PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO COME SI ARRIVA...
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PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO Via Gerolamo de Rada 6, 87060 San Giorgio Albanese (Cs)
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GIORGIO ALBANESE (cs)
Oggi è alquanto facile raggiungere
San Giorgio Albanese, sia se si
proviene dall’Autostrada A3 , la
Salerno-Reggio Calabria, uscendo
a Sibari se si proviene da Nord ,
ed a Tarsia Est , per coloro che
provengono da Sud . I primi se-
guendo la vecchia statale Jonica
fino a Cantinella , i secondi prose-
guendo per la strada che costeggia
la meravigliosa oasi naturale del laghetto artificiale di Tarsia , sul fiume Cra-
ti , per ritrovarsi anche loro a Cantinella ,da dove intersecando la vecchia
SS106 si prosegue per un paio di chilometri fino a raggiungere , costeggian-
do fra l’altro il vecchio Maniero di San Mauro , il bivio di San Giorgio Alba-
nese. Lo stesso avranno fatto coloro che hanno seguito l’Autostrada Bari-
Taranto-Reggio Calabria ( ancora non del tutto terminata ) . Uscendo al Vil-
laggio Frassa ci si congiunge con
la vecchia SS106 e dopo il vecchio
Ponte sul Torrente Malfrancato
ritrovarsi anche loro a proseguire
per lo stesso bivio. In poco meno
di quindici minuti attraverso una
strada, non certo scorrevole , ma
ora molto più agevole , circondati
dai pescheti, dagli agrumi e da
continue distese di ulivi secolari,
che fanno da cornice a questo me-
raviglioso territorio. In queste terre
che ha visto accanto a quelle degli autoctoni abitanti del luogo testimonian-
ze prima dei colonizzatori achei provenienti dalla Magna Grecia, poi dei
Romani ed in seguito dei Bizantini ed infine dei profughi albanesi. Si giunge
a San Giorgio Albanese, una delle tante comunità a cui gli albanesi diedero
vita sfuggendo nel XV secolo alle invasioni turche che si susseguirono per
decenni costringendoli ad abbandonare i loro paesi , trovando asilo in queste
terre, allora aride , che con il loro lavoro ed il loro impegno resero fertili e
produttive e dalle quali trovarono sostentamento per le loro famiglie.
COME SI ARRIVA A
SAN GIORGIO ALBANESE
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Nel corso degli anni si amal-
gamarono con i locali senza
però dimenticare od abban-
donare i loro costumi, la loro
religione, i loro usi , che an-
cora oggi sono fieri di custo-
dire e tramandare ai loro fi-
gli. Il panorama che si pre-
senta una volta entrati in pa-
ese ti lascia con il fiato so-
speso , all’inizio del paese
troviamo infatti la meravigliosa
terrazza antistante la Chiesa Ma-
trice di San Giorgio Megalo-
martire,un vero gioiello dell’arte
tardo settecentesco di stile ba-
rocco, dalla quale si ammira ,
incantati , la pianura di Sibari ,
incastonata tra il blu del mar
Jonio ed il verde delle montagne
del Pollino, d’inverno imbianca-
te dalla neve. Il paese è posto su
un poggio collinare sul versante
settentrionale della Sila Greca, con posizione dominante e paesaggistica su
tutta la vallata della Sibaritide, nasce dalle piccole quattro cappelle e dai tre
casali ( tra i quali Sancto
Iorio) nel suo territorio. Di
particolare prestigio appare
la struttura morfologica del
tessuto urbano che, oltre
alla divisione macroscopi-
ca dei rioni , si suddivide
nella struttura più piccola,
tipica della gjitonia dei pa-
esi arbëreshë , contenente
molto del vivere sociale di
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questa comunità. Nei vari vicoli
della parte antica , le caratteristi-
che stradine mettono in risalto
l’uniformità delle costruzioni non-
ché le dimensioni delle stesse che
fanno da cornice ad uno sfondo
paesaggistico unico nel suo gene-
re. La gjitonia (letteralmente “il
vicinato”) è un compilato intreccio
di urbanistica e di vita sociale in-
sieme, dove si alternano momenti
di socializzazione e di trasmissio-
ne di saperi e competenze. I vicini di casa seduti sui gradini delle sca-
le,te sjeti, condividono lunghi momenti di vita sociale dedicati allo scambio
di chiacchiere e alla realizzazione di pre-
ziosi manufatti dell’artigianato locale. Si
conversa su tutto, si raccontano aneddoti,
storielle del passato si apprendono le pri-
me nozioni di uncinetto o chiacchierino,si
intrecciano cesti o panieri e magari si pre-
parano le conserve per l’inverno. La pavi-
mentazione ,ex novo ,delle stradine delle
gjitonie storiche del paese , che le ha ri-
portate al loro antico splendore, sono state
tutte rivestite di pietre che lavorate da
artigiani esperti ancor oggi a levigarla
sono state tratte da quegli stessi lastroni
con cui è stata ornata , tra il 1765 ed il 1769 , il cortile della Reggia di Caser-
ta , fatta erigere, per ordine del re Bor-
bone Carlo III e che ancora oggi viene
estratta e lavorata dall’Azienda Pode-
rè di Giorgio Godino.Dopo aver per-
corso i vicoli del paese si giunge nella
parte alta del paese, una volta una di-
stesa di terra arida regno incontrastato
di macchia mediterranea, oggi un bru-
licare di nuove costruzioni ,che ne
fanno la parte residenziale della
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nostra comunità. Da qui si possono scor-
gere i primi pendii di quella è la PreSila
Greca , ed in pochi minuti si arriva nel
cuore dell’Altopiano Silano con le sue
piste di sci , i suoi splendidi laghetti arti-
ficiali e
le diste-
se di
p i n i ,
meta di turisti in tutti i periodi dell’anno.
Fanno da cornice al nucleo storico del pae-
se le due frazioni più grandi , in pianura
Colucci , diventata una appendice della vi-
cina Corigliano, e nella parte alta Palom-
bara . In anni più o meno recente
quella zona del paese , che una volta
era conosciuta come Sant’Andrea ,
dove sorgeva una piccola chiesa , ora
completamente distrutta si è trasfor-
mata in una ridente zona residenziale
con splendide villette , il maestoso
Centro Studi per le Minoranze Etniche
Arbëreshë e le case popolari che le
fanno da cornice. Numerose sono le
attività agricole ed economiche sorte
in questa zona.
