Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

229
Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio Raccoglitori di residui Raccoglitori di residui a cura di: Cecilia Ruberto Lucia Fernández

description

Co-Autrici: Cecilia Ruberto, Lucia Fernandez. Finanziato da www.cwgnet.net. Waste Recyclers: a global view on the first ring of the chain of recycling. This dossier includes different articles from Argentinian, Indian, Brazilian, Romanian and Egyptian researchers-specialists on the topic of waste-picking

Transcript of Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Page 1: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Una panoramica globale sul primo anello

del circuito del riciclaggio

Raccoglitori di

residui

Raccoglitori di

residui

a cura di: Cecilia Ruberto

Lucia Fernández

Page 2: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Traduzioni:Cecilia Ruberto

Gráfica:Lorena Díaz

Lucia Fernández

Con il sostegno di:* Collaborative Working Group

in Solid Waste Management* Reorient Onlus

* Retos al Sur

Finito di stampare:Roma Italia

Novembre 2008

Page 3: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Dedicato ai riciclatori morti nella discarica di città del Guatemala

il 20 Giugno 2008.

Page 4: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del

riciclaggio I

Raccoglitori di residui:

una panoramica globale sul primo

anello del circuito del riciclaggio

A cura di

Lucia Fernandez

Cecilia Ruberto

Page 5: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del

riciclaggio II

Un sincero ringraziamento alle associazioni che

hanno sostenuto

l’iniziativa

Il CWG è una rete che mette insieme l’esperienza di partner diversi che

collaborano per il

miglioramento della gestione dei residui solidi urbani e le condizioni di vita

dei poveri nelle città

dei Paesi a medio basso-reddito

Sin dal 1995 il CWG organizza workshops per lo scambio di conoscenze e

per implementare e

aggiornare le conoscenze sulla gestione dei residui solidi urbani. Il lavoro

della rete sviluppa una

serie di aspetti inerenti al tema inclusi quelli istituzionali, sociali, finanziari

e tecnici.

Contatti:

Web: http://www.cwgnet.net

Vadianstrasse 42

CH-9000 St.Gallen - Switzerland

Tel: +41 71 228 54 54

Page 6: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del

riciclaggio III

fax: +41 71 228 54 55

Email: [email protected]

L’associazione proponente Reorient Onlus attiva da più di tredici anni nel

campo della

cooperazione internazionale solidale e dell’educazione alla pace e alla

mondialità svolgendo attività

di progettazione e attuazione di programmi di sensibilizzazione e

formazione su questi temi;

collabora inoltre con diverse Botteghe del Commercio Equo e Solidale e

gestisce due sportelli di

Turismo Responsabile. Partecipa attivamente al Tavolo dell’Altra Economia

di Roma tra i soci

fondatori del Consorzio della Città dell’Altra Economia, dove ha la sua sede

operativa dal 2007.

Contatti:

Web: http://www.reorient.it

Vicolo dello Scavolino, 61

00187 Roma

tel/fax +39.06.6780622

Page 7: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del

riciclaggio IV

Sede operativa: Città dell’Altraeconomia

E-mail [email protected]

Retos al Sur è un’associazione senza fini di lucro che si è costituita

all’inizio del 2006 presso la città

di Montevideo, Uruguay.

La Cooperazione è uno strumento d’azione trasversale per questa

associazione, strumento concepito

come un’attività partecipata, che tende all’interscambio orizzontale tra le

diverse culture,

esperienze, comunità stili di vita e sogni.

Contatti:

Web: http://www.retosalsur.org

Perez Castellano 1424

Montevideo- Uruguay

Tel. (+598 2) 916 52 87

Email: [email protected]

Page 8: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del

riciclaggio V

Prologo

Le discarica del mondo luogo di miseria e di speranza nel

ventunesimo secolo.

Riccardo Troisi , Reorient Onlus , Italia

Adriana Goni Mazzitelli, Asociacion Retos al Sur ,Uruguay

Raccontare le storie di chi cerca tra i rifiuti delle discariche del mondo una

speranza , non è cosa facile. Oggi per milioni di persone, uomini e donne

che hanno abbandonato campagne inospitali o villaggi senza futuro, con il

miraggio di trovar fortuna nelle sempre più grasse metropoli del mondo,

questo lavoro da una possibilità per sopravvivere divenendo una condizione

“normale” di vita. L’incremento della produzione e dei consumi ha creato

enormi squilibri nella gestione dei rifiuti urbani: come ricorda Wolfgang

Sachs, «la produzione genera sia ricchezza sia rifiuti e insieme alla

globalizzazione della produzione di ricchezza cresce anche la produzione di

rifiuti». Sono sorte così vere e proprie “città discariche”. Quelle africane

della baraccopoli di Korogocho a Nairobi - più volte descritta da padre

Zanotelli - e quelle meno note di Kigali in Rwanda; ma anche nello Zambia,

dove il 90 per cento di spazzatura non viene raccolto e si accumula nelle

strade, mentre la discarica di Olososua, in Nigeria, accoglie ogni giorno

oltre mille camion di rifiuti.

In Asia, a Manila, è tristemente famosa Payatas a Quezon City, una

baraccopoli dove vivono oltre 25 mila persone: è sorta sul pendio di una

collina di rifiuti, la “montagna fumante” dove adulti e bambini si

contendono materiali da rivendere. Ma c’è anche Paradise Village che non è

Page 9: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del

riciclaggio VI

un villaggio turistico, bensì una bidonville cresciuta sopra un acquitrino

dove gli allagamenti sono puntuali come le piogge monsoniche. E poi

“Dumpsite Catmon”, la discarica sulla quale si è sviluppata la baraccopoli

che sovrasta Paradise Village. In Cina, a Pechino, le discariche sono abitate

da migliaia di persone che riciclano rifiuti illeciti, mentre l’India con i suoi

slums metropolitani è il paese più densamente popolato dai “sopravvissuti

dei rifiuti”. Eppure qualcosa sta cambiando. In alcuni casi la spazzatura è

diventata motivo di emancipazione sociale: al Cairo, in Egitto, i lavoratori

del settore informale - noti come zabbaleen - raccolgono un terzo dei rifiuti

domestici, quasi un milione di tonnellate all'anno, e riescono a riciclare e

destinare al compostaggio più dell’80 percento del raccolto. Uno dei

distretti, Mokattam, è diventato la sede di 700 piccole imprese per la

raccolta dei rifiuti. In Brasile, dove le discariche a cielo aperto risparmiano

le aree turistiche per concentrarsi nelle periferie metropolitane, c’è

l’esperienza dei ‘Catadores do lixo’: un movimento sociale organizzato in

cooperative che oggi impiegano migliaia di persone nella raccolta, nel

riciclaggio e nello smaltimento dei rifiuti. La prima cooperativa, la

Coopamare risale al 1989. L’esperienza di San Paolo si è trasferita nel

Minas Gerais, a Belo Horizonte e nel Rio Grande do Sul. E a Buenos Aires,

in Argentina, i “cartoneros” impegnati nella raccolta non ufficiale di rifiuti

sono stati per diversi anni i pionieri del riciclaggio: le loro cooperative

raccolgono più di 20 mila operatori e nelle scorse settimane sono state

chiamate a partecipare a “rifiuti zero”, un ambizioso progetto governativo

per riciclare entro il 2020 tutti i rifiuti solidi urbani.

Esistono tante altre esperienze che solo in parte sono state raccontate in

questo lavoro, a testimoniare un movimento che sta crescendo e che occorre

sostenere con ogni sforzo e passione. La nostra associazione da qualche

Page 10: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del

riciclaggio VII

anno sta lavorando in Uruguay, per promuovere e rafforzare piccole

cooperative di “clasficadores de residuos urbanos” a Montevideo, questo

lavoro ci ha confermato l’importanza di avviare progettualità mirate

all’autopromozione sociale di queste realtà. Vivere dipendendo da

quello che la società scarta, non è facile, ma questi volti chiedono di essere

riconosciuti come lavoratori e lavoratrici ed ottenere gli stessi diritti di chi si

dedica ad altri mestieri. Per molti di loro la dignità, pur vivendo tra i rifiuti,

non è mai venuta meno: attende solo di essere riconosciuta.

Page 11: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

1

Indice

Pag.BIOGRAFIE AUTORI

Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan 6

Pablo J. Schamber 7

Reka Soos e Noemi Stanev 7

Laila R. Iskandar 7

Lucia Fernandez Gabard 8

Cecilia Ruberto 9

Pietro Luppi 9

Presentazione 10

Introduzione 11

Associazioni che hanno sostenuto l’iniziativa 21

UNO SGUARDO GENERALE: 21

Chi sono i Riciclatori, come lavorano e prospettive future

di Cecilia Ruberto

La gestione dei residui solidi urbani ed il ruolo dei waste pickers 22

Waste picking and waste pickers 24

Le caratteristiche del settore informale 27

Come vivono? Come lavorano? 29

Soluzioni più comunemente adottate nella politica di gestione dei 31

Page 12: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

2

residui solidi urbani nei paesi a basso medio-reddito e i loro limiti

La formazione di cooperative 38

Ideologia del lavoro e diritti dei lavoratori 41

Bibliografia 46

Riferimenti pagine Web 48

RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO: 49

Il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat

(l’unnione commerciale dei waste pickers)

Di Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan

La Nascita 49

Strategia, forma organizzativa, governance e membership 54

Le attività e il metodo 59

Meccanismi istituzionali per la sicurezza sociale dei waste pickers 62

Networking, Advocacy e Lobbying 64

Bibliografia 69

IL FENOMENO DEI CARTONEROS A BUENOS AIRES. 71

Rotture, Continuità e nuove opportunità tra il management dei

rifiuti e l’industria di riciclaggio

di Pablo J. Schamber

Presentazione: Definizioni (se possibile) degli ogiettivi 71

L’obiettivo del cartonero 74

Nascita delle attività dei cartoneros nella gestione dei residui solidi 76

Page 13: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

3

urbani

Collegando i circuiti 84

Conclusioni 94

Bibliografia 99

IL SETTORE INFORMALE DEI RIFIUTI SOLIDI IN

ROMANIA

102

di Reka Soos e Noemi Stanev

Concetti fondamentali 102

Visione d’insieme 107

Quantitativi e tipi di attività del settore informale 110

Impatto socio-economico 114

Effetti ambientali 115

Interventi mirati al settore informale 117

Problemi/ sfide con il sistema informale 123

Fonti e riferimenti 126

Bibliografia 127

I RACCOGLITORI DI RIFIUTI DEL CAIRO 128

di Laila R. Iskandar

Background 128

Page 14: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

4

Il settore tradizionale e informale – il più grande datore di lavoro in

Egitto per il trattamento dei rifiuti

129

Crescita delle imprese di riciclaggio 131

Forza lavoro 134

Un sistema basato ed indirizzato dal mercato 135

La privatizzazione tramite le multinazionali al Cairo 136

Le preoccupazioni dei riciclatori dovute ai contratti internazionali 141

Proposte di riorganizzazione 143

RIUSO ED ECONOMIE POPOLARI IN EUROPA: IL CASO

STUDIO ROMA

147

di Pietro Luppi

Aziendalismo ed economia popolare: due modelli a confronto 147

Il caso studio “Roma” 155

I rovistatori di cassonetto, Porta Portese e gli Antiquari 155

Un mercato in boom che lotta per sopravvivere 159

L’edilizia di fortuna 164

Gli orti urbani 171

Occupanti di case 176

VERSO UNA RETE GLOBALE DI RICICLATORI 182

di Lucia Fernandez Gabard

Introduzione 182

Page 15: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

5

La dispersione come punto di partenza 183

Convivenza di paradigmi 188

La sfida dell’articolazione a diversi livelli 193

La mappa Latinoamericana come processo 203

Il Congresso Mondiale 209

Conclusioni 212

Bibliografia 216

Page 16: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

6

Notizie sugli Autori

RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO. India 2003

Il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat (l’unione

commerciale dei waste pickers)

Poornima Chikarmane: Laureata nel Master per Lavoro Sociale presso

l’Università di Bombay. Assistente alla direzione (Lettrice) al SNDT

Women’s University. Fondatrice (con altri) del Kagad Kach Patra

Kashtakari Panchayat KKPKP (Associalzione di Wastepickers della città di

Pune) a dell’Alleanza Nazionale dei Wastepickers in India

Mail: [email protected],

Laxmi Narayan: Laureata nel Master per il Lavoro Sociale presso il Tata

Institute of Social Sciences. Coordinatrice del Dipartimento per gli Adulti e

l’Educazione Continua (nel centro-sud di Pune) presso la SNDT Women’s

University. Segretaria del KKPKP

Mail: [email protected]

*****IL FENOMENO DEI CARTONEROS A BUENOS AIRES.

Rotture, continuità e nuove opportunità tra il management dei rifiuti e

l’industria di riciclaggio. Argentina 2007

Estratto dalla tesi di dottorato in Antropologia presso l’Università di Buenos

Aires "De los desechos a las mercancias. Etnografía del circuito del

reciclaje en el conurbano bonaerense" aprile 2007.

Page 17: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

7

Pablo J. Schamber: Antropologo. Docente Ricercatore presso l’Università

Nazionale di Lanùs. Consulente per la gestione dei residui e i circuiti

informali di riciclaggio.

Mail: [email protected] / [email protected]

Contatti: (0054) 11-1541981069 / 11-47020696

*****

SETTORE INFORMALE DEI RIFIUTI SOLIDI IN ROMANIA. Romania 2006

Tratto da uno studio finanziato da GTZ e CWG, "Economic Impact of

Informal Sector Activities" (“L’impatto Economico delle Attività del Settore

Informale”)

Noemi Stanev e Reka Soos: Master in Scienze Ambientali,

specializzazione in Analisi dei sistemi economici e ambientali. Consulenti

nell’ambito Climatico, laureate nel Master per Lavoro Sociale presso

l’“University change, Waste Management and Energy” di Bombay

Mail: [email protected]

Sito Web: www.greenpartners.ro

Contatti: str. Fintinele 18, 400294 Cluj-Napoca, Romania. tel./fax +40

(0)264 589291. telefono mobile (RO) +40 (0)740 554430

*****I RACCOGLITORI DI RIFIUTI DEL CAIRO. Egitto

Laila R. Iskandar: dell’associazione Chairman CID è specializzata in

formazione e sviluppo, ha lavorato e lavora con organismi internazionali

come l’UNESCO, USAID, UNDP e molti altri. Il suo backgound culturale è

Page 18: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

8

costituito da studi di economia, di scienze politiche sia al Cairo che presso

l’Università di Berkeley e presso la Columbia University. Ha lavorato per

numerosi programmi di successo a favore delle comunità di waste pickers.

Lavora con i riciclatori del Cairo sin dal 1982, implementando azioni di

formazione teconologica, di networking, di sostegno nei confronti del

governo.

Mail: [email protected]

Sito web: www.cid.com.eg

*****

VERSO UNA RETE GLOBALE DI RICICLATORI. Francia 2008

Articolo che verrà pubblicato in “Retroscopio” Volume 2, “una mirada

sobre recuperadores urbanos de residuos de America Latina.”( “uno

sguardo sui riciclatori urbani di residui dell’America Latina”)

Lucia Fernandez Gabard: formazione in Archittettura e Urbanismo

presso la Facoltà di Architettura dell’Uruguay. Attualmente studia presso la

Scuola di Architettura di Grenoble (Francia): Master 1, città e territori.

Specializzata nell’organizzazione dei riciclatori e costruzioni di reti.

Fondatrice (insieme ad altri) della Rete Latinoamericana di Riciclatori e

collaboratrice (2003-2007) dell’ UCRUS (Unione dei Clasificadores

dell’Uruguay, sindacato)

Mail: [email protected]

Sito Web: www.recicladores.net

*****

Page 19: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

9

RACCOGLITORI DI RESIDUI. Italia 2008

Uno sguardo generale: chi sono, come lavorano e prospettive future.

Estratto dalla Tesi di Laurea Specialistica in Innovazione e Sviluppo:

“Gestione dei Residui Solidi Urbani: il caso dell’Uruguay”

Cecilia Ruberto: formazione in Scienze Sociali per la Cooperazione e lo

Sviluppo presso l’Interfacoltà di Scienze Umanistiche e Scienze della

Comunicazione dell’Università di Roma La Sapienza. Collaboratrice

dell’organizzazione senza fini di lucro Reorient, da circa 4 anni sostiene e

collabora all’organizzarsi dei clasificadores dell’Uruguay attraverso

progetti di cooperazione. Lavora per la sensibilizzazione alla tematica in

Italia.

Mail: [email protected]

Blog: www.villadelchancho.splinder.com

*****RIUSO ED ECONOMIE POPOLARI IN EUROPA: IL CASO

STUDIO ROMA. Italia 2008

L’articolo è stato elaborato appositamente come contributo

dell’associazione Occhio del Riciclone al progetto di diffusione e

informazione del medesimo dossier

Pietro Luppi: responsabile del Centro di Ricerca Occhio del Riciclone;

Presidente di Occhio del Riciclone Italia. Esperto di economie popolari e

gestione dei rifiuti. Giornalista e autore di libri su tematiche ambientali,

politiche e sociali.

Mail: [email protected]

Sito Web: www.occhiodelriciclone.com

Page 20: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

10

Presentazione

Questo dossier è il risultato della collaborazione di diverse persone, è

l’incontrarsi di realtà differenti e lontane che sentono fortemente un comune

denominatore nel lavoro che svolgono.

Gli autori che hanno contribuito alla creazione del dossier con i loro articoli,

sono dei super esperti dei temi affrontati che, condividendo l’idea di fondo

di sensibilizzazione e informazione, hanno creato dei brevi sunti sulle realtà

di appartenenza, cercando di tracciare i contorni dei fenomeni affrontati,

mantenendosi specifici, ma al tempo stesso semplici, tenendo presente che

per la maggior parte dei lettori questo tema non è chiaro nelle sue

sfaccettature, se non, addirittura, del tutto sconosciuto.

Un sincero ringraziamento va a tutti gli autori che con entusiasmo e

prontezza hanno risposto alla nostra richiesta di materiale per il dossier.

Nella speranza di aver posto un primo tassello nella costituzione di una

coscienza e conoscenza sociale di una tematica responsabile e propositiva,

auguriamo a tutti una buona lettura!

*****

Per ricevere una copia del dossier:

www.reorient.it

[email protected]

Page 21: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

11

Introduzione

Questa raccolta di scritti sul tema del waste picking, a cura di Cecilia

Ruberto e Lucia Fernandez Gabard, si propone di dare un proprio contributo

al dibattito, oggi sempre più intenso, del riciclaggio come valore complesso

che vede intersecarsi le 3 sfere dello sviluppo sostenibile: quella sociale,

quella ambientale e quella economica.

Da subito l’idea di intitolare l’elaborato “Raccoglitori di Residui. Una

panoramica globale sul primo anello della catena del riciclaggio” ci è

sembrata assolutamente appropriata, infatti coglie il centro nevralgico,

l’obiettivo principale di questo lavoro. La volontà di conoscere questo tipo

di lavoratore, riconoscerne i “pregi e difetti”, il potenziale che oggi sta

iniziando ad esprimere, comporta il confrontarsi con tematiche

estremamente complesse, come i diritti umani, i diritti dei lavoratori, quelli

delle donne e quelli dei bambini, le tutele sanitarie, la richiesta di politiche

che appoggino e non che occultino o peggio ancora reprimano.

Il riciclaggio come fonte di lavoro, fonte economica, è la risposta coerente

con la necessità di sostenibilità ambientale ed ecologica, data la finitezza

delle risorse, l’aggravarsi di condizioni precarie di povertà fino ai limiti

della dignità umana, il peggiorare delle condizioni ambientali.

Si presenteranno le soluzioni nate spontaneamente dalla società che

maggiormente risente degli effetti dell’attuale modello di consumo.

Si cercherà di analizzare come nascono queste propose e la loro validità,

economica e ambientale, ma anche civile e sociale.

Il dossier parte da una piattaforma condivisa da esperienze di paesi lontani e

diversi che nonostante le differenze sono fortemente legate da valori

Page 22: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

12

omogenei, fortemente sentiti e, oggi, sempre più strutturati, che si

concretizzano in proposte rivolte ai politici, alle imprese, agli istituti

internazionali come a quelli locali, e ancora più fortemente alla società in

generale, al modo di pensare comune.

Il primo articolo da me elaborato: “Raccoglitori di Residui, uno sguardo

generale, chi sono, come lavorano e prospettive future”, offre una

panoramica informativa generale del fenomeno, si definiscono le

caratteristiche che accomunano questo tipo di lavoratore, si introduce il

concetto di settore informale, concetto complesso e non scevro di

implicazioni e complicazioni, estremamente affascinante da studiare quanto

difficile da considerare, soprattutto a livello di politiche da mettere in atto.

A seguire si affrontano molto velocemente quali sono stati e tutt’oggi

continuano ad essere gli atteggiamenti degli Stati o dei Comuni nei

confronti di questi lavoratori. Si affronta anche un tema centrale, che deve

far parte del background di chi vuole avvicinarsi al tema dei riciclatori:

l’ideologia del lavoratore. Grazie a questa ideologia condivisa è possibile il

confronto transnazionale che oggi sta avvenendo, grazie a questo sentire

comune si stanno creando obbiettivi e attività condivise.

L’articolo successivo, “RIORGANIZZANDO IL DISORGANIZZATO: il

caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat” ci espone la

peculiare esperienza di questo sindacato indiano che supporta i waste

pickers, che nasce prestando un particolare sostegno alle donne contro gli

abusi, le violazioni e le illegalità perpetrate nei loro confronti, da altri waste

pickers, dalla popolazione, dalle forze di polizia, dagli intermediari, ecc.

Page 23: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

13

L’attività svolta dal KKPKP è stata sin dall’inizio fondamentale per la

nascita di una forte e sentita identità condivisa, di un senso di dignità in

quanto essere umano lavoratore, vulnerabile, ma che combatte per i propri

diritti universalmente riconosciuti.

Grazie a questo sindacato che oggi conta 80.000 iscritti, la popolazioni ha

iniziato a sviluppare un “sympathy factor” cioè un sentimento di simpatia e

comprensione della realtà del waste picking. Ciò non è assolutamente una

questione da poco, infatti come vedremo negli altri scritti, l’ostilità della

popolazione è uno dei temi di discussione più sentiti. Inoltre il KKPKP

pratica delle azioni di critica e discussione non violente costantemente in

alleanza con altre organizzazioni grazie alla rete che ha creato, rendendosi

una parte integrante di un sistema di tutela molto diversificato, proprio

abbracciando il principio, comune a tutti i waste pickers, che per migliorare

e cambiare le condizioni è necessario agire a livello integrato in più ambiti,

su più livelli, conoscendo bene le dinamiche e gli equilibri che esistono per

poterli poi trasformare. Per concludere, un altro aspetto molto interessante,

che forse il lettore potrebbe approfondire attraverso studi più ampi, è

l’attività di concessione di credito che svolge questo sindacato, che, ad oggi,

ha portato dei risultati estremamente positivi, e, nonostante le difficoltà

evidenziate nell’articolo, può essere concretamente una modalità per

permettere ai waste pickers di uscire dal circolo vizioso della carenza di

credito, e quindi da tutte le dinamiche di sfruttamento che si creano con chi

invece ha del credito (in sintesi: gli strozzini).

Attraverso l’articolo di Laila Iskandler possiamo chiarire molti interrogativi

sul lavoro dei waste pickers, come effettivamente questi abbiano trovato nel

tempo delle dinamiche perfettamente funzionanti che permettono di

Page 24: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

14

sopravvivere e, come nel caso del Cairo, creare dei circoli di riuso e riciclo

sostenibili e proficui.

Il contributo dell’autrice è fondamentale anche perché ci da uno spaccato di

cosa accade se dai piani politici si decide univocamente per politiche di

gestione dei residui solidi urbani totalmente (o quasi) disinteressate al

coinvolgimento dei waste pickers. Quando il governo decide di affidare il

lavoro a delle società multinazionali (in questo caso, oltretutto, neanche

industrie egiziane) che non conoscono la realtà locale, ebbene accade il

caos: le multinazionali o si devono ritirate (vedi l’esperienza di AMA)

oppure non lavorano efficientemente, la popolazione è scontenta e le

condizioni dei waste pickers raggiungono livelli di criticità gravissimi, il

numero dei waste pickers aumenta, il lavoro che svolgono si “de-

professionalizza” e perde di valore economico, la povertà e la marginalità si

acuiscono, e con queste, tutti i fattori socio-culturali che ne conseguono.

Le fitte trame funzionali create dai waste pickers in anni di esperienza si

spezzano e i 2 sistemi, quello formalmente riconosciuto (le multinazionali)

e quello informale, ma disconosciuto, si contrastano e chi ne fa le spese non

dobbiamo nemmeno sottolinearlo. Così una volta in più abbiamo un caso

concreto che dimostra quanto sia importante un discorso di pianificazione

integrata e sostenibile per una politica di gestione dei residui che ponga al

centro della questione i riciclatori.

A seguire lo studio di di Reka Soos che ci offre una panoramica sulla

Romania, ci permette di capire quale sia un buon metodo di studio e

approccio al tema dei waste pickers: in primo luogo è bene studiare

approfonditamente questa fetta di popolazione, la sua composizione, il tipo

di lavoro, come viene svolto e quanto frutta in termini economici. E’ bene

Page 25: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

15

delineare quali siano le problematiche sociali di queste persone. In Romania

per esempio quasi l’80% dei waste pickers è costituito da Rom, questa è una

peculiarità non indifferente rispetto ad altri paesi. Questa popolazione è

vista di mal occhio dalla popolazione e completamente invisibile agli occhi

della politica, mentre dalle forze dell’ordine è combattuta con sfratti o

misure di emergenza quasi ai limiti dell’illegalità.

L’articolo si concentra così, oltre che sugli importanti effetti socio-

ambientali ed economici delle attività dei waste pickers, anche sugli

interventi che ultimamente sono stati attuati a vantaggio delle comunità di

riciclatori, ma soprattutto sulle problematiche oggi ancora irrisolte.

L’analisi SWOT effettuata è uno strumento utile nello schematizzare ed

effettuare i collegamenti approfonditi più ampiamente nell’articolo.

E’ attraverso un’opportuna e molto chiara analisi dei cambiamenti storici

delle condizioni dei cartoneros di Buenos Aires che Pablo Schamber ci

spiega come la realtà attuale sia profondamente radicata nelle

trasformazioni storiche e urbanistiche della città. Un tema di estremo

interesse viene affrontato da questo autore: nel paragrafo “collegando i

circuiti” si esemplificano i collegamenti molto importanti che esistono tra

cartoneros e intermediari e tra intermediari e industrie, come queste 3 sfere

si influenzino direttamente in tempi velocissimi e come

contemporaneamente siano influenzate dalle scelte politiche ed economiche

del paese. “Se l’industria dell’acciaio è in crisi, la stessa crisi si avverte tra

i raccoglitori di metallo. Se la domanda di materiale cartaceo aumenta, il

prezzo del materiale aumenterà e probabilmente aumenterà anche il

numero di raccoglitori di carta (…) il business del riciclaggio è

caratterizzato da una struttura verticalizzata che vincola le fabbriche ai

Page 26: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

16

cartoneros” (Birkbeck, 1979: 386). Le industrie, a modo loro dipendono

dagli intermediari, per questo spesso supportano economicamente questa

fascia di “piccolissimi imprenditori”, i cartoneros migliorano o peggiorano

il loro potere d’acquisto in base alla quantità di materiale immesso nel

circuito: maggiore è il materiale che riescono a recuperare, minore è il suo

valore, ma maggiore è la possibilità che venga acquistato dalle industrie,

che nonostante le spese legate al trattamento di materiali non vergini,

traggono il loro guadagno nell’usare materiale riciclato.

Un altro aspetto molto importante è quello affrontato dall’autore con uno

sguardo limpido sulle centinaia di cooperative nate negli ultimi decenni in

Argentina (e come in questo paese, in moltissimi paesi di tutto il mondo).

Schamber sottolinea come effettivamente la maggior parte delle cooperative

di Buenos Aires, non rispettino le regole del proprio statuto di cooperativa,

non siano auto-sostenibili, e fattore non di poca importanza, siano, la

maggior parte delle volte, il risultato della volontà di individui o

organizzazioni che per “aiutare” decidono di convincere i waste pickers a

costituirsi in cooperativa, soprattutto per poter arrivare finanziamenti

pubblici e più spesso privati in loro favore: insomma spesso le cooperative

di waste pickers non sono costituite da questi ma da altri soggetti che non

appartengono al loro mondo. Schamber individua in questo fattore una delle

cause della debolezza delle cooperative, della loro disorganizzazione: la

proliferazione di cooperative non significa, come molti vogliono farci

credere semplificando fortemente questa complessa tematica, che

effettivamente vi sia una presa di coscienza e un cambiamento

nell’organizzazione lavorativa e quindi nelle logiche di lavoro dei

cartoneros.

Page 27: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

17

Il caso studio italiano, a cura di Pietro Luppi, ci introduce a una realtà che

presenta punti di forti somiglianze e caratteristiche singolari che è quella di

Roma.

L’importanza di questo contributo è centrale proprio perché aggiunge una

tematica che va di pari passo a quella del riciclo, cioè quella del riuso.

Queste differenti attività hanno moltissimo in comune ed è bene non trattare

l’una dimenticandosi dell’altra.

Riuso e riciclo sono due aspetti molto importanti della cosiddetta economia

informale, come viene sottolineato anche nell’articolo de “una panoramica

globale…” , questa economia a livello mondiale ma anche europeo ha un

peso importante nonostante la sua invisibilità.

Per le caratteristiche delle politiche europee che hanno blindato la raccolta

nelle discariche e nei cassonetti, oggi i rovistatori in Europa si dedicano

soprattutto al riuso. “Mentre la raccolta delle frazioni da riciclare

industrialmente é stata monopolizzata dalle aziende di igiene urbana sotto

pressione dell’industria affamata di materie prime seconde, la raccolta di

merci usate é rimasta in mano all’economia popolare. Mentre il settore

economico di riferimento della materia prima seconda é l’industria dei

grandi capitali, lo sbocco del Riuso é la microimpresa dell’usato, dai

rigattieri agli operatori dei mercati delle pulci: un arcipelago, quest’ultimo,

che rimane prevalentemente informale dal suo primo anello (la raccolta)

fino all’ultimo (la distribuzione).” (Pietro Luppi, ibid.)

L’articolo ci offre un caso studio molto complesso e ricco di

interconnessioni. La città di Roma è ricca di micro imprese che si occupano

del reperimento di materiali per il riuso, fino ad arrivare alla creazione di un

ricco mercato dell’usato e dell’antiquariato. Fino a pochi anni fa il suo

epicentro si trovava nel mercato di Porta Portese, oggi a seguito di azioni di

Page 28: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

18

ridimensionamento, moltissimi venditori sono stati allontanati, apportando a

questo mercato un danno gravissimo, così come anche ai venditori che oggi

si ritrovano sparpagliati in migliaia di piccoli mercati dell’usato.

L’esperienza romana porta con sé lo studio di specifiche realtà a questa

collegate: le abitazioni di fortuna, che oggi a Roma sono molte di più di

quante si sia abituati a credere, sono espressione dell’economia informale e

della cultura del riuso e oggi abbiamo degli esempi anche molto arditi, quasi

famosi, di queste abitazioni.

Un altro caso collegato è quello degli orti urbani e dell’agricoltura urbana: i

“contadini urbani” coltivano appezzamenti non edificabili all’interno degli

spazi verdi delle città, producendo cibo per la propria auto sussistenza, e, a

volte, riuscendo anche a venderlo. Questo fenomeno, trascurato

ampiamente, è stato valutato dalla FAO come molto importante: “la FAO,

in una nota diffusa nel Giugno del 2005, afferma che l’agricoltura urbana

contribuisce ad aumentare la sicurezza alimentare nelle città, poiché riduce

il peso della spesa alimentare. La produzione di cibo all’interno dei

perimetri urbani garantisce inoltre l’offerta di cibo anche in caso di

conflitto o grave crisi. Nel mondo il settore dell’agricoltura urbana

attualmente fornisce cibo a 700 milioni di cittadini: un quarto della

popolazione urbana mondiale.” (P. Luppi ibid.)

Come articolo conclusivo è stato scelto, non a caso, quello dell’autrice,

nonché curatrice del dossier qui presente (insieme con Cecilia Ruberto)

Lucia Fernandez Garbard. Questo approfondimento affronta l’argomento

intorno al quale tutto il dossier gira: la creazione di reti, di dialogo, di

confronto tra waste pickers di tutto il mondo.

Page 29: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

19

La molteplicità delle potenze desiderate è pensata dal basso come una

figura che faccia di sé un soggetto politico: la moltitudine. Questa stessa

moltitudine però è molto meno omogenea poichè è il risultato di una somma

di potenze individuali, totalmente frantumate da antagonismi.1 (Lucia

Fernandez ibid.)

Nonostante la grande frammentazione di questi lavoratori, ovunque si

ritrovino, sia come lavoratori individuali che facenti parte di associazioni o

associazioni raggruppate in federazioni, ecc., oggi si sta iniziando a

sviluppare un dialogo, un confronto, e il valore aggiunto di questa novità è

che il motore è proprio all’interno di questa fascia di lavoratori, che

vogliono fortemente affermare i propri diritti/doveri difronte alla politica e

alla coscienza pubblica mondiale.

I movimenti a cui assistiamo sono su vari livelli e su tutte le scale di

dimensioni. Oggi dialogano riciclatori singoli, cooperative o associazioni di

riciclatori, sindacati di riciclatori, federazioni; oggi si stanno creando e

rafforzando alleanze e reti regionali, interregionali e si punta alla creazione

di una rete globale: il primo passo si è fatto con il primo convegno mondiale

dei riciclatori avvenuto nello scorso marzo 2008 a a Bogotà in Colombia il

cui titolo è stato: “Riciclatori senza frontiere”.

L’autrice ci offre una concreta panoramica del tipo di fermento

associazionistico che negli ultimi decenni si sta consolidando: cooperative,

associazioni, federazioni, sindacati, movimenti nazionali, reti in tutto il

mondo. E ci porta a scoprire l’importante processo che sottostà alla

creazione della “mappa latinoamericana” di riciclatori. “A partire dal mese

di settembre 2007, diversi rappresentanti riciclatori coinvolti nel processo

1 Ernesto Funes, “Il trattato politico di Baruch Spinoza, 1677: Potenza e passione della moltitudine” Spinoza, Trattato Politico, pag. 22, edizione 2004

Page 30: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

20

di articolazione delle organizzazioni negli anni precedenti, hanno iniziato a

viaggiare per il continente, esplorando nuovi territori e creando i nuovi

contatti con nuove organizzazioni e direttamente con riciclatori

individuali” (Lucia Fernandez, ibid.). Questo ha portato a una conoscenza

ben dettagliata della realtà, ben difficile da conoscere, dei recicladores delle

regioni dell’America Latina e del Centro America, spesso ricca di

particolari interessanti, grazie alle interviste fatte dagli stessi recicladores

inviati. Inoltre ha continuato un’opera di sensibilizzazione nei confronti di

riciclatori che lavorano indipendentemente, che hanno iniziato ad

interessarsi a una metodologia di lavoro più organizzata, a credere

nell’utilità di una rete che supporti i propri bisogni e diritti a livello

nazionale e globale. Insomma, si è avviato un lavoro di diffusione di

informazioni, di sostegno reciproco (dal basso), di condivisione che si pone

degli obiettivi importantissimi, gli incontri sono e saranno per il futuro

sempre più serrati e, come al solito, così come è la caratteristica principale

dei riciclatori sia nel lavoro che nella loro ideologia in generale, si pongono

obiettivi concreti, a medio-breve termine. Crediamo che questa sia una

strada da percorrere che può condurre a buoni risultati, ma non priva di

insidie e difficoltà. Ancora una volta è proprio la volontà, l’impegno dei

recicladores, i loro sacrifici e la loro forte desiderio di cambiamento che

spronano la società civile, le associazioni che sostengono questi movimenti

e i politici che iniziano a comprendere queste dinamiche e a prevedere

misure di appoggio.

Speriamo che la lettura di questi articoli possa essere un primo passo per

porsi delle domande, per iniziare percorsi di ricerca e di studio, per iniziare

a confrontarsi su questo tema con qualche strumento in più.

Page 31: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

21

Raccoglitori di residui

Uno sguardo generale: chi sono, come lavorano e

prospettive future. di Cecilia Ruberto

Le città continuano a ingigantirsi, le periferie che crescono intorno al centro

della città, cuore culturale ed economico, sono l’esempio vivente del luogo

dove si manifestano squilibri sociali, ingiustizie di ogni tipo e assenza di

rispetto ecologico.

Troppo spesso l’uomo tende a dimenticare l’importanza del vivere in

armonia con la natura, non tanto per una necessità spirituale, quanto

piuttosto perché uomo e natura sono un binomio inseparabile, e le

ripercussioni del maltrattamento di quest’ultima ricadono direttamente su

chi lo effettua..

Oggi milioni di persone vivono sui rifiuti, vivono all’interno di discariche,

vivono degli scarti della società del consumo, della società dello spreco,

così definita da Guido Viale in un Mondo Usa e Getta.

Il rifiuto è un qualcosa che noi cerchiamo disperatamente di eliminare, di

allontanare da noi, ma che allo stesso tempo ci è familiare, ci perseguita,

non vuole lasciarci. Il rifiuto è, ancora una volta, il substrato oscuro della

nostra civiltà, quel "corpo del reato" (reato di inquinamento) che non

riusciremo mai ad eliminare. La realtà dei cartoneros, dei waste pickers, dei

basuriegos, degli hurgadores, dei magbabasurieros, dei catadores, dei

wahis and zabbaleen (Egitto), dei waste pickers, degli scavengers, è una

Page 32: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

22

realtà nascosta, occultata sia culturalmente che politicamente; dunque è

difficile estrapolare dati statistici, è una realtà di marginalità, è periferia, è

luogo di intrighi umani, economici, è luogo di nascita di disastri ambientali

che coinvolgono sia le persone che vi vivono all’interno e che chi, come

noi, vivendo all’esterno, crede di poterne rimanere indenne.

“Costruivamo piramidi di rifiuti sopra e sotto la terra. Quanto più

pericolosi i rifiuti, tanto più a fondo cercavamo di seppellirli. La parola

plutonio viene da Plutone, dio dei morti e signore degli inferi”2.

Osservando una discarica riusciamo a capire fino in fondo qual è il prezzo

che dobbiamo pagare per il nostro tenore di vita, per i nostri comforts e

prodotti di consumo. La discarica è qualcosa che dobbiamo nascondere, il

nostro lato meno piacevole; eppure è proprio per questa sua realtà brutale,

senza infingimenti, che la discarica può rappresentare il luogo in cui noi

tutti raggiungiamo una presa di coscienza, dove finalmente decidiamo di

non accettare che milioni di esseri umani vivano nell’immondizia, dove

decidiamo di cambiare il nostro tipo di vita consumistica, assumendoci

veramente la responsabilità delle nostre azioni.

1. La gestione dei residui solidi urbani ed il ruolo dei waste pickers

La gestione dei rifiuti solidi è una questione che coinvolge sempre di più gli

abitanti delle aree urbane nei paesi più sviluppati e ancor di più nei paesi in

via di sviluppo. Infatti nei paesi poveri non viene data priorità a questo

2Cfr. De Lillo Underworld, op. cit., pp. 111-12.

Page 33: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

23

problema nelle politiche governative e ciò influisce negativamente su una

situazione che con il tempo tende ad aggravarsi, per le tonnellate di rifiuti

abbandonati nelle strade, in continuo aumento, che producono un impatto

ambientale negativo causando l’inquinamento di acqua, terra e aria, oltre

alla produzione di gas serra.

La questione dei rifiuti e della loro eliminazione è ormai un problema

globale che causa una spesa sociale ed economica per i governi, ma

soprattutto un costo ambientale notevole per le popolazioni locali. Nella

gran parte dei casi la gestione dei rifiuti è lasciata in mano ai governi locali,

ai comuni, che spesso la appaltano ai privati, ma in entrambi i casi la

questione è “risolta” con l’uso di inceneritori i cui effetti sono dannosi per

la salute della popolazione circostante e per l’ambiente.

Secondo le fonti della Banca Mondiale, è pratica comune per le città

spendere cifre tra il 20% e il 50% dei propri fondi per la gestione dei rifiuti

solidi urbani. Inoltre tra il 30% e il 60 % dei rifiuti totali prodotti sono

lasciati non raccolti, in alcuni casi quasi l’80 % della raccolta, e il

necessario per il trasporto è fuori servizio in attesa di manutenzione, le

discariche a cielo aperto, l’interramento e la pratica di bruciare i rifiuti

attraverso l’uso di inceneritori sono ormai consuetudine nella gran parte dei

paesi del globo terrestre.

I waste pickers informali sono presenti in tutti i paesi poveri del mondo, a

partire da paesi molto vicini, come l’Albania, la Romania, la Bulgaria (solo

per fare un esempio), per continuare con gli Stati Uniti, fino ai paesi

dell’Africa, dell’America Latina, dell’India, dell’Indocina e via dicendo.

Nei PVS oggi è stato valutato che il riciclo dei rifiuti è affidato soprattutto

al lavoro informale dei waste pickers. E’ stato stimato che nelle città dei

Page 34: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

24

PVS almeno il 2% della popolazione urbana sopravvive grazie al lavoro

nelle discariche e alla raccolta dell’immondizia dai cassonetti delle città,

separandola e rivendendola alle industrie.

Per il contatto giornaliero e costante con i rifiuti, con i cassonetti, i waste

pickers sono generalmente associati dalla società a sporcizia, disagio,

miseria, sono percepiti come fastidiosi, come simbolo di sottosviluppo e

arretratezza, e spesso come criminali. Cosicché l’ambiente che li circonda è

loro ostile sia fisicamente che socialmente.

2. Waste picking and waste pickers

“I Waste Pickers sono delle entità semi-visibili e le operazioni di

riciclo industriale sono attività invisibili in uno scenario urbano”3.

Il lavoratori informali che recuperano i residui dalle strade o

direttamente dalle discariche sono stati spinti verso le periferie delle

città sin da quando iniziò a diffondersi per la prima volta questo

tipo di lavoro che, per le città Europee e per il Nord America, è

stato individuato indicativamente nel periodo intorno al 18804.

Questi soggetti raccoglievano e vendevano il materiale in una

seconda catena di raccolta di rifiuti, da New York a Bangkok, da

Parigi a Tegucigalpa, da Melbourne a Harare, e da questa fonte si

approvvigionavano le industrie di auto, computers, giornali, libri,

materiali da costruzione, vestiario e molti altri prodotti.

3 Cfr. Rosario, 2004 4 Cfr. Melosi; Garbage in the City, Refuse, Reform and Enviroment, 1880-1980, Texas A&M Press, 1981

Page 35: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

25

La società ha sempre nutrito sentimenti simili e contrari nei

confronti dei waste pickers, che egualmente li costringevano alla

marginalizzazione: da una parte provava ribrezzo per la sporcizia e

pietà per il tipo di lavoro che conducevano, dall’altra li riteneva

“colpevoli”, rendendoli capro espiatorio per i problemi della città.

Prima della modernizzazione del sistema di gestione dei rifiuti

solidi urbani, i waste pickers o scavengers e i loro commercianti

producevano la maggior parte dei materiali riutilizzati nelle

industrie. Poiché per la maggior parte delle volte non sono stati

riconosciuti come elemento chiave in questi processi, con la

modernizzazione della gestione dei rifiuti solidi urbani hanno

rischiato di perdere, e molto spesso hanno perso, la materia prima

del loro lavoro. Con la modernizzazione, nel senso comunemente

inteso di innovazione tecnologica, incenerimento e non riutilizzo

del materiale di scarto, i problemi sono divenuti ancor più grandi e

più profondi. Non sempre vengono percepite la stretta relazione che

c’è tra il lavoro dei waste pickers informali e l’organizzazione

della gestione dei rifiuti istituzionale.

