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SALVATORE ARANCIO Selected Texts & Press Review Federica Schiavo Gallery Rome

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  • SALVATORE ARANCIO

    SelectedTexts & Press Review

    Federica Schiavo GalleryRome

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Daniela Bigi, “Salvatore Arancio, Shasta e Altri Miti”, Arte e Critica, n. 66, March - May 2011, p.p 48-49 - Cover Page

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Daniela Bigi, “Salvatore Arancio, Shasta e Altri Miti”, Arte e Critica, n. 66, March - May 2011, p. 48

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Daniela Bigi, “Salvatore Arancio, Shasta e Altri Miti”, Arte e Critica, n. 66, March - May 2011, p. 49

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Caterina Riva, ‘Fargp, North Dakota’, Cura Magazine, 2011

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Caterina Riva, ‘Fargp, North Dakota’, Cura Magazine, 2011

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Caterina Riva, ‘Fargp, North Dakota’, Cura Magazine, 2011

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Caterina Riva, ‘Fargp, North Dakota’, Cura Magazine, 2011

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Caterina Riva, ‘Fargo, North Dakota’, Cura Magazine, 2011

  • “Roma - Federica Schiavo Gallery, Salvatore Arancio - Shasta”, EquipèCo, 2011

    FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

  • “Salvatore Arancio: Shasta”, Flash Art, Num. 292. p.94 April, 2011

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  • “Federica Schiavo Gallery: Lo spirito della Terra”, Corriere dell’Arte, 2011

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  • Antonello Tolve, “Natura Arancio”, Artibune verso..., 2011

    FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Natura Arancio

    Pulita e precisa, luminosa ed elegante, la personale di Salvatore Arancio (Catania, 1974; vive a Londra) presenta un palinsesto di opere che interrogano i luoghi della vita per schiudere un discorso estetico in cui originario e originale – per dirla con Ebdòmero (de Chirico) – si incontrano con lo scopo di affrontare i brani impervi del tempo, la natura delle cose, la ruvidità della storia o, meglio, delle storie.Con Shasta - titolo della mostra e di un’installazione video a doppio schermo che trae le mosse dalla leggendaria creazione del californiano Monte Shasta da parte di una tribù autoctona -, l’artista dà vita, ora, a una trama fitta di rimandi al mondo della vita mentre la vita tace, tuttavia, in un vuoto sovrastorico (Nietzsche), neutro, mitico e rituale, altamente inospitale, pungentemente mistico, sensualmente alchemico.Saltando il fosso dei grandi racconti, Arancio mette in onda un vocabolario immaginifico legato a una inclinazione antroposferica e d una georiflessione che gravita, da una parte, nei selciati mitici dello slargo geografico, dall’altra nell’interazione tra linguaggi differenti e tra differenti rapporti sui saperi (Lyotard), tra archeologie di tempi che trasformano lo sguardo in visione, le forme in sapiente sistema e coesistenza cosale dove l’uomo è solo traccia leggera e spettro lontano della rappresentazione.

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Antonello Tolve, “Natura Arancio”, Artibune verso..., 2011

    “In questa bizzarra geografia, della quale noi siamo spettatori alieni”, suggerisce Riccardo Conti nel testo (Monoliti e dimensioni) di presentazione alla mostra, “colpisce appunto l ’as-senza di spazi umani o un’idea di luogo al quale il nostro inconscio fa riferimento per approccia-re e persino ‘abitare’ anche soltanto virtualmente uno spazio, nell ’immaginario così come nella rappresentazione”.Steam And Expanding Magmatic Gases Disrupting A Large Valley And Its Basalt Pavement, la favolosa Luffâh (una radice di mandragola dal corpo antropomorfo che si fa misura ambigua dell’essere). E poi tutta una serie di fotoincisioni, tra cui Hunebed, Lean Vein, A Glimpse Of A Carboniferous Formation Risen On A High Plateau. O, ancora, la spiazzante Mass Of Cooled Lava Formed Over A Spiracle, opera che impedisce apparentemente il varco dalla prima sala della galleria agli altri due ambienti in cui, come apparizioni silenziose, si presentano Shasta (Room 2) e una gigantografia fotografica di Luffâh che, assieme allo splendido effetto di Study for the Creation of a Moonchild creano, nello spettatore, un déjà-vu programmato che richiama in causa la linea della prima sala ed evidenzia, contempo-raneamente, la totalità di un progetto di cui le opere, il loro disporsi nello spazio, si fanno tasselli di una polifonia ritmata sull’alterazione, l’alterità, l’ambiguità calibrata, questa, sul sentiero romantico dei primordi.

