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Considerazioni preliminari

La strategia spaziale, questa sconosciuta. Assai pochi sono glistudi ad essa dedicati, mentre più estese sono le conoscenzerelative a tecnologie, materiali, sistemi, programmi. Premesso cheuna strategia non può consistere semplicemente nella scelta eacquisizione di nuovi materiali con determinate caratteristiche,nella loro dislocazione o nel loro inserimento nel sistema dicomando e controllo, si sente soprattutto la mancanza di un suoimpianto teorico. Come ha osservato di recente Colin Gray,“oggi il potere spaziale soffre di un’insolita malattia - una gravecarenza di teoria strategica incentrata sullo spazio e la mancanzadi un concetto che aiuti a capire di che cosa si tratta esattamente.La gente attualmente, compresi molti militari professionisti,risulta addirittura poco informata su cosa sia il potere spaziale,come funzioni e come possa e debba operare sinergicamente congli altri giocatori della squadra militare comune”. (1)

L’individuazione dei principali aspetti teorici e epistemologicidella strategia spaziale è dunque un’esigenza pressante. Per farequesto occorre cercare una risposta a una massa di arduiinterrogativi, che toccano i cardini del pensiero militare di ieri edi oggi. Che cos’è la guerra e la strategia di oggi e come in essa siinquadra la strategia spaziale; se si può parlare, oppure no, di un“quarto potere” spaziale, che si aggiunge ai tre tradizionali; se laguerra nello spazio debba essere concepita come un sempliceprolungamento, un’appendice della guerra aerea e/o di altreguerre, oppure abbia caratteristiche proprie, che impongono diconferirle una fisionomia di strategia autonoma; se, diconseguenza, è possibile applicare alla guerra nello spazio i

Dalla strategia aerea alla strategia spaziale

COL. FERRUCCIO BOTTI

(1) GRAY, Colin, L’influenza del Potere spaziale nella storia (in Autori vari, “Italo Balbo -

Aviazione e Potere aereo” - Atti del Convegno internazionale nel Centenario della nascita,

Roma, a cura Aeronautica Militare 1998, pp. 251-274).

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concetti - guida, i principi o aforismidella guerra aerea (con particolareriguardo a quelli di Giulio Douhet);qual’è oggi il rapporto tra la guerranucleare e la guerra spaziale, che nellaguerra fredda tendevano a sovrapporsi espesso a coincidere.

Per trovare una risposta a questaautentica selva di interrogativi, c’è unasola via. Da una parte occorre riferirsialla storia del pensiero strategico emilitare, per individuarvi gli elementi dicontinuità e di eventuale rottura con glispecifici aspetti dell’utilizzazione militaredello spazio. Dall’altra, si deve guardarealla realtà del presente sotto un dupliceprofilo: le tecnologie e i loro possibilitraguardi futuri, e il concetto di guerrache nel periodo post - guerra fredda stadimostrandosi l’unico praticabilenell’Occidente sviluppato, in relazione auna realtà politico-sociale che tende arespingere o fortemente limitare il ricorsoalle armi.

Poiché la teoria deve sempre prendereatto della realtà senza pretendere diplasmarla o di mutarla a suo piacimento,nel campo spaziale è bene tener subitopresenti alcuni dati di fatto checaratterizzano la nostra epoca econdizionano ogni ragionare strategico.a. Il trattato del gennaio 1967 (al quale,

peraltro, non risultano aver aderitoStati di rilevante peso come la Franciae la Cina) non è tale da vincolare oimpedire in modo tassativol’utilizzazione militare dello spazio,anche con armi offensive. Secondol’Art. IV/2 del Trattato, il principiodell’utilizzazione dello spazio per finipacifici vale solo per la luna e i corpicelesti; per il resto, esso si limita aproibire di porre in orbita arminucleari e di distruzione di massa.

b. Come si legge sulla RivistaAeronautica, lo spazio è ormaidiventato la “quarta dimensione” delconflitto. In particolare, ha acquistato“un ruolo fondamentale per le sortidel conflitto, cui il continuo progressotecnologico apre orizzonti sempre più