Oggi la situazione è cambiata molto rispetto al 1880. Prima gli

straccivendoli e i waste pikers erano soprattutto immigrati che, nel

migliore dei casi, sono poi entrati nell’economia formale,

attualmente sono persone appartenenti a una fascia di popolazione

marginalizzata, povera, invisibile alle statistiche ufficiali, fuori da

qualsiasi processo di cambiamento globale.

I waste pickers oggi sono soggetti estremamente poveri che

provvedono alla propria sussistenza e a quella della propria

famiglia raccogliendo residui dalle strade o dai depositi (discariche

Page 36: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

sia abusive che non) e rivendendoli a intermediari che a loro volta

provvedono a vendere il tutto alle industrie che utilizzano queste

risorse per la propria produzione.

Di seguito riportiamo una schematizzazione del processo che

subisce il materiale recuperato. 5

3. Le caratteristiche del settore informale

Non è semplice dare una definizione operativa di “settore informale” proprio

per l’incertezza dei suoi confini.

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

26

5 Cfr. A.Scheimberg, J.Anschultz,A. Van de Klindert, Waste Pickers – Poor victims or waste management professionals?, CWG Forum Kolkata, India, 2006.

Page 37: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

27

Normalmente si superano queste difficoltà utilizzando, convenzionalmente,

la definizione data dall’ILO6 che individua le seguenti caratteristiche

specifiche:

Presenza di barriere all’entrata molto basse

Utilizzo di risorse domestiche (locali)

Prevalenza di conduzione familiare e lavoro minorile

Predominanza di piccolissime imprese

Utilizzo intenso della forza lavoro (labour-intensive)

Acquisizione delle competenze al di fuori del sistema scolastico

Utilizzo di mercati non soggetti a regolazione e controllo

A volte l’illegalità di alcune attività è considerata un criterio caratteristico

del settore informale. Nonostante ciò la realtà vede costantemente

l’intersecarsi del formale con l’informale, sia per le attività illegali che per

quelle legali. Di questo bisogna sempre tener conto.

“Il lavoro informale non si esaurisce in forme di lavoro autonomo, che

comunque ne costituisce la porzione maggiore. Esso è altresì lavoro

subordinato. Soprattutto nei paesi sviluppati, il cosiddetto lavoro nero, o

clandestino o sotterraneo o sommerso, consiste in attività di lavoro

subordinate occultate per eludere il fisco, i contributi previdenziali e le

norme di legge e dei contratti collettivi di lavoro. Si registrano, in queste

situazioni affinità e diversità rispetto a quella che propriamente viene

chiamata economia informale.

Sia l’area dell’informalità, caratteristica dei paesi in via di sviluppo, sia

l’area del sommerso si contrappongono a quella del settore ufficiale, più o

6 International Labour Organization

Page 38: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

28

meno fortemente regolato e protetto. Sussiste, però, una differenza basilare,

che non va trascurata allorché si prevedono strategie di recupero

all’ufficialità.

Le attività dell’economia informale non obbediscono necessariamente a

intenti elusivi, al deliberato proposito di non rispettare o distorcere le regole

e le garanzie del lavoro. Quel che individua simili attività è soprattutto la

circostanza di non risultare coperte da disposizioni formali, o perché

difettano i presupposti economici per entrare nel campo di applicazione della

legge o perché normative troppo restrittive ricacciano fuori coloro che non

siano in grado, per carenze culturali e difetti di sostegno sociale, di

districarsi al loro interno. Certamente, l’economia informale è anche frutto

della volontà di sottrarsi agli obblighi di regole comuni e ai costi della tutela,

ma non è dato ignorare il peso, preponderante, degli altri accennati fattori”.7

Il settore informale, che comprende gli aspetti di lavoro ed economia

informale ed insieme ad essi molti altri aspetti, non esiste mai isolatamente

rispetto al settore formale. Infatti entrambi i settori sono strettamente

interconnessi fra loro in vari modi attraverso il mercato dei beni e dei

servizi.

In genere le condizioni lavorative instabili creano instabili condizioni

economiche e instabili relazioni sociali dando luogo a frequenti e continui

cambiamenti di lavoro. Sebbene i waste pickers lavorino sempre con i rifiuti

i loro accordi con le varie parti e le loro condizioni sono soggetti a

cambiamenti quasi quotidiani.

7Cfr. Giancarlo Perone (rappresentante governativo presso il Consiglio di amministrazione dell’OIL), Il Lavoro nell’Economia Informale, articolo alla pg. web: http://www.ilo.org/public/italian/region/eurpro/rome/newsletr/romenews_0306/06.htm

Page 39: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

29

Chi lavora nell’informalità è da un punto di vista lavorativo molto flessibile,

sempre pronto a cambiamenti e riassestamenti da cui mai si tira indietro (non

può). Dietro a ciò si trova un’impressionante potenziale di improvvisazione

a cui si associa un potenziale di innovazione non indifferente.

Negli anni ’50 e ’60, il settore informale non è stato preso specificatamente

in considerazione dalla maggior parte dei governi nello sviluppo delle

proprie politiche. Questo ha fatto sì che aumentasse la discriminazione nei

confronti dei lavoratori del settore informale. Un risultato di questa

discriminazione, che in alcune dimensioni è maggiore ai giorni nostri, è la

possibilità che le entrate di queste attività siano così basse che spesso non

garantiscono la possibilità di soddisfare i bisogni primari del lavoratore

stesso e della sua famiglia. Per coloro che appartengono a questo settore la

marginalizzazione fa sì che essi vengano totalmente isolati in esso, non

potendo più aspirare a tornare nell’economia formale, per il potere

praticamente inesistente delle proprie risorse economiche, e, poiché la

marginalizzazione non è solo economica bensì soprattutto culturale e

sociale, per non dimenticare quella fisica (l’economia informale si sviluppa

ai margini fisici della società), l’impossibilità di dialogo e l’isolamento dal

piano visibile della regolarità è una costante, sebbene l’economia formale

come già accennato sopra, viva adagiandosi anche sopra a questo settore,

spesso anche molto redditizio. E’ molto difficile rompere il circolo vizioso

in cui sono costretti i lavoratori informali.

4. Come vivono? Come lavorano?

La maggior parte dei waste pickers utilizza la propria abitazione come

luogo per continuare la separazione dei rifiuti raccolti. Così nelle proprie

abitazioni non solo si dorme e si vive, ma si svolge anche il proprio lavoro

Page 40: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

30

di separazione e classificazione. Questa caratteristica è diretta conseguenza

di una mancanza di luoghi appositi dove i waste pickers possano effettuare

il proprio lavoro, dove possano lasciare i propri rifiuti separati in attesa

della vendita, dove possano essere custoditi. Ha una valenza importante

anche la presenza dei cosiddetti intermediari, il cui lavoro è quello di

comprare i rifiuti separati dai waste pickers, ammucchiarli in aree di loro

proprietà e venderli alle fabbriche. Gli intermediari hanno un potere molto

forte e spesso comprano a prezzi più bassi del giusto e, essendo proprietari

anche delle bilance, spesso approfittano della loro posizione di vantaggio.

Laddove non sussistono forme di aggregazione tra i waste pickers più o

meno stabili, gli intermediari rendono i classificatori sempre più dipendenti

e legati a questo livello intermedio di commercio, che non prevede alcuna

forma di tutela, anzi è molto vicino a delle forme di associazionismo al di

fuori della legalità.

La produzione si sintetizza attraverso la presenza di due beni fondamentali:

un mezzo di trasporto (carretto nelle migliori delle ipotesi) trainato

dall’uomo stesso oppure dall’aiuto di animali ed i materiali riciclabili

(generalmente carta, vetro, plastica, ferro, legno e derivati), che poi

verranno venduti.

Lo stile di vita comporta quindi una sovrapposizione dell’abitare e del

lavorare così come una sovrapposizione di attività rurali (convivenza e

lavoro con animali) e attività con caratteristiche urbane. Così si parla di

ambiente rurbano, a metà tra il rurale e l’urbano. Durante il lavoro quasi

mai il classificatore utilizza guanti o attrezzature adatte alla raccolta di

rifiuti, esponendosi a un contatto fisico con materiali sporchi, putrefatti e

ammuffiti: l’incidente sul lavoro è normalità. Polveri e fumi nocivi, si

aggiungono e aggravano le condizioni della salute in questi luoghi.

Page 41: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

31

Il lavoro con i rifiuti mette a rischio la salute di questi soggetti, che hanno

aspettative di vita piuttosto scarse rispetto alla popolazione generale; a

Città del Messico i waste pickers hanno un’aspettativa di vita di 39 anni,

mentre quella della popolazione in generale è di 67. Un altro studio8 ha

dimostrato come in Egitto, al Cairo, gli Zabeleen hanno una mortalità

infantile di 1:3 (durante il primo anno di vita muore un bambino ogni tre),

statistica più alta di quella generale del paese. A Manila sono state

individuate 35 specie diverse di malattie concentrate nella comunità di

magbabasuriegos, come per esempio colera, dissenteria, polmonite,

malaria, infezioni cutanee, tubercolosi.

Nonostante ciò i waste pickers non sono sempre i più poveri dei poveri,

sebbene la loro occupazione sia considerata da tutti il gradino più basso

dello status sociale.

Molto probabilmente una delle cause del bassissimo reddito dei waste

pickers è la presenza dei cosiddetti intermediari, cioè degli uomini a

reddito più elevato attraverso cui i waste pickers devono passare per

vendere i propri prodotti alle industrie. Spesso esistono due o tre fasce di

intermediari a reddito sempre più elevato che acquistando il prodotto a

prezzi bassissimi hanno la possibilità di venderlo alle industrie perché

dispongono dei mezzi per il trasporto dei prodotti. In genere il gruppo degli

intermediari decide quanto vuole pagare il prodotto raccolto e lavato dei

clasificadores ed essendo totalmente al di fuori da un mercato liberamente

concorrenziale, detta legge. Il prodotto comprato a prezzi irrisori viene

8Cfr. G., Meyer, Waste Recycling as a Livehood in the Informal Sector – The Exemple of the Refuse collector in Cairo. Applied Geografy and Developement, 1987

Page 42: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

rivenduto al doppio, triplo o quadruplo ad altri intermediari più grandi o

direttamente alle industrie.

Schema gerarchie compravendita:

Industria

Intermediari Intermediari

Intermediario Intermediario Intermediario

clasificadores

clasificadores

clasificadores

clasificadores

Intermediari

clasificadores clasificadores

clasificadoresclasificadoresclasificadores

clasificadores clasificadores clasificadores

5. Soluzioni più comunemente adottate nella politica di gestione dei

residui solidi urbani nei Paesi a basso-medio reddito e i loro limiti

Le soluzioni più comunemente apportate ai problemi di gestione dei rifiuti

solidi urbani nelle città dei paesi più poveri hanno, in genere, le seguenti

caratteristiche:

Centralizzate e non diversificate: soluzioni che non distinguono la

eterogeneità e i bisogni diversi a seconda dei differenti luoghi di intervento.

Burocratizzate: con un approccio top-down, in genere con una

scarsissima, se non nulla, partecipazione della popolazione.

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

32

Page 43: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

33

Dotate di un approccio capital-intensive: che utilizza una

tecnologia avanzata spesso importata dai paesi maggiormente

industrializzati ed economicamente più agiati.

Formali: soluzioni convenzionali che prendono in considerazione

l’esistenza solo del settore formale, che decidono di ignorare l’esistenza e il

possibile contributo positivo del settore informale dei waste pickers.

Sovente le soluzioni qui indicate come più comuni considerano i rifiuti come

un problema e basta, non prendendo in considerazione la risorsa manageriale

che potrebbe scaturire dai waste pickers.

Gli approcci classici in genere falliscono quasi sempre in questi Paesi. Vi

sono profonde differenze tra questi ultimi e i Paesi industrializzati in termini

di entrate economiche, standard di vita, disoccupazione, costituzione di

schemi di comportamento, capitale disponibile e capacità istituzionali.

Queste differenze, che possiamo di seguito riassumere in maniera

semplificata, fanno sì che per molte volte e in Paesi e città differenti,

costantemente falliscano i tentativi di risolvere il problema della gestione dei

rifiuti nei paesi più poveri.

Le maggiori differenze tra i paesi economicamente avanzati e quelli più

poveri possiamo identificarle brevemente (e senza effettuare una sintesi

esaustiva):

1) I Paesi industrializzati possono utilizzare una quantità di capitale

relativamente abbondante mantenendo i costi dei salari sempre relativamente

elevati, tutto all’opposto i Paesi a reddito più basso hanno manodopera non

specializzata in abbondanza e a bassissimo costo e una scarsità di capitale.

2) La morfologia fisica delle città nei paesi più poveri è spesso molto

differente da quella dei paesi ad alto reddito. L’asperità delle strade, spesso

Page 44: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

34

strettissime o non asfaltate rende quasi impossibile un sistema di raccolta

classico, con i camion che raccolgono immondizia dai cassonetti.

3) Moltissime città dei paesi a basso reddito hanno un settore informale

molto dinamico e ben consolidato che si occupa di raccogliere, selezionare e

rivendere i rifiuti. Fanno parte di questo settore, disoccupati, immigrati,

bambini, donne e individui con handicap.

4) Vi è inoltre una differenza sostanziale nelle caratteristiche dei rifiuti

prodotti. La quantità dei rifiuti generati tende sempre ad aumentare. Le città

dei Paesi industrializzati ha tendenzialmente una maggiore produzione di

rifiuti, negli Stati Uniti si produce circa 1,5 kg di rifiuti a persona al giorno;

in Benin la produzione è di 124 gr per persona al giorno. Questi ultimi rifiuti

sono costituiti soprattutto da umido come frutta, verdura e resti di cibo non

impacchettato e questo è molto diverso dai nostri tipi di scarti che sono densi

di plastiche, metalli e materiali a maggior contenuto energetico.

5) Le soluzioni spesso adottate per eliminare i rifiuti come inceneritori,

compattatori e piani di compostaggio automatizzato, falliscono sovente sia

per il loro elevato costo di funzionamento (e revisione) sia perché spesso

necessitano di competenze troppo elevate per il loro funzionamento.

In conclusione si potrebbe argomentare che i paesi a basso medio reddito

devono mettere in atto approcci molto vicini all’opposto delle convenzionali

politiche di gestione: delle soluzioni sostenibili devono creare lavoro,

proteggere l’ambiente e promuovere la partecipazione attiva, è necessario

che venga preso in considerazione l’apporto positivo che in questo possono

dare i waste pickers.

In breve è giusto prendere in considerazione un sistema di gestione dei

residui commisurato alle forze che effettivamente i Paesi hanno, perchè

questo sia effettivamente sostenibile, il tutto in un’ottica di inclusione

Page 45: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

35

sociale e sostenibilità ambientale che bisogna sempre e comunque

perseguire.

Analizzerò brevemente di seguito, i tipi di politiche finora adottate dai

governi dei PVS, concentrandomi maggiormente sull’ultimo tipo di

atteggiamento, quello più maturo e responsabile, quello che appoggia la

realtà dei clasificadores. Cercherò di fornire motivazioni ed esempi

concreti ove quest’ultimo tipo di atteggiamento ha avuto un ottimo

impatto, ha comportato realmente un miglioramento delle condizioni di

vita dei waste pickers e contemporaneamente un miglioramento

ambientale, una diminuzione della conflittualità sociale e una serie di

innovazioni su cui è importante soffermarsi a riflettere.

Repressione

La visione dominante del waste picker come simbolo di un concentrato di

criminalità e povertà che vive degli scarti della società, fonte di disastri

economici, sanitari e ambientali e simbolo della debolezza del paese, ha

fatto sì che moltissimi governi abbiano adottato, e tutt’oggi adottino,

politiche di repressione, molte volte di una violenza eclatante attuata

direttamente sui waste pickers, come in Colombia con il paramilitari o

nelle Filippine, altre volte meno violenta e diretta sul loro lavoro, con

sequestro di carri, animali e con la proibizione di accedere nelle zone

ricche di risorse.

Negazione

Page 46: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

36

In questo caso le autorità ignorano semplicemente l’esistenza ed il lavoro

del raccoglitore di rifiuti, abbandonandolo a se stesso sotto ogni punto di

vista. Solo per far un esempio, queste dinamiche sono ricorrenti nelle

discariche di Dakar in Senegal, di Bamako in Mali e di Cotonou in Benin.

Collusione

I governi ufficiali a volte sviluppano con i waste pickers, o per meglio dire

i loro sfruttatori, gli intermediari, che possono a loro piacimento manovrare

i waste pickers, un rapporto di sfruttamento e reciproco profitto e mutua

assistenza: queste relazioni sono tipiche del clientelismo. A Città del

Messico questo tipo di relazioni sono estremamente evidenti, si sono

costituite durante gli ultimi decenni strutture clientelari molto forti a metà

tra la legalità e l’illegalità che legano waste pickers, intermediari, industrie

e autorità locali con vincoli da cui è impossibile uscire. Gli intermediari, i

caciques, pagano le autorità perché queste non considerino i loro abusi di

potere sui waste pickers. Il governo ottiene così sostegno economico e

politico dagli scavengers, e questi ultimi ottengono legittimità e stabilità

nel loro operare da parte del governo.9

Appoggio

I numerosi e ripetuti fallimenti della gestione dei rifiuti di tipo tecnologico

proposti da Stati Uniti e Europa ai Paesi più poveri, ha portato a una

cambiamento nelle politiche di questi ultimi nei confronti dei waste

9 Cfr. H., Castillo, La Sociedad de la Basura: Caciquismo Urbano en la Ciudad de Mexico.Second Edition. Mexico City: UNAM, 1990

Page 47: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

37

pickers. Riconoscendo i benefici economici, ambientali e sociali, i governi

hanno iniziato a cambiare il loro atteggiamento di osteggiamento,

indifferenza o tolleranza, passando a un ruolo di appoggio, sostegno attivo.

Le politiche di sostegno tendono a legalizzare i waste pickers, che

acquisiscono finalmente i propri diritti-doveri e le loro attività, a

incoraggiare la formazione di cooperative o altre forme di associazionismo,

firmando contratti per la raccolta differenziata e costituendo una

partnership a metà tra il pubblico e il privato tra autorità locali e waste

pickers.

L’idea di fornire un lavoro alternativo ai waste pickers è spesso

fallimentare, come gli stessi waste pickers tentano in continuazione di

spiegarci, perché raramente è possibile trovare un lavoro che eguagli e

superi i costi e i benefici dati dalla raccolta e vendita di rifiuti.

Molti waste pickers sono soddisfatti del loro lavoro, per il denaro che

riescono a guadagnare, perché possono lavorare senza sottostare a un

“capo” e avere una grande flessibilità nel gestire il proprio lavoro. Inoltre

una grande percentuale di questi lavoratori non riuscirebbe a trovare un

altro lavoro nel settore informale a causa della scarsa istruzione, o per l’età

(o troppo giovani o troppo vecchi).

Se anche alcuni di questi lavoratori decidessero e potessero trovare un

lavoro ufficialmente riconosciuto, vi sarebbero altri che entrerebbero a

sostituirli.

Questo lavoro è legato alla povertà cronica, alla disoccupazione, alla

domanda delle industrie di materiale da riciclare e all’assenza totale di

sicurezza e tutela per i poveri, e, poiché tutti questi fattori non accennano a

diminuire, anzi continuano ad aumentare, è illogico sperare in una

riduzione del numero di waste pickers.

Page 48: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

38

Il puntare continuamente a voler far scomparire velocemente l’esistenza di

questi lavoratori ha sempre dimostrato come, nel migliore dei casi, ciò

comporti un effetto molto negativo sugli standard di vita dei clasificadores,

aumentando le difficoltà e le emergenze economiche, sanitarie, ambientali

e sociali di questa classe estremamente vulnerabile. Un esempio classico

può essere la chiusura della discarica di Bogotà a seguito della costruzione

di un nuovo deposito più controllato. Ciò ha costretto i basuriegos a

tornare sulle strade per intercettare i rifiuti prima che venissero prelevati e

portati alla discarica e questo ha impoverito ulteriormente questi lavoratori

che in una giornata potevano raccogliere molto meno materiale, dovendo

fare più di 8 km al giorno, spesso costretti a dormire direttamente in strada

fino a quando non raggiungevano una quantità sufficiente di materiale. La

loro produttività è crollata così come i loro guadagni, per non dire di come

essi siano molto più a rischio per le strade ove vengono perseguitati sia da

bande di delinquenti che dalla polizia. Esperienze simili sono innumerevoli

in tutto il mondo.

Una politica molto più responsabile e rispettosa dei diritti umani tende ad

aiutare i waste pickers a condurre un’esistenza migliore. Un supporto

importante è quello alla formazione di cooperative o associazionismo, per

riacquisire potere decisionale.

6. La formazione di cooperative

Le industrie dei paesi a basso medio reddito che utilizzano materiali

riciclabili nella propria produzione incoraggiano e supportano l’esistenza

degli intermediari, o negozianti di residui: waste dealers, che si

frappongano tra i singoli lavoratori e loro, per avere così meno

Page 49: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

39

interlocutori, una maggiore quantità di prodotto in una volta sola e migliore

qualità.

La formazione di cooperative di waste pickers è una soluzione al

monopolio degli intermediari e allo sfruttamento: non passare più

attraverso gli intermediari significa poter dividere un guadagno netto

maggiore, triplo, quadruplo e questo significa migliorare le proprie

condizioni di vita e iniziare un ciclo positivo di investimento in questo

lavoro che può divenire più efficiente, produttivo, più organizzato e

certamente, potendo finalmente venire alla luce del giorno, più attento agli

aspetti sanitari, ambientali, di sfruttamento minorile, ecc. Oggi questo

sembra l’unico modo per rompere il circolo vizioso in cui sono costretti i

waste pickers per riprendere il potere decisionale che spetta loro di diritto.

I teorici parlano di un nuovo management dal basso: come potrete vedere

non si parla solo di teorie ma di meccanismi che in molti paesi sono

praticati da diversi anni e hanno portato con sé un grande successo

sottolineato da una generale soddisfazione sociale, un miglioramento delle

condizioni di vita ed un generale miglioramento economico e ambientale

del paese.

Le ONG hanno giocato, e a tutt’oggi giocano, un ruolo molto importante

nell’assistere la formazione e l’avvio delle cooperative di waste pickers.

Le cooperative appena nate sono molto vulnerabili proprio tenendo

presente che contrastare l’enorme potere economico e di coercizione che

hanno gli intermediari non è semplice. Le industrie, in genere, inizialmente

sono sempre riluttanti a relazionarsi con un nuovo interlocutore, soprattutto

se si tratta di una cooperativa nascente. Non dimentichiamo nemmeno le

particolarmente difficili dinamiche che in molti paesi sussistono tra

Page 50: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

40

autorità locali e intermediari, anche in questo caso le cooperative devono

riuscire a superare uno scoglio molto difficile.

Il lasso di tempo in cui una cooperativa riesce a costituirsi può essere

la chiave del suo successo. Per i waste pickers si possono creare delle

finestre di opportunità durante il cambiamento di un’amministrazione,

soprattutto a livello locale. Un nuovo sindaco, soprattutto se rappresentante

di una fazione politica che prima era all’opposizione, sarà più disposto ad

appoggiare la formazione o l’esistenza di cooperative di waste pickers per

dimostrare la propria concreta lotta contro la povertà e la marginalità. Una

campagna mediatica può puntare sull’impegno dei clasificadores a

lavorare duro per migliori condizioni di vita mettendo a disposizione della

comunità un lavoro socialmente utile.

Rischi e opportunità legate ai programmi di privatizzazione.

Sia l’America Latina che l’Asia hanno condotto ambiziosi sforzi per

ridurre il ruolo dello Stato nell’economia del Paese (anche per poter ambire

a una serie di fondi disposti dal WTO e dalla World Bank che ponevano

questa come condizione come necessaria per potervi accedere). Molte città

hanno privatizzato interamente o iniziato un processo di privatizzazione

graduale del sistema di gestione dei residui solidi urbani. La

privatizzazione presenta sia rischi che opportunità per i waste pickers. Per

soffermarci su un’opportunità interessante che si può creare, possiamo

notare le possiblità che si aprono per le nuove cooperative di clasificadores

che possono offrire i propri servizi a pagamento ed entrare nel mercato

ufficiale.

Page 51: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

41

La privatizzazione rimane un fattore ad alto rischio se non effettuata

adottando contemporaneamente politiche di riconoscimento dei waste

pickers e il loro inserimento nel mercato e nella produzione nel campo del

riciclaggio. Così condotta la privatizzazione comporta un ulteriore

esclusione di questa popolazione assai vulnerabile e un nuovo

impoverimento, economico, culturale, sociale.

7. Ideologia del lavoro e diritti dei lavoratori10

Caso studio: il ruolo dell’UCRUS (Sindacato dei Clasificadores) in

Uruguay

Si dice sempre che i settori marginali della società non considerano il

“lavoro”- secondo la definizione dell’economia classica e/o marxista- come

il centro della propria visione generale e della propria identità culturale.

Questo punto di partenza non solo rende molto difficile il dialogo con la

società dominante, ma portano ad una quasi impossibile integrazione

lavorativa e sociale fino a far scomparire praticamente le cause reali della

marginalità in cui vivono questi settori.

Per rendere l’idea dell’ideologia del lavoro dei clasificadores di

Montevideo è sufficiente citare ciò che disse una clasificadora del quartiere

Felipe Cardoso, che davanti a una domanda sulla possibile offerta di un

posto di lavoro per il Comune come spazzina, rispose: “Qui noialtri non

vogliamo padroni, vogliamo essere padroni di noi stessi, se oggi decido di

lavorare bene, se non voglio lavorare, non lavoro.”11

Senza dubbio non si può isolare questo elemento di caratterizzazione dei

clasificadores dal resto. Nemmeno si può analizzare il punto senza

10 Lucia Fernandez, Aspectos Culturales de los Clasificadores, Ideologìa del Trabajo 11 Cfr. intervista di gruppo, El Pais, 3/10/2003

Page 52: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

42

considerare l’evoluzione della pratica nel quotidiano e delle idee, così come

l’ingresso continuo in questo tipo di attività di persone con antecedenti

lavorativi nell’economia formale.

Una prima differenziazione che l’UCRUS realizza nell’attività del

clasificador come “strategia di sussistenza” è motivata sempre come

reazione a forze esterne e dal desiderio di poter accedere a un lavoro come

alternativa di libertà.12 In questo modo i clasificadores vengono iscritti

nell’analisi della realtà nella dicotomia “regno della necessità-regno della

libertà” inserendo la loro situazione nel primo dei due poli. La loro

posizione nella sfera della necessità permetterà il passaggio all’alternativa

della libertà (in questo caso quasi letterale), perché sarebbe una strategia di

sopravvivenza e anche la migliore possibilità per non convertirsi in

delinquenti contro la proprietà privata, in ladroni. E’ così che si avvalora

positivamente la strategia di sopravvivenza per il suo lato etico,

significante, in sintonia con i valori della società dominante. Oltre agli

effetti di rivalutazione morale, questo tipo di rappresentazione del lavoro è

uno strumento strategico di negoziazione con i decisori e con la società

formale.

Naturalmente la moralizzazione della strategia di sussistenza non è

sufficiente. Attualmente le condizioni lavorative dei clasificadores e le loro

pratiche non sono ricollegabili a tecniche lavorative accettabili, per questo

tutt’oggi i clasificadores sono lavoratori informali. In questo l’UCRUS è

coerente con le autorità municipali, sebbene non coincidano gli strumenti

per perseguire il cambiamento. I clasificadores organizzati nel sindacato

12 Barrera Sanitaria en Paso Carrasco. Vedi Anexo IV Documentales, N°2.

Page 53: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

43

vedono la necessità e la possibilità di convertire l’informalità della strategia

di sopravvivenza in una categoria di lavoro riconosciuto formalmente.

E’ importante, quindi, che da un punto di vista qualitativo, secondo la

concezione di lavoro manifestata dall’UCRUS, il lavoro dei clasificadores

non venga equiparato a un tipo di lavoro astratto. Qualche volta qualcuno ha

chiesto: “I clasificadores continuerebbero a fare questo lavoro se avessero

la possibilità di farne un altro?” Nel caso la risposta fosse affermativa, si

dovrebbe specificare: “che caratteristiche dovrebbe avere questo altro

lavoro?” Queste domande non sono cosa di poco conto e la risposta dei

clasificadores dell’UCRUS sembra mostrare, secondo una prima analisi,

che il lavoro dei clasificadores non è sostituibile con un altro lavoro che

offra uguale retribuzione e stessa quantità di ore lavorative. In questo punto

di vista è radicato uno dei motivi del fallimento delle proposte lavorative

fatte nel tempo ai clasificadores.

Però, per arrivare a questa conclusione, è necessario osservare il

cambiamento che i clasificadores, oggi come oggi, hanno apportato al

proprio lavoro. In altre parole la rappresentazione del lavoro deve essere

interpretata in una chiave diacronica, che guarda al futuro.

Una prima metamorfosi è avvenuta nel passaggio dal piano meramente di

sussistenza al piano ambientale. Sebbene questo tipo di attività abbia

origine da un bisogno primario, oggi è passato ad una caratteristica più

generale di protezione ambientale:

“la classificazione è una risposta vitale che le società devono rispettare”;

“se l’attività del clasificadores fosse protetta e appoggiata questa potrebbe

svolgere un ruolo ecologico e di riscatto delle risorse che sono spesso

risorse finite (come la carta) e che la maggior parte delle volte costituiscono

un risparmio non indifferente per la società tutta”.

Page 54: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

44

Non solo, come si vede, si avvalora l’argomento ecologico o ambientale ma

anche si incorpora in un discorso di produttività sociale, in questo caso per

un discorso di risparmio generale. Per questo la società dovrebbe non solo

accettare legalmente l’esistenza dei clasificadores, ma anche appoggiarli

economicamente.

Una seconda metamorfosi va dal piano di sussistenza informale al piano

della produzione sociale.

“Un’impresa di un paese con un’immagine realmente produttiva, non può in

periodi moderni e tantomeno oggi come oggi, permettersi la perdita di

valuta per re-importare qualcosa che già è stato importato, per questo deve

recuperare, riciclare; per di più questo paese ha un bisogno disperato di

creare nuove fonti di lavoro stabili. Questo è stato ed è ciò verso cui aspira e

l’ideale più profondo dell’obiettivo che il gruppo dell’UCRUS ha deciso di

perseguire”;

e ancora:

“ Vogliamo fortemente avere il nostro ruolo nella parte iniziale della catena

produttiva. Non intendiamo esser assorbiti dai servizi pubblici o privati che

già esistono. Inoltre reclamiamo che ci venga dato appoggio per cambiare le

nostre condizioni di lavoro perché siano degne e più umane.” Qui il cambio

di argomentazioni è centrale. Non si parla più della questione ambientale,

intesa come ecologismo dei paesi economicamente più ricchi (è chiaro nel

riferimento al riuso e al riciclo nella prima parte di citazione). Direttamente

ci si appella a una relazione costo-beneficio economico a livello nazionale

(“non si possono perdere valute comprando ciò che già abbiamo) e la

priorità socio-economica di generare “fonti di lavoro stabile”. Tre sono le

condizioni per far sì che il lavoro dei clasificadores smetta di essere

solamente una strategia di sopravvivenza:

Page 55: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

45

1) stabilità lavorativa;

2) vendibilità e utilità per la società contemporaneamente;

3) condizioni lavorative dignitose.

Per concludere, le informazioni disponibili per tentare di delineare quali

siano le caratteristiche dell’ideologia del lavoro nell’ambito dei

clasificadores sembrano confermare il pregiudizio diffuso che vede la

centralità del soggetto sopra la visione di gruppo. Contemporaneamente, è

importante notare come, negli ultimi anni, vi sia un superamento della

visione del concetto di lavoro individuale così come è inteso nel

capitalismo, che dimostra una capacità di visione del lavoro in un quadro

temporale più a lungo termine che vede compenetrare sia i fattori tipici

delle funzioni economiche classiche: tempo, ore di lavoro, ecc., sia un

riconoscimento nell’ambito della società e una necessità di condizioni di

vita accettabili.

Page 56: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

46

Bibliografia

Bauman, Zygmunt, Wasted Lives, Polity Press, Cambridge, 2004

Bernstein, J. Alternative Approaches to Pollution Control and Waste

Management: Regulatory and Economic Instruments in Urban Management

Discussion Paper No. 3 Washington, DC, The World Bank, 1993.

Calvino I., Le Città Continue, in Le Città Invisibili, Mondadori, Milano,

1993

Castillo, H. La Sociedad de la Basura: Caciquismo Urbano en la Ciudad de

México. UNAM, Mexico City, 1990

DeLillo D.R., Underworld, Torino, Einaudi, 1997

Guido Viale, Un Mondo Usa e Getta, Milano, Feltrinelli, 1994

Hordijk, Aad Project Manager, Environmental Resources Management

Netherlands, personal communications and field notes, Gouda, 2002

Medina, M. Informal Recycling and Collection of Solid Wastes in

Developing Countries: Issues and Opportunities. Tokyo: United Nations

University / Institute of Advanced Studies Working Paper No.24, Tokyo,

1997

Medina, M. Scavenging on the Border: A Study of the Informal Recycling

Sector in Laredo, Texas, and Nuevo Laredo, Mexico. Ph. D. Dissertation,

Yale University, Connecticut, 1997

Medina, M. Waste picker Cooperatives in Developing Countries. BioCycle,

Mexico City, 1998

Sención, G., Informe a partir de los datos del Censo de Clasificadores,

IMM,OSV, Luglio 2002

Page 57: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

47

Atti tratti dal Rapporto del “CWG (Collaborative Working Group on

Solid Waste Management in Low and Middle-income Countries)

International Workshop: WASH Workshop 2006”, 1-5 Febbraio,

Kolkata, India, 2006

Coad A., Private Sector Involvement in Solid Waste Management Avoiding

Problems and Building on Successes, Paper No. 4

Drescher S., Zurbrügg C., Decentralized composting: lessons learned and

future potentials for meeting the Millennium Development Goals, Paper

No.72

Rodi , Wiersma1, Capaciti building in solid waste management &

engineering for achieving the Millennium Development Goals, Paper No.

67

Rouse J., Embracing not displacing: involving the informal sector in

improved solid waste management, Paper No. 19

Scheinberg1 A., Anschütz J., van de Klundert A., Waste pickers: poor

victims or waste management professionalsPaper No. 56

Spies S., Wehenpohl G., The informal sector in solid waste management –

efficient part of a system or marginal and disturbing way of survival for the

poor?, Paper No. 35

Wehenpohl G., Capacity building and networking in Municipal solid

management – Experiences from Mexico, lessons for other Countries?,

Paper No. 64

Page 58: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

48

Riferimenti di pagine Web

Blog “Villa del Chancho”: http://www.villadelchancho.splinder.com

CEMPRE: www.cempre.org.br

Collaborative Working Gorup on Solid Waste Management in Low and

Middle Income-countries: http://www.cwgnt.net

Decrescita: http://www.decrescita.it

Global Alliance for Incinerator Alternatives: http://www.no-burn.org

Indymedia Uruguay: http://www.uruguay.indymedia.org

International Network of Street Papers: http://www.street-papers.com

Korogocho: http://www.korogocho.org

Quotidiano, Brecha: http:// www.brecha.com.uy

Quotidiano, El Pais: http://www.elpais.com.uy

Rivista venduta dai Senza Tetto, Uruguay: http://factors.org.uy/inicio

Swiss Resource Center and Consultancies for Developement:

http://www.skat-foundation.org

WASTE, advisers on urban environment and development:

http://www.waste.nl

Movimento Nacional dos Catadores:

http://www.movimentodoscatadores.org.br

*****

Page 59: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

49

Riorganizzando il disorganizzato:

il caso studio di Kagad Kach Patra Kashtakare

Panchayat (Il sindacato dei waste pickers) di Poornima Chikarmane e Laxmi Narayan

Questo caso studio documenta l’evoluzione avvenuta durante i 10 anni di

vita del Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat (il sindacato dei waste

pickers) che ha la sua base presso la città di Pune, in India, e fa emergere i

suoi caratteri distintivi in termini di ideologia, struttura e attività, a supporto

della nostra teoria per la quale le attività e la metodologia con cui si

mettono in atto sono cruciali nell’empowerment dei poveri e nella

realizzazione dell’auspicata trasformazione delle loro organizzazioni.

Inoltre approfondiremo il significato di “proprietà collettiva” (collective

ownership), partecipazione ed empowerment così come vengono intesi ed

utilizzati dall’organizzazione.

1. La Nascita

Il processo di organizzazione dei waste pickers precede l’attuale formazione

del sindacato.

I waste pickers stessi e la loro percezione dei bisogni è stata centrale nel

processo di organizzazione. I w.p. sono stati accompagnati nel loro

confronto con la realtà del presente e nel progressivo percorso di riflessione

e analisi così da divenir loro stessi capaci di cristallizzare i bisogni critici,

Page 60: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

50

tanto importanti nel processo di riorganizzazione. Questo ha offerto anche

la possibilità di stabilire rapporti stretti e duraturi tra gli stessi waste pickers.

Normalmente, i poveri individuano i loro bisogni nel lavoro e nell’aumento

del credito. Questo similmente avviene con i waste pickers. Secondo la

propria concezione i w.p. non svolgono un “lavoro” bensì un “kachra

chivadne” (rovistare tra i rifiuti). Il lavoro è inteso come una “attività sicura

svolta per lo stato o per una compagnia privata”. Il lavoro di riflessione e

analisi svolto dai waste pickers insieme con i tecnici che li hanno

accompagnati in questa rielaborazione è stato quello di focalizzarsi sulla

comprensione del concetto di lavoro. Durante questo processo di

elaborazione i w.p. hanno individuato il concetto di guadagno, divenuto

centrale da quando in massa sono migrati nella città durante la siccità del

1972.

Allora, ancor più che oggi, le caste hanno ostacolato il loro automatico

accesso a lavori di tipo pubblico. Lavorare nella costruzione è stata

un’opzione che hanno rifiutato dicendo: “Chi vuole lavorare come operaio?

I supervisori ti trattano come se fossi la loro moglie”. Così hanno deciso che

il waste-picking (la raccolta dei rifiuti) fosse più vantaggioso

economicamente del lavoro pubblico e più “libero” dalle molestie sessuali e

dai rapporti lavorativi di tipo servil-feudali con un compenso lavorativo a

cui erano soggetti nei villaggi da cui provenivano. Sono sempre stati

convinti dell’estrema difficoltà del conseguire un lavoro sicuro e che

nessuno sarebbe stato capace di aiutarli nella conquista della loro

aspirazione. I waste pikers non erano nemmeno interessati a programmi che

generassero entrata nel mondo del lavoro che avrebbero potuto apportare un

cambiamento occupazionale ed anche implicare in lungo e lento processo di

apprendimento per nuove competenze ed abilità per sopravvivere nel

Page 61: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

51

mercato. I waste pikers erano interessati unicamente a un cambiamento nei

termini e nelle condizioni del lavoro nel presente immediato. Questo punto

di vista è stato tradotto nella prospettiva del KKPKP13 nella raccota di

rifiuti e nelle strategie organizzative che da esso sono derivate.

Allora gli interessi e/o le preoccupazioni dei waste pickers non osavano

pensare a quando non ci sarebbero più stati secchioni dell’immondizia per

le strade. I cassonetti ci sono sempre stati e per generazioni si è vissuto di

quello. Ciò che sapevano era che dovevano strappar via i rifiuti dai

contenitori prima che arrivassero cani e gatti randagi, mucche e parassiti,

sapevano che il cattivo odore di rifiuti putrefatti sarebbe divenuto parte

indivisibile del loro organo olfattivo; che i metalli e il vetro li avrebbero

potuti ferire anche gravemente se non fossero stati attenti; che i materiali

che provenivano dai secchioni già svuotati dei lavoratori statali erano stati

privati dei materiali di maggior valore; che la polizia li rastrellava in massa

quando avvenivano dei furti nel quartiere; che i lavoratori impegnati nella

manutenzione del municipio spesso chiedevano loro “chai pani” (una sorta

di “tassa”); che i cittadini si lamentavano del disordine e della sporcizia che

creavano mentre tiravano fuori i rifiuti dai cassonetti e li dividevano; che i

cittadini li associavano a “sporcizia, delinquenza e feccia della terra”; che

solo i “malawari” (strozzini) gli accordavano dei prestiti; che il

commerciante di rifiuti fissava arbitrariamente il prezzo dei materiali

differente a seconda del waste picker, che avrebbe tarato la bilancia a suo

piacimento e che avrebbe pagato ancor meno dicendo che non erano stati

perfettamente puliti o che erano troppo disordinati. Sanno anche che

nessuno darà loro una pensione quando saranno troppo vecchi per lavorare;

13 Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat

Page 62: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

52

che i loro mariti mettono in dubbio la loro fedeltà e sovente le aspettano per

picchiarle; che i loro figli si vergognano di far sapere quale sia

l’occupazione delle proprie madri e per finire che se vogliono mangiare e

sfamare i propri familiari non potranno mai pensare di smettere di lavorare

per riposarsi. Questi sono i punti centrali dei bisogni individuati dai waste

pickers.

Questo bisogno, così composto, è alla base del processo di riorganizzazione

che cerca di stabilire un’identità alternativa dei riciclatori come “lavoratori”

riconosciuti ufficialmente come socialmente utili, economicamente

produttivi e che apportano beneficio all’ambiente, e che cerca di cambiare

le loro condizioni di vita e di lavoro. Le appartenenti a un gruppo di 30

donne che portavano avanti questa campagna, affiancate da tecnici, hanno

iniziato a convincere i propri colleghi che era tempo di alzare la testa, levare

la voce e chiedere i propri diritti. Dalla loro esperienza sapevano che solo

agendo collettivamente avrebbero potuto raggiungere i traguardi sperati. E’

così che la formazione del KKPKP è stata una diretta conseguenza

dell’evoluzione del processo di riorganizzazione.

Fu organizzato un convegno di waste pickers sotto la guida del Dr. Adhav’s

dagli attivisti del SNDT, da Mohan Nanavre, figlio di un w.p., dal leader del

Dalit Swayamsevak Sangh (un’orgaizzazione di Dalit che tutela i diritti).

L’importanza del Dr. Adhav tra la popolazione povera si è andata definendo

nel corso di 30 anni di lavoro aumentando la credibilità degli sforzi

compiuti.

Il primo evento di questo genere, con la sua Convenzione firmata nel

Maggio 1993, vide la partecipazione di 800 w.p. provenienti da tutta la città.

La Convenzione ha portato alla luce una piattaforma in cui venivano

esposte le rimostranze dei waste pickers. Così più tardi si iniziò a parlare

Page 63: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

53

pubblicamente delle loro ingiuste e disumane condizioni di vita, delle

continue incursioni della polizia divenute all’ordine del giorno. “Kachra

amchya malkicha, nahi kunachya bapacha” (i rifiuti appartengono a noi non

chiunque) è divenuto lo slogan unificante. Quando le veniva chiesto cosa

pensava della Convenzione, Hirabai Shinde rispondeva alla stampa “Ata

paryant amhi janavarat jama hoto, Baba Adhavanni amhala mansat anun

basavlay” (Fino ad oggi eravamo considerati come animali , Baba Adhav ci

ha portato qui per sedere tra gli esseri umani).

Il documento della Convenzione asseriva che:

il KKPKP (l’organizzazione di raccoglitori di rifiuti) sarebbe stata

organizzata e registrata come un sindacato che rappresenta una

identità collettiva e gli interessi dei raccoglitori di residui solidi

urbani;

i soci devono pagare una quota associativa annuale a supporto

dell’organizzazione;

sia uomini che donne che lavorano come raccoglitori possono esser

eletti membri senza differenze di casta, religione o regione;

l’organizzazione si impegna a utilizzare il metodo della resistenza

non-violenta e della “satyagraha” contro le sfide delle ingiustizie

sistematiche;

Sebbene l’organizzazione non abbia offerto né promesso alcun beneficio

tangibile o di servizi, ha dato la speranza che l’azione collettiva possa porre

fine all’emarginazione e alle ingiustizie subite dai waste pickers

individualmente, così la risposta è stata incredibile. La notizia della

Convenzione si è diffusa come un incendio indomabile attraverso la rete di

Page 64: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

54

riciclatori riuniti presso i siti di vendita dei rifiuti, presso le discariche,

presso i cassonetti e presso i luoghi di separazione, e fu così che nacque

ufficialmente la Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat.

