Pambianco Magazine N.6 XI

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editoriale

8 pambianco magazine 14 aprile 2015

di David Pambianco

Anche nel design la logica del mercato impone il superamento della tradizione. Il settore porta nel DNA una struttura industriale fortemente incentrata sulla specializzazione. Per intenderci, si è sempre parlato di aziende ‘di divani’, ‘di

cucine’, ‘di sistemi giorno’, ‘di ufficio’ e così via. E la stessa rigida ripartizione si ritrovava nel Salone del Mobile, a livello di padiglioni. Il compito di assemblare l’offerta per il cliente finale, in base alle sue esigenze di prodotti, stili e prezzi è sempre stato demanda-to al distributore che aveva a sua volta un portafoglio di fornitori di letti, sistemi, bagno, cucina, e cosi via.Va detto che questa specializzazione ramificata e dalle forti connotazioni artigianali ha portato, fino a ieri, all’affermazione del nostro sistema industriale sui principali mercati internazionali. In questa industria a scomparti, però, sembrano oggi essere cadute le barriere. Complice il mondo del contract internazionale, che chiede fornitori in grado di arredare una casa completa. Complice anche la crescente consapevolezza che il brand, su cui le aziende principali del settore hanno messo in atto milioni di investitimenti, non può poi limitarsi a essere ‘applicato’ solo su poche categorie merceologiche del mondo casa. Complice, infine, anche l’ingresso nel settore casa da parte dei marchi della moda che sin da subito hanno proposto un arredamento globale dove – grande novità – non sono i singoli pro-dotti e il designer al centro della scena, ma lo è l’ambientazione dei diversi oggetti e il brand che questi portano, senza alcuna menzione del designer ideatore di questi prodotti.Oggi, quindi, l’obiettivo è quello di “saper fare tutto”. Certo, con differenti gradi di inten-sità e differente ventaglio di prodotti a seconda della dimensione aziendale. Il cambio di approccio è evidente, e anche il Salone del Mobile, a fatica, si è adattato con una più libe-ra distribuzione dell’offerta nei vari padiglioni. La strada appare segnata e questo modello brand-centrico sta imponendo un’accelera-zione alla crescita dimensionale delle aziende (e del fabbisogno finanziario) e, per contro, imporrà una selezione nel numero di marchi. Questo non significherà necessariamente perdere in qualità da parte dell’industria nel complesso, in quanto le abilità ‘artigianali’ saranno semplicemente allocate sotto bandiere differenti. Ci sarà forse meno ‘varietà di offerta’, ma, in compenso, si può sperare che il percorso porti alla nascita di poli aggre-ganti, capaci di porre una barriera allo shopping estero di aziende made in Italy.

design, la sfida del passaggio dal prodotto al brand

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10 pambianco magazine 14 aprile 2015

SoMMario

SMart baSelworld a basilea gli orologi si confrontano con le novità, ma, soprattutto, con l'arrivo delle lancette 'intelligenti'.

79

fenoMeno proSecco

dal Vinitaly segnali di forza. Corre l'export che brinda al mercato Usa. Mentre le bollicine del nordest ormai spaventano la leadership dello champagne. a Milano, intanto, la geografia della ristorazione innova l'offerta, dalle osterie ai piatti d'avanguardia.

59

Speciale

doSSier

verSace nel Sangueeffetto expo

per l'ad gian giacomo ferraris, dopo cinque anni di crescita, è tempo di bilanci. e di accelerare sui margini.

la settimana del design anticipa il grande evento che inizierà appena dieci giorni più tardi.

3235

interviStaSalone del Mobile

giochi di calici

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14 aprile 2015 pambianco magazine 11

SoMMario

14 news dall’italia e dal Mondo

32 interVista il segreto? versace nel sangue

35 design 36 effetto expo al Salone

43 il led illumina euroluce 48 padiglioni creativi

57 dossier giochi di calici

59 fenomeno prosecco 65 brindisi agli usa 69 Milano a tavola 74 franciacorta porta le bollicine nel mondo 79 speCiale basilea 79 Smart baselworld 84 lancette da tradizione

92 inChiesta il costo della vetrina

abbiaMo parlato di...

...ogni giorno sul web

forMe diverSe di retail luci Sull'arredoda M² a fiam le aziende si organizzano con nuove distribuzioni.

immagini, protagonisti e notizie dal salone e dagli eventi del fuorisalone.

Scarica la app di paMbianconewS

claudio marenzi p. 14 Jane Reeve p. 16 Diego Della Valle p. 20

anne Hidalgo p. 24 Jean paul gaultier p. 24 claudio gottardi p. 28

in copertina:grisha bruskinMetamorphoses, 199229 x 25 cm, gouache"alefbet: alfabeto della memoria"in mostra presso fondazione Querini stampalia, Veneziafino al 13.09.2015

interviSta

ipse dixit

dare potere alle donneVictoria beckham si "diverte molto a fare moda" per aiutare l'altra metà del cielo.a pagina 96

Copertina stampata su carta Rives Design natural white 170 g.

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italia

14 pambianco magazine 14 aprile 2015

I l lusso mette a segno diversi record nelle Borse europee. Sui listini di Milano, Parigi e Londra, sono ai mas-

simi storici   Luxottica, Ferragamo, Kering, Lvmh, Hermès  e Burberry.  Merito degli ultimi esercizi in crescita, nonostante  la leggera flessione del 2014,  e delle continue aspettative di  sviluppo per  i brand  con migliore posizionamento.  I titoli quotati alla Borsa di Zurigo invece, come Richemont e Swatch, scontano  il pro-blema della svalutazione del franco svizzero.In generale, il lusso europeo  sta benefician-do dell’impatto valutario del cambio euro/dollaro e del trend del travel retail. In più, dopo un inizio d’anno soft, febbraio è iniziato bene soprattutto grazie ai viaggiatori cinesi, ma anche ai consumatori italiani.Per gli analisti di Equita “Ferragamo  è il miglior player sul dollaro e sul turismo visto che il 59% del fatturato è in dollari contro il 47% dei competitor. In più vanta una forte presenza nel travel retail, un buon posiziona-mento in Cina e buon momentum nella pel-letteria”. Senza contare che “è un puro player sul lusso con un certo appeal speculativo nel lungo termine”. A crescere è anche il titolo di Luxottica, che a marzo ha toccato un massimo storico a 59,2 euro anche grazie ai rumors che parlano di un’imminente ‘sfamiliarizzazione’, e così è stato anche per Burberry, Kering, Lvmh ed Hermès.

Sei titoli da record per il lusso in Borsa

Fusione tra Yoox e Net-a-porter. Il retailer italiano e quello di proprietà del gruppo Richemont, che avrà il 50% della nuova realtà (l’attuale AD Federico Marchetti manterrà una quota), avviene con concambio di azioni. L’operazione darà vita a Yoox Net-a-porter Group, colosso e-commerce con ricavi aggregati di 1,3 miliardi di euro, più di 2 milioni di clienti globali e oltre 24 milioni di visitatori unici al mese.

Merger Nap-Yoox 1,3 mld di ricavi

I coreani di E-Land annunciano la chiusura dello stabilimento Mandarina Duck di Cadriano, in provincia di Bologna. La procedura di mobilità per 20 dei 39 dipendenti impiegati su Bologna è già stata aperta. La produzione, il customer service, il finance, l’It, l’Hr e la divisione web verranno esternalizzati.

Il marchio per eccellenza del cappello made in Italy, Borsalino, ha chiesto il concordato preventivo al Tribunale di Alessandria. Le difficoltà di Borsalino sarebbero riconducibili principalmente alle vicende del finanziere d’assalto Marco Marenco. 

Guess chiuderà lo stabilimento di Crevalcore, in provincia di Bologna. Questa decisione arriva ad un anno e mezzo dagli accordi con i sindacati, che avevano portato alla cassa integrazione straordinaria e mobilità volontaria e incentivata dei dipendenti.

Chiude il marchio Zagliani. Secondo quanto raccolto da Pambianco Magazine, il marchio di accessori di alto di gamma, passato nel 2009 nell’orbita di Labelux (oggi Jab Holdings), chiuderà le porte della propria sede di via Durini, a Milano, e intanto avrebbe tagliato i sei posti di lavoro a oggi deputati alla gestione del brand.

Borsalino chiede il concordato preventivo

Mandarina Duck chiude stabilimento di Bologna

Zagliani serra i battenti

Guess annuncia chiusura dell’impianto bolognese

federico Marchetti

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italia

16 pambianco magazine 14 aprile 2015

Quella che si è chiusa ai primi di marzo, peraltro con commenti entusiastici da parte dei vertici di Camera Nazionale della Moda Italiana, sarà l’ultima fashion week disposta su sei giorni. Dal pros-simo l’appuntamento di settembre,  in pieno periodo  Expo, le sfilate milane-si guadagnano un giorno in più. Così Milano moda donna dal 23 al 29 settem-bre si estenderà su sette giorni, di cui l’ultimo  tutto dedicato agli stilisti cinesi. A dichiararlo è stata l’AD della Camera Nazionale della Moda Italiana Jane Reeve

in chiusura di sfilate, spiegando che la decisione nasce dalla volontà di dare alla fashion week “un respiro più internazi-onale”. La decisione di dare ampio spazio alla creatività cinese sarebbe il frutto di un accordo di collaborazione tra la Camera della moda e la China Business Coalition siglato nel 2013. Ancora in divenire il calendario di eventi  legati alla moda e aperti al pubblico sui quali  la Camera sta lavorando. Tra gli appuntamenti certi c’è l’inaugurazione del Silos Armani e l’apertura della nuova Fondazione Prada.

Giorgio Armani  lancia una capsule dedicata alla vita quo-tidiana. Arriverà nei negozi a giugno, sarà continuativa e all’interno della collezione della prima linea Giorgio Armani. È stato lo stesso stilista,  al ter-mine  della Milano Moda Donna,  ad anticiparlo a Wwd, chiamando il progetto New Normal.Nessun dettaglio è stato svelato, se non che sarà caratterizzata da elementi classici e debutterà sugli scaffali  in concomitanza con la pre-fall, e solo in selezi-onate boutique monomarca del brand.“Esprimerà e rafforzerà la mia

idea di come dovrebbero vestire le donne di oggi”, ha dichiarato lo stilista che ha sottolineato anche la sua volontà di proporre attraverso  ‘nuovi classici’ il fil rouge di tutta la sua carriera. “L’idea –  ha proseguito – è di partire da stili classici per creare un nuovo classico. Si tratta di una collezione destinata a durare, che sarà rinnovata nel tempo”.La capsule va ad arricchire uno spettro di  proposte che, nell’abbigliamento,  spazia dal bambino alla haute couture. Ma che costituiscono un ‘uni-verso allargato’ in cui  si trovano anche l’arredo, il food e il beauty.

Armani lancia New Normal, per donne quotidiane

LVenture e Ibf entrano in Re-bello

Via libera al centro commerciale Ikea a Brescia

Automobili Lamborghini cresce del 24% nel 2014

Elite Models’ Fashion lancia linea di occhiali

Re-bello raccoglie 500mila euro da

due fondi d’investimento, Venture

Group e Italian Brand Factory (Ibf),

che investiranno la cifra di 250mila

euro ciascuno.

Semaforo verde per il centro com-

merciale collegato al negozio Ikea in

provincia di Brescia, a Roncadelle. Il

Consiglio di Stato ha dato il via libe-

ra, dopo due anni, per la costruzione

della struttura da 88mila mq.

Automobili Lamborghini ha chiuso il

2014 con un fatturato totale a quota

629 milioni di euro, in aumento del

24% rispetto ai 508 milioni di euro

registrati nel 2013.

Elite Models’ Fashion, brand di

accessori e beauty di Elite World, e

Key Optical Europe hanno siglato un

accordo di licenza per una collezione

di occhiali Elite Models’ Fashion.

alessandro Michele

Gucci a giugno prenderà il volo per New York. Secondo indiscrezioni di stampa estera, infatti, la label in capo al gigante Kering porterà la cruise collection in pedana nella Big Apple il prossimo 4 giugno. Con la presentazione, il nuovo direttore creativo Alessandro Michele debutterà sul palcoscenico internazionale. L’ultimo cruise show di Gucci nella Grande Mela risale al 2006. La decisione rientra nella nuova fase di Gucci avviata dal neo amministratore delegato Marco Bizzarri. Il cambio al vertice della maison si è tradotto in una riorganizzazione organizzativa, delle funzioni e delle cariche.

