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RIVISTA ITALIANA DI ARCHEO ASTRONOMI A Astronomia nell'Antichità - Astronomia Storica Astronomia e Cultura IV 2006 Edizioni Quasar

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R I V I S T A I T A L I A N A D I ARCHEO A S T R O N O M I A

Astronomia nell'Antichità - Astronomia Storica Astronomia e Cultura

IV 2006

Edizioni Quasar

RIVISTA I T A L I A N A D I ARCHEOASTRONOMIA Astronomia nell Antichità - Astronomia Storica

Astronomia e Cultura

IV 2006

Ediz ion i Quasar

Indice

M.G. Amadasi, V. Castellani, La Coppa Foroughi: un atlante celeste del I millennio a. C p. 1

V. Castellani, Tivoli: Villa Adriana, Rocca Bruna e Astronomia » 9 N . Vlora, Gli orologi stellari dell'antico Egitto » 19 N.R. Vlora, R. Falagario, E. Giordano, S. Bari, Orientamenti astro­

nomici in alcune cattedrali della Terra di Bari » 27 A. Dallaporta, L. Marcato, India antica. Orientazione e corrispon­

denze celestidi edifici e abitati (cenni) » 35 E. Calzolari, A . M . Ottavi, Niolu (Corsica): da Roger Grosjean alla

paleoastronomia » 49 M . Codebò, Archeoastronomia in Val di Fassa (TN) » 57 A. Gaspani, TARA. L'antica residenza dei re d'Irlanda. Aspetti di

astronomia e geometrìa sacra antiche irlandesi » 81 S. Cernuti, La necropoli di Casalecchio di Reno e la ricostruzione del

calendario agricolo celtico » 109 L. Magini, / moti di Venere le feste delle donne nel calendario di

Roma antica » 123 A. Gaspani, Il GPS in archeoastronomia » 135

I moti di Venere e le feste delle donne nel calendario di Roma antica

Leonardo Magini e-mail: [email protected]

ABSTRACT. In the Numan calendar a series of festivals marks out the va-riousphases offemalefertility, from initiation to marriage, conception, theseventh month ofpregnancy and childbirth. The cadence of some of these festivals is clo-sely related to the astrai movements and configurations of the two cfemale" astrai bodies par excellence - the moon and the planet Venus - as represented on earth respectively by Fortuna and Mater Matuta (and the various otherforms that they assume)1.

1.1 moti del pianeta Venere e i loro riflessi nel mito

I l pianeta Venere è i l corpo celeste più luminoso dopo i l sole e la luna. Venere ruota intorno al sole su un'orbita tutta interna rispetto a quella della terra e, visto da questa ultima, passa in successione attraverso quattro con­figurazioni particolari:

- la congiunzione inferiore rispetto al sole, quando i l pianeta si trova tra la terra e i l sole e non è visibile;

- la massima elongazione occidentale rispetto al sole, quando i l pianeta è alla massima distanza angolare dal sole verso ovest e è visibile la mattina a oriente prima del sorgere del sole;

- la congiunzione superiore rispetto al sole, quando i l pianeta si trova dietro i l sole e non è visibile;

- la massima elongazione orientale rispetto al sole, quando i l pianeta è alla massima distanza angolare dal sole verso est e è visibile la sera a occi­dente dopo i l tramonto del sole.

Venere compie un'intera rivoluzione apparente attorno al sole - i n ter­m i n i astronomici è i l periodo sinodico - i n circa 584 giorni (= d.): in ca. 71

1 Because of evident space limitations, this is a very basic overview. For a more in depth account, see Magini 1996 and Magini 2003A.

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L. Magini

d. passa dalla congiunzione inferiore alla massima elongazione occidentale e i n ca. 221 d. da questa alla congiunzione superiore, poi ancora in 221 d. passa dalla congiunzione superiore alla massima elongazione orientale e in 71 d. da questa alla congiunzione inferiore.

Vista sempre dalla terra, la stessa rivoluzione del pianeta attorno al sole p u ò essere descritta anche in altri termini:

- circa 5 d. dopo la congiunzione inferiore, Venere appare per la prima volta a oriente nel cielo mattutino - la cosiddetta levata eliaca - e rimane visibile per ca. 255 d.: precedendo i l sole all'aurora, come Lucifero, se ne allontana sempre d i più a ovest prima e poi gli si riawicina;

- poi scompare - tramonto eliaco - dietro al sole, in media per ca. 62 d, alla congiunzione superiore;

- successivamente Venere riappare a occidente nel cielo serale - levata vespertina, o acronica - e rimane visibile per ca. 257 d.: seguendo i l sole al tramonto, come Espero, se ne allontana sempre di più a est prima e poi gli si r iawicina;

- infine torna a scomparire - tramonto vespertino - ca. 5 d. prima della congiunzione inferiore, fino a completare i l periodo sinodico. E così via, un periodo sinodico dopo l 'altro 2 .