2. Strategia, forma organizzativa, governance e membership

Strategia organizzativa

1) Il Sindacato raccoglie i riciclatori non legalmente riconosciuti e tutelati e

i compratori itineranti, che sono i più poveri e i più marginalizzati tra la

popolazione urbana più povera. I w.p. sono stati trascurati da qualsiasi tipo

di organizzazione o tentativo di sviluppo. I sindacati continuano ad esser

preoccupati unicamente dei lavoratori ad essi appartenenti; le ONG

raramente hanno incontrato i waste pickers e in genere quando si aggirano

nei pressi delle baraccopoli non li vedono visto che i riciclatori sono al

lavoro; infine le organizzazioni di Dalit sono piuttosto scettiche rispetto a

un impegno in un qualcosa che, secondo la loro percezione, potrebbe

fortificare il legame che riconduce la casta a un tipo di occupazione.

Un’altra ragione è stata che i waste pickers erano stati fino ad allora

considerati parte del “settore informale urbano”. Per la prima volta, avevano

l’opportunità di rappresentare se stessi e correre il rischio di rimanere

“fuori” qualora non lo avessero fatto.

2) I waste pickers donne spesso lamentano il fatto che “ inizialmente

potevamo accedere a molti rifiuti di buona qualità. A quei tempi non vi

erano molti raccoglitori giovani. Oggi gli intermediari (compratori

itineranti) comprano i rifiuti cosicché i venditori li immagazzinano e li

rivendono. Spesso gli uomini (waste pickers) che raccolgono i rifiuti dai

Page 65: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

55

cassonetti, escono la notte in bicicletta per la raccolta perciò quando

arriviamo noi non rimane nemmeno un pezzo di carta!”. Nonostante ciò, le

donne riconoscono che non ci deve essere né vi è alcun tipo di antagonismo

con i waste pickers uomini. Riconoscono che anche gli uomini che lavorano

in quest’ambito sono poveri come loro e della stessa casta e in genere come

loro senza potere decisionale.

3) Un approccio olistico che racchiude tutte le forme di lotta contro

l’ingiustizia, l’ineguaglianza e l’esclusione sociale, nella sfera politico-

economica. Il presupposto è che la povertà non è legata solo ai bisogni

economici ma anche alle sfere sociale, culturale e politica.

4) L’utilizzo congiunto della lotta collettiva (mobilitazione/manifestazioni)

e della messa in atto di concrete attività (ricostruzione e sviluppo di

alternative). La base teorica risiede nella convinzione che lo sviluppo di

attività come il credito cooperativo e lo stoccaggio di rifiuti avvenga, non

per sfidare le attività già consolidate e potenti, ma per supportare il

coinvolgimento dei membri per cui i costi di un confronto diretto sono

troppo elevati.

Forma organizzativa

La decisione di registrare il KKPKP come sindacato è legata al fatto che il

sindacato è l’associazione dei lavoratori per eccellenza, dunque è insito in

questa scelta il primo passo per confermare lo status di “lavoratori” degli

stessi waste pickers.

Ma questo non è stato l’unico motivo per cui si è scelta questa forma

organizzativa.

Page 66: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

56

Come tutte le altre organizzazioni, il KKPK si deve relazionare con le

istituzioni pubbliche (il Comune, il Dipartimento del Lavoro, il

Dipartimento per l’Educazione, quello per il Welfare, la Polizia); con i

venditori di rifiuti; con i cittadini e le associazioni di quartiere; con le ONG,

sindacati, associazioni per le donne e altre associazioni che lavorano a

sostegno dei più poveri. Il gruppo che ha reagito più fermamente a questo

tipo di forma organizzativa è stato il gruppo di riciclatori che vendono al

dettaglio che hanno cercato di resuscitare la defunta associazione

Association of Scrap Traders mentre il KKPKP stava nascendo. Il tentativo

non durò a lungo a causa della forte competizione interna.

Differentemente dalla reazione dei waste pickers alle minacce perpetrate dai

venditori perché non entrassero a far parte del KKPKP, minacce che spesso

prevedevano incendi e intimidazioni fisiche, i venditori di rifiuti, cioè gli

intermediari, sono sempre stati molto prudenti nei confronti del KKPKP.

Questo era dovuto in parte al grande numero di waste pickers mobilitati e

alla loro forza potenziale. Un’altra ragione era l’incapacità di misurare il

proprio potenziale economico-politico dovuto all’ovvia differenza socio-

economica e culturale esistente tra i tecnici e i waste pickers. Dall’altra

parte anche il KKPKP era diffidente nel relazionarsi con loro che avevano

un rapporto evidentemente minaccioso e generalmente riconosciuto come

molto vicino allo sfruttamento. I piccoli venditori di rifiuti però

dimostravano un background culturale simile a quello dei waste pickers.

Inoltre avevano il vantaggio di aver iniziato già da molti anni un rapporto

giornaliero con i waste pickers, già da generazioni, nel corso delle quali

avevano assistito i riciclatori in vari modi.

Le condizioni assolutamente disumane in cui i waste pickers portano avanti

il loro lavoro, la loro evidente vulnerabilità suscitano nel pensiero comune

Page 67: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

57

della popolazione sia sentimenti di lieve simpatia, che preoccupazione che

colpevolezza. I waste pickers sono chiamati con nomi differenti,

discriminati, sono stati resi vittime e si è abusato di loro, ma la

agghiacciante situazione lavorativa non può esser accettata da alcun

cittadino. Sebbene le condizioni lavorative degli operatori ecologici del

Comune siano molto simili, il fatto che essi vengano retribuiti dallo Stato

costituisce una differenza essenziale per i cittadini.

Il fattore “simpatia” come lo chiamiamo noi, è legato anche al fatto che i

waste pickers hanno pochi rapporti con altre parti della società a differenza

dei lavoratori domestici per esempio che continuamente vivono tensioni con

i propri datori di lavoro.

Sebbene il KKPK sia un sindacato, e come tale tipicamente additato in

maniera stereotipata come “militante”, “distruttivo”, “irragionevole”,

“violento” e “demagogico”, il fattore “simpatia” ha soppiantato le possibili

occhiate critiche. Il suggerimento “fai parte del Sindacato quindi

parteciperai alla marcia di domani” si ripete periodicamente. E così

vengono riconosciute basi accettabili alla lotta dei waste pickers per i

propri diritti. Il KKPKP ha, e tutt’oggi cerca di costruire consciamente e

sistematicamente, una sensibilizzazione tra la popolazione.

Nel tempo il KKPKP, attraverso il suo lavoro e il suo caratteristico

approccio ha costruito una sua credibilità attraverso il suo tipo di

organizzazione dimostratosi responsabile, che adotta un metodo efficace.

Questa credibilità è stata costruita con metodi pacifici e disciplinati (marce,

raduni, sit in, dimostrazioni). Diversamente dagli altri sindacati il KKPKP

ha sviluppato attività di tipo sociale come prestiti, educazione e supporto ai

bambini lavoratori.

Page 68: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

58

I membri del KKPKP

Il Sindacato conta 5025 membri registrati. Tutti i membri prendono parte

alla programmazione e alle attività (riunioni, dimostrazioni, convenzioni,

proteste). Ogni raccoglitore di rifiuti è a conoscenza dell’esistenza di questo

sindacato. Tutti i membri sono stati registrati formalmente (registrati i

singoli partecipanti, i profili delle famiglie, il tipo di abitazione, i dettagli

lavorativi), dal 2000 esiste un database informatico che contiene tutte queste

informazioni. Vi sono registri che tengono conto anche di chi cambia lavoro

o muore. Inoltre i membri sono “censiti” anche in base a con quale

frequenza seguono le attività del Sindacato secondo la tabella che segue:

Tipo di Membro Numero di w.p.

Attivi: coinvolti attivamente in tutte

le attività del Sindacato. Hanno

pagato la quota associativa.

1700

Regolari: Partecipano alla maggior

parte delle attività. Hanno pagato la

quota associativa.

800

Poco costanti: Partecipano ad

alcune attività, hanno pagato parte

della quota.

1000

Non costanti: Partecipano ad

alcune attività, non hanno pagato la

quota.

1000

Riluttanti: Partecipano ad alcune

attività, non sono convinti del

525

Page 69: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

59

Sindacato; nessuna propensione a

pagare la quota associative.

Numero totale dei registrati 5025

3. Le attività e il metodo

Il processo di empowerment che il KKPKP mette in atto si propone di far

riflettere i waste pickers sulle problematiche delle loro attuali condizioni,

analizzarle e, attraverso la propria esperienza e sensibilità, creare una

identità collettiva, la cui forza influenzi le decisioni del proprio vivere.

La metodologia adottata deriva da questo sentire comune e l’organizzazione

crea le opportunità che riflettano e analizzino se talune azioni sono più o

meno vantaggiose. Talvolta sono portate avanti dai membri attività che

rendono pubbliche lamentele, critiche e preoccupazioni. Altre volte la

metodologia è di tipo più formale ed è portata avanti da personalità con una

formazione adeguata. Meno spesso si utilizzano i dati generati dal

Sindacato. Le riflessioni si concentrano sul coinvolgimento dei membri nel

processo, il Sindacato è alla ricerca continua di nuove strade creative. Le

attività sono in continua evoluzione e mosse dalla desiderio di cambiamento

sia negli obbiettivi prefissati che nelle attività da realizzare.

Mobilitazione collettiva per i bisogni fondamentali

Il KKPKP ritiene che il riconoscimento dei diritti è un traguardo necessario

ma non è per se stesso sufficiente a cambiare le condizioni di vita. Il

cambiamento non è fornito automaticamente a coloro i cui diritti sono stati

costantemente violati, grazie alla forza di combattere le ingiustizie. Questo

avviene necessariamente attraverso un processo di dialogo individuale con

Page 70: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

60

coloro che perpetrano le ingiustizie, forti del fatto che non si è da soli, ma si

ha alle spalle un’organizzazione di massa. Questa mobilitazione non vuole

essere una generica dimostrazione di forza. Nel caso di altri tipi di

lavoratori formali ed informali, queste proteste sono a danno dei propri

datori di lavoro, mentre nell’ambito dei waste pickers quelli che pagano il

prezzo più elevato, per queste proteste sono proprio loro stessi.

Mobilitazione per gli obiettivi economici: la prospettiva del KKPKP

della raccolta di rifiuti

Differentemente da altri paesi ad alto reddito, in India non vi è

un’educazione alla raccolta differenziata, non vi è distinzione tra rifiuti

organici (e biodegradabili) e quelli riciclabili.

La responsabilità dello Stato si limita al fornire i cassonetti e a trasportare e

scaricare i rifiuti in un sito (discarica) non dannoso alla salute pubblica. Né

il Comune né lo Stato si occupano della raccolta differenziata. Così sono

proprio i waste pickers che si occupano di questo compito, vendendo i

rifiuti agli intermediari e guadagnando così l’essenziale per vivere.

Legalmente i waste pickers non sono autorizzati a raccogliere i rifiuti.

Quando i rifiuti vengono depositati nei cassonetti, questi divengono di

“proprietà pubblica”.

La mobilitazione per gli obiettivi sociali

La violenza contro le donne, il lavoro infantile, la scolarizzazione, il

matrimonio infantile e le violenze domestiche sono tutti temi intorno ai

quali il sindacato ha preso delle forti posizioni sin dall’inizio.

Da un dichiarazione contro le violenze sessuali:

Page 71: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

61

Changuna Ankush Gaikwad, una waste picker di 53 anni di Pammala, è

stata una tra le tante waste pickers che hanno sfatato l’illusione che solo le

donne “giovani ed attraenti” vengono violentate. Ha raccontato di quanto

un uomo di 28 anni ha forzato la porta della sua casa e l’ha violentata: fu

sconvolta da quanto accadde e così decise di iscriversi immediatamente al

Sindacato. Una veloce marcia di protesta fino alla Polizia di Duttawadi per

dimostrare la gravità dell’accaduto spinse la Polizia ad agire. L’uomo

venne arrestato, trascinato fuori dallo slum e accusato di violenza sessuale.

Sebbene Changuna abbia dovuto affrontare il trauma, non è stata da sola,

visto che la collettività del Sindacato si è stretta intorno a lei con forte

senso di solidarietà.

(Fonte: documento non pubblicato del KKPKP)

La mobilitazione per gli obiettivi politici

Il KKPKP non si mobilita indipendentemente, fa parte del Angamehnati

Kashtakari Sangharsh Samiti (Comitato d’Azione dei Sindaco dei

Lavoratori Informali) rappresentato dal Dr. Adhav in Maharashtra. Le

mobilitazioni, che avvengono attraverso manifestazioni, marce di protesta e

altre forme di eventi pubblici, soprattutto nei periodi precedenti le elezioni,

sono contro la disgregazione (dei politici e dei partiti) e per la

legittimazione della richiesta proveniente dal settore informale dei propri

diritti di portare avanti le proprie attività per vivere, della richiesta di una

protezione legislativa e di una sicurezza sociale; contro il genocidio di

Gujarat e contro il disprezzo della polizia nei loro confronti. Lo slogan più

comune è: "tumchi nivadnuk, amchi fasavnuk" (le vostre elezioni, il nostro

inganno). Si sono anche svolte forme di educazione al voto in cui i

Page 72: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

62

candidati sono stati invitati a partecipare a un “domanda-risposta” con i

lavoratori nelle piazze pubbliche e negli slums.

Attività del KKPKP

Le attività del Kagad Kach Patra Kashtakari Panchayat sono determinate

dagli obiettivi individuati dai membri e gli stessi membri sono coloro che le

mettono in atto, in proporzione con i costi (sia in termini di tempo che di

ordine economico). E’ piuttosto difficile e sono riluttanti a intraprendere

qualsiasi azione a lungo termine i cui benefici ricadano su un numero

relativamente ristretto di membri, queste attività richiedono un grande

dispiego di forze e una spesa economica non sostenibile. Le attività più

numerose comprendono problematiche individuali; lo sviluppo di

meccanismi istituzionali per la sicurezza sociale, la creazione di piattaforme

di rinnovamento socio-culturale; interventi nel mercato del commercio di

rifiuti; advocacy e lobbying per la protezione legislativa.

4. Meccanismi istituzionali per la sicurezza sociale dei waste pickers

Kagad Kach Patra Kashtakari Nagri Sahakari Pat Sanstha (Sostegno

attraverso il credito cooperativo)

L’importanza dei programmi che forniscono credito cooperativo ai poveri è

ben definita e ampiamente documentata. Così come il buon funzionamento

delle clausole di rientro dei prestiti.

Il KKPKP è formalmente riconosciuto sin dal 1997 come una istituzione

finanziaria (prestiti legati al credito-cooperativo) esclusivamente per i

propri iscritti. Diversamente dal Presidente e dal Segretario, tutti gli altri

Page 73: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

63

membri del tavolo decisionale, incluso il tesoriere, sono costituiti da waste

pickers. Il Credito Cooperativo ha 2040 membri. Mentre le operazioni

finanziarie sono gestite centralmente, per minimizzare i costi amministrativi

le operazioni avvengono con il supporto di gruppi di “auto-aiuto”. I rientri

sono raccolti da un gruppo di responsabili e depositati tramite l’ufficio della

cooperativa. Anche i prestiti, approvati dal tavolo decisionale, vengono

distribuiti centralmente. Il prestito è estendibile al massimo per 3 volte il

totale concesso e 2 membri della cooperativa devono essere garanti. Il

limite massimo dei prestiti è di 25000 Rs. Il tasso di interesse è 12% annuo

con un’aggiunta di 12% di garanzia per la sicurezza sociale dei membri.

Il Credito Cooperativo non ha ricevuto alcun tipo di assistenza economica

esterna per i primi 15 mesi di operazioni, fino al 31 Marzo 1999. L’intero

capitale da prestare è stato costituito dai risparmi. Dal Maggio del 1999 una

somma di 300.000 (ottenuta da benefattori) è stata aggiunta al deposito.

Sebbene la concessione di questo tipo di credito abbia diminuito la

percentuale di waste pickers che si affidano agli usurai attraverso canali

informali, i malwaris (detentori di denaro) che sono estremamente vicini

(anche fisicamente) continuano ad esser utilizzati, poiché sono più

immediati. Attualmente i costi di transazione per chiedere un prestito al

credito cooperativo sono percepiti come costi troppo elevati.

Negli anni iniziali la maggior parte degli interessi sui prestiti concessi

venivano riutilizzati per altri prestiti. La maggior parte dei prestiti richiesti

erano per pagare la scuola secondaria ai propri figli o l’educazione presso

un college o per comprare cucine a gas o per comprare o riparare le proprie

case.

Per non dilungarmi troppo è sufficiente dire che attualmente sono entrati a

far parte di questo tipo di credito 2040 membri; che si è potuto spartire un

Page 74: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

64

dividendo (tra i membri) grazie al rientro dei prestiti pari al 10% all’anno

sin dal primo anno di attività; il tasso di restituzione è molto positivo; tutti i

costi di amministrazione e gestione sono coperti.

5. Networking, Advocacy e Lobbying

Networking

I media hanno giocato un ruolo molto importante nel sottolineare il

contributo del lavoro dei waste pickers all’ambiente e sono stati

fondamentali nel cambiare l’immagine stereotipata nel comune sentire. Sia

la stampa inglese che quella locale (regionale) sia i media elettronici sono

sensibilizzati e sostenitori degli obiettivi rivendicati dai waste pickers e dal

Sindacato. Così il rapporto è stato piuttosto semplice. I mass media hanno

prontamente dato spazio ad eventi come marce di protesta, manifestazioni

pubbliche e dimostrazioni, così come alle attività che il Sindacato svolge.

Alleanze strategiche

Sebbene il Sindacato sia piuttosto focalizzato sulle esigenze dei waste

pickers, riconosce che la realtà sociale e i suoi cambiamenti sono dati da

una interazione di fattori sociali, economici, politici e culturali. Per questo

ritiene di voler mantenere dei forti rapporti con altri tipi di movimenti e

gruppo sociali. Il KKPKP fa parte di una serie di alleanze quali il

Angamehnti Kashtakari Kruti Samiti (Comitato per l’Azione del Lavoro

Informale), Stree Mukti Andolan Sampark Samiti (Comitato per

l’organizzazione delle Donne), l’ Action for the Rights of the Child,

Page 75: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

65

partecipa alla Campagna contro lo sfruttamento lavorativo infantile,

partecipa ad azioni per diritti civili dei cittadini e dei gruppi ambientalisti.

Protezione Legislativa (Advocacy)

I waste pickers sono lavoratori informali indipendenti senza relazioni del

tipo datore di lavoro-impiegato né con il Comune, né con gli Intermediari.

Non sono pagati dal Comune e il loro guadagno è dato dalla compravendita

con l’intermediario, questo rapporto può deteriorare in “padrone-cliente”

qualora diventi duraturo e l’intermediario sia ampiamente più forte del

waste picker. Perciò i waste pickers non sono tutelati dal diritto del lavoro e

tanto meno beneficiano delle formule di sicurezza sociale dalla legge

definite. Vi sono diverse possibilità che sono state esplorate

simultaneamente e il KKPKP ha deciso di non sceglierne una sola proprio

per la caratteristica complessa dei bisogni dei riciclatori e il continuo

cambiamento di essi e delle condizioni circostanti. E’ auspicabile per il

futuro, l’integrazione di questi lavoratori nel settore della raccolta

differenziata dei residui solidi urbani attraverso un sistema di licenze

pubbliche e private, iniziative e joint ventures (uno degli obiettivi del

Sindacato), che questa integrazione possa esser negoziata tenendo presente i

bisogni e le tutele sociali.

Descrizione del cambiamento sociale

In questo paragrafo conclusivo cercherò di delineare una mappa dei

cambiamenti avvenuti nel processo organizzativo del KKPKP. Già abbiamo

spiegato uno degli obiettivi più importanti che si è posto il Sindacato, cioè

quello dell’emporwerment. Questo obiettivo, non è visto come un punto di

arrivo, bensì come un processo che porta un cambiamento dello stato di

Page 76: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

66

totale deprivazione di peso sociale, culturale ed economico. Non è un punto

d’arrivo bensì un processo di capacitazione.

Il cambiamento sociale nel contesto precedentemente descritto ha una

molteplicità di dimensioni, si sviluppa a diversi livelli. Il cambiamento in

una sfera influenza il cambiamento in altre sfere. Il cambiamento si è

verificato a differenti livelli: direttamente nelle condizioni dei lavoratori,

nelle loro relazioni sociali, nelle condizioni materiali di vita ma anche nella

politica dello Stato.

Sebbene sia molto difficile schematizzare e soprattutto dimostrare

numericamente lo stato del cambiamento avvenuto nel tempo, tenteremo di

seguito di fornire dati realistici di alcuni aspetti precedentemente

identificati.

Indicatori numerici del gruppo

1. Passaggio da un lavoro individualista a una identità collettiva

condivisa;

2. Aumento degli iscritti al Sindacato da 800 persone del 1993 a 5025

nel 2004;

3. Aumento dei fruitori del credito cooperativo: nel 1998 erano 200,

nel 2004 sono divenuti 2050.

Cambiamento nel livello di partecipazione

Passaggio da una partecipazione passiva a una propositiva e attiva nella

pianificazione, programmazione e implementazione.

Page 77: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

67

Cambiamento nella coscienza

1. Cambiamento della percezione del proprio essere: abbandono dell’idea

di essere un “non-lavoratore”, rivendicazione in quanto “lavoratore

produttivo”.

2. Cambiamento nella percezione della propria debolezza, forti della forza

del gruppo.

3. Cambiamento della propria immagine come colui che subisce delle

attività, richiesta volontaria di interventi e di leadership.

4. Cambiamento nella percezione dell’istruzione come inutile,

rivendicazione di questa come fondamentale per il futuro dei propri

figli.

5. Aumento della speranza di perseguire interessi culturali.

6. Aumento della volontà di resistere alle violenze, alle umiliazioni e alle

ingiustizie.

7. Aumento della volontà di eliminare il matrimonio adolescenziale.

Cambiamento nella percezione pubblica

1. Aumento delle richieste di carta d’identità.

2. Diminuzione delle incursioni delle Autorità pubbliche.

3. Cambiamento della percezione pubblica del waste picker, non più come

inutile, bensì come lavoratore che svolge una funzione di fornitore di

servizi e protettore ambientale.

4. Cambiamento della rappresentazione da parte dei media, offerta di

un’immagine positiva.

5. Riconoscimento da parte dello Stato dell’esistenza di questi lavoratori.

Cambiamenti materiali

Page 78: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

68

1. Aumento del risparmio e del credito concesso. Maggiore accesso al

credito.

2. Aumento della contrattazione con lo Stato e con gli intermediari.

3. Fruizione dei benefici dell’assicurazione sanitaria.

4. Aumento delle iscrizioni scolastiche dei figli dei riciclatori.

5. Aumento della raccolta di materiale preventivamente differenziato.

6. Programma del Governo per i giovani waste pickers.

Page 79: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

69

Bibliografia:

Bebbington, A., Lewis, D., Batterbury,S. and Olson,E. (2003) 'Of texts and

practices: organisational cultures and the practice of empowerment' in

World Bank funded programmes. London: SOAS

Chikarmane, P,, Deshpande, M. and Narayan, L. (2001) Report of Scrap

Collectors, Scrap Traders and Recycling Enterprises in Pune City. Geneva:

International Labour Organisation

Chikarmane, P., Narayan, L. and Phadnis, R., (1995) Study of Child Waste-

pickers in Pune City. Unpublished: UNICEF

Cohen, R. (1998) Transnational social movements: An assessment. Oxford

Edwards, M. and D.Hulme. (eds). (1996) NGOs: Performance and

Accountability: Beyond the Magic Bullet. London: Earthscan

Ganz, M. (2001) The power of story. Draft paper. Harvard University.

Gariff, A. (1998) Empowerment: Panacea, Slogan or Tool for

Transformation? Occasional Paper Series No.5. Coventry: Coventry

Buisiness School

Hellman, J. The Riddle of New Social Movements: Who They Are and

What They Do. (Source not known)

Hickey,S., Mohan,G. (2003) Relocating participation within a radical

politics of development: citizenship and critical modernism, draft working

paper. University of Manchester

Jain, P. and Moore, M. (2003) What makes microcredit programmes

effective: Fashionable fallacies and workable realities. IDS Working Paper

177. Sussex: IDS

Jones,E and SPEECH (2001) 'Of other spaces': Situating participatory

practices in South India. IDS Working Paper No.137. Sussex: IDS

Page 80: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

70

Kabeer,N. (2003) Making rights work for the poor: Nijera Kori and the

construction of "collective capabilities" in Bangladesh, Working Paper 200.

Sussex: IDS

Kabeer, N. (unpublished) The conditions and consequences of choice:

Reflections on the measurement of women's empowerment. Sussex: IDS

Myers, D. (2003) Social Movements and Public Policy: Eggs, Chiken and

Theory. Irvine: UC

Nilsen,A. (2004) Collective Remembering and the Struggles over Meaning:

Understanding the Narmada the Discursive Practice of the Narmada

Bachao Andolan as 'a post colonial politics of memory'. Edge Hill College.

Tarrow,S. (2003) 'Global Movements', Complex Internationalism and

North-South Inequality. Draft paper. Harvard university.

Tolbert,P. and Zucker,L. (1994) Institutional Analyses of Organisations:

Legitimate but not Institutionalised. ISSR Working Paper Vol.6 No.5. Los

Angeles: UCLA

*****

Page 81: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

71

Il fenomeno dei cartoneros a Buenos Aires.

Rotture, continuità e nuove opportunità tra il

management dei rifiuti e l’industria di riciclaggio di Pablo J. Schamber

Presentazione

Definizioni (se possibile) degli obiettivi

La revisione dei concetti usati per menzionare i soggetti di intervento e di

studio mostra come questi siano diversificati nelle argomentazioni su cui si

basa la definizione del problema. Partendo da ciò, dobbiamo sottolineare

che i cartoneros non vogliono esser chiamati cirujas, infatti considerano

questa epiteto un modo veloce per etichettarli come vagabondi e senza casa.

Al contrario preferiscono esser chiamati recicladores, carreros (coloro che

guidano i carri), botelleros (raccoglitori di bottiglie) o cartoneros

(raccoglitori di cartoni)14.

L’associazione dei waste pickers ai vagabondi ha causato il rifiuto di

ricondurre questi lavoratori a dei semplici senza dimora. Il libro: “L’attesa

del ciruja (rovistatore) a Piazza di Francia,” del giornalista Jorge Göittling15

14 Anche in altri paesi i raccoglitori informali di residui solidi urbani vengono etichettati con nomi che non apprezzano. Per esempio in Uruguay i clasificadores (classificatori) rifiutano la formula comunemente adottata di hurgadores (coloro che rovistano) e in Colombia preferiscono recicladores (riciclatori) e non gallinazos o buitres (avvoltoi).15 Questo articolo è stato pubblicato dal giornale Clarin il 27/06/2004, nella sezione “Occhiate”, e ha vinto il premio per i giornalisti Don Quijote, consegnato dal Re di Spagna.

Page 82: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

72

ci offre una chiara panoramica su la differenza che sussiste tra queste due

definizioni.

E’ un breve racconto dove il personaggio principale rappresenta l’umana

decadenza urbana. Il protagonista indossa vestiti logori e dorme su un

materasso di stracci fetidi nella piazza della città. In questa storia, Göittling

spiega come le condizioni di questa persona non fossero tali dalla nascita,

bensì acquisite, spiega infatti come in passato avesse una famiglia e fosse

benestante. A causa di circostanze sconosciute, il personaggio è caduto in

depressione, fino alla follia e, preso da un senso di abbandono, la strada è

divenuta la sua unica casa.

Göittling usa il termine “ciruja” per identificare le persone che vivono sulla

strada. In questo caso, la strada è un parco, più precisamente “Piazza di

Francia” nel quartiere di Recolecta di Buenos Aires. Precisamente il

significato di ciruja in argentino è equiparabile alla parola spagnola “senza

radici”: sin techo cioè senza tetto, homeless. Sebbene questo termine sia

spesso avvicinato ad altre espressioni argentine usate per vagabondo

(linyera, aborrante, croto), in questo caso lo sviluppo di attività

specializzate particolari hanno creato una differenza fondamentale. Suarez

Danero enumera così queste differenze: “Il ciruja smette di essere un

vagabondo per diventare un cercatore di ossi”. Clemente Cimorra descrive i

cirujas come persone che vanno cercando utili pezzi di acciaio e metallo, e

asserisce: “Essere un ciruja è un lavoro che devi conoscere e praticare. Se

pensi che un ciruja e un vagabondo siano la stessa cosa, ti sbagli di grosso”

(Cimorra: 1943, 84 e 86).

Riconoscere queste caratteristiche porta a differenziare profondamente un

waste picker da un vagabondo. Da questo punto di vista, possiamo dire che

il primo è una persona che raccoglie nelle discariche (Gobello 1999). Ma è

Page 83: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

anche colui che percorre le strade alla ricerca di pezzi gettati via, da

rivendere in un secondo momento (Conde 1998); o è anche una persona

indigente che rovista nei cassonetti alla ricerca di qualcosa da rivendere

(Teruggi 1998); o, infine, è una persona il cui lavoro consiste nel

raccogliere stracci, cartoni, bottiglie, pezzi di vetro e qualsiasi altro pezzo di

materiale rivendibile o riutilizzabile dai sacchetti di rifiuti solidi urbani nei

secchioni e nelle discariche (Espíndola 2002).

Al contrario dei significati sopra elencati, questo modo di intendere ciruja

non enfatizza il vagabondare o l’indigenza, piuttosto si sofferma sul tipo di

attività che queste persone praticano per guadagnarsi da vivere: la raccolta

di residui riciclabili o ri-utilizzabili per le strade o nelle discariche con

l’obiettivo del diretto utilizzo o della vendita.

Entrambi i significati sono profondamente differenti. Da una parte, viene

utilizzato come sinonimo di vagabondo, senza tetto, dall’altra si parla di uno

scavenger (rovistatore). Nonostante ciò essi vengono comunemente

associati. E’ anche vero che i raccoglitori informali di rifiuti non sono

homeless. Soffermarsi su queste differenze non è importante per una

questione semantica, ma lo è soprattutto per una questione pragmatica: è

necessario per definire le sfere di influenza dell’amministrazione locale.

Quale delle due si ritiene più consona quella dei servizi sociali o quella di

un ufficio di management dei rifiuti?

L’obiettivo del cartonero

73Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del

riciclaggio

Rispondere a questa

problematica avrà delle

Page 84: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

74

conseguenze sulla qualità delle misure messe in atto dalle politiche

pubbliche. Gli studiosi e coloro che decidono le politiche generalmente

percepiscono come particolarmente problematica per ragioni sanitarie e per

motivi di dignità umana gli ambienti di estrema emarginazione, ad alto

rischio di incidenti e insalubri associati alla raccolta di materiali riciclabili.

Al contrario, chi percepisce la raccolta dei materiali riciclabili come un

contributo importante per riportare questi materiali in un circuito positivo di

produttività, ritiene necessario legittimare questa attività e pur

sottolineandone gli aspetti critici, suggerendo maggiori attività e interventi

pubblici. Inoltre, mentre gli uffici del governo considerano questo un

problema impermeabile, altre concezioni del waste picking illustrano come

vi siano, al contrario, molti punti di accesso e spazi di influenza. Per

sviluppare delle responsabilità adeguate, una panoramica olistica deve

prevedere questa diversa visione.

La conoscenza delle circostanze e del contesto di questo fenomeno che

studiamo permette di trarre delle considerazioni sociologiche. Ad oggi è

praticamente impossibile immaginare la rete interna di una metropoli senza

la presenza dei cartoneros, sebbene 10 anni fa questi fossero socialmente

invisibili. Non venivano percepiti come un problema sociale, i giornali non

si preoccupavano della loro esistenza, i vicini di quartiere non reclamavano

per politiche ad hoc e certo non comparivano in alcun punto delle agende

politiche durante le elezioni dei candidati al governo, e coloro che si

occupavano delle politiche pubbliche per la gestione dei rifiuti solidi urbani

semplicemente li ignoravano. All’inizio del XXI secolo i waste pickers sono

divenuti involontariamente protagonisti dello scenario sociale: si è

cominciato a considerarli come l’esempio eclatante e l’espressione diretta

Page 85: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

75

della marginalizzazione, dell’esclusione sociale, della disoccupazione, come

il segno della più grave crisi nella storia del Paese.

Così, il fenomeno dei cartoneros è stato percepito come una nuova strategia

di risposta dei settori più sfavoriti per guadagnarsi da vivere. Nonostante

ciò, l’attività dei cartoneros e il circuito produttivo a cui hanno dato vita

non è l’unica strategia messa in atto per combattere la disoccupazione

urbana. La prospettiva storica e strutturale di questo tema è stata analizzata

in pubblicazioni di lingua spagnola (Schamber e Suarez 2002 e 2007) e

queste indagini sono praticamente assenti nella letteratura inglese

(Chronopoulos, 2006, García, 2007). Dopo i drammatici eventi del secolo

passato, in cui sono state messe in atto politiche di repressione del

fenomeno dei raccoglitori informali di residui, si è passati a studiare

politiche di integrazione e spesso politiche di impiego di questi lavoratori

nella raccolta e nell’eliminazione dei rifiuti non venduti alle industrie del

riciclaggio venivano messe in atto contemporaneamente alla continua

repressione del fenomeno di raccolta “informale”.

Per questa ragione, in questo articolo, cercherò di disegnare il corso storico

che inizia con i cirujas e gli atorrantes del mitico quartiere di La Rana di

Buenos Aires, passa per i cartnoneros e i bolleteros di Ouema e arriva ai

riciclatori (attualmente quelli più numerosi).

Cercherò di evidenziare i collegamenti esistenti tra le attività dei cartoneros

e i cambiamenti nella gestione dei residui solidi urbani, e i suoi antecedenti

nell’industria del riciclaggio. Con questo proposito descriverò le

caratteristiche generali delle attività, delle logiche e delle strategie usate dai

waste pickers, dai proprietari dei luoghi di rivendita e dalle industrie, i tre

Page 86: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

76

attori fondamentali che prendono parte al fenomeno di merchandise dei

rifiuti. 16

Nascita delle attività dei cartoneros nella gestione dei residui solidi urbani

Nel passato, liberarsi dei rifiuti era compito e responsabilità di ciascun

abitante. Successivamente è divenuta questione pubblica, un problema ad

alta priorità per i governi locali. Quando Buenos Aires era una città

coloniale, gli abitanti gettavano i rifiuti in fossi scavati appositamente nelle

vicinanze, davanti o dietro alle proprie abitazioni o altre fosse sparse per la

città. Queste fosse hanno continuate ad esistere anche dopo l’inizio di

un’attività pubblica di raccolta dei rifiuti da parte dei carri del Comune.

Questi carri portavano ciò che raccoglievano fino al luogo di raccolta, e

riempivano con i rifiuti tutto il terreno. Alcuni anni dopo, dopo l’epidemia

di colera (1867) e di febbre gialla (1871) che colpirono gravemente la città,

i secchioni dell’immondizia furono portati fuori dalla città in zone

disabitate o che non avessero un rilevante peso economico. Questo luogo fu

chiamato “La Quema”. Verso alla seconda metà del XIX secolo si iniziò a

sperimentare diversi metodi di raccolta ed eliminazione dei rifiuti. Da un

punto di vista sanitario, i secchioni dell’immondizia venivano percepiti

16 La maggior parte di questo articolo si basa sugli studi etnografici svolti a Buenos Aires tra il 1999 e il 2005 per la tesi di dottorato “De los desechos a las mercancías. Antropología del reciclaje informal de los residuos en el Gran Buenos Aires” (Da rifiuti a merce, Antropologia dei processi di riciclaggio informale a Gran Buenos Aires) de la Università di Buenos Aires. La parte storica si basa su abstracts di vario genere, rapporti ufficiali, rapporti effettuati da commissioni interdisciplinari e da commissioni di esperti, cronache giornalistiche ed infine il mio personale lavoro sul campo. I testi dello storico Angel Frignano (1998) e dell’antropologo Francisco Suarez (1998) sono stati delle guide indispensabili.

Page 87: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

77

come agenti inquinanti, ma veniva percepito anche il potenziale che

avevano grazie alla quantità di materiale che poteva esser rivenduto.

Dalla metà del XIX sec. il Municipal Record di Buenos Aires non solo

sottolineava che il management privato dei residui solidi urbani poteva

essere una buona risposta per le entrate pubbliche, ma anche che ciò che era

ufficialmente riconosciuto come “management dei rifiuti” o “i rovistatori

dei rifiuti” apparivano come un tentativo di raccolta dei materiali prima che

i carri del comune li prelevasse per portarli al deposito finale. La seguente

citazione illustra come il governo comunale nel 1877 giustificò la riduzione

della tassa di estrazione e ci offre alcuni parallelismi con gli eventi

recenti.17

“L’estrazione dei rifiuti è stata offerta dal 20 Aprile al 31 Dicembre dal Sig.

Vicente Micheley per un prezzo di 15.000 $ al mese. L’attività era più

proficua, ma ora, a causa dell’elevato numero di raccoglitori che vanno per

le strade e prelevano i residui riciclabili dagli scatoloni dei vicini sotto le

scale delle loro case, quando gli autocarri arrivano, la maggior parte de

rifiuti non è più presente” (Municipal Record, 1877).

Come asseriscono alcune fonti, alla fine del XIX secolo circa tremila

persone potevano esser contate presso La Quema mentre rovistavano,

scavavano tra i rifiuti alla ricerca di carta, pezzi di vetro, bottiglie, materiali

e ossa (Rivista Carad y Caretas 1899). Le ossa avevano un valore speciale

perché potevano esser utilizzare per una molteplicità di beni diversi. Forse

17 Questa citazione dimostra come alcune circostanze abbiano una continuità lungo la storia: le attività dei cartoneros sono state denunciate come illecite da svariate compagnie incaricate della raccolta dei rifiuti tra il 2001 e il 2002. Queste compagnie hanno ricercato l’intervento pubblico per ridurre la quantità dei rifiuti prelevati dai cartoneros. Un cartonero che ho intervistato mi ha detto che la polizia l’ha costretta a lasciare il suo carro per passare all’autocarro ufficiale.

Page 88: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

78

un osservatore inesperto ha notato delle somiglianze tra le procedure di

manipolazione delle ossa e le attività dei alcuni chirurghi (in spagnolo

cirujanos) e così ha inventato la parola ciruja per riferirsi ai waste picjkers.

Presto si utilizzò questo termine per indicare un più vasto gruppo di

persone, che includeva anche i vagabondi. Anche il vetro era molto

prezioso. I riciclatori lo vendevano alle industrie e le bottiglie e i flaconi

erano richiesti dalle vinerie e alle industrie farmaceutiche.

All’inizio del XX secolo, è emersa una nuova prospettiva del problema. Si è

evidenziato che il metodo di bruciare i rifiuti non era sostenibile, il

commercio dei prodotti riciclabili non era proficuo e i siti dei depositi erano

sfruttati dai waste pickers. Così, si decise di bruciare tutti i rifiuti in grandi

fornaci chiamati “inceneritori” (usinas). La combustione dei rifiuti era

incompatibile con la raccolta di materiali riutilizzabili anche per

motivazioni fisiche (questi materiali aiutavano la combustione) ed

economiche (per limitare il contatto dei lavoratori con i rifiuti). Nonostante

ciò la raccolta di ogni genere di rifiuto è continuata, per le strade, nelle

discariche o addirittura dagli inceneritori.

Mentre aumentava la quantità dei rifiuti, aumentava la popolazione e la

capienza degli inceneritori non era sufficiente. Così i rifiuti venivano

spostati in nuove discariche tutt’intorno alla città dove crescevano nuove

abitazioni precarie (“villas de emergencias”). Dopo il 1960 il governo di

Buenos Aires ha sviluppato una serie di programmi per sradicare queste

baraccopoli, includendo in progetti di sviluppo sanitario e sociale le

discariche, poiché la marginalizzazione sociale era associata ai rifiuti.

Questo metodo di incenerimento non fu utilizzato a Buenos Aires Grande.

Qui nacquero grandi discariche in proporzione alla crescita del numero

della popolazione e della nascita di nuove industrie. Alcune di queste

Page 89: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

79

discariche municipali erano nelle pianure o nelle zone in pendenza vicino ai

bacini dei fiumi Matanza, Luján e Reconquista (Chiozza 1983).

Altre discariche apparirono nelle cave precedentemente usate per cuocere i

mattoni. Per un lungo periodo, grazie al processo di importazione dei beni

riciclati (di sostituzione), i materiali riciclabili hanno mantenuto un buon

prezzo conferendo dinamicità a queste attività di riciclaggio. Infatti, in

quegli anni, si sono affermati due diversi tipi di riciclatori: da una parte i

botelleros (raccoglitori di bottiglie) che andavano lungo le strade di Buenos

Aires e Buenos Aires Grande con i carretti comprando bottiglie e carte-

cartoni dagli abitanti dei quartieri, e dall’altra parte i chatarreros o

depositeros (possessori di rimesse) che grazie ai loro depositi si sono

affermati come collegamento fondamentale tra i raccoglitori di materiali e

le industrie.

Nel 1977 durante la dittatura è stato creato il CEAMSE (Coordinación

Ecológica Area Mertropolitana Sociedad del Estado). Questo organismo

era preposto alla gestione dei residui solidi urbani. La nuova gestione vietò

qualsiasi tipo di raccolta e dispose che la discarica fosse l’unico luogo dove

potessero esser depositati i rifiuti. Il luogo scelto fu presso AMBA (Area

metropolitana di Buenos Aires)18.

Questa politica comportò una crescita delle spese di raccolta dei rifiuti

sostenuta dalle Municipalità e dai cittadini e provocò l’esclusione sociale

del numeroso settore dei riciclatori che non potevano più continuare con il

proprio lavoro. Questa politica derivava dalla volontà di trasformare la città

18 L’ordinanza n°3356177 del Comune di Buenos Aires vietò la selezione, la divisione e la vendita o la manipolazione dei rifiuti domiciliari per le strade, e la legge 8782/77 del governo della Provincia di Buenos Aires propose di “sradicare il problema del wase picking che era la diretta conseguenza dell’esistenza all’aria aperta e del metodo dell’incenerimento” La legge 9111 regolò i luoghi di raccolta dei rifiuti e vietò la raccolta di questi anche in luoghi privati.

Page 90: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

80

in una città residenziale, e a tal fine alcuni municipi di Buenos Aires Grande

dovettero lasciare parte delle loro terre e sopportare espropri (Oszlak,

1985).

Nello stesso modo in cui i rifiuti furono spediti fuori dai confini della città,

furono spostati molti abitanti che vi si erano precariamente stabiliti accanto

presso le municipalità di Buenos Aires Grande. Il dipartimento comunale

per il Comune (Comisión Municipal de la Vivienda) giustificò questa

espulsione di massa, sostenendo che questa gente era carente delle

condizioni igieniche e sanitarie necessarie per la vita urbana. (Hermite and

Boivin 1985:125)

L’eccessivo liberismo economico e la conseguente de-industrializzazione

del nostro paese ha indebolito i circuiti di welfare locali mentre le

discariche riempivano le terre con i rifiuti. Verso la metà degli anni ’90, al

primo segnale di crisi dell’occupazione e ricomparvero gradualmente i

raccoglitori informali di materiali riciclabili. Lentamente e inesorabilmente

divennero un fenomeno evidente di una società che, fino ad allora, non li

aveva mai presi seriamente in considerazione.

Nel 2000, le attività di raccolta del settore informale per le strade di Buenos

Aires sono divenute molto più intense, molti giornali hanno iniziato a

prestarvi attenzione. Per molte famiglie impoverite, la raccolte di materiali

riciclabili lungo le strade o direttamente dalle case, da piccoli negozi o da

edifici divenne l’entrata economica più importante.

