PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO COME SI ARRIVA...

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PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO Via Gerolamo de Rada 6, 87060 San Giorgio Albanese (Cs) Tel. 098386551 Web https://www.facebook.com/#!/pages/Il-Vicolo-DelGusto/287391494654217?sk=info Caffè Roma 52 Jazz ClubCyber CafeBar web https:// www.facebook.com/pages/Caff%C3%A8-Roma-52/269761013199358 BAR PANINOTECA “ LA LANTERNA “ VIA ROMA , 25 SAN GIORGIO ALBANESE (cs) Oggi è alquanto facile raggiungere San Giorgio Albanese, sia se si proviene dall’Autostrada A3 , la Salerno-Reggio Calabria, uscendo a Sibari se si proviene da Nord , ed a Tarsia Est , per coloro che provengono da Sud . I primi se- guendo la vecchia statale Jonica fino a Cantinella , i secondi prose- guendo per la strada che costeggia la meravigliosa oasi naturale del laghetto artificiale di Tarsia , sul fiume Cra- ti , per ritrovarsi anche loro a Cantinella ,da dove intersecando la vecchia SS106 si prosegue per un paio di chilometri fino a raggiungere , costeggian- do fra l’altro il vecchio Maniero di San Mauro , il bivio di San Giorgio Alba- nese. Lo stesso avranno fatto coloro che hanno seguito l’Autostrada Bari - Taranto-Reggio Calabria ( ancora non del tutto terminata ) . Uscendo al Vil- laggio Frassa ci si congiunge con la vecchia SS106 e dopo il vecchio Ponte sul Torrente Malfrancato ritrovarsi anche loro a proseguire per lo stesso bivio. In poco meno di quindici minuti attraverso una strada, non certo scorrevole , ma ora molto più agevole , circondati dai pescheti, dagli agrumi e da continue distese di ulivi secolari, che fanno da cornice a questo me- raviglioso territorio. In queste terre che ha visto accanto a quelle degli autoctoni abitanti del luogo testimonian- ze prima dei colonizzatori achei provenienti dalla Magna Grecia, poi dei Romani ed in seguito dei Bizantini ed infine dei profughi albanesi. Si giunge a San Giorgio Albanese, una delle tante comunità a cui gli albanesi diedero vita sfuggendo nel XV secolo alle invasioni turche che si susseguirono per decenni costringendoli ad abbandonare i loro paesi , trovando asilo in queste terre, allora aride , che con il loro lavoro ed il loro impegno resero fertili e produttive e dalle quali trovarono sostentamento per le loro famiglie. COME SI ARRIVA A SAN GIORGIO ALBANESE

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PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO Via Gerolamo de Rada 6, 87060 San Giorgio Albanese (Cs)

Tel. 098386551 Web https://www.facebook.com/#!/pages/Il-Vicolo-DelGusto/287391494654217?sk=info

Caffè Roma 52 Jazz Club—Cyber Cafe—Bar web https://

www.facebook.com/pages/Caff%C3%A8-Roma-52/269761013199358

BAR PANINOTECA “ LA LANTERNA “ VIA ROMA , 25 SAN

GIORGIO ALBANESE (cs)

Oggi è alquanto facile raggiungere

San Giorgio Albanese, sia se si

proviene dall’Autostrada A3 , la

Salerno-Reggio Calabria, uscendo

a Sibari se si proviene da Nord ,

ed a Tarsia Est , per coloro che

provengono da Sud . I primi se-

guendo la vecchia statale Jonica

fino a Cantinella , i secondi prose-

guendo per la strada che costeggia

la meravigliosa oasi naturale del laghetto artificiale di Tarsia , sul fiume Cra-

ti , per ritrovarsi anche loro a Cantinella ,da dove intersecando la vecchia

SS106 si prosegue per un paio di chilometri fino a raggiungere , costeggian-

do fra l’altro il vecchio Maniero di San Mauro , il bivio di San Giorgio Alba-

nese. Lo stesso avranno fatto coloro che hanno seguito l’Autostrada Bari-

Taranto-Reggio Calabria ( ancora non del tutto terminata ) . Uscendo al Vil-

laggio Frassa ci si congiunge con

la vecchia SS106 e dopo il vecchio

Ponte sul Torrente Malfrancato

ritrovarsi anche loro a proseguire

per lo stesso bivio. In poco meno

di quindici minuti attraverso una

strada, non certo scorrevole , ma

ora molto più agevole , circondati

dai pescheti, dagli agrumi e da

continue distese di ulivi secolari,

che fanno da cornice a questo me-

raviglioso territorio. In queste terre

che ha visto accanto a quelle degli autoctoni abitanti del luogo testimonian-

ze prima dei colonizzatori achei provenienti dalla Magna Grecia, poi dei

Romani ed in seguito dei Bizantini ed infine dei profughi albanesi. Si giunge

a San Giorgio Albanese, una delle tante comunità a cui gli albanesi diedero

vita sfuggendo nel XV secolo alle invasioni turche che si susseguirono per

decenni costringendoli ad abbandonare i loro paesi , trovando asilo in queste

terre, allora aride , che con il loro lavoro ed il loro impegno resero fertili e

produttive e dalle quali trovarono sostentamento per le loro famiglie.

COME SI ARRIVA A

SAN GIORGIO ALBANESE

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Nel corso degli anni si amal-

gamarono con i locali senza

però dimenticare od abban-

donare i loro costumi, la loro

religione, i loro usi , che an-

cora oggi sono fieri di custo-

dire e tramandare ai loro fi-

gli. Il panorama che si pre-

senta una volta entrati in pa-

ese ti lascia con il fiato so-

speso , all’inizio del paese

troviamo infatti la meravigliosa

terrazza antistante la Chiesa Ma-

trice di San Giorgio Megalo-

martire,un vero gioiello dell’arte

tardo settecentesco di stile ba-

rocco, dalla quale si ammira ,

incantati , la pianura di Sibari ,

incastonata tra il blu del mar

Jonio ed il verde delle montagne

del Pollino, d’inverno imbianca-

te dalla neve. Il paese è posto su

un poggio collinare sul versante

settentrionale della Sila Greca, con posizione dominante e paesaggistica su

tutta la vallata della Sibaritide, nasce dalle piccole quattro cappelle e dai tre

