meglio del sesso, meglio di qualsiasi droga, o di una combinazione di sostanze, legali o illegali, lecite o illecite, una vibrazione totalmente nuova, di natura orgasmica, ma un tipo di piacere prolungato, almeno apparentemente, ma più del piacere, qualcosa di

4 In inglese “sad sack”: “The Sad Sack” era un famoso fumetto popolare nell’esercito USA durante la Seconda Guerra Mondiale.

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spirituale, di superiore a tutti i piaceri da voi mai provati, quasi come sulla vetta reale e inimmaginabile di una montagna dove sembra esserci l’ossigeno più fine, più dolce che avete mai avuto in dono di respirare. Sveglia! Questo è il momento.

Ah… UOMO, U MANO, che combatte i nemici che vivono sul suo mondo, non esiste il “villaggio globale”, non esiste un cittadino di tutto il pianeta. Lì, davanti a noi, in sospensione, una stasi; lottiamo l’uno contro l’altro, desideriamo esercitare il potere sugli altri, in primis ci interessa soddisfare i nostri bisogni. Denaro e potere. (Queste sono le certezze, NdT) – Quello che invece affonda nel dubbio è che noi ammiriamo la lealtà! Ammiriamo l’etica. Ammiriamo i nostri progressi intellettuali. E intanto, uccidiamo il pianeta sul quale dobbiamo restare, almeno per un bel po’ ancora! Evidentemente, realizzati nelle cose più piccole, ma sempre a origliare e sempre incapaci di avere la visione del quadro universale. Tutti vogliono ridurre tutto alla sua architettura molecolare, per vedere e tracciare le più minuscole particelle e il loro corso attraverso l’esistenza.

Lo perdiamo di vista perché siamo riduzionisti. Non abbiamo mai messo in discussione l’alone della scienza. Incombe sempre, mentre noi così facciamo spietatamente finta che i nostri occhi siano spalancati, invece in realtà abbiamo maschere fissate al volto, siamo meschine persone bendate, paralizzate nei problemi più insignificanti, convinte siano i più importanti. (Il termine selvaggio avrebbe dovuto farsi largo qui. Selvaggio, eppure tenero).

Un grande ed enigmatico paradosso è l’equazione U MANA (HU MAN) intesa come umana maschile, senza tralasciare l’equazione WO MANA (umana femminile).

Sfortunatamente, l’equazione richiede una soluzione; di fatto, tanti fattori devono trovare il loro posto nella cosiddetta “equazione umana”. Ora, un piccolo ostacolo ci si para davanti. Quali sono tutti i fattori? Qual è la loro posizione nell’equazione?

E così era con Ellen, diveniva un pedissequo assalto di scherma verbale, lei nel ruolo di muro ed io di spada, io un esserino sottile come un’ostia, spesso un asse, addirittura invisibile a seconda della prospettiva.

Era “prendi quello che ti serve per avere ciò che devi; ora hai avuto quello che dovevi”. E “sogna insieme a Ellen Green; sogna un sogno della signorina Green: ma sogna il sogno non falso, di non essere dove appartieni”. Non tanto

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semplice dire “alienato”. Più facile dire: “Forestiero5”.

La creazione è la gioia sublime dell’esistenza.

ATTENZIONE! INSERTO IN ARRIVO: FLASH! IN VERITÀ (Il nuovo inganno della Casa Bianca; una spontanea (e ben architettata) dimostrazione): FLASH! CENTINAIA DI MIGLIAIA DI PERSONE RECLAMANO IL DIRITTO DEL CITTADINO DI ARRESTARE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI; COMUNICATO SUCCESSIVO: IL PRESIDENTE È STATO DESTITUITO PER NON AVER TENUTO FEDE ALLA COSTITUZIONE, PERTANTO LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI E LE RELATIVE NORME SONO VIGENTI QUALI MASSIMA AUTORITÀ, FIN QUANDO NON SARANNO RICONOSCIUTI NUOVI EMENDAMENTI A SUFFRAGIO UNIVERSALE! (Per favore! Se credete che questa sia una terra felice e libera, provate ad attraversare in pullman la grande terra - che una volta era - l’america - sì, la prima lettera in minuscolo per un ottimo e nobile motivo, basta chiedere ai “Nativi Americani”).

(La mia è una condizione di scrittura insonne in uno stile un tempo assai popolare: il flusso di consapevolezza. Gli autori insonni o sono bravissimi o sono pessimi - pensate a Jack Kerouac - e a volte molto divertenti, ma anche profondamente percettivi. Il “Ministero del Cinema Profondo”… “Vi ricordate di quando tutti noi amavamo leggere libri, sì i libri, e loro ci frustravano?”. Persone come J.D. Salinger… Immensi cambiamenti, sempre al tuo fianco, imploranti per avere una propria realtà).

Ellen e io tiravamo di scherma verbalmente. A volte, e per motivi tutti suoi, lei sembrava avere molto a cuore il farmi vincere: Diceva: “Touché!”, oppure “Accidenti, una mossa abilissima!”. Apprezzava anche la mia timida modestia e mostrava un interesse non proprio fugace nel cercare di aprire la patta dei miei pantaloni (in Europa, la parola inglese “fly” significa affare: poche patte, solo bottoni da aprire con i denti) sottolineando sempre che ero “un tantino dilettante, schivo, modesto e silenzioso e allo stesso tempo con un ego un po’ smisurato e fragile”. I suoi commenti erano sempre molto di tendenza.

Ed era (devo tornarci su una seconda volta, fatto sessualmente interessante)

5 Nella versione orginale l’Autore usa il termine “Out-of-Towners” (I Forestieri).

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molto grassa. Sul piano pratico, circa 900 libbre. Di nuovo, per quanto riguarda la mia patta, aveva bisogno di un piccolo “foro d’accesso” per sapere che era lì, per pensare che forse lui sarebbe uscito a giocare, un’incerta coperta di sicurezza, come “Mad Dogs and Englishmen” (dal titolo di una canzone di Noel Coward, il cui significato potrebbe essere: solo dei cani pazzi e gli Inglesi si azzardano a uscire sotto il sole di mezzogiorno NdT) (Il sole bollente di mezzogiorno può far diventare il tuo sangue gas in ascesa verticale, a proposito, che si innalza fino a toccare le nuvole del cielo).

(Dovete ascoltarmi. Ci sono troppe cose importanti in ballo qui su Sol Tre).

Un tempo, anche Ellen Greene aveva una madre. Era una donna vagamente moderna, una “stravagante”, versata in modo assurdo e sghimbescio nella peggiore “moderna psicologia” degli anni Cinquanta, sicché di qualsiasi cosa realmente si trattasse, ti rimbalzava la domanda, in attesa di far entrare in scena un pensiero e un comportamento soprannaturali. Carol Greene, madre di Ellen, ex-moglie di Harry, migliore amica di Wanda, segretamente e non tanto segretamente sua amante part-time: proprio questa Carol Greene mi accusò un giorno di essere un omosessuale represso! Al che, non ti saresti sentito anche tu “sommerso da una cagata di balena”?

“Cosa intende dire, Signora Greene?” chiesi, senza palesare il benché minimo risentimento. (Per me, donna con donna, uomini con uomini, apparivano argomenti strani, forse perché non riuscivo proprio a immaginarlo. Non che non volessi… immaginarlo. Tutto sommato, erano stili di vita a me ignoti, ma anche se eravamo negli anni Cinquanta, non riuscivo proprio a considerarla una patologia, piuttosto un miracolo molto impopolare di diversità.

Ci sono esseri che si comportano allo stesso modo: “Ciao, come stai?” - “Sto morendo di cancro!” - “Bene! Mi fa piacere saperlo – Ci vediamo presto!”)

“Tu manchi dei normali impulsi di un normale ragazzo della tua età” rispose. “Sembra che non te ne importi nulla di avere un’avventura sessuale con mia figlia”.

“Avventura?” chiesi, francamente sconcertato e poi intravedendone l’umorismo. “Se è un’avventura con Ellen, la sua intera Ellen, allora io non sono represso. Sono dichiarato, signora Greene, mi trova insieme a tutti quegli uomini che non l’hanno mai ficcato in un buco!”

“Cosa hai detto? Sparisci da questa casa, ragazzo!”Ellen irruppe nella conversazione come un carro armato super pesante,

come un mezzo da sbarco, come una portaerei. “Mamma! Voleva solo essere carino e sarcastico. Se lo mandi via, mi verrà un attacco. Ne sono certa!”

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Ecco in azione, di nuovo, la madre vagamente moderna: “Ah, sei un po’ sarcastico. È chiaro, Michael, tu hai una crisi d’identità. Ti riferisci al suo problema, ovviamente, e non mi piace affatto come parli del suo problema”.

Io ero veramente e sinceramente incuriosito: “Quale, Signora Greene, quale problema?” La Signora Greene congedò la mia esistenza con un intollerante e strabico occhio freudiano – l’altro occhio era Adleriano. Dissi chiaramente a Ellen che non volevo più vederla e lei ebbe per davvero un attacco… un brutto attacco.

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Capitolo Sei

In Fretta a Cuor Confuso ma Contento ovvero

Quando la Grassona Canta la Tua Canzone ovvero

Tutto Questo e Luci nel Cielo, Anche

Verso casa, a passo lento, mai così lento, verso una casa non segnata sulle carte stradali. (Spero sia l’ultima delle canzoni, l’ultimo incubo. Ancora in cerca delle luci, i metal-trasduttori viventi).

Assorbito in una preoccupante passeggiata alla sinagoga, sorpassai Ellen. Così magro, di traverso, invisibile alla signorina Greene, più giovane, parente prossimo del caos. Nessuna pietra di paragone qui. Eppure, una specie di ordine.

Lo studio del rabbino Seymour Stone merita una descrizione: rivestimento a pannelli di legno; odore di muffa e di muschio - un delizioso profumo di vecchi libri, migliaia, magari milioni, libri che si arrampicano su tre delle quattro pareti, migliaia di diplomi (l’esagerazione qui non stona: dopotutto, avevo tredici anni) incorniciati e affissi sulla quarta - diciamo molti diplomi e molte organizzazioni alle quali apparteneva, in mostra tutti per orgoglio, ma umile abbastanza per riconoscere che la gente dimostra considerazione se vede molte lauree, interessante tipo di umiltà.

Era un uomo molto colto e intelligente. Ellen giurò svariate volte su tre Bibbie - un Vecchio Testamento, un Nuovo Testamento e il Libro dei Mormoni - che il rabbino era “il più brillante e importante dei primi cinque studiosi di Talmud dell’intero pianeta!”. Non volle rivelarmi chi erano i primi quattro; avrei dovuto scoprirlo da solo.

In una diffusa fragranza, un composto aromatico di mistero biblico, entrai, o meglio mi insinuai nella stanza - in un miserabile corteo di scuse - me, spastica adolescente gazzella e sconsiderato ebreo. Spiritualmente confuso, con lo sguardo da re giudaico pronto ad abdicare, mi fu indicata una sedia di pelle morbida e scura e, simile a un miope giocatore di pallacanestro, dribblai il mio sottile ardore di profonda disarmonia e sprofondai, una natica alla volta, nella ricca tappezzeria della poltrona.

Il rabbino Stone, lo studioso di Talmud, gli occhi fissi nei miei, si diresse

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verso la poltrona di fronte alla mia. Vi si accomodò e prese quella che fu, a mio avviso, un’immediata e dotta nota delle mie condizioni.

“Cosa c’è che non va, Michael?” mi chiese con la massima compassione dovuta dalle circostanze, per lo meno come partecipazione da rabbino. (Situazione che meriterebbe almeno uno studio appropriato, un corso di specializzazione, forse persino un dottorato). Si potrebbe anche sostenere che venne dal suo stile forbito, sminuendo così l’elemento della compassione. (Fattore non proprio della natura umana: lo si conquista attraverso lo sviluppo dell’etica. Un po’ come la formula dell’amore: conta le volte in cui pensi all’amato, sottrai il numero delle volte che pensi a te stesso, se il resto è più dell’amato e meno di te stesso, è amore, ma il vero amore non è così frequente. L’amore non si possiede - appartiene a se stesso).

“Niente”, risposi “Proprio niente”. Una solitaria e isolata lacrima si fece strada dal mio occhio destro (ero destrorso) sul mento e vi aderì, evaporando, ma lentamente. Indispone, avere una lacrima che si ferma sul mento, sapendo che può essere vista e cercando disperatamente di nasconderla. Una lacrima aggrappata ostinatamente al mento non si può evitare e cerca di farsi strada nella conversazione, quando le persone si guardano nel profondo, la qual cosa avviene raramente.

(Una volta Ellen mi disse che avevo occhi aristocratici, d’alto rango). Seguirono diversi minuti carichi di tensione, nel silenzio di entrambi i presenti. Deve esserci una legge della fisica secondo la quale non più di una lacrima alla volta può prendere possesso di un mento, ma rientrerebbe nella fisica teorica, o dei principi di fisica. Una lacrima rotolò su un mento; due lacrime non possono prendere possesso di un mento - altra personale ipotesi di fisica.

Dopo alcuni minuti di intenso, angoscioso silenzio, contai sette lacrime cadere sulla mia camicia. Sedevo scomposto. (Tutti mi redarguivano sempre: “Stai con la schiena dritta!”.)

Ellen avrebbe detto che “la scena era semplicemente troppo rococò e rigorosa per l’attuale sistema di valori”. Pronunciò rococò con l’accento sull’ultima o. Buffo, anche Orson Welles lo diceva in quel modo, il che significa che ora avevano due cose in comune. Mi risulta però che lui fosse a dieta. Lei no - definiva il suo problema “ghiandolare”. Eppure non l’ho mai vista prendere un cracker, o due o tre; probabilmente mangiava nei “Q.T.” (catena di punti ristoro a base di alimenti naturali e biologici, NdT). Affermò che “mangiare è incantevole e ha una sua estetica”. Quando notava il mio sguardo che si soffermava su tutto lo spazio ingombro del suo corpo, schioccava fragorosamente le labbra, “Beh, che c’è. È così e basta!” (Mi chiedo ora dove sia e come sta).

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Il rabbino si mosse, o si sporse in avanti sulla sedia, gli occhi di brace, la lava scaturiva dalle labbra ed eruppe in parole pungenti e sonore e stentoree e sarcastiche.

“Stai piangendo!” tuonò.Lo aveva scandito con una letale precisione di tiro. Giunsi subito alla

conclusione che aveva colto, grazie al sorriso ambiguo che gli balenai vicino e alle sette lacrime, qualcosa di imperfetto nella mia vita. Era arrivato finalmente il momento di una confessione quasi dovuta e cautamente presi l’iniziativa, aggrappandomi a quella breve sequenza di tempo. “Rabbino, io spiritualmente sono un disastro. La fede in me è distorta. Rappresento un dilemma religioso vivente, come una specie di sabbia mobile celeste…”. E sembrò che la mia voce si trascinasse verso un assordante silenzio.

“Sì?” chiese.“Sì,” risposi. (Volevo ringhiare, urlare, vomitare la parola).Sembrava si fosse un po’ calmato.“Possiamo parlarne”. Ammiccò uno dei suoi sorrisi da dopo sermone e si

appoggiò allo schienale della poltrona.“Va bene, farò del mio meglio… il che probabilmente scrosterà solo la

superficie”. Mi adagiai sulla poltrona con i crampi allo stomaco, insolita sensazione di spasmi convulsi. “Non ho alcuna conoscenza di Dio”.

“Voi dire che sei agnostico?” domandò, con una leggera increspatura nella voce.

“Non voglio dire niente. Voglio ancora il Bar Mitzvah”.Sembrò sollevato. Un largo sorriso gli attraversò il viso dagli occhi

alle labbra, accompagnato da un lieve, impercettibile, tic al naso. “Il Bar Mitzvah è per i miei genitori”, continuai. “Ma il dubbio e il peso sono solo miei”. Avevo appena letto Shades of Egyptian Secrets or White and Black Art for Man and Beast (Trattato di antica magia egiziana, di Sant’Alberto Magno, teologo medioevale, NdT) un antico libricino che avevo preso. O mi aveva preso? I dilemmi che allora erano per me incontrollabili mi sembravano come piccoli volti esangui che nuotavano intorno alla mia testa e al mio stomaco, e facevano smorfie.

“Il Bar Mitzvah è molto serio. È la tua ascensione alla virilità”. Il sorriso svanì ed emerse di nuovo la collera; no, trasudava da ogni poro del suo essere fisico. Per altri versi, era la collera dello studioso. Trasudava? Poteva anche essere aglio. Davvero.

“Anch’io sono molto serio. Mi faccia parlare e mi ascolti, per favore”, dissi, ritrovando un po’ di coraggio, come fossi in una battaglia che dovevo

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combattere. Non c’erano alternative, né vie di uscita, mancavano, per così dire, altre opzioni.

“Parla!” ordinò, chinandosi in avanti. Una singola vena rigonfia spiccò sulla sua fronte, che quasi si liberava dalla pelle. La guardai.

“Non so come dirlo. Non so come spiegarlo”.“Provaci!”“Va bene, da dove parto con questa lunga esposizione?”“Non devi far altro che iniziare!” Le vene ora erano due.“Questo Dio, questo mondo, si manifestano in un territorio sterile”.Parve, a modo suo, impressionato. Impercettibilmente, ma si vedeva.“Dove lo hai letto?”Cercai sul suo viso, mentre si voltava, un’altra vena ingrossata. Forse al

tempio?“Non l’ho letto, l’ho detto. Posso continuare? Per cortesia?” Il mio stomaco stava secernendo bile nera, una sinfonia di crampi. Il

dolore partiva dall’esofago e andava su e giù, con una doppia ernia allo iato… pesanti rigurgiti. Il rabbino assentì. Incarnava lo studioso/maestro leggermente preoccupato e in guardia.

Avevo la bocca spalancata; ma niente, solo altro rumoroso silenzio. Le parole non uscivano. “Vorrei riuscire a pensare al modo giusto di dirlo e per dare logica al discorso; l’esprimermi può farmi perdere anni di vita. È difficile riesumare e riportare alla luce qualcosa di così profondamente sepolto. Ma sto tentando…”

“Metticela tutta”.“Devo farlo. Le parole mi sembrano strumenti inadeguati. Spesso, mi sento

strano, quasi come se qualcosa di me fosse sepolta viva, chiusa in una bara sigillata”. (La bara del mio cuore, rabbino Stone!) Breve pausa per rafforzare il pensiero, poi le labbra di Michael stavano di nuovo rullando perché la bocca si alzasse in volo, una lunga pista, una lunga strada da fare, molto lunga, ma poi la mia bocca fu di nuovo in cielo. Turbolenza ogni secondo. Il desiderio di vomitare le parole di bile scura.

“C’è qualcosa nel mio passato, sì, i conti dei peccati consegnati dai garzoni di drogheria, ma ancora nascosti e per lo più incomprensibili, per nulla lucidi in nessuna circostanza. È chiaro che non si tratta di amnesia, ma volutamente seppelliti”. Feci una pausa per fare impressione e pensai all’assembramento delle parole, parole radunate per il massimo impatto. “E c’è un processo di decomposizione e la decomposizione emette un fetore, che colpisce le mie narici, quindi so che ci è sepolto qualcosa. E che è in

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putrefazione”. Memoria opaca e nuvole plumbee. “Mi perdoni se ciò sembra sconnesso. Giunsi da qualche luogo. Giunsi in

modo pacifico. Affiorai su una giornata serena, e mi accorsi del caos, e le acque limpide erano chiazzate di melma. Spero di essere stato chiaro”.

“Non molto”. Altro tic nasale.“Bene, perché non so comunque di che diavolo sto parlando. La sola cosa

che so è che suona vero. Qualcosa verrà a seppellire questi pensieri. Li perderò, ma saranno rimpiazzati. Non fraintenda, la mia non è demenza. Mi guardi per come sono. È mancanza di conoscenza di Dio; è una mancanza del Dio in SÉ. Lo so. Lei penserà che è solo un preambolo e che il seguito è peggio, incompleto e immaturo”. Mi fermai per la battuta. (Suonerà? Suona?)

“Non dirmi cosa sto pensando. Continua”.Aveva afferrato la battuta. Punto-contrappunto. “Okay, a parte il

preambolo, introduzione terminata, completata, ora veniamo alla parte più cruda. Ecco. Arrampicarsi qualitativamente in se stessi richiede la conoscenza del numero di vie di fuga”.

Mi sentii improvvisamente afferrato, assediato dal dolore. Mi alzai dalla poltrona e corsi via. Mi scagliai a Maple Avenue, molto vicino alla ruota posteriore destra di un furgone Volkswagen parcheggiato. Una voce mi rincorreva da molto lontano, ma non afferrai le parole né il significato.

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Capitolo Sette

Signore, forse non lo ha NotatoMa la Sua Zebra non ha le Strisce

ovveroStando con una Persona alla Quale

Non È Mai Successo Nienteovvero

Nausee Massacranti non Portano all’Illuminazioneovvero

Vomitare Può Ritardare un Bar Mitzvah

Era solo un vago ricordo, quasi una settimana prima che io mi sentissi, da un punto di vista emotivo e fisico - dato che per tre giorni nausea e vomito mi avevano massacrato - di tornare dal rabbino. Aveva telefonato ogni giorno a casa dei miei genitori, dicendosi preoccupato e io origliando mi accorsi della sua ansia e di una malcelata tensione che mi riusciva facile riconoscere.

Sì, dopo la sua splendida performance per mia madre, percepii una presenza di non voluta e pesante rassegnazione. La ricordo come sospesa nella sua voce, forse sul modello di un discorso atteso, in uno smorto torpore da uso prolungato di barbiturici, una voce appesa a un ghiacciolo orizzontale che si sta sciogliendo.

Mi indicò nuovamente quella poltrona scura, che intuii sarebbe diventata il mio scranno permanente in un’eterna guerra santa, il confronto che doveva aver luogo sul sacro campo dell’ortodossia biblica. Dopo essermi seduto in postura impalata (“carica e colpo in canna”), oliato e pronto a fare fuoco, mi apparve chiaro che il rabbino stava per premere il grilletto.

Mi impartì una rigorosa lezione su come spiegare l’anatomia del mio gioco al massacro della settimana precedente. Dovevo iniziare (degno avvio, Lancillotto. Mi raccomando però, quando parti per la tua crociata, non dimenticarti i contraccettivi. Non vorrai mica aumentare il numero dei minori in affidamento).

“La prego, rabbino, non fraintenda nessuna delle piccole cose, le minuzie che sto per dire. In realtà non le penso affatto!”. Presi tempo, per trovare una traccia logica di natura religiosa. (Provaci tu a fare una pausa e a pensare in termini biblici). Sì, pausa, fatti venire in mente pensieri di religione, e ricarica. Carica e colpo in canna.

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“E allora perché le dici?”“Dico cosa?”

Ormai non lo sentivo più. Pensieri alla deriva produssero quanto segue: “E adesso, Falegname, non credi di dover ammettere che ultimamente la tua popolarità non è proprio cresciuta? Ho appena saputo che l’India ha da poco generato un Sant’Uomo, e forse ne sta progettando un altro per il futuro, non appena, diciamo così, la bufera sui vostri affari sarà passata. Sai, Josh, ora anche noi sappiamo diverse cose, non dico che siamo arrivati al tuo livello, ma come diavolo pensi che abbiamo costruito tutte quelle piramidi? Sappiamo pure che vieni da un altro mondo. Sei umanoide, vero?

Parliamoci chiaro, Joshua, gli altri vedono tutto questo come meraviglie incomprensibili, tranne quelli che provengono da una singolarità e unicità, l’uno e l’unico, la forza, l’intero Universo, se preferisci. Hey… J. (l’Autore non scrive per esteso “Jesus”, NdT) LEVITAZIONE. I nostri ultimi progenitori ci lasciarono una batteria. Sì, una maledetta pila. E ci lasciarono la matematica; abbiamo padroneggiato i principi e i fatti, sì, i fatti relativi al potere dei Forestieri, dei Messaggeri, se vuoi. Ma la gente… Sei stato tu a farlo! Sei stato tu a chiamare a raccolta le persone. Loro non devono saperlo. Noi siamo il governo. Noi sappiamo, meglio di ogni altro, cosa è meglio per loro. Non sanno neppure leggere, per il Messia!!!! Tecnologia? Tutto quello che conoscono sono solo i miracoli.

Quindi, Josh, non rovinare tutto. Hai fatto un ottimo lavoro, migliore di chi era venuto prima di te. Per le masse tu sei la luce del sole. Per loro tu sei il giusto. Resta umile. Tuo Padre in cielo? Tuo padre su quale pianeta? Quale pianeta è il Cielo?

È il grande spirito dell’insieme di ogni cosa. È questo il quadro universale, Josh! E tu hai rimesso nelle loro mani i pezzi da assemblare. L’etica, la moralità, le più alte facoltà che l’U MANO può realizzare attraverso il proprio adattamento. Ma deve essere un volo “semplice”, verso il regno! La levitazione è stata magnifica! Il senso d’eccitazione, di mistero! Accidenti, sei stato stupendo!

Siamo orgogliosi che tu sia divenuto una delle massime guide spirituali. È un grande onore per la tua razza. E fai a noi un onore ancor più grande! Come potremo mai sdebitarci? Hai consolidato i Comandamenti e ora sei sul punto di consegnarci la Seconda Alleanza (in riferimento al Secondo Testamento, dato da Dio ad Abramo sul Monte Sinai, NdT). Ma, (tutto questo quanto vale) per l’uomo comune? Capisci la ragione per cui dobbiamo interrogarti. Tu a noi

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l’hai già detto; dobbiamo credere, poi non credere, poi credere di nuovo.È il progetto dei nostri grandi progenitori, i nostri creatori, i creatori

dell’Adamo, dell’Eva. Ci sorprenderebbe che l’evoluzione possa mai accendere un cero alle tue mirabili parole e alle incredibili gesta che hanno accompagnato il tuo avvento.

Hai sistemato tutto a dovere. Ora torniamo agli spettatori. Ora, di fronte alla gente riunita all’esterno e all’interno. Dopo tutto, questo è per loro. Non riusciranno mai a comprendere la parte spirituale. Okay, guardie, non una parola. Fate entrare la gente, fate entrare gli scribi, fate entrare tutti, centurioni.

Josh, andrà bene alla prima scena e funzionerà. Funzionerà. Sempre il miracolo dell’indifferenza. E adesso, Falegname…”

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Capitolo Otto

Il Famoso Miracolo dell’Indifferenzaovvero

Devi Cambiare Occhi per Vedere Meglio ovvero

Questo Funziona Bene

A volte ti ritrovi in una situazione in cui in un misto di autocompiacimento ed eccessiva sicurezza di sé, quasi tronfio, non ti rendi conto che ti stai cacciando in quel perennemente ambiguo stato dell’“avere il vento in poppa”, in cui le parole scorrono così velocemente da mettersi insieme da sole e farti credere che non sia necessario controllare lo scritto. Verifica la prima bozza. Non sempre è vero. È questo il prodigio più diffuso, l’indifferenza.

E adesso, a te Falegname: il tuo avvento fu annunciato da un segnale di tempesta e da un vento caldo pregno di significati. E pensare che stavo per affidarti l’edificazione della mia casa! Scherzo, dai, lo sai che sei grande. Sta di fatto che gli Ebrei non cambieranno mai. Una bella lezione può dartela quel tipo, Giovanni, il Battista; credo si chiamasse più o meno così. Ah…. La storiella della riva del fiume. Molti pensarono che fosse impazzito, il meschino, finché non arrivasti tu, per bagnarti in quelle acque.

Hey, guarda come stai bene! Sorridi! È la tua vita a essere in gioco! (Questo è riservato al pubblico, ai non-lettori, che della tecnologia sono all’oscuro. La considerano magia, o anche miracoli, se volete. In verità, loro sanno che tu sei diverso. Sanno che, grazie all’immensa saggezza del progetto universale, è la coscienza a fare da guida sulla meravigliosa via che porta alla grande eternità). È da escludere che la teoria del Big Bang possa reggere ancora a lungo. Esistono diverse forze di unificazione, molte per ogni cosa. E agli uomini si offrono infinite possibilità con cui giocare, quando raggiungono il livello adeguato per capire. Ricordi cosa diceva quel signore? (Shakespeare, NdT) “Tutto il mondo è un teatro…” e “le persone si agitano e si affannano per ore…”. A prescindere. Quel gentile aveva ragione! Insomma, aveva colto nel segno. Detto fra noi, sappiamo che il tuo sguardo può spaziare sino a un’immensità per noi neanche immaginabile nei nostri sogni; sognare di sognare il sogno di uomini di un futuro lontano.

Non riesci a vederlo? Lui esige questo, ritenendolo adatto al suo contesto,

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al sistema di valori del suo mondo, una monotona sequenza di eventi registrata male; in nome della storia, viene creata una rappresentazione degli orizzonti degli eventi e, per ogni anno o contesto di momenti successivi, ci ritorna un sogno consequenziale, terribilmente impreciso, che l’uomo chiama storia.

Hai davanti a te ciò che hai cercato di perfezionare. Ci sei riuscito? Posso risponderti. Non l’hai fatto, Signor Messia e, consentimi di dire, stai raccogliendo esattamente ciò che meriti. Potresti cancellarti quel mezzo sorriso dal viso? Cosa pensi di sapere tu, che noi non sappiamo? Ho fatto del mio meglio per capirlo. Dopotutto, tu non sei un criminale comune, non c’è niente di comune in te. Tutti abbiamo cercato di capirlo, non è forse vero, amici? (“Sì, sì”, fa il coretto degli amici, unanimemente convinti). È chiaro che, se tutta la tua razza venisse ad aggiungersi al nostro incerto futuro - facendo di conto - il futuro non sarebbe poi così incerto. Dal risultato uscirebbe solo una sola condanna, un solo credo. Il dolore è il vostro credo. Siete offensivi ed eccessivi. Per voi non esiste una via di mezzo.

Cosa credi di sapere che io non sappia? (Realizzare ciò che vogliamo che le masse sappiano; le masse sono stolte, soltanto noi sappiamo cosa è giusto per loro sapere).

INSERTO-FLASH: CHIAVE DI VOLTA, PIETRA DI PARAGONE. MIRACOLO D’INDIFFERENZA

(Ora cos’hai da ridere? Cosa dici? Che ti piacerebbe costruire la mia casa? Ah, come mi sto divertendo…)

“A volte”, continuai, seguendo il filo dei pensieri, dopo una pausa che sembrava infinita, “devo sentire il suono delle parole, come a comporre una frase musicale; e per me, se parliamo di musica, è il primo giorno di scuola. Arriverà il momento in cui mi si schiariranno le idee. Mi diverte, Rabbino. Ma mi intristisce”. Altra pausa, però più breve.

(E adesso, Capitano, è vero che di recente è incappato in un piccolo, diciamo, problema di fiducia con l’equipaggio?)

“Io non sono un ribelle, Rabbino, ma non posso conformarmi a valori in cui istintivamente non mi riconosco. E la prego, non mi contraddica su questo: non la sto punzecchiando. La rispetto per quello che lei rappresenta. Ho rispetto per la sua carica. Devo peraltro esprimere ciò che sento, a prescindere da cosa. Devo dire quello che provo, anche se sono sensazioni ancora in crescita. Sono pochi, i nuotatori che affrontano il mare aperto”.

Considerato che doveva darsi un contegno, dal rabbino traspariva

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un’impazienza che lo rendeva simile a una cauta lumaca che oltrepassa il limite di velocità.

“Sì, vedo l’analogia. Per essere nuotatori, hanno paura di allontanarsi dalla riva!”

Replicai bruscamente: “No! Ma se in acqua neppure ci entrano!”“Michael, insomma cosa vuoi?”“Voglio solo sapere cosa sta succedendo”.“Lo sai cosa succede. Ti stai preparando per il Bar Mitzvah. Che altro

vuoi?”“Sono stufo”, uscì il sussurro dal magro ragazzetto seduto nella scura sedia

da battaglia. Era un rauco bisbiglio.“Cosa hai detto?”“Niente, niente, niente…”

Un toccante silenzio inondò la stanza in un assordante crescendo (“Io sono il tuo Rivela-Verità, mio Signore”) che si allungava oscuro verso le finestre, mentre il sole non poteva far altro che calare dal cielo, creando un luogo di riposo per la notte; perché la notte doveva venire a dare riposo ai duellanti, e forse, una nuova prospettiva. Sopraggiunse un’altra pausa, a sottolineare che trovarsi sulla poltrona scura aveva dato inizio a una sortita verso il sé interno. Bulbo oculare immoto. Tutte le sensazioni erano un assortimento di equilibrio interiore.

“Michael, sei una persona molto particolare. E, per diverse ragioni, a me non ti apri. So che non sei timido, né taciturno. Parli, e colgo qualcosa di strano nella tua voce. Sei un individuo molto complesso. Lo sai, non è vero? Lo disse con tono di approvazione, accondiscendente e rassegnato all’incombere della sorte avversa che intravide dentro di me e al di là di me. (Azrael, l’angelo che separa l’anima dal corpo al momento della morte, oh Israele).

Un’immane pesantezza gravava sulla sua voce, simile all’odore del suo studio. La conoscenza era lì, ma spettava a lui ricomporla. Abbozzai un sorriso; lui cercò di ricambiarlo ma non gli riuscì. Un accenno di smorfia, senza un’ombra di sarcasmo.

Cambio scena! L’ambiguo angelo della morte, piccolo principe del terrore che si trasforma in piccolo re del terrore. Agonie di uomini i cui pensieri diverranno realtà (di ogni sorta), dal pensiero alla realtà, il pensiero come energia, sacco corporeo d’acqua, ma meravigliosamente riempito (imperfezioni e fenditure e… altro cambio scena!) una composta eleganza; e prossimamente nel tuo GUARDIANI DEL CIELO - CATCHERS OF HEAVEN: UNA TRILOGIA:

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discettare sul tempo e sullo spazio, fratture temporali e Big Bang mai realmente accaduti, nonché le solite inezie, particelle, briciole, banalità e tracce, logiche e illogiche (la logica, per come crediamo di conoscerla, si frantuma a livello sub-atomico ora fragorosamente, ora rumorosamente.) Quindi, pronti o no, ora tiro la catena di questo sciacquone. A proposito, non fate bolle di sapone con la testa infilata nel cesso. Cercherò di evitare l’umorismo triviale. Non cercherò, però, di evitare la magia, perché è necessario prestarle attenzione, se non apprenderla. Se proseguirete a leggere questa miseria, troverete la sua sorella simmetrica, l’estasi, anzi, l’estasi dell’espansione mentale.

Mi chiedevo cosa stesse rimuginando. Probabilmente, al momento, più di quanto fossi pronto a gestire. Il rabbino continuò lentamente, concentrando il discorso sulla mia persona.

“Mi devi parlare, Michael. Mi devi dire cosa vedi. Solo così potrò entrare nel tuo mondo e scoprire cosa ti provoca tanto dolore”.

LA VITA È DOLORE; CHIUNQUE DICA IL CONTRARIO, VI STA VENDENDO QUALCOSA.

Continuò, scandendo ogni parola: “Se si tratta di un problema spirituale, dovremmo riuscire a risolverlo insieme, tu ed io, come un team e, a quel punto, forse…”

“Ma come sarebbe, mi sto vomitando le budella e lei vuole che io definisca le ombre?”

“Sì, Michael. È esattamente ciò che voglio”. (Ombre e fantasmi: esistono cinque, forse seimila milioni di persone su questo pianeta, MA c’è solo UN DIO; mi chiedo se Egli si sente solo. Credo di sì).

“Rabbino, per loro natura, le ombre non sono facilmente definibili”.Un dolore acuto, lancinante si fece indubbiamente strada in modo

irriverente nel mio stomaco. Mi sforzai, consapevole delle difficoltà, di controllare il desiderio non studiato di aggrapparmi alla mia carne in pena, di spremere e spremere, di rigurgitare la mia religione, o il pranzo, oppure entrambi. Ah, che giornata divertente…

ENTRAMBI? LE ROSE SONO ROSSE; LE VIOLETTE SONO BLU; IO SONO SCHIZOFRENICO; E LO SONO ANCHE IO! ENTRAMBI?

Il rabbino continuò, come spesso fanno i rabbini.“Da te voglio qualcosa di definito. Oggi, Michael, oggi!”. Esigenza da

rabbino.“Ellen, lei la conosce, Ellen Greene ha detto che le persone evolveranno

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fino a perdere la loro identità e smetteranno di sentirsi individualità separate, centrate sul proprio ego. Come un atroce processo di massificazione. Un continuum, forse. Di gran lunga in una sorta di indefinibile e altamente complessa massa d’energia e uniformità. Un futuro inimmaginabile. Ellen dice ‘È terribile!’ E forse ha ragione”.

NBC NEWS - TOM BROKAW: “NUOVE ALLARMANTI NOTIZIE SUI BAMBINI D’AMERICA - altre ALLARMANTI notizie su TUTTI I BAMBINI” (vale a dire, l’AMBIENTE, IL CIBO e i SUICIDI: IN AUMENTO!) “WALL STREET STABILE…” “Incarico: Terra in grave pericolo…” POST SCRIPTUM (i poscritti non dovrebbero esistere): E COME POST SCRIPTUM SINANCHE TROPPO LUNGO: (HIV/AIDS) Sindrome Umana da Immunodeficienza Acquisita: la bioingegneria e la medicina genetica sono le due branche della ricerca che alla fine riusciranno ad arrestare il suo incredibile processo di riproduzione; purtroppo, moltissimi pazienti moriranno prima che si attui tale orizzonte degli eventi.

“Voglio qualcosa di più delle congetture, Michael, e più delle fantasie”.“QUESTE ERANO LE NOTIZIE DEL TELEGIORNALE DELLA

NOTTE!” VENTITRE MARZO 1992… Ora, tornando agli anni Cinquanta, quando tutto ebbe inizio… o per essere precisi, il 1941… in quell’anno i “bogeys” (slang per contatti radar non identificati, NdT), gli UFO, eccetera, apparvero nel cielo… trattati segreti, mai ratificati in base a quanto richiede la Costituzione…”6

“Michael, mi senti?”“La sento. Devo essere più chiaro, devo arrivare al punto finale?”“Esatto, Michael. Sto aspettando, Michael, Michael?” Mio padre volava su

un B-29; e vedeva sempre quei bogeys. Durante la Seconda Guerra Mondiale fu assegnato nell’isola di Tinian! Loro sono reali. Loro sono qui! Plutonio da Tinian, da Tinian alla pelle umana e alla morte… per annientamento… triste… piangi… lacrime secche… dagli effetti dell’onda di calore… piangi… versa ancora altre… lacrime secche… Sono qui; sono reali.

“Voglio andare a casa. Per favore, rabbino, ora posso andare a casa?” Stavo sudando copiosamente e il dolore allo stomaco era terribile. Ero sul punto di

6 I Grigi, originatisi su Reticulum Four, chiamati Reticuliani, hanno ratificato trattati con il Governo degli Stati Uniti d’America. CHE DIO BENEDICA QUESTO ONESTO ACCORDO, E CHE DIO BENEDICA LA NOSTRA AMATA TERRA.

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vomitare proprio nel suo studio. La mia mente era in corto circuito.“Non è una buona idea, per ora, Michael. Per favore, ascoltami. Hai finito?

Sì, hai detto tutto? Non so se sei pronto a un qualcosa di conclusivo”, disse il rabbino, gocce di sudore gli imperlavano la fronte.

Disse: “Voglio molto di più dei tuoi voli pindarici con Ellen Greene e molto di più del tuo mal di stomaco e delle tue insulse atee ribellioni di cuore. Le persone che la pensano come te sono solo credenti che soffrono. Solo dolore, e soltanto dolore”.

Andò avanti, estremamente a disagio e per la prima volta era lì a contorcersi nella sua poltrona di fronte all’avversario. Almeno di questo, a quel punto, fui certo.

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Capitolo Nove

Devi Fartene una Ragione, Ragazzo ovvero

Le Canzoni del Changeling (folletto del mondo fiabesco)

ovveroPadiglione dell’Estasi

ovveroIl Puro e Asettico Alone della Matematica

Nello studio del rabbino, mi agitavo in quella sedia da duello sin quasi ad avere un prolasso intestinale. Strinsi le chiappe, mi ricomposi e conclusi: “Grazie, sono felice per la lezione morale che mi ha impartito -”

“Non ho ancora finito, figliolo”. Nulla di educativo veniva dalle sue parole. “Sei oltraggioso!” (Mi sembra di averlo già sentito; e lo ha sentito anche il Signor Falegname-Che-si-fece-Re).

INSERTO: “LE COSE SONO IMPOSSIBILI SOLO FINCHÉ NON LO SONO!” (Grande massima. Cerca di trovare chi ci crede)

“Sissignore, è vero. Sono oltraggioso”.“E osi riderci su? Non vedi che è in gioco la tua vita spirituale? Non lo

vedi? La vuoi smettere di sogghignare e accorgerti della fatica che faccio per seguirti?”

“Me ne rendo conto. Io lei la conosco”.“Cosa pensi di sapere che gli altri non sappiano? Che motivi hai per ridere?”“Oh, quello. Ho pensato che fosse piacevole ridere un po’ di volte ogni

giorno, prima di morire. Un che di positivo in un mondo di negatività. Come cercare di arrivare a un equilibrio, rabbino. Lei non crede nel dolore?”

INSERTO: il dolore è solo un assassino di piccole dimensioni. “Si sta facendo tardi, Michael. Studia la nota che ti ho preparato, la nota

delle letture della Torah per il tuo Bar Mitzvah. Devi impararla a memoria. È tardi”.

Avrei preferito mormorarlo, che “L’uomo ha inventato il tempo per chiudersi in gabbia”, ma mi uscì a voce assurdamente alta, le labbra serrate, ma tremanti.

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“‘L’uomo ha inventato il tempo per chiudersi in gabbia’. Dove l’hai letto?” “Non l’ho letto. Dissi. Tutti vogliono sapere dove ho letto ciò che dico!

L’affermazione è mia. Appartiene a me. A me!”“Bene, Michael. Quindi l’uomo si è intenzionalmente e deliberatamente

messo in gabbia, in cattività, in reclusione, in schiavitù, inventando il tempo. Non è un concetto un po’ troppo fragile, se lo contrapponiamo alla libertà, una delle più fondamentali pulsioni dell’uomo?”

“È la contraddizione dell’equazione umana. Per me l’uomo, Signore, è prigioniero di sé, un animale auto-addomesticato, un piccolo essere grasso ben nutrito, randagio dalla sua casa, la sua grotta, buono solo per mangiare, defecare e fottere - un padiglione immaginario d’estasi-rapimento, ma per un brevissimo lasso di tempo, qualunque sia il suo dannato significato. Le ossa sotterrate dei suoi giullari di corte e il loro sciocco chiacchiericcio, contro il calore del focolare domestico, i rumori di libertà, il diritto divino di essere un individuo che fa le sue scelte”. Mi lasciò senza fiato, turbato e ferito dentro.

“Non prenderla come un attacco personale se ho detto che si sta facendo tardi”, disse con un accenno di scusa per smussare le asperità. “Parleremo finché vuoi. Non sarò io tenerti prigioniero. Sarai libero di andare. Ti ho già concesso quella libertà”.

Ogni sua parola mi causava un rivolgimento di budella. “Libero di andare, rabbino? Sì, proprio. Libero in una gabbia di matti,

Signore. Nella gabbia dei malati di mente. Sicuro che non si possa fare meglio di così?”

“Ti sto antipatico, Michael?”Feci tutto il possibile per sopprimere una quasi isterica, incontrollabile,

risata fragorosa, pensando ad esempio ai momenti più tristi della mia giovane vita, ma non me ne venne in mente nessuno, mentre con la mano destra mi tappavo la bocca. Lo spasmo passò presto, inspirai profondamente e, rimuovendo ogni mio punto debole, dissi: “La mia casa spirituale si sta sbriciolando, mi sta crollando sulla testa, ferendomi, ferendomi gravemente e lei mi chiede se io provo antipatia per lei? E come potrebbe essere possibile? Non ci veda del sarcasmo. Se le fondamenta di cemento sono deboli e la sua casa crolla, lei se la prende con il carpentiere? No, non mi è antipatico. Non potrei provare antipatia per lei, pur avendone il desiderio e dei validi motivi. È una cosa strana, rabbino e direi piuttosto singolare e spassosa. Sarà anche del tutto privo di logica, ma a volte penso che noi due siamo molto vicini. Davvero strano. Come fossimo coetanei, come un compagno di classe e questo è impossibile. Mi creda, rabbino, è così. Non vede? Deve aguzzare un

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po’ la vista”. Mi interruppi e gli feci dono di uno dei miei sorrisi più affettuosi.“Smettila di sogghignare e vai avanti, Michael” ordinò in tono severo,

anche se più dolce ora, il vecchio, caldo, accademico rossore che gli donava un’espressione meno tesa; anche lo sguardo era leggermente più rilassato.

“Non stavo sogghignando, signore, era un sorriso”. Mi avventurai nuovamente in quello che stava divenendo una danza rituale delle natiche, alternandole ritmicamente (fra loro un po’ troppo vicine, per un rabbino).

“Sto per dire qualcosa che potresti interpretare come insolitamente crudele, ma che ritengo fondamentale per la tua crescita, entrambe...” (Entrambe? Termine che mi preoccupa come attendere inutilmente un mutuo bancario, sfrattato e sotto un vento gelido mentre le lacrime colano da entrambe le mie guance)…

“… Entrambe, spiritualmente ed emotivamente. Hai fatto della tua intelligenza, ingegnosità, e umorismo, uno strumento idiota per erigere un muro dietro cui nascondere il tuo piccolo ego infiammato, furioso e astioso. Per questo devi impegnarti ad amare D-o…”

(D maiuscola, lineetta o. Che mai si dica che Michael è stato blasfemo scrivendo il nome del Santissimo con il segno di un meno).

“(perché ciò accade, NdT) soltanto quando Egli In Persona ti rivolge un invito inciso nella roccia, allora potrai unirti a Lui per discutere di questioni celesti e forse anche di strategia politica. Quello che di te, in questo preciso momento, mi disgusta profondamente sono i sentimenti straordinariamente ostili che apparentemente nutri per l’Onnipotente e per l’Umanità…” (non per i bambini, ho pensato al momento del suo attacco verbale) “… e le colpe che Gli attribuisci, sfidandoLo a scendere sulla Terra per lottare con Lui. Come osi presumere di essere l’Onnisciente! Come osi presumere di essere un Suo pari!”

“In, realtà, mio caro Rabbino, vivo come un monaco di clausura. Non vede che in un modo quasi mistico, in un modo indefinibile, divento anche io un Suo pari e che noi, che Lo amiamo tanto…” (Personalmente, Lo amo PIÙ di quanto creda in Lui!) “… noi tutti siamo, cioè Egli vuole che noi siamo in Lui. Devo essermi veramente fottuto il cervello, signore, se ora io dico che credo che tutti sanno che vivono in Lui, o quantomeno lo sappiano a livello inconscio. Per lo meno. O che dovrebbero saperlo. A me viene naturale interpretarlo come parte del mio sistema di valori, ancora in crescita”.

Mi fermai, solo per riprendere fiato; forse avevo totalizzato dei punti. Avrei preferito chiudere con una vittoria schiacciante, perché sentivo scorrere in me un’insolita forza, la cui natura non mi era chiara.

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“Credo fermamente che Egli desideri che io sia un Suo pari). Un persona può amare e odiare un’altra sua pari, ma non una forza remota e distaccata, un invisibile mostruoso padre feroce e vendicativo, che vi punirà se non mangiate sino all’ultima briciola di cibo sul piatto, perché la gente muore di fame in Asia. Non rida di me, signore, per favore. Non ridacchi, né sogghigni e nemmeno sorrida”.

“Non sto affatto sorridendo, Michael. E non fare il furbetto con i tuoi innumerevoli sinonimi. Questa è una situazione molto seria”.

“Dal punto di vista spirituale?”“Sì, dal punto di vista spirituale. Continua, Michael. Per favore continua”.

Altre vene spiccavano sulla sua fronte, ma stavolta, con discrezione.“Un Dio vendicativo è fondamentalmente il tipo di Dio in cui molti

credono. Terrorizzante, spaventoso. Se io fossi Dio, e fino a ora non ho ricevuto offerte, ma se io fossi Dio, fossi al Suo posto a dovermi prendere cura di questo gregge infelice e afflitto, penso che vomiterei nel bel mezzo dei miei doveri celestiali nel Firmamento, l’Eternità che supera ogni comprensione – QUELL’Io sono che io sono Universo – ne uscirei con un tremendo mal di stomaco.

“Cosa diavolo c’è di sbagliato nella gente, in questa specie chiamata umana?

Perché indugiano tanto su sogni a tinte fosche, su circoli viziosi, dominati dall’ansia? Gli umani sono gli unici animali che uccidono per collera o per sport. Alcuni, in tutta la loro vita non riescono a versare neppure una lacrima. Farebbero meglio a piangere; perché solo così sapranno che nei loro cuori pulsa la vita.

“Lei parla del Michael Wolf”, proseguii “che si affida al cervello e al buon senso, mentre altri innalzano mura alte – credendo di arginare così gli ardori che nella loro vita possono far male. E cosa ci guadagnano? A qual pro? A nascondere il loro ego, cercando di far crollare le mura a pedate? Arginare? No. Lo fanno per nascondere la tristezza, la malinconia, il dolore e la disillusione causati dagli eventi. Tanto che dicono di essere fatalisti, di credere a vite preordinate dal destino, ben oltre la loro piccola capacità di controllo. E potrei scrivere una tesi universitaria su questi ego contraffatti.

“Ora, io non ho un piccolo ego che mi brucia dentro. Mi diverto solo ad averne uno. A questo mondo è impossibile avere un ego onesto, ecco perché ci insegnano a negarlo, ad abbandonarlo, a spingerlo in un baratro dalla cima più alta di una montagna e persino a negare di essere stato suo amico e di averlo mai conosciuto. Gli ego sono sempre sospettosi, elusivi, intangibili e arroganti.

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Sono bugiardi e su di loro non si può mai fare assegnamento. Distorcono la realtà e sono crudeli, per questo a questo mondo l’ego deve essere punito dal clero, dai suoi sadici rappresentanti”. Di nuovo, mi fermai per riprendere fiato e ricaricare per un’altra salva diretta al rabbino: “La mia è una visione così malata, così vile e così perversa, così scollegata dal mondo da rendermi cieco? Michel Wolf, in un anfratto di realtà, è davvero il folle cantore di bugie, la sua boccaccia giudea è stata segretamente inviata dal Vaticano al solo scopo di vendicarsi degli Ebrei, quanto meno perché complici dell’uccisione di Gesù Cristo? Cosa che fecero, tra l’altro.

“Wolf è una talpa, una spia della parte avversa? Sono stanco di tutti questi giochi. Non c’è sportività, non è il cricket, mio caro Rabbino. Insomma di questi giochi ne ho abbastanza. Anche se sono in grande stile e li hanno organizzati i papi, o i comunisti, o i rabbini e anche le madri e i padri. E basta!”

Mi sentii nauseato. E disgustato. (Rabbino, mi piacerebbe molto convocare gli amici, i bravi vecchi ragazzi e annunciare a gran voce che gli Ebrei non ebbero nulla a che fare con la morte di nostro Signore; vale a dire, magari le andrebbe di contribuire alla causa, facendoci partecipi di una delle sue sempre riuscitissime raccolte di fondi. Lei in questo ha sempre primeggiato).

Inspirai profondamente, nella vana speranza - di assestare un calcio definitivo al mio orgoglio - che un bel respiro avrebbe eliminato il mio malessere. “Le chiedo scusa, Rabbino. Devo andarmene da questo dannato posto! Mi manca il respiro e mi stanno venendo i conati di vomito e un attacco di diarrea, non so se mi capisce”.

“Michael”, il rabbino disse in maniera appena intellegibile e in un indistinto afflato (sub-atomico, dove tutta la logica convenzionale si frantuma) di simpatia (un po’ di simpatia, ma mai rivolta a questo insegnante, solo empatia), ma un’inezia, mai fattoriale per un’equazione logica, “Devi espellere questo veleno dal tuo organismo”.

“Veleno?” chiesi“Veleno”, rispose. (Oh, applicando ora la punteggiatura fonetica di Victor

Borge. I suoni sono sempre molto difficili da tradurre in parole, ma ho sempre desiderato riuscirci, quindi… in questo particolare momento. Oh, faceva rumori simili a quelli della calcolatrice di cassa Burroughs, ma senza quel senso di destino funesto e disperazione sessuale del tossicodipendente).

“Michael, devi eliminare questo veleno dal tuo sistema biologico”.“Veleno?”“Veleno!” (Dio, quanti anni avrà adesso Borge? Era già vecchio allora,

ma era molto simpatico. Doveva esserlo stato anche da ragazzo, ma è difficile

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immaginarlo giovane, averne un’immagine adolescenziale che corrisponda alla realtà. Se ti capita di cadere da uno sgabello da ragazzi è buffo, ma quando sei un uomo maturo e famoso e cadi da uno sgabello, allora è assurdamente buffo; ti sganasci dalle risate. Alcuni reagiscono alle cose più esilaranti mostrandosi mortalmente tristi, ma si dimenticano di una verità assoluta: morire è facile; far ridere è difficile.

INSERTO: Quanti cuori di agenti teatrali e letterari potrebbero stare in un ombelico insieme a un pezzo di garza per tutta una vita?

“I tuoi problemi fisici sono forse il riflesso di un veleno di stampo emotivo e -”

Non lo feci continuare, altrimenti gli avrei rigettato addosso, “Vede, dovrei tornare di corsa a casa…” (dov’è la mia vera casa?) “… per espellere qualcos’altro dal mio organismo”. Non volevo insinuare nulla di volgare, nonostante mi affascinasse alludere all’idea fissa delle feci). “Signore, il mio è un bisogno urgente”. Lo dissi quanto più sinceramente possibile, date le mie condizioni. “Glielo assicuro, Rabbino, non la sto prendendo in giro” (Dio me ne scampi) “Mi sento male”.

“Stai sempre male. Fammi il piacere di non usarla come scusa per sfuggire a situazioni che emotivamente ti fanno timore. Vai pure, ma ti voglio rivedere domani all’uscita da scuola. Va bene, Michael Wolf?”

“Okay, Rabbino Stone. Accidenti!” Quest’ultima frase ben al di sotto dell’udibile. Accidenti. Pensai. Occhi come finestre, occhi che sono la vista, occhi tanto tristi. Sono i tuoi, mio amato altro fratello, SA7? Ma ora non posso farcela. Le mie spalle sono troppo esili per trasferire tutto questo peso in una pagina scritta, e sopravvivere…

Le mie mani sono sporche di sangue? E se è sangue, è il mio?

7 SA: Anon SA Ra: l’altro fratello cosmico di Michael Wolf.

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Capitolo Nove e Mezzo (1/2)

Continuazione, Perché Questo è il Luogo Dove Loro mi Hanno Chiesto di Metterla

ovveroLa Povertà è la Peggiore Forma di Violenza

ovveroI Veri Demoni Sono Quelli che Frequentano il Nostro Cuore

OvveroLe Canaglie Vanno Stanate e

Loro Saranno Noi Perché Solo Noi AbbiamoDisatteso il Sogno del Giusto

Quindici uomini sulla cassa del morto, yo, oh, oh, e una bottiglia di rum…”“Rema, rema, rema la tua barca, dolcemente lungo il torrente, allegramente,

allegramente, allegramente, la vita non è che un sogno…”

Può capitare a tutti, per un certo periodo. Gli occhi sono la nostra vista e i sogni non si avverano. Devo tornare con la memoria al “Nam” (Vietnam, NdT). Mi chiamavano “Tripla Minaccia”, evidentemente perché ero chirurgo di guerra, agente del controspionaggio e comandante pilota. La mia ferma, comunque, fu breve. Le squadriglie effettuavano missioni di foto-ricognizione e, quando potevo cavarmela da solo, per non mettere a rischio i miei uomini, le sortite di ricognizione erano senza co-pilota.

C’era un giovane militare, un bravo ragazzo, sulla ventina. Forse. Scoprii che questo giovanotto rubava i miei antibiotici, il mio plasma, le mie soluzioni saline per endovena, senza contare il mio prezioso lattato di Ringer e un sergente maggiore, addetto alle forniture mediche, era in combutta con lui. Via con gli applausi, perché con loro si esibivano, come alleate, anche tre suore Vietnamite. Non bastano però gli applausi per parlare degli orfani ai quali questi cosiddetti “cospiratori” davano rifugio, aiuti medici e lezioni di scuola. Potrei anche farlo quindi il nome di quel ragazzo, ma, a pensarci “che senso ha?” John, o Paul, o Sam. Non conta niente il nome.

Perché, a volte, un bambino decide di voler morire? Non posso credere che lo farebbe se qualcuno non lo stesse obbligando. Aiutando i bambini, mi

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accorsi che tutto il Vietnam non fu altro che un gigantesco affare. Fare un miracolo non era poi così difficile. (Sto già dimenticando le date, ad esempio quando morì il tenente Taylor e io dissi che sarebbe stato più giusto stilare un referto di morte per overdose, visto che si era fatto una tale quantità di “buchi” da stroncare la metà dei Vietcong, ma dopo essersi iniettato la dose fatale, volle esserne certo e si fece saltare mezza testa con una calibro .45 d’ordinanza).

Stavo anche dimenticando come si piangeva, ma arrivava sempre qualcosa a ricordarmelo. Certe volte per me era meglio piangere piuttosto che sballare e perdere il senso della realtà.

“John” era bravo a reperire prodotti da barattare, quando non rubacchiava le mie scorte, per aiutare quei bambini a sopravvivere e anche ad imparare a sorridere.

I bambini Vietnamiti erano bravissimi a ridere e, posso presupporre, bravissimi anche a piangere. Insomma quel giovane militare se la cavava bene nei suoi traffici, pagati dollari Americani, la migliore valuta possibile per far fruttare ogni centesimo della sua paga e dei soldi che gli mandavano i suoi genitori dagli Stati Uniti, persino del mio portafoglio, mentre io facevo finta di nulla.

Non esisteva visione più chiara della mia finta cecità alla sua attività di beneficenza. Io, d’altronde ero solo un ufficiale medico di volo. Considerato che il cognato del capo era ubriaco già alle cinque del mattino, mi limitai a chiudere un occhio e ricambiai così, un piccolo favore tutto sommato, standomene zitto. (Non ero ancora “l’uomo che grida”, ma lo sarei diventato PRESTO).

Anche se ricordo i nomi, non li avrei mai rivelati. Ero bravo a mantenere i segreti. Preferirei spalare con le mani un cumulo di feci, piuttosto che rivelare un segreto e, nel dirlo, ferire qualcuno, chiunque.

Dio, bastavano solo tre stecche di sigarette Kool per un’intera scorta settimanale di riso, i vestiti, le lavagne e il gesso per i bambini. Oh, quanto erano belli quei bambini! Eppure, per quegli stessi bambini era un dannato incubo. John, o Paul, o Sam - qualunque fosse il suo nome - diceva che loro, i bambini, “appartenevano” alle suore, ma non era vero; i bambini appartenevano a tutti noi e noi avevamo l’obbligo di salvarli.

Il suo migliore amico chiese a “John” (da ora lo chiamo così) di aiutarlo con i bambini e John anche se era proprio all’inizio del “tour” (perché diavolo lo devono chiamare “il giro turistico?”) promise che lo avrebbe fatto. Un giorno l’amico fu ucciso e la madre superiora disse a John: “Ora che il tuo amico è

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morto, contiamo su di te. Devi essere tu il nostro capo, il nostro aiutante sul campo, quindi decidi in fretta”.

Spesso riuscivo a ritagliarmi del tempo da dedicare a quei bambini, ma per farlo dovevo viaggiare togliendomi i gradi e le mostrine sulla divisa. Una volta mi beccarono gli agenti della MP, la polizia militare, mi portarono dal loro superiore, un sergente, che mi conosceva di vista. Era un nero, per cui non arrossiva e non poteva palesare il fatto che io avessi quel “piccolo segreto”. Ci ridemmo su, ma solo dopo che ebbe congedato gli uomini che mi avevano fermato. Quando fummo veramente soli, tirò fuori uno spinello e ce lo fumammo ululando alla luna. La luna meritava, quasi sempre, un ululato.

DA UN ARCO TEMPORALE A UN ALTRO: “Che significa, Papà?” Chiesi, avevo di nuovo undici anni.

“Significa che tua madre e io non possiamo più vivere insieme”. Mio padre era molto triste, io abbastanza sveglio per non accettare la stupidità del concorso di colpa.

Dal suo alito sentivo l’odore dello sciroppo per la tosse. Lui, il mio papà, teneva sempre una bottiglietta di Terpin Hydrate a base di codeina nel cassetto del cruscotto della macchina. Buffo, ma guardando indietro alle ombre di un passato anche mio, non ricordo che soffrisse di bronchite. Di tanto in tanto abbassava il finestrino ed espettorava giù per la strada un grumo di catarro, un “gobber”, come avrei imparato a dire negli anni che ho vissuto in Gran Bretagna. Poi allungava il braccio verso lo sciroppo e giù un sorso generoso.

A volte si fermava al ristorante per un boccone e prendeva la sua “medicina” per una vecchia ferita alla schiena, subita durante la Seconda Guerra Mondiale, che gli aveva fatto riconoscere dal governo un’invalidità al 75%, per la quale riscuoteva una pensione, il suo “versamento mensile a promemoria”, anche se “non ne aveva bisogno”, ma come “simbolo del valoroso servizio e sacrifici resi alla nazione”.

Mio padre disse che era stato colpito dall’artiglieria contraerea mentre era in volo ai comandi di un B-29; mia Madre disse che era caduto da un portellone della stiva di carico bombe di un aereo che era ancora al suolo.

Dopo aver cenato con lui, mi si chiudevano gli occhi, ma mi redarguiva con una paternale - piuttosto alticcio com’era – di vari ammonimenti, una corazza verbale studiata appositamente per me perché “fossi pronto per le avversità degli anni a venire”.

Parlava, parlava… e piuttosto forbitamente. Mancavano ancora molti anni prima che la mia mente eccezionalmente ottusa scoprisse e inorridisse

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all’alleanza tra la sua “medicina” e i suoi florilegi dialettici.Una notte, mentre eravamo in macchina, lui era fattissimo e ammirava dal

finestrino la notte stellata, dicendo, “Brilla, brilla, piccola stella lassù nel cielo così in alto… proprio come una dannata lampadina!” Ridevamo tutt’e due ed era tanto triste.

“È così buffo, Papà”.

DA UN ARCO TEMPORALE A UN ALTRO: Arriva la tristezza, come una calamita, a trascinare la pena dell’adolescenza verso la malinconia e la disperazione della guerra.

Capitava che mi dovessi occupare per una notte intera dei rifornimenti per i bambini, poi a controllare i piloti in missione per “operazioni speciali” ai quali dispensavo metanfetamina. Come neurologo, era mio dovere fare il medico generico, il chirurgo di bordo e altre assurdità vagamente definite “Tecniche di Guerra Mentale” (MWTs). La mia connection con il “mercato nero” però riguardava solo i bambini.

Di tanto in tanto, un ragazzino sveglio mi dava una Newport, sapendo che erano le mie sigarette preferite. John spostava le suore e i bambini ospitati - per fare posto a quelli extra. E per così dire, dagli extra, come dai fiori, sbocciavano nuove dritte su quante location esistevano e su quanti bambini avremmo dovuto sistemare. Pur mancando materialmente lo spazio, John e le suore riuscivano ad accogliere tutti dal niente. C’era una sorta di magia in quei bambini, una magia che speravo non avrei mai dimenticato.

John mi diede in prestito un pacchetto di Newport, insieme a un conducente di pullman, alla mia jeep personale con l’autista. Formavano una bella carovana, in cui regnava il buonumore se non altro per tenere a freno le lacrime provocate dalle forti emozioni. Questo, io chiamo magia!

Per gli spostamenti, ci si faceva prestare il bus, la jeep e il guidatore; era accaduto diverse volte che, con i bambini in più, si dovesse trovare una postazione più grande, come un piccolo hotel bombardato, una sezione di edificio ancora agibile, che per loro sarebbe diventata “una reggia”, la loro nuova casa, e reggia era il termine appropriato, una volta sistemata a dovere.

Ora credo di dovermi fermare per un attimo, perché un velo di lacrime offusca la mia scrittura.

Gran figlio di puttana! Ma perché l’amico di John doveva morire proprio fra le sue braccia lasciandogli in eredità quell’orfanatrofio in irrefrenabile crescita? Era come un giardino rigoglioso di splendidi fiori, bambini con la B

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maiuscola, con gli occhi pieni della luce che possiedono solo i più piccoli. Una benedizione divina, il solo modo per descrivere l’incanto che solo i bambini creano e donano in questo Universo.

Ormai dovevo fare tutto a velocità supersonica nel mio cosiddetto “lavoro” ufficiale per ricavarmi del tempo da dedicare a forse più di una dozzina di quei meravigliosi cuccioli, proteggendoli nelle mie braccia quando intorno cadevano le bombe, nel fragore infernale della guerra. L’unica cosa “stupendamente costruttiva”, e meritevole di quella fetida, piccola (ma per i bambini enorme) e inutile guerra, la sola cosa luminosa erano quei meravigliosi bambini che il conflitto aveva reso senza casa, ma non senza amore.

Una volte dissi a John “L’unico modo per ricevere aiuto da destinare ai bambini è abbattere le persone per portare alla luce la loro essenza di umanità!”

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Capitolo Dieci

Vi Presento il Magnifico, ANON SA RA, il Principeovvero

L’Identità del Changelingovvero

Come se le Lacrime Possano Guarireovvero

Muta-forma Illimitati

INSERTO: Mi riesce sempre più difficile resistere alla tentazione di far crescere i titoli di questi capitoli in lunghezza e in significato. Cosa è il significato? Gli antichi Greci in merito dicevano: “Se vedi una cosa, osservala bene e poi chiediti - di cosa parla?” Quello che è visto (che tu percepisci) come suo significato! La lunghezza, quindi, non dovrebbe essere un problema; non dal punto di vista socratico, perché per tale filosofia la verità è dedotta ragionando su continue domande, presumendo che tutta la verità sia già nella mente. La ridondanza diventa lunghezza e lo sviluppo si presenta attraverso la ripetizione.

Che cumulo di baggianate! (l’Autore usa il termine Yiddish “drek”, corrispondente a “stronzate”, NdT) Da cui deriva l’epiteto: “È pieno di merda”. Oppure “dicono che sei pieno di merda”. E io ho risposto: NO, no, sei tu quello pieno di merda. Anche peggio. Okay. Mi sono tolto un peso dallo stomaco. Vedi, ti sto consegnando le frecce e i coltelli da tirarmi addosso. Fai pure, lancia! Ma sii cosciente delle armi che io ho in mano, pensa bene a ciò che ti si ritorcerà contro).

DA UN ARCO TEMPORALE A UN ALTRO: Il mio peregrinare dalla porta dello studio del rabbino Seymour Stone all’ingresso del tempio durava una breve e gradita pausa di tempo descrivibile come “di calma relativa”. Scesi agevolmente i gradini bui e attraversai il lungo e cupo stanzone che portava all’uscita. Qualcosa vagava fra le ombre… Il malessere mi aveva dato un altro appuntamento allo stomaco (o all’anima, l’uno e l’altra adeguati e corretti in ragione delle particolari circostanze), gli addominali contratti come in piedi per una standing ovation alle cause della mia ansia. Percepivo un qualcosa dalle ombre, di mai visto prima e al contempo familiare, a dar luogo a una sensazione di angoscia e di euforia.

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Uscendo a passi fiacchi dall’imponente portone di legno a doppie ante del tempio, con la nausea incombente e appesantito nel corpo e nel cuore (a parte il fatto che avvertivo una presenza, simile a un’“invisibile” apparizione, che mi suscitò una gioia interiore di ignota origine), d’un tratto e bruscamente mi si accostò una massiccia figura di carne, nella persona di Ellen Greene.

“Ciao, Michael”.“Ciao a te, Bella Ciccia. Che ci fai qui?”Si assise in tutto il suo peso sui gradini del tempio. “Passavo di qua, ti ho

visto uscire”Piantai il mio didietro accanto al suo, accanto a tutto il suo: “Ma che ci

fai qui?! Chiesi fingendo indifferenza, pur essendo stranamente incuriosito. Percepii in lei un’insolita eccitazione, qualcosa di nuovo e sincero nell’aria.

“Te l’ho appena detto! Magari ti andrebbe di accompagnarmi a casa. Sono un tantino spaventata”. Ansimava. Sollevò tutta se stessa dai gradini del tempio e stentò alcuni passi verso la strada. “Non conta quello che sto facendo qui. Se mi accompagni a casa ti racconterò una cosa davvero incredibile!”

Mi alzai e la seguii, camminando sulle sue orme invisibili. “Se ti conosco bene, ne sono certo”.

“Non essere ironico, Michael. Devo dirti una cosa che potrebbe essere veramente sconvolgente!”

“Ah, davvero? Il New Jersey sta sprofondando nell’oceano?”Corrugò la fronte fino alle orecchie, un varco simile al Grand Canyon - no,

troppo grande - più simile alla foce di un grosso fiume. “Sei antipatico, Signor Michael Wolf e sapientone”.“Sono solo un povero cane sciolto, Cicciona, Signorina Portaerei!” Fu così

che la Grassona e io ci avviammo nella prima fredda sera della sera del Garden State (il New Jersey, NdT) Magnificamente rilucenti, le stelle si affollavano abbondanti nella grandiosa oscurità polare. Anche quel nero profondo fra le luci notturne era “materia”? Materia buia, in contrapposizione al puro spazio, come nello spazio cosmico? (Dove inseriamo la “mancanza di logica” nei mondi delle particelle subatomiche e i loro percorsi? A volte siamo costretti a provare l’esistenza delle particelle a livello subatomico basandoci solo dalle loro tracce. Puoi dire “addio” alla realtà conosciuta e tieniti pronto alla distruzione a livello subatomico dei tuoi sistemi di valore. Sei stato avvisato! Prevarranno i cambiamenti utopistici).

INSERTO: A un tratto ricevetti un telegramma mentale: INVOCAZIONE

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DI UNO STATO D’ANIMO IN CONGIUNZIONE e UN RAGGIANTE ARCOBALENO SI FONDE. STOP. I BRANI POETICI VANNO LETTI AD ALTA VOCE E A CHI SA ASCOLTARLI (o a chi legge le labbra alla PERFEZIONE). STOP. STUDIO DELL’ARTE DI ASCOLTARE. STOP. FINE TRASMISSIONE.

“Michael” lei riprese con respiro più affannato, “Ho qualcosa da –” troncai sul nascere quello che pensai stesse per dire: “Sto per avere una colica. Vedi, Ellen da tempo sto ospitando un piccolo e fastidioso batterio intestinale e sono sicuro che questo animaletto si è convinto di avere trovato casa nel mio colon. Bisogna ammettere che è molto seccante”. Dissi con un certo distacco, con tono di voce basso, gutturale e finto, da snob, con la caratteristica spocchia di un adolescente ancora non tredicenne.

Wolf lo Scherzo di Natura e Greene la Bigfoot continuarono il loro incedere, indirizzandosi verso un vicino grande parco, immerso nel buio. Insieme, diventavano quasi impavidi.

“Michael?”“Sì”.“Esistono i dischi volanti? Ci sono cose del genere? Tu ci credi?” Domandò

lei, con un’intensità per lei impropria. “Penso di sì. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il mio papà volava

sui B-29 e un pilota su due era convinto che erano veri. Sì, credo proprio che esistono. Perché? Ne hai visto uno di recente?”

Lei fece esplodere la parola come un missile: “Sì!”Porca puttana! Dove? Quando? La prima reazione dava risalto all’ultima

sillaba: puttana! (Fu Heisenberg a coniare la frase “figlio-di-puttana?”)“Sopra il maledetto tempio. Questo pomeriggio! Ma l’Air Force dice che

non esistono?” Domandò lei.“I dischi volanti sono veri. È l’Air Force che non esiste!”Avevamo raggiunto il parco avvolto nel buio, due bambini sbigottiti dalla

vita. Mi sedetti sull’erba e rivolsi lo sguardo al cielo fulgido di stelle.Lei seguì il mio esempio, accelerando il respiro. Quasi senza inspirare. “Ne

ho visto uno vero! Ho visto un disco volante!” “Quando?”“Te l’ho detto! Oggi pomeriggio! Michael, ho una piccola confessione da

farti”. Tacque per maggiore enfasi. “Ti sono venuta dietro al tempio. Pensavo che non ti saresti trattenuto così tanto, così ho deciso di vigilare per un po’. Beh, erano passati pochi secondi dopo che eri entrato -”

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“E come era fatto?”Sembrava che stesse assaporando, o meglio masticando una deliziosa

immagine. “Oh, era meraviglioso e terrificante! L’uno e l’altro contemporaneamente.

Era grandioso! Ho pensato in un primo momento che fosse Venere. Sai come è brillante Venere!”

“Oh. Sì, Venere brilla tanto tanto!“Michael! Non sai dire due parole senza insinuarci il tuo fottuto sarcasmo!” “Scusa, come sai che non era Venere?” Chiesi, cercando di mitigare

completamente la voglia di far scivolare del sarcasmo nelle parole che uscivano dalla mia gola (cuore?).

“Lo so e basta!” E non era sulla difensiva.“Non l’avevo mai vista prima così sicura di sé. In lei era avvenuto un

cambiamento, aveva una nuova determinazione. Ma si aggrappava ancora a uno scoglio di rabbia. Quasi. “Come fai a dirlo?” Chiesi. I crampi mi sfarfallavano nello stomaco, e per un’infinitesima frazione di secondo, avvertii per la prima volta la rapsodia della brezza di primavera. E un accenno di “amore”.

“Venere non si ingrandisce, stupido!” Espirò l’ultima frase dai polmoni elefantiaci e io, così magro… fui quasi risucchiato nella sua tromba d’aria.

Volevo a tutti i costi smontare la sua fiducia in se stessa. “Le luci di atterraggio di un aereo sono più grandi!” (Detto come lo schiocco di un elastico).

“Le luci di atterraggio di un aereo non stanno ferme nel cielo. Le luci d’atterraggio di un aereo non sono una sola luce, che si libra, scende a bassa quota e poi si libra di nuovo, proprio sopra il tempio!”

“Fammi capire bene, Ellen. Mi stai dicendo che un disco volante è stato fermo in aria, poi è calato un po’ e quindi è rimasto di nuovo immobile…sul tempio. È l’esatta interpretazione della piccola bomba che hai appena lanciato?”

“È l’esatta interpretazione. Lo sai di essere uno sciocco, vero? È apparso per alcuni secondi, dopo che sei entrato nel tempio ed è scomparso alcuni secondi dopo che sei uscito”.

“Apparso e scomparso?”La Signorina Greene aveva l’aria di essere irritata nei miei confronti.

“Signor Che-Vede-Tutto e Tutto-Scemo. È apparso, è stato fermo in cielo sopra il tempio tutto il tempo che sei stato nel tempio. Signor Scemo, Michael, lo Stupido, orbo davanti all’evidenza. Poi è sceso ed è rimasto sospeso in aria -”

“Sospeso? Cosa intendi per… sospeso?” La stavo tormentando, camuffando

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le mie paure, miste ad eccitazione, con le farfalle nello stomaco, ma non era aria di primavera. Brandelli confusi di memoria, piccoli frammenti, presero ad affiorare nella mia mente. Pensai, quasi balbettando la parola, il nome, “SA”, ma mi ritrovai a sentire parole che risuonavano nelle mie orecchie, ma venivano dalla mente: “There be Tigers Here” (“Il Gioco si fa duro” - vedi Prefazione dell’Autore, NdT). Ma non dicendolo, non verbalizzandolo, sì, era una verbalizzazione interiore. Nello stesso tempo ero terrorizzato ed eccitato, elettrizzato e rapito. C’era una presenza, ma veniva dal profondo di me.

“Sì, pezzo di cretino sì! Era sospeso immobile, non si è mosso per tutto il tempo che sei stato nel tempio, poi è svanito, è sfrecciato ed è scomparso, si è dissolto nell’oscurità. Questo ha fatto. Questo ho visto io. Non lo sto abbellendo, anche se a modo suo era poetico. Ma, proprio pochi secondi prima che tu uscissi dal tempio, da quella porticina con la lampadina illuminata, quella che una volta era l’entrata della servitù quando il tempio era la residenza dei Ballantine. Insomma, la porta intarsiata di legno”.

“Scomparso?”“Sì, scomparso”.“Nell’aria sottile?” chiesi.“Nell’aria sottile! Dannazione, Michael, non mi ascolti?”“Supponiamo solo per un attimo che quello che dici è –”“Non supponiamo proprio niente! Ti ho detto cosa ho visto”. Parlava in

quel suo linguaggio definito “staccato”: Boom, boom, piccolo boom, piccolo boom, forte boom, fortissimo boom…” Niente di più, niente di meno. Sei proprio un idiota ad insinuare persino –”

“La interruppi di nuovo. “Oh, Ellen, va bene, quant’altra gente ha visto questo fenomeno?”

“Non ho pensato a intervistare nessuno”.Una finta apatia trasudò dallo sguardo che rivolsi alla signorina in

questione. Ma lei non mi guardava e tutt’e due camminavamo e di tanto in tanto ci fermavamo, assorti in pensieri sicuramente contrapposti. Mi sentii improvvisamente travolto dall’irrazionale, trasportato altrove, ma dove, proprio non lo sapevo.

“Sì, ma questa cosa, questa luce, o qualunque cosa fosse…” (e stavo fingendo; percepii una certa innegabile autenticità) “… deve essere stata vista da qualcun altro a parte te. Lo dico senza che ti offendi”.

Lei sorrise, “Non mi hai offeso. Sono certa che anche altri l’hanno visto”.“Ellen, penso di crederti davvero”.“Tu pensi?”

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“Okay, lo ammetto, ti credo. Okay, okay?” Mi sentivo così strano, intimorito, ma nel profondo di me sapevo che c’era qualcosa. Se solo fosse venuta allo scoperto. Se solo non fosse stata così indistinta. Era il visitatore velato e sapevo nel profondo del mio che lo conoscevo molto bene, che era persino una parte di tutto me stesso. Era prodigioso essere giovani e trovarsi di fronte a un tale mistero!

“Allora, siamo okay?!” chiesi, finalmente.“Il duello è finito. Ho vinto io. Okay” sentenziò in tono trionfante, ma

non offensivo come prevedibile. Una pesante promessa di inquietudine, di disagio era appesa nel

cielo notturno, rilucente nel buio, la cui forza straordinaria percepivo, insolitamente turbato da una calda, invitante magia che mi faceva sussultare il cuore dall’eccitazione. Una stella della fortuna, misteriosa e avventurosa si era fermata quella notte sopra il tempio. Sopra un ragazzetto magrolino, carezzevole per la sua immaginazione, distogliendolo da quella noiosa realtà ed esistenza terrena.

In qualche modo, la mia mente entrò in contatto con quelle ventiquattro ore mancanti, quando i miei genitori avevano pensato che mi fossi nascosto nel laboratorio del seminterrato. In realtà allora pensai di essere stato tutto il tempo a letto, anche se i miei genitori dissero che non erano riusciti a trovarmi nella mia stanza, né da nessun altra parte in casa. Preoccupatissimi, avevano chiamato il Dipartimento di Polizia della contea di Orange, New Jersey.

Mi portarono da mio cugino che era un pediatra generico (ora li chiamano “internisti”). Mi diede un’occhiata e non riscontrò niente, a parte due segni a forma di “cucchiaino”, uno sulla gamba destra vicino al piede e uno piuttosto esteso, una cicatrice rimarginata al braccio, come un profondo taglio di lama affilata, che non era stato cucito. Mi chiese perché la lesione al braccio non fosse stata suturata ed io gli risposi che non mi ero mai accorto di averla.

La cosa spaventò i miei genitori. Non mi vollero dire perché. Spaventò anche il cugino medico. Voleva aprire la cicatrice e metterci dei punti in modo appropriato; ma per qualche ragione sentivo che non doveva farlo. Fece la radiografia e disse che c’era qualcosa sotto la pelle e quando mia madre mi chiese perché il cugino Lester non avevo riaperto la cicatrice per rimuovere qualsiasi cosa fosse quel piccolo oggetto, proprio sotto la cicatrice, diedi fuori di matto e mi comportai in modo così assurdo che preferì lasciarmi in pace.

Mia madre sapeva del mio amore per la medicina e che mi sarebbe piaciuto

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assistere a un intervento su di me, quindi non si capacitava del perché avessi reagito in quella maniera contro la riapertura della cicatrice, a rivelare qualsiasi cosa si trovasse sotto la carne ancora tenera e un po’ rialzata. Sapevo solo che doveva essere lasciata in pace.

Trovai curioso che questo ricordo mi tornasse in mente dopo la storia di Ellen del disco volante sospeso sopra il tempio. Avevo quasi del tutto dimenticato gli eventi del Missing Time (tempo mancante, vuoto temporale, NdT). Cominciavo ad avere reminiscenze che erano rimaste celate e ne sorrisi. Stavo iniziando a ricordare la magia di una casa che non riuscivo ancora del tutto a incasellare nella mia realtà. Non interamente. Eppure, certe parti iniziavano a combaciare e un ricordo perduto stava risalendo a un grado superiore di consapevolezza.

Avevo però ancora un viaggio da fare, un nuovo pellegrinaggio che mi sentivo più sicuro di poter affrontare.

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Capitolo Undici

I Bambini della VIA DI MEZZOovvero

Cos’altro Devo Fare per un Passaggio a Casa?ovvero

Ti Ricordi Ancora di Me?

In un successivo momento di stasi, una voce proveniente da un altrove lontano, oscuro e nascosto, disse: “Il momento si avvicina - ti troverò”. La voce improvvisamente divenne altre voci che nelle mie orecchie entravano una alla volta, lentamente, in successione e secondo una sequenza magnificamente ordinata. Provavo una sensazione estatica di appartenenza, di essere nel luogo giusto, indiscutibilmente a casa. Tornavo a casa. Finalmente. Ringraziai il buon Dio. Continuavo a sentire le voci: alcune mi erano note, le ricordavo. Ringraziai la mia gente.

“Smettila, Ellen, chiudi quel tuo vulcano di bocca, ferma la colata lavica, tutto questo è semplicemente troppo duro da accettare”, mentii.

“Michael Wolf! Non vedresti la verità neppure se ti si piantasse davanti e ti tirasse un calcio alle palle!”

“Come sei perspicace, Ellen”. Era ora di alzarmi, cominciai a camminare, ma piano, ogni passo simile a una domanda risposta solo a metà.

Ellen seguiva, rimbalzandomi dietro di diversi passi, mantenendo la distanza. “Ti rendi conto che sei un orco? La tua mente acuta non l’ha ancora capito?”

“Accidenti! Che vuoi che ti dica Ellen? I tuoi coltelli sono affilati; vai, mira al cuore. Sono un bersaglio perfetto. Cosa aspetti?”. Facevo buon uso del suo “staccato”, parola per parola tirate con la fionda.

Il silenzio e la notte fredda opprimevano lo spazio in cui ci muovevamo. Quello che era davvero diverso, strano, anomalo, assurdo e legato a un presagio, era la raccapricciante sensazione che un nugolo di farfalle avesse scatenato le ostilità dal mio torace sino allo stomaco, accompagnate da scariche periodiche di adrenalina.

“Ti stanno osservando, Michael”.“Chi, Ellen?”

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“Le persone lassù! Ti stanno guardando, Michael. Ecco perché quella cosa si era librata sul tempio”.

“Forse erano interessati al rabbino”. Dissi, cercando disperatamente di stemperare, buttandola sullo scherzoso, ma sapendo che non avrebbe funzionato.

“Non attacca, Michael. Non ci provare. So che stanno osservando te. Proprio te!”

Ci addentrammo nel parco buio. L’erba ghiacciata scricchiolava sotto i nostri piedi, di più sotto quelli di Ellen. “Devo desumerne che hai doti paranormali, Ellen”.

“Beh, si dà il caso che io abbia fatto un sogno molto profetico, futuristico su di te. Anzi, più di uno, almeno sette volte ho sognato di te e lo sai che sette in Ebraico è la parola magica che Dio, Se Stesso, sente prima di qualsiasi altra parola. Sette. Shiva!”

“Mamma mia, Ellen. Non cominciamo a parlare di Lui. Così hai fatto questo sogno più di una volta. Ti sei svegliata e avevi carta e penna sul comodino per prendere appunti?”

“Infatti, guarda caso, ce l’avevo”.“E, mia cara, cosa avrebbero detto i tuoi oracoli?”“Che hai lasciato la Terra a bordo di un’astronave!”“Oh, quel sogno. Conosco quel sogno. Non raccontarmi il resto. Fammi

ricordare. Fammi immaginare. Conosco quel sogno”. Pronunciai l’ultima frase molto velocemente, come per sbarazzarmene. Capii, mi ricordai, forse l’ultima parola fu la migliore, una faccenda particolare, ma non del tutto, perché c’erano troppe lacune in quel criptico e nebuloso scenario e la trama si stava svelando troppo velocemente…

All’improvviso sembrò che il tempo si fosse fermato. Non provavo paura, sentivo una forza che mi attraeva e mi ricollegava a un periodo mai finito; avevo la percezione di eventi che si erano situati in una zona temporale di cronache il cui resoconto era anche la mia vita, una sorta di esistenza a strati. Non dovevo fare altro che staccare gli strati uno a uno, per scoprirne sotto tanti altri, sino a trovare l’endoscheletro, lo spirito e la sua storia, in modo che divenisse per me incondizionatamente comprensibile e implicito e illimitato, come procreato da una prima causa “quasi” ignota. Eppure, era una fonte della quale possedevo una grande conoscenza “esistenziale”, un’evoluzione molto personale, che definii LA VIA DI MEZZO.

“Conosco quel sogno” e lo dissi in modo quasi automatico e autonomo come il battito di un cuore, quasi inconsapevolmente. LA VIA DI MEZZO.

“Bene!” disse, con una smorfia compiaciuta (dove per lei - oh, sì, il tempo

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non era più sospeso - ero appena ritornato). Se tu conoscessi Ellen, se l’avessi mai vista, sapresti quanto ampi sono i suoi sorrisi.

“E allora parlami di questi miei sogni, soprattutto di quello che ricorre quasi ogni notte! Parlamene, Michael, dai”. Smorfiette.

“Va bene, ecco. Gli alieni mi rapiscono, sono un bambino, oppure un ragazzino poco prima del Bar Mitzvah-“

“Che Dio ti maledica…”“E mi portano sul loro pianeta, perché sono un principe e devo essere

incoronato. Il mio vero padre alieno è il re, Ellen, il che mi rende principe di quel pianeta. Io sono il principe del pianeta. Io lo sono. Vedi, c’era una volta nella galassia, un piccolo principe e –”

“Ho detto Che Dio ti maledica!”“Oh, l’ha fatto, l’ha fatto”.Non tenne conto del mio ultimo sfogo. “Ora posso raccontarti il sogno? O

sconvolgerà il flusso armonico delle tue emerite cavolate?”Eravamo giunti sul ciglio del parco, io semi congelato, lei bruciava ancora

calorie. Con un salto maldestro superai il recinto di legno che costeggiava il parco. Lei decise di non imitarmi, eludendo così elegantemente la chance di un’impresa quasi olimpica; si diresse speditamente verso un passaggio pedonale a sei, sette metri dal punto del mio balzo.

Proseguimmo in silenzio per un altro isolato, poi voltammo a sinistra imboccando la strada dove vivevano sua madre, sua sorella più piccola e il cane Samoiedo.

“Ci separiamo qui, Ellen”, dissi, con una certa determinazione.“Non vuoi entrare per un attimo? Non ti ho ancora parlato del mio sogno.

Come fai a non essere curioso”.“E io non ti ho detto del mio amore folle per tua madre. Lei pensa che io

sia un maledetto omosessuale! Oltretutto, so quanto sono lunghi i tuoi attimi”. “Non sei abbastanza grande per essere omosessuale!““Cosa ha a che fare con l’età? Vecchio! Mi sento un milione di anni addosso.

E poi, secondo lei, io sarei un latente”.“Non può averlo detto. Ma se l’ha detto, allora è piena di merda!”“Lo giuro sulla mia vita!”“Non ci credo, che l’ha detto”.“Sì, Ciccia bella. E se te lo dico, ne puoi essere maledettamente certa. Puoi

scommetterci quello che vuoi! Mi senti, Ellen? Capisci la sporca verità che ti sto ficcando in gola?”

Non rispose. Autenticamente scioccata, ora vedeva il mio lato oscuro,

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quello serio, che si manifestava. “Ai ragazzi non piace sentirsi dare del frocio! Si offendono molto. O non lo sapevi”. E cercavo sempre di usare eufemismi. A parte questo, cosa ne sapeva sua madre?

“Non credo che l’abbia detto. Sa che usciamo insieme”.“Nessuno mi prende mai sul serio. Mi vedo morto in un fottuto cimitero con

delle fottute cascatelle, nella natura, e i fottuti pini. E sepolto in quel terriccio fertilizzato, deodorato giace un uomo ambivalente. È morto di crepacuore perché nessuno l’ha mai preso sul serio! Penso che impazzirò, Ellen”.

“Non c’è motivo di arrabbiarsi”, disse lei, paziente, rassicurante.“Non sono arrabbiato, Ellen. Sono pazzo”.“Non è vero. Sei sano di mente quanto me”.“È proprio quello il fatto. Penso di essere pazzo”. Mi sedetti di nuovo a

terra infreddolito.Non avevo mai visto un cielo più nero. Oscurità fra brillii di stelle. Dio che

ammicca e le stelle che mi abbagliano con la promessa di andare a casa. Tutta la strada fino a casa. Rimasi seduto sulla strada di Ellen, con Ellen davanti alla sua casa. Dovevo dire ancora qualcosa. Inspirai molto profondamente. “Sapevi che Lana Turner è nata a Wallace, nell’Idaho?”

INSERTO, SPECIALE: Perché la maggioranza gioca allo stesso gioco, con le stesse regole, mentre una minoranza di giocatori continua in segreto a cambiare tranquillamente le regole, senza rivelare alla maggioranza che le regole del gioco sono state modificate? (È che la maggioranza non può mai vincere?) Sono domande di importanza epocale. Perché le streghe, non tralasciando gli stregoni, non volano più sulle scope?Perché la masturbazione è la più sicura? E perché è così noiosa?È il colmo della stupidità cercare il cavallo sul quale stai già cavalcando?Una vita amara ti permette di assaporarne una dolce?Perché sembra a volte che piova solo sui presidenti? Ancor di più, su quei presidenti che non hanno l’ombrello nel momento in cui piove?Perché continua Captain Midnight quando la serie è stata cancellata, visto che si può ancora comprare l’Ovomaltina?Perché i proprietari terrieri sono chiamati “signori”. E altri, di sesso diverso, (di fatto l’altro sesso) “signore”?Perché il sole sorge, poi tramonta?Perché la gente vuole talmente tanto la pace da combattere fino alla morte per averla?La morte è certa? Forse, è una delle poche cose veramente certe che ci

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devono capitare.QUELL’UOMO MANTERRÀ LA ROTTA? Di quale rotta parliamo?È il passaggio che sta attraversando. Allora non finirà rotto sulla rotta.Ah, allora c’è una risposta a tutte le domande. Di rotta!

Colonnello Wolf?Ehi! È anche il mio nome.

Queste sono le domande e le risposte che affliggono tutti noi esistenzialisti.

Dedico questo a coloro che amo. A tutti loro. A tutte le persone-barretta-compagni di giochi dentro di noi: non dobbiamo mai averne timore, perché, si spera, i bambini saranno le nostre guide future. Sì, saranno le guide, e poi, forse solo allora, le risposte non saranno così elusive.

Le voci ancora parlano, dentro e fuori la mente e, se la fortuna ci verrà incontro, troveremo i mezzi giusti per garantire un futuro ai bambini. È la sola prospettiva che mi è rimasta, l’unica cosa che mi tiene su questo mondo.

Non ce la faccio più a sentire le scuse retrive che non includono i bambini, le attenuanti false e fumose e le giustificazioni vischiose che mi inchiodano a questo luogo che la mia gente chiama “Sol Tre” o “Sette” - a seconda da dove si entra nel sistema solare - questa madre Terra assassinata tanto prematuramente. Che sanguina profusamente.

E non bastano i messaggi che già riceviamo? I glifi nel grano?Se imiti te stesso, rischi il suicidio, devi lavorare su di te. Se darai ascolto ai

tuoi sogni, potrai sentire urla viscerali, parenti prossime del caos. Ricordando la faccia dai denti grondanti…

Nota: La frase in chiusura potrebbe riferirsi al “vampirismo” (“wet teeth”), o al lupo (Wolf ) e a orde di lupi i cui denti brillano nella notte (NdT)

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Capitolo Dodici

Mettere in Moto un’Animaovvero

Come Possiamo Vivere con Quel che Sappiamoovvero

Il Momento è vicino, io Ti Troveròovvero

Passi Scanditi nella NotteChe Portano esclusivamente all’Inizio

dellaVIA DI MEZZO

Sono passati soltanto dodici anni… Era il 1980; quasi due decadi dal nuovo millennio. Un anno e sette mesi prima mi avevano assegnato il più alto nulla osta di segretezza, avevo superato due scrutini essenziali, due briefing informativi (in entrata e a chiusura) su cose che conoscevo molto più approfonditamente del mio superiore. Un solo capo, al quale ero tenuto a riferire; e lui non era tenuto a farlo con altri, con nessun altro.

(Alcuni amici ritengono che questa Trilogia si dimostrerà una “mossa deleteria per la carriera” e che “finirai nell’olio bollente” se la “rendi pubblica”. Pur essendo legale nel senso più stretto del Diritto degli Stati Uniti, a loro dire sarà come “accendere un candelotto di dinamite”. Non è un libro di cronache rosa. È un libro di cronache. Di fatto e consapevolmente ho infranto un vincolo “legale” (?) (interrogativo dell’Autore, NdT) di segretezza. Questa Trilogia è stata scritta perché io credo fermamente che la gente ha i suoi diritti; La gente merita di sapere! Non mi aspetto il perdono. Giuro che combatterò per sempre coloro i quali vogliono controllare la mente degli uomini).

In una cosiddetta società “libera” il diritto di sapere deve esistere. Se un uomo vede, sente e recepisce, non è possibile imporgli di non vedere, non sentire e non recepire, perché ciò è “Tiranneggiare la mente umana”. Questa “Tirannia” deve finire… ora. L’umanità deve liberarsi dal suo stato di sudditanza.

SPALANCA, APRI UNA BRECCIA, UN VARCO,

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IN QUESTA FENDITURA,PORTE,

MAI APERTE, SPALANCALE ADESSO, IMMEDIATAMENTE.

“Amore Stellare” è un termine che ho coniato, un nuovo termine (alcuni lo intravedono solo ora) che rientra nel primo “Post Detection Protocol” (PDP - protocollo di intesa sulle azioni governative) a seguito della scoperta di Attività Extraterrestri. Chiunque dica che è solo fantascienza, a prescindere che sia buona o cattiva fantascienza, è un folle. Chiunque affermi di vedere qualcosa che lo fa soffrire dentro, potrebbe ancora essere considerato un folle, ma un po’ meno. Che una cosa sia chiara: da questa Trilogia io non trarrò alcun vantaggio monetario o pratico. Non mi sto confessando. È certo che morirò presto, oppure che me ne andrò, l’una o l’altra cosa, quindi questa è la migliore chance che ho per dire la verità.

Se certi funzionari di governo sanno, perché l’elettorato è stato tenuto totalmente nel lato più buio dell’oscurità? È così difficile ammettere che il nostro governo ha occultato un segreto di immense proporzioni? Ebbene, lo ha fatto. Una “piccola” parte di tutto il segreto riguarda il fatto che donne e uomini hanno vissuto esperienze che presto verranno chiamate con il loro nome: “Abduction” o, altresì, esperienze traumatiche di “Missing Time”. Pensateci. In tutta sincerità, non vedo come possa rientrare nell’interesse della gente restarne all’oscuro e ritengo che tutti ne comprendiate perfettamente le ragioni…

Una cecità tanto diffusa mi addolora profondamente - perché una popolazione così disinformata nella cosiddetta “era dell’informazione” è un fatto sconvolgente. (Forse, neanche troppo). Sapere che la maggioranza dei cittadini del pianeta è intenzionalmente tenuta nell’ignoranza su ciò che sta avvenendo ed è avvenuto dall’inizio della storia dell’umanità, mi travolge e mi fa disperare.

Come mitigare, sappiamo, conoscendo la miopia umanaun’attesa troppo lunga per chi la conoscenza…

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possiede;Un cartello per adescare, intrappolare uno spirito, in gabbia,il suo canto non è per evadere dai confini che lo racchiudono.Che la poesia mi diapace… chiedo solo di non ferire gli occhi senza nulla nascondere

Finirà soffocato? Sommerso dall’asfissiante legame dell’amore? No. Perché l’amore basta all’amore; non chiede, né sarà chiesto; all’amore non si comanda, né l’amore comanda; l’amore non sfrutta né viene sfruttato; l’amore esiste solo in quanto tale, perché non può essere posseduto. L’amore è il fruscio di passi scanditi nella notte; ma, se il passo si fa pesante, l’amore ne esce a pezzi. L’amore non ha casa, né terra, né chi lo protegge, perché l’amore si deve tutelare da sé. Quando vedi certi sguardi rivolgersi all’amore li scopri nascere dall’invidia e dal risentimento, l’intento è omicida; occhi che si annunciano come tamburi lontani.

Occhi che bramano già viste beltà, che riecheggiano, da rinnovare,e rinfrescare nella infamia e nella vergogna.

A voi potrei apparire un attore che recita un copione, ma cosa è la realtà, se si considera lo stato di confusione interiore in cui versa la Terra intorno a me, avvelenata nella sua essenza dall’animale chiamato uomo. Il mio non è domandare. Vorrei solo che tu, lettore, iniziassi a sentirti a tuo agio con me… E io con te.

Charley Lightman, nel leggermi, mostra un moto di invidia, perché dice

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che io non ho mai dato tanto amore prima… a te, o a nessun altro. Ad essere chiari, intende dire a lui. Ma l’ho fatto. E dovrebbe sapere che nella mia esistenza la parte più grande d’amore da me l’hanno avuta i miei amori che non ci sono più, mia moglie e mio figlio. Quel poco che restava, sotto forma di amicizia, l’ho dedicato a Charley Lightman.

“Non sai chi sei tu?”“Non sai chi sono io?”“No. Chi sei tu?”“È molto difficile rispondere”.“Invece è facile, Charley. Rispondi alla mia domanda”.Iniziò schiudendo le labbra timidamente, poi si fermò. Guardandolo, la

pelle fine e radiosa del suo viso mi estasiava. “Tu sei me e io sono te e tu sei il terzo abitante della Dimora della mia

Anima. Allora, diamo vita alla speranza: ti auguro che tu stia bene per sempre nel luogo in cui esisti per me e che lo lascerai solo quel tanto che basterà per trovare una brava donna che divenga tua moglie e forse anche un piccolo vero amore”. (Cavolate epiche!)

“Non aver paura. Non lascerò mai quel luogo. Mai”.“Spero che la mia paura scompaia presto. Devi sapere che per me la paura

è naturale, perché mi chiedo se sarò capace di ispirarti a trovare la donna da amare e da sposare, come ho fatto io”.

Abbozzò un sorriso, schiudendo appena un po’ le labbra per attrarre l’attenzione. Quante volte, come questa, il suo esistere e la sua integrità mi devastarono nel profondo. Poche volte, che restavano eterne nel mio ricordo. Però, c’era il vuoto da considerare. Le parole non servivano, lui sorrideva e credo sapesse cosa provavo. Era sereno e felice e lo divenni anche io. Ma dentro di me, sepolte in un abisso, sotto le acque delle quattro stagioni e dei quattro giuramenti, le domande non potevano essere recepite… Desideravo solo che raggiungesse la serenità, sposato e sistemato.