Una lunga ricerca di lavoro con esito negativo precedeva, normalmente, la

scelta di dedicarsi a questa attività. Si iniziava girando intorno alle industrie

e agli edifici in costruzione non per trovare lavori temporanei bensì

cercando resti abbandonati da rivendere nel circuito del riciclaggio. In

questo modo, il bisogno di riciclo è stato percepito come un problema

Page 91: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

81

sociale e si è iniziato discuterne negli incontri pubblici e nei forum tenuti

dalle università e dalle ONG. Quell’anno il vagoni del treno che passava tra

León Suarez (Buenos Aires Grande) e la Stazione di Retiro (Buenos Aires)

iniziavano ad esser pieni di pacchi con i materiali dei raccoglitori informali.

La compagnia ferroviaria di Buenos Aires non ricevette ordine di fermarsi

e, in accordo con la richiesta portata avanti da una delle associazioni di

soccorso, fu assegnato un treno esclusivamente per il trasporto dei materiali

raccolti. Questo treno, chiamato il treno bianco, carica più di 400 persone

ogni giorno. (García, 2007)

I raccoglitori iniziarono a associarsi in cooperative ed altri tipi di

organizzazione, soprattutto in alcuni quartieri di Buenos Aires Grande e i

vecchi cirujas iniziarono a incontrare i nuovi cartoneros. I cartoneros

avevano un passato di lavoro nelle industrie o nei negozi e alcune

esperienze nei sindacati dei lavoratori, alcuni erano stati rappresentanti di

quartiere. Questo capitale sociale e culturale ha incoraggiato il processo di

auto-organizzazione e alcune ONG, organizzazione governative e entità

internazionali, le supportarono e dettero un appoggio economico-finanzario.

Il progressivo aumento numerico dei cartoneros per le strade, fu, in gran

parte, causa diretta della recessione economica e della disoccupazione. La

classe meno abbiente si trovava spesso senza lavoro anche temporaneo

(come per esempio nell’edilizia o in posti di lavoro a tempo determinato

per persone di classe media, ecc.) normalmente conseguibili nel periodo di

stabilità economica.

Un altro importante catalizzatore fu il dibattito finanziario, politico ed

economico alla fine del 2001, che comportò una svalutazione del peso e una

grande riduzione delle importazioni. Così il prezzo dei materiali riciclabili

aumentò, incoraggiando molte persone a divenire cartonero. Questo

Page 92: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

lavoratore tipicamente urbano è andato via via acquisendo maggiore

considerazione sociale e attenzione politica. Dal 1998 in avanti sui giornali

di Buenos Aires iniziarono ad apparire un numero crescente di articoli che

si riferivano ai cartoneros.

Quantità di rifermenti sui giornali

0

5

10

15

20

25

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004

Período (años)

Can

tidad

de

nota

s

ClarínLa Nación

Fonte: l’autore, Pablo Shamber

Nel 2001, e specialmente nel 2002, i cartoneros hanno partecipato a molti

dibattiti e riunioni tenuti da vari gruppi, sia con politici del governo

coinvolti nella gestione dei rifiuti solidi urbani che con membri di

compagnie private, giornalisti, ricercatori sociali, cosicché i waste pickers

hanno potuto esprimere le loro idee e prospettive future. Una pietra miliare

fondamentale è stata posta nel 2002 quando il Governo ha riconosciuto i

raccoglitori informali come parte integrante del sistema di gestione dei

rifiuti solidi urbani (Legge n°992), abolendo le ordinanze stabilite nel

passato dalla dittatura che aveva criminalizzato il loro lavoro.

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

82

Page 93: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

83

In accordo con la nuova legge, nel maggio del 2003 il governo locale ha

dato vita a un ufficio per regolarizzare l’attività: il Programma dei

Raccoglitori Urbani (PRU).

Nel 2005 la Legislazione della città di Buenos Aires ha emanato la Legge

Integrata sulla gestione dei Rifiuti Solidi Urbani che è stata specificata e

regolamentata dal Decreto 639 del maggio 2007. Questa Legge (conosciuta

come “Basura Cero”) pianificava l’inserimento del settore informale di

raccoglitori nel processo di raccolta e trasporto dei rifiuti e nelle attività di

selezione nei centri (conosciuti come Centri Verdi). Tuttavia, questi

propositi sono lontani dall’essersi realizzati a causa di molte e diverse

difficoltà legate a qualsiasi processo di formalizzazione in mancanza di un

buon piano urbanistico con il rispetto dell’esistenza dei centri verdi.19

Collegando i Circuiti

Cartoneros

Come sottolineato precedentemente, i riciclatori cercano, individuano e

raccolgono i materiali riciclabili lasciati nelle discariche o per le strade.

Alcuni di questi li ricevono direttamente da cosiddetti clienti.20

19 Mauricio Marci, in prossimo capo del Governo della città di Buenos Aires che assumerà la carica il prossimo 10 Dicembre ha manifestato il suo disappunto nei confronti delle attività dei cartnoeros riferendosi a loro come trasgressori di leggi: “dovrebbero esser messi in galera…rubare i rifiuti per la strada è come aggredire qualcuno in un angolo..” (La Nación 27/08/02). 20I cartoneros hanno come clienti abitanti del quartiere, portinai, commessi che tengono da una parte alcuni materiali per darli direttamente a loro. Oltre a dare loro questi materiali pre-selezionati, a volte vengono dati anche abiti vecchi (o per esempio a Natale e Capodanno una bottiglia di vino). Spesso i clienti richiedono alcuni servizi ai cartoneros, come per esempio giardinaggio o riparazioni.

Page 94: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

84

Grazie a questo primo anello della catena, alcuni prodotti buttati via

riacquistano un certo valore. E’ importante sottolineare che queste pratiche

comportano un processo di precisa classificazione che il cartonero

generalmente svolge nel proprio domicilio, e il materiale non viene

rivenduto immediatamente dopo la fine della raccolta giornaliera. Questi

lavoratori ritornano a casa con i loro materiali e poi iniziano il lavoro di

classificazione e selezione. Generalmente tutta la famiglia partecipa a

quest’attività e dopo 2 o 3 giorni (più spesso un periodo più lungo), i

materiali accumulati e selezionati vengono rivenduti. Esistono anche alcuni

cartoneros che non separano e classificano il materiale a casa propria, ma

finiscono il loro lavoro vendendo agli autocarri che prendono la merce in

serata, sebbene questo sia un sistema abbastanza nuovo che si verifica

soprattutto a Buenos Aires. In questo caso la classificazione avviene

immediatamente o nell’attesa di vendere i materiali.

La popolazione di riciclatori ha una composizione piuttosto eterogenea. E’

un lavoro svolto da uomini e donne di età diverse, con differenti esperienze

lavorative. Più di recente, tuttavia, vi è stato un aumento tra cartoneros di

giovani e di donne, proprio per la caratteristica di questa attività di fornire

un’entrata economica immediata.

Tenendo di conto della particolare storia di questo lavoro, possiamo far

distinzione tra due tipi di riciclatori, anche durante i differenti periodi. Il

primo tipo può esser chiamato “gruppo strutturale”, costituito da individui

che identificano la loro identità nell’essere cartonero. Questo gruppo è

costituito da chi, a causa dello spostamento dei rifiuti direttamente nelle

discariche, è stato relegato a lavorare per le strade. E dai bambini che sin

dagli anni ’80 hanno iniziato ad accompagnare i propri genitori, hanno

ereditato questo lavoro e quindi fanno parte del gruppo strutturale. Così

Page 95: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

85

questo gruppo è composto sia da generazioni di cartoneros giovani che da

anziani.

Il secondo gruppo di riciclatori ha una natura più transitoria. E’costituito da

persone che hanno iniziato a fare questo lavoro negli anni ’90 come

conseguenza della perdita permanente di lavori stabili e migliori condizioni

di vita. Il loro inserimento nell’ambiente del waste picking è strettamente

correlato con la crisi economica e lavorativa.

Oggi è possibile distinguere tra coloro che sono entrati più recentemente e

coloro che ne fanno parte da più tempo e che preferiscono questo lavoro ad

altri per tutta una serie di vantaggi. I soggetti più giovani21 sono entrati a far

parte del secondo gruppo dopo il 2002 quando la svalutazione del peso

argentino e la diminuzione delle importazioni ha fatto aumentare il prezzo

a cui i cartoneros potevano rivendere i loro materiali. In questo gruppo

l’entrata di questi nuovi giovani ha comportato una relativa stabilità delle

entrate. Così come uomini e donne adulti, che preferiscono questo lavoro, lo

giudicano attraente per i suoi potenziali vantaggi.

Cooperative

Secondo i dati del PRU, il 98,1% dei cartoneros non appartiene ad alcuna

cooperativa o associazione. Ma la fiducia in questo tipo di organizzazione è

predominante nella opinione pubblica. E lo sono ugualmente molti pubblici

21 La distribuzione per età è piuttosto varia. Le cifre registrate dal PRU indicano un numero maggiore di giovani. Per esser legalmente riconosciuti l’età minima richiesta è di 14 anni. Il governo di Buenos Aires denuncia formalmente il non rispetto della Convenzione dei Diritti del Fanciullo (vedi Schamber 2207). Circa il 17% dei cartoneros è sotto i 18 anni. Il gruppo seguente, compreso tra i 19 e i 29 anni è circa il 33% del totale. Partendo da qui le percentuali diminuiscono man mano che si alza l’età. Come stabiliscono le ricerche condotte da UNICEF/OIM nel 2004 il tasso di cartoneros sotto i 18 anni era del 48%.

Page 96: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

86

ufficiali che sono responsabili per le politiche di gestione dei rifiuti solidi

urbani. Infatti, la Legge 992 nella sua sezione V ha creato il Censimento

Permanente delle Cooperative e delle Piccole e Medie Imprese che lavorano

nell’ambito dei residui solidi urbani (non è ancora stato implementato). Uno

dei primi punti della legge indicava che i cartoneros associati in cooperative

si sarebbero occupati della raccolta differenziata per un terzo di ognuna

delle 6 zone della città. Così un piccolo numero di capi di cooperative ha

iniziato a raccontare delle proprie esperienze e questo ha rinforzato l’idea

pubblica che il modello seguito maggiormente sia quello delle cooperative

di cartoneros.

E’ importante riconoscere, tuttavia che, sebbene la raccolta informale di

materiali riciclabili è portata avanti da individui o famiglie autonome ed

indipendenti, già negli anni ’90 erano state presentate più di 30 domande

per costituirsi in cooperative all’Istituto Nazionale per l’Associazionismo e

le Imprese Sociali (INAES), l’istituto responsabile del riconoscimento

formale delle imprese22. Sebbene la maggior parte delle cooperative sono

state immatricolate o stanno provando a conseguire il loro accreditamento, è

necessario precisare che questi gruppi non hanno ancora realmente iniziato

ad operare in un circuito produttivo o con modalità proprie delle

cooperative – e spesso non sono state costituite dagli stessi cartoneros.

Come ho spiegato precedentemente l’immagazzinamanento e la

classificazione sono due delle principali attività dei cartoneros. La maggior

22 Veronica Paiva (2004) ha fatto notare che tra il 1999 e il 2000 erano già state fondate le cooperative El Ceibo (nel quartiere Palermo), Reconquista (nel quartiere Tres de Febrero), El Orejano (San Martín) e Renacer (La Matanza) e tra il 2000 e il 2002 sono state fondate: Nuevo Rumbo (Lomas de Zamora) Mujeres para la dignidad (Lavallol), Reciclado (Lanús) Villa Ballester y La Perla (San Pedro). Tutte queste cooperative sono state sostenute dall’Istituto di Fondi per Cooperative (IFC), uno spazio comune che mette a disposizione l’esperienza organizzativa e un supporto finanziario per un potenziale sviluppo futuro.

Page 97: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

87

parte di loro classificano il materiale direttamente per le strade o a casa e lo

vendono immediatamente per minimizzare le quantità da tenere nel proprio

magazzino.

Tenendo presente questi due importanti passaggi del processo, i leaders e i

promotori delle cooperative si sono resi conto che per migliorare la

funzionalità delle cooperative, è necessario:

1) possedere un magazzino

2) possedere un capitale da investire per iniziare l’attività

Possedere un magazzino faciliterebbe i cartoneros nel loro lavoro perché

così potrebbero mettere insieme grandi quantità di materiali e potrebbero

bypassare l’intermediario, vendendo direttamente alle industrie i materiali

prodotti. Un capitale iniziale permetterebbe loro di aspettare il momento

giusto per venderli in gran quantità, ottenendo così un prezzo più alto.

Sebbene più di 50 cooperative si siano formate in un tempo relativamente

breve, la maggior parte di queste stanno ancora al loro primo step. La

maggior parte delle energie di queste cooperative viene spesa nella ricerca

di sussidi e donazioni da parte del governo o di fondazioni private per

ottenere sufficienti risorse iniziali. Per questa ragione, la mera esistenza di

cooperative riconosciute ufficialmente non può esser ricondotta a un nuovo

modello organizzativo di questi lavoratori.

Mentre l’INAES offre un riconoscimento formale, ciò non si traduce

direttamente in un veloce o effettivo inizio delle attività in tal senso. Inoltre

non dimentichiamo che talvolta alcuni membri di queste cooperative non

sono dei riciclatori. Infatti per ottenere un riconoscimento ufficiale di

cooperativa di cartoneros non è obbligatorio essere effettivamente un

cartonero.

Page 98: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

88

Depositi

L’anello successivo nella catena di raccolta e riciclo dei waste pickers è

costituita dai depositeros, cioè dai possessori dei depositi per i materiali

selezionati pronti per la vendita. Questi soggetti rifiutano il nome con cui

vengono chiamati usualmente, che è associato negativamente a un tipo di

intermediario che sfrutta il lavoro dei cartoneros.

Al contrario, oltre all’ulteriore classificazione (secondo diversi criteri) e alla

preparazione definitiva dei materiali riciclati, questi effettuano un lavoro

molto importante nella catena di produzione.

Il raccoglitore di residui spesso vende i propri materiali a un unico

compratore o deposito, per questo generalmente i depositeros non sono

specializzati su un singolo materiale in particolare. L’immagazzinamento di

materiali diversi è dovuto alla necessità di attrarre quanti più venditori

possibili.

Dall’altra parte, da quando i cartoneros sono divenuti i loro unici fornitori,

non sono in grado di raccogliere una quantità sufficiente di un singolo

materiale. Inoltre se un depositero non accetta i materiali che un cartonero

gli porta, quest’ultimo sceglierà un’altra volta di portare i propri materiali a

un altro deposito (dove può vendere tutti i suoi materiali) anche se i prezzi

che gli vengono fatti possono esser lievemente inferiori.

La seconda fase consiste nel vendere i prodotti a negozi specializzati. I

soggetti che comprano vengono chiamati con nomi differenti a seconda del

materiale che comprano e vendono. Sono “chatarreros” (venditori di

ciarpame), “metaleros” (venditori di metallo), “plastiqueros” (venditori di

plastica), “botelleros” (venditori di bottiglie), “vidrieros” (venditori di

vetro) e “recorteros” (venditori di carta e cartone). I rivenditori

Page 99: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

89

specializzati completano la preparazione del materiale pronto per l’uso delle

industrie. Essi hanno accordi con le grandi industrie perché possono

rivendere grandi quantità di materiali e possono soddisfare la grande

richiesta delle industrie. La carta ed il cartone vengono imballati, la plastica

compressa e le bottiglie lavate. Vi sono alcuni depositi che saltano questo

passaggio e vendono direttamente alle industrie nelle condizioni richieste

perché possiedono ampi spazi per immagazzinare, hanno le macchine per

imballare e i camion per portare la merce.

Generalmente non vi sono sufficienti dati ufficiali per sapere quanti sono i

magazzini presenti nei vari quartieri. Molti depositi, soprattutto se non

lavorano su larga scala, non hanno i permessi del comune e non risultano

negli elenchi ufficiali. Inoltre, coloro che hanno il permesso per fare

quest’attività, anche quando svolgono le stesse attività, spesso sono

classificati in modi differenti23

Per questo, pur nella sua diversità, questa attività di immagazzinamento e

vendita ha una continuità storica importante. Alcuni ricercatori del PRU

nell’Agosto del 2001 hanno trovato 73 negozi (venditori multipli o

specializzati) nella città di Buenos Aires, nei distretti di Pompeya, Soldati,

Lugano, Chacarita e Paternal (Carlino, Jagüer and Schamber; Schamber y

Suárez 2006). Questi siti non sono casuali, bensì sono le aree dove

venivano storicamente venduti i rifiuti per poi esser bruciati24.

23 Nei distretti nei dintorni di Bs. Ar., vi sono altre difficoltà per il riconoscimento dei magazzini. La Legge 911/78 ha stabilito che il trattamento dei rifiuti è di competenza distrettuale. La legge vieta l’immagazzinamento dei rifiuti all’aria aperta o in spazi chiusi (sezione 10). Nessuno ha il permesso di prendere i materiali dai cassonetti, nemmeno coloro che ufficialmente hanno il compito di pulire le strade (sezione 11). 24 Una rassegna ha sottolineato come si 35 proprietari e venditori rappresentativi 24 di loro commerciano con i cartoneros. In 17 casi questi ultimi forniscono fino all’80% dei materiali che ricevono. I restanti 6 prendono il materiale direttamente dove viene prodotto (per esempio, la carta dalle copisterie) o da piccoli negozi.

Page 100: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

90

Ventidue dei ventinove magazzini che sono stati comprati dai cartoneros

hanno aperto nel 2002, mentre quelli che sono stati aperti in altri posti si

sono costituiti più recentemente. Quattro sono stati creati negli anni ’90,

uno negli anni ’70 e gli altri negli anni ’60. Questa informazione, insieme

con altri dati, ci fa comprendere come la crescita della raccolta di materiali

riciclabili durante gli anni ’90 e soprattutto a partire dal 2002 ha comportato

contemporaneamente l’apertura di nuovi magazzini multi-vendita, come

conseguenza di una forte domanda dalle industrie e la caduta delle

importazioni dopo la svalutazione.

Le industrie

Finalmente, i materiali giungono alle industrie e alle fabbriche dove

vengono concretamente riciclati e diventano materiale utilizzabile per nuovi

prodotti. Così la carta e il cartone diventano carta igienica, scatoloni, carta

da imballaggio; il vetro diventa bottiglie o articoli in vetro come, per

esempio, piatti, tazze, vasi per i fiori; la plastica diventa giocattoli per

bambini, secchi, catinelle e i metalli vengono usati per fare oggetti necessari

alle industrie, per le costruzioni, per l’elettricità o gli elettrodomestici, ecc.

La grandezza e l’impatto di queste fabbriche sono diversificati. Alcune

lavorano in reti locali, altre in gruppi transnazionali. Mentre portavo avanti

questo lavoro sul campo, ho notato una piccola fabbrica che produceva

galleggianti per la pesca, filo per macchine da cucire e angoli per tubature

per l’acqua usate nelle cucine e nei bagni. Questa fabbrica aveva sede nel

garage della casa del proprietario, nel quartiere Lomas de Zamora. Vi

lavoravano il proprietario più altri 5 uomini. I materiali che usavano per

produrre li acquistavano da un deposito multi-prodotto. Ho anche visitato

Page 101: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

91

una fabbrica di carta igienica che molti consideravano piccola. Occupava

uno spazio di 100 mq presso Tigre e consumava più o meno una balla di

carta all’ora (comprata da un rivenditore multi-prodotto presso General

Pacheco) per circa 24 ore al giorno. Infine vi era la “Scrap Services”, una

compagnia che sviluppa progetti in larga scala. La Scrap Services usa

metalli provenienti da venditori specializzati (venditori di ciarpame).

Nel circuito del riciclaggio informale, dai primi anelli di raccolta fino agli

ultimi anelli della produzione delle fabbriche, ogni passaggio menzionato è

autonomo e indipendente da tutto il resto. Le industrie non hanno

magazzini; i depositi non assumono cartoneros. Tuttavia, le diverse attività

sono fortemente interconnesse, così che ogni cambiamento che avviene in

una di esse si ripercuote su tutte le altre. In uno studio pionieristico dove si

analizzavano le interconnessioni economiche dei diversi passaggi del

riciclaggio della carta nel circuito di Cali (Colombia), Chris Birkbeck ha

stabilito che anche quando sembra che i cartoneros lavorino con molta

indipendenza, in realtà sono parte integrante di un sistema organizzativo

industriale.

“Se l’industria dell’acciaio è in crisi, la stessa

crisi si avverte tra i raccoglitori di metallo. Se

la domanda di materiale cartaceo aumenta, il

prezzo del materiale aumenterà e probabilmente

aumenterà anche il numero di raccoglitori di

carta (…) il business del riciclaggio è

caratterizzato da una struttura verticalizzata che

vincola le fabbriche ai cartoneros” (Birkbeck,

1979: 386).

Page 102: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

92

E’ chiaro che i cartoneros sono parte del sistema, che non è un sistema

statico e cresce progressivamente in grandezza e in complessità man mano

che i materiali risalgono i vari passaggi di lavorazione.

In questo circuito esistono diverse connessioni tra uomini d’affari e

riciclatori. Un magazzino multi-raccolta (diversi tipi di materiali) può

offrire un prestito ai cartoneros per la raccolta di rifiuti, o un deposito

specializzato può finanziare l’acquisto degli acquirenti multi-prodotto. Non

è inusuale trovare casi in cui i livelli più alti supportano economicamente il

circuito dei depositos offrendo macchinari e soldi per coprire le spese di

avvio. Questi piccoli business fanno sì che il prodotto verrà infine venduto

alle fabbriche con uno scarsissimo margine di profitto. Dobbiamo

sottolineare che vi sono dei casi in cui degli ex-datori di lavoro hanno usato

la propria esperienza lavorativa per sviluppare piccoli affari con l’aiuto dei

loro ex-dipendenti25.

Schematicamente, il circuito produttivo del riciclaggio può esser illustrato

nel modello che segue:

25 Chris Birkbeck ha scoperto che il proprietario del negozio centrale che ha studiato era sostenuto da altri 6 negozi di sua proprietà e da altri 12 negozi, i cui proprietari avevano con lui un accordo verbale. E’ interessante sapere che per il negozio centrale, i negozi dislocati sembra producessero di più di quello principale, che non era minimamente preoccupato delle proprie entrate (Birkbeck 1979 – Versione spagnola di Klein e Tokman).

Page 103: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

INDUSTRIAS

Lavado Molienda DE POSITOS E SPECIALIZADOS

DEP ÓS ITOS POLIRUB RO

CARTONEROS

Conclusioni

Recentemente si è verificata una generale crescita di consenso sulla

necessità di alcuni bisogni ambientali, come la promozione di un minore

spreco e di una minore produzione di residui solidi e rifiuti o la richiesta di

una maggior pratica di riuso e riciclo di materiali – non solo in quanto

pratiche eticamente giuste, ma anche come strategie per migliorare le

condizioni dei terreni usati come discariche. Questo tipo di interpretazioni

sono giustificate dai benefici economici apportati dal riciclaggio. In questo

contesto, la percezione collettiva della presenza dei cartoneros nell’attività

di raccolta e riciclo, offre una possibilità di inserirli come attori

fondamentali in questo dibattito. Mentre non vi è ancora un’idea precisa su

come raggiungere questo risultato, dobbiamo notare che il fenomeno

cartonero ha una lunga tradizione storica e ha resistito a tutte i tentativi più

o meno duri compiuti dai politici per eliminarli.

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

93

Page 104: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

94

Bisogna notare che, sin dall’inizio, la politica di gestione dei residui solidi

urbani di Buenos Aires ha mostrato alcune logiche di fondo che nel tempo

si sono andate rinforzando:

- spostare i rifiuti fuori dalle aree urbane

- emarginare i raccoglitori informali per ragioni di igiene e per

nasconderne la presenza e per motivi economici

- effettuare alcuni cambiamenti nella gestione dei siti di deposito dei

rifiuti durante il periodo di crisi economico-sociale.

La Legge del 1854 apparentemente faceva pensare che fossero possibili dei

cambiamenti; tuttavia i raccoglitori informali non furono integrati e inclusi

nelle attività di raccolta e nelle attività dei centri verdi. Come detto

precedentemente, sono 3 i protagonisti fondamentali di questo circuito: i

cartoneros, i depositeros e le fabbriche. Sebbene formalmente questi

protagonisti siano autonomi, in realtà sono così interconnessi che ogni

cambiamento che avviene su uno di loro ha una ricaduta specifica sugli

altri. Ogni politica pubblica che cerca di produrre dei cambiamenti

significativi a beneficio dei cartoneros deve esser coordinata con politiche

dirette anche agli altri due componenti del circuito. Per esempio,

immagazzinare i materiali non può esser considerata un’attività “passiva” o

prescindibile in questo circuito, infatti gioca un ruolo molto importante. Le

industrie sono attori attivi, che generano un’integrazione verticale attraverso

il possedimento e i prestiti ai depositeros – mentre i cartoneros e le

cooperative cercano di evitare queste dipendenze.

Oltre ai benefici potenziali che le politiche pubbliche sul riciclaggio

possono produrre sulla protezione ambientale, il riciclaggio è

prevalentemente un’attività economica.

Page 105: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

95

L’importanza del riciclaggio da un punto di vista economico è giustificata

solo se alle industrie conviene comprare questo materiale piuttosto che

comprarne di “vergine”. Il materiale riciclabile inoltre si trova in maggiore

quantità rispetto a quello vergine e questo è il motivo per cui il suo prezzo

non è altrettanto alto. Questa è la ragione per cui il suo prezzo non dovrebbe

mai superare quello del materiale che rimpiazza. Inoltre, il costo della

trasformazione industriale è più alto di quello necessario se si usassero

materiali vergini. Di conseguenza, se il materiale riciclabile diventa costoso

e scarso, il riciclaggio industriale non è conveniente. Mentre, al contrario, se

è economico e abbondante, ve ne sarà molta domanda. Questa logica e

questo modo con cui si forma il prezzo agiscono verticalmente lungo tutti

gli anelli della catena.

I promotori delle associazioni di cooperative di cartoneros, hanno avanzato

alcune proposte per

1) ottenere guadagno dall’immagazzinamento dei materiali

2) ottenere del capitale iniziale

Per questo motivo generalmente non introducono una logica organizzativa

cooperativa. Dietro il loro riconoscimento formale e l’informazione diffusa

dai media, la maggior parte delle cooperative mantengono la loro classica

gestione ed impiegano tutte le energie nel cercare di ottenere un supporto

economico dallo Stato o da gruppi privati. Perciò, la mera esistenza di

cooperative ufficialmente riconosciute non può esser interpretata come un

reale cambiamento nell’organizzazione dei cartoneros. Non sembra esistere

alcun esempio di cooperativa costituita prevalentemente da riciclatori, che

venda i materiali con metodologie da cooperativa e che, come risultato,

generi delle migliori condizioni economiche e opportunità per i singoli

individui.

Page 106: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

96

Il lavoro del cartonero si basa soprattutto su strategie individuali di raccolta

e vendita – che in molti casi vanno a contraddire direttamente gli obiettivi

tipici dei principi di una cooperativa.

Infatti, molti lavorano in modo discontinuo, tentando di sopravvivere poiché

non possono sperare di trovare altro tipo di lavoro. Nella memoria e nel

vissuto di molte persone, vi è una mancanza di esperienza associativa – per

questo molti non credono possibili alcune proposte. Sebbene sia il Governo

che le organizzazioni non governative cerchino di incoraggiare la nascita di

cooperative, in primo luogo è necessario conoscere e comprendere le

circostanze reali ed evitare supposizioni astratte. Piuttosto spesso, queste

organizzazioni offrono credito affinché nascano nuove cooperative. Un

risultato significativo è quello che queste cooperative sopravvivono fintanto

che coloro che le finanziano ottengono un profitto da loro investimenti.

Poche cooperative (se non nessuna) riescono a raggiungere l’auto-

sufficienza o la sostenibilità.

Inoltre, ogni forma organizzativa che prova a ottenere introiti nell’ambito

della raccolta informale di residui solidi urbani non deve dimenticare le

caratteristiche attuali della struttura e le caratteristiche delle diverse attività.

I cartoneros non riciclano, non immagazzinano e non comprano – loro

raccolgono. Se la diversificata popolazione di cartoneros ha qualcosa in

comune è l’attività di raccolta di materiali riciclabili. Ogni politica pubblica

che si pone come obiettivo l’inclusione dei cartoneros nella gestione delle

industrie di riciclaggio dovrebbe iniziare a riconoscere che l’attività di

raccolta è un’attività indipendente. Se esiste un interesse politico o

ideologico nello sviluppo vero delle cooperative, l’effetto di quest’interesse

si dovrebbe ritrovare nella creazione di condizioni adeguate per queste.

Page 107: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

97

Pensando che la chiusura delle discariche a cielo aperto potesse essere una

soluzione al problema della raccolta informale di residui, i governi e le

organizzazioni finanziarie internazionali hanno cercato di promuovere la

trasformazione dei cartoneros in lavoratori nei piani di separazione e

riciclaggio. Mentre questi piani vengono messi in atto e costruiti

nell’ambito di politiche che cercano di prevenire l’incenerimento

indiscriminato di rifiuti, è importante rendersi conto che questa alternativa

può esser valida solo in politiche di re-inserimento lavorativo dei

cartoneros presso città molto piccole. Nei centri urbani più grandi dove la

quantità di cartoneros è superiore a qualche centinaia, questo tipo di

proposta non è facilmente perseguibile, considerando il fatto che la

domanda di massa di lavoratori è inversamente proporzionale alla massima

efficienza del piano di gestione proposto.

A mio avviso le politiche rivolte ai cartoneros devono partire da un

concetto olistico ed integrato della gestione dei residui – inclusi i vari

passaggi del processo che inizia con la generazione dei rifiuti, fino al suo

deposito finale nei siti preposti, minimizzando sia la quantità di rifiuti non

riciclabili che quelli riciclabili così che nel deposito finale ne arrivi una

quantità molto ridotta. Il Comune di Buenos Aires (e altre regioni) ha

iniziato a sviluppare una politica interessante – passi importanti devono

esser fatti con l’intento di inserire i cartoneros nel mercato del lavoro.

Forse, in questo modo, si possono dare realmente delle alternative alla

collettività dei riciclatori.

Page 108: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

98

BIBLIOGRAFIA

BIRKBECK, Chris 1979 “Garbage, industry, and ´vultures´ of Cali

(Colombia)”, en Bromley R. y Gerry C.: Casual work and Poverty in Third

World Cities. Londres: John Wiley & Sons.

CARLINO Sandra, JAGÜER Mariano y SCHAMBER Pablo 2004 Informe

sobre las encuestas a los depósitos que comercializan reciclables en la

CABA. Programa de Recuperadores Urbanos, Gobierno de la Ciudad de

Buenos Aires: (mimeo).

CHRONOPOULOS Themis 2006 “Neo-liberal reform and urban space.

The cartoneros of Buenos Aires, 2001-2005”, in City: analysis of urban

trends, culture, theory, policy, actions, Vol. 10, Nº 2, July, Routledge.

CHUCHUY, Claudio (coord.) 2000 Diccionario del Español de Argentina,

Español de España. Madrid: Gredos.

CIMORRA Clemente 1943 Dock. El medallón de los tritones. Buenos

Aires: Mundo Atlántico.

CONDE Oscar 1988 Diccionario Etimológico del Lunfardo. Buenos Aires:

Perfil Libros.

ESPÍNDOLA Athos 2002 Diccionario del Lunfardo. Buenos Aires:

Planeta.

GARCIA J. Malcom 2007 “The White Train”, in The Virginia Quarterly

Review, University of Virginia

(http://www.vqronline.org/articles/2007/fall/garcia-white-train)

GOBELLO José y BOSSIO Jorge 1968 El atorrante. Buenos Aires, Del

Candil.

Page 109: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

99

GOBELLO, José 1999 Nuevo Diccionario Lunfardo. Buenos Aires:

Corregidor.

PRIGNANO, Ángel O. 1998 Crónica de la basura porteña. Del fogón

indígena al cinturón ecológico. Buenos Aires: Junta de Estudios Históricos

de San José de Flores.

SUÁREZ DANERO E.M. 1970 El atorrante. Buenos Aires: CEAL.

TERUGGI, Mario E. 1998 Diccionario de voces lunfardas y rioplatenses.

Buenos Aires: Alianza.

SUÁREZ, Francisco M. 1998 Que las recojan y arrojen fuera de la ciudad.

Historia de la gestión de los residuos sólidos (las basuras) en Buenos Aires,

Documento de Trabajo N° 8, UNGS.

SCHAMBER P. y SUÁREZ 2002 “Cirujeo y gestión de los residuos en el

conurbano bonaerense”, Revista Realidad Económica Nº 190, septiembre

2002.

OSZLAK, Oscar 1985 Merecer la ciudad, los pobres y el derecho al

espacio urbano, Buenos Aires, Humanitas.

PAIVA, Verónica 2007 “Cooperativa de recicladores del área metropolitana

de Buenos Aires, 2002-2004”, en SCHAMBER P. y SUAREZ F. (comp.)

2007 Recicloscopio. Miradas sobre recuperadores urbanos de residuos de

América Latina, UNLa./UNGS/Prometeo.

HERMITTE, E. y BOIVIN M. 1985 “Erradicación de ´villas miseria´ y las

respuestas organizativas de sus pobladores”, en Leopoldo Bartolomé

(comp.), Relocalizados: Antropología Social de las Poblaciones

Desplazadas, Buenos Aires, IDES.

CARAS Y CARETAS 1899 “La quema Municipal”, Revista Caras y

Caretas Nº 16.

Page 110: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

100

SCHAMBER P. (2007) “Consecuencias del fallo judicial sobre los niños

cartoneros: cuando la preocupación por evitar el trabajo infantil no deja ver

sus causas”, en SCHAMBER P. y SUAREZ F. (comp.) 2007 Recicloscopio.

Miradas sobre recuperadores urbanos de residuos de América Latina,

UNLa./UNGS/Prometeo.

*****

Page 111: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

101

Settore informale dei rifiuti solidi in Romania

di Reka Soos e Noemi Stanev

Concetti fondamentali

A ClujNapoca esistono tre tipi fondamentali di raccoglitori di rifiuti:

raccoglitori di strada (street pickers), raccoglitori porta a porta (door-to-

door collector) e raccoglitori della discarica (dump pickers). Ognuno di

questi gruppi presenta delle caratteristiche distintive:

Raccoglitore di strada: raccoglie rifiuti riutilizzabili dai cassonetti delle

famiglie o delle imprese per uso personale e/o per venderli.

Raccoglitore porta a porta: raccoglie materiali di scarto riutilizzabili

direttamente dalle famiglie per uso personale e/o per poter vendere

questi materiali

Raccoglitore di discarica: raccoglie rifiuti riutilizzabili direttamente

nella discarica pubblica per uso personale e/o per rivenderli.

I raccoglitori di strada sono il tipo di raccoglitori più eterogeneo, sono i più

numerosi (2366), e possono essere raggiunti con grandissima difficoltà.

Sembrano essere un gruppo molto disomogeneo. Tuttavia, vi sono alcune

caratteristiche che l differenziano rispetto agli altri raccoglitori:

Page 112: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

102

- La maggior parte di loro ha altri modi per guadagnare oltre a quello

ottenuto attraverso la vendita dei rifiuti riutilizzabili.

- La maggior parte di loro appartiene ad una delle 3 seguenti categorie:

Persone di etnia Rom con livelli scarsi di educazione e basse

prospettive di impiego verso i quali vi è un pregiudizio

piuttosto diffuso nella società. Sono di ogni età e sesso,

svolgono questa attività più o meno costantemente, sia che

vivano in città che nei villaggi limitrofi (e in questo caso

viaggiano con i mezzi pubblici).

Persone anziane pensionate da lungo tempo con pensioni

talmente misere da non permettere di poter garantire nemmeno

le necessità primarie di sopravvivenza. Sono di tutti i sessi e

svolgono questa attività costantemente soprattutto per

guadagnare qualche extra, raramente raccolgono per uso

personale.

Disoccupati o persone con salari molto bassi o assistenza

sociale. Sono di ogni età e sesso e svolgono questa attività

temporaneamente a seconta di quanto tempo ci voglia per

essere inclusi in programmi di assistenza sociale o per avere

nuovamente un impiego.

- La maggior parte di loro non ha altro equipaggiamento se non un

bastone, carretti da portare a mano, talvolta una bicicletta e ancora più

raramente con carri (traninati da bestiame).

- Alcuni di loro effettuano la raccoltaa per le strade solo per uso

personale e non per vendere i materiali raccolti.

- Lavorano per lo più soli o con membri della propria famiglia.

Page 113: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

103

I raccoglitori porta a porta sono in numero minore (400) sono per lo più

persone con qualche mezzo di trasporto (per lo più carri) che raccolgono

dalle abitazioni (piuttosto che dagli appartamenti) e per lo più dai quartieri

alla periferia della città. La maggior parte torna regolarmente a raccogliere

dalle stesse famiglie già conoscendo quali persone, di una certa zona,

donano ai raccoglitori. Svolgono questa attività temporaneamente e molto

probabilmente non è la loro maggior fonte di guadagno.

I raccoglitori di discarica si differenziano dagli altri per il fatto che

raccolgono i residui solidi urbani da un solo sito, la discarica e molti di loro

ci vivono dentro o molto vicino. E’ più facile avere informazioni su di loro

perchè sono concentrati in una sola area e quindi più facilmente

raggiungibili. E’ per questo motivo che sono il solo gruppo verso il quale

sono diretti tentativi selettivi di aiuto (in termini di educazione, aiuti

alimentari, condizioni di vita, ecc...).

Si concentrano a 5 chilometri dalla città nella discarica municipale di “Pata

Rat”. Durante i dieci anni passati ai margini della discarica si è formata una

comunità di circa 400 persone che utilizza come mezzo di sussistenza la

raccolta dei rifiuti. Attualmente vi sono 127 famiglie che vivono nelle

immediate vicinanze della discarica. In questa comunità ci sono circa 100

bambini. La maggior parte delle persone della comunità ha perso il proprio

lavoro nel 1989 e, avendo un’istruzione limitata, non riesce a trovare un

nuovo impiego. Allo stesso tempo, la maggior parte delle persone della

comunità ha una carta d’identità che dimostra una residenza in altre parti

del paese. L’area dove vivono appartiene a persone private o a compagnie

perciò non hanno uno status legale li dove si trovano.

Page 114: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

104

Una delle caratteristiche più rilevanti dei raccoglitori, specialmente di

coloro che vivono vicino alle discariche, è che la maggior parte proviene da

diverse regioni e non posseggono carte d’identità che provino una residenza

nel paese dove si trova la discarica. Anche se le aree vicino alle discariche

sono per lo più proprietà appartenenti a privati, nelle regioni delle rispettive

discariche, i raccoglitori costruiscono le proprie capanne su queste proprietà

o direttamente sulla discarica in modo di essere più vicini possibile alla

propria fonte di attività che li sostenta.

Nonostante il fatto che la polizia si presenti piuttosto raramente nelle zone

dove vivono i raccoglitori, e tenti di spaventare le persone in modo da farle

andar via dall’area della discarica, l’attitudine generale delle autorità è per

lo più quella di ignorarli. La giustificazione al loro atteggiamento di

indifferenza è che le persone che fanno questo lavoro dovrebbero andare a

casa nei propri rispettivi paesi e cercare di trovare lavoro o chedere

un’assistenza sociale nei paesi a cui appartengono. Dunque le autorità

chiudono un occhio nei confronti delle persone che risiedono illegalmente

sulle discariche in cambio di non dover pesare sul proprio bilancio locale

fornendo una qualsiasi forma di assistenza sociale o impiego alternativo agli

individui che esercitano queste attività.

Secondo la compagnia di servizi igenico-sanitari che opera nella discarica,

altre 393 persone dalle comunità circostanti raccolgono rifiuti dalla

discarica. Delle 793 persone circa che raccolgono rifiuti nella discarica, da

150 a 200 sono bambini.

Page 115: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

105

L'80% dei raccoglitori di discarica sono di etnia Rom. La popolazione Rom

in Romania, d'altra parte, è considerata la più economicamente e

socialmente emarginata nel paese e metà di essa vive sotto la soglia di

povertà. Secondo le statistiche ufficiali, in Romania vi sono 536.000 Rom. I

capi dei Rom tuttavia stimano che il loro numero è molto più grande e

approssima i 1.500.000. Secondo le statistiche ufficiali, solo un terzo della

popolazione Rom ha un lavoro stabile e solo il 50 per cento dei bambini va

a scuola. Nella fascia di età superiore ai 45 anni, il 30 per cento dei Rom

non sà leggere o scrivere. Vi è anche un numero molto numeroso di Rom

che non hanno carte d'identità o certificati di nascita. Questo, d'altra parte,

gli impedisce di avere qualsiasi forma di assistenza da parte dello Stato,

come l'assistenza sociale o il sostegno ai figli, e gli impedisce di votare o di

poter acquistare o vendere proprietà. Perciò, sono "destinati" a lavorare nel

settore del lavoro nero, poichè la mancanza di documenti e di mezzi

finanziari gli impedisce di ottenere un’occupazione nel settore formale,

nell’area della gestione dei rifiuti o in qualsiasi altra area.

Oltre le 793 persone che raccolgono rifiuti nella discarica, vi sono pochi

altri gruppi di persone che raccolgono rifiuti temporaneamente. Pertanto,

c’è un gruppo costituito da 20 a 50 famiglie di etnia Rom provenienti da

una certa parte del paese (paese di Hargita) che raccoglie metalli durante

l’inverno per circa 5 mesi ogni anno. Questi ultimi vanno e vengono sempre

e lavorano in gruppi. Oltre a loro, ci sono circa 10 famiglie Rom chiamate i

"Corturarii" (tradotto: quelli che vivono in tende), che sono gruppi di

persone nomadi che soggiornano nella discarica 5 settimane ogni anno

raccogliendo rifiuti. Si collocano separatamente dalle altre persone che

Page 116: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

106

raccolgono e dai lavoratori dei servizi igienico-sanitari poichè considerati

pericolosi.

2. Visione d’insieme

Bilancio di massa

Bilancio di massa del settore informale Materiali

Totale di rifiuti deviati al settore informale 4943

Totale di rifiuti persi attraverso il settore informale 0

Totale di materiali recuperati dal settore informale 14575

Totale di materiali disposti dal settore informale 0

Porta a porta 197

Rifiuti scaricati illegalmente 3095 3095 *

Raccoglitori di strada 4746 4456 *

Rifiuti raccolti nella discarica 6742 4880 *

Rifiuti raccolti nella discarica e processati 2890 2210 *

Rifiuti raccolti nella discarica e messi nelle carrozze 2600 2600 *

Riutilizzati come cibo o vestiario 247

Il bilancio di massa mostra valori più elevati per i rifiuti recuperati dal

settore informale rispetto ai rifiuti deviati al settore informale. La ragione di

ciò è che i materiali sono recuperati dallo smaltimento finale e ciò provoca

un cicolo nel processo di flusso, il che significa che alcuni rifiuti sono

trattati due volte. Al fine di evitare il doppio conteggio dei rifiuti li abbiamo

Page 117: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

esclusi dal quantitativo deviato al settore informale, perché li abbiamo già

contati come deviate verso il settore formale.

Tabella che mostra le relazioni, il numero di persone ad ogni livello

Prezzi per i rifiuti riciclabili a diversi livelli della catena

I prezzi non sono molto differenziati nel settore informale soprattutto a

causa del fatto che vengono svolti pochi o nessun trattamento o

trasformazione dei rifiuti. L'unica differenza di prezzi che abbiamo potuto

notare è stata quella delle bottiglie PET a seconda che fossero vendute miste

o processate in modo ordinato a seconda del colre e avento tolto i tappi.