casali ( tra i quali Sancto

Iorio) nel suo territorio. Di

particolare prestigio appare

la struttura morfologica del

tessuto urbano che, oltre

alla divisione macroscopi-

ca dei rioni , si suddivide

nella struttura più piccola,

tipica della gjitonia dei pa-

esi arbëreshë , contenente

molto del vivere sociale di

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questa comunità. Nei vari vicoli

della parte antica , le caratteristi-

che stradine mettono in risalto

l’uniformità delle costruzioni non-

ché le dimensioni delle stesse che

fanno da cornice ad uno sfondo

paesaggistico unico nel suo gene-

re. La gjitonia (letteralmente “il

vicinato”) è un compilato intreccio

di urbanistica e di vita sociale in-

sieme, dove si alternano momenti

di socializzazione e di trasmissio-

ne di saperi e competenze. I vicini di casa seduti sui gradini delle sca-

le,te sjeti, condividono lunghi momenti di vita sociale dedicati allo scambio

di chiacchiere e alla realizzazione di pre-

ziosi manufatti dell’artigianato locale. Si

conversa su tutto, si raccontano aneddoti,

storielle del passato si apprendono le pri-

me nozioni di uncinetto o chiacchierino,si

intrecciano cesti o panieri e magari si pre-

parano le conserve per l’inverno. La pavi-

mentazione ,ex novo ,delle stradine delle

gjitonie storiche del paese , che le ha ri-

portate al loro antico splendore, sono state

tutte rivestite di pietre che lavorate da

artigiani esperti ancor oggi a levigarla

sono state tratte da quegli stessi lastroni

con cui è stata ornata , tra il 1765 ed il 1769 , il cortile della Reggia di Caser-

ta , fatta erigere, per ordine del re Bor-

bone Carlo III e che ancora oggi viene

estratta e lavorata dall’Azienda Pode-

rè di Giorgio Godino.Dopo aver per-

corso i vicoli del paese si giunge nella

parte alta del paese, una volta una di-

stesa di terra arida regno incontrastato

di macchia mediterranea, oggi un bru-

licare di nuove costruzioni ,che ne

fanno la parte residenziale della

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nostra comunità. Da qui si possono scor-

gere i primi pendii di quella è la PreSila

Greca , ed in pochi minuti si arriva nel

cuore dell’Altopiano Silano con le sue

piste di sci , i suoi splendidi laghetti arti-

ficiali e

le diste-

se di

p i n i ,

meta di turisti in tutti i periodi dell’anno.

Fanno da cornice al nucleo storico del pae-

se le due frazioni più grandi , in pianura

Colucci , diventata una appendice della vi-

cina Corigliano, e nella parte alta Palom-

bara . In anni più o meno recente

quella zona del paese , che una volta

era conosciuta come Sant’Andrea ,

dove sorgeva una piccola chiesa , ora

completamente distrutta si è trasfor-

mata in una ridente zona residenziale

con splendide villette , il maestoso

Centro Studi per le Minoranze Etniche

Arbëreshë e le case popolari che le

fanno da cornice. Numerose sono le

attività agricole ed economiche sorte

in questa zona.

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Una nuova entrata nel mondo associazionistico

sangiorgese è la Jonica Eventi. Nata per iniziativa

di un gruppo di giovani che ha voluto dare una

ventata di novità al modo di fare spettacolo nella

nostra comunità. Ha portato i giovani a diventare

protagonisti ed i risultati non si sono fatti attende-

re. Per la terza volta hanno organizzato la Festa

della Musica , una delle manifestazioni canore che

ha trovato spazio tra gli appuntamenti estivi. Non

sono mancate le serata di musica da discoteca che

hanno trovato spazio presso il Centro Studi.

Sono anche presenti due Associazioni Musicali . La

Banda Musicale

Santo Patrono e la

Banda Musicale Cit-

tà di San Giorgio

Albanese, di cui ab-

biamo parlato diffu-

samente nel capitolo a loro dedicato . Cre-

diamo che anche loro debbono essere

classificate tra le Associazioni Culturali

presenti nella nostra comunità perché porta-

no avanti da oltre un secolo un discorso ,

quello musicale , che ha appassionato ed ap-

passiona ancor oggi giovani e meno giovani

tra i nostri concittadini. Un’altra associazio-

ne a sfondo musicale è l’Associazione Plet-

tomeditteraneo Etnico , che prende il posto

della già presente Associazione Antonio Lu-

pinacci e che ha riportato in auge il melodio-

so suono dei mandolini per poi dedicarsi alla musica etnico popolare.

Tra le altre associazioni presenti nella nostra comunità vogliamo ricordare

l’Associazione Sportiva ADS Mbuzati , che ha partecipato al campionato di

categoria donandoci molti soddisfazioni e che ci auguriamo possa continuare

la sua attività e continuare a dare il suo contributo alla vita sociale e sportiva

del nostro paese. Esistono poi ,nelle due frazioni Palombara e Colucci , delle

Associazioni Culturali che con la loro attività rendono più vivibili queste due

comunità , spesso lasciate a loro stesse.

San Giorgio Albanese è oggi un ridente pa-

esello della provincia di Cosen-

za,incastonato come una gemma tra il verde

rigoglioso dei suoi uliveti e vigneti che si

estendono dalla collina fino alla pianura do-

ve si trovano aranceti,al profumo di zaga-

ra ,bionde distese di grano e prolifici frutte-

ti. Ma non sempre era stato così.

Agli inizi del secondo millennio, quando

per la prima volta si trova traccia di un insediamento abitato nella zona dove

ora sorge San Giorgio Albanese, la situazione era

completamente diversa.