Va notato un dato importante. Nel corso della lunga e ancora oscura storia d i quella che oggi è chiamata "astronomia culturale", più d i una cul­tura ha manipolato i dati d i natura - nel nostro caso, gli intervalli d i tempo appena indicati - ai fini p iù diversi: per comodi tà di calcolo, tentando d i correlare i mot i del pianeta in cielo a altri fenomeni celesti come i l ciclo delle eclissi lunari, o per finalità mistico-religiose, credendo d i individuare un tratto unificante tra i l moto del pianeta in cielo e un elemento della vita umana come la durata della gravidanza3.

I n ogni modo, visto dalla terra, i l pianeta Venere compie per cinque suc­cessivi periodi sinodici una serie di cinque diversi ma egualmente elegan­t i movimenti , apparendo a intervalli alternativamente ora come stella del mattino e ora come stella della sera; e al termine dei cinque periodi sinodici esso torna quasi esattamente alla posizione iniziale rispetto al sole e rispet­to alle stelle fisse. Ciò avviene perché i ca. 584 d. del periodo sinodico d i Venere stanno in un rapporto d i 8 a 5 con i ca. 365 d. dell'anno solare; in numeri, 584 x 5 = 365 x 8. Dunque, in 8 anni solari, mentre Venere compie 5 dei suoi periodi sinodici e torna per la quinta volta alla posizione iniziale

2 I valori indicati sono la media arrotondata dei valori moderni su cinque periodi si­nodici consecutivi di Venere. Essi sono molto vicini a quelli forniti per le stesse posizioni di Venere dalle tavolette mesopotamiche; vedi Swerdlow 1998, pp. 218-219.

3VediAveni 1994.

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/ moti di Venere e le feste delle donne nel calendario di Roma antica

rispetto al sole, i l sole torna per l'ottava volta alla posizione iniziale rispetto alle stelle fisse: così che anche Venere torna alla posizione iniziale rispetto alle stelle fisse4.

Da questi dati d i natura nasce i l pentagramma di Venere, la stella a cin­que punte che indicano le cinque costellazioni zodiacali e i cinque mo­menti dell'anno in cui i l pianeta, visto dalla terra, ritorna a una medesi­ma configurazione rispetto al sole. Pentagramma che ha una lunga storia dietro d i sé: una storia che parte dalla Mesopotamia del 3500 a.C. con la prima scrittura ideografica d i Uruk IV, tocca i l mondo anatolico attorno al 2100 e quello minoico verso i l 1800, passa per l 'Etruria del V I I secolo; e poi prosegue - con la stella che accompagna la "mezzaluna" dell'Islam e che campeggia su innumerevoli bandiere nazionali, con la "stella" d i eroe dell'Unione Sovietica, con le "stellette" del semplice militare nostrano - e arriva fino allo "stellone" che brilla al centro dello stemma della Repubblica Italiana e ne assicura le sorti.

D'altra parte, già a Babilonia Venere come astro della sera si contrap­pone a Venere come astro del mattino: i l pr imo rappresenta una divinità femminile che favorisce e protegge gli amori; i l secondo rappresenta una divinità virile che favorisce e protegge le guerre. E la contrapposizione si rinnova a Roma: Venere/Espero protegge - come vedremo subito - le nozze; Venere/Lucifero/Mater Matuta protegge gli eroi, e uno su tut t i , Furio Ca­mi l lo 5 .

2.1 moti della luna e i loro riflessi nel mito

I l moto terribilmente complicato della luna vive un momento parti­colare quando la luna calante si approssima inesorabilmente al sole fino a congiungersi con esso nella luna nuova, per poi riemergere a nuova vita come prima falce.