  • Antonello Tolve, “Natura Arancio”, Artibune verso..., 2011

    FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Su un mondo esclusivo – “ma quale, tra tutti i mondi, è il più esclusivo?” (Deleuze) – che, per Arancio, è forse quello della sospensione del vivente dalla storia delle cose e della natura. Di una natura, mitica e rituale appunto, che sposta lo sguardo verso un tempo in cui tutte le cose perdono la voce.

    Antonello Tolve

    dal 17 febbraio al 31 marzo 2011Salvatore Arancio – ShastaFederica Schiavo GalleryPiazza Montevecchio, 16 (zona Parione) – 00186 RomaOrario: da martedì a sabato ore 12-19Ingresso liberoInfo: tel. +39 0645432028; fax +39 0645433739;[email protected]; www.federicaschiavo.com

  • “Salvatore Arancio: Shasta”, ArteeRoma, Num. 26. February - March 25, 2011

    FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Pulita e precisa, luminosa ed elegante, la personale di Salvatore Arancio (1974) organizzata negli spazi della Federica Schiavo Gallery presenta un palinsesto di opere che interrogano i luoghi della vita per schiudere un discorso estetico in cui originario e originale – per dirla con Ebdòmero (De Chirico) – si incontrano con lo scopo di affrontare i brani impervi del tempo, la natura delle cose, la ruvidità della storia o, meglio, delle storie.

    Con Shasta – titolo della mostra e di un'installazione video a doppio schermo che trae le mosse dalla leggendaria creazione del californiano Monte Shasta da parte di una tribù autoctona –, l'artista dà vita, ora, ad una trama fitta di rimandi al mondo della vita mentre la vita tace, tuttavia, in un vuoto sovrastorico (Nietzsche), neutro, mitico e rituale, altamente inospitale, pungentemente mistico, sensualmente alchemico.

    Saltando il fosso dei grandi racconti, Salvatore Arancio mette in onda un vocabolario immaginifi-co legato ad una inclinazione antroposferica e ad una georiflessione che gravita, da una parte nei selciati mitici dello slargo geografico, dall'altra nell'interazione tra linguaggi differenti e tra differenti rapporti sui saperi (Lyotard), tra archeologie di tempi che trasformano lo sguardo in visione, le for-me in sapiente sistema e coesistenza cosale dove l'uomo è solo traccia leggera e spettro lontano della rappresentazione. «In questa bizzarra geografia, della quale noi siamo spettatori alieni», suggerisce Riccardo Conti nel testo (Monoliti e dimensioni) di presentazione alla mostra, «colpisce appunto l'assenza di spazi umani o un'idea di luogo al quale il nostro inconscio fa riferimento per approcciare e persino 'abitare' anche soltanto virtualmente uno spazio, nell'immaginario così come nella rappre-sentazione».

    IL TERRITORIO MAGICO DI SALVATORE ARANCIO ALLA FEDERICA SCHIAVO GALLERY, ROMA

    Data: 11.03.2011

    Antonello Tolve, “Il territorio magico di Salvatore Arancio alla Federica Schiavo Gallery, Roma”, Arskey, www.teknemedia.net, 11 March 2011

    Autore: Antonello Tolve

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Salvatore Arancio, installation from the solo show ‘Shasta’, 2011, mixed media, photo by Giorgio Benni, installation view at Federica Schiavo Gallery, Roma