E’ infatti nella “ Carta Rossanese”, uno dei primi

esempi di documento scritto in volgare ,datato nel

1104 , che appare per la prima volta il nome del

Casale di Santo Iorio, una località che si trovava u-

bicata colà dove ora sorge il paese . L’Ammiraglio

Cristodulo,si legge nella Carta , dona al fondatore

del Patire, San Bartolomeo delle terre tra cui questo

Casale de Sancto Iorio. Siamo dunque agli inizi del

1100 ed il Casale non era altro che un agglomerato

di poche casupole,abitate dai contadini che coltiva-

vano le terre del Patire.Il Casale si estendeva al

confine tra i possedimenti del principe di Bisignano

da una parte e con i marchesi di Saluzzo di Corigliano dall’altra, che spesso

facevano pressione per impossessarsi del casale. Il primo aveva avuto i terre-

ni dai Normanni che per rafforzare i loro legami di parentela e fedeltà con i

principi Sanseverino, avevano donati a Ruggero Sanseverino, conte di Tri-

carico, la Contea di Cortigiano, con il Castello ed un discreto territorio

all’interno del quale era compreso anche il Casale di Sancto Iorio. Ma il Ca-

sale di Sancto Iorio, continuò a rimanere sotto la giurisdizione del Patire co-

me si evince da un regesto di Papa Innocenzo III all’Archimandrita Nicode-

mo nell’anno 1189 nel quale si confermava tale possesso ai monaci basiliani

del Patire. (Gradilone pag, 183)Il Casale non era molto esteso e comprende-

va poche case, abitate per lo più dai coloni e dai fittavoli che coltivavano le

terre avute in fitto dai monaci. Nel corso degli anni , a causa di alcuni forti

UN PO’ DI STORIA

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terremoti, che colpirono la zona ,il Casale era

in completa decadenza e quasi disabitato e

lentamente si andava spegnendo. A dare nuo-

va linfa al territorio ed a risollevarne le sorti

giunsero nel 1472 gli Albanesi. Nel 1470 il

principe Sanseverino di Bisignano aveva spo-

sato la figlia dell’eroe Albanese Skanderbeg

la principessa Irene, cosicché quando qualche

anno dopo i profughi albanesi,che diedero vita a San Giorgio , costretti dalla

furia mussulmana a lasciare la propria Patria , approdando in Italia non tro-

varono di meglio che stanziarsi nel territorio del casale di Sancto Iorio vicini

alle terre di proprietà dei Sanseverino trovando buona accoglienza non solo

per i legami di sangue che li legavano alla principessa Irene, ma anche per-

ché trovarono nei monaci del Patire, cultori del rito Bizantino, dei sodali

nella religione. Essi ebbero perciò una duplice buona sorte: la prima, di ca-

rattere economico. Il monastero infatti aveva una grande abbondanza di ter-

reni, loro d’altro canto avevano una gran voglia di lavorare e farsi valere e

quindi gli interessi si trovarono a coincidere. Inoltre il

monastero, a differenza di altri padroni, si distingueva per

spirito di giustizia e comprensione verso i suoi sudditi, ai

quali praticava condizioni di fitto molto miti e soprattutto

godimento pacifico dei loro diritti. Infatti quei pochi do-

cumenti di cui disponiamo, ci mostrano i Sangiorgesi

sempre soddisfatti del loro vassallaggio ed in perfetto ac-

cordo con i monaci. Sotto tale aspetto furono più fortunati

di altri Albanesi.

Ugualmente fortunati lo furono riguardo al rito.

L’Abbazia era di rito greco come loro e, sotto la sua protezione, poterono

continuare ad esercitarlo senza essere molestati e senza pericoli di influssi

estranei. Poiché inoltre il monastero, con tutti i suoi sudditi e le sue Cappel-

le, era esente dalla giurisdizione del vescovo di Rossano, anche S. Giorgio,

almeno fino alla fine del 1600 lo fu. Il primo nucleo di abitanti fu piuttosto

piccolo , ma il desiderio e la voglia di lavorare da una parte non mancava

dall’altra le terre da coltivare erano fertili e prospere e quindi riuscì molto

bene il connubio tra gli albanesi, desiderosi di rifarsi una vita ed i monaci

che vedevano coltivate le terre e da cui ne traevano un vantaggio anche eco-

nomico. Gli albanesi ribattezzarono il Casale San Giorgio dall’albanese

Shejte Ghjerghe ,che però i primi arbëreshë chiamavano Mbuzati dal

La Pro Loco Jul Varibobba—Mbuzati , è la più

longeva delle associazioni presenti nel territorio

comunale , la sua fondazione risale al dicembre

del 1988. Promotori della sua nascita furono un

gruppo di persone che ruppero lo schema impe-

rante, in quel periodo , che voleva il paese diviso

in diverse fazioni politiche e sociali che si fa-

cevano la guerra tra di loro. Messe da parte le

divergenze politiche e sociali si impegnarono

affinché anche San Giorgio Albanese avesse la

sua Pro Loco. Tra alti e bassi la Pro Loco nel

corso degli anni , con la sua attività è riuscita a

creare momenti di aggregazione e di impegno

che posero San Giorgio all’avanguardia della

promozione turistica e culturale del proprio territorio. Impegno che dura an-

cora oggi . Vogliamo ricordare , in questo nostro breve excursus , i nostri

concittadini che fecero tanto per la creazione della nostra Pro Loco e che og-

gi non ci sono più. Salvatore Argondizza , Cosmo Vangieri , Cosmo Salim-

beni , Triolo Antonio , Scura Domenicantonio, Rosario Tocci.

Senza dubbio la più importante, per il ruolo che svolge , delle

associazioni che oggi operano nella nostra comunità è

l’Oratorio Parrocchiale L’Arcobaleno dell’Amicizia. Punto di

incontro e di socializzazione per tutti ragazzi e ragazze , che in

Padre Mario e nei suoi collaboratori hanno trovato quel punto

di riferimento che mancava. Sentire risuonare di nuovo da quel cortile il ru-

more dei bambini che giocano , cantano e si divertono non può che farci pia-

cere. I nostri ricordi ci riportano indietro con il tempo ,ai primi anni cin-

quanta , quando per molti di noi quel cortile era l’unico punto di ritrovo e di

incontro. Diventando poi , il centro motore culturale di tutto il circondario.

Da quel Palazzo le ragazze di allora hanno avuto la possibilità di raggiunge-

re la loro piena dignità di donne e diventare delle stimate insegnanti contri-

buendo a rendere migliore il futuro delle loro famiglie. All’Arcobaleno

dell’Amicizia auguriamo di essere la prima pietra di un progetto che possa

far ritornare quel vecchio maniero il centro motore delle nostre comunità.