4 In parole diverse: i 584 d. del periodo sinodico di Venere corrispondono a ca. 584: 365,25 = 1,6 anni e a 1,6 x 12 = 19,2 mesi; perciò, al termine di un periodo sinodico Venere, visto dalla terra, compie un'intera rivoluzione dei 12 segni zodiacali oltrepassando i l punto di partenza di 19,2 - 12 = 7,2 segni, pari a 7,2 x 30° = 216°. Al termine del quinto periodo sinodico, dopo ca. 584 x 5 = 2.920 d., i segni zodiacali sono diventati 7,2 x 5 = 36 e i gradi 216° x 5 = 1.080°, pari a 3 rivoluzioni complete; visto dalla terra, Venere ha compiuto 5 + 3 = 8 rivoluzioni rispetto allo zodiaco. Ma, nel frattempo anche la terra ha compiuto 5 rivolu­zioni attorno al sole; dunque, in realtà, Venere ne ha compiute in totale 8 + 5 = 13 rispetto alle stelle fisse.

5 Sull'identificazione di Mater Matuta con Lucifero/Venere all'aurora, vedi Magini 1996, pp. 34-46; sulla protezione a Camillo, vedi ibid., Appendice 1, Furio Camillo, il protetto di Matuta, pp. 101-104.

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L. Magini

Nel linguaggio del mito, questa successione ravvicinata d i mutevoli aspetti lunari è impersonata da tre figure divine: Fortuna, e le sue ancelle, Necessitas, che la precede, e Spes, buona ultima dea. Come ho già spiegato altrove, anche sulla base dell'etimologia dei nomi delle ancelle6, esse rap­presentano in terra le tre configurazioni che la luna assume in cielo - rispet­tivamente la luna nuova, calante e crescente - e replicano in Roma i l ruolo svolto dalle tre Grazie greche. Nella iconografia p iù classica, Fortuna è al centro del gruppo e esibisce la schiena e, più specificamente, la sottostante rotondi tà che, almeno nella Città eterna, risulta ancor oggi d i grande gio­vamento nei p iù diversi frangenti.

Sempre a Roma la dea Fortuna - che è di origine forestiera e importata dal suo protetto Servio Tullio - presenta ulteriori espliciti caratteri lunari: essa è notturna, mutevole, incostante come " i l gioiello della notte".

Una generica "meravigliosa buona fortuna" è quella che determina "al concepimento e alla generazione d i Romolo un'eclissi di sole, col sole i n esatta congiunzione con la luna, fin tanto che i l dio Marte rimase congiun­to con la mortale Silvia" 7 (Plutarco La fortuna dei Romani 320B-C). Ma è la dea Fortuna in persona che, d i notte, sveglia le oche del Campidoglio (Plutarco La fortuna 325B-C). È ancora la dea che "è solita entrare in casa d i notte da una piccola finestra, dalla quale prende nome la porta Finestrella" (Ovidio Fasti 6.577-8). È sempre questa dea notturna che va dallo schiavo diventato re, Servio Tullio, "discendendo nella sua camera attraverso una finestrella" (Plutarco La fortuna 322E).

3.1 moti di Venere (e della luna) e la fertilità femminile, con le feste dei Veneralia e dei Matralia

I mo t i di Venere si riflettono nelle cadenze delle feste legate alla vita e alla fertilità femminili , prime fra tutte le feste di nozze e d i concepimento.

A l momento del matrimonio, che in Roma antica avviene alla sera, Ve­nere deve splendere i n cielo come Espero. Virgil io (Bucoliche 8.29-30) lo afferma esplicitamente: "Mopso, taglia nuove fiaccole, t i si porta la sposa; / sposo, spargi le noci. Vespero lascia l'Età per te." Ancora i l tardo Claudiano (Il ratto di Proserpina 2.361-2) se ne ricorda e scrive: "Al mondo infero era ormai apparso i l suo Espero / e la vergine è scortata al talamo."

6 Magini 1996, pp. 32-34. 7 Si noti i l tratto unificante tra l'evento celeste e la vita dell'uomo: la "congiunzione" tra

gli astri in cielo si sovrappone alla "congiunzione" carnale in terra dalla quale prende vita i l fondatore di Roma.

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I moti ài Venere e le feste delle donne nel calendario di Roma antica

Addiri t tura Catullo (Carmi 62.1-32), nel suo p iù celebre canto d i nozze, sottolinea come si arrivi a rimandare i l matrimonio, pur d i godere dello splendore e della protezione dell'astro: "RAGAZZI: 'Vespero viene, ragazzi, in piedi: Vespero dall 'Olimpo, / dopo lunga attesa, finalmente solleva i l suo lume. / È ormai tempo di alzarsi e lasciare le laute mense, / ora arriva la sposa, ora l'Imeneo s'intona.' RAGAZZE: 'Ragazze, non vedete i ragazzi? I n piedi anche voi: / sì, sull'Età mostra i suoi raggi l'astro della sera...' / RAGAZZE: 'Vespero, quale astro brilla i n cielo p iù spietato? / Che arriva a strappare la figlia dal petto materno, / dal petto materno, ben stretto, strap­pare la figlia e, casta / fanciulla, donarla all'amore d i un giovane uomo?... ' / RAGAZZI: 'Vespero, quale astro brilla in cielo p iù allegro? / Con la tua fiamma suggelli i connubi promessi, / pattuit i dai giovani sposi, ancora p r i ­ma dai lor genitori, / ma validi solo quando la tua luce compare. / Danno forse gli dei momenti p iù lieti d i questi?...' / RAGAZZE: 'Compagne, Ve­spero si è presa una di noi'.