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Una nuova entrata nel mondo associazionistico
sangiorgese è la Jonica Eventi. Nata per iniziativa
di un gruppo di giovani che ha voluto dare una
ventata di novità al modo di fare spettacolo nella
nostra comunità. Ha portato i giovani a diventare
protagonisti ed i risultati non si sono fatti attende-
re. Per la terza volta hanno organizzato la Festa
della Musica , una delle manifestazioni canore che
ha trovato spazio tra gli appuntamenti estivi. Non
sono mancate le serata di musica da discoteca che
hanno trovato spazio presso il Centro Studi.
Sono anche presenti due Associazioni Musicali . La
Banda Musicale
Santo Patrono e la
Banda Musicale Cit-
tà di San Giorgio
Albanese, di cui ab-
biamo parlato diffu-
samente nel capitolo a loro dedicato . Cre-
diamo che anche loro debbono essere
classificate tra le Associazioni Culturali
presenti nella nostra comunità perché porta-
no avanti da oltre un secolo un discorso ,
quello musicale , che ha appassionato ed ap-
passiona ancor oggi giovani e meno giovani
tra i nostri concittadini. Un’altra associazio-
ne a sfondo musicale è l’Associazione Plet-
tomeditteraneo Etnico , che prende il posto
della già presente Associazione Antonio Lu-
pinacci e che ha riportato in auge il melodio-
so suono dei mandolini per poi dedicarsi alla musica etnico popolare.
Tra le altre associazioni presenti nella nostra comunità vogliamo ricordare
l’Associazione Sportiva ADS Mbuzati , che ha partecipato al campionato di
categoria donandoci molti soddisfazioni e che ci auguriamo possa continuare
la sua attività e continuare a dare il suo contributo alla vita sociale e sportiva
del nostro paese. Esistono poi ,nelle due frazioni Palombara e Colucci , delle
Associazioni Culturali che con la loro attività rendono più vivibili queste due
comunità , spesso lasciate a loro stesse.
San Giorgio Albanese è oggi un ridente pa-
esello della provincia di Cosen-
za,incastonato come una gemma tra il verde
rigoglioso dei suoi uliveti e vigneti che si
estendono dalla collina fino alla pianura do-
ve si trovano aranceti,al profumo di zaga-
ra ,bionde distese di grano e prolifici frutte-
ti. Ma non sempre era stato così.
Agli inizi del secondo millennio, quando
per la prima volta si trova traccia di un insediamento abitato nella zona dove
ora sorge San Giorgio Albanese, la situazione era
completamente diversa.
E’ infatti nella “ Carta Rossanese”, uno dei primi
esempi di documento scritto in volgare ,datato nel
1104 , che appare per la prima volta il nome del
Casale di Santo Iorio, una località che si trovava u-
bicata colà dove ora sorge il paese . L’Ammiraglio
Cristodulo,si legge nella Carta , dona al fondatore
del Patire, San Bartolomeo delle terre tra cui questo
Casale de Sancto Iorio. Siamo dunque agli inizi del
1100 ed il Casale non era altro che un agglomerato
di poche casupole,abitate dai contadini che coltiva-
vano le terre del Patire.Il Casale si estendeva al
confine tra i possedimenti del principe di Bisignano
da una parte e con i marchesi di Saluzzo di Corigliano dall’altra, che spesso
facevano pressione per impossessarsi del casale. Il primo aveva avuto i terre-
ni dai Normanni che per rafforzare i loro legami di parentela e fedeltà con i
principi Sanseverino, avevano donati a Ruggero Sanseverino, conte di Tri-
carico, la Contea di Cortigiano, con il Castello ed un discreto territorio
all’interno del quale era compreso anche il Casale di Sancto Iorio. Ma il Ca-
sale di Sancto Iorio, continuò a rimanere sotto la giurisdizione del Patire co-
me si evince da un regesto di Papa Innocenzo III all’Archimandrita Nicode-
mo nell’anno 1189 nel quale si confermava tale possesso ai monaci basiliani
del Patire. (Gradilone pag, 183)Il Casale non era molto esteso e comprende-
va poche case, abitate per lo più dai coloni e dai fittavoli che coltivavano le
terre avute in fitto dai monaci. Nel corso degli anni , a causa di alcuni forti
UN PO’ DI STORIA
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terremoti, che colpirono la zona ,il Casale era
in completa decadenza e quasi disabitato e
lentamente si andava spegnendo. A dare nuo-
va linfa al territorio ed a risollevarne le sorti
giunsero nel 1472 gli Albanesi. Nel 1470 il
principe Sanseverino di Bisignano aveva spo-
sato la figlia dell’eroe Albanese Skanderbeg
la principessa Irene, cosicché quando qualche
anno dopo i profughi albanesi,che diedero vita a San Giorgio , costretti dalla
furia mussulmana a lasciare la propria Patria , approdando in Italia non tro-
varono di meglio che stanziarsi nel territorio del casale di Sancto Iorio vicini
alle terre di proprietà dei Sanseverino trovando buona accoglienza non solo
per i legami di sangue che li legavano alla principessa Irene, ma anche per-
ché trovarono nei monaci del Patire, cultori del rito Bizantino, dei sodali
nella religione. Essi ebbero perciò una duplice buona sorte: la prima, di ca-
rattere economico. Il monastero infatti aveva una grande abbondanza di ter-
reni, loro d’altro canto avevano una gran voglia di lavorare e farsi valere e
quindi gli interessi si trovarono a coincidere. Inoltre il
monastero, a differenza di altri padroni, si distingueva per
spirito di giustizia e comprensione verso i suoi sudditi, ai
quali praticava condizioni di fitto molto miti e soprattutto
godimento pacifico dei loro diritti. Infatti quei pochi do-
cumenti di cui disponiamo, ci mostrano i Sangiorgesi
sempre soddisfatti del loro vassallaggio ed in perfetto ac-
cordo con i monaci. Sotto tale aspetto furono più fortunati
di altri Albanesi.