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vasti, al momento sconosciuti”. Neconsegue che “la politica di sicurezza di unpaese, che preveda per il proprio strumentomilitare un minimo di proiezione di forza,non può prescindere da un’adeguata

capacità nel settore dello spazio; talecapacità va estesa dal ruolo di un fruitoredi un servizio reso da altri paesi a quello diproduttore / gestore o, quantomeno, dicoproduttore / cogestore di applicazionispaziali militari”. (2)

c. Un’autonoma capacità nel settore spaziale èdiventata la misura effettiva del grado diindipendenza di uno Stato, perché da essadipende, in ultima analisi, sia la capacità diesercitare un credibile deterrente nucleare,sia la possibilità di impiegare con successole forze di superficie. Per questo pur giàdominando il mare e l’aria, gli Stati Unitihanno conquistato - e intendonomantenere con cospicui stanziamenti - undominio dello spazio che al momento èincontrastato. L’attuale “Rivoluzione negliAffari Militari” non avrebbe senso senza lapadronanza assoluta dello spazio; anche un

dominio dello spazio contrastato larenderebbe di difficoltosa applicazione.

d. Sia per ragioni finanziarie (elevatissimicosti di ricerca e acquisizione dei materiali)sia per ragioni operative, una politica

spaziale, tanto più in Europa, non puòessere solamente nazionale; ad esempio, nelteatro europeo un sistema nazionale didifesa antimissile non può operare senzacoinvolgere le nazioni confinanti.

e. Data la sua posizione nel Mediterraneo,l’Italia dovrebbe essere la Nazione europeapiù interessata a un sistema di difesaantimissile europeo e, più in generale, alla“non proliferazione” e“controproliferazione” di missili balistici edi armi di distruzione di massa. (3)

f. Ovvio il risvolto spaziale primario di questeesigenze di sicurezza. Non va dimenticato,infatti, che almeno al momento il sistema -chiave per le attività militari nello spazionon è il satellite, ma il missile strategico. Elo sarà almeno fino a quando, intorno ametà secolo XXI, non sarà possibiledisporre di altre armi spaziali offensive e di

(2) Osservatorio, in “Rivista Aeronautica” n. 3/1998, p. 8.

(3) Con il termine “controproliferazione” si intende indicare il complesso delle misure militari vere e proprie nell’ambito delle attività

globali per combattere la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Quest’ultime comprendono la diplomazia, il controllo

degli armamenti e delle esportazioni, l’intelligence e l’adozione di particolari sistemi, equipaggiamenti e apparati.

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“aerorazzi” o “spazioplani”, cioè di sistemipilotati in grado di atterrare e decollaretradizionalmente, sfruttando le capacitàaerodinamiche classiche negli strati bassidell’atmosfera, per poi agire da razzi sinoall’orbita prescelta.Non ci soffermiamo sulle molteplici e

crescenti possibilità di utilizzazione militaredello spazio; basti osservare che taleutilizzazione non si limita ai satelliti, chel’impiego di armi, per così dire, “offensive”sarà sempre più esteso (anche perché tali armipossono essere spesso basate a terra) e chel’utilizzazione militare dello spazio neinteresserà progressivamente gli strati più alti,ben oltre le attuali orbite dei satelliti.

Quando è nata la guerra spaziale?

Ammaestramenti del passato

fino alla guerra fredda

Nel 1807, nel corso delle guerrenapoleoniche, la flotta inglese ha bombardatosenza pietà l’abitato di Copenaghen con razziincendiari detti “Congrève” (dal nome delgenerale e ingegnere inglese Congrève, loroinventore). È stato forse questo il primobombardamento strategico a zone, confinalità principalmente morali. In sedeteorica, nel suo libro Dello spirito delleistituzioni militari (1845) il Maresciallonapoleonico Marmont, grande artigliere,accennava a una nuova specialità

dell’artiglieria, i “razzi allaCongrève”, capaci disviluppare una quantità difuoco tale da saturare la frontedi un reggimento; già sitrattava, per il Marmont, di“un mezzo di distruzione cosìingente, che la lotta non èpossibile secondo le regole e iprincipi consacrati dall’attualearte della guerra”. Perciò, egliprevedeva che in futuro ilcompito della fanteria sarebbestato diverso: “essa diverràl’ausiliaria dei razzi allaCongrève”. (4)