LE ASSOCIAZIONI PRESENTI A

SAN GIORGIO ALBANESE

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La festa delle nozze è altrettanto sug-

gestiva: mentre le amiche della sposa

provvedono a sistemare il variopinto

abito nuziale, due cori con voci alter-

ne mettono in guardia la sposa dalle

insidie che potrà trovare sul suo cam-

mino, pregandola di tollerare una suo-

cera troppo invadente o le gelosie dei

parenti. Quando ella è pronta alcuni

colpi di fucile annunziano l'arrivo del-

lo sposo che è venuto a prendere la

sposa per condurla in chiesa. La porta della casa della sposa viene chiusa e si

simula, pertanto, un conflitto tra i parenti e amici di lui e quelli della sposa.

Dopo varie sfide reciproche, lo sposo trova sulla soglia di casa il padre della

sposa, il quale con il fazzoletto in mano dice allo sposo:

Ti skamandilin do o nusen? (Tu vuoi il fazzoletto o la sposa?)

Lo sposo risponde: U dua nusen (Io voglio la sposa).

Ad un colpo di fucile si spalanca la porta ed entrano per primi lo sposo e i

due paraninfi. Il coro di donne invita la sposa a prendere commiato dai pa-

renti e dopo aver ricevuto la benedizione dai genitori (uraten), accompagnata

dai compari, dal fratello maggio-

re o dal padre esce da casa, se-

guita dallo sposo anch'egli ac-

compagnato da parenti e ami-

ci. Ci si reca quindi in chiesa do-

ve ha luogo il cerimoniale più

suggestivo: il pàpas (il sacerdote

di rito greco), offre del vino agli

sposi in un comunissimo bic-

chiere che poi viene frantumato a

terra; per tre volte pone e ripone

sulle loro teste delle corone di fiori incrociandole alternativamente, quindi

offre il lembo della stola e , insieme , girano per tre volte intorno per tre vol-

te pone e ripone sulle loro teste delle corone di fiori incrociandole alternati-

vamente, quindi offre il lembo della stola e , insieme , girano per tre volte

intorno all’altare .

cognome della famiglia più nume-

rosa , quella dei Busa. Nel volgere

di qualche decennio la popolazio-

ne crebbe e già nel 1545 si anno-

veravano ben 65 “fuochi” ovvero

famiglie. Da questo periodo co-

mincia lo sviluppo demografico ed

economico del piccolo centro ar-

bëreshë che culminerà nel sette-

cento. In seguito a questo sviluppo

gli abitanti di San Giorgio cercaro-

no sbocco alla loro voglia di lavorare al di fuori dei territori loro assegnati e

giunsero sino al feudo di San Mauro,dove il Patire vantava dei possedimenti

il cui possesso era preteso anche dal Duca di Corigliano. Si ricorse alla Sacra

Real Casa che ordinò di non molestare i Sangiorgesi, ne seguirono vari ten-

tativi dei Duchi Coriglianesi di appropriarsi dei territori, ma il loro possesso

venne sempre confermato agli albanesi. Questo fu il primo ed unico episodio

di contrasto che i Sangiorgesi ebbero con i Signori del luogo. Alla fine del

XVIII secolo la situazione demografica ed amministrativa del territorio era il

seguente , Corigliano con i suoi 3800 abitanti formava il ducato di Saluzzo,

esteso anche al territorio di San Giorgio, sulla quale i diritti di giurisdizione

erano condivisi dal Duca e dal Patire Con la legge eversiva della feudalità

San Giorgio intentò causa contro il

Principe di Bisignano e l’enfiteuta

Masci contestando loro ogni diritto di

censo e terraggio, ed ebbe causa vinta

presso la Commissione Feudale, era il

21 maggio 1810, che gli attribuì anche

il possesso di diverse proprietà dei

Masci, che più tardi il 26 giugno 1826

vennero riconfermati ai Masci dal tri-

bunale di Cosenza, questi beni venne-

ro ceduti dagli eredi Masci al Barone

Compagna e divennero territorio del

comune di Corigliano. Vani furono i tentativi dei Sangiorgesi di riappro-

priarsi di questi terreni. Prima la Gran Corte Civile di Catanzaro, poi nel

1862 il Ministero dell’Agricoltura e la Sezione del Contenzioso Ammini-

strativo della Gran Corte dei Conti di Napoli decisero che non vi erano nuovi

IL RITO NUZIALE

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elementi pere cambiare la decisione presa dal Tribunale

di Cosenza . Il prefetto di Cosenza ricevette l’incarico

di dare attuazione alla sentenza e questi con Ordinanza

del 9-05-1865 assegnava al comune metà dei beni, avu-

ti in censo dal Compagna,quale avente causa con gli

eredi Masci, mentre l’altra metà ,diversi anni dopo ,nel

1886 venne venduta dal Barone Francesco Compagna

al Comune di San Giorgio con atto rogato dal notar

Vercaro di Corigliano. Nel 1731 venne costruita la

Chiesa di San Giorgio.San Giorgio nel corso degli anni

subì diverse calamità naturali , di queste le più gravi

avvennero il 12 ottobre del 1825 un forte terremoto che provocò gravi dan-

ni sia ai beni che alle persone ed .il 20

agosto del 1836 un terribile nubifragio

distrusse la campagna e l’abitato. Con-

cludiamo con alcune note sulla economi-

a del paese in quel periodo. La vita eco-

nomica del paese si può dire che era ab-

b a s t a n z a p r o s p e r a , f o n d a t a

sull’agricoltura , oltre che ai prodotti

collinari tradizionali del paese che ancor

oggi si colti-

vano, quali olio,olive,fichi e frutta, nella pianura

venivano coltivati cereali e legumi. Nel sottosuolo

di San Giorgio ci sono marmi pregiati, che sono

stati usati anche, come abbiamo già fatto notare ,

per abbellire la Reggia di Caserta. Dal Viaggio di

Lennorman in Italia si apprende che ai suoi tempi

San Giorgio era rinomato per la produzione della

manna. La manna era una sostanza biancastra usa-

ta in medicina come purgante,estratta dal frassino

a foglia rotonde, un’altra coltura che doveva esse-

re molto prospera nel passato era la coltivazione

del pistacchio,pianta che è abbondantissima, anco-

ra oggi, nelle campagne di San Giorgio , la cui

resina veniva comperata dai Veneziani e posta in

commercio col nome di terebindia di Venezia.Il resto è storia recente e con-

tiamo di raccontarvela in un’altra occasione.