Ugualmente fortunati lo furono riguardo al rito.
L’Abbazia era di rito greco come loro e, sotto la sua protezione, poterono
continuare ad esercitarlo senza essere molestati e senza pericoli di influssi
estranei. Poiché inoltre il monastero, con tutti i suoi sudditi e le sue Cappel-
le, era esente dalla giurisdizione del vescovo di Rossano, anche S. Giorgio,
almeno fino alla fine del 1600 lo fu. Il primo nucleo di abitanti fu piuttosto
piccolo , ma il desiderio e la voglia di lavorare da una parte non mancava
dall’altra le terre da coltivare erano fertili e prospere e quindi riuscì molto
bene il connubio tra gli albanesi, desiderosi di rifarsi una vita ed i monaci
che vedevano coltivate le terre e da cui ne traevano un vantaggio anche eco-
nomico. Gli albanesi ribattezzarono il Casale San Giorgio dall’albanese
Shejte Ghjerghe ,che però i primi arbëreshë chiamavano Mbuzati dal
La Pro Loco Jul Varibobba—Mbuzati , è la più
longeva delle associazioni presenti nel territorio
comunale , la sua fondazione risale al dicembre
del 1988. Promotori della sua nascita furono un
gruppo di persone che ruppero lo schema impe-
rante, in quel periodo , che voleva il paese diviso
in diverse fazioni politiche e sociali che si fa-
cevano la guerra tra di loro. Messe da parte le
divergenze politiche e sociali si impegnarono
affinché anche San Giorgio Albanese avesse la
sua Pro Loco. Tra alti e bassi la Pro Loco nel
corso degli anni , con la sua attività è riuscita a
creare momenti di aggregazione e di impegno
che posero San Giorgio all’avanguardia della
promozione turistica e culturale del proprio territorio. Impegno che dura an-
cora oggi . Vogliamo ricordare , in questo nostro breve excursus , i nostri
concittadini che fecero tanto per la creazione della nostra Pro Loco e che og-
gi non ci sono più. Salvatore Argondizza , Cosmo Vangieri , Cosmo Salim-
beni , Triolo Antonio , Scura Domenicantonio, Rosario Tocci.
Senza dubbio la più importante, per il ruolo che svolge , delle
associazioni che oggi operano nella nostra comunità è
l’Oratorio Parrocchiale L’Arcobaleno dell’Amicizia. Punto di
incontro e di socializzazione per tutti ragazzi e ragazze , che in
Padre Mario e nei suoi collaboratori hanno trovato quel punto
di riferimento che mancava. Sentire risuonare di nuovo da quel cortile il ru-
more dei bambini che giocano , cantano e si divertono non può che farci pia-
cere. I nostri ricordi ci riportano indietro con il tempo ,ai primi anni cin-
quanta , quando per molti di noi quel cortile era l’unico punto di ritrovo e di
incontro. Diventando poi , il centro motore culturale di tutto il circondario.
Da quel Palazzo le ragazze di allora hanno avuto la possibilità di raggiunge-
re la loro piena dignità di donne e diventare delle stimate insegnanti contri-
buendo a rendere migliore il futuro delle loro famiglie. All’Arcobaleno
dell’Amicizia auguriamo di essere la prima pietra di un progetto che possa
far ritornare quel vecchio maniero il centro motore delle nostre comunità.
LE ASSOCIAZIONI PRESENTI A
SAN GIORGIO ALBANESE
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La festa delle nozze è altrettanto sug-
gestiva: mentre le amiche della sposa
provvedono a sistemare il variopinto
abito nuziale, due cori con voci alter-
ne mettono in guardia la sposa dalle
insidie che potrà trovare sul suo cam-
mino, pregandola di tollerare una suo-
cera troppo invadente o le gelosie dei
parenti. Quando ella è pronta alcuni
colpi di fucile annunziano l'arrivo del-
lo sposo che è venuto a prendere la
sposa per condurla in chiesa. La porta della casa della sposa viene chiusa e si
simula, pertanto, un conflitto tra i parenti e amici di lui e quelli della sposa.
Dopo varie sfide reciproche, lo sposo trova sulla soglia di casa il padre della
sposa, il quale con il fazzoletto in mano dice allo sposo:
Ti skamandilin do o nusen? (Tu vuoi il fazzoletto o la sposa?)
Lo sposo risponde: U dua nusen (Io voglio la sposa).
Ad un colpo di fucile si spalanca la porta ed entrano per primi lo sposo e i
due paraninfi. Il coro di donne invita la sposa a prendere commiato dai pa-
renti e dopo aver ricevuto la benedizione dai genitori (uraten), accompagnata
dai compari, dal fratello maggio-
re o dal padre esce da casa, se-
guita dallo sposo anch'egli ac-
compagnato da parenti e ami-
ci. Ci si reca quindi in chiesa do-
ve ha luogo il cerimoniale più
suggestivo: il pàpas (il sacerdote
di rito greco), offre del vino agli
sposi in un comunissimo bic-
chiere che poi viene frantumato a
terra; per tre volte pone e ripone
sulle loro teste delle corone di fiori incrociandole alternativamente, quindi
offre il lembo della stola e , insieme , girano per tre volte intorno per tre vol-
te pone e ripone sulle loro teste delle corone di fiori incrociandole alternati-
vamente, quindi offre il lembo della stola e , insieme , girano per tre volte
intorno all’altare .