Dunque i prezzi seguenti sono offerti per tonnellata di rifiuti in base ai

nostri questionari e osservazioni:

Rifiuti Euro

Carta 16.81

Metalli ferrosi 92.49

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

107

Page 118: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

108

Bottiglie PET così come sono 112.1

Bottiglie PET divise per colore,

senza tappo

140.13

Bottiglie PET processate portate

dalle donne Rom vicino alla

discarica/Compagnia Falla

196.19

Istituzioni chiave

Non vi sono istituzioni informali nel settore informale, dato che i

raccoglitori di rifiuti non sono riuniti in alcun tipo di gruppo d’interesse o

cooperativa. Vi sono tuttavia alcune istituzioni che soddisfano alcune delle

loro specifiche esigenze ad esempio in termini di istruzione (Scuola no. 12

nel quartiere vicino alla discarica che ha creato classi speciali per i bambini

Rom con necessità didattiche speciali).

Le parti interessate

Raccoglitori di strada

Raccoglitori di discarica

Raccoglitori porta a porta

Punti di raccolta

Imprese di riciclaggio formali

Operatore di discarica

Page 119: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

109

3. Quantitativi e tipi di attività del settore informale

Attività basate sul servizio

o Non abbiamo potuto identificare alcuna attività basata sul

servizio in città. Queste potrebbero essere svolte in scala

molto ridotta attorno ai piccoli negozi dove potrebbe

essere spazzata la strada, o smaltiti rifiuti in cambio di

qualche pasto occasionale o di generi alimentari ma vi

sono solo elementi aneddotici a riprova di ciò.

o Vicino alla zona della discarica, tuttavia,abbiamo prove

fondate di attività basate sul servizio. Vicino alla discarica

una donna Roma ha una compagnia specializzata nel

vendere rifiuti riciclabili. Compra rifiuti raccolti dalle

persone della discarica e paga i prezzi più alti per le

bottiglie PET processate (196 euro a tonnellata). Nello

stesso tempo, occasionalmente fa credito alle persone

della discarica per permettergli di comprarsi carrozze e

cavalli e questi ultimi possono saldarle il debito

raccogliendo rifiuti..26

Il recupero e il riciclaggio

26 Information from one of the oldest employees of the sanitation company that operates the landfill.

Page 120: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

110

Raccoglitori di strada

Totale di materiali immessi 4,622 tonnellate

Totale dei materiali persi 166 tonnellate

Raccoglitori di discarica

Totale di materiali immessi 12,232 tonnellate

Totale dei materiali persi 34 tonnellate

Attività alla fonte (combustione, compostaggio, nutrire gli animali, ecc)

Nel settore informale vi è una certa parte di rifiuti che viene raccolta per uso

personale come abbigliamento, generi alimentari, e cibo per bestiame.

Le quantità sono le seguenti:

Raccoglitori di strada 135 tonnellate

Raccoglitori di discarica 34 tonnellate

Raccoglitori porta a porta 78 tonnellate

Raccolta primaria

Recupero e riciclaggio

Come sopra menzionato, nel caso della raccolta per strada, avviene solo la

raccolta primaria. I raccoglitori di strada mettono insieme 4622 tonnellate di

rifiuti l’anno di cui 135 tonnellate vengono usate per necessità personali

(alimentazione, vestiario ecc.) e il restante di 4555 tonnellate viene venduto

ai punti di raccolta.

Page 121: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

111

I raccoglitori di discarica, d’altro canto, sono più diversificati. Alcuni di essi

raccolgono e vendono rifiuti, altri raccolgono, processano e vendono, altri

ancora raccolgono, processano e trasportano ai punti di raccolta. Dunque li

descriveremo separatamente.

Raccoglitori di discarica che raccolgono e vendono

La larga maggioranza di raccoglitori di discarica raccolgono rifiuti (532), li

vendono direttamente a rappresentanti di compagnie di riciclaggio che

comprano questi materiali direttamente alla discarica.

Raccoglitori di discarica che raccolgono processano e vendono

C’è un altro gruppo di raccoglitori di discarica che raccolgono rifiuti, li

trasportano in un’altra zona della discarica, li processano e quindi li

vendono a rappresentanti delle compagnie di riciclaggio che vengono alla

discarica.

Raccoglitori di discarica che raccolgono trasportano e vendono

Ci sono 25 raccoglitori nella discarica che posseggono carri trainati da

cavalli. Un giorno a settimana trasportano i materiali raccolti e li vendono ai

punti di raccolta che si trovano nelle vicinanze della discarica. Dunque

questi ultimi non trasportano soltanto materiali raccolti di persona ma anche

quelli raccolti da altri che pagano per questo servizio di trasporto. Una corsa

al più vicino centro di raccolta costa 4,2 Euro per una carrozza piena.

D’altra parte, un carro può trasportare 12 balle di bottiglie PET ciè 12x40=

480 chili di rifiuti.

Page 122: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Valorizzazione dei materiali

Nel settore informale ha luogo solo la raccolta e una quantità davvero

limitata di processo base di riciclo. Quindi i raccoglitori informali vendono

rifiuti ai punti di raccolta formali e alle compagnie di riciclaggio formali,

altre attività non vengono svolte in questo settore.

Smaltimento e perdite

Vi sono perdite minime nel settore informale poiché la raccolta è piuttosto

efficiente e poiché non vi è virtualmente nessun processo dei rifiuti raccolti,

possiamo affermare che quasi il 100% dei rifiuti raccolti è venduto o

utilizzato per esigenze personali.

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

112

Page 123: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

113

4. Impatto socio-economico

Sono tre gli effetti socio-economico collegati alla raccolta informale di

rifiuti:

Effetti positivi

- Persone socialmente ed economicamente emarginate, trovano un

modo per mantenersi o per ottenere un entrata extra che agevola la

loro sopravvivenza.

- Nel caso dei raccoglitori di discarica, siccome vivono in gruppo in

un’area concentrata, possono essere inclusi in alcuni programmi

sociali educativi diretti alle loro peculiari esigenze.

Effetti negativi

- I raccoglitori di discarica vivono e lavorano in un’area dove vi

sono gravi pericoli legati alla salute e al lavoro

- Il lavoro dei raccoglitori informali non è regolamentato in alcun

modo per quanto concerne la sicurezza e altre misure di

precauzione

- Una stragrande maggioranza di persone che vivono nella discarica

hanno gravi problemi di salute

- I bambini che crescono nella discarica non conoscono altro

ambiente che quello in cui stanno crescendo e questo non si può

considerare salutare sotto alcun punto di vista né appropriato a

loro in termini di educazione e interazioni sociali. Ciò potrebbe

significare un grave ostacolo ai loro futuri possibili tentativi di

uscire da questo ambiente.

Page 124: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

114

- Per uscire dall’area della discarica sarebbero necessari sacrifici

estremamente alti, sia finanziari sia di formazione da poter

iniziare a guadagnare con mezzi così diversi da quelli utilizzati

abitualmente dalla maggior parte delle persone che lavora nella

raccolta di materiali riciclabili nelle discariche, che a ben vedere,

non hanno proprio delle alternative

5. Effetti ambientali

Effetti dell’estrazione e sostituzione di materie prime

Vi è sostanzialmente una maggior quantità di rifiuti riutilizzabili

raccolti e riciclati grazie al lavoro dei raccoglitori di rifiuti

informali. In realtà, i raccoglitori informali accumulano il doppio

dei rifiuti rispetto al quelli recuperati dal settore formale.

Effetti del carico d’inquinamento e del carbonio atmosferico

Alcune delle attività di trattamento e trasporto che il settore

informale svolge determinano inquinamento. Il trasporto avviene

con camion aperti e con carri, questo determina uno spargimento di

letame ed è un fattore di disturbo a causa dell’odore.

I raccoglitori di discarica nella loro attività di trattamento base,

talvolta bruciano via la plastica attorno ai fili di rame e questo si

traduce in inquinamento dell’aria.

Page 125: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

115

I raccoglitori di strada quando frugano tra i rifiuti nei cassonetti

spesso aprono buste di plastica di immondizia delle famigli che

viene gettata via e sparsa attorno ai cassonetti sui marciapiedi.

6. Interventi mirati al settore informale

Studi

A Cluj-Napoca come detto precedentemente, vi è una consistente differenza

tra i raccoglitori di strada e quelli di discarica. Per quanto ne sappiamo, ad

oggi non sono stati condotti studi rivolti ai raccoglitori di strada. D’altra

parte i raccoglitori di discarica probabilmente grazie al fatto di essere

concentrati in gruppi e quindi più facilmente raggiungibili e visibili sono

stati oggetto di alcuni studi. Eppure nessuno di questi studi ha offerto una

seppur remota soluzione ai loro problemi d’uscita .

Possiamo dunque individuare i seguenti studi:

1. Poichè la maggior parte delle persone che frugano tra i rifiuti nella

discarica di Pata Rat sono di etnia Rom, sono state menzionate più volte in

studi che hanno trattato il tema dell’educazione dei bambini Rom e il come

affrontare in certe situazioni le circostanze peculiari dei bambini che vivono

attraverso la ricerca dei rifiuti al fine di migliorare e facilitare le loro

opportunità di avere una più appropriata e adeguata educazione. Gli studi

più importanti che si sono occupati dell’educazione dei bambini del Pata

Rat sono i seguenti:

- Cace, Sorin, Aba Bleahu Dana Costin Sima, Alina Manole, Mihai

Surdu. “Roma Children in Romania”. Rapporto di Ricerca. 1999

Page 126: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

116

- Chelcea Adina editore. The Social Assistance Magazine. “Edizione

Speciale sulla Situazione della Popolazione Rom in Romania.” N°. 4-

5 2002

- “Roma Children and Their Families. – Socio-cultural

Characteristics and Living Conditions”. Ro Media Publishing

House: Bucharest, Romania, 2002.

2. A nome dell’ILO e con la partecipazione della WASTE, la nostra

azienda Green Partner ha scritto una relazione sul lavoro minorile di

raccolta dei rifiuti e si è avvicinato a trattare questo problema a Cluj-

Napoca, in Romania. I risultati di questa ricerca assieme a cinque simili

resoconti effettuati in Cairo, Egitto; a Bangalore, in India; Bangkok,

Tailandia, e nella città di Quezon, Filippine, e una revisione del piano di

condotta nei quartieri generali di WASTE sono state usate per fornire una

valutazione strategica e consigli all’ILO sul modo migliore di affrontare il

problema dello sfruttamento dei bambini in questo settore.

3. Studio antropologico: Tienke Stolk-Noordhof. Recommendation

Report Pata Rat -In connessione con una ricerca per la laurea in

Antropologia culturale. Agosto 2001.

Interventi finanziati da donatori:

Educazione: Open Society Foundation, WASDAS, Medicine Sans

Frontiere, Phare ha finanziato il centro diurno

La scuola elementare Someseni No. 12

Nel 1996, un’organizzazione non governativa francese Medecins san

Frontieres (M.S.F.) ha proposto l’iscrizione dei bambini di Pata Rat in

classi speciali. La proposta dell’organizzazione incontrò, a quel tempo, una

Page 127: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

117

grande resistenza da parte delle autorità, della comunità locale, dai genitori

Rom, e della stessa scuola. Alla fine nel 1996 circa 40 studenti (di età tra i 9

e i 15) vennero iscritti alla scuola. Ad oggi 63 dei 475 studenti vengono

dalla comunità di “Pata Rat”. Questi studenti vengono iscritti in un sistema

di supporto scolastico, hanno un corso di studi adattato simile a quello

elaborato per gli studenti con difficoltà di apprensione. Dato che la maggior

parte dei bambini ha superato l’età scolastica quando vengono iscritti e

datele loro terribili condizioni a casa il giusto approccio è sembrato essere

un programma speciale che li aiutasse a mettersi in pari con gli altri

studenti.

Un modo attraverso il quale gli studenti e soprattutto le loro famiglie

vengono invogliati a frequentare la scuola è rendere subordinato alla

frequenza scolastica il sostegno economico ai bambini. Tuttavia, come

descritto in precedenza, la cifra per il sostegno ai bambini offerta dallo stato

è piuttosto esigua (5 euro) ogni mese. Un altro modo attraverso il quale la

scuola “minaccia” i genitori a mandare i figli a scuola è inviare a casa dei

mediatori, la polizia che minaccia di multarli (anche se, per quanto ne

sappiamo, non esistono ammende che possano essere imposte a chi non

manda i figli a scuola). Alcuni di coloro che raccolgono rifiuti nella

discarica, tuttavia, affermano che questo è il motivo per cui mandano i

propri figli a scuola.

Dopo dei negoziati tra la Open Society Foundation, la riluttante autorità

municipale e la scuola, è stata istituita una mezza pensione per gli studenti

provenienti dalla comunità di Pata Rat. Quindi dopo le lezioni, gli studenti

ricevono un pasto caldo e sono aiutati da un insegnante qualificato a fare i

propri compiti. Passano la mattina a scuola dalle 8 alle 12 tutti i giorni,

quindi alla pensione fino alle 5 del pomeriggio. Si pensa che studiando in

Page 128: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

118

queste condizioni, i bambini possano passare ai programmi normali in

tempo. Oltre ai pasti e all’aiuto nei compiti, hanno delle lezioni di igiene

personale anche grazie agli sforzi della fondazione Rom Wassdas che ha

ottenuto che la USAID finanziasse 4,500 USD specificatamente a questo

proposito coprendo i costi del sapone, degli spazzolini da denti e del

dentifricio. Inoltre, attraverso l’assistenza di diverse organizzazioni

internazionali, la scuola copre le spese dei libri e fornisce ciò di cui hanno

bisogno i bambini e talvolta essi ricevono aiuti come vestiti e cibo

attraverso la scuola.

Fondazioni come la Wassdas e talvolta la Open Society Foundation hanno

pagato un adulto della comunità per accompagnare i bambini all’andata e al

ritorno da scuola. Quest’uomo di fiducia e legato ai bambini è deceduto

questa primavera e finora non è stata trovata nessun’ altra persona che fosse

in grado di svolgere questo compito nella comunità.

Centro diurno“Wonderland”

Una più recente iniziativa comune della County Commission for the

Protection of Children’s Rights in collaborazione con il Cluj County School

Inspectorate, la Polizia de Cluj-Napoca, il Ministero per la Salute Pubblica,

le autorità locali, e alcune ONG è il progetto PHARE che ha finanziato un

179,000 Euro con cui è stato costruito un centro di assistenza diurno per

bambini dai 3 ai 6 anni della comunità di Pata Rat nell’area industriale di

Someseni.

Il centro di assistenza diurno ha iniziato a funzionare dal settembre 2003.

Anche se il centro ha una capacità di 30 bambini e nella comunità di Pata

Rat vi sono 45 bambini di età tra i 3 e i 6 anni, i capi del progetto hanno

Page 129: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

119

deciso di iscrivere al centro solo 14 bambini di 6 anni durante il primo anno.

Hanno deciso ciò per essere in grado di concentrarsi su questi bambini al

fine che questi ultimi fossero, per l’autunno 2004, in grado di frequentare

classi regolari con un programma normale.

In realtà “Wonderland” funziona come un asilo con un orario esteso. Così i

bambini passano le loro giornate lì ogni giorno dalle 9 alle 5. La loro

giornata inizia con una lezione di igiene personale seguita dalla colazione e

poi dalle attività educative. Prima di andare a casa fanno anche il pranzo.

Psicologi specializzati in formazione, 4 educatori, 2 assistenti sociali e 2

assistenti sono impegnati nel lavoro con i bambini nel centro.

Una volta finiti i fondi PHARE, la County Commission for the Protection of

Children’s Rights coprirà le spese del funzionamento del centro.

Fondazione di aiuto alle famiglie

La fondazione che sta avendo finanziamenti dai Paesi Bassi e dagli Stati

Uniti ha iniziato a lavorare con la comunità di Pata Rat dal lontano 1997.

Allora, le loro iniziative erano limitate ad insegnare alle persone principi

fondamentali d’igiene, ad offrire una guida spirituale, razioni alimentari,

medicinali e vestiti.

Dal 2000, la fondazione ha acquistato una casa nelle vicinanze della

comunità dove ha iniziato a tenere le masse e sono state avviate classi di

lettura e scrittura anche per gli adulti.

Più tardi, la fondazione per l’aiuto alle famiglie ha comprato una proprietà

proprio vicino alla comunità Rom che è più vicina alla discarica, e

dall’aprile 2003 ha costruito un edificio multi-funzione chiamato the “New

Life Education Center” dove tengono le masse, hanno un ambulatorio

medico e una classe. Oltre a continuare classi di scrittura e lettura per gli

Page 130: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

120

adulti, organizzano due volte a settimana attività ricreative per i bambini

(leggono e raccontano storie), una volta a settimana ognuno può avere un

pasto gratuito al centro, e una volta a settimana un dottore visita chiunque

abbia bisogno di cure mediche.

Un progetto importante della fondazione è stato quello di costruire un

edificio con delle docce a cui i raccoglitori di rifiuti potessero accedere in

maniera gratuita.

Attualmente la fondazione sta aiutando le famiglie nel costruire baracche di

legno in cui vivere al posto delle tende rattoppate che si sono costruiti da

soli con pezzi di legno, cartone e altri materiali.

Attività dell’ ILO

La Romania ha ratificato le seguenti convenzioni in materia di lavoro

minorile:

ILO Minimum Age Convention (no. 138) (convenzione per l’età

minima), 1973 nel 1975

ILO Convention on the Worst Forms of Child Labor (convenzione

sulle forme peggiori di lavoro minorile), 1999 nel 2000

Inoltre, nel 2001 la Romania ha ratificato i protocolli opzionali della

convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini in materia di vendita

dei bambini, prostituzione e pornografia infantile.

Nel giugno 2000 la Romania ha firmato un memorandum d’intesa con

l’ILO sulla base del quale è stata istituita una commissione direttiva

nazionale per l’eliminazione del lavoro minorile con la partecipazione

dell’autorità nazionale per la protezione e adozione dei bambini, il

Page 131: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

121

Ministero del lavoro e solidarietà sociale, il Ministero della salute e della

famiglia e il Ministero dell’educazione. Sono stati istituiti dipartimenti

speciali per il lavoro minorile nell’ambito dell’autorità nazionale per la

protezione e l’adozione dei bambini, il Ministero del lavoro e della

solidarietà sociale, l’ispettorato del lavoro ed è stato costituito un gruppo

consultivo nazionale sul lavoro minorile.

Dunque le seguenti istituzioni statali in Romania sono responsabili

dell’attuazione di politiche di protezione dei bambini nell’area del lavoro

minorile: l’Autorità Nazionale per la Protezione e Adozione dei Bambini, il

Ministero del Lavoro e Solidarietà Sociale, il Ministero della Salute e della

Famiglia e il Ministero dell’Educazione. Secondo le leggi rumene, ad ogni

bambino al di sotto dell’età di 15 anni è proibito lavorare, mentre i bambini

tra i 16 e i 18 anni possono lavorare qualora abbiano il consenso dei propri

genitori.

I programmi speciali volti all’eradicazione del lavoro minorile portati avanti

fino ad ora includono: accrescere la capacità delle comunità Rom di ritirare

I bambini Rom dalle strade e/o da lavori pericolosi in determinati settori;

addestrare gli ufficiali di polizia all’Ispettorato Generale ad agire contro le

forme peggiori di lavoro minorile; un programma integrato volto

all’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile in tre aree

metropolitane selezionate.

Per quanto riguarda il lavoro minorile di raccolta di rifiuti, non sono stati

sviluppati specifici programmi fino ad oggi. Tuttavia, poiché la maggior

parte dei bambini impegnati nella raccolta di rifiuti sono di etnia Rom,

possono essere stati inclusi in programmi rivolti alle comunità Rom che

indirettamente portano ad un loro minore coinvolgimento nelle attività di

raccolta di rifiuti.

Page 132: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

122

Auto-aiuto e organizzazioni politiche

Non possiamo individuare iniziative di tipo auto-aiuto o organizzazioni

politiche rivolte ai raccoglitori di strada o di discarica a Cluj-Napoca.

7. Problemi/ sfide con il sistema informale

Dal punto di vista delle autorità formali

- Problema maggiore: non riconoscono il sistema informale come un

settore che porta dei benefici all’economia della città e di

conseguenza non li vedono come partecipanti nel settore della

gestione dei rifiuti.

- Le autorità formali non considerano i raccoglitori di rifiuti come

lavoratori affidabili e partner. Secondo il loro punto di vista la vera

ragione per cui queste persone si occupano di raccogliere rifiuti è che

amino la propria libertà di scegliere le ore e i tempi di lavoro. Quindi

anche se a volte lavorano per 10-12 ore al giorno per lunghi periodi,

quando hanno qualche soldo, smettono di lavorare e si bevono tutto.

Dal punto di vista del settore informale ed i loro rappresentanti

- I raccoglitori di rifiuti vedono il proprio lavoro come molto

difficoltoso e ritengono che le autorità formali dovrebbero aiutarli ma

non in termini di equipaggiamento e condizioni di lavoro, piuttosto

con aiuti.

- Loro stessi non vedono il proprio lavoro come un qualcosa che

giovi all’economia e come attività che possa essere svolta

legalmente.

Page 133: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

analisi SWOT

Conclusioni: problemi chiave e opportunità

Il settore informale si trova ad affrontare numerosi problemi e ostacoli ma

forse il problema chiave emerso è l’emarginazione sociale. La maggior

parte di queste persone appartiene all’etnia Rom. I Rom sono fortemente

discriminati, soprattutto quelli che raccolgono i rifiuti. Il peggior lavoro

possibile è: rovistare nell’immondizia per soldi.

Le attività del settore informale sono redditizie. Se ci sarà modo di attrarre

Punti di forza

- bassi tassi di ingresso

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

123

- alta efficienza della

raccolta (come visto

dai fogli costo-ricavo)

-

Punti di debolezza

- Rischi per la salute

- nessuna sicurezza sul lavoro

- nessuna sicurezza

- I raccoglitori si guardano

reiprocamente come competitori

piuttosto che come colleghi di

lavoro e cooperatori

- Nessuna organizzazione

Opportunità Minacce

- Formare cooperative in

modo da aumentare

l’influenza

- la chiusura della discarica e la dispersione

delle comunità che vivono di raccolta di

rifiuti

- Migliorare le

condizioni di lavoro

- Iniziare un processo di

ammodernamento

- l’aumento della raccolta differenziata in

tutta la città in un sistema chiuso per

eliminare il frugare nei rifiuti

Page 134: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

124

l’attenzione e mobilitare le parti interessate al problema e se ci sarà un

futuro per il settore informale soprattutto in vista della modernizzazione, la

situazione di questo gruppo di persone o almeno di parte di esso, potrà

essere migliorata. La città è sul punto di scegliere soluzioni per la gestione

dei rifiuti. Fin d’ora questi lavoratori formali del riciclaggio sono lasciati

fuori dall’equazione, la programmazione avviene come se non ci fossero.

Tuttavia, poiché non sono ancora state scelte delle soluzioni, ora vi è una

maggiore flessibilità nel sistema delle leggi da concepire un possibile

scenario positivo rispetto a quando sarà stata scelta una soluzione per la

gestione dei rifiuti e arruolati gli operatori.

Page 135: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

125

Fonti e riferimenti

Individui e organizzazioni consultati o intervistati

Mr. Rufus Whynot, director, Family Aid Foundtion

Ms. Mirabella Popa Barna, field worker, social assistant, Family Aid

Foundation

Mr. Sorin Apostu, head of technical department, Cluj-Napoca City Hall

Mr. Stefan Lucaciu, chief of technical services, technical department, Cluj-

Napoca City Hall

Mr. Abrudan, vice-head of City Hall Police, Cluj-Napoca City Hall

Mr. Septimiu Sanmarghitan, director Environmental Protection Agency

Adriana Caprar, expert, waste management department Environmental

Protection Agency

Mr. Ioan Veres, director and associate of Brantner Veres SA, Sanitation

Company

Mr. Christian Lampl, manager of Brantner Veres SA, Sanitation Company

Ms. Andrea Gyorgy, marketing director of Brantner Veres SA, Sanitation

Company

Head of transport, Brantner Veres SA, Sanitation Company

Truck loaders and other workers of Brantner Veres SA, Sanitation

Company

Valean Vasile, director, VALMAX, Sanitation Company

Aurel Pop, general director, REMAT Recycling Company

Director of FALA Recycling Company

Page 136: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

126

BIBLIOGRAFIA

Piani di gestione dei rifiuti

National Waste Management Plan, NWMP, (2004) Ministry of

Environment and Waster, www.mmediu.ro

Draft Regional Waste Management Plan, RWMP (2006), Regional

Environmental Protection Agency, Cluj, www.arpmnv.ro

Implementation Plan for Directive 1999/31/EC on the Landfill of Waste

http://www.mmediu.ro/integrare/comp2/2_1_etapa2_eng.htm

Relazioni ufficiali

Annual Report on the State of the Environment in the County of Cluj, 2005

(2006), Environmental Protection Agency Cluj, www.apmcluj.ro

Environmental Indicators – Report for 2005, Cluj-Napoca Agency for

Environmental protection,

http://www.apmcluj.ro/rapoarte_factori_mediu/raport_2005.doc

Annual Statistic Report for the County of Cluj 2005, (2006), Statistical

Office Cluj Napoca

Studi

Stanev, Noemi et. al. Thematic Evaluation Report on Child Labor in

Scavanging (2004), Green Partners, study financed by the ILO

Tinneke Stolk Noordhof Uitsluiting bij de Roma van Dallas, august 2002,

thesis, Utrecht University

*****

Page 137: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

127

I Raccoglitori di Rfiuti del Cairo di Laila R. Iskandar, CID Consulting, Cairo, Egitto

1. Background

Il Cairo, con una popolazione stimata di 17 milioni, è una delle megacittà

del mondo. Produce giornalmente circa 14.000 tonnellate di rifiuti urbani.

Un terzo di questi – 4.500 tonnellate – è quotidianamente gestita dai

tradizionali raccoglitori di rifiuti/riciclatori che hanno organizzato già da

una cinquantina d’anni una raccolta porta a porta, regolare e quotidiana dei

rifiuti delle famiglie. Li trasportano nelle loro case nei sobborghi dei rifiuti

(intorno al Cairo ve ne sono cinque) e li dividono in materiali riciclabili

separati: carta, cartone, plastica, stoffa, vetro, latta, alluminio e cibo, ossa di

animali, ecc. Un totale di 40.000 persone sono impegnate – direttamente o

indirettamente – nella raccolta, trasporto, recupero, commercio e riciclaggio

dei rifiuti di un terzo delle famiglie della città.

I tradizionali raccoglitori e riciclatori di rifiuti del Cairo sono migrati da

circa 400 km a sud della città alla fine degli anni ’40 e all’inizio degli anni

’50 e ora vivono in comunità informali. Hanno fatto un accordo con i

waahis (delle oasi dell’Egitto) per rilevare l’attività di raccolta e di trasporto

dei rifiuti delle famiglie. I waahis si erano organizzati nella raccolta della

carta dalle case dei abitanti del Cairo dato che esisteva un mercato per

questa carta nei bagni pubblici della città e tra i tradizionali mercanti di foul

medammes (fave egiziane). L’accordo prevedeva che i raccoglitori

continuassero a consegnare la carta ai waahis, mentre potevano tenere a

Page 138: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

128

proprio beneficio il cibo e ogni altro materiale. Essendo contadini,

vedevano un profitto nel poter usare gli scarti alimentari per allevare gli

animali, mentre vendevano i metalli e la plastica che aveva cominciato ad

apparire nei rifiuti delle case negli anni ’50.

Fino al 1990, per raggiungere le case delle famiglie del Cairo si servivano

di carretti trainati da asini. Dal 1990 hanno cominciato a passare a mezzi

meccanici. Sebbene la decisione di passare ai camion sia stata imposta dalle

autorità, non fu data loro alcuna assistenza nel passaggio al nuovo sistema.

Non fu garantito alcun credito per assisterli nell’acquisto dei loro camion.

Non furono offerte né lezioni di guida né lezioni per comprendere i segnali

stradali o un minimo di arabo di base. Ciononostante, essi presero la

decisione strategica di aderire al nuovo sistema e inventarono strategie per

adattarvisi e continuare a operare.

2. Il settore tradizionale e informale – il più grande datore di lavoro in

Egitto per il trattamento dei rifiuti

Per capire questa gente e il loro lavoro, è essenziale una comprensione

approfondita dei differenti ruoli e funzioni dei raccoglitori tradizionali,

dell’evoluzione del loro lavoro da persone che volevano nutrire i propri

animali e che dei rifiuti vedevano soltanto la parte organica, all’attuale

complessa rete di relazioni e interazioni che si è consolidata. Hanno messo

in piedi collegamenti estremamente importanti con le industrie di

riciclaggio vere e proprie e sono diventati protagonisti nel trattamento dei

rifiuti della città del Cairo, anche se non viene riconosciuta ufficialmente la

loro importanza. Qui di seguito descriviamo questi ruoli:

Page 139: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

129

I raccoglitori tradizionali di rifiuti (zabbaleen)

I lavoratori tradizionali dei rifiuti raccolgono e riciclano l’85% di un terzo

dei rifiuti generati dagli abitanti del Cairo. Forniscono ai quartieri più ricchi

del Cairo un servizio porta a porta ad una tariffa minima pagata da famiglie

e istituzioni e senza costi per il Governo. Le industrie di riciclaggio nei loro

stabilimenti hanno sviluppato estesi legami in diverse direzioni in tutto il

paese con gli altri mercati sia informali che formali. Oltre a raccogliere i

rifiuti indifferenziati delle famiglie, acquistano anche quelli differenziati da

produttori sia commerciali che istituzionali, così come da piccoli depositi e

da intermediari. Questi materiali vengono venduti sia come prodotti finali

che come base per altre attività industriali su larga scala.

Intermediari e mediatori di compravendita

Questi vivono sia all’interno che all’esterno dei sobborghi ove si trovano le

discariche. Alcuni sono a loro volta stati raccoglitori di rifiuti e sono riusciti

a acquisire sufficienti capitali da comprare lo spazio per stoccare grandi

quantità di materiali da recupero.

Commercianti all’ingrosso di materiali da recupero

Questi comprano all’ingrosso dai piccoli commercianti che setacciano le

strade del Cairo e dagli intermediari che vivono nei sobborghi poveri delle

discariche. Sono venditori su larga scala, possiedono magazzini e spesso

sono specializzati in un unico tipo di materiale non organico.

Page 140: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

130

Botteghe e imprese di riciclaggio

Questi sono i luoghi dove i rifiuti riciclabili vengono trasformati in prodotti

finali riciclati o in materiali intermedi per ulteriori attività di riciclaggio. La

maggior parte sono prive di licenza, piccole, a conduzione familiare

all’interno dell’economia popolare. Sono quelle che acquistano i rifiuti

separati all’origine. La loro attività dipendono soprattutto dalle quantità di

rifiuti differenziati che riescono a comprare e quindi dalle dimensioni del

loro giro d’affari, che a loro volta, dipendono dai loro clienti nella catena

delle forniture alle grandi industrie.

3. Crescita delle imprese di riciclaggio

Le industrie di riciclaggio in Egitto sono cresciute, si sono diversificate e

sono aumentate di numero nel corso degli ultimi 20 anni. Gli anni ’80

hanno portato a una spinta verso gli investimenti nelle piccole botteghe di

riciclaggio in tutti i sobborghi del Cairo dove i raccoglitori tradizionali

vivono. Le iniziative per portare avanti questi sforzi sono state sostenute da

donatori e agenzie di sviluppo che operavano attraverso le ONG locali.

Dopo quella prima fase, ha preso il via la creazione di industrie di

riciclaggio ed è cresciuta fino a diventare per grandezza la seconda fonte di

occupazione di questi quartieri27. Mentre nell’economia globale tra il 1996

27 “Community and Institutional Development, The Informal Solid Waste Sector in Egypt: Prospects for Formalization.” Studio condotto dal C.I.D. per la Fondazione Ford e supportata dall’ Istituto per l’Educazione Internazionale (IIE). Ottobre 2000.

Page 141: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

e il 2000 la crescita economica era stagnante, l’economia informale del

riciclaggio è cresciuta enormemente.

Portiamo qui sotto come esempio il caso del sobborgo di riciclaggio di

Mokattam.

163228

100140

0 50 100 150 200 250

Number ofEnterprises

PercentageGrowth

Growth of Recycling Enterprises in Mokattam Recycling Settlement Cairo

1996-2000

1996 2000

La crescita delle industrie di riciclaggio nel settore informale è volata alle

stelle negli ultimi due decenni (Community and Institutional Development,

2000). Dal 1996 al 2000, il numero di botteghe nel sobborgo dei

raccoglitori di rifiuti di Mokattam è cresciuto del 40%. La media dei

lavoratori impiegati in ciascuna di queste botteghe era di 6 persone, il

numero massimo di 20 persone.

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

131

Page 142: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

©Norbert Schiller

Queste botteghe di riciclaggio si fondano sulla materia prima selezionata

dai raccoglitori di rifiuti e venduta dagli intermediari e hanno attirato

giovani disoccupati, non specializzati, da ogni parte della città e del paese.

La misura, lo scopo e le attività delle botteghe di riciclaggio varia. Alcune si

specializzano in un particolare momento del processo di riciclaggio, avendo

investito in un’unica macchina. Altre hanno investimenti maggiori e

svolgono un procedimento diversificato nel riciclaggio di alcuni tipi di

materie prime. Producono sia prodotti finali che prodotti semilavorati. I loro

clienti si trovano sia nel paese, che nella città, che nei mercati esteri (il PET

è esportato in Cina). I semilavorati vengono venduti a fabbriche più grandi e

spesso a grandi industrie sia all’interno che nei dintorni del Cairo, così

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

132

Page 143: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

133

come a quelle sparse per il paese, come la 6th of October, la 10th di

Ramadam, l’Alexandria e la Suez.

Un notevole numero di commercianti del settore formale è sempre più

attratto da questo mercato in espansione. Gli intermediari comprano su base

settimanale i materiali raccolti da raccoglitori di rifiuti. I commercianti di

Mokattam in genere sono specializzati in un unico tipo di materia, come il

vetro, i metalli o la plastica. In alcuni casi, sono ancor più specializzati e

puntano su alcune sotto-categorie di questi materiali, come le bottiglie di

plastica dell’acqua da riutilizzare o i contenitori di plastica compressa da

riciclare. Depositano questi materiali in magazzini sparsi nel quartiere. In

media, serve circa una settimana per accumulare quantitativi abbastanza

grandi da venderli ai commercianti provenienti da altri mercati del paese e

alle grande fabbriche. Hanno sviluppato una grande rete di clienti che si

fidano della loro provata abilità nel consegnare i materiali richiesti con

puntualità.

4. Forza lavoro

La maggior parte dei lavoratori del settore operano in situazioni non

registrate. La media dei lavoratori che operano in un’impresa di raccolta dei

rifiuti, cioè il raccoglitore di rifiuti, più i membri della sua famiglia che

lavorano senza essere pagati, più altri lavoratori che invece lo sono, che tutti

insieme lavorano nella raccolta nelle strade e nella selezione delle materie

prime, è di 7,4 persone.

Il numero medio di lavoratori nelle imprese commerciali è di 4.6 lavoratori

per impresa e di 6.7 in ciascuna delle botteghe di riciclaggio.

Page 144: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

La capacità di questo settore di creare lavoro non è raggiunta fino ad oggi

da nessun altro schema noto di creazione di posti lavoro.

Labor in the Informal Solid Waste Sector in Mokattam Settlement, Cairo2000

31%

36%

13%

20%

Garbage Collectors' Enterprises Recovery ProcessTrading Enterprises Recycling Enterprises

5. Un sistema basato e indirizzato dal mercato

In Egitto la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti è diretta dal mercato. La

crescita di imprese formali nel settore negli ultimi 10 anni evidenzia le

potenziali opportunità di investimento formale nel riciclaggio. La

documentazione sui mercati dove vengono commerciati i rifiuti non

organici indica gli aspetti concreti del settore del riciclaggio informale per

quel che riguarda i tassi di riutilizzo (80%), la creazione di posti di lavoro

(7.4 per tonnellata di rifiuti raccolti), i salari (i più alti nella città del Cairo

per forza lavoro non specializzata – 25 L.E. al giorno nel 2004), la risposta

al mercato, la differenziazione nella produzione, la crescita economica

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

134

Page 145: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

135

(40% in 4 anni), i meccanismi di finanziamento ed l’espansione di industrie

di sevizi secondari e di mercati che coprono l’intero paese.

6. La privatizzazione tramite le multinazionali al Cairo

Nel 2000 il Cairo ha messo sotto contratto delle compagnie internazionali

con l’incarico di gestire interamente il sistema integrato dei rifiuti. La città

è stata divisa in quattro zone: Est, Ovest, Nord e Sud e ciascuna è stata

messa a gara separatamente. Compagnie spagnole e italiane hanno vinto il

contratto in tre zone: Est, Ovest e Nord, mentre l’autorità comunale ha

creato una compagnia locale – la Cairo Cleansing and Beautification

Authority (CCBA) – per occuparsi della zona Sud. La CCBA, era stata

fondata agli inizi degli anni ’80 per riconoscere i raccoglitori tradizionali di

rifiuti (zabbaleen) e servire segmenti della città da loro ancora non coperti.

Questa agenzia produce ulteriori servizi come la manutenzione dei parchi,

la pulizia delle strade e l’illuminazione.

L’intento della privatizzazione tramite multinazionali era quello di

migliorare i servizi relativi ai rifiuti, introdurre tecnologie avanzate nel

settore, ricorrere a un meccanismo in cui al pubblico non fosse lasciata la

scelta di pagare per il servizio e proteggere la salute dei cittadini. E’ ora

chiaro che lo schema ha trascurato di una serie di importanti questioni

attinenti a quest’intento, e principalmente:

Il livello di vita di un gran numero di raccoglitori/riciclatori di rifiuti

attualmente impegnati nel servizio (40.000) – un elemento critico per

un’economia che soffre di alti tassi di disoccupazione, che cerca

Page 146: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

136

strategie di riduzione della povertà e schemi per la creazione di posti di

lavoro;

L’esperienza che i raccoglitori tradizionali di rifiuti avevano costruito

in mezzo secolo di commercio;

La natura basata e indirizzata dal mercato del sistema indigeno;

Il contesto di povertà della città del Cairo;

Le preferenze e le abitudini dei residenti/produttori di rifiuti;

La capacità di supervisione da parte dell’autorità di governo

responsabile del controllo e della gestione del contratto.

Sono emerse molte lezioni specifiche per il contesto del Cairo, ma molte

possono anche essere generalizzate alla gestione dei rifiuti nel più ampio

contesto dei paesi a basso reddito. Ad esempio:

Assenza di rispetto del contratto – una realtà di problemi per il lavoro e una

minaccia al livello di vita

Alle multinazionali viene richiesto di portare i rifiuti nei luoghi di raccolta

finali. Per far ciò hanno bisogno di avere una squadra di raccolta che non ha

un diritto acquisito nel riciclaggio dei rifiuti. Ciononostante, hanno

incontrato difficoltà nell’attrarre nuovi partecipanti a questo commercio a

causa dello stigma che lo qualifica. Non sono state capaci di assumere il

gran numero di raccoglitori che serviva per una grande città e perciò sono

state costrette a continuare ad affidarsi al servizio dei raccoglitori

tradizionali di rifiuti.

Page 147: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

137

I raccoglitori tradizionali di rifiuti nelle case restano la fonte principale della

forza lavoro per questo commercio. Tuttavia, ciò che li fa lavorare a bassi

salari, per lunghe ore e in difficili condizioni è il potenziale profitto

ottenibile attraverso i materiali riciclabili. L’Unità di Controllo del

Contratto della CCBA non multa le multinazionali per il persistere del

riciclaggio al livello delle abitazioni dei raccoglitori i tradizionali. Se lo

facesse, i raccoglitori tradizionali potrebbero smettere di lavorare o ri-

trovare strade di raccolta informale al di fuori delle multinazionali,

ricorrendo al loro consolidato rapporto con gli abitanti. Se accadesse la

prima cosa, ne conseguirebbe una diminuzione nella forza lavoro che

porterebbe a una città notevolmente più sporca di prima che ci fossero i

contratti con le multinazionali. Mentre, se si realizzasse la seconda ipotesi,

il caos e il non rispetto del contratto sarebbero accompagnati da ulteriori

privazioni per i raccoglitori tradizionali e da multe per le compagnie

internazionali.

I raccoglitori tradizionali portano ancora i rifiuti nelle proprie abitazioni e li

dividono manualmente. Nutrono i propri animali con la porzione organica e

vendono/processano/rielaborano la porzione di secco. Nell’invitare le

imprese internazionali, non sono stati proposti sistemi alternativi più evoluti

per permettere ai raccoglitori tradizionali di continuare a riciclare e alle

compagnie internazionali di collocare adeguate risorse umane per portar

avanti il lavoro.

La concorrenza per i rifiuti da parte degli rovistatori

Gli abitanti del Cairo erano abituati da oltre cinquant’anni a ricevere

quotidianamente un servizio porta a porta da parte dei tradizionali

raccoglitori di immondizia. Le compagnie internazionali, cercando sistemi

Page 148: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

138

di riduzione dei costi, hanno disegnato e creato dei punti di raccolta dei

rifiuti. La disponibilità di rifiuti in luoghi pubblici ha portato all’emergenza

di una nuova classe di operatori informali nel settore, che frugano nei

cassonetti cercando oggetti particolari da riciclare. Costoro vendono i rifiuti

non organici recuperati (cartone, plastica, metalli) agli intermediari che

possiedono i depositi. Questi a loro volta vendono a commercianti più

grandi e questi ultimi alle industrie del settore formale. Questo fenomeno

deriva dal contesto di povertà dei grandi agglomerati urbani ed è comune a

tutte le megacittà.

Ciò ha portato alla comparsa in città di centinaia di carretti trainati da asini

e a una situazione di mancanza di igiene intorno ai punti di raccolta dei

rifiuti dovuta all’immondizia sparsa dagli rovistatori. Nel 1990, in risposta

al crescente problema del traffico al Cairo e alla sua interferenza col

turismo, il governatorato del Cairo ha proibito ai raccoglitori tradizionali

(zabbaleen) di entrare in città con i carretti trainati dagli asini e li ha

obbligati a comprare dei camion. Nel 2004 la nuova schiera di rovistatori

emergenti ha cominciato a creare gli stessi problemi di prima del 1990 e

l’idea dei moderni servizi stranieri meccanizzati è stata sconfitta.

La risposta degli abitanti al nuovo sistema

Gli abitanti della città sono scontenti del servizio di punti di raccolta dei

rifiuti dato che risulta in una riduzione del precedente servizio quotidiano di

raccolta porta a porta. Inoltre, i contenitori e la raccolta sono non per ogni

palazzo, ma piuttosto ogni 3-4 palazzi. I cassonetti vengono buttati in giro

per l’isolato, rubati e gli accattoni spargono intorno l’immondizia.

Contemporaneamente, insieme alla riduzione nel livello del servizio, è stato

chiesto agli abitanti di pagare di più e i servizi di nettezza urbana sono stati

Page 149: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

139

caricati sulla bolletta elettrica. Molti hanno deciso di conservare il loro

raccoglitore tradizionale con un rapporto informale pagandolo come prima

della privatizzazione delle multinazionali, per evitare di portare giù fino a i

cassonetti i propri rifiuti da palazzi molto alti e di molti piani. Inutile a dirsi,

ciò ha portato a una scontentezza anche maggiore di questo sistema, dato

che adesso pagano due volte: una volta con la bolletta elettrica e la seconda

volta, anche se informalmente e volontariamente, al raccoglitore

tradizionale.

Il sistema dei luoghi fissi di raccolta dei rifiuti non ha avuto successo anche

perché spesso non sono sufficienti per la quantità di rifiuti prodotti. Gli

abitanti sono scontenti di avere i cassonetti vicino alle loro abitazioni per gli

odori che emanano e per le malattie che possono portare. Spesso mandano i

bambini a buttare l’immondizia e questo comporta che la depositino

accanto, piuttosto che dentro ai cassonetti. E quando i cassonetti non sono

abbastanza vicini alle abitazioni, gli abitanti lasciano i rifiuti dappertutto

nelle strade o nel primo spazio libero.