INSERTO, SPECIALE: Chi è Charley Lightman? Perché fa capolino qui ora, nell’intimo personale dell’autore/lettore? Perché l’autore scavalca il tempo e ci fa incontrare questo personaggio prima del tempo reale della sua entrata in scena? Ne devo parlare adesso. Lo invoca il suo essere da un futuro molto prossimo. Dal subito. Come direbbe lui, “Immediatamente”. E sia. Un grido ha chiesto di poter entrare bussando alla porta e io la devo aprire. Acconsentendo, aderendo, accondiscendendo alla sua richiesta, alle sue grida perché entri a far parte ora delle righe scritte della mia vita,

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perché (Charley) è vitale per L’ETERNO e, come vedrete, il momento si approssima. La sua presenza qui è indispensabile, affinché ricopra tutto il testo con il suo mantello d’ispirazione. Alzo il calice a Charley, per i suoi gioiosi brindisi con me - Verità…

Lo incontrai a una festa di Desia e, dopo aver respinto le sue avances (non erano di natura sessuale: ora lo so), non sono mai riuscito a sradicarlo dal mio cuore. Il Signor Charley Lightman è uno spirito che brilla di luce propria, dal quale mai potrei svincolarmi o separarmi. Se avessi tentato di farlo, avrei certamente ucciso la mia anima. E lui avrebbe assassinato la sua. Allo stesso modo in cui io avevo bisogno di Sarah, Charley aveva bisogno di Barbara.

Come parlare di lui senza parlare di me stesso?Mia moglie e mio figlio sono morti ed egli ha cercato di riempire il vuoto

lasciato da loro. Avrebbe dovuto farlo solo per mio figlio, il mio amato Daniel. Aveva un profondo bisogno che una donna gli riempisse la vita e che fosse sia moglie sia amante: entrambi. Eccolo di nuovo quell’entrambi!)

“Charley”, dissi con un garbo che mi sorprese: “La tua anima sogna in grande. Ebbene, dimostralo!” Lui però si terrorizzava per così poco. Eppure, sapevo che non mi avrebbe deluso, perché vidi la sua Barbara nel suo futuro.

Non nutrire dubbi quando le tue orecchie vedono, e i tuoi occhi ascoltano; è allora che la totalità è tutto

La mia mente trabocca di visioni di cose che so accadranno. Atti, situazioni, scenari e il “seguire il branco” – i miei simili nel branco mi consigliano in primis di attivare i raggi X del ricordo, certamente prima di tirarmi indietro dal continuum, dal tachione, dal Greco, particelle veloci, accelerate, rapide, teoriche, o finanche tenute insieme a formare un raggio, rapide, ultra veloci: per accelerare masse di dati nel passato; per lanciare l’allarme di un pericolo tanto imminente e totalmente imprevedibile, prima che piombi loro addosso e, per me, il saperlo significa essere chiari e il doverlo rivelare.

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E gli invidiosi offuscano i segnali sui circuiti e nei sentieri che conducono verso L’ETERNO. Quanto può fare un sorriso fra le lacrime. Mia moglie e mio figlio mi hanno fatto capire che: Okay, mi arrovello nella questione del paradiso e dell’inferno. So per certo che, guardando in alto nel cielo sopra di me, il paradiso non è lassù, perché credo che questo pianeta sia in rotazione e, quindi, in paradiso ci puoi andare a mezzogiorno – mentre alle cinque e mezzo potresti andare all’inferno. Yeah! L’inferno è in fondo a destra. Magari. Il che ti porta a riflettere: dove sono collocate veramente le cose rispetto alle altre? L’inferno alle cinque e mezzo, il paradiso a mezzogiorno!

Diciamocelo chiaramente, questa strada può essere sbagliata. Scordiamoci che possa essere tutto così facile e inquadrato in un contesto temporale inventato dall’uomo. Non solo, ma l’Universo non potrebbe esistere, se noi non sapessimo che il nostro mondo non è altro che una sua parte. Infatti, noi pensiamo l’Universo all’interno dell’esistenza. (“Falla finita, Michael”)

Charley è il mio nuovo bambino, questo avrebbe voluto essere, ma solo un figlio e non altro. Voleva però prendere il posto di tutta la mia famiglia, un compito impossibile, in quanto non si può essere due persone, essere entrambi. Ed eccola di nuovo, quella parola: “entrambi”. “Entrambi” non ti molla mai, fa capolino ancora, ancora e ancora… obiettivamente avviene un po’ troppo spesso. Mi devo concentrare sulla VIA DI MEZZO. Mi auguro e confido che il lettore, nonostante i passi riferiti a situazioni intime, comprenda che questa non è un’esemplificazione di amore “da uomo a uomo”, perché mai mi avrebbe potuto attrarre fisicamente, né io lo avrei seguito.

È un punto importante per definire la qualità della frustrazione di Charley nei miei confronti. Eppure, sarà tutto finito sin troppo presto e le persone che l’avranno vissuto piangeranno come angeli del cielo: “Tutto è compiuto!”

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Capitolo Tredici

L’Incapacità di PrecisareCiò che Dovresti Precisare

ovveroTornando ai Sogni Premonitori

che non Promettono Beneovvero

Il momento è Vicino, Mi Troveranno

E allora rieccoci insieme, predisposti a tornare al passato, al sogno che Ellen faceva sempre, di quel Michael che lei un tempo conosceva, andando a tentoni per scoprire la verità, mentre guaiva furiosamente come una cagna in calore. (Il titolo da assegnarle per quella particolare serata: “Miss Cagna dell’Universo”)

Ellen scrutava oltre le ombre del mio viso. “No, non lo sapevo”.“Cosa non sapevi?” Chiesi, per stuzzicarle un po’ di rabbia. Solo un pizzico,

di più non era il caso. Ellen sibilava e fremeva. “Che Lana Turner è nata a Wallace, Idaho”.“Accidenti!”“Non te ne frega un bel niente del mio sogno, quello che ho fatto spesso

su di te?”“Quello che ti sei appuntata quando ti sei svegliata apposta per ricordare?”“Con carta e penna, sì, esattamente, Signor Imbecille!”“Okay, Ellen, sto con il fiato sospeso”. Lo dissi soffiando come un mantice,

da attore consumato. “Non ti capisco, Michael. Sei il solito buffone”.“Sì, ma nel profondo della mia anima io piango”.“Sì! Ci mancherebbe! Con te è tutto un grosso e grasso circo a tre piste!” (il

termine grasso è ben scelto, Ellen).“È solo una facciata protettiva che nasconde il mio spirito sofferente. Sì,

Ellen, sotto questo vestito da pagliaccio in realtà batte il cuore di un futuro integerrimo studioso, un vero scienziato, ferito a morte nella sua impavida, ma vana battaglia contro i demoni metafisici. Parlami del tuo sogno, Ellen”.

“Okay, ma solo se mi accompagni attorno all’isolato e giuri di darmi ascolto sul serio, per due minuti, almeno per una volta nella vita”.

“D’accordo, dolcezza”.

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Ci alzammo all’unisono e ci avviammo lentamente e solennemente lungo la strada di casa sua. Esordì, calcando ogni sillaba. “È stato un sogno straordinario e non l’ho fatto una volta, ma molte volte e sempre identico. Da non credere, sembrava vero. Finalmente te ne posso parlare, non vedevo l’ora…”

“Sì, ma di cosa si tratta?”. Nelle sue parole pulsava la vena di una vanità meno leziosa di quella emessa dai centri di piacere dell’U MANO. Vanità e gloria, eccessive per i miei gusti spartani e per sorbirle concettualmente insieme, le “gemelle del piacere” che inscenano uno spettacolo ben lontano da un’eccellenza evolutiva.

“Mi è appena tornato in mente, bello e brutto allo stesso tempo”. Era di nuovo spumeggiante, un attimo prima preoccupata, persino terrorizzata. Mi sembrò che stesse quasi perdendo l’equilibrio sul filo e sul punto di precipitare nel vuoto, nascondendo per un mezzo secondo il proprio terrore agli occhi del pubblico e raddrizzandosi, come se nulla fosse. Di nuovo sospesa sul filo nel vuoto, leggera come una piuma, occhi fissi davanti a sé, i piedi indolenziti in un limpido balletto, il sorriso stampato sul volto.

“Stavamo facendo un picnic molto carino, te ed io al chiaro di luna su una spiaggia deserta. Non parlavamo, mangiavamo qualcosa”.

“I conti tornano, Ellen, ma non voglio fare il saccente e provocare uno dei tuoi famosi attacchi. Scommetto che non hai con te il tuo elefante (Trilafon)”.

“Sì, invece. Ho la boccetta in borsa”.“Vai avanti con il sogno, per favore”.“Lo farò solo se la smetti di interrompermi”.“Okay”.“Allora continuo. Touché! Dunque…” Ellen lasciò quel nuovo inizio in

sospeso, in attesa di una mia intromissione, che non feci. “Dopo aver gustato dei deliziosi bocconcini di pollo fritto da me preparati, stesi sulla sabbia ci eravamo lanciati in un’avvincente discettazione su… non ne sono certa, ma era di fondamentale importanza, tipo i Quattro Grandi Voti (pratica buddhista, NdT), o qualcosa del genere. Avevamo appena affrontato il complesso significato (in realtà, per niente complesso; Michael ora lo definisce semplice)… della Preghiera della Campana, quando improvvisamente apparve un enorme oggetto fluorescente nel cielo nero. A differenza delle stelle luccicanti, l’oggetto smise di brillare e poi emise una luce intensa, bianca, più vivida della luce del giorno, se è possibile. E poi sembrò che l’oggetto si ingrandisse, mentre scendeva di quota finché fu proprio su di noi, proprio sopra di noi! Pulsava, si faceva più abbagliante ed era come se fosse viva, quell’INTENSA LUCE BIANCA era vivente! Eravamo sbigottiti e avevamo paura, e …”

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“A me non faceva paura”“Sì, invece. Di chi era il sogno, Signor So Tutto Io?”“Il tuo. Continua, non volevo dire che era mio”.“Okay. Eravamo impauriti, ma troppo presi da quella visione per darcela

a gambe”. Si interruppe per un attimo più lungo del solito, forse per dare maggior risalto al racconto. Era chiaro che volesse ottenere il massimo effetto possibile.

“Continua”, dissi, con una sensazione di formicolio lungo la spina dorsale, più che piacevole; era l’istantaneo ricordo di qualcosa che provocò in me la prima reazione alla primavera, o del primo amore - il vero amore, quello che non capita ogni giorno - o un qualcosa assolutamente privo di parole per incapsularlo in una definizione e per esprimerne l’emozione.

“Oh, era favoloso e restammo in piedi, entrambi insieme, entrambi così all’improvviso che ci sentimmo entrambi storditi mentre il sangue ci saliva alla testa. Lì, inondati da quella luce artificiale, quasi accecante emanata dal fondo della nave, con le nostre anime tremanti e iniziò a discendere ancora di più. A quel punto tu hai ordinato –”

“Ho ordinato”“Sì, mi hai ordinato di indietreggiare con prudenza da quel punto, poi di

correre il più veloce possibile a chiedere aiuto. Hai detto che avresti cercato di capire se quella cosa era pericolosa. Mentre mi allontanavo, d’improvviso un raggio di luce blu è uscito dalla nave e ti ha avvolto. E, dall’interno di quella luce blu, tu hai sorriso!”

“Ho sorriso?”“Sì. E poi sei scomparso! E l’astronave quasi all’istante è parsa sfumare

nell’invisibilità!”“Che sogno, bambina”.“E non è ancora finito, Signor Cretino! Sono corsa fino a casa e …”“Deve essere stato un bel tratto” -“Non importa. Nel sogno, sono arrivata a casa, ero isterica e ho cercato di

parlare a mia madre, ma singhiozzavo. L’ho supplicata di chiamare la polizia. E poi mi sono svegliata”.

“Tutto qui?”“Tutto. Ti aspettavi di più?”“Sì, e mi hai veramente deluso”.

Il mio era un misto di sarcasmo e di eccitazione e, non ne capivo la ragione, mi aveva elettrizzato. Qualcosa di profondo, insito in un ricordo sfumato, si

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manifestava sotto forma di un lieve pizzicore che percorreva in tutti e due i sensi la mia spina dorsale. Più che eccitante, era qualcosa di permeante, che conosci alla perfezione, ma che non ricordi con chiarezza cristallina e comunque non era un dejà vu.

“Michael, credi davvero che ci siano delle persone lassù?”“Lassù dove? E perché mai il Presidente Eisenhower sarebbe all’oscuro di

queste cose così importanti? Importanti per il nostro Paese, anzi, per tutto il mondo!“

“Brutto cialtrone! Sii serio! Spazio! Spazio cosmico! E presumo che il governo sappia già tutto, ma lo deve coprire. La questione, o meglio le nozioni fondamentali di ciò che avviene nello “spazio esterno”, potrebbe influenzare - mi correggo, Michael - spaventerebbe tutti a morte!”

“Sì, so quello che accadde con la trasmissione di Orson Welles. Solo che risale a un bel po’ di tempo fa, tesoro. Spazio esterno? Una miriade di cose avviene nello spazio interno”.

“Michael Wolf!”“Certo. Perché no? Io, se fossi al posto loro, lassù, non mi sognerei affatto

di scendere quaggiù”.“Perché no?” Devo ammettere, la sua franchezza mi stava sorprendendo, le

sue parole mi stavano toccando il cuore. “Perché no?” ribadì Ellen. Guardavo nell’abisso del cielo, entrambi lo

fissavamo, difficile spiegare come si scruta nell’abisso del cielo notturno. Mi sentii quasi costretto a sospirare il tipo di sospiro che solo un ebreo sa fare bene, ma non lo feci. Non mi sentivo abbastanza ebreo, non mi sentivo abbastanza umano.

“Sappiate, voi esseri alieni, che io, in questo momento terrestre, sto conversando con una ragazza di straordinaria intelligenza che ha appena esteso un caloroso invito a tutti voi, che magari siete in ascolto, ad atterrare. Oh, Ellen, non vedi quante popolazioni si stanno accalcando qui? Secondo te, qualcuno in grado di padroneggiare i viaggi nello spazio, qualcuno probabilmente in possesso di capacità che vanno ben oltre quelle terrestri, si azzarderebbe ad atterrare in questa maledetta giungla? Solo un folle farebbe visita ad alcuni miliardi di selvaggi, nazionalisti e guerrafondai”.

“Selvaggi? Noi non siamo selvaggi”.“Per loro, lo siamo di certo. Hai lasciato a casa il cervello oggi, Ellen?”“Ti ripeto che non siamo selvaggi”.“Rispondi a una domanda. Okay?”“Okay, ma che non sia una delle tue trappole intellettuali!” Si irrigidì,

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per quanto possibile, apprestandosi a impattare con uno dei miei tornado mentali.

“Accetteresti un invito a un banchetto con i cannibali?”Non mi rispose e proseguimmo a camminare in silenzio. Dopo quello che mi sembrò un lasso di tempo enorme, giungemmo a

casa sua. “Inoltre, mio padre disse che, mentre volava su un B-29 durante la guerra, lui e molti altri videro quelli che una volta chiamavano “bogeys”, i velivoli SCONOSCIUTI, mia cara Ellen, che avevano giurato di mantenere il segreto, ma che il governo avrebbe insabbiato tutto. Siamo persino andati a Washington, D.C. per questo. Pensavo di averti parlato dell’avvistamento di mio padre quando era pilota. Ad ogni modo, sono d’accordo con te. Loro devono essere qui”.

“Sì mi avevi detto di tuo padre. Ti va di entrare?” Sentivo che si era fatta più sicura di sé, ora che avevo smesso di prenderla

in giro. “No grazie, tesoro. Penso che farò due passi verso casa. Ciao, Ellen”.“Ciao, Michael. Fai attenzione ai tuoi sogni”.Ecco, mi aveva preso alla sprovvista. “Che vuoi dire?”.“Vedrai”.“Ora me lo dici”.“Semplice, se ho questo sogno ricorrente su di te, forse farai dei sogni

anche tu”.“Oh Dio! Spero di no”. Mentii, era la più grossa bugia della mia vita.

“Ciao”.“Ciao, Michael, dormi bene”.“Ci puoi contare”.

La lasciai e mi diressi verso casa. Mia madre doveva essere arrabbiata. Papà forse non era ancora arrivato. Anche se cercava sempre di organizzare bene le ore di lavoro, faceva sempre tardi. Una lacrima furtiva uscì in modo melodrammatico dal mio occhio destro (ero destrorso) e scese sulla guancia, ma molto lentamente.

Accidenti, credo di aver sognato qualcosa di strano la scorsa notte. Ho sognato che razze, religioni e il nazionalismo non dividevano più questo mondo.

Accidenti, credo di aver sognato qualcosa di strano la scorsa notte. Ho sognato che l’amore, del tutto incondizionato, rimpiazzava la natura umana.

Accidenti, credo di aver sognato qualcosa di strano la scorsa notte. Ho

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sognato che un uomo, un gruppo di uomini, potrebbe esercitare un potere assoluto, ma senza esserne corrotto.

Accidenti, credo di aver sognato qualcosa di strano la scorsa notte. Ho sognato che l’umanità ha finalmente capito che “occhio per occhio” serve solo ad accecare il mondo intero; che la povertà è la peggiore forma di violenza; che non c’è bisogno che una persona sia più ricca di un’altra; che questa Terra in pericolo di vita dovrà guarire; che i soli demoni sono quelli che frequentano i cuori degli uomini. (Stavo quasi per dire… i demoni che frequentano i bagni degli uomini, ma non mi è sembrato divertente al punto di liberarmi dalle mie fobie).

Accidenti, credo di aver sognato qualcosa di strano la scorsa notte…Non ti muovere, resta lì, in silenzio sulla strada, corri ora, concepisci il tempo,ma, se perdi il seme;torna indietro, verso qualcosa, che non disperderà il seme,che non perderà il tempo.

Concetti scivolosi e immagini lunari mi accompagnarono dolcemente a casa quella notte. E in cielo c’era una sola luna.

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Capitolo Quattordici

Crescere da Misero Zoroastrianoovvero

La Lotta tra Luce e Oscurità ovvero

Fare Magia nel New Jersey (Lasciandolo)

Mio padre di solito lavorava fino a tardi, il che irritava mia madre, oltre ai mille altri motivi che le causavano la stessa reazione. Per lei l’irritabilità era tanto naturale quanto la notte o il giorno, la luce o l’oscurità. Quella sera arrivai tardi e fui spedito a letto senza cena, il che andava benissimo data la mia determinazione a rigettare appena possibile. Affannosamente mi arrampicai sul letto.

Credo che dormii ma, in tal caso, il sogno e le voci e gli straordinari paesaggi erano così reali che no, non potevo credermi tra le braccia di Morfeo. Abbracciai il cuscino per averne conforto. Penso fosse il mio cuscino.

Mi parlava una voce che credevo di conoscere, ma la voce sembrava più simile a un’armonia celestiale, un tappeto di frasi musicali composte dai rintocchi di una campana lontana. La mia campana che risuonava. Oh, Signore! Nel cantare, sento la mia vita tremarmi dentro, sento il sapore dell’illusione, statico, pungente, l’ultima stagione del mio mondo, il mio ultimo incubo a occhi aperti, il sangue che colava dai suoni stordenti della campana. Oh, la mia canzone intrisa di sangue, la mia campana imbrattata di sangue. Lasciai andare quello che credevo fosse il mio cuscino e in quel momento provai la sensazione dello spostamento.

“Come mai eviti di confrontarti con i tuoi anni?” chiede qualcuno.“Lo faccio, ma con parsimonia” rispondo. “Tu chi sei?”“La parsimonia va bene, ma la tua sfida è sterile e invisibile. È necessario

renderla completa, amato fratello mio”.“Dentro di te, il mio silenzio non risuona, ma in me è assordante, un

urlo dalle colline, meravigliosamente verdi e con due lune in cielo. Vedi, io vivo vicino alle nuvole. Non sarei a mio agio se mettessi così a nudo la mia anima”.

“Tranquillo, fratello. Il momento si avvicina. Ti troverò; in un singolo e prossimo evento spazio-temporale. Al quale aggiungerò le dimensioni. Io

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sono l’impronta di una particella virtuale. Capirai quando ti addentrerai nella meccanica quantistica”.

“Sei mio fratello?”“Sono l’altro tuo fratello”.“Ma i miei studi saranno di medicina, fratello mio”.“Questo non ti terrà lontano dalla fisica teorica”.“Come ti chiami, fratello?”“Lo sai già, Michael. Devi entrare in contatto con il Vuoto”.“Lo farò. Ti prego, indicami solo come”.

All’improvviso, nel mio sogno, eravamo insieme. Vidi il profilo di mio fratello. Il suo nome: SA, un giovane biondo, occhi azzurri. Eravamo fermi in piedi e non riuscivo a vedere che questo: il suo sorriso simile a un grande bagliore di luce bianca-intensa, che mi bruciò gli occhi, facendomi lacrimare. Ero il bambino piagnucoloso insieme al suo altro fratello e sapevo di amarlo veramente.

“Ti farò vedere, MIKA-EL”.“Pronunci così Michael?”“Sì, MIKA-EL. Ti sentiresti più a tuo agio se dicessi Michael come lo senti

dire lì?”“Dove sarebbe lì? A proposito, dove siamo qui?”“Lascia perdere, per ora. Non abbiamo molto tempo da trascorrere insieme,

per adesso…. Stavolta. Qui siamo nel NOSTRO TEMPO”.“Cioè in uno Schema Temporale?”“Esattamente. Ora, smetti di piangere, apri gli occhi e guarda dove siamo

ora, in questo tempo”.“Mi fa paura questa cosa. Proteggimi, fratello”.“Vieni, ti farò vedere, amato fratello mio”. Mi tese la mano e io aprii gli

occhi. Ci avviammo e ci inerpicammo su una collinetta. L’erba non era verde, ma di un colore dorato.

Ci fermammo a riposare, vicini l’uno all’altro ed emozionati ammiravamo un campo davanti a noi. Mi prese la mano nella sua e con l’altra indicò giù e disse, “Vita laggiù, vita lassù. Non ti sembra la prova di quanto gloriosa è la natura, non ti apre il cuore? Non pensi di meritare di vedere questo splendore?”

“Oh, sì. Lo merito”. Sapevo il suo nome, ma glielo chiesi ancora. “Dimmi, come posso chiamarti?”

“In una parola? Un suono, per riconoscermi?”

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“Sì. Dimmi il tuo nome”. “Te l’ho già detto”.“Okay, ma non l’ho colto del tutto. Me lo ripeti? Per favore, fratello mio,

dimmelo di nuovo”.“Lo sai. Devi solo dirlo”. Il nome non sembrò arrivare da alcun luogo

fisico. “Lo dico: SA! ANON SA RA! Hai ragione. Lo so. È vero che ANON vuol

dire principe?”.“Ti ho detto il mio nome e cosa significa. Perché ti preoccupa che le parole

non siano verbalizzate, che non abbiano un suono?”.“Spiegami. Stiamo comunicando mentalmente?”.“Sì’”.“Quindi, sai tutto quello che sto pensando”.“No, Michael, ovvero MIKA-EL, non posso sentire quello che tu non vuoi

che io senta. Se il tuo desiderio è schermare i tuoi pensieri, devi semplicemente volerlo ed essi saranno nascosti, custoditi e protetti dal silenzio e manifestati in privato. È in tuo potere. È la tua libertà. È un principio inviolabile”.

“Oh!”, mi rigirai nel letto e tutto ebbe termine. Ma mi trovavo anche altrove. Com’è possibile? I pensieri che dialogano fra loro, allora è possibile qualsiasi cosa, se la vuoi veramente. I pensieri creano le parole e le parole creano gli eventi.

Quella notte dormii male e mi svegliai con il cuscino madido di sano terrore.

Il giorno dopo filò liscio fin quando non giunsi al tempio. Percepii subito l’atteggiamento da terapeuta del rabbino, dal modo in cui mi salutò e mi invitò a sedere nella sedia “da duello”. Cercai di accomodare il mio posteriore al meglio.

“Si può sudare sotto un’ascella e sotto l’altra no?”.“Non ho mai approfondito troppo l’argomento”, disse con una punta di

curiosità. “Perché? Sudi solo sotto un’ascella?”.“No, me lo stavo solo chiedendo”.“Bene, come ti senti oggi, Michael?” Aveva un tono di lieve incertezza.“Forse, se cominciassi a parlare un’altra lingua, avrei meno problemi perché

sarei troppo occupato con la sintassi”.“Continui a complicarti la vita inutilmente!”“Davvero? Non credo, Rabbino”.“Cos’è che non va, Michael?” “Cosa non va?”

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“Rispondi sempre alle mie domande con domande?”“Non ne sono certo, Rabbino”.“E, dietro quella tua spocchia, usi satira e sarcasmo per nascondere tristezza

e infelicità. Devi quanto meno essere consapevole di alcune ragioni del tuo stato d’animo”.

“Di cosa?” “Non cadrò nelle tue vecchie trappole. Parla, Michael!”“Sono solo, Rabbino e ci sto male”.“Solo? Lo credi sul serio?”“Sì e mi prende allo stomaco, Rabbino e anche alla testa. È più che altro

un mal di pancia che nasce da una reazione”.“Una reazione a cosa?”“Ai demoni della mia mente”.

Mi alzai dalla poltrona, recitai alla perfezione una parte della Torah che dovevo imparare a memoria per il Bar Mitzvah e mi diressi, o meglio ci girai attorno come un kamikaze, verso uno scaffale della biblioteca densamente popolato da titoli “stranieri”, ovviamente religiosi. Mi attardai per diversi minuti, rilassandomi nella pausa della conversazione, esaminando i libri. Il rabbino ed io eravamo silenziosi, chiusi l’uno all’altro. Nella mia mente (nei miei sogni, il termine era “vento divino”) mi trovavo alle prese con una sconcertante emozione ottica, ma era una pressante, pungente e peculiare visione aliena. Ahimè: una visione peculiare! Assoluta unicità di una visione.

INSERTO, SPECIALE: Nella nuova terminologia, il nuovo lessico, sognare un sogno speciale è definibile come “vento divino”. Attraverso il vento divino si può vedere la NUOVA ALIENAZIONE che spiega le sue grandi ali. Risaliamo a un diario personale datato 4 Luglio, 1957: quando un individuo astrae il suo Sé da ciò che è “reale”, cioè accettato dalla maggioranza e persegue gli obiettivi più limitati, non rappresenta più il suo Se stesso. Forse, inizierà ad avvertire il suo personale estraniamento vivendo una o più situazioni di crisi. Tale estraniarsi sarà dovuto agli anni di crisi ricorrenti e croniche, delle crisi a ripetizione che spingono la persona all’auto-separazione. In breve tempo, queste continue crisi potranno portare a una separazione permanente e a un’alienazione definitiva.

Mi inoltrai un po’ nella visione ed ecco cosa vidi: in un set temporale

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lontano, con una grande stella di sequenza principale, più luminosa del sole della Terra (forse erano due), un immenso spazio celeste, un evento quadridimensionale oltre lo spazio-tempo. In quell’ambiente un giovane dai lunghi capelli biondi, occhi azzurri incorniciati in un viso scultoreo, mio fratello in sembianza - no, mio fratello in essenza - mi raggiunse sospinto da un vento soave e caldo che ci sfiorava accarezzando i nostri volti. Ci spostammo quasi veleggiando su un manto di foglie alte al ginocchio, di un’erba color oro, più che verde. Ridevamo ingenuamente al vento caldo; cadeva una pioggia primaverile, ma di fronte ai nostri piedi nudi e non su di noi. Lui era mio fratello. Lo sapevo.

Non bagnati dalla pioggia, ristemmo e in quel fugace istante prese la mia mano destra e, tenendola con il palmo rivolto verso il suo viso, la baciò al centro con le labbra mentre gocce tiepide avevano iniziato a scendere su di noi e lui era mio fratello. Sentivo i nostri cuori travolti dalle emozioni, da una felicità incommensurabile. Le emozioni di INFINITÀ DI SCINTILLANTE LUCE BIANCA, lo sentii pensare. Non lo aveva espresso a parole, quel momento di estatica trasfigurazione.

Era lo stesso fratello! Oh, Signore! Era fantastico amare quest’altro fratello! Ora so che Dio osserva e aspetta.

Pensai al tipo di amore che si prova per un fratello. Da lui volevo di più. Volevo sapere cosa potevo fare per lui, se aveva bisogno del mio aiuto e che amore sarebbe stato. Avevo bisogno di conoscerlo! Cominciai a vedere, in continuazione nel cielo, luci notturne e oggetti metallici diurni. La definizione che è stata loro data è UFO. Non erano avvistamenti di fulmini globulari!

ESISTEVANO MOLTEPLICI INFINITÀ LÌIN QUEI LUOGHI, E MOLTE PIÙ DI QUATTRO DIMENSIONI, LÌ, IN QUEI LUOGHI. ERANO UN MIO RICORDO?

D’un tratto la visione fu offuscata dalle lacrime, la mia struttura corporea si addensò e ripiombai riluttante nello studio del rabbino, schiacciato dalla tristezza. Perdutamente solo, riarso, febbricitante, ancora unito al battito della mia visione. E in quel sentire, ero all’unisono con il battito del pianeta.

Dallo scaffale scelsi un libricino che se ne stava tutto solo. Non lo aprii, ma ciò che vi era scritto mi saliva alla gola e lo strinsi forte al petto. “A volte questo

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mondo, visto con i miei occhi da lebbroso, mi sembra una mastodontica palla poggiata su una rientranza, su un punto, che grava immobile in bilico sulla mia testa con una pressione inaudita. Un indesiderato ospite. Per sempre”.

“Stai dicendo che il mondo grava sulla tua testa ed è un ospite?”“Esatto, ma il peggio è che non riesco a toccarlo con le mani e ad allontanarlo

dalla mia testa. Una grande barriera invisibile mi impedisce di farlo. La sfera si fa più pesante, Rabbino. Altre due tonnellate e impazzisco. Sto già male abbastanza e se non alleggerisco la pressione mi sentirò ancora peggio”. Cercai di riflettere. “Non puoi toccare il mondo! Pensaci!”. Ero sul punto di mettermi a strillare e di entrare nella fase strepitante (i bambini attraversano delle “fasi”). “Fatemi scendere da questo mondo!”.

Urlai tanto da lasciar presagire una tempesta incombente (e anche melodrammatica). Mi ricomposi e continuai sulla falsariga dei sogni della notte precedente e quelli di quel giorno, cercando di dar loro una corretta collocazione.

“Chiedo scusa, Rabbino. Drammatizzo un po’ troppo”.“Dobbiamo parlare di più. Dobbiamo comunicare. Dobbiamo stabilire un

ponte fra di noi. Siamo quasi al dunque”.“Mi sta assalendo di nuovo il mal di stomaco. Potrei vomitare!”“Stiamo arrivando al dunque dove …”“Dove non mi può ascoltare, Rabbino”. Lo interruppi. “Io vivo la solitudine

dell’eremita”.“Vorresti morire, Michael?”“No, ma giuro che potrei dare di stomaco ora su tutto il suo prezioso

tappeto orientale!”“Te lo chiedo di nuovo. Vuoi morire?”“Che maledetto incredibile banchetto sarebbe la morte!”“Perché?”“Perché? Perché? Le dirò il perché!”. Feci una pausa per unire le visioni a

frasi musicali interiori. Sembrava che lo studio non contemplasse la musica; solo nello spirito, che dimora nel corpo. (La crescita nei bambini li segna per sempre).

“Michael, esigo una risposta”.“A chi lo dice, Rabbino, a chi lo dice!”. Cercai le parole giuste. “Okay, le

cose stanno così. Voglio incontrare Shaddai. Ha capito. Gesù, o comunque lo vogliano chiamare gli Ebrei”.

“Joshua e S-h-a-d-d-a-i, quel nome non si può pronunciare. Del resto, Michael, Joshua non era D-i-o. La seconda parola che hai detto è il tacito

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nome dell’Altissimo. A volte ci sfugge, e diciamo Dio”.“Okay, per me va bene Joshua. Era un falegname, costruiva le cose con le

sue mani e una volta disse ad alcuni suoi fedeli ‘ciò che distruggerete sarà come distruggere una parte del cielo, una parte di me, una parte del Padre e… una parte di LORO’. Forse questa piccola gemma nella Bibbia non appare, ma so che l’ha detto. E gli hanno forse creduto? Ci può scommettere il suo mezuzah (pergamena ebraica, NdT) che non gli credettero! Il nostro pianeta è in stato di abbandono, fa pietà, è fetido, marcio e strano. È come se la tribù di Gog e Magog (bellicose popolazioni asiatiche delle antiche tradizioni, NdT) fosse qui in questo momento, a prepararsi per la guerra contro il cielo. È come se a Dio non importasse più, fosse irrilevante cosa fanno gli uomini al mondo, a questo mondo meraviglioso. (Lo dissi nei primi anni Cinquanta). L’industria lo sta uccidendo. La Rivoluzione Industriale sarà l’instaurazione dell’Armageddon del genere umano!”.

“L’industria è la speranza del mondo!” disse con tono di sfida.“No, Rabbino. È la sterminatrice del mondo e dei mondi. L’umanità

tuona e implode, si allontana dalla grazia che forse non è mai esistita, ma Iddio è L’ETERNO nella pienezza della grazia. È il Dio di ogni cosa, tranne che dell’umanità, dell’essere umano. Gli spiriti sono sempre di più invisibili e sempre meno importanti. Gog e Magog!”

“Gog e Magog. Nomi che appaiono nella Rivelazione, vero?”“Oh, lei ha letto il Nuovo Testamento. Quello era un passo di San

Giovanni, il Divino, il sognatore, il sonnambulo, il segreto araldo della verità, la verità che diventa invisibile. Rabbino, onestamente credo con tutto il cuore di non essere mai nato su questo pianeta, ma di risultare terrestre a causa di uno stupido errore nella registrazione del mio atto di nascita nell’Eternità. E nessun imbecille impiegato d’anagrafe si è peritato di correggerlo”.

“Sembri quasi un moderno studente ebreo ribelle, mancante però di qualunque senso della felicità”.

“Alla vita, Rabbino”.“Alla vita, Michael”.“E a Dio, Rabbino. Immenso e glorioso e sordo al mio grido di giovane

uomo!”“Non sei un caso a parte, giovanotto. I maestri religiosi dell’antichità

spesso inveivano contro Dio con sfuriate rabbiose. La nostra storia è ricolma di ribellione. Saresti uno studente appena mediocre se nel tuo cuore non albergasse un po’ di ribellione. Come si sentirono secondo te quei sei milioni? Che tu te ne renda conto o no, sei sulla via della tradizione. Tutti gli Ebrei

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osservanti discutono con Dio. La tua tragedia è nota ad altri uomini; il tuo provare dispiacere e collera denota emozioni condivise”.

“Allora sono normale”.“Penso che in te ci sia posto per la calma e il buon senso, Michael. Quello

che hai in mano è uno dei miei libri?”Il rabbino si era finalmente accorto del volumetto che ancora stringevo

al petto. Ero sull’orlo di una crisi di nervi. “No, è il mignolo della zampa posteriore destra di una femmina zoppa di Brontosauro!” avrei voluto dire, ma mi trattenni appena in tempo. “Mi dispiace per le mie uscite sarcastiche, ma è da un po’ che tengo il libro qui sul cuore”.

“Anche a me dispiace. Non me ne ero accorto”. (E chi ti crede, Rabbì)! “Che libro è?”

“È il… ah… Bhagavad Gita. Leggendolo mi viene sempre il mal testa, ma mi piace”.

“Tu nutri davvero dell’amore per l’Altissimo. Non lo sai ancora, Michael?”“Sì, ma ho mal di testa. In realtà, se vuol sapere i fatti, Rabbino e solo i

fatti…”“Sì, Michael. Proprio i fatti”.“Bene, il fatto è che sono un misero Zoroastriano. In questo Universo, c’è

solo una lotta importante e ne possiamo solamente cogliere i contorni, vividi ed ectoplasmatici; sono la luce ed il suo opposto, l’impenetrabile oscurità. Tutto quello che riusciamo a vedere è la sagoma, non la sostanza. Non so altro, Rabbino”.

“Mi spieghi cosa c’è che non va, Michael?”

Aveva attaccato quella che riconobbi subito come l’introduzione a un breve, ma vetusto sermone sul tu-devi-amare-la-tua-religione.

“Dico sul serio. Non è il momento dell’ilarità, giovanotto”.“Mi scusi, Rabbino. La prego prosegua”.“Non ti accorgi delle ricchezze insite nelle nostre Scritture? E perché sei

tanto preoccupato, ossessionato, perseguitato da Gesù? Era un uomo, un grande uomo, te lo garantisco. Ed era molto di più, un saggio, ma pur sempre un uomo. Perché lo devi mettere su un trono? Cadi in contraddizione, ragazzo. Sembri essere tanto preso da lui, eppure nelle mani hai un libro che incarna i fondamenti della religione orientale. Glorifichi il Cristo e preghi Krishna!”

“Mi spiace. Non volevo...”“Per il tuo sviluppo spirituale adesso è vitale che tu capisca chi sei e quello

che sei, che tu abbia una solida base e un sistema di valori che ti consentano

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di entrare in questo mondo da adulto, che tu non sia sopraffatto dai dubbi, da paure e contraddizioni. Se non supererai bene il Bar Mitzvah e non diventerai sicuro di te… se ciò non avvenisse, zoppicherai e barcollerai sulle strade del mondo”.

“Sarebbe terribile, proprio terribile”.“Non fare il sapientone. Michael, so che sotto la tua fragile scorza

protettiva, in fondo sei sincero. Non è quello che mi preoccupa. Non sono neanche sicuro di sapere cosa mi preoccupa di te. Hai altro da aggiungere?”

Rimasi un attimo in silenzio e rimisi a posto il libricino. “Sono sotto processo?”

“Lo siamo tutti. Debbo raccomandare ai tuoi genitori di portarti da un terapeuta”.

“Voglio andare a casa”.“Allora vai pure a casa”.

INSERTO, SPECIALE (TENERSI AL PASSO CON IL TEMPO UMANO): mi tenni costantemente al passo con il tempo umano (in contrapposizione al tempo spaziale) e proseguii i preparativi del bar mitzvah. Continuai ad apprendere e mi misi alla prova con la cultura senziente, noetica, intellettuale, con l’acquisizione della conoscenza e l’espansione della coscienza (attraverso il TRATTAMENTO PORTALE).

Lavoravo nel mio laboratorio, cercando di collegare un virus (il vaccino contro il vaiolo fu tutto ciò che riuscii a ottenere dal farmacista amico di mio padre e ci servimmo di siringhe di vetro, sterilizzate in autoclave; dopo tutto, avevo solo dodici anni ed era il millenovecentocinquantatre [1953 per gli amanti delle cifre]) ad un tumore (introduzione del carcinoma epiteliale) non benigno, nei topi bianchi, con due gruppi di controllo, uno sano e uno infetto.

Mio cugino, di diversi anni più giovane e allora del tutto dedito alla Medicina con la M maiuscola, mi assisteva nelle prove cliniche alla cieca. I suoi interessi erano molteplici, andavano dalla ricerca medica, all’attività radioamatoriale delle trasmissioni ad onde corte, all’energia nucleare. (Era in commercio un piccolo “Atomic Energy Kit” con il contatore Geiger, campioni di minerali di uranio, campioni di radio e, quello che ci piaceva di più, un piccolo depressore con un contenitore campanulare per esperimenti di energia atomica a più alto potenziale).

Sta di fatto che mio cugino ed io di necessità facemmo virtù e, data

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la mancanza di spazio, costruimmo un nostro ciclotrone in miniatura. Ovviamente, disponevamo delle “Bobine di Nikola Tesla ad alta tensione”. (Venivano impiegate per creare i fulmini nei vecchi film di Frankenstein). Tesla però scoprì e sviluppò ben altro (come l’“Arcobaleno”, prima che così lo denominassero). (L’Autore si riferisce al “Rainbow Project” della Marina Statunitense, che mediante le bobine di Tesla avrebbe generato i campi magnetici usati nel cosiddetto “Philadelphia Experiment”, NdT).

Continuai la mia disputa verbale con il rabbino, per prepararmi alla mia metamorfosi Ebraica. Portai a compimento il bar mitzvah senza intoppi. Senza coinvolgermi minimamente, seppi destreggiarmi con sobrietà e rigore. Ricevetti diverse migliaia di dollari e mio padre, durante il ricevimento, alzò il gomito e si mise a suonare il sassofono con il gruppo.

“Il Vuoto. Come potrò capire il Vuoto?”. Dormivo di nuovo. Pensiero ed azione. “Quello che siamo nella totalità e qualità del nostro operato”.

“Parzialmente giusto, mio amato altro fratello”.

Diversi mesi dopo, il rabbino chiamò. Raccomandò ai miei di portarmi da uno psicoterapeuta. Interruppi del tutto le mie visite al tempio e rifiutai di parlare con il rabbino al telefono. Mia madre e mio padre divennero un po’ nervosi. Il pensiero convenzionale uccide più del veleno e non dà spazio neppure a un granello di passione.

Mio padre me ne raccontò una carina: “Lo Zar, la Zarina e i loro piccoli Zardini” (in inglese si pronuncia “csardines”, sardine, NdT). Adoravo il mio papà.

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Capitolo Quindici

Distorsione del Tempo, Accelerazione Spazio-Temporaleovvero

Vespri Serali e Anime che si Dannanoovvero

Comprendere lo Strangolamento del Tempo ovvero

Il Silenzio del Coraggio

I portali collegano il tempo A al Tempo B: una persona non può credere di dissociarsi se si abbarbica alla privacy.

Attendo con impazienza i Catchers of Heaven, perché so che loro e il mio altro-fratello sono di passaggio. Alcuni, mi correggo, molti si trovano ora qui; coesistono, non all’insaputa di molti governi. Eppure, la loro esistenza resta un segreto splendidamente custodito. Dio osserva, ma aspetta…

Quei nemici tradizionali che combattiamo, che si confrontano con noi, ponendocil’uno contro l’altro, e fanno apparire il nostro lavoro appena decente;che si dica allora come è avvenuta la mia morte, ma senza guardare i premurosi amici, cheriescono ogni volta a non farmi uscire di senno; e alla fine, io dormo, mentre i segreti vengono svelati,il sangue sgorga da un tempo nascostiluoghi di verità, per la fedeltà

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dellamia anima.

È il momento di attraversare il tempo, che sia A oppure B, dormendo.

(Tre in uno, e uno in tre, signore della terra e del mare… sono del Missouri; allora dimostralo!

Non in vivo, Non in un organismo vivente, ma in vitro, in un recipiente di soluzione salina al due per cento con sostanze nutrienti e giuste cognizioni, solo di recente è stato progettato un gruppo di enzimi sequenziali, come J.O.E.)

Di nuovo il tempo in modalità spiraliforme, il che si traduce in blocchi di tempo palese a stento ricordati, blocchi di anni ricordati a stento, quasi quattro da studente universitario, quasi quattro per la specializzazione in medicina, quindi un anno come tirocinante all’insegnamento e inserimento nel corso speciale per studenti particolarmente dotati. Il lavoro è così estraniante che l’unica cosa realmente vissuta è quella cosa nauseabonda che chiamiamo “fatti”, forse in combinazione o connessione a un nuovo senso di buon senso, tirato fuori per misurare i tuoi pensieri, le tue parole e le tue azioni.

Poi, nella sede in cui studiai da recluso, conseguii la mia laurea in fisica teorica. Niente proroghe ai sogni.

Allora, torniamo al caro e vecchio sogno ad occhi aperti, sempre insolitamente assurdo. Questo è quanto, nell’attuale variabile temporale. Caro e vecchio, per me va abbastanza bene… oppure era una filastrocca sulla Bibbia e sul Processo a John Scopes del 1925 (causa legale americana che vide opposti teorici dell’Evoluzionismo e del Creazionismo, NdT) Oh, certo, “la Religione di altri tempi”. (Sei di nuovo confuso, sporco intellettuale)!

La saggezza entra nel mio piccolo e disordinato mondo, solo quando si basa sulla conoscenza. L’unica cosa che mi preme sono le vite che posso tutelare nella mia professione medica. (La Mente. Luogo orribile per montarci le tende!)

Continuai a fare quei sogni. Eppure, crescendo, essi progressivamente si allontanarono nella memoria mia sin quasi a dissolversi, in una forma di rimozione. Ora mi capita piuttosto raramente di sognare, me ne ricordo per un po’ e poi il sogno ritorna nel luogo degli altri.

Però nei miei sogni ho visto SA. In sogno siamo sempre cresciuti vicini come non mai. SA comunica di nuovo telepaticamente: “Eccomi da te, grazie alla tua mente che mi consente di incontrarti, mi sei mancato. Finalmente

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posso vederti, dopo aver atteso tanto. E il tempo ti ha reso bellissimo. Sono orgoglioso di te, ma mi sento in colpa per aver peccato di impazienza. Il vederti è un’abitudine alla quale il cuore non sa rinunciare. E sono venuto a occhi bassi, con umiltà, per stare con te, per chiedere di vederti sorridere. Ascoltami, MIKA-EL, e pervadimi di te. Sono alla porta della Dimora della tua Anima, sogno di essere ancora il tuo altro-fratello, che ti adora, che soffre la tua mancanza, che anela il tuo amore purificante”.

Nel sogno, oppure ovunque fossimo, adagiati a terra guardavamo il cielo, nello stesso campo di prima, sul morbido e il caldo. La faccia mi faceva quasi male dal ridere. Con un dito, egli tracciò una croce sulla mia fronte e mi disse che era un simbolo vitale per la dualità che diventa unicità. Ascoltammo la musica, lo scrosciare dell’acqua di un ruscello vicino. Almeno, pensavo che fosse acqua.

Viaggiavo nuovamente nel tempo in distorsione, creando il suo continuum. Dovetti anche dedicare del tempo a guadagnarmi la vita (che schifo!) come consulente neurologo. Fu allora che avvenne l’incontro con Sarah. Anche lei odiava il denaro, necessario per sopravvivere in quell’ultimo periodo prima della New Age, ma fummo costretti ad accettare quel minimo di obblighi vitali degli ultimi scampoli di tempo della vecchia era. Sperando entrambi che non dovesse durare troppo.

A proposito, una delle prime cose che Sarah mi testimoniò fu la sua convinzione nel credere alle altre esistenze, la realtà implicita e virtuale, la realtà vera, dell’esistenza di molte razze spiritualmente evolute, delle quali alcune avevano profondamente a cuore “questo derelitto esemplare umano” (Sarah definiva così l’umanità) e che tali razze, o genti, erano già qui. Da bambina aveva avuto degli amichetti non-proprio-immaginari, che scherzosamente chiamava “i piccoli dottori Grigi dai grandi occhi neri e incantevoli”.

Una delle molte qualità di Sarah, che più mi faceva impazzire, era la sua capacità innata di percepire la diversità nella bellezza e nel valore delle cose, non come differenze. Per me era triste constatare che molti dei suoi coetanei non possedessero questo dono. Ecco perché anche lei era un Essere di Luce. Mia moglie era una donna bella e indomita.

Alcuni si accontentano di modellare le sagome che meglio loro si adattano. Eppure, se immaginiamo il futuro come un fiume che scorre, qualcuno verrà e oserà fare a pezzi quella sagoma. Quest’uomo sarà un coraggioso. Quest’uomo, in due occasioni, è stato un Bambino di Luce. Il primo è stato mio figlio, Daniel. Con la sua venuta al mondo, riuscii solo a sfiorare la Realtà

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impalpabile del Mondo Quantico. (Più avanti cercherò di spiegarlo meglio). Sarah e Daniel hanno rappresentato la ragione del mio respiro; del mio vivere sempre con il sorriso e, ovviamente, del rendere le nostre tre vite qualcosa di straordinario.

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Capitolo Sedici

Il Mondo e l’Amore Stellareovvero

Ragionevol(ezza) o Irragionevol(ezza)ovvero

La Mia Povera Gerusalemmeovvero

Non si Rinuncia Intenzionalmente alla Propria Anima

Durante una vacanza, in uno dei rari momenti che potevamo trascorrere insieme, Sarah, Danny e io ci recammo a Gerusalemme. Del Muro del Pianto sapevano già molto, ma quando lo visitammo e io mi dilungai nelle mie spiegazioni, mi diedero a intendere che alcune delle cose che raccontavo giungevano per loro completamente nuove. L’emozione fu enorme per tutti e tre e le lacrime che versammo ci fecero sentire la forza incredibile della relazione fra noi. L’amore ci permeava come fossimo una sola cosa, un solo soffio vitale nei corpi di tre persone.

A volte ci vedevo come una vera famiglia, altre volte scoprivamo, e avveniva quasi ogni giorno, nuovi modi per essere uniti. Per quanto potesse apparire impossibile e persino inconcepibile, diventavamo sempre più vicini. Mia moglie, ancora felicemente in se stessa e mio figlio vivevano, prima che me ne rendessi conto, dentro la mia anima. Danny non voleva rubare il mio amore, ma solo sentire che il mio era amore incondizionato, affinché anche lui incondizionatamente lo potesse cogliere. Restituitemi le lacrime che ho versato! Le ho sprecate su quella pietra, invece di dedicarle a Sarah e a Daniel!

Incontrai Sarah nella deprimente amenità di una costosa clinica psichiatrica. Come consulente neurologico, eseguii e lessi il suo elettroencefalogramma (EEG). La diagnosi era stata: “Crisi acuta d’identità”. Mentre continuavo a chiedermi di che diavolo di diagnosi si trattasse, mi ero innamorato di lei all’istante, stile “in un minuto newyorkese”. Discussi a lungo sia con il suo medico curante, sia con lo staff degli psichiatri, al fine di capire perché mai si trovasse lì.

“Ha bisogno di riposo?” chiesi al primario.“Temo abbia tendenze suicide”, rispose.“Forse ha solo bisogno di amore e di essere amata; mi ha detto che vorrebbe

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tanto avere un bambino”. Mi dichiarai disponibile a prendermi cura di lei sotto mia custodia. Parlai con i suoi genitori divorziati e risposati (e fuori-di-testa), pensarono che forse insieme saremmo stati felici. Dopo tutto, disse di essere “profondamente innamorata” di me, e dopo alcuni “permessi in città” sotto mia responsabilità e diversi mesi di passeggiate mano nella mano, con le manie e i problemi che aveva e avrebbe ancora avuto, rimase incinta e, ovviamente, di un futuro marito medico.

I suoi genitori dissero chiaramente che ero perfetto, ma per il matrimonio avremmo aspettato ancora a lungo.

La nascita di nostro figlio fu un miracoloso lavoro di gruppo. In effetti, non fu il mio primo parto, ma senz’altro il migliore. I dottori solitamente non fanno da ostetrici per i propri bambini, ma io ero un caso a parte. Non volendo per nulla far pesare la mia presenza professionale, per affrontare il suddetto quadro clinico al mio fianco ebbi un chirurgo ostetrico. Le radiografie sembravano buone, ma ne facemmo poche, per evitare che Sarah fosse esposta a dosi eccessive di radiazioni durante la gravidanza. Dal momento che lei avrebbe allattato Daniel, Sarah disse non preoccuparmi.

Come ho detto, Daniel era un Bambino di Luce e crebbe velocemente. Sarah aveva frequentato il Sarah Lawrence College di New York e quindi la Royal Academy of Dramatic Art a Londra, dove acquisì il suo accento inglese. Tornammo negli Stati Uniti per incontrare i suoi genitori e il suo psichiatra che, in quel periodo, mi considerava un “tipo fantastico”, ma sotto sotto, un pessimo soggetto.

Gli raccontammo che con i genitori di Sarah avevamo un ottimo rapporto. Era un perfetto imbecille, un broccolo (lei preferiva “uno stronzo”) che, incredibilmente, ci diede la sua personale “benedizione” per il futuro matrimonio, conferendo quindi “rispettabilità” al nostro figliolo, a suo avviso il migliore bambino del mondo, secondo Sarah e me.

Ogni notte ci addormentavamo abbracciati, finché li lasciai a Londra, dove Sarah era con il Royal Shakespeare Theatre e Daniel andava all’asilo. Io ero stato assegnato a Roma. Ogni due settimane prendevo due o tre giorni di ferie, facendo la spola tra gli aeroporti Leonardo da Vinci e Heathrow, con la sensazione di fare ritorno dalla faccia oscura della luna alla casa terrena che definivo “la mia famiglia“. Eravamo un mondo a parte, in virtù del nostro amore.

Una sera, dopo aver fatto l’amore, mollemente stesi a letto a fumare una sigaretta (non per cliché, ma perché eravamo entrambi tabagisti), Sarah mi rivolse la domanda chiave che covava da tempo:

“Cosa fai veramente?”

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Sarah si piegava come un giunco al vento, se voleva. Altrimenti, era dura come l’acciaio, tenendomi stretto quando ero scosso e abbattuto a causa del lavoro. Come potevo restare indifferente se Sarah e Daniel bussavano alla porta della mia anima? Le spiegai che il mio “vero” lavoro iniziò quando risposi a un annuncio sul New York Times che diceva “STUDENTI DI COLLEGE, GUADAGNATE E GIRATE IL MONDO! DIVENTATE CORRIERI BANCARI. TUTTE LE SPESE COPERTE!”

Mi convocarono in uno strano ufficio a New York City per un colloquio, mi assegnarono un conto corrente di una banca (non ricordo il nome), con agenzia centrale a Washington, D.C. e una casella postale di riferimento. Le domande alle quali dovetti rispondere erano strane quanto l’ufficio, ma per essere un bravo “corriere bancario” sapevo di dover essere discreto e di seguire solo istruzioni scritte. Le cose cambiarono quando mi fu ordinato di prendere un pacco a Berlino Est e incontrarmi con alcuni cordiali forti bevitori di whisky appartenenti al Comitato per la Sicurezza dello Stato (agenti del KGB). Furono quei dannati del KGB a coprirmi nel momento in cui agenti della Compagnia (CIA) mi raggiunsero e mi misero al sicuro da certi costipati elementi del Ministero per la Sicurezza di Stato della Germania Est (la Stasi, NdT). Fino al verificarsi di questi eventi, avevo pensato che mi stavo occupando di “depositi bancari”.

Divenuto neurologo e fisico teorico, salii di livello nella Compagnia, che mi condivise, in virtù delle mie esperienze e conoscenze, con la super segreta National Security Agency (NSA). Ovviamente, se fossi stato catturato, tali strutture avrebbero dichiarato che per loro io non esistevo. Di tanto in tanto svolsi funzioni di collegamento con i servizi segreti israeliani, il Mossad, ma di questo non feci mai parola con nessuno.

Nell’ambito del mio lavoro, una parte importante era costituita dalle riunioni (verbali) informative e dai resoconti degli interrogatori. In sintesi, rapporti tipo “Di chi ti fidi?”. Se volevo essere un operativo efficiente e, soprattutto vivo, non dovevo fidarmi di nessun essere umano.

Lavorai sul lavaggio del cervello ai terroristi e suppongo di essermi fatto dei nemici. Certamente, non degli amici. In effetti, la cosa più vicina agli amici erano membri del KGB, eccetto quando erano altrimenti impegnati in “affari”. Era straordinario quanto alcool potessero ingollare fuori dal lavoro. Sempre prudente con gli “amici”, mi capitava di aver bisogno di meprobamato come tranquillante per i “fattori di stress”.

Sarah e Danny iniziarono ad avvertire la cappa di segretezza e di oppressione che gravava su di me. Lo stato dei miei nervi mi costringeva a rilassarmi con

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lunghe passeggiate nelle brume anglosassoni. A volte, la nebbia umida del mattino era rassicurante. Ma Sarah e Danny potevano solo riempire gli spazi vuoti. Ho sempre rispettato le direttive della Sicurezza Nazionale.

Quando Danny si fece più grande e intelligente, fui assegnato come chirurgo di volo per breve tempo in Vietnam (come studente universitario ero stato nella Riserva Corpo Addestramento Ufficiali, Air Force, ROTC), poi diventai comandante nei Corpi di Intelligence del COMSAC. Potendo conformarmi a certi requisiti specialistici, venni reclutato per operare in diversi settori.

Scherzavo spesso con i miei piloti ventiduenni; erano poco più che bambini, ma non era facile capirlo. Se fossero usciti vivi dalle missioni di foto ricognizione, gli avrei procurato la migliore crema per pedicelli requisibile da un ufficiale superiore medico dell’Air Force! Sempre nell’Intelligence, presi parte ad azioni con il grado effettivo di colonnello. Non seppi mai quanto fosse fittizio, ma aveva le caratteristiche di un grado reale: era un lavoro sporco, brutto e corrotto. Ovviamente, all’Intelligence faceva comodo un neurologo laureato anche in fisica e neurofisiologia; nonché specializzato in scienze informatiche, armamenti neurotossici, alterazioni nel comportamento, metodologie high-tech e nuove tecnologie alternative.

“Nella Tecnologia Confidiamo” - era lo slogan dei padroni dell’Intelligence.Per quanto nel mio io volessi uscire da quell’incubo, mi venivano

continuamente ricordati i più deplorevoli metodi già testati dall’“impero del male”, l’Unione Sovietica. Avendo ancora dei parenti in Russia, a volte utilizzavo il mio secondo nome. Essere nell’Intelligence significava anche altre cose, soprattutto: il gioco di squadra, il saper comandare e che il mio Paese aveva “disperatamente” bisogno di me.

In caso il loro sistema di convincimento non avesse funzionato, si passava ai raccapriccianti racconti delle atrocità delle quali si macchiavano i “nostri nemici”. Il che avrebbe stimolato la mia mente a partorire nuovi e sofisticati “armamenti” (inclusi avanzati metodi di lavaggio del cervello). D’altra parte, incarnavo il sogno di ogni cacciatore di teste.

Fu il pensiero per mia moglie e mio figlio a darmi la forza. Pilotai i primi ricognitori per agganciare i bersagli e scattare foto. Il meccanismo di ricognizione fotografica era connesso ai sistemi di tracciamento bersagli e aggancio armi. Riuscivo spesso a evitarli, ma la strumentazione dei Mig aveva un display di aggancio e di allarme. Potevano credere che li avessi agganciati come bersaglio, ma non avevo il tempo, anche a velocità inferiori, di scattare

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le foto e togliermi di mezzo prima che mi liquefacessero, o che un sistema di puntamento a ricerca di calore mi acquisisse come bersaglio. Per questo, a volte dovevamo ripetere la foto-ricognizione che, come gioco aereo, era fra i più pericolosi.

Ho sempre avuto entrature con la Compagnia e la NSA, ma non ho mai cercato di usarle, diversamente da loro, che mi hanno sempre usato. A riportarmi a un minimo di lucidità, in quell’incubo, c’erano gli orfani che John e altri soccorrevano, anche con il mio aiuto. Beh, il vecchio a volte non faceva che brontolare. Ma la cosa più divertente è che per quanto fossi a capo di attività di intelligence, ogni tanto mi dimenticavo di coprirmi il culo. Per quanto riguarda il suo, il vecchio sapeva che legalmente glielo stavo parando io, pertanto non mi rompeva le scatole troppo spesso e, se lo faceva, gli rammentavo che avevamo un accordo. Inoltre, facevo bene il mio lavoro.

Ero stato addestrato a fotografare qualsiasi aeromobile non identificato, per poi fare rapporto. Molti piloti li videro, li acquisirono come bersaglio, ma non furono mai in grado di impegnarli in combattimento. Erano semplicemente e maledettamente più veloci, i nostri erano surclassati come fossero cinquant’anni più vecchi, se non oltre. Notai, però, che in molte occasioni quando volavo in solitario, quegli stessi bersagli sconosciuti mi proteggevano. Il che non passò inosservato. A volte, sotto la “scorta” di quei velivoli argentei, giunsi a salutarli e, nella mia mente, li ringraziavo per quelle loro azioni di protezione.

Eh no, non passò inosservato. Se ne accorsero i radar e i controllori di terra e altri piloti. A volte, se il nemico cercava di inquadrarmi come bersaglio, i “bogeys” si dirigevano verso di loro, terrorizzandoli e costringendoli ad azionare i postbruciatori, per potersi allontanare. Stando a quello che ricordo, erano presenti spesso, vennero in mio aiuto più volte e soprattutto in occasione di una missione di foto ricognizione in solitario.

Smisi di contare il numero di missioni prima di rientrare e ricevere incarichi “più importanti”. Molte volte quando i miei giovani piloti chiedevano perché non facessi fuoco sui “bogeys” rispondevo: “Se non mi puntano contro come bersaglio, perché dovrei puntarli io?” Questo, oltre al fatto che ero colonnello e anche un po’ irascibile, li trattenne da ulteriori domande. Inoltre, sdrammatizzavo spesso con frasi tipo “Da queste parti, morire è facile. È far ridere che è difficile”. A volte però non ridevano e a volte divenne per niente. Il mio soprannome di “colonnello burlone” ebbe vita breve.

Presto, smisi di aggiornare il conto delle perdite. Come medico anziano, chirurgo di volo (part-time per nascondere il lavoro per il vecchio) e comandante pilota di ricognizione, volendo evitare di essere frainteso, ero io

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a stendere i “verbali” di dichiarazione ufficiale di morte, con data e ora su cui apporre la mia firma.

Puntualmente, non riuscivo mai a tenere insieme gli addetti allo smistamento caduti nei rispettivi reparti clinici, ogni giorno ne moriva uno e sempre per un buon motivo, come una granata vietcong. Oppure, una bomba “artigianale” ammazza infermiere.

Il numero dei suicidi tra le nostre truppe era mostruosamente alto e incontrollabile. “Dovete restare vivi!”, li supplicavo, ma non capivo che era inutile parlare a uomini resi sordi dalla follia della guerra.

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Capitolo Diciassette

Muta Forma durante le Ostilitàovvero

Ricognizione in Solitario con Imprevista Compagnia ovvero

Base Aerea di Tan Son Nhut, Saigon

Stanco dell’accavallarsi di impegni come chirurgo di volo seppure part-time, comandante pilota ricognitore, assistente agli orfani, custode della fiamma vitale al capezzale dei pazienti morenti - vedevo le loro “luci che si spegnevano” - chiesi di essere assegnato più spesso possibile a missioni in volo solitario. Tutto, nonostante la follia della guerra, era minuziosamente strutturato in base ad assurde priorità, ma io facevo eccezione: gli operatori radar di terra e gli altri jet che volavano nelle vicinanze del mio settore operativo, cominciavano a chiedersi le ragioni delle mie richieste di volare da solo.

Semplice: il numero di bogeys, ovvero UFO, che mi facevano compagnia, aumentava. Ai responsabili dell’Intelligence non sfuggì la mia noncuranza per oggetti metallici, o di apparenza metallica, che ci scortavano, cambiando continuamente di dimensioni e forma e che gli operatori radar di terra a diversi altri piloti avevano definito “scorte muta forma e dimensione”.

Spesso i piloti ai miei ordini, durante i debriefing non solo dicevano che gli sconosciuti sembravano “scortarmi”, ma che mi avevano visto “salutarli” dalla mia cabina di pilotaggio. E ribadivano che gli “sconosciuti” cambiavano di continuo di forma, dimensione e velocità.

Ai miei uomini e a quelli dell’Intelligence il mio comportamento pareva eccentrico ma, siccome gli andavo a genio, non ne avrebbero fatto oggetto di speculazioni, neanche se interrogati in merito dagli agenti investigativi dell’Intelligence.

Tutto d’un tratto, ma non troppo, operativi della NSA e del NSC (National Security Council) cominciarono a sostituirsi agli ispettori dell’Intelligence durante i debriefing. (Persino il vecchio LBJ - il presidente Johnson - sembrava interessato a cosa “diamine” stesse succedendo a questo “cervello pieno di stronzate di un comandante pilota e medico di volo a mezzo servizio”). E anche gli uomini della Compagnia volevano sincerarsene. Dopotutto, a suo tempo erano stati loro ad assumermi come “impiegato”.

(All’inizio non ne ero a conoscenza, ma devo dire che i subdoli metodi

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di reclutamento della Compagnia cambiarono velocemente, passando dagli annunci sul New York Times tipo “Gira il mondo e vinci una borsa di studio” ad andare a pesca nei campus dei college, il che non si dimostrò molto popolare presso gli studenti. Spiacente, amici. Non siete da biasimare per aver fatto del vostro meglio per procurarvi personale adeguato; almeno in questo, sono dalla vostra parte).

Persino gli elicotteri, durante le mie missioni di ricognizione in solitario, in presenza di “compagnia” imprevista suffragarono i rapporti. Cosa avevo per attrarre gli “sconosciuti” in quel modo? Perché mi veniva spontaneo far loro un cenno di saluto con la mano?

Perché a volte cambiavano dimensione e forma? Perché sembrava che mi scortassero? Dozzine di altri perché. Il fatto che non ne fossi intimorito divenne assillante. Perché salutavo i “non-identificati” quando mi volavano accanto come fossero miei colleghi piloti? Me lo spiegavo così: “Potresti anche credere di aver sempre nutrito un interesse per i dischi volanti e che, rispetto al vero nemico “ignoto” che si cela a ogni angolo di questa guerra infernale, i velivoli sconosciuti non si sono mai dimostrati ostili. Ecco perché li saluto come faccio con i miei ragazzi”.

Increduli, avrebbero risposto: “Yeah! Certamente!”Anche l’Intelligence indagò sul perché non inoltrassi rapporti. “Che tipo

di rapporto avrei dovuto presentare?” rispondevo a mia difesa e aggiungevo “Ragazzi, ho tanti altri incarichi. Chiedete al vecchio”. E il vecchio intervenne. Dopotutto, lo stavo coprendo dalla faccenda del cognato sempre “bevuto come una spugna”.

Presto mi fecero visita un agente speciale dell’Intelligence della Casa Bianca, Consigliere per il Presidente su questioni di Sicurezza Nazionale o qualcosa del genere e uno scienziato della Casa Bianca connesso al National Security Council (NSC). Decisero di anticipare la mia partenza dalla zona di guerra e di trasferirmi in volo alla “Blue Room”, per un compito che mi avrebbe “sconcertato”. Prima, dovevo passare un briefing e un debriefing, l’incarico era altamente delicato.

Ero stato scelto per qualcosa di importante e avrei dovuto fremere di gioia. Finsi quindi una debole resistenza, in effetti, in modo assai strano stavo acquisendo un certo “potere”.

“Nell’interesse del Paese ora lei ci segua immediatamente. Lo sa che il Presidente non era informato che lei era di stanza in Vietnam? Quando l’ha saputo è inorridito! Abbiamo bisogno di lei per un progetto speciale!”.

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“Io coopero, ma dovete darmi un po’ del vostro tempo prezioso e anche del mio, per dire addio”.

“Okay, Doc, come desidera. Dobbiamo solo essere certi che resti vivo mentre fa i suoi addii”.

“Okay. Fate quello che dovete, ma a distanza. Sapete come non farvi notare, vero?”

“Sissignore, ci pensiamo noi. E l’abbiamo chiamata “signore” perché il direttore le ha appena concesso il nullaosta di sicurezza al livello più elevato. Si chiama Cosmic”.

E in effetti era proprio “cosmico”. Salutai i miei amici. Come fa un militare da sogno, anzi, da incubo, senza neanche una vera uniforme, a dire addio a un incubo reale?

“Addio, suor Li, vi abbraccio bambini miei. Ci impegneremo a fondo per rendere questo mondo più sicuro e migliore”.

La risposta di suor Li: “La vita scorre in fretta, per lei, Colonnello medico, signor-dottore, Colonnello GI-Joe. Tutti noi le vogliamo bene e il Piccolo GI Joe ha bisogno del suo perdono. Pensa che lei lo odia”.

“E perché mai lo dovrei odiare, Sorella?”“Perché lei sapeva che ha dovuto vendere il suo corpo per sopravvivere,

prima che lei lo trovasse e lo portasse da noi”.“Non ho tempo, suor Li, ma gli dica che gli voglio bene come per tutti gli

altri bambini”. La sorella annuì, poi abbassò gli occhi, nel marasma interiore di quel momento. Baciai tutti i bambini e rassicurai il piccolo GI Joe che a quello che aveva fatto non avevo mai neppure pensato. Sono certo che se ne convinse. Bambini affamati, malati e mai amati del Vietnam, con lo sguardo perso in un nulla a causa di traumi indicibili. La pena che provai per quegli occhi mi è rimasta dentro indelebilmente.

Partii quindi, “per incontrare il mago”. A bordo dell’Air Force Due, mi diedero un taccuino piuttosto corposo, “La Bibbia”. Uno dei miei nuovi angeli custodi disse: “Contiene le sue istruzioni, signore e sono solo in visione” (“Your Eyes Only”). Definizione quanto mai appropriata, l’avrei capito in seguito. Ero salito vertiginosamente nei gradini della classificazione di segretezza.

Nel frattempo, alle mie sofferenze si erano aggiunte quelle di Sarah e Danny. Volevo davvero lasciare l’intelligence, ma un nuovo incarico super segreto mi aveva colto di sorpresa. Inconsciamente, ma anche non così inconsciamente, già sapevo degli EXTRAMONDO. Il tempo passava e mi addentravo sempre più in un qualcosa di cui sapevo già tutto.

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Capitolo Diciotto

Come Trascorri il TempoQuando il Tempo Ti Trascorre

ovveroÈ Tempo del Serpente ed è Tempo Umano e

la Spirale è Sempre Lì e Percepita maMai Controllata e a Corto di Rifornimenti

ovveroNei miei Sogni Mi inseguono edEsistono nelle mie Ore di Veglia

Il tempo del serpente, il tempo umano che si avvolge su se stesso, dotato della natura percettiva dell’attorcigliarsi - nuovamente - su di sé; anni che si traducono in blocchi di continuità difficili da ricordare, un continuum permanente simile alla sopravvivenza. Quando la suddetta continuità attraversa la “PORTA DELLA DISCIPLINA”, dobbiamo parlare di “zone”, cioè: se chiamiamo “quantum” un’unità o un blocco, ne consegue che due unità o blocchi si chiamano “quanti”.

INSERTO, SPECIALE: Alcuni di noi - tu sai chi sei - devono esistere a livello elevato e soffrono sempre di nostalgia della loro casa (ma non nel senso di Thomas Wolfe). Dobbiamo quindi dare un nome al ricordo di casa: una “nostalgia” che sarebbe descrivere come “rifornimenti insufficienti”. (Non facevo meglio a scrivere uno di quei libri da colorare? Oppure distruggere tutti quei diari conservati chissà da quanto, magari dall’età di sette anni o dall’inizio di questa vetusta stesura? Oppure è solo un’illusione?)

Prima di tutto, vorrei cominciare con alcuni settori della matematica per i sistemi intelligenti. Il primo sarà l’Analizzatore Differenziale, un dispositivo meccanico, o preferibilmente un computer analogico elettronico (con componenti organici appena teorizzatiti) usato per risolvere equazioni differenziali complesse, cioè equazioni contenenti derivate o differenziali di una funzione ignota. Ciò implica: per prima cosa, un multi microprocessore associato a tecniche di rete neurale, quindi ciò che definisco “algoritmi genetici”,

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quindi ancora il calcolo differenziale, che è la matematica di una funzione variabile, o più funzioni relative alle modificazioni nelle variabili indipendenti. In parole povere, si tratta dello studio dei cambiamenti di curvatura (punti di flesso), accelerazioni massime e minime, per mezzo di derivate e differenziali appena menzionati. Ora è più chiaro? (L’ultimo paragrafo è vecchio ed è tratto da un diario personale iniziato il 22 Giugno 1956. Le cose possono cambiare, oppure restare identiche. E nello stesso tempo).

Il tempo si avvolge su di sé come la spirale di un serpente. Capitolo breve, questo, ma importante. Non sarà il caso che qualcuno dei capitoli sia breve, ma anche godibile? Il melodioso canto delle sirene, ecco cos’erano.

Devo fare la fine.Non ancora. La totalità deve essere completa e cristallina. Dio osserva e aspetta…

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Capitolo Diciannove

Boomerang Arco Temporale ovvero

Tangente Arco Temporale ovvero

Salto Arco Temporale

E ora, prego, consentitemi di ricordare. Non aggiungerò molto e sarà fatta!C’erano una volta i miei amici “immaginari”. La maggior parte dei bambini

ne ha uno, forse persino due. Io ne avevo molti, il bimbo più fortunato di tutto il creato. Loro non solo mi facevano compagnia, mi hanno stimolato a diventare medico e scienziato.

Erano gentili, quasi perfetti ed erano i miei amici. Sì, esatto! Erano i miei amici, i piccoli Grigi, divertenti-affettuosi amici immaginari che giocano al dottore. Mi insegnarono che l’ordine di questo Universo non è arbitrario. Che le cose non vanno prese come vengono, che non sono casuali e che, se lo appaiono, c’è comunque un disegno dietro e dentro tutto questo. Oh Dio, ci divertivamo tanto. Loro avevano persino un laboratorio, solo che ovviamente era molto più avanzato del mio.

Cito dal mio diario del Giugno 1956, che conservo ancora, le sue pagine ingiallite riportano a dolci e misteriosi ricordi:

Mi mancano moltissimo. Ogni tanto si fanno vivi e andiamo tutti nei loro laboratori a giocare al dottore. Mi permettono persino di fare il dottore. Ora ho il mio primo stetoscopio: mi hanno insegnato a usarlo, ad ascoltare il loro battito cardiaco ponendolo non sul cuore, ma su altre parti strane del loro corpo, quando mi hanno permesso di esaminarli. Il più delle volte però hanno studiato me per mostrarmi cosa è veramente la medicina. Suppongo che siano invisibili per la maggior parte delle persone più grandi, ma mio papà ha detto che non era una cosa brutta avere amici che altri non possono vedere. Quando glieli ho descritti e ho fatto un disegno di uno di loro che aveva detto (ma senza parlare, loro sanno fare queste magie) di essere il “Primario”, mio papà ha detto che erano esattamente i suoi stessi amici d’infanzia, solo che mio nonno aveva deciso che anche mio padre si sarebbe specializzato in un’altra attività, l’edilizia. Una

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tradizione di famiglia. Peccato, mio papà voleva diventare medico come me.

Ora, ripensando agli studi per la specializzazione in medicina e avendo ottenuto, alcuni anni dopo, l’incarico di Chief Grant Investigator (Ispettore capo per la concessione di borse di studio, NdT) gli unici che desidererei davvero ringraziare e rivedere sono i miei piccoli dottori Grigi. Il nostro è stato un grande amore reciproco. Amore al primo spavento, per via degli occhi grandi e neri, il collo magro, le teste strane a forma di pera rovesciata, le bocche minuscole, quasi senza naso e fessure al posto delle orecchie. Restavano comunque i miei migliori amici… invisibili. In un certo senso erano minuti e aggraziati, ma degli umani non avevano alcunché. Nonostante non mi incutessero timore, le loro sembianze erano decisamente lontane dalle nostre. E presto accettammo il luogo che ognuno di noi occupava nell’ETERNO.

Succedeva però che ogni tanto mi sentissi un po’ depresso, pensavo di essere un Parso (o Parsi), adepto della setta religiosa Zoroastriana dell’India (derivata dai Persiani); sono contento di non averne mai parlato con il rabbino.

In qualche maniera, era divertente. Quando nei miei sogni c’erano loro erano sogni tanto vividi da farmi sentire completamente sveglio! (A proposito, mi hanno anche insegnato qualcosa che suona come “il mondo del quantum realistico”, una logica alla quale persino il professor Albert Einstein non era del tutto certo di poter aderire. Immagino che non sarebbe fuori luogo ammettere che mio figlio, Daniel, da piccolo, avesse proprio gli stessi amici immaginari. Almeno così mi disse ed io gli credetti. Merita ricordare come Sarah ed io decidemmo il nome di nostro figlio. Sarah diceva che in Ebraico il mio nome, Michael, era mi (chi) + Ka (come) + el (Dio), o MIKA-EL, cioè “chi è come Dio”. Le risposi che mi sembrava dannatamente pomposo. In Ebraico, Sarah significava “Principessa” e lei lo era senz’altro: quindi pressoché all’unisono pensammo a Daniel, che in Ebraico è “Dan-el”, cioè “Dio è il mio giudice”.

(Interesserà anche notare che il nome “SA” del mio “altro fratello”, quello dei miei sogni, poteva significare “principe”. Anzi, disse per certo che voleva dire “principe”)

Chiariamo: questa non è una Verità qualsiasi. SA è un Principe, il Principe de L’ALLEANZA, denominata anche F.o.W. Esisteva un altro “gruppo”, U.R.o.O. Da quel che sono venuto a sapere, anche se non so come, il F.o.W. era la Federation of the Worlds (Federazione dei Mondi), detta anche L’ALLEANZA, o L’IMPRESA (IL CORPO). Invece, U.R.o.O. sta per

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Unified Races of Orion (Razze Unificate di Orione). Almeno, questo era stato immesso nella mia mente. Anni dopo, in uno dei rapporti informativi del Gruppo Majestic 12 sarebbero apparse le stesse iniziali e le stesse parole con i medesimi significati.

Mi venne in mente che le razze provenienti da Orione avrebbero potuto non riferirsi a “Orione”. Molte domande importanti restavano ancora disperatamente senza risposta. Beh, se non altro il termine “Principe” suonava appropriato per il fratello-di-sogni che si chiamava SA e che era “principe di un qualcosa”. Gli volevo ancora bene, anche se al tempo pensavo che stesse giocando a palla con il mio cervello e mi stesse mandando fuori di testa. Credo che la sua intenzione fosse “liberare” la mia mente.

Sarebbe stato molto più facile trovarne l’origine, dato che tutto era confinato alla mia mente. Esclusivamente. Unicamente. Volevo sapere. Era come se io avessi piantato un seme sconosciuto, ancora incapace di germogliare. Dovevo individuare la pianta in cui si sarebbe trasformato.

La sostanza era che un amore profondo mi legava a mio fratello SA e che non mi interessava sapere le sue ragioni; l’avrei comunque accettato anche se fosse stato un TRASDUTTORE VIVENTE, non manifesto nelle sue magnifiche e splendenti sembianze umanoidi. Penso, so che l’avrei amato pure sotto forma di maiale, con un grosso muso schiacciato da suino. Invece è alto più di un metro e ottanta, ha lunghi capelli biondi smaglianti, radiosi occhi di un blu intenso e un fisico da atleta. Perfetto e non super palestrato.

Non mi piace metterlo per iscritto, ma sono orgoglioso di essere suo fratello. Voglio precisare: SA, come componente della strana famiglia di questa variante temporale, era il più bello. (Non esisto a dire però che Sarah ed io abbiamo generato un figlio stupendo. Ne sono convinto, Daniel era dotato della stessa bellezza di mio fratello. Danny e Sarah avevano entrambi capelli biondi e occhi azzurri ed io mi sentivo un po’ in minoranza, con i miei occhi acquosi da ruminante e capelli castani, brizzolati prima del tempo. Lo dissi a Sarah e lei rispose: “Michael, hai gli occhi più belli che io abbia mai visto in tutta la mia vita e capelli stupendi. Cosa c’è che non va? Sei l’uomo più bello del mondo! Lascia perdere queste sciocchezze. Nessuno ti batte”.

È un fatto atavico.Eccone un’altra buona: il super-segreto Gruppo Majestic 12 sa che il

F.o.W. è la Federazione dei Mondi. Questo è quanto mi comunicarono nei rapporti informativi. Feci uno sforzo enorme per averne la prova, chiedendo al mio “altro fratello” che me lo dimostrasse.

Non vorrei apparire troppo fuori di testa, ma non vedo come potrei

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ragionevolmente esporre altrimenti la verità. Ricordo che qualcuno, forse Desia o più probabilmente Charley, nella sua tipica stravagante lungimiranza, aveva detto: “Se ti manterrai calmo nonostante le avversità, mentre gli altri attorno a te perderanno il lume della ragione, ebbene, non riuscirai a cogliere cosa sta avvenendo”.

E questa era una battuta di Desia: “Le persone sembrano felici solo a coppie, di qualunque tipo, basta che siano in due”.

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Capitolo Venti

Il Pensiero Va di Nuovo a Sarah e a Daniele

Cosa mi Insegnarono e Quanto Mi Amanoe

Come Mi Persi in Loro

Abbracciandola, incapaci di prendere sonno per un motivo che ora mi sfugge, dissi: “Sarah, a volte mi perdo nei tuoi occhi e siccome ora sappiamo che Sarah in ebraico significa principessa, sento di perdermi nel tuo nome”.

“È meraviglioso, amore mio, ma perché non dormi?”“E tu puoi dormire?”“Neanche io”. Poi non ci furono più parole, furono l’amore e il dare

nuove dimensioni alle nostre rispettive esistenze. Qualcosa di rigorosamente umano, unico, straordinariamente speciale e profondamente personale. In questa particolare circostanza ritengo che il termine straordinario sia più che appropriato. Era amore incondizionato. Era vivo perché facevamo di tutto per infondervi la massima energia che da noi scaturiva.

Quando Sarah e Daniel sono morti, è morto di più di una gran parte di me. Dirlo sembrerà scontato, ma ho sempre sperato che non fosse mai accaduto. Sperare. Ho troppo sperato dalla vita. Posso solo rimpiangere qualcosa che ho desiderato ardentemente!

E ora corro il rischio (ho vissuto sempre sul filo del rasoio – rischiando tutto) di essere etichettato “romantico” se indugio nel ricordo di un momento con Daniel, tra i tanti significativi vissuti insieme al telefono.

Soggiornavo all’Hotel Excelsior di Roma ed ero alle prese con il mio lavoro fatto anche di scartoffie sull’enorme letto della mia stanza (il mio letto è stato sempre la mia scrivania). Il telefono squilla. Era la voce del Figlio della mia Vita e di un abitante assai importante della Dimora della mia Anima.

“Ti voglio bene, Papà” (Non si perdeva in fronzoli).“Ti voglio bene anch’io, Daniel. Questo è un modo fantastico di avviare

una conversazione”.“E soffro tanto quando tu non sei qui con me e la Mamma. L’appartamento

è vuoto. Mi manchi tanto, Papà. Manchi tanto anche alla Mamma e sento che non siamo completi. Quando torni?” (Non male, per un ragazzino non ancora diciassettenne; vorrei diradare i pensieri più nebulosi; penso a Danny

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a sette anni quando, nel giorno del suo compleanno, gli chiesi di farmi da testimone al matrimonio della mamma e del papà. Era un bambino-figlio-amico precoce, da far perdere la testa, la parte più brillante e intelligente del nostro trio di famiglia. Era un Natale importante, coincideva con il nostro matrimonio e con il settimo compleanno di Daniel - che ondata di incredibile gioia erano le nostre vite, ovunque unite, insieme il giorno di Natale).

“Dovrei atterrare a mezzogiorno di domenica a Heathrow”.“Questa domenica, allora?” chiese, ma con un tono secco, consapevole e

furbo, dato il mio lavoro. Lui sapeva.“Passano sempre due settimane quando sono via. Lo sai, Danny”.“Quando vivevamo a Washington, non sei mai stato lontano così a lungo.”Oh, come avrei voluto abbracciarlo e rassicurarlo. “Quella era Washington,

tu sei a Londra, Campione e io sono nel continente, in Europa, a Roma, per due settimane di lavoro. Poi passeremo tre giorni insieme. Pensa! Tre giorni insieme!”

“Se solo potessi volare a casa ora, Papà” sembrava che piangesse.“Stai piangendo, figlio mio?”“Ho un po’ di raffreddore. Ecco perché la mia voce è un po’ nasale”.“Allora rimettiti presto. Il dottor Mac ti ha visitato?”“No, è solo un po’ di raffreddore. Starò bene, Papà”.“E come va la scuola?”“Va bene. È la scuola. Sono tutti un po’ troppo figli di papà, fissati con

i sogni della classe sociale, con i soldi, le ville e le proprietà. Le agiatezze. E pensano a quale scuola andranno, a quale professione faranno; in un tribunale non vestiranno mai i panni da pubblico ministero, ma sempre degli avvocati; e si preoccupano di cosa si deve e non si deve fare. E a loro i dottori non piacciono, ma è per come funziona la professione medica in questo Paese, la maggior parte dei medici non mette insieme un milione di sterline l’anno. Alcuni però vanno un po’ controcorrente, come te e si impegnano per realizzare qualcosa che fa la differenza, come la ricerca e l’insegnamento. Come te, Papà. Alcuni vogliono contribuire a migliorare la vita della gente”.

“E i tuoi compagni. Come sono? Di loro non parli mai quando sei a casa”.“Con loro è una perdita di tempo, Papà. La Mamma e io non ti vediamo

abbastanza. Lo sai, Papà. Fanno tutti il conto alla rovescia per quando si iscriveranno a Oxford o a Cambridge. Sai a chi mi riferisco, ma ho incontrato un ragazzo, è il figlio di un regista cinematografico ed è molto simpatico. Vuole fare l’attore, ma è come me, molto sensibile. L’ho incontrato a una festa da Desia, con la Mamma. Ti ricordi di Desia? Oltre che a New York, organizza

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delle feste anche qui. È un bravo ragazzo. Siamo simili, anzi non pensavo che ci potesse essere uno uguale a me, ah, ah. Sembriamo quasi gemelli, per lo meno fratelli. Forse ti capiterà di incontrarlo. Desia di lui ha detto solo che è un ragazzo raro, come me”.

“Vi rassomigliate? Mi piacerebbe vederlo. È difficile credere che qualcuno ti assomigli, Danny. Sei di una classe a parte, bambino mio!”

“Anche lui, Desia l’ha notato subito”.“Ma non ti assomiglia tanto, vero?”“Non esattamente. Anche lui ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, però

porta l’apparecchio. Sono contento di non averne bisogno. Non frequenta la mia scuola e penso sia seguito da un tutore quando ha una parte in un film. Comunque, è bello, ma non quanto me, ah, ah, ma sul serio, Papà, è molto simpatico, anche se forse un po’ troppo sensibile. Se trascorressimo più tempo insieme, diventeremmo amici per la pelle. Altri ragazzi vengono a cena da noi, ma sono di una noia mortale. Tutti. Lo pensa anche la Mamma.”

“Sono tutti così?”“La maggior parte. Tranne il ragazzo-attore con l’apparecchio. A Mamma

piace veramente e vorrebbe che si fermasse a cena più spesso. È diventata amica dei suoi genitori, ma a parte questo, ho una domanda per te”. Si interruppe un attimo per pesare le parole: “Mi senti presente nel tuo cuore, Papà? Mamma dice che io sono sempre nel suo”.

“Nel mio cuore hai un posto molto speciale”.“Mi piace quando parli così. Dovresti fare teatro, come Mamma. La tua

voce è così calda ed espressiva, ti ascolto e mi bevo qualunque cosa dici, come se fosse la primissima volta. Come quando abbiamo visto Mamma in teatro”.

“Daniel, tu sei come il personaggio che un attore sogna di interpretare, ma molto di più di un personaggio. Tu sei l’intera rappresentazione, figlio mio, ma anche l’attore. Sì, sei l’opera intera!”

Ridacchiò appena a quel mio commento che per lui doveva essermi così naturale.

“Ti prego vieni presto a casa, Papà. E io sarò il tuo bambino, la tua opera teatrale. Oddio, mi manchi tanto! Dai, torna prima. Ti vedo solo ogni quindici giorni per tre giorni, a volte anche di meno. La Mamma si prende un terzo del tempo che ci dedichi e poi tu e la mamma…”

“Ti leggo nel pensiero, Daniel-Son”. Cercai, ma era inutile, di fare una battuta (L’Autore si riferisce al film Karate Kid in cui il maestro, Pat Morita, chiama l’allievo, Ralph Macchio, “Daniel-San, Nobile-Daniel”, NdT). Daniel aveva colto al volo il gioco di parole dal giapponese, grazie alla sua mente brillante e fervida.

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“Allora quando ti ho chiamato dovevi rispondere “mooshie-mooshie” (pronto, in giapponese). Va bene, Papà. Guarda che lo so cosa fanno le mamme e i papà quando si rivedono dopo tanto tempo. Soprattutto quando si amano tanto come te e la Mamma. Un giorno anche io amerò qualcuno come voi e avrò un figlio come me, ah, ah. È solo che non stiamo mai abbastanza insieme”.

Una lacrima, o due, scese sul mio viso. “Ah, ecco perché mi chiami quando la Mamma non è lì con te”.

“Giusto al massimo, Papà, al massimo. Ricordi quando sgattaiolavo dalla camera con la tata e la mattina presto venivo da voi e cercavo di infilarmi nel letto con te e la Mamma?”

“Giusto! Eri proprio bravo, meno male che prima bussavi!”. Alla fine di ogni telefonata ridevamo sempre.

Cresceva magnificamente. Non era più un adolescente, aveva quasi diciassette anni e la sua gioia di vivere era contagiosa per Sarah e per me. Era il mio Figlio di Luce. Ne sono sicuro. Il mio secondo punto di riferimento. Lui e Sarah erano le guide, le mie vie d’uscita dall’assedio che era la mia vita. Mio figlio era il mio orgoglio e la fonte della mia esistenza. Come avrei potuto sapere che sarebbe rimasto così poco tempo per noi?

“Immagino che tua Madre sia a teatro”. Facevo in modo che nulla nelle nostre conversazioni potesse creare il benché minimo turbamento, la minima tensione fra noi. Ce n’era stata a sufficienza nei primi anni.

“Giusto. A quest’ora Mamma è al lavoro. Lo sai che questo ci permette di stare di più insieme, quando Mamma è lontana posso averti tutto per me, per lo meno al telefono. Non c’è niente di sbagliato che io mi prenda tutto il tempo per me quando ti telefono, vero?”

“Certo che no, Danny”.“Mi manchi, Papà e non pensare che faccio così per influenzarti”.“Se lo fai, è perché di me hai bisogno, mio pazzerello, creativo, figliolo

quasi perfetto. Non c’è nulla di sbagliato se vuoi passare insieme anche più tempo rispetto a quando sono a casa in vacanza. Anche tu mi manchi”.

“Papà, noi siamo una famiglia che ama il contatto fisico e io ho tanto bisogno di un abbraccio, di avere più affetto da te. Dimmelo, se sono troppo impulsivo. Sai che a volte mi scappa un po’ e …”

“Proprio come il tuo vecchio, figlio mio. Ma spesso le nostre reazioni d’istinto si rivelano le uniche cose delle quali ci possiamo fidare. Scusami, ora. Fermiamoci qui. Ci devo lavorare su, questo lo so, qualcosa del tipo ‘le priorità

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per raggiungere l’auto-perfezione’ che a volte dobbiamo…”“Papà, credo di essere abbastanza grande per prendere un aereo da solo.

Posso venire a Roma? Pensi che disturberei?”“Non devi andare a scuola?”“Natale si avvicina e io sarò in vacanza”.“Lo so, bambino mio ed è il tuo compleanno”.“E anche l’anniversario tuo e di Mamma. La vacanza comincia qualche

giorno prima. Prometto, non vi starò tra i piedi. Per favore. So che sei occupato. E so quanto posso scocciare. Posso, Papà. Ti prego”.

Sarah ed io eravamo stati fortunati. Ci sposammo il giorno di Natale, era il suo settimo compleanno ed era stato straordinario festeggiare il matrimonio e il suo compleanno insieme. Una sensazione in qualche modo divina. Sarah diceva che era prodigioso poter avere tutto nel giorno di Natale.

“Alla tua Mamma, mancheresti”. Non sapevo come spiegargli razionalmente che non ero solo un consulente neurologo. Ma lui intuiva che il mio lavoro aveva altre implicazioni.

“Non le importa granché se ti raggiungo per un giorno o due prima delle feste. Ma c’è qualcosa…”

Fu come un campanello d’allarme. “Mamma cosa ha detto?”“No, niente di importante. Solo che potrebbe succedere qualcosa… non

ricordo. Stava facendo come fanno gli Inglesi e aveva bevuto un po’ troppo, si trattava di te e dell’Ambasciata… Americana…”

Ero tremendamente a disagio e lo fermai. “Che voleva dire questa cosa sull’Ambasciata? Dai, Danny, non possono esserci segreti fra noi, o pensieri che non possiamo condividere”.

“Dimmi la verità, Papà. Hai un’altra…”“Una donna? No!” Daniel sapeva che non esisteva altro amore nella mia

vita. Eppure, forse questo gli serviva come scusa, perché non gli andava che avessi dei segreti che ci potessero in qualche modo dividere. Ci dicevamo tutto e questo era per lui una sicurezza, qualcosa su cui contare nella sua trasformazione da ragazzo a giovane uomo.

“Mi dispiace, Papà. In questi giorni Mamma è un po’ tesa. Forse è colpa del lavoro”.

“Certo, sarà il lavoro” e lo dissi pensando di essermela cavata alla buona.“Forse c’entra qualcosa il fatto che qualche anno fa avevamo dei passaporti

diplomatici?”“Non li abbiamo più”.“Papà, lavori per il governo Americano?”

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“Mi dispiace, figlio mio. Non ne posso parlare”.“Allora sei una spia?”“Danny! Sono un neurologo”. Lottai contro la rabbia, chiedendomi se

Sarah, in un momento di depressione dall’alcool, avesse manifestato quel dissenso e quella paura che cercava sempre di dissimulare a nostro figlio.

“Mi dispiace tanto, Papà. Se ci sono cose…”“Ci sono cose di cui non posso parlare. E non c’è nessun’altra donna. Tua

madre è l’unica donna che amo. Ci sono cose, ma io… il mio lavoro ha dei vincoli di riservatezza”.

“Capisco, Papà. Davvero. Comunque ti assicuro che resterò poco. Ma sento troppo la tua mancanza, Papà”.

“Per me è la stessa cosa, figlio mio”. “Ti voglio bene, Papà, è meglio che ci salutiamo ora”.Lo sentii singhiozzare prima del click e poi non era più in linea. Nella mia

mente, lo vedevo piangere. Avevo il cuore e la mente trafitti dal pensiero delle tante volte che avevo asciugato le sue lacrime di bambino con i miei baci; se solo avessi potuto farlo di nuovo. Troppi desideri, apparentemente.

Fu probabilmente l’ultima volta che parlai al telefono con mio figlio. Avremmo festeggiato il Natale, il diciassettesimo compleanno di Daniel e il nostro anniversario di matrimonio in Svizzera e mi sarei svegliato da un coma di sette giorni per scoprire che eravamo precipitati con la macchina in uno strapiombo e avevo ucciso mia moglie e mio figlio.

E qualcuno avrebbe chiesto: “Cos’è peggio? Perdere una moglie, oppure un figlio?” Con quale coraggio si può fare una simile domanda?

E altre persone, a dir poco ignoranti, insistevano: “Perché non ce la fai a riprenderti e a superare questa cosa?”

E aggiungevano: “Devi andare avanti. Non capisci che devi farlo?”Rispondevo alla prima domanda: “Dovrei superare…cosa?”Pensai che persone del genere erano un insulto alla vita, gente senza Dio.

Sembrava che il dolore fosse il loro Padrone, ma non mi offrivano il suo aiuto. Il mio dolore era solo mio, nudo e crudo, senza che null’altro lo incarnasse.

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Capitolo Ventuno

Anime in Tournéeovvero

In attesa delle Entità Multi-spiritualiovvero

Tumori nel Corpo della Politicaovvero

Appendici con Volontà Diverse dall’Autore

Le appendici, in quanto tali, devono essere messe dove desiderano apparire, giacché si deve presumere che rispetto all’autore esse vivano di vita propria. Vale la pena di impazzire per andare in stampa?

Escludere i cittadini dalla conoscenza dei fatti è un male terminale nel corpo della politica. Deve essere estratto, rescisso, tagliato via, in modo che non emerga come una terribile sorpresa e non si diffonda per poi lasciare l’umanità a bocca aperta.

Sta di fatto che oggi domina il sarcasmo, il che ci impone di andare avanti fino al momento in cui le menti si apriranno, a prescindere che siano negative o positive. Tutti meritano di conoscere i contenuti che scaturiscono dal caos della Verità. E, pur facendola propria, si rifiutano di prenderne coscienza.

Parlando di Soccorsi.

“Perché mi guardi come fossi il nemico?” chiese il Tenente Colonnello Bob.

“E tu perché tremi tanto?”“Ho paura che ci troveranno”.“Non devono trovarci. Non devono scoprire cosa avremo fatto”.“Ci scopriranno, ne sono sicuro e saremo accusati di complotto”.“Allora noi ci opporremo alle accuse. Non hanno niente; non sanno niente;

non devi aver paura. Stiamo liberando le persone alle quali stanno più a cuore i bambini e il loro futuro in questo sporco pianeta verde-azzurro che gli umani chiamano Terra, e che loro chiamano Sol Tre, o Terra e che dall’esterno del sistema solare chiamano Sol Sette. Non hanno nulla da guadagnare a confronto degli esseri umani che ne sfruttano le risorse. Non vengono per abusare della ricchezza della natura, di quel poco che ne è rimasto, come hanno fatto gli

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umani. Dobbiamo liberarli, perché sono stati i miei immaginari compagni d’infanzia e adesso per me è chiaro, lo so per certo, che ciò che è bene per noi è insito nel loro sistema di valori, per loro è analogo del cuore e dell’anima. Hanno bussato con amore alla porta della mia Anima”.

“Non ho mai riposto tanta fiducia in una persona come in te. Non avrò paura. Li dobbiamo liberare. Hai ragione, come sempre, Michael”.

“Sì, dobbiamo farlo. E lo ripeto: non avere paura”.“Ti prego, voglio sapere di più sui MOLTI (un’altra razza), sulle

ALLEANZE, sui TRASDUTTORI VIVENTI e sull’IMPRESA. Dimmi tutto quello che puoi e che puoi trasmettere alla mia mente. Se ascolti i miei pensieri mentre li concepisco, come si spiegano rispetto al mio modo di comporre le parole e comunicarle?”

“È tutto molto più bello, ma non devi dispiacertene. Mente e anima uniscono le parole, ma non sempre la ragione. Quando a parlare è il tuo cuore, non lo fa con il silenzio, ma con un tipo di prosa meditativa che è in parte poetica. Come stai intuendo, la poesia è esoterica ma, entro i limiti di momenti giusti, inizia a perdere il suo connotato enigmatico e perfora le pareti, emergendo radiosa, incredibilmente elegante… e perfettamente compiuta”.

“Ho capito. Bene. Ora mi piacerebbe sapere quali sono le caratteristiche degli EXTRAMONDO”.

Dalle innumerevoli popolazioni diverse, si ebbe un’evoluzione di razze superiori che non annientavano i loro nemici, né li obbligavano a uccidersi l’un l’altro. Cancellarono dalla loro natura i delitti, le stragi e la sete di sangue. Ciò nonostante, la sete di sangue rimase comune a diverse razze evolute inferiori, che sono in gran numero. In contrapposizione a tale indole deleteria, si rese necessaria la costituzione di ALLEANZE di razze spiritualmente progredite.

Per un qualche motivo, nel modo di elaborare una lingua bastarda quale l’Inglese, o Anglo-Americano, non esistono regole fisse come nelle cosiddette “lingue romanze” (o latine). Le espressioni idiomatiche sono importanti, quelle gergali apparentemente incomprensibili lo sono altrettanto, similmente al dialetto e allo slang. Tutte hanno qualcosa che va al di là delle caratteristiche comuni e della comunicazione telepatica, ma ad un livello superiore di quanto si creda. (A proposito, sto articolando queste parole per come mi sono state trasmesse da membri dell’ALLEANZA, dell’IMPRESA, o della Federazione dei Mondi.

Ora veniamo a quelle che io definisco Anime Gemelle Siliconiche. Il silicone è così definito: qualsiasi gruppo di polimeri semi-organici, basati

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sull’unità strutturale R2SiO, dove R è un gruppo organico caratterizzato da una stabilità termica ad ampio spettro, alta proprietà lubrificante, estremamente idrorepellente e inerzia fisiochimica, a largo impiego negli adesivi, i lubrificanti, i rivestimenti protettivi, isolamento elettrico, gomma sintetica (meno tossica per l’ambiente) e protesi per parti del corpo. Esiste quindi biocompatibilità. Sotto forma silicea, come un carburo, gli impieghi più recenti del SiC (carburo di silicio) si trovano nei semiconduttori nelle applicazioni a temperatura elevata. Questo composto cristallino nero-azzurrognolo è una delle sostanze note più dure e refrattarie al calore.