cognome della famiglia più nume-
rosa , quella dei Busa. Nel volgere
di qualche decennio la popolazio-
ne crebbe e già nel 1545 si anno-
veravano ben 65 “fuochi” ovvero
famiglie. Da questo periodo co-
mincia lo sviluppo demografico ed
economico del piccolo centro ar-
bëreshë che culminerà nel sette-
cento. In seguito a questo sviluppo
gli abitanti di San Giorgio cercaro-
no sbocco alla loro voglia di lavorare al di fuori dei territori loro assegnati e
giunsero sino al feudo di San Mauro,dove il Patire vantava dei possedimenti
il cui possesso era preteso anche dal Duca di Corigliano. Si ricorse alla Sacra
Real Casa che ordinò di non molestare i Sangiorgesi, ne seguirono vari ten-
tativi dei Duchi Coriglianesi di appropriarsi dei territori, ma il loro possesso
venne sempre confermato agli albanesi. Questo fu il primo ed unico episodio
di contrasto che i Sangiorgesi ebbero con i Signori del luogo. Alla fine del
XVIII secolo la situazione demografica ed amministrativa del territorio era il
seguente , Corigliano con i suoi 3800 abitanti formava il ducato di Saluzzo,
esteso anche al territorio di San Giorgio, sulla quale i diritti di giurisdizione
erano condivisi dal Duca e dal Patire Con la legge eversiva della feudalità
San Giorgio intentò causa contro il
Principe di Bisignano e l’enfiteuta
Masci contestando loro ogni diritto di
censo e terraggio, ed ebbe causa vinta
presso la Commissione Feudale, era il
21 maggio 1810, che gli attribuì anche
il possesso di diverse proprietà dei
Masci, che più tardi il 26 giugno 1826
vennero riconfermati ai Masci dal tri-
bunale di Cosenza, questi beni venne-
ro ceduti dagli eredi Masci al Barone
Compagna e divennero territorio del
comune di Corigliano. Vani furono i tentativi dei Sangiorgesi di riappro-
priarsi di questi terreni. Prima la Gran Corte Civile di Catanzaro, poi nel
1862 il Ministero dell’Agricoltura e la Sezione del Contenzioso Ammini-
strativo della Gran Corte dei Conti di Napoli decisero che non vi erano nuovi
IL RITO NUZIALE
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elementi pere cambiare la decisione presa dal Tribunale
di Cosenza . Il prefetto di Cosenza ricevette l’incarico
di dare attuazione alla sentenza e questi con Ordinanza
del 9-05-1865 assegnava al comune metà dei beni, avu-
ti in censo dal Compagna,quale avente causa con gli
eredi Masci, mentre l’altra metà ,diversi anni dopo ,nel
1886 venne venduta dal Barone Francesco Compagna
al Comune di San Giorgio con atto rogato dal notar
Vercaro di Corigliano. Nel 1731 venne costruita la
Chiesa di San Giorgio.San Giorgio nel corso degli anni
subì diverse calamità naturali , di queste le più gravi
avvennero il 12 ottobre del 1825 un forte terremoto che provocò gravi dan-
ni sia ai beni che alle persone ed .il 20
agosto del 1836 un terribile nubifragio
distrusse la campagna e l’abitato. Con-
cludiamo con alcune note sulla economi-
a del paese in quel periodo. La vita eco-
nomica del paese si può dire che era ab-
b a s t a n z a p r o s p e r a , f o n d a t a
sull’agricoltura , oltre che ai prodotti
collinari tradizionali del paese che ancor
oggi si colti-
vano, quali olio,olive,fichi e frutta, nella pianura
venivano coltivati cereali e legumi. Nel sottosuolo
di San Giorgio ci sono marmi pregiati, che sono
stati usati anche, come abbiamo già fatto notare ,
per abbellire la Reggia di Caserta. Dal Viaggio di
Lennorman in Italia si apprende che ai suoi tempi
San Giorgio era rinomato per la produzione della
manna. La manna era una sostanza biancastra usa-
ta in medicina come purgante,estratta dal frassino
a foglia rotonde, un’altra coltura che doveva esse-
re molto prospera nel passato era la coltivazione
del pistacchio,pianta che è abbondantissima, anco-
ra oggi, nelle campagne di San Giorgio , la cui
resina veniva comperata dai Veneziani e posta in
commercio col nome di terebindia di Venezia.Il resto è storia recente e con-
tiamo di raccontarvela in un’altra occasione.
La cucina di San Giorgio Albanese propone piatti e
dolci tipici della tradizione arbëreshë , ai quali si
accostano delle pietanze del patrimonio culinario
c a l a b r e s e .
Protagonista indiscussa, la pasta fatta in casa. Da
assaggiare rrashkatjeltё, preparati con un semplice
composto di acqua e farina e arrotolati intorno ad
un bastoncino di ferro, hekuri. Si servono con ragù
di carne di capra, aromatizzati da pecorino locale
grattugiato. Ancora oggi sono fiorenti le attività
artigianali che producono il pane con antiche meto-
dologie. Dal gusto unico e dalla durata in dispensa
superiore al normale, il pane casereccio sangiorge-
se è esportato in buona parte delle regioni italiane. Di nostra produzione an-
che la pitta, le frese, i taralli. Tra i biscotti tradizionali troviamo: viskotinet,
dolce che ricorre in occasione dei matrimoni arbëreshë, bukënotet,deliziose,
mustacoltë; a Natale xhurxhullena, qinullilet, dolcetti a forma di mezzaluna
ripieni di mostarda, e krustulit, impastati con uova, vino e olio; a Pasqua
kuleçtë, dolci a forma circolare con incorporate uova sode, e riganelet, pasta
frolla ripiena di uva passa, noci e mandorle. La conservazione dei prodotti
della terra ha da sempre un ruolo preponderante nella gastronomia sangior-
gese. I metodi utilizzati sono diversi e favoriscono tutti un lungo e sano man-
tenimento degli alimenti: le tecniche più tradizionali prevedono l'utilizzo del
locale olio extravergine d'oliva che, grazie alla sua azione isolante, permette
di conservare gli alimenti proteggendoli dai batteri presenti nell'aria. Si con-
serva di tutto: dalle saporitissime melanzane tagliate a filetti (shkapixhët),
ai pomodori essiccati sotto il sole
estivo, alle dolci olive nere e verdi,
che insieme ai capperi e ai funghi,
tipici di queste zone, costituiscono
un ottimo antipasto. E anco-
ra: marmellata di mandari-
ni; fichi bianchi bolliti; kruxhiqet,
fichi secchi con ripieno di mandorle
o noci, vero orgoglio regionale.