La visione del MarescialloMarmont è stata in qualchemodo profetica. Perconstatarlo, bisogna peròaspettare il 3 ottobre 1942,quando è stato lanciato ilprimo razzo V-1 tedesco.Questa data viene consideratada molti come l’iniziodell’era spaziale, anche se ilprimo vero e proprio missiledella nostra epoca è lasuccessiva bomba volante V-2, lanciata in grandi quantitàsull’Inghilterra a partire dalgiugno 1944.

(4) MARESCHAL MARMONT, De l’esprit des institutions militaires (1845), traduz. It. Firenze, Le Monnier 1939 (a cura del Gen. G.

Carboni), pp. 39-41.

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Non sono state solo le tecnologie deltempo a rendere possibile, nel 1942, undefinitivo salto di qualità del razzo e, instretta successione di tempo, del vettorespaziale autopropulso: ci si è trovati di frontea una precisa esigenza strategica, di carattereprima di tutto morale. Martellata da unasempre più massiccia offensiva dei grandibombardieri strategici alleati, la Germanianon sapeva come reagire; perciò hasviluppato con ritmo frenetico un’arma dirappresaglia che restituisse pan per focacciaalmeno alla vicina Inghilterra, supplendo inqualche modo alla progressiva perdita dicompetitività da parte della Luftwaffe e allamancanza di un’aviazione strategica, nonsviluppata in vista delle preminenti esigenzedi concorso aereo alle operazioni terrestri nelquadro del bliz krieg.

Dall’impiego dei primi razzi e dei primiembrionali vettori spaziali - sono abbastanzanoti i ben più preziosi progetti di Von Braungià a quel tempo - si possono trarre alcuneimportanti deduzioni strategiche: a) a metà secolo XIX, si è cominciato a

parlare di rivoluzione dell’arte della guerraprovocata da sistemi d’arma autopropulsi

molto più potenti dell’artiglieria; b) fin da allora si è intravista la possibilità che

la fanteria (cioè, in buona sostanza, le forzeterrestri) rispetto a tali armi assumesse unafunzione ausiliaria;

c) il loro impiego fin dalle origini ha avutopreminenti effetti morali, cioè“controcittà” e non “controforze”;

d) le V-1 e V-2 nell’ottica germanica deltempo avevano già un autonomo ruolostrategico e non solo tattico, mentre illoro impiego non rientrava appieno nelcampo d’azione delle tre Forze Armatetradizionali ;

e) fin da allora esse hanno avuto un ruolopiù sostitutivo che integrativo del potereaereo tradizionale;

f ) contro le nuove armi - e in particolare leV-2 - non esistevano difese terrestri,navali e aeree di una certa efficacia;

g) il loro impiego prescindeva dallecondizioni meteorologiche, che ancheoggi vincolano l’impiego del mezzo aereoe delle “bombe intelligenti”; per contro èavvenuto da basi fisse individuabili senzatroppe difficoltà, quindi ancoravulnerabili per l’azione a massadell’aviazione strategica anglo-americana(che ha bombardato con successoPeenemünde).Il generale dell’Aeronautica Amedeo

Mecozzi, grande avversario storico di Douhet,(5) è stato il primo a intuire i determinantiriflessi sulla strategia aerea dell’impiego divettori tipo V-1, V-2 e derivati. Nei primimesi del 1945, quando non era ancoracomparso il potere risolutivo dell’armanucleare, egli ha previsto che in futurol’aviazione avrebbe dovuto cedere al missile ilruolo di arma assoluta e di distruzione dimassa che negli anni Venti le aveva assegnatoGiulio Douhet. Secondo Mecozzi, conl’avvento dei “teleproietti” in grado dieffettuare bombardamenti a zona, e a largoraggio eludendo ogni difesa, “l’aviazionediventa inutile o meglio diventerà; diciamol’aviazione concepita agli stessi scopi, per lestesse distanze, contro gli stessi obiettiviestesi, l’aviazione douhetiana che pretendeva(vanamente) di ottenere il collasso del nemico

(5) MECOZZI, Amedeo, L’aviazione diventa inutile?, in “Rivista Aeronautica” n. 1-2-3/1945.