Diversi ufologi stentano a credere che esistano TRASDUTTORI VIVENTI, che vanno ben oltre questo piccolo, fra i tanti, composto semi-organico (organico, se preferite). Io ho visto i frammenti di metallo che emettono energia, energia che “sembra” comportarsi in modo intelligente. Li ricevetti e li ho avuti nelle mie mani prima di avere a che fare con il mio primo TRASDUTTORE VIVENTE.

Di conseguenza, dotati di futuri strumenti informatici, insieme con l’Air Force statunitense nello studio di sistemi molecolari per applicazioni aerospaziali, voleremo alti, per così dire, alla faccia degli scettici. Esisteranno macchine realmente intelligenti e dovremo accettare il fatto che la vita non si basa solo sul carbonio. E ciò riguarderà anche l’essere umano, se vivrà a sufficienza per continuare la sua evoluzione.

Nell’edizione 1991 dell’“Innovative Research Defense Deparment Manual” si richiede ai ricercatori di valutare lo stato di fattibilità dei computer in scala molecolare per ambienti aerospaziali:

“AF91-202: Una ricerca della Johns Hopkins University e della Wayne State University indica che i chip organici a funzionamento chimico, anziché elettrico, sarebbero potenzialmente realizzabili all’interno di computer 10.000 volte più veloci degli attuali processori centrali e a meno di un decimo del costo. Se un computer del genere sopravvivesse a tale vasta gamma di pressioni e temperature in ambiente tipo-NASP (sensori a fibre ottiche, NdT), i vantaggi si estenderebbero oltre gli ovvi risparmi di costo e peso. Diverrebbe verosimile, ad esempio, il monitoraggio estensivo [automonitoraggio è il mio modo di definirlo] della struttura del veicolo. Nella fase 1 la ricerca si addentrerebbe nei limiti ambientali dei computer molecolari e dei loro potenziali, progettando un computer molecolare a specifica applicazione aerospaziale, in modo

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che nella Fase 3 ‘egli’ possa costruire un prototipo”. [Forse volevano dire “noi”. Forse alludevano a me].

In ogni caso, sarà materiale estremamente alternativo e progredito. In prospettiva, il materiale diverrà sempre più progredito, avvicinandosi progressivamente alla fantascienza. Gli scettici sugli UFO non dovrebbero sottovalutare i “progressi” che tanto rapidamente stiamo ottenendo, troppo rapidamente per ignorare la possibilità che determinati settori di ricerca possano essere influenzati da ciò che il Governo “conosce”, almeno in termini di aerodinamica degli UFO, per non menzionare lo “scambio tecnologico”, o “l’input alieno” su queste tecnologie quasi incredibili. Mi capita sempre più spesso di sentir dire, dai ragazzi del DARPA e da altri gruppi di ricerca: “Confidiamo nella Tecnologia”.

Come affermano gli Indiani d’America al cospetto del fenomeno dei Crop Circles, non stiamo solo uccidendo questo mondo, stiamo anche perdendo il lato spirituale (e filosofico) che risiede nelle tecnologie molto avanzate che noi dimostriamo di idolatrare. Su questo pianeta sembra esserci abbastanza religione da permettere la violenza e la morte, ma non abbastanza per ispirare pace ed amore.

Com’è terribile la saggezza quando il saggio non sa cosa farsene. La carne è debole; la morte è divenuta un fattore endemico di questo pianeta. Eppure, nessuno muore per amore e nessuno sembra capire a fondo che la morte è sicura.

E ancora, Dio osserva e attende…

Oggi non è il caso e forse non lo è mai stato, di parlare di lassismo intellettuale. Non riesco però a capire come sia possibile che grandi cervelli di scienziati con-i-piedi-per-terra trovino così difficile concepire che i mezzi interstellari e persino quelli intergalattici più grandi, possano essere di natura organica e quindi vivi, ovvero mezzi che richiedono solo una forma di vita, un’interfaccia, per la guida e le istruzioni. Ma va considerato un altro elemento, il più trascurato: l’affetto. Quando un ragazzino si diletta nella costruzione di un modellino di aereo, lo fa con amore. Se fosse vivo, come un cucciolo, desidererebbe entrare in relazione con lui. Non è così difficile da comprendere, se ci si apre a nuove idee e a nuovi concetti.

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Capitolo Ventidue

In un Assolato Giorno di Nataleovvero

Stato di Coma, Durata: Sette Giorniovvero

Vennero Loro a Confortarmi

ED ERA:Un giorno di sole a Natale, in vacanza, due morti adulti in un incidente e

un altro, ancora non venuto alla luce della vita. Un incidente automobilistico. I miei immaginari piccoli amici Grigi d’infanzia vennero a confortarmi e io chiesi loro per quale motivo lo stessero facendo, ma non risposero.

E la mia mente trovò segretamente pace, perché non si esprimevano attraverso la “verbalizzazione mentale”. Sentii mani piccole che mi toccavano lievemente, mi sfioravano, luminose e leggere e amorevoli.

Erano lì per me, raccogliendo quarzi di polvere stellare, da far piovere scintillando sulle mie ferite per curarmi - per cercare almeno, e al massimo, di farmi sentire quanto intense erano le emozioni che provavano, nel più profondo di ognuno di loro. Quando una persona ne avverte la presenza, come fa a sapere che sono loro? Quando ebbi per la prima volta quella sensazione fu tanto tempo fa. Ho pazzescamente bisogno di un nuovo, ulteriore risveglio. Devo tornare a praticare la “verbalizzazione mentale”.

Voi - tutti voi - gentilmente mi chiedete che io mi dedichi a voi, esprimendo un tipo di affettuosa e consapevole dedizione che al momento gli umani ancora non conoscono. Eccomi, malgrado tutto, busso alla vostra porta. Sono sopravvissuto alla morte di una moglie e di un figlio infusi di amore e di un bambino che non ha neppure avuto la possibilità di nascere. Mi avete toccato per rigenerarmi, ma dovete far sì che io possa sfiorare la vostra soffice pelle simile a quella del delfino.

Mi avete ricondotto sul mio cammino verso l’energia della luce e, ancor più importante, della continuità; eppure, non mi avete consentito alcuna reciprocità, alcun legame di famiglia, o di affinità paritetica che sento di mio diritto e per questo vi chiedo. La chiave è la continuità atavica.

Giacevo nel letto di un ospedale svizzero in stato comatoso e di febbre altissima - in stasi biologica - e sebbene riuscissi a sentire tutto ciò che veniva detto, non sapevo che al volante c’ero io, che io avevo ucciso Danny, Sarah e

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il bimbo che aveva in grembo. Sentivo e, oltre alle voci dei miei immaginari amici d’infanzia, riconobbi quella di Charley, come quando lo incontrai la prima volta. Una voce dolce, fresca, pulita, pura; lui era lì, nella mia camera, ogni giorno, l’estrinsecazione di un suo interminabile monologo mozzafiato, perché, diceva, sapeva che ero in grado di sentirlo, in ogni sua parola. E aveva ragione.

Quando mi ripresi la vita, abbeverandomi al mai vuoto calice della mia energia, qualcosa restava lì, immobile, solitaria. Il mio cuore si spezzò, realizzò, si sensibilizzò e non si animò più, almeno non per il momento. Adesso MIKA-EL ha bisogno di un corpo, perché egli vaga e sembra non poter tornare alla normalità. Deve tutelare la propria essenza individuale. In questo momento il suo carattere e il suo temperamento si sono completamente introiettati. Già, il coma è così, ma mi consente di percepire, di vedere nella mia interiorità. Sento tutte le voci. Ho solo bisogno di una piccola scossa di consapevolezza.

Tutti i giorni, apparentemente sempre allo stesso momento, arrivava Charley Lightman, mi si sedeva accanto e piratava lunghi discorsi, come in gioco ci fosse la sua stessa vita e tutto dipendesse dallo sconfiggere una dimensione mortale. E tutti i giorni, per sette giorni, rimase seduto al mio capezzale; tutti i giorni, per sette giorni, ad aspettare pazientemente che io ritornassi al mondo. A tratti, leggeva le presentazioni dei miei seminari, ma più spesso mi leggeva i diari di Danny, parola per parola per parola.

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Capitolo Ventitré

È arrivata la New Agema

il Suo Impatto non è bastatoa

Rispondere dei Fallimenti di Chi Spiega le coseper

Risolvere il Problema con una Spiegazione

Oltre la New Age: la spinta di chi cerca Spiegazioni.Spangler (Steve), Siegel (il dottor Dan), MacLaine (Shirley), Ram Dass,

gli esperti, i visionari, i co-creatori di un nuovo (?) livello di consapevolezza… nessuno prepara finte zuppe di tartaruga in questo quadrante, amico.

E in quel periodo, lanciano lo sguardo sopra la spalla del mio più caro amico, il sole splendeva. Poi arrivò una pioggia sporca e acida, mentre gli adepti della New Age invecchiano rapidamente e anziani diventerebbero comunque, anche se il tempo stesso si fermasse e morisse. Il progenitore di questa New Age era il mondo degli anni Sessanta, il mondo delle idee che avrebbero potuto crescere, che avrebbero potuto reggere alle bordate degli scettici per radicarsi, per evolvere fulminee e incondizionate, mentre ora, con gli occhi ancora arrossati dalle sofferenze di lontane battaglie, non possiamo che guardare e stupirci. A conti fatti, abbiamo rimesso volutamente nello scaffale sbagliato quei libri che avrebbero potuto diventare mappe? Troveremo mai il luogo che viene definito “realtà”? Forse, nel 2525, ci sarà ancora qualcuno che pensa e si preoccupa. E che speriamo non sia deceduto.

25 DICEMBRE 1984: solo una piccola data nell’ETERNO.

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Capitolo Ventiquattro

Non Perdere la Magiaovvero

Solo per Poco Vorrei Rimpiangere Ancora Qualcosa Che

Ho Ardentemente Desideratoovvero

Un Importante Arco Temporale con Mio Figlioovvero

Personalmente, Sono Felice di sapere che Sarah e Daniele il Nostro Bimbo Mai Nato Non Patiranno

le fiamme della Geenna,l’Inganno e la Crisi

Che l’Uomo Imporrà nel Suo Mondo

Il mio figliolo, quando si sentiva di farlo, mi parlava dei suoi “immaginari” amici d’infanzia. Ed erano identici ai miei.

Ed eccomi, solo pochi giorni prima di quel Natale, a conversare con mio figlio: “Danny, la ragione per cui ti racconto certe cose è per non dimenticarle e per non perderne la magia. Tu hai la magia, l’evocazione della giovinezza e della sua relativa forza. E tu sei coraggioso, figlio mio”. Posi una mano sulla sua spalla calda, eravamo una famiglia che amava il contatto fisico e noi tre ci toccavamo e baciavamo e carezzavamo l’un l’altro in continuazione. Sebbene molti ragazzi, quando diventano più grandi, sembrino non voler essere più toccati e abbracciati, così non è mai stato per nostro figlio, né per tutti noi.

Certo, Sarah amava essere toccata, baciata, tenuta stretta e accarezzata. Lo stesso con Danny. Il dottor Freud non avrebbe avuto nulla da ridire su come Sarah e io esprimevamo l’amore per nostro figlio sul piano fisico. Non appena Danny si sentiva un po’ escluso, cercava subito di trovarmi, di toccarmi, stringermi, abbracciarmi e ricoprirmi di baci. Nutriva profondo rispetto per l’amore fisico fra Sarah e me, ma aveva bisogno anche lui di amore - non di tipo sessuale - ma ugualmente fisico. Doveva crescere, farsi forte, stabile e maturo contro la negatività e le invidie del mondo al di fuori della sfera privata della nostra famiglia.

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A volte le sue richieste erano quasi disperate. Nelle nostre famiglie, la mia e quella di Sarah, il contatto fisico era essenziale ed eravamo stati educati a manifestare fisicamente l’affetto gli uni per gli altri. Lo stesso fu per Daniel, da noi. In questo caso, Freud non ricaverebbe un trattato di psicosessualità dalla nostra famiglia, non certo da noi tre. Ma quando ci trovavamo in presenza di persone di mentalità diversa, ci astenevamo dal toccarci, abbracciarci e stringerci.

Danny, da adolescente a modo suo un po’ pioniere e ribelle, quando accompagnava sua madre a Heathrow, correva da me e, dimentico delle regole, mi stringeva le braccia al collo e mi stampava un grande smack sulla bocca! Ripensandoci, sorrido della sua totale ingenuità, voleva solo esprimere il bene che un figlio prova per il padre; o poter, anche solo impercettibilmente, cambiare il mondo e le persone. Sarebbe ora che gli adulti ricomincino ad abbracciare i loro figli, prima che la loro crudeltà trasformi quei piccoli innocenti ed espansivi in creature fredde ed egoiste, rese tali dagli abusi subiti.

Daniel, come me, aveva enormemente a cuore il futuro dei bambini nel mondo. Ed era solo una piccola parte del versante più peculiare, quello spirituale, della sua personalità.

“Sai… cose grandi e misteriose ti si presenteranno e tu le dovrai cogliere per poi conservarle nel cuore”.

“Che intendi dire, Papà?”“Ti andrebbe di accendere il camino, per favore?” Chiesi, mentre un freddo

irreale aveva preso a salire da qualche luogo profondo e viscerale dentro di me. “Per te, papà, qualsiasi cosa”. Si diede da fare per accendere il fuoco. “Aria frizzante, stanotte”. Sedemmo di fronte al camino e lui appoggiò le

braccia sulle mie spalle. Eravamo così uniti, ormai quasi alla fine della sua vita terrena.

“La tua immaginazione, forte e straordinaria, la devi sempre conservare. Ha poteri immensi”.

Restammo in silenzio per pochi minuti, poi ci alzammo e mi abbracciò così forte da farmi mancare il respiro e il ritmo del dialogo.

“Parlami dei poteri”, mi chiese, con una magia tutta sua, che si sarebbe notata sempre di più durante la sua crescita. Non ho mai smesso di pensare a quanto meravigliosa fosse la sua presenza, generata dall’incontro dell’ovulo di Sarah e del mio seme. Loro erano i veri miracoli della mia vita. Non spettri disincarnati e metafisici; creature del contatto. Sempre presenti. Erano reali, in carne ed ossa, da toccare e a ogni tocco avrebbero reagito, ricambiandolo, sempre con una carezza.

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“Parlami dell’immaginazione e dei suoi poteri, Papà”.“Ciò che minaccia il nostro mondo è la sua vacuità. Nulla ha spessore

e sostanza come una volta. Per questo è la forza interiore di una persona a realizzare desideri e creare nuove speranze…”

“Avevi detto che la speranza era una specie in via di estinzione”.“Lo è, figliolo, ma non è estinta e scomparsa dalla faccia della Terra. La

puoi trovare, se sai dove cercare”.“Dove?”.“Devi concentrarti sulle cose le cui qualità ci appaiono misteriose. Lì puoi

riempire gli spazi vuoti. Guardati dal male, perché la vuotezza è malvagità e deve essere colmata. In questo mondo fiaccato i giovani sono i più coraggiosi. E tu sei uno di loro. Non puoi immaginare la fierezza insita in te”.

“Credo di sapere cosa intendi, Papà. Spero anch’io di poter essere coraggioso e nobile di animo. Ma quali strade devo imboccare?”

“Oh, mio Dio, Danny, il mio amore per te e tua madre mi fa spalancare l’anima”.

“Noi siamo tuoi, Papà, e tu sei nostro. Lo detto la Mamma. Potrebbe essere questa una delle vie?”

“Sì, è una delle vie, Danny. Il tuo amore, le speranze, i desideri e la tua immaginazione sono le quattro corsie magiche e le devi conoscere bene. Ma devi anche discernere nella nebbia delle cose false. È necessario questo tipo di visione”.

“E come la acquisisco? Come vedo questa via?”“Osserva e guarda ascoltando le voci dentro di te. Non le hai mai sentite,

non le hai mai veramente sentite?”“Sì, penso di sì. Sono come un’estensione dei miei amici “immaginari” che

avevo da piccolo. Mi dissero che dovevo amarti incondizionatamente, perché anche loro erano stati tuoi amici. Mi parlarono dei miei poteri, i poteri della mia mente”. C’era grande sincerità nella sua voce.

“Allora puoi capire quando qualcuno è bugiardo. Meglio per loro se non lo fanno con te. Ora voglio un bell’abbraccio da mio figlio, in nome del nostro trio di contatto”. Mi abbracciò, riempiendomi della sua forza vitale, ma nello sguardo si coglievano altre domande senza risposta. I suoi occhi lo tradivano sempre. Danny non era mai stato capace di mentire, per cui smise di provarci. Sapeva che se avesse detto una bugia, non lo avrebbe mai fatto abbastanza bene da ingannare Sarah e me.

“Certo, Papà. So che la gente non mi dovrebbe mentire, ma ci prova ancora. La gente mente e me ne accorgo sempre, ma solo se ascolto le voci”.

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“Allora non puoi tralasciare una bugia, una volta che l’hai scoperta. Devi guardare al di là della bugia e vedere perché era necessario - in primo luogo - che fosse inventata”. Versai un goccio di brandy in un bicchiere e lo agitai con delicatezza, annusando il suo aroma e, dopo un sorso, continuai. “Almeno per me, sembra che funzioni così” e mi interruppi, non gli offrii del brandy; odiava gli alcolici. Versai una lattina di coca cola in un altro bicchiere e glielo porsi. Ero a mio agio, pronto a continuare. Accesi una sigaretta, aspirando profondamente, come per puntualizzare quello che stavo per dire. “Ricorda, è possibile che i tuoi desideri si avverino, ma ci sarà chi cercherà di farteli esaurire tutti, fino a che non te ne resterà più nessuno”.

Mi sistemai su uno dei due divani, separati da un tavolinetto di vetro. Spensi la sigaretta e posai il bicchiere. Danny sedeva sul pavimento, rannicchiandosi sulle mie gambe (per lui abbracciare e rannicchiarsi era lo stesso (“huggling”8) e lo faceva spesso quando sua madre ed io eravamo seduti vicini), oppure si stringeva alla mia gamba destra, inclinava la testa dai capelli dorati (un po’ troppo lunghi), sul mio ginocchio. Sollevò lo sguardo e sorrise, era un invito per me a continuare.

“Gli esseri umani hanno un’estrema necessità di ricordare e per questo non devi mai dimenticare i bei ricordi. Non prenderla come uno dei miei seminari da vecchio trombone. Se ti annoi e ti addormenti mi si potrebbe addormentare la gamba. Oddio, forse sono un po’ brillo”.

“Ti sto bloccando la circolazione, Papà?”“No, la gamba è ok, ma stai aumentando la circolazione del cuore. O forse

è l’effetto del brandy”.“Solo per quel sorsetto?”, chiese, lanciando un sorriso che mi attraversò

la fronte e la mente, dove il mio spirito aveva appena annusato degli aromi mentali, provocando un piacevole formicolio che durò una più che profumata e soave e consona frazione di tempo.

“Non voglio suonare come un professore”.“Ma no Papà, non mi annoi affatto. Ho incontrato tanti altri papà e,

paragonati a te, si comportano come se siano stati ibernati dalla preistoria. Adoro tutto ciò che dici e per favore, vai avanti. Dico seriamente. Papà, non smettere. Certe volte mentre parli sento un formicolio su tutta la pelle, carino e divertente.” Sorrideva di nuovo e stavolta proiettò il suo sorriso sul mio

8 “huggling”, gioco di parole derivante dai due verbi to hug: abbracciare e to snuggle: rannicchiarsi

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torace, che mi avvolse il cuore, scaldandolo, il mio cuore reso insensibile dal lavoro che facevo.

“Devi farne una parte di te stesso, come un braccio, come una gamba”. Gli accarezzai i capelli e, come un cucciolo di cane, fece le fusa da gatto, un brusio profondo che scaturiva dalla sua interiorità. Andai avanti, quasi senza sentire le mie parole: “Sappi anche che puoi perderti, se vuoi realizzare tutto quello che desideri. Adesso però mi sa che mi manca poco all’ubriacarmi”.

“No, Papà, non fermarti. Non so se la Mamma te lo ha detto, ma mi ha rivelato che a volte, quando parli con amore, sembra che le tue parole la accarezzino ed è quello che io avverto, sento come, come se le tue parole mi stiano accarezzando, dicendomi quanto mi vuoi bene. Per favore, continua”.

“Okay, figliolo”. Continuai a passare le dita tra i suoi capelli. Sembravano di seta, e straordinari al tatto.

“Spesso la vita è un viaggio magico, ma devi tenere a mente che se viaggi verso la luce, dietro la luce possono esserci l’oscurità e il pericolo. Ma è un rischio che vale la pena affrontare, perché la luce è magia e una volta che l’hai veramente assaporata e provata, vorrai provarla ancora. Danny, sei un ragazzo di coraggio… da chi avrai preso? Da tua madre e, accidenti, fammi pensare - lo hai ereditato da…”

“Da te! L’ho preso da te, Papà!”“Okay, non discuto. Ma non consentire che altri si approprino dei tuoi

desideri e ne approfittino. Sono solo tuoi. Ho voglia di scrivere un libro per te”. E udii la voce dei miei amici immaginari di tanto tempo prima che mi spronava a dire a mio figlio che era un giovane dal cuore nobile e molto coraggioso. Risposi - mentalmente - che glielo avevo già detto, ma dissero che dovevo farlo quanto più possibile e mi chiedevano: “Riesci a capirci?”. Li ringraziai per la loro amicizia, aggiungendo che volevo tornare da mio figlio. “Auguratelo”, mi comunicarono. “Me lo auguro”, risposi in silenzio.

E non era trascorso un attimo che mio figlio si era alzato e si era seduto sul divano alle mie spalle.

“Qual è il segreto della magia, Papà?”“Amore, puro e semplice, il segreto della magia è l’Amore incondizionato”.Sapeva cosa intendevo e aggiunse sorridendo: “La magia, è l’amore che

sgorga dal cuore, intenso, irrefrenabile e indubitabile, ma lieve ed eterno. Dal cuore, Papà, dal cuore”.

“Dal cuore, sì, Danny, dal cuore. Dal cuore di tutti i cuori”. Lo sapevo. L’attimo straordinario e rarissimo che può esistere solo fra padre e figlio. Ora lo sapevo e mio figlio era stato il mio maestro.

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Vorrei che ogni padre imparasse dai suoi figli semplicemente come vivere l’amore e quanto amare.

“Quando sarà di ritorno la Mamma?”“È andata negli Stati Uniti per un paio di giorni. Tuo nonno ha avuto

un infarto, ma sta meglio. Mamma arriverà a Heathrow domani verso mezzogiorno. Non manca mai uno spettacolo al quale sta prendendo parte”.

Guardando il viso di Danny, per un attimo e forse per la stanchezza, vidi il mio stesso viso.

“La andiamo a prendere all’aeroporto?”“Certamente, ci andiamo noi”.“Magnifico, questo noi”, disse sbadigliando. “Quindi stasera siamo soli

io e te?”Solo per una minuscola, infinitesima frazione di secondo, pensai a

tutti i momenti in cui si era sentito un po’ messo da parte, quasi geloso, in competizione con il mio tempo e il mio amore. “Soli? Non credo che soli sia la parola giusta. Ci sei tu e ci sono io. Sarah appartiene a me, e io - naturalmente - appartengo a lei. Tu appartieni a me…”

“E tu, naturalmente, appartieni a me”. Lo disse assonnato, ma gioiosamente. Eravamo sfiniti e Danny si addormentò fra le mie braccia. Era il mio

bambino, che mi dormiva in braccio. Il viso di un angelo, ogni suo tratto era splendido. Da non credere. La pelle era fine, non da adolescente, ma liscia e luminosa (o era il camino che rifletteva una luce meravigliosa sul suo viso?). Strofinò quasi la testa sul mio petto e, mentre dormiva tranquillo, chiusi gli occhi, con il cuore inondato dall’emozione di vivere quella notte con il mio figlio adorato, che si fidava di me, mi amava, mi dormiva tra le braccia, solo due giorni prima di Natale.

Era una gioia sconvolgente. In quegli attimi in cui si passa dallo stato crepuscolare all’inevitabile rifugio che è il sonno, chinai gli occhi verso il suo viso e, nonostante fosse proprio un secondo prima che il sonno prendesse il sopravvento e mi mimetizzasse in modo lussureggiante dal mondo, rivolsi un ultimo sguardo a Danny, e vidi Dio.

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Capitolo Venticinque

Frangente Quattroovvero

Frangente Uno Ero Io eFrangente Due era Sarah e

Frangente Tre era Daniel, maNon Sapevo di Frangente Quattro

La luce del sole entrava dalle finestre, brace spenta, la giornata aveva avuto inizio ed io aprii gli occhi. Danny mi dormiva ancora fra le braccia, il suo viso reclinato di lato sul mio petto. Cercavo goffamente di darmi il buongiorno e Danny si svegliò, con le lacrime agli occhi. Come facevo quando era piccolo, glieli asciugai con i bacetti.

“Buon giorno, Papà”, disse e, con le sue maniere impeccabili, mi sbadigliò in faccia. Gli strinsi il viso fra le mani, per fargli sentire che ero con lui e per mandare via i brutti sogni… non ero mai il padre perfetto e bravissimo in tutto, specie di prima mattina. Ma quanti padri lo sono?

“Grazie per avermi fatto dormire con te. Mi manca davvero starti così vicino, mentre dormo”.

“Era un incubo?”“Non lo ricordo, ma grazie dei baci”.“Ti ho baciato da sveglio”.“Grazie, Papà. Faremo in tempo ad andare a prendere la Mamma?”“Sono solo le sette e mezzo. Abbiamo tempo”.“Non ce la faccio più, Papà, odio i segreti e le sorprese”. Si sollevò dalla

culla fisica del mio corpo e mi baciò sulle guance.“La Mamma ha una sorpresa per te, ma non devo dirti niente prima del

nostro viaggio in Svizzera. So che non ti piacciono le sorprese”.“Se vuoi, e apprezzo la tua sensibilità rispetto al fatto che non mi piacciono

le sorprese, ti va di dirmelo?” Raggiungemmo la cucina, preparai la teiera e versai due bei bicchieri di succo d’arancia, come sempre quando ero a casa.

Sarah di solito dormiva fino a tardi. I suoi spettacoli erano notturni e le ci voleva un bel po’ per ricaricarsi.

“Farai finta di essere sorpreso, vero? E non le dirai che te ne ho parlato?“Alla prima domanda rispondo sì e no alla seconda. Okay, ora? Era inutile

cercare di farlo ridere, era a troppo presto e non mi andava di essere divertente.

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“Te lo rivelerà all’improvviso quando saremo in Svizzera, a quella famosa cena che ci hai promesso per il tuo anniversario e per il mio compleanno. È bellissimo che capitino il giorno di Natale”.

“Qual è la sorpresa?” Avevo intuito, ma volevo che me lo dicesse lui.

Vivendo con una compagna, una moglie (e anima gemella), riesci a cogliere sfumature molto sottili. Ed essere medico aiuta.

“In una famiglia, con la madre da una parte, e padre e figlio dall’altra, a volte è bene che fra gli uomini si creino delle alleanze. Mi capisci, vero?”

Era così carino quando si confidava con me. Iniziava sempre sussurrando, ma gli ricordai che eravamo soli nell’appartamento. Non riuscivo a frenare delle risatine sospette. “Certo che sì”.

“Okay, hai detto spesso che sarebbe splendido se arrivasse una sorellina, o un fratellino. Alla Mamma piace fare l’attrice, ma più di ogni altra cosa ama te, persino più di me”.

“Sciocchezze! Sei il suo figlio prediletto”.“Già già, è perché ha solo me!”“Allora, aspetta un bambino?”“Non era sicura di volerlo, ma è uno dei suoi regali di anniversario. E

voleva tenerlo segreto fino alle vacanze di Natale. Le ho detto che odiavi i segreti, ma non mi ha obbligato a stare zitto. Ma ti prego, Papà, non dirlo a Mamma”.

“Ti puoi fidare di me, Danny”.“Fantastico. Per un attimo ho avuto paura che ti potesse sfuggire e poi lei

è sensitiva. Grazie mille, Papà. Non so come farei senza di te. Sei la mia base. Ti voglio bene”, disse quasi senza fiato e abbracciandomi così forte che pensai mi avesse rotto una costola.

Ora devo parlare di un aspetto di Daniel. Quando noi tre ci abbracciavamo, per lui era come se non volesse che finisse. Non era questione di insicurezza, no, solo che adorava questo tipo di contatto fisico fra di noi. L’amore che permeava sempre la nostra casa era tattile, si sentiva, circolava a profusione. È strano pensarlo ora, ma i momenti in cui Sarah e io dovevamo essere severi con lui erano rari. La disciplina; per lui era un fatto innato. Come se i suoi amici “immaginari” lo avessero reso consapevole di quanto amore avrebbe ricevuto se avesse seguito semplici regole etiche e morali e le loro implicazioni attraverso un intenso rapporto affettivo con i suoi genitori.

Una sera, a una festa, uno psicologo infantile ci disse che se nell’“educare

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nostro figlio” non ci fosse stato bisogno della disciplina, voleva dire che c’era qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro nucleo familiare e che saremmo “scivolati” nella categoria dei “genitori sbagliati” senza neppure capire come fossimo giunti a quel tremendo “punto di non ritorno”. Non ci facemmo pregare e senza esserci minimamente accordati, gli esplodemmo una valanga di risate sulla sua faccia rubizza. Questo è quanto, per gli psicologi infantili. Essendo Sarah l’altra parte migliore di me, il solo farmaco di cui nostro figlio avrebbe mai avuto bisogno era il nostro amore incondizionato.

“Mentre tu fai la doccia, Danny, io scrivo un po’. Mi trovi nello studio, campione”.

“Lavori su The Catchers of Heaven?”“Certo! E allora… sarò di nuovo padre”.“Vorresti che fosse una bambina, Papà?”“Sì, Danny, sinceramente mi piacerebbe. E a te?”“Sì, penso di sì, vado a farmi la doccia. Posso venire nel tuo studio quando

ho finito?”.“Certo. Sei tu la mia migliore ispirazione. E tanto trovi una scusa per

entrare, quindi non chiuderò la porta. Ma non dovresti scrivere qualcosa anche tu, sul tuo diario?”

“Sì. Devo aggiungere qualcosa. Okay, non mi ci vorrà molto per la doccia”.“Magnifica idea. È bello averti vicino quando scrivo”. Pensai che l’avrebbe

fatto sentire più importante, ma era davvero di grande aiuto quando avevo bisogno di un’opinione su alcuni paragrafi che avevo scritto. Aveva le caratteristiche giuste per consigliarmi. Amava il mio stile diretto, le sue sfumature e le frasi a grappoli di parole.

“Che meraviglia sentirlo. Mi bastano pochi minuti”, disse, contento. “Prenditela comoda, ma prima di venire su, mi porteresti un’altra tazza

di tè?”“Subito, Papà”.

Dunque. Stavo per diventare di nuovo padre. Avevo tanto sperato che Sarah volesse un altro figlio. Il suo lavoro era molto importante per la nostra famiglia, ma ora era chiaro che ci amava immensamente più del teatro ed era straordinario averne la certezza. Mai nella mia vita ci sarebbe stato un istante più totalizzante di quello.

Danny arrivò con la seconda tazza di tè mentre fissavo lo schermo nero del computer. Mi allungò le braccia al collo, un bacio sulle guance e quasi mi strangolò con il suo poderoso abbraccio. Giusto un ragazzetto, quasi un

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giovanotto, che un giorno si sarebbe sposato e ci avrebbe dato dei nipotini, era la luce della mia vita. Lui e Sarah vivevano al centro del mio cuore, nel luogo più profondo e più amato della mia anima. Ciò che provavo per la mia famiglia era orgoglio allo stato di massima purezza. Ed era lacerante. Non potevo togliermi i loro visi dalla testa. E non volevo che accadesse mai, per sempre.

Voli poetici, che recano melodie mai cantate, ma non un leggiadro morbido cantico sui silenziosi tremori delle mie labbra.

Sentivo appena l’acqua della doccia scrosciare. Lo sentii cantare. Musicalmente era una forza. Aveva un orecchio incredibile e la capacità di prendere qualunque nota, al di là della perfezione, se possibile. E mentre fissavo lo schermo nero del computer, improvvisamente mi prese la sensazione di non essere solo nella stanza, e che c’era una voce, un insieme di grappoli di parole che non venivano da me.

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Capitolo Ventisei

Altre Avventure con Mio Figlioovvero

Vivendo l’Incontroovvero

Vivendo la Lottaovvero

Appuntamento con Uno che Avrei Conosciutoovvero

La Prassi è un’Assuefazione o un’Inclinazione

La prassi è una norma, una propensione alla routine, l’imitazione di una vita, neanche fatta bene.

O anche una poesia; creati una poesia, a rime senz’ordine, a versi saltati;precognitivi per vedere gli eventi futuri; e deve esserci un luogo più grande di me.

C’è sin troppo da dire mentre riavvolgo i fili della mia comoda vita in questo luogo, in questo momento e in questo spazio, tutto fatto apposta per una persona sola che apre la bocca per urlare, ma i rumori non esistono nelle propaggini dello spazio vuoto di una vita umana non vincolata alle convenzioni né stuzzicata dalle incongruità; ecco i cacciatori della conoscenza che mi inseguono sino nei meandri più bui della mia vita e dentro le immagini di cose un tempo visivamente intrappolate da pericolosi poteri mentali, che una volta significavano tutto, ora Il Nulla.

Vorrei accelerare la fine, ma non c’è nessuno al quale raccontare tutto, come il segreto della morte di Sarah, di Daniel e di un bambino mai nato. Desidero ardentemente descrivere come se ne andarono veramente, guardando a quell’incidente come ad un lavoro orchestrato e compiuto molto bene. Così parve.

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Fosse per me, la vita andrebbe vissuta meglio come una lotta, di notte e in privato. Ben magra consolazione, il conflitto inizia a distruggere quelle vite logore, in qualche modo circondando il buio, creando l’alibi di orizzonti degli eventi confusi nell’oscurità.

Una vita tanto dolorosamente lunga, avendo fatto terra bruciata, infanzia devastata, desolata e infertile.

Strascico la mia faccia di gomma sulla terra del bosco.

Quest’uomo che si esprime con vacue cognizioni e minimale cultura, è prevalentemente afasico da postumi da ictus, scosso da convulsioni e annegato nella confusione e nelle turbe psichiche. Aggrappato alla sua pseudo perdita della memoria, vive nel paradosso di percezioni visive di parallasse9, una nuova linea visuale, un cambio prospettico, ma è pur sempre un leviatano per la comprensione umana. Non esiste mente che possa concepire una fine nel prossimo futuro dei residenti di questa Desolata Terra, la definitiva chiusura delle umane vicende e delle cronache e degli archivi scritti: la storia umana proiettata nell’ETERNO.

E quindi altre cronache, estranee a questo pianeta, devono parlare dell’antitesi, del paradosso e della contrapposizione, tutto entro le dimensioni note e ignote percepite da questa creatura del genere umano e con quanta sofferenza l’animale umano di quel pianeta tanto distante anelasse alla purificazione finale dell’anima.

Digitai “salva”, tornai al menu principale, accesi una sigaretta e tirai una lunga boccata, tanto per distrarmi un po’ dalla prossima bozza fino alla stesura finale e dalle schede in corsivo e dalle note fuori testo. Spensi il computer, bevvi un altro sorso di ormai freddo tè del mattino e pensai a cosa avevo appena scritto. Poi, automaticamente, riaccesi il computer, aspettai le procedure di avvio e tornai al punto de The Catchers of Heaven dove mi ero interrotto. La barretta del cursore “inserisci” lampeggiava, in attesa che le mie dita riprendessero a pigiare sulla tastiera, facendo di nuovo apparire le parole.

Mi accorsi all’improvviso di qualcuno in piedi alle mie spalle, mentre

9 parallasse: angolo tra le rette visuali in uno stesso oggetto relative a due luoghi di osservazioni differenti, riferito in particolare a corpi celesti.

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sedevo di fronte al computer, mentre le parole sullo schermo si sostituivano al cursore, come per magia.

“Oh Sant’Iddio, Papà, stai scrivendo un libro fantastico! È meraviglioso!” “Non lo dire al mio curatore editoriale, Danny. Potrebbe prendere le mie

articolate esposizioni e infilarle in compagnia del mio ego non si sa dove”.“Farebbe un grosso sbaglio”.“Perché lo dici?”“Sbaglierebbe perché il tuo ego è un bersaglio troppo piccolo e, Papà,

scusami ma ho bisogno di un altro abbraccio. La doccia non mi è piaciuta per niente”. Salvai il documento e mi misi in punta di piedi, quasi a rompermi un’altra costola.

“Cosa è successo?” domandai a stento.“Nella doccia mi sono sentito completamente solo, lontano da tutto quello

che so, che amo e persino che mi interessa. Era strano, fino a un secondo prima cantavo, poi ho sentito me stesso urlare, ma un urlo interno. Gridavo per chiamarti, ma tu non c’eri. Oh Dio, Papà, non mi lasciare mai! Non ti liberare di me!”. E stringendomi forte, sentii che il suo corpo era percorso da tremiti convulsi.

“Che ti salta in mente? Liberarmi di te? Piuttosto mi libererei di me. Di punto in bianco ti paragoni a un sacco della spazzatura, ma che stai dicendo?”.

Lo spostai di peso sul divano dello studio - era quasi catatonico - e mi sedetti accanto e lo tenni fra le braccia per un pezzo e non tremava quasi più. Aveva la testa sul mio petto, gli accarezzai il viso e lo ricoprii di baci, altre carezze sui capelli.

“Scusami tanto, Papà, ho avuto un attacco di panico. Non so da cosa è dipeso, ma voglio così bene a te e alla Mamma che a volte ho paura di perdervi”.

“Non accadrà mai. Puoi scommetterci quello che vuoi! Tu e tua madre e il miracolo che ha dentro di sé - siete l’unica ragione per la quale io vivo. Possibile che ancora non l’hai capito?”

“Lo so, Papà e ne sono certo, ma non è colpa mia se ho questi incubi, anche se poi non me ne ricordo. E comunque mi ci oppongo con tutte le mie forze”. Sembrò rilassarsi un po’ di più.

Il telefono squillò. Era Sarah. “Michael, amore, faccio tardi per via della neve e non sarò a Heathrow prima di mezzanotte. Dovrò avvisare la compagnia che mancherò lo spettacolo di stasera. Da domani il teatro chiuderà fino a Capodanno e il Natale sarà bellissimo e tutto per noi”.

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“Tesoro, preferisci che chiami io il teatro?”“No, amore mio, ci penso io. Mi sento più sicura così. Come sta Daniel?”“Sta bene”. Danny aspettava che gli porgessi la cornetta, che tenevo in

modo che sentisse la voce della mamma. “Vuole salutarti. Dammi solo un secondo solo per dirti, mia Signora, che ti amo da morire. Un brutto termine, ma il pensiero è positivo”. Lei ricambiò le coccole e io diedi la cornetta a Danny, che si illuminò come la luce del sole. “Mamma, l’aereo… sarà sicuro, voglio dire? Oh, nevica. Sarà okay? Bene. Quando arrivi a Heathrow? A mezzanotte? Prendi un volo più tardi? Va bene, lo dico a Papà”. Lentamente, abbassò il telefono.

“Arriva a mezzanotte?”“Lo so. Me l’ha detto. Va tutto bene, Danny. L’aereo non decollerà se c’è

pericolo per la neve e mamma chiamerà se dovesse esserci altro ritardo. Ma non mi preoccuperei se fossi in te”.

Si slanciò nelle mie braccia un’altra volta, tremava e fui tentato di dargli un tranquillante, ma sapevo che odiava le pillole.

“Papà, tienimi stretto, per favore. Ho paura”.“Perché, Danny?”“Non è per Mamma. Almeno non credo”. Il telefono squillò di nuovo.Una voce piacevole disse: “Pronto? Lei deve essere il padre di Danny, il mio

nome è Charley. È bello fare conoscenza al telefono. C’è Danny? Parla sempre entusiasticamente di lei, dottore. Me lo può passare?”

“Certo. Grazie per il pensiero. Danny è qui. Te lo passo”. Passai il telefono a Danny.

“Ciao Charley. Così finalmente hai avuto l’occasione di parlare con il mio Papà. Non ha una voce splendida?” Poi Danny si voltò verso di me. “È l’amico di cui ti ho parlato quando ti ho telefonato a Roma”. Danny sembrava su di giri. “Papà? Visto che la Mamma ritarda, Charley potrebbe restare a pranzo? Faccio io gli onori di casa. È un’occasione per incontrarlo. Per favore, Papà?”

“Chi sono io per dire ‘no’ a uno dei due amori più grandi della mia vita?”“Charley, Papà dice di sì. A che ora? A mezzogiorno? Perfetto. Tra un’ora,

allora? Bene. Ci vediamo tra un’ora”. Danny era felice. “Sono contento che vi incontriate. Ah, Papà. Come vorrei che Charley fosse mio fratello. Porterebbe altra gioia in questa casa. L’unica cosa è che è molto sensibile e a volte si intristisce. Ma, se comincio a scherzare, torna subito allegro”.

Sorrisi, ero contento che avesse un amico così simpatico. Dopo circa un’ora suonarono alla porta. Danny corse ad aprire e prese il cappotto di Charley. La somiglianza fra loro era impressionante, il sangue mi si gelò nelle vene.

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“Piacere di conoscerti, Charley. Danny mi aveva parlato di te al telefono, ma senza mai dirmi il tuo nome”.

Charley era molto gentile, quasi quanto Danny. “Piacere di conoscerla. Strano. Perché Daniel non le ha detto come mi chiamo?”

Danny rispose di getto a Charley, ma ero stanco e non colsi appieno cosa disse. “Charley, in questo periodo purtroppo con Papà non stiamo molto insieme. Deve essermi sfuggito, ma di te gli ho parlato, soprattutto del fatto che non c’entri niente con i miei coetanei e compagni di scuola. Senza offesa, eh?”

“E chi si offende?”, Charley guardava il suo bicchiere. Daniel lo fissava, ma Charley sembrava non curarsene, come attendendo che un qualcosa di straordinario stesse per accadere.

Si respirava un’aria di sottile tensione nella sala, ma non mi sembrò che si fosse generata nei brevi istanti dopo l’arrivo di Charley. Restavo assorto in ciò che mi frullava nella testa. Ogni volta che Charley parlava, i miei occhi erano attratti istintivamente dai suoi. Non ne coglievo la ragione e non mi misi in cerca di un suo significato.

Il pranzo fu piacevole. Charley parlò molto e un po’ nervosamente, ma Danny non diede ad intendere che se ne era accorto. Poi, diverse ore dopo, Charley si scusò perché doveva lasciarci per andare a studiare una parte.

“In un film?” chiese Danny.“Sì, beh, non che sia un gran film. Però è una parte e all’inizio ti devi

accontentare di ruoli minori, ma va bene così. Piacere di averla conosciuta, dottore. Ci sentiamo dopo Natale, allora” disse a Danny. “Spero di vedervi presto”.

“Anche noi”, rispose Danny per se stesso e per me. La sua voce aveva una sfumatura quasi gelida, da far rabbrividire.

“Ragazzo incredibile, vero?” chiese Danny, dopo aver chiuso la porta antivento. Nella domanda però non ci aveva messo il cuore.

“Sembra molto simpatico”. Risposi, lieto che il ragazzo fosse per bene. Mi chiedevo solo perché quel pomeriggio sembrava che lo odiasse.

Danny aveva acceso di nuovo il camino. “Che ne pensi se ci facciamo un riposino insieme accanto al fuoco... Ti va, Papà? So che sei preoccupato per il tuo lavoro e che non me ne puoi parlare, guarda che ti capisco e basta poco, ce ne stiamo qui e i brutti pensieri ti passano”.

“Sì”, fu tutto quello che riuscii a dire. Improvvisamente mi sentivo svuotato e non capivo perché. Ci addormentammo quasi subito e ci svegliammo allo

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squillo del telefono. Era ancora Charley, ma stavolta rispose Danny.Mi sfregai gli occhi e mi diressi verso lo studio. Danny aveva lavorato al suo

diario. Era in piedi sulla soglia.“Leggilo, se vuoi. Mi faresti contento se lo leggessi”. Per quanto possibile,

l’espressione del suo viso manifestò due emozioni contrastanti. Incerto sul da farsi, mi sedetti. Lessi d’un fiato e quell’unica volta che alzai lo sguardo vidi che una lacrima solcava il suo volto. Avrei voluto alzarmi e avvicinarmi a lui, ma non mi riuscì.

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Capitolo Ventisette

Note dal Secondo Diario di Danielovvero

Note di un’Anima Nascosta in Parteovvero

Note dal 17° Compleanno di Mio Figlio Alcune su Carta

eMi Occorre, Occorre, Occorre: Più spazio

Per Sarah e per Danny;Quando Scrivo di Loro, per Me Vivono Ancora

Quasi nel Reale.

CHI DEVE ESSERE ACCUSATO PER IL FUOCO?IO NO!

LE MIE SPALLE GIÀ SOPPORTANO IL PESO DI TROPPE COLPE,

E IL DOLORE ATROCE MI DISTRUGGE, SE NON BASTA.

Dicono che Dio non Dà Mai Più di Quanto unaPersona Possa Sopportare,

MaQualcuno si è Dimenticato di Me

NOTE DAL DIARIO DELSIGNOR DANIEL M. WOLF:

Qual è il secondo nome di Danny?Non riesci a leggermi nel pensiero?Tempo fa ti è stato detto che i tuoi pensieri non possono essere letti, ma

solo se desideri davvero che restino intimi e insondabili. Alla sua nascita, come secondo nome per mio figlio scegliemmo quello del padre di Sarah, in suo

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onore. A sette od otto anni, Daniel ci chiese di cambiarlo ufficialmente, o legalmente. Comunque fosse.

Che nome scelse?Decise per Daniel Michael Wolf.Devi esserne grandemente orgoglioso.Sì, è stato veramente un onore inimmaginabile!

APPUNTO PERSONALE – 22 DICEMBREDedicato a mia Madre e mio Padre: il loro anniversario e il mio

diciassettesimo compleanno coincidono nel giorno di Natale - È fantastico!

Accidenti, è una vergogna che noi esseri umani apparentemente si giochi tutti allo stesso gioco. Un addio e un buon viaggio e un saluto per sempre; stiamo andando dritti all’Inferno, ergo attrezzatevi perché se conoscete le regole, non avete neppure il più remoto diritto di versare lacrime da coccodrillo. La vera illusione è quella che ti fa chiedere chi sia realmente il re dei Catchers of Heaven. Di loro si parla nella Trilogia scritta da mio padre e saranno con me e nella mia stesura, perché credo di sapere veramente chi sono. È Dicembre e improvvisamente so di essere anziano, sebbene di anni io ne compia appena diciassette. Quando torneranno a farmi visita quei piccoletti con la pelle liscia come quella dei delfini? Spero presto. Vorrei riuscire ad amarli come li ama mio Padre. Quando torneranno? Mio dolce Signore, rendi felice il mio Papà. Aiutalo a riuscire a realizzare ogni suo desiderio. Benedicilo per tutte le sue virtù, è mio Padre, lo conosco e lo amo, il mio Papà, il mio papino, il mio meraviglioso Padre. E benedici mia Madre; anche lei soffre. La vita può essere così insolitamente meravigliosa e quando è piena di gioia, spesso è troppo breve. Lo devo ripetere: spesso dura troppo poco.

Se dovessi scegliere di perdere un genitore, o scegliere solo uno dei due da salvare, custodire, venerare, assistere e ringraziare sempre, sarebbe come mettermi un “cappio al collo”; mia madre e mio padre sono come un’unità, non sono due entità; sono inseparabili e resteranno tali per sempre. Vorrei (verbo che piace a Papà) avere la capacità di circondarli e avvolgerli in un impenetrabile campo energetico di amore e protezione. Li voglio vedere uniti per sempre. Ognuno è la metà dell’altro.

Se mi si concedesse “il potere”, mai ne abuserei e ugualmente credo che mio padre sia la persona giusta a cui dare potere, per il semplice motivo che non lo

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desidera e non accetterebbe mai di esserne posseduto. Socrate e Platone hanno dissertato sulla questione dell’elezione di un re; il più adatto a divenire re è quello che filosoficamente non vuole essere re. Le stesse parole descrivono alla perfezione mio Papà. E quando mi abbraccia vorrei che il tempo si fermasse completamente, persino eternamente e per sempre. E in questo attimo, mentre mi tiene stretto al petto e sotto il suo cuore, che potessimo tramutarci entrambi in pietra, per essere perennemente sul medesimo cammino.

Tutto intorno a me è musica. Se solo potessi scrivere testi di canzoni che influenzino quello che i miei “amici immaginari” un tempo definirono “luminosa luce bianca all’interno delle forme di vita”. Lo farà il mio Papà, dopo la stesura e la pubblicazione di The Catchers of Heaven: A Trilogy, nonostante sia molto malato (perché mio Papà deve star male?) e lotta per la vita e io ho implorato i miei amici immaginari di impedire che muoia per metastasi (penso sia il termine giusto per “il propagarsi del male”), perché il Padre che io adoro vuole comporre una melodia intitolata “Quartetto della Luminosa Luce Bianca” che, fra le tante cose che non possono trovare posto nella Trilogia, avrà sua collocazione naturale all’interno di un Quartetto, il che in passato è già avvenuto. Ad esempio, Papà mi ha consigliato di leggere The Alexandria Quartet di Lawrence Durrell e la cosa quindi non è nuova, ma ci inserirà le quattro dimensioni a lui note, molto simili alla caratteristica quadridimensionale di The Catchers of Heaven: A Trilogy. Tre dimensioni, più il tempo. Lui - il mio Papà - ha molte cose importanti da rivelare alle persone, soprattutto se vogliono riappropriarsi della capacità di dare direttive ai loro governi e di farsi loro guida, di riporre di nuovo il potere nelle mani e nei cuori di tutte le genti del pianeta Sol Tre.

Mio Papà è un vero patriota e sta prendendo una posizione molto pericolosa contro le attività illecite dei “governi segreti”, che vengono condotte pressoché all’oscuro degli altri dipartimenti del governo visibile (ufficiale, NdT); la differenza è che tali governi segreti sono strutturati in base a Black Programs ad Accesso Speciale e Papà sa che alcuni sono legittimamente necessari per proteggere gli Stati d’Uniti d’America contro qualsiasi nemico, ma alcuni non è necessario che siano così segreti. Li definiscono “Programmi Ombra”, perché nessuno può portarli alla luce per smascherarli e svelare la corruzione insita in loro. E mio Papà rappresenta per loro una minaccia perché è sincero. Mi ha detto che il ricavato della Trilogia andrà, fino all’ultimo centesimo, alla tesoreria della Paragon Foundation, ente senza fini di lucro il cui obiettivo è costituire un lascito per i bambini umani; e che esistono gli altri bambini chiamati i “VIA DI MEZZO” e che

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la Fondazione collaborerà a stretto contatto con l’UNICEF. È di per sé un motivo sufficiente per adorare il mio Papà!

Mio Padre non metterebbe mai a repentaglio la sicurezza del suo Paese, ma si duole del fatto che le sue idee vengano prese in considerazione non in quanto possono trovare applicazioni pratiche a vantaggio della gente, ma sempre e soprattutto per applicazioni militari, e pertanto gran parte dei suoi brevetti restano sotto sequestro “nell’interesse della Sicurezza Nazionale”. Nutro sentimenti profondi per mio padre e mi addolora che il suo autentico patriottismo, quello per il bene della gente, non venga apprezzato.

Ora capisco i timori di mio Padre. Qui in Inghilterra gli scandali a livello di sicurezza nazionale dilagano e lui non vorrebbe mai vedere simili cose accadere nei governi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito.

Oh, dolce Signore dei cieli, proteggi mio Padre, mia Madre e il bambino nel suo grembo. Dio mio amatissimo, sarò a te ancora più devoto se aiuterai mia Madre e mio Padre a portare a compimento il loro lavoro, a non morire prima che alla missione che svolgono in Tuo nome abbia arriso il successo. Mi assale una strana paura, che mi possano “mettere da parte”, come ha detto Charley, ma è un pensiero che condivido. Quando gliel’ho detto, Papà si è sconvolto ed ho capito che non avrei mai dovuto esprimermi così. Lo amo tanto e morirei per lui. Deve continuare la sua opera e alle sue “estemporanee scoperte” si dovrebbe dare molta più attenzione di quella che ricevono i pezzi grossi occulti, che neppure sanno che esistono altri esseri intelligenti. Ricordi il detto popolare, la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra. Per questo esistono governi all’interno di governi all’interno di altri governi e i “governi ombra” sono il più delle volte invisibili al governo legittimamente “eletto” e agli elettori.

VORREI ESPRIMERE UN ULTIMO DESIDERIO: DI ESSERE ANCORA VIVO PER QUANDO ARRIVERANNO I “CATCHERS OF HEAVEN”. So che un loro contingente esplorativo è già qui; Papà mi ha indicato uno di loro mentre passeggiavamo a Hyde Park. Ha detto che si faceva riferimento a loro come ai “Nordici”. MA, vorrei esserci, per incontrare l’altro-fratello di mio Padre, e mio Papà mi ha detto che il suo nome è SA e che è un principe. L’ho sentito parlare con la mia mente, immagino telepaticamente. Ed io desidero e auspico che egli sia un principe della pace. Papà - lui dovrebbe saperlo - ha detto che è davvero un principe della pace.

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Mi continuo a chiedere perché mio Papà deve soffrire. Colgo grande dolore nei suoi occhi. Ora devo smettere di scrivere, perché i miei occhi sono inondati di lacrime e le lacrime colano sulla carta e l’inchiostro si sperde dalle sue linee. Non amo le penne biro. Come Papà, mi piacciono solo le stilografiche. Mi auguro che un giorno Charley legga questi diari e li registri, o persino li reciti in un film anche di serie B. Ma le conferenze e i seminari di Papà – dovrebbero essere tutti ripresi o registrati o trascritti per i posteri.

HO COPIATO IL SEGUENTE PASSO DA UNA DELLE CONFERENZE O SEMINARI DI PAPÀ: “Mentre il sistema empirico sembra dimostrare - o piuttosto chiarire - gli assiomi della filosofia, si comincia a notare che lo strano ordine e gli scenari esotici, ma naturali, dischiusi ai nostri occhi dal mondo dei quanti devono essere contemplati ed accettati. Noi scienziati abbiamo la straordinaria opportunità di condurre in laboratorio esperimenti che iniziano a dare risposte alle - sì, lo dobbiamo dire, discussioni filosofiche. Le conclusioni che si traggono dalla meccanica quantistica sono stupefacenti.

“La parte teorica della meccanica quantistica è stata convalidata con precisione sin forse dagli anni Venti, come anche le intuizioni in campo nucleare, atomico, ottico, dello stato solido e di molti altri settori oggi rilevanti, come l’elettronica dello stato solido e la dualità onda/particella. (Al momento sto completando una tesi su tale “dualità”, un “nuovo punto di vista” che, ritengo prima di quanto si pensi, contribuirà a sostenere altre teorie ad ergersi a fondamento di una teoria di unificazione dell’Universo)”.

Maledizione, sto esaurendo lo spazio; restano solo due pagine di questo mio secondo diario, per potervi inserire molto di quello che manca della conferenza di Papà. Gli voglio bene, perché come neurologo, mago del computer e fisico teorico, ha riunito queste discipline apparentemente diverse in qualcosa che, anche se non lo ammetterà mai, rappresenta un passo avanti per lo scibile umano. Ha placato e ridimensionato le aspettative del suo ego, avendole valutate eccessive rispetto ad una sola persona appartenente ad un “eterno” erroneamente percepito come troppo piccolo. E si è impegnato grandemente per portare alla luce questo semplice “eterno”.

Firmato: Daniel M. Wolf

ALTRE CITAZIONI DALLA SUA CONFERENZA SULLA REALTÀ, IL MATERIALISMO E LA TANGIBILITÀ DELL’Universo QUANTICO.

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“E dunque abbiamo ottenuto conquiste pseudo-moderne, ma la singolarità non-intuitiva avrebbe dimostrato - alla luce delle revisioni scientifiche - che la meccanica quantistica in passato sia stata giudicata in qualche modo imperfetta e inconcludente. Potrebbe non essere vero, perché la teoria quantistica non è imperfetta, lacunosa o incompleta. Il mondo quantico non ha più bisogno di essere viziato da dubbi e da incertezze interiori.

“Un fondamento della meccanica quantistica è lo stato di sovrapposizione, ovvero il principio degli stati di sovrapposizione di cui ho parlato nella mia ultima conferenza nella serie sulla realtà dei mondi quantici. Fondamentalmente, assomiglia al principio de “il gatto sotto il cappello”. Il gatto, quando è sotto il cappello, è in uno “stato di sovrapposizione”. Questi stati possono coincidere in situazioni sub-atomiche, dove sembra che la logica si disintegri. Eppure, le leggi della meccanica quantistica ancora coprono l’apparente assenza di logica, e le cosiddette ‘sovrapposizioni’. Quindi, dal punto di vista fisico, le funzioni consentono di formare, o di creare, un nuovo stato che sconfina ‘legalmente’ e si sovrappone a tutti gli stati precedentemente formati.

“Innanzitutto, non ritengo sarebbe troppo dannoso avere una comprensione di base dello stato dei quanti in sé”.

Oh, mio bambino di luce… e tu, adorata e amata moglie mia, voi, custodi della mia limitata, fragile, esile, immateriale, minuscola, fredda mortalità che è ora l’insieme della mia vita.

Una nota per il mio Sé: resta in attesa, dello sberleffo, cioè che qualcuno possa lamentarsi perché la prima ripresa, come l’altra volta, non era buona; un errore a cui ho posto rimedio nella seconda. Altra nota personale: vorrei che Daniel fosse qui. Mio caro Dio, con o senza il Tuo aiuto - e per favore scusami se appaio un po’ sfrontato - mai mi mostrerei anche minimamente irrispettoso - ma se possibile con il tuo meraviglioso e amorevole aiuto, ti prego, rafforza il cuore e allevia il dolore del mio amato figlio, mio bambino-di-luce, conducilo, sin dal momento del concepimento, verso le stelle. Ti prego, assisti Danny nelle scelte dettate dal suo libero arbitrio e con ciò che egli sceglie di fare con la miriade dei suoi brillanti talenti; se solo lontanamente conosco il Tuo volere, allora, ti prego, amatissimo Signore, amatissimo Padre dell’ETERNO, fa che mio figlio sia in grado di crescere e diffondere il Tuo volere. Amo questo mio giovane figliolo più della mia vita, e questo è un assoluto. Esistenza in nessun luogo, la

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mia inadeguatezza riflessa dallo specchio del vuoto, vivere nella deprivazione, vani sogni senza vita (che regrediscono in bianco e nero), nessuno a cui poter far giungere il mio cuore - il mio cuore selvaggiamente squarciato dal mio petto, immensamente addolorato, marcio, profanato e contaminato.

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Volume Due

Andare via

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Capitolo Uno

Note, Citazioni, Divertenti e

Grotteschi Piacerie

Scritti di un Uomo che Ha SubitoUn Colpo al Cuore e Soffre Terribilmente

ovveroUn po’ più che Curioso sui Diversi

Modi di Amareovvero

Il mio Momento Arriverà (Non Diverrà)ovvero

Dice di Essere un Ragazzo Arcobaleno

E una voce mi dice - ero, credo, nell’ospedale in Svizzera - di conoscere mio figlio Danny e mia moglie Sarah, lo ringrazio per la visita e gli chiedo se può - ne intravedo appena il viso - andarmi a prendere un altro bicchiere d’acqua, ma mi risponde di no perché l’infermiera di turno, all’angolo della stanza, specifica che posso solo bere da bicchieri di carta e che è lei a dovermi dare l’acqua… per non bagnarmi. Tutto sommato, mi ucciderei di nuovo. Ti tagli le vene dei polsi e ti assopisci e spiri dolcemente, ma sommerso nel sangue. C’è troppa eco. Eliminala dall’audio del computer. Eliminati, fallo, considerato che hai spento le vite di due persone e di un bambino non ancora nato.

E poi in Germania la scena si ripete, come un altro “take” sul set di un film in presa diretta, con enormi riflettori ad arco e microfoni e un ometto, o ragazzo, un “capo attrezzista” come egli si definisce, che si occupa della scenografia, poi c’è il suggeritore, con le sue battute luminose; e mi va una tazza di te caldo? Il pianeta ruota ed io sono nel contempo in molti luoghi diversi e la memoria è tutto.

Lui è così felice e ride anche dei classici nonsense, le assurdità di giusto e sbagliato, conservatore e no. E la gente chiacchiera: “Non ha vissuto secondo le usanze locali, vero?”, oppure “Lo sai, dicono che cammini sull’acqua” e ancora “Si crogiola nell’autocommiserazione. Che Dio lo aiuti!”

Ma Dio osserva e attende…

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Charley mi trova annaspante nel mio gorgo di dolore, ogni istante a piangermi addosso, spesso ubriaco e singhiozzante bocconi amari, che si traducono in vomito in quantità industriale. Prova a confortarmi mentre io, deciso, dichiaro: “Che nessuno di noi si faccia un’idea sbagliata”.

E lui, altrettanto convinto: “Su di noi? Non possiamo essere amanti, ma mi puoi voler bene come amico. Spero - anzi - prego che lo diventeremo. Ti va di essere solo amici?” E, nello stesso tempo, i suoi pensieri appaiono scritti come parole nella mia mente: “E perché continui a dire e a pensare niente sesso, mentre in realtà non esiste e anch’io non voglio che accada mai?”

“Posso accettare l’affetto di un amico, ma non oltre”, gli dico. “Il mio modo di essere non lo contempla. Quello che vorresti è diventare come mio figlio, che hai conosciuto e sai quanto ci amavamo. Questo forse sarebbe possibile. Ma non puoi sostituirti a Sarah”.

Rispose con un’ombra di tristezza, o una punta di dolore: “Lo so, lo so”. E poi, dopo una pausa, io ribadii “Lo so”. E da mente a mente: “Essere capaci di parlare di tutto, non costituisce un problema; questo è il nocciolo di quello che conta”.

“Non ti ricordi per niente di me, vero?” chiede Charley, senza pretendere una risposta. “Un giorno ci rivedremo come se non ci fossimo mai incontrati prima. Eravamo amici, Daniel ed io; ero il ragazzo con l’apparecchio ai denti, ma non mi hai visto quando lo portavo e lo spazio fra i miei incisivi è sparito. Danny era il mio migliore amico, come tale gli volevo bene e anche a tua moglie Sarah. Non ti ricordi e quindi ci frequenteremo come se non ci fossimo mai conosciuti. È ovvio che non vuoi -”

“Si può sapere di che diavolo parli?” chiedo.

INSERTO, SPECIALE: l’uomo-bambino con occhi bio-luminescenti azzurro smeraldo:

INSERTO, SPECIALE: (ancora e non meno): l’amore di Charley per il bambino stellare, ovvero gli speciali gruppi di parole color azzurro smeraldo scanalato. (Un assortimento di caratteristiche comportamentali umane, dall’insulso, inetto, assurdo e cocciuto, al raggiante e sfavillante, era lo spirito e l’essere dagli struggenti colori arcobaleno di nome Charley, con animo azzurro smeraldo e fusione multicolore, barcollante sul torrente di ghiaccio verde… minuscola anima più alta delle altre che si accorse di lui e non sapeva come comprendere, come realmente vedere il piccolo spirito assiso alla destra

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di Dio, ma aveva l’umiltà di dimenticare la sua posizione e mettere a fuoco la sua fragile bellezza su coloro che poteva espandere quasi alla perfezione. Lui era la macchina dispensatrice e io l’uomo urlante, match impari. Lui dava, io gridavo.Charley era il riflesso di un diamante al raggio di sole di una fredda montagna innevata e nel suo spirito lui dimorava sulla cima più alta e più vicina al cielo azzurro verde. Era il bambino del cielo ed io il bambino delle stelle. E lui era fragile e tanto fragile ero anch’io. Dobbiamo tenere le finestre aperte, senza saltare di sotto. Lui era il secondo Bambino di Luce. (Ricordi il primo? Io sì). Oppure, confondevo Charley con Danny? Oppure sono ancora sotto shock?Come può una persona così brillante sminuirsi? Dominante, al centro di una sala piena di persone eccitate; dominante con i suoi magici colori, in costante flusso cangiante, che fluivano uno nell’altro eppure separati quel tanto da apparire simili allo sfumare cromatico dell’arcobaleno.

Mi chiedevo… Quando finirà?(Il mio desiderio era vivere con un compagno-bambino stellare. No, io

volevo riavere una famiglia).Tu volevi? Ecco il punto: No, il punto è un altro! Prendere la giusta direzione,

ma senza cercare risposte da verità in svendita, perdendo il quadro universale, e lasciando aperto l’ombrello della scienza come un muro di contenimento, giustificando così le menti ottenebrate. Visione azzerata. Nessuna apertura che consenta di entrare, o alla stessa maniera, di emergerne. Benvenuti nei secoli bui del Medioevo Scientifico Illuminato e Ispirato. Benvenuti nel passato che pensiamo sia il presente e nel futuro che è oggi.

Benvenuti nel Nuovo Ordine Mondiale. Saluti da quelle merde meglio note come “scienziati”. In realtà (cosa diavolo è la realtà?), benvenuti nel Nuovo Disordine Mondiale. Benvenuti nel Nuovo Mondo del caos strutturato e del riduzionismo. Impossibile trovarvi o coglierne una visione universale, impossibile discernere, o apprendere, o realizzare, o percepire, o immaginare o abbracciare. Benvenuti nel mondo delle delizie.

Benvenuti al “nuovo” Satori, alla nuova Illuminazione. Benvenuti!

INSERTO, SPECIALE, dal Libro degli Inserti: Il vero Amore nella “Formula dell’Amore”. (Per i lettori disattenti, la Formula dell’Amore è la seguente: calcola quante volte al giorno pensi al tuo amato, paragonalo a quante volte pensi al tuo “stesso Sé” (due parole, la

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seconda più importante) e se il risultato è a favore dell’Amato, allora è amore (o AMORE). La straordinaria qualità della Formula dell’Amore è che vi si possono connettere molti altri elementi significativi. Farò degli esempi nel corso della Trilogia. A volte, non si vorrebbe mai uscire da un’esperienza estatica, eppure è assolutamente umano voler impacchettare le cose e chiuderle con lo spago. (La famosa Teoria delle Stringhe?)10

“No, sono gli ultimi ritocchi”.“Oh. Grazie”.

I bambini del pianeta Terra saltano e danzano, nudi, attraverso i fuochi dell’inferno che il genere umano si è impegnato a creare, per se stesso e per la sua progenie, per ora e per tutto quello che è da venire. La madre piange. La madre sanguina. Questo fa parte del messaggio dei Crop Circles che appaiono ovunque nel pianeta. E il messaggio continua (come anche il “ritmo”)… continua e continua… e le morti e i massacri…Dio! Va ammirata la straordinaria coerenza dell’umanità!

INSERTO, SPECIALE: Nei miei studi neurologici, ho scoperto una nuova patologia. La definisco “Neurorectumitis” e per questa malattia particolare ho la seguente diagnosi: la Neurorectumitis è un’infezione (di probabile origine virale) che provoca l’infiammazione dei nervi che connettono l’ano ai fasci del nervo spinale, fino al cervello, provocando quindi una visione sfigata della vita. I neuropeptici e le endorfine non sono efficaci, in quanto la suddetta malattia è progressiva e sfocia in una “patologia cronica”. La sola cura è la morte e se esistesse nell’uomo la capacità di ragionare anche dopo la morte, la morte stessa non garantirebbe la guarigione da tale patologia, o dal processo degenerativo, o da quei processi di cui ho avuto riscontri clinici. (La vita è dolore; chiunque dica il contrario tenta di vendervi qualcosa).Successivi aggiornamenti appariranno sotto forma di INSERTI, SPECIALI e faranno parte di una nuova “bibbia” chiamata IL LIBRO DEGLI INSERTI. L’intervento è di costo elevatissimo. La

10 Unification String Theory: teoria ideata da Michael Wolf, secondo la quale l’energia positiva di un pianeta si riflette sugli altri pianeti, come se tutto l’Universo fosse interdipendente e “allacciato” da una stringa.

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peggiore invenzione è stata il linguaggio. La seconda le parole. Basta una parola.

E così il lavoro più noioso continua…11

Michael è di nuovo in “Trip Temporale”. TUTTO QUESTO DA FONTI QUASI-STELLARI? (non dovrebbe essere un “Periodo”?) “Debole in realtà sono io” disse l’uomo che uomo non era. Scollegato. Alienato, per così dire. Un autentico Forestiero.

“Posso fare qualcosa per te?”“Do solo un’occhiata”“Cosa stai cercando?”“Un Crop Circle incompleto. Un cerchio nel grano, o nel frumento, che

deve ancora chiudersi; una verità è solo una bugia ancora da rivelare”.“Suppongo, allora, di non poterti aiutare”.“Allora? Oppure ora? No, non vedo proprio come tu possa aiutarmi”.“Se solo ci avessi capito qualcosa”.“Ne sarei felice per te”.“Se vuoi, possiamo giocare insieme”.“No. Questi non sono giochi”.“Starà bene. Non ti preoccupare per lui; è carino da parte tua, ma non ti

preoccupare. E come ti chiami?” Sembrava a dir poco strano parlare con e di me stesso in terza persona singolare. Ma io ero un uomo singolare.

Ed ero l’uomo che gridava. E stavo facendo… un viaggio psichedelico.“Permettimi di essere chiaro, come un brodino leggero. Lui si chiama…

io mi chiamo… Michael… e lui… io starò bene. Grazie per l’interessamento. Non pensavo che la gente si preoccupasse più per gli altri. Dunque, il suo… il mio nome è - anche se non dovrebbe esserlo - Michael”.

“Perché non ti dovresti chiamare Michael?”“Non posso essere all’altezza del suo significato in Ebraico. Tu come ti

chiami?” (Come se non lo sapessi, perché il suo volto era entrato nei miei sogni e sapevo perfettamente con chi stavo parlando).

“Io sono Charley. Ci conosciamo, ma non credo che ti ricordi di me.

11 DAL LIBRO DEGLI INSERTI:Talpe e Trolls, Talpe e Trolls.La vita reale si assapora acquisendola. Quando un Sogno diventa Carne, Problemi dietro l’angolo.Nelle prigioni tedesche, durante la Seconda Guerra Mondiale, i GI’s, i nostri ragazzi, face-vano la doccia con l’acqua.

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Disturbo se sto qui e parliamo un po’, Michael?”Non mi ero ancora ripreso al punto di far caso a quel suo stare “stare un po’

insieme”; anche se la mia vista era ancora annebbiata, l’avevo riconosciuto dai film. Era diverso da uno dei suoi tipici ruoli da adolescente, sembrava meno sicuro di sé e in qualche modo meno felice. Forse dipendeva dal fatto che si era fatto più maturo e asciutto, eppure qualcosa non quadrava.

“Perché? Non sono mica importante per la tua carriera”. Mentii. (Oh, che cosa sgradevole da dire. A volte, quando intuivo che qualcuno si stava prendendo una licenza di troppo, attaccavo per primo, con crudezza e duramente). Sapevo che era un attore, con un padre famoso. Doveva essersi accorto che lo avevo riconosciuto. Eppure di me sapeva poco e niente, pensai, ero a mio agio e in acque tranquille. Almeno speravo. Lo fissai. Aveva occhi di uno strano blu smeraldo, o azzurro-cristallino se sotto altra luce e da un’altra angolatura. Dissi: “Sono solo un povero invalido che a quarantatre anni vive con il sussidio dell’assistenza sociale e che cerca di dare il suo umile e ultimo contributo per aiutare i bambini ad affrontare un futuro incerto in un mondo in pericolo, per i bambini e… mi dispiace, non sono certo gli argomenti adatti incontrando per la prima volta una persona a un party di Desia”. Ormai c’ero, dovevo proseguire la filippica.

Mi guardava, come mi stesse scrutando dentro. “Mi preoccupa infinitamente la distruzione di questo pianeta per mano dell’uomo, una distruzione cieca, eppure questi stessi uomini e donne, però nelle donne c’è molta più lealtà… queste stesse persone che mettono al mondo nuovi bambini ogni giorno, sicuramente sanno che i loro figli nasceranno in una Terra destinata ad Estinguersi”.

Feci una pausa, solo perché Charley sembrava sotto trance ipnotica (era marijuana? Quando mi capitava, l’effetto che mi faceva l’erba era o che parlavo all’impazzata o che farfugliavo emerite idiozie. Magari aveva fumato anche lui?)

Continuava a guardarmi, in silenzio.“Com’è possibile fare un figlio in un mondo come questo? Per vederlo

soffrire? Dio! La capacità umana di credere alle proprie bugie è immensa! Conoscere l’eternità, è il compito. In questo momento e luogo dardi cosmici mi trafiggono. Voglio solo andare a casa. Devo telefonare a casa. Chiamare casa. Chiamare la mia famiglia e andare a casa, andare a casa, ripeterlo tanto da riuscire a farlo per davvero. Pensare e ripensare e pensare di diventare e ancora diventare e poi di essere. Dannazione! Stavo per riuscirci, in quel momento”.

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Le mie parole avevano quasi paralizzato Charley. “Quello che stai dicendo è meraviglioso”.

Non gli diedi tempo: “Meraviglioso? Neppure per idea! Le mie parole incespicano sulla lingua come gli sputi! O meglio la saliva! Grazie per la tua gentilezza, ma devo farla finita prima possibile con questo nonsense e dare un’occhiata dietro le quinte”.

“Voglio sentire di più. Per favore. Sei Michael, vero? Ti ho incontrato una volta e ti ho chiamato Dottore. Sorrideva, le labbra socchiuse, occhi appena dilatati, realmente, profondamente interessati. Chiunque sia mai venuto a patti con la propria anima dovrebbe sapere che Charley era in totale concentrazione e ciò che manifestava era una minima parte di quello che desiderava e non riusciva mai a realizzare, perché era uno spirito insaziabile, pur avendo il dono dell’umiltà e dell’assoluta genuinità. Ed era unico.

Per un istante fui quasi inebetito da tanto armoniche semplicità e complessità, sembrava impossibile, ma non avevo mai incontrato prima quel Charley. Trovare un Charley nell’arco di una vita, quando si cerca ciò che è più solare è assai raro. Una razza a parte, non di questo pianeta.

“Sei Michael, vero?” chiese di nuovo. I lineamenti di Charley erano sin troppo fini per un uomo e il suo viso soffuso da un’aura di virilità tenera e fragile sarebbe bastato uno sguardo truce per ridurlo in pezzi nell’ETERNO. Queste sue peculiarità lo rendevano ideale per interpretare personaggi sofferti e indifesi e sapevo, quindi, di dover fare attenzione a non ferirlo. Dovevo impormelo come regola morale. Anche di più.

“Sì” dissi, con la massima delicatezza. “Sono Michael”.“Non ho mai incontrato nessuno come te”. Aveva una spiccata inflessione

inglese. Gli occhi di un verde acceso, difficilmente descrivibile, “bio-fluorescente” come di una lucciola appena mutata e unito al flash di una lampada al quarzo. Di una cosa ero certo: i suoi occhi esprimevano passione.

Il volto era solcato da bagliori che increspavano i lunghi capelli, biondo-castani, come mi veniva bene descrivere sotto l’effetto della marijuana.

Comunque, mi stavo riprendendo. “Perdonami, Charley, ma sono in uno svantaggio inaccettabile. Sarei piuttosto sballato”.

Inclinava la testa di qua e di là come per parlare alla mia anima e, nel contempo, mi ricordava la curiosità di un cucciolo di cane che tenta di capire quel buffo tono di voce del suo padrone. “Si vede che sei fatto, Michael. E sono anch’io un po’ cotto, ma nell’interesse che mi susciti, per come sei o come appari. E forse è colpa dell’alcool. Non ti offendere, ma dimmi solo se sei vero, oppure se incarni il sogno che continuo ad avere da diverso tempo.

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Te lo giuro; ti ho sognato tante volte. Mi addormento quasi ogni notte con il pensiero di fare lo stesso sogno. E dentro ci sei sempre tu”.

Volevo chiedergli se aveva fumato anche lui, ma era il momento di sganciarsi dal bel giovanotto, perché non ero intenzionato ad avere rapporti omosessuali, soprattutto con un uomo dall’animo delicato come quello che avevo davanti. Sarà stato il mio ego, ma sembrava che Charley avesse una venerazione per me. Era immobile, sul punto di dire qualcosa, qualcosa che pensai di non volere sentire, ma in cuor mio non aspettavo altro.

Volevo sparire da lui prima possibile, ma senza ferirlo e lo feci facilmente. “Mi devi scusare. Vado a prendere del ghiaccio per il mio drink e a salutare la nostra padrona di casa. Desia è ammaliante stasera, non credi?”

Non era una domanda che esigeva risposta. Lentamente, molto lentamente mi voltai e presi ad allontanarmi. Come un artificiere che cautamente si distanzia da un ordigno non disinnescato.

Charley mi seguiva a pochi passi, poi si voltò e mi si accostò in modo da impedirmi qualunque via di fuga. “Perché ti allontani da me? Non ti farò del male, Michael, non posso farlo alle persone che mi attraggono. Non mi fraintendere, mi riferisco alla tua personalità. Ti prego, non pensare male di me o che sto cercando - come si dice - di “rimorchiarti”.

Ebbi l’impressione si fosse accorto che per lui si era messa male, sebbene potesse aver intuito un mio qualche interesse, avrei potuto interpretare il suo approccio come sessuale; rimuovemmo entrambi tale sua percezione.

“Ti avevo già incontrato prima di stasera. Sei stato a lungo nella mia mente e quando ho visto il tuo viso, i tuoi occhi, sapevo di conoscerti, di averti incontrato una volta e visto molte volte - davvero - ti ho sognato per tutta la mia vita. Ti conoscevo e come per magia, abracadabra! Ti ho trovato! Sai, mai avevo pensato che sarebbe successo. Di vedere questo sogno magicamente concretizzarsi, nella forma di un uomo reale. Non è un dejà vu; non è un meccanismo psicologico. È magico. Ne sono convinto. È magico!

“Ti conosco”, continuò “So di conoscerti. Da tanto tempo. E quando mi hai detto il tuo nome e ho visto il tuo volto, soprattutto i tuoi occhi, è tutto combaciato come un enorme puzzle. Oh, mio Dio, Michael, da dove vieni realmente? Avrò mai la possibilità di incontrarti di nuovo? Sul serio, ti prego, devi credermi. Ho aspettato tanto. Pensavo fosse un sogno irrealizzabile…”

“Ah no? Le persone sensibili come te possono ferire un altro carattere suscettibile come il mio. Adesso cerca di scusarmi” dissi il più delicatamente possibile date le circostanze e mi dileguai, mischiandomi alla folla degli invitati, senza (pur volendolo) voltarmi indietro. Mi avvicinai alla sempre affabile Desia.

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“Desia, come stai?”“Benissimo, Michael. Vedo che ti ha trovato”, disse ed era raggiante,

cercando di individuarlo fra gli ospiti, dato che Charley non arrivava a un metro e settanta. Durante quella conversazione surreale mi era sembrato molto più alto.

“Non è un tipo stupendo?” e prima ancora che rispondessi aggiunse: “Ti ho invitato perché ti aveva descritto nei minimi dettagli, tanto precisamente che non potevi essere altri che tu! L’avresti incontrato a Londra se fossi venuto a una delle mie feste. È magico, mistico. E semplicemente fantastico. Non voglio riportarti al passato, ma ti aveva incontrato una volta e poi in ospedale, diversi anni fa ormai. Ha un viso che potrebbe mandare in frantumi uno specchio!”

“O spezzare un cuore”, mormorai. E dentro di me cercai di mettere alla prova la mia corazza contro l’invadenza umana. Persino quella di un altro figlio-stellare.

“Che hai detto?” chiese Desia.“Lo sai che non sono dell’altra sponda!” Non potevo nascondere una strana

collera, lontana, difficile da inquadrare e indecifrabile se fosse vera rabbia o solo timore di quel ragazzo, qualunque cosa rappresentasse, ma lui surclassava tutta quella “bella gente” come se l’innocenza risaltasse da ogni parte del suo essere, ma per lo più dal viso perfetto. Meravigliosamente perfetto.

“Desia, spero che non sia gay”, dissi. “Io non sono omosessuale. Ho perso Sarah e Danny e trovo rivoltante la sola idea di fare sesso con un uomo!”

Desia era una donna alta, elegante, colta e raffinata (una donna di mondo; odio i cliché e le trite banalità), ma era un eloquente esempio di signora agiata e appassionata d’arte, che viveva di ricevimenti di beneficenza e organizzava incontri per raccogliere denaro destinato a una fondazione, cosa allora di moda. Le sue intenzioni erano del tutto filantropiche.

Mi era però sfuggito quanto le piacesse mettere le persone insieme e sembrava intenzionata ad associarmi a quel Charley straordinariamente gentile di aspetto e di animo. Mi auguravo che deviasse la sua attenzione verso qualcos’altro e che lei, almeno per il momento, dimenticasse il suo ruolo da “Hello Dolly”. A Desia, ovviamente, piaceva moltissimo e voleva, quanto meno, che diventassimo amici. Che non ci fossero altri coinvolgimenti ero io a sperarlo.

Volevo chiarezza. “Desia, forse potrebbe esserci una chance di amicizia. (La corazza cominciava a sollevarsi). Ma se volesse di più? Cosa significa? Significa che forse sono prevenuto, ma ho l’impressione che mi abbia fatto delle pesanti avances!”

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“Non credo fossero delle avances, come pensi tu, ma cosa vorrebbe di più?” chiese ed io lo fraintesi per quel tipo di ottusità, o stordimento, che a volte caratterizzavano lei e la mia amica Kaywin, che conosceva Charley e neppure lei riusciva a toglierselo dalla testa.

“Il problema è che ti entra dentro, Michael”, Desia stavolta si espresse con una chiarezza cristallina, piuttosto insolita per lei. “Vedi, se uno come te lo lascia fare, non ti mollerà mai a meno che tu, con la massima determinazione e freddezza non lo allontani dalla tua mente, la tua anima, da tutti i tuoi terminali fisici. Insomma dovresti tracciare una linea di demarcazione netta e poi magari potreste anche abbracciarvi, ma niente sesso e con lui dovrai chiarire che a te non interessa il sesso con un uomo e a quel punto vedrai che capirà…”.

La bloccai. “Maledizione! Cosa stai cercando di dirmi?” Cominciavo a sentirmi seriamente a disagio. “Questa è un’ennesima tua lezione di preveggenza?”

“Va bene, Michael. Sarò schietta. Con Charley, hai a che fare con una persona straordinaria, quasi angelica. È poco più di un ragazzo a confronto tuo, vecchio trombone e guai se mi interrompi. Semplicemente, dammi retta. Charley in te vede qualcosa, come del resto tutti noi, di molto particolare e straordinario. Ormai dovresti sapere che sono dotata di poteri psichici e che nel jet set mi adorano.

“Non riesci a capire che, quando sei venuto al mio ultimo party dietro l’interesse di diversi attori e attrici e di altre persone, c’era sempre un fine sessuale? Sei duro di comprendonio. Solo dopo che ti ho dato delle dritte sul sesso hai cercato di cavarti d’impaccio svignandotela. E ti ricordi che Charley è sbucato dal nulla proprio quando eri pronto per una delle tue memorabili fughe?”

“Sì, certo. Non passa inosservato, cattura gli sguardi”.Per me era stato un momento indimenticabile e la sua immagine non

lasciava mai la mia mente, neppure quando cercavo di meditare. Non mi focalizzo mai su un qualcosa mentre medito, cosa che faccio da tanto tempo e nel modo giusto, riuscendo bene a mantenere il controllo. Quella notte, invece, Charley mi stava bruciando dentro, nell’anima. Alla fine ho detto: “Desia, se chiudo gli occhi, mi appare il suo dannato volto. O quello di mio figlio. Si somigliano ed erano grandi amici”.

“Michael, capisco quanto è difficile per te”, disse quasi con distacco e Desia raramente si esprimeva senza emotività.

“Cosa devo fare? Sta abbattendo - una alla volta - tutte le mie mura così attentamente difese”.

“Caro Michael. Non preoccuparti di una relazione di tipo sessuale. Tu

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non la vuoi e lui lo capirà, perché penso che neppure lui la desideri. Ma non lo respingere… non negargli il sentimento dell’amicizia. Consolidalo e poi cerca di determinare la tua posizione morale ed etica. Credimi, tesoro, a Charley fare sesso con te non interessa. Persino “le prime luci dell’alba” - come le hai magistralmente definite - con lui sono sicure. È troppo angelico. Ed eterosessuale come te. Apri gli occhi e non fissarti. Non ti accorgi di tutta l’attenzione che gli riservano sia le donne sia gli uomini? E soprattutto, tutte persone famose”.

“Suo padre è famoso”, precisai timidamente.“Sono in tanti qui ad avere genitori famosi. Ti inalberi perché ti senti

debole e so che a prescindere da ciò che il termine in sé evoca nella tua testa, il “sesso” con un ragazzo è un concetto per te inaccettabile. È chiaro, Michael. Ma lui offre molto di più rispetto ai soliti squallidi scenari delle storie di sesso. Ti sta offrendo amicizia leale, per farne tesoro. Di te abbiamo parlato spesso e a lungo. Ti ricordi quando ti ha incontrato alla mia ultima festa?”. Si aprì in un raggiante sorriso. “Beh, ti conosce da molto più tempo di quanto tu possa pensare!”.

Ero sul punto, grazie a Dio, di avere un collasso. La testa faceva l’ottovolante per le troppe coppe di champagne. “Desia, sto per sentirmi male, sto per svenire, sto per…” E d’un tratto spuntò in me quella sensazione che mi avvisava che me ne andavo altrove… si spensero le luci ed io mi spensi con loro. Una parte del mio cervello però non lo sapeva.

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Capitolo Due

(Come disse Charley, “Finalmente”.)

Lo Scemo Portato in Una delleSuite della Gentile Signora

ovveroIl Cuore di un Mammut e Uno che Non Potrebbe

Vivere senza il suo Tuttoovvero

Cullando il Radiante Essere Angelico

INSERTO, SPECIALE: Sì! Tagliatemi con un foglio di carta e versateci su del succo di limone.C’era un tempo in cui credevo nell’amore, o un tempo in cui credevo e uno strale blu trafisse il mio cuore. E il mio cuore si smembrò in tanti pezzi. Ma io sopravvissi, feci una buca nel mio giardino e ci sotterrai lo strale blu, da non dissotterrare mai. Mai! Il sogno finì con una luce fioca che iniziava a filtrare nella stanza e sul letto. E io pensai che era come sempre, dalla morte di mia moglie e di mio figlio mi svegliavo ogni mattina avvinghiato al cuscino.

Quel giorno, quando aprii gli occhi, ero stretto a Charley. Non era affatto il cuscino. Stavo stringendo il figlio del sogno ed ero terribilmente a disagio.

Se dopo la morte di Sarah e Danny avevo avuto difficoltà a prendermi cura di un’altra persona, com’era possibile che ora un giovane essere umano dormisse beato nelle mie fottute braccia? Sembrava nel mondo dei sogni, ma non mi riusciva di accettare quello che stava accadendo. Si svegliò e, consciamente non ne so la ragione, baciai d’istinto i suoi occhi aperti, salati di pianto. No, ora ricordo, erano le lacrime di mio figlio che asciugavo baciandolo quando faceva brutti sogni.

Questo non è mio figlio.“Mi hai svegliato dal mio incubo”. Non era spaventato. Sembrava

incredibilmente felice e in pace e rise di un sorriso stupendo, pieno della beatitudine che il bambino che si era perduto mostra quando ritrova la sua casa e si getta in braccio ai suoi genitori. O il bambino che amava più di se stesso - questo vedevo. Speravo di non avere l’alito cattivo. Da molti anni non

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dormivo più con nessuno: sempre solo con il mio cuscino, con il mio amato dolce cuscino, che non parla con me e non mi risponde neppure. Con l’angolo del lenzuolo asciugai le ultime lacrime che gli rigavano le guance.

Spalancò gli occhi azzurro-verdi o verdi-azzurro, “Vuoi sapere come era il mio incubo?”

“Preferirei alzarmi. Non sono abituato a dormire con qualcuno”.“Lo so. Me l’hai detto. Solo con il tuo consunto cuscino. E non sei gay; devo

prenderne nota”. Rise: “E per te non rappresento una minaccia. Sessualmente non mi dici niente. Ma ho una domanda. Che c’è di male se amo il padre del mio migliore amico che non c’è più?”

Cercai di non scompormi. Lui si mosse appena e sembrò calzare a pennello tra le mie braccia… meglio del cuscino. Era stupefacente come il suo corpo si plasmasse nel mio. “Cosa è successo, sono svenuto?”

“Più o meno, mi hai permesso di dormire con te, purché non ci provassi. Ti sei comportato come un monaco. Mi hai definito ragazzo arcobaleno e mi hai detto tante cose bellissime, su cosa erano per te l’amicizia e l’amore, che la nostra era amicizia e di come temevi di ferirmi e che mi volevi bene e non volevi fare niente che potesse…

“Wow! Allora non ero svenuto”. Ed ero veramente imbarazzato.“No, Michael. Mi parlavi dal profondo, non dalle mura dietro le quali le

persone si nascondono per evitare di coinvolgersi emotivamente. Tu eri libero, Michael. Tu eri il sognatore e il figlio delle stelle e dicevi che dovevi lasciare il pianeta, questo pianeta e che lavoravi per il governo. Dio, hai detto moltissimo! Hai detto che stavi scrivendo una trilogia, chiamata The Catchers of Heaven, ma ormai è tanto che so della Trilogia e che volevi che io la leggessi. Come conversatore, hai dato il massimo”.

“Mi dispiace”.I suoi occhi si accesero come fari di scena alla massima potenza sul set di

un film. “Oh, no. Non devi dispiacerti. Ti sei addormentato troppo presto. Avrei

potuto ascoltarti ancora per ore”.“Ho paura di aver parlato per ore”.Sorrise e i suoi denti erano perfetti e bianchi splendenti. L’apparecchio - lo

sapevo - aveva funzionato. Scosse la testa. Nessuno avrebbe mai potuto recitare la parte di Charley in un film, se non lui stesso. Come personaggio, sarebbe stato adatto solo per un attore navigato e vicino alla perfezione.

“Sei andato avanti per un’ora e sette minuti. Per me potevi farlo anche tutta la notte. Michael, sei bravissimo a parlare!” Rise e i suoi capelli ondeggiavano

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al ritmo dei suoi sorrisi. “Ci sai fare, sei un incantatore, Michael. Un diavolo tentatore!”

“E ti avrei raccontato la storia di tutta la mia vita solo in un’ora? Probabilmente era la prima puntata”.

“Allora aspetto le altre puntate, comunque ti ho cronometrato: un’ora e sette minuti esatti”.

“Scusa Charley, fammi alzare. Devo andare in bagno. Siamo in una delle suite per gli ospiti di Desia? Ho un vago ricordo di qualcuno che mi ci ha accompagnato. Chissà se ha ordito tutto lei”. Mi alzai, ero ancora vestito e mi diressi verso il bagno, mentre lui rideva della mia ultima battuta.

Chiusi la porta a chiave. Doveva aver sentito lo scatto della serratura e urlò “Hey, mica volevo entrare! Tua moglie veniva a disturbarti mentre eri in bagno? Oh mio Dio, scusa, scusami tanto!”

Uscii di corsa dal bagno e lui era in piedi accanto al letto, singhiozzava. Mi avvicinai e lo abbracciai forte. “Charley, è passato del tempo, dai, non piangere. È solo colpa mia. Forse, da sballato sono più bravo a capire quanto è grande la tua fragilità”.

“Non sono poi così fragile”, mi interruppe piangendo e continuai a tenerlo stretto a me. Forse, non smetteva perché voleva il mio abbraccio, anche se, forse, mi stavo dando troppa importanza, ma alla fine si calmò e mi sussurrò all’orecchio: “Sono pazzo di te. Ti sembrano parole da checca? O meglio, da gay?”

“Dio, Charley. No, non suona come il discorso di un gay. Dove diamine hai preso quella brutta parola?”

“Non lo so. Mi è venuta spontanea”.“Okay, sei pazzo di me… si può sapere in che senso?”“Oh mamma mia, Michael, ma non dovevi andare in bagno?”Charley non poteva essere omosessuale, me ne convinsi. Era troppo

maledettamente innocente, come un bambino appena nato, con sentimenti fragilissimi. In cuor mio però sperai che la sua ingenuità non lo facesse incappare in situazioni tipo “una notte e via” e rovinare in quel modo la sua freschezza. Più tardi, glielo dissi e lo misi in guardia e mi rispose che non aveva mai fatto sesso con nessuno, né donna né uomo. Era vergine. L’ultima vergine del cinema, l’ultima vergine di Hollywood, l’ultima vergine in Inghilterra. L’ultima senza alcun dubbio. In ogni caso, questo è quanto lui mi disse.

Fra le cose che mi erano rimaste impresse della notte trascorsa con Charley, un frammento di dialogo. Mi implorava di non liberarmi di lui… E mi aveva detto che avrebbe preferito morire se fossi morto io. Dio…

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Capitolo Due e Mezzo

Il Capitolo di Charley Continuaovvero

Alcune Amabili Intrusioni e Altre Meno

eMeglio Non Saltare Giù da Finestre Aperte

In ogni cuore c’è un dono e il dono è come si ama, ma devi farlo sapere alla persona che ami. Per condividerlo, devi comunicare e manifestare il tuo sentimento. L’amore nascosto non sempre può essere percepito. E, ancor prima di accorgertene, lo hai già perso. E ti ritrovi nel vuoto della disperazione. A me è accaduto troppe volte. Troppe volte.

Come avevo temuto, imparai presto che Charley era possessivo. Ovvio, l’incertezza di essere amati alimenta la gelosia. Sembrava camminasse su schegge di vetro, taglienti e pungenti. Per mitigare le sue paure c’era una sola soluzione: trascorrere la notte insieme, l’uno nelle braccia dell’altro, anche se la sua apprensione non svaniva. Spesso gli ricordavo che fra noi non ci sarebbe stata mai una relazione sessuale e questo, puntualmente, urtava la sua suscettibilità.

INSERTO, SPECIALE: Non avevo mai creduto di poter stregare qualcuno con l’amore. Per quello che ne sapevo, Charley poteva essere stato un’estesa allucinazione. Ciò nonostante, credevo di essere nel giusto. Charley non era un’illusione. E neppure una tigre in un armadio. Avevamo bisogno l’uno dell’altro, per non perdere il rispettivo equilibrio, per la propria dimensione come persona. Saremmo stati costretti, nella pinacoteca delle nostre vite, a coprire le pareti vuote e incolori con le tinte pennellate dalle paure di Charley. E stese su tele molto strane. Presto avrei scoperto cosa volevano dire le paure, le insicurezze e i tentennamenti… che aveva lui.

Divisi da un’“adeguata” distanza, non abbracciati e ancora seduti su un enorme letto, rapiti dal verde rigoglioso e lo scintillio sulle foglie (o era brina?) di una pianta, alla fine Charley disse: “Siccome sai quanto io ami abbracciarti, penso sia giusto (il suo accento inglese traspariva) chiedere cosa intendesse

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Desia quando ha detto che io occupavo un posto di rilievo rispetto alla perdita di tua moglie e di tuo figlio. Non so se ti ricordi, o se vuoi ricordare, ma io li conoscevo e, pochi giorni prima che morissero, tuo figlio mi invitò a pranzo e mentre tu eri nello studio avrei voluto sapere da Danny tutto di te, perché qualcosa di te mi aveva già colpito.

“Sono un attore e so come dissimulare i miei sentimenti, una qualità che immagino tutti possediamo, come formazione, o meno. Ma, ancora prima di averti incontrato, ti avevo sognato, non so il perché, ma eri certamente tu e sentivo il tuo viso e soprattutto i tuoi occhi magnetici sempre con me, ad ogni attimo e nei miei sogni ad occhi aperti. Tu credi alla telepatia? Dopo aver perso tua moglie e tuo figlio…”

“Bene!” Lo fermai con una battuta riuscita solo in parte: “E non li riesco ancora a trovare!”

“Oh, dai. Deve essere stato tragico (stato?), ne sono certo, ma hai voglia di parlarne… con me?”

“Mi fa ancora male”.“Immagino che sarà sempre così”, disse con un tono più grave rispetto al

timbro della sua voce. Pose le dita affusolate sulla mia spalla e il palmo della sua mano sembrò emettere un calore molto forte, come si rileva nelle mani dei guaritori.

(È una mezza verità; i Forestieri erano a conoscenza di tecniche di guarigione avanzate, ben al di là dei sogni di un medico ricercatore. Era però interessante notare che quando le persone si rendevano conto della realtà dell’esistenza degli extra-terrestri [EXTRAMONDO, o EBE] tendevano a categorizzarli come una sola razza. In effetti ne esistevano molte, divise in due classi principali: la prima, interessata al genere U MANO; e la seconda, i TURISTI, in numero eccedente rispetto alla prima. Penso fosse naturale, considerando le abitudini dell’animale chiamato uomo).

“Ora devo proprio andare”, dissi, dato che quell’intimità si stava facendo troppo accentuata e invitante sul piano emotivo, per non dire che la mia dichiarata distanza - frutto di un condizionamento culturale - dagli omosessuali si sarebbe fatalmente ridotta all’istante spedendomi dritto all’inferno.

“Perché? Non vuoi stare qui?”“È già tardo pomeriggio! È ora che io vada.”.“Hai paura di me?”“Ho paura della mia paura”.“Perché?”“Potrei perdere il controllo”. E abbozzai un giochetto di parole:

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“Sono stato troppo a lungo alla festa!”“Ho la sensazione, Michael, che cerchi di camuffare la tristezza con

l’ironia, a volte autentica, a volte stravagante, ma non funziona mai come vorresti”.

Sembrava che mi scandagliasse nel profondo, non attraverso né in me, ma dentro. Dovevo muovermi, ma ero bloccato.

“Sei abbastanza vecchio per poterti permettere uno o due sbagli” disse e ne sorridemmo insieme, in me era sopravvenuta una sensazione di euforica tristezza e sentii ancor più forte il desiderio di andarmene, ma non sapevo come fare, senza ferirlo. Oppure, era solo l’ultimo scampolo di razionalità a farmi restare lì?

“Te ne andresti via ora, dopo tutto quello che è successo?”“Non voglio approfittare dell’ospitalità di Desia”.“La sua ospitalità è illimitata. Ha fatto di tutto perché ci incontrassimo di

nuovo”.“Lo so, Charley. Lo so. Ne sono cosciente”.“Perché non ti apri a quello che ti succede?” chiese e quei suoi occhi

avrebbero potuto incidermi come un laser chirurgico - anche se non lo fecero - toccando i terminali nervosi e provocandomi un dolore più lancinante di quello che già provavo. Era la mia disattenzione, la mia noncuranza verso i sentimenti che mi aveva dimostrato - sentimenti che potevano o essere sviliti e fraintesi tanto facilmente?

“Posso venire a casa con te?”“L’occhio di Dio ci vede”, dissi, cercando disperatamente di temporeggiare. “Vuoi dire che faremmo un peccato?” chiese.“Non vedo che peccato potrebbe essere il cosa abbiamo e non abbiamo

fatto. Come a dire perdonami, padre mio, perché ho peccato e la risposta fosse: Mettimi alla prova. Eppure, Dio guarda e aspetta…”

Rise. “Solo un attimo, mi fai vedere dove stai? Hai detto che vivi da solo”.E infatti, si inizia sempre così: “Sai, ho fatto la scelta di vivere da solo”. E

le mie parole risuonavano convincenti e per niente simpatiche.“Per favore, non ti mangio mica, prometto che non cercherò di sedurti”.La mia resistenza era ormai agli sgoccioli. “Se non c’è modo di farti

cambiare idea, va bene, ma a una sola condizione: non provarci. Se siamo d’accordo, chiamo un taxi”.

“Sei così carino con me. Desia dice che non sempre lo sei”.“E figurati. Sono certo che ha detto molto altro”.“Anche che di proposito non hai mai ferito i sentimenti di altri”.

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“Speriamo che abbia ragione. Davvero, perché non vorrei farti del male. L’ultima cosa che voglio è ferirti”.