ENOGASTRONOMIA
![Page 9: PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO COME SI ARRIVA …123userdocs.s3-website-eu-west-1.amazonaws.com/d/63/77/... · terremoti, che colpirono la zona ,il Casale era in completa](https://reader030.fdocuments.us/reader030/viewer/2022040223/5e5a586109761667bf3ea324/html5/thumbnails/9.jpg)
I costumi femminili arbëreshë (detti “stolite”)
sono invece molto più elaborati e ricchi, realizza-
ti in seta e raso e con vistosi ricami in fili d’oro e
d’argento: la loro sfarzosità ha fatto ipotizzare
che fossero in origine delle vesti signorili indos-
sate solo dai nobili. La parte superiore del costu-
me di gala arbëreshë è completata dallo
“Xhipuni”, un corpetto azzurro con lamine in oro
ed ampi rica-
mi, e dal
“Pani”, uno
scialle in raso ricamato anch’esso con
filo d’oro. La parte inferiore era costituita
anzitutto da una sottana detta “Sutanini”
su cui è posta la gonna vera e propria, la
“Kamizolla”, di raso setato, di un colore
fucsia o rosso vivo in abbinamento al
“Pani” ed ornata da un ampio bordo in
oro detto gallone. Sopra di essa viene
indossata la “Coha” (o “Zoga”), un’altra gonna plissettata di colore azzurro o
blu che, avendo il bordo inferiore rialzato,
lascia vedere la “Kamizolla” sottostante.
In alcuni centri arbëreshë al posto della
Coha si può trovare un grembiule di seta,
detto “Vandilija”, anch’esso ornato da ela-
borati merletti. Frequenti, anche se non
propriamente parte del costume tipico , è
l’uso del velo (Velli) per coprire la lunga
chioma delle donne. Se usato come abito
da sposa, poi, il vestito della festa arbëre-
shë era caratterizzato da un prezioso fermaglio per capelli, la “Keza”, intar-
siato da elaborati ricami col filo in argento con cui si fermavano complesse
a c c o n c i a t u r e n u z i a l i d i e t r o l a n u c a .
Il costume tradizionale di San Giorgio Albanese si distingue da altre comuni-
tà Arbëreshë per la pandera (originalissimo cinturino). Molto ricercate e di
ampia dimensione i ricami (di solito floreali) del grembiulino. Gonna rossa
bordata di verde e corpetto nero compongono, assieme al grembiule, il vesti-
to di ogni giorno, che ha nel merletto un tocco di alta femminilità
Particolare è il feeling che i
Sangiorgesi hanno con la mu-
sica. Lo dimostra il fatto che
risalendo indietro negli anni i
musicanti sangiorgesi , appas-
sionati della dea Euterpe ( musa
della musica per i greci) , nel
luglio del 1895 chiamarono a
San Giorgio il maestro napole-
tano Luigi Natale , a cui affida-
rono il compito di guidarli nella
loro avventura di costituzione
della prima banda musicale, una delle prime del comprensorio. Nasce così la
Banda Musicale Città di San Giorgio Albanese. Il maestro Luigi Nata-
le ,restò a San Giorgio fino al 1898 e provvide all’istruzione musicale di di-
versi musicanti, che affinarono così le loro competenze musicali. Il secondo ,
in ordine di tempo, maestro della banda fu Francesco Fagomeni , provenien-
te da Reggio di Calabria , che diresse il corpo bandistico fino a quando gli
subentrò il sangiorgese Ercole Verri, che fu anche un ottimo insegnante di
strumenti a corda. Il Verri diresse la banda fino al 1922 allorquando la dire-
zione fu prese dal prof. Salvatore Dramis ,,anch’egli sangiorgese , che mili-
tare in Roma nel 1915 frequentò con profitto ed impegno la Banda Musicale
dell’Arma dei Carabi-
nieri Reali ( ora Banda
dell’Arma dei Carabi-
nieri).Nel 1916 fu invia-
to al fronte ,ove si di-
stinse per coraggio ed
attaccamento al dovere.
Fu anche un ottimo in-
segnate di musica e can-
to presso le scuole pub-
bliche. Nel 1955 lasciò
l’incarico di maestro
concertatore ad un altro
SAN GIORGIO E
LA MUSICA
![Page 10: PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO COME SI ARRIVA …123userdocs.s3-website-eu-west-1.amazonaws.com/d/63/77/... · terremoti, che colpirono la zona ,il Casale era in completa](https://reader030.fdocuments.us/reader030/viewer/2022040223/5e5a586109761667bf3ea324/html5/thumbnails/10.jpg)
sangiorgese il prof. Salvatore
Teodoro Dramis anch’egli
insegnate nelle scuole pubbli-
che come insegnante di musi-
ca e canto. L’attuale maestro
della Banda Città di San
Giorgio è il prof. Bruno Pisar-
ra, che ricopre questo incarico,
con passione e dedizione, dal
1985.
Nel 1959 una nuova banda
musicale nasce sotto il cielo di San Giorgio Albanese a dimostrare ancora
una volta la passione e l’attaccamento alla musica dei sangiorgesi.
Nell’aprile viene alla luce ,per iniziativa di un gruppo di musicanti , la Banda
Musicale Santo Patro-
no la cui direzione fu
affidata al prof. Salva-
tore Dramis( Gliuc-
cio), che la diresse
fino a quando la gui-
da venne presa
dall’attuale maestro
Prof. Giorgio La Val-
le, diplomatosi nel
Conservatorio di Ba-
ri , insegnate nelle
scuole pubbliche, è
anche un valente com-
positore di marce e composizioni musicali oltre che un raffinato cantautore.
Sue sono molte bellissime e note canzoni in arbëreshë , con le quali ha parte-
cipato a diversi concorsi musicali riportando un indubbio successo di critica
e di pubblico. Non possiamo non ricordare la valente figura del musicante
Sangiorgese Antonio Ferraro, che nel 1935, intraprese la carriera militare e
con il grado di maresciallo , comandò e diresse con maestria e valore , la “
Banda Musicale Militare di Novara “ . Fu insignito di medaglia al merito.
Giova ricordare, anche , che nell’archivio storico della Banda Città di San
Giorgio è conservato uno spartito datato “ marzo 1885” con la trascrizione
dell’opera “ Il Trovatore “ di Giuseppe Verdi, che fu eseguita il 15 agosto
Per la policromia e la preziosità dei tessuti, te-
stimoniata dall'utilizzo dei ricchi ricami in oro e
argento, il costume tradizionale è uno dei segni
più evidenti della diversità e della creatività cul-
turale arbëreshë. Le funzioni a cui assolve sono
molteplici: pratica, estetica, magica, rituale, ecc.