La cucina di San Giorgio Albanese propone piatti e

dolci tipici della tradizione arbëreshë , ai quali si

accostano delle pietanze del patrimonio culinario

c a l a b r e s e .

Protagonista indiscussa, la pasta fatta in casa. Da

assaggiare rrashkatjeltё, preparati con un semplice

composto di acqua e farina e arrotolati intorno ad

un bastoncino di ferro, hekuri. Si servono con ragù

di carne di capra, aromatizzati da pecorino locale

grattugiato. Ancora oggi sono fiorenti le attività

artigianali che producono il pane con antiche meto-

dologie. Dal gusto unico e dalla durata in dispensa

superiore al normale, il pane casereccio sangiorge-

se è esportato in buona parte delle regioni italiane. Di nostra produzione an-

che la pitta, le frese, i taralli. Tra i biscotti tradizionali troviamo: viskotinet,

dolce che ricorre in occasione dei matrimoni arbëreshë, bukënotet,deliziose,

mustacoltë; a Natale xhurxhullena, qinullilet, dolcetti a forma di mezzaluna

ripieni di mostarda, e krustulit, impastati con uova, vino e olio; a Pasqua

kuleçtë, dolci a forma circolare con incorporate uova sode, e riganelet, pasta

frolla ripiena di uva passa, noci e mandorle. La conservazione dei prodotti

della terra ha da sempre un ruolo preponderante nella gastronomia sangior-

gese. I metodi utilizzati sono diversi e favoriscono tutti un lungo e sano man-

tenimento degli alimenti: le tecniche più tradizionali prevedono l'utilizzo del

locale olio extravergine d'oliva che, grazie alla sua azione isolante, permette

di conservare gli alimenti proteggendoli dai batteri presenti nell'aria. Si con-

serva di tutto: dalle saporitissime melanzane tagliate a filetti (shkapixhët),

ai pomodori essiccati sotto il sole

estivo, alle dolci olive nere e verdi,

che insieme ai capperi e ai funghi,

tipici di queste zone, costituiscono

un ottimo antipasto. E anco-

ra: marmellata di mandari-

ni; fichi bianchi bolliti; kruxhiqet,

fichi secchi con ripieno di mandorle

o noci, vero orgoglio regionale.

ENOGASTRONOMIA

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I costumi femminili arbëreshë (detti “stolite”)

sono invece molto più elaborati e ricchi, realizza-

ti in seta e raso e con vistosi ricami in fili d’oro e

d’argento: la loro sfarzosità ha fatto ipotizzare

che fossero in origine delle vesti signorili indos-

sate solo dai nobili. La parte superiore del costu-

me di gala arbëreshë è completata dallo

“Xhipuni”, un corpetto azzurro con lamine in oro

ed ampi rica-

mi, e dal

“Pani”, uno

scialle in raso ricamato anch’esso con

filo d’oro. La parte inferiore era costituita

anzitutto da una sottana detta “Sutanini”

su cui è posta la gonna vera e propria, la

“Kamizolla”, di raso setato, di un colore

fucsia o rosso vivo in abbinamento al

“Pani” ed ornata da un ampio bordo in

oro detto gallone. Sopra di essa viene

indossata la “Coha” (o “Zoga”), un’altra gonna plissettata di colore azzurro o

blu che, avendo il bordo inferiore rialzato,

lascia vedere la “Kamizolla” sottostante.

In alcuni centri arbëreshë al posto della

Coha si può trovare un grembiule di seta,

detto “Vandilija”, anch’esso ornato da ela-

borati merletti. Frequenti, anche se non

propriamente parte del costume tipico , è

l’uso del velo (Velli) per coprire la lunga

chioma delle donne. Se usato come abito

da sposa, poi, il vestito della festa arbëre-

shë era caratterizzato da un prezioso fermaglio per capelli, la “Keza”, intar-

siato da elaborati ricami col filo in argento con cui si fermavano complesse

a c c o n c i a t u r e n u z i a l i d i e t r o l a n u c a .

Il costume tradizionale di San Giorgio Albanese si distingue da altre comuni-

tà Arbëreshë per la pandera (originalissimo cinturino). Molto ricercate e di

ampia dimensione i ricami (di solito floreali) del grembiulino. Gonna rossa

bordata di verde e corpetto nero compongono, assieme al grembiule, il vesti-

to di ogni giorno, che ha nel merletto un tocco di alta femminilità

Particolare è il feeling che i

Sangiorgesi hanno con la mu-

sica. Lo dimostra il fatto che

risalendo indietro negli anni i

musicanti sangiorgesi , appas-

sionati della dea Euterpe ( musa

della musica per i greci) , nel

luglio del 1895 chiamarono a

San Giorgio il maestro napole-

tano Luigi Natale , a cui affida-

rono il compito di guidarli nella

loro avventura di costituzione

della prima banda musicale, una delle prime del comprensorio. Nasce così la

Banda Musicale Città di San Giorgio Albanese. Il maestro Luigi Nata-

le ,restò a San Giorgio fino al 1898 e provvide all’istruzione musicale di di-

versi musicanti, che affinarono così le loro competenze musicali. Il secondo ,

in ordine di tempo, maestro della banda fu Francesco Fagomeni , provenien-

te da Reggio di Calabria , che diresse il corpo bandistico fino a quando gli

subentrò il sangiorgese Ercole Verri, che fu anche un ottimo insegnante di

strumenti a corda. Il Verri diresse la banda fino al 1922 allorquando la dire-

zione fu prese dal prof. Salvatore Dramis ,,anch’egli sangiorgese , che mili-

tare in Roma nel 1915 frequentò con profitto ed impegno la Banda Musicale

dell’Arma dei Carabi-

nieri Reali ( ora Banda

dell’Arma dei Carabi-

nieri).Nel 1916 fu invia-

to al fronte ,ove si di-

stinse per coraggio ed

attaccamento al dovere.

Fu anche un ottimo in-

segnate di musica e can-

to presso le scuole pub-

bliche. Nel 1955 lasciò

l’incarico di maestro

concertatore ad un altro

SAN GIORGIO E

LA MUSICA

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sangiorgese il prof. Salvatore

Teodoro Dramis anch’egli

insegnate nelle scuole pubbli-

che come insegnante di musi-

ca e canto. L’attuale maestro

della Banda Città di San

Giorgio è il prof. Bruno Pisar-

ra, che ricopre questo incarico,

con passione e dedizione, dal

1985.