“Insomma, non provi assolutamente niente per me?”“È che non me l’aspettavo. Tutto troppo veloce… devo capire…” annaspai

ancora nel prendere tempo. “Secondo me, qualcosa la provi, si vede da come ti comporti”.“Certo, ma non è nulla di dirompente e poi non ci capisco niente. E

soprattutto, sai già qual è il mio punto di vista sul sesso”.“È una mancanza che non mi farà del male. La mancanza di te sì”.“Come fai a saperlo?”“Ti prego solo di credermi, Michael.”Ero sempre più in tilt. “Allora se diventiamo buoni amici, non sentirai la

mia mancanza?”“Solo se siamo veri amici e se possiamo vivere insieme” disse e quella frase

emotivamente era stata un macigno. In taxi raggiungemmo il mio appartamento dove, oltre al soggiorno e

le camere da letto, c’erano il mio studio e il laboratorio. “Devo farmi una doccia”. Dissi, quasi chiedendo il permesso. “E vedo quel luccichio nei tuoi occhi. Faccio la doccia da solo. Niente sesso, amico caro. Te lo ricordi?”

“Non lo dimenticherò mai”, disse, con il sogghigno più furbo che avessi mai visto prima. Però era solo un sogghigno. Erano ancora schermaglie.

“Mentre faccio la doccia, mettiti a tuo agio e poi ti mostro la casa”. Mentre mi dirigevo verso la camera da letto grande lui si schiarì la gola usandolo come un segnale per fermarmi.

“Pensavo che tu, da scienziato, avresti creduto nella tutela ambientale. Ad esempio, il risparmio idrico?”

“Oh, sì certo! Due persone, una doccia… Vedi quel mobile bar lì?”“Sì, Michael”. Giuro che non lo vidi aprire la bocca mentre rispondeva.“Preparati un drink. Se non vuoi niente d’alcolico, c’è dell’altro, scegli tu.

Dopo ti faccio vedere la casa. Okay? E poi, bello tranquillo ti fai la doccia tu”.Nessuna risposta.“Okay? Charley?”“Sì”. E fu meno di un sussurro. Poi: “Il primo round l’hai vinto tu, ma la

guerra non è ancora finita”.Mi stava mettendo alle corde e io avevo disperato bisogno di una doccia.

“Non dobbiamo farci la guerra”.“Una guerra è necessaria a volte per far aprire gli occhi al nemico”.“Mi auguro, Charley, che qui non ci siano nemici e che si vada solo

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d’accordo”. Non aggiunse altro e ne approfittai per guadagnare la camera da letto, mi liberai dei vestiti ed entrai in doccia. Di solito sotto lo scroscio d’acqua cantavo, ma preferii evitarlo.

Una volta vestito, gli mostrai la casa e dopo gli chiesi dove abitava.“I miei genitori hanno un appartamento in città. Vuoi convincermi ad

andare da loro, oppure i tempi sono: anche io fare doccia, tu poi dire me di andare via?”

“Alla luce del giorno spesso i pensieri della notte cambiano, soprattutto se sei ubriaco e non sei immune al fascino di qualcuno”.

“Lo so”, disse senza sgretolarsi sul posto ma, improvvisamente gelido come un pezzo di ghiaccio, mi disse guardandomi dritto negli occhi: “Se non ti disturba, penso che me ne andrò dai miei. È chiaro che vuoi stare solo”.

Un’onda di onestà, ma non forte, mi investì portando via di me solo le scorie. “Non so se voglio stare solo, Charley”.

“Bene, vedi di dirmelo quando lo sai!” e si precipitò fuori dal mio appartamento. Sperai che non stesse piangendo. Perché le persone sanno che stanno per dire delle brutte cose sbagliate, ma le dicono lo stesso? Sembra banale, ma trovandomi da solo in casa, ero deluso di me stesso. Impalato, al centro di quel soggiorno appena decoroso, di botto avevo imparato che Charley - nel suo intimo sentire - aveva potere, un potere molto più grande di quanto avessi immaginato.

Rabbrividii. Avevo crampi e nausea allo stomaco, contemporaneamente. Un intero arcobaleno mi era stato donato e io lo avevo gettato via. In bagno, mi ficcai due dita in gola, senza esito. E per più di qualche secondo mi illusi che quello che era successo non fosse mai accaduto. Purtroppo, l’errore, un grosso errore, ero stato io a farlo e di nuovo, per più di qualche secondo, desiderai non avere mai conosciuto Charley. A quel punto, riuscii a vomitare. A profusione.

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Capitolo Tre

Profondo coinvolgimento con Fragili Entità Spiritualiovvero

Mi Mancavano i Miei Amati ovvero

Rimpiangendo un’Antica Passioneovvero

Nuova Passione per un Lavoro Insignificanteovvero

Nuova Passione per un Lavoro Importante ovvero

Umile o Meno, Ogni Lavoro, Se Fatto con PassioneTende il più Possibile a uno Stato di Perfezione

E DA SOLO induce a lacrime segrete…

Tendendo a uno stato di perfezione, In trance sul ghiaccio, uguale a qualcosa che si fa,con passione, ma lo hai ottenuto solo una volta,e nella ripetizione con sofferenza, non si dà luogo a differenze, di valutazione, e la passione resta quella, che è sempre stata…

Quando eravamo insieme, spesso a Sarah e a Daniel dicevo: “Dio solo sa

cosa sarei senza di voi”. E sentivo la loro mancanza con una sofferenza che subito compresi non avrei mai più provato in futuro.

(Nota: qui dovrebbero esserci delle note su Sarah e Danny, ricordarsi di cancellarle. Quanto segue non dovrebbe ancora apparire). Dio! Mi mancano

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in modo devastante! Potrei piangere per il resto del mio tempo su questo pianeta.

DA QUI PARTONO LE MIE ULTIME OSSERVAZIONIQuesto dovrebbe andare molto più avanti, in pratica mai! Però potrebbe

trovare posto nel Volume Tre. In fondo può, anzi deve andare dove vuole e per me il rischio diventa calcolato. Rischi diversi, fra loro separati e accettabili.

Continuai ad accettare gli inviti alle feste di Desia, “imbattendomi per caso” in Charley, come era logico e inevitabile accadesse.

“Possiamo parlare in privato?”“Quando vuoi”.E ci appartammo in una suite per gli ospiti, che Desia aveva riservato

per noi.“Charley, ricordi quando mi hai chiesto di dirti quando…”“Non continuare. Mi ricordo”.“Bene, penso di cominciare a sapere cosa voglio…”“È un inizio, Michael”. Mi scrutò dentro con un ardore per lui naturale…

in quel momento, ma notai un tremito di paura appena aprì bocca. Tutto in lui sembrava letargico e al rallentatore, biascicava stranamente le parole e anche i movimenti degli occhi - che ricordavo guizzanti - erano lenti, quasi stentasse a riconoscere le cose.

“Michael, ho paura. Non posso vivere come se fosse la fine del mondo”. Sembrava che Charley si stesse riprendendo da un trauma, intrappolato in un vortice, una perdita di coscienza, forse un infarto, un salto improvviso in un incubo ancora da venire, ma nel (o in un) domani, che doveva essere il suo ultimo incubo, il suo ultimo sogno bruciante. Il viso sembrava lontano, con la pelle ustionata che si esfoliava. E poi quest’immagine era svanita, tanto velocemente come mi era venuta in mente e rimasta per qualche nanosecondo, il tempo di una stella cadente. Una visione fulminea, se il termine è appropriato. Un flash, scomparso quasi prima di apparire.

“Cosa volevi dire con quella tua sparata di un attimo fa?”“Non trovo modo per spiegarlo. Non in questo momento”.“Ha una sua forza, è notevole, lo riconosco”, dissi quasi strozzandomi, ma

dissimulandolo al punto che forse non se ne era accorto, eppure la voce saltò da un tono febbrile a uno d’assideramento, quando pronunciai il suo nome e non per la prima volta.

“Charley, che volevi dire con fine del mondo?” In cuor mio, ne sapevo il significato.

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“Sono costretto a dirti che non posso vivere senza di te, ma sinceramente non riesco a capire perché le parole mi escono in questo modo”.

Presi fiato e poi: “I serpenti si nascondono negli anfratti, tu trascendi il concetto del nascondersi. Non sto facendo paragoni, ho solo trovato la parola serpente nella mia mente e l’ho messa in relazione al rintanarsi nei buchi. Tu vorresti comunicare a un altro livello, ma soffri per via dei tempi troppo stretti”. In quel momento non seppi dirgli altro, anche se, ovviamente, avrei dovuto.

La conversazione prendeva tempo, mentre per noi il tempo stava scadendo. “Il tempo umano, vale a dire quello creato dall’uomo, finisce sempre prima ancora che se ne intraveda la fine, Charley. Corrisponde in parte alla tua sensazione?”

“Sono solo parole” disse, cercando di controllarsi, ma sul punto di esplodere se avesse detto altro. Lo sentivo “tremare dentro”, mentre mi teneva stretto e riprendeva a sussurrare al mio orecchio destro: “Le parole non bastano, non rendono l’idea di ciò che provo, le mie… mie sensazioni… le mie…” e le labbra si muovevano ancora, ma il suono dei sussurri non si percepiva più. Ormai Charley era in balia di se stesso, sballottato senza un ritmo o una cadenza, cercai quindi di placare il turbamento della sua anima, quel suo precipitare nella disperazione, stringendolo ancora più forte a me.

“Sarebbe d’aiuto uscire allo scoperto e dirti che ti voglio bene e che non posso vivere senza di te?” Lo mormorai al suo orecchio sinistro e le mie labbra invasero il suo spazio con una carezza che all’istante lo fece rilassare e fremere di felicità. Non palesò alcuna eccitazione sessuale, ma solo perché sapeva che io non la volevo e la represse per evitare che lo respingessi. Finalmente, ero riuscito nell’intento. Il suo malessere - mi augurai - sarebbe svanito per sempre. Per quanto mi riguarda, tenere a freno la mia sessualità non fu problematico; ormai ero un maledetto monaco di clausura.

Inesorabilmente, il tempo non si fermava. Uno schiaffo in faccia, soprattutto a quelli che ne hanno più disperatamente bisogno. Charley aveva lasciato l’appartamento dei genitori e si era trasferito da me. Alla fine, le strategie di Desia avevano avuto la meglio. Vivevamo sotto lo stesso tetto e Charley aveva iniziato a leggere The Catchers of Heaven, manifestando un caleidoscopio di emozioni. Sembrava volersi lasciare alle spalle la negatività che albergava nel suo io più recondito e quelle ombre ormai non si traducevano più nei furiosi accessi nevrotici di prima; ci stavamo abituando a far convivere due mondi in una nuova dimensione protetta e

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sicura. Stavamo quasi diventando un’unica persona.La Trilogia monopolizzò gran parte del nostro tempo, ma gli incubi di

Charley affioravano di tanto in tanto e mi chiesi se avrebbe tratto vantaggio dal mio - ancora segreto - TRATTAMENTO PORTALE, sperimentando con lui l’espansione di coscienza e lo sviluppo di elevati poteri della mente. Ma il libro ebbe la priorità sul trattamento. Charley ne leggeva ad alta voce le parti che lo intrigavano e poi fingevamo di ubriacarci, così gli davo modo di stringersi a me e di addormentarsi, come facevo con il mio piccolo Daniel, che dormiva nelle spire della Morte.

Charley più che un figlio, era un amico che non esitava a toccarmi, abbracciarmi e baciarmi sul viso. (Almeno lo speravo, dopo tutto quello che avevamo passato). E fintanto che tenevamo a bada il sesso, ricambiavo il contatto fisico. Era il nostro tacito accordo, ne conoscevamo i termini, come ogni muscolo del nostro volto. Se lo avessimo infranto, avremmo perduto tutto e per questo ci aggrappavamo disperatamente a quello che ci era dato avere. Il nostro rapporto si consolidava e aumentava d’intensità, che mitigavamo. Avevo sempre in mente la supplica disperata di Charley di non gettarlo via.

Parlavamo sempre moltissimo. Manteneva la promessa di non provare a sedurmi (sessualmente), mentre le effusioni sul piano affettivo erano continue e trasparenti e mi facevano sentire giovane. Sul letto, nei minuti prima di cadere tra le braccia di Morfeo, mi baciava il viso, ovunque tranne le labbra, che se capitava sfiorava appena. Era una sensazione nuova e gradevole, ma nulla che mi portasse a voler essere suo amante, nell’accezione classica del termine. E mai mi passò per la testa di esprimerlo a parole.

A lui apparentemente andava bene. Le parole e le limitate effusioni e, soprattutto, l’addormentarsi tra le mie braccia - la sua felicità consisteva in questo.

Solo in un paio di occasioni è successo di addormentarci abbracciati, vestigia di un tempo mai esistito.

In genere mi alzavo io per primo e lo svegliavo baciandogli delicatamente gli occhi fin quando un bel sorriso si stampava sul suo viso straordinariamente espressivo.

Charley contribuiva molto all’organizzazione della Trilogia, che - a suo dire - era un’opera meravigliosa. Ne amava ogni riga, ogni capitolo e, nella sua lettura ad alta voce parola per parola, mi rassicurava della bontà del testo. Lo declamava alla perfezione, come se le pagine fossero destinate solo alla sua vena interpretativa. Portava alla luce ogni sfumatura di tenerezza e di forza

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espressiva delle mie parole. Era sempre al mio fianco e mai la sua presenza mi avrebbe stancato o annoiato, seppure il suo affetto avesse iniziato a farsi insostenibile nella sua giocosa prepotenza.

Mi bombardava di domande in merito ai dischi volanti e cercava di spremermi informazioni sull’Alphacom Team. Io dicevo il possibile. Feci del mio meglio, avvalendomi soprattutto delle nozioni che avevo sul fenomeno UFO dall’antichità ad oggi e di collocare tutto in una logica e una sequenza cronologica utili per la sua formazione.

Mi stupii molto nello scoprire che ne sapeva già molto. Era strano che il ragazzo fosse così bene informato. A volte però palesava vuoti paurosi e riempirli era un esercizio frustrante e al limite del possibile.

Bob, il mio “riferimento”, mi telefonò convocandomi per una riunione dell’Alphacom Team. Avrei preso un jet militare o, come avevo suggerito e sperato, un Lear jet della NASA. Me ne era stato assegnato uno, lo avevo già pilotato e di quel velivolo sapevo tutto. Spesso, la “squadra” prima volava insieme sino a una destinazione prefissata, poi utilizzavamo un B-52 Looking Glass, del Comando Aereo Strategico. Le postazioni Looking Glass fungevano da centri operativi USA “costantemente in volo protetto”, pronti a intervenire nell’eventualità di attacco nucleare, o di un incidente, o di una Terza Guerra Mondiale.

Spiegai a Charles, il più diplomaticamente possibile, che non poteva venire con noi, anche se gli avevo promesso che non sarei mai andato da alcuna parte senza di lui. Non fece trasparire un’eccessiva delusione. Mi chiese per quanto sarei stato via. Risposi che non ne avevo idea e sembrò quasi sollevato.

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Capitolo Quattro

Charley il Fragileovvero

Charley l’Arcobaleno in Fusione ovvero

Vaste Esperienze e Profondo Coinvolgimentocon

Altre Entità Spirituali(Fragili anch’Esse, ma in Modi Alieni)

e a Me Noti Come i Forestierio gli EXTRAMONDO e

Questa Famiglia Atavica è la Mia

Appena rientrato dal mio viaggio, Charley mi consiglia di esporre nel Volume Tre almeno i punti salienti dell’incontro. Sono d’accordo.

Per qualche ragione, mi ritrovai in una suite per gli ospiti di Desia e, dopo la doccia, mi infilai nel mastodontico letto modello California. Ero stanco più del solito ed emotivamente esaurito. Fu la volta di Charley nella doccia e la mia mente entrò in contatto verbale (il che accade nei miei rari momenti di solitudine) con gli EXTRAMONDO. Era strano, tutti sembravano parlarmi telepaticamente insieme e ad alta voce. Poi di voce ne restò solo una ed era molto familiare, più che familiare. Ero quasi certo che fosse il mio altro-fratello, ma me ne dovevo accertare.

“Non capisco cosa devo fare” dissi mentalmente. “Mi sembra di avvertire una punta di gelosia, in qualche modo. Più volte mi hai parlato del fatto che la presenza di Charley ha una scadenza e che non devo illudermi che continuerò a vederlo per quello che gli uomini definiscono ‘un lungo tempo’, neppure in fotografia. Quindi ti chiedo, chi sei? Identificati, per favore!”

“Quanto hai appena detto potrebbe accadere. Hai i mezzi per controllare sempre di più gli eventi e sai il mio nome. Lo sai sin dalla nostra infanzia. Quando da bambino avesti la tua prima abduction - così altri chiamano queste esperienze - fummo noi a ricavare un incavo a forma di cucchiaino vicino alla tua caviglia destra, sì, all’estremità del tuo arto inferiore destro, il “piede”. Ti ringrazio per avermi contattato. Il tuo “ritorno di pensiero” si sta facendo più efficace. Asportai un frammento della tua carne per tenerti in vita per me. Lo

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tenemmo in sospensione e in questo modo abbiamo reso possibile la nostra reciproca connessione. Sai benissimo chi sono io. Siamo immagini speculari, che nessun apparecchio fotografico, di qualunque standard tecnico, avrebbe potuto riprendere dimostrando il nostro legame consentito dalla tua carne, le tue cellule, la tua mappatura genetica”.

“Voglio ritornare e finalmente portarti a casa. Sin da bambino hai espresso il desiderio di tornare a casa. Ma considera che il tuo Charley… ti può portare in paradiso, oppure trascinarti in un pianeta infernale, perché è troppo umano ed è dominato troppo spesso dalle emozioni”.

“Lo so, il tuo nome è SA. Lo ricordo”.“Mi addolora moltissimo, fratello mio, che tu abbia perso gli amati Sarah

e Daniel e il bambino che Sarah aveva in grembo”.“Un giorno li potrò rivedere?”“Ora non posso rispondere. Dal giorno della tragedia il tuo pensiero mi

risulta molto confuso e contorto”.“SA, caro fratello mio, il problema è che Charley non vuole che io mi liberi

di lui”.“Non c’è ragione di farlo. Concedigli solo la tua affettuosa amicizia e

conviverà bene con le sue emozioni. Gli devi voler bene sino al momento in cui il tuo TRASDUTTORE arriverà a prenderti e portarti da noi, a casa. Mi incontrerò con il tuo TRASDUTTORE al centro del vuoto, che voi erroneamente definite “buco nero”, e allora il tuo Charley assaporerà la sua ultima felicità. Quindi non lo devi cacciare via, né ferirlo in alcun modo, sicché grazie alle modifiche spazio-temporali e venendo incontro a quanto tu aneli, Charley non sarà mai “gettato via”, nel significato dei termini che voi avete usato. E allora vorrai riconoscere la grandezza del mio e del tuo potere.

La casa di Charley è su Sol Tre. La tua, no. Devi prenderne atto. Sin quando incontrerò il tuo TRASDUTTORE. Ti amo, fratello mio. Sappilo e sii felice. Sappilo, e anche Charley sarà felice. Sappilo e non ti libererai mai di Charley. Sarai con lui e con me, contemporaneamente e negli stessi istanti. Non esistono problemi su cui il tuo cuore debba ancora arrovellarsi. Sappilo e sii felice”.

“Lo so, SA. Ora lo so. Ora capisco”.Il tempo era rimasto come sospeso - Charley non aveva finito la doccia - e

le trasmissioni di pensiero proseguirono.“Sappi tutto questo e la tua essenza trascenderà qualsiasi tuo limite di

credo. La cappa che grava sulla scienza umana verrà rimossa e i tuoi pensieri creeranno la realtà che tu senti tua. Sappi tutto questo, mio amato fratello.

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Sappi che Charley ti ama e che io ti amo. Sappi che il tuo amore trascende il tempo e lo spazio, supera tutti gli ostacoli che potrai incontrare nel tuo viaggio verso casa. Gli ostacoli cadranno al suono delle tue parole. Tutte le barriere cadranno di fronte a te e ai tuoi piedi, cadranno perché i tuoi pensieri sono potenti e tu devi usare i poteri del Pensiero”.

“Lo so, SA. Lo so”.E sembrò come se il tempo fosse stato sganciato dal blocco che lo teneva in

sospeso. Ma solo per un attimo. O due.

Dio osserva e attende…

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Capitolo Cinque

Dicono che la Madre è Dissanguata e che

Il Fratello è l’UmanoChe Ha Ferito

la Madre Che Ora è in Lacrime

Da sempre sono un frustrante rompicapo, le tracce nel grano - dai semplici ai più complessi Crop Circles - apparse in Inghilterra e in tutti i Paesi all’interno del “villaggio globale”, ma in virtù della loro crescente complessità rappresentano il tentativo di comunicare messaggi riguardanti il pianeta in via di estinzione su cui non solo viviamo, ma che stiamo distruggendo in un inarrestabile crescendo. (Ritengo sia giusto dire “uccidendo”)

Il punto è: riusciremo mai a cogliere i messaggi? Presteremo ascolto agli ammonimenti? È difficile elencare tutti i modi in cui stiamo mettendo a rischio la sopravvivenza del pianeta (della madre).

Sì, è difficile catalogare la miriade di sistemi di distruzione, di uccisione del pianeta facilmente pianificati e portati a compimento dall’uomo. Avevo undici anni, poco dopo il mio primo episodio di “Missing Time”, quando cominciai a tenere taccuini, diari e a scrivere brevi saggi, temi, storie, poesie e novelle, articoli, rapporti sugli esperimenti che avevo condotto nel laboratorio del seminterrato e gli eccetera della mia vita. Apparentemente, molti di quegli scritti avevano un filo conduttore. L’esplosione della rivoluzione industriale e della sovrappopolazione mi spinse verso una presa di coscienza che sulle prime non mi fu chiara, ma che di fatto preconizzava scenari di distruzione planetaria per mano dell’uomo.

Nell’ambito del primo incarico come consulente governativo dovevo segnalare scenari di “punti caldi” e situazioni ad alto rischio di destabilizzazione geopolitica. Ottenni un nullaosta di sicurezza più alto e quanto mi veniva richiesto conteneva elementi sempre più difficili da capire e da credere, una sorta di escalation verso un futuro apocalittico.

Sinistri presagi iniziavano a manifestarsi sotto forme sempre più lugubri e inquietanti. Maledicevo il giorno in cui avevo deciso di mettermi a disposizione di un sistema basato su istruzioni super segrete e su informazioni che mi arrivavano come spettrali apparizioni notturne sospinte da un vento glaciale e foriero di morte.

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Le parole continuavano a risuonarmi dentro: “Ed Egli li raccolse insieme in un luogo chiamato nella lingua ebraica Armageddon. E il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria e dal tempio del cielo, dal trono, giunse una voce possente che disse: “È FATTO” (per me il maiuscolo era d’obbligo). (L’autore si riferisce all’Apocalisse che profetizza la battaglia di Armageddon, il cui centro sarà nella valle di Megiddo, alla fine dei tempi, NdT)

Chi sente le grida di speranza dei disperati?Faccio tutto il possibile. Quando posso andare a casa?Allora, tira fuori un miracolo e poi puoi sederti. Madre Terra è dissanguata,

i suoi alberi crollano. Questo è il Libro degli Inserti, che però potremmo anche chiamare Libro delle Maledizioni, se non fosse troppo forte e pungente. Più a lungo questa maledizione graverà nella mente collettiva, più il suo olezzo diverrà nauseabondo, mai prima così penetrante, persino più invasivo e sgradevole dell’albero del Paradiso, esteticamente bello, ma infernale, che alligna ovunque e la cui capacità infestante ne è tipica proprietà, (in valore simbolico) paragonabile ad un affluente del fiume Stige.

Siamo nell’inferno dei quanti. Qualcuno deve assumersi la responsabilità. Qualcuno deve accorgersi della scarsità delle materie prime. I quanti hanno radici infernali, che creano cunicoli all’interno di questo pianeta, come un bel sogno che diventa un incubo. Come quando la sofferenza è tale da farti desiderare di morire e senti la voce di un’infermiera che dice: “Se la sta prendendo con noi”. Il saggio disse: “Una sola cosa è sicura: la Morte”. (Ma solo per i morti).

Va notato che le elaborazioni di cuore ancora rimaste sono senz’altro poche. Sì, e che un uomo può maledire se stesso ogni volta che nei suoi polmoni inspira quell’aria che ha consentito ai suoi simili di inquinare. Senza offesa, ma tu e tu che siete degli sfruttatori: e che sarete spazzati via daun torrente, in piena a tempo sincopato, chiusi finirete in cunicoli di agonia;e, in caso avvenga una rinascita, come si dice,

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nessuno eccetto coloro i quali soffrono potrà dire quando le nuvole si apriranno e renderanno effimero il vostro profitto privo di ogni sostanza.Infatti, senza offesa, Vi vendete per ottenere il guadagno degli stolti, sebbene sia sempre lo stesso;e sempre, crediate che non lo sia.

In questi tempi, tempi ancora senza nome, piccoli esseri si palesano - in

numero molto minore di quanti essi siano - loro, in furioso attraversamento di una o due eternità. La parola è “inevitabilità” e, a volte, è subordinata alla sua immagine speculare, come in un’orchestra un secondo violino lo è rispetto al primo, nonostante valga ancora una terza corda (un rimpiazzo). Gridando, cavalcando l’inevitabilità dei vuoti incrociati. Ah, prima che lo dimentichi, ricorda all’attrezzista di portare il generatore di corrente, perché in questa scena le luci sono troppo basse.

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Capitolo Sei

Il Vuoto e la Sua Energiaovvero

Energia Spinta nel Mio Corpo per Uccidere leAngoscianti Cellule Assassine

ovveroQuella Putrefazione che la Medicina Definisce Carcinoma

ovvero Non Puoi Assorbirne più di Tanto

Credo nella conservazione dell’energia. Posso ridurre il consumo dell’elettricità, e quindi ritengo che - nei limiti di oscuri ambiti interpretativi e cognitivi in campo medico e secondo una falsa realtà resa poeticamente - la radioterapia potrebbe illuminarmi, forse - magnifico, il forse. Termine in cui potrebbe entrare tanto da illuminare la cella di un monaco amanuense. Spegnendo un’altra luce (e spegnendo un’altra vita, così parrebbe). Il mio corpo non gradisce le radiazioni, come dissi a Charley quando fu forte abbastanza per accettarlo.

Se stai per morire, devi preoccuparti della fragilità di quelli che ti amano e, se lo fai, non puoi commiserarti. Vanno tenuti in considerazione i loro sentimenti, perché “forse” ne soffrono più di te. “Forse” non si addice all’enorme dolore provato da chi ti vuole bene nel vederti star male.

Ciò che sto per dire è risaputo, ma serve a introdurre un argomento importante. Ci sono limiti che le persone non possono superare. Puoi resistere il possibile, ma poi si comincia a vedere! Vomiti, perdi i capelli e ti senti debole e per allungarti la vita - per guadagnare un po’ di tempo, forse (di nuovo quella parola) - ti sottoponi a terapie peggiori persino della patologia stessa. La tua vita si trasforma nella quintessenza della sofferenza. E hai la sensazione di non avere scampo dall’aggressione, neanche trovando rifugio nelle braccia di coloro che restano invisibili.

Ho conosciuto malati che tenevano di scorta una dose settimanale di un barbiturico, il Seconal (secobarbital sodium) per quando il dolore diveniva insopportabile e non c’erano analgesici in grado di lenirlo e la dignità e la qualità della vita precipitavano in un baratro, come l’ultima luce del giorno filtra attraverso le tapparelle delle finestre della Dimora della loro Anima.

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INSERTO, SPECIALE: Torniamo velocemente al Libro degli Inserti (dal 1970); il legame doppio Carbonio-Carbonio, il legame pi greco (il numero trascendentale che resta una costante), altamente vulnerabile all’attacco chimico; gli elettroni e i fotoni sono coraggiosi e superano i risultati previsti, lasciando stupito il fisico teorico.

Eppure il pi greco è unico, da un punto di vista cosmologico è quasi onnicomprensivo, una costante nella varietà di problemi matematici e di meccanica quantistica, ma inutile se non esistessero il principio di indeterminazione di Heisenberg (in cui collima) e il principio quantico di Planck (che, come idea era di Planck: sarebbe bello potergli parlare ora), un principio (ove includere il continuum della INTENSA LUCE BIANCA) e di nuovo l’idea che la luce (o quello che potremmo chiamare un’“onda classica”) possa essere assorbita od emessa solo in piccole quantità, o quanti, esistendo quanti di energia proporzionali alla frequenza dello spettro elettromagnetico della luce. (E forse non una radio, non una televisione, né radar, né microonde).

L’equazione ondulatoria è solo una parziale equazione differenziale in una, due, o tre dimensioni. Quindi la soluzione è fornita dalla propagazione di un’onda a velocità costante, divenendo l’equazione fondamentale della meccanica ondulatoria che specifica, nella soluzione, i possibili stati dinamici di qualsiasi sistema atomico. Grazie, Heisenberg, per il tuo principio di indeterminazione. Avrei voluto conoscerti e parlarti in questo arco temporale. Se fosse stato possibile, sarebbe ancora rimasto noto come “indeterminazione”? L’avresti ancora considerata la stessa cosa e altrettanto necessaria…?

Perché le persone criticano gli altri? Sempre noi contro di loro… da voltastomaco. Ed è sempre stato così e lo sarà sempre. Esistono razze più evolute - o genti più evolute, se preferite - per le quali l’amore e il genere sessuale non costituiscono pregiudiziali. Si girano documentari sulla lotta per la sopravvivenza degli animali e poi viene spontaneo chiedersi: “Perché li chiamiamo animali?” se raramente gli animali uccidono per rabbia, come fa invece l’animale uomo.

Se questo pianeta ancora meraviglioso dovesse essere in pericolo di vita e nessun essere ad esso esogeno, dotato di maggiori conoscenze ecologiche venisse in suo soccorso - mentre l’animale umano non fa che continuare ad avvelenarlo - nell’Universo questo verrebbe ricordato come il più atroce assassinio in una delle più grandi creazioni dell’ETERNO. Proiettandoci in avanti nel blocco spazio-tempo, nell’anno 1992 avevo sentito dire che

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gli USA avrebbero potuto tornare in Iraq “per bombardarli un’altra volta, dargli una lezione e sfregare il naso (di Saddam) sulle macerie”. Si ha la speranza (questa parola non è in via di estinzione per le civiltà altrove progredite, ma lo sta diventando per l’uomo) che l’animale Uomo finisca di torturare il proprio corpo suicida e che la straordinaria rarità azzurro-verde sulla quale egli dimora possa essere preservata. E non conservata in un barattolo colmo di veleno come sta avvenendo. Uno dei segreti dell’Universo è “il divenire”.

Mentre me ne vado, mi accorgo di essere cambiato dentro. Non voglio tornare. Non posso farlo, con questo tipo di determinazione. Se ritorno, sicuramente morirò. Se voglio vivere, devo andare via. Alcuni la chiamano alienazione. A me si richiede di fornire un’altra definizione: essere selettivamente estromesso dagli affari planetari, lasciando il pianeta e andando a casa.

Non so con certezza in quale luogo mi trovo. A volte mi sveglio e provo un grande vuoto, ma altre volte so esattamente dove sto andando e mi sento carico e appagato. Inizio a guardare sotto un’altra luce il mio desiderio - non sono di bocca buona - che il sapere diventi una pulsione umana costante, in crescita e in evoluzione. I “fantasmi” con i quali convivo dicono: “Sì! Fallo!” Immagino anche che esistano valide ragioni che sottintendono alle mie scoperte, ma parlarne non mi è consentito.

Spero altresì che le ragioni che impongono tale riservatezza siano chiare, almeno a qualcuno e per il momento. Vi vedo, ragazzi e credo sappiate di cosa parlo. Fine della trasmissione.

INSERTO, SPECIALE: Conversazione nel Vuoto di questa sfera mentale, per cominciare, versai due tè ghiacciati. La conversazione ebbe inizio così:“Facciamo un brindisi, va bene?”“Sì, magari” e sembra la voce di mio figlio.“Magnifico. Brindiamo alle frequenze vibratorie superiori”.“Sì, alle frequenze vibratorie superiori”“E alla fine degli arraffa-potere”.“Sì, alla loro fine”.“E alla fine delle giustificazioni disperate”.“Sì, anche a quella. A proposito, Padre, perché ti trovi in questo luogo?”“Il mio nome è sulla porta. E per te, carne della mia carne, ho una buona notizia”.

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“Ti ascolto, Padre”.“Bene, non credo che gli UFO esistano”.“Perché, Padre”.“Semplice, perché UFO sta per oggetti volanti non identificati e non credo che esistano cose del genere. Infatti, Tu non sei in grado di identificarli, ma puoi star certo che della loro identità sono al corrente chi li manovra e chi li invia da noi!”“Ma, Padre, l’Air Force degli Stati Uniti dice che non esistono”.“È sbagliato, Danny. È l’Air Force che non esiste”, sentenziai. E tra me e me mi chiedevo: non capisco, perché mi chiama “Padre?”E, ovviamente, mi leggeva nel pensiero: “Oh scusa, non l’avevo pensata così. Grazie, Papà”.Oh, meglio… Adesso era proprio lui.“Forse, dovrei precisare. Il governo degli Stati Uniti ha ragione a dire che gli UFO non esistono. Con l’iniziale U di Unidentified, si indica la negazione di identificati. Ora, il governo statunitense sa cosa sono gli UFO. Quindi, figliolo mio prediletto, tecnicamente il governo non sta mentendo. Se invece li avessero identificati, non sarebbero più UFO, quindi ovviamente non esistono. Comunque sono io a ringraziare te per avermi ringraziato. Ora va meglio. Grazie, Danny, grazie per avermi chiamato di nuovo Papà”.“Prego, ci vediamo presto, Papà”.“Sì, lo spero”.“Oh, prima che me ne dimentichi, la Mamma ti manda tutto il suo amore e dritto al tuo cuore”.“E io invio il mio amore al suo cuore, Danny. Spero di rivedervi presto, tutti e due insieme”.“Allora ciao, Papà”.“Continuerò a sentire la vostra mancanza. Di Entrambi”.

E tutto svanì, alla fine di quell’arco temporale, quella “tranche di tempo”, che ora so si chiama “sovrapposizione temporale”, o salto nel tempo. Amatissimo Dio! Restituiscimi la mia famiglia!

E sento nella mia mente la voce di Dio (almeno pensai che fosse la Sua) dire: Un amante è un cuscino per la tua tristezza.

E io rispondo: ma non ho un amante. Ho solo un cuscino a cui mi stringo, mentre dormo il sonno del moribondo.

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Capitolo Sette

Charley Inizia le Sue Letturedai Diari di Danny

ovvero Sublimi Costruzioni Verbali

ovveroContinua la mia Richiesta Interiore

di Ritornare a Casa(l’unica istanza che mi interessi)

“Michael, ti prego, permettimi di leggertelo”.Sapevo di cosa si trattava, ancor prima di notare che in mano aveva uno

dei tre diari di Danny.

INSERTO, SPECIALE: Penso - giunti a questo punto - che a tutti non guasterebbe ridere un po’. Non riesco a contenere (correggendo in blu, a penna o a matita) le parole invisibili che fuoriescono da me. Ho invece dei titoli possibili per prossimi libri: cominciamo con “Dal Caos Viene la Confusione” del (dottor) Michael Wolf, o del (Presidente) Dwight Eisenhower. Il secondo: “Qualcosa non va nella sua stanza?” di Michael Wolf, o Truman Capote. Il terzo: “Il Libro delle Parole” di Michael Wolf, o J. (Jerome) D. (David) Salinger, scrittori entrambi con troppi problemi di inventiva ed inclini a eclissarsi, sta di fatto. Arriviamo infine a: Phoenix Tempo, un nuovo romanzo con relativa sceneggiatura per un film diretto da “Allan Smithee” (il cognome è uno pseudonimo, tipico nel mondo del cinema, quando un regista vuole celare la sua identità).

Accesi una sigaretta e dissi a uno dei miei più cari amici, ovvero Charley: “Danny e io parlavamo moltissimo e facevamo continuamente giochi di parole, combinazioni e derivazioni, ma non come a tennis o a ping pong. Quello che ci rimbalzavamo l’un l’altro erano stupefacenti espressioni delle regioni più profonde del nostro io, illuminate di luce propria. In particolare, la nostra angoscia per il destino del genere umano sulla Terra. Nel crescere sempre più intimamente connessi nelle Dimore delle nostre Anime, Daniel ed io scoprimmo come aprire le loro porte e fu un’esperienza eccezionale, incommensurabile, almeno in questo Universo.

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E aspirai profondamente, senza dar peso allo sguardo critico di Charley.“Sai, Michael, puoi vivere anche senza il fumo. Se smettessi, potremmo

anche prolungare quel che la vita insieme ci riserva, caro il mio secondo padre. Ti piace secondo padre?

“Secondo padre?”, neppure per idea. E tu pure faresti bene a smetterla con il tuo vizio del fumo” replicai, evitando ogni tono polemico. Charley era sempre pronto a ingaggiare schermaglie verbali e soprattutto a vincerle. A volte, mi ricordava in modo allarmante i modi di mio figlio e se fossi stato cieco e con il beneplacito di Charley, avrei creduto che fosse mio figlio. In qualche misterioso modo, somigliava straordinariamente a Daniel.

“Esatto, Dottore, mio amato secondo padre, fai come dici e non come fai”. E pensai di avere colto una sommessa risatina. C’era un lato stravagante, capriccioso e comico in Charley, nel senso del quadro universale.

Aveva la capacità di farmi ridere al punto di costringere le mie ghiandole lacrimali agli straordinari.

“Leggi mio figlio per me, fallo tornare, Charley”. Alcune pagine dei diari di Daniel erano state scritte con Charley (che vorrebbe esserlo, ma figlio mio non lo è). Malgrado tutto, anche se è vero che Charley non è mai stato mio figlio, in un’altra ottica, o in un modo diverso di pensare, sussiste una qualche verità nel suo essere in parte mio figlio.

“E ora veniamo al padre di Daniel, a Michael, mio secondo padre e che questa lettura possa restituirti qualcosa di tuo figlio”.

“Grazie, ti ascolto, Charley”.Si sedette accanto al divano dove ero ancora disteso a fumare la stessa

sigaretta. Dopo quel breve scambio a proposito dei danni alla salute provocati dal fumo, sentivo l’impellenza di smettere.

Charley leggeva e mio figlio tornava a vivere: “Scrivo frammenti di questo diario con l’aiuto del mio migliore amico, che per me è un fratello. Ci lavoriamo insieme, sperando che i nostri pensieri raggiungano altre persone. Adoro mio padre e se il mio amico Charley lo conoscesse meglio, anche lui lo adorerebbe. Mio padre (Charley qui dice “nostro”) sa molte cose, ma non fa nulla per trasmettere le sue cognizioni. Pertanto, noi dobbiamo trovare da soli le risposte alle nostre domande. Charley non gradisce troppo di vivere con noi e di constatare quanto mia madre e mio padre siano complementari e si integrino, come parte di un “quadro universale”, come ama dire mio Papà. Quando armonizza il suo pensiero mio Padre diventa ispirato e pieno di una felicità che non ho mai riscontrato in altri esseri umani. Secondo me, lui non è semplicemente umano; vive sulla Terra, ma anche altrove e finalmente inizio a capirlo”.

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A questo punto, il lettore sappia che le citazioni virgolettate dal diario di Daniel mi hanno stancato e le ometto, ma qui è Charley che continua a leggere:

Mio padre, medico e scienziato, cerca una particolare forma di libertà: non desiderare nulla (sebbene egli si veda nella nostra famiglia come una parte essenziale della propria realtà, a prescindere dalla libertà interiore per la quale egli lotta; dunque, una famiglia liberatoria e il non dipendere da nulla al di fuori dei legami familiari).

Si avvicina alla filosofia di Ayn Rand (scrittrice russo-americana, NdT), ma senza le rovinose cadute del suo egoismo etico. Vuole realizzare delle cose, ma senza il potere contingente, senza ottenerne ricchezze superiori al necessario. Sostiene che la Rand aveva “scoperto qualcosa”, ma essendosi aggrappata a quel qualcosa, il suo obiettivo era svanito. Come nello Zen, il quid non si può trattenere, né incapsulare. Ciò che maggiormente interessava la Rand - mi ha detto - era il rifiuto del compromesso, ma la sua visione di “egoismo positivo” era imperfetta perché, a detta di Papà, “lei voleva ingabbiare l’egoismo” facendo il contrario di quello che predicava.

È essenziale, secondo Papà, che la persona tenga fede alle proprie idee, che non scenda a compromessi sotto qualsiasi pressione: nella propria predestinazione e finalità, l’uomo deve poter vivere confortevolmente entro i confini del suo sistema di valori. Allo stesso tempo, deve tenere la mente aperta affinché vi abbiano ingresso idee nuove, elevate e pure.

Senza il mio amico (Charley è amico fidato davvero) mi sento spaccato dentro. Se dico a mio padre che Charley mi ha insegnato così tanto, come mi risponde? Che lui ha imparato più da me che non io da lui. Alice direbbe che questo sta diventando “sempre più curioso e curioso”. E poi, senza perdere un colpo, lui (mio papà) mi comunica che per lui sono molto speciale e che lo sono per virtù di… Dio, non riesco a capire perché parli di me come di una persona così eccezionale, ma spesso non riesco a cogliere tra le righe.

Consiglierei di ascoltare un seminario di mio padre con attenzione, ma non cercandone il significato letterale, poi in un secondo seminario i significati appariranno chiari: così è l’uomo complesso ed enigmatico che ha contribuito alla mia creazione, fecondando le ovaie di mia madre e che continua ad arricchire la mia esistenza, anche quando non siamo insieme. A volte, la sua complessità è di tale magnitudine che anche per me risulta di difficile comprensione. Comunque, ci sto provando. Credo di aver capito che nella sua testa tutte le persone creative e originali sono - in quanto esistenti - prototipi straordinari e unici.

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Dunque, ciascuno di loro incarna una singolarità. Mio papà la definisce una singolarità di visione.

Charley smette di leggere e a fatica gli escono le parole: “Il cancro ti ucciderà?”

La mia risposta: “Resta solo da stabilire se non lo uccido prima io”.Charley riesce ad accettare meglio questo, piuttosto che l’idea che io mi

possa liberare di lui come fosse zavorra.“Sono certo che non ne morirai. Ma, nella tua lotta contro questa bestia

orrenda, avresti il coraggio di privarti di me e di gettarmi via?”“Perché continui a dirlo e in quel modo?”“Intendi dire gettarmi via?”“Sì! Come se tu per me fossi spazzatura!”“Beh, non è forse vero che ormai sono un peso per te?”“È il colmo della stupidità, Charley”.“Davvero, Michael?”“Sciocchezze!”“È vero - tu l’hai detto”.“Oh buon Dio, Charley, come posso farti capire?”“Credo che tu non possa, mio caro Michael. Credo che tu non possa”.Mi augurai di svegliarmi presto da quell’incubo e dal suo relativo sortilegio. Non riuscivo a vederne la fine.

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Capitolo Otto

Attraversando la Vita nelle Braccia di Morfeoovvero

Il Lungo Cammino verso Casaovvero

Sulle Persistenti Paure di Charleydi Essere Gettato Via

Sonnambulo sul ghiaccio, la stessa energia come una manifestazioneche si esplica con forza, e si decifra; fatta sin troppo beneper essere funzionale, adeguatae vantaggiosa per la mente.

Lo vidi apparire e dissi: “Mi manchi, Danny”.“Mi manchi anche tu, Papà. Quando ti rivedrò?”“Non so, Danny. Non so neppure come questo sia accaduto”.“Dimmi quanto ti manco, Papà”.“Con tutto il mio cuore, Figlio mio di Luce”.“Quando posso rivederti, Papà?”“Non so, Danny. Non lo so”.“Papà, stai svanendo…”O aveva a che fare con la “variazione di frequenza” che i miei piccoli amici

grigi cercavano di spiegare in modo approfondito?SI È CHIUSA UN’ALTRA PANORAMICA TEMPORALE. O UNA

SOVRAPPOSIZIONE. Mi chiesi se era piacevole, oppure una sorta di tormento? D’altronde cosa era stata la mia vita, se non quello? Un breve e irrilevante squarcio d’esistenza di una persona. Breve, ma costellato da interruzioni e ritardi, era stato questo particolare periodo del mio essere sulla Terra.

Sconcerta che uomini ritenuti saggi non traggano profitto dalla propria saggezza.

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Le onde di calore che Charley mi invia.Charley apparve subito dopo la doccia. Aprì una mano in aria nel gesto

di afferrare una manciata di polvere di stelle e poi gettarla - scintillante e splendente di distanti punti di luce - sul mio viso. La stessa polvere avrebbe potuto illuminare per sempre i miei occhi. “Ora che sono stato mondato, posso continuare a leggere i diari di Danny?”

“Ne sei certo?” Più che una domanda la mia è una richiesta che gli baleno con occhi accesi da pochi istanti.

“Sì”. E mentre risponde, mi invia onde di calore.“Perché?” chiedo, senza convinzione. “Perché quando lo faccio, lui vive per te”, risponde con un sorriso “e mi

contagia con il tempo e la distanza, un potere al di là della dimensione del tempo che ora so come padroneggiare abbastanza. È stato un dono che ho ricevuto e immagino avrai più di un’ipotesi su chi me lo abbia fatto. Insomma, per brevi periodi, Danny vive per te”.

“E anche per te?” Chiedo, nuovamente senza convinzione, visto che ascolto la sua mente connessa con la mia - come se le sue labbra si muovano trasmettendo il suono.

“Sì, Michael, mio secondo padre. Anche per me”.“Dentro sento un amore così forte che potrei esplodere”. Ricordai che

avevo detto le stesse parole a mio figlio, o una loro parafrasi e che ora esprimevo con la bocca e con la mente. “Lo fai veramente vivere per me, Charley”.

“Se continuerò a farlo vivere per te, non mi getterai più via?”“Se lo facessi…. sarebbe come gettare via mio figlio. Come ti salta in mente

una cosa simile e continui ad aggredirmi con la stessa frase?”.“L’ho ricevuta da te, dalla tua mente”.“Non sapevo che tu potessi ascoltare i miei pensieri, né che potessero essere

sentiti dall’esterno della mia mente. E mai ho pensato quello tu dici”.“Lo stai facendo ora, Michael”.“Ti sembrerà strano, ma…”“Lo so, Michael. Danny disse la stessa cosa”.“Come lo sai?”“Michael, me lo ha detto lui. Eravamo amici. Eravamo come fratelli”.“Scommetto che ti ha detto molto di più su di me”.“Con una certa titubanza, sì. Gli piaceva parlare di te e farti apparire

autentico agli altri. Almeno con me, si comportava così. Ma io dovevo dirgli la verità, sperando che gli avrebbe dimostrato che non stavo facendo nulla per portarti via. E che, dovendo scegliere, avresti sempre scelto lui”.

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“Perché avresti voluto portarmi via da lui?”“Per diversi motivi, ma non oso addentrarmi nella questione in così poco

tempo”.“Cosa è questo, un duello o una giostra? Basta, Charley. Parla chiaro

adesso!”“Michael, quello che hai in mente è il tuo lungo cammino verso casa”.“Fintanto che il cammino porta a casa, Charley”.Sorrise e io vidi finalmente scaturire in lui la scintilla di una nuova

consapevolezza, del controllo della quarta dimensione attraverso la mente. E per me, riuscire ad esprimerlo in una frase era meraviglioso!

E pensai, come avrebbe potuto padroneggiare qualcosa che io stesso a malapena riuscivo a teorizzare? Non la percepiva solo a livello di coscienza. Stavo solo imparando a sperimentare l’influenza della manipolazione dimensionale - quello che loro definivano “Review” - l’apice del “Salto nel tempo”, ovvero una panoramica temporale. Ed eccolo, eoni - anni luce - prima di me, “saltare nel tempo” e riportarmi indietro mio figlio.

“Sai perché cerco tanto di riportarti Danny, anche solo per un po’? Vorrei vivere qualcosa delle sue esperienze con te… le cose che, lo dico con tutto il cuore, mi sono mancate con mio padre. Basterebbe anche solo una briciola di magia”.

Charley sorrise e il suo volto si illuminò e intravidi in lui una nuova sofferenza, ma per cosa? Simili percezioni talvolta rendono l’idea, ma solo per la metà della realtà.

“Come mai ogni volta che penso di sapere tutto del tuo carattere, mi sorprendi con qualcosa nuovo e di molto profondo?” Strinsi una sua mano per mostrargli gratitudine e apprezzamento, saluto che scambiammo senza sfumature a sfondo sessuale. E grazie a Dio, in nome della massima chiarezza e di un’amicizia in cui l’inganno non poteva esistere.

“So che non provi invidie o rancori. Michael, eri così speciale per tuo figlio e lo sei per me. Non posso pensare di perdere l’essenza di te nel tempo, sarebbe una vita vuota per me. O se te ne dovessi andare senza di me. Ma tu sai davvero chi sono io? Credi di conoscermi bene?”

“Certo che no. Per me rappresenti una continua sorpresa”.“Idem” e poi Charlie aggiunse: “Ho scoperto che quelle… sovrapposizioni,

quei salti nel tempo, ritengo di poterli dilatare. E posso farlo anche per te. Daniel mi manca così tanto da provocarmi dolori dappertutto e la sensazione di bruciare, non in modo piacevole. Delle due figure più straordinarie del mio mondo, una è morta, l’altra un giorno dovrà sottomettersi alla gente della sua

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vera casa. Sarà una situazione terrificante quando quel momento arriverà!”“Charley, tu mi riporti mio figlio, lo fai rivivere per me e allora perché

dovrei desiderare di andarmene?”“Non esattamente, Michael. Non posso riportartelo, posso prenderlo in

prestito dalle sovrapposizioni del tempo. Vedi, ero poco più che un ragazzino ed eravamo in Sud America, avevo gli stessi amici immaginari di Danny e, credo, anche i tuoi”.

“Credo di capire, Charley. Mi hanno parlato delle sovrapposizioni temporali, ma non ho mai saputo come definirle, come fossero il programma di un computer. Bene, quello che hai fatto è immensamente di più del nulla”.

“Già, poco più di niente”.“Hai più di quanto io abbia avuto in passato. Quando mi sono stati

sottratti, a me non è rimasto nulla. Tu mi offri qualcosa che è molto più di niente”.

“Ti manca Sarah? Perché non mi hai mai chiesto se ero capace di restituirti anche lei?”.

“Intuisco che è qualcosa che non puoi fare. Deve trattarsi di una persona con la quale hai stabilito dei forti legami. Questo mi dissero i miei amici immaginari tanto tempo fa”.

“Corretto. Mi stavi leggendo nel pensiero, oppure stavi mettendo in movimento dei tuoi nuovi ricordi?” D’un tratto si era intristito, come se ombre inquietanti si fossero addensate nella sua mente.

“Questi non sono ricordi freschi, Charley. Sembra un incessante riemergere di ricordi incapsulati nel passato. Hai in mano un diario di mio figlio. Vuoi leggere altri brani?”

“Non ora. Devo dirti altro”.“Certo”.“Michael, sono spaventato. Non posso continuare a vivere nel dolore della

memoria”.E per un attimo mi sembrò che la discussione si fosse interrotta.

Sentivo i vincoli e la prigionia del tempo, dei suoi intervalli che andavano contorcendosi, simili alle spire di un serpente. E i serpenti si nascondono sempre nei buchi.

Il tempo serpentiforme si nasconde alla consapevolezza delle creature razionali e, spesso, crea incubi di dimensioni sbalorditive.

Sembrava che Charley si stesse riprendendo da una perfida malattia, come se avesse subito un trauma terribile e di natura ignobile, superabile

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solo rimuovendo dal suo corpo sacche di pus e di altri tessuti in putrefazione. Come se fosse stato colpito da convulsioni e poi sull’orlo di un infarto e, dopo la terapia intensiva, il suo recupero fosse stato molto lento.

Sapere di dover entrare in un incubo e in un domani ancora più spaventoso. Forse, la terrorizzante matrice di tutti i suoi sogni - dietro l’angolo, in attesa del suo fragile corpo, l’ultimo sogno bruciante in un soffocante arco temporale.

Nel parlare di ciò che lo atterriva, la sua voce ora toccava picchi di delirio febbrile, ora precipitava in un baratro di ghiaccio, alternandosi, mentre tentava di dare forma alla sua visione di terrificante singolarità.

Adagiato sul letto, con voce fioca, mi sussurrava: “Non posso esistere senza di te e so che stai partendo. Ormai non ho più parole”. A questo punto (o molti punti prima) finalmente avevo capito che Charley era uno stregone. E che stava regredendo nell’abisso del sonno più profondo.

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Capitolo Nove

Charley Salvo per un Peloovvero

Come ci si Sente ad Essere Adorati?ovvero

La Cittadella dei Titaniovvero

Puntando oltre il Domani Umano

Il padre di Charley mi disse “Devo ringraziarla, lei ha salvato mio figlio. Mi hanno detto che era con lui in ospedale. Sa, le vuole un mondo di bene ed è un eufemismo. Per me è difficile ammetterlo e anche parlarne, ma ha bisogno di quel tipo di padre che lei è stato per il suo compianto figliolo, perché io non sono stato capace di esserlo per un figlio che ne aveva disperatamente bisogno. La prego, dottore, gli stia vicino, lo aiuti a salvarsi e a togliersi di testa l’idea di morire. So di chiederle molto, ma spero che lo vorrà considerare un suo impegno. E spero sia d’accordo”.

Lo guardai e non riuscii a proferire parola.Percorrevo a piedi il tratto dalla mia macchina al Centro Medico

Universitario e nella mia mente c’era un turbinio di scenari accecanti, come la neve che, sotto i raggi del sole, si riflette a specchio e abbaglia gli occhi facendoli lacrimare. Passai il controllo sicurezza all’ingresso mostrando il mio tesserino d’identificazione.

“Reparto Psichiatrico, Dottore” disse un’infermiera, appena chiesi di Charley. “Lo ha ammesso lei, Dottore?”

“Sì, io”.Presi un ascensore con segnalatore vocale dei piani. Lasciato l’ascensore,

arrivai all’ufficio informazioni ed esibii il tesserino a un’infermiera allegra e disponibile, reazione logica visto che ero un medico, però non poteva sapere che stimavo il corpo degli infermieri molto di più rispetto alla maggioranza dei miei colleghi.

“Ecco la sua cartella, Dottore”, disse la capo infermiera assai cordialmente, già, dimenticavo che a Psichiatria erano tutti gentili, almeno il personale. Erano i pazienti che si comportavano in modo normale.

Aprii la cartella clinica di Charley e scorsi in fretta le poche pagine e i sommari.

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“Dose eccessiva di narcotici, sonniferi, tranquillanti ipnotici, nello specifico, flurazepam hydrocloride, un flacone vuoto con l’etichetta di Capsule di Flurazepam, 15 mg. #60, una o due capsule per bocca prima di dormire, dottor Bennet, medico curante. Lavanda gastrica, caffeina, supporto respiratorio, liquidi per endovena, come la soluzione di Ringer; CBC e gas tossici nel sangue, radiografia al torace, elettrocardiogramma; in osservazione continua 24 ore su 24 su disposizione del medico curante”.

Vidi il mio nome sulla riga “medico d’Accettazione”, ma non avevo avuto il coraggio di aspettare la lavanda gastrica e la stabilizzazione dei parametri vitali. Ero infuriato, dovevo trovare qualcosa da fare a casa, o avrei sicuramente perso quel poco di sanità mentale che mi restava. Ce l’aveva fatta ed ero di nuovo con lui. Verificai sulla cartella clinica: i segni vitali erano nella norma. Anche l’elettrocardiogramma al piombo, gli accertamenti Onda P, il complesso QRS e l’Onda T mostravano dati nominali e la striscia ECG era entro i limiti normali o nominali. Benvenuti all’epoca oscura della medicina illuminata. In fondo poteva sembrare ancora una forma d’arte. E la mia era una giusta interpretazione. “Arti Mediche”, gran nome per una tecnologia così complicata. Ero neurologo e sul cervello sapevamo poco e niente.

Nel tratto verso la camera di Charley, il tempo sembrò fermarsi all’improvviso e non era più il corridoio dell’ospedale, ma un ambiente disadorno a tre dimensioni.

“Come stai, tesoro?” Disse Sarah e la presi tra le braccia. La sentivo, in carne e ossa, ma non me capacitavo.

“Dio, come mi sei mancata. In qualche modo sono stato vicino a Charley. Non avevo capito quanto tutto questo fosse stato difficile anche per lui”.

“Michael, Daniel e io stiamo bene. Ma ci manchi terribilmente. Abbi cura di Charley. È un bambino meraviglioso”.

“Ma guarda che è un bambino davvero, amore mio e la cosa può essere difficile”.

“Prenditi cura di lui allora. Danny e io vogliamo che tu sia felice”. La sua voce sembrava provenire dal nulla e da ovunque. Poi ritornò il mio tempo, ero solo nel corridoio dell’ospedale e tutto ridivenne normale, tranne me.

Non reggevo più a quelle esperienze traumatiche, volevo fuggire, ma dove? La respirazione mi si bloccò davanti alla stanza di Charley. Mostrai il

cartellino all’infermiera di turno e lei mi chiese di avvertirla con il cicalino appena finito con il paziente. Sorrise e se ne andò. Presi lo stetoscopio dal taschino della giacca. Charley dormiva profondamente e il viso era sudato, la cartella clinica non indicava febbre. Gli occhi erano bagnati di lacrime.

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Il battito cardiaco era forte e regolare. Nessuna anomalia toracica, polmoni a posto, controllai i suoi dati clinici ai piedi del letto e poi il polso. I parametri che registravo erano in linea con il suo ultimo controllo. Ero un po’ in ansia perché era stato connesso a un monitor cardiaco, ma ora era staccato e gli elettrodi, rimossi dal petto, pendevano dal sostegno dell’apparecchio. Sul tavolo notai un tubetto di gel di elettrolita.

Avrei voluto inghiottirmi il cuore, ma non funzionava; la gola era riarsa e la saliva non fluiva. Era disfagia, difficoltà a deglutire. E mandai giù il tempo di un anno.

Il suo volto dava cenni di risveglio al mondo circostante, cominciò a tirarsi su, ma a fatica. Non una parola fra noi. Lo aiutai a sedersi e dovetti sorreggerlo, senza ostentare troppa gentilezza giacché aveva approfittato del mio ricettario fino all’overdose e che il suo gesto mi aveva ferito profondamente, ma sapevo la ragione e con il mio senso di colpa avrei potuto riempirci il mondo intero. Molte volte. Gli tenni sollevata la testa fin quando mi fece capire - a gesti e con gli occhi - che era un po’ più comodo. Sembrava più vigile e abbozzò un sorriso. Le labbra secche iniziarono a muoversi e lo aiutai a sorseggiare dell’acqua con una cannuccia.

“Tanto tempo fa…”Lo ripresi al volo, “In una galassia lontana, molto lontana”.Ridemmo. La tensione invisibile e pesante andava dissipandosi,

disintegrandosi nell’ostilità del mondo e finalmente le nostre angosce sembrarono lasciare la stanza.

“Mi dispiace tantissimo. Avevo alzato la cornetta e sentii che ti dovevi presentare in un certo posto - non ricordo dove - e c’era una sigla. Una S e poi qualcosa… era il numero 4?”

“Non importa. Quando ci andrò, o verrai con me, o ci incontreremo a Las Vegas”.

“Cosa vai a fare a Las Vegas… ti sei messo a giocare d’azzardo con il governo americano?”

“Non sai quanto ci sei vicino”.“È per via del gruppo a cui appartieni, vero?” Per un attimo i suoi occhi

erano diventati due punti interrogativi neri impressi sull’indaco. “Qualcosa del genere. Lo sai che non ne posso parlare. Devo arguire che

non hai rinunciato a volere diventare il mio amante”. L’ultima parola mi era uscita come una mazzata interiore.

“Non saprei come diventare tuo amante, anche se il desiderio si facesse più pressante, ma non è così. Voglio solo starti vicino. E se riuscissi a mettere la

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testa a posto, vorrei aiutarti in qualunque modo. Tu hai un momento difficile e io cosa faccio? Cerco di aiutarti? Assolutamente no! Cerco di ammazzarmi. Per paura che mi lasci e io non posso restare solo e senza di te. Allora mi ubriaco, perdo la testa e prendo tutti quei maledetti tranquillanti. Neppure te lo chiedo, anzi, non ci penso proprio a chiederti di perdonarmi”.

“Fai bene, perché non ti perdonerò. Sei tutto quello che ho ora. Come hai potuto farmi questo?”

“Per egoismo, suppongo. E quando bevo, mi sale la paura che mi abbandoni. Ma del tuo perdono ho bisogno”.

“E io ho bisogno di te. Tutto quello che amavo mi è stato portato via. E ora sei tu a decidere di morire? Sì, Charley, sei stato sleale e mi hai pugnalato alle spalle!”

Mi prese la mano e la sfiorò con le labbra. “Se non puoi perdonarmi, accetteresti invece una promessa? Per favore?”

“Ok, aspetto questa promessa, Oddio, è come se avessi a che fare con un bambino”. E cercai disperatamente di non manifestare con lo sguardo la collera pur sapendo che sarebbe stato frustrante. Ma noi umani tendiamo a fare queste cose, vero? Anche se sappiamo già come andranno.

“Sì, sono un bambino, non sono un uomo di venticinque anni, sono un bambino di venticinque anni. E prometto che non rifarò mai più una cosa del genere. Mai. Per sempre. Non posso farti pesare la colpa di qualcosa…”

“Senti, lo psichiatra ritiene che tu abbia bisogno di essere seguito almeno per un po’. Ti dimetterà e me ne occuperò io, ma lo farà solo per me. Mi ha chiamato: crede che siamo amanti e che avevamo litigato. Ho dovuto dirgli che non eravamo padre e figlio”.

Ci ridemmo su e il viso di Charley viso riprese colore. “Lo strizzacervelli presume troppo e non ha capito niente della natura del nostro rapporto. E quindi lo ha detto in base ai suoi canoni da bigotto. Quando posso venire a casa?”

“Dov’è casa?” chiesi, come se dovessi sostenere un’interrogazione a scuola. “Tu sei casa”.“Scusa. Non credo di avere capito bene”.“Tu sei casa, la mia casa”.“Allora perché hai voluto incenerirla? In senso figurato, dico. E Barbara,

non ti importa più niente di lei?”“Pensavo che la tua casa sarebbe stata distrutta, con il tuo consenso e che

te ne saresti andato senza tornare mai più”.“Hai pensato male, ragazzino”.

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Più tardi: “Dormi un altro po’ e farò in modo che ti dimettano sotto mia tutela”.

“Va bene”.“Dormi e fatti cullare dagli angeli. Il pensiero viene da qualche parte, ma

non ricordo da dove, non dormo da quando ti hanno ricoverato”.E Charley dorme il sonno dei titani nelle cittadelle, nei castelli e nelle

fortezze, in luoghi che solo Charley poteva conoscere.

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Capitolo Dieci

Charley Lightman viene Dimesso eProsegue la Lettura del Libro di Daniel

ovveroParole Declamate in modo Sublime

per rendere alla Perfezionegli Scritti di Mio Figlio

Ormai ristabilito, nell’aspettativa del viaggio in Nevada prenotato per due, Charley affrontava agilmente la lettura del secondo diario di Daniel, con voce stentorea e limpida nell’essenza e nello spirito. Leggeva con sentimento, come un attore che si accinga finalmente a recitare una parte sognata da una vita.

Il testo che segue, scritto da mio figlio, non appare fra virgolette. Charley Lightman lo recita, per noi e per chiunque altro dovesse ascoltare, con puro e semplice amore, incorrotto e incontaminato e immacolato e inalterato e intatto e non diluito e soprattutto, incondizionato:

Quanto mi piaceva confrontarmi su tutto con Papà e quanto mi divertiva quando chiedeva ai suoi assistiti se per favore potevano almeno manifestare “una patologia decente”. La malattia si presentava sempre sotto forma di sintomi più o meno teatrali. Ma lui non si faceva ingannare ed era bravo a diagnosticare una malattia e i suoi processi!

Ad esempio, quando diceva: “Di cosa si tratta? Potrebbe essere una posizione podalica e speriamo non insorgano complicazioni neurologiche o un trauma cranico”. I medici hanno un loro modo di comunicare cifrato, come i preti e i rabbini che si esprimono in linguaggi magici, misteriosi, sacrali e molto segreti. Quando era il mio Papà a fare una diagnosi, i ricoverati lo guardavano come uno sciamano, con grande rispetto e - diciamo pure - paura, perché davanti alla sua esposizione chiara e netta, si trovavano di fronte a una realtà che la loro mente avrebbe preferito ignorare. Eppure cercava di essere sempre gentile e premuroso con tutti; una volta, ricordo che uscimmo insieme dall’ospedale e alcuni ospiti si erano accalcati attorno a una motocicletta che non andava e lui si fece avanti, diede uno sguardo e disse: “Gran bel pezzo di ferro, signori”. E subito sentenziò sulla natura del problema meccanico.

Mio padre sa come attivare la magia perché è in empatia con i pazienti, sebbene spesso lo prosciughino emotivamente. Empatia è un termine che

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dovrebbe essere presente nel Giuramento Ipocrita - ops! - nel Giuramento di Ippocrate. Primo, non fare del male. Secondo - ovvero nella mente del mio Papà - aiuta il paziente ad affrontare le proprie paure. Non mostrare il solito atteggiamento di distacco.

Mio Papà ha un intuito particolare, è l’uomo più originale che ho conosciuto, anche se non ho conosciuto molti adulti, eccetto i miei altri insegnanti e dico altri perché mio padre è uno dei miei insegnanti preferiti. Anche mia madre lo è. Ma lei odia visceralmente (forse odia è una parola troppo dura), direi che prova una profonda avversione per il lavoro di mio Papà, perché ogni volta lo tiene lontano da noi per almeno due settimane. Un tempo troppo lungo per essere ragionevolmente comprensibile e accettabile.

I medici non sono degli dei, più o meno importanti, infatti so che mio padre è spesso intervenuto per porre rimedio a lavori mal eseguiti da altri. E inoltre, mio Padre non fa parte della Confraternita dei Medici, la casta i cui membri non denuncerebbero mai un collega: no, se si avvede di abusi e delle terribili conseguenze di un caso di malasanità, è il primo a denunciarlo, lo ha fatto anche in passato, quando i medici non si sognavano neppure di danneggiare un collega, a prescindere dal male che avesse causato a un paziente. Noi - la gente - abbiamo bisogno gli uni degli altri. Dovremmo essere più gentili; i nostri cuori dovrebbero quasi esplodere di amore. (A mio Padre ho sentito dire qualcosa del genere).

Spesso, anzi in ogni occasione, mio Padre si rivolge con dolcezza al suo assistito sotto anestesia e prima di un intervento - perché è anche un neurochirurgo - chiede sempre al paziente quale musica vorrebbe ascoltare e la fa diffondere in sala operatoria. Ora è risaputo, ma mio padre è stato fra i primi a capire che una persona è in grado di sentire sia sotto anestesia, sia in stato di coma e che ha bisogno di conforto e di calore umano, anche fosse solo un abbraccio. Secondo me, tutto il mondo è malato e ha bisogno di un abbraccio. Sì, un grande abbraccio. E un’affettuosa telefonata di buongiorno non guasterebbe mai. Perché la gente diffida di manifestare l’amore fisicamente, ma non sessualmente, a una persona amata? Ora diamo “uno sguardo” a cosa sono e a cosa sto diventando. Lui (mio padre) mi ha sempre detto che siamo sempre in divenire. È una cosa un po’ personale, ma sento che il mio amico Charley è un po’ geloso perché il mio Papà non è il suo. Questo non va interpretato male: in un certo senso, Charley è “innamorato” di mio padre, ma non come fra un uomo e una donna, o in senso omosessuale. Il suo è un tipo di amore forte e inequivocabile, misterioso, integro e puro. La gente è spietata e preferisce fraintendere l’affetto di un ragazzo, o di una persona adulta verso lo stesso sesso ed esprimere un’enorme ignoranza

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nel bollare con epiteti come “checca”, “finocchio”, “frocio”, o usare in maniera dispregiativa il termine “omosessuale”, mentre, negli esempi ai quali mi riferisco io vedo solo amore, amore… senza sesso. Amore incondizionato.

Le persone gay, soprattutto i maschi, evitano quindi certe espressioni di affetto che potrebbero dare agli “omofobi” il pretesto, come ho sentito dire, per azioni persecutorie nei loro confronti. Ora non penso di dovermi imbarcare in una crociata, ma lottare per la tolleranza, questo sì. È capitato a scuola: Greg, era un ragazzo molto simpatico, intelligente, sensibile e tanto infelice perché si era innamorato di un altro studente eterosessuale, che lo tormentò fino a indurlo al suicidio. Veder morire un ragazzo a causa del suo modo di amare è per me incomprensibile.

Mio buon Dio, apri gli occhi alla gente.

Possono forse degli esami necroscopici dimostrare che una vita biologica ha avuto termine per mancanza d’amore? Si può praticare un’autopsia su un amore non corrisposto? Che malattia schifosa! E ci definiamo civili! Dio, mi chiedo se mio papà si sia mai imbattuto in un problema del genere! Beh, visto che come uomo è attraente, sono convinto che si comporterebbe sempre con cortesia. Sarebbe straordinariamente gentile.

Nel cinema aveva fatto la comparsa con Fellini e altri registi. Come suo padre, ci aveva provato come attore, sceneggiatore e regista. Pensava che lo potesse aiutare a stabilire un migliore rapporto di fiducia con i suoi studenti, ma penso che in cuor suo avesse sempre desiderato scrivere e girare film sopra la media della spazzatura imperante e imposta da cineasti e produttori che credono di sapere cosa vuole la gente, ritenendola una massa di ignoranti. Come se, quasi invariabilmente, chi paga il biglietto fosse un povero idiota! Il mondo, l’arte e la scienza, soffrono degli stessi problemi, l’altra faccia di una stessa medaglia. C’è un grande tragedia nella scienza e c’è una grande scienza nella tragedia.

È bello amare ed essere amati, a prescindere dal tipo di amore - basta che sia onesto, che esprima tutto di te, tutto il tuo essere. Se esistesse qualcosa di simile al vero amore, sarebbe la traccia di un remoto passato, una rarità, un’ombra nascosta in una montagna di immondizia che mai troverà un compratore, che mai troverà una casa.

L’essenza dell’amore giunge ad altezze ignote per ogni altra cosa. Allora, da dove partire, una volta messa a tacere la voce della paura? Qual è la metodologia dell’amore e come definire la forma di saggezza che scaturisce da una perfetta “simbiosi”, da un’inscindibile totalità?

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Scrutare nel cuore di Dio? Leggere nella Sua mente? Chi disse (mio Padre me lo aveva detto, ma l’ho dimenticato – mannaggia a me che non ricordo mai le cose) che “Dio non gioca a dadi”? E ancora, dalla Bibbia, credo: “Chi getta scompiglio nella propria casa erediterà vento” (Forse sto parafrasando). E ancora: “E lo stolto sarà servo di chi è saggio di cuore”, o qualcosa del genere, che penso sia nei Proverbi. Devo controllare le parole esatte, che comunque esprimono un sentimento e una forza. E mio Papà ha detto: “Più mi avvicino alla verità ultima, più mi avvicino alla fine dell’inizio”.

La mia risposta personale in questo momento del mio tempo è: ESISTONO PRODIGI INCREDIBILI DEI QUALI NON DUBITERÒ; ESISTERANNO LIMITI A OGNI VITA ALLA QUALE CREDERÒ. PER QUESTO DEVO AVERE DEI PUNTI DI SOSTEGNO PER LA MIA VITA.

E Charley smise di declamare e disse: “Dio, dove avrà scovato Daniel la frase «… nascosta in una montagna di immondizia che mai troverà un compratore?» Mi ha colpito al cuore”.

“Daniel colpiva sempre tutti al cuore, Charley e a volte allo stomaco. Era eloquente e formidabile se voleva arrivare al punto. La sua prosa poteva essere poetica e spesso ti entrava nell’anima”.

“Lo penso anche io. Mi spiace vedere il dolore che ancora provi”.“Un dolore che non finirà mai”.“E con la morte di persone come Daniel arriva la morte della compassione”.Una frase che accompagnai con le mie lacrime, molte lacrime. Poi Charley

chiese: “Cesserà mai questa tua disperazione?”“Certo che finirà. Finirà quando Sarah e Daniel rivivranno, oppure finirà

quando verrò travolto nei miei ultimi istanti di vita”.“Ti prego, non dire così”.“Preferiresti che ti mentissi?”E senza rispondere alla mia ultima domanda, Charley cominciò di nuovo

a leggere le parole di mio figlio:

Quando la Mamma è via per lavoro, questa casa è ancora più priva di vita. Mi manca da morire. Però è peggio quando è via Papà, è una cosa che mi distrugge. Cerco di ricordare le parole e di scriverle per averle a portata di mano e leggerle. La Mamma certe volte sembra distante e fredda. Fredda, sì, ma solo fino al ritorno di Papà. Allora, magicamente, Papà e solo Papà le infonde nuova vitalità. Questo succede forse perché lei tiene molto al suo

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lavoro e spende tutte le sue energie nella recitazione. Ma so che mi vuole bene perché non devo mai chiederle una conferma. Papà dice che non devo lasciarmi andare alle parole, ma lui lo fa e mi chiedo perché io dovrei essere diverso.

Papà dice che gli manca il P.J. Clark a New York City. Deve essere un pub per gente di teatro, dove si beve, ci si mette in mostra e si parla di quello che succede nel mondo dello spettacolo.

C’è un (uno solo?) mistero su Papà che non riesco a comprendere. Cosa intende quando dice di essere “troppo stanco per dormire” e “troppo stanco per riposare?” Dio, a volte penso al mio Papà… no, alla mia famiglia, a noi tre, siamo così fortunati se consideriamo quello che accade nelle altre case, dove ognuno cerca di abusare degli altri. E vorrei tanto che presto potremo dire “noi quattro” quando la Mamma avrà un altro bambino. Ne abbiamo parlato e se dovesse arrivare un fratellino o una sorellina, non sarò geloso. È così brutto vedere rivalità tra consanguinei e non vorrei che questo accada nella nostra famiglia.

E cosa dire del lavoro di mio padre quando mi si impedisce di assistere a un suo seminario o simposio? Immagino sia un problema di tempo, visto che capita sempre quando vado a scuola. Ripensandoci, questo lo rende piuttosto nervoso. Perché vorrebbe essere sempre al massimo quando è con Mamma e con me… Quanto mi mancano quando non ci sono!

Come ultima nota, vorrei concentrarmi su una circostanza che il mondo trova così insopportabile: lo vedo nei volti dei poveri bambini neri e bianchi qui nel Regno Unito ed anche negli Stati Uniti e in tutto il pianeta. L’ho visto scritto su un muro nei sobborghi: “LA RIVOLUZIONE È L’UNICA SPERANZA DEI DISPERATI”. Una volta mio Papà si è adirato; ora crede che “una piccola rivoluzione ogni tanto potrebbe veramente essere una buona cosa per la razza umana”, perché, dice lui, “c’è rimasto poco tempo”. Guardo, e vedo solo squali che si avvicinano sempre di più alla costa.

Non penso di voler essere solo (solo?) un riflesso di quello che pensa mio Papà. Mi ha dato un passi alla biblioteca della sua mente e della sua anima. Ho anche le tessere per la biblioteca qui e di quella a New York City e ci sono migliaia di libri nella nostra casa. Potrei leggere miriadi di libri e passare il resto del mio tempo sulla Terra a cercare di capire la consapevolezza costantemente in espansione della mia propria mente, ma devo evitare accuratamente di divenire un’estensione del pensiero di mio padre. Andrò presto all’università e svilupperò i miei pensieri autentici e il mio credo personale. (Non so esattamente come potrò stare lontano da mia madre e mio padre). E poi

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incontrerò qualcuno e avrò i miei figli, e prego Dio di essere tanto affettuoso verso i miei figli come lo sono stati i miei.

Charley smise un attimo di leggere per lanciarmi il suo “sguardo di fuoco” mentre mi accendevo un’altra sigaretta. Feci una lunga tirata e la spensi nel posacenere. Lui prese la sigaretta spenta dal posacenere e se la accese, aspirando profondamente e disse: “Come ci si sente? Vedendo me fumare? Come ci si sente, mio secondo padre?”

“Non bene”.“Bene. Allora sai come mi sento ogni volta che ti vedo accendere una

sigaretta. E stai combattendo contro il cancro, maledizione!”“Il cancro è al colon, non ai polmoni”.“Quindi tu, mentre lotti tanto contro la metastasi, inviti il tumore nei tuoi

polmoni?”“Giusto, Charley. Ma quando non siamo insieme, diventiamo una coppia

di miserabili. L’uno verso l’altro”.

“Preferirei che tu fossi cattivo con me piuttosto che morto”. Appariva turbato, e aggiunse: “Perché non usciamo? Ho la macchina, guiderò io. Potremo anche mangiare qualcosa”.

Protestai debolmente: “Ma si sta facendo buio”.“E con questo? Ci faremo un bel giro in campagna e forse ti sentirai almeno

un po’ meglio”.“Non guiderò mai più una macchina, quindi dovrai guidare tu”.“Bene. Andiamo allora?”“Sì, andiamo”.E uscimmo dall’appartamento per una gita in campagna. Meno male,

andammo fuori città. Molto lontano dalla città.

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Capitolo Undici

Tutto si Riduce allo Stato del DIVENIRE?ovvero

Teoria della Grande Unificazione dei Campiovvero

Non Hanno Provato che i Protoni sono Mortalie che l’Intero Universo è in Rovina (Tra, La, La, La)

ovveroun Vero Seminario “Wolfiano”

“IL DIVENIRE” (Tratto dalla serie di seminari del Dr. Michael Wolf ): Seguono note dalla mia dissertazione di fisica teorica, che ho intitolato

“Nuova Teoria sul Dualismo Onda-Particella, ovvero Unificazione Semplificata”.

(Dodici giovani fisici teorici potrebbero essere pari a un “branco di oche starnazzanti”.)

(La fisica teorica, per il nostro buon Dio, è puro divertimento!)

Secondo voi, un vero scienziato dovrebbe cercare di controllare sul piano morale ed etico… meglio, dovrebbe cercare di esercitare e applicare un potere di controllo su ciò che egli crea? (Vale citare un episodio. Un neo laureato in fisica un giorno mi disse: “Guardi che io sono uno scienziato! Io so cosa faccio!” La mia reazione (il dottor Edward Teller se ne innamorò) fu:

“Anche io sono uno scienziato. E non so cosa sto facendo. Proprio perché sono uno scienziato!”)

Una nota per tutti noi: dobbiamo imparare di nuovo a cantare, ma dobbiamo cantare nuove canzoni.

Conversando con gli scienziati:Scienziato: “Se funziona, non ci giocare”.Io (Wolf ): “Ma noi capiamo perché funziona?”Scienziato: “No, ma non importa, perché tanto funziona”.Io: “Allora, se non capiamo perché funziona, anche se funziona, sono

obbligato e costretto a giocarci. E consideri questo: si fanno scoperte e si hanno risultati nei casi in cui si sbaglia o si va oltre il seminato; l’errore fa parte dell’equilibrio, che spiana la via alla Verità e all’unificazione di tutte le forze e di tutta la materia”.

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Ragionare per assiomi e principi inamovibili è leggermente complicato, soprattutto nel campo della logica, che si basa su proposizioni non dimostrate, relative a serie di elementi, proprietà, funzioni e rapporti indefiniti.

Spenderei qualche parola sul perché ragiono come un fisico teorico: sleale, astuta, equivoca, clandestina e furtiva è la Verità, anche viscida e sdrucciolevole e, se si cerca di tenerla stretta, si sottrarrà facilmente alla presa.

Il modo scientifico di formulare concetti differisce dai metodi usati nella vita di tutti i giorni - non nella sostanza, ma soprattutto per le sue definizioni e conclusioni più precise. Inoltre, il pensiero scientifico si basa su scelte di lungo termine e affronta maggiori difficoltà, imposte dalla natura sperimentale della materia e da un’economia più concreta che tende a sintetizzare concetti e correlazioni per renderli logici, indipendenti, basilari e assiomatici.

Sia chiaro, signore e signori, che da una mente teorica, ma caotica, arriverà inevitabilmente un colpo alla meccanica quantistica (con la forza di una pantera), ma essa sopravviverà, anche al caos, perché esiste un ordine anche nel caos.

La fisica si basa sulle misure e su quei concetti e proposizioni che si adattano alla formulazione matematica. Un principio si definisce quindi come la parte della somma totale di conoscenza capace di conversione in termini matematici. Io ritengo che la fisica sia limitata solo dalle limitazioni dei suoi stessi metodi!

Tutta la scienza è lo sforzo di far corrispondere l’apparente diversità caotica della nostra esperienza a un sistema di pensiero logicamente uniforme, anche quando il caotico è qualificato e quantificato come parte dell’esperienza sensoriale. In un sistema del genere, le singole esperienze devono essere correlate a una struttura teoretica, in maniera tale che la coordinazione risultante sia convincente e a volte, persino unica nella sua particolarità, ma unica in modo convincente.

Le esperienze sensoriali sono considerate come soggettive. La teoria che cerca di interpretarle è totalmente costruita dall’uomo. Da simili fattori, essa diviene il risultato di un arduo e laborioso processo di adattamento alla seguente conclusione: una qualunque tesi, o un’asserzione, soggette a verifica empirica, ovvero a una “prova”, restano sempre ipotetiche, non sono mai conclusive, mai costituiscono una struttura finita e ne derivano sempre nuove domande e nuovi dubbi.

Qualcosa nel profondo mi dice che è “vero” quando deduco - da anni di esperienza percettiva - che, se si deve trovare l’unificazione in uno stato perfezionato, dobbiamo includervi la componente del DIVENIRE; ovvero,

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tutte le cose in questo Universo sono in uno stato di EVOLUZIONE DELL’ESSERE: ciò può aiutare a contenere e a mitigare la cognizione che le cose non sono mai conclusive, mai finite e che nascono sempre e sempre ci saranno altre domande. Questo equivale al mio concetto di DIVENIRE.

Quindi, per una volta, vi esorto a tenere nella giusta considerazione - senza patemi d’animo o moti di disgusto - Max Planck e la sua famosa costante. In parole povere, la costante di Planck in fisica è indicata con “h” ed è la costante di proporzionalità inerente il quanto di energia posseduto da una radiazione a una sua specifica frequenza. Così il mio collega Stephen Hawking, professore lucasiano di Matematica all’Università di Cambridge, titolare della cattedra di Scienze Matematiche che fu di Newton e poi di Dirac, lo formula: “Il principio quantico di Planck è l’idea che la luce (o qualsiasi altra onda classica) possa essere emessa o assorbita solo in discreti quanti, la cui energia è proporzionale alla loro frequenza”.

I misteriosi “Zen Events” del CERN12, gli acceleratori di particelle in collisione ad alta energia, il suono del battito di una mano, le particelle emesse da un’estremità e non dall’altra. Per quanto riguarda la matematica, a questo punto non penso sia necessario che la vediate solo in confusione caotica.

Così, il dottor Hawking ed io parliamo entrambi di proporzione. Quello che entrambi cerchiamo di dire è che la luce, i raggi e le altre onde dello EM (spettro elettromagnetico) non possono essere emessi da una qualsiasi fonte in modo arbitrario o a velocità arbitraria, ma solo in certe parti integre che Planck ha definito quanti. Ogni singolo quanto, o pacchetto, ha una quantità fissa di energia che è sempre superiore quanto più alta è l’ampiezza - o meglio, forse, quanto più alta è la frequenza - delle onde specificate.

Il punto appena fatto serve se cerchiamo di spiegare l’emissione della radiazione da corpi caldi di materia, ma non è sufficientemente razionalista o determinista.

Quindi, chi poteva correre in nostro aiuto con il determinismo se non Heisenberg! Sì, Heisenberg con il suo principio di indeterminazione, che sostiene che la costante di Planck non può dimostrare il determinismo senza dire che il principio di meccanica quantistica è il prodotto delle incertezze nei valori di variabili connesse. Dobbiamo dedurne che la posizione e la quantità di moto di una particella sono superiori o uguali alla costante di Planck. Solo che, la velocità della particella osservata è imprevedibile se si è obbligati a usare

12 CERN: European Laboratory for Particle Physics, un’organizzazione internazio-nale di ricerca a Ginevra, Svizzera.

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almeno un quanto, per cui questo quanto disturberà la particella e modificherà la sua velocità in modo imprevedibile.

Prevedere. È questo uno stato del DIVENIRE? Mi auguro che lo possiate accettare, insieme alla mia nuova teoria del dualismo onda-particella. Voglio sperare, anzi scommetto che tutti voi abbiate frequentato almeno un corso in fisica teorica, perché anziché bombardarvi di formule, preferisco inserire tutto in un contesto filosofico. Diamoci vicendevolmente una mano a pensare! Un teorico è uno studioso, non un esperto e la finalità deve ancora essere compresa da tutti noi…

Rema, rema, rema, la tua barca… (Un sogno, ecco cosa è).Noi siamo Suoi, oppure Lui è nostro…? (Un sogno, ecco cosa è).

Ergo, va così: non danzare, non ridere (forse qualche sorrisetto o risatina sommessa), sguardi innocenti: ad occhi aperti, passeranno i segreti della scienza, da me a te…

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Capitolo Dodici

Lo Spazio è davvero Vuoto? No, Penso di Noovvero

Mi sto Esaurendo Troppo Velocementeovvero

Cosa Può significare una Gita in Campagnaovvero

Salutare la Mia Altra Famiglia eSentire Loro che mi Salutano

Charley chiama la moglie Barbara al telefono. Si scusa, ma da lì ancora non può muoversi e richiamerà, o tornerà prima possibile. Impegni improrogabili, sottolinea.

E io commento, appena lui riappende: “Una pietosa bugia!”“Lo so, ma mi serve tempo per farle capire per bene. A casa ci torno appena

tu parti per il Nevada”.Prendemmo l’auto di Charley Lightman e presto ci ritrovammo fuori

città, in piena campagna all’imbrunire, con luce appena sufficiente ad afferrare l’ultimo effimero chiarore, tenui bagliori riflessi dai raggi di sole sui finestrini. Si stava facendo sera e pensammo di fermarci a un pub che conoscevamo e ci servirono ottima birra scura a temperatura ambiente e cibo migliore del solito. Ma iniziammo con un gin e tonic.

“Dove siamo diretti?” chiesi sorseggiando il mio drink, avvertendone il tepore nello stomaco. I pensieri fluivano insieme a cibo, alcool e sigarette, dolci e cauti, a cavallo di emozioni che liberamente si stampavano sul viso di entrambi, a rimarcare quanto fossimo in sintonia, con tale sincerità e candore da toccarci nell’anima.

“Dobbiamo solo rilassarci, Michael. Dai, bevi e fuma tranquillo, ora godiamocela, poi penseremo al da farsi”.

Sembrava proprio che in Charley ci fosse qualcosa di Danny. La sua studiata disinvoltura, il suo disarmante sorriso. Al terzo drink il mondo cominciava ad apparirci un paradosso in cui valeva la pena di vivere, ma un tale stato d’animo era dato da preponderanti fattori… ambientali.

Charley, ormai ben sopra le righe, alzò il bicchiere: “Brindo a te, Michael. Amico mio che mi sarai sempre accanto. Pronto ad aiutarmi anche quando i problemi sembreranno insormontabili… a te che, come mi promettesti

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una volta, sarai mio consigliere e strenuo difensore “fino alla fine” e insieme lotteremo contro tutti i mostri che abbondano in questa mia dannata vita irta di pericoli”.

E brindai con lui, sentendomi leggero e protettivo e affabile: “Alla tua, ragazzino”, imitando malissimo Bogart.

E scoppiammo a ridere. “Fish and chips. Okay, Chuck?”“Ti prego, non chiamarmi mai più Chuck” (Chuck è uno slang volgare

di “cool-figo”, NdT). Dietro il mugugno si vedeva che scherzava, i suoi occhi balenavano nei miei, illuminandoli e ora ci rideva su ancora più contento. Avrei giurato che stavo entrando negli occhi di mio figlio.

“Nessuno mi ha mai chiamato in modo diverso da Charley. Ti piacerebbe se ti chiamassi Mike?”

“Andrei a comprare un fucile e ti impallinerei le chiappe. Ehi, siamo un po’ brilli!? Visto che dobbiamo guidare…”

“Non importa, Mike. È il mio ultimo bicchiere. E guido io…”“Mike?”“Lo vedi? Cosa si prova?”“Non volevo… Charley” ed ero al settimo cielo. “Okay, dai, facciamo un giro in macchina, Michael”.Pagò lui il conto e uscimmo dal pub. Mentre camminavamo verso l’auto,

mi cinse la spalla con un braccio. “Sono certo che, almeno una volta, ti è passato per la testa che possiamo essere solamente amici ed è stupendo sentire il nostro affetto reciproco. Ci vuole un coraggio pazzesco per portare avanti un’amicizia come la nostra! Eppure a volte penso…”

Smise di parlare di botto. Intorno a noi ogni oggetto solido era scomparso! Una voce che conoscevo - non era Charley, ma quella del mio secondo fratello - chiese con infinita dolcezza, a un tempo affranta ed esaltata e gratificata, di abbandonarci al sonno, per qualche istante. Oppure sarebbe durato qualcosa di più?

Ed era tutto quello che avremmo ricordato al nostro risveglio, entrambi in stato di afasia, ma senza alcun sintomo di danno cerebrale, temporaneo o permanente; ci trovavamo nel parcheggio di una fattoria dei sobborghi, non molto vicina. Improvvisamente, quanto era accaduto cominciava a riaffiorare nella nostra memoria, e mi prese la mano.

“Mi spieghi perché hanno inibito la nostra capacità di ricordare?”“Inibire è il verbo giusto, ma non lo so. In ogni caso, Charley, mentre

sto negli Stati Uniti, per andare in Nevada, fammi il piacere di non parlare a nessuno di quello che ci è successo, Ok? Mai a nessuno”.

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“Ma sono stati così gentili con noi. Perché dovremmo dimenticare di aver vissuto un’esperienza così perfetta e stupenda, anche se solo per pochi minuti?”

“Charley, se avessimo ricordato subito, avremmo potuto subire un trauma. E poi, lo sai che eravamo entrati in un diverso arco temporale o dimensionale. O in una dimensione limitata e completamente diversa. Forse, hanno ritenuto necessario farlo per tutelarci dal punto di vista fisiologico. E qui potrebbero entrare in gioco certe leggi della fisica. Leggi totalmente nuove”.

“Oddio, Michael, nessuno dovrebbe avere paura di loro. Avevano manifestato apertamente le loro intenzioni perché le capissimo. Non nascondevano nulla. Dannazione! Sento una fortissima attrazione verso di loro. Vorrei essere ancora con loro. Soprattutto con quel piccolo Grigio che sembrava conoscerti bene e preoccuparsi tanto per te. Anzi, Michael, non sembrava, è proprio certo che ti conosce. Per me è chiarissimo. E, ci crederesti? Che darei per essere ancora con loro. In me hanno infuso un calore che neppure gli effetti dell’alcool possono imitare”.

“Ora lascia perdere, per me va bene che ci si trovi di nuovo con loro o questa sera, o in qualunque altro momento”.

Il motore della nostra auto d’un tratto si spense, seguito dai fari anteriori. Uscimmo dalla macchina. L’oggetto era in discesa e da terra ormai non distava più di 150 metri, si fermò e iniziò a librarsi, quasi dritto di fronte a noi. Un intenso fascio di luce bianca, più bianca della luce del giorno, brillò dall’alto, ma quasi istantaneamente diventò blu, ci avvolse come fossimo in un ascensore luminoso. Charley era scosso da tremiti di paura e sudava freddo e si stringeva a me e con un filo di voce mi disse: “Ora so perché annullano i nostri ricordi”.

Per tenerci in equilibrio ci aggrappavamo l’uno all’altro come magnetizzati dai poli di una calamita, fronteggiavamo così la paura, incapaci di qualsiasi movimento.

Lasciai andare Charley. Eravamo in piedi, in una stanza che avevo già visto, inondata di luce, ma non al punto di ferire gli occhi. La luce non proveniva da un’unica fonte, ma era ovunque. Una porta si chiuse. Era priva di giunzioni, lamelle di connessione, o maniglie. La camera era sprovvista di suppellettili, ma emanava qualcosa di familiare. Captavo i pensieri di Charley e anche per lui l’ambiente non era nuovo. Il piccolo essere Grigio, che conoscevo sin da bambino, era lì e protendeva le sue mani verso le mie. Le nostre mani si strinsero e nella mia mente udii prima il suo saluto e, quasi contemporaneamente, sentii che non voleva essere tirato su e abbracciato come avevo intenzione di fare. Non appena gli arrivò il mio messaggio mentale, modificò il suo “No, per favore non lo fare” in un “Sì”. Lo presi delicatamente, lo sollevai, lo abbracciai

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e lo accarezzai e sentii che le sue braccia minute restituivano l’abbraccio cingendo il mio collo. Ed era un abbraccio veramente forte per quel piccoletto con la pelle liscia e soffice come quella dei delfini. Al tatto, fu un incontro gradevole per entrambi.

“Mi sei molto mancato, amato fratello di sangue”, dissi a voce alta nel metterlo giù, stringendogli ancora le mani e sentendo il flusso e poi l’onda delle sue emozioni.

Rispose senza parlare e sapevo che anche Charley poteva ascoltarlo: “Anche tu mi sei mancato, amato fratello Michael. È stata una lunga attesa e saluto il tuo amico Charley. Ricordo Charley come nostro ospite, ma non credo che lui si ricordi di me”. Charley era ancora intimorito e il piccolo amico tese le mani verso di lui in segno di saluto e per rassicurarlo. Charley sospirò e si rasserenò.

“Charley” disse il piccolo essere, “Veniamo da Reticulum Quattro, questo in base alla vostra classificazione, quindi è il quarto pianeta del Sol, il sistema solare di Zeta Reticuli Uno e Due, due delle molte fonti di calore binarie che chiamate soli”.

Mi chiedevo se Kolta sentisse la mancanza della sua casa e della sua gente, le persone a lui più care.

“Non quando sono con amici e familiari e posso gioire nel vedere unite persone che si vogliono bene” mi rispose telepaticamente.

Giocando mentalmente di sponda, pensai a Charley, alla sua pelle morbida come i delfini e al fatto che, come i delfini della Terra, amava essere accarezzato e coccolato. E questo era solo uno dei tanti modi di manifestargli amore.

Ci fece brevemente visitare la postazione di navigazione e il TRASDUTTORE, che mi sfiorò la mente con il suo morbido e rassicurante tocco elettrico.

Ora l’umore di Charley era molto diverso, quasi euforico. Si chiedeva se a bordo ci fosse una quantità di ossigeno superiore al normale (per lui e per me) nell’aria lievemente profumata. Kolta disse che c’era più ossigeno e che stava provocando una sensazione piacevole, ma simile a una leggera vertigine, che si sarebbe dissipata appena i nostri cervelli vi si fossero assuefatti.

Strano, anche Sarah e Daniel era come se fossero lì, ma a quella sensazione non riuscii a dare una risposta. Non era il caso di chiedere una spiegazione a Kolta, davanti a Charley; non lo avrebbe potuto capire, subendolo in maniera così improvvisa.

Fra le cose che maggiormente spiccavano della personalità di Kolta, c’era

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il suo atteggiamento gentile e disponibile nei confronti degli umani. Charley chiese se le intenzioni degli “alieni” nelle loro visite alla Terra erano realmente amichevoli, o se dietro si nascondevano altre ragioni, un programma ostile, come aveva sentito presupporre una volta da una particolare setta religiosa. Kolta spiegò: “Il male, a nostro avviso, non può accampare alcun diritto in questo Universo, nonostante sia diffuso in diversi pianeti. Non si capisce per quale ragione gli esseri viventi debbano immaginare il male e renderlo reale e tangibile, quando gli unici veri demoni sono quelli che si impadroniscono di un cuore e vi spadroneggiano, sino al momento in cui il proprietario di quel cuore non se ne avvede e se ne libera”.

Allora perché la malvagità e il male albergano così bene su Sol Sette?La risposta, a volte, supera in maniera esorbitante la capacità di

comprensione da parte dell’equazione umana (L’autore rende implicita una risposta, da parte di Kolta, per noi non comprensibile, NdT) .

Nessuno dovrebbe assumere una sostanza velenosa se prima non dispone dell’antidoto.

“Quando ti rivedremo?” chiese Charley, sapendo che era giunto il momento di tornare a casa.

Presto. Molto presto. Sì…

“Che giorno era quando siamo partiti per il nostro giro in macchina?”“Sabato sera, vero? È questa sera”. E sembrava così sicuro di sé.“Toccati il viso”, dissi mentre sul mio sentivo una barba di diversi giorni.

Lo guardai. A prima vista, la sua barba non era cresciuta come la mia, ma sembrava una crescita di più di un giorno. Da quando avevamo cominciato a vederci, si radeva ogni giorno.

Mi guardò perplesso. “Devono essere almeno un paio di giorni…”“Guarda in alto, verso sinistra”.“È Venere”, disse, ancora un po’ frastornato.“Oh, allora Venere sta calando”.Ci svegliammo in un’altra notte; dovevano essere trascorsi molti giorni ed

eravamo esausti e i nostri corpi e le nostre menti ci imploravano di riposare. Ci registrammo in un tipico motel all’americana, il più vicino possibile e prendemmo una singola a due letti. Non mi sentivo per niente a mio agio e scompigliai un letto per far vedere alla cameriera (la cameriera!) che ne erano stati usati due; con Charley avevamo deciso che avremmo fatto la doccia separatamente, ma ero così stanco che mi feci convincere a farla insieme. Ci insaponammo la schiena, ci riempimmo gli occhi di bagno schiuma e fu

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divertente, poi uscimmo dalla doccia e ci asciugammo l’un l’altro. E l’idea del sesso non ci passò neanche per l’anticamera del cervello.

La stanza era gelida. Ci infilammo a letto, tremanti e ci stringemmo per scaldarci. Era una sensazione stupenda e strana, ma eravamo in totale sintonia di pensiero e non c’era assolutamente nulla di sconcio in quell’esperienza, in nessun modo. Era una straordinaria espressione di amore puro, innocente e fisico, una profonda amicizia e, per la prima volta, sentii la perfezione del nostro abbraccio, dell’essere l’uno nelle braccia dell’altro, uguali, nel calore, nel sentimento innocuo e immacolato e senza peccato - senza peccato almeno per i fanatici religiosi che condannavano il cosiddetto amore gay; ovverossia, almeno io credo, per loro andava più che bene il fatto che ci si dichiarasse omosessuali, ma non che lo si praticasse. Mi chiesi dove saremmo stati inseriti, stando ai loro parametri.

E i nostri pensieri balzavano erraticamente da una mente all’altra, in avanti e indietro e si toccavano. Sentivamo di essere innocenti e puri in risonanza. I pensieri, li sentivamo senza parole. E avevano armonia e luce e meraviglia. Finalmente ero tranquillo, con lui, con il Charley nella sua forma fisica. Mentalmente, gli chiesi come ci si sentisse a essere adorati. Non lo era, ma sembrava un sogno che aveva del miracoloso, sbalorditivo, dal quale non avrei mai voluto svegliarmi.

In questo, mi sentivo sicuro. Mi chiesi - e lui raccolse il mio pensiero - se era possibile e non ingenuo essere amico e amante in senso platonico, trascendendo il desiderio fisico e tendendo verso l’ideale meramente spirituale, senza alcun fattore sessuale a separarli. (O, almeno, uno dei due).

Charley ed io ci svegliammo di continuo durante la notte, ognuno con qualcosa da comunicare all’altro telepaticamente, trasferendo, rimbalzando, rilanciando i pensieri (ma gentilmente), dribblandoli, ma senza placcarli né penalizzarli con un calcio piazzato e distillarne le innumerevoli manifestazioni, le cadute rovinose, le scivolate, il dolore per gli amati scomparsi e tutto questo avanti e indietro, da mente a mente.