Inoltre esso serve ad indicare il ceto, il sesso,
l'età, la classe, il lavoro, il lutto, l'appartenenza
ad una confessione religiosa o se una persona è
nubile o sposata. In uso fino agli inizi degli anni
’70, accompagnava la donna italo-albanese nei
momenti più significativi della propria vita. Il
vestito della festa, infatti, oltre
ad essere indossato per le noz-
ze, per le feste religiose come
le “Vallje”, la Domenica di
Pasqua o il giorno di Natale, e
per i lutti familiari (per i pri-
mi tre giorni dal triste evento),
spesso veniva utilizzato anche
per dare sepoltura alla donna.
Se l’abito tradizionale femmi-
nile si è ben conservato, non si
può dire altrettanto per l’abito
maschile, caduto subito in disuso, o forse mai esistito in forma stereotipata.
Le ragioni della perdita della sua specificità o della sua assimilazione ai co-
stumi regionali o albanesi veri e propri, risiedono nel fatto che la trasmissio-
ne dei valori come la Besa, dei saperi come la lingua, e delle tradizioni arbë-
reshë come i costumi, è sempre stata affidata alle figure femminili.
L’arberisht, infatti, è la lingua materna degli Arbëreshë : sono le donne che
trasmettono la lingua, insieme alla religione. Come in molte società tradizio-
nali, anche in quella arbëreshë è compito della donna trasmettere la lingua e
la religione , i costumi morali e religiosi, le tradizioni e il costume.
L’ABITO TRADIZIONALE
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Molti sono stati i Sangiorgesi che hanno dato lustro con le loro opere e la
loro attività a San Giorgio a cominciare da Giulio Varibobba (sec. XVIII
autore di numerosi canti sacri arbëreshë che ancora oggi vengono eseguiti
durante le Kalimere della Settimana Santa); Vincenzo Canadè che dopo il
1767 ricoprì ancora giovanissimo la cattedra di greco nel liceo di Bari e ri-
cordiamo, inoltre, Antonio Argondizza, pubblicista, Francesco Argondizza;
Cosmo e Giorgio Cerrigone, padre e figlio, che con le loro poesie sono
considerati i più noti tra i poeti agresti e che con i loro canti hanno mostrato
il loro amore per la terra e per la semplice vita dei contadini sangiorgesi. Mi-
chele Masci, Nicola Canadè ed Attanasio Dramis che dettero un grosso
contributo al risorgimento italiano. Si distinsero nel corso della prima guerra
mondiale del 1915 il caporale Cosmo Cerrigone decorato al Valor Milita-
re e nella guerra d’Abissinia il tenente Giorgio Dramis, decorato con la Me-
daglia d’oro al Valor Militare .
Ci preme ricordare tra i personaggi che hanno onorato con le loro opere ed il
loro esempio il nostro paese e coetanei di molti di noi: Nino Dramis, che è
stato il primo a descrivere nel suo “ Salvo il Battesimo “ , la vita che si re-
spirava nei primi anni cinquanta a San Giorgio. Aldo Dramis che con le sue
poesie ed i suoi racconti esprime il senso della vita dei suoi concittadini. Co-
smo Laudone, che è certamente uno dei più prolifici autori contemporanei ,
oltre ad essere un valente giornalista ed uno studioso attento e che con le sue
opere ricorda la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra cultura. Giovan-
ni Argondizza, che è un autore emergente e che siamo sicuri continuerà ,
con profitto , la sua attività di scrittore e storico. Domenicantonio Cerrigo-
ne , professore e scrittore che nel 2012 ha pubblicato la sua prima ope-
ra ;Monsignor Ercole Lupinacci, che è stato vescovo della diocesi di Piana
degli Albanesi prima e di Lungro dopo. Un ricordo particolare al prof. Cur-
to Alfonsino, che ci è stato vicino nella costituzione della Pro Loco. Il cava-
lier Giorgio Chinigò , per cinque anni Consigliere Provinciale ,che con il
suo impegno e la sua operosità contribuì a far approvare diverse opere ,che
resero fruibile il territorio delle nostre comunità. Non possiamo dimenticar-
ci di Padre Daniele Refrontolotto che ha lasciato un segno indelebile del
suo passaggio ne nostro paesino, che ha considerato come il suo , come pure
don Vittorio Scirchio che ha riportato la Chiesa di San Giorgio al suo antico
splendore Bizantino . Ed infine un ricordo al Sindaco Pietro Cataldo , che
contribuì a far rinascere il paese dopo la seconda guerra mondiale.
del 1896 in un memorabile concerto pubblico della
Banda sotto la direzione del suo primo maestro.
Ma a San Giorgio , a dimostra-
zione che la musica non si fer-
ma alla tradizione bandistica ,
vogliamo sottolineare che nel
corso degli anni sorsero diversi
gruppi che portarono avanti
altri generi musicali. Come non
ricordare il Gruppo Dieli Jo-
ni ,un orchestra di ragazze e
ragazzi , preparati dal maestro
Antonio Lupinacci
che insegnò loro a
suonare lo strumento
principe : Il Mando-
lino , o il primo
complesso musicale
I BOIA. con Giorgio
la Valle, Giorgio Cer-
rigone ( fu Gugliel-
mo) e De Cicco Car-
mine .
SAN GIORGIO ED I SUOI FIGLI ILLUSTRI
![Page 12: PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO COME SI ARRIVA …123userdocs.s3-website-eu-west-1.amazonaws.com/d/63/77/... · terremoti, che colpirono la zona ,il Casale era in completa](https://reader030.fdocuments.us/reader030/viewer/2022040223/5e5a586109761667bf3ea324/html5/thumbnails/12.jpg)
In tempi a noi più vicini il ritorno del me-
lodioso suono dei mandolini con il gruppo
il Plettro del Mediterraneo. Come ci piace
ricordare che sono decine i ragazzi di San
Giorgio Albanese, che una volta innamora-
tisi della musica hanno voluto continuare
lo studio della stessa frequentando , con
profitto , il Conservatorio Musicale Stani-
slao Giacomantonio di Cosenza. Un plauso
lo rivolgiamo ai maestri Nuccio Scura e
Mario Intrieri che oggi sono dei punti fissi
il primo della Banda dell’Aeronautica Mi-
litare ed il secondo di
quella della Marina.