La capacità delle Autorità Locali nel controllare e far rispettare i contratti

Con l’avvento dei contratti internazionali nei servizi di nettezza urbana,

Alessandria e il Cairo hanno creato delle nuove Unità di Controllo per

monitorare e assicurare il rispetto del contratto. Queste unità sono nuove,

inesperte e prive di autorità. Attualmente, i ruoli dell’Unità del Cairo e di

quella della CCBA non sono chiari e spesso si sovrappongono. Le

compagnie internazionali si lamentano di venire multate per violazioni che

rientrano nei loro contratti e ritengono che l’Unità per il controllo del

Contratto non abbia sufficiente conoscenza dei contratti che esse hanno

firmato. Inoltre, la CCBA si arroga il ruolo dell’Unità di Controllo del

Page 150: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

140

Contratto mettendo in dubbio la sua capacità di crescere in competenza e

autorevolezza. Alcune Unità di Controllo non hanno neppure visto i

contratti o i piani di lavoro che si suppone debbano controllare. Di

conseguenza l’attività è frammentata, inefficiente e lascia le imprese

internazionali in balia di multe arbitrarie per atti che non sono in violazione

dei contratti.

7. Le preoccupazioni dei riciclatori informali dovute ai contratti

internazionali.

Perdita del lavoro

La preoccupazione principale dei raccoglitori tradizionali di rifiuti è la

perdita del lavoro e l’esclusione dall’industria del riciclaggio – l’unica fonte

per il sostentamento. Non sono interessati ad essere semplicemente una

squadra di raccoglitori, dato che ciò distruggerebbe la loro principale fonte

di guadagno – il riciclaggio – e l’esperienza acquisita nei decenni passati

nel corso di due generazioni. Il momento della separazione è quello più

efficiente nel riciclaggio dei rifiuti solidi. Se l’immondizia è distrutta

tramite la compattazione nel punto di raccolta, questo influisce

negativamente su tutta la catena.

Lo sfruttamento dei raccoglitori da parte degli intermediari

La base contrattuale su cui le multinazionali assumono i raccoglitori

tradizionali è nelle mani di pochi grandi intermediari che sono

Page 151: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

141

essenzialmente imprese di collocamento. Gli intermediari assumono molte

persone per raccogliere e trasportare i rifiuti nelle loro case dove continuano

a separare manualmente e a riciclare. Usano i propri camion, con o senza il

logo della compagnia, indossano le proprie uniformi, non usano

equipaggiamento protettivo e raccolgono i rifiuti casalinghi alla porta degli

appartamenti degli abitanti. La situazione attuale ha influito sulla

condizione dei tradizionali raccoglitori di rifiuti nella seguente maniera:

Ha aumentato la loro oppressione, dato che il prezzo per il servizio

va ora all’attività legale dei pochi più forti che pagano ai

raccoglitori una piccola parte di esso.

Pochi raccoglitori hanno perso i loro tradizionali percorsi, ma la

maggior parte continua a servire gli stessi clienti da molti anni e

offre un servizio regolare. Dove hanno perso il lavoro ciò è dovuto

ai portieri dei palazzi che ora offrono ai residenti il servizio di

portare l’immondizia dagli appartamenti ai cassonetti.

Per continuare a sopravvivere con i rifiuti, dato che i salari pagati

dalle multinazionali agli intermediari che procurano i lavoratori e

che li sfruttano non è sicuro che raggiungano i raccoglitori, i

raccoglitori tradizionali fanno concorrenza alle compagnie

multinazionali programmando i loro giri di raccolta prima di quelli

delle multinazionali.

Per integrare le diminuite quantità di rifiuti che raccolgono,

entrano in concorrenza con i nuovi accattoni frugando anche loro

nei cassonetti, finendo così per essere ridotti a diventare un

Page 152: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

142

disorganizzato gruppo di accattoni invece di una squadra altamente

organizzata di raccoglitori/riciclatori.

Mentre tradizionalmente avevano integrato il loro regolare giro per

le case con un analogo giro di raccolta di rifiuti

commerciali/istituzionali, hanno dovuto ora ingrandire di molto

quest’ultimo per raccogliere rifiuti separati all’origine da piccoli

negozi di alimentari, di materiali per stampanti, scuole, piccoli

laboratori di metalli, fabbrichette di abbigliamento, macellai, ecc.

8. Proposte di riorganizzazione

Dagli anni ’50 ai ’70, mentre il Cairo cresceva, i raccoglitori tradizionali di

rifiuti furono ripetutamente fatti traslocare dalle autorità in aree lontane

della periferia della città. Le politiche di allontanamento forzato sono un

vivo ricordo delle loro vite. Dalla metà degli anni ’70, si sono stabiliti nei

loro sobborghi e formano un anello di 5 insediamenti dei rifiuti intorno al

Cairo.

L’esperienza di Mokattam testimonia la fattibilità di investimenti finanziari

da parte della SME nel riciclaggio in Egitto, ma con un occhio alla salute

dei lavoratori e alla protezione dei consumatori.

Interventi programmati nel 1983 hanno portato alla creazione di piccole

industrie di riciclaggio grazie ai fondi di un prestito rinnovabile

amministrati da una ONG - Association of Garbage Collectors for

Community Development. Altri interventi pianificati tramite un’altra ONG –

la Association for the Protection of the Environment – hanno dimostrato che

si possono istituire imprese “pulite” di riciclaggio fondate su rifiuti separati

Page 153: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

143

all’origine (stracci e carta). La separazione all’origine dei rifiuti casalinghi è

stata sperimentata in due quartieri del Cairo nel 1994 e si è dimostrata

realizzabile 28. I risultati della ricerca sono stati utilizzati in un nuovo

modello dimostrativo attivato nel 1998, nella città di Nuweiba, Sud Sinai e

ancora oggi proseguono sotto gli auspici di una terza ONG - Hemaya (EU/

Social Fund for Development of Egypt).

Attualmente, i raccoglitori tradizionali del Cairo stanno cercando di

realizzare la raccolta differenziata dei rifiuti casalinghi divisi tra umido e

secco. L’esperienza egiziana dimostra che questo è il modo più efficace di

effettuare quest’intervento. Ma si sono dovuti fermare perché aspettano la

garanzia di ottenere la porzione non organica dei rifiuti e mantenere il loro

sostentamento tramite riciclaggio. Ciò non è garantito perché i contratti

internazionali stabiliscano che i rifiuti appartengono alle compagnie

multinazionali. Finché questo problema non avrà trovato una soluzione, la

situazione attuale resterà irrisolta.

Perché l’impresa produttiva del riciclaggio possa esistere è

necessario che l’intervento pubblico supporti il lavoro dei riciclatori,

che debbono poter accedere alle risorse riciclabili.

Fare contratti di gestione dei servizi di nettezza urbana con

multinazionali o compagnie nazionali del settore, richiede di stilare

contratti che abbiano una visione precisa di ciò che è giusto. I contratti

devono garantire che il valore aggiunto del lavoro dei poveri verrà

28Assaad, Marie and Moharram, Ayman. Final Report on the Separation-at-Source Scheme

As Implemented by the Association for the Protection of the Environment. Submitted to the Ford Foundation, January 1995

Page 154: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

144

protetto, dato che è la loro unica fonte di ricchezza, i poveri non hanno

altro che il loro lavoro per costruire un commercio e una qualità della

vita. Quando i contratti vengono scritti in modo da avere come

obiettivo soltanto l’eliminazione dei rifiuti dai paesi e dalle città, danno

un colpo tremendo a persone che vivono un’esistenza marginale fatta

del proprio lavoro.

La creazione di posti di lavoro nel settore dei rifiuti deriva

dall’appropriata tecnologia usata dai poveri nella raccolta e nel

riciclaggio. La separazione manuale e le macchine semplici rendono il

settore una fonte dinamica di lavoro e guadagno. Il compattamento dei

rifiuti e la separazione meccanizzata distruggono il valore della risorsa

di base e la qualità della vita dei lavoratori.

L’intero settore è indirizzato dai mercati sviluppati dagli operatori

informali di rifiuti. Le politiche devono avere l’obiettivo di proteggere

gli aspetti di mercato del commercio, piuttosto che burocratizzarsi in

modo da avere un minor numero di operatori e un maggior numero di

mercati privi di reattività.

Un lavoro decente è un diritto di ogni individuo, inclusi i poveri,

gli analfabeti e i non specializzati. I riciclatori dei rifiuti debbono essere

protetti dal pericolo per la salute derivante dalla separazione dei rifiuti

misti. Ciò si può ottenere con misure politiche che portino a una

separazione all’origine dei rifiuti in due componenti soltanto – umido e

secco – da parte delle famiglie e dei produttori di rifiuti commerciali e

istituzionali.

Page 155: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

145

Sfratti e traslochi forzati di lavoratori dei rifiuti comportano serie

implicazioni negative sulla popolazione, il livello di vita e l’ambiente.

Piuttosto che cercare di cacciare i lavoratori dei rifiuti dagli attuali

quartieri, si dovrebbe cercare di migliorare le loro condizioni di vita, i

loro metodi e il loro commercio. Il settore offre abbondanti opportunità

per l’educazione degli adulti e il lifelong learning nelle aree della

salute, del credito, del diritto, delle capacità professionali e tecniche,

dell’organizzazione comunitaria, degli affari e così via.

Se non vengono deliberatamente disegnate e osservate le misure

sopradescritte, allora diventerà sempre più difficile superare il gap tra chi ha

e chi non ha e la rapida urbanizzazione farà crescere un numero sempre

maggiore di persone marginalizzate che saranno costrette a vivere ai

margini della società come accattoni operanti in condizioni subumane. La

questione impone una revisione delle politiche sulla gestione dei rifiuti nei

paesi non industrializzati, un più stretto dialogo con i gruppi locali collegati

ai riciclatori tradizionali e una riforma dei sistemi della gestione dei rifiuti

nel Sud del mondo basata su un sistema centrato sulle persone, costruito

socialmente e socialmente responsabile per la pulizia dei paesi e delle città.

*****

Page 156: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

146

“Riuso ed Economie Popolari in Europa: il caso

studio di Roma” di Pietro Luppi – Responsabile Centro di Ricerca Occhio del Riciclone

Aziendalismo ed economia popolare: due modelli a confronto

Fino a qualche decennio fa in Europa (come oggi in America Latina, Africa

e Asia), la differenziazione degli scarti funzionava solo grazie alle

economie informali e popolari. I materiali faticosamente raccolti venivano

venduti al peso per essere riciclati nelle industrie di allora, oppure, nel caso

delle merci riusabili, distribuiti direttamente nei mercatini delle pulci o nelle

botteghe rigattiere. Ieri in Europa come oggi in altri continenti, questo

sistema era caratterizzato da una difficoltà tecnica fondamentale: la

separazione “a valle” dei materiali. Ovvero la divisione degli stessi in un

momento successivo al conferimento, che avviene in maniera indistinta.

Frugare in un mucchio di scarti indifferenziati é un’operazione lunga e

faticosa: che lo si faccia su un marciapiede o presso una discarica non

controllata, presso una cantina o in occasione di uno sgombero locali.

Quando poi gli operatori sono specializzati solo in un singolo materiale, il

lavoro di selezione é solo parzialmente efficace e per essere esteso all’intera

gamma dei materiali riutilizzabili, deve essere ripetuto da più operatori sullo

stesso stock indifferenziato. La differenziata a valle, in ultima analisi, é

poco efficiente e per arrivare a livelli soddisfacenti (in alcune zone di Cairo

Nord gli “Zabbaleen” differenziano l’80% degli scarti) richiede livelli

Page 157: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

147

complessi di organizzazione e articolazione, con costi di transazione

(sopratutto di energia umana impiegata) troppo elevati rispetto ai benefici.

Oltre alle difficoltà propriamente tecniche, il sistema della separazione a

valle presenta inconvenienti dal punto di vista igienico: pelle e vie

respiratorie di chi rovista sono esposti a patologie di ogni tipo; questo

accade in seguito alla presenza nell’indifferenziato di organico marcito ma

anche per le polveri accumulate su beni stoccati in luoghi sudici.

Ci sono poi difficoltà legate allo status: il microimprenditore che si dedica a

raccogliere scarti é quasi sempre informale e pertanto non gode di nessun

diritto. Questo lo colloca in fondo alla scala sociale e spesso il suo lavoro

non viene percepito come tale da coloro che sono invece “ben integrati”.

L’Europa ha vissuto un forte ridimensionamento delle economie popolari

del riutilizzo da quando le aziende d’igiene urbana (presenti in varie forme

fin dall’antica Grecia) hanno iniziato a occuparsi anche della differenziata

oltre che della raccolta indistinta e dello spazzamento. Da quel momento

l’istituzione di campane antirovistamento o della raccolta domiciliare ha

reso impraticabile i sistemi tradizionali di raccolta popolare, lasciando ai

settori informali solo cantine e cassonetti stradali, ricchi di merci riusabili

ma poveri di frazioni riciclabili da rivendere al peso.

Ma un duro colpo alle economie popolari del riutilizzo veniva già prodotto

da altri elementi; uno di questi é stata la crescente messa in sicurezza delle

discariche, che fino a qualche decennio fa erano popolate di operosi

rovistatori in grado di selezionare ampie gamme di materiali. I rovistatori

sono stati gradualmente espulsi. Fino al 1964 nello scarico di Rottole,

vicino a Milano, 500 famiglie di spazzini vivevano facendo la “prima

cernita”di ben 36 tipologie merceologiche differenti. Negli stessi anni la

Page 158: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

148

discarica di Roma ospitava allevamenti di porci che si nutrivano dello scarto

organico; la retribuzione dei guardiani degli animali consisteva nel

permesso di rovistare minuziosamente nella montagna indifferenziata di

scarti.

Nel caso italiano la raccolta differenziata ufficiale e “a monte” inizia in

seguito al Decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, ma

riesce ad avere un forte impulso solo a partire dal 1997, quando il Dlgs

22/97 (Decreto Ronchi) stabilisce soglie minime di differenziata29 e,

sopratutto, istituisce consorzi obbligatori di filiera30 incaricati di avviare le

frazioni differenziate alle filiere industriali del riciclo. A oggi in Italia si

separa circa il 20% dei materiali; dell’ 80% dei rifiuti rimanenti, la maggior

parte continua a finire in discarica. In altri paesi, grazie a politiche più

efficienti (attuate grazie a una maggiore volontà politica e a una minore

presenza di ecomafie) si é potuti arrivare a ben altri livelli. Il capofila della

differenziata in Europa é la Germania, che sfiora il 60% di rifiuti

differenziati. Trascinata dalle direttive europee, presto o tardi anche l’Italia

potrebbe avvicinarsi a questi risultati: le discariche messe in sicurezza

secondo i parametri comunitari diventeranno troppo costose, e l’anomalia

dei contributi per le energie rinnovabili dirottati agli inceneritori é difficile

da difendere.

29 Ancora non raggiunte nonostante nella Finanziaria 2007 gli obiettivi siano stati alzati ulteriormente 30 I sei consorzi di filiera (Comieco, Rilegno, Corepla, Coreve, Cial e CNA) sono coordinati dal Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI), il quale smista i soldi dell’Ecotassa imposta a tutti i produttori e distributori di imballaggi. I consorzi di filiera sono obbligati ad acquistare dai Comuni le frazioni differenziate di Rifiuti Solidi Urbani e a corrispondere l’extracosto tra raccolta indifferenziata e raccolta differenziata.

Page 159: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

149

Ma torniamo all’economia popolare. In che misura il nuovo modello di

gestione dei rifiuti può garantire il medesimo livello di impiego di quello

precedente? Su questo argomento non esistono stime puntuali, ma di certo il

“blindamento” del ciclo dei rifiuti, nei paesi dove é avvenuto, ha prodotto

l’espulsione di milioni di lavoratori da questo settore. Laddove il modello

blindato ha implementato politiche serie di differenziata come il porta a

porta spinto si sono potuti introdurre sistemi “labour intensive”; ma l’alto

livello di meccanizzazione delle fasi successive alla raccolta non consente

comunque il pareggio con il sistema precedente, dove l’intero lavoro di

selezione veniva fatto “ a mano”.

Senza dubbio ci troviamo di fronte a due modelli opposti che sono in

rapporto tra loro secondo una dinamica che non appartiene solo al settore

della raccolta e del riutilizzo dei materiali, bensì all’economia in generale in

base a un processo generalizzato. Tale processo, secondo una diffusa

visione determinista, rappresenta la transizione verso la modernità.

Agricoltura di autosussistenza che diventa agricoltura aziendale;

ottimizzazione del lavoro che provoca eccedenza di manodopera, indotta

così a migrare nei centri urbani per essere impiegata nelle manifatture e

nelle industrie. Un fenomeno che inizia nell’ Inghilterra del XVIII secolo e

che prosegue tuttora con forza nei paesi del Sud del mondo, continuando a

produrre una tendenza finora ininterrotta che nel 2007 ha portato la

popolazione mondiale urbana a superare quella residente nelle aree rurali.

Page 160: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

150

Spesso l’economia popolare del riutilizzo nasce sull’onda di questo

processo, e sembra a volte esserne un sottoprodotto: i migranti dalla

campagna non trovando impiego nelle attività produttive delle città danno

vita ad attività microimprenditoriali che non necessitano né di capitali né di

investimenti iniziali. Un’eccedenza dell’eccedenza. Questa dinamica, ben

viva nel Sud del mondo, non é più la stessa nei paesi del Nord, i quali da

qualche decennio vedono una nuova impennata dei raccoglitori informali,

questa volta dovuta non alla migrazione interna dalle campagne, ma ai

flussi migratori provenienti dai Balcani, dall’Europa dell’Est, dal

Nordafrica e dall’America Latina. Le eccedenze di manodopera dei paesi

del Sud migrano in paesi più ricchi per diventare manodopera per

l’agricoltura, per l’edilizia, per la manifattura, o per svolgere servizi

precedentemente garantiti dalle fasce deboli locali (ad esempio il lavoro di

colf). L’eccedenza di questa eccedenza diventa spesso economia informale,

e una parte di essa si dedica alla raccolta e al riutilizzo degli scarti.

Spesso si può osservare con chiarezza (sia nei paesi del Sud che nei paesi

del Nord) che quando l’eccedenza dell’eccedenza non trova spazio in

economie informali ma oneste, allora l’unico sbocco rimane la

microcriminalità. Nel corso delle manifestazioni dei rovistatori di

cassonetto tenutesi a Roma nell’Ottobre e nel Novembre del 2007, molti

operatori rom dichiaravano esplicitamente che essendo stati chiusi tutti i

mercatini delle pulci informali sarebbero stati costretti a praticare il furto;

scelta obbligata almeno nel medio termine non essendo agevole l’accesso al

mercato del lavoro. L’esempio preso non é che uno tra gli innumerevoli

Page 161: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

151

indici che mostrano come la microcriminalità si sviluppi laddove sono

assenti altre alternative per la sopravvivenza.

In Europa siamo abituati a considerare l’economia informale un fenomeno

marginale per quanto molto visibile; ad accentuare una percezione di

“lontananza” contribuisce il fatto che questi settori impiegano sopratutto i

migranti e fasce alle quali non viene riconosciuta pienamente la

cittadinanza, né a livello giuridico né a livello sociale. Secondo una

proiezione compiuta da Ares nel 2007 i lavoratori informali italiani

sarebbero 800.000 (l’1,5 % della popolazione).

Nei paesi del Sud del mondo il settore informale assorbe invece in molti

casi più del 50% degli occupati, e a essere priva di vera cittadinanza (anche

se questa é giuridicamente riconosciuta) é spesso la maggioranza della

popolazione. In questi paesi non sono infrequenti quote di raccoglitori

informali di scarti che arrivano fino al 2-3% della popolazione totale.

In Europa le percentuali di raccoglitori sono molto più esigue, ma il numero

dei raccoglitori sta nuovamente crescendo, e a un ritmo molto rapido. Ogni

grande città europea ospita oggi diverse migliaia di rovistatori.

La grande maggioranza di essi non é più impiegata nella raccolta di

materiali per il riciclo, come avveniva in passato in Europa e come continua

ad avvenire nei paesi del Sud: oggi in Europa si raccoglie sopratutto per il

Riuso, ovvero per il riutilizzo non industriale dei materiali. Il Riuso, che

popolarmente viene spesso confuso con il Riciclo, é il recupero delle cose

che possono essere ancora usate così come sono: un comodino rimane un

Page 162: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

152

comodino e viene commercializzato come tale, un libro viene raccolto e

rivenduto in quanto libro, eccetera.

Mentre la raccolta delle frazioni da riciclare industrialmente é stata

monopolizzata dalle aziende di igiene urbana sotto pressione dell’industria

affamata di materie prime seconde, la raccolta di merci usate é rimasta in

mano all’economia popolare. Mentre il settore economico di riferimento

della materia prima seconda é l’industria dei grandi capitali, lo sbocco del

Riuso é la microimpresa dell’usato, dai rigattieri agli operatori dei mercati

delle pulci: un arcipelago, quest’ultimo, che rimane prevalentemente

informale dal suo primo anello (la raccolta) fino all’ultimo (la

distribuzione).

Per la filiera del Riuso la logica determinista della ”transizione alla

modernità” non sembra funzionare molto: la domanda finale dell’usato é

lontana dalla saturazione e il settore sembra in grado di autotrasformarsi e

di espandersi tanto indefinitamente quanto caoticamente. Si rifiuta di

decadere e sembra anzi ben proiettato verso un proprio futuro. A

minacciarlo non é la dinamica del mercato bensì ostacoli esterni a

quest’ultimo, come la repressione e l’impossibilità di accedere allo spazio

pubblico.

Sia nel Nord che nel Sud del mondo convivono quindi due modelli di

gestione ambientale, anche se con proporzioni differenti. Il primo modello é

caratterizzato da disarticolazione, precarietà e inadeguatezza igienico-

sanitaria, ma garantisce un fondamentale ruolo di assorbimento sociale ed

economico. Il secondo modello é articolato ed efficiente ma non può

Page 163: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

153

sostituire il ruolo sociale ed economico del primo; mentre offre materie

prime seconde all’industria, nega le merci riusabili al settore dell’usato.

Il primo modello é in auge nel Sud del mondo e viene minacciato dalle

tendenze “modernizzatrici”; il secondo modello é in auge nel Nord ma non

riesce a scalzare alcuni settori che nonostante tutto godono di ottima salute.

La necessità di una sintesi sembra ovvia; ancor prima che frutto di

considerazioni tecniche, questa sintesi potrebbe essere il frutto di dinamiche

obbligate. A Città del Messico gli eredi del Rey de la Basura Rafael

Gutierrez Moreno gestiscono un esercito di decine di migliaia di

pepenadores, che sommati al resto dei raccoglitori informali rappresentano

un blocco sociale ed economico molto difficile da scalzare con politiche

modernizzatrici classiche. In Sudafrica e in India, ugualmente, chi vuole

introdurre il modello occidentale di raccolta differenziata deve fare i conti

con sindacati molto potenti. Anche quando la rappresentanza sindacale non

é articolata al punto da fare pressione cosciente, spazzare via i settori

informali del riutilizzo rischia di incrementare la “guerra sociale” prodotta

dal proliferare della microcriminalità. D’altronde uno Stato che voglia

definirsi moderno é ormai obbligato a dotarsi di una gestione organizzata

dei rifiuti, e in presenza di uno sviluppo industriale rendere trasparente ed

emerso il meccanismo di raccolta della materia prima seconda diviene un

imperativo. Per queste ragioni molte amministrazioni locali iniziano a

cercare una via di mezzo tra i due modelli, e la legislazione colombiana si é

posta all’avanguardia con un decreto (il 1501 del 2003) che stabilisce che

gli amministratori locali colombiani devono introdurre la raccolta

differenziata a partire dai recicladores de calle.

Page 164: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

154

In Europa e Stati Uniti invece il fenomeno non viene riconosciuto dalle

istituzioni, e le uniche politiche attuate sono repressive e mirano a

distruggere tutti coloro che mettono in discussione il regime di monopolio

assoluto delle aziende di igiene urbana. Dalle azioni contro chi rovista nei

cassonetti fino al rifiuto di cedere spazio pubblico, che costringe gli

operatori dell’usato a permanere in condizioni di precarietà assoluta. Ma

l’emergenza sociale dovuta alla naturale pressione dei flussi migratori sui

paesi del Nord sta generando un’estensione del fenomeno di tali

proporzioni che renderà ineludibile la salvaguardia di queste sacche di

assorbimento sociale. Sperando che il passaggio intermedio prima di

cercare soluzioni di sintesi non sia, come avvenuto in America Latina, la

politica della “Limpieza social” e degli squadroni della morte...

IL CASO STUDIO DI ROMA

I rovistatori di cassonetto, Porta Portese e gli Antiquari

Roma ospita almeno 2300 microimprese dell’usato fondate

sull’approvvigionamento di “rifiuti” o “rifiuti in potenza”31. Per “rifiuti in

potenza” intendiamo tutti quegli scarti che vengono acquisiti dalla

microimpresa prima di entrare ufficialmente a far parte del flusso dei Rifiuti

Solidi Urbani; di questa categoria fanno parte le merci riusabili raccolte

dagli svuotacantine e in generale da chi offre il servizio di sgombero locali.

Gli individui conivolti nel lavoro delle microimprese secondo un stima

31 Vedere “Impatti occupazionali di un Riuso sistemico nella città di Roma”, Occhio del Riciclone 2008; pag.59

Page 165: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

155

prudenziale sono almeno 400032. La cifra salirebbe di qualche centinaio di

unità se oltre agli ambulanti includessimo anche tutte le botteghe di

rigattiere e i negozi in conto terzi.

Tra rifiuti e rifiuti in potenza si possono individuare, in maniera consistente,

materiali classificabili in macrocategorie merceologiche quali l’oggettistica,

l’arredamento e gli articoli per la casa, gli elettrodomestici e gli accessori

d’ufficio, l’elettronica (con una netta prevalenza di tv e computer), il

cartaceo (libri, fumetti e riviste), musica e video (cd, audiocassette e

videocassette, dvd), i materiali e gli accessori per l’edilizia, la falegnameria

e gli interni.

All’interno di queste categorie é presente una quota significativa di pezzi di

antiquariato, modernariato e collezionismo.

Il settore che assorbe queste tipologie di beni usati é variegato e composito,

e per questo motivo é utile dividerlo in almeno 4 macrocategorie scelte in

funzione dei beni trattati:

1) Operatori che trattano beni indifferenziati a basso costo (I)

2) Operatori che trattano beni specifici a basso costo (SB)

3) Operatori che trattano beni specifici ad alto costo (SA)

Gli operatori I sono quelli che maggiormente hanno contatto con il flusso

dei rifiuti e con i rifiuti in potenza, e sempre più spesso sono la fonte di

approvvigionamento per le altre due categorie di operatori, gli SB e gli SA.

Gli operatori I si distinguono dagli altri due gruppi perché non sono

monomerce. Nella categoria I rientrano tutti gli operatori che trattano

oggetti non d’epoca ma anche merci specifiche (abbigliamento, libri usati,

32 Idem

Page 166: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

156

antiquariato, modernariato, collezionismo, ecc...), che però vengono esposte

e vendute assieme ad altre merci. Gli operatori I si approvvigionano dai

cassonetti, dalle cantine e in generale selezionando merci dallo sgombero di

locali. Sono prevalentemente abusivi e oltre il 70% di loro lavora a lato dei

mercati rionali (1639 microimprese). Il rimanente 30% lavora presso i

mercatini “low cost” (come lo storico mercato di Porta Portese, i mercatini

dell’usato spontanei, i mercatini dell’usato Rom e i cosiddetti“mercatini del

baratto”) e in misura minore presso i mercatini “high cost.

Gli SB e i SA sono monomerce e si distinguono tra loro fondamentalmente

per i prezzi offerti al pubblico. Il maggiore prezzo della merce venduta dagli

operatori SA non necessariamente comporta una maggiore qualità rispetto a

quella trattata dagli SB. Anzi, come abbiamo accennato sopra, spesso le

merci hanno origine nei cassonetti e nelle cantine frequentati dagli operatori

I.

Gli ambulanti del gruppo SB sono presenti solo nei mercatini “low cost”, e

la grandissima maggioranza di essi lavora in stato di abusività presso il

mercato di Porta Portese. Anche se in misura nettamente inferiore agli

operatori I, si approvvigionano anch’essi direttamente da cassonetti e

cantine. Ma l’accesso a queste fonti di approvvigionamento avviene più di

frequente attraverso intermediari del gruppo I.

Gli ambulanti SA lavorano quasi solo nei “mercatini high cost”,

manifestazioni che a Roma come nel resto d’Italia sono in forte

proliferazione. Solo raramente gli operatori SA attingono in maniera diretta

ai flussi di rifiuti o ai “rifiuti in potenza” ma spesso acquistano beni

provenienti da tali fonti avvalendosi dell’intermediazione di altri operatori.

Gli ambulanti SA si distinguono dai negozianti della stessa categoria

Page 167: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

157

prevalentemente per le dimensioni delle merci che espongono. Mentre

l’ambulante SA espone fondamentalmente oggettistica di piccole e medie

dimensioni, il negoziante SA (l’antiquario classico) espone anche mobili e

oggetti di grandi dimensioni.

I tre grandi gruppi di operatori che abbiamo elencato sono a loro volta

suddivisi in gruppi che hanno dinamiche spesso molto differenti tra loro.

Non solo: l’estrema disomogeneità delle filiere dell’usato consentirebbe,

all’interno dei vari gruppi che compongono ognuno dei tre grandi gruppi

che abbiamo identificato, l’individuazione di ulteriori sottogruppi

caratterizzati da un ingente numero di sottodinamiche.

Il seguente schema indica le principali categorie di operatori che

compongono ciascuno dei tre gruppi.

Gruppo I

• Ambulanti

• Ambulanti abusivi

• Negozianti

• Negozianti in conto terzi

Gruppo SB

• Ambulanti

• Ambulanti abusivi

• Negozianti

Gruppo SA

• Ambulanti

Page 168: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

158

• Negozianti

Il fatturato del settore dell’usato romano é di quasi 50 milioni di euro

annui33: la soglia di fatturato che i parametri europei indicano per definire

una Grande Impresa. Di certo si tratta di una Grande Impresa “labour

intensive”, dato che secondo gli stessi parametri europei la soglia minima di

persone impiegate associata a questo livello di fatturato é di 250 a fronte

delle almeno 4000 persone impiegate dal settore dell’usato romano.

L’abusivismo contribuisce al fatturato di questa Grande Impresa con quasi

30 milioni di euro.

Un mercato in boom che lotta per sopravvivere

Strano a dirsi, ma il settore dell’usato romano, nonostante viva un vero e

proprio boom, a causa dell’abusivismo forzato deve lottare per la sua

sopravvivenza. I mercatini delle pulci rom, quelli più riconducibili alle

attività del rovistare nei cassonetti, sono potenzialmente in fortissima

espansione, ma i blitz dei vigili urbani e l’assenza di disponibilità nella

cessione dello spazio pubblico toglie a questo settore gli spazi vitali di

sopravvivenza. L’incidenza dell’abusivismo tra gli ambulanti é dell’83%:

quasi la totalità del settore. Ma in realtà la sommersione rasenta il 100% se

si considera sommerso il settore di coloro che fingono di essere amatori

mentre in realtà sono professionisti.

Gli ambulanti dell’usato vivono l’abusivismo come un impedimento e

un’ossessione. L’incubo delle multe (sempre più salate), degli sgomberi e

33 Vedere “Impatti occupazionali di un Riuso sistemico nella città di Roma”, Occhio del Riciclone 2008; pag.62

Page 169: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

159

del sequestro delle merci inculca negli operatori un senso di clandestinità

che per molti di essi, in assenza di alternative e spazi di legalità, si è

tramutato ormai da tempo in frustrazione, disperazione e totale sfiducia

nelle istituzioni.

L’Associazione Porta Portese, che rappresentando oltre la metà degli

operatori dell’usato dello storico mercato di Roma è la principale

associazione di categoria degli ambulanti dell’usato della città, in una lettera

aperta del 2004 all’allora Assessore al Commercio del Comune di Roma

Daniela Valentini descrive efficacemente il problema. Riportiamo alcuni

stralci della lettera:

“L’obiettivo delle nostre battaglie è il riconoscimento pieno della nostra

attività di operatori da parte della pubblica amministrazione, e l’uscita

dallo stato di precarietà che la condizione di abusivismo oggi, nostro

malgrado, c’impone”.

“ i problemi che scaturiscono dal mancato riconoscimento del mercato di

Porta Portese da parte dell’amministrazione vanno da quello immediato e

concreto di una sanzione da 5000 euro che riguarda i due terzi abbondanti

del mercato, a quello del quotidiano domenicale il cui tessuto connettivo

del mercato è costretto ad una salvaguardia continua da comportamenti

criminali e sociopatici diffusi, a quello più generale che sta

nell’impossibilità oggettiva di poter fare del proprio lavoro un progetto di

vita”.

“l’esigenza e l’urgenza di riconoscimento e riqualificazione del mercato,

dovuta a una serie di concause che stanno erodendo proprio quei settori

più vivaci del mercato, caratterizzati dalla vendita di merci usate, che

Page 170: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

160

conferiscono al mercato il suo tratto storico distintivo. Elenchiamo le

principali.

A fronte dell’ormai stabilizzata esplosione dei mercatini dell’usato, manca

una disciplina del settore che prenda atto e conferisca legalità e dignità ad

una pratica commerciale ormai diffusa e strutturale nella formazione del

reddito di migliaia di operatori, che sono costretti ad operare nell’ombra o

a fingersi venditori saltuari, per obbedire alla normativa che riconosce solo

il carattere hobbistico e amatoriale di questi lavori. Questa mancanza di

regole finisce per deprofessionalizzare un’attività sempre più diffusa e

sempre meno amatoriale, viste le attuali condizioni del mercato del lavoro e

data la continua perdita d’acquisto dei salari, e fornisce occasioni di

speculazione sul bisogno di reddito altrui da parte degli organizzatori dei

mercatini domenicali. In particolare, questo vuoto legislativo aggrava la

condizione di precarietà sopratutto di quegli operatori che operano con

maggior grado di continuità:è la situazione degli operatori di Porta

Portese, che pagano lo scotto ele sanzioni dell’essere maggiormente esposti

alla più larga dimensione pubblica del fenomeno.

Il meccanismo concorrenziale tra mercatini domenicali contribuisce altresì

alla fuga di una discreta parte di operatori verso luoghi dove l’escamotage

dell’essere venditori per hobby fornisce un sistema di copertura paralegale

della propria attività: questo processo, lungi dall’essere una pratica di

massa, è preoccupante nella misura in cui erode lo zoccolo duro di

operatori che tiene viva la tradizione più carateristica del mercato, e a

lungo termine, se si insiste con una politica di laissez-faire nel settore, può

di fatto stravolgere e snaturare il delicato assetto del mercato”.

Page 171: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

161

Anche gli ambulanti rom hanno protestato contro il loro abusivismo forzato.

Il 28 Ottobre 2007 i rovistatori di cassonetto del mercatino di Lungotevere

Dante, in occasione di una manifestazione che ebbe grande risalto

mediatico, nel loro comunicato stampa scrissero le seguenti frasi:

“Siamo Rom Khorakhané. Spesso ci si accusa di essere tutti ladri. Ma noi

non abbiamo intenzione di rubare. Frugando nei cassonetti togliamo merci

ancora riutilizzabili dal flusso che poi raggiunge la discarica, e così

facendo offriamo un servizio alla città.

- Chiediamo di essere regolarizzati perché il nostro lavoro onesto

venga garantito.

Siamo disponibili a individuare assieme all’amministrazione e ai suoi

rappresentanti regole efficaci a far sparire del tutto il marginale

fenomeno della ricettazione all’interno del mercatino

- Chiediamo di poter accedere alle merci riusabili che si trovano nel

flusso dei rifiuti senza dover frugare nei cassonetti.

In presenza di un sistema di raccolta porta a porta gestito da AMA che

comprenda anche la selezione del riusabile, siamo disponibili ad

acquistare all’ingrosso ciò che oggi con tanta fatica prendiamo nei

cassonetti.”

A differenza dei cittadini italiani di etnia autoctona, i rom, anche quando

hanno la cittadinanza, non riescono ad aprire spazi di trattativa e a far valere

Page 172: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

162

i loro diritti. Per questo motivo subiscono ogni genere di abuso. Non é

infrequente, in situazioni miste tra etnia autoctona ed etnia rom, assistere a

odiose selezioni razziali che portano a una repressione mirata; nella

primavera del 2005 il Presidente dell’Associazione Porta Portese, Antonio

Conti, ha denunciato l’espulsione dei nomadi dal mercato di Porta Portese

come un “grave atto repressivo condotto sulla base della selezione etnica”.

Nell’Ottobre del 2007 durante un blitz illegale ordinato dal Sindaco

Veltroni, un corpo speciale di Vigili Urbani ha distrusse le merci di circa

150 operatori del mercato di Porta Portese senza procedere a regolare

sequestro e senza rilasciare verbali. Mentre gli operatori di etnia autoctona

furono lasciati a piede libero, un centinaio di rom che faceva esattamente lo

stesso mestiere ed esponeva frazioni merceologiche analoghe, fu invece

fermato e portato in questura con le accuse di ricettazione e furto. I rom

espulsi da Porta Portese iniziarono così a cercare il loro spazio di

sopravvivenza a margine degli altri mercatini delle pulci, creando un

sovraccarico in alcuni casi ingestibile. La minore gestibilità, sommata a un

violento clima di razzismo istituzionale, portò nel giro di un paio di mesi

alla chiusura di quasi tutti i mercatini rom della città (con l’eccezione di Via

Lombroso e Piazzale Flaiano, quest’ultimo chiuso qualche mese dopo). Le

giustificazioni addotte per i blitz della Polizia Municipale o per il ritiro delle

autorizzazioni erano sempre le stesse: sporcizia e presenza di ricettatori.

Motivazioni presentate in maniera meccanica anche nei contesti dove non

era evidente né la sporcizia né la presenza di ricettatori.

Page 173: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

163

L’edilizia di fortuna

Il riuso non é solo commercio ma anche abitudine quotidiana di un numero

crescente di romani. Il fenomeno dell’edilizia di fortuna é infatti in forte

crescita e include il massiccio recupero di materiali edili o impropriamente

edili nonché di accessori per interni.

Le baraccopoli di un tempo

Roma un tempo non era poi così diversa da Lagos, San Paolo del Brasile o

qualsiasi altra città del Sud del mondo: fino ai primi decenni del ‘900 una

parte considerevole dello spazio urbano della “città eterna” era infatti

costituito da baraccopoli che arrivavano a costeggiare i quartieri più centrali

della città. Nel corso degli anni, e sopratutto durante il fascismo, gli

agglomerati di abitazioni di fortuna più centrali sono stati gradualmente rasi

al suolo per costruirci nuovi quartieri, spesso deportando gli abitanti

originari in zone più periferiche.

Ma se nel dopoguerra la bidonville che si trovava nelle prossimità di Piazza

del Popolo non esisteva più, le baracche di Monte del Gallo continuavano

comunque a lambire il Vaticano rimanendo ben visibili fino a Piazza

Gregorio VII, e una parte consistente delle aree limitrofe a quartieri oggi

reputati centrali o semicentrali erano caratterizzate dalla presenza di grandi

insediamenti di fortuna: il Mandrione, Bravetta, Valle Aurelia e il

Quarticciolo, sono solo alcune delle zone che fino a quarant’anni fa erano

caratterizzate da un caotico estendersi di costruzioni di fortuna e dalla quasi

totale assenza di servizi e infrastrutture.

Page 174: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

164

A Roma, come ovunque, la materia prima per costruire le baracche veniva

pescata nell’”immondizia”e tra i materiali di risulta dell’edilizia: fino a

un’epoca relativamente recente, quindi, una parte importante degli abitanti

di Roma viveva in abitazioni create parzialmente o totalmente riusando

scarti; e non di rado si trattava di scarti che anche se privi di un mercato di

riferimento, potrebbero essere dignitosamente utilizzati non solo nella

costruzione di baracche ma anche per arredare dignitosamente abitazioni

popolari.

Un esempio significativo di riuso a fini di edilizia praticato nel dopoguerra

può essere osservato ancora oggi presso la foce del Tevere: nella parte Nord

del fiume c’è un villaggio di palafitte chiamato Passo della Sentinella, che si

trova sotto la giurisdizione di Fiumicino; nella parte Sud, invece, c’è un

agglomerato di abitazioni di fortuna denominato Idroscalo, che fa parte di

Ostia ed è noto per essere il luogo dove Pierpaolo Pasolini è stato ucciso. In

entrambi gli insediamenti sono presenti forme di riuso immediatamente

visibili, come ad esempio molte pareti esterne o staccionate che sono il

frutto evidente del collage di pezzi di legno delle più variegate provenienze,

e forme di riuso meno visibili, come i muri delle case tirati su con mattoni

ricavati da macerie di altre costruzioni. Le macerie possono essere una vera

e propria miniera.

Sergio Leoni, attuale proprietario del ristorante dove Pasolini consumò la

sua ultima cena, vive all’Idroscalo fin da quando era bambino, negli

anni’50, e ricorda con chiarezza l’opera di spolpamento delle macerie del

vecchio idroporto, che era stato fatto esplodere dai tedeschi nel 1945 per

non lasciarlo nelle mani degli alleati che avanzavano. I mattoni, i tralicci di

cemento armato e i tondini dell’idroscalo servirono non solo a edificare

l’insediamento di fortuna tuttora presente nell’area, ma anche una

Page 175: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

165

baraccopoli molto più grande, che si snodava per parecchie centinaia di

metri lungo la strada che porta verso il centro di Ostia e attorno alla quale

ora sorge un quartiere di moderne palazzine.

Negli anni ’60 a Roma i materiali di risulta erano abbondanti: chi voleva

costruire abitazioni improvvisate spesso si recava in uno dei capannoni

dove venivano distribuiti i resti della demolizione delle fabbriche che prima

si trovavano dentro Roma e che venivano ricostruite fuori dalla città. In quel

periodo le bidonvilles erano ancora estesissime: secondo una stima del

1969, in quell’anno le famiglie romane che vivevano nelle baracche erano

16.000: un numero destinato a diminuire drasticamente negli anni seguenti

con l’occupazione di migliaia di appartamenti sfitti e al successivo

incremento della costruzione di case popolari, sopratutto in zone

ultraperiferiche. Ma la diminuzione delle bidonville è frutto anche di

un’altra dinamica: in alcune aree le abitazioni di fortuna vengono

ristrutturate in maniera così efficace da non poter più essere considerate

baracche ma piuttosto villini abusivi; che naturalmente, a causa della loro

storia e della posizione nella quale sono ubicati, non devono essere

assimilati in nessun modo al fenomeno dell’edilizia abusiva promosso da

benestanti evasori fiscali nei dintorni della città o nel litorale.

Prima degli anni ’70 quindi, a causa di un estremo disagio abitativo, decine

di migliaia di romani vivevano in “case” frutto del riuso di materiali; privi

di particolare coscienza ambientale, essi vivevano spontaneamente e

quotidianamente nella cultura del riuso. Una cultura che le stesse persone e i

loro figli praticano tuttora nei quartieri popolari e all’interno delle case

occupate, anche se in maniera meno integrale.

Page 176: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

166

Roma: baracche e baraccopoli di oggi

Negli ultimi anni, con il massiccio avvento di migranti, a Roma le baracche

stanno tornando ad aumentare e le famiglie che vivono in abitazioni

realizzate con materiali di scarto possono essere nuovamente quantificate in

migliaia.

Rom di recente immigrazione, gruppi di albanesi, moldavi, polacchi, rumeni

,nordafricani, senegalesi, indiani, bengalesi e a volte anche italiani

indigenti, si annidano disperati negli interstizi dell’intera città trovando

riparo in rifugi di fortuna. I materiali più usati per costruire le nuove

baracche sono reti di materasso, lamiere, teli plastici abbandonati dai

cantieri, cartone, porte e altri scarti legnosi, che vengono scelti per forma e

dimensione a seconda della contingenza.