Per le nozze delle donne romane, i l giorno ideale è i l primo di aprile, con i Veneralia, festa di Venus Verticordia e di Fortuna Virilis. Nel rito - descritto con ricchezza di particolari da Ovidio (Fasti 4.133-160; qui citati i w . 133-138 e 148-154) - la dea dell'amore assume i l ruolo di prototipo ideale della spo­sa. Prima la sua statua viene spogliata, lavata, asciugata, vestita, adornata, in ­gioiellata dalle fedeli, che svolgono la parte delle ancelle, e che infine le offrono dei fiori: "Venerate la dea, madri e nuore latine, / e anche voi che non portate benda e veste lunga. / Toglietele dal collo di marmo i nastri d'oro, / toglietele i gioielli: la dea va lavata integralmente. / Asciugatele i l collo e cingetelo di nuo­vo coi nastri d'oro; / ora le vanno offerti una rosa novella e altri fiori."

Subito dopo le fedeli, adesso a pieno titolo nel ruolo d i promesse spose, si spogliano esse stesse per partecipare a un classico rito d i fecondità, un bagno collettivo e promiscuo durante i l quale offrono incenso a Fortuna Virilis, che "vede tu t t i i difetti dei loro corpi nudi / e, i n cambio d i un po' d i incenso, / concede a chi la prega d i coprirli e tenerli nascosti agli uomini."

Infine, le donne non devono esitare "a bere papavero tritato, sciolto nel bianco / latte con miele estratto da favi scolati: / quando Venere, la prima volta, fu condotta dallo sposo pieno di desiderio, / questo bevve: da quel momento fu sposa."

Ex ilio tempore nupta fuit: i l pr imo di aprile d i ogni anno, ripetendo i l gesto fatto a suo tempo dalla dea, le fedeli "riattualizzano" - come direbbe Eliade - l'evento prototipico fossilizzato nelle parole del mito e nei gesti del rito: "da quel momento" sono spose anch'esse. E questo anche se Venere non brilla come stella della sera ogni pr imo di aprile, ma solo i l pr imo di aprile d i un anno che va considerato "anno ideale".

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L. Magini

Per i l concepimento, i l giorno ideale è l ' I 1 d i giugno, con i Matralia, la festa di Mater Matuta e d i Fortuna, che prende i l nome dalle bonae matres, le "donne in grado di avere f igl i" o le "donne (dotate) dell'augurio della maternità". In questo giorno - spiega ancora Ovidio - cade l'anniversario del concepimento meraviglioso di Servio Tullio, destinato a fondare i tem­pli appaiati delle due dee e a istituire la loro festa comune: la schiava della regina Tanaquilla, Ocresia, viene resa incinta dalla fiamma del focolare, che impersona i l vero padre del servo destinato a diventare re di Roma, i l dio Vulcano. Ecco i l racconto nelle parole del poeta (E 6.473-636; qui citati i w . 627-634): " I n realtà i l padre di Tullio fu Vulcano, / e la madre Ocresia da Cornicoli, dall'aspetto premonitore. / Secondo le usanze, Tanaquilla, com­piut i assieme a lei i r i t i sacri, / le ord inò di versare del vino sul focolare già predisposto: / lì, tra le ceneri, v i era - o sembrò esservi - la forma / d i un membro virile, ma più probabilmente v i era davvero. / Su ordine della re­gina, la schiava siede accanto al focolare: da lei / concepito, Servio ricevette dal cielo i l seme della sua stirpe."

In tutte e due le feste, sono due le divinità femminil i che vegliano e pro­teggono dall'alto dei cieli le fedeli in terra: al pr imo di aprile Venus Verticor-dia e Fortuna Virilis, all'11 d i giugno Mater Matuta e Fortuna. Quest'ultima è rappresentata i n cielo dalla luna, non meno variabile e mutevole della dea; Venus e Mater Matuta sono rappresentate dal pianeta Venere.