Ma c’erano anche delle vaghe paure che affioravano dal profondo, paure in entrambi noi, paure per i bambini che sarebbero sopravvissuti ai nostri vantaggi, i nostri beni, i nostri profitti, l’utilità, i nostri benefici, il nostro valore; ma ci tenevamo entrambi stretti e non profferimmo neanche una parola.

Il trasferimento di pensiero fluiva velocemente e poi piombammo di nuovo - insieme - nelle braccia di Morfeo, il dio che dà forma ai sogni e alle immagini viste da chi sogna ed è in grado di accettarne l’esistenza e coglierne

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le rappresentazioni. L’esperienza UFO ci aveva spossato. E io non avevo più contezza di come quell’abbraccio estemporaneo - quando in un certo senso eravamo l’uno custode dell’altro - avesse significato il suo bisogno di me.

Invece capii finalmente come un uomo, un amico, un figlio, chiunque non fosse ossessionato dal timore di apparire poco virile, tutti potrebbero vivere sensazioni umane più coerenti e ultimali e trarne il massimo beneficio interiore possibile. Capii, finalmente, che loro, esprimendo amore verso il proprio stesso sesso, non si sentono sotto accusa, non hanno commesso alcun reato, non temono di indulgere nella trasgressione.

Gli esseri umani, soprattutto i più fragili, delicati e vulnerabili davanti ai grandi dolori della vita, hanno enorme bisogno di amore e questo amore è molto probabilmente la più potente delle forze motrici dell’Universo.

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Capitolo Tredici

Morire è sicuro: Basta che ti Lasci Andareovvero

Guardare nel Cuore di Dio, maNon nel Cuore di un Uomo mentre

Tutti Quei Demoni Gli Corrono Intorno

Sembrava totalmente assurdo, ma alcune parole del diario di Daniel ora rimbalzavano tra la mente di Charley e la mia:

Perché dobbiamo lottare contro la morte, combatterla e temerla? Certe volte mi prendo troppo sul serio ma, come dice papà, “E con ciò? Non è nulla di speciale! Pensa pure quello che vuoi, perché solo tu sei responsabile di te stesso. E a me importa solo che tu sia felice, Daniel”. Questo è il mio papà. Una delle sue pazienti una volta disse che la morte era il suo amante, non il suo nemico. Che modo diverso di considerarla!L’essenza della “New Wave” è non avere abbastanza nastro nella videocassetta per registrare sessanta minuti di “splendida” New Wave. La mia può apparire una visione restrittiva e non vorrei lo fosse, ma per me la videocassetta è finita. Eppure c’è un nuovo paradigma, che sostituisce il vecchio, un modello che era - Che è -

Charley, esci dalla mia mente! Accidenti a voi, che entrate e uscite dal mio cervello! Non posso essere dove volete voi.

Una pioggia fine: che venga a sanare il mondo, per i bambini, perché si viva in unione e armonia e muova persino a lacrime di gioia il nostro Dio. La pioggia della gioia! Non sferzante e acida, ma dolce e ordinata. Niente sostanze chimiche, a parte quelle prodotte naturalmente dalla Madre chiamata Terra. La gioia dell’unità, l’armonia, mai nella divisione, che si accende con l’immaginazione, per amare tutte le entità con cui si interagisce e a nuovi livelli e per espandere la coscienza. Lacrime di gioia di Dio... la soffice pioggia.

IRREALI PAESAGGI EXTRATERRENI CHE NON SONO SOGNI.

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E allora, Sarah, c’erano le città extraterrene dei nostri sogni. Situate nelle menti avanzate extraterrestri, come ricorderai dalla straordinaria conversazione che avemmo subito dopo aver concepito Daniel. Devi ricordarlo, Sarah.

Oh sì, fosti tu a parlarne. Te lo dico di nuovo, Sarah, mio tesoro. Copenhagen, New York City e il

Greenwich Village, la fonte da cui scaturisce l’autentica educazione, poi Kyoto e Dresda (prima del bombardamento e quel quadro intitolato “Guernica”), tante altre ce ne sono e la mia voce ora si fa stanca. In questo spazio dove è così difficile parlare. Questo spazio che non mi sembra reale. Ma posso facilmente formulare il pensiero e lanciarlo a te, moglie mia adorata: siamo stati immensamente fortunati ad avere nostro figlio testimone della nostra promessa di matrimonio, promessa che noi ci siamo scambiati, al cospetto degli invitati e promessa fatta fra noi tre. Forse ci siamo amati troppo, noi tre?

Dalla sua forma (eterica, NdT) non giunse risposta immediata che si fosse tuffata - come un coltello - nel mio petto, dove è stata costruita la dimora della mia anima.

E c’è, non sono troppo sicuro in quale preciso quadrante, una stella che una volta vidi ingrandirsi sempre più fin quando mi prese e mi portò via verso un’altra casa, che era quella vera. Il mio breve soggiorno su un’altra casa fu molto informativo. In un altro tempo, in un altro spazio, o spazio-tempo, vi farò ritorno per restare?

E al mio ritorno, c’erano (o c’era IL DIVENIRE) lo sviluppo di “squadre”, “missioni” e “progetti” del National Program Office (NPO, 1982, classificato Top Secret, NdT) istituito per Decreto Esecutivo segreto dell’allora Presidente, Ronald Reagan. Da cui derivarono tutti i progetti segreti e il fatto che una parte del governo non sapeva quello che faceva l’altra, quindi, quanto veniva rivelato era “nonsenso”!

Cosa dire del crollo fisico e mentale degli Americani? Che era stato tutto pianificato?

Inutile che tu ti ponga la domanda. Ormai dovresti saperlo.E loro hanno dovuto portarmi via Sarah e Danny.Tu però li rivedrai.E quindi, cosa dire di questo mondo sull’orlo del collasso?Che resterà un solo parlamento per tutte le nazioni che non sono in grado

di farcela da sole.

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Capitolo Quattordici

La Perseveranza della Memoria Cosmica Umanaovvero

Impronte degli Antichiovvero

la Scienza Imita l’Arte che Imita la Scienzama

Molti si Sono Iscritti al Club dei Sognatori (CS)

ovvero La Famiglia Aliena Robinson

So di un entomologo che con i suoi colleghi dell’American Museum of Natural History ha cercato di estrarre del DNA da termiti di 30 milioni di anni intrappolate nell’ambra. Non è forse vero che la comunità scientifica si era fatta beffe della PCR considerandola un raggiro?

La PCR - Reazione a Catena della Polimerasi - è stata usata per ampliare minuscole quantità di campioni di DNA da una sin troppo folta raccolta di esemplari, sulla base di strane tecniche, origini e innesti. Risultati molto interessanti, ma quei dati informativi dal DNA non erano mai stati correlati a possibili cambiamenti anatomici relativi ad “evoluzione” e alle incredibili conoscenze ancora ottenibili.

E quindi, le barzellette sulla PCR bruscamente terminarono, in quanto tale metodo facilitava l’estrazione e l’amplificazione di termiti antiche 30 milioni di anni, fossilizzate nell’ambra e rinvenute nella Repubblica Dominicana. Molti di quelli che come me hanno lavorato sul DNA, mai avrebbero immaginato di poterlo ottenere da vetusti insetti conservati in ambra - mai immaginato, perché troppo spesso crediamo che risultati simili siano irraggiungibili.

Mettiamo allora a confronto quanto appena detto con la ricerca in cui dichiaravo che i protoni non erano mortali, perché mai abbiamo identificato un loro segno, nonostante l’aver cercato tracce del loro decadimento per tanti anni in quelle vecchie grotte umide.

I paleoentomologi, con in testa Conrad Labandeira dello Smithsonian (sapevo che c’era un buon motivo per rinnovare la mia iscrizione all’Istituto Smithsonian!) sostengono che gli esemplari conservati in ambra “erano sempre

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speciali, perché la loro tridimensionalità consente di distinguere anche dettagli della bocca e dei genitali. Avendone il DNA potremo ottenere una fissazione molecolare” che farebbe nuova luce sulla storia evolutiva di quegli esemplari.

Vale dunque fare il nome dell’entomologo Dave Grimaldi che con i colleghi del Museo Americano di Storia Naturale, prima si burlavano del PCR, ma dopo aver estratto e amplificato il DNA delle termiti fossilizzate nell’ambra della Repubblica Dominicana, hanno consentito una svolta per collegare specifiche proporzioni del corpo a sequenze del DNA.

(Sapevo che per i nostri esperimenti avremmo avuto bisogno di un metodo per il sequenziamento del DNA e del RNA). Questa è vera scienza, lo è perché la gente ha smesso di ridere e sarebbe il caso di rimuovere la decrepita aureola sulla testa della scienza. Questo lavoro ha infranto il record mondiale delle più antiche sequenze genetiche.

Alla luce del libro di Michael Crichton, Jurassic Park, questo potrebbe divenire - le cose sono sempre in divenire - la “Scienza che Imita l’Arte che Imita la Scienza”. Un divertimento, ma al suo interno, una serie di verità evolutive, riportate alla luce, ammesso perdoniate il leggero doppio senso.

Viviamo in un’epoca meravigliosa, che ci regala molte nuove tecnologie, che direi “inventate come necessarie alla crescita mentale umana, all’espansione delle idee, al vedere più chiaramente dove portano questi stessi fenomenali sviluppi. Noi dobbiamo guardare con occhi migliori di questi”. (È consentito volare verso l’alba? Ci sono più domande che risposte?)

Oppure, non potremmo semplicemente essere più buoni? Allora, forse, loro non dovrebbero atterrare in segreto. Personalmente mi basterebbe che accettassimo questo: non possiamo semplicemente essere buoni gli uni con gli altri? C’è un imperativo morale, che sparisce davanti alla nostra pretesa di supremazia in un pianeta che stiamo uccidendo. Se lo avessimo avuto in affitto, chissà da quanto tempo ci avrebbero sfrattato.

I campi magnetici della Terra a volte sono tremendi quanto i mari in tempesta, ma delle condizioni atmosferiche contraddittorie di questo pianeta, la sua ionosfera difficilmente gestibile, le fasce di Van Allen, i venti, i fenomeni naturali, la pressione instabile - a differenza dei luoghi da cui provengono, che presentano ambienti controllati - una volta che essi si siano inseriti nell’orbita planetaria, la loro navigazione diventa proibitiva. Per questo, un loro TRASDUTTORE può essere sballottato come una scialuppa tra le onde; per non dire delle interferenze per mano umana, come i laser chimici ed elettronici, i maser e le armi a fasci di particelle neutre (con i dispositivi a fasci di energia o loro ibridi, o cinetici, o a raggi X e molti altri, inclusi i sistemi a

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“microonde a impulso” forniti dalla S.D.I. Organization, è come avventurarsi in mare aperto su una bagnarola).

E dicono: questo non è accettabile. Questa è fantascienza.Ma davvero? Allora, se così ritenete, cito da vecchi manuali declassificati:

“Concetti di energia diretta: la ricerca applicata innovativa nella generazione e propagazione di energia diretta gioca un ruolo importante nella difesa. I sistemi ora considerati includono, (ma non si limitano a) laser chimici, laser a eccimeri, laser a raggi X da laboratorio, laser a raggi gamma e laser a elettroni liberi. Approcci ibridi sono anche interessanti”. (tra, la, la!)

Di più?Okay. Ma tienti strette le tue realtà, caro lettore. Questo sarà un viaggio

movimentato!“Interessi concettuali includono un’intera gamma di applicazioni, per

esempio, sistemi di massa minore, spaziali e di terra, e sistemi automatici. Tra i problemi delle armi ad energia diretta (sebbene stiano diventando sempre meno problematici) ci sono diversi elementi, quali: puntamento, tracciamento, controllo dei raggi, acquisizione, tecnologia speculare, propagazione di raggi attraverso ambienti naturali e disturbati, ottica e contromisure. Inoltre, le armi a energia cinetica sono candidate per il sistema S.D.I., inclusi veicoli intercettori di terra a rientro esoatmosferico (ERVIS, fa rima con “nervis”) e intercettori spaziali (SBI), intercettori di difesa ad alta endoatmosfera (HEDI), cannoni a ipervelocità, elettrotermici, elettromagnetici e gli ultimi e sicuri sistemi ibridi”.

Dovrei forse scrivere un altro libro solo su quello che stiamo sperimentando adesso e su cosa stiamo testando queste nuove armi?

Devo rispondere onestamente: sugli “inesistenti” oggetti volanti non identificati. Non si tratta, siatene pur certi, di dannatissimi comitati di accoglienza; e la cosa assurda è che abbiamo mandato in giro delle sonde che dicono, in sostanza, “Salve, venite a visitarci quando volete”.

Beh, ormai è certo che lo hanno fatto e che noi abbiamo sparato su di loro. Come accettare un invito a cena dai cannibali e trovare un menù a sorpresa.

E certe agenzie segrete (più che segrete e connesse esclusivamente ad altre agenzie governative ancora più che segrete) hanno già avviato trattative con loro e le popolazioni planetarie non ne sono state messe a parte, per così dire. È che non possiamo fidarci dei nostri cittadini? Oppure cosa sarebbe successo se avessero detto che più di un cittadino su quaranta è stato addotto? Come lo si potrebbe definire, un suicidio politico?

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Ecco, le due ultime parole non vanno prese alla leggera.

... e compiono i loro fantastici viaggi da una dimensione all’altra, o da un tempo a un altro, o attraverso stessi tempi o dimensioni, ballando un bel po’ forse, come un piccolo naviglio in mare aperto. Peraltro, questo potrebbe verificarsi solo in un’atmosfera incontrollata come quella di Sol Sette.

Perché dunque il governo U.S.A. continua ad aprire il fuoco con le sue armi da “Guerre Stellari” sugli EXTRAMONDO? È perché una parte supersegreta dei programmi neri del governo non sa cosa sta facendo un’altra parte supersegreta dei programmi neri del governo? E quale ruolo le Nazioni Unite dovrebbero (DOVREBBERO) giocare in questa tragedia di vita o morte?

Non ci sono più giustificazioni! In altre zone di questa galassia, senza contare altre galassie, i vicini cosmici hanno ormai esaurito ogni riserva di perseveranza e di pazienza...

Dio osserva e attende...

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Capitolo Quindici

La Maschera Mortuaria dell’Uomo Comuneovvero

Pseudonimi e Maschereovvero

Recuperare l’Irrecuperabile

Si dà il caso che per il dottor Michael Wolf sia d’uopo partecipare a un talk show radiofonico per promuovere The Catchers of Heaven: A Trilogy (i cui proventi andranno a sostegno di “un futuro vivibile per i bambini del pianeta Terra”), per i bambini e anche per i bambini della VIA DI MEZZO, creati mentre io scrivo. Questo dottor Wolf, al quale in passato ci si riferiva come “Dottor X”, forse un giorno avrà il permesso di usare il suo nome preferito, “ZE-EV”, oppure, forse, solo Michael...

E in televisione potrebbe indossare una maschera e, sebbene possa essere una maschera mortuaria, non sarà il calco del suo volto, ma dell’“Uomo Comune” e, ancora, su quella sua maschera si noteranno fattezze da EXTRAMONDO. Naturalmente, questo è simbolico e atavico e salta una generazione e forse la maschera non mostrerà altro che i suoi occhi, ipnotici, come li definivano quelli che lo conoscevano bene. E occhi indifesi; occhi annoiati e occhi vigili, così sono i miei occhi.

Ha piovuto la notte scorsa, la notte scorsa e l’aria era carica di forte elettricità statica. I suoi strali colpivano in basso come un filo animato ma invisibile e, dopo aver fatto luce nell’oscurità, mille tamburi rullarono nel cielo, o così parve.

Qualcuno grida: “Tu ne hai il potere, tu ne hai il potere, ma persone vili e malvagie ti impediranno di vederlo fruttare. Comunque, tu hai il potere di salvare la tua razza, la razza umana, anche se in senso stretto in realtà tu non sei uno di loro. Non vorresti vederlo accadere prima che il suo indugiare provochi la vostra fine?”

Quelli che hanno ricchezze e potere sono i più sordi e ciechi alle realtà che li circondano, alla Verità che grava su tutto e tutti, equamente e spaventosamente. E c’è chi grida ancora: “Tu hai il potere.”

Non possiamo continuare a chiudere gli occhi davanti a quello che accade. Secondo parametri specifici, il mondo è in rovina. Dobbiamo essere

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coscienti che dal punto di vista ambientale il pianeta sta morendo, a causa di un’industrializzazione sfrenata e suicida.

I Crop Circles, i glifi nelle colture agricole (che il British Museum definisce “pittogrammi”) scaturiscono da fonti intelligenti e ci avvisano che dobbiamo cambiare. La parola chiave è cambiamento. Perché ricercatori come Colin Andrews nel Regno Unito, il più grande specialista in materia, afferma una verità come questa? Sto parafrasando, ma trovo francamente paradossale che gli esseri umani, in particolare di sesso maschile, si rifiutino ancora di parlare del più grande potere su questo pianeta, il potere dell’amore e dell’espansione della coscienza.

Poniamoci questi interrogativi: i Crop Circles equivalgono ai “mandala”, parola che in Sanscrito significa “cerchio”, simboli potentissimi relativi all’equilibrio e al potere dell’Universo?

Sono quindi “mandala”, ovvero disegni relativi all’Universo e alla ragione di essere della Terra in questo Universo? E in questo quadro sempre più complesso di “pittogrammi” sussistono sottili variazioni e relazioni?

Forse non così sottili? Credo di sì. Ritengo che i Crop Circles si riferiscano ai “mandala” e che stiano provando a dirci molte cose che dovremmo sapere e che forse abbiamo abbandonato e dimenticato, proprio come sembriamo dimentichi di quanto noi e il nostro pianeta siamo fragili. Un sentito “grazie” va all’umanità e alla sua furiosa ingordigia, che violenta e lentamente (forse non tanto) uccide questo pianeta vivente.

Sì! Ora ne sono totalmente certo. Il nostro compito è ricordare!L’amore, lo prendiamo tanto per scontato da farci dimenticare che ha

magici poteri magici di guarigione per la Terra, di instillare in noi il desiderio di cambiare il mondo e di renderlo più salubre per tutti quelli che lo abitano. La cosa importante è assicurare un futuro vivibile per i nostri bambini.

Una volta si sia compreso che in questo sterminato Universo non siamo soli, dobbiamo riconoscere che i nostri vicini cosmici non possono sopportare che la bellezza venga distrutta deliberatamente dall’avidità e dalla brama di potere personale, problemi che probabilmente gli EXTRAMONDO hanno già superato durante la loro evoluzione.

Noi parliamo di unificazione di tutte le parti dell’Universo, ma essendo la Terra meno di una molecola, balza agli occhi che non è possibile ricostruire, quando la catastrofe ambientale è ormai imminente, prima di anni immaginabili. Suppongo debba essere difficile per una razza ego-centrica, gli umani, preconizzare la propria fine a causa di quanto essi stessi hanno fatto - assassinio è la parola - alla loro casa planetaria.

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Scrivo, costretto a chiedermi se le parole siano materiali adeguati a mettere carne sullo scheletro della memoria, perché le ossa erano mie ossa, per la maggior parte, così deve essere anche la carne...

Flash di Sovrapposizione o di Panoramica Temporale“Daniel! Fa freddo! Cosa fai là fuori?”“Cammino sul parapetto, Madre. Noi viviamo in un castello, no?”E Sarah risponde, “Sì, Daniel, lo avevo quasi dimenticato”.“Allora tu sforzati di ricordare, Mamma. Faccio solo quattro passi sul

parapetto”.“Allora, tu sforzati di finire prima di cena”.

Ritrovo me STESSO in Sovrapposizione e in una Panoramica Temporale diversa, bacio e abbraccio Sarah mentre conto alla rovescia le sequenze temporali e, dopo aver dato a Sarah metà di quello che credo sia il tempo, mi spingo in avanti e colloco Danny in quello che sembra un angolo segreto del GRANDE POSTO e lui dice “Papà, visto che qui siamo ancora in tempo, ne approfitto per dirti che mi mancano i tuoi abbracci e che ne ho bisogno adesso”.

E io rispondo: “Certamente, piccolo mio”. Lo attraggo fra le mie braccia, ci si accoccola alla perfezione e ci scaldiamo a vicenda. Lui prova sempre la sensazione di essere un po’ diverso, ma io la ignoro e lo stringo al mio cuore che batte delicatamente e lo sento pulsare in risonanza con il suo cuore e i nostri cuori battono al loro interno la tenerezza delle nostre anime separate ma connesse, emettono le loro stringhe super-simmetriche che ci connettono e avvolgono l’uno all’altro e per “quanti di tempo” che non riesco del tutto a discernere.

E questa perfetta spirale di straordinarie stringhe super-simmetriche è elegante e dolce e ci allaccia e ci scambiamo lacrime che toccano le guance dell’altro, mentre sappiamo che il “tempo” sta esaurendosi e possiamo solo ancorarci alle nostre apparentemente solide reciproche presenze, per non più di una piccolissima parte di quello che noi percepiamo in lunghezza e profondità come spiraliforme e avvolgente e poi, il piccolo dono che abbiamo ricevuto finisce - liberatorio e sovrano nella sostanza e nel metodo - presentato a noi con gentilezza e con abbagliante adorazione l’uno per l’altro.

Vorrei riuscire a tornare all’abbraccio di Sarah, seppure per breve tempo, ingrandendo la porzione concessa. Lei e lui non sono più là, non più con me, come se l’elastico del tempo fosse ritornato indietro nella sua originale configurazione simmetrica.

La cosa più misteriosa e inquietante da capire è che, quando io sono a

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bordo di un TRASDUTTORE “vivente”, so che controlliamo lo spazio-tempo e creiamo dimensioni (ampiezza e frequenza) in virtù (integrità?) della produzione, amplificazione e guida delle onde, usando un reattore antimateria efficace al 100% (nessuna perdita di energia) e la sua reazione finale di annichilimento per l’energia necessaria a sostenere tutti gli elementi utili al viaggio, alla manipolazione molecolare e a ogni altro mezzo di controllo.

La propagazione di onde gravità e antigravità non sacrifica energia. L’energia attiva diversi congegni “viventi”, come le porte “senza giunzioni”, la manipolazione del metallo (ottenuta tramite fusione a freddo) contenente ciò che non possiamo che chiamare materia “vivente”, materia intelligente, affinché le porte senza giunzioni possano funzionare mediante un interfaccia intelligente e la misura e la forma del TRASDUTTORE possano essere modificate per rispondere alle esigenze della situazione. Einstein sapeva delle onde gravità e antigravità, ma è rimasto a corto di tempo in questa dimensione, la sua vita.

Uno dei miei uomini di appoggio per l’Alphacom Team e la sua adorata moglie costituiscono una squadra di coppia fra le migliori con cui io abbia lavorato. Questo mio riferimento mi ha consegnato dei frammenti di metallo di un TRASDUTTORE intergalattico. Ne ho immersi alcuni in acqua, per “energizzarmi” e a scopo curativo.

Dopo una teleconferenza con il Team e il dottor Luke Bryce (nome fittizio, NdT), ho consegnato diversi frammenti a un generale perché li portasse in Russia e alla sua “Confederazione di Stati Indipendenti”, per confrontarli con i cosiddetti “metalli curativi” in loro possesso. L’averlo fatto, potrebbe rivelarsi uno dei gesti più significativi della mia vita su questo pianeta.

Al signor Charley Lightman non piace il dottor Bryce, ma questo è ovvio, considerando i fattori complessi dell’equazione umana.

Non vorrei sembrare pedante, ma io rivoglio la mia Sarah e Danny e non solo secondo una diversa Panoramica Temporale e in Sovrapposizione, ma per il mio tempo e per questo tempo. Adesso, per favore...

Dai diari di Daniel M. Wolf (di anni 13)

Ho paura per molta gente! Temo per gli “androidi di un futuro prossimo”, perché possono apparire molto simili agli umani [ci hai preso in pieno, figlio mio!] e potranno essere qualunque cosa - istruttori ed educatori, o lavorare da schiavi - e se saranno in possesso di una sensibilità maggiore di quella umana, saranno più vulnerabili

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degli umani; ho paura che i loro padroni giocheranno con i loro sentimenti e chi sa se Dio li avrà dotati di anima, prima che gli umani ne usino e ne abusino. Se un sacerdote del futuro riuscisse a incarnare un Gesù ritornato, o se gli ET potessero apparire simili a lui (Gesù) attraverso “i mutaforma”, immagino la casta dei religiosi tentare di catturare Gesù per rinchiuderlo nelle loro chiese e nelle loro menti.E voglio aggiungere: sappi che sei una parte di tutte le cose che ti circondano in natura, quindi per favore, non distruggere nulla. La vita è un dono di cui godere per tutto il tempo in cui ci è concessa. Possiamo anche trovare le risposte segrete - ma sono già dentro di noi. Dobbiamo vivere secondo le regole della vita. Rispetta ogni cosa. Non distruggere nulla. Se riuscirai a provare emozioni non solo per le forme di vita superiori, ma anche per quello che ritieni non sia vivente e a rispettare ciò che non comprendi, affidati al tuo intuito nel cogliere quel qualcosa che vi è racchiuso, perché c’è un fine e una vita in ogni cosa.Sviluppa una coscienza superiore, affinché tu possa vivere anche quello che non comprendi. Non la capirai, ma l’avrai vissuta.Spesso le persone chiedono a mio padre per quale ragione non si occupa solo di scienza e di insegnamento, ma anche della mente e dei suoi potenziali ancora da scoprire. Da parte mia, se gli chiedo quale sia il significato della vita, mi risponde: “La vita è la risposta in sé”. E cerca ancora di aumentare le capacità della mente, che possa generare una coscienza superiore. E al centro dei suoi desideri, c’è un futuro vivibile per noi, i bambini.Ciò che deve riempire di gioia il nostro cuore è la pura essenza del vivere e dobbiamo rendere grazie a Dio per tutto ciò che rappresenta esistenza nell’Universo. Gioire quindi della purezza dell’essere e, se si fa questo, l’essere diventa più grande. Lo ripeto, la vita è la risposta in sé. Mio padre me l’ha dimostrato nel modo in cui ha provato a vivere: non cercare di spiegare ogni cosa. Devi solamente vivere. Questa è la risposta alla vita.

(firmato) Daniel M. Wolf

Oh, mio adorato Daniel, carne della mia carne, tu sapevi. Oh mio Dio! Tu sapevi!

Io sapevo, Papà. Io sapevo.

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Capitolo Sedici

Cosa c’è di Così Nuovo nel Nuovo Ordine Mondiale?ovvero

Sognare con Occhi Elettriciovvero

Ideazione post-mezzanotte per Fare Buona Scienzaovvero

Alcune Note Non-Così-Crude Speciali per Voi

L’Alphacom Team, che da qui in avanti chiameremo il Team, presuppone che alla luce di quanto sta accadendo nei cieli di questo pianeta, siano da porre delle domande e che, per ragioni etiche e morali, le spiegazioni debbano essere articolate. Ci sono ancora, nel “corpus” dei Paesi del mondo libero, ideali, speranze e sogni; e molti cittadini che hanno notevoli difficoltà ad afferrarne il senso concettuale.

Non è importante informare le masse inerti, ma le persone che hanno bisogno di essere considerate nella loro unicità.

Credo fermamente che da parte delle élite di governo esista una tendenza a presupporre e in egual senso a dare per scontato, che di migliaia di milioni di persone e famiglie, madri, padri, figli e figlie e fratelli e sorelle nessuno possa essere escluso e tutti siano meritevoli di spiegazioni. Ogni cittadino del mondo ha diritto alla “propria” libertà individuale e anche all’ultima speranza di chi speranze non ne ha alcuna.

Basso profilo per trent’anni. I tempi non hanno più ragione di esistere, lo stesso per modelli di vita o regole sociali, nazionali o internazionali, che si ritenevano praticabili. Negli oltre 30 anni di tale basso profilo pubblico ho constatato e sono stato testimone dell’incredibile rafforzamento dei parametri di sicurezza e di segretezza a copertura di cose la gente non deve sapere. Ora, dobbiamo ammettere - anche fosse su un piano catartico - che molti cittadini intelligenti e senzienti (uso tali aggettivi con grande rispetto) Americani e di altre nazioni sono abbastanza intuitivi per sapere e discernere cosa sia buono per loro.

Ovunque nel mondo esistono uomini e donne di grande levatura ed è mia opinione che, collettivamente, possano relazionarsi con grande efficacia con la realtà degli EXTRAMONDO.

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Per essere chiari, abbiamo a che fare con gruppi élitari di potere che sfruttano la situazione e, facendo passare gli EXTRAMONDO per malvagi, accelerano la costituzione di un “Nuovo Ordine Mondiale” e/o di un Parlamento Mondiale, mantenendo lo status quo economico e un mondo basato sul petrolio e rafforzando ulteriormente le imprese che gestiscono droghe illegali (molte nazioni collasserebbero finanziariamente se tali economie si trovassero a vincere reali guerre ai narcotrafficanti (di cui sono complici). Ed è esattamente quella l’élite di potere che collasserebbe, se il mondo le resistesse e negoziasse con i Forestieri un futuro vivibile per i nostri figli.

Gli stereotipi imposti negli anni Cinquanta, di EBE (Entità Biologiche Extraterrestri) ovvero esseri alieni venuti qui per conquistarci, sembrano quasi rigeneranti rispetto alla dilagante necessità degli umani di avere un messia alieno. Gli alieni però non sono propensi a incarnare tale ruolo per soddisfare le brame di economie e di poteri dominanti, attraverso il continuo processo di industrializzazione globale. L’inquinamento e lo sfruttamento di ogni risorsa del pianeta certamente non collimano con gli interessi dei bambini umani e di alieni benevoli. Ma ancor più certamente collimano con gli interessi delle élite di potere e degli spietati delinquenti “petroldraconiani”.

I governi soffrono della vecchia sindrome del “disporre i carri in cerchio” (preparandosi per l’attacco, NdT).

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Capitolo Diciassette

Inevitabili battibecchi conUno o Più Personaggi Immaginari

Inevitabile scambio di battute fra uno (o più) personaggi di un romanzo e il loro autore: “Io non sono un personaggio al quale tu dai vita con la tua scrittura!”

Al che io devo rispondere: “Sì, certo che lo sei. Lo sei in assoluto”. E aggiungo subito dopo: “Nessun altro oggi vuole sfidare il destino con me? Vi sentite tutti così dannatamente speciali e tridimensionali? Volete una lotta all’ultimo sangue?”

Dopo di che in piccionaia tutti si calmano. Cioè, fino alla prossima volta. Io come scrittore parlo solo per me, ecco perché voglio portare a termine quello su cui sto lavorando e arrivare a un nuovo libro, pieno di nuovi personaggi del tipo “tieni-il becco-chiuso, amico!” e loro allegati.

È una vera tragedia, constatare che, con sommo dispiacere, la nostra pelle inflaccidisce sulle membra, visto che non riusciamo ariconoscere un dato di cotanta portata, che inevitabilmente è statocon noi tanto a lungo

da averlo mitizzato, e anche di più

quindi ora,

il termine DEBUNK e le sue squallide rappresentanze, accompagnate

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dagli sberleffi di facce sguaiate, che si atteggiano con irridente STILE, fatto apposta per non vedere le brillantemente illuminate,

aree di origine così che una cosmologia cessi di essere solo quella: una visione in fondo non tenuta in così alta considerazione, un accordo,nel QUADRO UNIVERSALE, altresì non rispettato, maperso in una transazione respinta, all’ultimo dei nuovi tentativi di immettere paradigmi, e parametri

in una VIVENTE VERITÀ PRIVA DI ANIMA.

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Capitolo Diciotto

La Scienza è il Mio Cuscino da Stringere nel Sonno ovvero

Il Coro Degli Scienziati di Mente Apertaovvero

Donne Vaporizzate

La scienza è mia amica. La scienza è un balsamo d’amore che lenisce la mia tristezza, a volte meglio di un cuscino, un cuscino come quando ho bisogno di stringere qualcosa fra le braccia prima di addormentarmi. Ne ho ancora bisogno per attraversare la mia soglia del sonno.

Una volta la dottoressa Candace Ryan (o erano più di una dottoressa Ryan...) dormì con me prima che incontrassi Sarah e aveva un corpo morbido che si adagiava perfettamente nella culla delle mie braccia e del mio petto. Bella e seria scienziata, Candace mi ha insegnato a espandere l’amore e come provare un sentimento di protezione verso l’altro. Era una vera delizia per fare pratica; secondo lei, nessuna mi avrebbe potuto resistere. Qualcuno poi disse che era stata rapita, da un UFO e che in un tragico giorno svanì per sempre dalla faccia della Terra. Cominciavo a pensare che sulle donne facevo un pessimo effetto sparizione.

Donne vaporizzate. Che vergogna.Perché gli alieni si portano via quelli che amo?Pensi che siamo davvero noi a farlo, Michael?Penso di no, non esattamente.Okay, allora puoi “andare al sodo”. Abbiamo appena imparato questa frase.

Molto interessante, dobbiamo ammettere.(E ora un’altra voce familiare): chi era quello che parlava, Michael?Oh, sei tu Luke?Sì. Per favore, te lo chiedo ancora: chi era quello, Michael?Ah, era solo uno dei miei portavoce, dottor Bryce.Molto wolfiano, vecchio mio. Sei al tuo apogeo o al tuo perigeo? Vuoi dire se mi trovo in alto, o in basso?Devi sempre rispondere a una domanda con un’altra domanda?Io no, e tu invece?

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Ancora non riesco a rimuovere dalla mia mente i contenuti dei diari di mio figlio. Daniel ha avuto sempre coscienza di una verità assoluta e predominante: il tempo si sta dileguando da tutti noi super rapidamente. Un Bambino di Luce viaggia con la luce. Nel cielo accade così. E mio figlio - mentre era qui - guardava le nuvole dall’alto in basso!

Non basta, come garanzia, chiamarsi Michael? Non va bene? Andrà meglio in futuro? Perché bisogna fissarsi su una situazione inutile mentre se ne evita un’altra molto più profondamente dinamica? Per amore? Forse, un amore autodisciplinato. Perché “Allan Smithee” (lo pseudonimo del regista, padre di Charlie Lightman, NdT) non dirige più film? L’ultima domanda è la più importante? Oppure la domanda più importante è l’ultima? Dove sono finiti tutti i bravi ragazzi?

Al cinema, ciò che è importante viene compreso da quelli che una volta erano ragazzi e ormai sono divenuti persone adulte. Abbiamo voltato l’angolo. Abbiamo iniziato a insegnare l’uno all’altro i valori più preziosi, quelli olistici. E la pioggia morbida continua a cadere.

Sapere che appartieni a un centro spirituale nell’Universo, che puoi raggiungere altri esseri, diversi eppure tuoi simili, una famiglia cosmica, amici cosmici, che puoi intraprendere la via interiore che collega tutte le coscienze, che puoi vedere esaudita la nostra meravigliosa ossessione - la fine di ogni malattia - sani per sempre, per sempre un oceano di corpi sani e di spiriti elevati.

Morire è così semplice, così sicuro, così bello, senza nessuna di tutte le paure che ci hanno fatto credere. Da ora e sino alla fine e non c’è fine. Perché noi siamo energia, siamo fotoni, siamo energia elettromagnetica, siamo luce ed esistiamo. Basta con il lavaggio del cervello della paura, basta con la sottomissione al terrore, solo allora la paura è spazzata via e in noi si realizza l’interezza della luce. E una volta che si percepisce la luce, i nostri limiti spariscono.

Noi tutti possediamo la saggezza. Dobbiamo solo tuffarci dentro di essa senza riserve, senza alcun timore. Quello che dobbiamo mettere al confino è la paura. Così possiamo diventare illuminati.

E la domanda ovvia che scaturisce è: “Da dove cominciamo?”Lo facciamo cancellando dalla nostra mente ogni limite che ci è stato

imposto. Per far sì che nella nostra vita possa arrivare l’illuminazione, non deve essere smembrata in insulsi frammenti. L’inizio è la tolleranza, è l’immediata trasformazione dalla quale partire.

Una nuova vita - non il dubbio - ci attende!

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Capitolo Diciannove

La Speranza dei Disperatiovvero

Occhiate di Vetro Istoriatoe

Ancora su Daniel, Diari Permeati di Nozioni e Ricordi Strani,come la Fierezza Interiore

diAlberi Più longevi della Vita

di una Tribù Terrestree

Riconoscere Che il MondoGirava Come una Ruota

eche l’Amore era il Perno, ma l’Approdo non

Poteva Mai Essere al Sicuro dagli

Uccelli Marini Giganti le Cui Ali PossonoSchiaffeggiare a Morte

una Nave della Speranza

Per cambiare il mondo non c’è ragione di sognare troppo in grande e in modo arrogante; piuttosto, dobbiamo evitare gli ingorghi di traffico e il frastuono dei clacson; dobbiamo liberare la mente dall’interferenza dei rumori di fondo inutili, folli e insensibili e affetti da cacofonia che la ingombrano e servono solo a bloccare i messaggi puri che aspettano di entrarvi. Sono i rumori di fondo che ci impediscono di sentire chiaramente i messaggi altissimi della nuova coscienza?La riprova è che quando le nostre menti si quietano e si liberano delle insensatezze, ci viene fatto l’onore di diventare ricevitori perfetti. Dobbiamo far crescere in noi quella sensibilità umana che

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ci contraddistingue rispetto ad altri aspetti, inferiori, degradanti e disonorevoli, che sono i nostri peggiori nemici: la prepotenza dell’ego, l’avarizia e la brama di potere. Sì, il nostro nemico è l’ego, il nostro nemico è il nazionalismo, la nostra cecità è il non sentire.Solo a mente quieta possiamo davvero trovare la verità, con calma ed equilibrio. Il “grande quadro” ovvero il “quadro universale” (chiamato semplicemente “il grande” da mio padre e nella sua cerchia ristretta di “amici”), non è l’imporre restrizioni, ma in un certo senso imparare a coesistere con un’autorità superiore-le verità dei nostri tempi. E la verità diventa una costante nell’“equazione umana” ed eleva l’uomo più in alto, all’altezza in cui dovrebbe trovarsi. Mai statici, mai bloccati nel disagio delle malattie dello spirito e dell’anima (che sono la stessa cosa, a pensarci bene). La spiritualità diminuisce e appassisce sull’albero dell’umanità, giù fino alle radici. E le radici dell’uomo devono essere rivitalizzate e l’uomo deve trovare il suo gruppo di “potere” e abbandonare ciò che l’ha schiacciato per tanto tempo: la disconnessione e il distacco e l’isolamento dal grande Universo che lo circonda e, nonostante si senta microscopico, un granello, un punto nel vuoto, deve liberarsi dal fardello della sua solitudine. E deve farlo in fretta, prima che si renda avulso dai suoi reali bisogni in questo suo mondo brutalizzato. Il grande desidera dare e ricevere, il grande è l’assoluto, il tutto, L’ETERNO, la magia e la forza della devozione.

Charley, mentre continua a leggere per me le parole di mio figlio con una capacità di comprensione che non credevo possedesse, per un attimo si ferma, a creare una suspense ed evidentemente recita, dando alla scrittura di Daniel quei toni da dramma che ho chiamato “parole a cascata”. Usa il suo mestiere di attore per conferire loro la giusta enfasi e si immedesima nello spirito di Daniel.

Un giorno Charley ha detto che, mettendo a confronto le pagine di Daniel con le mie, aveva notato chi aveva fortemente influenzato la cosmologia di Daniel, la sua visione del mondo e della struttura dell’Universo. Charley era convinto che molte degli scritti nei diari di mio figlio avrebbero costituito discorsi che un attore avrebbe potuto interpretare su un palcoscenico teatrale. Sì, per lui era una sfida, quella di rendere Daniel dignitosamente comprensibile per tutti. Sperava così di riportare in vita il suo amico più caro.

Charley Lightman continuò a leggere per me - e per se stesso; per me - e per se stesso. E così, Charley Lightman, amico e attore, prosegue:

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Un tempo lontano, un principe alieno camminava sul “pianeta dell’uomo”. Questo accadeva prima dell’uomo e continua a camminare dopo l’uomo, fra di noi. Anche se non vogliamo ammettere apertamente la sua presenza, sappiamo che è con noi e che anche molti della sua gente camminano fra noi. Ci hanno aiutato a trovare gli strumenti che dobbiamo usare nel miglior modo possibile, condividerli con tutti coloro che combattono e si sforzano di cercare e sognare e osano sperare, perché questi strumenti rappresentano la speranza dei disperati, perché i visitatori sanno fin dove gli umani si spingono a sognare.Riesco a credere in quello che mio padre, il dottor Michael Wolf, spera: che tutte le nostre tribù si uniscano, capaci di perseguire interessi spiritualmente più alti e positivi. La sua è pura follia? Mio padre vede cieli blu di Prussia, sempre sgombri dalle nuvole, a parte quelle che appartengono al paradiso. Vede mantelli scarlatti e purpurei e capelli d’angelo che fluttuano giù dalle cime delle montagne più alte coperte di neve. Come è possibile non amare quest’uomo, mio padre? Mio padre mi ha promesso che io vivrò sempre nella sua “Dimora dell’anima” e... indossa il mio amore come l’abito più caro in tutto questo eterno Universo. Ora però non riesco a continuare, perché le mie lacrime bagnano la carta sulla quale sto scrivendo.

1 Febbraio 1983scritto da Daniel M. Wolf

“Michael, vorrei continuare a leggere perché è stato scritto a neppure un anno dalla sua morte. Ti disturba molto se continuo?”

“Mi fa male, ma nello stesso tempo non mi fa male e per favore non chiedermi di spiegarti. Dovresti capirlo da te e se non ci riesci, scusa, ma non ho la voglia, né la forza per fartelo capire”.

“Allora vado avanti” disse, palesando il suo straordinario attaccamento ai diari di Daniel. “Michael, io proseguo, ma tu non farti abbattere in questo modo”.

“Dai, continua. Leggi”.Ed ecco la premessa di Charley prima di continuare a leggere il diario di

Daniel M. Wolf: “Riserva il tuo amore per l’inserto speciale che si intitola RETROVIRUS RETROGRADI

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e CATAPULTE CATATONICHE e TAVOLI AUTOPTICI ESOBIOLOGICI e LEGACCI per ESEMPLARI VIVENTI e ABBASTANZA GRANDI per qualsiasi... FIGLIO DI RE”.

La sua lettura prosegue senza citazioni, sebbene legga come se stesse recitando passi della Bibbia o di un dramma di Shakespeare, o anche qualcosa di meglio, se possibile.

Le sofferenze dei bambini - bambini feriti nel corpo e nello spirito dai loro protervi genitori borghesi, questi sono abomini inaccettabili. Non posso “passarci su”. Non posso, come un soldato che obbedisce a un ordine, schierarmi a favore dell’ignoranza, la stupidità e l’aberrazione della pazzia che uccide i bambini, le strade che uccidono i bambini, prima i loro cuori, poi le loro anime e, alla fine, gli involucri di quelle essenze e quegli spiriti, corpi che muoiono su assurde e quotidiane strade. Ciò che di tutto questo ci appare sempre più chiaro è il problema che mi pongo: più mi avvicino alla verità e più mi avvicino alla morte. Che esistano cose al di là del prodigioso, non ne dubito; che ogni vita abbia dei limiti, ci credo. E queste parole, sopravviveranno alla mia mortalità? È solo ego, oppure è qualcosa che devo lasciare per quelli che spero mi sopravviveranno e cresceranno e prospereranno e diventeranno ancora più saggi di quanto potrei, o posso immaginare? Il lato positivo di questa specie chiamata “umanità”? Può darsi. L’Alkahest era l’ipotetico solvente universale un tempo cercato dagli alchimisti ma, ovviamente, non fu mai trovato. Nella loro ricerca, si rendevano conto che poteva esistere al di là delle conoscenze teoriche di cosa fosse un solvente magico?

Rilassarsi, per vedere con le vostre orecchie e rilassarsi per sentire con i vostri occhi. Il posto si chiama “Piattaforma del Suono-Essenza”. Se ti capitasse di ritrovarti un giorno su quella piattaforma, potresti avere una perfetta chiarezza di visione che si unifica con tutte le forze, ottenendo così una perfetta chiarezza di visione e una tale singolarità di visione è la vita ed è

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per teuna cascata di parole affilata come un rasoio che taglia e apre l’occhio alla verità, che risiede dentro di te.

INSERTO, SPECIALE:

“Credo che ci sia qualcuno che vive dentro di lui”.“Vive dentro cosa? Dillo di nuovo”.“Dentro di lui. Di lui. Lui!”“Oh, Lui.”“Sì, lui. Lui!”

“E posso tranquillamente affermare che: nel periodo della mia crescita, ero un’allucinazione adolescenziale. E chi parla adesso è Michael”.

Da una serie di conferenze fatte a studenti sordo ciechi di un’altra galassia: “Gli scienziati della specie umana si rifiutano di avere a che fare con la speculazione metafisico-relazionale non assoggettabile a test sperimentali e/o empirici. Se la loro intenzione fosse fare un deciso passo in avanti, non riuscirebbero ad affrontare tutte le variabili, in quanto la speculazione metafisica è uno di quei punti fluttuanti concepibili solo da pochissime menti realmente scientifiche. Un’autentica vergogna!

“I membri delle tribù terrestri con i quali interagiamo dimostrano alla perfezione il Limite della Capacità Mentale Terrestre”.

“Ora ci viene richiesto di amplificare le loro speranze, mettendo da parte per il momento quanto prestabilito, lasciandolo in attesa per un prossimo futuro”.

“Dobbiamo entrare in tutte le zone morte, riportandole impetuosamente a nuova vita. Dobbiamo inventare e vendere una grande macchina del piacere color verde smeraldo. E subito!”.

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Capitolo Venti

Solo un Cugino, Molte Volte Allontanatoovvero

Nascondendo e Proteggendo il Mio Piccolo Devoto Amicoe

Membro dell’Altra Famiglia,La Persona Che Mi Ha Fatto Sentire

Meno Apprensivoe

Nervoso e Spaventatodalla

Irreale Natura della Cosiddetta“Esperienza Abduction”

(Che Preferisco Semplicemente Chiamare “Esperienza”)

ovveroAbbiamo Tutti Bisogno di Aiuto ogni Tanto

Perché ci Sono UmaniArmati Che Sparano all’Impazzata

I cosiddetti “addotti” dicono che l’esperienza di abduction è irreale, è “ultraterrena”. Beh, accidenti! Ultraterrena, lo è certamente! Che mi prenda un colpo!

Esseri umani resi zombi da scadenze e bollette che ogni notte ritornano sotto forma di incubi tipo “Hai pagato il mutuo di questo mese?” E quelli accettavano solo una risposta, cioè: “Sì, signore, ho appena fatto il versamento!”

Si paga salatissimo quando il prodotto sviluppa la pauradi una morte

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dell’ ANIMA- Eppure l’Anima è pura, e fatta di luce, maFINISCE SOTTO ATTACCO, quando viene inserita nelNUOVO INVOLUCRO DI CARNE.

Magari tutte le scelte umane fossero le migliori. Oh, bene, suppongo che si debba prendere la follia cum granu salis e solo nell’accezione più comune del termine.

Gli umani tendono a sviluppare una mitologia provinciale e quasi tribale verso il “fenomeno”, un “qualcosa” alla quale si avvicinano a mente chiusa dentro gabbie tecnologiche. Dovremmo affrontare con un approccio più spirituale questo qualcosa che ovviamente non è un “qualcosa” che puoi analizzare al microscopio, o tenere in una scatola, o chiudere in una provetta o in gabbia, perché questo fenomeno è - assolutamente - di natura trascendente.

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Capitolo Ventuno

Il Giorno che il Piccolo Grigio Solo e Indifeso e

Bisognoso di un Dottore Capo Specializzando che

Trasformandosi in Piccolo Eroe lo Proteggessee Celasse le sue Fattezze da Delfino agli

Spietati Agenti Federali ovvero

Ritorno al Passato per Renderlo Presente

Non so come sopravvissi alla mia specializzazione in neurologia; facevo turni da sessanta a settantadue ore consecutive ed ero arrivato sull’orlo di un esaurimento psicofisico totale, ma tenevo duro per farcela, visto che gli anni trascorrevano uno dopo l’altro senza soluzione di continuità - così sembrava - nella normale sequenzialità.

Un tempo tutti siamo stati bambini e ricordiamo i nostri giocattoli, ma quel tempo non esiste più. Puoi scommettere quello che vuoi, ma non vincerai se il prezzo che ti chiedono è troppo alto e se vivi al di là delle tue possibilità, mentre uomini eleganti comprano nuove macchine con i soldi fatti approfittandosi delle vostre speranze e dei vostri sogni. Tutto, impietosamente, vi spingerebbe a diventare dottori o comunque professionisti dagli stipendi d’oro che vi consentano di esaudire ogni desiderio, le fantasie più sfrenate e i sogni a occhi aperti.

Malgrado tutto, però, ogni tanto mi capitava di viaggiare per il mondo come corriere per la “banca” di Langley, Virginia. Un capo specializzando è sempre a corto di denaro. Comunque, più del superfluo e le agiatezze, mi mancava il riposo. Per questo, decisi che avrei chiuso con quella mia vita sociale che assomigliava a un tumore maligno grande come una palla da baseball.

Per fortuna, abitavo in un appartamento in un palazzetto finemente restaurato in una città della East Coast, da dove potevo raggiungere a piedi l’ospedale. Il padrone di casa preferiva affittare al personale medico qualificato i suoi tre appartamenti. Oltre al mio, uno era occupato da due uomini e l’altro da due signore. Visto che ero uno capo specializzando (qualsiasi ne fosse il significato) non dovevo dividerlo con nessuno. I soffitti erano alti e

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i pavimenti o avevano il parquet, o erano coperti da tappeti. La stanza da letto era graziosa, con il bagno comunicante e un enorme guardaroba, con un capiente ripostiglio, un appendiabiti e una specchiera ad altezza d’uomo, che fungeva da doppio armadio.

Ero appena tornato da un massacrante turno di settantacinque ore. Esausto, ero crollato sull’accoglientissimo lettone e in quel momento credetti di udire un grido di terrore e di dolore, ma non nella stanza. Lo sentii nella mia testa! Saltai su, il mio cuore batteva all’impazzata, talmente forte da esplodere. Mi abbassai sul pavimento e guardai sotto il letto. Sotto il mio letto era rannicchiato e nascosto un vero (non sto scherzando!) amico “immaginario” Grigio della mia infanzia, solo che non era per niente immaginario.

Non ne ero certo, ma sembrava, telepaticamente, che fosse ferito e non di striscio e le sue emozioni invadevano la mia testa, come immani onde di una violenta tempesta oceanica e mi comunicò ancora mentalmente: “Per favore Michael, aiutami, ti prego!”. Cercai di mettere in ordine una miriade di pensieri sconnessi.

Una macchina priva di targa con dentro tre uomini vestiti di scuro era sempre parcheggiata sul lato opposto della strada di fronte al mio appartamento; spesso ero stato fermato e interrogato da agenti dell’FBI; avevo trovato delle cimici nel mio appartamento. Pensavo che fossero tutte procedure di routine, dopo ogni mia missione per la “banca” di Langley, Virginia. I miei ingenui processi mentali cominciavano a mostrare delle crepe. E ora in testa non avevo che un pensiero: ero un dottore e qualcuno aveva bisogno del mio aiuto.

Scartai automaticamente l’ipotesi di portarlo in ospedale. Dovevo fare qualcosa, ma sapevo che quegli agenti là fuori rappresentavano un pericolo per la sua incolumità.

Lo aiutai a uscire da sotto il letto e lo feci stendere. Le finestre della stanza non davano direttamente sulla strada, quindi per prima cosa mi occupai del mio paziente. Mi resi subito conto di averlo visto prima. Aveva qualcosa di molto familiare, nonostante potesse essere paragonato solo a uno dei miei piccoli amici Grigi “immaginari” della mia infanzia. Poco più alto di un metro e trenta, i grandi occhi neri senza bulbo oculare, le narici prive di naso prominente, due forellini per orecchie, la testa grande, ovale e glabra, non sarebbe passato per umano in mezzo a una folla di persone.

Dalla bocca simile a una membrana non articolava parole e le labbra non si distinguevano, eppure la sua piacevole voce mascolina mi giungeva come se stesse parlando e io lo ascoltassi. Nella mia mente disse: “Io sono il primo che

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tu incontrasti da bambino quando pensavi a noi come piccoli grigi, compagni di giochi partoriti dalla tua fantasia”.

“Come sei arrivato fin a qui?” chiesi, fissando i suoi grandi occhi neri.“Quegli agenti dell’FBI, appostati qua fuori dagli ultimi dieci giorni ti

danno la caccia? Avrei una cinquantina di milioni di domande…”.“Ci vorrebbe un po’ troppo tempo per rispondere a tutte” disse

telepaticamente.Cercando di non essere brusco gli posi due domande per le quali esigevo

una risposta: “Primo, perché sei venuto qui da me e, secondo, credo di conoscere il tuo nome, ma qual è? Devi scusarmi, il lavoro oggi mi ha sfinito, sono capo degli specializzandi in neurologia”.

“E cosa è un… capo degli specializzandi? Io mi chiamo Kolta” - (il mio è un tentativo di traslitterazione. Non sillabò il nome, Kolta. Era un suono, che feci del mio meglio per interpretare con le lettere che più si adattavano a ciò che mi aveva “trasmesso” - K-O-L-T-A) poi sembrò dire “Non ti ricordi di me?”

“Oh mio Dio, sì certo, Kolta! So chi sei. E per questo sono così triste per te”. Sentivo di averlo profondamente deluso. Mi sporsi per abbracciarlo con la massima cautela, ma lui mi fece capire che non era una buona idea. Da lui proveniva - attraverso quello che chiamerei un “pensiero sonoro” - una sensazione di dolore. E continuava a tendere le mani prima verso di me poi sul punto dove, anatomicamente, avrebbe dovuto essere il suo fianco sinistro, che gli faceva un gran male e dove era ferito gravemente.

Con grazia gli scansai la mano da quel punto e vidi un foro di proiettile. Sulla sua uniforme argentea e aderente non c’erano tracce di sangue. Stava seduto sulla mia vecchia sedia a dondolo e subito, non reggendo il dolore, svenne fra le mie braccia. Lo strinsi per qualche minuto, poi mi accorsi che la ferita aveva bisogno di cure immediate. Chiamai la mia amica, ex compagna di stanza e amante, la dottoressa Candace Ryan, chirurgo dello staff dell’ospedale.

Risposero, ma mi misero in attesa, non riappesi e tirai fuori dall’armadio il rivelatore di cimici. Il segnalatore e la luce intermittente dimostravano che non c’erano dispositivi di intercettazione (ne avevo già rimossi cinque). Ringraziai Dio per l’apparecchio high tech che la Compagnia mi aveva dato per meriti sul lavoro.

Il mio governo, il mio amato governo, stava seguendo le tracce di questo strano amico, mio amico d’infanzia. Forse, altri che hanno avuto visite dei Grigi, non ritengono che siano attraenti, ma io sì. Più un essere è diverso, più per me è bello.

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Candy Ryan, la dottoressa, non rispondeva. Le lasciai un messaggio in cui le dicevo di raggiungermi con ferri chirurgici per rimuovere una scheggia di metallo molto grande. Andai nel soggiorno e dal balcone finestrato vidi la macchina civetta. L’autista rimase al suo posto mentre gli altri due scesero e si avviarono verso la mia casa. Spostai il cassettone che nascondeva uno degli armadi e - accidenti! - sollevai Kolta fra le mie braccia e lo deposi dolcemente nell’armadio, dopo avergli messo sotto diversi cuscini per farlo stare comodo.

Uno squillo alla porta. Feci appena in tempo rimettere il cassettone nella sua posizione originale, di fronte alla porta dell’armadio. Al secondo squillo raggiunsi l’interfono e chiesi chi era.

“FBI, dottor Wolf”. Fu la risposta.“Ok, venite su”. Li feci accomodare, ostentando la massima tranquillità,

d’altronde ero tramortito dalla spossatezza. “Buon giorno, signori”. Furono fulminei nell’esibire i loro documenti di

riconoscimento. “Scusate, potreste avvicinarli di più?”La loro cortesia era dovuta a due fattori: perché ero un medico, ma

soprattutto per i miei trascorsi con la Compagnia. Mi porsero i cartellini. Finsi di studiarli. Nei miei andirivieni casa-ospedale li avevo già visti piantonare la mia abitazione.

Mi restava meno di un anno di servizio ospedaliero e, malgrado la stanchezza, valutavo il da farsi per gestire al meglio quella delicata situazione.

“Dottor Wolf, lei è nell’intelligence da diverso tempo e il suo patriottismo e la sua dedizione al suo Paese sono noti” disse il più distinto, vestito di grigio, alto e brizzolato.

“È il vostro stesso Paese, sapete” dissi con fermezza e fissandolo negli occhi, mentre stringevo ancora in mano i loro documenti.

“Sissignore.”“E allora, signori, in cosa posso esservi utile?”“Lei è stato messo al corrente, mediante diversi briefing introduttivi, su un

argomento che il nostro governo deve, necessariamente, tenere segreto in attesa che tutto sia più chiaro e che noi si trovi un modo di spiegarlo agli Americani senza causare panico. Lei dispone di un alto livello di classificazione, per così dire.”

“È vero, ma non mi è consentito parlarne. Né con voi, né con l’FBI” risposi, scrutandoli entrambi negli occhi, alternativamente.

“Dottor Wolf, lei ha dimostrato il suo patriottismo numerose volte. Il suo curriculum assomiglia a quello di un George Washington dei nostri tempi.

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A questo punto abbiamo il dovere di informarla che l’intelligence navale si è presa cura di numerosi ‘ospiti’ - se ci passa il termine - del governo degli Stati Uniti, presso basi site in Nevada e in New Mexico. Noi tecnicamente operiamo per il Bureau, ma - e sottolineo ma - noi interfacciamo principalmente con il N.S.C., lei sa di cosa parlo?”

“Non si affatichi. È il National Security Council, che ha base alla Casa Bianca ed è presieduto dal Consigliere di Sicurezza Nazionale del Presidente degli Stati Uniti” e la mia frase suonò come un proclama.

“Ci perdoni se abbiamo sottovalutato le sue cognizioni. Sappiamo che i suoi incarichi l’hanno portata oltremare”.

“Su richiesta del Presidente. Mi interfaccio anche con il N.S.C. e riporto direttamente al Presidente, in persona”.

“Deve scusarci, signore, non ne eravamo al corrente”.“Bene, ora lo sapete.”“Bene, signore. Sembra che uno degli ‘ospiti’ del nostro Paese, in qualche

modo, si sia perso. E a rendere ancora più complicata la situazione, non siamo in possesso delle informazioni basilari su come questo ospite del governo degli Stati Uniti, in primo luogo, si sia perso. Noi dobbiamo - e parlo anche a nome del mio partner qui presente -”…

“Non so in qualità di cosa lei stia parlando, non mi importa per conto di chi, perché non vi siete ancora presentati”. Lo interruppi, senza apostrofarlo, ma pensavo: “Brutti bastardi schifosi, si presuppone che lui sia un vostro ospite e voi ai vostri ospiti sparate sempre?”. Lo pensai, ma non dissi nulla, senza cambiare quella che speravo fosse un’espressione serena, ma stanca sulla mia faccia.

“Mi deve scusare, signore. Questo è l’Agente Speciale William Morton e io sono l’Agente Speciale Larry Sanderson”, disse il più alto e apparentemente il più importante dei due, che prese di nuovo le redini del discorso.

“Grazie. E abbiamo già accertato che io sono il dottor Michael Wolf”.“Sissignore. Mi permetta di riprendere il discorso. Quest’ospite, per mutua

sfortuna, sua e nostra, si è perso dal gruppo di ospiti. Vorremmo sapere se lei lo ha visto, o se ha in qualche modo provato a comunicare con lei, visto che sembra che in un certo periodo vi siate incontrati.”

“Qual è il suo nome? Dite che lui vi ha detto di conoscermi?”“Qualcosa del genere, signore. Sarebbe meglio che si sieda, signore e magari

potrebbe servirsi un drink”.“Sono molto parco nel bere e mai a quest’ora”.“Dottor Wolf, come si dice, arriviamo al sodo. Il suo nome è Kolta e si

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tratta di un extraterrestre di tipo Grigio”. E descrisse fisicamente Kolta.“Oh mio Dio! State scherzando! E lui avrebbe detto di conoscermi? Non

credo proprio, Agente”.“Mi dispiace interromperla nuovamente. La prego, signore, mi chiami

semplicemente Larry e anche l’agente speciale Morton vorrebbe essere chiamato Bill”.

“Bravi, Larry e Bill. Stavo giusto andando a letto. Sto finendo l’incarico in neurologia e certamente sapete quanto questo sia importante per il governo e per la difesa. Ma mi domando perché questo extraterrestre chiamato Kiltone -”

“È Kolta, signore e forse lei non lo conosce così bene quanto lui dice di conoscere lei, ma è Kolta, signore, KOL-TA, Kolta, signore”.

“Bene, quindi questo essere si chiamerebbe Kol-ta?”. “Esattamente, signore.”“Ho avuto briefing sulle EBE, le Entità Biologiche Extraterrestri, dovreste

saperlo, ma a dire il vero, signori, quel nome, Koltan -”…“È Kolta, signore.”“Giusto. Comunque, quel nome non mi dice niente” mentii. “Avete detto

che lui e altri sono ospiti del governo?”“Sissignore, dottor Wolf. Ospiti del governo”.“Allora, amici. Casco dal sonno e, vogliate scusarmi, ma rischio di diventare

davvero maleducato, potrei addormentarmi nel mezzo di una frase”.“Signore, mi scusi. Le dispiacerebbe se dessimo una rapida occhiata qui in

giro prima di andare via?”.Dentro di me pregavo ogni cosa che avevo di più caro perché la dottoressa

Candace Ryan non spuntasse nell’appartamento mentre quelli erano ancora nei paraggi. Quindi, mi alzai, gettai loro uno sguardo ostile e dissi, con la massima gravità possibile: “Ragazzi, forse non vi è chiaro a chi io faccio rapporto, ma il vostro capo lavora per un capo che lavora per l’uomo a cui io faccio rapporto e, per spiegarvelo meglio, voi due agenti, speciali o no, il vostro capo è il direttore dell’FBI e lui lavora per il Ministro della Giustizia, il quale lavora per l’uomo a cui faccio rapporto. Io ho provato a essere ragionevole con voi due, ma sto perdendo la pazienza e credetemi, la sto perdendo del tutto. Di solito non mi dispiacerebbe che deste un’occhiata, ma non stavolta. Ho lavorato più di 70 ore di seguito, quindi dovete scusarmi. Adesso. A meno che, naturalmente, non abbiate un mandato di perquisizione e -”…

“Signore, dottor Wolf” era l’altro agente a bocca alquanto spalancata dallo spavento, “Signore, la prego di crederci, lei non è sospettato, non lo pensi neppure”.

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“Bravo. Allora, fate sparire quella dannata macchina civetta, o giuro che fra due secondi sono in linea con il mio capo” e gli allungai i loro documenti.

“Sono costernato, signore”, disse il primo, “La prossima volta - se ci sarà una prossima volta - le telefoneremo prima”.

Li accompagnai alla porta nero di rabbia: “Vi auguro una fottutissima buona giornata!”.

Uscirono, in silenzio. Fu un commiato frettoloso e sudato. Guardai dalla finestra mentre salivano in macchina con l’autista che li attendeva e se ne andarono.

Tenere i loro documenti in mano fino all’ultimo momento era stata una mossa strategicamente e psicologicamente vincente. Quando l’auto si allontanò tirai un sospiro di sollievo. L’unico parallelo che venne alla mia sovraffaticata mente fu che era come rimettere in moto l’intestino in modo meravigliosamente liberatorio dopo più di 24 ore di dolorosa costipazione.

Feci un altro controllo con il detector fornitomi dal governo e trovai una nuova cimice, appena piazzata sotto il pianale di una sedia, specificamente, quella sulla quale sedeva l’agente speciale Larry. Bravo, pensai ad alta voce (spesso parlavo ad alta voce quando ero da solo) data la destrezza con cui aveva eluso la mia attenzione. Tanto per gradire, feci un’altra rapida ispezione, ma non trovai nulla.

Ritornai all’armadio speciale e rimossi la cassettiera permettendo a Kolta di uscire e iniziare ad arrancare verso il letto, come gli avevo detto di fare pensandolo. Sentii la sua gratitudine, ma lo fermai con mani supremamente gentili e sollevai tutti i suoi approssimativi ventidue chili e, con il massimo affetto possibile, deposi quel corpicino ferito sul mio letto, evitando ogni pressione vicino al foro di entrata del proiettile. E sebbene non sanguinasse, mi comunicò mentalmente che il piombo era tossico e che presto sarebbe morto. Ma aggiunse che era contento di morire fra le braccia di un amico e parente, per quanto distante. Disse anche che molti membri del suo equipaggio erano stati “addotti” dal sito di un crash vicino alla base sotterranea del New Mexico e lui era l’unico superstite Reticuliano e che gli scienziati governativi stavano praticando le autopsie ai compagni di equipaggio del suo TRASDUTTORE.

La dottoressa Candace Ryan arrivò di lì a breve, rimosse il proiettile, suturò la ferita e gli iniettò un anti dolorifico che sperammo compatibile. Era stata mia compagna di stanza e mia amante. Aveva avuto esperienze con i Grigi e aveva operato con una gentilezza pari alla sua natura e alla sua bontà d’animo.

“Adoro questo piccoletto”, disse. “E vorrei lasciare questo disgustoso pianeta e andare a studiare medicina con loro. È un vero tesoro, tienilo

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nascosto fino a quando sarà in grado di essere recuperato dalla sua gente. Forse mi porteranno con loro”.

“So che lo farebbero, ma mi mancheresti terribilmente”.“Ci rivedremo ancora, ne sono certa, caro amico, dottor Wolf. Lo sai che

mi manchi sempre. Oh, Michael, perché non puoi venire con me?”.“Anche tu mi mancherai, Candy e, nel loro tempo, sarà come un battito di

ciglia. Mi riunirò a loro quando il mio lavoro qui sarà finito”.“Ti conosco, Michael, sempre preso in qualcosa, lo scienziato allo stato

puro. E so anche quanto ti adoperi per il futuro dei bambini”.Il suo desiderio fu evidentemente esaudito, visto che diede subito le

dimissioni dal dipartimento di chirurgia e, senza nemmeno un addio, se n’era andata. Presi qualche giorno di malattia per curare Kolta e non fui più disturbato dagli agenti del governo e Kolta poté dormire tranquillamente fra le mie braccia per un paio di giorni prima che fosse ripreso attraverso quello che mi disse essere il portale. Sapevo quanto mi sarebbe mancato, ma anche che avrei potuto vederlo quando lo avessi voluto. Era una delle persone più adorabili di un Universo di cui presto sarei diventato sempre più cosciente e riconoscente. Come i delfini, anche ai Grigi piace essere toccati.

Kolta, mio dolce Kolta, chiamerò sempre il tuo nome e farò sempre di tutto per tenerti lontano dal male e ti custodirò sempre gelosamente dentro di me, ricordando ogni cosa...

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Capitolo Ventidue

Gravità, Leptoni, Quark, Fotoni,e SANGUE CALDO

ovveroQui abbiamo Teoria, Fisica e una Grande Teoria Unificata

ovveroSibilando nel Vento ma Vagando

nella Notte con Luce Diurna Bloccata da LacrimeSalate Incapace di Dire Loro Addio

(Seppur Sentendo Quasi Gradevole la Sete)ovvero

I Nostri Ultimi Incubi

Io affermo: dovete dire addio alle teorie che non funzionano, se riesco a spiegarmi. E anche se non sarò stato in grado di spiegarmi. In parole povere (vi risulta che le cose vadano mai così?) basta che lasciate andare tutto quello che non rientra nella “big picture”, nel quadro universale. E, se il lasciar andare non vi riesce, provate con l’amore...

Inserire tutta la creazione in un’infima, semplice teoria?

Questo fa parte di un’altra conferenza?Ne sto parlando ai miei studenti?Chiaro! È una mia conferenza.È solo una delle tante. Potete esserne certi.

Quindi, immaginate di nuovo Wolf al leggio:

Una parte consistente della ricerca sperimentale si sviluppa lungo nuovi rami della fisica e nell’esplorare “limitati” campi di esperienza. E in ogni settore-oggetto di ricerca risiede la comprensione teorica di campi “limitati” di esperienza sensoriale, in cui le leggi e i concetti rimangono strettamente relativi a tali esperienze.

Da questo settore scientifico, che è in transizione verso la specializzazione,

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hanno agio sia una rivoluzione nella vita pratica, sia il rivelarsi di un nuovo concetto dell’essere umano, completamente libero dai limiti fisici del suo strumento biologico!

Eppure, nel contempo, sin dalle origini del pensiero scientifico basato sulla ricerca, ha sempre fatto capolino, nel contesto del brodo primordiale, il tentativo di impedire e ribaltare la specializzazione e la restrizione attraverso la ricerca vera, una ricerca molto seria, che giungesse a una base teoretica unificatrice per tutte le scienze, che appaiono separate pur essendo correlate, una base dalla quale tutti i concetti e le relazioni di ogni singola disciplina potessero derivare da processi logici, o ancora meglio, da un singolo processo unificatore.

Questa è una ricerca per la fondazione di tutta la fisica.

Intrinseca eleganza e una teoria quadruplice?Non può essere così. Sarebbe come leggere la mente dell’ETERNO (Dio).Eppure, il solo oggetto, la sola cosa, che siano in accordo con quanto

su-menzionato è IL DIVENIRE; sì, il fatto che ogni cosa è in uno stato di DIVENIRE.

E nel 1950 ebbi a scrivere: “Quando tu -” (sono solito aprire con “E” affinché, nello sviluppo del discorso, quello che dico appaia collegato ad altro, a un qualche punto a cui ancorarsi per poi riallacciarsi al Cielo e così via) “- quando tu separi il tuo Sé da ciò che è stato definito come reale e ti poni esclusivamente mete oppure obiettivi limitati, non puoi più appartenere al tuo vero Sé”.

Forse, trovandoti in crisi, pura e semplice, potresti cominciare a vedere, no, a sentire il tuo estraniamento e che l’avversione dipenda dagli anni in cui continui ad essere in crisi, al punto tale da divenire tu stesso “crisi”, costringendoti a separarti dal tuo Sé, a non poter diventare più l’individuo che avresti potuto divenire rapidamente. In breve tempo, il tuo abitudinario fronteggiare le crisi, ti porterà a una separazione definitiva, non solo, all’alienazione, a un vivere privo di un’identità.

Elegante potrebbe apparire quel famoso inizio con il “big bang”, quando tutto è in un’unità prefissata. Va da sé che dovremmo toglierci il cappello davanti agli assertori dell’inesistenza del “big bang”, persino di un “piccolo bang”. Ma quando l’Universo si placa, emergono forze nuove e separate e tempi e possibilità dimensionali...

Un pensiero, questo, che porta a una “realtà”, però mai a una realtà considerabile come totalità quantificata. Le quattro forze possono essere

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messe insieme solo con teorie che possiedono eleganza interiore e a quel punto possiamo considerare stati iperdimensionali, che io chiamo anche “stati di sovrapposizione”, che esistono verosimilmente in questo mondo e in ogni cosa che appare permearlo. Esistono gli stati dell’essere; esistono grazie a un pensiero, a uno sguardo, a un input tangibile.

Fattori operativi di meccanica quantistica sarebbero estrapolabili da teorie praticabili, che ancora devono essere bocciate alla luce di una risibile e insinuante domanda.

Ora, veniamo all’Andare oltre la Redenzione e all’energia del sangue caldo. Altro è in arrivo. Siete pronti?

Ci sono i personaggi, forse i sette, gli Shiva e poi quelli che confutano, che fanno debunking, demoliscono, in questa realtà o dimensione e che in effetti creano un ambiente carico di negatività in cui essi devono rimanere reiterando all’inverosimile le loro attività negative finché, si potrebbe supporre, non giungano a redimersi. C’è una relazione speciale tra la fisica e il pensiero umano, ovvero consapevolezza della concezione.

E ora procediamo: il sangue caldo. Tutte le religioni, o la loro maggior parte, veneravano divinità che

esigevano sacrifici e sangue. Al giorno d’oggi entità sconosciute praticano delle mutilazioni su animali da fattoria e ne rimuovono il sangue (Kolta non lo ritiene un po’ troppo negativo? Comunicazione non verbale, proviene telepaticamente da Kolta). Le opere di Charles Fort le lessi da ragazzino, ma ti restano impresse.

Alcuni di questi esseri sembrano essere attratti dal sangue caldo, se non lo è può darsi che lo rifiutino. Sembra eccitare le loro funzioni cerebrali superiori (gli enzimi), una strana sensazione di euforia da sostanza psicotropa, che forse solo una EBE può completamente apprezzare.

Questo quasi automaticamente ci porta alla Gravità A e alla Gravità B. La teoria semplificata del Grande Campo Unificato. Ovvero, a comportamenti oggettivi in ambienti soggettivi. Ciò che dovremmo ponderare è la non esistenza dei gravitoni: solo la gravità A e la Gravità B, comunque non sto congetturando nuove vie per esplorare i territori vergini delle nostre menti inconsce.

E qualcuno all’interno della mia mente dice: “Apri le orecchie, razza di idiota!”

Gravità, leptoni, quark, protoni e fotoni e sangue caldo! E senza dimenticare i tachioni.

Evidentemente esiste un credo fondamentale e piuttosto consolidato

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secondo il quale è possibile giungere al principio, allo scopo ultimo. In questo contesto, vediamo il ricercatore animato da sincera passione. Cercherò di essere sintetico, per quanto possibile, adesso.

Primo, osservando che la consistenza non può in alcun modo essere paragonata a quella di un semplice oggetto tridimensionale. Logicamente, le varie leggi singole della fisica devono poggiare sul principio, quindi l’oggetto tridimensionale diventa un edificio eretto su tale infrastruttura. Mentre un palazzo può essere danneggiato, le sue fondamenta, la sua infrastruttura, possono restare più o meno intatte; questo non accade con un principio e un’infrastruttura puramente logici. Tale fondamento è messo in pericolo più da nuove esperienze e/o conoscenze di quanto lo siano i rami di discipline con i loro contatti sperimentali più stretti. La connessione del fondamento a ciascuna delle sue singole parti è di grande importanza ma, allo stesso modo, rappresenta la sua grande vulnerabilità alla luce di ogni nuovo fattore.

Il primo tentativo di postulare un principio di teoretica uniforme fu di Newton. Il suo sistema riduce tutto a tre semplici concetti. Primo, punti di massa con massa invariabile. Secondo, azione a distanza tra ogni coppia di punti di massa. Terzo, principio di moto per il punto di massa. Comunque, la legge di Newton non costituiva esattamente un principio, perché era formulata solo per le “azioni a distanza” e nulla era formulato tramite esperienza, analisi di laboratorio, o esperimento. Si trattava solo di approcci deduttivi su illazioni logiche, o da evincere.

Faceva eccezione il principio di uguaglianza tra azione e reazione. Inoltre, Newton comprese che il tempo e lo spazio erano elementi essenziali e fattori fisici effettivi, ma solo per implicazione. Egli comunque raggiunse risultati sia nella definizione al minuto dei movimenti dei corpi astrali, sia con la teoria della meccanica, un’eccellente analisi di azioni e forze sulla materia e sistemi di materia. Inoltre, ci ha dato la meccanica di masse continue e distinte, spiegando il principio di conservazione dell’energia e una completa teoria del calore.

Già annoiati?E gridano, quasi tutti all’unisono: “Non Ancora!”Lo so, ma farei meglio a non approfittare della mia fortuna.La spiegazione di Newton dell’elettrodinamica, con le relazioni tra i

fenomeni meccanici, magnetici ed elettrici appare un po’ forzata. E meno accettabile di tutte è la sua teoria ondulatoria della luce. Il suo principio teorico non potrebbe accettare quello della luce “ad onde”. E ancora, come avrebbe potuto prevedere l’assunto secondo cui lo spazio era pieno di punti

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materiali, propagante luce, senza esibire altre proprietà meccaniche, senza che gli apparissero in qualche modo artificiali?

Diciamo che, a quel tempo, non esistevano sintesi ben ordinate per forti argomentazioni empiriche, quali la natura ondulatoria della luce e le velocità fissate di propagazione, causando il passaggio di qualcosa attraverso un medium, quindi interferenza, diffrazione e polarizzazione. Newton rimase quindi ancorato alla sua incapsulata teoria della luce.

Dopo di che, le discussioni ebbero fine, favorendo la teoria ondulatoria, ma non vennero proposti scenari alternativi ai principi della fisica meccanica, forse perché nessuno sapeva dove trovarne di altro tipo.

Così tanti continuano a fingere, a meno che non vengano messi sotto pressione, allora il loro cervello all’improvviso deve accendere i post bruciatori e un altro pensiero illuminante colpisce noi teorici dritto in faccia! La sfera cremisi sparisce alla nostra vista.

In breve tempo però e, neppure a dirlo, sotto il peso dei fatti, sarebbe stato sviluppato un nuovo principio di fisica, denominato fisica dei Campi. Quindi, nei tempi successivi a Newton, sulla teoria di azione a distanza cadde lo stigma dell’artificiosità.

E qualcuno dalla platea della sala conferenze, tuonò: “Tutta l’unificazione è artificiosa!” ma nessun altro osò aggiungere il minimo suono, né contro, né a favore.

Adesso, sono stremato, ma metto in gioco quel che resta delle mie forze. (La Terra gira, il che - solo a momenti - mi fa venire le vertigini).Nonostante tutti quegli artificiosi giudizi, o lavori giudicati errati, i

pensatori non si arresero. E quindi, di conseguenza, sono sorte molte teorie cinetiche per spiegare le forze di collisione o gravitazione della composizione di ipotetiche particelle di massa, che prima furono strenuamente criticate e alla fine liquidate.

Sono portato a ritenere che un grande cambiamento fu apportato da Faraday, Maxwell e Hertz. Peraltro, loro stessi, sul piano della propria vita intellettuale, non si definivano lontani dalla teoria meccanica.

Hertz scoprì la forma più semplice di equazioni di campo elettromagnetico e dichiarò che ogni teoria che portava a queste equazioni era “maxwelliana”. Eppure prima che morisse, presentò come fondamento della fisica una teoria meccanica libera dal concetto di forza. All’inizio della mia odissea, per me era stato difficile apprezzare l’audacia e il coraggio di Faraday. Dotato di un qualche tipo di istinto infallibile, Faraday ha afferrato l’essenza artificiale, ovvero la natura di tutti i tentativi di puntare ai fenomeni elettromagnetici

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per le attività a distanza, e vide tale attività tra le particelle elettriche come reazione l’una verso l’altra.

Campi, o stati spaziali, porterebbero ora a nuove idee per questi misteri elettromagnetici di interazione. La concezione dei Campi come impulso meccanico in un medium solido sembra assai vicina alla tensione e al rilascio di un elastico.

E ora chiedo scusa: la mia stanca mente è ormai satura di questa valanga di input.

Non restò che un silenzio scioccante quando uscii dalla sala conferenze, imboccando l’ingresso di servizio.

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Capitolo Ventitré

Anime Unificate e Sogni Elettriciovvero

le Particelle Sub-Atomiche,Se Potessero Esprimere Desideri

Vorrebbero anch’Esse AmoreCi Conoscono ma Noi Non le Conosciamo

Giacché Organicamente, Sono Vive

Il LEGAME SIGMA, una qualsiasi delle tre particelle sub atomiche - no non logiche,eguaglia il fiume Stige, famiglia dei barioni: sulle sponde Stigiane,tre piccoli frammenti.

Ottusi, no, non questi: devono essere della famiglia dei barioni, saldamente congiunti, nucleoni e iperoni multipletti che fanno parte dipotenti interazioni, possiedono rotazioni semi integrali,

di massa maggiore dei mesoni, nonquesti tre, barioni beoni narcotizzati

barioni ospiti fissi dei bar, tre; sono in cerca di una fine,

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questo è uno in più, e così compongono il

QUARTETTO DELLA BIANCA LUCE,

gruppo di famiglia meno unofamiglia di barioni

corrisponde a te.

Oh mio Dio, se solo fosse ancora vivo...Chi?Einstein. Avrebbe trovato tutto della gravità e tutto del tempo e non si

sarebbe sentito un fallimento. A un certo punto del tempo umano, l’uomo sa che morire è facile, recitare

è difficile!E la cosa migliore del morire è che è sicuro.

INSERTO, SPECIALE (Dal libro degli inserti): È UN DIFFICILE ARCO DI TEMPO, QUESTO!

Fiume Stige, affluente di ade (o dell’Ade).Fiume Stige, l’incrocio di ade (o dell’Ade).Ade è qui (QUI), uomo. Non devi cercarlo... ti troverà.

È QUI, IO NON LO CERCO. MI TROVA DA SOLO.

NESSUNA MAPPA! NESSUNA INDICAZIONE!

E via con il cancro al colon.13 Dialogo. Breve chiacchierata.

13. Alcuni ricercatori ritengono che il sale possa avere qualcosa a che fare con la scomparsa definitiva, o temporanea, del cancro.

Ascoltate bene tutto! “Dove?” “Qui!”Bernie, “il dottore immaginario”, mette in evidenza il sorriso, l’amore e le piante, tutti in grande quantità. La vita attorno a te; il sorriso attorno a te; l’amore Tutto attorno a te, come uno scudo. E l’amore è come uno scudo...

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Parlando a se stessi (Ciao, Sé!)Ecco il box dialogo: Menu, finestra, o elenco opzioni. Charley Lightman notò che perdevo i capelli; era chiaro e preferiva glissare.

Fissa, osserva e dice, “Oddio!” (sottovoce; mi domando se si domanda che io lo sento con i miei occhi e lo vedo con le mie orecchie).

Ho detto: “Ho un tumore al colon, lo devi sapere e, dopo la falsa speranza di due remissioni, è ritornato, come un buffone che non fa ridere, che barcolla e urta ogni parete, inciampa a occhi spenti che non distinguono più niente. Molto, molto triste. E non si ride neppure nelle ultime file”.

E Charley Lightman pianse e io non feci nulla per le sue lacrime. Io, un egoista. Qua finisci nelle fauci della tigre. Ovvero: io sono un egoista.

“Hey, Charley”.“Sono qui con te”.“Metastasi diffuse, si sono incamminate lungo la mia anca. Hai già versato

ogni tua lacrima. Anche io l’ho fatto. Quindi, nessuno ti obbliga a fare ciò che non vorresti”.

“Parla con me, Michael. Ammettiamo che la nostra è un’amicizia fatta di una fierezza che condivido perché è necessario che io attraversi tutto questo con te”. Le lacrime di Charley smisero di scendere. Forse le aveva momentaneamente finite e, non avendo un magazzino di lacrime, dovetti presumere che il pozzo si era esaurito. Nella mia vita, sebbene non lo avessi mai fatto trapelare, Charley era transitorio. Un angelo effimero. Speravo solo di non dovermene separare, come per mia moglie Sarah e mio figlio Danny, che avevo sperato nulla avrebbe mai diviso.

E io lo amavo con tutta l’anima e amavo loro con tutta la mia anima. Eppure le differenze esistevano, fattori permanenti nell’equazione umana. Sapevo però del DIVENIRE e per un po’ fu di aiuto.

Credo nella conservazione dell’energia. Posso ridurre il mio consumo di energia (una voce melodiosa lo scandiva come risacca d’oceano, di un ragazzo soffuso di luce) sino a risparmiare molti Kilowatt di elettricità. Ho l’impressione che i raggi X e gli isotopi mi facciano risplendere al punto tale da illuminare tutta la tavola periodica.

Una luce quasi sufficiente per leggere e scrivere. Forse, questo verde pieno, non proprio il luccicore smeraldo degli occhi verdi; il mio corpo non sopporta molto bene le radiazioni. Permettetemi di ripetermi. Ogni persona ha i propri limiti. Puoi assorbirne fino ad un certo punto, poi si inizia a notare.

Vomiti e perdi i capelli, ma per poco. Ricresceranno e saranno di nuovo

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bellissimi, come prima, ma tu non sarai altrettanto bello (o attraente). (E parlando di bellezza, mostratemi cos’è, almeno un po’). E quindi vedrò la grande cosa che attende quest’uomo che arde di vita, che non si abbatte mai, quella non potrete togliermela - quella che non ho mai avuto realmente.

Fuori dalla mia mente, tutti!Mi sento debole e mi sottopongo alla terapia, ho terapia, per guadagnare

un po’ di tempo. Perché? E perché guadagnare? Allora respingo l’amaro calice, mi impongo di scacciare la rabbia (all’inferno e ritorno).

Scacciarla per sempre. La vita, la carne diventano il compendio della sofferenza, di quanto paghi e ti addolori solo per Essere.

Ne conoscevo diversi altri. Ogni giorno bombardati di Seconal, acido allil-barbiturico e ne facevano scorta, finché ne avevano a sufficienza per sbraitare e ragliare e pregare di dire addio che credevano sarebbe stato per sempre.

Loro si rendevano contoPOCO che quello non era un addio ma una bugia,che l’anima era sì fragile, ma non poteva andare via. Ho bisogno di te, ho bisogno di te, ho bisogno di te, ho bisogno di te.È quasi come cadere, È quasi come cadere,È quasi come cadere ROVINOSAMENTE. Anche di me, ho bisogno.

Forse un giorno, se gli umani prevarranno, il cancro e altre malattie saranno rimaste solo nell’immaginario. Altrimenti, potremmo avere cure preventive ottenute da ingegneria genetica.

Perché i cerchi si chiudono? Perché accidenti non possono stare aperti? E diteci di più o, da ciò che arguisco, dobbiamo imparare a nostre spese.

E poi c’è un medico che racconta pessime barzellette e supervisiona un tecnico deficiente e ordina all’idiota di flasharti una dose da cavallo di radiazioni per uccidere il cancro. Perché non dice sempre ai pazienti comuni (io non lo ero, essendo un dottore) quante cellule normali che si fanno i fatti loro vengono annientate insieme a un numero straordinariamente piccolo di cellule cancerose fuori controllo? La mitosi qui ci starebbe alla perfezione.

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Charley mi attirò sul suo morbido petto e si sentiva come mio figlio, mi stringeva forte, quasi cullandomi, io cucciolo bisognoso di sicurezza intorno e di calore umano. Come un adolescente e, per sprazzi di tempo, tornai bambino e volevo essere abbracciato e volevo la mia vita Ri-confermata.

“Dimmi di più sul cancro” disse e mi inondò del suo calore di riserva, sorgente primaria del suo calore ed era la sua grazia.

“Lo stavo facendo. È solo che non ho usato le virgolette. Sono noioso”.“Ma i lettori non lo sapranno”.“Oh, invece lo sapranno. Lo sapranno. Tanti lo sapranno”.Non hai bisogno di un corso di oncologia per sapere quante cellule sane

vengono soppresse al primo attacco del protocollo di trattamento.Spero che tutta questa sofferenza possa donarmi del tempo mentre soffro

la sofferenza dell’anima avviluppata dalle fiamme ustionata e annerita. Solo un po’ di tempo, per finire qualsiasi cosa tu faccia, che percepisca come importante - abbastanza importante per annientare tutte quelle cellule sane insieme a una minoranza di cellule cancerose. Forse in questo modo potrai raccogliere abbastanza pezzi di quel grande quadro e vederlo dipinto sulla tua tela, persino solo il suo contorno basterebbe, considerando quel poco di tempo che ti resta.

Dunque, riassumendo, dobbiamo produrre sostanze chimiche e radiazioni per cancellare poche cellule maligne, mentre massacriamo molte piccole, dolci e innocue, cellule sorridenti che in agonia gridano: “Non è giusto, non è giusto. Noi non siamo quelle che distruggono la tua vita!” e sai una cosa? È la tua agonia, perché loro sono parte di te. Scommetto che lo sapevi già. Ma dovevo dirlo.

E gli effetti collaterali. Le vertigini. Biascichi le parole. Senti dolore ovunque. Vomiti. A volte i capelli ti saltano via dalla testa, ma la maggior parte delle volte ricrescono. Oh, ce ne sarebbero molti altri, ma non penso che ne vogliate un elenco dettagliato... ma quanto si rigetta, anche se nel tuo stomaco ormai non sono rimaste che bile e mucosa.

Questi non possono essere ultimi incubi. La clonazione di J.O.E., l’invenzione dei MIRV (Multiple Impact Re-

entry Vehicles – e voilà, i MIRV!)E non possiamo, in tutta coscienza, tralasciare le guerre stellari, o la SDI

(Organizzazione di Iniziativa di Difesa Strategica), le Nuove Neurotossine per la Guerra Biotossica, e le loro controparti antitossina e contromisure.

Un mondo di parole in cui entrare è facile, ma uscirne è a volte impensabile.

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Capitolo Ventiquattro

La Vita è Difficile-Quanto Leggere l’Ulisseal Buioovvero

È Più Facile Trovare l’Arca Perduta dell’Alleanzaovvero

Egli mi dà la Caccia nei Miei Sogni e Io Non PossoNascondermi là

ovveroLa Speranza è una Specie in Via Di Estinzione

ovveroPrego per un Futuro Vivibile per i Bambini

ovveroI Test di Crisi e Osservazione

ovveroCome Risolviamo i Problemi?

Dobbiamo considerare la cosa per quel che è. Questo vuol dire partire con il piede giusto per risolvere un problema. Guardare alla sostanza della questione in sé. Innanzitutto, constatare quello che una persona fa. Cosa fa una persona? Desidera ottenere quello che vede. Lo facciamo ogni giorno. Non è possibile superare il limite dell’apparenza; lo si può solo modificare se si dispone di una volontà molto forte. Applicando il Trattamento Portale, dobbiamo imparare velocemente a testare la nostra coscienza espansa.

INSERTO, SPECIALE: LA PAURA È L’ASSASSINO DELLA MENTE INFERIORE.LA PAURA È LA piccola MORTE, similmente ci sono MOLTE piccole MORTI alle quali si può SOPRAVVIVERE.Il TEST per questo prevede la CRISI e L’OSSERVAZIONE. E PER RISVEGLIARE, SEMPRE PER IL RISVEGLIO. NON POTETE PIÙ CONTINUARE A DORMIRE, COME FATE DALL’INIZIO ALLA FINE DELLA VOSTRA VITA.

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Ci sono troppe specie in via di estinzione, ma la più dolorosa, la più inaccettabile è la speranza. E può essere facilmente e artificiosamente sottratta. Si deve perdonare ancor prima di essere feriti, perdonare prima dell’offesa, perdonare prima dell’azione o dell’evento. Solo in questo modo si può proteggere la speranza. E QUESTO TIPO DI SPERANZA È LA SPERANZA DEI DISPERATI. OH, CHE DISASTRO SIAMO DIVENTATI!

Nulla di ciò che so, qui ha valore,ma è altrove.

Cercare di coglierla con la mente, ma non conoscerla mai.Anche solo per esserne sfiorato, per esserne sfiorato da qualche parte,da qualche parte dentro. DENTRO.Per essere flessibile, per piegarsi, per tornare di scatto alla formaoriginale.

All’interno delle fratture temporali,si effettua un viaggio istantaneo.E con la MENTE, le fratture temporalipotrebbero non aver ragione di esistere.

Quando però la MENTE “crea” una frattura temporale, si CREA il viaggio istantaneo. Nulla resta, tranne questo.

E proseguiamo la RICERCA INNOVATIVA: la struttura SBIR (Small Business Innovation Research della NASA, NdT) dovrebbe riprendere da qui.

(QUESTO VA MESSO A POSTO, Dr. M.W.) (Chi sta parlando qui?)(Non lo so. Nessuno, forse.)

Non esiste cosa a me nota che possa essere sconfitta da un’altra COSA. Le cose non possono sconfiggere le cose. Siamo certi di poter definire questo un assoluto?

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Signore, suo figlio Daniel era passato qui per vederla, ma lei non c’era. Ha detto che farà un salto di nuovo, dato che ora ne ha il “potere”.

Distinti saluti“Dick e Joan” (agenti di collegamento del suo Team)

Accidenti, cosa non darei per essere stato in ufficio e incontrarlo. M. W.

Il dottor Luke Bryce è un mentore complesso e aristocratico dei nostri tempi. Voleva sempre sapere tutto quello che mi passava per la mente, soprattutto quando mi sorprendeva in stato di meditazione contemplativa.

(Ha, ha, ha).E io gli dicevo: “La metterei così: sto imparando a nuotare sulle onde delle

più belle parole che sono capace di scrivere. E il miglior stile di scrittura è quello a farfalla”.

INSERTO, SPECIALE: diventa ora necessario aumentare le facoltà di preveggenza e prescienza, perché un solitario essere luminoso cavalca le nuvole che stanno per annunciare a tutti il loro avvento e il loro arrivo.

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Capitolo Venticinque

Mi sono Francis Scott Fitzgeraldato e Sinclair Lewizzatoe del Tutto St-UFATO

perchéIo Sono lo Stanco, l’Insonne

ovveroQuando mi Sveglio vivo nel Buio

eIn Stato di Assedio

ovveroSi Anela alla Luce

E, ancora una volta, Charley Lightman ridona vita e amore alle parole di Daniel Wolf:

Non aspiro ad essere pretenzioso. Non è di tendenza spiccare il volo verso l’alba?La vita è costruita sulla sabbia, perché è ondivaga.L’amore, quello vero, non si incontra spesso.Mio papà ha detto che non dovrei mai cercarlo perché, se me lo merito, mi troverà lui!

Essere ripetitivo non può definirsi erroneo, perché quando sei in una luce dolce e calda e amorevole e tu ti sublimi nella purezza dell’essere, noi possiamo percepirla (la luce) solo nei momenti più difficili, quando ci disuniamo e ci allontaniamo nell’oscurità. E la luce diventa qualcosa in cui bagnarsi. Se prima di indulgere nel proprio perdono, ognuno di noi giudicasse SE STESSO, le divisioni tra di noi verrebbero meno. Eppure ciò che esiste è a un tempo notevolmente diverso e assolutamente uguale. Per ora, arrivederci.

02/02/83 Daniel M. Wolf

P.S. mi sto avvicinando all’ETERNO D. M. W.

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Capitolo Ventisei

Verso la Teoria della Grande Unificazione (GUT)degli

Infiniti Multiplidell’

Universo e dell’ETERNO (Dio)Ovvero

Dio e la GUT

Parlando in termini Wolfiani, un giorno, avendo davanti a me gli studenti che frequentavano i miei seminari, con mio sommo stupore e shock constatai che sembravano cresciuti di numero. Tutti i posti prima liberi, ora erano occupati da chiappe ben assortite. E seduto nell’ultima fila c’era Argo, il guardiano e indovinate chi era il protettore e paladino? Vi do un indizio?

No, ho cambiato idea.(Nel 1974, durante un periodo sabbatico condussi numerosi seminari. Mi

avevano invitato per tenere una serie di relazioni in una sala enorme, non esattamente l’ambiente raccolto che ritenevo adatto. Un piccolo palco per un pubblico oceanico. Ne avrei approfittato per mettere a frutto i miei corsi all’American Academy of Dramatic Arts). Parlai di una mia nuova teoria - forse anche non nuova - una “Nuova Teoria sul dualismo onda-particella” che dice che le onde e le particelle sono dualistiche in quanto entrambi (che ritorna) sono in uno stato di propagazione che io definisco “IL DIVENIRE”. Ogni cosa in ogni dove si trova sempre in uno stato di DIVENIRE. Proverò a spiegarlo, ma per farlo mi riferirò alle nuove teorie di unificazione, anche note come GUTs, ovvero Teoria della Grande Unificazione. Vi prego di aver pazienza con me. Vi ringrazio in anticipo.

Dopo quella breve introduzione, ci fu un solo secco applauso di qua e un applauso sordo di là. E, se fosse stato possibile sentire il suono di una sola mano che applaude, non dirò a chi tale mano apparteneva. Insomma, un chiaro “Qui-qui!”, ma nessun brusio, platea attenta e intellettualmente composta tipica della Cambridge University.

L’attesa portò con sé un cambiamento di umore che gli studenti percepivano e parlottavano, per poi acquietarsi in un assoluto e “assordante silenzio”.

A quel punto iniziai.

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Fino a poco tempo fa, i fisici teorici hanno tentato, i più invano, di concepire una teoria chiara e semplice che riunisse tutte le “forze” esistenti e le relazioni tra loro, in una Grande Teoria dell’Unificazione universalmente accettata.

Gli individui pensanti, ancorché ancorati dalla gravità, diciamo, a quello che definirei “intra” planetario, o meglio… al pensiero terra-terra, hanno appena iniziato a esplorare i giganteschi e colossali spazi situati al di là delle loro classiche ristrette visuali terrestri.

E all’inizio fu un coro di - NO! - è mai concepibile che ci fu un inizio? (E alcuni del pubblico goliardico presero a urlare: “Big Bang! Big Bang! Sta dimenticando il Big Bang?” e sembrava proprio che qualcuno lo avesse messo in copione e che avessero persino fatto le prove!)

Okay. Dissi. Come sapete che c’è stato un Bigga Banga? Siete mai giunti a teorizzare che l’Universo non si espanda né si contragga - che invece è sempre esistito e sempre esisterà? Che le uniche cose - per così dire - che realmente accadono sono determinate dal fatto che tutto è in uno stato di DIVENIRE? Esatto, in DIVENIRE.

Forse, quello che ho appena postulato potrà apparire un po’ radicale, per questo vi darò una visione di insieme di entrambe i punti di vista.

La prima visione di insieme non riguarda il mio modo di vedere, ma ve la fornisco per confrontarla con la mia piccola teoria.

Molti ritengono che al principio della vita del nostro Universo ci fu una grande esplosione, o “big bang” di forze senza precedenti ma, quando l’Universo si raffreddò, questa super forza in qualche modo (in qualche modo?) perse la sua unità e in questo caos strutturato - qualcosa di simile alla lettura della mente di Dio - l’Universo iniziò ad esistere.

(Sottovoce, perché non sentisse nessuno, perché nessuno pensasse che nutrivo dei pregiudizi contro il big bang e a favore della mia teoria del DIVENIRE, dissi fra me e me: “Sì certo! Ah ah ah, uno stupido big bang e noi pensiamo che questo sia il nostro Universo? L’uomo nasce e muore, ergo l’uomo crede che l’intero Universo debba seguire la sua personale esperienza di vita? È il tipo di ego che crede che le cose viventi (l’uomo) nascono e poi devono morire, pertanto l’Universo deve mimare il minuscolo scenario di vita e morte dell’uomo? Tanto varrebbe credere che l’uomo decreterà il numero di anni prima che l’Universo muoia e termini la sua esistenza”).

Quando questa super-forza meravigliosamente percepita (interessante: abbiamo mai visto, o percepito, o misurato questa cosiddetta super-forza?) che in qualche modo ha perso la sua unità; (che pensiero magnifico, tranne

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per il fatto che l’ha concepito l’uomo!) fu diviso (magicamente) nelle forze e particelle dell’Universo odierno. I fisici sono al lavoro, pensando a modi di identificare la legge, o le leggi basilari in grado di scoprire l’unità perduta.

Se la identificassimo, tale legge diverrebbe la Nuova Legge dell’Unità, la Grande Teoria dell’Unificazione.

Einstein ha trascorso gran parte della sua vita provando ad allargare le sue idee per ottenere una descrizione completa di tutti i fenomeni. Non ci è riuscito, ma ha aperto nuove strade per molti fisici teorici. E ora, finalmente, potremmo essere sulla strada giusta per finire quello che Einstein non fu in grado di terminare nel suo relativamente (c’è un gioco di parole qui?) breve periodo sulla Terra. Breve tempo, sì, breve tempo. Cosa diavolo è un breve tempo? Nella fisica teorica dobbiamo dare a questo breve tempo dei parametri e comprendere esattamente quanto, che tipo e come possiamo riprodurlo in laboratorio. Ecco!

Facciamo un passo indietro. In termini di pensiero convenzionale potremmo dire che all’inizio del tutto lo spazio e il tempo scaturirono dalla palla infuocata del big bang. Beh, come zuppa doveva essere proprio bollente! Ecco!