    Steam And Expanding Magmatic Gases Disrupting A Large Valley And Its Basalt Pavement, la favo-losa Luffâh (una radice di mandragola dal corpo antropomorfo che si fa misura ambigua dell’essere). E poi tutta una serie di fotoincisioni tra cui Hunebed, Lean Vein, A Glimpse Of A Carboniferous Formation Risen On A High Plateau. O, ancora, la spiazzante Mass Of Cooled Lava Formed Over A Spiracle, opera che impedisce apparentemente il varco dalla prima sala della galleria agli altri due ambienti in cui, come apparizioni silenziose, si presentano Shasta (Room 2) e una gigantografia fotografica di Luffâh che, assieme allo splendido effetto di Study for the Creation of a Moonchild creano, nello spettatore, un déjà vu programmato che richiama in causa la linea della prima sala ed evidenzia, contemporaneamente, la totalità di un progetto di cui le opere, il loro disporsi nello spa-zio, si fanno tasselli di una polifonia ritmata sull’alterazione, l’alterità, l’ambiguità calibrata, questa, sul sentiero romantico dei primordi. Su un mondo esclusivo – «ma quale, tra tutti i mondi, è il più esclusivo?» (Deleuze) – che, per Arancio, è, forse, quello della sospensione del vivente dalla storia delle cose e della natura. Di una natura, mitica e rituale appunto, che sposta lo sguardo verso un tempo in cui tutte le cose perdono la voce.

    In copertina: Salvatore Arancio, Luffâh, 2011, mixed media: glicée print on aluminum, ELKA Leslie Elkatone 615, sound track, variable dimensions, photo by Giorgio Benni, installation view at Federica Schiavo Gallery, Roma

    Salvatore Arancio, Shasta, 2011, split screen film installation, duration 2’ 21’’, photo by Giorgio Benni, installation view at Federica Schiavo Gallery, Roma

    Antonello Tolve, “Il territorio magico di Salvatore Arancio alla Federica Schiavo Gallery, Roma”, Arskey, www.teknemedia.net, 11 March 2011

  • Sara lo Porto, ‘Salvatore Arancio - Shasta’, MP News, 5 March 2011

    SALVATORE ARANCIO - SHASTA05.03.2011 - Sara Lo Porto

    L’artista, entra subito in relazione con la struttura architettonica della galleria. Nella prima sala, presenta delle immagini di repertorio geologico- scientifiche che vengono curiosamente ri-lavorate e re-inventate, con l’intento di alterarne il significato originale.

    Il dato naturale ricombinato, che si tratti di un vano paesaggio piuttosto che di figure di affasci-nanti monoliti, trasporta l’osservatore in un territorio surreale e misterioso. Una piccola scultura al centro della sala, figura a metà tra un’anonima massa rocciosa e una figura mitologica, sembra l’unico elemento guida in questo ambiente dispersivo. ‘Luffah’ è il nome arabo della piccola scul-tura, con il quale in tempi remoti veniva designata la radice della Mandragola, vegetale biforcuto impiegato nell’antichità per i suoi effetti allucinogeni e mistici.

    La seconda sala, ospita un video a doppio schermo che dà nome all’intero progetto: Shasta, nome di un monte californiano la cui genesi è al centro di mitologie e racconti fantastici dei nativi ameri-cani. L’installazione del video, inizialmente girata in pellicola Super 8, ripropone quindi allo spetta-tore una dimensione visiva e sonora atemporale.

    Ed è proprio procedendo nella terza sala che riappare inaspettatamente Luffah, questa volta in una gigantesca stampa fotografica.

    FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

  • Sara lo Porto, ‘Salvatore Arancio - Shasta’, MP News, 5 March 2011

    Il concetto di “ripetitività” dello stesso soggetto, con variazioni e tecniche differenti, crea dei loop visivi; rimanda anche alla tradizione dei riti magici facilmente identificabili in varie occasioni della vita sociale, attraverso comportamenti talvolta ripetitivi, che possiedono un significato simbolico per coloro che vi partecipano. La volontà dell’artista di ‘ri-formare’ casualmente il materiale da lui considerato, è frutto di un’ ammaliante passione per il collezionismo di vecchie incisioni e imma-gini illustrative del XIX sec. La rielaborazione formale e concettuale di tali preziosi materiali av-viene attraverso tecniche di forte richiamo surrealista come il collage, la foto-incisione, il mixing o la più contemporanea tecnica del cup-up, conferendo così alle immagini un appeal decisamente nuovo ed originale.