Nel 1959 una nuova banda

musicale nasce sotto il cielo di San Giorgio Albanese a dimostrare ancora

una volta la passione e l’attaccamento alla musica dei sangiorgesi.

Nell’aprile viene alla luce ,per iniziativa di un gruppo di musicanti , la Banda

Musicale Santo Patro-

no la cui direzione fu

affidata al prof. Salva-

tore Dramis( Gliuc-

cio), che la diresse

fino a quando la gui-

da venne presa

dall’attuale maestro

Prof. Giorgio La Val-

le, diplomatosi nel

Conservatorio di Ba-

ri , insegnate nelle

scuole pubbliche, è

anche un valente com-

positore di marce e composizioni musicali oltre che un raffinato cantautore.

Sue sono molte bellissime e note canzoni in arbëreshë , con le quali ha parte-

cipato a diversi concorsi musicali riportando un indubbio successo di critica

e di pubblico. Non possiamo non ricordare la valente figura del musicante

Sangiorgese Antonio Ferraro, che nel 1935, intraprese la carriera militare e

con il grado di maresciallo , comandò e diresse con maestria e valore , la “

Banda Musicale Militare di Novara “ . Fu insignito di medaglia al merito.

Giova ricordare, anche , che nell’archivio storico della Banda Città di San

Giorgio è conservato uno spartito datato “ marzo 1885” con la trascrizione

dell’opera “ Il Trovatore “ di Giuseppe Verdi, che fu eseguita il 15 agosto

Per la policromia e la preziosità dei tessuti, te-

stimoniata dall'utilizzo dei ricchi ricami in oro e

argento, il costume tradizionale è uno dei segni

più evidenti della diversità e della creatività cul-

turale arbëreshë. Le funzioni a cui assolve sono

molteplici: pratica, estetica, magica, rituale, ecc.

Inoltre esso serve ad indicare il ceto, il sesso,

l'età, la classe, il lavoro, il lutto, l'appartenenza

ad una confessione religiosa o se una persona è

nubile o sposata. In uso fino agli inizi degli anni

’70, accompagnava la donna italo-albanese nei

momenti più significativi della propria vita. Il

vestito della festa, infatti, oltre

ad essere indossato per le noz-

ze, per le feste religiose come

le “Vallje”, la Domenica di

Pasqua o il giorno di Natale, e

per i lutti familiari (per i pri-

mi tre giorni dal triste evento),

spesso veniva utilizzato anche

per dare sepoltura alla donna.

Se l’abito tradizionale femmi-

nile si è ben conservato, non si

può dire altrettanto per l’abito

maschile, caduto subito in disuso, o forse mai esistito in forma stereotipata.

Le ragioni della perdita della sua specificità o della sua assimilazione ai co-

stumi regionali o albanesi veri e propri, risiedono nel fatto che la trasmissio-

ne dei valori come la Besa, dei saperi come la lingua, e delle tradizioni arbë-

reshë come i costumi, è sempre stata affidata alle figure femminili.

L’arberisht, infatti, è la lingua materna degli Arbëreshë : sono le donne che

trasmettono la lingua, insieme alla religione. Come in molte società tradizio-

nali, anche in quella arbëreshë è compito della donna trasmettere la lingua e

la religione , i costumi morali e religiosi, le tradizioni e il costume.

L’ABITO TRADIZIONALE

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Molti sono stati i Sangiorgesi che hanno dato lustro con le loro opere e la

loro attività a San Giorgio a cominciare da Giulio Varibobba (sec. XVIII

autore di numerosi canti sacri arbëreshë che ancora oggi vengono eseguiti

durante le Kalimere della Settimana Santa); Vincenzo Canadè che dopo il

1767 ricoprì ancora giovanissimo la cattedra di greco nel liceo di Bari e ri-

cordiamo, inoltre, Antonio Argondizza, pubblicista, Francesco Argondizza;

Cosmo e Giorgio Cerrigone, padre e figlio, che con le loro poesie sono

considerati i più noti tra i poeti agresti e che con i loro canti hanno mostrato

il loro amore per la terra e per la semplice vita dei contadini sangiorgesi. Mi-

chele Masci, Nicola Canadè ed Attanasio Dramis che dettero un grosso

contributo al risorgimento italiano. Si distinsero nel corso della prima guerra

mondiale del 1915 il caporale Cosmo Cerrigone decorato al Valor Milita-

re e nella guerra d’Abissinia il tenente Giorgio Dramis, decorato con la Me-

daglia d’oro al Valor Militare .

Ci preme ricordare tra i personaggi che hanno onorato con le loro opere ed il

loro esempio il nostro paese e coetanei di molti di noi: Nino Dramis, che è

stato il primo a descrivere nel suo “ Salvo il Battesimo “ , la vita che si re-

spirava nei primi anni cinquanta a San Giorgio. Aldo Dramis che con le sue

poesie ed i suoi racconti esprime il senso della vita dei suoi concittadini. Co-

smo Laudone, che è certamente uno dei più prolifici autori contemporanei ,

oltre ad essere un valente giornalista ed uno studioso attento e che con le sue

opere ricorda la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra cultura. Giovan-

ni Argondizza, che è un autore emergente e che siamo sicuri continuerà ,

con profitto , la sua attività di scrittore e storico. Domenicantonio Cerrigo-

ne , professore e scrittore che nel 2012 ha pubblicato la sua prima ope-

ra ;Monsignor Ercole Lupinacci, che è stato vescovo della diocesi di Piana

degli Albanesi prima e di Lungro dopo. Un ricordo particolare al prof. Cur-

to Alfonsino, che ci è stato vicino nella costituzione della Pro Loco. Il cava-

lier Giorgio Chinigò , per cinque anni Consigliere Provinciale ,che con il

suo impegno e la sua operosità contribuì a far approvare diverse opere ,che

resero fruibile il territorio delle nostre comunità. Non possiamo dimenticar-

ci di Padre Daniele Refrontolotto che ha lasciato un segno indelebile del

suo passaggio ne nostro paesino, che ha considerato come il suo , come pure

don Vittorio Scirchio che ha riportato la Chiesa di San Giorgio al suo antico

splendore Bizantino . Ed infine un ricordo al Sindaco Pietro Cataldo , che

contribuì a far rinascere il paese dopo la seconda guerra mondiale.

del 1896 in un memorabile concerto pubblico della

Banda sotto la direzione del suo primo maestro.