Chiedo scusa, avevo promesso di restare nel seminato del cosiddetto pensiero convenzionale e di non deviare. Il che, per me, è un compito improbo.

Allora, facciamo il punto e supponiamo che il big bang avvenne e che ogni cosa potrebbe essere spiegata da una semplice legge che abbraccia tutto e che ci riporta al brodo primordiale. E no, non è stata la Brodi Campbell a creare l’Universo; la Campbell creò il mito di Andy Warhol.

(Non ci furono risate sguaiate, solo sghignazzi e sorrisetti tirati!)Poi è passato il tempo, l’Universo si è raffreddato, il semplice è diventato

complesso e il mondo che conosciamo si è sviluppato, un mondo di cambiamenti e di diversità. E oggi (che poi era ieri), le implicazioni facili e originali del semplice non esistono più.

E oh! Sono proprio un disperato per giungere a volerlo dire!Forse, potremmo riappropriarci di questa gioiosa semplicità se le leggi

fondamentali della materia potessero essere trattate accuratamente attraverso e fuori. Abbiamo bisogno di un potente lassativo per fisica teorica.

Ci ostiniamo a cercare una legge capace di spiegare tutti i fenomeni, che unisca tutto spiegando tutto del nostro pianeta mondo e di questo immenso Universo.

Auspico tempi migliori e più sani per la fisica, che potrebbero tradursi in “Fisica senza l’aureola”.

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Molte controversie, prima negative, ora appaiono fonte di nutrimento intellettuale e di linfa vitale per una nuova generazione di teorici. Potrebbe nascere una nuova fisica. Con salti più audaci, ma lo si deve ancora comprendere, verso concetti che si allontanino dalle classiche verifiche sperimentali di laboratorio, implicando che la fisica si trovi a fronteggiare un nuovo dilemma, una categoria neoterica: se gli scienziati finalmente si avventurassero verso le nuove teorie, potrebbero liberarsi dal legame con gli strumenti sperimentali che - ormai sin da troppo tempo - hanno scoperchiato i segreti della natura.

Inoltre, dobbiamo capire che questi strumenti sono inefficaci, alcuni non esistono neppure, per provare empiricamente le relazioni tra tutte le forze e i fenomeni dell’Universo.

A quel punto, tre studenti si alzarono e strepitarono: “Qui! Qui!” Ex abrupto io avrei loro risposto, ma con il pensiero: “Chiudete quella bocca!” No, forse sarebbe stato meglio “Silenzio, prego!” Oh, No! Non potrei dirlo! Ma neppure direi: “Grazie! Vi voglio bene!” No, neanche questo potrei dire! Cosa mi resterebbe? Che una così grande attenzione non esprime alcun sentimento, mentre impartisce la lezione del seminari e, forse, nessuna risposta. Sì, andrebbe bene. Nessuna risposta. Spesso quest’uomo - io - non deve smettere di nascondersi da - qual è la parola? Dalle emozioni? Un luogo comune, troppo scontato, vecchio e banale. Sono vulnerabile e in pericolo adesso. No. No. No. Ora devo trovare un rifugio. Vi prego di perdonare questa piccola indulgenza personale.

Il pubblico si ricompose - sembrava aver apprezzato - e io ripresi. Se si rende necessaria una tale visione semplificata, la legge fisica risultante

dovrebbe, necessariamente, essere simmetrica tra due punti o luoghi determinati.

In passato, le forze che si consideravano necessitanti di unificazione erano la gravità, la forza dominante, la forza elettromagnetica, poi la “forza debole” e infine la “forza forte”; quattro forze che necessitano relazioni. La forza debole o “elettro-debole” causa la disintegrazione dei nuclei atomici e il decadimento nucleare, mentre la forza forte mette insieme i nuclei di un atomo. Potremmo dire che la forza forte rende possibile la materia. Ma l’unificazione delle forze ci porta lontano dalle verifiche di laboratorio e da abbondanti riprove empiriche. Ciò non costituirebbe alcun vantaggio o beneficio, ma questa sperimentazione diretta, ad oggi, è difficile da condurre nel contesto di specifiche di laboratorio.

Una volta mi sovvenne un’idea che aveva un suo spessore: in un ambiente iperspaziale, attivando a bordo un generatore di onde gravitazionali amplificate, non è che la velocità aumenta; è che il tempo lineare, quando una forza agisce su

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di esso (per esempio la gravità) si riduce, altresì si potrebbe dire che lo spazio tempo è “deformato.” (Il ponte Einstein-Rosen, o “wormhole” creati da un velivolo che eserciti gravità nello spazio ne sono un esempio).

La multidimensionalità e l’iperspazio vengono modificati imponendo onde di gravità create artificialmente, dove il tempo si riduce a quasi zero e l’accelerazione a quasi infinito. Dunque per noi c’è molto da fare e all’interno di questa brama di unificare tutte le forze, la filosofia e la cosmologia devono necessariamente entrare nel processo.

In un’avanzata manipolazione gravitazionale, lo spazio stesso non è trasversale o attraversato fisicamente. Lo spazio si piega su se stesso quando le onde di gravità agiscono sul tempo. Di nuovo, non la distanza; lo spazio è piegato dall’applicazione della forza delle onde di gravità propagate e “create” sullo spazio tempo, quindi un’astronave ha ben poche difficoltà ad andare dal punto A al punto B senza il cosiddetto “normale” concetto di propulsione.

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Capitolo Ventisette

Altro ancora dalla Grande Teoria dell’Unificazione ovvero

Verso Nuove Scoperte Destinate a Sfidare e Cambiare

i Nostri Predominanti Sistemi di Convinzioniovvero

Dire Addio alla Classica Realtàe

Osiate Unirvi a Me per esplorare la Zona dovela Scienza del Senso Comune Non Può Sopravvivere

Proviamo a partire da un inizio percettibile e tangibile, qualcosa che possiate toccare con le vostre menti, una serie di concetti non afferrabili, ma anche a cui fare riferimento nella vostra crescita e per lo sviluppo in nuove convinzioni.

Il cambiamento e la diversità sono leggi fondamentali della materia, leggi che spiegano la struttura e la funzione di tutte le forze ed eventi dell’Universo. A questo, forse dovremmo aggiungere la capacità che ha l’estetica di produrre verità per elaborare una cosmologia finale che risponda a tutte le domande di origine, processi e struttura dell’Universo. Ciò includerebbe un modello della struttura e le dinamiche costituenti, sviluppato teoricamente.

Tale teoria non sarebbe adeguata a test di laboratorio e necessiterebbe quindi di un’eleganza interiore.

Einstein ci ha dato un nuovo modo di comprendere la gravità con la teoria della relatività generale. Ma ha passato il resto del suo tempo su questo piccolo mondo verde e blu cimentandosi in equazioni per una grande teoria dei Campi Unificati.

Si dice che la forza elettro-debole sia responsabile del lento decadimento dei nuclei atomici, che è la causa del decadimento radioattivo. Si crede che anche le supernove e l’esplosione di stelle vecchie siano provocate da questa forza.

La forza forte mette insieme nuclei di atomi, rendendo possibile la materia. È importante notare che gli scienziati hanno atteso a lungo per provare il

decadimento dei protoni. Continuano ad osservarli nei laboratori sotterranei.

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Tuttavia, i raggi cosmici non possono essere del tutto esclusi ed essi mimano il processo di decadimento dei protoni. Se osservassimo un protone in decadimento, il risultato sarebbe l’emissione di fotoni, o luce.

Quello che mi è apparso stupefacente era il lavoro di Theodore Kaluza. Che usava una “quinta” dimensione algebricamente per equiparare la gravità quadri-dimensionale di Einstein con l’elettromagnetismo di Maxwell. Ovviamente rifiutata da Einstein, si trattava della prima unificazione teorica dell’elettromagnetismo di Maxwell con la gravità di Einstein, ottenuta estendendo lo spazio e il tempo a cinque dimensioni invece che a quattro. Questo costituiva il fondamento per l’ulteriore sviluppo teorico di unificazione relativa.

Conoscere la scienza è apprendere la non esistenza del perché. Conoscere la scienza è raccogliere i dati, formulare le domande e attendere finché le risposte ti trovano. Non cercate la scienza con aggressività. Non provate a possedere la scienza, non provate a renderla schiava. Siate passivi al Sé della scienza e si porrà al vostro fianco e le sue complessità si apriranno, perché avrete mostrato attenzione al Sé della scienza e alle nuove scienze, che sono la sua progenie.

Perché se doveste forzare la scienza ad aprirsi, vi avventurereste su molte false strade.

Alle menti che preferiscono rimanere statiche e chiuse, pongo una sola domanda: come posso spiegare la ricerca passiva?

Nello spazio-tempo, per raggiungere la velocità della luce è la propulsione nel suo senso più stretto. Distorcere il tempo-spazio non è propulsione. Prima dobbiamo disimparare quello che abbiamo imparato. Disimparare non significa dimenticare. Disimparare è distinguere.

Da qualche tempo si cerca di formulare teorie mediante un concetto conosciuto come “super-simmetria”, un concetto che sembra implicare una relazione gravitazionale, o un multiplo di relazioni. Ideazioni, o teorie relazionali, esigono attenzione a causa della loro eleganza matematica e bellezza interiore.

Sono stanco di vedere fallire tante ipotesi e le loro risultanti estrapolazioni; sono costretto a basarmi sul mio primo istinto. Un Universo è troppo perfetto per essere pieno di imperfezioni. Su quale sentiero filosofico o cosmologico s’incontrano Dio e l’unificazione? I nostri tempi ci portano molte più domande che risposte. Le scelte hanno bisogno di essere ridotte al cosiddetto mondo “reale”.

In qualche modo questa supersimmetria diventa riduzionista e limita il numero di teorici che si prefiggono di esplorare nuove prospettive, nuovi

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punti di vista, nuove terre di pensiero. Abbiamo visto il sorgere di congetture riguardanti nuove particelle, di nuove definizioni, ma il decadimento dei protoni ancora non è stato visto. Il laboratorio diventa superfluo. E ancora, la cosiddetta “aria di rinnovamento per la fisica teorica” alla metà degli anni Settanta ha portato nuovi stimoli verso una teoria unificatrice che resistesse agli scrutini più severi.

Poi, tutto d’un tratto, ecco arrivare la teoria deca-dimensionale delle superstringhe. E la domanda - mi si perdoni il gioco di parole - si intreccia nella nostra realtà come la più ovvia delle domande: è tutto composto da stringhe? Le particelle sono fatte di stringhe?

Ora, i sostenitori della teoria delle “superstringhe” la considerano rispondente ad alcune domande, ma non comprovabile in un laboratorio tradizionale, alludendo al fatto che l’eleganza interiore è troppo bella per essere falsa.

Ma, signore e signori, le anomalie abbondano. Il dottor Carlo Rubbia, direttore del CERN, il laboratorio di ricerca sulle alte energie sito in Svizzera, ci ha dato il risultato di un evento che potrebbe mandare in pensione il modo di pensare corrente. È stato molto propriamente definito “L’Evento Zen” e ha avuto luogo con una collisione materia-antimateria. Le particelle, propagate durante la collisione, erano emesse da una parte e nulla veniva emesso dall’altra parte. Questo non era previsto.

Tale nozione appare capziosa. Ricordate il cenno in apertura di seminario, quando ho parlato del “suono di una mano che applaude”? Il koan definisce l’“evento” verificatosi al CERN durante la collisione di materia e antimateria. Le cose dovrebbero essere percepite come molto più complesse, prima che rivelino la teoria semplificata della struttura e le relazioni di tutte le forze e le particelle esistenti in questo Universo sempre più bizzarro, strano e straordinario.

Forse non dovremmo preoccuparci di un futuro che potremmo non essere in grado di possedere, stringere, toccare e capire.

Ora, ancora qualche idea e relative implicazioni, poi lascerò questo podio, quasi per l’ultima volta.

I sistemi che supportano la vita sono sotto assalto. La mia è una digressione, ma viene in aggiunta all’unificazione. Vedo nel pubblico persone che indossano magliette di Greenpeace. Vi prego di non commentare e rumoreggiare prima che io abbia terminato di elencare i fatti.

Ogni anno, su questo pianeta si bruciano tre miliardi di tonnellate di carbone. C’è ancora molto che non sappiamo riguardo all’impatto di tutto

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questo sull’ambiente globale. No, questa non è più teoria, ma deve essere detto. La relazione che abbiamo con il nostro ambiente non è delle migliori; i sistemi che supportano la vita sono sotto un attacco monumentale. Non è solo la quantità di combustibili fossili che bruciamo ad avere importanza, ma la velocità alla quale sono consumati.

Il cinquanta percento del biossido di carbonio nell’atmosfera è stato rilasciato solo negli ultimi trent’anni. (Qui gli studenti hanno applaudito, ma io ho chiesto “Silenzio!” per poter continuare).

Non credo che sbraitare con voi sia il modo migliore per incoraggiare l’amicizia, ma la verità sarà il suo giudizio finale. Con la vostra indulgenza, credo che le parole si sentano meglio senza che approvazioni rumorose le blocchino.

Al momento, la quantità di biossido di carbonio in alcuni luoghi è vicina a 40.000 tonnellate al minuto. E non si può respirare e reggere la vita con una sovrabbondanza di CO2. La quantità totale di energia usata è triplicata in appena un quarto di secolo.

Questi sono i fatti, con mio stupore e dispiacere. Solo negli ultimi dieci anni, il consumo umano di elettricità è aumentato del 60%.

Ci siamo allontanati dal nostro tema, ma gli eventi ci spingono verso quello che abbiamo bisogno di capire e che sento sia mio dovere dire. Ogni giorno si lamina acciaio per costruire, ogni 24 ore, 100.000 veicoli nelle catene di montaggio. Ci stiamo dirigendo inevitabilmente verso il tempo in cui industrializzeremo la nostra esistenza. Chi sopravviverà per testimoniare questa terribile pagina della storia umana? E che ne sarà dei nostri figli e dei nostri nipoti se a loro non è riservato un futuro che sembra stiamo cancellando da tutta la storia umana?

Gli studenti mi hanno applaudito, ma io ho insistito: non sostenete il messaggero, ma il messaggio e agite! Voi dovete agire!

Considerate questo: la produzione del carbone è aumentata del 25%. I gas naturali del 40. I prezzi del petrolio al consumo, nonostante la crisi generata dall’uomo, continuano a crescere. Il biossido di carbonio nell’atmosfera sta salendo del 25%. Il disboscamento ha portato alla concentrazione di biossido di carbonio nel biota, la materia vivente della Terra, con conseguente diminuzione e influenza di carbonio accumulato.

Il disboscamento riduce la capacità degli alberi di accumulare carbonio. Anche se il mondo facesse ritorno a un’esistenza strettamente agricola, tale opera sistematica continuerebbe a creare più terra per far crescere cibo necessario a tenere il passo con le popolazioni costantemente in crescita.

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Non posso fare a meno di credere che la teorizzazione delle forze unificatrici dell’Universo non farà nulla per aiutare questo pianeta in pericolo. E con comportamenti così distruttivi e incontrollati, potremmo ritrovarci con delle teorie che funzionano perfettamente, ma per un mondo morto.

Nel 1950 un quarto della superficie terrestre era foresta. Oggi è meno di un quinto. Posso fermare le parole solamente se sono le lacrime a prenderne il posto. Gli oceani non possono assorbire tutto il biossido di carbonio in eccesso nell’atmosfera. L’eco sistema è sotto assedio. L’equilibrio dell’energia è in dissesto e sembra che le opzioni - opzioni praticabili - si assottiglino con il passare delle ore, dei giorni, dei mesi e degli anni.

Ho solo un’ultima cosa da dire e in realtà è una domanda da porre. C’è qualcuno che sa perché alcune bussole hanno lo specchio sulla parte posteriore?

Dal pubblico si levò un forte “perché?”Così si vede chi si è perso!Lasciai il palco e uscii di corsa dalla sala conferenze. Le lacrime scendevano

copiose dai miei occhi e non volevo che gli studenti se ne accorgessero. Almeno, pensai, potevo provare a nascondere la mia disperazione.

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Capitolo Ventotto

Come Cavalcare il Vento Divinoovvero

Si Avvicina il Tempo per le Danze-della Vitaovvero

Sangue e Polvere che si Inseguono

(Quanto segue deve essere letto con voce stentorea, la voce propria di Charley Lightman)

Voi, uomini di sangue, e voi, uomini dipolvere, per le danze- della vitaandate perdute mentre si inseguivano l’un l’altra;

loro saranno ancora

in cerca dell’antico predominio di chi ha perso ilsangue e diviene lapolvere.

E il manicomio ferito della storia umana (basta aggiungere una “e” alla parola human (humane) e l’uomo viene appena nobilitato, ma non tanto), la storia, senziente e dinamica, definitivamente sconvolgente nella sua praticabile continuità - come una specie di crisi di identità vivente, che non si autodistrugge, un abisso senza fondo, con un’umanità martoriata che un tempo era fatta delle indomite tribù di Sol Tre. (Eccolo! L’Orgoglio! Era realmente un’espressione tanto necessaria da dover essere inserita nell’equazione umana? Un tema altamente controverso nell’invenzione dell’Uomo!)

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Avevo fatto strada, salendo di livello nelle classifiche (di segretezza, NdT), relative agli incarichi, da corriere a neurologo consulente multidisciplinare, esperto in guerra biologica con un accento sullo sviluppo delle neurotossine, il tutto a comporre un quadro più ampio, molto opportunamente definito “Studio degli Scenari nelle Zone Calde” con relativi avvertimenti, se necessari e lo studio di protocolli per micidiali potenziali attacchi biotossici contro gli U.S.A. o uno dei loro alleati.

E da quel giorno di Natale, il senso di colpa mi aveva eroso dentro, perché c’ero io alla guida della macchina in cui avevano perso la vita mio figlio, mia moglie e il bimbo che portava in grembo. Quasi a voler cercare di lenire il mio dolore, il governo ritenne utile farmi salire più in alto sulla scala dei nullaosta di segretezza, anche perché già prima dell’incidente avevo avuto accesso alla questione extraterrestre e alla sua classificazione più elevata.

Mi dissero anche che i miei cari erano morti per causa mia, vittime di un attentato mirato a farmi fuori a causa dei miei successi nelle missioni antiterrorismo. Avevo molti nemici, soprattutto per via delle operazioni in collegamento con il Mossad Israeliano, una delle migliori (se non la migliore) agenzia di intelligence al mondo.

E quando mi hanno detto quello che sapevo perfettamente essere già una realtà - che avevo la grande “C”, il cancro con metastasi al colon, cominciai a pensare - anche ad alta voce - oh, questa è solo una prima lavorazione in sala di montaggio. Presto sarò in post produzione. Mi mancano ancora i titoli. E non ho neppure la colonna sonora. Il film non è per niente finito. Ho bisogno di altro tempo. Devo fare più editing. Davvero. Ho bisogno di altro tempo.

E c’è una voce - la visualizzazione di una voce, che posso sentire nella mia testa, ma a volte è come se la sentissi con le mie orecchie:

MA TU STAI VENENDO CON NOI. È QUELLO CHE VOLEVI, NO? MIKA-EL? SAPPIAMO CHE PUOI SENTIRCI.

Sì, ma-MIKA-EL, LO HAI DETTO CON LA PAROLA E LO HAI ANCHE

PENSATO, CON GRANDE INTENSITÀ DI PENSIERO. TI ABBIAMO SENTITO. HAI PENSATO CHE ALLA FINE DEL TUO LAVORO AVRESTI VOLUTO TORNARE A CASA PER RIAVERE LA TUA VITA. NON È QUELLO CHE STAVI PENSANDO?

Sì, ma-TI VOGLIAMO BENE. DESIDERIAMO LA TUA PRESENZA

FISICA. DEVI ESSERE QUI PER ESSERE GUARITO.Sì, ma-

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E I DUBBI CHE TI ANGUSTIAVANO COSÌ TANTO SENZA MOTIVO, SARANNO ELIMINATI CON LA CREMAZIONE DEL DOPPIO CHE ABBIAMO CLONATO CON LE CELLULE DA TE CONTINUAMENTE ESTRATTE. È FINITA. DEFINITIVAMENTE, MIKA-EL.

È quasi finita. Datemi ancora un po’ di tempo. Sarò pronto presto, nei termini di tempo umano. Che per voi possono essere brevi, istantanei, come un battito di ciglia. C’è altro che dovrei ricordare?

SÌ. DEVI RICORDARE COLUI IL QUALE SUSSURRA AL TUO ORECCHIO: “EFFIMERI SONO TUTTI GLI ONORI E LE GLORIE”.

E la visione udibile se ne andò veloce com’era arrivata e, di nuovo, ero da solo con solo la mia vita come mia unica compagna.

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Capitolo Ventinove

Il Dilemma del dottor Luke Bryceovvero

Il rebus del Servire Due Padronie ancora

Conoscere l’Ondata di Calore

Ancora chiedo perché? Perché, se so, o credo di sapere che lui tradirà non solo me, ma tutti coloro che sono all’interno della sua inferma, decadente e rattristante orbita.

Liscivia umana, ondate di calore, ma senza restituireil potere, disceso attraverso altrevite, da fratello a fratello, ignote distanze;cosa si provaad aver il proprio sangue bollito, per curarsi; anche per nutrire tutticon ondate di calore, essere sovrani dell’amore, sanguisughe umane,alimentando, non prendendo, ma in modo simbioticoemanando

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d’amore nell’ ETERNO

Parlare di nuovo del dottor Luke Bryce impone di accompagnarne ogni descrizione con formule dubitative: sembra. Sembra come se, sembrava essere. Altrimenti, appare, come appare essere, appariva come. E ancora a proposito del dottor Bryce: suggerisce, presume, somiglia, e finge.

Sia chiaro che non sto inneggiando a Bryce. È pur vero che se avesse avuto maggiori poteri e conoscenze, avrebbe potuto mettere insieme Dio e il diavolo. Il dottor Bryce sembrava infondere sempre con stile nuove speranze alle missioni e agli obiettivi dell’Alphacom Team. Speranze mai mal riposte. Incarnava l’uomo capace di affrontare viaggi nel mito e con un tocco magico pieno di vigore.

Ricordo che al termine di un seminario, l’uscita dalla sala era ostruita da un nugolo di giovani studentesse. E fra me e la mia macchina mi imbattei in Luke, mio collega da tempo. “Il dottor Bryce, presumo” celiai, ma la sua risposta fu assolutamente seria.

“Sì, signore. Siamo leggermente in ritardo per la conferenza del Primo Ministro”.

Lo guardai negli occhi, che tradivano le parole non dette. “Solo leggermente? Che fretta hanno?”

“Lei è il relatore principale. Il Vaticano ha fatto pressioni a tutti, lo sa, a proposito del possibile annuncio da parte del vostro nuovo presidente, nello specifico se farà riferimento, o meno, alla sezione dei manuali e dei rapporti contenenti i dati sulle EBE e inoltre - per precisare - alla rivelazione concernente la creazione della religione e alle relative ragioni”.

“Oh, allora cambia tutto. Va dritto al punto, eh? Chiaro che tutti, ma soprattutto le ricche religioni organizzate temono un annuncio del genere. È lapalissiano che potrebbe distruggere la fede della gente, il conforto della Bibbia, il conforto del credo che genera la fede, schiantare tutto questo contro le mura di contenimento di menti già debilitate, indebolite da un mondo che diventa sempre più violento... sì, ravviso l’esigenza di mantenere lo status quo. Ma, Luke, ha mai pensato a cosa succederebbe se fossero loro, non noi, a fare questo annuncio?”

“Non è uno degli obiettivi strategici del vostro Alphacom Team?”“Dottor Bryce, lei davvero non capisce. Le sto prospettando uno scenario

ad ampio raggio implicante così tante possibilità da rendere impossibile calcolare ogni singolo diverso effetto su tutte le razze, religioni, strutture di

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potere, nazioni e loro infrastrutture, economie stabilizzatrici - sebbene molte di esse siano semplicemente maligne e non etiche”.

Il dottor Bryce, lo palesavano i suoi occhi, appariva sopraffatto dal pensiero delle reazioni a catena in tutto il mondo e altre possibili incontenibili ripercussioni su scala globale. Potevo sentire il suo cervello enumerare tutte le possibili, no, inevitabili, catastrofi e su come affrontarle. Alla fine sembrò recuperare il controllo sull’impatto che la sua mentalità ordinata stava subendo e disse: “Non avevo idea delle enormi implicazioni di una tale dichiarazione. Preferirei sapere che si tratta solamente di un orrendo incubo. E lei?”

“E io vorrei non esserci mai stato in mezzo, Luke e non saperne nulla. Ma tale è la realtà e dobbiamo farci i conti. Ricorda? Per ogni azione c’è una reazione uguale e opposta. Penso che faremmo meglio ad andare. Questo è il motivo per cui alla gente dico che di quel lusso che chiamiamo tempo non restano che briciole. È una realtà indigesta ai militari, alle leadership, ai burocrati, ai tecnocrati, alle persone che trovano conforto nel Dio della loro religione! Probabilmente avrà effetti devastanti ad ogni livello delle società terrestri o, come le chiamano le EBE, le tribù di Sol Tre”.

“Dovremmo andare. Ha bisogno di un passaggio?”.“Ho affittato una macchina.”“Se è d’accordo, farebbe bene a restituirla. Sarò io il suo collegamento per

un po’ di tempo. Inoltre, sono stato incaricato di assisterla nel periodo che passerà in Inghilterra e di portarla a Lione, dove incontreremo il colonnello Etienne DuPont del Servizio Segreto Francese, ma lei ne sarà già al corrente, quindi negli Stati Uniti. E avremo contatti anche con il capo del Team di supporto russo, il colonnello e astrofisico, compagno dottor Peter Ivanovich Kirilov del KGB, ex Spetsnaz; dovrebbe ricordarsi di lui. Suo padre, Uri, colonnello del KGB, una volta le salvò la vita, lei era un corriere e non sapeva per chi stava lavorando. Insomma, io sono il suo collegamento principale in Inghilterra e faccio direttamente rapporto al Primo Ministro. E inoltre interfaccio con agenzie di sicurezza di altri Paesi”.

“Vuol dire tenermi d’occhio e fare rapporto al MI-6 su quello che succede”?“Mettiamola così, Michael. Io, in un certo senso, sono la sua immagine

speculare”.(Giusto! Come lo specchio sulla parte posteriore di una bussola che ti mostra

chi è che si è perso!)“Ok, Luke, se va fatto, facciamolo”.“Michael, non avrà mica paura?”“Suppongo che dovrei, ma non ho tempo per pensarci”.

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Mentre eravamo in macchina, intuivo che Luke voleva chiedermi qualcosa, ma solo preferiva aspettare il momento giusto. Un momento che però non era arrivato visto che ci stavamo infilando nel parcheggio speciale riservato a Ten Downing Street. Le presentazioni presero meno di quanto mi aspettassi, d’altronde io mi limitai ad annuire.

Poche domande. Gli Inglesi tradivano un malcelato stupore. L’aria si tagliava con il coltello e percepivo cervelli addestrati a ragionare mediante sequenze di pensiero create artatamente. E alla fine di ogni loro pensiero c’era un’altra domanda che non veniva posta.

E io pensai tra me e me che gli umani erano una razza senza speranza, priva di qualsiasi discernimento, irragionevole e irrazionale!

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Capitolo Trenta

Prendendo la Porta di Servizio dell’Universoovvero

Nullaosta Speciale e l’Ufficio Programmi Nazionalie

i Progetti su Fondi Neri e

Avendo Accesso ovvero

Come si Vince e Come si Perde

Loro (gli specialisti all’interno del “programma”) dicono: “Forza con questo lavoro! Forza con il programma!” e sì, io ci sto dentro e procedo e tante cose diventano sempre più strane e le regole base cominciano a cambiare e allora viene da chiedermi: “Io sono con il programma? Oppure è il programma ad essere con me?”. Ormai mi sfugge il senso delle missioni, non ne percepisco gli obiettivi, perché entrambi (di nuovo quell’entrambi) stanno cambiando. Cambiano le cose? Mutano le forme? Che succede? Come vinciamo? Come facciamo a non perdere? E se è un gioco serio che si evolve, con vantaggi per tutte i componenti, come riconosco i cambiamenti nelle regole prima che avvengano, che siano accettati e non sia troppo tardi?

Quello che segue è un memorandum finito sulla mia scrivania. È stato passato al Gruppo di Studi Speciali del MJ-12 prima del mio arrivo e letto ad alta voce dal dottor Bryce. “Ricevuti i materiali di rapporto. Note per nuove disposizioni, ad esempio il Rappresentante di Reticuli Quattro ringrazia il dottor Wolf e dice che si incontreranno ancora, ogni qual volta (il dottor Wolf ) lo desideri. L’emissario (Ret. #4) esprime gratitudine e manda saluti personali, firmandosi K. I rapporti sulle relazioni sono inclusi. Your Eyes Only (Visione riservata ad personam, NdT). Nel debriefing resta da chiarire chi è K e perché invia saluti personali? Questo non è congruo con le direttive del Gruppo Studi Speciali del MJ-12, stante che agli atti non esistono informative su un suo rapporto personale con alcun emissario Ret. #4. Una spiegazione in merito è auspicata durante il suo debriefing, dottor Wolf. Firmato, il Vice Presidente. Siglato dal Presidente, il comitato S e lo staff D”.

“Perché lei ha esibito questo documento inerente il dottor Wolf, in

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assenza del diretto interessato?” chiese il dirigente a capo del meeting, piuttosto contrariato che un memorandum privato fosse stato tirato in ballo in un meeting da un agente Britannico di collegamento del MI-6. Sul viso del dirigente si stampò un’espressione gelida e sollecitò il dottor Bryce a continuare.

“Circolano voci, se tali posso definirle nel contesto di queste apparentemente inviolabili strutture di sicurezza, che sottintendono al fatto che Wolf intrattenga rapporti con le EBE e non ce ne abbia fatto parola”, disse il dottor Luke Bryce presentando il suo rapporto al Gruppo Studi Speciali del Majestic Twelve.

“C’è dell’altro?” insistette l’uomo che presiedeva il meeting, che era il Vice Presidente. Va ricordato che ciascuno dei 12 membri dipende dal Presidente degli Stati Uniti, in qualità di CEO (Chief Executive Officer, corrispettivo del nostro Amministratore Delegato, NdT) e tutti gli ordini che possono cambiare le sorti del mondo derivano da lui.

“Di più non posso dire, signor Vice Presidente. Può essere certo che il settore privato dei cosiddetti ufologi sta ponderando ancora il progetto JASON, nonostante sia stato chiuso dopo la guerra del Vietnam. Molte delle loro domande riguardano il passato e non hanno ancora avuto risposta soddisfacente. Questo ci dà un vantaggio inaspettato sia in termini di tempo, sia sulle iniziative passanti per il Freedom of Information Act da parte degli ufologi, signore”.

Il Vice Presidente sembrava al corrente non solo delle parole del dottor Bryce, ma anche del loro significato fra le righe.

Il dottor Bryce non aveva finito. “Il coinvolgimento del dottor Wolf nella questione è stato profondo, ma sembra che alle sue responsabilità governative abbia anteposto il privilegio di una conoscenza approfondita, una relazione di lavoro con le EBE. A quale livello non saprei e non vorrei neppure apparire il Giuda del dottor Wolf, data la sua condotta irreprensibile come patriota. Ecco cosa mi corre l’obbligo di dichiarare davanti a voi illustri scienziati, prima che l’interessato faccia il suo ingresso. Ha servito lealmente questo paese per 32 anni e non va tradito, perché non sono stati anni facili per lui. Ha dato tutto, a parte la propria vita e vi è certamente noto che ha perso moglie e due figli, di cui il secondo un bambino che doveva ancora nascere. Si può chiedere di più a un uomo?”

“Grazie, dottor Bryce, esamineremo ulteriormente l’argomento all’arrivo del dottor Wolf, questione di minuti”. Disse l’uomo che dirigeva il meeting. Aveva un’espressione sfingea, perché era stato costretto ad accettare eventi

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che possono influenzare in modo negativo (e in passato l’hanno fatto, come nel caso dell’esaurimento nervoso del Segretario della Difesa Forrestal) la sua capacità di prendere immediate decisioni di comando, alla luce di informazioni e dati, con la responsabilità di gestione di situazioni di crisi.

“Dottor Bryce, lei ha insinuato che il dottor Wolf ha messo a repentaglio il governo. Questo la sorprenderà, ma credo che ogni comportamento coperto del dottor Wolf - ammesso si sia trattato di un programma segreto e separato di cui il gruppo non sia stato messo al corrente - sarebbe sempre nei migliori interessi del governo. Lo conosco da 30 anni e metterei la mia vita nelle sue mani! Mi chiedo come reagirebbe il dottor Wolf se sapesse ciò che lei pensa di lui. Il suo ruolo è quello di agente di collegamento di intelligence britannica con l’Alphacom Team e non dimentichi, dannazione, che il dottor Wolf è il capo del gruppo!

“Wolf non tradirebbe mai il suo governo e mi sforzo di capire da dove diavolo ha preso questa idea che ci ha appena spudoratamente sventolato, questa informazione fasulla, affilata come una lama e tesa a screditarlo? Vuole degnarsi di rispondermi, signore?”

Siamo alla fine dell’inizio. Facciamo luce.

Finalmente arrivai al meeting, presi la parola e non ebbi esitazioni: “Mi intriga il perché una civiltà tanto tecnologicamente avanzata come la nostra non dovrebbe essere capace di vedere e capire il possibile destino nefasto che la sovrasta. Le popolazioni alle quali fanno riferimento le EBE come abitanti di Sol Tre - la gente pensante della Terra - in un certo senso sono primitive, eppure sarebbero capaci di cogliere le relazioni causali scatenanti della loro dissoluzione: l’industrializzazione, l’inquinamento, la sovrappopolazione e quel tipo di nazionalismo storico che conduce inevitabilmente a conflitti e guerre, fattori che decreterebbero la morte del pianeta.

“E vi ricordo che non troppo tempo fa, Time Magazine aveva dedicato una sua copertina non all’uomo o la donna dell’anno, bensì al «Pianeta dell’anno, la Terra in pericolo». E non mi interessa cosa pensiate di Time Magazine, perché ogni scienziato che si rispetti dovrebbe concordare con questa affermazione”.

L’attenzione dei partecipanti alla riunione crebbe e sembrarono pesare ogni mia parola. “Forse, quello che sto dicendo va al di là della percezione umana? Che le EBE sulle quali per anni avete raccolto dati sono interessate alla sopravvivenza di questo pianeta più di quanto si supponesse? Ebbene, noi

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sappiamo che nello spazio le EBE viaggiano, termine su cui non è il caso di discutere, relativamente al sicuro. Utilizzano il cosiddetto sistema Gravity A Wave (Onde Gravitazionali A) per distorcere lo spazio tempo, o iperspazio”.

“Quando entrano nella nostra atmosfera non controllata, con correnti imprevedibili, scie di jet e altre forme di turbolenza, hanno a che fare con condizioni atmosferiche diverse dai loro mondi, dove sono sotto controllo; quindi devono avere ragioni molto forti per venire a trovarci, perché alcuni dei loro mezzi di trasporto si schiantano e bruciano, proprio come i nostri. Sono esseri mortali e, visitandoci, corrono rischi mortali. Esatto, sapete che la maggior parte delle razze che ci visitano sono mortali. Ne abbiamo avuto tutte le prove, con nostro grande sgomento.

“Per fare un esempio piuttosto ovvio - strano che altri non ne siano rimasti colpiti - hanno donato alla nostra nazione tecnologia che oltrepassa l’umana immaginazione. Forse, l’hanno fatto sapendo che non l’avremmo copiata mediante retro-ingegneria, eppure, avendoci fornito tale enorme quantità di energia combustibile, ricreando, o persino usando quei dischi di cui ci hanno fatto dono, ovviamente questo Paese e i suoi alleati si troverebbero in uno stato di supremazia tecnologica”.

E sospirai, non per calcare la frase, perché erano bastati la sostanza e il significato delle mie parole per impressionarli. “Ora, alle accuse pretestuose, non risponderò, a nessuna. Se ancora non vi è chiaro il sentimento che io nutro per il mio Paese, nulla che io possa aggiungere servirebbe a illuminarvi. Ho dovuto rinunciare alla mia amata famiglia, maledizione.

“Sapete, spesso mi sono chiesto cosa vi muova come strani uccelli, perché necessitiate di una tecnologia così avanzata quando i livelli attuali di tecnologia sono già straordinari e preferirei non mi diceste quali intenzioni avete per il futuro, perché nell’ecologia planetaria abbiamo superato il punto di non ritorno, grazie alla distruzione da voi consentita. Forse, non più di una o due decadi ci separano dalla fine.

“So che la prossima domanda è se possiamo usare la tecnologia delle EBE per riportare questo pianeta al suo originale stato di equilibrio. E posso anticiparla sul tempo, dichiarando che questo è uno degli obiettivi dell’Alphacom Team. Ora, vogliate scusarmi, ma il fuso orario mi crea dei problemi e devo incontrare ancora altre persone. Chiedo scusa per la mia scarsa dimestichezza con la diplomazia, vi aspettavate maggiore prudenza, ma la diplomazia è solo rabbia con i capelli impomatati. Sono uno che va sempre al sodo, che cerca di esporre dati nudi e crudi. Ora devo lasciarvi, che lo consentiate, o meno. Che ore sono adesso? Oh, sì, siamo di mattina.

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Allora, buongiorno. Buona giornata a lei, Signor Vice Presidente e arrivederci a tutti voi”.

Nessuno parlò, come se aspettassero da me le parole giuste per infiocchettare il pacco regalo.

Un certo colonnello Diaz, seduto in fondo alla stanza, si alzò e disse guardandomi: “Signore, il resto del suo gruppo di supporto è qui”.

Lo ringraziai, “Li incontrerò nell’anticamera di sicurezza. Vi prego di scortarli là e di portarmi i verbali del briefing”.

Annuì. Seguii il colonnello alla stanza designata per l’Alphacom Team.E improvvisamente, come le altre volte, ci fu un’interruzione nello

spazio-tempo, perché mi trovavo in un posto di sospensione ed ero in prima fila, seduto - avrebbe potuto essere un teatro, ma non c’erano particolari architettonici e uno scenario con cui fare paragoni. Era come avere un posto centrale in prima fila e, sebbene visualizzassi un palcoscenico e dove fosse situato, sembrava una vera “quarta parete” (muro immaginario posto di fronte al palco dell’opera, NdT) perché Charley stava nel mezzo, Sarah alla sua sinistra, Danny alla sua destra e lui leggeva dal diario di Daniel e nessuno sembrava accorgersi della mia presenza.

Forse era questo ciò che i miei studenti alle conferenze chiamavano “Wolfiano”!

ERA UGUALE A UNA OBE, UN’ESPERIENZA FUORI DAL CORPO?

NO, QUALCUNO - UNA VOCE - RISPOSE, È LA MANIPOLAZIONE DELLO SPAZIO-TEMPO.

OH, DISSI. PENSO DI POTERLO ACCETTARE.UNA GRANDE LUCE ILLUMINÒ il VISO DI CHARLEY

LIGHTMAN, DI SARAH E DANNY. NON C’ERANO ALTRO SCENARIO O ALTRA STRUTTURA.

E Charley annuncia, come rivolgendosi al pubblico: “Dalle OPERE DI DANIEL M. WOLF” e poi comincia a leggere con voce dolce e melodiosa:

Questi mondi sopravviveranno alla mia mortalità? Ed è solo questione di ego? Oppure è qualcosa che sta evolvendo, il manifestarsi di un’appropriazione alla quale devo contribuire e lasciare per coloro che spero sopravviveranno a me e vivranno e si evolveranno e fioriranno crescendo più saggi? Sì, si spera che questo accada per la parte buona

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di questa specie. E voi - tutti voi - avrete memoria del mio essere stato qui? E sceglierete di avere una storia piuttosto che estinguere e soffocare le speranze per coloro che devono ancora arrivare - i vostri bambini? In tutto quello che potrò lasciarvi, non ricordate me, ma piuttosto voi stessi, perché in voi esiste una bontà grande, incisiva e sepolta, ecco, qui è dove andiamo incontro al giudizio... perché al suo interno c’è una perfezione e può essere inevitabile e sintonizzato e accordato ed equilibrato con l’infinito, l’Universo e l’ETERNO. Benvenuti a una nuova vita incontaminata. Benvenuti.

E terminò all’improvviso. Mi sentivo come se fossi caduto dal cielo.Potevo ancora vedere Charley Lightman nella mia mente. Ed ero persino

contento di notare tristezza sul suo volto e pensare: credo di aver trovato qualcuno che mi conforta, ma ci sono sempre le eccezioni.

Troppe sono le pagine vuote. Vorrei rivederlo presto. E quando il Volume tre sarà terminato, non ci saranno epiloghi o appendici, il materiale posto alla fine di un’opera letteraria che spiega cosa succede, poi, a chiunque il lettore abbia a cuore. Nel nostro caso, tutti… tranne Wolf. Wolf, che cerca ancora un branco con cui correre e cacciare ed essere monogamo. Sa bene che non troverà mai quel branco, non su Terra, non in questo spazio-tempo, e non facilmente.

L’amore incondizionato, proiettato istantaneamente nell’ETERNO. Dare tutto te stesso, interamente, a quelli che vogliono - no - ne hanno disperato bisogno per la loro sopravvivenza e per renderli saldi sulle gambe e ancorati ai piedi e, con il tuo amore, a loro viene dato abbastanza per sostenere la battaglia con le parti più oscure della loro vita e con le loro visioni solitarie. Dare loro l’attenzione totale del tuo spirito. Essi sono estranei a loro stessi.

È talmente importante che la combinazione mente/barra/spirito scelga con grazia le parole, che diventano grappoli di parole, per cui una persona/barra/spirito, che vive l’emozione, senta di essere strettamente legato a ciò che è incondizionato. Serrata è la congiunzione per coloro i quali vi sono connessi, o volessero per proprio conto provare a congiungersi e dopo, solamente in seguito, essi saranno dove devono essere per l’espansione assoluta della vita e della coscienza.

È dato loro raggiungere i livelli più alti, l’assoluto dell’essere Essere, aprire la musica dell’illuminazione sul loro udito e sulla loro capacità sensoriale, cosicché l’espansione divenga un permanente cambiamento di vita.

Ci si deve liberare dalle Torce della Rabbia di Mezzanotte, dalla guerra,

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dalla violenza, dalla povertà in tutte le forme, soprattutto la povertà, sicuramente la peggiore di ogni violenza.

Sarah Danny Charley, dopo un tempo paragonabile al breve-separatiAvete lasciato qui la vostra agenda,è quello che volevamo accadesse così che non temeste più il SE STESSO e l’ALTRO.

Oppure erano trascorsi cent’anni di freddo?

E non diventa uno che imbocca la porta di servizio per il cielo.Non dare forma a queste ombre.

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Tutte e due le parti hanno importanza quando ti prepari a cavalcare il vento divino. È molto difficile dare più della sostanza che credi sia la tua vita, perché quella sostanza è sempre di più e dovrebbe essere data liberamente, quando prendi la porta di servizio dell’Universo. Senza polemiche.

Vieni con me, se vuoi sentirlo con i tuoi occhi.Conosco una segreta via di fuga dall’inferno.ECCO ARRIVARE IL BEAT DEL SUONO-SPERATO.BATTEVA FORTE IL MIO CUORE MENTRE SEGUIVO IL

COLONNELLO.

Volevo morire No, non ho mai voluto morire.Ma volevo morire.

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Capitolo Trentuno

Chi Cerca Conoscenza Deve Saperedel

Vento Divino o Vento di Dio

(Conosciuto anche sulla Terra, dai Giapponesi, come Kamikaze, Vento Divino: Kami (Dio) più Kaze (Vento); era solo un caso che anche loro avessero il Vento Divino, ma che lo considerassero in modo diverso? Che cavalcare il Vento Divino significava possedere un veicolo per il Satori? E non un attacco suicida. Del Satori si era a conoscenza anche altrove, ma nessuno ne aveva mai dato una simile definizione verbale. Nel Buddhismo Zen, al Satori si tende e si accede come stato di illuminazione spirituale. Intuizione Satori, equivale a “vista interiore”).

Avete mai vissuto un incubo - nel luogo più segreto e profondo del cuore - con piacere? Penso di sì, e vi accadrà di nuovo.

Sarah, mi sei mancata. Mi è mancato il tuo parlare così parco, quasi a monosillabi.

Se tu e Daniel ogni tanto aveste fatto silenzio, avreste sentito di più, che stupidi.Il mio nemico è l’ego. La mia cecità non si sente.Puoi dirlo forte, Michael.Sarah, anche io cerco di risparmiare le parole.Qualsiasi cosa tu abbia fatto era una gioia per me, amore. Potrò mai rivederti?Quando sarà il momento, Michael.E quando sarà quel momento?Te ne accorgerai quando arriva. Allora lo saprai.Certo, che lo saprò. Conosco una via d’uscita dall’inferno...

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Volume Tre

I Guardiani Del CieloSono In Arrivo

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Capitolo Uno

Scontro a fuoco e Sterminio degli Angeliovvero

I Fantasmi si Muovono a bordo di Navi che Solcanoi Venti Cosmici

ovveroMondi e Parole che non Possiedono Fine

ovveroAvere a che Fare con una Grande Afflizione

è come “Dare Parola al Dolore”ovvero

All’Inizio Nulla Muore

“Vede, dottor Bryce, se dovessi ripartire da zero in questa vita, non penso che cambierei neppure una delle decisioni che ho preso. Non credo al destino, ma questa è la situazione decisa per me”.

“Quindi, suppongo che lei non sia proprio un campeggiatore felice (persona appagata, NdT)”.

“La sua battuta la capisco, ma guardi che io nei “campi” ci sono stato. A parte un’estate che trascorsi in un monastero Buddhista Zen nel New Jersey, odiavo i campi estivi. A me bastava lavorare in pace nel mio laboratorio sotterraneo e passare il tempo con i miei amici immaginari”.

Luke mi guardò fisso. “Anch’io avevo degli amici immaginari, ma mi incutevano timore. Sarà stato perché credevo che fossero reali!”

“Certi bambini hanno paura dei loro amici immaginari, Luke, ma io no. Però mia madre non voleva che parlassi di loro. Come lei, dottor Bryce, anche mia madre ne aveva paura, ma ancora non capisco se ha avuto a che fare con loro in qualche maniera”.

A Bryce in quel momento avevo mentito, mia madre ebbe a che fare con loro molto più di quanto abbia mai ammesso. Con chiunque altro.

“Guarda la coincidenza. Anche a mia madre facevano lo stesso effetto. E quelli di mio figlio - per come li descriveva - sembravano gli stessi amici immaginari e Clarice ha passato dei brutti quarti d’ora con quegli esseri”.

“Luke, ha mai considerato l’idea che non fossero immaginari?” (si noti che in questo frangente, in privato, Wolf si rivolge a Luke Bryce passando da lei al

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tu NdT) Il suo desiderio di non rispondere era palpabile e deviò il discorso: “Riportiamo l’auto che hai noleggiato. Viaggerai con me, risparmiamo energia così. Tutti dovremmo farlo, un piccolo passo alla volta -”

Lo interruppi: “Avremmo bisogno di una marea di gente che faccia quel passo”.

“Okay, torniamo al nostro ruolino di marcia. Il Primo Ministro è stato avvertito e anche i capi delle squadre d’appoggio”. Sembrava stranamente a disagio.

“Una lista nutrita di persone, Luke. Siamo diventati improvvisamente popolari?”

“Non so. Magnetismo?” e ci ridemmo su entrambi (eccola di nuovo, entrambi).

All’incontro, io me ne stavo impettito al capotavola di un lungo tavolo di quercia. I capi delle squadre d’appoggio sedevano immersi nella lettura dei rapporti, i verbali dei briefing selezionati e rilegati in fascicoli di “Valutazione”. Tangibile tensione.

“Signore e signori, scusate l’irruenza, ma direi di aprire con la sezione intitolata Lo Scontro a Fuoco. Vi si riferisce che un’EBE è stata uccisa da un colpo d’arma da fuoco, a causa della pessima interpretazione da parte del colonnello incaricato del controllo dei cosiddetti alieni mentre era in atto una dimostrazione di un piccolo reattore anti-materia”.

Il colonnello Etienne DuPont del Servizio Segreto francese chiese la parola. Avrei volentieri saltato questa penosa sezione introduttiva e relative domande fino alla fine. Dupont, non dimostrava affatto i suoi quaranta anni, appariva preoccupato.

Annuii e chiesi cosa volesse sapere.“Signore, ha appena detto che un alieno è stato ucciso?”Abbozzai un sorriso, ma non mi riuscì. “Le risponderò, ma nei rapporti in

suo possesso c’è scritto tutto e gradirei le domande alla fine dell’esposizione, alla luce della vostra attenta lettura di tutti i documenti. Ebbene sì, colonnello, un alieno è stato ucciso. Fu un disgraziato tentativo di controllo da parte di uomini delle cosiddette squadre speciali militari e di agenti della sicurezza. Sono stati coinvolti due scienziati e le EBE. Nello specifico, le entità di Reticuli Quattro erano impegnate nella dimostrazione della reazione di annichilazione 100% in un reattore antimateria relativamente piccolo, impiegando un elemento super pesante, bombardato con protoni.

“Va ricordato che le nostre bombe nucleari, sia a fissione sia a fusione, non

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producono nulla che si avvicini al 100% di energia, quindi per i due scienziati osservatori l’esperimento era pressoché impensabile”, dissi. Il Ret Quattro, in breve - vengono anche definiti Grigi - chiese che tutte le armi e soprattutto le munizioni sparissero, fossero rimosse dall’ambiente. Potete immaginare che tipo di conseguenze un colpo di arma da fuoco possa provocare in presenza di tale enorme energia. Le guardie - devo nuovamente rimarcare - della presunta élite militare si rifiutarono e, nel caos che ne seguì, un alieno, i due scienziati e quarantuno membri del personale militare furono uccisi, semplicemente perché il colonnello incaricato della sicurezza aveva respinto la richiesta del Grigio. Questo l’accaduto, era il Maggio 1975, Stato del Nevada”.

“Mio Dio, Michael!” esclamò il dottor Luke Bryce, inebetito di fronte a tale scenario. “Non vorrei interromperla, ma il suo governo non è mai stato così esplicito rispetto a dati di questo tipo, a dir poco incredibili. Lei dispone certamente dell’adeguata autorizzazione per rivelare cose che, è vero che a lungo abbiamo sospettato, ma mai a questo livello”.

“Nessun problema per l’interruzione, Luke, ma ho da eccepire sul fatto che il vostro governo abbia solo sospettato di attività del genere. Io stesso, non volevo credere a quello che stavo leggendo e vedendo, quando mi hanno consegnato i briefing. Non sto usando la telepatia o la lettura del pensiero, ma immagino vogliate sapere quale genere di arma hanno usato i Grigi. Nessuna. Uno degli agenti della sicurezza aveva assistito a tutta la scena e suppongo che sia stato risparmiato proprio perché testimoniasse cosa fossero in grado di fare i Grigi e come evitarono una strage colpendo solo bersagli selezionati. Tutti gli umani morirono per lesioni craniche ed emorragie cerebrali, ma non emerse alcuna evidenza dell’uso di armi aliene.

“Ritengo plausibile”, continuai, “visto che i Grigi usano un incredibile volume del loro cervello rispetto al mero 10, 15 percento usato dagli umani, considerare la possibilità teorica che impiegarono i loro cervelli come arma. Lo desumo dai dati e dalle nostre conoscenze vale a dire che, se usato al pieno delle sue capacità, il cervello potrebbe dirigere energia libera, interna o esterna. Sappiamo già che questi Grigi manipolano il tempo e lo spazio mediante onde gravitazionali, che producono un’enorme energia e, se controllate i documenti del rapporto alla voce abductions, sembrano in grado di attraversare la materia, leggere la mente, comunicare telepaticamente e sollevare e far fluttuare gli umani senza l’uso di strumenti fisici. L’incidente in questione mise fine a certi scambi con loro”.

Luke si alzò, chiese nuovamente scusa e disse: “Non capisco perché abbiano ucciso gli scienziati. Mi dispiace rimarcarlo, Michael, ma dovrebbe ammettere

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che si trattò di un evento straordinario”.“Scuse accettate. Ho lavorato così a lungo su questi dati che ho dovuto -

forzatamente - staccarmene sul piano emozionale. È sin troppa roba da tenersi dentro per tutti questi anni. Uccisero gli scienziati - credo - per dimostrarci le gravissime conseguenze in cui incorreremmo se, dalla nostra parte, si causasse una reazione destabilizzante. Con quel genere di energia colossale, solo Dio e i Grigi sanno cosa potrebbe scatenarsi. Vorrei prendermi una breve pausa, per darvi tempo e modo di leggere le Valutazioni”.

E sgattaiolai fuori, avevo le lacrime agli occhi. Sarah, ho bisogno di te; e Daniel, ho bisogno di te. E Charley, ho bisogno anche di te. Eravate i soli esseri umani che sono riuscito ad amare. Ora cammino sulle orme degli antichi e li ringrazio per le loro intrusioni nel nucleo pensante della mia mente, giocando e mettendoli alla prova con gli occhi che vedono e ascoltano la loro elevata e straordinariamente compassionevole essenza; il succo armonico del cuore più profondo; messaggeri spirituali per questo povero scienziato.

Oh, quanto supremamente stupendi erano i passi degli antichi! Il loro lento incedere anche in questo tempo terrestre, il loro agevole entrare in questo involucro fisico, affinché a questo cuore non manchi nulla!

Solo Dio e gli EXTRAMONDO. Accidenti!

È così difficile esporre tutto questo a persone che ne sanno così poco. Kolta, aiutami ad aiutarli.

Caro, amato MIKA-EL, se gli U MANI si salveranno, saranno mai in grado di toccare l’energia che è la loro essenza e gli spiriti che risiedono nei loro involucri? Ricordi quanto ti dissi di ricordare da una delle tue conferenze? Dicesti -

Sì. Lo so. Dissi: “Noi crediamo nella nostra idea di regole immutabili o di leggi che governano ogni stato logico ed emotivo e ci culliamo in un falso senso di quello che deve esistere in tutte le circostanze che crediamo reali e alle quali restiamo fedeli, e ci rifugiamo nei paradigmi nei modelli fissati come sistemi di valori, per tutti da affermare e abbracciare. L’acqua scorre seguendo la corrente. Gli uccelli volano. Noi vediamo e percepiamo realtà piccole, logiche e sicure. La frutta marcisce e diviene immangiabile. Se tocchiamo qualcosa di molto caldo, ci bruciamo. Bene, dite addio alla classica realtà. Ogni regola della logica crolla su alcuni livelli subatomici, ed esistono altri

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livelli che ancora non concepiamo”. Oh sì, Kolta, lo ricordo bene.

MIKA-EL, QUESTO U MANO auto-inganno può avere successo solo se si chiude la propria mente a nuove idee. Ma loro devono, in tutto il loro essere cosciente, aprire le menti e acconsentire liberamente all’arrivo del nuovo.

Kolta, a volte mi ritrovo a vivere urlando, sono la voce raramente ascoltata che produce solo un piccolo rumore in questa landa selvaggia e piena di fragori. SA, fratello mio, potresti aiutarmi a fare chiarezza nel mettere insieme le parole giuste?

E fu Kolta a rispondere: tuo fratello, il (principe) ANON SA RA è troppo lontano da te, e troppo occupato a dibattere il caso dell’esistenza U MANA al cospetto della CORPORAZIONE. Posso chiamarlo se vuoi che ti sia vicino.

No, Kolta, quello che sta facendo è molto più importante che dare retta al piagnisteo di un operativo incapace.

Carissimo MIKA-EL, sei troppo duro con te Stesso. Tieni in mente che il Vento Divino ricorda ogni cosa.

Lo fai sembrare così facile.

È bello vedere che hai fatto tuo capisci lo spirito del Vento, il Vento che ricorda! E se capisci, e ne sono certo, le cose, come tu chiami i tuoi eventi, possono essere solo così - facili.

Il tuo silenzio (gli dico) è assordante.

E quando loro - la gente di Sol Tre - ti chiedono di aiutarli, cosa dici?

Io dico, come posso non farlo? Ma le loro ambizioni possono a volte diventare volgare brama e loro sono perduti... come angeli caduti.

E fu così improvviso, ma mi trovai da solo e in un posto che non sembrava essere reale. Io lo conoscevo come portale. E Kolta era con me. E disse: quasi come angeli caduti. I suoi grandi, magnifici, occhi scuri videro la verità nei miei. Nuovamente mi consigliò di guardare con occhi migliori. E mi ricordò che non ero fra quelli che potevano chiamare Sol Tre CASA.

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Non sono un U MANO?No, tu non sei uno di loro.Chi, allora?Tu sei il fratello del tuo altro fratello. Fratello di ANON SA RA. E disse

che capiva la mia nostalgia di casa. Gli dissi che la storia infinita avrebbe potuto non essere quella UMANA e lui replicò che non potevo essere a casa se sentivo nostalgia di casa e che a volte sembravo sciocco. E io gli risposi, lascia che la fortuna favorisca gli sciocchi, e lui disse di sì. E finalmente, prima che il portale svanisse e io fossi nuovamente solo nel mio ufficio, lui disse con molto trasporto:

Tu sei privilegiato, MIKA-El. Tu sei stato scelto. Sei stato mandato in questo posto per imparare una genesi primitiva, ma non come punizione, come a volte credi. Tu sei quello che abbiamo progettato, ma dal tuo precedente Sé. Tu sei sempre lo stesso. Ma ti trovi in un altro posto. E devi presenziare ai negoziati e sostenere la causa per conto delle tribù U MANE.

E io dissi:“Ahimè, povero U MANO, io lo conoscevo bene. L’uomo moderno ha

svuotato di valore la sua anima, ci ha rinunciato a favore della scienza e dei suoi esperti, i suoi guru e i suoi presentatori televisivi. La perdita della spiritualità equivale a perdere tutto quello che riempie l’involucro, la perdita di più della metà di una vita. Come può un umano ricostituire un’intera vita?”

Ed esattamente e improvvisamente come prima, mi ritrovai seduto da solo, a contemplare un muro a cui non era consentito avere una finestra.

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Capitolo Due

Il Complotto dell’Uomo Razionaleovvero

Beata Ignoranzaovvero

Ingombranti Sogni di Loro e Meovvero

Forse Bisogna Amare solo una Persona alla VoltaMa era

Impossibile che Sarah e Daniel non Fossero Tutta

la Mia Vita

È successo di nuovo. Guidavo, esausto dopo un giorno di rilasci di dati, verso il mio appartamento privato e sicuro all’interno della base. E, dopo aver passato i controlli di diverse guardie scelte della Polizia Militare, entrai nel mio alloggio e mi diressi immediatamente nella stanza da letto per sdraiarmi. E successe di nuovo! La camera era immersa nella nebbia e c’era il corpo di Charley Lightman che dormiva nel mio letto. “Come diavolo sei entrato?” chiesi, non cogliendo quanta magia possa esserci in una vita.

Si girò verso di me e con un sorriso disse “Non dire come diavolo. Non è carino” e mi aveva inondato di gioia.

“Michael, mi sei mancato da morire. Sai, gli ho chiesto se potevano curvare il tempo per consentirmi di stare un po’ con te ed eccomi qua”.

“Anche tu mi sei mancato”. Era la gioia dei miei occhi, questo mio amico. “Sei ancora impegnato nelle riprese di quell’orribile film?” chiesi.

“Sì. E dovevo assolutamente staccare. Ti trovo bene”.“Hai visto Sarah e Danny?”“Oh sì, mi hanno detto che ti amano e che vi vedrete molto, molto presto”.“Molto, molto?” chiesi, con il cuore a battere più forte. “Sì, molto, molto. Oh Dio, Michael, che aspetti ad abbracciarmi”.Fu un abbraccio lungo e forte. E dopo, vedendo il suo sorriso radioso, lo

incalzai: “Definisci molto, molto”. Volevo Sarah e Danny così “tanto, tanto!”“Nel loro tempo, in un battito di ciglia”. E sbadigliò.Io ammiccai: “E sei venuto sin qui solo per un pisolino?”“Sì, per riposare con te. Non preoccuparti, non è -”

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“Lo so”, dissi ed eravamo mente a mente. “Bene. Ormai dovresti saperlo. È come volevi”. Il suo viso proiettava un

film di ombre che sembravano sussurrargli qualcosa del futuro. “Sono così - non so come esprimerlo, ma sai ci ho pensato tanto, ma Michael, eri tu… e oddio, le parole non vengono fuori, ma io penso, sì, Michael, penso -”

Lo strinsi. Tra le sue molte lacrime e qualcuna delle mie. “Charley, stai tranquillo, ti prego. Ora sei qui con me e non ti mando via. Ricordi? Sembrava che questa cosa ti dominasse ma in realtà era solo una sensazione. Per colpa della tua fragilità, che in certi momenti ti faceva perdere e anch’io avevo paura di perderti. E in altri momenti era il contrario e quello forte eri tu”.

“Michael” e pronunciò il mio nome come un’implorazione: “Perché hai rinunciato ad essere amato? E non solo da un amico come me. Sa Iddio la confusione che mi creano tutti i racconti sugli extraterrestri, ma questo non ti giustifica, Michael perché hai eretto una barriera che ti isola dai sentimenti, mentre prima eri così aperto? Che ragione c’è, Michael, dimmelo!”.

Non so chi dei due si stesse trattenendo di più, ma dovevo parlare. Dovevo dirglielo. O provare. Lo allontanai da me quel poco per poterlo guardare meglio negli occhi e perché vedesse il tumulto interiore che provavo nel dovermi spiegare. “È una cosa molto complessa, Charley. Ora questa è la verità, anche se suona come una bugia”.

“Allora è meglio una bugia che suoni vera!” urlò, con tutta la durezza possibile.

“Okay. È vero o no che tu e Barbara siete ancora molto innamorati, Charley e non potete fare a meno l’uno dell’altro, ora più che mai?”.

“Stronzate!”“Charley, lascia perdere il cervello. Sei tu che hai costruito un muro attorno

al tuo cuore. Non hai mai smesso di amarla. E mi hai usato come una dannata fermata ai box! Scommetto che su Barbara mi hai mentito”.

“Hai ragione. Ho bisogno di lei. Ma è stata lei a farmi del male, un male insopportabile”.

“Charley, siete in due a farvi guerra, tu e Barbara ed è da autolesionisti”. Finalmente glielo avevo detto e mi sentivo molto meglio! “Guarda, o è tutta una bugia oppure è tutta la verità. Solo che hai

dimenticato come ci si sente, sei vecchio dentro!” Ed era lui quello ferito e ne aveva le ragioni.

“Tu, sei un bastardo! So io come mi sento. Non ho dimenticato niente. Hai detto un mare di boiate. Fammi il favore, Charley, lascia perdere”. E quella richiesta la stavo facendo a me stesso. “Devo staccarmi per quel poco

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che mi separa dal raggiungere gli obiettivi della missione, anche se la strada per concludere le trattative è irta di ostacoli, manca un solo passo prima di sapere da loro cosa faranno o non faranno. E la tua verità suona come una bugia. Sono incastrato fra due mondi. E su questo mondo ho perso le uniche due persone che abbia mai amato veramente. Ed è da stronzi credere che su questo mondo condannato a morte ci sia ancora lo spirito dell’amore, bambino mio”.

E giù, nell’abisso del mio io, mi sentivo di nuovo uno straniero in una terra straniera e ostile. E sapevo che presto sarebbe arrivato il momento in cui avrebbero scoperto chi ero veramente, chi sono e chi sarò per sempre...

“Sei diventato freddo come l’acciaio e non mi piace affatto. Non sei più tu”. Disse con un misto di tristezza e rassegnazione negli occhi.

“Se devo fare i conti con problemi come questi, non posso fare altro che staccarmi, almeno per un po’. Ed evitare che si trasformi in caos”.

“E chi sarebbe quello che rende l’amore caotico?”“Il cattivo che chiamo distacco. È una scelta obbligata. Senza alternative.

O scappatoie. Non ce n’è nessuna!”“Sono bastati la morte di Sarah e Danny e questi pochi anni a creare lo

scenario apocalittico che vedi per te ora?”“Accidenti, Charley!”“Sei tu l’insolente, Michael!”“E tu smettila di ricordarmi quell’incubo!”“Michael, per favore, torna con i piedi per terra. Va bene una terra

qualunque”. Se possibile, sembrava ancora più triste di prima.“Charley, non ti avevo mai sentito dire Oddio così tanto. Davvero vuoi che

sia Dio a fare qualcosa?”“Certe persone con cui ho parlato pensano che stia per succedere qualcosa,

forse ne sanno anche troppo e corrono voci che il Vaticano stia supplicando il tuo governo di non rivelare l’aspetto religioso. Sugli UFO, intendo dire.”

“Sai, Charley, mi serve una macchina da scrivere, quella con i tasti veri, non un computer con un software di word-processing, o un altro dispositivo informatico che componga il testo. Ho bisogno di una macchina da scrivere”.

Era spaventato, con lui non facevo mai giri di parole. “Miliardi di persone si affidano alle loro dottrine religiose per superare la paura di vivere in una specie di animazione sospesa. Mentre vivono sommersi dalla violenza e sovrastati dalla lugubre ombra della disperazione”.

“Allora, chi ti ha mandato, il Papa?” gli dissi e sentii dentro di me che per la prima volta da quando lo conoscevo, i suoi sentimenti, la sua dolcezza

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d’animo per me non avevano valore in quel momento. “Non è da te, Michael. Perché vuoi ferirmi?” Non potevo dargli una risposta diretta. “Vedo complotti all’interno di

complotti. Solo ora capisco il potere che ho nelle mie mani. A questo punto, la paranoia potrebbe diventare uno stato superiore di coscienza”.

Charley saltò giù dal letto come se stessi per aggredirlo fisicamente. Non l’avevo mai visto così spaventato. E cercava di ricacciare indietro le lacrime. “Sono d’accordo, certo che hai tanto potere, ma quel Michael che conosco io non è corruttibile. Nessuno è disinteressato come te. Tu non sei un uomo egoista”.

Il mio tono si fece più dolce. “Oh Charley, hai ragione. Non mi interessano le cose materiali, una casa lussuosa, mi bastano tre stanze e spesso ho vissuto anche in un monolocale. Non ho mai accumulato denaro. Non ho una macchina. E francamente, dopo aver perso Sarah e Danny, il massimo che voglio per me è riuscire a pagare le bollette. Invece, la cosa più importante è un futuro per i bambini umani e un pianeta pulito su cui vivere. Hai ragione, il potere e il denaro -”

“Per te non hanno mai rappresentato nulla e mai lo faranno ora che le due persone più importanti della tua vita non ci sono più. Spero di non averti ferito. Però parlo come se volessi vederti soffrire ancora di più. Sono stanco di essere trattato da amico solo quando ti conviene”.

E ritornò sul letto e si sedette in una specie di posizione del loto, dicendo: “Tu riesci in ogni cosa che vuoi fare, perché sei un potente magnete per molti, ma soprattutto per le persone sole e fragili come me. Quanto odi il male?”

“Il male?”“Non sai cosa significa questa maledetta parola?”“Non importa, Charley. Sono sfinito, la morte -”“Evita di parlare della tua morte”. Sembrava allarmato, ormai era al corrente

di diverse cose sullo spazio-tempo, il controllo temporale, le sincronicità, le esperienze di premorte, i Guardiani del Cielo, IL DIRETTIVO, la manipolazione del tempo lineare e dimensionale e molti altri segreti importanti e verità cosmologiche... come poteva essere allarmato?”

Ripensando alla sua paura, adesso so che io, possedendo la medesima conoscenza, potevo sentire panico e terrore e ansia indefinibili. “Mi dispiace” dissi. “Non è importante. Inoltre, non si cerca la verità. La verità ti cerca! Non tu lei!”

“Vieni con me, Michael, portami alla tua vera casa. Possiamo riparare quello che è rotto, poi metteremo a posto la tua vita e la mia e devi ammettere che qui ci sono due vite, in questo spazio-tempo che hanno bisogno di essere aggiustate”.

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“Impossibile. Perché puoi leggere ogni pensiero nella mia mente. Mi hai detto di non mentirti mai, anche se dovesse farti male. L’unica volta che mi hai chiesto di mentirti era se ero stanco della tua amicizia e volevo liberarmi di te, ricordi, gettare via come un rottame o un rifiuto. Era una cosa stupida da dire. Ma aggiustare la mia vita? - è impossibile. La mia vita è un caos, Charley.

“A volte penso che l’unica cosa che mi tiene in vita sia il lavoro. Le parole non mi escono facilmente come prima. E possiamo prenderla dal tuo punto di vista, quello di un attore, che le parole non sembrano agire nel modo in cui vorremmo e le battute non vengono. Non so come farti capire come mi sento e leggo nella tua mente che ci hai già provato. Mi dispiace, Charley, lo ripeterò sino alla fine, ma è un insulto alla tua autostima e intelligenza continuare a essere mio amico. Non se pensi che sia io a creare la tua agonia! Le parole ci traviano, sappiamo sempre - e in anticipo - che le parole sono stilettate all’anima”.

“Michael, ti mancano, vero? Tua moglie, così bella e il tuo radioso figliolo. Lo so. Conosco il tuo senso di vuoto, forse meglio di te”. Ci pensò un momento e aggiunse: “Forse non mi compete, ma sai che ti aspettano. Tu, tu hai un vantaggio che io non ho e non potrò mai avere”.

Lo guardai; i miei occhi esprimevano disperazione e lui se ne accorgeva. “Il mio lavoro. Devo finirlo”. No, un’ombra di vita c’era ancora nei miei occhi; sentivo il mio io resistere a quell’onda di angoscia.

“Dovresti sentirti meglio. Lo sai che farei di tutto per te. Sei il mio migliore amico. Sai che sono un attore e quanto io sia bravo con le fottutissime parole, ma se recito si sente e allora si trasformano un incubo”.

“Lo so. Ma non ti accorgi che sono prigioniero di questo pianeta Terra? È vero, la tua amicizia e quella di tanti altri mi consolano, ma di certo non mitigano, reprimono o domano quel deforme e oscuro demone che chiamiamo uomo. Perlomeno, ho il mio lavoro. Il mio lavoro è sempre un fiume in piena e anche se non mi sostiene sul piano morale, resta pur sempre il mio lavoro che mi tiene compagnia. Non come un vero amico, ma è presente. È lì quando ne hai bisogno. È lì quando vuoi rivederlo, calarti nella sua sostanza, una specie di correzione di bozze del tuo lavoro così che resti sempre al centro dei tuoi pensieri. Non fluttua dentro e fuori come te e la mia amata famiglia, strisciando su manipolazioni spazio-tempo. Sì, Charley, io ho il mio lavoro”.

“Al diavolo il tuo lavoro!”

1 “Slam Dunk” schiacciata violenta, nel gergo del Basket.

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Capitolo Tre

Il Capitolo Tre è il Capitolo Due,Protratto e Continuato

ovveroSubendo l’Inferno da Mr. Lightman

eLa sua Giusta e Improvvisa Partenza

eUna Devastante Telefonata

eRiprendere a Lavorare per la Sopravvivenza

“Sai che non puoi restare qui con me, almeno per ora. Non ti daranno mai l’autorizzazione”. Dissi con tono gentile, cercando di cauterizzare le ferite aperte.

“Come fai a sapere che è quello che voglio?”“Me lo meritavo”. E risposi, ma quasi fossi nuovamente da solo: “Ci sono

state delle valutazioni”.“Che diavolo significa questo?”“Le valutazioni? Non mi è consentito parlarne.”“Almeno fai progressi?” Sembrava interessato alle difficoltà del mio lavoro

e alla pressione sulle mie spalle.“Sì, ma mi sento separato, sono alieno a tutti e due i mondi, o a tutti

i mondi. Neppure stessi cercando di smuovere una montagna con un dito fratturato”. Il mio cervello era cotto e sovraccarico e provai inutilmente a ricavarvi uno spazio da dedicare a Charley. Non riuscivo a togliermi di testa la sua immagine con la moglie Barbara.

“Devi aumentare il tuo potere di discernimento. E poi noi - insieme - dobbiamo provare a riassestare la nostra vita” disse Charley. “Questa puttana di pianeta ti sta mangiando vivo, succhiandoti l’intelletto, la fiducia, il coraggio e la forza. Dovresti sprizzare energia, non essere prosciugato”.

“E saresti tu a farlo?” Aveva lo sguardo perso nel vuoto, cupo, stravolto e faceva paura.

“Ti prego, non infierire”. Rispose, a testa bassa, come in catalessi. “Mi dispiace, amico mio. Non te lo meriti”.“Neanche tu, Michael. Sei una persona complessa e meravigliosamente

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produttiva in tanti settori della ricerca. Ma secondo me non sei in grado di gestire le enormi responsabilità che i tuoi incarichi implicano e quasi senza il tuo consenso di coscienza. Non riesco a capire perché il tuo governo ti ritenga indispensabile”. La disarmante innocenza e la fragilità di Charley Lightman mi avevano sempre stupito, ma stavolta dalla sua parte più intima veniva una forza ammirevole e inaspettata.

Charley proseguì, sorreggendosi su un gomito: “Tutto si può aggiustare, riparare e farlo sembrare come nuovo. Ma mi sono imbattuto in alcune persone che sparlano di te”.

“Ah, sì. E cosa dicono?”“Oltre ad essere un fottuto duro di merda?”“Sì, a parte quello?”“Vedi, tu non corrispondi a uno stereotipo. Tu dagli altri pretendi tanto

quanto pretendi da te stesso. A volte, mandi un messaggio inequivocabile: che non te ne frega niente di niente e di nessuno, ma solo degli obiettivi della tua missione”.

“Tutto qui?”“No, c’è molto di più. Ad esempio, la gente si domanda perché non poni

fine al tuo piagnucolio, alla tua sofferenza?”.“Io piagnucolo?”“Sì”.“Niente altro?”“Vuoi che ti stendo?” Sulla sua faccia c’erano rabbia e ostilità.“Sì, colpisci pure”.“Okay. Ci sono persone che non capiscono perché non ti sei ancora ripreso

dalla morte di tua moglie e di tuo figlio”.“Ora questa è crudeltà”.“Sto solo riferendo la verità di ciò che dice certa gente. E quel genere di

verità può essere crudele. Ma io non sono crudele”.“Non credi di esserlo, vero?”“Crudele? No. Non io. Hey, io sto dalla tua parte”.“Con persone come te al mio fianco avrei smesso di soffrire”. Dissi,

provando a cambiare il tono della conversazione. Mi guardò dritto negli occhi con un’intensità mai vista prima.

“Accidenti, se l’hai fatto, Michael. L’hai fatto eccome!”Non avrei mai potuto veramente odiarlo, ma in quel momento di sicuro

ci stavo vicino. Non volevo rendergli la pariglia, ma sapendo cosa aveva in mente, lo feci. Mi sdraiai sul letto, gli occhi al soffitto.

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“E Barbara, come sta?”“Oh Dio! Potevi evitare di tirarla in ballo”.“Perché? Dimmi… Charley”.Lo sguardo brillante si era spento automaticamente. “Sono tornato a casa

per farle una sorpresa. Sono andato direttamente alla nostra casa di Londra. Lei non se l’aspettava. È la vecchia storia, un fottuto cliché. L’ho trovata tra le braccia del suo ex ragazzo. Quindi aiuto! Ho dato di stomaco. E li ho trovati infilati nel letto -il-mio-letto- lì stavano! Te lo giuro, ho letteralmente vomitato tutto il pranzo sul letto. Non sai quanto l’ho odiata, mi ha tradito. Michael, tu, non tradirmi mai”.

“Io non sono mica tua moglie”. Magari stavo solo alleggerendo la tensione, ma lui poteva leggere benissimo la tristezza nei miei occhi.

“Perché per un uomo una moglie non può essere come un amico?”“Perché una moglie è una moglie, Charley. Lei ti ama profondamente, è

un dato di fatto. E sai che ti ha ripagato con la stessa moneta. Avresti potuto portarla a Parigi con te mentre giravi quel film”.

“Me ne rendo conto, ma lei ha la sua carriera”.“Sì, ma lei stava finendo un film e non avrebbe avuto altre prove di teatro

per molti mesi. Charley, potevi includerla nella tua vita e portarla a Parigi. Lo sai che per Parigi impazzisce. Inutile negare che la ami ancora. Specialmente a me! A volte davvero mi sembra di non conoscerti. Ammettilo, alla fine fai sempre del male a quelli che ami di più”.

“Non voglio e non posso discutere con te. Sai tutto quello che mi passa per la testa. Ora riposiamoci un poco. Poi, al mio ritorno, la rivedrò e ne parleremo. Non ho fatto passi per il divorzio. Non ho mai nemmeno pensato in termini di divorzio. Ti va bene?”

“Sì. Ma devi parlare con lei e scoprire cosa pensa e quanto sta soffrendo”.“Lo farò. Promesso”.

Sembrava essere trascorsa una notte tranquilla, quando mi svegliai allo squillo del telefono. Ero da solo e mi guardai intorno. Avevo indosso i vestiti della sera prima sgualciti. Charley se n’era andato, ma su un bigliettino aveva scritto: “Ho provato a svegliarti. Loro mi hanno detto che era ora di andare e mi hanno rimandato indietro. Vorrei rivederti presto, sperando che ti sia passata, ma non volevo parlare ancora di Barbara. Con lei RISOLVERÒ la situazione. So come fare. Augurami buona fortuna con lei. L’ultima frase era stupida. Non ho bisogno di fortuna con Barbara. Devo solo trattarla nel modo giusto. O come vuole lei. Ti voglio bene, Charley”.

Sembrava che una pompa di estrazione lo avesse risucchiato dal letto e

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dentro il portale mentre io dormivo. Valutazioni che non mi avrebbero dovuto cogliere impreparato – come suoni da odorare e visioni da sentire. Fatto? Riportato a nuovo? Tutto può essere aggiustato? Riparato? Senza altri intoppi? Si tratta semplicemente di lunghi periodi di ardenti e irrefrenabili istinti? E di un crescente amore ambivalente? Questo è veramente tutto?

CHE MAI È STATO?CHE MAI SARÀ?PER POTER VEDERE CHARLEY CON ALTRI OCCHI.PER POTER ASCOLTARE CHARLEY CON ALTRE ORECCHIE:

“Comincio a credere che sia tutto perduto. Sì, tutto quello che ho sempre voluto in questo posto è andato, per me ora”. Erano parole sue. Sapevo che le corde che lo legavano potevano essere sciolte. E lui sapeva come fare.

Il telefono squillò una seconda e una terza volta. Sollevai il ricevitore all’orecchio. “Sì? signor Presidente”.

La sua voce risuonava forte e chiara. “Presuppongo che siamo su una linea sicura”.

“Sì, signore.”“Detesto interferire, proprio ora che la so impegnato in briefing informativi

ad altre nazioni sul Gruppo Studi Speciali del Majestic Twelve e sui negoziati che noi tutti auspichiamo siano presto avviati, ma stando al mio Consigliere della National Security lei dovrebbe conoscere alcuni dati d’intelligence raccolti dalla CIA e dalla NSA”.

“Signore, Bob e Ted mi hanno già informato, se lei si riferisce all’accumulo di armi nucleari, chimiche e biotossiche dell’Iran e dell’Iraq e dei progetti di Teheran per una guerra santa islamica. La prima mossa potrebbe essere quella di tagliare il flusso del petrolio. Sarebbe la terza guerra mondiale per tutte le nazioni!”.

“Non so come faccia, ma la vedo sempre tenere il passo, con me, nelle questioni di intelligence”.

“Ha detto bene, signore! Con lei, mai davanti a lei”.

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Capitolo Quattro

I Visitatori Velatiovvero

Sviluppo di Protocolli Post-scoperta Extraterrestriovvero

La Seconda Bibbia (Creazione Governativa e Cover-up)

ovveroLe Avventure della Famiglia Robinson Aliena

ovveroQuesta Specie ha una Straordinaria Capacità

di Adattamento

I seguenti inserti sono tratti da una serie di conferenze dell’autore presso un prestigioso istituto universitario.

INSERTO, SPECIALE: Non entrate mai in una chiesa di alcun tipo per rendere grazie a uomini che hanno scritto sotto dettatura; lodate l’Autore, non la scrivania, non lo scrittoio, non il leggio, non il pulpito, e mai lo scrivano. Informazioni e scoperte emergono per errore; sgrammaticature e strafalcioni fanno parte di un equilibrio e aprono la strada a nuove verità (non il tipo di verità che è solo una bugia rivelata) e a realtà e sostanza che portano all’unificazione. La teoria del campo non è poi così grandiosa, perché non può includere L’ETERNO. Relazioni riflessive, simmetriche e transitive tra gli elementi di un gruppo stabiliscono e verificano ogni due elementi nel gruppo come equivalenti o non equivalenti, e così la logica diventa sia la parità sia il sinonimo per gruppi assiomatici. Questo è degno di nota qualora l’esplorazione appaia solo provvisoria ed empirica, ma si possa altresì fissare e lanciare un punto nell’ETERNO, al fine di ottenere una reazione positiva e una valutazione.Il significato è il centro del risveglio del potere mentale. Il Progetto di Sviluppo di Poteri Mentali Superiori fu un grande successo, ma ancora oggi eviterei di fornirne alcuna chiave di lettura al Dipartimento della

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Difesa.

INSERTO, SPECIALE: Ma dove, dove si posiziona quella Mostruosità? Oh, signora, lei si chiama Déjà Vu. Mi ricorderò sempre di lei.

Questa non è la fine. Non è nemmeno l’inizio della fine. È la fine del principio. E l’inizio di nuovi generi di domani. E la più nuova delle nuove ere. E un nuovo modo divino di pensare; e l’incredibile energia e l’amore e la luce che trasformano il pensiero in realtà, un classico: energia per presentazione di materia, sì, presentazione di materia.

Noi non ci fondiamo nei passaggi con la colla da manifesti, eliminando virtualmente il più diretto e rapido “Lancio del Pensiero” mentale e fisico. (O “Getto del pensiero”. O “Proiezione del pensiero”. O “Sparo del Pensiero”. O anche “Mirare e Rimbalzare il Pensiero”. “Pensiero dribblato e poi Slam Dunk1 e quindi: “Mettere a segno col Pensiero”. Molto del “Trattamento Portale” a venire).

E stiamo imparando, molto lentamente, a mettere a segno un pensiero; a fargli prendere la mira, a lanciarlo, a farci una schiacciata e, alla fine, a rimetterlo a segno, a condizione che altri lo ricevano. Grande cervello, cervello riempito, gli emisferi connessi tanto bene da essere serviti da entrambi (e c’è quell’entrambi di nuovo) e attività neurale al di là del debole 10 per cento, del venti, trenta e oltre, cosicché noi abbiamo (oltre a non avere più presentazioni cliniche epilettiformi) l’energia neurale per “lanciare” i nostri pensieri agli altri e segnare punti su schiacciata ogni volta che emettiamo un pensiero, o un “grappolo” di pensieri, perché i nostri due emisferi sono connessi e lavorano insieme come un cervello.

Un grande cervello! Un cervello mastodontico! (E lasciando una generosa quantità di quella quasi dimenticata umiltà nel suo senso più spirituale). Energia al pensiero, energia alla materia e viceversa? sì! Materia all’energia. Sì! La Gestalt, la Configurazione Unificata, con un’apertura scelta, una parte non può stare da sola in una Gestalt. Una “Totalità”.

Un po’ meno di una grande teoria dei campi unificati che ha spazio per ogni cosa... ora. Nelle equazioni differenziali, ci sono coefficienti differenziali o sequenziali (io sono lo scavatore di teorie) sì, con proprietà derivative (cioè un limite, come una funzione che si avvicina a zero, zed, o grado “Nth”) e anche più vagamente, la derivata immediata di una funzione in relazione a una variabile, o rispetto alla variabile.

Adesso, considerando l’equazione differenziale - gradirei molto parlare anche

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degli infiniti multipli, ma non qui... (il lettore adesso sta dicendo “Dio sia lodato! Dio sa che alcuni faranno cadere il suo libro dentro le fiamme di un caminetto o lo deporranno distrattamente sul tavolino da caffè perché la gente pensi “quanto siamo profondi”). Perdonami, caro lettore, offendere te è come andare in banca per prelevare invece di depositare. Le mie motivazioni, come avrai notato sinora, sono però un po’ più nobili ed etiche di una scappata in banca e anche andando in banca io non riderò (L’autore usa l’espressione idiomatica ridere-per-tutta-la-strada-fino-alla-banca, a significare “non morirò soffocato dalle risate”, NdT) Mi dispiace molto morire, ma l’uso del termine “morire” è tutto da chiarire. (Non riceverò un centesimo di diritti d’autore o altri introiti; tutto va alla Daniel Wolf Memorial Foundation for Children, Inc. che amministrerà i fondi con un solo scopo: assicurare ai bambini un futuro migliore).

Di nuovo, l’equazione differenziale (e non saltare questa parte, per favore) ti darà qualcosa da dire a quelle “feste di gente figa e con la testa vuota”, di nuovo (Dio! Di nuovo, dice) considerando l’equazione differenziale (credo che questo valga un paio di risatine, almeno) ragioniamo in un certo modo: Questa è un’equazione (finalmente, dopo tutto questo lavoro) che contiene le appena discusse (o disgustose) derivate (Hai in mente di cosa si tratta? No? Fa niente), o differenziali di una funzione sconosciuta. È così difficile? Puoi anche inventare i simboli.

INSERTO, SPECIALE: Mamma! Manda avvocati, soldi e pistole. No, lascia stare le pistole. Se l’oggetto spara qualcosa, sarà conoscenza. Il tipo di arma che stermina l’ignoranza, uno dei peccati più mortali, più pesanti, ma mai consapevolmente attribuito alle menti dei bambini e alle menti degli uomini.Immagini che loro non abbiano i mezzi per farti lasciare il pianeta Sol Tre o Sol Sette per sempre? No, non per sempre! Imprigionati su Sol Tre o Sette per tutta la vita? No! Lo scontro si fa troppo duro! (All’ultimo grappolo di parole semplicemente non potevo resistere. Chiedo perdono!)

INSERTO, SPECIALE: (E importante): non si deve mai provare dispiacere se ci si sente a posto con la coscienza, se la propria coscienza è accordata propriamente (e chi stabilisce cos’è proprio?). È un vero cul-de-sac. Come sua grande qualità, la scienza deve avere il senso dell’umano, l’etica e una buona quantità di moralità. Quindi bisogna rimuovere l’aureola per far sì che questa pseudo santa possa essere riesaminata sotto vera nuova luce.

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Io parlo della natura trascendentale dell’uomo, sebbene un particolare gruppo di persone - chiunque, veramente - si ostini a venerare la conoscenza solamente sotto forma di dati nudi e crudi. Tali persone non riescono ad andare oltre la relativamente piccola quantità di conoscenza che possiedono, eppure dicono: “È un mondo in cui vale solo la conoscenza e ce n’è in grande quantità”, mentre in realtà vanno a cacciarsi in melme conflittuali in cui sguazzano sempre di più.

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Capitolo Cinque

Qualche dettaglio sull’Operazione “D.A.R.T.”ovvero

Il Suo Duplice Significatoovvero

L’Importanza delle Squadre “C&E”ovvero

Particolari Ora Divulgabili sulle

Operazioni di Soccorso

E dunque erano state fatte valutazioni. È il Dicembre 1990.E le parole aggredirono le mie orecchie e la mia dignità personale di

scienziato e ricercatore. “Le tue urla cerebrali! Non hanno importanza. Tu non capisci perché si era trattato di un punto di partenza, di cui hai solo un vago ricordo, ma ora sei qui per restare”, il generale Lewis proseguì: “Ora, dato che sei fedele alla patria, ti consentiremo di rispolverare i tuoi poteri mentali, di polverizzare la tua rabbia, di sbriciolare la tua animosità nella polvere della storia, di sputare su tutte le cose dette da quel tuo rudimentale organo di comunicazione, la bocca, che ora, figliolo, non ti servirà perché non la puoi aprire e rivelare i segreti che hai in testa. Tu resti agli ordini, dottore!”

Siamo negli anni in cui si compiono i programmi divini. Ed è in arrivo verso di noi qualcosa di buono, di incoraggiante ed entusiasmante, rinvigorente e festoso, favorevole e soffuso di luce sfolgorante.

LA SCINTILLA DELLL’AMORE ORA PUÒ SCOCCARE PER TUTTI.

ANCHE PER TE, DA QUESTO MOMENTO. Cercare di emulare te stesso è nocivo per la salute e dare retta ai propri

sogni causa urla viscerali, diventi ancora una volta parente prossimo del caos. E (come il sogno precedente) un volto umano dai denti grondanti, dall’alto ti sovrasta e tu ti contorci di paura, ruggisci, ululi e gorgogli i singulti di tutta una vita. Piangi, strepiti, ti lamenti e versi le tue ultime lacrime senza che

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nessuno senta. Nessuno ti sente...“Tranquillo, Michael, era solo un brutto sogno”, disse Charley teneramente,

stringendo il mio corpo tremante tra le sue braccia, quando aprii i miei occhi umidi.

“Non era un brutto sogno, era triste”.“È passato, Michael. E tu sei al sicuro. Non devi aver paura. E non devi

essere così triste. Tu mi stai dando così tanto di te stesso e questo mi suscita un’emozione indescrivibile. Ora sarò io ad essere forte per te”. E Charley era forte, aveva più forza di quanta ne avessi mai vista prima in lui. Mi strusciò un asciugamano sul viso, detergendo il sudore e lasciando le lacrime, per far sì che fossi io a toglierle dai miei occhi. Non come avevo fatto per mio figlio, le cui lacrime avevo allontanato con i baci. Chi è quello forte adesso? E chi è ora il padre e chi è ora il figlio?

“Non dovresti entrare nei miei sogni – sono spaventosi, mio caro” e nel dirlo sorrisi, ma senza convinzione.

E Charley sollevò la testa, per potermi guardare e disse con una certa imperiosità e dolcezza a un tempo: “Va tutto bene, amico mio. Sono qui. Avrò cura di te. Veglierò su di te”.

Dovevo fare chiarezza. Chiesi il suo aiuto e Charley, con spettacolare precisione, facilitò il mio recupero di concentrazione ed equilibrio. Mi svegliai presto: avevo sognato ancora Charley e nel sogno pianificavo una soluzione al suo problema di coppia con Barbara e magari un piccolo Charley o una piccola Barbara sarebbero apparsi nella loro vita.

Innanzitutto, avevo bisogno del nullaosta “Accesso Speciale” al N.P.O., il National Program Office che amministra i “protocolli di sicurezza” nei “black programs”.

Il programma COG, o Continuità di Governo, procedeva a stento, ma ancora non era stato cancellato. Inoltre, ovviamente, andava chiarita la mia posizione di caposquadra dell’Alphacom Team.

Altrettanto urgente era il collegamento con gli altri membri dell’Alphacom Team - l’Agenzia Principale dello Special Studies Group del Majestic Twelve, o MJ12SSG - in particolare con il mio uomo di riferimento. Avrei presto scoperto che i componenti del Team avevano capacità fenomenali. Quasi istantaneamente, Bob, il mio uomo di punta militare, si era materializzato e seduto di fronte alla mia scrivania, in attento ascolto e, come era solito fare, punto per punto, ricollegava tutto insieme in un quadro accurato.

“Ho passato un brutto periodo, Bob”.“Lo so, signore. C’è nulla che possa fare per lei al momento, signore?”

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“Accidenti! Non ricordo il doppio significato del progetto D.A.R.T. Aggiornami nuovamente”.

“Mi scusi, Michael, ma come capo squadra lo ha congegnato lei”.“Giusto, sono stato io, ma vedi, Bob, dopo la morte di mia moglie e di

mio figlio diverse cose si sono offuscate nella mia mente e ho bisogno di un briefing prima che noi si vada insieme a Wright Patterson a liberare gli esseri in custodia. Charley Lightman vuole venire con noi, ma non posso esporlo ad alcun pericolo”.

“Sissignore. Il Progetto D.A.R.T., Defense Alien Research Training (Formazione e Ricerche Aliene per la Difesa, NdT), nel contesto delle squadre C&E.”

“Confinamento ed Estrazione?”“Corretto, signore. D.A.R.T. sta anche per Defense of Aliens and Rescue

Training oppure Rescue Teams” (squadre di soccorso, NdT).“Grazie Bob, ora mi torna tutto e i pezzi si incastrano al loro posto. Era

ora!”.“Guardi che ho notato che quel Charley Lightman a lei tiene molto.

Dovrebbe fare attenzione a non urtare la sua sensibilità”.“Sì, hai ragione. Ha una moglie splendida e credo che presto avranno un

bambino. Grazie, Bob, ti chiamo appena sarò pronto a partire per Dayton, per Wright Pat”.

Il mio uomo di punta uscì, ma mi era sfuggito che nel novero del progetto H.M.P.D. (Higher Mental Powers Development) Charley avrebbe dovuto cortesemente essere lasciato a casa, soprattutto perché adesso mi leggeva nel pensiero piuttosto bene. Poteva già farlo prima dell’inizio del progetto, ma ora centrava i miei piani e i miei pensieri al primo colpo. Ci sono sin troppi incubi qui sulla Terra. Ripensandoci, capii che ora sarebbe stato sufficiente anche solo pensare i miei arrivederci per lui.

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Capitolo Sei

Dal Meno al Piùovvero

Eternità dal Principiocon

Infiniti Multipli e Dimensioni al Seguitoovvero

La Saggezza ha Inizio Quando si Imparaa

Tenere a Freno la Lingua

Dio è l’unico attore comico con il quale la gente ha paura di ridere. Ma Dio osserva e attende...

Le cose sono impossibili solo finché non lo sono. Mi sono temporaneamente staccato dalla mia carne e, in questo genere di vacanze, sono rimasto a pugni chiusi, in guardia, un avvertimento per me e un avvertimento per l’imprudente. Ci sono volte in cui è saggio tenere a freno la propria lingua e ci sono volte in cui è saggio essere imprudenti e inopportuni.

Come ho spesso ripetuto, l’emulazione di se stessi può far male alla salute, eccomi quindi che appaio persistente, senz’altro perseverante, nonché insistente e ostinatamente e mortalmente (se non vivamente). Capita che, per indirizzare una cosa, la si debba saltare passando alla successiva, che in effetti era la prima cosa. Non conoscevo questa verità, questo merletto non così comunemente collocato di verità decorata, che non era una bugia nascosta.

Nell’ultima stagione della mia vita qui, era l’estate delle foglie e le foglie cadevano, vibranti di colori; contee, città, pallidamente illuminate... una notte per la reminiscenza, ma i ricordi e le rimembranze e i riferimenti non sempre mi accompagnavano nella battaglia che stavo conducendo con il mio atavico nuovo Sé. Stavo diventando il bimbo scambiato nella culla (lasciato dalle fate), canalizzando con i membri muta-forma della mia altra famiglia e con il mio altro-fratello, SA. E naturalmente, al mio navigatore preferito, Kolta, va un grande ma gentile (mi sono ricordato) abbraccio.

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Dal Diario di Daniel:

E voi, sorelle e fratelli miei, cresciuti in questo posto chiamato Terra, siete pronti a riempire i vostri involucri e a completare quello che i vostri progenitori, coloro che vennero dal cielo in tempi primordiali, quei principi che si mescolarono con le femmine della vostra razza lasciandovi il grande dono della memoria genetica? Ebbene, sappiate che loro sono qui di nuovo, con l’intento di rifare ciò che hanno già fatto. Ci siamo costretti a dimenticare i nostri ricordi cosmici, eppure abbiamo quell’istinto interiore a comunicare con coloro che esistono al di là della nostra limitante atmosfera. Non siamo meri avventurieri; è che vogliamo incontrare coloro che ci hanno portato a essere e a rispondere alle domande ancora insolute. Dobbiamo fermare la pletora di bugie che ci diciamo l’un l’altro, e comprendere che siamo uguali a quelli che mio padre chiama “The Catchers of Heaven”. Essi sono qui e noi abbiamo nuovamente bisogno di loro. Ci sono troppi punti caldi su questo pianeta. Ma non dobbiamo pensare a loro come a esseri divini, perché sono mortali quanto noi.Vogliamo davvero risposte al più grande dei misteri, l’equazione umana e quella non-proprio-umana?Ho bisogno di voi. VOI TUTTI. OGNUNO DI VOI PER ME È INDISPENSABILE. HO BISOGNO DI VOI.Oh, quanto siamo fragili! Diffidiamo l’uno dell’altro. Questo genere di vita non fa per noi. Come fate a non accorgervene? Ma dobbiamo andare avanti, dobbiamo dispiegare la saggezza nei nostri spiriti per proteggere questo pianeta e la sua immensa bellezza – la meraviglia che sta svanendo così rapidamente. Dobbiamo farlo prima di lasciarci alle spalle questa grande eccellenza per la più grande delle avventure, l’accesso nell’ETERNO.Il tempo si avvicina, io vi troverò. Ma non ricordate me. Ricordate che la lettura della mente di Dio è lì per lo studioso, lo scienziato, e anche per l’uomo che non affronta fatiche straordinarie, ma vive nella normale quotidianità. Perché a voi tutti è dato ricordare i vostri cuori e anime e menti. Non vi lanciate in giudizi affrettati diffidando di tutti, perché noi tutti ci incontreremo alla fine in uno spazio-tempo che è per noi, tutti noi.

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SOLO I BAMBINI POSSONO CREARE UN POSTO MIGLIORE?

È lo spirito e non l’animale che regna dentro di voi. Vostri non sono la mancanza di autostima, né il disonore. Voi tutti non siete altro che spirito - nella maggior parte - e troppo spesso vi arrendete, non è da voi. Lungi da me fare prediche. In cuor vostro, quello che dico lo sapete già. Io sono solo un ripetitore che con misera lingua parla di una verità a voi nota sin da quando scopriste di non essere solo semplici animali. In questo, dal giorno in cui per voi la luce si separò dalle tenebre e divenne solo luce, noi siamo tutti i bersagli per l’esistenza nell’ETERNO.DOVETE VEDERE BAMBINI MORIBONDI PER RIUSCIRE A CAPIRE? SERVONO SOLO I BAMBINI PER CREARE UN MONDO MIGLIORE? E CREDETE CHE LORO SIANO IN TEMPO, IL TEMPO, IL TEMPO...?

Sono state fatte delle valutazioni:

E Fallo funzionare

per quelli chiamati

Guardiani Del Cielo e con questo, ricorda tre e oltre_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

d’Amoreamati stranieri.

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Sembra così, Io ricordo TUTTO.

È il momento di sperare di ricordarli!_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ E non di dimenticare, come fa l’Umano dimentico.

SCALANO QUANDO SANNO CHE È GIÙ: SCIOCCA, LA RAZZA UMANA. SENTO IL BISOGNO DI INCONTRARE TUTTI, DI

DIRE LORO IL SIGNIFICATO DEL PERCHÉ IL MIO CUORE PUÒ PRODURRE LACRIME.

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Capitolo Sette

Incontro con i Capi e i Membridella Squadra di Supporto

ovveroCome si Definisce Ogni Dettaglio Quando i Dettagli Sono Troppi

eTroppo Importanti e Troppo Diversi e Troppo Infiniti?

“Oh sì, Luke, al telefono ci sono il Nevada e il New Mexico - Roswell - e anche l’Ohio, Dayton e Dulce e tutte le altre installazioni”.

“Sì, Michael, mi dispiace terribilmente se ti ho disturbato” disse Luke, con quella sua voce formidabile, risoluta e robusta, nel suo inconfondibile accento britannico.

“Assolutamente no, assolutamente no”. E ridacchiavo e sfavillavo dentro di me, con un grande stupido ghigno sulla faccia, domandandomi interiormente che genere di tassa avrei dovuto pagare.

“Michael, ascoltami”.(Mi sembra di averlo già sentito prima).“Pensaci bene – cerca di visualizzare concretamente i tuoi desideri. Potresti

vederli avverare tutti”.“Qual è la tua posizione riguardo alla situazione, Luke? Su Roswell, su

Dulce, su Nellis, l’Area 51, la S-4, sui recuperi dagli incidenti UFO, sugli impianti sotterranei, sulla retro-ingegneria di queste nuove tecnologie, su tutta la questione del Watergate cosmico?”