Gucci porta la cruise a NY

Milano donna sarà a sette giorni con il China day

Jane reeve

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18 pambianco magazine 14 aprile 2015

Colpo di scena (cinematografica) per la sfilata di Valentino. Ben Stiller e Owen Wilson hanno chi-uso  la presentazione dell’autunno/inverno 2015-16 sfilando nelle vesti di Derek Zoolander e Hansel, i protagonisti del film Zoolander (2001). La sor-presa è stata generale, e le immagini hanno imme-diatamente invaso i social network. Il richiamo a Zoolander non è casuale: il sequel della pellicola uscirà il 16 febbraio 2016 in America, e le riprese sono attualmente in corso nel quartier generale Valentino a Roma. In occasione della sfilata, il CEO Stefano Sassi ha anticipato i conti del gruppo. La griffe di proprietà della società  Mayhoola for Investments ha chiuso il 2014 con ricavi per 664 milioni di euro, in crescita del 36 per cento.Per il prossimo 9 luglio è inoltre previsto un evento celebrativo nella capitale dove a breve sarà anche inaugurata la più grande boutique Valentino al mondo, quasi 2mila metri quadrati.

Moncler nel 2014 ha visto volare il proprio utile netto, cresciuto del 71% a 130,3 milioni di euro rispetto ai 76,1 milioni del 2013. I ricavi sono passati invece, da 580,6 a 694,2 milioni di euro in crescita del 20 per cento. L’indebitamento finanziario netto è sceso a 111,2 milioni di euro rispetto ai 171,1 milioni del 2013. “Sono molto soddisfatto dei risultati raggiunti da Moncler nell’esercizio 2014 che hanno, ancora una volta, visto crescite a doppia cifra sia del fatturato sia degli utili e una significativa generazione di cassa”, ha commentato Remo Ruffini, presidente e AD di Moncler.

Moncler, l’utile 2014 vola (+71%)

Zoolander sfila per Valentino. Che fa +36%

Luxottica chiude l’esercizio 2014 con un utile netto di 642,6 milioni di euro, in crescita del 18% rispetto ai 544,7 mil-ioni del 2013.  Il fatturato 2014, come già comunicato dalla società di Agordo lo scorso mese di gennaio, è stato pari a 7,6 miliardi di euro. Da record la generazione di cassa del gruppo, pari a 802 milioni di euro.  “L’anno appena concluso segna l’avvio di una nuova fase di crescita per Luxottica – hanno commentato Adil Khan

e Massimo Vian, i due AD di Luxottica –. L’accelerazione dei risultati nel quarto trimestre ci conferma la validità della scelte intraprese. La forza del nostro portafoglio marchi continua a essere un fattore chi-ave di successo in un mercato sempre più globale e competitivo”.Nel 2014 il fatturato della divisione whole-sale è cresciuto dell’8,6 a 3,2 miliardi di euro. Il risultato operativo si è attestato a 725 milioni di euro (+10% sul 2013).

Luxottica, i profitti 2014 segnano +18%

Nei primi anni duemila era diventato uno dei marchi di tendenza delle giovani. Ora, dopo una serie di passaggi di proprietà, No.l.ita prova a tornare in pista con una nuova compagine. Il nuovo proprietario è Pierluigi Pittarello, attivo ora nel segmento beachwear.

Tychemos, il marchio 100% made in Italy fondato dall’imprenditore Sergio Sorlini, porta frammenti d’arte nella moda. Il leitmotiv dell’etichetta nata un anno fa, infatti, è la stampa che attinge da quadri, affreschi e statue del patrimonio familiare.

L’azienda lodigiana L’Erbolario, oggi presente in 34 Paesi, punta sempre di più verso lo sviluppo all’estero che oggi genera solo il 10% del fatturato, di questo il 5% proviene dai mercati del far East. “Siamo ottimisti per il 2015 – ha dichiarato Luigi Bergamaschi – e i primi tre mesi sono stati molto positivi”.

Percassi ha acquisito Vergelio, azienda specializzata in vendita al dettaglio di calzature di alta gamma a cui fanno capo i marchi Vergelio, Marilena e Vierre e 12 punti vendita di proprietà tra Milano e Monza.

La moda Tychemos attinge dall’arte

Pittarello riporta in pista il marchio No.l.ita

Percassi si compra Vergelio

L’Erbolario punta a crescere grazie all’estero

VIENI A SCOPRIRE LA BELLEZZA DEL DESIGN

Dalla collaborazione tra Deborah Milano e il designer milaneseAlessandro Mendini, nasce “Monumento a IL ROSSETTO”, un’istallazioneunica nel suo genere dedicata a tutte le donne e alla loro bellezza.

13/4DAL 24/5AL UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

DEBORAH LA PASSIONE ITALIANA PER LA BELLEZZA

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VIENI A SCOPRIRE LA BELLEZZA DEL DESIGN

Dalla collaborazione tra Deborah Milano e il designer milaneseAlessandro Mendini, nasce “Monumento a IL ROSSETTO”, un’istallazioneunica nel suo genere dedicata a tutte le donne e alla loro bellezza.

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italia

20 pambianco magazine 14 aprile 2015

Tod’s in forte calo (con una sospensione al ribasso) in Piazza Affari dopo la comu-nicazione dei risultati  dell’esercizio 2014.Il gruppo Tod’s ha archiviato l’esercizio 2014 con un utile netto pari a 97,1 mil-ioni di euro in calo di circa il 27% ris-petto ai 133,78 milioni del 2013. I ricavi sono stati sostanzialmente stabili a 965,5 milioni (-0,2%). In particolare i ricavi del marchio Tod’s sono stati pari a 568 milioni di euro (-1,7%), quelli di  Hogan sono scesi del 2,2% a 212,3 milioni.  Il fatturato del marchio Fay è stato di 57,3 milioni, sostanzialmente in linea con il valore del 2013. Infine, il marchio Roger

Vivier, ha totalizzato 126,9 milioni di ricavi, con una crescita dell’11,6%, ris-petto al 2013. “Consapevoli della solid-ità patrimoniale e finanziaria del nostro gruppo, abbiamo, infatti, scelto di privi-legiare, come nostra abitudine, l’ottica di medio-lungo termine, per preservare la qualità, la notorietà ed il prestigio dei marchi – ha commentato Diego Della Valle, presidente e AD del Gruppo – e data la posizione finanziaria netta ampia-mente positiva, abbiamo inoltre deciso di confermare il generoso pay-out sul dividendo (2 euro per azione, pari a un pay-out del 63%, ndr)”.

Tod’s, utile in forte calo. Titolo giù in Borsa

Aeffe torna in utile nel 2014. Infatti, l’utile netto del gruppo, cui fanno capo i marchi Alberta Ferretti, Moschino, Pollini, Emanuel Ungaro e Cédric Charlier, ha raggiunto i 2,7 milioni di euro, rispetto alla perdita di 3,2 milioni del 2013.“Il ritorno all’utile del gruppo è sicuramente una conferma e un’ulteriore motivazione per guardare al futuro con ottimismo – ha sottolineato il presidente esecutivo Massimo Ferretti -. Riteniamo che i brand del gruppo abbiano un notevole potenziale di sviluppo, sia nei mercati maturi sia nei mercati emergenti, anche grazie alla crescita negli accessori”.

Aeffe torna in nero nel 2014

Salvatore Ferragamo, profitti 2014 a +4%

Salvatore Ferragamo  ha chiuso l’esercizio 2014  con un utile netto in crescita del 4% a 157 milioni di euro (+13% escludendo la plusvalenza relativa alla cessione, avvenuta nel 2013,  della quota in Zefer). L’ebitda è aumentato del 13% a 293 milioni di euro, con un incidenza percentuale sui ricavi in crescita dal 20,7 al 22 per cento. Nell’esercizio, i ricavi sono stati pari a 1,3 miliardi in aumento del 5,9% a tassi di cambio correnti (+9,3% nel solo quarto trimestre 2014), rispetto ai 1,2 miliardi regis-trati nei dodici mesi dell’esercizio 2013.Tra le categorie di prodotto si segnalano gli aumenti di fatturato delle borse ed accessori in pelle (+13%), delle calzature (+5%) e dei profumi , che nel quar-to trimestre accelerano del 23 per cento.

diego della Valle

Per Momonì piano di aperture in Italia e all’estero

Grifoni si rafforza e punta oltre confine

theMicam e Mipel riducono gli spazi

Per Cantarelli spunta la cordata italiana

Maison Momonì, dopo l’apertura

dello showroom milanese e l’opening

a Treviso, il concept store del gruppo

Nyky si prapara a prender casa

anche a Firenze e a Roma.

Mauro Grifoni raccoglie i frutti della

ristrutturazione aziendale avviata un

anno e mezzo fa, e pensa ad un pia-

no di espansione retail, soprattutto

oltre confine.

I saloni dedicati alle calzature e alla

pelletteria a partire da settembre

ridurranno i propri spazi: Mipel

passerà da due a un padiglione e

theMicam ne perderà uno.

Cantarelli, che recentemente ha

avviato la richiesta di concordato

preventivo in continuità, potrebbe

essere rilevato da una cordata for-

mata da tre imprenditori italiani. EFFETTI MAKE-UP SORPRENDENTI, PRODOTTI

SENSORIALI PER UN LOOK ESTIVO E LUMINOSO.

LA BELLEZZA DEL DESIGN

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italia

22 pambianco magazine 14 aprile 2015

Brunello Cucinelli ha archiviato l’esercizio 2014 con un utile netto di 31,8 milioni di euro, in crescita del 7,5% rispetto al 2013. L’ebitda si è attestato a 63 milioni di euro in aumento dell’8,4% rispetto ai 58,2 milioni al 31 dicembre 2013 (incidenza pari al 17,9%). Incremento a doppia cifra per il fatturato, cresciuto del 10,4% a 355,9 milioni. Segno positivo anche per il mercato italiano con ricavi in crescita del 2,7% a 68,5 milioni.Al termine del primo semestre, il gruppo aveva preventivato una crescita 2014 a doppia cifra sia del fatturato sia dell’utile. “In generale ci pare un momento molto favorevole anche per la nostra Italia – ha dichiarato Brunello Cucinelli, presidente e AD –   l’euro debole sos-terrà le esportazioni, la grande quantità di dena-ro che immetterà la Bce sosterrà il finanziamento alle imprese, le riforme del nostro Governo hanno imboccato la strada giusta”.

Geox, il marchio della scarpa che respira, resta in rosso ma torna a respirare. Il gruppo ha archiviato il 2014 con ricavi pari 824,2 milioni in crescita del 9,3% rispetto ai  754,2 milioni dell’anno precedente. Nel 2013 i ricavi consolidati erano in flessione del 6,6% (-5,6% a cambi costanti). Negli ultimi dodici mesi, il gruppo veneto è rimasto in perdita, pur migliorando il rosso dai precedenti 29,74 milioni a 2,94 milioni di euro. L’ebitda sale dai 10,7 ai 42,6 milioni, mentre l’ebit passa in territorio positivo a 4,9 milioni, dopo il rosso di 34,6 milioni dello scorso anno.

Geox riprendea respirare

Cucinelli, utile 2014 è single digit (+7,5%)

Safilo chiude il 2014 con ricavi in cresci-ta del 5,1% a 1,18 miliardi di euro e un risultato netto adjusted a 44,5 milioni, con un incremento del 14,1 per cento. Nel corso dell’esercizio l’ebitda adjusted è stato pari a 118,4 milioni (-2,8%) mentre l’indebitamento finanziario netto è sceso del 10,5% a 163,3 milioni.Nel quarto trimestre, il fatturato totale del gruppo veneto di occhialeria si è attestato a 311,2 milioni, (+11,2%) rispetto allo stesso peri-

odo del 2013, mentre l’utile netto adjusted è sceso del 9,1% a 10,6 milioni. Nel corso dell’investor day di metà marzo, l’azienda ha inoltre presentato il piano strategico che prevede ricavi a +40% e raddoppio dell’ebitda nel 2020. Nel dettaglio le ven-dite nel 2020 raggiungeranno quota 1,6-1,7 miliardi grazie alla crescita attesa del mercato dell’occhialeria, più pronunciata nei Paesi emergenti, e all’opportunità di incrementare la propria quota di mercato.

Safilo, l’utile 2014 sale del 14%.E presenta piano con +40% di ricavi al 2020

Rinascente chiude l’esercizio fiscale 2014 con un giro d’affari di 437 milioni di euro, in crescita del 4,8% rispetto ai 416,9 milioni del 2013. Il margine operativo lordo è aumentato del 3% a 30,6 milioni mentre l’utile netto di 5,5 milioni ha registrato un calo rispetto ai 7,3 milioni dell’anno precedente.

Moleskine archivia il 2014 con un utile netto in crescita del 2,3% a quota 19,7 milioni rispetto ai 19,2 del 2013. L’anno si è chiuso con ricavi netti per 98,67 milioni di euro, in aumento del 13,4 per cento. Compie un passo in avanti, seppur timido, anche l’ebitda che sale dello 0,4% a 33,7 milioni.

La comasca Ratti chiude il 2014 in calo, con ricavi in flessione dell’1,9% a 100,5 milioni e un utile in calo del 12,9% a 2,7 milioni. A pesare sulla redditività del 2014 del gruppo tessile specializzato nella seta ci sono gli oneri straordinari (1,7 milioni) legati alla riduzione di 35 posti di lavoro.

