Review Professor Layton and the Diabolic Box

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BABEL016 PREVIEW PROFESSOR LAYTON AND THE DIABOLIC BOX

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BABEL016 PREVIEW

PROFESSOR LAYTON AND THE DIABOLIC BOX

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n giorno qualcuno cispiegherà perché aigiapponesi viene rico-nosciuta così tanta

voglia di lavorare. Due seguitidel primo gioielloso Laytonhanno infatti calcato le plateedei musi gialli e saltellato alungo su una gamba prima chequesto diabolico box raggiun-gesse la parte meno rincoglio-nita della terra. Il motivo, nellostesso mondo ludico che haraggiunto il nirvana del day oneuguale per tutti, è inspiegabilepersino per gli amanti delmarketing. Resta quindi difficilecapire quanto sia da imputare apigrizia, quanto a mancanza dimezzi e quanto a precisa vo-lontà di programmatori ed edi-tori, ma il tutto ha il saporeamaro di occidentali schiaffi inpieno volto.

Layton number one, e con ar-roganza mi rifiuterò di cercarmiil vero sottotitolo ufficiale, eraun portentoso figlio di puttana,in grande amicizia ovviamente.Il suo più grande pregio, e congrande si intende una sempliceidea del cazzo, era di unire unastoriella ben disegnata a unaserie di indovinelli da quattrosoldi, e con quattro soldi si in-tende splendidi se non geniali.Lo sforzo di unione tra le variecomponenti era spesso minimo,inesistente, quasi mai credibile,eppure la ruota girava senzasosta. Tutto l’universo di prota-gonisti e controfigure vivevacon l’unico scopo di scambiarsienigmi e soluzioni. Non i soldi,ma l’arguzia e la prontezza diriflessi mentali erano il motorecon il quale si guadagnava ri-spetto e potere. La trama,tutt’altro che banale e noiosa,serviva solo a riempire i buchitra l’esaltazione di una parzialevittoria e la curiosità per lenuove sfide appizzate a ogniangolo. Se perdo tanto tempo a

raccontare ciò che Layton era, èperché, più che per Gianni Mo-randi, il tempo sembra essersifermato ai giorni migliori, nelbene e nel male.

Layton number two, e il sot-totitolo che ricordo non loscrivo per dispetto, è lo stessofiglio della stessa mamma di untempo. I rischi presi sono pres-soché inesistenti, ma mai comein questo caso giocare in borsanon avrebbe aumentato il giàesagerato patrimonio. Ecco al-lora la stessa trama interes-sante a unire gli stessi enigmideliziosi, la stessa mano a dise-gnare il paesaggio pennellato apresepe e la stessa formula ariempire la cartuccia del DS. Unenigma, tre aiuti da casa da pa-gare con la minuziosa ricerca dimonete nello scenario immobilee un premio in gettoni d’oro arimpicciolirsi dopo ogni errore.Questo era Layton, questo èLayton ancora oggi. Un interovideogioco costruito sulle pausee non sull’azione. Un’avventurache si gioca quando lo schermoè fisso e il pennino nella custo-dia. Perché il nucleo infuocatodell’esperienza è nel cervello dichi la gioca, non nei dati di chil’ha sviluppata.

Le ore segnalate nel conta-tore descriveranno più i silenzidel rumore. Un timer che nonpuò essere standardizzato equantificato perché è figlio dicapacità individuali e non dicalcolati bilanciamenti. A direil vero, tra tanta scontatapassività, va segnalato qual-che spigolo di troppo. Il ritmoperfetto del primo gioco subi-sce in questo episodio il fa-scino della storia che vuoleraccontare. I tempi tra unenigma e l’altro, insomma,sembrano diluirsi troppo inalcune fasi e comprimersi ec-cessivamente in altre. Laquantità di personaggi but-

tata sul piatto appare ecces-siva e non giustificata, un’am-mucchiata esagerata di inutili esuperflui comprimari. Qualcheenigma visivo, schiacciato sulpiccolo schermo del DS, ètroppo rognoso da risolversi. Einfine, laddove si tenta di pro-cedere per novità, si produceun minigioco con tè e ingre-dienti che proprio non ha al-cuna ragione di vivere.

Il brodo di Level 5 è allostesso tempo minestra riscal-data e buon sapore di gallinavecchia, un titolo curato con ilcoraggio di un batterio scono-sciuto. Il male, in questi casi, ènegli occhi di chi lo vuol ve-dere.7

Professor Laytonand The Last TimeTravel, terzo epi-sodio della serie, èstato rilasciato inGiappone il 27 no-vembre 2008. Pro-fessor Layton andThe Specter’sFlute, il quarto, èannunciato per il26 novembre2009. Perché, masopratutto perché?

a cura di Vincenzo “Vitoiuvara” Aversa

Il gioco necessita di un cervello

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piattaforma ds sviluppatore level 5 produttore nintendo versione usa provenienza giappone

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