Soltanto che - nell'anno ideale previsto e codificato dal calendario - al pr imo di aprile Venere è Espero, l'astro della sera, mentre all'11 d i giugno Mater Matuta è Lucifero, l'astro del mattino; e Ovidio apre i l racconto della festa dei Matralia (F. 4.474) con le parole "e i l vigile Lucifero sorge dalle acque di oriente." Come matutinus è i l naturale opposto d i vespertinus, così Matuta è la controfigura speculare e ribaltata d i Vesper, dunque, come Ve-sper è la "stella della sera", così Matuta è la "stella del mattino".

Nel calendario numano, tra le calende di aprile e l ' I 1 d i giugno passano 71 d. 8 . E questi 71 d. sembrano corrispondere esattamente ai 71 d. che - come si è visto - i l pianeta Venere impiega per passare dalla congiunzione inferio­re col sole alla massima elongazione occidentale. Nella realtà, per ragioni prospettiche, i l passaggio del pianeta alla congiunzione inferiore è veloce e dura pochi giorni, mentre quello alla massima elongazione occidentale è lento e dura parecchi giorni; inoltre, i dati di natura - anche questo si è visto - possono essere manipolati per individuare un tratto unificante tra mot i celesti e eventi della vita umana. Dunque, è lecito dedurre che i 71 giorni di intervallo tra le due feste stanno lì a richiamare, con ottima approssima-

8 Contando alla romana, ossia includendo i l primo e l'ultimo giorno dell'intervallo di tempo: 29 d. di aprile + 31 di maggio + 11 di giugno = 71 giorni.

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-f moti di Venere e le feste delle donne nel calendario di Roma antica

zione, i due momenti chiave del percorso d i Venere - l'avvicinamento alla congiunzione inferiore col sole e l'allontamento massimo da quest'ultimo. Nella prima posizione i l pianeta è prossimo al sole la sera e sta per scompa­rire dissolvendosi nel suo fulgore, nella seconda posizione i l pianeta è alla sua massima distanza dal sole e sorge tre ore prima al mattino.

Le concordanze tra i mot i celesti del pianeta Venere e le feste terrestri delle donne romane si ripetono in altri casi - mostrando sempre una ottima approssimazione con i dati astronomici:

intervallo data del festività e/o configurazione in giorni ciclo intercalare divinità festeggiata del ciclo di Venere

1 giugno Calendae Fabariae/ congiunzione Anno MenoUno Carna superiore

222 15 gennaio Carmenta massima Anno MenoUno Postvorta elongazione orientale

75 1 aprile Anno Zero 9

(intercalato) Venus Verticordia

congiunzione inferiore

71 11 giugno Anno Zero

Mater Matuta massima

elongazione occidentale

585 11 gennaio Carmenta massima

elongazione occidentale Anno PiùUno Antevorta

massima elongazione occidentale

Tab. 1 -1 moti di Venere e le feste della fertilità femminile.

- 75 1 0 d. prima delle calende d i aprile cade la festa d i Carmenta Postvorta del 15 d i gennaio dell'anno precedente, col pianeta alla massima elongazio­ne orientale dal sole;

- altri 222 1 1 d. prima cade la festa d i Carna delle calende d i giugno, col pianeta alla congiunzione superiore col sole;

9 Resta da definire quale sia l'Anno Zero - l"'anno ideale" del ciclo numano in cui Venere deve presenziare a nozze e a concepimento nella configurazione ideale, come Espero prima e come Lucifero poi. Sulla base della testimonianza di Macrobio (Saturnalia 1.13.13), ho spiegato altrove che i l "ciclo numano" è costituito di 24 anni lunari di 355 giorni ciascuno, intercalati con 246 giorni; i l totale è di 8766 giorni, con una media di 10,25 giorni intercalari per anno. Vedi Magini 2003A, pp. 28-31 e Magini 2003B, pp. 107-119.

1 0 Sempre contando inclusivamente: 15 d. di gennaio + 28 di febbraio + 31 di marzo + 1 di aprile — 75 d.

1 1 29 d. di giugno + 178 di luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre +15 di gennaio = 222 d.

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L. Magini

- infine - ma solo nel caso che l'anno sia intercalato - 585 1 2 d. dopo I T I di giugno cade la festa d i Carmenta Antevorta del l ' I 1 di gennaio dell'anno successivo, con Venere che completa un ciclo sinodico e torna d i nuovo alla massima elongazione occidentale rispetto al sole (tab. 1).