Glamour, il brand femminile di Condé Nast ha lanciato il nuovo portale Glamour.it: non più un semplice sito, ma un vero e proprio sistema digitale integrato dedicato al mondo del beauty e senza banner pubblicitari.

Moleskine aumenta i profitti del 2,3%

Rinascente migliora i ricavi e riduce l’utile

Glamour.it, il beauty in alta definizione ‘native’

Ratti giù nel 2014 (-1,9%)

brunello Cucinelli

Purismo. Sensualità. Intelligenza.Scoprite il fascino dei sistemi cucina bulthaup visitando i nostri showroom, oppure il sito www.it.bulthaup.com/concessionari

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Mondo

24 pambianco magazine 14 aprile 2015

Chanel ha deciso di allineare i prezzi tra Europa e resto del mondo. L’iniziativa che, secondo i rumors  scatterà in

aprile e si concluderà entro l’anno, riguard-erà  alcune delle sue it bag più famose, e potrebbe segnare un importante punto di discontinuità sul mercato del lusso, oggi car-atterizzato da un forte squilibrio tra i listini continentali e, primi tra tutti, quelli in Cina. Inoltre, c’è chi scommette  che, con questa presa di posizione, Chanel starebbe giocando d’anticipo sul lancio del primo suo progetto di e-commerce.Fra poche settimane, dunque,  i model-li Boy, 2.55 e 11.12 subiranno un livella-mento così da poter permettere ai clienti del brand di acquistarle allo stesso prezzo in tutto il mondo (fatta eccezione per il Brasile). Ciò porterà presumibilmente ad aumenti in Europa e ribassi in Asia. Per esempio, la Boy Bag potrebbe passare dai 3.100 euro attuali a 3.720, in Asia invece il costo della borsa cambierebbe da 32.700 yen a 26.000. “Vogliamo focalizzarci sui clienti che sono sedotti dal brand, dalla nostra creativ-ità, dal know-how e dalle nostre rifiniture e non sono dalla differenza di prezzo”,  ha detto  a Wwd Bruno Pavlovsky, direttore moda Chanel, aggiungendo che i prezzi in Giappone, Canada, Uk e Usa non subiranno modifiche rilevanti essendo già abbastanza allineati.

Svolta Chanel: prezzi allineati in tutto il mondo

Parigi investirà 57 milioni di euro entro il 2020 per la moda. L’annuncio è arrivato dal sindaco di Parigi, Anne Hidalgo in occasione dell’apertura della mostra su Jeanne Lanvin al Palais Galliera. Il primo cittadino della capitale francese non ha spiegato a quali iniziative sarà destinata la somma che comunque avrà come obiettivo quello di consolidare l’importanza della fashion week francese nel mondo.

Parigi investirà 57 milioni nella moda

Reed Krakoff a un passo dalla chiusura. Dopo aver riacquisito un anno e mezzo fa il suo marchio dall’americana Coach, Krakoff sembra trovarsi in difficoltà finanziarie tanto da dover sospendere la produzione e la distribuzione della sua linea di accessori.

Jean Paul Gaultier ha stretto una partnership con il retailer giapponese Seven & I Holdings Co. per cui disegnerà due collezioni di 50 pezzi ciascuna con l’etichetta “Jean Paul Gaultier for Sept Premières”. I capi avranno prezzi dai 30 ai 250 dollari.

Condé Nast Germania ha chiesto al blog Fashion Copious di non pubblicare copertine e redazionali contenuti all’interno di Vogue Germania. Il blog è solito condividere shooting e portfoli citando sempre fotografo, art director, modelle e crew.

Instagram verrà premiato dagli stilisti americani come media dell’anno. Il riconoscimento al social network come strumento di informazione sarà assegnato il prossimo primo giugno in occasione dei Cfda Awards.

Gaultier si dà al low cost nipponico

Reed Krakoff ferma la produzione

Gli stilisti Usa premiano Instagram

Condé Nast Germania contro i blog

anne hidalgo

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Mondo

26 pambianco magazine 14 aprile 2015

Il quotidiano Wwd chiude  la versione cartacea quotidiana. La notizia è stata diramata  dal sito della testata ameri-cana fondata nel luglio 1910. A oggi Wwd era il principale (se non unico) quotidiano cartaceo concentrato sulla moda-business. L’ultimo numero sarà distribuito il 24 aprile. Contestualmente, Wwd ha annunciato che dal 29 aprile debutterà una nuova versione cartacea settimanale.Per assicurare le notizie giornaliere, il sito web sarà ristrutturato e potenzia-

to così come la redazione americana e quelle internazionali. Ogni giorno sarà redatto un pdf con le top story inviato in email agli abbonati, il settimanale sarà prodotto anche nella versione digi-tale. Oggi il sito contiene anche interv-iste, approfondimenti, gallery prodotto, video e una sezione beauty. Wwd ha anche annunciato che nel 2015 aprirà nuovi uffici in Cina e Brasile, che andranno ad aggiungersi a quelli esistenti a Parigi, Milano, Londra e Tokyo.

C’è anche l’Italia nella lista dei fornitori top di Apple, e l’unico supplier tricolore (tranne due aziende specializzate in elettron-ica) è un fornitore di prodotti moda. L’elenco di Cupertino cita 200 aziende, compresi i fornitori di componenti, “che rappresentano almeno il 97% delle spese di approvvigiona-mento dei materiali, produzione, assemblaggio e dei prodotti in tutto il mondo nel 2014”. In particolare, nella lista inerente al 2015 figurano, oltre a due sedi di un’azienda di componenti elettronici, anche il Gruppo Dani di Arzignano (Vi), con-ceria che fornisce pellami di

qualità per marchi della moda, dell’arredamento e per le case automobilistiche. E delle cover dell’iPad: una partnership che, oltre a fare bene a tutto il distret-to, sembra fare bene soprattutto ai conti dell’azienda. Dando uno sguardo ai dati depositati nel bilancio ufficiale, i numeri sono da capogiro, complice anche la fusione di Dani auto-motive spa: i ricavi del gruppo sono passati dai 48 milioni del 2010 agli oltre 207 del 2013. Cover, ma non solo: la vevrsione in pelle del cinturino dell’Apple Watch è realizzato da una con-ceria partenopea attiva da cinque generazioni.

Per iPad e Apple Watch c’è la pelle made in Italy

Glamour, la rivista al femminile di Condé Nast International, a partire dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, si darà alle vendite sul web. Lo riporta Wwd che aggiunge che il progetto si svilupperà, in seguito, agli altri mercati dove il brand è presente. Si tratta della seconda incursione del colosso statunitense nell’e-commerce. Soltanto un mese fa, aveva lanciato lo shopping online del magazine Lucky.  Nell’editoria di moda, tra i primi a compiere il ‘grande passo’ è stata Mondadori, che a novembre ha lanciato Graziashop.com, piattaforma globale di fashion e-commerce di Grazia.

Anche Glamour farà l’e-commerce

Wwd, stop al cartaceo dello storico quotidiano

Etsy prepara lo sbarco in Borsa

Tax free shopping russo crolla nel 2014

Gap scommette sulla Spagna

Utili in calo del 33% per Interparfums

Etsy, piattaforma online di prodotti

vintage e fatti a mano, sarebbe a un

passo dallo sbarco in Borsa e, con

l’Ipo, punta a raccogliere 100 milioni

di dollari.

Secondo i dati di Global Blue, nono-

stante lo shopping dei cittadini della

Federazione Russa valga il secondo

posto nella classifica dei Paesi, i

loro acquisti sono calati del 17%.

Gap ha aperto il suo primo negozio

nel centro di una città spagnola, a

Barcellona, in partnership con El

Corte Inglés e prevede di chiudere

il 2015 con l’apertura di sei punti

vendita nel Paese.

Interparfums ha chiuso il 2014 con

un utile in discesa del 33% a 23,2

milioni di euro rispetto ai 34,8 milioni

archiviati nell’esercizio 2013. I ricavi

sono stati pari a 297 milioni (+19%).

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Mondo

28 pambianco magazine 14 aprile 2015

Dopo 8 anni, si chiude l’operazione Permira nel gruppo Hugo Boss. La società di Metzingen ha comunicato che il fondo venderà la quota di azi-oni rimaste in suo possesso, dopo la serie di ‘alleg-gerimenti’ avviati lo scorso anno, quando ancora deteneva il pacchetto di maggioranza. Permira, attraverso la società Red & Black, aveva rilevato la compagine Valentino Fashion Group (dentro cui stava Hugo Boss) nel 2007, poco prima della crisi finanziaria mondiale. Aveva in seguito venduto Valentino al Qatar. Adesso, la definitiva uscita anche dall’investimento tedesco. L’operazione avviata nel 2007, si legge in una nota di Permira, ha consentito “un ritorno pari a circa 2,2 volte il capitale inves-tito”.Permira, attraverso un accelerated bookbuilding, ha avviato la cessione di 8,5 milioni di azioni, ossia il 12% del capitale. Con questa vendita, Hugo Boss avrà un flottante pari al 91% del capitale.

Première Vision Shanghai, il salone cinese in agenda per il 14 e 15 aprile, è stato annullato e sostituito da Première Vision Live, una serie di incontri nel quartiere della moda One Xintiandi, all’interno della Shanghai Fashion Week. Il ritorno della kermesse, in versione nuova, è annunciato per ottobre. “Questo evento - ha dichiarato Gugliemo Olearo, direttore dei saloni internazionali di Première Vision - segna l’inizio di una nuova strategia di avvicinamento del mercato cinese”. L’ultima edizione di Première Vision Shanghai, tenutasi nei giorni 21 e 22 ottobre scorsi, ha riunito circa 70 aziende espositrici.

Annullata Première Vision Shanghai

Permira vende le ultime azioni di Hugo Boss

Adidas chiuderà 200 negozi nel mercato russo. Il colosso tedesco di activewear, a causa della situazione economica del Paese, abbasserà 200 serrande dei quasi 1.000 store che possiede in Russia. La ragione principale, come si legge su Moda.es, è la probabile contrazione del Pil russo, un -5% secondo la Cnn. Altre ragioni per il ritiro sono le sanzioni imposte dalla Russia ai prodotti occidentali. Adidas ha archivi-ato il 2014 con un utile netto in calo del

38% a 490 milioni, mentre i ricavi sono aumentati del 2,3% a 14,53 miliardi di euro. Adidas, inoltre, non rinnoverà il suo contratto con l’Nba. Il contratto, firmato 11 anni fa e stimato per un valore di 400 milioni di dollari, scadrà al termine della stagione 2016-2017. Secondo indiscrezioni di strampa, Adidas avrebbe palesato l’in-tenzione di destinare il suo denaro a nuovi prodotti e a nuovi giocatori. E sarebbe già in trattative con nuovi partner.

Adidas chiude 200 store in Russia e si ritira dal basket Usa

Marchon Eyewear chiude il 2014 con un fatturato di 979 milioni di dollari. “La nostra crescita è stata particolarmente sostenuta sul mercato americano, che ha registrato un incremento a doppia cifra e siamo anche molto soddisfatti dell’Europa, dove negli ultimi tre anni abbiamo raddoppiato i ricavi”, ha commentato l’AD Claudio Gottardi.

Zalando annuncia di attendersi un incremento dei ricavi tra il 20 e il 25% nel 2015 e un ebit in linea con quello del 2014 (81,9 milioni di euro). Nell’ultimo esercizio fiscale il retailer online tedesco ha registrato un progresso del 26% a 2,2 miliardi.

Samsonite cresce a due cifre nel 2014. Il marchio delle valigie ha archiviato i dodici mesi con un fatturato a quota 2,3 miliardi di dollari (circa 2,17 miliardi di euro) in crescita del 15,4 per cento. Segno più anche per l’utile netto che avanza del 5,8%.

Foot Locker ha archiviato il 2014 con utili in crescita del 21,2 % rispetto all’anno precedente raggiungendo quota 520 milioni di dollari. Il gruppo americano ha messo a segno ricavi pari a 7,1 miliardi di dollari (+9,9%).