“Io sto dalla tua parte”.“Solo da una parte?”“Credo che a questo non risponderò”.“Allora dimmi qualcosa a cui puoi rispondere”, dissi, giocando con le

parole e trovando molto divertente il poterlo fare. “Posso dire che appoggio te e i tuoi punti di vista. E queste non sono frasi

vuote. A rischio di giocarmici la vita, io sono tuo alleato. Abbiamo lo stesso fine. Sono dell’avviso che troppe persone - davanti a questo tipo di super-tecnologia - hanno rinunciato alla loro spiritualità in nome di un dio della ragione piuttosto che un dio di spirito e amore”.

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“Ti andrebbe di approfondire, Luke?”“Certamente. Fammi dire che, vorrei che tu sapessi, Michael, con tutta la

tua mente, il tuo spirito e la tua essenza, che io, anche da solo, cercherò di non deludere mai le tue aspettative e che mi impegno ad aiutarti con la fondazione per i bambini e quello che ne nascerà e appoggiare - incondizionatamente - le tue ipotesi e conclusioni.

“Sai” continuò Luke, “Ho assistito a tutte le tue conferenze a Cambridge e credo in te. E in te confido come scienziato e, voglio sperare, come amico. Puoi essere certo che mai rivelerò quello che scaturisce dal tuo cuore e condividi con me e qualsiasi altra cosa mi dirai di tenere strettamente fra noi, io la custodirò e farò sempre del tutto per non servire due padroni”, te lo prometto.

Continuò: “C’è dell’altro che devi sapere e ne parlo perché mi fido di te ciecamente, al di là delle mie restrizioni di governo. Dalle tue conferenze ho appreso molto non solo nei contenuti, ma su di te - il relatore. Mi avevano detto che il tuo cuore era puro. Che non potevi avere programmi segreti e che, se ne avessi avuti, sarebbero stati per una giusta causa e veritieri, seppure coperti dalla consegna del silenzio. Nuovamente, ti prego di credere che non divulgherò mai quello che estrai dal tuo cuore e che senti il bisogno che resti celato.

“Lo dico andando oltre la qualifica di segretezza e senza che i miei capi al MI-6 ne siano informati. Se io dovessi morire, tutto quello che vuoi che resti solo fra noi rimarrà qui e le posizioni non cambieranno mai, a meno che non lo voglia tu. E devo dirlo, a prescindere dal volere dei miei superiori, da cosa si aspettano o sperano, le cose che vorrebbero sentirsi dire da me, perché quelle cose non andranno mai nella loro direzione. Ti prego di crederci”. E Luke voleva davvero che ci credessi. Troppo, in effetti.

QUESTO AVVERRÀ PRESTO, IO VI TROVERÒ.

Charley Lightman irrompe nella mia mente per un momento, o forse due e di nuovo mi viene in mente LA VIA DI MEZZO e antidoti sulle etichette delle boccette di veleno che qualche volta sfiorano le nostre labbra. Non si dovrebbe sfiorarle troppo forte.

E Charley disse, più o meno: “Tu sei un eroe. Sei un patriota, ci rendi esseri umani migliori. E un giorno - spero presto - potremo dare una spiegazione a tutti i misteri”. Ma sapeva che non avremmo potuto.

“La gente vuole e desidera la pace così ardentemente e al punto tale da combattere e farsi la guerra finché non la otterranno. Ora, riprendendo la

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strada tortuosa del privato, Charley, quando ti rivedrò a casa con Barbara?” formulai il pensiero e glielo lanciai.

“Quando troverò di nuovo il mio posto con lei. A volte mi sembra che tu non mi capisca, che tu tenda a dimenticare e questo mi fa infuriare. L’ho trovata che dormiva nel nostro letto con un suo ex. Già l’hai rimosso?”

“Sì, ma forse dipende dai salti temporali”.Mentalmente, vedevo il suo viso contorcersi nel dolore che si profondeva

in tutto il suo io. “È che non mi capisci proprio quando con te voglio aprirmi di più. Io non sono Daniel e non voglio essere crudele e brutale con uno spirito gentile come il tuo. Se fossi costretto, ti direi: ‘Salve, amico mio di oggi e della mia gioventù’, ma in verità mi sento sempre solo, anche quando sono in mezzo alla gente e non posso dirti, non ancora: ‘Salve, amico del mio futuro’”.

“Non arriverai mai alla tua meta, Charley. Troppi bagagli appresso”…“Forse sono io a non volere andare, ma a proposito, andare dove?”“Verso una vita che ti soddisfi, Charley. Almeno, sinché ti resta qualche

minuto di respiro. Sai cosa voglio dire?”“Mi detesti così tanto che preferiresti che sparissi dalla tua vita?”“Quando siamo noi due da soli, ti senti meglio e più al sicuro?”“Mi aiuta a non impazzire. Altrimenti andrei fuori di testa”.Sempre mentalmente, lo fissai negli occhi e dissi: “Nel mio cuore dovrei

fare più spazio ai tuoi sentimenti”. (La follia dei grandi non può passare inosservata).

“Lo apprezzerei enormemente. Davvero, Michael”.Non credevo che sarei stato capace di respingerlo. Forse ne avevo bisogno

perché lui è così simile a mio figlio. Lui lo sente e ne è amareggiato, ma è solo per questo che gli è consentito starmi vicino. È nel profondo. Ho paura che vorrà di più e, se lo farà, non so come lo gestirò. Eppure, vedo il suo futuro insieme a Barbara. Non lo caccerò via, ma presto ci separeremo, cosicché possa ritrovarsi con sua moglie, che è il suo solo vero amore. Questo deve capire e fare!

“Non posso causare la morte di uno spirito”.

E DALLA TORRE DEL SOGNO IO VIDI: quando un essere è bugiardo, uccide una parte del mondo. Questo non può essere accertato facilmente se si è connessi al cabal. E cabal si nutre ed è pieno all’inverosimile di complotti.

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Capitolo Otto

In Lotta con una NuvolaOvvero

Il Trattamento Portale per l’Apertura di Portali Alieniovvero

Panoramiche Temporali, Sbalzi Temporali e Schiacciate a Tempi Sovrapposti

ovvero“Il” Progetto che Non Potevo Consegnare al Governo

ovveroUn Altro degli Ultimi Incubi della Vita

ovveroUn Silenzio Spacca le Orecchie

eAssordante anche per Uno Che Vede con le Sue Orecchie

e Sente con i Suoi Occhiovvero

L’Apertura alla Purificazione deiTaboo e delle Proibizioni Terrestri

La memoria sopporta tutti gli attacchi, che siano improvvisi, automatici, spontanei e impulsivi, oppure deliberatamente pianificati da burocrati celesti male informati. La memoria genetica e sociale resiste a ogni attacco.

Io li sentii e pensai che avessero detto: “Chi è in comando qui? Che posto è questo? Dove mi trovo, ora in questo

momento? Dov’è la mia mente? Mi sento separato dalla mia mente. Dov’è? Dov’è il mio spirito? Ho uno spirito in questo corpo? Dove sono entrambi? La mia mente? Il mio spirito? Sono connessi? E se sono connessi, dov’è la connessione?”

Dopo la tragedia del venticinque Dicembre vissi sette giorni in quello che fu ritenuto un coma, ma adesso sono sicuro che si trattò di un’esperienza

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di pre-morte e io vidi e fui improvvisamente conscio di tutto quello che mi ero sempre domandato, quello che avevo sempre voluto sapere. Una grande, colossale e immensa esperienza, che ha cambiato per sempre la mia coscienza. E la mia direzione. E la mia consapevolezza. E la mia tristezza. Ma, come sempre, al fine di servire. E anch’essi servono, ma solo chi resta e aspetta.

C’era una voce - o era una frase musicale - una voce che sembrava essere molte voci, che io conoscevo. Erano in contemporanea, eppure potevo percepire tre o quattro voci separate. Molto familiari. Le voci rispondevano alle mie domande, ma non come avrei risposto io. Dicevano, in una sorta di risonanza e all’unisono: “Hai camminato attraverso il tuo passato, che è oscuro, MIKA-EL”.

Risposi alla frase domandando: “È quello dove mi trovo adesso? Sono nel mio passato? O ero, nel mio passato? Chiesi ancora: “Sono nel mio passato, adesso?”

“Hai completato il tuo viaggio. Ora sei nel vuoto”.“Nel cosa?”“Okay, allora. Sei nel cosa”, dissero, in risposta alla mia ultima domanda.

Ero arrabbiato, ma la mia piccola furia passò rapidamente. “E dopo, se ve lo chiedo, mi risponderete che il cosa è il vuoto. Credo che non porrò più la stessa domanda. In questa cerchia dove vigono regole che nessuno mi ha ancora dato. Non conosco le vostre regole”. Ero ancora risentito. Sembrava che gli dei stessero giocando con me e il pensiero mi offese e mi intristii ancora di più.

Loro continuarono, ignorando le mie ultime frasi. “Rimuovi questa rabbia. Non vedrai molto finché non lo farai”. Ed ecco lo scambio:

“Fare cosa?” “Dobbiamo - devo - dirlo di nuovo?” “Rispondete sempre a una domanda con una domanda?” “Ci hai sentito farlo?” “È così che aprite la mia mente? Infilandomi in questo giochetto?” mi

sentivo in una trappola crudele. “Credi che sia quello che stiamo facendo?” “Basta! Uscite dalla mia mente!” e lo pretesi.Non c’è mai un momento giusto per pretendere qualcosa da qualcuno.

“Dio, tutto questo - tutto questo - tutto ciò che è, che era e che sarà - è ancora Tuo? L’Universo è ancora nelle tue mani?”

E una voce maestosa rispose alla mia domanda con una domanda - di nuovo - “Credi che io possegga ancora l’Universo?”

Non potevo formulare alcuna risposta per me soddisfacente in quel punto

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dello spazio-tempo. C’è un lato e c’è il suo opposto. Cos’è l’eternità? Pensai l’ultima domanda e provai a tirarla fuori, oltre l’ultimo strato di atmosfera del pianeta sul quale stavo. Pensavo di stare.

Smisi momentaneamente di provare e ritornai nelle braccia del sonno con un sorriso leggermente forzato.

La voce che era stata molte voci fu rimpiazzata dalla voce di Daniel. La sua sembrava appena un po’ stanca, come stesse discutendo - lo sentii dalla sua mente - eppure era una voce viva che esprimeva gioia di vivere. “Oh, Padre, sono così tante le informazioni ancora da portare alla luce, ma temo che celino una grande brutalità”.

“Non c’è crudeltà che possa albergare in uno stato mentale amorevole, Danny.”

“Sono d’accordo, Padre, ma se tale ferocia dovesse manifestarsi in un luogo specifico, allora andrebbe subito eliminata”.

“Oh Danny, ti sento addolorato. I tuoi sentimenti di dolore sono intensi. È così? Qualcuno è stato cattivo con te? Da dove il male ha origine avverto odio mandato verso di me. Siete voi! È questo il modo in cui trattate mio figlio?”

“Padre mio, hai capito, ora tu sai. Solo tu puoi aiutare i bambini. Puoi. Aiutali, Padre, aiutali, te ne prego”.

“Te ne faccio dono. Vuoi che ti aiuti a liberarti da questo triste stato?”“Non ne sono sicuro, Papà. Vorrei esserti più vicino nel tuo sonno”.Mentre parlavo nel mio stato di sonno, potevo sentirmi dire parole

paragonabili a carezze mentali. E nel mio dormire, lo vedevo dormire, ma senza sorriso sul suo viso. “Figlio mio, oh, quanto mi manchi. Noi siamo un continuum che non ha inizio e la fine è una traccia per quello che deve accadere, Danny, figlio mio adorato. Ho un’altra cosa da comunicarti: credo che in un mondo di menzogne, la Verità persiste e sopravvive e altrettanto, in un mondo di oscurità, la luce persiste e sopravvive. Mio adorato figlio, Daniel, quello che ho provato a rivelarti è vero. E questo porta direttamente nell’ETERNO, che è il tutto. E tu non puoi continuare a ritornare al PRIMA”.

“Grazie, Papà. Mi dai sempre il meglio di quello che sei e hai e conosci e senti e vedi”.

E, ancora all’interno del mio sogno, guardai e vidi un sorriso espandersi sul suo viso, e sapevo che aveva capito tutto, perché ora il suo viso raggiante fu soffuso di BRILLANTE LUCE BIANCA. Ma Daniel aveva bisogno di dire di più. E riprese: “Perché alcuni, Padre, desiderano così spesso la spietata

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astrazione dalla vita per soddisfare degli oscuri bisogni personali? Puoi dirmelo? So che riesci a vedere attraverso menti e corpi contorti. So che puoi farlo”.

La sua espressione prima triste, ora era rasserenata e limpida, non più bloccata da nebbia interiore come marionetta sospesa a fili inesistenti e circondata da falsi capelli d’angelo. Dovevo dirgli tutto, ma senza rimuovere quel poco di felicità alla quale ancora si aggrappava, con il bisogno quasi disperato di una fatiscente barricata auto-protettiva, nonostante fosse frutto dei suoi pensieri.

E così, nel nostro sogno, lo proteggevo standogli vicino, dandogli la piccola gioia che avevo conservato per un’occasione come quella; che in passato avevo serbato e nascosto, sapendo che un giorno avrei dovuto liberarmene passandola a lui, per aiutarlo a sostenere l’incommensurabile gioia della sua vita dopo la vita. E lo sentivo perfettamente vuoto e pronto a ricevere l’interezza di questo dono speciale e gli avrei dato di più e in nome del nostro amore incondizionato.

Non dovete sbagliare nel credere che la vita extraterrena - e l’amore - siano molto distanti dai tabù terrestri. Sulla scala evolutiva, l’amore - a prescindere dal suo stile, conta quanto l’amore per Se stessi. L’amore extraterreno non sa cosa siano l’amore sporco o proibito. E avrebbero dovuto saperlo - nel cercare di comprendere nuove sociologie e cosmogonie e nuovi sistemi di valori - che l’amore non ha un “genere”, non ha conseguenze, non ha un significato, questo, eccettuate le tribù arroganti, puritane e bigotte di Sol Tre. Le anime non hanno genere!

Sull’originale Sol Tre, la maggioranza, ma non tutte, delle singole tribù, costrinse alla clandestinità quelli a cui erano state attribuite false etichette. Quando iniziai a comprendere nel profondo la genesi primitiva di Sol Tre, ai fini dello studio e dei rapporti che dovevo presentare, mi sentii male per tutte le minoranze destinate ad essere perseguitate per sempre. E la questione sembrava ancora troppo complessa per essere messa a fuoco.

ESSI CHIESERO SE, ALMENO, STESSI IMPARANDO.

Oh, sì, sto imparando. La copertura nel mio incarico è che sto studiando le razze extraterrestri, come sapete, così che io possa negoziare con loro, che siete voi. È una buona copertura per uno scenario di primo contatto.

E PERCHÉ HAI USATO LA PAROLA “TABÙ?”

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Sembrava appropriata in quel momento. Avrei potuto usare in alternativa: proibito o sporco, o vietato o riservato o -

PERDONA L’INTERRUZIONE MA, COME DICONO GLI UMANI, “HAI RESO L’IDEA”.

No, non ho reso l’idea. Quello che potrei definire “razzismo” ha radici che stanno soffocando gli alberi del progresso in senso sociologico. Non solo esistono nazioni che odiano nazioni, ma anche differenze superficiali, quali la forma di un occhio, la quantità di melanina sulla pelle, la lingua parlata. E solo fare l’amore tra un uomo e una donna è considerato - come posso dire - normale.

PER GLI UMANI, QUELLA PAROLA NON SIGNIFICA NULLA. LORO LA RIDEFINISCONO CONTINUAMENTE.

E i cosiddetti pensatori tendono a negare lo stato in sé di questo normale che cercano di assecondare con tutte le loro forze -

CI DISPIACE INTERROMPERE, MA COSA NE È DELLE ALTRE RELAZIONI DA GENERE-A-GENERE?

Su questo punto mi trovo in difficoltà a presentare un rapporto -

CI DISPIACE INTERROMPERE DI NUOVO, MA TUO FRATELLO, L’ANON SA RA, AL MOMENTO RAPPRESENTA LA DIFESA NEL DIBATTITO CONCERNENTE L’ESISTENZA UMANA E TALI INFORMAZIONI DEVONO ESSERE PRESENTATE ALL’INTERO CONSIGLIO DEL DIRETTIVO. QUESTO NON È SEMPLICEMENTE UN CASO COMPLESSO, PIUTTOSTO È UN CASO DI COMPLESSITÀ. MOLTISSIMI “INTERESSI” SI INTERSECANO CON QUESTO SOL TRE. PER NOI RAPPRESENTA UN NOTEVOLE FASTIDIO.

Ne sono consapevole. Ma va considerato che, sotto determinate condizioni, o presso alcune tribù, l’amore tra lo stesso genere o viene perseguitato in modi anche terribili, oppure rientra nella normalità.

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E QUESTO, MIKA-EL, È PIÙ DIFFICILE DA COMPRENDERE.

Lo so. Voi considerate l’aspetto storico, rispetto a grandi uomini e donne nelle arti, nella politica, nella scienza. Non posso semplificare, ma posso dire che, se vengono danneggiati, diventano tutti molto pericolosi gli uni per gli altri.

ABBIAMO CERCATO DEI MODI PERCHÉ IMPARASSERO A PROTEGGERE I RECIPROCI INVOLUCRI. È UNA DELLE RAGIONI PER CUI ABBIAMO DATO LORO LA RELIGIONE.

Alcuni questo lo sanno, ma pensano che la vostra fu un’intrusione sin dal tempo in cui iniziaste e lanciaste la loro esistenza.

NON SI LAMENTEREBBERO SE NON LI AVESSIMO INVENTATI.

Molto bella! C’è il tuo zampino, Kolta, in questa frase! Loro (gli umani, NdT) credono - la maggior parte di loro - di essersi quasi inventati da soli... il poco rispetto che hanno l’uno per l’altro - lo stupro ad esempio - è pazzesco vederli violentare tra di loro e apparentemente senza motivo. Non hanno alcun rispetto per la vita, senza contare le loro contrapposizioni razziali e il modo in cui rifiutano fisicamente e spiritualmente stili di vita diversi e ogni altra differenza.

Kolta, ti ho riconosciuto fra queste voci. A dire il vero, vi riconosco uno per uno.

Gli umani purtroppo non colgono la meraviglia delle differenze. Seppure contraddittorie. Pensano che certi animali siano belli. Hanno animali domestici come cani e gatti. Ci sono fra loro, ovviamente, molti altri problemi, l’odio, l’avarizia, l’onore, il rispetto reciproco, la loro capacità di realizzare cose stupende, di amare… e che sia maschio e femmina, o femmina e femmina, o maschio e maschio, o multipli atti di promiscuità fra persone “eterogenee” e poi la demenza della pornografia, scabrosa e radicata e, con essa, il voyeurismo. Credo che al vostro livello sia molto difficile dire “aiutiamoli”. E al vostro livello, persino capirli.

Però gli innocenti, i bambini - sono loro che meritano una chance e possano ereditare un futuro sostenibile; loro non hanno colpa. Vi prego, pensate ai bambini.

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HAI INCONTRATO SEAN BRYCE?

Sì, ma non di recente. Non credo che la vita gli stia sorridendo e sì, è un eufemismo, ma c’è qualcosa lì, una specie di puzzle fiocamente illuminato, lontano dal grande disegno che ritengo fondamentale per gli obiettivi che mi sono posto. Ho usato la vostra energia per rafforzare e portare al potenziale più alto il Trattamento Portale, ma devo ancora sviluppare ulteriormente la componente telepatico-empatica, per aprirmi la strada all’uso totale della mente, per giungere a una singolarità interiore di visione.

Come al solito, è importante portare alla luce di tutto il mio essere quella specialissima visione interiore. Ho ricevuto - nel sonno - una visione criptica di Sean Bryce. C’è molto altro, ma in quest’area la mia visione non è ancora così chiara come avrei sperato.

LUI È UNO DI NOI.

Sean Bryce? Uno di noi? Uno di -

AVREMMO DOVUTO RENDERTENE PARTECIPE. NON SAPEVI CHE SUA MADRE ERA STATA SCELTA? SUA MADRE ERA STERILE, COSÌ LO CREAMMO NOI. PROTEGGILO E SII BUONO CON LUI, SE PUOI E NON PENSARE CHE TI STIAMO CHIEDENDO TROPPO. ABBIAMO DISCUSSO MOLTO SU QUANTA CONOSCENZA DI SEAN DOVESSE ESSERTI TRASMESSA. LA TUA VISIONE IN MERITO AI TUOI POTERI DI INTUIZIONE È CORRETTA. DEVI CAPIRE CHE UNA PARTE DELLA SUA COMPOSIZIONE GENETICA PROVENIVA DA TE – IN UN’OCCASIONE DURANTE LA TUA GIOVENTÙ ESTRAEMMO IL TUO SANGUE E LA TUA CARNE. TU SEI UNO DEI DUE DONATORI.

Chi era l’altro?

IL TUO ALTRO FRATELLO, L’ANON SA RA.

SA era l’altro?

SÌ, VOLEVA DIRTELO, MA HA PENSATO FOSSE PIÙ PRUDENTE ASPETTARE, VISTO CHE L’AFFLUSSO DI DATI VERSO DI TE ERA

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INGENTE E RAPIDO. AVREBBE POTUTO SOVRACCARICARE LA TUA RICOSTRUZIONE MENTALE. MA ORA CHE SAI DEVI ANDARE DA LUI. DEVI SOSTENERLO, PERCHÉ I COLTELLI DEI TRADITORI NON SONO LONTANI DA LUI NELLO SPAZIO-TEMPO. TI CHIEDIAMO DI DARE A SEAN, IL GIOVANE ALTARANO, PIÙ FORZA, PERCHÉ NE AVRÀ BISOGNO QUANDO RAGGIUNGERÀ IL SUO TEMPO DI DISSOLUZIONE.

Mi chiedete sempre troppo. Ma che Sean Bryce sia uno di noi - oh no! Perché lui è - oh Dio, perché? Se è vero che possiamo cambiare il futuro, allora, facciamolo! FACCIAMOLO! Come potete permettere che questo accada? Lui non immagina neppure di non avere origini umane.

NON C’È ALTERNATIVA POSSIBILE, MIKA-EL. DOVRÀ MORIRE PROTEGGENDOTI. DEVI SAPERE CHE CERTI AVVENIMENTI NON POSSONO ESSERE MODIFICATI. E CHE TU VOGLIA EVITARE QUESTA PERDITA È - COME DICONO I TERRESTRI - “FUORI DISCUSSIONE”.

Quindi la risposta è semplice. Darò la mia vita in cambio della sua. La sua vita non dovrà terminare. Lo ripeto, per mia decisione rinuncio alla mia vita in cambio della sua.

NON È UNA DECISIONE CHE SPETTA A TE PRENDERE. NON C’È VIA D’USCITA PER SEAN, È PERSEGUITATO A CASA SUA E A SCUOLA. UNA VOLTA HA PROVATO AD ARCHITETTARE LA SUA MORTE, PER METTERE FINE ALLA VITA DEL SUO INVOLUCRO. POTREBBE PROVARCI ANCORA. NON SOLO LO DEVI ASSISTERE AFFINCHÉ LUI ESTINGUA IL SUO DEBITO CON L’ETERNO, MA ANCHE NELL’ANDARE INCONTRO AL SUO DESTINO E AL TERMINE DELLA SUA ESISTENZA. INOLTRE DEVI IMPEDIRE CHE POSSA METTERE FINE ALLA SUA VITA CON LEGGEREZZA.

Non posso lasciarlo morire così, soprattutto senza che sappia la verità. Sean non sarà l’agnello sacrificale! E per quanto riguarda la sua morte, non posso permettere che questo accada. Devo provare a impedire la sua morte, anche se - come ho già detto - dovessi dare la mia vita in cambio della sua.

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MIKA-EL, NON C’È MODO CHE TU LO IMPEDISCA. ASCOLTA ATTENTAMENTE: TU PUOI IMPEDIRE CHE SI TOLGA LA VITA, PERCHÉ CI HA GIÀ PROVATO UNA VOLTA IN QUELLO SPAZIO-TEMPO SPECIALE RISERVATO A UN GESTO TANTO RARO E FUNESTO. QUELLO SPECIALE SPAZIO-TEMPO È PREDISPOSTO PER IL SUO ULTIMO ATTO, PERCHÉ È SCRITTO NEL LIBRO DELLA SUA FORZA VITALE. LUI SAPRÀ CHE LA LIBERAZIONE DELLA SUA ANIMA E QUINDI LA CESSAZIONE DELLA SUA VITA SARANNO VALSE A PROTEGGERE LA TUA VITA. E PORRÀ TERMINE ALLA SUA VITA COME ATTO DI SUA VOLONTÀ QUANDO SAPRÀ CHE LA DOVRÀ DARE IN CAMBIO DELLA TUA, A BENEFICIO DELLA TUA SOPRAVVIVENZA.

Mi state dicendo che non posso fare nulla per salvarlo? Allora io dichiaro che questa situazione mi provoca un immenso dolore. Sarete almeno in grado di dissuaderlo dal suicidarsi finché non lo vedrò?

POSSIAMO PENSARCI ATTRAVERSO LA NON-AZIONE, MA PER UN PERIODO LIMITATO DEL SUO SPAZIO-TEMPO.

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Capitolo Nove

Shock Temporaliovvero

Il Cibo Scarso per

la Fame Spirituale Diventerà Negativamente Abbondante

ovveroCome Contare le Benedizioni

senzaScorrette Aggiunte da Vuoti Occhi Speculari

TI SENTI SCORAGGIATO. È IL FATTO CHE IN TANTI STIANO PERDENDO IL LORO SPIRITO CHE TI SFINISCE?

Quella è la verità. Non posso produrre termine migliore da qui dentro, la mia mente, tanto seriamente offuscata - e tristemente - sapendo ora che in questo sistema solare esistono molte e diverse razze al di là del nostro ottuso mondo.

I TUOI PROSSIMI PENSIERI, MIKA-EL, VEDO. IL TUO PROSSIMO PENSIERO SENTO ED È FRAGOROSAMENTE SILENZIOSO.

Questo non è Buddhismo Zen.

È QUESTO CIÒ CHE AVVERTI DALLA MIA MENTE?

Molto di più.

CAPISCO.

No, tu capisci piccole parti che devono essere poste in un molto più grande quadro universale.

È UN VIAGGIO COMPLESSO ALL’INTERNO E ALL’ESTERNO DELLA TUA AMPIA-MENTE IN CELERE CRESCITA.

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(Non male per un alieno, ampia-mente. Tipicamente alieno. Ma anche per un Grigio? Non puoi distinguerne uno dall’altro. A me sembrano fra loro tutti uguali, sebbene alcuni dei miei amici siano alieni).

E dal pensiero che rimbalza avanti e indietro, stanotte scaturiranno pensieri mastodontici. Quello che si vede è “La struttura del Non Strutturato”. Città di cristallo su sfondo blu scuro in un giorno libero da nubi con due soli che splendono. Sono visibili. Facce, alcune riconoscibili, altre no, si muovono dentro e fuori dallo sfondo, facce che riflettono brillante luce bianca, che sorridono, che ammiccano, ma che portano stampate due cose certe, inquietudine e angoscia. E ci mancava il faccione in salute, ma corrucciato, del generale Robert Lewis - nella sua uniforme della U.S. Air Force, con le alette di comando, molta “macedonia di frutta” sulla sua giacca blu... rifulgono le tre stellette su ognuna delle spalline.

Che spettacolo! Primo piano delle ali da comandante, argento e una stella sopra il gallone, con un cerchio (cerchio?) attorno alla stella, parte dell’insegna e poi una ripresa ravvicinata degli occhi di Kolta, con dentro i riflessi di un “disco” schiantato. C’è una tristezza sconfinata sulla pelle da delfino delle sue labbra e nel movimento della sua testa da un lato all’altro e poi china il capo, ancora tristemente... e io penso, ma i miei pensieri si possono udire, ed è la mia voce, sembra e una lacrima solinga si fa strada dal mio occhio destro (Sono destrorso). E penso: quanto coraggio hai, il cavaliere più indomito, Kolta, che sei uscito vivo da quei terribili incidenti che gli ufologi (privati) continuano a dissotterrare - cosa ha detto in merito il generale Lewis - anzi, voglio dire Bob?

Bob dice: “Michael, stanno frustando un cavallo morto. Perché non escono da quel circolo vizioso? Non provano la benché minima pietà per quello che tanti militari hanno provato sin dall’inizio?”

“Di che si tratta, Bob?” (Come se non lo sapessi, Robert, come se...)“Lo sai. Il sentirsi inutili. L’impotenza, dovuta al sistematico declassamento

del potere militare, o a quello che abbiamo incorporato nei nostri sistemi di pensiero, e a sindromi da rifiuto. E ora non vogliamo accettare che perfino la nostra più avanzata tecnologia è primitiva se paragonata alla scienza extraterrestre - la ‘Nuova Fisica’ - e la loro simbiosi mentale o interfaccia con e dentro di essa, che a volte consente, se non altro, un po’ di fiducia negli strumenti fisici.

“E anche il nostro stato dell’arte”, continua il generale, “impallidisce al paragone, anche filosoficamente, con il loro incredibile interfacciare, che

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rivela cenni schematici delle loro cosmologie, la loro comprensione perfetta e completa della formazione dell’Universo e delle molte civiltà che si sono sviluppate in pura energia, e quindi, Michael, la manipolazione dell’energia mentale, un controllo delle cose che neanche riusciamo a sognare, oh, Dio, parliamo del serpente dell’umanità e di morsi alla mela della vita”.

Il generale Robert Lewis fece una pausa, come se cercasse qualcosa per terminare il discorso, per mettere un nastro sul pacchetto di tutte quelle cose straordinarie. Ma insieme alla sua tristezza emergeva il brillio di un contrappunto, una strana gioia che lui stesso stentava a comprendere.

“Sì, Bob, difficile immaginare una razza che faccia a meno di strumenti fisici”.

Avrebbe potuto scegliere di piangere, ma sembrava che un sorriso dispettoso affiorasse sulle sue labbra. “Michael, si tratta solo della capacità di prendere una quantità di energia, farla danzare al loro ritmo, metterla da qualche parte e modellandola in un qualsiasi tipo di materia che hanno prestabilito”.

“Bob, gli ufologi del settore (privato) non capiscono come un comandante militare, una volta che inizia a scoprire, possa diventare così dannatamente depresso -”

“E dire - che menzogna! - che siamo la nazione più potente della Terra, oh - come se fosse vero -”

“Lo so, Bob, dobbiamo aiutarci vicendevolmente, ma anche iniziare a lavorare insieme. Gettare ponti fra diversi elementi in questo governo a compartimenti. Bob, come credi che mi senta? Il team di punta della nostra struttura deve rispondere a un insieme di obiettivi e di missioni, delle quali la più importante è la ripresa delle trattative con le EBE e, nel contempo, un’altra struttura, i cui intenti sembrano in rotta di collisione con le nostre direttive di missione e i nostri obiettivi, ci sta danneggiando mediante armamenti avanzati del sistema S.D.I. impiegati contro il loro TRASDUTTORI, per abbatterli, farli precipitare e sparare addosso a quegli stessi esseri che si fidano di noi”.

“Concordo, Bob. Non possiamo che sentirci a pezzi, frustrati e disillusi e forse, in senso biblico, sperduti in un mare di guai. Potrebbe rivelarsi il peggiore incubo della nostra vita”.

Il Generale - nonostante quattro decadi di shock - cominciò a perdere quel po’ di colore che gli era rimasto in viso. I suoi occhi erano quelli di un uomo che sapeva qualcosa, ma non aveva alcun potere. E, per un militare, questo era il peggiore degli scenari possibili. La mia ultima frase aveva scosso malamente l’ultima colonna che sorreggeva un sistema di valori indebolito e il Generale ora soffriva in un consistente numero di modi gli scossoni e i tremiti di una

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strana nuova conoscenza e di una scienza non terrestre che appariva andare ben oltre un futuro a malapena immaginabile.

Forse, un giorno, lo sguardo dell’uomo potrà superare il confine che a fatica separa l’ipotesi dalla realtà, oppure, mentre l’uomo cercherà ancora di semplificare i suoi sistemi teorici, reciderà e resetterà la parola immaginato e vedrà chiaramente al di là. Per ottenerlo, l’uomo deve rimuovere l’aureola alla scienza. Questo è fattibile anche con gli amici immaginari? Togliendo “immaginari”, si potrebbe aggiungere quella realtà così malamente voluta per rimuovere la negazione sistematica, quindi essi diverrebbero gli “amici” che, dall’inizio dei tempi, diventano reali come sono sempre stati.

“Michael” disse Bob in tono triste, ma anche appagato. “Ho un sacco di scartoffie su cui lavorare. Se per te va bene, se mi cerchi, sarò nel mio ufficio. Appena finisco di lavorare ti faccio uno squillo per avvisarti che sto arrivando nel tuo ufficio – ovvio, solo se per te va bene”.

“Sì, va bene, Bob. Torna quando avrai finito. Abbiamo ancora cose di cui parlare”.

“Va bene. A fra poco”. E lasciò il mio ufficio a passo quasi allegro. A piccoli balzi.

Il primo giorno di scuola dei Grigi per me consistette nell’insegnare a questo ragazzino stupido - a te, caro Michael Wolf - che là fuori potevano esserci fondali e scenari pieni di luci e fantasmagorici e fonti di ispirazione, ma senza mai dimenticare che esistono dentro di te visioni gloriose e illimitate e che devi guardare dentro di te per trovarle. In effetti puoi avere tutte le scene esterne più epiche e valorose - ma senza la visione interna - le scene esterne più epiche non bastano a creare un grande film godibile per tutti, un magnifico romanzo o un memorabile dramma teatrale. Bisogna equilibrare, come umilmente si faceva una volta, l’esteriorità artistica nella sua forma elitaria con la visione interna, la nobile e vera grandezza.

L’interiore... già. Anche se i panorami mozzafiato là fuori non mancano, a valere di più sono ancora le visioni interiori...

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Capitolo Dieci

Il Nucleo Astratto dell’Essenza CheNon si Può Spostare Facilmente

ovveroLa Centrale Energetica della Strada Illuminata Internamente

ovveroLa Luce Intensa Usata per Tecniche

di Sopravvivenza nell’Oscurità ovvero

I Cerchi Sono Mandala eIncludono il Vuoto

Il Vuoto è sempre un cerchio, e il Vuoto è equilibrio, e l’equilibrio è armonia. L’umanità intera ha impressi questi potenti simboli nella sua memoria più antica.

“Dentro di me so di poter contare completamente sui miei ricordi genetici”.“Come quando tu parli dei bisogni dei bambini, Michael -”E ora c’era un altro “Michael” che interloquiva con me. “Scusa se mi

intrometto. Sono i bambini o i nostri bambini?”E risposi: “Domanda pertinente, Michael: sono i nostri bambini. Sono i

bambini dell’Umanità. Contando solo gli orfani del Vietnam - l’ultimo dato che ho risale a molto tempo fa - erano più di 50.000. Potrebbe essere anche un milione.

Fissò con i suoi occhi scuri i miei occhi scuri. “Sono i bambini del mondo e il mondo va guarito, affinché possa ospitare, nutrire, amare ed educare i più piccoli”.

“È giusto, Michael”. Dissi, con un tono che conosceva molto bene. “Ogni bambino appartiene a tutti, come hai sempre sostenuto negli anni passati. Ma a noi non bastano accordi di comodo per curare un mondo assassinato dai suoi stessi abitanti”.2 ANON SA RA, moderatore e Presidente del Consiglio Direttivo del COLLET-TIVO, un’Alleanza di Pianeti. Il punto di riferimento del COLLETTIVO era la mia casa, ovvero Altara, il quarto pianeta dal sole chiamato Altair, la stella variabile doppia molto brillante nella costellazione dell’Aquila, a 15.7 anni luce dalla Terra, con il doppio Sol, come due soli, e come Altara o Altair Quattro, che possiedono due lune, Alta Uno e Alta Due (due soli durante il giorno, due lune durante la notte).

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Quindi il secondo Michael esordì: “Che ne diresti di un aiuto esterno? Non stai cercando tale assistenza?”

“Come lo hai saputo, Michael?”“Michael, ho licenziato il mio manager – te lo ricordi, vero? Non aveva

mai preso sul serio la mia dedizione nei confronti dei bambini. E quella spessa nuvola di fumo di sigaro che avvolgeva la sua testa obesa, creava sempre un muro tra noi. Si diceva mio partner e magari lo era anche, ma ho dovuto liberarmene. Per lui non contava che avessi a cuore il destino del mondo e dei suoi bambini”.

“Lo so, Michael, deve essere stato un dolore per te. E pensare che diceva di essere tuo amico. Come era possibile che non ti appoggiasse minimamente se era davvero tuo amico”.

“Non lo ha fatto. Si è fatto prendere dal denaro, non dalla mia causa. Mi è dispiaciuto doverlo licenziare. Cos’altro potevo fare? Interpretava il mio impegno solo come una trovata pubblicitaria”.

“E ormai, Michael, non esistono ambienti sani dove i bambini possano essere loro stessi”.

“Lo so, ma forse con i tuoi contatti si potrebbe fare qualcosa”.“Come sai dei miei contatti?”“So come ottenere informazioni e le pago. Ti dà fastidio questo?”“Ovviamente no. Il tuo scopo era aiutare i bambini. Come potevo fartene

una colpa?”“Sono felice che tu mi capisca. Ci sono milioni di persone che non mi

capiscono”.“Lo so, Michael, io guardo al di là di quello che fai e di quello che sei e

odio le malelingue”.“Ma c’è da aspettarselo”.“Però fa sempre male”.“Aiuta avere un amico come te”.“È un onore per me, Michael”.“Anche per me, Michael”.E fu così che scoprimmo di essere orgogliosi l’uno dell’altro. E che avrei

dato tutto per sostenere la sua causa. E che a nessuno avrei spifferato mai qualcosa della sua vita.

Non potrei mai ferire una persona così sincera. Né oggi né mai.

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Capitolo Undici

Ulteriori Interazioni con i Capi dei Gruppi di Appoggioovvero

La Lealtà di Quelli Sospettati di Non Essere Fedeliovvero

Costanza e Obbedienza e Dedizioneovvero

Non Circondare Te Stesso con Te stesso finché Non Vedi La Luce che ti Appartiene

Avevamo appena visto un nuovo apparecchio per le comunicazioni speciali situato in una sezione dell’Essex controllata dal governo. Era Luke a guidare durante il nostro viaggio dall’Essex a Londra. “Ti prego di credere a tutto quello che ti ho detto, Michael”.

“Sì. Le tue parole mi sono di conforto, hanno un significato profondo, che va oltre la semplice eloquenza. Alla fine dovrò andare, lo sai. E forse dove altri non possono ancora avventurarsi”.

“Se credi, terrò la bocca chiusa”.“Lo apprezzo”, dissi cercando di essere gentile. “Ora la fiducia è ricambiata”.“Oh, Michael. La mia fiducia è illimitata. Sarò sempre al tuo fianco, non

importa dove sei o dove vorrai andare”.“Affronteresti le mie paure con me?”Ci pensò su un istante e disse: “In ordine di priorità, io sono tuo amico e

poi consulente di fiducia e non ti tradirò mai”.“Anche se c’è quel memorandum sulla mia scrivania?”“Sei anche preveggente. Probabilmente lo presenterò, ma per tuo conto.

Non sarò il tuo Giuda. I miei amici immaginari non erano immaginari, così come non lo erano i tuoi”.

“Lascia che te lo dica, Luke. Per fare un po’ di bene, a volte bisogna fare un po’ di male. E ricorda - per poco non scoppiai a ridere nel dirglielo - ovunque tu vada, sei già arrivato”.

La battuta fece effetto, ad entrambi. “Oh Michael, avverto ancora della tristezza in te. Che posso fare per

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risollevarti un po’ il morale?”“Questo non è per Wolf, Luke”, dissi, chiamandomi “Wolf” come facevo

ogni tanto. “Qualcuno si sta divertendo. Dammi una mano a superare questa giornataccia”.

“Michael, non penso sia la sera migliore per il briefing. Lo facciamo slittare?”

“Sta a te, Luke. Sei Tu il campeggiatore triste, adesso. Certo, non è il campo estivo con i proiettili di vernice. E voglia Iddio che ritrovi il sentiero”.

“Lo spero ardentemente, Michael”.“Sembra assurdo, ma prima di perdere la testa del tutto, scruterò sino

nei recessi più bui per trovare il colpevole o i colpevoli per tutti gli anni di tradimenti ai danni delle EBE. Luke, più faccio rapporti, meno so come negoziare e dialogare con i nostri visitatori”.

“Ma io ti vedo in qualche modo legato a loro”.“Non più di qualunque umano che abbia una memoria genetica”. Mi resi

conto di non essere stato del tutto onesto con il dottor Bryce e dissi: “Non volevo dire questo, quanto piuttosto affermare che per gli umani è possibile risalire alla memoria reale unendo l’azione alle idee. Gli umani devono trovare le energie necessarie a riappropriarsi della propria spiritualità, e poi avere assoluta consapevolezza di quanto lo spirito sia importante, sin quando non vivranno esclusivamente nella luce. Riesci a capire quello che sto provando in questo modo così debole e inefficace a fare entrare nel tuo cuore?”

“Michael, tu sei tutto l’opposto dell’inettitudine. Da quando ti conosco, dalle tue prime conferenze, la passione che metti in ogni cosa mi ha sempre commosso e poi riesco quasi a vedere con i tuoi occhi, ad avere la tua stessa visuale e capire che il principio della ragione del più forte è tragicamente sbagliato. So che, se dipendesse da te, saresti in grado di guarire il mondo intero –“

“Aiuterei piuttosto i bambini ad ereditare un mondo migliore. Scusa se mi sono permesso di completare il punto che hai fatto”.

Luke fece una pausa, quindi disse: “Michael, questo resterà fra noi e non ne parlerò a nessuno, ma loro sono nostri amici. Loro sono la nostra famiglia. Lo so perché me lo hanno detto e mi hanno chiesto di proteggerti, per così dire”.

“Stai vegliando su di me, quindi?”“Faccio del mio meglio. Mi spingerei all’estremo di tradire il mio governo

se sapessi con ciò di contribuire alla pace e, come hai detto tu, a dare un futuro

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ai bambini, al mio stesso bambino e a qualsiasi altro bambino che se potessi farei entrare nella mia famiglia. Voglio che i miei bambini abbiano dei figli, Michael, voglio che loro crescano in un mondo in cui non devono lottare per respirare e vedere e sapere e sentire l’amorevolezza di un pianeta che tu e loro chiamate Terra”.

Mi chiedevo come la sua progenie avrebbe potuto crescere, visto che con sua moglie c’erano dei problemi e l’unico figlio che avevano, Sean, per me era un vero mistero. Luke e la moglie si respingevano, ma avrei tenuto per me i miei pensieri, in attesa… poi vedremo.

“Mi parlano degli obiettivi della nostra missione - Oh, Dio, Luke, i nostri due governi e i loro ordigni della S.D.I. (lo “scudo spaziale”, NdT.) sparati contro i TRASDUTTORI dei visitatori mentre fra gli obiettivi primari delle missioni Alphacom Team spicca il trovare degli accordi con loro! Cosa diavolo è questo orrore, Luke?”

“Un dualismo che non riesco a digerire. Si dice che nelle enormi burocrazie governative la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra. Chiudono stupidamente tutto in compartimenti stagni e la comunicazione, sempre che ci sia, tra tutte le agenzie supersegrete è azzerata. Ecco il paradosso. Tecnocrati che corrono da una parte all’altra senza incontrarsi mai. E le pastoie che favoriscono la sindrome del tira e molla, come mi piace chiamarla”.

“Hai colto nel segno di uno dei problemi principali. E tutti quei militari buffoni che finalmente si rendono conto della loro reale impotenza”. Lo pensai per un momento, in attesa di qualcosa di realmente ispirato da dire, ma quello che ispirò la mia bocca fu questo: “Immaginati il vero problema, Luke, se un generale innamorato del proprio potere si svegliasse un bel giorno scoprendo di non avere assolutamente potere e che ci sono visitatori extraterrestri che, muovendo un dito, o il pensiero di un pensiero in azione, possono neutralizzare e liofilizzare ogni potere sulla Terra!”

“Dovresti saperlo. Perché non lo fanno? Perché non fermano tutte le guerre?”

“Potrebbe dipendere da una sorta di Prima Direttiva di non interferenza, come in Star Trek, secondo la quale gli umani si opporrebbero a qualsiasi pace imposta. Sì, molti potenti su questo pianeta si opporrebbero a un intervento del genere, pur desiderandolo, perché non lo avrebbero fatto di loro spontanea volontà, ma per un’imposizione. Questo rappresenterebbe un approccio totalmente diverso rispetto al motivo per cui sono state usati armamenti S.D.I. contro di loro. Forse stanno usando strumentalmente l’Alphacom Team, per

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svuotarlo di potere e renderlo una fasulla agenzia guida”.“Devo ammetterlo, Michael, questo pensiero mi ha attraversato il cervello

non una, due, tre, ma almeno quattrocento fottutissime volte”.E scoppiammo a ridere, stemperando la tensione. Ma io guardavo... e

aspettavo.

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Capitolo Dodici

Lunga Conversazione conMio Fratello, il Principe2

Il più bello dei mondi, casa mia e, una volta vista, nessuno - se ha un cuore che gli batte in petto - potrebbe resistere all’impulso di tornare a casa, nella terra più incantevole di tutte: la mia bella e dolce Altara.

La mia vera casa, Altara, aveva due lune e due soli (a dire il vero, un doppio sole molto brillante), proprio come in quello splendido sogno tante volte vissuto. L’atmosfera era pura e fine e sublime e le città elevate, in equilibrio su onde gravitazionali prodotte artificialmente e atmosfera controllata. Un clima privo di turbolenze e rivolgimenti, rispetto a quanto gli EXTRAMONDO hanno dovuto sopportare e temere durante il loro soggiorno sulla Terra. Il clima di Sol Tre non era controllato e i TRASDUTTORI fluttuavano precariamente, usando le onde di gravità A per attraversare le condizioni meteorologiche da incubo della Terra, come un tappo di sughero su acqua vorticosamente caricata di odio.

E così i Catchers of Heaven devono aver pensato che fosse molto importante continuare a interagire con i Terrestri che avevano creato, molto tempo prima che fossero finalmente scritti i calendari umani. E gli EXTRAMONDO camminarono sulla Terra, anche prima dell’U MANO e della U MANA, ancora prima dell’Adamo e dell’Eva, che loro avevano creato geneticamente per un Dio a loro noto come L’ETERNO. Mentre Luke continuava, la voce di mio fratello era nella mia mente e fu allora che sentii le sue lacrime, era triste, era una parte della mia vita e io ero parte della sua. E mi mancava e le parole non potevano nemmeno avvicinarsi a una descrizione di quel sentimento. E neppure potevano racchiudere e contenere la mia tristezza per la morte di mia moglie, di mio figlio e del bambino mai nato che morì con lei nel suo ventre quel terribile giorno di Natale. E mio fratello, SA, sapeva del mio dolore. E io sapevo del suo. Perché l’uno sapeva cosa c’era nel cuore dell’altro. Perché entrambi eravamo anche Altarani, vivendo in perpetuo, la nostra essenza, la nostra eternità.

UN TEMPO RIDEVAMO. UN TEMPO PIANGEVAMO. SAI CHE HO BISOGNO DI TE, MIKA-EL?

Lo so, SA.

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HO BISOGNO DI TE, FRATELLO MIO. TU SEI UN PRINCIPE, COME ME.

Non ricominciare. Sarò con te in un battito di ciglia. Aspettami. Sii paziente nella tua attesa, SA. Il nostro progetto ibrido è stato frainteso. Ti prego, usa la pazienza. C’è ancora tanto da fare.

COME POSSO NON FARLO, AMATO FRATELLO?

Come dici tu, il momento si avvicina presto. Ti troverò. Dietro la porta aperta c’è la strada che porta a te, SA, mio indomito principe della speranza.

VORREI CHE SAPESSI, MIKA-EL, CHE SOFFRO IL DOLORE DEGLI IMPAZIENTI.

Allora chiedi e se ti è concesso, prendi più forza dagli antichi. Loro permetteranno che sia così.

HO PROVATO, MA IO PRENDO E PRENDO ED È RIMASTO POCO.

E tu, SA, che mi hai insegnato così tanto. SA, mio caro, devi fidarti di me totalmente, completamente, interamente, nelle misure universali dell’equilibrio delL’ETERNO.

MA MIKA-EL, DOVREI ESSERE IO A DIRLO A TE. HAI OTTENUTO STRAORDINARI RISULTATI, SUPERIORI AD OGNI NOSTRA ASPETTATIVA, DAL TUO BREVE VIAGGIO VERSO IL COMPRENDERE LA GENESI PRIMITIVA. SONO COSÌ FIERO DI TE, FRATELLO MIO, PERCHÉ TI SEI GUADAGNATO UN POSTO NEL DIRETTIVO, UN POSTO VACANTE AL MIO FIANCO, PRONTO AD ACCOGLIERTI CON FIDUCIA E AUDACIA AL TUO ARRIVO.

Da parte mia ti prometto, SA, con tutto me stesso, che sarò lì il prima possibile.

MIKA-EL, PER RIVERIRTI E AMARTI E ONORARTI, E

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RICORDARE LE GOCCE DI PIOGGIA CON TE, FRATELLO MIO.

Sì, le gocce di pioggia con mio fratello, Principe (ANON) SA RA di Altara, la nostra dimora. Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno per nutrire la mia anima così affamata. Almeno l’anima affamata di questo Altarano.

Perché la primavera è la migliore delle mie quattro stagioni.

MIKA-EL, RILASSA LA MENTE COSÌ CHE TU POSSA RIPOSARE E TROVARE I CHIARI SIGNIFICATI DI CUI SEI ASSETATO CON UNA TALE POTENTE CONCUPISCENZA. LE PORTE DI CASA SONO SPALANCATE PER TE. LE PORTE, CHE HANNO UNA LORO VITA PROPRIA, SI APRONO PER ACCOGLIERE TUTTO DI TE. IL TUTTO È LÌ, EPPURE DIFFICILE DA TROVARE DA UN POSTO COSÌ LONTANO QUALE QUELLO IN CUI TI TROVI IN QUESTO MOMENTO. MA NOI TUTTI VEDIAMO IN TE LA MENTE DI BIANCA LUCE BRILLANTE. SCONNETTI LA TUA MENTE.

Con un sorso, nella mia mente, berrò tutte le acque del nostro mondo natale e ti ricorderò SA, fratello mio, e ricorderò totalmente.

TOTALMENTE MI MANCA IL TEMPO CHE PASSAVAMO INSIEME.

Quello che segue lo scrivo per te, SA.

TI PREGO, DILLO A QUESTA MIA MENTE.

Lo dico. Ecco:

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Io adoro mio fratello. Come ci si sente ad essere adorati?Ma io non posso trovare abbastanza aggettivi, né per limitare néqualificare né aggiungere alcun limite ainomi.

È DAVVERO LA TUA CANZONE, MIKA-EL, E MI RIEMPIE DI UNA GIOIA TALMENTE IMMENSA CHE NON È POSSIBILE QUANTIFICARE.

Caro fratello mio genetico, carne conforme alla mia carne, amatissimo SA, assistimi nel mio rimpianto, nel farlo senza sprecare le lacrime. Permetti che accada, nonostante il tuo differenziale di anni luce. Ogni giorno di pioggia, i miei pensieri ritornano a quando eravamo a casa, anticipando raggi di luce, caldi temporali pervasi da infiniti arcobaleni di colore. Tu mi hai preso una parte di vita, SA. Era per assicurare il mio ritorno?

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CERTO CHE LO ERA!

E la nostra fiducia reciproca, oh, era una parte talmente vasta della nostra fratellanza mistica, straordinaria alleanza di sangue. Sono così tanti gli aspetti nati dalla nostra consanguineità, così tanti per me da ricordare e provare a rivedere, finché io verrò da te,e tu da me.

CARO FRATELLO, ADAGIA LA TUA MENTE. È LÌ, MIKA-EL, È SOLO DIFFICILE DA TROVARE. ARRIVERÀ PRESTO IL MOMENTO IN CUI CORREREMO INSIEME NEI CAMPI DELLA NOSTRA CASA, CORRENDO ANTICIPANDO LA PIOGGIA.

Ricordo. Oh, SA, non resisto, voglio tornare a casa. Sono solo quindici punto sette anni luce e anche meno del battito di ciglia dei tuoi amabili occhi. Ma qui, in questa sfera di violenza e odio priva di ogni senso, io sono la creatura senza forma od ombra. Il pozzo dei desideri si è allontanato da me, perché lo avevo svuotato troppo velocemente. Eppure, per me, SA, non esiste pensare, né riflettere; è la perfezione del vuoto, ma nel vuoto qualcosa si muove, seguendo un nuovo corso che devo ancora apprendere, comprendere, scoprire e distinguere, e - sì - penetrarlo. E nel tempo in cui soffro la tua mancanza, io scopro tutte le conoscibili scuole segrete. Posso dire che nulla mi deve il vivo passato, ma io cercherò di riacquisirlo, recuperarlo, ritrovarlo, ricatturarlo, rimpossessarmene prima che un altro gruppo di mani lo porti via dalla mia vista interiore. Per ottenerlo per te e per me, per essere, per vedere. I miei occhi possono sentire e le mie orecchie possono vedere, ma non posso aggrapparmici con queste mani imperfette.

DOLCE MIKA-EL, CI SONO VOLTE IN CUI SEMBRA CHE IO SIA PRIVO DI SENNO. MI AFFRETTO VERSO LE USCITE DEL

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CONSIGLIO DIRETTIVO, CONVINTO DI SAPERTI ACCANTO A ME NELLE MIE SCELTE. SCOPRENDO POI CHE NON CI SEI, CHE HO FATTO LA SCELTA SBAGLIATA.

No. Non mi lasciare adesso. “Ti prego” è la mia supplica per avere BIANCA LUCE BRILLANTE.

La voce di mio fratello e l’immagine interiore erano svanite. Ed ero nuovamente da solo con me stesso e con Luke Bryce.

“Come sta tua moglie? Come si chiama? Scusami, sono pessimo con i nomi. Le troppe cose che ho in testa tolgono spazio ai nomi”.

“Clarice. Ti manda i suoi saluti”. “Sì, mi siete mancati, Clarice, tu e vostro figlio… e come si chiama?” Ma

io sapevo il suo nome. Io dovevo sapere il suo nome!” “Si chiama Sean. Facciamo un salto a casa e ceniamo con loro?”“Mi piacerebbe, ma non ci è concesso il lusso del tempo in questa missione.

E preferirei che non vengano coinvolti. E poi, non li abbiamo avvertiti”. “Sono d’accordo con te, Michael. Continuiamo”.“Sì, va bene”. Dissi, anche se avrei preferito una sosta e vedere sua moglie

e il bambino. C’era un tempo inglese e una pioggia sottile richiedeva il tergicristallo.

“Prendo un biglietto sostitutivo causa pioggia. Un penoso gioco di parole…”.

Che invece ci fece ridere di gusto e sembrò mitigare le ultime tensioni che ancora potevano dividerci.

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Capitolo Tredici

Io Penso Che Ci sia Qualcuno Che Vive Dentro di Meovvero

Il Dottor Luke Bryce e Wolf Continuano il LoroViaggio nell’Automobile del Dottor Bryce

ovveroIl Cavaliere Errante, Vagante

Farà la Magiaper Renderlo Reale.

Proseguendo il nostro viaggio ci assicurammo che altri capi delle squadre d’appoggio ci potessero incontrare all’aeroporto Heathrow, o che partissero entro novantasei ore per poi riunirci negli States.

Il dottor Bryce e il dottor Wolf si fermarono in uno di quei centri di Comunicazione Britannici “ultra-segreti” e Luke contattò gli altri per verificare i loro tempi di viaggio.

Avevamo un lusso adesso: del tempo.

“Come ti posso aiutare, Michael?”“Come posso aiutarmi?”“Sei di umore mutevole?”“Sempre. Il nuovo Presidente Americano mi vuole come suo dannato

Consulente della Sicurezza Nazionale”.

INSERTO, SPECIALE: Non guarda davanti né dietro. Lui diventa lo scrittore di complotti, ma ben presto non riesce più a vederne. Questa è la cospirazione sconosciuta dell’uomo razionale. La visione periferica non deve mai andare persa, ma se accade, si dovrà, in parte, a un danno della visione totale. Una ferita che deve essere cauterizzata. Se non curata, non si può ricorrere alla creatività.

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Capitolo Quattordici

Noi Tutti Viviamo in uno Stato di Sovrapposizioneovvero

Dualismo Onda-Particella ovvero

Noi siamo il Suo Sogno e Lui è il Nostro Sognoe

Sono arrivati per Spiegare la Nostra Posizione e la Loro

A.A., una contrapposizione a B.C. e A.D. A.A. sta per After the Arrival (dopo l’arrivo, NdT). siamo involontariamente entrati nel riferimento di tempo noto come A.A. After the Arrival of the Catchers of Heaven.

Appropriazione indebita di percezione o comprensione di eventi che avvengono in stato di sovrapposizione, o cecità, indicando le specie preoccupate e incapaci di vedere, giudicare, valutare, o appropriarsi, in ogni senso delle parole. Loro (le “specie adattabili”) sono state lasciate fuori, quando il nuovo tempo - il tempo fisico - è stato alterato e curvato, stavolta visibile e mostrando una propria immagine speculare. Lo specchio manifesto.

Lo specchio manifesto è lo spazio-tempo, con tutte le quattro dimensioni (veramente sei o più), i punti delle quali sono eventi (subito prima di arrivare all’orizzonte degli eventi).

E voi dite che non riuscite a capire i Crop Circles che si manifestano nel mondo?

Oh, Dio! Sì! Sono mandala di complessità crescente - come proteste contro il crescente, complesso inquinamento della Terra. O dovrei dire, un aumento nel complesso modo in cui l’uomo sta uccidendo questo pianeta? O dovrei dire, in questo contesto, la rimozione di un possibile futuro per i bambini?

E sono costretto a dire anche questo. Se volessimo comunicare con una razza al di là del nostro mondo, e avessimo capito che sono intelligenti, non useremmo la matematica per inviare un messaggio? Un linguaggio universale?

Io quasi - io quasi - Oh Dio! Sì! Io capisco! Sì! Sono d’accordo!Bene! Adesso cosa faremo a questo proposito?Sigma Omicron Sigma (SOS). Sigma Omicron Sigma (AIUTO!)

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Capitolo Quindici

Ordini del Giorno, Mandala, Crop Circlese Altre Coincidenze non Così Casuali

ela Profonda Conoscenza di Daniel di Ciò che Non È Imparabile

Dissolviamoci nel volto di Charley Lightman, come se fosse in qualche modo trasparente, tranne che nei lineamenti, ma noi vediamo, oltre il viso di Charley, il volto ben definito di Daniel Wolf, ed essi hanno forma, capelli, occhi, naso, bocca e soprattutto le labbra e la struttura degli zigomi in comune - potrebbero essere gemelli monozigoti, le differenze si noterebbero solo negli scatti di una macchina fotografica. Differenze minimali. Ma è la voce di Daniel che udiamo leggere (alla fin fine) le sue stesse parole ed è inconfondibile.

Nel viso di Daniel, sotto la trasparenza di Charley, c’è una brillante luce bianca, ma la sua fonte è il volto di Daniel. Splende di intenso biancore, ma da dentro - e non ferisce gli occhi.

Il viso di Daniel non riflette la luce come gli altri. C’è una potente luce dall’interno, come appena detto ma, dopo un lampo di tempo, inizia a tremolare e quando la voce di Daniel completa le parole, la sua faccia svanisce, come una luce fluorescente che si accende e si estingue, per poi lasciare vedere solo il volto di Charley Lightman.

Quindi dissolviamo in una sola e solitaria nube nell’aria, fluttuante e vaporosa e bianca che si staglia sul blu scuro e il blu scuro è il colore degli occhi di Sean Bryce, altra dissolvenza negli occhi di Sean Bryce, che risaltano del loro blu scuro. Lacrime scendono da entrambi e riflettono le immagini - brevi, di Sean sul letto, a casa e nella sua stanza, con uno sguardo assai triste - una specie di gioco di scatole cinesi, una scatola dentro una scatola, dentro una scatola, dentro... essere anche un simbolo della troppo lunga e terribile natura di un’avvilita vita alienata, che è quella di Sean e di tanti altri (inclusa quella di Wolf ).

E ora dissolvenza in nero e, da quel nero, immanente per pochi secondi, sentiamo Wolf che parla di suo figlio, Daniel:

“Mio figlio, Daniel M. Wolf, non ha mai creduto alle coincidenze e spesso mi diceva che il caso non esiste, visto che tutte le cose che avevano mosso la sua

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mente e la sua vita sembravano tratteggiare un disegno personale realizzato ed effettivo. Fatti e pensieri come questi si potrebbero percepire come mistici, ma Daniel ha sempre visto il mondo come uno degli elementi costitutivi progettati nel quadro universale. Questo, va da sé, si applica a tutto l’Universo e a tutti i multiformi sistemi di vita al suo interno. Ciò che maggiormente addolorava Daniel era il vedere una specie estinguersi. Per Daniel la massima bellezza risiedeva nelle variegate manifestazioni della natura.

E qui è dove Daniel inizia a leggere il suo lavoro:

Da qui io vedo che in principio, al formarsi dell’Universo, quando il tempo non aveva ancora avuto inizio, guardare avanti e indietro erano la stessa cosa. Così era all’inizio, così sarà sempre; l’umanità non ha ancora capito questo principio sul quale si deve reggere la nuova scienza, pertanto non può affermare che l’Universo sia in decadimento. L’unico esperimento che potrebbe confermare la teoria dell’Universo-in-decadimento, dovrebbe dimostrare il decadimento dei protoni. In grandi laboratori sotterranei, l’uomo sta provando a tracciare il decadimento dei protoni e, sebbene i raggi cosmici possano compromettere l’esperimento, gli scienziati hanno potuto monitorare il decadimento dei raggi cosmici, anche nelle viscere della Terra. Ciò nonostante, per provare che l’Universo è in decadimento, gli scienziati che santificano la scienza - devono ancora provare il decadimento dei protoni.E inoltre non va trascurato il fatto che la scienza è solo una delle due facce della medaglia, ovvero un sistema simmetrico e bilanciato; Dio non gioca a dadi. La faccia opposta alla scienza è spirituale, filosofica, il mistero, e non enigmatico per sempre. E qui, in questo mio versante mentale, ho imparato (grazie all’uomo dal quale ho appreso che molteplici sono le vie per la verità e, se un lettore non ha capito di chi sto parlando, farebbe meglio a smettere di leggere, oppure a tornare a “scuola”, o a generare un figlio al quale insegnare che la sua anima...). Allora, ho imparato che esistono isole in cui il sogno è sovrano ed esseri con la pelle grigia, che illuminano i sentieri cosicché io non smarrisca la via per la mia meta. Ben venga il cambiamento, non vogliamo liberarci dei malvagi? È necessario controllare le azioni umane per bloccare la spirale della violenza. Quindi degli “esseri” devono essere presenti in ogni zona

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nevralgica per rendere più sicuro un settore selezionato, impedendo che il “ciclo della violenza” abbia nuovamente inizio. Questo, ovviamente, significherebbe che in molti settori interessati possano intervenire dei “controllori” per portare avanti tale piano per la pace globale. Inoltre, le nazioni, ovvero le tribù del pianeta, dovrebbero essere riunite in una struttura sovranazionale, o in un villaggio globale, in cui rappresentanti eletti facciano rispettare le necessarie garanzie. Noi qui - su questa Terra - non abbiamo più tempo. Devo sperare la speranza dei disperati, che è la seguente: se tu recepisci il messaggio e trasmetti esattamente lo stesso messaggio a un’altra persona, che a sua volta lo trasmette ad altri... se tale messaggio - in totale purezza e sincerità - si diffonde, allora il tempo necessario perché tutti lo possano ricevere non sarà lungo. Ognuno di noi deve poterlo ricevere e credere al messaggio, non al messaggero.

E ora finiamo con una lenta dissolvenza su quello che segue:

INSERTO SPECIALE:Per la razza chiamata UMANA Un massiccio Trattamento di pulizia dei padiglioni auricolarisi rende indispensabile

Al fine di scuoterla dalla sua auto-commiserazione nella propria

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battaglia conLA LUCE e L’OSCURITÀ.

Parliamo dei Crop Circles: sono tracce che chiaramente evocano la spirale, ovvero il ciclo della violenza, della guerra tra la LUCE e L’OSCURITÀ, oltre ad essere una forma matematica di comunicazione.

Se dovessimo dire cosa Daniel abbia mai odiato, erano quei momenti in cui veniva a sapere che un’altra specie si era estinta. L’umanità ha capito da sempre - anche se nel profondo si è ostinata a negarlo - che l’essere umano sa davvero pochissimo sul suo mondo, sullo spazio e sui corpi celesti che lo circondano.

L’uomo preferisce credere che i Crop Circles siano un grande mistero. Ma ci sono due possibili spiegazioni: la prima, è che siano dei mandala, e un mandala è un potente simbolo dell’interezza di un cerchio e della sua relazione con la struttura e l’armonia dell’Universo. La seconda, è che il mandala si riferisce al luogo in cui un mondo è in armonia, sia con se stesso, sia all’interno dell’Universo.

Mi manchi Danny.Anche tu mi manchi, Papà.Ti rivedrò mai, Danny?Certamente, Papà. E io voglio dirti che sei il miglior padre che sia mai

esistito e che sempre esisterà...

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Capitolo Sedici

In Soccorso degli Ostaggi ovvero

L’Accusa non è di Complotto ovvero

Le Azioni di uno Scienziato sono Disinteressate ovvero

Il Duplice Significato del Progetto D.A.R.T.,o meglio, del Trattamento Portale

ovveroSviluppo di Poteri Mentali Superiori

Il Progetto S.P.M.S.ovvero

Una Possibile Via d’Uscita ovvero

Un’Occhiata Speciale nell’Inferno a Casa del Dottor Bryceovvero

Tutti Abbiamo un Inferno; ma in luoghi diversi

E i reclusi, eufemisticamente chiamati “ospiti”, ormai liberi dal confinamento, si sono riuniti ai loro compagni, quindi ora vedono e percepiscono quello che, spesso fra le urla, i cosiddetti “addotti-negativisti” hanno trasmesso alla coscienza collettiva degli EXTRAMONDO. Quest’ultimi, essendo entità che formano un insieme collettivo, difficilmente possono aver preso in considerazione l’idea che il terrore, la paura, il panico, il timore degli umani - i loro “padroni di casa” - potessero essere accostabili a quello che loro stessi provavano nella condizione di “ospiti” del governo. Loro non sparano sugli ospiti umani, il governo l’ha fatto. Di conseguenza, la loro visione è stata limitata e non hanno potuto cogliere dei nessi logici (rispetto al comportamento degli umani, NdT). Avevano bisogno di essere convinti, durante le cosiddette “trattative” con l’Alphacom Team, del fatto che, sebbene un alto numero di addotti pensasse di far parte di un gruppo di protagonisti prescelti, altri, forse la maggioranza, pensavano di essere delle vittime.

Ora, il duplice significato del progetto D.A.R.T. nulla aveva perso della

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sua importanza. Il primo, era chiarissimo: D.A.R.T. in quanto acronimo di Defense Alien Research Training (addestramento della difesa sulla ricerca aliena, NdT). Il secondo, necessitava un approccio diverso, considerando il fatto che le EBE spesso venivano maltrattate a livelli barbari e nel novero del Defense Alien Rescue Training (addestramento della difesa per il soccorso degli alieni). Lo si era constatato da quanto era stato fatto a Kolta e ad altri ospiti del governo degli Stati Uniti dopo i loro tentativi di fuga: gli avevano sparato addosso. Mi è parso quindi improrogabile lo sviluppo del progetto D.A.R.T., ma anche il predisporre un’alternativa al piano originale.

Lo affermo, per averlo visto con i miei occhi, elencando le location: durante una delle mie frequenti visite a Wright-Pat, Dayton, Ohio; Area S-51 e S-4; le strutture sotterranee di Dulce, New Mexico; uno dei luoghi di incontro del MJ12SSG: i sotterranei del Greenbrier Hotel a White Sulphur Springs, West Virginia; l’installazione sotterranea di “Raven Rock”, altrimenti nota come “sito R-0001”; la struttura all’interno di Monte Weather, vicino a Bluemont, Virginia; Mt. Pony, vicino Culpeper, Virginia; il Warrenton Training Center, Warrenton, Virginia; la struttura di Viewtree Mountain; la struttura di Manzano Mountain, collegata mediante tunnel ferroviari alla Kirkland AFB (Air Force Base, NdT) e ai National Laboratories di Sandia in New Mexico; la nuova “struttura bunker” multilivelli finanziata con “fondi neri” (nascosti in altri bilanci) e una dozzina di altre strutture sotterranee qui neppure menzionabili. Alcune di esse non hanno un nome, solo numeri di siti, ma quello che noi non avremmo mai voluto vedere erano tavoli autoptici con cinghie di contenimento, a chiara riprova che esseri alieni venivano vivisezionati!

Il Trattamento Portale, o Gateway Project, era qualcosa su cui avevo lavorato sin da quando ne avevo assimilato il concetto, durante il primo episodio di Missing Time ricordato da bambino. Ero conscio del fatto che l’uomo usava circa il 10, 15% dei neuroni del cervello e mi domandavo cosa sarebbe accaduto se fosse stato in grado di usarne di più. Dopo aver fatto parto del Sindacato degli Scienziati in Apprensione, cominciai a rifiutare di scodellare le mie scoperte al Dipartimento della Difesa, alla National Security Agency, all’F.B.I., alla Defense Intelligence Agency e, per ultima ma non meno importante, all’agenzia ficcanaso per eccellenza, il National Security Council alle dipendenze della Casa Bianca.

Qualcuno mi aveva suggerito che l’uso di una quantità superiore alla media del cervello umano avrebbe comportato per la “nostra” parte un vantaggio notevole sui tavoli delle trattative con gli “avversari”. Ma l’immagine di un J. Robert Oppenheimer “crocifisso” dal senatore Joseph McCarthy insieme a

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molti altri leali cittadini Americani mediante diffamazione - strategia politica oggi ampiamente usata per accusare falsamente qualcuno di slealtà alla nazione e di sovversione - non mi si cancellerà mai dalla memoria.

A testa in giù sbatti sul tappeto, ora sai che altro non c’è.

Luke ed io eravamo ancora sull’autostrada per l’aeroporto di Heathrow. “Luke”, dissi interrompendo i suoi pensieri, “potresti accostare? Ho cambiato idea e, se per te non è troppo tardi, accetterei l’invito a cena con te, Clarice e Sean”. In me si faceva strada una forma di pura connessione e una nuova coscienza metteva alla prova quelle che io credevo fossero le immense, robuste radici della mia anima.

Contento della mia proposta, Luke imboccò la prima uscita e si fermò in una piazzola di sosta con una cabina telefonica, per chiamare la moglie. Usò tutto il suo tatto per chiederle se le andava di preparare una cena a tarda sera. Avremmo preso un jet militare per gli States, non avevamo un orario di partenza e nulla ci impediva di passare le ultime ore nel Regno Unito come meglio credevamo. Faceva caldo e a motore spento non ritenni opportuno accendere l’aria condizionata, quindi tirai su il finestrino per non sembrare in apprensione per la decisione della moglie di Luke. Come temevo, uno sguardo mi bastò per capire che la signora non si aspettava un ospite dell’ultimo momento. Non le era andato a genio quel nuovo incarico del marito e i suoi strepiti erano acutissimi. Luke teneva la cornetta a mezzo metro dall’orecchio e sulla sua faccia si era stampato un sorriso forzato. Quando rientrò in macchina disse con molta nonchalance e senza incrociare gli occhi con i miei, “È felicissima! E anche Sean non vede l’ora di rivederti”.

“Puoi scommetterci. Non mi convincerai mai. Avrà protestato di sicuro e comunque non ci ho mica ripensato -”

Mi bloccò: “Michael, non cambiare idea. È fatta. Accidenti! Ci aspettano. So che non è da te prendere decisioni al volo e che soppesi sempre tutte le opzioni migliori. E che di solito, prima di decidere, valuti in anticipo le reazioni delle persone coinvolte, sia direttamente che indirettamente”.

“È vero, Luke, ma per me è giusto incontrarli e anche per te lo è, te lo leggo nel pensiero, sperando di non venire a conoscenza di qualcosa che vorresti tenermi nascosto…”.

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Il traffico era in aumento e un po’ lo preoccupava, ma non lo dava a intendere. Era un tipo riservato. Mi conosceva abbastanza bene e si aspettava molto di più da me rispetto a chiunque altro con cui interagiva e lavorava. Occhi aperti sulla strada, disse: “All’inizio Clarice se l’era presa perché mi aspettava per l’ora di cena, ma desiderano vederti prima che tu riparta per l’America”. Era a disagio. Qualcosa opprimeva sia lui che la moglie e non aveva a che fare con il lavoro. Luke era maniaco del controllo e, se non era in grado di tenere tutto sotto controllo, diventava impaziente e impulsivo. Se riusciva a considerare una situazione da una prospettiva migliore, non mancava di assumersi le sue responsabilità. Il suo perfezionismo lo aveva reso un esecutivo molto valido.

“Che c’è Luke, qualcosa non va?” chiesi, cercando di mostrarmi completamente partecipe della situazione.

Inspirò profondamente, come per aiutarsi a tirare fuori qualcosa tenuta dentro da troppo tempo. “È per via di nostro figlio, Michael. Clarice e io siamo molto tesi, anche perché non abbiamo nessuno con cui sfogarci”.

“Luke, lo sai da quanto vi conosco! Siete una famiglia modello. E belli come il sole. Tu sembri uscito da Gentlemen’s Quarterly. Clarice potrebbe posare per il paginone centrale di Playboy. E a diciotto anni… Sean, le ragazze se lo mangiano con gli occhi! In America ci sono dei gruppi di giovanotti, come i Chippendales, credo che si chiamino così, che si spogliano nei locali e le donne impazziscono per loro. Wow! Ce lo vedo il tuo Sean! Potrebbe fare il modello. Aspetta, anche qui avete dei club con gli striptease maschili, potrebbe approfittarne per fare un po’ di soldi veri, no? Con quel fisico, le donne farebbero di tutto per portarselo a letto, soprattutto certe vogliose signore inglesi!”

“Oh Dio, Michael, ma cosa dici! Non hai ancora capito? A Sean purtroppo piacciono gli uomini! Maledizione, i fottutissimi maschi, non le femmine!” Luke era affranto. E io ero uno stupido cinico.

“Come posso farmi perdonare? Avrei dovuto intuirlo, eppure... e poi sembrate così uniti, mi dispiace. Sono andato fuori le righe. Ma il problema a cui accennavi riguarda il suo stile di vita?”

Luke aveva riacquisito un po’ di calma, quanto bastava per continuare a parlarne. “La situazione di Sean è qualcosa di peggio. Le ragazze al college gli sono sempre andate dietro. Lo tempestano di telefonate quando è a casa per le vacanze. Una notte, per l’ultimo Natale, mi sono svegliato alle tre e mezza e ho sentito dei suoni attutiti. Sembrava che venissero dal bagno. Facendo attenzione a non svegliare Clarice, sono sceso dal letto e sono andato verso

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il bagno senza fare rumore”. Parlava nervosamente, con frasi a scatti. “Era chiusa. La porta del bagno. Era chiusa a chiave. Sean era dentro. Aveva fatto scorrere l’acqua. Lo aveva fatto per coprire il rumore. Dei suoi singhiozzi. Bussai. Non mi faceva entrare”. Era a voce spezzata e gli occhi si riempivano di lacrime.

“Che stava succedendo, Luke?” chiesi, ostentando una certa tranquillità, per bilanciare la crisi della quale era già preda.

“Sarà meglio che tu lo sappia prima che arriviamo. Clarice ha insistito perché te lo dicessi. Secondo lei tu hai una certa influenza sulle persone, soprattutto su quelle con problemi”. L’aria nell’abitacolo dell’auto si tagliava con un coltello.

“Vai avanti, Luke”. Insistetti.“Sean si era tagliato le vene dei polsi ed era disperato anche perché non

voleva imbrattare tutto il bagno di sangue”.Sembrò un’eternità, ma finalmente entrammo nella rotonda che arriva

alla casa di Luke. (I lavori stradali non finivano mai e conferivano un’aria di squallore alla casa del dottor Bryce)

“Dimmi, Michael: che dobbiamo fare con nostro figlio?”“Dovete trattarlo con dolcezza e credimi, Luke, non sto cercando una

scorciatoia”.

La cena fu tranquilla, a parte il fatto che non riuscivo a partecipare alla conversazione a tavola, costantemente interrotta. Mi sarei inserito con un commento, una frase qua e là, ma mi distraevano quegli occhi puntati su di me. Gli occhi di Sean Bryce e cercavo di ricambiare il suo sguardo e di non astrarmi del tutto conversazione. Clarice mi servì una porzione di pudding dello Yorkshire e disse: “Suppongo che per voi due, Michael e Luke, non sia facile rispettare sempre i vostri codici di sicurezza, mentre vi chiedete cosa potete o non potete dire. Ovvero, sapere se un determinato soggetto sia stato, o meno declassificato. È così, Michael?”

Luke cominciò a dire qualcosa, ma Clarice lo interruppe. “Luke, tesoro, l’ho chiesto a Michael. Perché non fai rispondere lui?”

Sean fino a quel momento era stato muto come un pesce, ma quando sua madre pose la domanda, intervenne: “Sì, perché non può rispondere Michael?”

“Sean, tesoro”, disse Clarice, “dovresti rivolgerti a lui come dottor Wolf”.“Non c’è ragione, Clarice, Sean può tranquillamente chiamarmi Michael”.“Pensavo solo che dottor Wolf sarebbe più consono e rispettoso per un

uomo della tua età e levatura accademica. Dopo tutto, Sean ha solo 18 anni”.

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“Clarice, non mi fraintendere, ma per un ragazzo come Sean la parola rispetto non riguarda il ceto sociale, le lauree o il successo nella carriera di qualcuno. A 18 anni inizi a trovarti di fronte a un sacco di porte chiuse, la vita ti mette a dura prova e Clarice, non prendertela, ma penso che Sean stia subendo uno stress eccessivo e, dati i nuovi impegni al college, dovrebbe essere lasciato un po’ in pace. Non sono un grande esperto, ma credo che nella vita di un adolescente esistano già abbastanza pressioni e visto che ormai si è fatto grande, possa faci i conti da solo”.

Sean mi rivolse un grande sorriso: “Mamma, papà, ha ragione Michael, ha perfettamente ragione”, Sean annuiva, con se stesso... e con me. La cena volgeva al termine. Eravamo in silenzio. Sean chiese scusa e salì nella sua stanza. Avrei dovuto rammaricarmi per essere stato così aspro con Clarice, ma nel profondo sentivo di aver fatto la cosa giusta. Quella sera, nessuno dei presenti sembrava avere intenzione (o essere in grado) di prendere le parti di Sean Bryce su un argomento di proporzioni immense... per Sean.

Qualche minuto dopo, Luke e Clarice sembrarono rinfrancati. Si stavano salutando con un abbraccio lungo e appassionato e, data l’atmosfera di intimità, colsi l’attimo per salire in bagno a rinfrescarmi. Dal pianerottolo del piano di sopra notai una luce che filtrava dalla stanza di Sean, che stava sbirciando. Vide che ero da solo, aprì un po’ di più la porta e mi chiese di entrare per un momento. Entrai, chiuse a chiave dietro di sé. Si avvicinò e disse: “Cosa dicono Mamma e Papà di me?” tremava come una foglia.

“Non hanno detto molto. È più quello che non hanno detto”. “Ti hanno detto che sono una dannata checca? Ti hanno detto che

all’ospedale dove sono nato sarebbe stato meglio che avessero scambiato i bambini?” ed era scosso dai brividi. Le lacrime scendevano copiose da quegli occhi di un blu straordinario.

“Hanno fatto solo allusioni. Niente sui bambini, hanno accennato all’altra cosa che hai detto”.

“Sì, l’altra cosa. Lo sai che mi odiano”. Disse, fissandomi negli occhi con uno sguardo tanto cupo da farmi chiedere come dileguarmi all’istante dalla sua stanza. In me sentivo la paura salirmi dallo stomaco.

“Un giorno, prima possibile, dobbiamo fare una bella chiacchierata. Sinceramente. C’è da dire molto più di quanto tu creda adesso”.

“Mi piacerebbe passare un po’ di tempo con te. Da soli. Forse in un motel o un albergo. È un peccato che tu debba tornare in America così presto”. E più parlava, più mi guardava in quel modo speciale, più sembrava soffrire per quel distacco, più dovevo guardarlo negli occhi per fargli davvero

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capire quello che dicevo. Cominciavo a sentirmi a disagio per davvero.“Chi sa se c’è un modo per farti venire con noi in America” dissi.“Oh Michael, sarebbe fantastico, avrei più tempo per spiegarti quello

che sto passando. Ma dubito che mi darebbero l’autorizzazione di sicurezza”. Piangeva ancora, non sapevo cosa dire ed ero spaventato, non perché spettasse a me dettare dei parametri per il suo comportamento, ma per il modo in cui mi sentivo. Sudavo freddo e speravo che non si notasse che ero scosso da tremiti. “Ti spiacerebbe aprire la porta in modo che io possa tornare giù?”

Non rispose. Sul suo viso c’era una disperazione profonda e furibonda. Non mi era mai successo, in tutti gli anni in cui avevo osservato soggetti presi da stress molto forti, di vedere una disperazione così tremenda.

La stanza di Sean era illuminata pallidamente, quasi in penombra (rifletteva il suo stato d’animo). Presi un bel respiro. Ero sempre più a disagio. Un pericolo incombente per il mio cuore già così provato e cercavo di dissimulare la mia paura. Non disse una parola, aprì la porta consentendomi di uscire e lasciarlo alle sue crisi esistenziali, ai diversi livelli di male interiore che lo avrebbero dissuaso dall’idea di una partenza di emergenza.

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Capitolo Diciassette

A Casa dei Bryce conInfernali Scorte Private

ovveroQuando Sogni Reali Invadono i Tuoi Spazi Segreti

eti Attaccano e ti Costringono nei Posti Meno-Desiderati

Non avrei mai potuto immaginare quella paura nuova di zecca. Tornai da Luke e Clarice. Lei esordì: “Michael, sei pallido, sembri spaventato”.

“Non sembro, io sono spaventato. Per favore, potrei avere uno scotch, triplo?”

“Ghiaccio? Soda?” chiese.“Liscio”. Risposi. Notarono il mio corpo scosso da tremiti che a malapena

controllavo; nulla che potessero attendersi da uno che, nel contesto del suo lavoro, aveva vissuto esperienze inquietanti con gli EXTRAMONDO.

Clarice arrivò con un vassoio con il mio triplo e i drink per sé e per Luke. “Ti ha terrorizzato, vero?”

“Non ci sono parole che possano avvicinarsi alle emozioni che ha scatenato dentro di me”.

Avevo buttato giù il mio drink tutto d’un fiato. “Un altro, Michael?” domandò e me lo servì senza indugio e stavolta cercai di sorseggiarlo.

Clarice prese a spiegare. “Penso che Luke e io - fino ad ora - ci siamo fatti dominare dall’egoismo. Luke con la sua reputazione di medico, la sua attività privata part-time, il libro che sta scrivendo, il lavoro con l’intelligence, io con le mie amiche e le istituzioni benefiche e tutta l’attenzione della gente ed ecco il problema che per noi potrebbe insorgere, che anzi insorgerà senz’altro dato lo stile di vita di Sean”. Fece una pausa per due bei sorsi del suo drink, in attesa che Luke intervenisse in suo appoggio su un punto ancora da affrontare. Luke però non fiatava, quindi lei continuò.

“È stato un incubo, durato troppo tempo. Nonostante l’amore che entrambi proviamo per nostro figlio, ci siamo sentiti in dovere di fargli capire che le sue scelte, per dirla così, erano incompatibili con il sistema e gli ideali della nostra vita, pubblica e privata”.

3 I suoi problemi - nel senso del suo stile di vita - erano stati portati nella sua realtà

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Sulle prime mantenni un silenzio causato dai sorsi lenti del secondo triplo scotch. I miei nervi iniziavano a sciogliersi e sbiadivano progressivamente i pensieri inquietanti in cui mi ero infognato sino a poco prima, consentendo a una gamma di emozioni più empatiche di sostituirsi al panico provato prima dei drink.

Ora potevo gestire quelle sensazioni, superando il desiderio di fuga dalle responsabilità e minimizzando la rabbia che minacciava di incidere profondamente la carne del mio già gelido cuore.

Fu ancora Clarice a parlare della loro famiglia e finalmente vidi Sean riempire quello spazio vuoto racchiuso dalla barriera mentale che i genitori avevano eretto contro di lui. I loro visi si rilassarono, perdendo quell’espressione contratta del “mantenere-a-tutti-i-costi-le-distanze” dai punti più deboli su cui le emozioni avrebbero potuto avere la meglio.

L’amore è un vento che soffia verso altro amore e questo Sean lo sapeva e ora Luke e Clarice sapevano che Sean lo sapeva.

Alzai il mio bicchiere. Clarice lo notò e le chiesi di versarmene un altro. “Ancora triplo?”“No”, risposi. “Basta un doppio, ma molto forte”.E Luke si unì alla mia richiesta prendendone uno per sé. Quindi chiese:

“Michael?”“Sì?”“C’è qualcosa che non possiamo più evitare” e Luke improvvisamente prese

a bisbigliare, perché il ragazzo al piano di sopra non sentisse che in qualche modo - lo avevo pensato fino a poco tempo prima - era venuto dai loro corpi come naturale dono d’amore, ma ora era riverso a faccia in giù sul suo letto a svuotarsi il corpo di sale e acqua attraverso gli occhi e, per non disturbare tutti al piano di sotto, singhiozzando il più sommessamente possibile.

perché aveva sempre saputo, dal primo momento di auto coscienza, di essere diverso ed erroneamente pensò che questo volesse dire che era “gay”. In realtà si tratta di alienazione, giacché è un extraterrestre.Certe persone prodotte dagli alieni pensano all’inizio che la loro differenza indichi omoses-sualità e non, ovviamente, che potrebbero essere prole di una genetica aliena! E quando una persona sa di essere diversa e si sente diversa e prova un senso di alienazione, nella cultura umana una delle condizioni esistenziali indicate come anormali è... l’omosessualità. Essere gay è terribile solo perché la gente “lo interpreta” in tale maniera. Per un giovane, confuso e avulso dal suo contesto sociale, potersi ritenere un prodotto extraterrestre ingegnerizzato geneticamente è inverosimile! L’ultima cosa concepibile dalla sua mente, quand’anche fosse inconsapevolmente conscio di questo.

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Lo sapevo perché potevo visualizzarlo mentalmente e sentire quei pensieri. E Luke continuò e io cominciavo a trovare Luke e Clarice ripugnanti.

“Ero presente ad ogni conferenza che hai tenuto in questo Paese e so dal tuo dossier che oltre ai tuoi titoli accademici, hai frequentato la American Academy of Dramatic Arts. È difficile per Clarice e me, ma potresti chiedere al tuo collegamento militare di posporre il viaggio di un giorno o due? Per come stanno le cose al momento, abbiamo fino a mercoledì prossimo prima di dover essere in Nevada”.

“Non ho problemi a riguardo, Luke. Ma ne ho rispetto a quello che vorresti che io facessi”.

Luke sembrò impallidire di nuovo e Clarice si alzò per approntare altri tre drink. Questa volta non mi chiese se ne volevo. Luke si schiarì la gola come per fare un segnale alla moglie. La sua voce tradiva incertezza. “Dio, Clarice, te la senti di aiutarmi a chiedere a Michael un favore così dannatamente grande?”.

Clarice ritornò con i drink e rispose: “Forse non dovremmo chiedere a Michael di aiutarci. Quando ne avevamo parlato non sembrava un’imposizione, ora invece sì -”

Luke la bloccò: “Clarice! Non possiamo chiederglielo! Non era una buona idea. Sai cosa? Lasciamo perdere!”

Lo scotch mi aveva intontito a tal punto che mi sentivo come se avessi messo in affitto la mia testa. Dovevo tornare in me e cercare di capire le loro intenzioni.

Clarice aveva un’espressione di dolore allo stato puro. “Michael, all’Accademia hai partecipato a corsi di recitazione. Non dovrebbe esserti difficile, voglio dire, te la sentiresti di - vorresti? - recitare? Hai visto quanto è bello Sean, quasi troppo per un uomo. Magari poteva essere una do-”

“Clarice! Finiscila!” Luke le urlò. “Mi fai schifo! E Michael starà inorridendo!”

“Ti prego, Luke, fammi finire. Sean ha avuto pochissime esperienze. Mi ha confidato di essere ancora vergine. Sia con le donne che con gli uomini. Non ha avuto alcuna esperienza. Posso dire una cosa su Sean: non credo che ci abbia mai mentito. Mai! Sean ed io, da quando ha cercato di uccidersi lo scorso Natale, ci siamo avvicinati molto. Ho dovuto forzarmi.

“Ma vedi, Michael, è un ragazzo meraviglioso. Non dovresti fare sesso all’inizio. Mi ha detto che vuole una relazione con un uomo che non voglia portarlo a letto al primo appuntamento. Molti hanno tentato - come dire - di adescarlo e lui lo odia. Vuole che le sue fantasie si trasformino in realtà. Incontrare qualcuno, dormire tra le sue braccia all’inizio. Niente sesso fino a

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quando non si fosse stabilita una forte amicizia.“E stasera” e Clarice continuò, mentre mi aiutava in cucina con la cena,

mi ha detto che sei l’uomo più bello che abbia mai visto. E mi ha chiesto se credevo nel vero amore, qualsiasi cosa significasse. Michael, non l’ho mai visto così felice, mentre nella sua mente deve aver continuato a fantasticare. So che si è innamorato di te, Michael.” Clarice sembrava esausta.

Fammi la domanda! Fammi quella porca di domanda! Lo pensavo con tutte le mie forze, speravo di non avere già perso il controllo e averlo detto a voce alta. Accesi una sigaretta. Aspirai forte e mi sentii leggermente più lucido, come non mi sentivo da ore.

Quindi dovetti parlare. “Sì, dottor Bryce?”Clarice sembrava emotivamente sfinita. Dalla bocca di Luke uscì solo un

“Michael?”.“Sì, dimmi Luke?”“Sean ha una cotta per te da circa un anno e mezzo, da quando frequenti

la nostra casa”.“Lo so” dissi, con calore. “So che fa male, ma cosa volete che faccia? Ho

smesso di provare a resistervi, a tutti e due”.“Accidenti, Michael! Sono i sentimenti di mio figlio! È l’unico bambino

che Clarice e io avremo mai. Neppure sappiamo come abbiamo fatto ad averlo”. (Dopo tutti questi anni erano ancora in una classica sindrome di negazione).

“Parla chiaro, Luke. Cosa stai dicendo?”“Non lo so - non lo so! Non lo so, Michael!”“Calmati, Luke, per favore. Calmati”.“Oh Dio, Michael! Devo raccontarti parola per parola tutta questa dannata

cosa?”“Parlami, Luke. Parlami”.“Due anni prima che ci sposassimo, Clarice subì un’isterectomia totale”. Clarice sembrava non avere alcun problema a sentirne parlare. “Michael,

avevo un tumore, sia alle ovaie sia all’utero”.“Così avete adottato Sean”.Il sorriso di Luke divenne una smorfia. “No! No, Michael. Clarice lo

ha messo al mondo! Sean è nato da Clarice. Lui è carne della nostra carne, Michael!”

“Luke, tu mi hai detto che quando eri giovane avevi quegli amici immaginari Grigi. Li avevi anche tu, Clarice?”

“Sì Michael” rispose lei. “Me li ricordo. Ero molto giovane, ma li avevo anch’io”.

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Feci attenzione al mio tono di voce. “Allora, forse, loro hanno aiutato Clarice ad avere Sean”.

Luke mi guardò attentamente, guardingo. “Michael, io credo che Sean rientri perfettamente nel tipo Nordico. All’inizio, Clarice e io non ci volevamo credere, ma è stato Sean a darci gli indizi”.

“Sean vi ha dato degli indizi?”“Michael”, disse Luke con attenzione, “Noi crediamo che Sean possa

leggere le nostre menti, almeno a un certo livello e sa di esser diverso, non solo nelle sue preferenze sessuali, è come se avesse aspettato il tuo arrivo, Michael. Credo che si sia innamorato di te la prima volta che ti ha visto, forse - e questo è assurdo, e vorrei che restasse fa di noi - ma credo che Sean fosse innamorato di te anche prima di sapere della tua esistenza e lo so… è paradossale, ma aveva sempre saputo che sarebbe arrivato un uomo, per stare con lui. Sapeva anche il nome ed era Michael!”

Luke continuò. “Davvero Michael, l’aveva sempre saputo che là fuori c’era qualcuno, che avrebbe dovuto aspettare, che quell’uomo sarebbe stato più grande, almeno della nostra età, di nome Michael. Odio ripetermi, ma quando ti ha incontrato, mi ha detto segretamente che tu eri quell’uomo. Penso che di sé avesse coscienza, anche se non totalmente. Si è sempre trovato male con tutto ciò che era umano, si è sempre sentito alienato, ma non solo per le sue tendenze sessuali”.

Potevo sentire Sean parlare nella mia mente e tutto era così chiaro adesso: “Oh Michael, quanto tempo ho aspettato, oh quanto ti adoro, Michael”.

E io risposi che sarei salito nella sua stanza non appena avessi calmato i suoi genitori.

E lui rispose, di nuovo nella mia mente “Non ho più fretta, ti ho trovato, Michael, ti ho aspettato a lungo. Sì, tranquillizza i miei genitori, prima. Ora abbiamo tempo per stare insieme”.

Stavo però pensando qualcosa che sapevo di dover tenere nascosto a Sean ed eressi un muro mentale, che ero certo non avrebbe mai potuto “attraversare”. Ebbi l’idea e sapevo com’era arrivata nella mia mente e come ne ero a conoscenza, sapevo che l’avrei perso, che gli sarebbe successo qualcosa di terribile, che avrei avuto pochissimo tempo con Sean. Che sarebbe morto. Loro me lo avevano comunicato, così misi in quarantena velocemente quel pensiero in modo che Sean non potesse captarlo.

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Capitolo Diciotto

Un Po’ di Tempo con Sean Prima che Fosse Presoovvero

Come Trascorrere un Momento di Alto Valore con

Sean Bryce, il Meravigliosoe

Stupendo e Stupefacente Sperperatoredel

Tempo che Lui Pensava di Averema

non lo Aveva, infatti Non SapevaCome e Quando Sarebbe Stato Tradito

per poiUscire Repentinamente dalla Mia vita

Salii le scale a quattro a quattro per arrivare alla camera di Sean. Non dovetti bussare perché sapeva che ero lì e aprii la porta e nella mia mente lo vidi aprirsi il petto per mostrarmi il cuore che mi aveva dedicato. Isolai, separai e nascosi quanto sapevo della sua morte imminente; ero abbastanza allenato per chiudere il pensiero della sua fine all’interno di mura impenetrabili.

Era raggiante, fulgido e risplendente. E Sean volle per forza leggere alcune righe che aveva scritto per me: “E certuni

devono seguire la via di colui che conosce la faccia della Terra e della luna e della stella. Verrà vestito color vino del sangue dell’agnello. E io sono qui, che scruto ogni faccia che si spaccia per quello che attendo, che è parte di me e io parte di lui. Sei tu che io conosco meglio di Colui che ti ha creato. Io riconosco ogni battito del tuo cuore a ritmi inconsapevolmente accordati con quelli del mio cuore, battiti ai quali ho rinunciato, per affidarli alle tue salde mani. Quel viso tuo io vedo nei miei sogni elettrici e voglio essere dove tu sei, per urlare, gridare perché tu venga da me come se uscissi dal Vuoto e ora mi accorgo che qui tu sei”.

Respirava calmo sapendomi lì e sorrideva.“È tutto?” chiesi, anche se non lo era.“C’è di più, Michael”.

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“Allora continua, Sean, ti prego”.Cominciò a leggere il resto con la gioia dipinta in volto:

“Cosa ho fatto di così empio e con tale perfidia per meritarmi questo? La punizione di vederti passare oltre, noncurante di me, neppure uno sguardo fugace, senza alcun affetto a me rivolto e certamente non a me dedicato. Una ragione deve pur esserci del perché io debba perdere la mia vita immaginando il bagliore della tua anima. Perché questo per te è uno sguardo e il cielo è nei tuoi occhi, non come i miei, i miei che sono vuoti e aspettano di essere riempiti. Sì, diletto spirito, aspetto che tu venga da me, per offrirmi quella dolcezza che è solo tua, oggi sulla sabbia, sulla spiaggia vicino a quell’albero speciale e presto io me ne andrò. Non per dire addio, ma per essere conservato e protetto dall’armatura del tuo amore due volte donato, ma che solo una volta ho da te ricevuto. Io chiedo di essere perdonato se in qualunque maniera possa io aver offeso quella parte di te che è me...”.

“Caro Sean, io non posso trasformarmi in quello che tu immagini io sia. Dovresti già saperlo. Hai chiesto perdono se in qualche modo hai offeso quella parte di me che è te. Se lo hai potuto scrivere, che una parte di me sei tu, vuol dire che conosci la verità”.

“Penso di saperla, Michael.”“Capisci che non sei quello che credevi di essere?”“Credo di sì, ma dimmelo in ogni caso”. Mi guardò con occhi così amabili,

che improvvisamente tornai in me e anche un bel po’ in apprensione. “Non hai mai fatto sesso con un uomo eppure credi ancora di essere gay”.“Io sono diverso dai miei coetanei. Le donne non mi hanno mai attratto

sessualmente”.“E nemmeno gli uomini. E alienato?” chiesi. “Ti senti alieno al tuo contesto

vitale?”“Sì”. Fu solo un disarmante “sì”.Ed ecco il ragazzo senza peccato, virgineo, incorrotto dai vizi dell’uomo.

“Ascoltami Sean, ascolta bene. Non c’è nulla di sbagliato nel desiderare un affetto maschile o paterno. Ma questo, di per sé, non ti pone nella categoria alla quale credi di appartenere”.

“È sbagliato amarti, volere che tu mi abbracci, voler dormire tra le tue braccia?”

“Questo ti eccita sessualmente?”“No.” La risposta fu pura.

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“Ti è MAI capitato che un ragazzo o un uomo ti abbia eccitato sessualmente?”

“Ecco quello che non capisco. Perché non sono sessualmente eccitato?”“Facciamo un esperimento. So quanto desideri che io ti stringa fra le

braccia. E io lo farò se mi prometti di dirmi se ti eccita e voglio la verità”.Eravamo nella sua stanza. Lo presi fra le braccia, ma avevo paura. “Oh

Michael, sei così bello. Però è vero, non sento nulla di sessuale. Non smettere di abbracciarmi. In tutta la mia vita mio padre non mi ha mai abbracciato. Neanche una volta, che io ricordi. Nemmeno quando mi ha trovato in bagno, dopo che mi ero tagliato le vene, dopo che le ha bendate, anche allora sembrava che avesse paura a toccarmi. È un dottore, ma mi guardava come se avessi la peste o roba del genere. Non mi stringeva. Non poteva e basta, non poteva stringermi, accidenti!”

Lo strinsi forte mentre parlava e piangeva sulla mia spalla. Stava succedendo un’altra volta. Diventavo il simbolo di un padre che un altro non aveva mai avuto.

E Sean continuò a parlare sulla mia spalla. “Oh Michael, perché mi sento così parte di te? Il tuo stringermi mi sembra l’unica cosa che ho sempre voluto. E credo che forse hai ragione. Io non sono gay, ma con te che mi stringi, io sento di essere – no, questo ha del pazzesco!”

“No”, dissi, continuando a stringerlo, sentendo le sue parole sulla mia spalla, “non è pazzesco. Dai, finisci quel pensiero, quello che a te sembra una cosa da pazzi”.