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distruggendone le città e terrorizzandone gliabitanti”.

Specie per una media potenza comel’Italia, tutto ciò non significava - perMecozzi - perdita d’importanza perl’aviazione, ma semplicemente quella piùrealistica definizione di obiettivi e di priorità

nelle costruzioni, che a suo parere in Italiaera mancata - con gravissime conseguenze -nell’anteguerra e nella guerra 1940 - 1943.Obiettivi sempre strategici, ma“controforze” e non “controcittà”, non azone ma coincidenti con ristrette aree -obiettivo di importanza vitale e con riflessidiretti sulle operazioni: gli obiettivi,insomma, battuti dall’aviazione nella recenteguerra del Golfo 1990-1991, gli obiettiviche oggi l’aviazione intende distruggere conbombe “intelligenti” di crescente precisione.Quel che è più importante, Mecozziaggiungeva che il potere aereo non vaconfuso con le nuove armi, perché “V-1, V-3 sono armi aeree che non sono l’aviazione[...] rappresentano un’arma nuova contro laquale non bastano né aviazione da caccia nécontraerea. Potrà dunque essere applicato ai

teleproietti il principio che il Douheterroneamente applicava all’aviazione:rassegnarci alle offese che il nemico ci puòarrecare per concentrare ogni sforzonell’infliggergli offese migliori”.

Il successivo lancio di bombe atomiche sulGiappone da parte di un solo bombardiere

Gen. Giulio Douhet

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strategico ha indotto Mecozzi a ricredersi, sia purper breve tempo; in effetti, per diversi anniancora l’aviazione strategica come unico vettorenucleare - e quindi la concezione classica edouhetiana della guerra aerea - hanno dominatoil campo. Ma subito dopo il 1945 lo sviluppoaccelerato da parte sovietica di missiliintercontinentali con testata nucleare e il lanciodel loro Sputnik I nel 1957 da una parte hannodato inizio a una gara nucleare e spaziale tra ledue superpotenze (con enorme dispendio dirisorse e destinata a terminare solo con la finedella guerra fredda nel 1989); dall’altra hannoreso evidente che l’Unione Sovietica, priva diun’aviazione strategica in grado di competere conquella degli Stati Uniti, intendeva puntare le suecarte migliori sulla conquista del primato nellaguerra missilistica e spaziale.

In tal modo, per l’Unione Sovietica il missilestrategico intercontinentale ha svolto lo stessoruolo sostitutivo che durante la guerra mondialeavevano avuto le V-1 e V-2 per la Germania. Piùin generale, fin che è durata la competizione tra idue blocchi, la guerra spaziale, per il momentoancora in simbiosi con la guerra nucleare, si èproposta nettamente come alternativa alla guerraaerea, mentre il missile intercontinentale contestata nucleare è diventato simbolo dello statusdi grande potenza mondiale di una Nazione,

soppiantando la corazzata che fino allaseconda guerra mondiale aveva svoltotale ruolo. Di qui la decisione delgenerale De Gaulle di creare la force defrappe, cioè un potere missilistico-nucleare indipendente per la Francia.

V’è solo da dire che durante laguerra fredda la gara nel camponucleare aveva, per così dire,oscurato la gara nel campo spazialeche pure era in atto, anche serimaneva sempre sussidiaria rispettoalla guerra nucleare. L’iniziativa diDifesa Strategica (SDI - StrategicDefense Initiative), proposta dalPresidente Reagan nell’aprile 1983 e- questo va sottolineato - basata su

armi non nucleari (“a energia diretta” - DEWe “energia cinetica” - KEW), con la suapretesa di opporre uno scudo invalicabileall’offesa missilistica e nucleare nemica hafatto balzare la guerra nello spazio e la suastrategia in primo piano, ancora una voltafacendone qualcosa di ben distinto dallaguerra aerea. Già durante la guerra fredda,infatti, il ruolo nucleare dell’aviazione èandato continuamente decrescendo, a tuttovantaggio dei missili intercontinentali e diteatro.