Zalando si aspetta un 2015 oltre il +20%

Marchon, i ricavi sfiorano il miliardo

Foot Locker, vendite a +9,9% nel 2014

Samsonite corre a due cifre nel 2014

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Mondo

30 pambianco magazine 14 aprile 2015

Segno meno nel 2014 di Abercrombie & Fitch. Il gruppo a stelle e strisce ha registrato un calo del 9% del fatturato scendendo quota 3,7 miliardi di dollari (pari a circa 3,3 miliardi di euro) e una flessione del 5,5% dell’utile netto a quota 51,8 milioni di dollari.La performance è stata particolar-mente negativa  nell’ultimo trimestre dell’esercizio. La casa di moda ameri-cana, nei tre mesi chiusi al 31 gen-naio 2015, ha registrato  vendite in calo del 14% a quota 1,12 miliardi di dollari e un utile netto a  44,4 milioni di dollari, in ribasso dai 66,1 milioni

dello stesso periodo dell’anno scorso. L’utile per azione è calato a 63 centesimi contro i precedenti 85.Il gruppo, guidato da Mike Jeffries, sec-ondo quanto riporta una nota diffusa dalla società, nel 2015 chiuderà 60 store negli Usa, dove ha in cantiere il taglio del nastro di 11 outlet. Nello stesso anno punterà su piazze come Cina, Giappone e Medio Oriente dove ha in piano l’opening di 15 store.Mercoledì sera, in chiusura di contrat-tazioni, il titolo quotato a Wall Street è scivolato di oltre 15 punti percentuali toccando quota 20,27 dollari.

Abercrombie frena ancora e crolla il titolo (-15%)

Desigual sfiora quota un miliardo. Il marchio spagnolo che fa capo al fondo Eurazeo, ha messo a segno un fatturato pari a 963,5 milioni di euro, in crescita del 16,2 per cento. In corsa anche l’ebitda che, con 261,5 milioni di euro, ha segnato +8% rispetto al 2013 ed ha inciso sulla redditività per il 27,1 per cento. Segno più anche per l’utile netto che, pari a 134 milioni di euro, ha registrato un +3 per cento. A trainare i risultati sono stati la buona performance dell’e-commerce sia la strategia di espansione.

Desigual cresce a doppia cifra nel 2014

Inditex, utili 2014 a 2,5 mld (+5%)

Anno in crescita per Inditex. Il colosso spagno-lo del fast-fashion ha reso noto di aver chiuso il 2014 con ricavi in progresso dell’8% a 18,1 miliardi di  euro. Il gruppo, inoltre, ha archiviato lo scorso esercizio con utili netti in crescita del 5% a 2,5 miliardi di euro. Il board di Inditex ha proposto un incremento del 7,5% della cedola annuale a 52 cen-tesimi per azione.Dopo un 2013 frenato dall’effetto cambi, nel 2014 il gruppo che conta su otto marchi (tra cui Zara, Massimo Dutti, Bershka e Stradivarius) e su un totale di 6.683 store nel mondo, ha sofferto dei tassi dei cambi in misura più contenuta (a cambi costanti le sue vendite sono cresciute dell’11%).

Le Bon Marché inaugura la nuova area donna

Unilever acquisisce Ren Skincare

Mytheresa.com parla in arabo

Farfetch ora vale 1 miliardo di dollari

Le Bon Marché punta sulla donna

e inaugura un nuovo maxi spazio

dedicato alle calzature femminili.

L’offerta di scarpe femminili si sposta

al secondo piano su 2mila mq.

Unilever ha acquisito il brand di

skincare Ren. I dettagli finanziari non

sono stati resi noti dal gruppo che ha

precisato che “l’acquisizione dovreb-

be essere finalizzata entro maggio”.

Mytheresa.com è pronto a lanciare la

versione araba del suo store online.

L’e-store che fa capo alla società

americana Neiman Marcus Group è

la prima piattaforma made in Europe

a parlare in lingua araba.

Farfetch ha ricevuto una nuova

iniezione di capitale fresco con un

investimento di 86 milioni di dollari

dall’imprenditore russo Yuri Milner

attraverso la società Dst.

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interviSta

32 pambianco magazine 14 aprile 2015

È arrivato nel momento più diffi-cile, ha superato una ”particola-re” ristrutturazione patrimoniale e varato un riassetto concettuale prima ancora che organizzativo.

Ha incassato cinque anni di crescita, e un ritorno all’utile nel 2012, ma non si stanca di ripetere: “Il merito è di Donatella, un diretto-re creativo che ha Versace nel sangue”. Gian Giacomo Ferraris parla dopo la presentazione dei risultati 2014 del gruppo della Medusa, esercizio chiuso con un’ulteriore crescita a doppia cifra dei ricavi, arrivati a 548,7 milioni di euro (+16,9%), sostenuti da vendite retail di 310,8 milioni (+16,1%) legate all’apertura

Il segreto? verSace

nel sangue

GIAN GIACOMO FErrArIS

di Luca TestoniÈ AD dal luglio 2009. Ha segnato cinque anni di crescita, il ritorno all’utile

e l’entrata al 20% di Blackstone. Punta a 800

mln di ricavi nel 2017. Eppure, dice: “Il merito è di

Donatella”.

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32 pambianco magazine 14 aprile 2015

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14 aprile 2015 pambianco magazine 33

di nuovi negozi. “Quella dei 500 milio-ni – commenta – era l’asticella dimen-sionale per cominciare a ottimizzare la nostra struttura e sfruttare le sinergie di scala”. In altre parole, è la soglia da cui

cominciare a spingere sulla redditi-vità. Oggi, l’ebitda si attesta a 67,6 milioni (+9,8%) e l’utile netto a 26,3 milioni (+27%). Con l’arrivo di Blackstone, che un anno fa ha messo sul piatto 210 milioni e si è assicurato una quota del 20% del capitale, Versace ha accele-rato le aperture (40 nel 2014) e ha iniziato a riprendersi gli spazi lasciati con l’avvio del risana-mento cinque anni fa, tra cui il Giappone dove “quest’anno tor-neremo con 3 flagship”. E, così, l’obiettivo degli 800 milioni nel 2017 sembra “raggiungi-bile”. Ma anche quello di un ebitda margin “più in linea con quello dei competitor”. Verso i quali, Ferraris continua a pensare di avere una carta segreta: “Un marchio unico perché capace di posizio-narsi come fashion luxury

lifestyle brand”.

Insomma, Versace gode di un posizio-namento speciale. Ma questo esisteva anche cinque anni fa?Quando sono arrivato, nel luglio 2009, eravamo nel pieno della crisi, e la società si trovava, dal punto di vista patrimonia-

le, con una esposizione particolare. Era necessaria una ristrutturazione. Ma, in

compenso, aveva un doppio asset impor-tante: un marchio unico e un direttore creativo capace di valorizzarlo al meglio. Quello che abbiamo fatto è stato aiutare Donatella Versace a esprimere il poten-ziale.

È nata in quel momento la consapevo-lezza di essere un fashion luxury lifestyle brand?Ci siamo chiesti da subito cosa ci carat-terizzasse rispetto a un marchio luxu-ry. E la risposta portava alla capacità di Donatella di essere un direttore creativo del ventunesimo secolo, cioè in grado di rimettere in gioco tutto ogni sei mesi per seguire i trend. Anzi, anticipare i trend, un po’ come i tattici del mondo della vela, che devono sapere dove tirerà il vento. Questo ci rende ‘fashion’ e ‘lifestyle’. Dopo la ristrutturazione, con contestuale pulizia delle licenze e riposizionamen-to dei brand, oggi in che fase si trova il gruppo Versace?Siamo nella fase del consolidamento nei mercati maturi. O meglio, in quelli che per altri sono mercati maturi. Il Giappone è un esempio. Quando sono arrivato, prendemmo la decisione di uscire dal Paese. Adesso siamo pronti a rientrare: nel 2015 apriremo 3 flagship store. E lo stesso faremo in Europa (Madrid, Barcellona e Milano, per esempio) e spingeremo sugli Stati Uniti. Per un fashion luxury life-style brand è importante essere negli Usa. Qualche anno fa, la quota di fatturato in quel Paese era banale. Nel 2014 è arrivata al 18% e può arrivare al 25-30 per cento.

in apertura: gian giacomo ferraris e donatella Versace. Un’immagine della boutique Versace in galleria Vittorio emanuele ii. home - la Coupe des dieux, il nuovo pezzo di design per il salone del Mobile 2015.

sotto, un look Versus Versace p/e 2015.

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interviSta

34 pambianco magazine 14 aprile 2015

I negozi saranno il driver per alzare i margini?Certo le aperture garantiranno una cre-scita importante, anche se nel 2015 già possiamo prevedere incrementi a doppia cifra (quest’anno sono previsti ulteriori 30 opening, ndr). E possiamo parlare di 800 milioni di fatturato nel 2017. Ma per alza-re i margini, e portarli a livello dei compe-titor, è importante entrare in una fase di ‘ottimizzazione’. Ovvero superare quello scalino dimensionale, che io ponevo a 500 milioni di euro di ricavi, che consenta di valorizzare a pieno le sinergie di scala del mondo Versace.

Nel mondo Versace, c’è quella che era nata come seconda linea, Versus, e che sta vivendo una trasformazione. Altri gruppi, anche recentemente, hanno scel-to di cancellare le derivazioni del marchio principale, per ‘proteggere’ il brand ori-ginario.Nel nostro caso, la prima linea vale il 70% dei ricavi, il che significa che non c’è alcun rischio di cannibalizzazione. Per giunta, Versus ha assunto un pro-prio posizionamento e identità che ne fanno un brand differente da Versace. Lo abbiamo di fatto ‘ricomprato’ due anni e mezzo fa dal licenziatario, facendo-ne un progetto innovativo di contem-porary brand, un qualcosa di ‘fast’, che risponda ai criteri di show now, buy now e wear now. Per il gruppo è una sorta di laboratorio per ingaggiare il mondo dei giovani. Il tutto facilitato dall’utilizzo di presentazioni digitali e dalla presenza di Anthony Vaccarello, entrato in sinto-nia con Donatella al punto che a inizio anno è stato nominato direttore creativo di Versus.

Nella crescita di Versace c’è spazio per altre licenze?No.

Però le royalties sono aumentate di quasi il 20% a 42,3 milioni di euro.Tutto il comparto delle licenze non core, cioè in ambiti in cui non possiamo rea-lizzare direttamente il prodotto (occhia-li, profumi, orologi e gioielleria), risente positivamente del buon momento del marchio.

Anche la linea Versace Home.Home sta beneficiando del percorso

in alto, palazzo Versace australia

a lato, un accessorio e un look Versace

p/e 2015.

di lungo periodo già avviato da Gianni Versace, che ha portato la griffe a fir-mare alcune residenze esclusive come le Milano residences di Manila, la Damac Tower di Beirut e le Damac residences di Jeddah. A inizio marzo è stata siglata con Mind Group la partnership per rea-lizzare il nuovo progetto resi-denziale Versace residences di Chengdu, Cina. E, nella seconda parte del 2015, pre-vediamo di aprire il Palazzo Versace a Dubai.

Infine, la Borsa. I risul-tati sembrano arrivare. La quotazione non è un miraggio.Quando due anni fa la famiglia valutò le oppor-tunità di partnership, si decise di cedere una quota di minoranza, con l’obiet-tivo di mantenere sempre il controllo dell’azienda. Perciò Blackstone, cosa che non aveva mai fatto in pre-cedenza, accettò di fermarsi al 20 per cento. In questo modo, ci sarà la possibilità di andare in Borsa senza perdere la maggioranza. Non c’è un accordo scritto con i nuovi soci. Ma, abitualmente, si immagina un orizzonte per la quotazione di 3-5 anni. Noi stiamo rispettando i tempi in termini di risultati. E ci stiamo pre-parando: il bilancio, quest’anno, è stato fatto adottando i principi contabili Ifrs (International Financial reporting Standards, ndr) mentre prima si utilizza-vano i principi contabili italiani.