“Sono tuo figlio?” chiese. Aveva appena mosso la testa, per respirare e le sue parole solleticavano il mio orecchio facendomi rabbrividire lungo la schiena.

“Qualcosa nel profondo, dentro di me, qualcosa mi dice che io vengo da te. Potrei essere tuo figlio? Lo sono?”

Un sorriso accennai, un piccolo spasmo. Lo spinsi lontano dal mio orecchio, lo strinsi di fronte al mio viso e ci scambiammo uno sguardo infinitamente intenso. Mi tirò ancora vicino a sé e ancora lo allontanai gentilmente per poterlo guardare negli occhi, profondo blu, e io mi riconobbi lì, nei suoi occhi. “Davvero non sai ancora chi sei?” gli chiesi teneramente, spingendolo lontano da me, afferrandolo per i gomiti, imitato da lui.

“Io sono venuto da te. Oh Dio! Lo so! Pensavo di essere gay perché ero diverso.3 Io sono diverso. I piccoli Grigi mi hanno fatto e mi hanno fatto da te e... da chi altro?”

“Da me e da mio fratello, il suo nome è SA”.L’improvvisa infusione di conoscenza lo fece raggelare. “Il mio corpo è

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scaturito da te e da tuo fratello. Io, che avevo sempre creduto che gli UFO fossero stronzate. Ma loro, tu, io - noi siamo qui! Come mi chiamano i governi della Terra? Oh, sì. Io apparterrei al tipo Nordico”. Rabbrividì nuovamente per quanto aveva appena appreso.

(Come si nota, in termini di sessualità Sean Bryce di se stesso aveva un’immagine terribile, quella dell’omosessuale pervertito. Come era accaduto a Charley - Sean aveva bisogno di affetto fisico e di comprensione, cose che da suo padre non aveva mai ricevuto - non l’attenzione sessuale di un altro uomo quindi, ed è quanto emerge dal fatto che i suoi dati genetici provenivano da SA e da me. Sean Bryce desidera e vuole le medesime cose di Charley Lightman e di mio figlio - affetto e riposare tra le mie braccia, per far crescere la propria sicurezza ed essere compresi prima di giungere all’età adulta. Vogliono solo la tranquillità del sentirsi protetti da un uomo che non tenterà mai di sedurli, ma li rafforzerà nei primi passi della loro giovane vita).

“Sean, vieni qui, siedi un attimo sul tuo letto accanto a me. Ma prima accendi tutte le luci della stanza”, dissi, cominciando a capire il comportamento di certi bambini creati nel tempo dai Catchers of Heaven. La stanza era illuminata da sei lampade ora.

“Ti va bene?” fisicamente era di una bellezza mozzafiato. Aveva gli stessi lunghi splendidi capelli biondi di SA, viso e pelle privi di imperfezioni e i più scuri e più belli occhi blu che avessi mai visto. Non come il blu degli occhi umani, quelli di Sean erano così scuri e profondi, eppure blu, che se avessi continuato a fissarli, mi avrebbero attratto nell’abisso oceanico del loro blu. Erano molto simili a quelli di SA ma, se possibile, più luminosi, meno stanchi. E ora che era fuori dalle ombre - ombre in cui si ostinava a voler vivere, appariva troppo particolare per essere accettato nella comunità degli umani. Di fronte a me c’era un perfetto esempio di Nordico, che noi membri dell’Alphacom Team avevamo studiato come uno dei tipi delle EBE.

Oh certo, era del tutto indistinguibile dagli umani, ma era - se possibile - di una bellezza eccessiva. Sembrava che tutte le caratteristiche genetiche fossero di SA. Non mie. Eppure c’era qualcosa nel suo viso, non i suoi lineamenti, ma lo sguardo - qualcosa che mi ricordava me.

“Ora so perché le ragazze ti danno la caccia. Ma tu dovresti essere orgoglioso di chi e cosa sei”.

“Ora lo sono, Michael”.L’Alphacom Team sapeva che molti giovani del tipo Nordico vivevano

sulla Terra e passavano per umani.“Mi hai reso immensamente felice. È stato come se tu avessi sfiorato un

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interruttore e all’improvviso io so tutto”.E la sua spiritualità era incredibile. Cominciavo a sentirmi un figlio di

puttana al cento per cento.

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Capitolo Diciannove

Le Voci Mi Parlano di Quelli Che Hannoi

Sogni Speciali, ma sono Naufraghi ovvero

i Quieti e Coraggiosi

L’intelligenza di Sean aveva stupito coloro che l’avevano sottoposto ai test di quoziente intellettivo, il più alto mai registrato. Crescendo, l’istinto lo aveva portato a trascorrere gran parte del tempo in solitudine. Nel frattempo, le sue superiori facoltà mentali aumentavano parallelamente alla conoscenza interiore. Attorno a sé, però, Sean aveva eretto un muro, come non avesse mai incontrato alcun suo simile prima e aveva cominciato a sentirsi un dissociato. Non era in grado di distinguere fra diversità e sessualità e soffriva di un complesso di colpa nei confronti dei genitori, che aveva tremendamente deluso, per questo non fece nulla per imparare a gestire i suoi strani sentimenti. Eccetto, forse, provare a togliersi la vita.

Nella sua memoria genetica - un ricordo che non poteva riconoscere come “genetico” - a lui nulla appariva moralmente o eticamente sbagliato. Per di più la famiglia - Luke e Clarice - impediva al suo carattere di crescere, stigmatizzando il suo orientamento sessuale (che non aveva mai nemmeno provato!) come sbagliato.

“Sean, lo sai che sei nato in casa - che tuo padre non voleva che tu nascessi in ospedale perché i dottori avrebbero potuto fare troppe domande imbarazzanti e scomode? Domande tipo perché tu non avessi bisogno di essere attaccato a tua madre. E lei non aveva le ovaie ed era definita “sterile” e non poteva restare incinta, eppure, quel piccolo bel bambino, preciso come un orologio svizzero è uscito normalmente in posizione cefalica, arrivando nelle mani del padre”.

“Deve essere stato uno spettacolo!” e rise adorabilmente, di un sorriso nobile, regale come era e come avrei sempre voluto vederlo fare.

“Ho sentito dire che eri un neonato incredibile. I tuoi genitori però ebbero una sindrome da rifiuto. Malgrado fossero immensamente grati per avere avuto un bambino, consideravano la tua nascita impossibile, ma non ti hanno mai smascherato, o tradito per il tuo non essere umano. Sai cos’altro fa, come dottore, tuo padre?”

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“Beh, non dovrei saperlo, ma lavora per un gruppo ultrasegreto che, con un altro gruppo del tuo Paese, studia le possibilità che ci siano alieni non solo su altri pianeti, ma che visitano la Terra”.

“Sì e lo sa nel profondo del suo cuore, ma lo ha rifiutato, non riuscendo ad accettarlo” dissi, mentre sentivo Sean scansionare i miei pensieri.

“Allora, sono un alieno?”“Sai che leggere la mente non è indice di buona educazione, Sean?”“Oh, mi dispiace, Michael. Non mi ero reso conto che lo stavo facendo”.“Oh, lo hai fatto eccome! Comunque, per cortesia, Sean, smetti di sentirti

colpevole di tutto. Hai la pessima abitudine di biasimarti per ogni cosa tu faccia e che chiunque ti dica che è sbagliata. Tu non sei come gli altri. Hai un dono straordinario. Non l’ho ancora detto a tuo padre, ma ho garantito per te e sono riuscito a farti assegnare un’autorizzazione molto alta, come assistente per le ricerche. Al mio capo ho detto che eri il figlio del mio collegamento inglese e ha acconsentito alla mia richiesta. Sean, stai pur certo che con me sarai al sicuro”.

Avevo pensato che, se lo avessi avuto vicino, forse non avrebbe tentato nuovamente il suicidio. Il pensiero che potesse morire mi faceva infuriare, soprattutto alla luce del fatto che, si supponeva, io fossi il fratello del Principe Altarano.

“Quindi potrò restare con te, negli States?”“Solo se non rivelerai a nessuno la tua identità. E solo se tuo padre non

spiffera che sei un Nordico”.“Oh, non mi farebbe mai una cosa del genere!”“Quando avrai la mia stessa esperienza, in questo giro, imparerai a

camminare guardandoti alle spalle e controllare se sei seguito. Sviluppi una specie di seconda vista, della quale ti puoi fidare molto di più dei tuoi colleghi”.

“Michael”, disse Sean con un’espressione più risoluta “se ci dovessimo separare, mi dimenticherai?”

“Sì, Sean, potrei farlo”.Sembrò rabbuiarsi e pronto alle lacrime. Lo presi fra le braccia e gli sussurrai: “Ti dimenticherò solo nel momento

in cui morirò e quando non esisterò più”.Ricambiò l’abbraccio e disse “Ecco, questa me la sono meritata”.“Sai che non ti dimenticherò mai!”“Adesso lo so. E presto, Michael, cercherò una bella ragazza con la quale

condividere tutto il tempo che mi rimane, perché i tuoi geni sono la metà di quelli che mi hanno fatto e francamente detesto l’incesto”.

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“Bravo. Sono felice di sentirtelo dire. Allora non c’è problema, Sean. E presto io sarò con mia moglie”.

“Lo so. L’ho sentito. Era un messaggio ad alto volume e non mi sono intrufolato nei tuoi pensieri. Quando tu vuoi bene a una persona, non vuoi altro che la sua felicità e il suo nome è Sarah e tu non sarai mai felice senza di lei”.

“Hai una sensibilità sbalorditiva, Sean, grazie. Hai ragione, non posso stare senza la mia Sarah. Ho bisogno di lei! Ho bisogno della mia Sarah!”

E Dio osserva e aspetta...

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Capitolo Venti

E la Voce mi Pervadeva Completamente e

Dicendomi Qualcosa che Sapevo di Sapereovvero

Il Problema con il Dopoovvero

Il Valore del Contatto con

il Team Alphacom

La voce era imperiosa, nel descrivere componenti non correlati, tasselli di diversi puzzle che non corrispondevano agli interrogativi più profondi, non facenti parte del più grande quadro universale.

Non ho più tempo, ma ho ancora davanti a me tante miglia da percorrere prima di riposare.

Sì, in futuro ci prenderemo cura dell’inquinamento.Sì, in futuro ci prenderemo cura dei conflitti internazionali.Sì, in futuro ci prenderemo cura della materia vivente dell’ecosistema

definita BIOTA.Sì, in futuro ci prenderemo cura della distruzione delle foreste pluviali.Sì, in futuro ci prenderemo cura degli habitat naturali devastati. Sì, in futuro ci prenderemo cura della proliferazione nucleare.

E ancora una cosa prima di andare: sì, in futuro ci prenderemo cura delle esplosioni demografiche nel mondo.

Ecco, è questo il problema con il DOPO.

Questo è il problema con la gente crepuscolare, oltre

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quella solitudine che dai cuori umani

genera terroree il sudore freddo emesso dai loro pori.

E appunto il “DOPO” è un luogo dove la vita ritorna al NULLAE allora è “L’ESSERE E…?”(Citazione di J. P. Sartre dal libro L’essere e il nulla, NdT)

Durante il meeting con il Team Alphacom, dopo aver fatto girare i fogli dei rapporti supplementari, ebbi nuovamente la possibilità di incontrare i capi stranieri delle unità e gruppi di appoggio - che ho già menzionato altrove - ovvero il dottor Luke Bryce del MI-6 e del S.A.S., accompagnato dal figlio Sean; un altro amico del settore, il Colonnello Etienne DuPont del Servizio Segreto Francese; il Colonnello Marty Becker del Mossad israeliano e infine il mio buon amico, il compagno dottor Peter Ivanovich Kirilov, della “nuova” Russia, la Comunità degli Stati Indipendenti. Non lo vedevo dal crollo dell’“Impero del Male”, quando arrivai a Mosca clandestinamente, in occasione del suo ventunesimo compleanno, su invito del padre, al quale non mancai di fare visita. Al vecchio dovevo molto. Era un veterano del KGB e del GRU ed era stato lui a salvarmi la vita mentre passavo da una parte all’altra della DDR, quando mi considerava un “moccioso” che credeva di essere un corriere che lavorava per pagarsi gli studi di medicina e riceveva assegni da una “banca con una casella postale a Langley, Virginia”. I ricordi di allora sovrastano una mente e un’anima (le mie) che risiedono in molti posti allo stesso momento. Oh, tempo, come ti hanno manipolata! Sì, il tempo è femminile ed è anche una forza, ancora non ben compresa dai fisici teorici terrestri.

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Tutti quei meravigliosi capi collegamento dei team dei nostri amici di altre Tribù Terrestri, di altri Paesi, volevano vedermi privatamente. Pianificavo incontri separati per ciascuno di loro. E ancora una volta la diplomazia si palesò nella maniera peggiore: visto che avevo iniziato come capo del Team Alphacom molti anni prima di quel “Grande Annuncio” che non aveva mai avuto luogo, sapevo che il momento sarebbe arrivato solamente quando tutte le zone di silenzio fossero state disabilitate. Fu allora che mi resi conto che il mio miglior amico sarebbe stato il mio istinto.

Ricominciai a tenere un diario. Quante volte lo avevo fatto? Cinque, no, quattro, no, l’ho dimenticato.

Oggi dimentico così rapidamente gli anni, i mesi, i giorni e le ore, ma non quel freddo e gelido e terribile giorno di un Natale dei molti che avevo vissuto e mai in quel modo la mia anima era stata trafitta, non una volta, ma dal suo nascere e per sempre. Forse, con il passare del tempo... ma no, la mia mente ormai sfarfalla sulle date e sul film del tempo. Il venticinque Dicembre, il Giorno di Natale, io ho assassinato il mio figlio diciassettenne, mia moglie Sarah e il bimbo che cresceva nel suo grembo. Ho usato la parola “assassinato” perché la Compagnia mi aveva avvisato di essere cauto dopo aver pianificato una missione anti terrorismo come collegamento americano al Mossad.

I miei compiti, come collegamento, erano tre: primo, assistere i nostri alleati israeliani in ogni modo possibile, usando le risorse della Compagnia; ad esempio satelliti foto-ricognitori, Sigint (Intercettazione e analisi segnali), Radint (Radar Intelligence) e Humint (raccolta informazioni da fonti umane) e altri sistemi qui non menzionabili. Secondo: raccogliere dati di Intelligence su terroristi, personaggi di spicco all’epoca, come direttori dell’OLP, Arafat, sui campi di esercitazione libanesi e l’esportazione del terrorismo, e su individui meno importanti, ma considerate altamente pericolosi, come Abul Abbas e molti altri. Dovevo raccogliere questi dati, sui terroristi specifici e i loro ingegnosi pianificatori, i loro metodi operativi, per prevenire atti di terrorismo contro gli Americani all’estero e i loro piani di attacchi terroristici negli Stati Uniti d’America.

La terza ragione era la più delicata di tutte: lo Stato di Israele era stato contattato dalle EBE e io desideravo conoscere tutti gli aspetti di questi multipli contatti. Il Mossad si fidava di me per la mia competenza nell’anti-terrorismo e questo mi consentiva di penetrare l’interazione dell’Intelligence di Israele con gli EXTRAMONDO. Trovai tutto quello che avevo bisogno di sapere, ma gran parte lo trovai nella mia mente.

Noi ridevamo, piangevamo calde lacrime, ma devo andare avanti così? A

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volte il mio cervello era fuori uso. Il mio staff e tutti gli operativi al mio comando erano dell’avviso che la morte di Daniel e Sarah potesse essere legata a un’azione contro di me. Comunque, non c’era la sicurezza al cento per cento che “l’incidente” fosse stato provocato dall’esterno. Ovviamente, il mio senso di colpa sarebbe stato alleviato sapendo che la loro morte era stata causata da altri, ma allora perché gli agenti rinvennero soltanto me tra i rottami della macchina? Questa domanda era il solo punto di riferimento simbolico a cui fui in grado di aggrapparmi, nonostante mi dicessero di avermi detto tutto quello che allora erano riusciti a sapere.

Una piccola parte del mio cuore, una piccola parte della mia anima. Ero una persona stanca, ormai sentivo che non c’era altro a cui potessi contribuire - quasi.

E Dio guarda, e aspetta...

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Capitolo Ventuno

Riunione nel ridente South Kensingtondopo

Una puntatina a St. Catherine’s Docke

ritorno in Essexe

Vedere Mentalmente la sfera di Cristalloche

Poteva Appartenere solo Alla straordinaria signora Sarah Montgomery Wolf

ovveroMoglie, non più con me ma sempre con me

ovveroSe Dico che Siamo Tutti negli USA, Siamo a Casa?

E prima che lasciassimo il Regno Unito, chiesi un ennesimo favore al mio fedele amico, il dottor Luke Bryce: “Faresti un viaggetto per me? E prima possibile. Appena arrivi al St. Catherine’s Dock (esclusivo quartiere londinese a ridosso del Tamigi, NdT) ti verrà incontro il tuo agente di controllo, Scheuller. Ti darà un pacchetto di rapporti e documenti, contenente documenti generati dal MI-6 in merito al nostro tema preferito”.

“Vado immediatamente, Michael”“Non tardare. Il tempo è essenziale”.“Parto subito”.

Al nostro arrivo a Wright-Patterson, tutti i capi stranieri delle squadre d’appoggio furono assegnati a uffici e alloggi della base. Ricevettero le istruzioni sul dove potevano e non potevano andare. Il fuso orario mi stava dando molto fastidio quindi, appena espletate le formalità di registrazione con la mia controparte militare, il Tenente Generale Robert Lewis, mi precipitai a letto e dormii - così sembrò - un migliaio di anni. Che, comunque, non potevano essere sufficienti per i miei mille anni di esaurimento.

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Ma Dio osserva, e aspetta...

Nella prigione della mia espiazione, Sarah accompagna a passeggio la mia mente. Stavolta era Sarah a riportarmi a casa.

E lei è lì, nei miei alloggi, apparsa attraverso quel famoso portale e mi cita qualcosa che è nei suoi ricordi.

“Il Moral Malaise” (Il Malessere Morale) di Sarah Montgomery Wolf.E lo racconta ed è lì con me. Ha un vestito bianco che io le ho già visto

indossare, a bordo di un TRASDUTTORE VIVENTE. Ti devi svegliare prima di avere il diritto di andare a dormire. L’ultima

onda si infrange a incontrare un’altra linea sabbiosa sulla spiaggia della nostra nuova casa chiamata Altara. E l’onda scopre l’ultimo uomo saggio, che parla di un amore totalmente lontano - tu lì e io qui - e tu sei il brutto sogno della notte scorsa e sei l’ultimo brutto sogno che hai avuto oggi e così lontano che hai dovuto fare il sogno oggi. E problematici castelli di sabbia spazzerò via con le onde scoperte oggi attraverso il tunnel del futuro.

Mettendo a tacere la verità, esclusa questa, io ti dico - e dopo tu potrai andare a soddisfare tutti i tuoi istinti animaleschi - che ancora non sai come ci si sente.

Sarah è nel mio letto con me e siamo nuovamente insieme beatamente e io dico quando la beatitudine si trasforma in foschia, “Oh Sarah, sapevo del tuo talento di scrittrice, ma dimmi che mi perdoni per aver sottovalutato la tua forza”.

E lei mi parla con quella voce che mai avrebbe potuto essere copiata. “È l’amore che sento per te, mio Michael, mio dolcissimo e unico amore”.All’improvviso mi trovo con lei a bordo del TRASDUTTORE VIVENTE,

di cui sono note parole che suonavano, in inglese, simili a “toccami con i tuoi desideri. Il tuo Trasduttore vuole che tu faccia ritorno. Non devi gettare la tua ombra sulle acque. Io voglio che tu torni. Nostro figlio vuole che tu ritorni. Kolta vuole che tu ritorni. SA vuole che tu ritorni. Noi tutti vogliamo che tu torni a casa da noi”.

“Oh Sarah, lo farò, ma dopo che avrò finito il mio lavoro. Voi, tutti voi, mi aspetterete?”

“Non mettere mai in dubbio il nostro amore o la nostra pazienza”.“Sfiderò le stelle per giungere a te”.

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E presto caddi in un sonno senza sogni.Non c’è amore più grande del vostro.Vi sono grato, Catchers of Heaven, per avermi infuso liberamente fede e

speranza.

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Capitolo Ventidue

Le Facce Interiorizzate dell’Infinitoovvero

Sparare Pensieri nell’ETERNO ovvero

il Mistero del Potere e la sua Acquisizione

E sebbene la vista esterna possa mostrare grandiosità, è ancora la visione interiore, la versione interiorizzata di eventi che si potranno conoscere solo alla fine della rappresentazione teatrale. Sono tutte facce dell’infinito che daranno luogo alla mia crescita in bombe di valore genetico inesploso e, mentre la visione interiore domina la mia vita, altresì le bombe di valore della bellezza esploderanno in multiple visioni interiori, coprendo vaste distanze e sparando i pensieri dell’eternità nell’ETERNO.

È DI NUOVO IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA PER TE. E stavo sentendo la voce di Kolta.

HAI COMPLETATO LA PRIMA LEZIONE, LA PRIMA LUCE BIANCA BRILLANTE A BALENARE NELL’ETERNITÀ.

Grazie per la mia lezione.E seppi allora che mi sarei diplomato a questa scuola alla fine del principio.

Volevo esplodere con la nuova luce che sempre - come una lampada eterna accesa con il fuoco della conoscenza - avrebbe brillato dentro di me.

Le onde non si fermano mai nell’oceano che è l’Universo.I pensatori e gli studiosi di scienza e di filosofia guardano all’Universo

chiedendosi quale posto essi vi occupino.La cosa più orribile è una persona che guarda al proprio interno e non vi

trova nulla.Nulla.

Se qualcuno desiderasse possedere una grande visione esteriorizzata, dovrebbe pensare di essere pronto a ringraziare in proporzione a quello che ottiene.

Ma, occhi che riflettono spiriti morenti al passaggio deliberato nella stasi,

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sono quelli che meno riflettono la luce, fioca fiammella ultima rimasta, usata tutta per rendere vitale ciò che resta di uno spirito.

Ed ecco perché la fame dello spirito è sempre insaziabile.

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Capitolo Ventitré

La Fine del Viaggio o l’inizio di un Altroovvero

Con il Caro Kolta sul Mio Personale TRASDUTTORE VIVENTE

cheHa un Nome: si Chiama “Toccami

con i Tuoi Desideri”e

Il Trasduttore “Toccami con i Tuoi Desideri”Mi Ama

eAllevia il Dolore e mi Calma

nell’Estasi dell’ETERNO ovvero

Qualcuno Conosce il significato di Per Sempre?Perché

Io Conosco il significato dell’ETERNO

Amo il mio TRASDUTTORE “VIVENTE” perché è vivo, si interfacciava con me ed era la mia casa mobile. Il TRASDUTTORE “VIVENTE” ha deciso di donarsi a me. Mi ritiene meritevole di essere mio e il suo nome, mi è stato detto dal comandante in seconda, ancora una volta suona come “Toccami con i tuoi desideri”. E ora solo sogni di luce e armonia oseranno entrare nel mio spazio.

L’ho incontrata e la amo, la mia nave senza vele e ho incontrato e mi sono innamorato del mio TRASDUTTORE “VIVENTE”.

Odio l’idea di dovervi lasciare, voi tutti. Vorrei restare con voi per sempre, ma la mia famiglia e i miei doveri mi fanno cenno di ritornare a casa, nel luogo in cui la mia famiglia naturale attende il mio arrivo. Comincerò allora da dove ebbe inizio il viaggio e portandolo più in là possibile... con le parole. Parole, probabilmente la peggiore invenzione del genere umano. La musica, probabilmente la migliore.

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“Rema, rema, rema la tua barca, dolcemente lungo il ruscello, allegramente, allegramente, allegramente, allegramente. La vita è solo un sogno”.

Forse è facile abbandonarsi all’ETERNO e io, l’uomo che un tempo gridava, ci proverò sicuramente. Prova! Prova ad abbandonarti all’ETERNO! Neppure la mia famiglia universale ha capito del tutto il significato di un siffatto concetto; sanno però che la sua sfolgorante luce va oltre ogni loro tentativo di comprensione. Sono certo che qualcuno in questo Universo sa. È questa la ragione per cercare altre forme di vita, non solo per comprenderne la natura, ma per vedere se loro conoscono l’ETERNO; Per SEMPRE; in ogni senso, è la stessa cosa; non è un principio razionale, è la libertà di andare oltre il razionale. Non tentate calcoli matematici e congetture, perché non si tratta di azioni definite. Non cercate di razionalizzare l’ETERNO, lasciate che accada...

FLASH! Prestate tutti ascolto! Alcuni se lo vivono bene…FLASH! IL PARADISO! Io sono il PARADisatore.“Dove?” chiede l’interlocutore del PARADIsatore. “Qui”, risponde il PARADIsatore.“Sulla Terra?”“Non annoiarmi con i dettagli, ragazzo!”

Per raggiungere il tuo Sé qualitativamente si richiede la conoscenza delle esistenti vie di fuga. Conoscendo queste ultime, si otterrà un nome indicativo di interezza, ad esempio totalità.

Cieli sradicati, camminando nel cielo e saltando di cielo in cielo, fuori dall’involucro, fuori dal corpo viaggi, a mente fissa sulla parte piacevole, il tutto ridotto a un’inezia di cervello e facoltà mentali

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espansi.

Gli umani sono inconsapevoli di alcune delle nuove funzioni cerebrali più avanzate. Dove possa estendersi il volo dell’uomo raziocinante le cui aspettative più grandi sono divenute nostre, lì molte delle nuove capacità cerebro-mentali saranno straordinarie e sorprendenti, imprevedibili e gloriosamente impulsive.

Saranno facoltà incondizionatamente uniche e incontaminate, anche per l’immaginazione più fertile e nella maestria di un set fantascientifico forse non ancora frammisto ai sogni, ecco quindi entrare in campo il TRATTAMENTO PORTALE.

E per quelli talmente in basso che, per vederli il nostro sguardo dovrà andare in fondo all’immagine e loro lì appariranno come minuscole figurine, diremo: “Sì, possiamo perdonarvi per quello che ci avete fatto, ma come potremo mai perdonarvi per quello che avete fato a voi stessi?

“Per non parlare dello specifico del vostro spirito, l’essenza totalmente vulnerabile che rappresentate, inadatti al mondo e mai a vostro agio sia come razza sia come mera compagnia. Abbiamo persino tentato di capire il mistero che incarnate e, oseremmo dire, il vostro assurdo modo di vedere...”.

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Capitolo Ventiquattro

Echi, Mia Moglie e Mio Figlio Erano Minacce per Loro Stessi

eLe Vite che Abbiamo Vissuto

ovveroEra Solo il Fatto Che Noi dello Spionaggio

e delle “Operazioni” Super-Super Segrete Mettiamo a Rischio

Mogli e Figliovvero

Essendo Connessi a Forze Al di Là di Questo Pianeta

Dobbiamo Per Forza Affrontare Questi Rischi?

... consento ai tasselli di combaciare e mi trafiggono come lame affilate, dolorosamente, spaventosamente, orribilmente, spettralmente, sinistramente...

A sette anni, nostro figlio fu il testimone al nostro matrimonio nel Giorno di Natale e noi (me incluso), tutti noi, siamo morti nel decimo anniversario che segnava anche il diciassettesimo compleanno di nostro figlio.

Raccapricciante. Oh, non ci sono parole che possano... il mio corpo era vivo, il mio cervello era vivo, ma la mia a-n-i-m-a era morta.

Ma il mio corpo era vivo, ma la mia mente, forse come massa cerebrale, era viva, ma la mia anima, un tempo anima illuminata di bianca luce brillante era andata, e ci volle tempo per rientrare penosamente nel mio involucro vivente.

Giaccio in un letto di ospedale, credo. E comincio a ricordare, sebbene

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l’ultimo ricordo fosse la cena di Natale in un ristorante svizzero per celebrare il nostro specialissimo anniversario e lo specialissimo diciassettesimo compleanno di Daniel. Sorseggiamo tutti del vino e anche Danny ha il suo bicchiere, e non è il primo di Danny ma, come poi si sarebbe scoperto, sarà l’ultimo.

Il dottore svizzero prova gentilmente, con un inglese approssimativo, a spiegare la terribile devastazione dei corpi di Sarah e Daniel. Lo sento come se stesse urlando all’interno di una piccola caverna e le sue parole, “loro”, “probabilmente” e “potrebbe essere stato istantaneo”, ma loro sono ridotti in quel modo mentre io sono ancora tutto intero. Questo giovane medico assomiglia a come sarebbe forse apparso Danny una decina d’anni dopo in un futuro che non ha avuto, ma il parallelo e il suo tentativo di confortarmi non sortiscono alcun effetto.

Estraggo tubi da braccia che sembrano non essere le mie.Ogni parte di me mi dice di non poter più vivere in un corpo che ha

toccato mia moglie, toccato mio figlio. E non ce la può fare. NEL ROTTAME DELL’AUTO NON C’ERANO ALTRI CORPI

TRANNE IL MIO. E QUESTO, I DOTTORI SVIZZERI NON LO RIUSCIVANO A CAPIRE. NEMMENO IO LO SEPPI, FINO A MOLTO TEMPO DOPO. QUANDO DA UNA BOCCA UMANA SI FORMARONO LE PAROLE. E ME LO DISSERO. MA NON LO CREDETTI. NON ALL’INIZIO.

LA PANORAMICA TEMPORALE RITORNA A WRIGHT-PAT E SEMBRA UNA SOVRAPPOSIZIONE CHE DEVO ANCORA VEDERE E TOCCARE CON MANO.

In un campo, invaso da erbacce alte fino al ginocchio e dove una volta c’era un edificio, c’è un cartello che dice “Wright Patterson Air Force Base” e su un palo di metallo spiccano i divieti di accesso e le tipiche restrizioni di un perimetro militare.

Nelle vicinanze, una costruzione tipo hangar, grigia, squallida e cadente, reca uno sbiadito numero “diciotto”. E c’è pure Wolf, alto e magro e ancora giovanile malgrado i suoi cinquantun anni, che incede con un gruppo di ufficiali militari di alto grado, alcuni dei quali stranieri nelle loro rispettive uniformi e civili in camice bianco, presumibilmente scienziati.

Wolf indossa camicia e tuta bianche. Un vento dispettoso smuove i suoi lunghi capelli, prematuramente grigi, su un lato della faccia. Con lui camminano il Tenente Generale Robert Lewis e diversi colonnelli, ovviamente

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suoi aiutanti lo fiancheggiano. C’è anche il dottor Luke Bryce, vestito in modo meno casual (senza dubbio all’Inglese), e suo “figlio” Sean Bryce, che prova ad aggirare gli altri per camminare più vicino a Wolf, senza riuscirci, tenuto a distanza da uomini vestititi di scuro che sembrano dei servizi segreti, con auricolari e spille sui risvolti.

Quindi, il capo della squadra di appoggio francese, il colonnello Etienne DuPont, il colonnello israeliano Martin Becker, nell’uniforme della forza di difesa israeliana, il colonnello (e dottore) Peter Ivanovich Kirilov - e i servizi segreti hanno messo uno dei loro a sorvegliare da vicino Kirilov, come fossimo ancora nella guerra fredda. Ci sono altri ufficiali militari stranieri che non abbiamo mai visto prima, ognuno nell’uniforme del proprio Paese: Giappone, Belgio, Germania, Danimarca, Norvegia, Italia, Canada, Messico, eccetera. È una vera e propria ONU di ufficiali, ognuno con un capo squadra per ciascuna nazione straniera “invitata” e i suoi team di appoggio scientifici e militari.

Il gruppo è molto nutrito e include diverse donne, in uniforme e in abiti civili. Il gruppo inizia a disperdersi in vari edifici, tutti sorvegliati più del normale da agenti delle squadre di polizia speciale interforze, pesantemente armati. Wolf entra in un edificio con il Tenente Generale Robert Lewis e sia la sicurezza per Wolf e sia gli aiutanti del Generale Lewis rimangono all’esterno, di guardia.

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Capitolo Venticinque

La Sicurezza Insicurae

I Suoi Peggiori Scenari e

Muoversi al di là di Quello che Vediamo e Sentiamo

La sicurezza è molto insicura; il personale della sicurezza dice, con voce tremula: “Iran, oh Dio. Iraq, oh Dio. Pakistan, oh, Dio. E l’Ucraina, Dio, oh, Dio!” I peggiori scenari possibili del mondo, per un futuro che potrebbe anche non arrivare mai. L’Ucraina non è d’accordo con gli accordi START (Strategic Arms Reduction Treaty) e sta cercando di decodificare codici di lancio - oh, mio Dio! 1650 testate missilistiche, 500 missili cruise aria-superficie e non permetteranno agli ingegneri russi di effettuare manutenzione di routine sui loro centotrenta SS-19 (sei testate ciascuno) e sui quarantasei SS-24 (dieci testate ciascuno). In questo modo si deteriorano e, se sparati, Dio solo sa dove cadranno e cosa distruggeranno.

Uomini attorno a un tavolo, in una bolla impenetrabile, con super computer ad alta velocità, protetti da pareti d’acciaio, nei bunker sotterranei di un edificio fatto come un puzzle a incastro. E gli umani vivono nell’incertezza. Una volta, ufficiali americani del MJ12 SSG hanno chiesto alle EBE, in modo specifico ai Grigi, una mano con i loro problemi di sicurezza. I Grigi hanno risposto: “Prendete una delle mani dai corpi che avete sezionato su un tavolo autoptico legati con le cinghie. Allora avrete una mano!” E qualcuno disse: “Perché devono prendere tutto così dannatamente alla lettera?”

E una voce umana che sembrava provenire dal nulla disse: “Chiedete a Wolf. Lui li conosce. Sono suoi amici”.

E un’altra voce umana chiede: “Wolf è amico nostro?”E una terza voce umana dice: “Stiamo cominciando a domandarcelo”.

INSERTO, SPECIALE: Portate a compimento il vostro dovere! Non lasciate nulla in sospeso, immediatamente!

Wolf parla a un uditorio selezionato della CIA: i problemi mondiali peggiorano perché il cerchio non si chiude su questo

pianeta. È un cerchio aperto. Quando un cerchio si chiude, agli occhi degli

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osservatori appare una tragedia che si ripete… occhi che guardano in basso, sulla Terra e si sconcertano nel constatare che le loro creazioni, i cerchi, sono rimasti - dopo tutti questi anni terrestri - un mistero! Quando i pittogrammi dei Crop Circles si sono fatti deliberatamente più complessi, ci si aspettava che gli umani imparassero questa nuova matematica, questa nuova forma di comunicazione e questi avvertimenti.

Gli EXTRAMONDO della categoria che io definisco benevola, continueranno a interrogarsi sulla dimensione umana che è completamente infusa d’amore incondizionato. Per molte razze avanzate e altre meno avanzate, l’essere umano resta un prodigio stupefacente, una meraviglia, una rarità, meritevole di studio, perché qualcuno degli EXTRAMONDO ha creato l’uomo in origine, a partire da Adamo ed Eva.

(Mormorii, brontolii e sussurri serpeggiarono fra il pubblico. La sala è un auditorium ultra moderno isolato acusticamente per briefing di massimo livello a un livello sonoro ultra basso).

L’amore umano in tutti i suoi aspetti rimane la ragione primaria di un’influenza benigna, in quanto frutto di decisioni prese in seno al loro consiglio più alto.

L’amore, se dato e ricevuto apertamente, per loro è importante. Per gli umani, l’amore che non entra perfettamente negli spazi puritani e ipocriti umani non è appropriato. Ma l’amore dagli EXTRAMONDO viene rispettato in quanto tale. Ci sono state molte abduction di maschi umani durante le quali le EBE hanno cercato di simulare rapporti sessuali con gli addotti e, da quello che ho letto nei rapporti, so che la maggior parte degli uomini lo ha trovato praticamente impossibile, eppure è accaduto nel modo in cui è stato riportato. Gli EXTRAMONDO non hanno pregiudizi sessuali. Punto. Siamo noi quelli che creano parametri aberranti e anormali.

(mumble, mumble…) L’amore potrebbe illuminare i recessi oscuri del cuore umano?Chiudo qui questo briefing, perché mi viene da vomitare.E qualcuno grida dal pubblico, probabilmente un fondamentalista americano:

“Cosa pensa dei moniti della Bibbia riguardanti l’amore contro natura, dottore?”E io rispondo un tantino alterato: Primo, «Un uomo non giacerà con un

altro...» a questo si riferisce? No, non risponda a me, perché loro hanno dato all’uomo le sue sacre scritture, loro volevano che l’uomo procreasse, in special modo perché la vita media di un uomo era di circa trent’anni, e loro volevano che fosse fertile e si moltiplicasse.

Ma sono stati loro ad inventare la religione! E loro speravano che l’uomo, una volta avesse vissuto più a lungo, non avrebbe posto sotto accusa coloro i quali

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amavano il proprio genere. Mi stupisce, però, che accada con una persona come lei. Se avesse letto la Bibbia, avrebbe notato che fra di loro gli apostoli di Gesù non erano mai d’accordo su nulla. E ci sono dei passaggi interessanti in Giovanni, il discepolo più giovane, in cui dichiara di essere il più amato da Gesù. E all’ultima cena, lui appoggiò la testa sul petto nudo di Gesù. E con le due donne, lui è il discepolo che aspetta ai piedi della croce. La Bibbia fu lasciata agli uomini per impedire che si sterminassero tra loro e per stabilire alcuni valori etici e morali come l’amore e la fede, e le speranze dei senza speranza. Sì, posso sentirlo, “sono a posto, ma non vorrei che mio figlio fosse uno di loro!” E “alcuni dei miei migliori amici sono...”. Vi chiedo scusa, ma ora devo assentarmi per dare di stomaco.

E prima che qualcuno potesse fermarmi, uscii dalla porta più vicina, seguito dal Generale Lewis nel suo tipico starmi alle calcagna quando si accorgeva che ero arrabbiato o sconvolto. Ci teneva davvero molto.

“Bob”, gli dissi, “ho dimenticato di dire che nei prossimi briefing discuteremo dell’impatto che avrà il contatto fra gli extraterrestri e tutte le popolazioni, le tribù del mondo”.

“Te la sei presa molto con quell’idiota in sala, ma lui è soggetto a quello che tu hai descritto… come un lebbroso che vede le credenze del mondo a occhi bendati. A parte tutto, quello era il tuo briefing e ho ritenuto ammirevole il tuo rapido divincolarti dall’ignoranza”.

INSERTO, SPECIALE: L’involucro è in pericolo per mancanza di amore, incondizionato. Egli guarda al proprio passato con la luce negli occhi e un bagliore dall’interno che gli consente una visione interiorizzata, quasi consentendogli di accedere a posti segreti.

Potrebbe arrivare il momento in cui non ci sarà tempo per il dispiacere e nemmeno il tempo per chiedere perdono.

Una visione mi venne alla mente, compresa di audio.- Cos’è il “Diario di Wolf?”- Ah, sì, quello. Vi ricordate… diceva di essere uno scienziato che - insieme

a molti altri - fece un primo passo con gli alieni, ma fu tanto tempo fa, quando - non ricordo.

- Ah, lui!- Sì, esattamente. Quello scherzo della natura che diceva di essere un loro

dannato parente. - Okay, guarda che la cosa non mi impressiona affatto. Anzi, se non fosse

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stato per lui non ci sarebbero stati dei veri dischi volanti a riempire il cielo. Sono talmente tanti che scommetto che stanno aumentando il livello di inquinamento.

- No, sembra che le loro astronavi siano pulite. Distorcono il tempo. Non viaggiano con i nostri sistemi di propulsione.

- Questa non la bevo. So solo che il cielo è pieno di quella merda, gli UFO, anzi per me ormai sono IFO (Oggetti Volanti Identificati). È roba destinata al dimenticatoio. Come i vestiti attillati, gli hula-hoop e le tic-tac.

- Però le tic-tac esistono ancora. - Infatti, e anche quei dannati dischi volanti non mollano mai!

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Capitolo Ventisei

Piccoli Capitoli di Memorieovvero

Come si Fa per Andare da Qui a Là?(e tornare indietro)

eNon è Consono Fare Cerchi

Per Indicare una Strada ovvero

Scrittura di Parole fra di Esse Magnetizzate

Brevi enumerazioni o visioni di insieme di eventi, rapimenti, contatti e UFO precipitati, fatti vissuti realmente e in altre simili (almeno ad oggi) situazioni pratiche o teoriche di comprensione di certi specifici episodi che a volte toccano il cuore umano.

Eppure, non posso continuare ad esistere in questo stato, in questo posto. La paura e l’odio sono emozioni talmente negative e prosciuganti, da divenire in qualche modo indispensabili. Troppo spesso tali stati mi stremano. Dovrò abbandonare il Vuoto e guardare nuovamente attraverso l’oscurità di ciò che è stato. E avendo forse scoperto troppo, ora alle mie riflessioni giungono continue risposte.

Sì, devi tornare indietro.Non esistono deroghe all’inerzia. Io so per certo che loro sono là fuori.

Come so che loro sono qui. Devo solo scegliere la via migliore per integrare tali cognizioni nella nuova scienza.

E, da un’area della mia esistenza allargata, una voce dichiara: “Riuscirà a trovarli quando il suo tempo sarà in posizione corretta, signore”.

E DA PENSIERI SCONNESSIBUTTATI GIÙ PER ALTRUI LETTURA:

Città dalle quali un tempo si irraggiavano bianchi bagliori e le cui vie di accesso erano strade di luce, e tralicci di cristallo erano portali per raggiungere un sole ora sbiadito, oceani di terra e, nel cielo, capitoli minuscoli di un

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lavoro letterario non proprio sopraffino, sorvegliate dagli spettri e da garzoni di drogheria, e nazioni che ospitano tribù differenziate, persone sottomesse, sfruttate, disarmoniche, quasi morte, denti d’oro di crani scarnificati, cavità oculari più grandi di quelle della maggior parte degli altri teschi, e immettersi su rettifili autostradali riservati, neri rifiuti cartacei vorticano nel vento a intermittenza, spirali aeree a raffiche fragorose, quasi dipinte di grigio e trasportate dove una volta ci dissero che c’era il paradiso; sorrisi di denti argento, piccole persone con il collo spezzato disperate tentano di divincolarsi, ferendosi i piedi nudi su lattine vuote di cibo scaduto, buone per diventare tane di topolini bianchi.

E scendeva una pioggia fetida e acida, prima di posarsi su giacche adorne di spalline a coprire corpi candidati alla liposuzione, tanta pinguedine in cui sprofondano le ossa, rozzi modelli anatomici sfuggiti ai controlli di fabbrica e finissime e insettose ragnatele incomplete che formano palazzine telate di stile ignoto, delineano passaggi monumentali tronco-piramidali che sono accessi ad ascensori di cristallo e sentieri verso città grigio verde, sventrate da ricchezze spirituali, innominabili, vacuità implacabili immerse in pezzi di cielo basso sgocciolante aria nera ed oleosa su luride pareti coperte di cemento con la faccia rivolta all’aria irrespirabile e cieli marroni e nerastri di uraninite, fluorescenti di uranio ancora da estrarre, sostanze luminescenti arricchite portatrici di morte...

Quello era un “possibile” futuro o sarebbe arrivato prima? Dove erano finiti quelli che si erano adoperati per fare di ogni luogo

un luogo di bellezza di eleganza di grazia e di giustizia?

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Capitolo Ventisette

Vite Indifese e il Cabal di Colm McGrathe

quel certo Wolf che a un altro era noto come

“Occhi-Brillanti” nel tentativo di NobilitareAltri Occhi non altrettanto Splendenti

eScenari dovuti di BIANCA LUCE BRILLANTE

“Michael, se riuscissimo a far litigare ancora tra loro e abbastanza a lungo i cosiddetti ufologi privati, peraltro auto-insignitisi di tale titolo, egomaniaci, dogmatici e approssimativi, potremmo mantenere sul piano aleatorio le programmate (da noi) date del famoso annuncio. Potremmo così portare a termine nella segretezza molti obiettivi di missione, mentre gli ufologi, malati di protagonismo, si scannano gli uni con gli altri. Loro, e i loro smisurati ego rappresentano la nostra carta migliore per ritardare lo scenario della Divulgazione della Realtà Cruciale. Il che costringerà ogni ufologo professionista a pensarci due volte, prima di consentire che il suo nome venga anche solo accostato a simili informazioni, esattamente come abbiamo fatto noi sin dall’inizio”.

Cercai di leggere nei suoi occhi altri livelli, altri ordini del giorno e gli chiesi: “Bob, potrebbe essere necessario renderlo noto, e presto. Molti investigatori ci stanno andando troppo vicino”.

“Michael, non capisci che gli scettici che non sono più scettici diventano il nostro incubo peggiore?”

PANORAMICA-TEMPORALE, SOVRAPPOSIZIONE TEMPORALE, E INSERTO, SPECIALE:

Quando mi svegliai quel Gennaio d.I. (dopo Incidente), ripreso da un coma che mi era sembrato così simile a un ritorno a casa, fu allora che vidi da vicino volti sofferenti, in riduzione, ne vidi persino i pori e i buchi dove i punti neri erano stati spremuti troppe volte... Dopo quel meraviglioso momento che vissi durante la mia piccola NDE (Near Death Experience - Esperienza di Premorte, NdT), esperienza tutta mia, iniziai allora a rendermi lentamente conto delle differenti realtà - ovunque collegate da fili-del-risveglio - ovvero

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quelli della rianimazione, i tubicini inseriti nel mio torace per la respirazione (intubazione è il termine medico per indicare tubi che vanno nei polmoni e respirano per te) e pensai che no, sapevo di aver sentito le mie urla mentre uscivo da un’oscurità che era molto brillante... alla luce accecante della mia stanza d’ospedale che, paragonata alla NDE era davvero l’oscurità, e in qualche modo mi ritrovo nuovamente a Londra e faccio un lungo viaggio, sino alla grande casa nel Surrey, Inghilterra del Sud e ci sono un uomo e una donna che mi dicono che il loro figlio era amico di mio figlio e sento e capisco quello che dicono mentre parlano, ma subito dopo lo dimentico.

E ora ecco due, tre, o quattro - li riconosco - agenti speciali con vestiti neri, gilet in tinta e auricolari e spillette sui risvolti della giacca, e mi portano in un ospedale in una base della U.S. Air Force in Germania. Penso. Non ricordo chiaramente. Ho un vago ricordo del breve interrogatorio. (Ma ricordo bene un amico Grigio al quale sono sicuro di stare a cuore; è piccolo e saggio ed è gentile con me).

C’è molto altro che non riaffiora: ad esempio non le grandi cose, ricordo solo le piccole, come se fossi stato in cielo e le piccole cose appartengano a un qualche luogo, a un qualcuno. E vedo ancora i loro visi e le loro forme. Sono Sarah e Danny. E dopo dormo altri diecimila anni, sembra, ho rotto un bicchiere d’acqua e me ne servo febbrilmente per tagliarmi le vene dei polsi, poi sento i passi di persone, sempre più forti, sempre più veloci e dopo gente che entra nella mia stanza d’ospedale, i polsi, i miei, stretti con forza per fermare l’emorragia e mi assicurano con dei legacci per non farmi muovere e non sento il bruciore dell’iniezione...

E di nuovo nella grotta con tutte gli echi e sono morto un’altra volta, o forse vorrei esserlo...

“Io sono Charley Lightman, dottor Wolf e non porto più l’apparecchio ai denti”.

Apro le mie palpebre appesantite, ho la vista offuscata e gli chiedo: “Ma che diavolo stai dicendo?”

Gli umani danno il loro meglio quando le cose volgono al peggio. Quando dovrò affrontare dei problemi, troverò la luce guardando al mio passato più nero. Oh, mio Dio, quanto ti amo! Ti amo di più di quanto non creda in te.

Non si può possedere l’amore, l’amore appartiene a se stesso.E di nuovo alla base di Wright-Patterson. Il Tenente Generale Robert Lewis bussò tre volte alla porta del mio ufficio.

E mi chiedevo dove fosse finito il mio ufficiale di collegamento, la comandante Kim McNeil. Aveva lasciato una nota per me accanto al suo computer, in

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cui diceva che le era stato chiesto di fare rapporto al Sottosegretario della Marina, Colm McGrath, che si trovava nella base insieme ai componenti di una commissione dell’intelligence appena istituita, che non aveva voluto interrompere la mia lunga conversazione telefonica e che sarebbe tornata il più presto possibile. Il suo ufficio era accanto al mio, soluzione ottimale per tenere in attesa e filtrare le persone che non avevo tempo di vedere. Mi ero fatto la nomea di dirigente medico che riceveva chiunque.

Avevo visto arrivare il Tenente Generale Robert Lewis sui monitor collegati alle videocamere a circuito chiuso, gli aprii con l’interfono ed entrò nel mio ufficio, con la sua consueta foga: “Michael, non crederai a quello che sto per dirti!” E tremava per l’agitazione.

“A cosa non dovrei credere?” chiesi, intuendo ciò che avrei preferito non sentire.

“Il figlio del dottor Bryce, Sean, è in detenzione, agli arresti domiciliari e non ne conosco la ragione. Michael, tu devi saperne qualcosa”.

“Sì” dissi, provando un’intensa sensazione di gelo, ricordando una conversazione che non mi era consentito rammentare. “E credo che in questo caso l’arresto sia un reato”.

“Michael, il tuo ufficio è sicuro?”“Sì: lo controllo personalmente ed è talmente pieno di congegni anti

cimici che devo solo premere un pulsante per individuare un dispositivo anti-sicurezza. Il nostro lavoro sarebbe impossibile, se temessimo di essere sempre spiati”.

“Michael, guarda che loro sanno che tu sei d’accordo con le EBE. Pensi che siano stupidi?”

Bob Lewis era un aitante cinquantenne che, per sua stessa ammissione, sembrava molto più vecchio di me e che una volta mi chiese perfino se mi ero fatto il lifting!

“Posso sembrarti giovane, Bob, ma non lo sono. E non sono andato dal chirurgo estetico”. Grazie alle ghiandole sebacee del viso e ai geni apparivo ancora giovane, ma il mio orologio biologico era inesorabile. E perché il cancro non mi avesse ancora ucciso era uno dei misteri per me più grandi.

La preoccupazione di Bob non era diminuita, nell’aria c’era una tensione sospesa come una colonia di pipistrelli. “Michael, non hai capito che quando ti hanno fatto gli esami medici prima di assumerti, quando ti hanno prelevato il sangue, i campioni del tuo DNA sono stati conservati in ambiente anticoagulante? Dopo che Luke ha affidato suo figlio al MI-6, che a sua volta ne ha inoltrato i documenti al nostro governo, il tuo DNA è stato confrontato

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con quello di Sean Bryce e, sotto molti aspetti, risultavano pressoché identici. Loro pensano - e questo è divertente - che tu potresti aver procreato Sean Bryce”.

“Le sequenze di DNA non sono facilmente dimostrabili, Bob” dissi simulando la massima tranquillità (ero un ottimo attore, nel caso). Sentivo le cose, che gli eventi si stavano avvicinando a me sempre di più, sino a figurarmi nel mezzo di due pareti che si stringevano, in attesa di essere schiacciato. Avevo un peso sullo stomaco e mi veniva da vomitare. Mi sentii meglio solo quando seppi che sia il DNA di SA che il mio erano stati usati per creare Sean. Che ci potevano essere opinioni contrastanti e che avevo ragione io. Bob nascondeva altre cose. Sapeva qualcosa di “Occhi Brillanti?”

Bob mi osservava con crescente curiosità, ma con il rispetto di sempre. “Dunque Michael, ho dato una sbirciata a un memorandum per il Capo. Diceva che alcuni fattori genetici di Sean erano identici ai tuoi, ma altri non combaciavano con quelli di Luke e di Clarice”.

Recitai ancora la parte: “Maledizione, Bob! Sono sempre stato fedele a questo dannato Governo!” e mi venne fuori una nuova espressione truce che avevo già provato allo specchio.

“Loro lo sanno, per questo non ti hanno interrogato. Ma hanno accertato che Sean è stato creato. Sotto interrogatorio -”

“Vuol dire che l’hanno fatto cantare?”“Sì, l’hanno drogato. Su di te non hanno niente di definitivo, ma ci stanno

lavorando. Ti assicuro, amico mio, che se cominceranno a credere che tu sia la talpa meglio piazzata nel progetto Alphacom, ti prenderanno. Hanno tirato fuori delle cose dal tuo dossier, in caso tu chiedessi di vederlo. Ho visto dati risalenti al Vietnam quando facevi segnali agli UFO”.

“Oh Dio, Bob! L’ho detto tante volte. Una miriade di piloti facevano segnali agli UFO”.

“Sì, ma a te sembrava che rispondessero, inclinavi le ali e quelli ti si affiancavano durante le missioni e tenevano lontani i Mig NVA. E naturalmente hanno fatto due più due. Però non sanno cosa abbiamo combinato noi due. La liberazione di quelli che tu sai. Quindi, non tradirmi. Gira un’epidemia di tradimenti in questo ambiente. Ma hanno gli analisti della NSA che ci stanno lavorando.

“Allora, Michael” continuò: “Non mi è sfuggita una parola sulle misteriose sparizioni dei nostri ospiti. Dai tuoi fascicoli a loro non risultano programmi segreti che possano interferire con gli obiettivi della missione. Se hanno annusato qualcosa, è la tua connessione speciale con le varie fazioni di EBE con le quali loro vorrebbero negoziare. Sanno che sarebbe saggio trattarti con

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i guanti bianchi”. “Sì, l’ho notato. Mi trattano come se fossi la cosa migliore dall’invenzione

degli hamburger! Un uomo perfetto per tutti gli obiettivi di missione”.Bob inalò ed espirò al meglio delle sua capacità respiratorie. “Ecco perché l’hai fatta franca - mettiamola così - qualcuno ti ha consentito

- il Capo ti ha consentito libertà che pochi hanno mai potuto anche solo sperare. Sanno - anzi, lui sa - che quello che di te trapela è la punta dell’iceberg e che - ”

“Bob, ne ho abbastanza di questi giri di parole che neppure per lei hanno un senso! Mi risponda chiaramente. Cosa ne sanno veramente? Non lasci fuori nulla, neppure una virgola!”. Ormai odiavo quella mia doppia vita. Mancava poco che iniziassi a bestemmiare.

“Okay”. Fece un altro sospiro, più profondo. “Michael, loro sanno che hai salvato la vita di un Grigio. Sanno che sei un contattato. Pensano che se ti trattano bene potresti - come dire - mettere una buona parola per l’umanità? E che hai una lunga storia di fedeltà in attività ombra segrete e che godi di privilegi che un altro agente nella tua esatta posizione, ma senza le tue conoscenze, non avrebbe mai avuto. Anzi, mi correggo: sono proprio le tue conoscenze ad averti dato mano libera”.

Ok con questo, ma volevo altro: “Bob, che altro non so a proposito di Sean? Cosa gli è successo, con tutte le droghe che gli hanno dato?”

“Vuoi proteggerlo? Loro credono che sia una EBE, ma se così fosse le cose si mettono male. Ecco perché molti del MI-6 si trovano qui. Sono atterrati in questa base come uno sciame di locuste affamate”.

“Non sapevo che, a parte Bryce, qui ci fosse qualcuno del MI-6”.“Ce ne sono a frotte. Sean è di nazionalità britannica e il MI-6 fa il gioco

duro con i sudditi di Sua Maestà, soprattutto se si fanno passare per altri!”“Accidenti, Bob!”“Lasciami finire. La Gran Bretagna era probabilmente la nazione più

coinvolta nella S.D.I. con noi. Sai benissimo che alcuni scienziati Indiani in Inghilterra sono stati “suicidati”. Ma lì hanno il British Secrets Act e niente Freedom of Information Act come il nostro. Quindi, quegli strani suicidi non sono stati investigati da nessun ramo del loro Parlamento. Sanno che Sean sa di essere un Nordico e non hanno mai avuto la possibilità di sottoporre ad interrogatorio un tipo Nordico prima d’ora. Di fatto, non ne hanno avuto mai uno sotto sorveglianza abbastanza a lungo. Sembra che, ad un certo punto, dicano semplicemente arrivederci e spariscono. Grazie al lavoro del tuo Alphacom Team, conoscono bene i vari livelli di potere e chi impartisce ordini a chi. Là fuori, cioè. E un’altra cosa che hanno trovato nella testa di Sean è

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una specie di connessione con te. Ti ha chiamato “Occhi Brillanti”. Ti ha mai chiamato così di persona?”

Cominciai a preoccuparmi sul serio. “No, Bob, mai. Ma è una cosa molto curiosa”.

“Direi l’unica cosa simpatica in tutto questo disastro. Sembra che tu gli piaccia. Di che si tratta, Michael?”

“Bob, è troppo incredibilmente complesso. Non è semplice. Inoltre, vorrei vederlo fuori da questo manicomio. È molto fragile. I suoi genitori sono oppressivi e incapaci. Comunque, ora che Luke l’ha consegnato a loro, direi che l’MI-6 gli setaccerà il cervello. Penso che per tirargli fuori i dati lo interrogheranno a morte. Non gli basta quello che hanno già ottenuto, ne sono certo”.

Bob non ci si raccapezzava. “La sola cosa che ho riscontrato è che loro hanno stabilito una connessione tra te e Sean”.

“Questo lo so anche io, Bob. Mi dica qualcosa che non so!” La reticenza del Generale mi irritava, c’era dell’altro, che tutto e tutti dovevano nascondermi. Si intuiva però che nonostante la sua posizione, anche Bob era all’oscuro di molte cose. Sebbene disponesse di un’autorizzazione “Need to Know Majestic”, non avevo idea di cosa “avesse il diritto di sapere”. Era comunque consapevole dell’estrema complessità della questione, che la poneva al di là della portata della gente comune. Molti dati non gli erano chiari. E c’erano ancora diverse zone della Valutazione di cui non conosceva nemmeno l’esistenza. E il Capo mi aveva detto di non parlargliene, a meno che non ritenessi necessario che ne fosse al corrente.

Alla fine rinunciai a volere dipanare la matassa di complotti fra loro collegati e i fatti incastrati gli uni con gli altri, informazione e disinformazione. E tutte le mura attorno alle mura attorno alle mura, ad nauseam.

Bob colse un mezzo sorriso nei miei occhi. “A cosa pensi, Michael?”“Mi dia ascolto Bob e con la massima attenzione. La Valutazione è

complessa e sono talmente tanti i sotto argomenti che nessuno sarebbe in grado di piazzare ogni pezzo del puzzle al suo posto”.

“Lo so”, disse e all’improvviso gocce di sudore gli imperlarono la fronte. “In questo governo e nei suoi molti gruppi operativi segreti, ci sono - come ti dissi tempo fa - attività, missioni e obiettivi ben orchestrati, che lavorano contro le missioni dell’Alphacom Team e gli obiettivi delle missioni. Hai mai sentito parlare di Colm McGrath?”

“Non è uno dei Sottosegretari della Marina?”“Bene Michael. Hai il punto numero uno”.

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“Bell’affare, Bob. Aspetti un attimo! Lo so. Pensavo che lei non lo sapesse.”“Tutto quello che so è che non è un amico”.“No, non lo è. Bene, Bob, anche lei ha messo a segno un punto a suo

favore”. E sorrisi, ma c’era poco da ridere rispetto a ciò che stavo introducendo al generale. E come sudava! Il fazzoletto che portava al collo era bagnato. “Bob, quindi possiamo procedere e vedere cosa c’è dietro la tenda numero due”.

“Non mi sembra proprio il momento di scherzare, Michael”.“Bob, senza un po’ di humour in questo enorme casino, ci porterebbero tutti

al manicomio! Il Sottosegretario Colm McGrath è a capo dell’organizzazione più oscura, segreta e piena di merda. E come la NSA, il suo gruppo è ancora più segreto. Sembra assurdo, ma esistono attività di controspionaggio condotte contro i nostri stessi connazionali Americani. E, prima che mi interrompa, le do una visione di insieme del gruppo di McGrath. Lo conosciamo come Cabal, un gruppo segreto perfettamente oliato, una banda ben orchestrata di macchinatori e infiltrati con eccellenti trame e controparti e schemi invisibili, una struttura sovraccarica di militari, come era l’originale Majestic 12 Special Studies Group. Ora, Bob, riferiamoci al nostro gruppo, il MJ-12SSG e alla sua principale agenzia, l’Alphacom Team, ecco il vero bersaglio del Cabal”.

La faccia di Bob si era tramutata in un rubizzo, apoplettico punto interrogativo. E dalla sua bocca uscì una sequenza implosiva. “Ora questo è troppo. Non ne posso più di complotti e complotti dentro i complotti. È impossibile gestire e affrontare altro, la mia mente è già stata dove nessun’altra può andare. Sono in un completo corto circuito mentale!”

“Bob, dovrebbe tentare di maneggiare i pezzi del puzzle uno alla volta, poi salteremo da quel ponte quando ci arriveremo. Okay? Hey! Bob! Ci siamo capiti? È ancora tutto intero?”

“Non proprio… la testa mi sta per esplodere, come se fossimo entrati da un bel pezzo nella zona pericolo”. La sua faccia adesso era di un cremisi intenso. Irrorata da ogni stilla del suo sangue.

“Deve resistere, Bob, sarà un percorso molto accidentato e turbolento. Si tenga forte Bob. La vittoria non è né sulle labbra né nella mente. È nel cuore. È ancora qui con me e tutto d’un pezzo?”

“Pezzi, Michael. Pezzi alla rinfusa”.Stava per crollare, necessitava di una valvola di sicurezza, che però non

era in grado di cercare e trovare. Doveva affrontare la realtà. Dopotutto, era suo dovere, in virtù della sua quarta stella. “Dobbiamo solo aspettare, dottor Watson. Mi sto solo scaldando. Dobbiamo solo aspettare, Bob.”

“Tu ti stai solo scaldando? Qui stiamo parlando di calore termonucleare,

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Michael. E io non sono il dottor Watson”. Sorrise; doveva aver trovato la sua valvola di sicurezza.

“Io temo che il Capo non sappia nemmeno che il Cabal di Colm McGrath esiste. McGrath potrebbe anche ordire e mettersi alla testa di un colpo di Stato. Cabal è responsabile dell’uso di armi cinetiche e armi a fasci di particelle neutre e dei loro ibridi. Le hanno impiegate contro le EBE, che non possono neppure capire il perché della natura apparentemente dualistica dell’equazione umana. Quindi, noi dobbiamo capire che loro - il Cabal - stanno volontariamente minando le finalità di negoziati pacifici, ovvero il più importante e basilare obiettivo di missione dell’Alphacom Team”.

Bob guardò profondamente nei miei occhi e vide la mia anima. “Michael, a rischio di sembrarti stupido, sono convinto che tu non tradirai mai gli umani”.

“Continui, Generale. Non sembra che lei sia finito. Certamente, non lo è su questo pianeta”.

“Sono Bob, Michael”. “Okay. Vada avanti, Bob.”“Vedi già la vittoria?”“La vittoria è nel cuore, non sulle labbra”.“Che tipo di vittoria vorrebbe ottenere questo Cabal di McGrath

muovendo una guerra basata su armamenti tecnologici avanzati, per spazzarli via dal cielo? Oops! Ecco la risposta! Chi sa, prima forse non la vedevo perché c’ero arrivato troppo vicino e a causa della mia forma mentis da militare, ma il Cabal su questo faceva affidamento; che io fossi un guerrafondaio e che non puntassi alla pace. Ora capisco cosa guadagnerebbero da tutte queste contromisure, questa folle idea di riuscire a sopraffare le EBE”.

“È ovvio che lei comprenda, Bob”.“Oh, Gesù! Pensavo di non saperlo - ancora, sant’Iddio, io so la risposta!”“È anche giusto che ora lei sappia la risposta. Bob”.Sembrava che avesse fatto iper ventilazione per cinque minuti. Ed era tutto

rosso in viso. E aveva l’aspetto di uno appena uscito vivo da un incidente aereo.

“Colm McGrath non è solo la nostra nemesi e nostro mortale nemico, è anche una persona mentalmente disturbata. E sono queste le persone più pericolose”.

INSERTO, SPECIALE: Accidenti! È difficile trasferire i miei pensieri e la mia anima su carta! E senza omettere nulla!

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INSERTO, MOLTO SPECIALE: I cittadini Americani devono rivendicare il proprio diritto al controllo sul governo.

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Capitolo Ventotto

In Cerca di Strappi Spazio-temporaliovvero

Di Nuovo, deve Essere la Coscienza a Comandarei

Cuori e le Menti e le Anime di Quelli con il Potereovvero

Il magico Salone delle Feste del Bambino Stellare

Il Maggiore Holcroft si rivolge al Generale Lewis: “Signore, dovrei dirle qualcosa di cui non abbiamo mai discusso, le chiedo il permesso di parlarne con la massima franchezza, signore”.

“Permesso accordato, Maggiore”.“Deve averlo sicuramente notato, signore”.“Cosa? Non leggo nella mente, Maggiore. Mi dica”.“Il viso del dottor Wolf, ha notato qualcosa?”“Certamente, che Wolf è un bell’uomo”. Il maggiore proseguì, con prudenza: “Signore, guardi che non è tutto”.“Lei si riferisce a qualcosa come… Il ritratto di Dorian Gray?” “Sembra troppo giovane per la sua età”.“Tutto qui?”“Signore. Wolf ha qualcosa di strano -”Il Generale non lo fece andare avanti, era bravo a tagliare corto se presagiva

guai. “Strano in che senso, Maggiore? Ci si mette anche lei, con la pressione che abbiamo soprattutto qui nelle aree di confinamento, le voci corrono più veloci degli oggetti sconosciuti che abbiamo in cielo. Farebbe meglio ad arrivare al punto, giovanotto!”

“Mi perdoni, Generale. Come dice lei, sono solamente voci e sospetti, non avrei dovuto disturbarla, signore”.

Bob era uno dei migliori strateghi che avessi mai conosciuto. Assunse un’espressione tanto truce che il Maggiore dovette per forza intuire di essere - per così dire - fuori strada. Concluse perentoriamente: “Maggiore, se dessi ascolto anche solo a un decimo delle voci che circolano dentro questa scatola di sardine pressurizzata, non riuscirei neppure a fare un giorno del mio fottuto lavoro!”

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Stavo rivedendo gli appunti per il briefing di livello superiore, quando squillò il telefono e credo di aver quasi colpito il soffitto della stanza isolata acusticamente, saltando sulla sedia. Sentivo ancora un senso di oppressione ma, dal numero che era apparso, doveva essere Bob. Era il caso di sdrammatizzare, dopo la precedente discussione con lui. “Dipartimento paranoia di Wright-Patterson” dissi, appena distinsi l’inconfondibile modo di respirare del Generale.

“Michael, ho brutte notizie, va bene nel tuo ufficio?”“Va bene”.Forse Bob aveva messo le ali, non avevo ancora riagganciato che udii

bussare alla porta nel modo a me familiare. “Avanti”.Come suo solito, Bob esordì platealmente: “Michael, sarà meglio che ti

dica tutto”.“Tutto? Suppongo che debba cominciare dall’inizio e andare fino in

fondo”. Immaginavo quello che stava per dirmi. E appellandomi ad una forza erculea, aspettai lo scoppio della bomba. E arrivò.

“Sean Bryce è morto”.“Sapevo che sarebbe successo. Troppi barbiturici. Era un ragazzo fragile.

Bob, lei cosa ha saputo, cosa hanno saputo da lui?”“Nulla, mi hanno tagliato fuori”.“Vedremo presto volare i draghi dell’Apocalisse sul nostro pianeta. Alla

gente non interessa fare del bene agli altri. Bob, è inutile sentirsi in colpa, non potevi farci niente, non ha gestito lei la situazione”.

“I guai per me non sono ancora finiti”. “No, suppongo che nessuno di noi ne sia fuori. Ho avuto gli incubi più

tremendi da quando sono arrivato alla base”.“Anch’io Michael, anche io”.

INSERTO, SPECIALE: “Abduction”, è il mondo reale, o è realtà virtuale? Cosa si dovrebbe fare per proteggersi, cucirsi la bocca, che resta il nostro organo più vulnerabile? Qualcuno potrebbe obiettare che è il cervello a fornire le parole alla bocca, ma alla fin fine, è quell’orifizio relativamente piccolo che, una volta aperto, diventa un’autostrada su cui le parole viaggiano a velocità pericolose per il proprietario di quel cervello.

Bisogna essere molto sicuri, usando la parola “alieno”, di non essere fraintesi. Questo pianeta, e lo spazio che lo circonda, sta diventando sempre più piccolo.

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Ricordo ancora gli annunciatori televisivi che esortavano gli “alieni” (stranieri) a “cortesemente registrarsi presso il più vicino ufficio postale”. E io avevo già imboccato la porta di casa per precipitarmi alla posta, ma uno dei miei genitori mi fermò dicendo: “Tranquillo, non voleva dire te”. Beh, a ripensarci, penso proprio che quella mia spontanea reazione all’annuncio televisivo era stata giusta e onesta.

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Capitolo Ventinove

Charley e Barbarae Barbara e Charley

eIl Perché e Come, Domande Peraltro Inutili

“Charley, dimmi che non ami più Barbara”.“Mi ha tradito”.“Come può aver tradito un muro di pietra?”“Lo confesso, ero distante. Ero freddo. Ma perché mi giudichi tanto

duramente?”“Non ti sto giudicando, Charley. Voglio solo che tu sia felice. Hai una vaga

idea delle telefonate che mi ha fatto? Di quante volte mi ha confidato tutto di lei, in modo che potessi vedere e potessi sapere? Cosa ti fa credere di poter alzare un muro e poi aspettarti che sia lei a chiederti cosa c’è di sbagliato?”

“Michael, che succede, perché ce l’hai con Barbara e con me?”“Siete diventati il mio problema, entrambi”. (Ancora quell’entrambi.)“Hai detto che ti ha telefonato?”“Mi ha tempestato, tante volte che neppure le ricordo. Piangeva sempre al

telefono. Farebbe qualsiasi cosa per avere un’altra possibilità. Devi lasciarti alle spalle quell’orrendo episodio. Lei è la migliore amica che hai!”

“C’è qualcos’altro, te lo leggo in faccia”.“Aspetta un bambino. Ed è tuo, figlio tuo, per davvero”.“Come faccio a sapere che è il mio?”“Perché lo sai”.

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Capitolo Trenta

La Casa Mobile Che Mi Apparteneva ed

Essa mi Ama e io Ancheovvero

Incontro il Mio TRASDUTTORE VIVENTEovvero

si Chiama “Toccami con i Tuoi Desideri” ovvero

Quando i Sogni d’Amore Trovano il Tuo Spazioe

Vengono da Te Con Baci in Punta Di Piedi

Appena Kolta lo disse, sentii di essere in uno spazio che splendeva di bianca luce brillante e l’aria era dolcemente soffusa di fragranze inebrianti. E la luce sembrava non avere un’origine. Non c’erano luci a bordo delle quali fosse distinguibile la provenienza. E caddi in un sonno che non avevo mai provato prima: ero in uno stato di quiete totale.

Vai a dormire e non ti sfinire di lacrime. Vai nel profondo dove i sogni in punta di piedi sulla tua facciaLa baciano

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per indicare la strada verso

CASA DOVE LA GRANDE FAMIGLIA TI ASPETTA.

SÌ, SÌ, SÌ, TE!

“È questo il mio Trasduttore?”“È questo, è tuo e ti vuole bene”, disse Kolta e giuro che notai un sorriso

sul suo viso. “Ha un nome?”“Sì”.“Kolta, sei furbo. Come devo chiamarlo?”“Chiamalo come ti pare. Il Trasduttore a te darà sicuramente il nome che

preferisce”.“Kolta, io lo sapevo, me l’aveva detto, ma l’ho dimenticato.”“Perché tu in quel momento dormivi e ti ha svegliato quando ha sentito

che volevi essere svegliato”.Finalmente avevo capito. “Mi ha detto solo di chiamarlo Toccami con i

Tuoi Desideri”.“Ha sempre desiderato averti a bordo, MIKA-EL; dovresti essere onorato.

Ora ti invita al tuo posto di osservazione”. Kolta mi parlava e si dimostrava orgoglioso di me.

“Lo sento. Da che parte andiamo?”“Rilassati, MIKA-EL. Toccami vuole portarti”.Certo che ero molto stupido. “Dove?”“Al posto di osservazione, ovviamente”.“È vicino, Kolta?”“Questo Trasduttore è enorme. È come se ti avesse adottato. Buon

divertimento”.

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Una luce blu, calda e al contempo rinfrescante mi avviluppò e lo spazio attorno a me si mosse, eppure non potevo sentirlo. Mi guardai attorno, ero in una stanza e la sola cosa che mentalmente mi rendeva l’idea era di stare al centro di un planetario - grande come un campo da football.

Ero attonito, mentre una “cosa” saliva da sotto di me, come si plasmasse, aderendo alle mie natiche. Era come essere seduti in aria. Volevo pizzicarmi, per capire se era un sogno. Ma sapevo che non lo era.

Invocai Sarah e Danny, senza poter sentire il mio suono. Oh Sarah, oh Danny, dove vi state nascondendo?”

“Non ci stiamo nascondendo. Ci vorrà poco”.“Le vostre voci, sono all’unisono”.“È perché ci troviamo nello stesso posto. Il nostro viaggio va compiuto

insieme”. Sentivo come se la mia vita fosse andata a ritroso - anzi - come se mi fosse

stata ridata.“Non sono mai riuscito a fermarmi, per capire come sono andate le cose”.“Ci hai aiutato a superare i momenti peggiori. Un tempo, insieme ridevamo

e piangevamo”.“Potete vedere tutto quello che è dentro di me”.“I ricordi, Michael, non moriranno mai e neanche in un momento strano

come questo si dissolveranno”.

Devo riposare. Riposare la mente, mentre dipano il mio cammino, da questo mio tempo al vostro tempo. E oltre il passaggio temporale c’è molto ancora da esplorare, prima che il mio tempo con voi divenga il divenire.

Il momento si avvicina. Vi troverò. E trascorreremo tutto il nostro tempo nell’ETERNO. Ora lo so.

Ero nuovamente stremato e chiesi di poter rientrare nei miei alloggi. E nuovamente la luce blu mi trasferì in una grande stanza, spoglia, tranne che per alcuni simboli magnificamente intarsiati che erano pulsanti a pressione che attivavano uno schermo di grandi dimensioni. E, all’istante, seppi il significato di ogni simbolo.

E c’era un oggetto simile a un tavolino, con dietro un sedile ergonomico e sette sedili piccoli di fronte. Sulla superficie del tavolo riconobbi dei tasti a pressione, ciascuno con sopra un simbolo. Sfiorando i tasti digitali, veniva attivato un visore più piccolo che mostrava immagini per me simili

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a ologrammi. Bastava “pensare” un’immagine, o “pensare” un pianeta o un sistema planetario e si verificava un effetto zoom. Vedevo qualsiasi cosa volessi vedere. Così navigava Kolta. Si interfacciava mentalmente con il Trasduttore e questo, lo sto descrivendo nella maniera più semplice, era il sistema di navigazione.

E accaddero altre cose strane, mentre potevo sentire l’amore del mio Trasduttore attraversare su e giù la mia spina dorsale.

Una sensazione indescrivibile. Pensavo a una cosa che volevo e accadeva, oppure si concretizzava

istantaneamente. Volevo a tutti i costi che il mio cuore potesse reggere a simile beatitudine.

Eppure - e non era un déjà vu - sapevo di aver già visto e vissuto tutto questo.

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Capitolo Trentuno

Combattere per la Causa Giusta ovvero

A Volte Non Serve Dare Pesoalla

Sopravvivenza degli Involucri se

Dentro Ospitano cose irrilevanti

Fianco a fianco, un nuovo silenzio impone una nuova libertà,una nuova finalità.

Mai smettere di interrogarci sulla sua natura.

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Capitolo Trentadue

Verso il Quartetto di LUCE BIANCA BRILLANTEovvero

Manca solo un’Eternità e

Gli EXTRAMONDO Faranno la Loro Ultima Richiestae

Mi Consentiranno di Tornare a Casa

Il genere umano non lo accetterà facilmente; potrebbe dire “no” - forse nell’impotenza - ma la sua grandezza ne verrà fuori, giusto una micro particella nella polvere di diafane stelle crepuscolari, le cui vaghe tracce sono ben celate al centro dell’ETERNO. Troppo comodo rifugiarsi nell’umano riduzionismo facendone fede - minuscolo tra i molteplici sistemi di valore esistenziali colossali e ciclopici, pretenziosi e tanto meno tangibili.

Questo non è quell’animale - sì - selezionato per qualità, fra le quali l’ostentazione, la creatura pomposa che è l’organismo umano che passa la maggior parte del tempo in posizione eretta. E allora? Sarebbe assai facile, per un grande asteroide o un planetoide precipitare su Sol Tre o Sol Sette, a seconda della direzione di accesso o d’inserimento in questo ellittico, refrattario, irascibile sistema solare, mentre il pianeta Terra si dissolverà nell’indifferenza universale. Nessun essere umano potrebbe concepire tale stato di non esistenza, anche se questo fosse il suo incombente e precario futuro.

La creatura di cui parliamo è un organismo totalmente fallito, un involucro imperfetto ed è solo e soltanto questo?

Oppure crediamo che sia qualcosa di più? Soprattutto, alla luce di quanto abbiamo appreso sin qui di tale essere?

Quali sono le sue basi comportamentali? Come può tutelare linguaggi tanto dissociati e pericolosi? Potrà mai diventare migliore, rispetto all’ultima volta che gli abbiamo fatto visita?

E nel TRASDUTTORE A LUCE BIANCA BRILLANTE, le domande continuavano ad affollare la mia essenza e la mia sostanza e, francamente, non avevo risposte.

Non sono stati informati del fatto che IL NOI aveva intenzione di sistemare un condotto spazio-temporale (un’autostrada) artificiale nel loro quadrante e che loro vi si troveranno nel mezzo? Ci fu una pausa. Allora... IL NOI non

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sente una risposta alla nostra ultima domanda. Tu, l’ANON MIKA-EL, o qualcuna delle tue coscienze unite, o direttivi, o chiunque, non avete pensato di riferirlo alle creature di Sol Tre?

Non ero consapevole, a livello sensoriale, de IL NOI, quindi risposi: nessuna creatura umana ci avrebbe creduto se avessimo detto loro che quel condotto era in via di costruzione e che non veniva loro offerta alcuna alternativa. Come avrebbe potuto, uno dei nostri direttivi, offrire alternative, considerando che i terrestri ancora non credevano alla nostra presenza nei loro cieli? Molti ci credevano. Molti no.

Questo non è assolutamente accettabile per IL NOI. Potete dire a IL NOI per quanto tempo tutte le forme di entità extraterrene hanno provato a comunicare con quelle creature? Questo, in base al loro spazio-tempo, per favore.

Dal tempo in cui i Reticuliani e altri crearono l’Adamo e l’Eva. I terrestri hanno interpretato le comunicazioni come una battaglia tra il bene e il male, la luce e l’oscurità, forse per milioni dei loro anni. Abbiamo anche inviato loro dei messaggeri e li credettero dei e angeli, e sia chiaro che non sto facendo facile umorismo. Non c’è nulla di comico qui.

IL NOI invece di te pensa che fai ridere, ma IL NOI non è affatto lieto del tuo buonumore.

Sì, so di avere questo piccolo problema. Il mio altro fratello, l’ANON SA RA ha provato a spiegare che, nonostante io sia stato educato fra le creature che si trovano sotto di noi, in effetti ero abbastanza sincero.

Ah, IL NOI questo lo sapeva. IL NOI sa che ti sei ritrovato affetto, per così dire, da un’idiosincrasia piccola piccola e che in fondo - qual era il termine? - eri simpatico e capace di stare allo scherzo, sebbene IL NOI lo faccia per amore, non c’è bisogno di dirlo.

Ovviamente.IL NOI parlò di nuovo. Non offenderti.Assolutamente no, NOI. Il mio altro fratello, l’ANON, rideva e anche di lui IL NOI non pensava

fosse tanto divertente.Mi si riconosce il potere di chiedere ai COSTRUTTORI di scegliere un

altro luogo? Dopo tutto, si tratta dell’unico lascito per i bambini umani.Hai messo a segno un punto. Lo prenderemo in considerazione e

ritorneremo da te fra un altro milione di anni o giù di lì, anni della Terra, ovvero di Sol Tre, quindi secondo il computo dei terrestri.

E non farete scherzi con il tempo?

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Come osi parlare in questo modo de IL NOI?Vi ringrazio. Quindi la vostra etica si dimostra sensibile alla bontà e alla

verità.Questa non poteva essere la richiesta finale. Bisognava fare appello a tutte

le forze che sanno misurare le pagine e hanno il numero telefonico della verità spirituale.

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Capitolo Trentatré

Sono in Arrivo i Venti del Cambiamentoovvero

Solo Fianco a Fiancoun Fardello Emotivo così Pesante

puòEssere Portato Via da Qui

Affretta il tuo passo per portare la verità dei saggi.E non lasciare che alcun uomo abbia il dominio sulla VERITÀ.

ESSI GUIDANO LA NOSTRA VISIONE VERSO IL CIELO, MA NOI RESTIAMO PADRONI DELLA NOSTRA VOLONTÀ. UOMINI, QUESTO È IL MIGLIOR AFFARE DELLA VOSTRA VITA!

Nessuno lo ha espresso meglio di mio figlio Danny. Mi chiedi se so cosa è

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la vita? Certo che lo so, perché ho provato la gioia dell’essere. LA RISPOSTA È LA VITA STESSA. In fondo, è proprio una risposta facile, sapete.

Ma ora diventa necessario conoscere il futuro, perché uomini e donne di coraggio sono i cavalieri solitari dei venti del cambiamento. Quelli che Dio accoglierà fra le sue braccia saranno i disperati.

Il suo affetto si riverserà su di loro proteggendoli incessantemente e tutti gli altri saranno il baluardo che consentirà loro di andare avanti.

Ed essi non temeranno alcun male. Ed essi si mostreranno nemici degli assassini dello spirito.Ed essi - tutti loro - sapranno e chi è senza speranza diverrà il sicuro, ora e

nell’ETERNO.E L’ETERNO sarà la culla di quanti non hanno più speranza, perché

adesso ci sarà speranza per i disperati.

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Capitolo Trentaquattro

L’Ultimo Briefinge

Un Mondo Ignaro del Pericoloovvero

Le Continue Eruzioni non Sono Segnali d’Allarme per

Chi Vive Preoccupandosi solo della PropriaSopravvivenza

Mentre molte pericolose eruzioni si stanno verificando in tutto il nostro pianeta e il mondo è messo in pericolo dalla possibilità - molto concreta - di tragedie e apocalittici disastri ambientali, e mentre la proliferazione nucleare potrebbe dar luogo a una Terza Guerra Mondiale, una guerra santa dell’Islam, dobbiamo far fronte qui e ora a un problema parallelo, che va visto come una “situazione sui generis”.

Ecco allora che con tutte quelle belle facce, di voi capi di governo, di voi ministri e di quanti altri ancora, non si sa più con chi dovremmo avere a che fare, se con un consiglio dei ministri delle nazioni della Terra, oppure forse un altro tipo di Concilio di Trento.

RISATE SOMMESSE, SPARSE QUA E LÀ, NON MOLTI NEL PUBBLICO SANNO IN EFFETTI COSA FOSSE IL CONCILIO DI TRENTO E COSA AVREBBE DOVUTO STABILIRE. UN PARALLELO ASSAI EFFICACE.

Una bella mattina di sole, vedemmo gli uccelli spiccare il volo.

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E solo l’illusione è reale.

Proseguo il mio discorso rivolgendomi agli importanti rappresentanti delle tribù di Sol Tre qui riunite.

Non uno dei molteplici studi che ho affrontato per arrivare ad essere uno scienziato, mi aveva mai preparato alla realtà dei nostri visitatori. Il mondo, nella sua stupidità, ride di persone come Shirley MacLaine, ma solo perché è famosa: è una celebrità. Un tempo la ritenevo in errore perché pensavo traesse profitto dalle sue iniziative nel campo della spiritualità. Ma ero io che mi sbagliavo. Oggi, milioni di esseri umani ammettono di aver perduto lo spirito, di aver perduto la fede e hanno deciso di fare qualcosa per ritrovare la luce. E lo devono anche all’esempio della splendida signora MacLaine, una persona che mai mi permetterei di biasimare, perché, se lo facessi, metterei sotto accusa la sua anima. La mia colpa è quella di aver giudicato, prima di aver saputo e capito.

Dobbiamo comprendere la complessità delle varie forze operative su questo e altri pianeti. Non dimentichiamo la multidimensionalità e le distorsioni spazio-tempo e la spiritualità di cui dobbiamo riappropriarci. La forza della spiritualità sta crescendo su questo pianeta, questo Sol Tre. Così come aumenta la forza del male. Esiste qualcosa che può schierarsi al nostro fianco nella vita, nella vita di noi tutti, se noi glielo permettiamo. Esattamente, se diamo il consenso. Nelle nostre mani c’è il potere di rendere possibile qualsiasi cosa, se è per il bene dell’umanità.

Non sono sicuro cosa sia esattamente questo “qualsiasi cosa”. Non ne conosco tutti i nomi, ma sicuramente deve averne molti. Siamo giunti a un punto critico per questo povero pianeta, un pianeta che l’ingordigia della razza umana sta uccidendo. E, mentre avvengono cose meravigliose, accadono cose terribili e brutali. L’uomo uccide i propri simili in una mortale varietà di modi.

So che voi tutti siete passati attraverso una serie di briefing, per essere aggiornati e per poter avere parola. Su questa base, vorrei riprendere alcuni punti principali che compongono il nostro puzzle.

Come sapete, le visite extraterrestri su questo pianeta rappresentano un fatto, comprovato e dal 1945 e forse presente lungo il corso di tutta la storia dell’umanità. Bene, parliamo dell’Alphacom Team, di cui sono il responsabile.

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I principali obiettivi di questa agenzia sono quelli di determinare l’entità e le molteplici ragioni di tali visite, le diverse tipologie dei visitatori, la natura delle loro interazioni con gli umani, nel presente e nel passato, e altri elementi correlati, quali le varie razze, la loro sociologia, etica, moralità, cosmologia, il livello tecnologico e, nello specifico degli obiettivi primari del Team, la possibilità di interagire con loro attraverso trattative e quali programmi debbano essere organizzati prima di poterci sedere ad un tavolo, per così dire.

Si tratta di un’impresa di dimensioni enormi e ogni nazione, o come essi ci vedono, ogni tribù del pianeta, deve averne accesso. Cosa vogliono, e cosa vogliamo noi? Dobbiamo anche portare alla loro attenzione la massiccia proliferazione di ordigni nucleari nei piani delle nazioni islamiche, tesa a iniziare una guerra santa - una guerra che costituirebbe la Terza Guerra Mondiale.

Quello che vedo come obiettivo finale è la salvaguardia di questo pianeta a rischio di estinzione e il poter assicurare ai nostri figli e ai nostri nipoti l’eredità di un mondo vivibile.

Per me l’Alphacom Team e i capi di ogni sua unità di appoggio, operativi per conto delle nazioni che hanno aderito al progetto, sono una speranza, una garanzia, una benedizione per il nostro futuro. Pochissime sono le domande alle quali sarei in grado di dare risposta in questo momento. Vi chiedo quindi e solo, di sostenerci con la preghiera, con la fede e, soprattutto, di dare al mondo la cosa più importante: una speranza a chi non ha più speranze.

Farò di tutto per tornare, per farvi visita nei vostri sogni, se mi sarà possibile, perché ormai è tempo che io mi unisca ai loro centri di potere. Ma devo trovare un via per portare con me tutte le vostre speranze. Ogni speranza che è in voi.

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Capitolo Trentacinque

Alla Fine siamo Giunti al CapitoloChe Non Ha Bisogno di Titoli

INSERTO, L’ULTIMO, SPECIALE: I miei pensieri non sono i vostri pensieri e il mio modo di essere non è il vostro modo di essere. E pertanto su questo punto dobbiamo convenire, perché sta a noi riconoscere e capire ciò che abbiamo fatto e che facciamo nei momenti di passaggio fra il giorno e la notte. Per quanto riguarda noi, non si può dire che avremmo voluto che le cose andassero solo in un modo, ovvero proiettandolo nell’ETERNO.

E no, non si può dire che Dio ha orizzonti limitati e che ha creato solo l’uomo; Dio non inganna Se stesso. Io sogno mia moglie e mio figlio ogni notte in cui permetto ai sogni di entrare nel mio sonno, ma con la loro morte si sono portati via la mia casa. E dunque sogno mio figlio: ad esempio, quando non andava a scuola perché non si sentiva bene, Sarah correva a prendere il termometro. E io gli rimboccavo le coperte - adorava il tocco rassicurante di coperte e lenzuola rincalzate alla perfezione, che lo proteggevano dal mondo esterno.

Se Sarah non c’era e io lo lasciavo dormire nel nostro letto, mentre leggevo ne approfittava per fiondarsi fuori e rimboccare le coperte prima di rituffarcisi dentro; lo chiamava “il bozzolo di famiglia” e, dopo la loro scomparsa, io dormivo da solo e rimboccavo bene le coperte del mio letto, stranamente nuovo. Solo ora capisco come si sentiva davvero quando tesseva il suo “bozzolo”per tenere lontano il mondo.

A volte penso a come sarebbe stato avere una bambina. Quanto mi sarei dimostrato nervoso e possessivo quando, ormai grandicella, mi avesse chiesto se poteva andare a un appuntamento con un ragazzo… sarei stato un padre tremendamente geloso, incapace di accettare di vederla uscire con un qualsiasi coetaneo, per quanto serio e morigerato potesse essere.

Ma, avevamo avuto un figlio maschio, e quel ragazzo non potrò mai amarlo abbastanza per soddisfare il mio Ego. Quando anni dopo ho saputo dei tanti genitori che abusavano dei loro figli, quello è stato il momento in cui ho spezzato le catene che mi legavano ai comportamenti umani. Mio figlio era destinato a diventare l’uomo più felice del mondo. Nulla di meno.

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Nelle “sere in famiglia”, capitava che l’oggetto della nostra conversazione fosse la creazione. (Molto meglio che giocare a Scarabeo o a scacchi). L’evoluzione, se avesse avuto abbastanza tempo - e senza interferenze - alla fine avrebbe dato luogo ad intelligenze tanto grandi da consentire all’intelligenza di essere cosciente di se stessa, il che avrebbe portato l’uomo a cominciare a capire come e perché avvengono le cose. Sarah e Danny non hanno mai creduto alle coincidenze, o a una forza casuale dietro una creazione così ordinata, almeno al livello dell’intelligenza. E anche se non ne eravamo consapevoli, non stavamo già leggendo la mente di Dio? Eppure, più profonde erano le nostre intuizioni, più tutto sembrava diventare sconcertante. Cominciai a capire, alla fine, che ogni cosa era in uno stato di DIVENIRE...

La meccanica quantistica sembrava un modo consolidato e autentico per spiegare molte cose. Allora, cimentatevi nella spiegazione di questo: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Apocalisse 21:5).

E inoltre, quello che si percepisce come fine delle spiegazioni della ricerca quantistica, è quando si arriva alla parola futilità. Alcuni non credono che sia possibile arrivare a capire la fisica quantistica, ma qualunque bravo fisico teorico sa che è necessario andare a un altro livello, prendendo l’ascensore mentale che porta alla fisica sub-atomica, un luogo dove devi dire addio alle leggi della fisica classica, un regno dove la contraddizione è sovrana e non esiste l’ordine come noi lo intendiamo. Possono esserci altri ordini, altre leggi, che governano in quel regno.

E così, da questa strana e straordinaria scienza, un nuovo pensiero emerge. Un luogo esiste, dove la scienza e lo spirito coraggiosamente si fondono.

E così, mio amato fratello, li ho persi. Mia Moglie. Mio Figlio.LI HAI PERSI SOLO NEL TEMPO. MA PER NOI IL TEMPO NON

ESISTE. QUINDI, TU NON LI HAI PERSI.A volte credo di essermi perduto. NELLA TUA BARA ABBIAMO MESSO UN BEL CLONE.Non capisco.BENE, ALLORA, LASCIA-MI-CI SPIEGARE: TU SEI QUI, GIUSTO?

Rendi il tuo pensiero creativo, trasferiscilo da azione a trasmutazione, se vuoi realmente vedere. Il tuo stato di sovrapposizione si risana con i Catchers of Heaven - che cavalcano con i vessilli nel Vento Divino.

La luce che illumina lo stesso stato di sovrapposizione, ti guida al passaggio,

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per arrivare ad ottenere numeri puri e valori puri. E come sempre, continuerai a chiederti: “Dove ci porta tutto questo?”

E I GUARDIANI DEL CIELO LASCIANO L’EREDITÀ DEL CORAGGIO A TUTTI QUELLI CHE OSANO SOGNARE LA SPERANZA PER CHI DISPERA. SE ANCHE QUESTO FOSSE SOLAMENTE UNA BRICIOLA PER ALLEVIARE LA FAME DELLO SPIRITO, E COME TALE VENISSE ACCETTATA, ALLORA L’UMANITÀ SI TROVEREBBE ALLA FINE DEL PRINCIPIO.

E la risposta è: NON CONTA NULLA, E CONTA TUTTO. TUTTO È IN SIMBIOSI, PERFEZIONE PROIETTATA NELL’ETERNO. E IO DICO: UOMO, RICORDA SEMPRE, RICORDA, FINO A CHE TUTTI GLI SPAZI-TEMPO NON SARANNO CHIUSI.

E IL TEMPO È FINITO.

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Indice

Più Do, Più Genero, ovvero Note di uno Scrittore-in-residenza su Sol Tre, oppure su Sol Sette, Dipende da Quale Direzione Stiate Entrando nel Sistema Solare

Il “dolce principe” Paola Harris

Il Mondo Che Ci Attende Maurizio Baiata

Volume UnoLa macchina rivela-tutto

Volume DueAndare via

Volume TreI Guardiani Del Cielo Sono In Arrivo

5

25

31

35

183

323

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Verdechiaro nasce dalla fusione del verde e del giallo e rappresenta la realizzazione nel concreto di un progetto individuato attraverso l’intuizione: poter contribuire alla circolazione delle idee in cui cre-diamo. Le nostre proposte editoriali sono libri che portano il seme di un messaggio evolutivo che sentiamo in modo particolare. Sono opere indirizzate alla mente e al cuore dell’uomo, che pensiamo non debbano mai essere disgiunti per il raggiungimento di una più pro-fonda consapevolezza.

Che questi libri possano essere un faro per colui che desidera ad-dentrarsi nel viaggio interiore.

Verdechiaro Edizionivia Montecchio, 29

42031 Baiso (Reggio Emilia)tel. 0522/598264 - fax 0522/993017

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Page 451: The Catchers of Heaven I guardiani del cielo...di The Catchers of Heaven, che il dottor Wolf ha dedicato alla memoria di suo figlio Daniel, sono stati devoluti alla Daniel Wolf Memorial

Gli alieni mi hanno salvato la vita Maurizio Baiata

Giornalista investigativo e ricerca-tore del mistero, Maurizio Baiata è cresciuto con il rock nel sangue.Altrove, assoluto e alieni sono per lui lo specchio esteriore di uno stes-so mondo, al quale a volte abbiamo accesso, e offrono una via di uscita dal buio dell’anima, verso il risve-glio, sul piano individuale, colletti-vo e cosmico della coscienza.

Pagine 256 - € 18,00 isbn 978-88-6623-058-8

Il mistero svelatoPaola Leopizzi Harris

Paola Leopizzi Harris ha intervista-to scienziati, militari e professori che hanno lavorato nei servizi di in-telligence e in programmi di ricerca top secret: svelano ciò che viene co-perto da tempo dalle autorità ame-ricane in materia di ufo, tecnologia aliena e contatti. Il libro è corredato da numerose foto degli intervistati.

Pagine 320 - € 18,00 isbn 978-88-88285-39-9

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EsopoliticaPaola Leopizzi Harris

L’Esopolitica è lo studio della pre-senza extraterrestre sulla Terra e del-le sue implicazioni. Il libro di Paola Leopizzi Harris, giornalista investigativa, contiene interviste, foto e scritti dei più im-portanti ricercatori al mondo sul fe-nomeno ufo. Gli archivi top secret stanno iniziando ad aprirsi.

Pagine 264 - € 18,00 isbn 978-88-88285-50-4

170 ore con extraterrestriVlado Kapetanovic

Un ingegnere europeo emigrato in Perù incontra un gruppo di naviga-tori cosmici, con i quali sperimenta la guarigione e altri insegnamenti che lo costringono a superare il suo iniziale scetticismo e a modifica-re radicalmente la sua concezione dell’esistenza. Non si tratta né di angeli né di invasori, ma di esseri al-tamente evoluti che hanno fatto del Servizio la loro missione.

Pagine 136 - € 16,00 isbn 978-88-88285-13-X

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2013. L’alba della nuova eraEnzo Braschi, Giorgio Boccaccio (a cura di)

Un libro per una comprensione d’insieme del feno-meno 2012. Gli autori hanno volutamente tralasciato gli scenari apocalittici per concentrarsi sull’idea che il 2012 sia l’emblema del grande cambiamento energeti-co legato alla nuova frequenza vibrazionale del pianeta Terra. Perché non importa tanto cosa potrebbe acca-dere nel 2012, quanto come potrebbe essere la vita di tutti noi dal 2013 in poi.

Pagine 208 - € 17,30 - isbn 978-88-88285-52-8

Apu-An- Il ritorno del Sole alatoMaurizio Martinelli

Le Alpi Apuane, l’Ansedonia, Marcahuasi, Tiahuana-co, Agarthi, Atlantide, l’origine degli Etruschi, le città sommerse, le città sotterranee, le faglie, le radiazioni secche, l’energia elettromagnetica, le macchie solari, le sculture rupestri, un nuovo pianeta nel nostro sistema solare, l’origine della vita, Daniel Ruzo, George Hunt Williamson, i dischi volanti, i Fratelli dello spazio... La storia di due instancabili “cercatori di verità”.

Pagine 232 - € 18,00 - isbn 978-88-6623-053-3

Galassia X-9Vlado Kapetanovic

Attraverso la storia di Ivanka, l’autore narra ciò che lui stesso ha visto sugli schermi del tempo delle astro-navi apuniane. Apu è un pianeta abitato da esseri che hanno superato l’egoismo e vivono nella pace e nel-la solidarietà, valori che hanno cercato più volte di insegnare ai terrestri nel corso dei millenni. Questa “tecnologia spirituale” è descritta con semplicità e chiarezza.

Pagine 336 - € 18,00 isbn 978-88-88285-37-5

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Fulgori dall’abissoMaurizio Cavallo - Jhlos

Altre vicende d’interazione con la civiltà di Clarion: l’incontro con l’operatore extradimensionale Suell nel-la base sottomarina al largo del mar Ligure e il viag-gio a bordo di un velivolo anfibio, fino ad uno degli avamposti sommersi in Antartide. L’autore riporta le informazioni ricevute e le meraviglie vedute nelle città sotterranee.

Pagine 216 - € 18,00 - isbn 978-88-6623-056-4

Oltre il cieloMaurizio Cavallo - Jhlos

La vera storia dell’abduction dell’autore da parte di es-seri provenienti dal pianeta Clarion, narrata con chia-rezza di linguaggio e profondità di contenuti. Maurizio Cavallo viene condotto nelle astronavi e reso partecipe dei misteri della vita, del tempo e dello spazio. Un libro intenso, da leggere con attenzione, corredato da nume-rose foto degli incontri ravvicinati.

Pagine 200 - € 16,50 - isbn 978-88-88285-40-5

La via dell’esploratoreEdgar Mitchell

Il primo libro di uno dei pochissimi uomini ad aver calpestato il suolo lunare. Edgar Mitchell, astronauta dell’Apollo 14, racconta il viaggio spaziale e quello, più intimo, che ne è seguito. E la costruzione di un modello diadico di realtà, grazie al quale scienza e re- ligione si integrano, indicando all’uomo la strada per l’evoluzione.

Pagine 288 - € 18,70 - isbn 978-88-88285-79-5

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Finito di stampare nel febbraio 2014dalla Tipografia San Martino snc

Via J.W. Lennon, 3042018 San Martino in Rio (RE).