A volte questi materiali vengono utilizzati per realizzare strutture messe in

piedi attorno a vecchie roulotte, che in questo modo divengono le camere da

letto di spazi più ampi, comprensivi di cucina, sala da pranzo e soggiorno.

Era il caso di Carlo Taradel, che fino al 2003 viveva in una baracca a

Testaccio: attorno a una roulotte utilizzata per dormire e per riporre

indumenti e altri effetti personali, aveva costruito una struttura retta su reti

da materasso fissate su pali della segnaletica stradale che erano stati

abbandonati in quanto leggermente piegati; a coprire la struttura c’era un

tetto composto da vari materiali, tra i quali il principale era un grosso e

spesso telo di plastica recuperato al termine di uno dei festival dell’Estate

Romana.

Sulla riva del Tevere, all’altezza di Piazzale della Radio, c’è un piccolo

assembramento di abitazioni di fortuna abitate da un gruppo di ragazzi

Page 177: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

167

nordafricani: qui, oltre alle onnipresenti reti da materasso, a fare da parete

sono i materassi stessi, che sono rivestiti di cartoni sul lato esterno come su

quello interno; il cartone è utilizzato anche per i tetti, ed è alternato a strati

di incerate e teli di plastica di diversa provenienza; a fornire una sommaria

protezione dall’umidità della nuda terra ci sono vecchie pedane di legno che

qualche tempo fa ingombravano la strada nei pressi di un cassonetto.

E come ovunque, anche a Roma non mancano i casi fuori dalla norma: in

un’appartata area verde tra l’Aniene e la ferrovia una famiglia di slovacchi

viveva, fino al Marzo del 2007, tra quattro pareti di bottiglie di vetro. Uno

strato di bottiglie e uno di cemento, fino a due metri di altezza. Il can can

La scoperta della loro casa da parte di un fotografo dell’ANSA ha prodotto

per qualche giorno un vero e proprio can can mediatico.

A differenza di qualche decennio fa, oggi baraccati e baraccopoli sono

molto difficili da censire: gli insediamenti di fortuna vengono

continuamente rasi al suolo e ricostruiti spontaneamente in altri luoghi. Fino

agli anni ’70 i residenti delle bidonvilles erano prevalentemente italiani e

quindi godevano, anche se in maniera limitata, dei diritti di cittadinanza;

oggi invece la maggior parte degli abitanti delle baracche non ha alcun

diritto, in quanto straniera e priva di documenti. Mentre un tempo,

smantellare una baraccopoli significava anche doversi porre il problema di

un’alternativa (anche se inadeguata) per i residenti, oggi nella maggior parte

dei casi questo problema non si pone più. La mappa degli insediamenti di

fortuna romani oggi è in continuo mutamento. Quando uno spazio occupato

da baracche è necessario per sviluppare un progetto di qualsiasi natura, con

poche eccezioni, si procede con molta leggerezza allo sgombero, con il

risultato che le baraccopoli si ricostituiscono rapidamente nello spazio

vuoto più prossimo. Nell’area dell’ex-Snia Viscosa ,nel Dicembre del 2004,

Page 178: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

168

sono state rase al suolo le abitazioni di circa 700 migranti irregolari, che a

partire dal giorno dopo hanno dovuto costruire rifugi in altre zone. Pochi

giorni prima, nell’area dell’ex mattatoio di Testaccio era successo qualcosa

di analogo: la Polizia Municipale, dopo un blitz dei Carabinieri, ha distrutto

le baracche dove vivevano cento persone, tra i quali molti bambini. Ora i

profughi del mattatoio vivono in baracche sparse tra le prossimità del

mattatoio all’intero quartiere Ostiense. Destino analogo hanno avuto gli 800

abitanti dell’insediamento di Villa Spada a Nuovo Salario, sgomberati nel

Febbraio 2006 su pressione del comitato locale di Alleanza Nazionale. Le

demolizioni improvvise, per le centinaia di persone che vivono sulle rive

del Tevere, sono ormai un’abitudine: prima di ogni piena del fiume i vigili

urbani distruggono per precauzione tutte le costruzioni di fortuna che

potrebbero essere raggiunte dall’acqua, e i loro abitanti sono costretti a

ricostruirle ogni volta senza che mai nessuno si ponga il problema di

risolvere la loro emergenza abitativa. Ma questi sono solo pochi esempi in

mezzo a un’infinità di episodi.

Fino al 2006 esistevano due enormi campi Rom abusivi che ospitavano

circa mille persone ciascuno, il primo denominato Casilino 900, un tempo

abitato da emigrati calabresi, e il secondo a Vicolo Savini, presso Viale

Marconi. Gli abitanti delle due aree sono stati spostati in campi ubicati fuori

dal Grande Raccordo Anulare e attrezzati dal Comune. Ma gli insediamenti

di fortuna Rom, anche se in dimensioni più piccole, continuano a

sopravvivere in tutta la città; menzioniamo quelli di Monachina (Aurelia),

della Foce dell’Aniene e di Tor di Quinto.

Nonostante gli sgomberi siano all’ordine del giorno, a Roma gli

insediamenti di fortuna di una certa grandezza continuano comunque a

essere numerosi: alcuni di essi sono presenti in zone apparentemente

Page 179: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

169

insospettabili come ad esempio i Fori romani (presso il Teatro Marcelllo) o

le vicinanze di S.Gregorio al Celio e della Basilica di S.Francesca

Romana; non sono esentati neanche i Parioli, che ospitano un insediamento

presso la salita di S.Sebastiano.

Ma la baraccopoli più grande della città non si trova né al centro né nei

quartieri “bene”, bensì, come riferisce uno studio della Caritas, a Tor Bella

Monaca, dove vivono millecinquecento migranti delle più disparate

provenienze. Altre baraccopoli a popolazione mista continuano a spuntare

come funghi ovunque ci sia spazio, citiamo come esempi Prato Maddaloni a

Largo Preneste, i terreni dell’Università di Tor Vergata ai Giardinetti, ma

anche gli insediamenti di Ponte Mammolo e della Pineta di Castelfusano.

Ma una delle difficoltà principali per chi tenta di censire con precisione gli

abitanti delle baracche (oltre al fatto che gli insediamenti vengono

smantellati di continuo per poi rinascere in altri luoghi), è la

frammentazione che nella maggior parte dei casi ormai caratterizza il

fenomeno. Oggi la maggior parte dei baraccati anziché vivere in grandi

insediamenti vive isolatamente, in nuclei di due o tre abitazioni e a volte

addirittura di una sola abitazione. Le casette arrangiate con gli scarti sono

sparse ovunque e, nascoste nei fazzoletti di verde rimasti un pò dappertutto

tra un isolato e l’altro, sorgono in ogni quartiere della città. Spesso sono gli

stessi abitanti delle baracche a evitare l’allargamento: Selim, unico a parlare

italiano in una famiglia di Rom accampata in un prato di Tor Bella Monaca,

ci ha spiegato di aver cacciato tutti coloro che provavano ad accamparsi

nella medesima area. “Se diventiamo troppi” ci ha detto “diamo più

nell’occhio e ci cacciano prima. In sei anni la Polizia Municipale ha

distrutto le nostre baracche cinque volte. L’ultima volta ci hanno dato giusto

Page 180: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

170

il tempo di uscire con i bambini e senza nulla in mano, e poi hanno bruciato

tutto: siamo rimasti senza niente”.

Gli orti urbani

Tra coloro che hanno sviluppato la capacità di riusare materiali a fini edili

non vi sono solo gli abitanti di baracche ma anche coloro che potremmo

definire “contadini urbani”. Chi coltiva terreni non edificati all’interno della

città, infatti, utilizza quasi sempre infrastrutture realizzate a costo zero

grazie al reimpiego di scarti.

Prima del sopravvento del modernismo, che a Roma prende definitivamente

piede negli anni del fascismo, l’agricoltura urbana era diffusissima.

D’altronde fin dal medioevo gli orti urbani erano parte integrante

dell’urbanistica della maggior parte delle città europee. Non a caso sono

numerosi gli studiosi che definiscono i centri urbani di quel periodo “città

giardino”. Una delle città italiane che meglio conserva, da questo punto di

vista, il suo paesaggio originario è Siena, dove è ancora possibile da

numerosi siti del centro storico osservare vaste distese di terreno coltivato

all’interno dell’area urbana; in maniera meno visibile rispetto agli occhi di

un turista, anche Roma conserva i suoi orti urbani: essi sono numerosissimi

e probabilmente quantificabili in migliaia; in prevalenza abusivi, si trovano

nascosti in fazzoletti di terreno ancora non edificati in mezzo al mare di

cemento dei quartieri più popolosi, oppure sorgono nella campagna

cittadina, che in quella che qualcuno ha definito la “città a stella” penetra

nell’area metropolitana a partire da tutti i punti cardinali fino quasi a

lambire il centro.

Page 181: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

171

Gli agricoltori urbani sono in parte gli ormai anziani ex-abitanti delle

baraccopoli di Roma, in parte sono i loro figli. Aumentano poi,

esponenzialmente, i migranti che creano un orto attorno alla propria baracca

oppure curano orti urbani già esistenti, in qualità di assistenti o avendo

rilevato l’attività.

Ogni orto urbano, generalmente, è dotato di una piccola costruzione dove il

contadino si riposa, si ripara dal sole e dalla pioggia e, sopratutto, tiene i

suoi attrezzi di lavoro. Queste capanne, che spesso si distinguono per la

precisione svizzera con la quale sono costruite, sono quasi esclusivamente

realizzate riusando scarti di vario genere.

Armando Morzilli, che da qualche anno ha superato i settanta, è nato e

cresciuto nella baracche che si estendevano tra S.Giovanni e il Quarticciolo;

nei primi anni ’80 ha ottenuto l’assegnazione di una casa popolare

all’undicesimo piano di una delle “torri” di Laurentino 38, ma abituato per

oltre cinquant’anni a vivere al piano terra ora soffre di vertigini, e quando

c’è un temporale ha paura che le raffiche di vento facciano cadere il palazzo

che lui, terrorizzato, sente oscillare pericolosamente. Per non vivere l’ultima

parte della sua vita nella paura, Armando si è costruito una baracca in un

terreno demaniale che si trova proprio sotto casa sua, e lì passa il tempo,

cucinando carne alla griglia in un forno realizzato dentro al vecchio cesto di

una lavatrice e giocando a carte con gli amici nel suo giardinetto circondato

da un recinto di reti da materasso.

Le pareti della sua baracca/soggiorno sono schiene e ante di armadi rovinati

che sostituisce ogni volta che la costante tensione del vento e l’esposizione

alla pioggia finiscono per sbriciolare il legno attorno ai chiodi che uniscono

Page 182: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

172

tra loro i pannelli improvvisati. La baracca di Armando si trova all’inizio di

un sentiero che prosegue per qualche centinaio di metri scomparendo a un

certo punto tra le piante per poi sbucare in un paesaggio a tutti gli effetti

rurale: a un lato del sentiero c’è una folta fila di capanne ottenute

recuperando scarti, alle spalle delle quali scorre un ruscello la cui acqua

viene utilizzata per l’irrigazione; dall’altro lato del sentiero c’è invece

qualche ettaro di terreno coltivato abusivamente. A curare la terra è un

gruppo di anziani che, ci ha raccontato Armando, fanno i contadini per

passare il tempo. Ma la perla di questo villaggio del riuso è il parco giochi,

dove i nonni, come in qualsiasi altro giardino attrezzato, fanno giocare i

loro nipotini e riposano prendendo il fresco. Vecchi tubi innocenti e

pneumatici sono le componenti con le quali è costruita l’altalena , mentre le

panchine non sono altro che comode reti da materasso del tipo più flessibile.

Frammenti di mattonelle accuratamente selezionati vanno invece a

delimitare le aiuole con i fiori, che conferiscono al giardino quel tocco

estetico sufficiente ad affrancarlo definitivamente da ogni connotato di

fatiscenza.

Se l’agricoltura urbana, per gli anziani che la praticano in parte è un

passatempo, in misura significativa risponde alla necessità di accedere a una

vasta gamma di alimenti (prevalentemente ortaggi e uova), a prescindere

dalle entrate monetarie, che spesso sono discontinue e insufficienti. Ma non

tutti gli alimenti prodotti negli orti urbani sono destinati all’autoconsumo:

una quota importante degli stessi viene venduta ai fruttivendoli di Roma e

costituisce così una fonte di guadagno per chi li produce.

Page 183: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

173

Quando l’agricoltura urbana è orientata a ottenere entrate economiche,

spesso non sono solo gli anziani a praticarla ma anche i loro figli e le

famiglie di questi ultimi.

Per i contadini di nuova generazione, salvo eccezioni, l’agricoltura non è

che un secondo lavoro: un’attività complementare che serve a sbarcare il

lunario garantendo qualche entrata aggiuntiva e un significativo risparmio

sulle spese alimentari. I loro mestieri sono analoghi a quelli dei loro padri:

manovali, facchini, scaricatori, ferraioli, operai edili, elettricisti, idraulici,

venditori ambulanti e stracciaroli. A differenza dei loro padri e delle loro

madri, non hanno vissuto la maggior parte della loro vita in baracca bensì

nelle case popolari della periferia e dell’estrema periferia. Alcuni di essi

hanno preso parte ai movimenti di lotta per la casa assieme alle loro

famiglie quando erano bambini, e hanno ottenuto un’abitazione regolare

solo dopo molti anni di occupazione. Questi nuovi contadini vivono,

sostanzialmente, un’esperienza di continuità con quanto vissuto dai loro

padri.

Negli ultimi anni però sta prendendo piede un ulteriore fenomeno:

l’agricoltura urbana praticata dai migranti, i quali rilevano fazzoletti di

terreno precedentemente coltivati da italiani, o ne occupano di nuovi.

Citiamo il caso di un trentacinquenne kosovaro e della sua compagna

lituana, i quali, conosciutisi e innamoratisi in Italia, hanno coronato il loro

sogno di convivenza pur senza avere il denaro necessario a pagare l’affitto

di un appartamento: dopo aver ripulito a fondo mezzo ettaro di terra che

ormai da anni era adibito a discarica abusiva, hanno tagliato tutte le erbacce

e vi hanno costruito la loro casetta di scarti, comprensiva di camera da letto,

soggiorno, doccia e gabinetto artigianali e, naturalmente, un magazzino;

Page 184: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

174

attorno a questo piccolo “casale riciclato” un grande orto e due lunghe

aiuole piene di fiori incorniciate da una composizione di cocci scelti e da

una fantasia di oggetti recuperati. Quello che era un angolo di degrado tra le

case popolari di Primavalle ora è un parchetto del riuso il quale, se gli occhi

che osservano non sono annebbiati dal pregiudizio, offre un immagine di

pulizia ed è un piacevole esempio di industriosità e creatività.

Gli orti urbani di Roma, essendo in buona parte abusivi, non sono facili da

quantificare. Si tratta, comunque con certezza di un fenomeno quantificabile

nell’ordine di qualche migliaio di microattività. Dimensioni che rendono

l’agricoltura cittadina un settore produttivo di tutto rispetto. Se la

produzione di cibo all’interno della città può non avere, nel caso di Roma,

particolare rilevanza finanziaria, ha una certa importanza strategica. La

FAO, in una nota diffusa nel Giugno del 2005, afferma che l’agricoltura

urbana contribuisce ad aumentare la sicurezza alimentare nelle città, poiché

riduce il peso della spesa alimentare. La produzione di cibo all’interno dei

perimetri urbani garantisce inoltre l’offerta di cibo anche in caso di conflitto

o grave crisi. Nel mondo il settore dell’agricoltura urbana attualmente

fornisce cibo a 700 milioni di cittadini: un quarto della popolazione urbana

mondiale. Se nel contesto romano e italiano l’eventualità di emergenze

alimentari non è considerata prevedibile a breve termine (anche se molti

analisti reputano probabile e relativamente prossima l’esplosione di un terzo

conflitto mondiale), sviluppare l’agricoltura urbana sarebbe un buon modo

per proteggersi da pericoli che potrebbero presentarsi nel medio e lungo

termine. D’altronde anche se nessuno prevede un imminente attacco

militare a Roma, l’Esercito Italiano protegge comunque la città mantenendo

numerose basi in tutti i punti strategici dell’area metropolitana. Secondo lo

Page 185: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

175

stesso principio di precauzione, Roma dovrebbe tutelarsi rafforzando

l’agricoltura urbana per garantire la sicurezza alimentare in caso di conflitto

o anche solo di gravi instabilità del mercato.

Occupanti di case

Dinamiche comunitarie e riuso

L’Assessore regionale ai lavori pubblici e alle politiche della casa, Bruno

Astorre, in un rapporto presentato nel Giugno del 2005 afferma che a Roma

le persone che vivono in case occupate sono 4000. Ma probabilmente

questa stima descrive solo una parte del fenomeno: nella città esistono

infatti miriadi di occupazioni spontanee, compiute sopratutto da migranti

senza documenti, che nascono e muoiono senza che venga aperta nessuna

vertenza e che nessuna istituzione ne prenda atto. Va inoltre detto, ai fini del

nostro studio, che a Roma esistono numerosi edifici i quali, legalmente

assegnati al termine di a un percorso di occupazione, mantengono alcune

caratteristiche della gestione comunitaria che, come vedremo, favoriscono

la pratica del riuso.

Le occupazioni organizzate nascono in seguito a percorsi assembleari che

possono durare anche dei mesi. I partecipanti alle riunioni vengono

contattati mediante sportelli di assistenza all’emergenza abitativa, con il

volantinaggio oppure con il passaparola. Nel periodo preparatorio la

disponibilità dei futuri occupanti viene messa in qualche modo alla prova,

nel tentativo di compiere una selezione preventiva. Per essere ammesso

nella nuova “comunità” occorre infatti non solo essere presenti alle riunioni

preparatorie, ma anche partecipare a tutte le iniziative previste dall’agenda

Page 186: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

176

del movimento di lotta per la casa al quale si aderisce: volantinaggi,

manifestazioni, sit-in e, non di rado, anche picchetti antisfratto, picchetti

antisgombero e blocchi stradali.

A Roma le principali organizzazioni che occupano case sono tre: in ordine

di grandezza il Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa, ACTION e il

Comitato Popolare di Lotta per la Casa1.

A parte poche sfumature, questi gruppi adottano sistemi organizzativi e di

gestione interna molto simili fra di loro. Un elemento comune a tutte le

occupazioni è la presenza di un’assemblea che si riunisce di frequente e che,

a seconda della composizione e dell’impostazione culturale degli occupanti,

ha il ruolo di prendere decisioni o semplicemente di recepire le direttive che

arrivano dai “responsabili”, che spesso formano un comitato separato

incaricato di governare la comunità.

Vivere in occupazione, sopratutto all’inizio, è ben diverso che vivere in un

condominio: l’esigenza di difendere il luogo da eventuali interventi delle

forze dell’ordine o di gruppi neofascisti rende necessaria un’organizzazione

ferrea, quasi militare, che comprende inizialmente turni di tre, quattro o

anche cinque persone che controllano il portone d’ingresso ventiquattro ore

su ventiquattro e che, in caso di problemi, sono pronte a dare l’allarme. Nei

primi mesi di occupazione all’obbligo di partecipare ai “picchetti” si somma

l’obbligo di “presenza”, indispensabile a garantire un’adeguata difesa del

luogo e che prevede la possibilità di assentarsi dall’immobile occupato solo

per lavorare o per questioni di emergenza. Centinaia di ore passate davanti

1 Sono apparse negli ultimi anni anche alcune occupazioni di destra rigorosamente riservate a individui di nazionalità italiana, ma il loro numero esiguo e il loro carattere prevalentemente politico e simbolico non le rendono una realtà rilevante del movimento cittadino di lotta per la casa.

Page 187: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

177

al portone, tra bottiglie di birra e partite di carte, soffermandosi a

chiacchierare con chi entra e chi esce, producono tra gli occupanti una

socialità molto sviluppata; il senso di comunità è incrementato dalla

particolarità della situazione: chi si trova in occupazione spesso vince,

grazie alla combattività e alla solidarietà del gruppo, il senso di umiliazione

e frustrazione legato alla propria condizione di indigenza.

Una dinamica di gruppo che favorisce, a tutti i livelli, la cooperazione

spontanea.

Quando si condivide un interesse o un bisogno, collaborare è utilissimo, se

non indispensabile. E per chi, disperato e dopo lunghi periodi di improbabili

coabitazioni, trova finalmente uno spazio proprio dove trasferirsi, il più

immediato bisogno è trovare, anche senza disponibilità di denaro, tutto

l’occorrente per arredare la nuova abitazione: letti, materassi, mobili,

utensili da cucina, elettrodomestici e quant’altro.

La necessità generalizzata di ottenere beni a nessun costo genera

meccanismi interessanti, il primo dei quali è la ricerca collettiva di oggetti

riusabili.

Racconta Fidel: “Fin dal primo momento nel quale abbiamo occupato la

scuola di Torre Maura abbiamo scoperto che c’erano varie fonti da cui

attingere per ottenere le cose che servivano per la nostra nuova casa. Le

prime le abbiamo prese in una specie di discarica nella quale abbiamo

trovato una marea di separè in ottime condizioni che ci sono serviti per

dividere i letti uno dall’altro”.

Pochi giorni dopo aver occupato una scuola abbandonata a Laurentina,

nell’estate del 2000, Gianluca, Paola, Alessandro e Rossella raccontano

invece di aver scavalcato le recinzioni di una palazzina vuota che qualche

anno prima ospitava uffici e di avervi trovato un gran numero di tavoli e

Page 188: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

178

sedie, di averle caricate a più riprese in due macchine e poi di averle

distribuite tra gli occupanti. Furto o riuso? Giuridicamente un furto, ma

concretamente un servizio all’ambiente, dato che l’arredamento residuo

della palazzina abbandonata, come è prassi, sarebbe stato gettato tra i rifiuti

non appena i locali dello stabile fossero stati ceduti a un nuovo inquilino. In

quegli stessi giorni, altri occupanti della stessa scuola, bisognosi di letti e

materassi, si organizzarono con il camion di un amico per raccogliere 25

letti comprensivi di materasso che una cooperativa che sgombera locali

avrebbe dovuto buttare. Il palazzo di Via Masurio Sabino, occupato nel

2001, prima di ospitare le famiglie che tuttora vi abitano era una caserma

dell’Areonautica Militare e quindi, al momento dell’occupazione non

disponeva di cucine domestiche ma solo di grossi gabinetti con due o tre

lavabi ciascuno. Giovanni, uno degli occupanti, racconta: “Ciascuno di noi

doveva rimediare il lavandino della cucina, con il rubinetto sopra. Allo

stesso tempo, però, ogni nucleo familiare aveva due o tre lavandini da

bagno in più. Ho chiesto al ferraiolo di Via dei Gordiani se si poteva fare

uno scambio: vendendogli l’ottone dei rubinetti al peso, sono riuscito ad

avere i soldi per comprare i lavandini per la cucina, sempre al peso. Un

lavello di acciaio nuovo costa tra gli 80 e i 100 euro, io li ho pagati 5 euro

l’uno!” Ogni anno a Roma si verificano innumerevoli episodi analoghi a

quelli descritti, non solo nelle occupazioni organizzate ma anche in quelle

spontanee, che possiedono un tipo di socialità meno “strutturale”, ma

sicuramente presente.

Dopo il primo periodo di occupazione, nel quale serve tutto e subito, gli

occupanti, al pari di ogni altro cittadino, continuano comunque ad avere la

necessità di soddisfare bisogni: si può voler cambiare un letto perché il

proprio, ormai troppo vecchio, si è spaccato; oppure ci si può trovare

Page 189: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

179

improvvisamente in carenza di magliette, golf, pantaloni o altri abiti; se il

frigorifero funziona male va cambiato, e così via. E al pari di ogni altro

cittadino, anche un occupante può avere la necessità di disfarsi, per

qualsiasi ragione, di oggetti, di vestiti o di elettrodomestici.

Ma chi occupa case, a differenza della maggioranza dei cittadini, quando

dispone di un bene in eccesso molto difficilmente lo butta. Negli androni

delle occupazioni sono comuni messaggi come: “Chi vuole un frigo passi da

me la sera all’ora di cena. Mario, IV piano scala C”. Oppure: “I vestiti

dietro al portone sono di chi gli servono”. A volte in un’occupazione si

rendono disponibili beni che non sono necessari a nessun abitante dello

stabile: in questi casi è frequente che, prima di arrivare all’estrema

soluzione del cassonetto, scatti un passaparola tra le altre occupazioni del

medesimo network; e a recepire sono sopratutto quelle appena nate che,

come abbiamo visto, hanno bisogno di tutto.

Un’altra abitudine molto diffusa tra gli occupanti è quella della “caccia nel

cassonetto” che, nella vita quotidiana, si traduce nell’attitudine costante,

mentre si cammina per la strada, a gettare un occhio a ciò che si trova

accanto ai cassonetti o che spunta visibilmente dal loro interno. Comodini,

vestiti, televisori ed elettrodomestici, giocattoli, astucci pieni di penne e

quaderni utilizzati solo nella prima pagina...per ottenere questa quantità di

cose utili è sufficiente avere un pò di pazienza e contrarre l’abitudine di

lanciare uno sguardo laddove la maggior parte dei cittadini si aspetterebbero

di trovare solo immondizia. Poi è solo una questione di tempo. Fidel,

quando viveva nella scuola occupata di Viale di Torre Maura, quasi tutte le

notti passeggiava con Khaled alla ricerca di oggetti: “perlustravamo tutti i

secchi, i vicoli, gli angoli. Trovavamo molte cose: frigoriferi, soprammobili,

tazze di gabinetto e computer vecchi. Una volta abbiamo rivenduto un frigo

Page 190: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

180

a una piotta e mezza1. Era praticamente nuovo e non faceva rumore. Non ho

mai sentito in vita mia un frigo così silenzioso. Lo abbiamo trovato al

secchio della spazzatura. Un’altra volta c’era uno scatolone con un

televisore della Sony. Un bel televisore grande, con il telecomando e tutto

quanto. L’abbiamo portato a casa, abbiamo attaccato la spina, e

funzionava”.

*****

1 150.000 lire

Page 191: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

181

Verso una rete globale di riciclatori34

di Lucia Fernandez Gabard

Introduzione

Nell’articolo che segue, per prima cosa analizzeremo due assi teorici

principali della tematica dei raccoglitori informali di residui (intesi come il

primo anello della catena del recupero di materiali riciclabili) che

individuano la percezione della società generale di questo fenomeno: da un

lato visto come un problema da risolvere e dall’altro, al contrario, come un

fenomeno da potenziare.

Nella prima parte dell’articolo, partiremo dal termine dispersione, lo

analizzeremo nel suo contesto storico recente, passeremo quindi a un breve

sguardo sullo stato attuale degli attori coinvolti nella tematica dei

residui,attori sia locali che istituzionali.

Il secondo asse di analisi insisterà sull’esistenza di una serie di paradigmi

dicotomici concernenti il lavoro dei riciclatori, da un lato il recente

paradigma dello sviluppo sostenibile e le sue implicazioni, e dall’altro le

tracce ancora presenti dell’ideologia igienista del XIX secolo.

Quindi si passerà ad analizzare alcuni casi in America Latina e in India

relativamente all’articolazione sui diversi livelli di riciclatori, cioè come si

articolano questi singoli individui, quindi analizzeremo le loro origini e i

vincoli esistenti tra i vari soggetti, con le rispettive connessioni stabilite fra

loro. Le tematiche che affronteremo partono da un orizzonte di studio delle

34 Articolo che verrà pubblicato anche nel volume 2 di Recicloscopio: Miradas sobre recuperadores Urbanos de Residuos de America Latina. Argentina, 2008.

Page 192: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

tematiche che si concentreranno sulle modalità di articolazione dei membri

di studio, piuttosto che concentrarsi sulla localizzazione spaziale di questi.

Si darà particolare importanza nell’analisi alle organizzazioni di seconda

grandezza, sia per dimensioni organizzative che per produttività.

Infine si presenteranno alcuni dati essenziali della Mappa Latinoamericana

delle Organizzazioni di Riciclatori recentemente pubblicata, come risultato

di un processo partecipato avvenuto prima del Congresso Mondiale dei

Recicladores, tenutosi nel mese di Marzo del 2008 a Bogotà, in Colombia,

evento di importanza cruciale per la sua grandezza che si è posto l’obiettivo

di avvicinare al riciclatore una serie di attori diversi, dando una visibilità

senza precedenti al tema partendo dal paradigma precedentemente

illustrato: come presentare effettivamente questi lavoratori-reciclatori in

quanto professionisti della salvaguardia dell’ambiente nell’era dello

sviluppo sostenibile.

2. La dispersione come punto di partenza

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

182

Fig.1: Costellazioni

di Tolomeo

Fonte: Dürer.

Per poter

riconoscere nel

cielo notturno

alcune delle 88

costellazioni

riconosciute

dall’Unione astronomica Internazionale, è necessario saper identificare le

Page 193: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

183

stelle che compongono le varie figure. Più della metà di queste, però

provengono dall’immaginazione dell’astronomo greco Tolomeo, che nel II

secolo d. C. presentò un catalogo di 1022 stelle, tutte unite tramite linee

immaginarie totalmente arbitratie, che le raggruppavano in 48 costellazioni,

tutt’oggi riconosciute dal mondo Occidentale. Le persone che vivono nelle

città possono vedere un numero molto ridotto di queste stelle a causa

dell’eccessiva luce che riduce la visibilità degli astri meno lucenti.

Come i greci migliaia di anni fa si dedicarono a dare una logica alle stelle

sparpagliate nella volta celeste, attraverso le costellazioni, chissà se oggi la

nostra civiltà non stia cercando di fare lo stesso attraverso la sue molteplici

attività caotiche e disperse fino ai confini dell’oceano

(LEWKOWICZ:2006; 208) soprattutto in questo nuovo XXI secolo in cui

l’indebolimento dello storico potere degli Stati Nazione, ha lasciato spazio a

una dispersione di materia umana(Ibid. 224).

Mentre il modello di produzione moderno-fordista35 a cui ci si è adeguati in

maggior parte durante il XX secolo, stava predisponendo uno schema

organizzativo di vita strutturato in 8+8+8 (8 ore lavorative, 8 di sonno e 8 di

riposo); oggi la logica di libero mercato (dove possiamo collocare i

materiali riciclabili) così come la logica di dislocazione spaziale del lavoro,

sommate allo sfaldamento del potere statale (Ibid. 220), ci hanno

sommerso, soprattutto hanno sommerso i paesi del Sud, a una

deregolamentazione delle nostre vite, ci hanno portato alla perdita delle

35 Questo modello di organizzazione del lavoro si fondava su una divisione del processo produttivo attraverso compiti e responsabilità, dove il lavoratore era controllato sia da un punto di vista spaziale che giuridico (capo-fabbrica)

Page 194: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

184

nostre zone di lavoro, di vita e di consumo (e non esiste più il riposo

fordista).

Il primo anello della catena di recupero, costituita da coloro che

chiameremo riciclatori36, esemplifica perfettamente la realtà che ho

descritto precedentemente, non solo perché è costituito soprattutto da nuovi

disoccupati nell’Era della società del consumo, ma anche per le sue attività

quotidiane: percorrere le strade per trovare materia prima per il proprio

lavoro, l’utilizzo delle proprie abitazioni (per la maggior parte di coloro che

non lavorano in gruppo) per effettuare la classificazione dei materiali, e la

successiva vendita di questi. La strada diviene un mero spazio “casa-

lavoro” da percorrere, come si prevedeva nella Modernità, la casa smette di

essere un luogo di riposo e quiete familiare, e generalmente il piacere ed il

consumo si presentano durante la lunghe ore in cui si percorrono le strade

della città.

Non è così possibile identificare in maniera scientifica quante ore il

riciclatore dedica al suo lavoro di raccolta e classificazione, tantomeno è

possibile controllare quali siano i clienti37 da cui i riciclatori prendono i

materiali, i percorsi che effettuano, a chi vendono i materiali classificati,

dove vengono gettati i quelli inutilizzabili, ecc., soprattutto nelle grandi

metropoli dei nostri giorni che sono più simili a megalopoli, dove vivono

36 Vengono chiamati cartoneros in Argentina, clasificadores in Uruguay, catadores in Brasile, recicladores in Colombia, recolectores in Cile, buceadores a Cuba, pepenadores in Messiico, kachra chunne wali in India, Zabaleens in Egitto, wastepickers nel mondo anglosannone, ecc. 37 Il termine cliente viene usato normalmente per indicare quelle persone, commercianti, istituzioni ecc, che regolarmente cedono i propri materiali (preselezionati o no) a determinati riciclatori precedentemente individuati.

Page 195: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

185

decine di migliaia di persone che si dedicano a questa attività: più del 1%

della popolazione mondiale che vive in ambiente urbano.38

E’ così che alcune delle maggiori sfide nell’affrontare il tema del riciclaggio

dei rifiuti nelle grandi metropoli, si deve confrontare con la dispersione

territoriale, ma anche con gli attori istituzionali coinvolti, e studiare nella

sua completa trasversalità degli approcci e delle analisi.

Dovremo pensare a partire dalle aree di residenza e di raccolta dei

riciclatori, passando per la serie di depositi intermediari e i rispettivi sotto-

depositi (lavanderie di nailon, magazzinieri periferici, lavoratori di pelli,

ecc.) così come le industrie che lavorano il materiale ed infine coloro che

generano i residui: comunità di quartiere, grandi superfici, commercianti,

industrie, alberghi, navi da crociera, centri di studio, ecc, ognuno dei quali

ha un interesse particolare e un legame diverso rispetto a quello lascia:

alcuni con intenti di guadagno (vendendo i propri scarti a chi li raccoglie),

altri con intenti ecologico-formativi (dando luogo a campagne di

sensibilizzazione per la separazione all’origine) e altri semplicemente senza

alcuno di questi interessi (lasciando quotidianamente sacchetti di rifiuti

mescolati).

Tutti questi attori, in continuo dialogo commerciale e in continuo scambio

di denaro su media scala, generano una trama molto complessa e

disorganica, con cui i riciclatori si confrontano quotidianamente creando dei

legami diversi ai differenti anelli della catena, attraverso questo movimento

38 Secondo le stime di diversi studi (OIL, GTZ, Banca Mondiale, ecc.) nel 2004, il numero di riciclatori era intorno all’1% nelle grandi metropoli (Bombay che contava 18 milioni di abitanti contava circa 170 mila wasste pickers, o Buenos Aires con 12 milioni e mezzo di abitanti contava 80 mila cartoneros secondo un documento prsentato alla Banca Mondiale da F.Grajales y R. Aiello “Social Aspects of Solid Waste Management: The experience in Argentina, del 7 Marzo 2005. Disponibile in Inglese: http://www.worldbank.org/urban/urbanforum2005/ulwpresentations/sw/aiello.pdf. Accesso 3/06/2008)

Page 196: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

186

di raccolta e vendita di materiali, operando così come agenti di

collegamento, come punti di passaggio tra questi mondi differenti39, che

altrimenti forse neanche riuscirebbero ad entrare in contatto.

Dall’altra parte il tema dei residui viene affrontato dalle Istituzioni e dalle

sotto strutture amministrative, soprattutto dai Comuni per la loro evidente

responsabilità negli aspetti di raccolta e deposito finale dei residui

domiciliari, e dai Ministeri dell’Ambiente, della Tecnologia e dell’Industria,

dello Sviluppo Sociale per le competenze che vanno dagli aspetti ambientali

del riciclaggio, fino agli aspetti che includono il comportamento sociale.

In questa quadro frammentato vi sono anche quelle entità che oggi

chiamiamo imprese di responsabilità sociale, impegnate in questi ultimi

anni a sviluppare attività di inclusione anche nei settori più emarginati

incaricati della raccolta e della classificazione dei residui, inoltre vi sono le

più conosciute Organizzazioni Non Governative, che si impegnano nel

primo anello della catena soprattutto nel supportare il rafforzamento di

nuovi aspetti organizzativo-produttivi.

Un’altra questione concerne il peso della disciplina del riciclo, studiata non

sono da diversi esperti scienziati ma anche da diversi punti di vista:

Ingegneri e Chimici, per quanto riguarda come trattare i rifiuti e le loro

componenti-derivati, Urbanisti e Architetti, per quanto riguarda gli aspetti

di organizzazione e pianificazione territoriale, fino a tutto il ramo delle

Scienze Sociali ( Antropologia, Sociologia, Filosofia, Assistenza Sociale,

ecc.) per quanto riguarda il ruolo degli attori coinvolti nella catena.

39 Jáuregui J. 2005, “Sobre la ciudad que es necesario incluir en el mapa: el arquitecto como mapeador de conflictos” http://tantoville.blogspot.com/2005/08/sobre-la-ciudad-que-es-necesario.html ultimo accesso 12/05/08

Page 197: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

187

3. Convivenza di paradigmi

Sin da quando si è iniziato a pianificare lo sviluppo urbano delle città, si

decise che i residui solidi urbani dovessero esser trasportati verso le

periferie, il più lontano possibile dalla vista dei cittadini, così come spiega

l’editto di Francesco, re di Francia, dell’anno 1539:

Art.15. Proibiamo a chiunque di svuotare o gettare per la strada paglia,

immondizia, acqua di scarico, fanghiglia o altri materiali sporchi, bruciare

questi per le strade, uccidere maiali e altro bestiame e richiediamo che, al

contrario, questi materiali lerci vengano insacchettati e messi in ceste

presso le proprie case e trattenuti fino a che non vengano ritirati per esser

successivamente gettati lontano dalle cinta della città e dei sui dintorni.40

La mentalità moderna, nonostante sia posteriore di qualche secolo alla

proibizione citata, è nata, secondo Zygmunt Bauman, con l’idea che il

mondo possa esser trasformato: la modernità è la non accettazione del

mondo tale e quale a come è nel momento stesso e da qui la decisione di

cambiarlo. La moderna forma di essere consiste in un cambiamento

compulsivo-ossessivo: respingere ciò che semplicemente”è”, in nome di

quello che si potrebbe (che si percepisce come “si dovrebbe”) “esssere” al

suo posto.

Questa generazione che ha iniziato a “spostare” il problema a cui prima ci si

riferiva come un problema sanitario,ma questo perdura tutt’oggi come

paradigma delle nostre società: si occulta invece che risolverlo, ce se ne

disfa invece che recuperarlo. Soprattutto per quanto riguarda azioni

40 Laporte Dominique “Storia della Merda”, seconda ed. Edizioni Pre-texto 1989. pag.140

Page 198: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

188

centralizzate, statali, dove la raccolta e la disposizione finale dei rifiuti

hanno assunto, storicamente, quasi nella totalità, il controllo della gestione

dei rifiuti delle città, lasciando gli aspetti concernenti il riuso e il riciclo al

libero mercato, dove era possibile rivendere questi materiali o lasciarli agli

attori auto poietici41 messi in gioco.

E così essendo fuori dal dominio specifico dell’amministrazione

istituzionale dei rifiuti, i riciclatori possono trovarsi ovunque, e soprattutto

nei luoghi dove la produzione di ricchezza comporta anche maggiori

sprechi. Transitando in questi spazi per la raccolta di materiale da riciclare,

riescono a uscire da una vita che in altro modo sarebbe invisibile, invisibile

al resto della società.

Sicuramente, il sopra citato paradigma di igiene urbana, denominato nel

XIX secolo Igienismo, e resuscitato alla fine del XX come ristrutturazione

(gentrification)42, persiste oggi, nella nostra nascente era dello Sviluppo

Sostenibile, dove si allontanano dal centro urbano non tanto i rifiuti, bensì i

soggetti che si relazionano quotidianamente con questi,che si occupano

della loro raccolta e il loro successivo recupero.

Le attività di raccolta in queste località ben distaccate dalle città, sembra

che non sia stata ben accolta dalla maggior parte della popolazione, come

41 Il termine auopoietico deriva dai biologi cileni Maturana e Varela e si è continuato ad usare nella letteratura del sociologo tedesco Luhmann, che lo considerò come un processo per il quale un sistema definisce il suo stato futuro a partire dalle limitazioni di quello precedente. Luhmann mette così in relazione l’autopoiesi con l’auto-organizzazione e la auto-prodzionedelle società della contingente e del rischio. 42 La parola gentrificazion è stata molto usata nel decennio degli anni ’90, quando i processi di rinnovazione e ristrutturazione delle aree centrali degradate vennero riportate in auge, a cui iniziarono ad accedere cittadini di classe economica medio-alta, prendendo il posto di quelli poveri. Generalmente questi processi furono portati avanti da agenti imprenditoriali e istituzioni in alleanza con investitori privati.

Page 199: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

189

dalle autorità competenti nel tema che ha cercato di trovare soluzioni

alternative:

L’inversione della crescita urbana, soprattutto per quanto riguarda le

infrastrutture è l’assunto prioritario dei governi nazionali e dei comuni.

Sicuramente, quando questo coinvolge i cittadini più poveri, come coloro

che vivono grazie ad economie informali, ci si rivolge a loro come sudici,

che ostacolano lo sviluppo, antisociali ed indesiderabili. Mi riferisco ai

venditori ambulanti, i raccoglitori di residui, i guidatori di bici-taxi, gli

abitanti delle favelas, che vengono letteralmente tolti dai loro mercati, dalle

strade e dalle case. Dall’altra parte, sono considerati come unici

beneficiari della crescita delle infrastruttura macro-economica, quando gli

studi mostrano che sono proprio loro che contribuiscono alla crescita

economica dei propri paesi allo stesso modo delle grandi unioni

commerciali.

(BATH:2006).43

La problematica è molto complessa, le decisioni politiche vengono prese in

funzione di ciò che viene richiesto dalla popolazione: vivere in città pulite,

belle ed ordinate e una serie di altri aggettivi che partono dal menzionato

presupposto di progresso moderno come obiettivo. In questo modello i

riciclatori sembra non possano esistere, essendo loro la personificazione

dello sporco, del caotico44 vengono così spinti verso le periferie urbane, lì

dove nessuno li può vedere.

43 “Cities are People”, discorso pronunciato da Ela Bhatt durante il 'World Class Cities and the Urban Informal Economy: Inclusive Planning for the Working Poor (Durban, South Africa, 24-25 Aprile 2006) Disponibile in ingl: http://www.wiego.org/news/events/UPC/Bhatt%20Cities%20are%20People.pdfUltimo accesso 23/04/08. 44 “…non vedo ne ispettori comunali ne polizia quando passo per i cassonetti (..) questi maledetti che spargono l’immondizia all’inizio della strada e che lasciano come segnale che

Page 200: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

190

La definizione di ordine secondo il Dizionario di Inglese di Oxford è: la

condizione in cui tutto si trova nel suo spazio giusto e agisce nelle funzioni

appropriate45.

Forse questo ci può aiutare a comprendere il perché del continuo e

massiccio tentativo dello Stato, affinchè i riciclatori smettano di lavorare in

strada e diventino impiegati nelle piante di riciclaggio, pensando così di

porre una soluzione al problema “estetico” e soprattutto “dispersivo”: come

controllare queste persone di strano aspetto che si incontrano per le strade

tutti i giorni, che portano sacchi pieni di materiale recuperabile e che

generano una mimesi simbolica per il loro aspetto e per il loro lavoro.

Andando ancora avanti con l’analisi di Bauman, la base su cui si producono

progetti (nella sua più ampia accezione) parte dal presupposto che niente nel

mondo esistente è come dovrebbe essere. Così l’obiettivo nell’ideazione di

progetti è aprire nuovi spazi per il “bene” e chiuderne per il “male”. Il

male opera quindi come deterrente del progresso, e quando si tratta di

progettare nuove forme di convivenza umana, ciò che ferma il progresso

sono proprio gli esseri umani.