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36 effetto expo al salone

43 il led illumina euroluce

48 padiglioni tra vincoli e creativitÀ

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designumeri, fatti e protagonisti della casa e del design

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scenari

Per il settore del mobile è l’Evento, quello con la E maiuscola, che non può e non deve deludere.Dal Salone del Mobile che si apre martedì 14 aprile a Milano gli espositori dell’arredo di de-sign (2010 quelli del Salone, 700 al SaloneSatel-lite) attendono finalmente il rilancio, confidando

in una serie di circostanze favorevoli. La prima è rappresen-tata dalla svalutazione dell’euro, che rende più conveniente l’acquisto di mobili made in Italy per i mercati trainanti, Stati Uniti in testa (+41,7% l’export a dicembre, gli Usa incidono per circa l’8% sul totale delle esportazioni italiane del mobile). La seconda è nella capacità di attrazione che Milano eserci-ta sui buyer mondiali, rafforzata quest’anno dalla prossimità con l’inaugurazione di Expo 2015. “Il Salone è sempre stato una fiera internazionale e probabilmente quest’anno lo sarà ancora di più proprio per la pubblicità fatta da Expo” affer-ma Carlo Giorgetti, presidente di Giorgetti spa, azienda di Meda (Mb) specializzata nell’imbottito di design.

vento di ripresaIl 2014 è stato un anno parzialmente deludente per il settore legno-arredo. Le indicazioni emerse dal Salone dello scorso anno furono confortanti, poi però le difficoltà dell’edilizia in Europa, alcune tensioni politico/economiche internazionali (Russia in primis) e le incertezze legate ai mercati asiatici han-no spinto i conti al ribasso, con una diminuzione del 2,7% in termini di fatturato e una perdita stimata di 1.600 aziende e 4.000 addetti. Da inizio anno invece l’andamento degli affari

di andrea Guolo

effettoexpo

al salone

La settimana del design anticipa il grande evento che inizierà dieci giorni dopo. Sono attesi più visitatori

extra Ue. L’euro debole aiuta l’export italiano in Asia e Nord America. Passato l’appuntamento, però, sono

pochi i progetti mirati per l’Esposizione.

vento di ripresa

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Per il settore del mobile è l’Evento, quello con la E maiuscola, che non può e non deve deludere.Dal Salone del Mobile che si apre martedì 14 aprile a Milano gli espositori dell’arredo di de-sign (2010 quelli del Salone, 700 al SaloneSatel-lite) attendono finalmente il rilancio, confidando

in una serie di circostanze favorevoli. La prima è rappresen-tata dalla svalutazione dell’euro, che rende più conveniente l’acquisto di mobili made in Italy per i mercati trainanti, Stati Uniti in testa (+41,7% l’export a dicembre, gli Usa incidono per circa l’8% sul totale delle esportazioni italiane del mobile). La seconda è nella capacità di attrazione che Milano eserci-ta sui buyer mondiali, rafforzata quest’anno dalla prossimità con l’inaugurazione di Expo 2015. “Il Salone è sempre stato una fiera internazionale e probabilmente quest’anno lo sarà ancora di più proprio per la pubblicità fatta da Expo” affer-ma Carlo Giorgetti, presidente di Giorgetti spa, azienda di Meda (Mb) specializzata nell’imbottito di design.

vento di ripresaIl 2014 è stato un anno parzialmente deludente per il settore legno-arredo. Le indicazioni emerse dal Salone dello scorso anno furono confortanti, poi però le difficoltà dell’edilizia in Europa, alcune tensioni politico/economiche internazionali (Russia in primis) e le incertezze legate ai mercati asiatici han-no spinto i conti al ribasso, con una diminuzione del 2,7% in termini di fatturato e una perdita stimata di 1.600 aziende e 4.000 addetti. Da inizio anno invece l’andamento degli affari

di andrea Guolo

effettoexpo

al salone

La settimana del design anticipa il grande evento che inizierà dieci giorni dopo. Sono attesi più visitatori

extra Ue. L’euro debole aiuta l’export italiano in Asia e Nord America. Passato l’appuntamento, però, sono

pochi i progetti mirati per l’Esposizione.

vento di ripresa

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sembra essere tornato in positivo. “Il Salone comincia sotto buoni auspici, economicamente ci sono concreti segnali di ripresa e noi come azienda ci contiamo” affer-ma Claudio Feltrin, amministratore delegato di Arper, realtà veneta che ha chiuso il bilancio con un progresso del 3,5% a 55 milioni di euro, per il 95% raccolti grazie all’export. Il mercato su cui punta maggiormente l’a-zienda di Monastier (Treviso) è quello americano. “Ab-biamo avviato ormai da cinque anni una politica di svi-luppo attraverso l’apertura di uno showroom con uffici a Manhattan e l’acquisizione di uno stabilimento logistico/produttivo da 5.500 metri a High Point, la città del mobi-le Usa, che ci consente di offrire un servizio più efficace alla clientela americana. La scelta è stata premiante an-cor prima che iniziasse la svalutazione dell’euro” sotto-linea Feltrin. Le vendite Usa nel 2014 sono aumentate a due cifre, da 5,5 a 7,5 milioni di euro. Expo 2015 sarà inaugurato l’1 maggio, dieci giorni dopo la chiusura del Salone del Mobile, certamente troppi per immaginare che i buyer possano soffermarsi in Italia attendendone l’apertura. Si tratta di una “quasi sovrapposizione” sui cui benefici gli operatori si interrogano: “Non penso che ci troveremo di fronte a particolari cambiamenti – conti-nua Feltrin – ma posso ipotizzare che ne otterremo dei vantaggi in termini di fiducia”. In casa Dorelan, azienda forlivese leader nella produzione di letti e materassi, c’è molta fiducia verso il Salone pre-Expo, a cui si presente-rà con uno stand completamente rinnovato anche nella struttura e con molte novità di prodotto, tra cui spiccano il letto personalizzabile Buster e un altro progetto top secret con design di Enrico Cesana.“Quest’anno – sostiene Riccardo Tura, direttore mar-keting – ci aspettiamo un’affluenza maggiore rispetto al passato grazie alla vicinanza con Expo 2015, che so-sterrà soprattutto le presenze straniere”.

vetrina extra ueI benefici da Expo? “Sono difficilmente prevedibili, an-che perché si tratta di un pubblico diverso rispetto a quello del Salone” afferma Gianluca Armento, brand director di Cassina (Poltrona Frau Group). L’azienda di Meda celebrerà quest’anno il cinquantesimo anniversa-rio della Collezione LC di Le Corbusier proiettando in fiera, in un subpadiglione adiacente al proprio stand, un documentario realizzato in collaborazione con Sky Arte HD e realizzando un allestimento speciale nel proprio showroom di via Durini. “Sarà la vetrina più straordina-ria della nostra storia, una sorta di piccola esposizione universale del movimento dei mobili di Le Corbusier, e la manterremo per un paio di mesi coprendo la parte iniziale dell’Expo” evidenzia Armento. Le aspettative dal Salone sono elevate. “Quanto sta accadendo in am-bito macroeconomico, con il rafforzamento del dollaro sull’euro, offre l’occasione di accelerare l’export verso i Paesi extra Ue dopo un decennio di affanno nel merca-to intracomunitario” sottolinea il manager, che sta spin-gendo lo stile verso l’arricchimento partendo dalle forme e dalla scelta di materiali ancor più preziosi per eviden-ziare la capacità italiana del ‘saper fare’. “La crescita dell’export al di fuori dell’Europa deve essere impostata in maniera equilibrata, senza snaturare l’identità stilistica di un marchio ed evitando quelle caratterizzazioni quasi caricaturali che un’azienda rischia di imprimere se do-vesse assecondare le richieste di alcuni mercati”. Tra le novità Cassina esposte al Salone 2015 spiccano il diva-no Scighera (‘nebbia’ in dialetto milanese, nome scelto per la sua vaporosità di ispirazione nuvolare), disegnato da Piero Lissoni, e la nuova versione della seduta ico-na Maralunga (design Vico Magistretti) resa sfoderabile

Carlo Giorgetti, Giorgio Gobbi e Claudio Feltrin

Salone Internazionaledel MobileMilano, Italy14th-19th April 2015

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Salone Internazionaledel MobileMilano, Italy14th-19th April 2015

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attraverso un intervento tecnico di alta sartoria. Analiz-zando i mercati, le possibili sorprese potrebbero arrivare dall’Asia. Ne è convinto Giorgio Gobbi, amministratore delegato di Calligaris, azienda di Manzano (Udine) che dallo scorso anno è tornata interamente sotto il control-lo della holding familiare con il riacquisto del 40% delle quote dal fondo L Capital. “I primi segnali ci annunciano l’arrivo di più buyer dal Far East, area in cui siamo com-mercialmente presenti in Cina, Giappone, Vietnam e Fi-lippine, dove a marzo abbiamo inaugurato un nuovo ne-gozio a Manila. Gli investimenti internazionali 2015 sono stati però concentrati su alcuni Paesi chiave individuati in Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Germania e Italia, dove andremo a completarela rete di negozi monobrand e shop in shop. I migliori risultati li stiamo attualmente rac-cogliendo tra Gran Bretagna, Usa e Francia”. La Russia, che garantiva tra il 6 e 7% del fatturato complessivo di Calligaris (il giro d’affari 2014 è stato di 115 milioni di euro, 600 i dipendenti complessivi tra gli stabilimenti in Italia e Croazia), si è bloccata a causa della svalutazione del rublo e del calo dei consumi interni, mentre in Ucrai-na, dove l’azienda è presente nella parte più occiden-tale, non si registrano flessioni di pari entità. Il Salone del Mobile sarà l’occasione per comunicare una svolta interna nell’offerta della società, con la separazione del-

Urban, prodotto da Giorgetti e disegnato da Carlo Colombo. In alto, sedia Jam per Calligaris e a destra Réaction Poétique Collection per Cassina.

le due collezioni Home Collection e Dining Solutions: la prima comprenderà tutte le famiglie di prodotto e sarà rivolta ai rivenditori partner mondiali, 70 monomarca in franchising e 470 shop in shop, mentre la seconda sarà dedicata esclusivamente alle soluzioni per la tavola, si rivolgerà al mercato aperto e ai multibrand di cucina per integrare l’offerta dei produttori specializzati nell’ambito kitchen.

uffici smartL’edizione 2015 del Salone comprende, oltre a Euro-luce, l’appuntamento biennale con Workplace3.0/Sa-loneUfficio, spazio dedicato all’ambiente di lavoro che sarà ospitato nei padiglioni 22 e 24. C’è frenesia tra i produttori di mobili per ufficio, impegnati in un profondo rinnovamento dell’offerta per andare incontro alle nuo-ve esigenze di ottimizzazione da parte di una clientela composta da imprese sempre più smart e connesse h24 con elevate necessità tecnologiche multimediali. Il futuro è di chi innova. “Gli oggetti devono incorpo-rare un’intelligenza che oggi è necessaria per lavorare, l’abbiamo definita ‘internet delle cose’ e costituirà uno scenario rivoluzionario, superiore in termini dimensionali a smartphone e tablet messi assieme” afferma Giulia-no Mosconi, presidente e CEO di Tecno Spa, azienda milanese che l’ex AD di Poltrona Frau ha rilevato cin-que anni fa per rilanciarla attraverso un’innovazione i cui primi risultati sono visibili in prodotti come la se-duta Vela con meccanismo ‘responsive’ nel corpo e il pannello Multy pensato per l’isolamento acustico delle postazioni di co-working. Mosconi archivia un 2014 in forte crescita (+20% il giro d’affari, che supera i 20 mi-lioni di euro) e pone come obiettivo 2015 un ulteriore progresso del 30%. grazie al dinamismo del mercato statunitense e alle prospettive legate al Middle East e allo sviluppo del contract. “Il lavoro più importante che stiamo seguendo è la costruzione del nuovo aeroporto di Doha, in Qatar, un hotel di lusso in Camerun e tanti altri in fase di apertura che comunicheremo nei prossimi mesi” conclude Mosconi, che si appresta a lanciare un progetto in sintonia con il food nel proprio showroom pensato per i mesi di Expo.

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idee per expoChi si attendeva grandi investimenti dalle aziende di arredamento per il post Salone, da esporre durante i 180 giorni di Expo, rischia di rimaner deluso. Il legame dell’esposizione con la tematica “nutrire il mondo” ne fa un’occasione avvertita particolarmente dai produt-tori di cucine, che peraltro quest’anno non espongono in fiera (Eurocucina è un evento biennale e la prossi-ma edizione si terrà nel 2016). La holding ItalianCre-ationGroup ha quindi focalizzato gli investimenti sul proprio brand Valcucine, che creerà per Expo l’instal-lazione Tempting Art (curata da Maurizio Galante & Tal Lancman) coinvolgendo 22 professionisti tra architetti, designer e creativi per interpretare il tema delle emo-zioni legate al cibo creando degli oggetti, mentre la controllata Driade punta sul Salone del Mobile dove presenterà nuovi elementi d’arredo con design di Enzo Mari, Fredrikson&Stallard, Konstantin Grcic e Christo-phe Pillet. Arper ha collaborato con lo studio De Luc-chi, che ha anche progettato il Padiglione Zero di Expo, per realizzare La Passeggiata a Workplace3.0, ovvero l’installazione ideata dall’architetto Michele De Lucchi sul tema degli ambienti di lavoro. Una volta archiviato il Salone, è al vaglio l’ipotesi di spostare a Expo l’in-stallazione, che sarebbe uno spreco utilizzare per soli cinque giorni.Giorgetti sta programmando alcuni eventi nell’atelier di via Serbelloni 14: “Racconteremo storie di eccellen-za di design grazie a un percorso tematico esclusivo, da abbinare sicuramente alla cultura del cibo” rivela Carlo Giorgetti. Dorelan preferisce focalizzare le atten-zioni sul Salone (“Per noi è la vetrina più importante a livello mondiale” sostiene Tura), Calligaris, dopo aver valutato per mesi iniziative specifiche per il periodo maggio/ottobre, ha preferito soprassedere: “Il ritorno non sarebbe stato misurabile, abbiamo un flagship in pieno centro e lo utilizzeremo come vetrina per Expo” conclude Gobbi.

Novità che saranno presentate al Salone. Dall’alto: la seduta Kinesit e il pannello Parentesit by Arper, Buster (letto su misura) di Dorelan, le sedute Vela di Tecno.