Ma a San Giorgio , a dimostra-

zione che la musica non si fer-

ma alla tradizione bandistica ,

vogliamo sottolineare che nel

corso degli anni sorsero diversi

gruppi che portarono avanti

altri generi musicali. Come non

ricordare il Gruppo Dieli Jo-

ni ,un orchestra di ragazze e

ragazzi , preparati dal maestro

Antonio Lupinacci

che insegnò loro a

suonare lo strumento

principe : Il Mando-

lino , o il primo

complesso musicale

I BOIA. con Giorgio

la Valle, Giorgio Cer-

rigone ( fu Gugliel-

mo) e De Cicco Car-

mine .

SAN GIORGIO ED I SUOI FIGLI ILLUSTRI

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In tempi a noi più vicini il ritorno del me-

lodioso suono dei mandolini con il gruppo

il Plettro del Mediterraneo. Come ci piace

ricordare che sono decine i ragazzi di San

Giorgio Albanese, che una volta innamora-

tisi della musica hanno voluto continuare

lo studio della stessa frequentando , con

profitto , il Conservatorio Musicale Stani-

slao Giacomantonio di Cosenza. Un plauso

lo rivolgiamo ai maestri Nuccio Scura e

Mario Intrieri che oggi sono dei punti fissi

il primo della Banda dell’Aeronautica Mi-

litare ed il secondo di

quella della Marina.

Dulcis in fundo ,ma

non certo per ulti-

mo ,nel febbraio del

1977 ,un gruppo di ra-

gazzi e ragazze diede

vita a quella che era un

sogno di tanti giova-

ni :far sentire la loro

voce e le canzoni di

cui erano innamorate attraverso le on-

de radio nell’etere nasce Radio Del-

ta ,una delle prime radio libere non

solo della Calabria ma dell’Italia. Fu la

prima rivoluzione culturale dei giovani

sangiorgesi. Si ruppero per la prima

volta gli schemi che fino ad allora ave-

vano segnato la loro vita e per la prima

volta sull’onda della musica si sentiro-

no liberi e consapevoli che loro solo

loro avrebbero potuto non solo sceglie-

re ma creare il proprio futuro.

La Pro Loco, a dimostrazione che è sensibile ai problemi dei giovani , in cer-

ca di lavoro , ha chiesto di poter partecipare al Bando Nazionale del Servizio

Civile ed a quello Regionale su Garanzia Giovani. Ha ottenuto la possibilità

di poter ospitare nella sua sede due giovani , uno per ciascun bando , che ga-

rantiranno la istituzione di un punto di informazione turistica che fornirà

tutte le notizie sulle iniziative non solo della nostra associazione e di tutto

quello che avviene nel circondario. Sarà anche possibile , previo appunta-

mento , visitare la sede del consiglio comunale che con i suoi meravigliosi

quadri si è trasformata in una meravigliosa PINACOTECA ,e la Chiesa di

San Giorgio Megalomartire con le sue splendide ICONE , gli affreschi e le

tele raffiguranti diversi Santi della scuola napoletana. Abbiamo curato la

pubblicazione di due opuscoli dedicate alla

Chiesa ed alla Pinacoteca ed una mini sto-

ria del Paese, che possono essere richiesti

ai nostri volontari. Come pure compiere un

tour per ammirare le icone e l’Iconostasi

delle due chiese che si sono venute ad af-

fiancare a quella Madre, la Chiesa

dell’Esaltazione della Santa Croce a Pa-

lombara e quella dedicata alla Dormizione

della Vergine Maria Assunta in cielo . La

sede è provvista di un collegamento internet a larga banda di cui possono

farne uso tutto coloro che lo vorranno. Sarà possibile visitare la Mostra Fo-

tografica sul nostro Paese e sul Primo Centenario della Prima Guerra Mon-

diale. Abbiamo allestito una Biblioteca, che nelle nostre intenzione dovrà

diventare un centro di lettura non solo per i giovani ed i giovanissimi ma an-

che per i meno giovani. È già oggi è possibile prendere in prestito diversi

titoli, che ci auguriamo, anche con donazioni da parte dei cittadini e delle

istituzioni, possa diventare una fornitissima biblioteca, meta anche di studen-

ti e ricercatori. Vogliamo ringraziare Franco e Filippo Tocci , che hanno do-

nato alla nostra Biblioteca l’Archivio che il fratello Rosario , storico e culto-

re della storia delle comunità arbëreshë ed in particolar modo della no-

stra ,aveva raccolto nel corso della sua vita e che ci ha lasciato giovanissi-

mo , creando un vuoto incolmabile nelle comunità arbëreshë e non del nostro

circondario. Provvederemo a fornire materiale e notizie sulle attività delle

aziende che operano non solo nel nostro territorio ma in tutto il circondario.

I NOSTRI SERVIZI

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Concludiamo questo nostro viaggio attraverso

le Chiese presenti nel nostro territorio parten-

do dalla Chiesa dell’Esaltazione della Santa

Croce, in contrada Palombara consacrata il 13

ottobre del 1999 da Monsignor Ercole Lupi-

nacci, Vescovo di Lungro. Lo stile della chie-

sa si ispira alla tradizione greco - bizantina ,

con tre

absidi ,

all’interno delle quali si dispiega il

santuario. È ornata con delle icone

che raffigurano Maria ed il Signore .

Le icone provengono dalla Grecia,

dall’Albania e dall’Italia. L’altare è

ornato da una magnifica Iconostasi.

Il nostro viaggio si conclude in con-

trada Colucci dove viene costruita nel

2001 la Chiesa della Dormizione del-

la Beata Vergine Maria Assunta in

Cielo. Anche questa chiesa si ispira

alla tradizione delle chiese della dio-

cesi di Lungro. Con le sue tre absidi è

rivolta ad Oriente , è sormontata da

una cupola centrale ed una serie di

rilievi , che danno un senso di movi-

mento ascensionale. La facciata è ar-

ricchita da un pronao con colonne ed

una maestosa gradinata. All’interno

si possono ammirare delle pregevoli

icone , ed è presente una iconostasi

intarsiata in legno , opera di artisti

Rumeni.