    Salvatore Arancio, attraverso questi nuovi lavori, presenta all’osservatore un orizzonte incerto, costituito da luoghi, forme e segni a metà tra realtà e astrazione. Il fascino di un monolite dalla forma perfetta, di una figura antropomorfica dal fascino mistico, o di un paesaggio vulcanico, può sviluppare inconsciamente nell’osservatore un sentimento di incertezza, di smarrimento, di vaga ed insicura intercettazione della realtà, probabile metafora delle molteplici paure dell’uomo dinanzi alla grandezza della natura e alle sue manifestazioni.

    Dal 18 febbraio al 31 marzo 2011

    Federica Schiavo Gallery

    Piazza Montevecchio 16 Roma

    www.federicaschiavogallery.com

    FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

  • “Salvatore Arancio”, Zero, 2011

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  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Serena De Dominicis, “Sindrome Italiana? / Italian Syndrome?”, Arte e Critica, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Serena De Dominicis, “Sindrome Italiana? / Italian Syndrome?”, Arte e Critica, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Serena De Dominicis, “Sindrome Italiana? / Italian Syndrome?”, Arte e Critica, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Serena De Dominicis, “Sindrome Italiana? / Italian Syndrome?”, Arte e Critica, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    “Amateur d’Art par Lunettes Rouges”, Le Monde.fr Blog, October 26, 2010

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    “Amateur d’Art par Lunettes Rouges”, Le Monde.fr Blog, October 26, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    “Amateur d’Art par Lunettes Rouges”, Le Monde.fr Blog, October 26, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    A24, “Premio New York. Salvatore Arancio”, America 24, August 13, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    A24, “Premio New York. Salvatore Arancio”, America 24, August 13, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    A24, “Premio New York. Salvatore Arancio”, America 24, August 13, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Manu Buttiglione, “Intervista a Salvatore Arancio @ Frieze Art Fair”, tiscali: spettacoli, October 29, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Manu Buttiglione, “Intervista a Salvatore Arancio @ Frieze Art Fair”, tiscali: spettacoli, October 29, 2010

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    “Crackers: Salvatore Arancio”, Nero Magazine, 2009

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    Elena Volpato, FormContent, Jan Debbaut, I Giovani Che Visitano Le Nostre Rovine Non Vi Vedono Che Uno Stile, GAM Torino, Kaleidoscope Edizioni 2009

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    Caterina Riva, “Intervista a Salvatore Arancio”, Domusweb, October 2009

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Caterina Riva, “Intervista a Salvatore Arancio”, Domusweb, October 2009

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    Caterina Riva, “Intervista a Salvatore Arancio”, Domusweb, October 2009

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    Ian Hunt, “No Room for the Groom, an exhibition with Douglas Sirk”, Art Monthly, September, 2007

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    Ian Hunt, “No Room for the Groom, an exhibition with Douglas Sirk”, Art Monthly, September, 2007

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Dany Louise, “The New Contemporaries”, Art Monthly, 2006

  • FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    Dany Louise, “The New Contemporaries”, Art Monthly, 2006

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    Dany Louise, “The New Contemporaries”, Art Monthly, 2006

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    “Brightlight / Darklight alla American Academy di Roma”, Grazia.it, July 3, 2012

    Inaugura questa sera, 3 luglio, dalle 22 a mezzanotte la mostra «Darklight» con opere di Salvatore Arancio ed Emanuele Becheri presso la American Academy a Roma. La mostra è il secondo appuntamento curato da Ludovico Pratesi e Valentina Ciarallo. Lo scorso 19 giugno, «Brightlight», aveva visto l’intervento di Fran-cesco Carone e Chiara Camoni.L’appuntamento di oggi, invece, è dedicato e si svolge in piena oscurità. Non è un caso che la mostra inau-guri alle 22. Salvatore Arancio presenta una sua manipolazione video della prima scena del film Dr. Stran-gelove di Stanley Kubrick, una visione surreale che ricorda le visioni che ci colgono durante la notte, tra dormiveglia e sonno.Emanuela Becheri, invece ha pensato a un’installazione audiovisiva nella quale l’artista stessa condivide con un burattino uno spazio scuro illuminato solo da una luce radente. Il tema della luce naturale e della per-cezione che la stessa è capace di imporre sulla percezione del tempo sono, dunque i temi di questa mostra, appuntamento perfetto per le lunghe giornate estive, durante le quali è facile perdersi nell’inganno della luce. (sS)