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fari puntati sull’innovazione. La 28.ma edizione di Euroluce, evento biennale che si tiene a Mi-lano in contemporanea con il Salone del Mobi-le, vedrà gli espositori impegnati in uno sforzo creativo ed economico senza precedenti nel rinnovamento dell’offerta. Il trionfo della tec-

nologia led, consacrato dall’attribuzione del premio Nobel 2014 per la fisica ai ricercatori giapponesi ‘per l’invenzio-ne di diodi ad emissioni di luce blu efficienti’, impone alle aziende del comparto una nuova sfida dettata dal risparmio energetico e dall’adattamento del led alle necessità este-tico/funzionali. “Dobbiamo governare delle complessità maggiori, perché l’illuminazione a led tende a non generare profondità, appiattendo l’impatto della luce negli spazi. Ciò impone alle aziende specializzate una maggiore expertise per gestire le complessità legate a questo rinnovamento radicale, formando e inserendo figure qualificate per il con-trollo della qualità dell’illuminazione” afferma Roberto Zi-liani, amministratore delegato di Slamp e vice presidente nazionale di Assoluce, l’associazione che rappresenta in Federlegno/Confindustria le aziende italiane di illuminazio-ne decorativa. Allo stesso modo la pensa Luciano Iannuz-zi, amministratore delegato di Fontana Arte: “I led hanno alleggerito e reso più funzionali le forme degli oggetti lumi-nosi. Il loro impatto non è limitato alla forma e al design delle lampade: la tecnologia corre veloce e impone alle aziende un aggiornamento costante e continuo”.

di andrea Guolo

il ledaccende

euroluce

Focus su tecnologia e design all’evento biennale dell’illuminazione. È in atto un rinnovamento

radicale per adattare il risparmio energetico alle necessità estetico-funzionali. Obiettivi commerciali:

consolidare l’Europa e crescere extra Ue.

Lampada Dynamic di Linea Light Group

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luce sostenibileIl 2015 è stato proclamato dall’Unesco ‘Anno interna-zionale della luce’: un’occasione in più per trasformare la fiera milanese nell’evento di riferimento mondiale non solo per la presentazione delle novità di prodotto, ma anche per la discussione sulle prospettive della com-binazione tra design, sostenibilità e progresso. I 450 espositori che occupano i quattro padiglioni di Rho-Pero (37.500 metri quadrati di superficie occupata) sono consapevoli dell’importanza assunta in tal senso da Euroluce. “Le tematiche del risparmio energetico che hanno reso il consumatore più sensibile e più consape-vole. Avere un’offerta di prodotti a led è una condizione imprescindibile per operare su questo mercato” rimarca Iannuzzi, che presenterà una collezione molto più ampia e prestigiosa, frutto della collaborazione con designer emergenti (l’azienda milanese ha una vocazione per il ruolo di talent scouting) e da quest’anno con nomi af-fermati quali Karim Rashid, Carlo Colombo, Claesson Koivisto Rune. Una seconda novità è rappresentata dall’utilizzo del vetro, che sancisce un ritorno alle origini per Fontana Arte, nata nel 1932 come divisione artistica di un’azienda vetraria. “Presenteremo infine alcuni no-stri prodotti a catalogo convertiti nella versione a led e in nuove finiture, ampliando così i confini di famiglie già consolidate sul mercato” sottolinea l’a.d.Linea Light Group, tra i pionieri del settore per la tec-nologia led, arriva pronta all’appuntamento. “L’azienda – dichiara il CEO Nicola Vendrame – non ha subìto rivoluzioni ma anzi, ha ricevuto i benefici di questo cambiamento. L’avanzamento tecnologico, la continua ricerca di nuove soluzioni vanno di pari passo con le sempre più esigenti richieste del mercato, che si rende conto che la luce è un elemento essenziale per il benes-sere quotidiano. Il mondo dell’illuminazione pertanto è

alla ricerca non solo di design in termini di forma e stile ma anche di qualità e resa luminosa”. Forte di un fat-turato 2014 cresciuto dell’8% a circa 70 milioni di euro e con previsioni del +5% per l’anno in corso, l’azienda di Castelminio di Resana (Treviso) esporrà tra gli altri il prodotto-icona Moonflower del brand Ma[&]De, siste-ma componibile in materiale termoplastico che richia-ma il fascino delle antiche vetrate gotiche. “Vogliamo proporci come un’azienda in grado di soddisfare le esi-genze del progettista. Creare una sinergia con architetti, interior e lighting designer sarà quindi l’aspettativa mag-giore di questo evento” sottolinea Vendrame, eviden-ziando che i cambiamenti tecnologici in atto nel settore illuminotecnico impongono la necessità di figure che facciano da intermediari tra l’azienda e il cliente finale. “L’analisi dei costi/benefici, una maggiore attenzione ai dettagli e la ricerca di un’illuminazione di qualità stanno velocizzando questo cambiamento culturale”. Luceplan presenta una nuova collezione basata su tec-nologia led di apparecchi di illuminazione pensati princi-palmente per il segmento hospitality, office e home: un cuore hi-tech con la definizione della luce al centro del progetto. “Il design – spiega l’AD Patrizia Vicenzi – è perno di quell’innovazione che le imprese devono per-seguire per dare nuovo slancio alla competitività. È in-grediente fondamentale del made in Italy ma non serve solo a rendere le cose più belle e più piacevoli da usare, devono essere più funzionali e soprattutto devono aiu-tare le persone a rispondere ai cambiamenti”.

Luciano Iannuzzi, Patrizia Vicenzi e Roberto Ziliani

Novità per Euroluce 2015: Chantal di Slamp (design di Dori-ana e Massimiliano Fuksas).

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vendere in dollariConsolidare le posizioni in Europa e approfittare dell’eu-ro debole per spingere in area extra Ue. Sono questi gli obiettivi commerciali di Slamp. “Si tratta di una strategia imposta dalle attuali condizioni economiche e geopolitiche – evidenzia Roberto Ziliani – perché il dollaro forte permet-te a tutti gli operatori di ottenere più spazio negli Usa e in America Latina. La Russia purtroppo, tra svalutazione del rublo e tensioni politiche, ha generato danni piuttosto grossi e non prevediamo miglioramenti. L’Europa, Grecia esclusa, potrebbe finalmente vivere un anno migliore sotto il profilo

Dall’alto, Soleil Noir di Luceplan (design Odile Decq) e Volée di Fontana Arte (design Odo Fioravanti).

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economico o almeno umorale”. Slamp è organizzata per coprire tutti i principali mercati mondiali attraverso una rete di retailer competenti e sofisticati. “Abbiamo preferito puntare su di loro perché in alcune zone, è il caso del Far East, ne abbiamo colto la capacità di ra-gionare in maniera strategica. La figura dell’importatore invece, salvo rare eccezioni, è condizionata da difficoltà e limiti di visione”.Linea Light Group ha una presenza sempre più incisiva in Asia, Africa e ha recentemente acquisito la quota di una società americana con sede a Baltimora. “La scelta dell’operazione – spiega Vendrame – è motivata dall’o-biettivo di essere sempre più presenti a livello mondiale sui mercati legati alla progettazione, oltre che per bene-ficiare delle dimensioni e della dinamicità del mercato nordamericano”.Luceplan, consolidato il mercato europeo, cresce a due cifre negli Usa dove ha rinnovato lo showroom di New York e guarda con più attenzione alla generazione giova-ne, raffinata e cosmopolita del mondo asiatico. L’export genera l’80% del fatturato aziendale. “L’ampliamento della distribuzione nel mondo è uno degli obiettivi prin-cipali dell’azienda. Oltre ai nostri store e showroom nel-le principali capitali del design, siamo presenti in circa 1800 negozi multimarca. La selezione dei nostri dealers è sempre più forte e indirizzata a chi davvero dimostra di aver compreso il dna dell’azienda condividendo con noi i valori per poi trasferirli ai propri clienti” precisa Patri-zia Vicenzi, che ha avviato un programma di formazione specifico per i partner.Le aree in ascesa per Fontana Arte sono Stati Uniti, Ger-mania, Gran Bretagna, Benelux, Asia e Dubai; a rischio il mercato italiano, l’Europa orientale (in particolare Russia e Ucraina) e l’Africa del Nord per effetto dell’instabilità politica. “Vogliamo consolidare e rafforzare la nostra presenza e visibilità attraverso l’apertura di nuovi show-room e shop-in-shop, ma anche aumentando la comu-nicazione nei confronti degli architetti e dei prescrittori” afferma l’a.d. Iannuzzi, che non trascura l’e-commerce e soprattutto il contract, considerato obiettivo strate-gico per lo sviluppo aziendale con investimenti in atto nell’inserimento di persone specializzate nei mercati di maggior peso.

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M² – Italian Design Furniture è un in-novativo progetto retail che mira a rinnovare il sistema distributivo

dell’home design made in Italy, in collabo-razione con i soci Innovatec del Gruppo Kinexia e Studio Associato Preger. “Sarà all’insegna del made in Italy – spiega Anto-nio Marmolaro, direttore commerciale di M² – e destinato a un consumatore moderno più evoluto, consapevole dei propri mezzi e delle nuove tendenze di design e di moda, al quale ci approcciamo con un servizio di consulenza altamente professionale”.“Le piccole e medie imprese di fascia medio-alta, cui ci rivolgiamo, – prosegue l’imprenditore – non hanno la forza di sos-tenere investimenti in retail per avere uno sbocco qualitativamente adeguato sul mercato. Entrando a far parte del nostro network di centri di grandi dimensioni (circa

M², nuovo concept retail per il design italiano

Mdf Italia brinda ai 10 anni di Random. La libreria dell’azienda di design dal dna 100% made in Italy, in occasione del decimo anniversario, cambia pelle e si assottiglia dando vita a Random_10th, una limited edition di 100 pezzi firmata dai designer Eva Paster e Michael Geldmacher.Realizzata e assemblata totalmente in Italia, la neonata di casa Mdf Italia è una rivisitazione della Random del passato, ma se ne distacca per composizione e processo di produzione. “Il nostro brand è molto forte in Europa e in Medio Oriente”, afferma Umberto Cassina, presidente di Mdf Italia. “Sotto i nostri riflettori in particolare c’è Dubai, che da quando è diventata un faro mondiale in campo architettonico, risponde molto bene all’offerta dei nostri prodotti”.

Mdf ItalIa, 10 annI dI ‘RandoM’

Chiude con oltre 208mila visitatori e 1.450 aziende (279 straniere) espositrici nei 65mila metri quadrati di superficie della fiera l’edizione 2015 di Made expo. In crescita i visitatori stranieri con 36.103 operatori da tutto il mondo.

Dal 12 al 16 febbraio Francoforte alzerà il sipario sull’edizione 2016 di Ambiente, la fiera internazionale dei beni di consumo organizzata da Messe Frankfurt, il global player fieristico da 550 milioni di fatturato. La cinque giorni di kermesse – che porta in scena una gamma di beni che spazia dai prodotti per la cucina agli articoli casalinghi, dall’oggettistica all’interior design – accoglierà sia key player del settore sia piccole aziende di nicchia e ospiterà tre sezioni tematiche: Dining, Living e Giving. Sotto i riflettori, per la prossima edizione, ci sarà l’Italia che, al fianco di Danimarca, Francia, Giappone e Stati Uniti, sarà Paese partner della kermesse.

aMbIente toRna In SCena a febbRaIo

Il marchio di tessile di alta gamma per la casa Frette, a partire da questo mese di marzo ha un nuovo membro nel team di Andrea Warden. Si tratta di Patrizia Beltrami che assume il ruolo di brand director, in qualità di global marketing e communication director.

FerreroLegno compie 65 anni e archivia il 2014 con un fatturato superiore a 20 milioni di euro e con un ebitda del 15 per cento. “La strategia aziendale - spiega il DG Ilaria Ferrero - è focalizzata sulla crescita di marca e sul retail, soprattutto nei Paesi esteri, che rappresentano oggi il 15% del mercato”.

Beltrami al marketing di frette

Made expo, cresce l’estero ma cala l’italia

ilaria ferrero

ferrerolegno festeggia 65 anni

13mila metri quadri), posizionati in location strate-giche e pensati per avvicinare il grande pubblico al design, possono ‘fare sistema’ nel promuoversi in Italia e all’estero”. Ogni location avrà un investitore diverso, si parte con il centro di Roma Castel Ro-mano nel primo semestre 2016 con Ecofim.

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Il mercato globale dell’arte sorpassa i valori ante crisi e raggiunge i 51 miliardi di euro nel 2014 grazie soprattutto ai privati con elevata disponi-bilità. Lo riporta Reuters, che cita un report di European Fine Art Foundation, la fondazione con sede a Maastricht che monitora l’andamento del settore. I dati emersi riportano una crescita del 7% anno su anno, ben oltre i dati del 2007, che si attestavano a 48 miliardi di euro di giro d’affari complessivo. Il record è stato registrato grazie a un’impennata delle transazioni di alto valore (il volume, invece, è sceso): lo scorso anno, infatti, sono state chiuse circa 1.530 operazioni dal valore di oltre 1 milione di euro e 96 hanno superato la cifra di 10 milioni. Gli USA hanno rap-presentato il 39% delle vendite, seguiti da Cina e Gran Bretagna (22% ciascuno).