Il nostro percorso religioso inizia dal-

la Chiesa di San Giorgio Megalomar-

tire posta, come abbiamo già potuto

vedere, all’inizio del Paese . Questa

chiesa fu edificata nel 1600 là dove ,

prima dell’immigrazione albanese,

sorgeva una piccola chiesa apparte-

nente ad un piccolo metòchion ( di-

pendenza dove risiedevano rappre-

sentanti del monastero centrale che

curavano gli interessi economici ) del

Monastero di Santa Maria del Patire

di Rossano, all’interno del quale ve-

nivano osservate le stesse regole monastiche e la vita liturgica del Monaste-

ro. Testimonianza della data di costruzione , alla quale far risalire questa

chiesa, sono le due cupole laterali di stile italo-greco, simili alle cupole della

Cattedrale di Stilo. In questa chiesa , nel 1702, iniziò la sua predicazione

l’Apostolo Cappuccino Beato Angelo d’Acri. Infatti , i Cappuccini prove-

nienti da Corigliano si erano stabiliti in San Giorgio agli inizi del 1600. Gli

stucchi, che ornano la chiesa e che le conferiscono uno stile barocco povero ,

risalgono al 1760, quando era parroco il padre del grande poeta arbëreshë

Don Giulio Varibobba. Nel 1950 , la chiesa fu ripulita e riportata allo stile

greco dal francescano Padre Daniele Refrontolotto ( i Frati conventuali di

Padova erano venuti a San Giorgio Albanese nel 1945 , in mancanza di preti

greci e vi rimasero fino al 1977). Proprio in questa circostanza , fu rifatto il

pavimento ed il soffitto, aboliti gli otto altarini e l’altare centrale e fu creato

un altare quadrato sormonta-

to da un ciborio o baldacchi-

no. Si diede inizio , così , alla

riconversione dello stile della

chiesa alla tradizione greco -

bizantina. Nel novembre del

1977 la chiesa viene restitui-

ta al clero diocesano e con la

venuta di Padre Vittorio Scir-

chio,che ancor oggi regge la

parrocchia, viene ripreso il

ITINERARI DI FEDE

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recupero dell’antica tradizione bizantina

con la costruzione dell’ Iconostasi, ,davanti

all’altare e con la pittura delle volte e del

soffitto con pregevoli icone. La pianta del-

la chiesa è a tre navate con due cappelle

laterali , addossate alla chiesa stessa , sor-

montate da due meravigliose cupole in stile

italo-greco. Il soffitto della navata centrale

dispone di un bellissimo lampadario in ot-

tone di grandissime dimensioni con 32 pic-

cole icone al suo interno .Sul soffitto è po-

sto un dipinto murale raffigurante il Cristo

Pantokrator . Il Vima ( presbiterio) è diviso

dalla parte del popolo da tre gradini in gra-

nito rosa; molto bella è l’iconostasi del

presbiterio con il Cristo alla destra e la Ma-

donna con il Bambino sulla sinistra, sovra-

stata da un’icona che raffigura l’Ultima Cena ed i quattro Evangelisti.

La volta del presbiterio, con un tondo nel quale è posto una vetrata istoriata

con San Giorgio , è stata dipinta da scene sacre , ad opera di due pittori di

scuola greca ( Tsaftaridis Charalambos e Tsakiridis Gregorios ) , che

raffigurano l ’Annunciazione e l’Ascensione al Signore. Nella Navata di

sinistra ( entrando dal portale) vi è la Torre Campanaria all’interno della

quale vi troviamo una campana datata 1221 con una scritta <<Nicollaus A-

benante MCCXXI° >> , di Corigliano Calabro nato nel 1190 , che all’età di

22 anni entra nel noviziato e vi veste il saio nell’ordine dei francescani

d’Assisi nel 1212 , che sarà poi canonizzato come San Nicola Abenante di

Corigliano nel 1516,

campana che si rac-

conta fosse stata porta-

ta dai monaci del Pati-

re che costruirono la

chiesa , poi si possono

ammirare : la Penteco-

ste di P. Costantini ,

datata 1763 , la tela di

S. Anna di V. Longo,

datata 1894 e la

Madonna di Schiavonea, di autore e data incerta. La navata è dipinta con

scene che ritraggono momenti della vita di San Giorgio : la sua Decapitazio-

ne e Dormizione. La parte finale della navata termina con la cappella dedica-

ta al Santo Protettore con cupola tutta dipinta che ospita , sull’altare in stuc-

co , la stata lignea del Santo del 1700 , di scuola napoletana. Ai lati

dell’altare sono poste due tele

che raffigurano : San Giorgio

che uccide il Drago ed un suo

miracolo, tutte e due di autore

e data incerti. Nella Navata di

destra si trova una nicchia nel-

la quale sono state poste le

Statue lignei dei Santi, che

nella tradizione greco - bizan-

tina sono state sostituite dalle

loro icone. L’opera è stata

costruita a devozione di due

artigiani di San Giorgio Alba-

nese , il maestro muratore Vincenzo Sposato ed il maestro decoratore Madeo

Stefano .Nella stessa navata si trovano diverse pitture murali che raffigurano

la Natività del Signore,il Battesimo nel Giordano, la Trasfigurazione e la Re-

surrezione. Sono altresì poste una tela di S.

Lucia di V. Longo ( 1894 ) , un’altra che

raffigura la Pietà, datata 1763 ma di autore

ignoto ed infine una tela che ritrae S. Anto-

nio di data ed autore sconosciuto. Nella

parte finale della navata di destra , è situata

la Cappella del Rosario ( un tempo dedicata

alle Anime Purganti) contenete la statua

della Madonna del Rosario con ai lati due

tele : un S. Francesco da Paola in adorazio-

ne davanti al Crocifisso di P. Costantini del

1773 , ed un S. Nicola di autore e data in-

certa. Inoltre è presente all’interno di que-

sta chiesa , un’acquasantiera in pietra che

porta alla base la data del 1607.

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SAN GIORGIO ALBANESE

UNA COMUNITA’ VERSO IL DOMANI

MBUZATI

NJË KOMUNITET DREJT MOTIT

ÇË VJEN