  • Editorial Staff,“The Little Man of the Forest With the Big Hat. Salvatore Arancio”, February 15, 2012

    FEDERICA SCHIAVO GALLERY PIAZZA MONTEVECCHIO 16 ROMA

    -mics and manipulated illustrations taken from books of mycology, which depict mushrooms and toadstools. Phallic shapes, mysterious conformations appear as a small-scale imaginary landscape. The display of the images and the look of the sculptural objects recall an aesthetic traditionally linked to scientific collections and museums. The artist uses a detached and methodical approach to analyze mysterious and exotic natural forms. The permanent fascination for a visual disorientation aims to make the viewer question and reconsider socio-cultural elements that lie behind our gaze.The film Birds, shot at the zoological museum in Bologna, juxtaposes a subjecti-ve vision of the early-20th century ornithological collection with rumbling soun-ds by Kansas City cult music project Expo 70, giving shape to an ambiguous and confusing visual experience.Another sculptural piece and a series of works on paper conclude the exhibition itinerary. Here again, nature and science are combined with myths and legends.

    Until March 16 2013

    Salvatore Arancio’s solo exhibition hosted at Federica Schiavo Gallery represents the final outcome of the residency held by the artist at Museo Carlo Zauli in Faenza in 2012. At the centre of the space and at the core of the show’s concept is a sculptural installation (from which the show bring its title) designed and produced during this period of time. The work consists of a series of cera-

  • Andrea D’Ammando,“Darklight: Arancio/Becheri”, July, 2012

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    Darklight: Arancio / BecheriRoma, American Academy in Rome

    L’oscurità come fonte di inquietudine e strumento capace di amplificare il porta-to emotivo delle opere. Due artisti che presentano due opere capaci di poeticiz-zare il tema delle tenebre -

    Da Carone e Camoni, che nella prima delle due esposizioni all’American Aca-demy avevano indagato il rapporto della luce naturale con l’opera d’arte, a Salvatore Arancio (Catania, 1974) ed Emanuele Becheri (Prato, 1973), prota-gonisti della seconda mostra in programma, i fattori in gioco cambiano, e non solo per la contrapposizione tra luce e tenebre evocata fin dal titolo delle due operazioni. Se in Brightlight il dialogo tra opera d’arte e luce era declinato sulla base di un rapporto diretto, che nei riferimenti a forme d’arte passate (scultura ottocentesca, De Chirico) rifletteva sul coinvolgimento della materia luminosa nella creazione e fruizione artistica, in Darklight l’oscurità si relaziona con le opere presentate evocando e concorrendo a creare atmosfere che dalla paura e l’inquietudine passano alla rarefazione.

    Nella prima sala, Becheri presenta Exercises with puppet, video nel quale, all’interno di uno spazio indefinito, un burattino prende vita, si agita, viene scos-so, in costante rapporto con la voce dell’artista: il sonoro lacerante che accom-pagna le convulsioni del burattino dona all’esperienza artistica un tono emotivo forte, proiettando la sala, completamente oscurata, in uno spazio, fisico e psico-logico, decisamente fuori dall’ordinario.

  • Nella seconda sala, l’operazione di Arancio è più pacata, ma non per questo priva di forti denotazioni: la manipolazione della prima scena de Il Dottor Stra-namore di Kubrick presenta un paesaggio in cui, alle vette che emergono dalle fitte nubi, si unisce l’evocazione funesta del volo degli uccelli: nella seconda sala, anch’essa completamente priva di fonti di luce, l’atmosfera è quella di una riflessione sulla natura che prende spunto dalla panoramica paesaggistica per rendere tangibile una sensazione del sublime polarizzata tra disorientamento ed estasi.Il rimando tra i toni espressivi delle opere di Becheri e Arancio dà vita ad un’esperienza intensa, che si avvale della forza dell’oscurità come fonte di am-plificazione tonale ed espressiva.

    andrea d’ammandomostra visitata il 10 luglio 2012

    Andrea D’Ammando,“Darklight: Arancio/Becheri”, July, 2012

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