Ancora: partendo dal concepimento del l ' I 1 d i giugno, i l 13 d i gennaio, giorno mediano tra le due feste delle Carmentalia, cade i l 210° 1 3 giorno che corrisponde al settimo mese d i gravidanza e al momento i n cui i l nascituro inizia a rovesciarsi all'interno del ventre materno per assumere la posizione più naturale e meno pericolosa per i l parto. Le due Carmente, Antevorta e Postvorta, sono appunto i n rapporto con le due posizioni del feto, con i piedi o con la testa in avanti. Gellio lo dice chiaramente (Notti attiche 16.16): "Perciò quando, contro natura, essi ( i bambini nell'utero; n.d.a.) hanno i piedi r ivol t i in basso, d i frequente le braccia aperte trattengono i l feto e allora le donne partoriscono con maggior dolore; per scongiurare questo pericolo a Roma vennero eretti altari alle due Carmente, chiamate una Postvorta e l'altra Antevorta, che proteggono e prendono i l nome dal parto secondo natura e da quello contro natura."

Mentre un altro prezioso testimone, Censorino (Il giorno natale 11.2; cfr. anche 9.3, 11.5 e 11.11), sottolinea come la dottrina caldeo-pitagorica vuole che questo momento coincida anche con la prima data possibile per la nascita di quel feto che è "maturo i n minor tempo; è detto settimino e fuoriesce dall'utero 210 giorni dopo i l concepimento."

4. La durata della gravidanza e il capodanno solare, con le feste dei Matronalia e dei Liberatici

Sempre Censorino (Il giorno natale 11.9e 11.11) spiega che la stessa dot­trina vuole anche che la normale durata della gravidanza sia legata a dati astronomici. Dal concepimento alla nascita devono passare 273 d. e virgola, pari ai tre quarti dell'anno solare: "Dato che i l sole percorre lo zodiaco in 365 d. e qualche ora, se si sottrae la quarta parte, cioè 91 giorni e qualche ora, ne consegue che i l sole percorre i tre quarti dell'orbita i n 274 giorni non interi ." 1 4 . Secondo Pitagora, un tale numero è dispari - dunque favo­revole - "perché sono trascorsi interamente un numero dispari d i giorni, ai

1 2 19 d. di giugno + 257 d. fino al 28 febbraio = 276 d.; 276 + 309 d. dal 1 di marzo all 'I 1 di gennaio = 585 d.

1 3 19 d. di giugno + 178 di luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre +13 di gennaio = 210 d.

1 4 Anche in questo caso è esplicita la volontà di correlare i l dato astronomico alla vita dell'uomo.

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I moti di Venere e le feste delle donne nel calendario di Roma antica

quali si aggiunge per completare i l periodo una parte del giorno seguente, che tuttavia non fa un giorno intero."

Così, se i l concepimento ideale ha luogo l ' I 1 d i giugno, la nascita ideale coincide col "capodanno solare" del 9 di marzo, a 273,25 1 5 d. d i distanza. La definizione di "capodanno solare" nasce dalla considerazione dei seguenti elementi:

- nell'anno numano i giorni intercalari vanno inseriti dopo la festa dei Terminalia del 23 febbraio, che "è fissato come l 'ul t imo giorno dell'anno" (Varrone, de lingua latina 6.13);

- l'intercalazione serve a compensare la differenza tra anno lunare e anno solare;

- l'anno solare è d i 365 giorni; - i giorni intercalari sono 22 o 23 e vengono inseriti dopo i l 23 feb­

braio. Ne consegue che Vanno solare che termina col 22° o col 23° giorno inter­

calare inizia l'8 o il 9 marzo precedenti16. I l 9 d i marzo, a Roma, non ricorre nessuna festa pubblica, e la nascita

di un cittadino mantiene i l carattere privato; ma due feste ricorrono una nundina prima e una dopo i l 9 d i marzo 1 7 .

Una nundina prima della nascita, i l primo di marzo, avvicinandosi i l parto e con esso i l momento del travaglio, con tut t i i pericoli che questo comporta per puerpera e neonato/i, cade la festa dei Matronalia, che apre l'anno lunare alle calende del primo mese. Adesso le festeggiate sono le matronae e - come spiega Aulo Gellio (Notti attiche 18.6.8) - "matrona si chiama la donna che ha contratto matrimonio, finché rimane in tale stato, anche se non ha messo al mondo figli, e così viene detta dal vocabolo 'madre', non essendolo ancora ma avendo la speranza e la promessa di divenirlo presto."