Bis di nuove aperture nel primi mesi dell’anno per Turri, entrambe all’estero. Lo showroom di Shanghai si sviluppa su un unico livello di 400 metri quadrati al 5F jishengweibang N.75 loushanguan Road, changning district.Il secondo showroom, situato in Cecenia, è di 350 metri quadrati e si colloca nel quartiere più esclusivo e modaiolo della capitale Groznyj. Il negozio monobrand si affaccia su strada con quattro vetrine. Il concept è comune in entrambi gli spazi e rispecchia l’idea di ‘art of living‘ della azienda: colori tenui, laccature con decorazioni manuali, legni preziosi. Tutto impreziosito da boiseire laccate, porte e carte da parati speciali.

La piemontese Bertolotto Porte, specializzata in produzione e commercializzazione di porte da interni e blindate, chiude il 2014 con il segno più e apre un nuovo showroom a Milano. L’azienda, infatti, ha archiviato l’anno con un fatturato di oltre 19 milioni, in crescita di circa il 7% rispetto ai 18 milioni del 2013. Un risultato che, commenta il gruppo, è frutto “dell’ottica di miglioramento e sviluppo”. A celebrazione del traguardo, Bertolotto Porte ha inaugurato, in occasione della fiera Made Expo, uno showroom monomarca in Via Santa Sofia 21. Lo spazio, di oltre 300 metri quadrati, posto su due livelli e con cinque vetrine su strada, ospita una zona all’interno destinata agli architetti, una sorta di laboratorio, da cui il nome Bertolotto Lab, dove i professionisti possono sviluppare i propri progetti con un consulente esperto dell’azienda a loro completa disposizione. andrea turri

Luceplan e Mli insieme a New York L’azienda milanese di illumina-

zione Luceplan e la società belga

Modular Lighting Instruments

produttrice di sistemi per l’illumi-

nazione architettonica e tecnica

hanno inaugurato uno showroom

condiviso a New York. L’indirizzo è

14 Wooster Street, a Soho.

Rossana apre a San Marino Il brand di cucine Rossana ha

inaugurato un nuovo showroom

a San Marino, sede storica del

Gruppo Colombini di cui è parte.

Lo spazio progettato dallo Studio

di architettura Venturi, di 400 metri

quadrati, si trova nel Centro Atlan-

te in via Tre Settembre 17.

Per Fiam un outlet del vetro curvato Nuovo design outlet del vetro

curvato per Fiam: un’area di oltre

2mila metri quadrati a Montelab-

bate, in provincia di Pesaro-Urbi-

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d’arredo dei marchi Fiam e Liv’it

by Fiam.

Alias ha concluso l’acquisizione, avviata nel 2010, del pacchetto di minoranza che rimaneva ancora in capo aCassina. Alias e Haworth (che possiede Poltrona Frau Group) manterranno comunque rapporti strategici a livello distributivo e commerciale.In concomitanza con questa oper-azione entra un nuovo socio svizzero che, assieme ai due soci operativi, l’architettoRenato Stauffacher, am-ministratore delegato di Alias dal 1993, e l’architettoAndrea Sanguineti, brand manager dell’azienda, seguirà in conti-nuità lo sviluppo dello storico marchio di design made in Italy nei prossimi anni.Riconquistare l’autonomia societaria ha significato per l’azienda anche preservare i legami con il territorio e con la propria identità, mantenendo le

MeRCato dell’aRte, 51 Mld nel 2014

autonoMIa peR alIaS

tuRRI, doppIa apeRtuRa InteRnazIonale

beRtolotto ChIude a +7%

risorse umane e produttive nella storica sede di Grumello del Monte.Alias ha chiuso il 2014 in crescita rispetto al 2013 e questo nuovo assetto societario garantirà un piano di espansione nei mer-cati oggi in crescita (USA, Middle East, Asia). “L’aver trovato in Beat Zaugg il partner strategico ci permetterà di sup-portare l’espansione internazionale e di ampliare l’offerta di prodotti sia per il mercato domestico che per il contract (uffici, ristoranti, alberghi)”, afferma l’AD Renato Stauffacher.

renato stauffacher

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testiMonianze

di Paola cassola

padiglionitra vincoli e creatività

è un’area ‘blindata’ cui si può accedere solo dopo numerosi controlli e con mezzi di tra-sporto dedicati. Ma una volta dentro si viene investiti da un’emozione: una sensazione di grandiosità. Nello specifico, ci siamo ad-dentrati nel Padiglione del Messico guidati

dall’architetto che l’ha progettato: Francisco López Guerra Almada.La struttura si ispira alla forma della pannocchia (il mais è un alimento fondamentale in Messico, alla base di mol-te ricette gastronomiche). Ma il tema portante dell’intero concept è il flusso. “Abbiamo pensato – afferma l’archi-tetto – a rampe, diverse per salire e per scendere, per l’intera percorrenza del padiglione, che si sviluppa per 17 metri in altezza e un totale di quasi 2mila metri quadrati di superficie. L’idea è che le persone non sostino all’inter-no ma si lascino ‘fluire’ dall’ingresso fino all’ultimo livello (l’11°) dove assaporare, presso il ristorante da 70 coper-ti allestito sulla terrazza, le prelibatezze messicane”. Le rampe avranno una pendenza del 6-7%, per agevolare l’accesso ai disabili.

In questa pagina, immagini del padiglione Messico nel sito di Expo 2015 in corso d’opera.

Viaggio all’interno del sito di Expo 2015, con tappa al padiglione Messico che, a forma di ‘pannocchia’, non poteva allinearsi meglio

al tema ‘Feed the planet’.

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Non ci sarà da annoiarsi lungo il percorso che si sno-derà sui diversi livelli: oltre al bar al piano terra dove farà bella mostra di sé una magnolia (albero americano poi esportato in Europa che fungerà da trait-d’union sim-bolico tra i due continenti), lungo i parapetti dei corri-mano e in diversi punti del padiglione saranno collocati monitor e proiettati video e immagini che descriveran-no la cultura messicana e consiglieranno anche come preparare le ricette tipiche del Paese. Nel 2010 la cuci-na messicana è stata dichiarata dall’Unesco Patrimo-nio culturale immateriale dell’umanità. Dal terzo livello scenderà fino all’ingresso una cascata d’acqua a sua volta riflettente immagini.Guerra Almada parla del ‘suo’ padiglione come di “un’architettura effimera, pensata per essere montata e smontata velocemente e per essere poi riutilizzata in altre costruzioni”. Protagonista è una membrana in ETFE, un mix di fibra naturale e fibra plastica fornita dall’azienda italo-francese Serge Ferrari. Fungerà da parete isolante per termoregolare l’interno del padiglio-ne creando un microclima ideale. “La semplicità è la sofisticazione suprema”, commenta l’architetto ripren-dendo le parole di Leonardo Da Vinci, del quale è gran-de ammiratore.Dall’esterno, il padiglione risplenderà di luci e colori, tra i due strati di membrane rivestenti, infatti, saranno inseriti faretti con lo scopo di proiettare luci colorate dif-fondendole tutte intorno alla ‘pannocchia’.Le macro-direttive segnalate dalla società Expo a tut-te le nazioni partecipanti hanno definito il limite degli spazi per ogni padiglione e la presenza di aree verdi obbligatorie. Oltre al cibo, infatti, l’altro tema portante dell’esposizione universale sarà l’eco-sostenibilità.Nessun vincolo in merito alle aziende fornitrici di mate-

riali e arredi: è stata però una scelta comune quella di prediligere le aziende italiane per la fornitura dei mate-riali delle strutture architettoniche, anche per questioni logistiche, mentre gli elementi interni per lo più proven-gono dai Paesi d’origine.Altro vincolo comune è l’altezza massima dei padiglioni che potrà raggiungere i 15 metri con i volumi, per spin-gersi fino ai 17 metri con la copertura.In attesa di conoscere i dati di affluenza dell’esposizio-ne universale, un record nazionale il sito di Rho l’ha già conquistato: il decumano, lungo 1,3 chilometri, vedrà ogni notte nei giorni dell’esposizione entrare mille mezzi pesanti per rifornire i padiglioni e smaltire i rifiuti tenden-do così il sito il maggiore hub italiano di logistica per accesso di veicoli per metro quadro.Un’informazione utile su quando organizzare la propria visita nell’area: in aprile entreranno i contenuti dei pa-diglioni mentre il sito Expo, pur aprendo il 1° maggio, sarà davvero a regime da giugno. Il mese di maggior affluenza previsto sarà l’ultimo, ossia ottobre.

A sinistra, rendering del padiglione Messico a lavori finiti.

Architetto Francisco López Guerra Almada

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intervista

A lato, Sofà by Donghia. Sopra, poltrone Barbacan e Columbia by Rubelli Casa.

di vera Grassia

ruBelli dai tessuti alla casa

Rubelli lancia la linea Rubelli Casa. E taglia il nastro del secondo showroom a Milano. Nicolò Favaretto Rubelli

Dai tessuti alla home. Perché Rubelli Casa?In realtà non siamo nuovi al prodotto finito, cui ci siamo aperti nel 2005 con l’acquisizione del brand americano Donghia. Ma con Rubelli Casa portiamo sul mercato una collezione di mobili più europea, concepita in linea con il gusto del cliente e con la filo-sofia dell’azienda. Composta da 50 pezzi, la collezione home di casa Rubelli spazia tra divani, poltrone, sedie, consolle e tavolini d’appoggio. Completano la collezione tre tavoli da pranzo e una libreria. Nella fase di creazione ci siamo ispirati al design del ‘900, creando prodotti con linee sinuose e raffinate, pensate per essere impreziosite dai nostri tessuti.

Rubelli, già presente a Milano, prende una seconda casa in città. Ma con affaccio su strada. Perché questa scelta? L’attuale showroom in via San Maurilio sorge in un angolo riserva-to, nel cortile di uno storico palazzo del ‘500. Per il nuovo spazio

r ubelli, in occasione della Milano Design Week, apre in zona Brera un nuovo showroom dove, oltre a dare visibilità ai marchi del gruppo, esporrà la linea Rubelli Casa. A parlarne è Nicolò Favaretto Rubelli, AD della storica azienda veneziana di tessuti per arredamento haut de gamme.

abbiamo invertito rotta e optato per una soluzione che garantisse una visibilità immediata alla neonata Rubelli Casa e agli altri brand del gruppo: Rubelli Venezia, Dominique Kieffer by Rubelli e Don-ghia. Con una superficie di 450 metri quadrati su tre livelli, la loca-tion sorge con sei vetrine al civico 9 di via Fatebenefratelli.

In showroom, durante il Salone, ospiterete una mostra di Luca Scacchetti, designer della collezione Rubelli Casa. Quale il lei-tmotiv dell’esposizione? In occasione della prima presentazione mondiale di Rubelli Casa, inaugureremo Furniture Portraits, una mostra con cui l’architetto Scacchetti presenta 45 disegni acquerellati di pezzi poi divenuti prodotti della linea neonata. Realizzati con matite acquerellabili, gli schizzi sono opere d’arte originali, proprio come i nostri prodotti.

Sotto i riflettori, anche Donghia 2015. Quali le caratteristiche?Donghia 2015, coerentemente con la natura del marchio, vanta dettagli particolari che li rendono pezzi di scultura unica. I mobili, puliti e confortevoli, sono realizzati con maestria artigianale e linee sofisticate. Il design è moderno e si arricchisce di elementi come il bronzo o il vetro utilizzati sia nei divani che nei tavolini. Le lampade, molto contemporanee, nascono dall’incontro del vetro soffiato con fogli di metallo.

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intervista

Monumento al rossetto, un progetto architettonico pop che sarà collocato alla Statale di Milano dal 13 aprile al 24 maggio.

di chiara dainese

l’arte del rossetto Per

deBorah Milano

A 15 anni dal suo esordio, il design di Deborah Milano sigilla una collaborazione d’eccellenza con

Alessando Mendini. a partire dal 2008 Deborah Milano ha iniziato a rac-contare all’esterno la sua storia: una ricerca con-tinua di un’estetica accessibile e democratica, ma non per questo meno curata e attenta.Durante la Design Week, il brand sceglie ogni anno di raccontare il proprio impegno nell’ambi-

to del design con progetti entusiasmanti e partnership eccellenti: Frida Doveil e Mario Trimarchi, Gwaenel Nicholas, The Fake Fac-tory, Autoban, Paola Navone hanno studiato per Deborah Milano installazioni diversissime tra loro, tutte accomunate da una stra-ordinaria attenzione per la forma e il colore, interpretati in chiave molto personale. A 15 anni dal suo esordio, nel 2015 il design per Deborah Milano sigilla una collaborazione d’eccellenza con Ales-sando Mendini, che insieme a Sofia Bonetti, direttore artistico di Deborah Group ci raccontano il progetto nei dettagli.