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L’accresciuto ruolo deivettori spaziali nel periodopost-guerra fredda

La fine della guerra fredda nel 1989 haportato al termine della gara spaziale e allariduzione a obiettivi assai meno ambiziosi delprogramma americano SDI. Senzainterrompere lo sviluppo dei satelliti, ilperiodo post-guerra fredda ha tuttavia fattoemergere la crescente importanza strategica -specie nei conflitti regionali - del missile amedia gittata a testata convenzionale ochimica, ancora e sempre visto come sostitutodi efficacia crescente e in una gamma semprepiù estesa dell’aereo strategico pilotato, sia daparte degli Stati Uniti, sia da parte dei nemicidegli Stati Uniti e dell’Occidente.

Per la prima volta dopo il 1945,nell’ultimo decennio del secolo XX il missilebalistico è diventato un’arma operativa e nonsolo di dissuasione. Con il missile, anche laguerra spaziale ha cessato di essere qualcosa disubalterno rispetto alla guerra nucleare. Daparte degli Stati Uniti è prevalsa l’esigenza dievitare il più possibile non solo l’impiego difanterie con le inevitabili perdite che essocomporta, ma anche il sempre possibileabbattimento di costosi aerei da

combattimento con la connessa cattura dipiloti, che ha dato luogo ai ben notiinconvenienti sia nella guerra del Golfo sianell’ex-Jugoslavia. Dei sistemi d’armaautopropulsi, che in tal modo hanno assuntoun ben preciso ruolo strategico e spaziale, inOccidente si apprezzano sempre più gli elevatistandards di precisione raggiunti, le possibilitàd’impiego ogni tempo, l’invulnerabilità anchedi fronte alle difese aeree più perfezionate.Anche per i Paesi del Terzo Mondo il missileconsente di fare a meno delle tecnologieestremamente avanzate e costose - così comedella difficile selezione e formazione di pilotifigli della civiltà industriale - che oggi imponel’aereo. Le tecnologie e i materiali per lacostruzione di missili a media gittata contestate convenzionali o chimiche sonorelativamente accessibili anche per Paesi pocosviluppati. Ai serventi di un missile non èrichiesto, come ai piloti di aereo, il possessodi elevati requisiti psicofisici, difficili dareperire in società ancora industrialmentearretrate.

Soprattutto, l’impiego potenziale oeffettivo anche di vettori di modesteprestazioni che in senso stretto non sonocerto armi spaziali (si pensi al lancio di vecchiScud contro Israele da parte di Saddam

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Hussein nella recente guerra del Golfo)consente di esercitare forti pressioni moralisulle popolazioni nemiche, a poco prezzo, conbuona sicurezza delle basi di lancio e conprobabilità ancora estremamente elevate disfuggire alle intercettazioni. A poche centinaiadi chilometri dalle coste europee lapopolazione d’Israele, ben convinta di doversostenere una lotta dalla quale dipende lapropria esistenza, senza troppo panico e senzatroppe polemiche contro ilgoverno si è provvista di mascheree mezzi protettivi: ma cheavverrebbe se venisse colpita - o sesi minacciasse di colpire - lapopolazione europea, nella qualela vulnerabilità morale dellesocietà industriali avanzateraggiunge probabilmente la puntamassima? che avverrebbe di frontealla minaccia di vere armi spaziali?che sarebbe avvenuto se, durantela recentissima guerra del Kosovo,la Serbia fosse stata in grado dicolpire con missili le vicine basiNATO stipate di aerei, o le nostrecoste adriatiche?