1 5 Ovviamente, si deve tener conto del fatto che i 24 anni del ciclo numano sono inter­calati con 246 d. - vedi alla nota 9 - per una media di 10,25 d. intercalari per anno. Per cui: 19 d. di giugno + 235 di luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre, gennaio e febbraio + 10,25 intercalari + 9 di marzo = 273,25 d.

1 6 Sul capodanno solare vedi Magini 1996, pp. 74-76, e Magini 2003A, pp. 37-38. Si noti che anche nell'Iran antico i l capodanno cade i l 9 di marzo e che sia in Iran sia a Roma 45 giorni dopo, i l 21 di aprile, cade la festa di "metà primavera".

1 7 Le nundinae sono un istituto etrusco passato nel calendario romano: un ciclo di otto giorni, sette di lavoro in campagna e uno di mercato in città. Gli otto giorni sono segnati dalle lettere nundinali, da A a H compreso; contando inclusivamente da un giorno A al successivo giorno A passano 9 giorni, da cui i l nome nundinae; i l capodanno inizia sempre con la lettera A. Nundina al singolare indica i l "giorno di mercato". Nundina è anche i l nome della divinità del dies lustricus; cfr. Macrobio (Saturnalia 1.16.36): "Nundina per i romani è anche una dea, chiamata così dal nono giorno di vita dei neonati, detto giorno lustrale. I l giorno lustrale... è i l nono per i maschi." L'istituto della nundina, creato forse da Servio Tullio (Macrobio Saturnalia 1.16.33), sopravvive nella 'novena' della liturgia cattolica.

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L. Magini

In questo giorno le madri latine, "per le quali i l parto è voto e milizia", si recano al tempio di Iuno Lucina sull'Esquilino e l'invocano, dicendo: " . . . 'O Lucina tu ci hai dato alla luce. / . . . tu sei propizia al voto delle partorienti'. " I l pr imo d i marzo la matrona, che ha concepito l ' I 1 d i giugno e par tor i rà i l 9 del mese che sta iniziando, vede che si sta ormai per realizzare "la speranza e la promessa d i diventare presto madre". Perciò, seguirà le istruzioni del poeta: "quella che è incinta, coi capelli sciolti / preghi la dea d i accordarle un parto senza dolore." 1 8

Una nundina dopo la nascita i maschi nati al 9 d i marzo vengono pur i f i ­cati e ricevono i l nome 1 9 , e questo loro dies lustricus coincide a sua volta con la festa dei Liberalia del 17 d i marzo, compleanno dei nati della stessa classe d'età. D i modo che la festa dei Liberalia - i l giorno in cui i maschi entrano nella maggiore età - va letta anche come anniversario del dies lustricus dei nati della stessa classe.

I Matronalia del pr imo di marzo, i l capodanno solare del 9 e i Liberalia del 17 - feste d i preparazione al parto, di nascita e d i imposizione del nome al neonato maschio - distanziate d i 9 d. l'una dall'altra, portano tutte la stessa lettera nundinale A.

La tab. 2 riassume quanto si è detto fin qui - e anche quanto non si è potuto dire - sui rapporti tra cadenze dei mot i celesti e cadenze della vita terrena, registrate dalle festività dell'anno numano.

Essa mostra l'inevitabile intreccio, e l'armonica integrazione, tra le ca­denze della vita delle diverse generazioni:

- le iniziazioni degli adolescenti - maschi e femmine - si aprono i l pr imo di ottobre d i un anno X, per la festa del Tigillum sororium, e si concludono - almeno per le femmine - i l 15 d i marzo dell'anno successivo, per la festa di Anna Perenna, così che le giovani donne sono pronte a andare spose i l pr imo d i aprile, per la festa dei Veneralia;

- nello stesso tempo, le donne che vanno spose i l pr imo di aprile dell'an­no X, concepiscono l ' I 1 d i giugno, per la festa dei Matralia, completano i l settimo mese d i gravidanza i l 13 d i gennaio, per quella dei Carmentalia, si preparano al parto i l pr imo di marzo dell'anno successivo, per i Matronalia, e partoriscono i l 9 di marzo, i n coincidenza del capodanno solare;

1 8 Ovidio E 3.243-58; qui citati i w . 244 e 55-8. 1 9 La ricostruzione della situazione romana qui proposta trova una precisa corrispon­

denza nella tradizione conservata dal calendario cristiano: 1 ) l'annunciazione alla Vergine, che precede i l concepimento (Luca 1.31 e 2.21), è ricordata dalla festa del 25 marzo; 2) nove mesi più tardi - che adesso contano 275 giorni - nella notte tra i l 24 e i l 25 dicembre nasce i l Bambino; 3) secondo l'uso ebraico, otto giorni dopo la nascita i l Bambino è portato al tem­pio per l'imposizione del nome e la Circoncisione, che è ricordata dalla festa del 1 gennaio, l'attuale Capodanno.