Dulcis in fundo ,ma
non certo per ulti-
mo ,nel febbraio del
1977 ,un gruppo di ra-
gazzi e ragazze diede
vita a quella che era un
sogno di tanti giova-
ni :far sentire la loro
voce e le canzoni di
cui erano innamorate attraverso le on-
de radio nell’etere nasce Radio Del-
ta ,una delle prime radio libere non
solo della Calabria ma dell’Italia. Fu la
prima rivoluzione culturale dei giovani
sangiorgesi. Si ruppero per la prima
volta gli schemi che fino ad allora ave-
vano segnato la loro vita e per la prima
volta sull’onda della musica si sentiro-
no liberi e consapevoli che loro solo
loro avrebbero potuto non solo sceglie-
re ma creare il proprio futuro.
La Pro Loco, a dimostrazione che è sensibile ai problemi dei giovani , in cer-
ca di lavoro , ha chiesto di poter partecipare al Bando Nazionale del Servizio
Civile ed a quello Regionale su Garanzia Giovani. Ha ottenuto la possibilità
di poter ospitare nella sua sede due giovani , uno per ciascun bando , che ga-
rantiranno la istituzione di un punto di informazione turistica che fornirà
tutte le notizie sulle iniziative non solo della nostra associazione e di tutto
quello che avviene nel circondario. Sarà anche possibile , previo appunta-
mento , visitare la sede del consiglio comunale che con i suoi meravigliosi
quadri si è trasformata in una meravigliosa PINACOTECA ,e la Chiesa di
San Giorgio Megalomartire con le sue splendide ICONE , gli affreschi e le
tele raffiguranti diversi Santi della scuola napoletana. Abbiamo curato la
pubblicazione di due opuscoli dedicate alla
Chiesa ed alla Pinacoteca ed una mini sto-
ria del Paese, che possono essere richiesti
ai nostri volontari. Come pure compiere un
tour per ammirare le icone e l’Iconostasi
delle due chiese che si sono venute ad af-
fiancare a quella Madre, la Chiesa
dell’Esaltazione della Santa Croce a Pa-
lombara e quella dedicata alla Dormizione
della Vergine Maria Assunta in cielo . La
sede è provvista di un collegamento internet a larga banda di cui possono
farne uso tutto coloro che lo vorranno. Sarà possibile visitare la Mostra Fo-
tografica sul nostro Paese e sul Primo Centenario della Prima Guerra Mon-
diale. Abbiamo allestito una Biblioteca, che nelle nostre intenzione dovrà
diventare un centro di lettura non solo per i giovani ed i giovanissimi ma an-
che per i meno giovani. È già oggi è possibile prendere in prestito diversi
titoli, che ci auguriamo, anche con donazioni da parte dei cittadini e delle
istituzioni, possa diventare una fornitissima biblioteca, meta anche di studen-
ti e ricercatori. Vogliamo ringraziare Franco e Filippo Tocci , che hanno do-
nato alla nostra Biblioteca l’Archivio che il fratello Rosario , storico e culto-
re della storia delle comunità arbëreshë ed in particolar modo della no-
stra ,aveva raccolto nel corso della sua vita e che ci ha lasciato giovanissi-
mo , creando un vuoto incolmabile nelle comunità arbëreshë e non del nostro
circondario. Provvederemo a fornire materiale e notizie sulle attività delle
aziende che operano non solo nel nostro territorio ma in tutto il circondario.
I NOSTRI SERVIZI
![Page 13: PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO COME SI ARRIVA …123userdocs.s3-website-eu-west-1.amazonaws.com/d/63/77/... · terremoti, che colpirono la zona ,il Casale era in completa](https://reader030.fdocuments.us/reader030/viewer/2022040223/5e5a586109761667bf3ea324/html5/thumbnails/13.jpg)
Concludiamo questo nostro viaggio attraverso
le Chiese presenti nel nostro territorio parten-
do dalla Chiesa dell’Esaltazione della Santa
Croce, in contrada Palombara consacrata il 13
ottobre del 1999 da Monsignor Ercole Lupi-
nacci, Vescovo di Lungro. Lo stile della chie-
sa si ispira alla tradizione greco - bizantina ,
con tre
absidi ,
all’interno delle quali si dispiega il
santuario. È ornata con delle icone
che raffigurano Maria ed il Signore .
Le icone provengono dalla Grecia,
dall’Albania e dall’Italia. L’altare è
ornato da una magnifica Iconostasi.
Il nostro viaggio si conclude in con-
trada Colucci dove viene costruita nel
2001 la Chiesa della Dormizione del-
la Beata Vergine Maria Assunta in
Cielo. Anche questa chiesa si ispira
alla tradizione delle chiese della dio-
cesi di Lungro. Con le sue tre absidi è
rivolta ad Oriente , è sormontata da
una cupola centrale ed una serie di
rilievi , che danno un senso di movi-
mento ascensionale. La facciata è ar-
ricchita da un pronao con colonne ed
una maestosa gradinata. All’interno
si possono ammirare delle pregevoli
icone , ed è presente una iconostasi
intarsiata in legno , opera di artisti
Rumeni.