In sostanza, oggi il binomio satellitespaziale - missile (non solo con testataoffensiva ma, per così dire, da trasporto, enon solo intercontinentale, ma anche amedia gittata, o “di teatro”) costituisce ilfattore strategico predominante. Primaancor che la guerra del Golfo, lo hadimostrato la querelle con l’URSS per lospiegamento in Europa dei missili a mediagittata o “di teatro” Cruise, ultimo

episodio dirilievo dellaguerrafredda. Aragionedunque SergeGrouard, siapureriferendosisoprattuttoallospiegamentodei vari tipidi satelliti,ha definito larecenteguerra delGolfo “lapremièreguerre del’espace” e“un grand

laboratoire des applications militaires del’espace”. (6) Se fosse durata la guerrafredda, questo non sarebbe stato possibile.

Su questo fatto non è il caso d’insistereoltre; bisogna invece riflettere sull’attualetendenza a utilizzare l’aereo (o la portaerei)come visibile mezzo di pressionepsicologica e di dissuasione, riassumendoinvece sempre più l’impiego effettivo dellearmi con il predetto, inscindibile binomiosatellite - missile (le ultime manifestazionidi tale tendenza sono il lancio di missiliCruise da parte degli Stati Uniti sull’Iraqnel dicembre 1998 - che ha prevalso sugliattacchi aerei - e l’impiego degli stessiCruise contro la Serbia). Ci si trova di

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(6) Si veda particolarmente, in proposito, il n. 51/52 (3e / 4e trimestres 1991) della rivista francese “Stratégique” (Institut de Stratégie

Comparée, Parigi) dedicato a “La guerre du Golfe”, che oltre al saggio di Grouard su “Le conflit du Golfe : un laboratoire pour l’espace”

presenta una serie notevole di studi di vari autori sullo stesso argomento.

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fronte ad un’embrionale ripartizione dicompiti con un significato assai profondo.Essa significa, in ultima analisi, che neisistemi spaziali l’Occidente tende semprepiù a vedere l’unico modo per evitare il piùpossibile - in caso di guerre, conflitti e crisi- delle operazioni per così dire classiche neitre elementi, compreso quello aereo: nonsolo l’impiego di fanterie.

In conclusione, se si collega la realtàodierna all’esperienza storica poc’anzisommariamente descritta, si arriva a unaprima constatazione incontrovertibile: aprescindere da dati tecnici sulle caratteristichedelle traiettorie, sulla gittata, sulla piattaformadi lancio, sulle quote di tangenza raggiunte, isistemi spaziali e i missili hanno raggiunto findall’ultima guerra mondiale un’autonomavalenza strategica che ne fa qualcosa di bendiverso da armi tattiche per la guerra nei treelementi come il cannone (che tuttavia imissili di categoria inferiore - o tattici - a lorovolta tendono a sostituire o integrare). Unapiattaforma navale, aerea o terrestre puòessere armata sia di missili tattici che dimissili strategici; i primi non sono che vettorid’arma di Forza Armata, ma i secondirientrano nella guerra spaziale, se non altro

perché il loro impiego è sempre menopossibile senza l’ausilio di sistemi spaziali,quindi assume carattere interforze.

In secondo luogo, anche in questo caso èpossibile una distinzione abbastanza precisatra ciò che è strategico e ciò che è tattico,distinzione basata sugli effetti dell’arma (enon sulla gittata, o sulle modalità di lancio osulle caratteristiche della traiettoria): èstrategico tutto ciò che può autonomamenteavere riflessi diretti e importanti sull’esito diun conflitto, di una crisi, di una guerra; ètattico ciò che può influenzare solo l’esito diun combattimento, di uno scontro, di unabattaglia, del singolo episodio di una crisi oconflitto.

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Nota: L’autore ha trattato questo argomento al

Convegno “La Puissance aérienne dans les conflits

futurs” (“Il Potere aereo nei conflitti futuri” - Paris,

Senat, 26 febbraio 1999), organizzato dall’Institut

de Stratégie Comparée, dalla FED-Crest e dal

CRESPI francesi. Si ringrazia il Prof. Hervé Coutau-

Bégarie, direttore dell’Institut de Stratégie Comparée,

per l’autorizzazione a far conoscere anche in Italia la

comunicazione del Col. Botti.