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/ moti di Venere e le feste delle donne nel calendario di Roma antica

giorni e festività dell'anno numano ideale

cadenze della vita terrena

cadenze dei moti celesti

1 ottobre Tigillo sororio

Inizio delle iniziazioni femminili e maschili

15 marzo Annae Perennae

Fine delle iniziazioni femminili: ultima

mestruazione prima del matrimonio

Capodanno zodiacale20

1 APRILE

VENERALIA FESTA DI NOZZE

ANNO ZERO 2 1:

VENERE ALLA CONGIUNZIONE

INFERIORE

1 1 GIUGNO

MATRALIA

FESTA DI CONCEPIMENTO:

1 ° D. DI GRAVIDANZA

ANNO ZERO:

VENERE ALLA MASSIMA

ELONGAZIONE OCCIDENTALE

11 -15 GENNAIO

CARMENTALIA

13 GENNAIO -

210° D. DI GRAVIDANZA:

RIVOLGIMENTO DEL FETO

NELL'UTERO E/O NASCITE

DEI SETTIMINI

1 1 GEN. ANNO PIÙUNO:

VENERE ALLA MASSIMA

ELONGAZIONE OCCIDENTALE

15 GEN. ANNO MENOUNO:

VENERE ALLA MASSIMA

ELONGAZIONE ORIENTALE

1 MARZO

MATRONALIA

IUNONI LUCINAE

FESTA DI

PREPARAZIONE AL PARTO CAPODANNO LUNARE

9 MARZO FESTA DI PARTO:

273° D. DI GRAVIDANZA

8/9 MARZO

CAPODANNO SOLARE

1 7 MARZO

LIBERALIA

ANNIVERSARIO

DEL DIES LUSTRICUS

DEI MASCHI

ULTIMO GIORNO

DELL'ANNO SOLARE

(PER ANNO NON

INTERCALATO)

Tabella 2. Feste romane, cadenze della vita terrena e dei moti celesti. (Gli eventi sono segnalati in ordine cronologico: quelli che precedono le nozze sono in alto e basso; quelli che seguono in maiuscoletto. In maiuscolo, le feste del feriale antiquissimum.)

- i l dies lustricus dei loro neonati maschi cade i l 17 di marzo, per la festa

dei Liberalia.

La distinzione temporale tra i momenti della vita femminile rispetta

rigorosamente le leggi climatiche e biologiche della natura: all'iniziazione

sono dedicate le quasi sei lune che vanno dal pr imo di ottobre al 15 d i

2 0 I I sole entra in Ariete; vedi Magini 2003A, pp. 132-134. 2 1 Con l'espressione Anno Zero si indica l'"anno ideale" del ciclo - anno che resta da

individuare - nel quale i l pianeta Venere si trova alla posizione considerata ideale: Vespero al primo di aprile e Lucifero al l '11 di giugno.

133

L. Magini

marzo, cioè l'autunno e l'inverno; al matrimonio e al concepimento sono riservati i 71 giorni che Venere impiega per passare dalla congiunzione i n ­feriore col sole alla massima elongazione occidentale, che corrispondono alle due lune e mezzo che vanno dal pr imo di aprile all ' 11 d i giugno, cioè i l cuore della primavera. Alla gravidanza, a sua volta, spettano le nove lune che vanno dall ' 11 d i giugno al 9 d i marzo, cioè estate, autunno e inverno.

I l calendario, con le sue festività associate ai mot i celesti, fissa una volta per tutte le cadenze della vita della donna romana nell'anno ideale.

BIBLIOGRAFIA

Aveni 1994, Conversando con i pianeti - Il cosmo nel mito e nella scienza, Dedalo, Bari.

Magini 1996, Le feste di Venere - Fertilità femminile e configurazioni astrali nel calen­dario di Roma antica, "L'Erma" di Bretschneider, Roma. Magini 2003A, Astronomia etrusco-romana, "L'Erma" di Bretschneider Roma.

Magini 2003B, Astronomia e calendario nell'antica Roma, in Riv. It. di Archeoastro­nomia, 1,2003, pp. 107-119, Edizioni Quasar, Roma.

Swerdlow 1998, The Babylonian Theory ofthe Planets, Princeton University Press.

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