Il nostro percorso religioso inizia dal-
la Chiesa di San Giorgio Megalomar-
tire posta, come abbiamo già potuto
vedere, all’inizio del Paese . Questa
chiesa fu edificata nel 1600 là dove ,
prima dell’immigrazione albanese,
sorgeva una piccola chiesa apparte-
nente ad un piccolo metòchion ( di-
pendenza dove risiedevano rappre-
sentanti del monastero centrale che
curavano gli interessi economici ) del
Monastero di Santa Maria del Patire
di Rossano, all’interno del quale ve-
nivano osservate le stesse regole monastiche e la vita liturgica del Monaste-
ro. Testimonianza della data di costruzione , alla quale far risalire questa
chiesa, sono le due cupole laterali di stile italo-greco, simili alle cupole della
Cattedrale di Stilo. In questa chiesa , nel 1702, iniziò la sua predicazione
l’Apostolo Cappuccino Beato Angelo d’Acri. Infatti , i Cappuccini prove-
nienti da Corigliano si erano stabiliti in San Giorgio agli inizi del 1600. Gli
stucchi, che ornano la chiesa e che le conferiscono uno stile barocco povero ,
risalgono al 1760, quando era parroco il padre del grande poeta arbëreshë
Don Giulio Varibobba. Nel 1950 , la chiesa fu ripulita e riportata allo stile
greco dal francescano Padre Daniele Refrontolotto ( i Frati conventuali di
Padova erano venuti a San Giorgio Albanese nel 1945 , in mancanza di preti
greci e vi rimasero fino al 1977). Proprio in questa circostanza , fu rifatto il
pavimento ed il soffitto, aboliti gli otto altarini e l’altare centrale e fu creato
un altare quadrato sormonta-
to da un ciborio o baldacchi-
no. Si diede inizio , così , alla
riconversione dello stile della
chiesa alla tradizione greco -
bizantina. Nel novembre del
1977 la chiesa viene restitui-
ta al clero diocesano e con la
venuta di Padre Vittorio Scir-
chio,che ancor oggi regge la
parrocchia, viene ripreso il
ITINERARI DI FEDE
![Page 14: PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO COME SI ARRIVA …123userdocs.s3-website-eu-west-1.amazonaws.com/d/63/77/... · terremoti, che colpirono la zona ,il Casale era in completa](https://reader030.fdocuments.us/reader030/viewer/2022040223/5e5a586109761667bf3ea324/html5/thumbnails/14.jpg)
recupero dell’antica tradizione bizantina
con la costruzione dell’ Iconostasi, ,davanti
all’altare e con la pittura delle volte e del
soffitto con pregevoli icone. La pianta del-
la chiesa è a tre navate con due cappelle
laterali , addossate alla chiesa stessa , sor-
montate da due meravigliose cupole in stile
italo-greco. Il soffitto della navata centrale
dispone di un bellissimo lampadario in ot-
tone di grandissime dimensioni con 32 pic-
cole icone al suo interno .Sul soffitto è po-
sto un dipinto murale raffigurante il Cristo
Pantokrator . Il Vima ( presbiterio) è diviso
dalla parte del popolo da tre gradini in gra-
nito rosa; molto bella è l’iconostasi del
presbiterio con il Cristo alla destra e la Ma-
donna con il Bambino sulla sinistra, sovra-
stata da un’icona che raffigura l’Ultima Cena ed i quattro Evangelisti.
La volta del presbiterio, con un tondo nel quale è posto una vetrata istoriata
con San Giorgio , è stata dipinta da scene sacre , ad opera di due pittori di
scuola greca ( Tsaftaridis Charalambos e Tsakiridis Gregorios ) , che
raffigurano l ’Annunciazione e l’Ascensione al Signore. Nella Navata di
sinistra ( entrando dal portale) vi è la Torre Campanaria all’interno della
quale vi troviamo una campana datata 1221 con una scritta <<Nicollaus A-
benante MCCXXI° >> , di Corigliano Calabro nato nel 1190 , che all’età di
22 anni entra nel noviziato e vi veste il saio nell’ordine dei francescani
d’Assisi nel 1212 , che sarà poi canonizzato come San Nicola Abenante di
Corigliano nel 1516,
campana che si rac-
conta fosse stata porta-
ta dai monaci del Pati-
re che costruirono la
chiesa , poi si possono
ammirare : la Penteco-
ste di P. Costantini ,
datata 1763 , la tela di
S. Anna di V. Longo,
datata 1894 e la
Madonna di Schiavonea, di autore e data incerta. La navata è dipinta con
scene che ritraggono momenti della vita di San Giorgio : la sua Decapitazio-
ne e Dormizione. La parte finale della navata termina con la cappella dedica-
ta al Santo Protettore con cupola tutta dipinta che ospita , sull’altare in stuc-
co , la stata lignea del Santo del 1700 , di scuola napoletana. Ai lati
dell’altare sono poste due tele
che raffigurano : San Giorgio
che uccide il Drago ed un suo
miracolo, tutte e due di autore
e data incerti. Nella Navata di
destra si trova una nicchia nel-
la quale sono state poste le
Statue lignei dei Santi, che
nella tradizione greco - bizan-
tina sono state sostituite dalle
loro icone. L’opera è stata
costruita a devozione di due
artigiani di San Giorgio Alba-
nese , il maestro muratore Vincenzo Sposato ed il maestro decoratore Madeo
Stefano .Nella stessa navata si trovano diverse pitture murali che raffigurano
la Natività del Signore,il Battesimo nel Giordano, la Trasfigurazione e la Re-
surrezione. Sono altresì poste una tela di S.
Lucia di V. Longo ( 1894 ) , un’altra che
raffigura la Pietà, datata 1763 ma di autore
ignoto ed infine una tela che ritrae S. Anto-
nio di data ed autore sconosciuto. Nella
parte finale della navata di destra , è situata
la Cappella del Rosario ( un tempo dedicata
alle Anime Purganti) contenete la statua
della Madonna del Rosario con ai lati due
tele : un S. Francesco da Paola in adorazio-
ne davanti al Crocifisso di P. Costantini del
1773 , ed un S. Nicola di autore e data in-
certa. Inoltre è presente all’interno di que-
sta chiesa , un’acquasantiera in pietra che
porta alla base la data del 1607.
![Page 15: PIZZERIA ROSTICCERIA IL VICOLO DEL GUSTO COME SI ARRIVA …123userdocs.s3-website-eu-west-1.amazonaws.com/d/63/77/... · terremoti, che colpirono la zona ,il Casale era in completa](https://reader030.fdocuments.us/reader030/viewer/2022040223/5e5a586109761667bf3ea324/html5/thumbnails/15.jpg)
SAN GIORGIO ALBANESE
UNA COMUNITA’ VERSO IL DOMANI
MBUZATI
NJË KOMUNITET DREJT MOTIT
ÇË VJEN