In questo modo, il riciclatore viene visto come “un informale da

formalizzare”, una conseguenza della povertà, che molesta sia esteticamente

che concretamente (creando traffico per esempio) i centri cittadini. Le

politiche così facendo riducono il problema ai suoi aspetti fisico-visibili,

sono passati per quel posto oggetti. La polizia e la municipale hanno orari di ufficio; questi malfattori lavorano nelle ore notturne o all’alba; in questo modo è impossibile controllarli e arrestarli. E noi ne paghiamo le conseguenze la mattina seguente, dovendo lavorare ore extra per pulire la sporcizia”. Opinione di un iscritto al forum di discussione vistuale del portale di notizie di Montevideocome a proposito del lavoro dei clasificadores. Disponibile in: http://www.montevideo.com.uy/notnoticias_59617_1.html ultimo accesso 06/07/2008 45 Bauman Zygmunt, Vidas Desperdicadas, Brasile 2005, Jorge Zahar Editore, pag. 42.

Page 201: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

191

con conseguentemente attenzione nell’abbellire la città, la maggior parte

delle volte reprimendo questo settore, come si osserva nei recenti:

Sfratto violento dei cartoneros nel quartiere di Belgrano, Buenos

Aires (febbraio 2008)

Confisca dei carri a trazione animale, a Porto Alegre e a

Montevideo (nel 2007 e nel 2008)

Soppressione delle linee dei treni di trasporto per i cartoneros

verso la capitale federale dell’Argentina (2007)

Espulsione dei catadores attraverso le forze politiche nel centro di

San Paolo (2006)

Cambio delle licenze di raccolta dei reciclatori associati in imprese

di raccolta meccanicizzata a Bogotà (2007) e a Nuova Deli (2008)

Adesso possiamo finalmente interessarci ai reciclatori per il loro contributo

ambientale e economico e per le loro capacità di autogestione lavorativa

nell’epoca della disoccupazione, dove probabilmente possiamo potenziare il

loro lavoro e comprendere un po’ meglio quale è il contributo che

apportano silenziosamente e non senza fatica al riciclo delle materie prime

scartate, così come la creazione di nuove modalità di auto impiego in tempi

di assenza assoluta di stabilità lavorativa. Questo dev’esser inserito nel

quadro dello sviluppo sostenibile. Questa sostenibilità si sviluppa all’interno

del suo corpo teorico attraverso l’accettazione delle differenze come

condizione necessaria per reinserire nel corpo sociale ciò che prima

abbandonava a se stesso.

Page 202: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

192

Questo altro modo di vedere la stessa realtà si può associare a ciò che

Spinoza chiamava singolarità della potenza: la potenza intesa come un

grado di intensità che ci caratterizza ognuno singolarmente. Ciò che mi

preme sottolineare, in questo nuovo concetto di Spinoza, della situazione

pianificata, è che per quest’autore non esistono i concetti di bene o male, a

cui Bauman si riferiva precedentemente (secondo cui si strutturano i

processi di organizzazione attuale delle nostre città),per Spinoza, il buono è

tutto ciò che aumenta la potenza dell’essere e il male ciò che lo riduce.

Ci troviamo difronte a una tensione tra due parti dicotomiche: un primo

paradigma che opera nel campo dell’ordine e della mancanza e l’altro nella

sicurezza e nella potenza.

Tenteremo in queste pagine di pensare a come sarebbe potuto essere e come

potremmo cambiare le situazioni a partire a delle soluzioni ma anche (come

fecero i greci con le stelle migliaia di anni fa) come riordinare dal caos

potenziando certe identità singolari.

4. La sfida dell’articolazione a diversi livelli

La molteplicità delle potenze desiderate è pensata dal basso come una

figura che faccia di sé un soggetto politico: la moltitudine. Questa stessa

moltitudine però è molto meno omogenea poichè è il risultato di una somma

di potenze individuali, totalmente frantumate da antagonismi. 46

Esistono sin dagli ultimi decenni del passato XX secolo, diverse imprese

tipo associativo, che fecero ciò che per molti era praticamente impossibile:

46 Ernesto Funes, “Il trattato politico di Baruch Spinoza, 1677: Potenza e passione della moltitudine” Spinoza, Trattato Politico, pag. 22, edizione 2004

Page 203: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

193

riunire soggetti che erano abituati a lavorare individualisticamene in

imprese con obiettivi produttivi e sociali condivisi.

La prima cooperativa in America Latina fu fondata nel 1962 nella città di

Medellìn, in Colomba: la Cooperativa Antioqueña de Recolectores de Sub.

Però a partire dagli anni ‘80 si sono cominciate a sviluppare il maggior

numero di associazioni in questo paese, che è stato il pioniere, seguito poi

dall’Equador dove nel 1980 è nata la Asociación de Recicladores de

Cochabamba e 3 anni più tardi la Corporazione ARUC della città di

Cuenca; fu poi il momento del Brasile che a partire dal 1989 con la

Cooperativa COOPAMARE a Pan Paolo e l’anno seguente l’Associazione

ASMARE a Belho Horizonte , così come altre 2 associazioni nel

Botadero47 di Assunzione del Paraguay: Asotravermu e Cocigapa create nel

1991.

Nel resto del continente (Argentina, Uruguay, Cile e Perù) si poteva

osservare una crescita esponenziale a partire dall’anno 2000: in Argentina,

le prime cooperative si formalizzarono tra il 1999 ed il 200048 (Paiva

2004), così come vi furono diverse formazioni di cooperative a partire da

questa data sia in Perù che in Uruguay. I primi dati che risultano dalla

Mappa Latinoamericana delle Organizzazioni di Riciclatori49, mostrano che

nell’anno 2007 in Perù ancora si stanno costituendo nuove associazioni

come la “Asociación Los Tigres de Tablada”, nella parte metropolitana del

Perù, così come in Uruguay nel solo biennio 2006 -2007 si sono formate 5

delle 8 cooperative esistenti nella capitale del paese. Le più recenti sono

state Viejo Jorge (attualmente Felipe Cardozo); Coop. Independencia de la

47 Come in questo paese viene chiamato il luogo di deposito finale dei rifiuti, ovvero la discarica.48 Cooperative El Ceibo, Reconquista, El Orejano, e RENASER. 49 Vedi capitolo seguente: “Mappa Latinoamericana come Processo”

Page 204: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

194

Mujer, Coop. La Lucha, Coop. Bañados e Coop. Nuestro Sueño

(actualmente desactivada), oltre alla cooperativa Juan Cacharpa, la prima

cooperativa autonoma di clasificadores fondata nel 2005, e le due

cooperative antecedenti dell’orbita della ONG San Vincente: CRECOEL e

COCLAM (FERNANDEZ-PEREZ:2007).

L’origine della maggior parte di tutte queste cooperative, sono

generalmente legate alla volontà di agenti esterni al mondo del riciclaggio,

sono legate all’appoggio che i riciclatori hanno ricevuto proprio a causa

delle loro condizioni di estrema vulnerabilità ambientale e sociale a causa

dello scarso peso economico e politico che riceve la loro attività.

Questo avvolora, almeno in parte, una discussione che parte dalla

considerazione degli aspetti sociali e dei supporti tecnologici che sono stati

fondamentali per queste imprese, molti dei quali grazie a questo hanno

avuto una crescita di indole simbolica (migliore autostima, migliore

immagine di sè, appartenenza a un gruppo dove vi è ugalianza) politica

(maggiore peso negli ambiti di discussione per ciò che concerne il loro

lavoro) però le condizioni economico-produttive non hanno effettuato un

salto qualitativo importante, forse perchè il riciclatore non è stato compreso

come un ingranagio di un sistema economico (Schamber, 2007) ma

piuttosto come un attore a cui prestare attenzione per la sua vulnerabilità

sociale.

D’altra parte, le organizzazioni chiamate da alcuni “di secondo ordine”

ovvero “di media e grande scala” sono nate dal basso con diverse modalità

negli ultimi anni, e trattandosi di un processo estremamente dinamico, è

giusto nominare anche altri tipi:

Page 205: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

195

a. Federazioni: Federación Ecológica de Cartoneros y

Recicladores, FECyR (Federazione Ecologica di Cartoneros e

Recicladores), in Argentina dell’anno 2006 costituitasi così dopo

la scomparsa dell’ “Unión de Trabajadores Cartoneros de

Argentina” U.TRA.CA, il Movimiento de Trabajadores

Excluidos, M.T.E, la Cooperativa Ecológica de Recicladores del

Bajo Flores, la Cooperativa “el Álamo”, Cooperativa la Nueva

Esperanza, e l’ Asociación Amanecer de los Cartoneros, tutte

della città di Buenos Aires e provincia.

b. Sindacati50: Unión de Clasificadores de Residuos Urbanos

Sólidos, UCRUS in Uruguay fondato nel 2002. Fino al 2005

questo sindacato non contava organizzazioni di prima grandezza,

fino a quando dopo il secondo Congresso Latinoaamericano di

Catadores a San Leopoldo del Brasile si formò la prima

cooperativa di clasificadores, oggi sono 6 le cooperative che

fanno parte di questo Sindacato

c. Associazioni: Asociación de Recicladores de Bogota, ARB,

costituita nel 1990 e composta da 23 associazioni esistenti nella

stessa città che a sua volta fa parte dell’Associazione Nazionale

dei Riciclatori della Colombia, ANR, formalizzata nel 1993 che

è costituita da 11 organizzazioni regionali.

d. Reti: la Red Catasampa, a San Paolo nata nel 2006, la Red

Cataunidos presso Minas Gerais, Catabahia a Bahía, e la

50 Nonostante in Cile esistano 3 organizzazioni sindacali registrate: il Sindicato de recuperadores de residuos sólidos de Talca, il Sindicato Independiente de Recolectores de Materiales Reciclables de Maipú, e il Sindicato Cartoneros Renacer, queste funzionano come strutture di primo ordine poiché costituite da riciclatori individuali e non da organizzazioni e imprese associative.

Page 206: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

196

CENTCOOP a Brasilia, ed infine la , Red de Santa Cruz di

Sierra, in Bolivia, recentemente costituitasi nel maggio del 2008.

e. Movimenti Nazionali: il Movimento Nazionale dei Catadores

di Materiali Riciclabili del Brasile, è stato il primo a nascere nel

2001; il secondo è stato il Movimiento Nacional de

Trabajadores Cartoneros Recicladores y Organizaciones

Sociales, MNT CryOS dell’Argentina, formalizzato all’inizio del

2006, ed il più recente Movimiento de Recicladores del Perù,

MRP, della seconda metà del 2007 ed il Movimiento de

Recolectores del Chile, MNRC, del novembre 2007.

Partendo dalla premessa che nessuna delle organizzazioni mensionate

precedentemente è realmente rappresentative numericamente51 nè

interamente omogenea nelle composizione e ubicazione, tuttavia tutte

queste, hanno iniziato a intraprendere una strada di negoziazioni e

articolazioni su larga scala, emergendo come interlocutori fondamentali del

mondo del riciclaggio, e hanno iniziato a costituirsi e articolarsi nel mezzo

dell’informalità lavorativa e della disorganicità, generando discussioni e

riconoscimenti concreti sul tema del riciclaggio e difendendo a ogni costo il

lavoro dei propri membri riciclatori, da tutte le azioni repressive condotte

contro questo settore.

Alcune presentano dei tratti più marcati di solidarietà organizzativa e di una

ampia rappresentazione dei riciclatori come base: il MNCR-MNRC-MRP si

è costituito in Movimento con un grande sforzo a seguito della volontà di

molti.

51 Le organizzazioni di wastepickers costituiscono una piccola percentuale che va dall’1 al 20% a seconda del paese e e sono rappresentative degli esempi apportati in questo articolo

Page 207: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

197

Nei casi più recenti del Cile e del Perù, grazie alla presenza e all’impulso

della ONG Ciudad Saludable si sono unite 15 associazioni di raccoglitori

nell’area metropolitana ed hanno come sfida principale l’ampliamento

dell’area geografica e il rafforzamento organizzativo del Movimento. Nel

caso cileno, con le iniziativ dell’ Asociación de Recolectores de la Serena

(AREILS, la più antica del paese) e la ONG Casa de la Paz, che insieme

con la Fondazione Avina hanno effettuato nel 2007 l’unificazione di 16

associazioni più piccole coprendo un territorio che va da Copiapò (Nord) a

Temuco (Sud), mantenendo come con il Movimento del Perù l’importante

sfida di consolidamento e ristrutturazione organizzativa.

Nel suo specifico, il caso Argentino, si presta a complesse modalità di

analisi, per le sue peculiari differenze con gli altri paesi del continente,

conta almeno 3 Movimenti di Cartoneros distinti: il Movimiento Nacional

de trabajadores Cartoneros MOCAR, il sopra citato MNT CryOS, ed il

Movimiento de Trabajadores Excluidos MTE, fortemente legato alle

organizzazioni di riciclatori. E’ difficile ritrovare alle origini di questi

chiarità e consistenza così come presentare gli attuali processi di

accrescimento con ampia partecipazione di base dei riciclatori, al contrario,

sembra esser, come dimostrerà il brano che segue, un prodotto generato da

una sovra-struttura, a partire dalle intenzioni di un piccolo gruppo di

individui, che non fanno per forza il lavoro di riciclatori.

L’8 Ottobre 2005, presso la città di Salta si sono riuniti i compagni

dell’Associazione Luis Alberto Núñez de la ADS" (Associazione di

Disoccupati di Salta), Héctor Balbastro della "Asociación de Obreros

Desocupados de Santa Fe", e René Alberto Cruz della "Cooperativa

Padilla Ltda.", con il fine di stabilire il “MNT CRyOS” Movimiento

Page 208: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

198

Nacional de Trabajadores Cartoneros, Recicladores y Organizaciones

Sociales de Argentina (Movimento Nazionale di Lavoraori Cartoneros,

Reciclatori e Organizzazioni Sociali dell’Argentina)52

E’ importante rimarcare il fatto che sebbene le finalità possano esser

condivise da molte organizzazioni di secondo ordine presenti in in questo

paese, i cammini attraverso cui si è costituito risultano ben poco articolati

nel loro avvio, voluto piu che altro da una vasta gamma di attori a cui sta a

cuore la tematica dei cartoneros e in minor parte gli stessi cartoneros.

Al contrario in Brasile, gli attori che provenivano dalla Caritas, dalla

OAF53, dal Forum Lixto&Cidadania, UNICEF, dalla Fondazione Luterana,

ecc.unirono 1700 catadores durante il Primo Congresso Nazionale dei

Cadadores del 2001, hanno reso possibile la creazione di un Movimento

Nazionale così consistente nel suo processo che tutt’oggi continua il suo

lavoro e cresce, con l’appoggio di varie entità sia istituzionali che private

(nel 2006 l’appoggiavano 44 cooperative, per un valore totale di 36 milioni

di reali attraverso la Banca Nazionale di Sviluppo Economico e Sociale, 10

milioni sono andate all’appoggio delle reti di cooperative e il commercio

per la compagnia Petrobras durante l’anno 2007, e 31 milioni sono previsti

per il biennio 2008-2010).

52 Estratto da “Breve Historia del Movimiento de Cartoneros y Recicladores” (“Breve Storia del Movimento dei Cartoneros e Riciclatori”) http://ar.geocities.com/movimientonacionalcartoneros/1_BreveHistoria.html ultimo accesso 29/04/08 53 L’Organizzazione dell’Aiuto Fraterno, è stata per anni il supporto di riferimento del Movimento Nazionale di Catadores del Brasiele, prima che questo si costituisse giuridicamente .e potesse dialogare direttamente con le istituuzioni

Page 209: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

199

A livello istituzionale, l’importanza raggiunta dal MNCR a partir dal Forum

Lixo&Cidadania del 2004 è dimostrata dalla formazione del Comitato

Interministeriale di Inclusione dei Catadores di Materiali Riciclabili, che

vede presenti al suo interno: il Ministero della Scienza e della Teconologia,

il Ministero dello Sviluppo e dell’Industria e del Commercio, il Fondo

Nazionale per l’Ambiente, il Ministero delle Città e delllo Sviluppo Sociale.

Un anno dopo la creazione di questo Comitato, si è deciso da parte del

MNCR di effettuare uno studio per analizzare il costo generali dai siti di

lavoro dei catadores; in questo studio è il presupposto per un progetto

milionario voluto dal governo del Presidente Lula attraverso il Ministero

dello Sviluppo Sociale, MDS, per lo sviluppo delle capacità professionali

del MNCR e il rafforzamento delle sue basi organiche (cooperative,

associazioni e raccoglitori individuali) secondo il seguente schema:

Page 210: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

SCHEMA ORGANIZZATIVO MNCR

Fig. 2 – Schema di funzionamento del MNCR, Lucia Fernandez – fonte di consultazione

Debora Loli – MNCR

Nonostante il modello brasiliano risulti molto incoraggiante per la sua

strutturazione interna e per ciò che si è raggiunto, tuttavia sono in corso

valutazioni di questi processi di articolazione di attori ed organizzazioni,

sull’impatto rale a livello produttivo ed economico dei propri membri, con

l’obiettivo di cercare la frattura esistente tra le organizzazioni di secondo

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

200

Page 211: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

201

ordine di tipo meramente politico-dialettico, passando attraverso una

composizione di associazioni che sono legate tra loro da vincoli relazionali

di commercio e produzione, così come la difesa del lavoro e i piani

sindacali.

E’ così che i menzionati casi della RedCatasampa54 a San Paolo e la

Cooperativa Cataunidos55 a Minas Gerais, e CENTCOOP a Brasilia

operano come reti di commercializzazione, generando centri di valore

aggregato del materiale a partire dalle cooperative di base e a loro volta

sono membri del MNCR, dando dimostrazione di come le dimensioni

economico-produttive siano effettivamente integrate nei movimenti

politico-organizzativi.

Entrambe le dimensioni si ritrovano in India, nel: SEWA che ha sviluppato

la prima organizzazione sindacale, migliorando notevolmente le terribili

condizioni legate a abusi continui sui da parte delle autorità creando la casta

più svantaggiata dei waste pickers, così il SEWA, attraverso l’utilizzo di

uniformi, carte di identificazione, partendo da tratti di identità comune ha

fatto sì che questi lavoratori iniziassero a vedersi e sentirsi parte di un

collettivo.

54 Questa rete è di tipo intermedio, e a differenza del Movimento di Raccoglitori del Cile, può esser visto a sua volta come una Rete di Associazioni di Scala Nazionale, la Red Catasampaopera principalmente nella regione di San Paolo, e conta 13 Cooperative Associate. 55 Costituita da 9 associazioni, all’inizio era una grande cooperativa federata, e oggi è maggiormente conosciuta come una Rete di Economia Solidaria e che si trova nelle regioni di Belo Horizonte, Betim, Brumadinho, Contagem, Ibirité, Igarapé, Itaúna, Nova Lima e Pará de Minas, articolandosi tra i suoi soci ha iniziato a inviare del materiale classificato all’Unità di Lavorazione della Plastica, saltando così le catene di intermediari, realizzando così processi di industrializzazione collettiva. Fonte: http://siteresources.worldbank.org/INTUSWM/Resources/463617-1190232794490/Dias.pdfUltimo accesso 20/04/08

Page 212: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

202

Legandosi successivamente a imprese cooperative di base, dove l’obiettivo

di migliorare la vendita e i prezzi dei materiali era centrale, supporta la

diminuzione dello sfruttamento da parte degli intermediari e di conseguenza

il miglioramento delle entrate economiche dei waste pickers.

Questa intersezione di dimensioni fa si che, tra le altre cose, questo

movimento non rimanga un processo sommerso e isolato di base,

generalmente con scopi economici, che vede come unico obiettivo

l’aumento di guadagni tramite l’associarsi, allo stesso vi sono movimenti di

riciclatori che creano marce di protesta o conflitti politico-statali o alleanza

meramente economiche (secondo gli indici di di spartizione che troviamo in

questo tipo di associazioni nate esclusivamente per il “guadagno”, si creano

alleanze con determinati partiti o entità per migliorare il livello di ingresso

economico oppure si dedicano allo scontro costante con le autorità

governative).

5. La mappa Latinoamericana come processo

All’inizio del 2005 nella città di San Leopoldo, in Brasile, è avvenuto il

secondo Congresso Latinoamericano di Catadores di Materiali Riciclabili,

dove parteciparono Argentina, Colombia, Uruguay e Cile, raddoppiando la

presenza avuta durante il primo congresso avvenuto in Brasile nella città di

Caxias do Sul nel 2003 (erano presenti solo Argentina e Uruguay).

A partire da questo momento è iniziato a formarsi una prima articolazione

rappresentanti di organizzazioni di riclatori di questi 5 paesi, che miravano

alla costituzione di una Rete Latinoamericana di Organizzazioni di

Riciclatori.

Page 213: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

203

Dopo due anni di comunicazioni a distanza e alcune riunioni

rappresentative (Buenos Aires 2005 e Bogotà 2006) sono arrivate offerte di

solidarietà e appoggio internazionale nei confronti di problemi concreti

(confisca dei carri, sfratti violenti, negoziazioni istituzionali) quindi si sono

stabilite delle piattaformi di richiesta comuni venute dalle discussioni dei

riciclatori, da investigazioni e delle richieste di soluzioni concrete. E’ stato

nel 2006 che la Fondazione Avina per lo Sviluppo Sostenibile in America

Latina, una delle prime a lavorare su questo tema in Brasile e in Cile, chiese

di partecipare attivamente nel processo di rafforzamento locale e

articolazione interna delle organizzazioni dei riciclatoi attraverso due

distinti uffici nel resto del continente e con i diversi rappresentanti-soci

coinvolti in questo processo.

Nel novembre del 2006 si è svolto a Bogotà, Colombia, un Congresso

organizzato da questa stessa Fondazione Avina e dall’Associazione di

Riciclatori di Bogotà, sull’articolazione fin’allora stabilita56 e in

quest’occasione si è deciso per un terzo congresso Latinoamericano.

Si deve attendere il 2007 per vedere una nuova riunione rappresentativa

nella città di Santiago del Cile con i rappresentanti di organizzazioni di

diversi paesi membri e tecnici della Fondazione Avina (parteciparono

Colombia, Brasile e Cile) dove si definirono aspetti operativi interni della

Rete57 e si è stabilita una alleanza di lavoro con la Rete di Donne

dell’Economia Informale (WIEGO – India) e il Gruppo di Collaborazione

nei Residui Solidi nei Paesi a Basso-Medio Reddito (CWG) attraverso i

56 Presentazione di Lucía Fernández “Algunas cuestiones en la articulación de los recicladores”57 Per esempio: Segreteria itinerante annuale con base presso La Serena del Cile, il riciclatore Exquiel Estay responsabile e Lucia Fernandez con figura di tecnica di sostegno.

Page 214: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

204

membri che si occupano del Settore Informale (settore informale del

riciclaggio)

Sicuramente queste reti hanno un imprinting globale, la prima con una forte

incidenza in Asia e in Africa fondamentalmente attraverso le organizzazioni

di lavoratori dell’economia informale e i tecnici e la seconda con base in

Svizzera e con membri di diversi continenti, con un profilo di sostegno

tecnico e alleanzadi consultazione sul tema della gestione integrata dei

residui.

Questa alleanza può esser vista principalemente come la realizzazione di

una presa di coscienza delle organizzazioni di riciclatori che esistono, che

tende a fornire una serie di dati per la costituzione di mappe che riassumano

le informazioni strategiche capaci di descrivere il potenziale (JAUREGUI

2005) per lo sviluppo del terzo Congresso Latinoamericano, con l’obiettivo

del Primo Congresso Mondiale di Ricicladores.

E così che di è iniziato a sentire la necessità di una mappa globale delle

organizzazioni di ririclatori che segnalino esaustivamente ciò su cui prima

non esisteva alcuna informazione chiara. A partire dal mese di settembre

2007, diversi rappresentanti ricilatori coinvolti nel processo di articolazione

delle organizzazioni negli anni precedenti, hanno iniziato a viaggiare per il

continente, esplorando nuovi territori e creando i nuovi contatti con nuove

organizzazioni con direttamente con riciclatori individuali.

Page 215: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Fig. 3 Immagine originale de Mapeo de Organizaciones de Recicladores-

CWG-fonte:Lucia Fernandez

Nella figura 3 si possono notare gli accordi con le diverse organizzazioni di

riciclatori coinvolti, dove ognuno ha definito i propri rappresentanti per la

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

205

Page 216: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

206

realizzazione della raccolta dei dati nei differenti paesi58. E’ stata elaborata,

congiuntamente con la mappa realizzata per l’Asia nello stesso periodo, una

piantina di rilevamento di informazioni di base per diffondere informazioni

e per dare il via agli inviti del primo Congresso Mondiale e al terzo

Congresso Latinoamericano e l’elaborazione di informazioni corrette

attraverso le informazioni e le percezioni ottenute tramite i viaggi dei

riciclatori.

Questo progetto-esercizio è sato un processo59 molto importante per la sua

caratteristica di inversione dei classici ruoli, solitamente il “tecnico-

consulente” ricerca e coordina, insieme con altri di altri paesi per la

realizzazione di un campione, in questo caso organizzativo, che diventi poi

il prodotto della presentazione di un “Informe sulle Organizazioni di

Riciclatori dell’America Latina. Al contrario, in questo caso, i tecnici60

coinvolti in questo processo sono stati al servizio e a disposizione delle

decisioni prese dai riciclatori, generando una dinamica di rafforzamento e

partecipazione di questi ultimi, che ha permesso tra l’altro il sentirsi parte di

un progetto comune e l’esser protagonista di una sfida importante:

identificare e sensibilizzare la popolazione con cui si entra in contatto alla

tematica del processi di organizzazione dei riciclatori e la socializzazione

58 Exequiel Estay per AREILS Chile, Severino Lima per il MNCR Brasil, Silvio Ruiz Grisales, Maria Eugenia Duque, Myriam Herrera per l’ARB Colombia e Darío Castro per ANR Colombia. 59 Nel maggio 2008 si devono realizzare i viaggi nella zona del Centroamerica (Messico, Cuba, isaranno i primi, El Salvador, Nicaragua e Panama a seguito del Congresso Mondiale) si vuole estendere il processo anche a Guatemala, Porto Rico e Costa Rica. 60 La costituzione della mappa ha contato sull’appoggio degli uffici decentralizzati della Fondazione Avina, che permisero per esempio l’assegnazione di un ammontare economico per le diverse organizzazioni per la realizzazione dei vari viaggi, così come una segreteria tecnica che ha coordinato l’entrata delle informazioni, la sintesi delle informazioni, l’elaborazione della pianta di rilevamento dei dati coordinata con l’Asia e una diffusione virtuale iniziale dei dati dei paesi da mappare.

Page 217: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

207

al processo organizzativo a livello Latinoamericano e l’invito alla

partecipazione al Congresso dei riciclatori nel mese di marzo 2008. (Darío

Castro, Presidente della Asociación de Recicladores de Colombia A.N.R-

Visita Informale in Venezuela, novembre 2007).

D’altra parte, i risultati principalmente ottenuti evidenziano da una parte

interessanti analisi e/o attività non previste originariamente come

l’identificazione dei organizzazioni di intermediari o l’ostacolo da parte

delle autorità comunali all’organizzazione dei riciclatori:

Si sono identificati intermediari e riciclatori e riciclatrici non organizzati.

Nella discariche vi è grave povertà, un elevato numero di reciclatori che

però non hanno nessuna intenzione di organizzarsi e le organizzazioni che

si incontrano sono solo quelle degli intermediari. (Darío Castro, visita alla

discarica della città di Sancristobal, Venezuela e Identificazione della

popolazione che lavora come - 9 novembre 2007).

Nel momento in cui siè avvertita la necessità di una organizzazione

formalmente e legalmente riconosciuta gli amministratori del Comune

immediatamente hanno detto che non era assolutamente necessario che

avrebero portato avanti accordi in maniera verbale e in nessun momento

sarebbe stato necessario che i “guajeros” (i riciclatori) si organizzassero.

(Maria Eugenia Duque, visita al Discarica di Guatemala, 8 gennaio 2008.)

Sicuramente, il rilevamento dei dati attraverso la piantina proposta61 non

permette di apportare una quantità di informazioni sufficienti per una analisi

completa del fenomeno nel continente.

61 La suddeetta cartina o piantina di rilevamento presentava una quantità di informazioni così raggruppate: Dati del Contatto, della organizzazione, attività ralizzate dall’organizzazione rilevata, alleanze storiche dell’organizzazioni e possibili alleanze future.

Page 218: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

208

L’eterogeneità nella composizione di queste relazioni, ha fato sì che nel

rilevamento dei dati realizzato su Perù, Cile, Equador o Guatemala

informazioni approfondite che vanno dalle quantità di residui raccolti per

associazioni alle alleanze storiche di queste, mentre in Bolivia, in Argentina

e in Paraguay non si è sicuri se sia stata utilizzata la cartina di rilevamento

come strumento, poichè ha comportato mesi di discussioni tra gli attori

individuati, visite alle officine ai terreni ecc.

6. Il Congresso Mondiale

Dal l’incontro,dall’afflusso di nomi, di categorie, di parole, di affermazioni

qualcosa è nato. A partire da una idea precisa di provenienza indistinta,

idee differenti che circolavano liberamente, qualcosa si sta componendo.

Entriamo nel campo dell’immanenza, della concretezza, noi creiamo le

nostre (la nostra) attività che ci danno forma; esistiamo.62

“Recicladores Sin Fronteras”(Riciclatori Senza Frontiera) è stato il nome

proposto nel workshop di preparazione del Congresso Mondiale dei

Riciclatori, nella città di Giradot, Colombia nel mese di novembre 2007

evento che si è svolto nel passato marzo 2008 nella città di Bogotà,

Colombia.

A questo evento hanno partecipato 35 paesi63 di tutti i continenti e la sua

convocazione si è stata divulgata attraverso i contatti creati durante i lavori

62 Lewkowicz Ignacio,2006 Pensar Sin Estado, La subjetividad en la era de la fluidez (“Pensare Senza lo Stato: La soggettività nell’era della fluidità”). pag 233. 1ª, Edizione. 2ª ristampap. Buenos Aires: Paidós63 Paesi dell’Ameica Latina: Argentina, Cile, Perú, Haití, Brasile, Bolivia, Messico, Porto Rico, Nicaragua, Costa Rica, Guatemala, Equador, Paraguay, Uruguay, Venezuela e Colombia.

Page 219: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

209

per la costituzione della Mappa Globale delle Organizzazioni di Riciclatori

ed anche attraverso i canali più imprevedibili di contatti “virtuali” che il

mondo di Internet oggi permette.

Nella società attuale, attraversata da conflitti di non-conoscenza tra le

diverse parti che la compongono, il primo compito di un evento consiste nel

riunire le differenti parti intorno a un tavolo di discussione per espimere le

proprie posizioni già questo in se stesso costituisce un grande contributo

nella ricerca di soluzioni (JAUREGUI:2005)

Non hanno partecipato unicamente organizzazioni di riciclatori, durante

questi giorni a partire dal 1 al 4 marzo, hanno preso parte anche organismi

del Governo, Agenzie Internazionali per la Cooperazione, ONG, Fondazioni

e Istituti di Ricerca hanno preso parte per dibattere intorno alle aree

tematiche di discussione proposte dal Congresso.64

Lo stesso si è ritrovato in un progetto più ampio di costituzione di una Rete

Mondiale di Riciclatori, proposto dalla prima menzionata Rete WIEGO, con

l’appoggio e l’alleanza delle altre entità per la sua organizzazione tra cui per

esempio la Fondazione Avina, il CWG e l’Associazione di Riciclatori di

Bogotà che ha oprato come Segreteria e Organizzazione Locale.

La prima difficoltà incontrata per perseguire questo obiettivo è stata la

differenza di avanzamento, dei tempi e di maturità dei processi di

organizzazioni avviati nei diversi continenti. Per esempio in Asia, l’India è

molto avanti in quanto a organizzazione dei riciclatori, non solo sul piano

Paesi dell’Afica: Sudafrica, Egitto, Kenya. Paesi dell’Asia: India, Filipine, Nepal, Cambogia, Indonesia, Hong Kong, Paesi del Nord America: EEUU, Canada. Pesi dell’Europa: Olanda, Svizzera, Germania, Spagna, Italia, Turchia, Inghilterra e Albania. 64 Tutte le informazioni della convocazione così come sono state presentate all’evento si possono tovare qui: www.recicladores.net

Page 220: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

210

locale bensì sull’intera aticolazione di tutto il paese intorno al tema, mentre

gli altri paesi sono piuttosto deboli per quanto riguarda questo processo,

risulta così difficile pensare ad un’articolarsi di riciclatori individuali come

rappresentanti di un paese, all’interno di una grande alleanza globale. Il

caso dell’Africa è abbastanza simile, qui i riciclatori non hanno una stabile

organizzazione di base, così un articolazione modiale solo tra

rappresentanti, non forti di una stabile base organizzata, può diventare

rischiosa e difficile.

Proseguendo con il discorso originario di Lewkowicz, parlare di un “noi

collettivo”, fa mancare consistenza ai componenti precedentemente

determinati. Il “noi collettivo” in momento ed epoca di fluidità come è

l’attuale, non si può non appoggiare su degli assi strutturali che non siano

la creazione di situazioni, si può chiamare “noi collettivo” ciò che si

compone a partire dagli incontri, e non a partire da elementi semplici. E’

così che la sfida che sembra si sia instaurata a partire da questo grande

evento è lontana dal volersi porre come una cornice strutturante, bensì come

ha detto in un’intervista Gustavo Plata Velasquez, un reciclatore

colombiano: a partire da questo momento comincia una nuova fase per la

comunità riciclatrice perchè sappiamo che seguiranno importanti

processi....65

Sebbene non sapiamo con certezza a quale tipo di processo Gustavo facesse

riferimento, per certo ancora una volta, un evento dove partecipa un

soggetto che si incontra con altri, va a creare un “noi collettivo” che è senza

65 Intervista realizzata per la Fundación Ecourbano di Entre Ríos, Argentina durante il Congresso Gustavo Plata Velásquez, membro della Cooperativa Asidero, appartenente alla Asociación de Recicladores de Colombia. Disponibile http://www.ecourbano.org.ar/ (ultimo accesso 26/05/2008)

Page 221: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

211

dubbio estremamente concreto: non è semplicemente una struttura (vuota).

E questo “noi” continuando con Lewkowicz, ha la stessa difficolta di

qualsiasi coesione in un sistema fluido: il continuo alterarsi delle

condizioni in cui ci si incontra. Per questo l’incontro non può esser un

momento di incontro in se stesso, bensì un processo dell’incontrarsi

permanentemente.

Un chiaro esempio che tutti abbiamo vissuto in un momento della nostra

vita sono le quantità di idee e progetti che vengon dall’incontrarsi, dal

semplice fatto di conoscersi e scambiarsi idee, anche per brevi momenti,

senza dubbio la quotidianità è il più forte impulso di cambiamento.

E così forse la cosa più importante è il valore simbolico della situazione

senza aspettarsi troppo di più. “Mi sembra che esista un “prima” e un

“dopo” evento. Prima, eravamo un gruppo di stolti in questo mondo, che

aveva un sogno a livello nazionale, locale e regionale. Oggi siamo un

gruppo a livello mondiale che cerca di rivendicare i diritti umani. Questa

storia ci permette di entrare negli scenari, questo evento ci apre una strada

che mai prima abbiamo percorso...Passiamo dall’esser invisibili al

proporre un modello di sviluppo dove si tenga conto la partecipazione,

l’organizzazione e prima di tutto i diritti e la passione sociale che abbiamo

in Colombia, passione che i governi per cento anni hanno disconosciuto.”

(Gustavo Plata Velásquez)

7. Conclusioni

1) Logiche di concentrazione spazio-lavorative intorno alla

tematica dell’informalità e dei residui sono le soluzioni

presentate per il tema “problema dei riciclatori di residui”.

Page 222: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

212

Dobbiamo ripensare le modalità di articolazione politica ed

economica tra i riciclatori ( e non necessariamente con modalità

accentrate) come alternative valide per migliorare le condizioni di

vita, che prevede l’unione di un maggiorn numero di riciclatori (sia

di gruppi che di individui). Questi possono così operare come

organismi di dialogo con le autorità che si incontrano quando si

devono cercare delle soluzioni a problematiche che preoccupano in

gran parte la societò, trovando così dei punti di incontro favorevoli

a più soggetti grazie alla ricerca congiunta di soluzioni.

2) Le soluzioni che hanno portato alla creazione di “piante del

riciclo” (con capannoni per il riciclo) sono viste la maggior

parte delle volte con molto interesse da alcuni gruppi di

riciclatori, generalmente coloro che sono più propensi ad

organizzarsi lavorativamente, però si devono studiare i reali

impatti e i risultati economici di questi imprendimenti, se si

considera che le iniziative nate a partire da richieste del settore o

ottenute attraverso gli organismi governativi, non sempre sono

auto-sostenibili, se non addirittura, al contrario totalmente in balia

dei sussidi esterni, e ciè è un rischio potenziale per l’autonomia e

lo sviluppo del lavoro del riciclatore.

3) I vincoli relazionali tra i membri delle organizzazioni di

secondo ordine devono tendere ad esser complementari in

entrambe le dimensioni; sindacale ed economica e perciò è

fondamentale la solidarietà tra i membri e l’autonomia da fonti

economiche o/o politiche esterne. Le alleanze desiderabili vanno

da quelle possibili all’interno delle relazioni tra imprese di base del

piccolissimo quartiere all’ articolarsi più complesso su scala

Page 223: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

213

nazionale è importante che si congiungano attraverso una rete di

commercio e alleanze politche.

4) Le differenze di risultati nella Mappa Latinoamericana di

Organizzazioni ci fanno riflettere sulle volontà-razionali

scientifiche in cui siamo coinvolti in questo compito di

accompagnamento e sostegno tecnico, così come devono riflettere

le entità donatrici, a cui chiediamo di perseguire obiettivi

“visibili” a breve termine, piuttosto che pianificare risultati a

largo respiro. (IFAD:2000) senza prendere in considerazione le

particolari dinamiche e i processi lavorativi e organizzativi dei

riciclatori coinvolti.

5) La creazione di reti e/o articolazioni globali devono partire dalla

premessa di una forte concretezza e responsabilità dei divrsi nodi-

membri di base, questo permetterà di passare a processi relazionali

tendenti all’elaborazione di piani lavorativi importanti, con impatti

di medio e lungo termine e utilizzeranno gli eventi come momento

di riferimento di un processo più ampio e consensuale.

Se l’arbitrarietà dei greci nell’unire i punti più luminosi in costellazioni, ci

ha fatto riconoscere e dopo 2006 anni, tutt’oggi ci fa riconoscere le

costellazioni come “Orione”, il “Sagittario” e molte altre ancora, nello

stesso modo dobbiamo comprendere che le articolazioni di riciclatori a

livello locale, regionale o globale non sono composizioni arbitrarie e poco

rappresentative numericamente di questo settore, quando queste dimostrano

trasparenza e concretezza nei loro processi di costituzione e stabilità,

possiamo vedere in loro alternative valide.

Page 224: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

214

Lucia Fernandez ha accompagnato e sostenuto dal 2003 al 2008 i processi

di Organizzazione Sindacale e Cooperativa dei clasificadores

dell’Uruguay, è stata una delle prime responsabili della nascita e dello

sviluppo della Rete Latinoamericana di Riciclatori negli ultimi tre anni e ha

coordinato il Congresso Mondiale dei Riciclatori.

Page 225: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

215

BIBLIOGRAFIA:

BAUMAN Zigmunt, 2005, Vidas Desperdicadas. Editor Jorge Zahar,

Brasil. 170 pág.

BHATT Ela, 2006, Cities are People. En: 'World Class Cities and the

Urban Informal Economy: Inclusive Planning for the Working Poor

(Durban, South Africa, 24-25 Abril 2006)

http://www.wiego.org/news/events/UPC/Bhatt%20Cities%20are%20People

.pdf Acceso 23/04/08

BHOWMIK Sharit K. 2007.“Co-operatives and the emancipation of the

marginalized: case studies from two cities in India” pág 122-137. En: Chen

M.,Jhabvala R.,Kanbur R., Richards C.“Membership based organization of

the poor”Routledges Editions. 2007. 375 pág.

BUSTILLO 2006, “Una cartografía del conflicto ambiental en La

Chapita.”Unidad de Promoción Ambiental -Facultad de Arquitectura

http://www.farq.edu.uy/investigacion/jornadas/6as_jornadas_web.pdf

Acceso 20/05/08

DIAS Sonia, 2007, An Assessment of social inclusion in SWM in Brazil -

Achievements and Challenges. World Bank – Washington DC September

2007. http://siteresources.worldbank.org/INTUSWM/Resources/463617-

1190232794490/Dias.pdf

Acceso 20/04/08

FERNÁNDEZ Lucía, PÉREZ Eduardo, 2007. Mapa situación 1:

Relevamiento de Cooperativas, Informe Inédito Fase1-Proyecto Red de

Cooperativas Ucrus-Avina- Uruguay.

FERNÁNDEZ Lucia, 2007. La relevancia de la organización de los

recicladores en las definiciones de Políticas de Reciclado, caso Brasil,

Page 226: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

216

Colombia y Uruguay. En: Foro Políticas de Reciclado Urbano en Grandes

Urbes (Bs. AS.,Argentina, 26-28 setiembre 2007)

http://www.retosalsur.org/IMG/pdf/Clasificadores-

Ponencia_Lucia_Fernandez_2007.pdf acceso 10/05/2008

FUNES Ernesto, 2004. El tratado político de Baruch de Spinoza, 1677:

Potencia y pasión de multitudes, Editorial Quadratta, Argentina. 127 pág.

GRAJALES F. y AIELLO R. 2005. “Social Aspects of Solid Waste

Management: The experience in Argentina”, Banco Mundial 7 marzo 2005.

En

http://www.worldbank.org/urban/urbanforum2005/ulwpresentations/sw/aiel

lo.pdf. Acceso 3/06/2008

IFAD, 2000, “The Republic of India: Tamil Nadul women´s development

Project.Completion Evaluation” Rome: IFAD, Office of Evaluation

Studies; citado en E.Crowley et al.“Organization of the poor-Conditions for

success”pág. 30. En: Chen M.,Jhabvala R.,Kanbur R., Richards

C.“Membership based organization of the poor”Routledges Editions. 2007.

375 pág.

JAUREGUI J, 2005, Sobre la ciudad que es necesario incluir en el mapa:

el arquitecto como mapeador de conflictos. En

http://tantoville.blogspot.com/2005/08/sobre-la-ciudad-que-es-

necesario.html . 3 págs. acceso 12/05/08.

LAPORTE Dominique, 1989, Historia de la Mierda pág.10. 2da Edición

Pre-textos. 140 pág.

LEWKOVICH Ignacio, 2004 Pensar Sin Estado, La subjetividad en la era

de la fluidez, págs 207-234 1ª, Edición. 2ª reimp. Editorial Paidós, 2006,

Buenos Aires, 252 págs.

Page 227: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

217

SCHAMBER Pablo. 2007 Modalidades organizativas de los cartoneros. En

Recicloscopio, pág. 217. Prometeo Libros. Edición 2007. 324 págs.

SCHAMBER P. “No se presta atención a los cartoneros como engranaje

de un sistema económico”. En Página /12.

http://www.pagina12.com.ar/diario/sociedad/3-87058-2007-06-24.html

24/06/07. 2 págs. Acceso 13/04/2008

PAIVA Verónica, Cooperativas de Residuos del Área Metropolitana. En

Recicloscopio, pág. 155. Prometeo Libros. Edición 2007. 324 págs.

PAGINE WEB:

http://www.anr.org.co/

http://www.mncr.org.br/

http://www.coopamare.org.br/

http://www.asmare.org.br/

http://www.catasampa.org/c

http://ar.geocities.com/movimientonacionalcartoneros

http://www.ecourbano.org.ar

www.recicladores.net

*****

Page 228: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

Raccoglitori di residui Una panoramica globale sul primo anello del circuito del riciclaggio

218

Page 229: Reciclatori di Residui: una panoramica globale sul primo anello del riciclaggio

autori:Poornima Chikarmane

Lucia FernandezLaila Iskander

Pietro LuppiLakshmi Narayan

Cecilia RubertoPablo Schamber

Reka SoosNoemi Stanev