Beauty e design… Cosa presentate per il Fuorisalone 2015?SB: Per noi la Design Week è da anni un momento importante per valorizzare il nostro impegno in questo settore. Ogni anno scegliamo con cura le collaborazioni con architetti di fama inter-nazionale, chiamati a interpretare i valori di Deborah Milano in chiave assolutamente personale e originale.

Quest’anno è stato scelto Alessandro Mendini?SB: Per noi è stata una grande opportunità quella di lavorare con un nome illustre come quello di Alessandro Mendini. Ci accomu-na la passione per il colore (vibranti, vitali, solari) accostati sempre in maniera fantasiosa e originale, per le forme iconiche, e un gu-sto pop, forse anche un po’ ironico.

Come è nata l’idea di scegliere il rossetto?AM: Un enorme rossetto per esprimere l’utopia della bellezza, del destino artistico della cosmesi. Il principio che ha generato il progetto è stata la forma cilindrica dello storico rossetto di De-borah Milano, best seller da tanti anni. La scultura ha la forma di un rossetto per labbra aperto, dove la parte del coperchio fa da appoggio e da base alla parte propriamente del rossetto. La scultura è formata da cilindri di acciaio del diametro di 1,2 metri. Una pellicola a stampa digitale aderente all’acciaio presenta la decorazione ispirata alle ninfee. La scultura si presenta in movi-mento, secondo due assi, che generano diverse visioni e l’uscita del rossetto dal suo contenitore.

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Alessandro MendiniSofia Bonetti

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Due prodotti della nuova Water Effect Collection di Deborah Milano disegnata da Alessandro Mendini.

Da dove ha preso ispirazione per questa scultura?AM: Ci sono infiniti modi per esprimere le energie destinate a una vita positiva e creativa. Fra tutti, ne abbiamo scelto uno, magari inaspettato. È un modo meraviglioso, gioioso e gentile, un picco-lo oggetto. Le parole che bene lo esprimono sono labbra-bellez-za-rosso-energia-arte. È immensa l’energia pittorica e seduttiva esercitata dall’uso di questo piccolo cilindro, una specie di larga e pastosa matita rotazionale con la quale ogni donna, pittrice di se stessa, ridipinge ogni giorno il proprio autoritratto.

Da questa installazione è nata anche una collezione di make up?AM: Ho studiato il pattern che è stato inserito in una collezione ad hoc. La collezione interpreta il tema di Expo ‘Feeding the planet. Energy for life’ in chiave cosmetica: prodotti che trattano la fonte primaria di energia, l’acqua, sotto diverse forme: finish, ingredien-ti e texture.

Come avete fatto a reinterpretare il tema di Expo ‘Feeding the planet. Energy for life’ in chiave cosmetica?SB: È stata una sfida che abbiamo colto con entusiasmo, coin-volgendo non solo il team marketing, ma anche l’R&D e il Trend & Concept departement: il risultato è stato Water Effect Collection, una collezione in edizione limitata che declina il tema dell’acqua (fonte di vita, base primaria di nutrimento, e fonte di energia per definizione) in diverse sfumature cosmetiche. Ecco quindi gli om-bretti Watery Mousse, dalla particolare sensorialità e che garanti-scono un finish make up vibrante, i Liquid Gel Eyeliner, in versio-ne water proof, il Glossy eyeshadow (una chicca per le beauty addict, che potranno ricreare facilmente i wet look visti di recente durante le sfilate) ed infine la rivisitazione della nostra icona, il ros-setto, in chiave super hydrating, con un prezioso pattern firmato da Alessandro Mendini. Parafrasando il tema di Expo.. possiamo dire che con la Water Effect Collection, Deborah Milano si è posta come obiettivo “Feeding Beauty. Energy For Make up”.

Deborah festeggia 15 anni di design nel make up… Ce ne parla?SB: Abbiamo iniziato nel 2000… quando il design era per molti ancora una nicchia culturale, riservata a pochi intellettuali. Noi invece, con l’aiuto di sociologi che ci hanno affiancato in quegli anni (su tutti, Francesco Morace e il suo FCL) abbiamo visto la possibilità di esprimere con maggior compiutezza la nostra mis-sion, quella di democratizzare l’estetica. Con il design, abbiamo dato un ulteriore valore aggiunto ai nostri prodotti. Oltre alla qua-lità e alla ricchezza della gamma cromatica, che da anni le nostre consumatrici ci riconoscono, abbiamo aggiunto la piacevolezza delle confezioni, curate nei dettagli, studiate da architetti di fama internazionale che hanno realizzato per Deborah Milano forme originali. Dal 2008 il nostro impegno si è fatto ancora più evi-dente, grazie alla collaborazione con Interni, con cui realizziamo progetti architettonici esposti durante la design week.

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intervista

di rossana CuoCCio

visionnaire la Passione del

Particolare

Suggestioni teatrali e atmosfere déco. E la natura, che va scoperta come bambini.

Come definisce la realtà di Visionnaire oggi?Nel 2005 abbiamo cambiato l’idea del design made in Italy am-pliandone i processi produttivi e gli orizzonti stilistici. L’azienda che questo mese festeggia i 56 anni della casa madre Ipe e i 10 di Vi-sionnaire, è un modello per il suo mercato di riferimento sotto tanti punti di vista, dall’organizzazione industriale, con le sue sessanta piattaforme produttive artigiane, fino al team e allo stile.

Cosa proponete per il Salone del Mobile?Visionnaire celebra il decennale con due nuove collezioni e allesti-menti. Il primo in fiera denominato “Coup de Théâtre” s’ispira alla nascita della rappresentazione scenografica degli arredi d’interni nei primi anni venti del ‘900. In showroom avremo, invece, un pro-getto firmato a 4 mani da Visionnaire Brand, leader nel mercato cinese, e dall’architetto numero uno in Asia, Steve Leung, un gran-

Leopold Cavalli

Viisionnaire festeggia 10 anni all’insegna del design di lusso. Il Ceo Leopold Cavalli racconta come l’azien-da punti ai 50 milioni di ricavi grazie all’internaziona-lizzazione, alla sinergia con importanti archistar, ma soprattutto alla forza del team e alla produzione arti-gianale rigorosamente made in Italy.

de visionario, coraggioso avanguardista. Siamo partiti da un con-cept che da sempre ci ispira: la natura e il suo duplice aspetto di forza protettiva, ma anche di delicata fragilità. Una limited edition denominata Nature’s Jewel Box da scoprire come si osserva la natura, con gli occhi di bambino. Durante il Salone inauguriamo uno nuovo spazio, Visionnaire Home Philosophy in via Turati 2 che affiancherà Visionnaire Design Gallery di Piazza Cavour. Avete aperto showroom a Shanghai, Pechino e Baku e pros-simamente a Dubai, quali sono i mercati su cui puntate?Visionnaire opera oggi in più di 50 Paesi con una rete di 18 negozi monomarca e attraverso un selezionato network di negozi mul-timarca e department store di lusso. L’obiettivo per il prossimo biennio è di ampliarci in Europa (Parigi, Londra), in Africa, negli Stati Uniti e in America Latina.

Che anno è stato il 2014? Nel 2014 Visionnaire ha superato i 40 milioni di euro di ricavi (+20%) e si propone di raggiungere i 50 milioni per il 2015. L’Ebit-da del 2014 si è attestato al 23% con un’abbondante generazio-ne di cassa. L’export rappresenta oggi l’85% del mercato: la zona Russa e Paesi russofoni rappresentano circa il 25%, un 20% va in esportazione nel Far East (in particolare Cina, Malesia e Indo-nesia) e un 15% va al mondo arabo e saudita. L’Italia rappresenta circa il 15% mentre il restante 20% è generato in Europa (Polonia e Uk in testa) e il 5% negli USA.

Quali saranno i progetti futuri?Quando penso a Visionnaire mi viene in mente un gruppo di per-

sone che non si fermano mai, in corsa per traguardi ambiziosi e per molti impensabili. Siamo solo all’inizio, dobbiamo

portare il marchio a diventare il brand del lusso tra i più desiderati al mondo. Solo attraverso grandi

ambizioni si realizzano grandi progetti.

Sopra un’immagine dell’allestimento ‘Coup de théâtre’ in fiera e a destra Tiway Chaise Longue, design Steve Leung.

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calicigiochi di

Dal Vinitaly arrivano segnali di forza per il vino nazionale. In particolare, l’export italiano ha oggi due alfieri importanti: il Prosecco, ormai ritenuto un concorrente dello champagne; e la sete degli Stati Uniti, principale mercato di sbocco. Intanto, a Milano la ristorazione diventa un’industria.

dossier

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doSSier

è uno spumante italia-no che sta diventando un caso internazionale. La crescita delle sue esportazioni ne ha fatto una case history tale da sollevare ammirazione e invidie (ma non lo am-

metteranno mai) perfino da parte dei fran-cesi che, della materia, sono gli indiscussi maestri. Si tratta del Prosecco. La confer-ma arriva dai numeri e dalle convinzioni emerse alla recente edizione di Vinitaly. “Con questo vino stiamo facendo parlare il mondo, è un elemento di traino per l’in-tero settore”, afferma Domenico Zonin, presidente dell’Unione Italiana Vini (asso-ciazione che comprende industriali, com-mercianti e viticoltori) e amministratore delegato di Casa Vinicola Zonin, leader nel Prosecco doc con 20 milioni di botti-glie prodotte nel 2014.I numeri, appunto, parlano chiaro. Negli ultimi dieci anni l’export del vino italia-no è aumentato dell’88%, progresso che non ha eguali nell’ambito agroalimentare, ma se consideriamo lo spumante siamo al +263 per cento. “Solamente dal 2010 a oggi la crescita è stata dell’89%, arrivando ad oltre 840 milioni di euro contro i 181 milioni del 2000”, sottolinea Denis Pantini, responsabile del Wine Monitor di Nomi-sma. A vino trainante (Prosecco) corri-spondono due aree di consumo spumeg-gianti. “Negli Stati Uniti e nel regno Unito l’export di spumanti italiani ha registrato rispettivamente +106% e +257% negli

Fenomeno proSeccoLa bollicina del Nordest traina l’export. È oggi sinonimo di spumante e alternativa allo Champagne. Trentodoc e Franciacorta seguono, ma a prezzi meno accessibili.

DAL VINITALy LA SFIDA ALLA FrANCIA

di Andrea Guolo

C’

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ultimi cinque anni, facendo di questi due mercati lo sbocco per il 40% dell’export complessivo dei nostri spumanti”, precisa Pantini. Nello stesso periodo, il giro d’affari delle bollicine italiane è quadruplicato in Cina e raddoppiato in Francia, patria dello Champagne. Tra i diretti concorrenti, rile-va l’analisi Ovse (Osservatorio economico vini) sull’export 2014, anche gli spagnoli hanno dovuto incassare la forza delle bol-licine italiane, di cui hanno raddoppiato il loro import. “Il Prosecco doc – osserva Zonin – è passato in poco tempo da 70 a 300 milioni di bottiglie. Con la creazione di una denominazione così vasta, com-prendente due regioni (Veneto e Friuli) e nove province, si pensava che fossero stati piantati troppi vigneti e che l’offerta fosse in eccesso; invece il prodotto non basta a soddisfare le richieste”. Il 60% della produ-zione doc viene esportata, mentre il 57% di quella docg (Superiore di Conegliano-Valdobbiadene, che nel 2014 ha sfiorato gli 80 milioni di bottiglie, +9,2%) resta ancorata al mercato interno: “Qualcuno potrebbe consideralo un dato limitante, noi pensiamo invece che sia un punto di forza perché rappresentiamo lo stile di vita italiano”, afferma Innocente Nardi, presi-dente del Consorzio di tutela docg.

Le ragioni del successo di questa bollicina dipendono da un insieme di fattori. I con-sumatori, soprattutto i millennials che si avvicinano ai bianchi, premiano vini leg-geri, ideali per l’aperitivo o da miscelare nei cocktail (è il caso dello spritz), profu-mati e fruttati, dall’elevata mineralità. “Il Prosecco ha uno splendido futuro perché sta sdoganando la logica dello spumante come prodotto da occasioni speciali e ce-lebrative. Oggi è una bollicina quotidiana”, afferma Ettore Nicoletto, AD del gruppo Santa Margherita. Indubbiamente, la sua accessibilità di prezzo ne rafforza le quo-tazioni come prodotto di tendenza tra gli under 30, soprattutto all’estero. “In Ger-mania, all’importatore, una bottiglia di spumante italiano ha un valore medio di 4,85 euro, mentre il made in France costa 13,96 euro”, ricorda Giampietro Comolli, presidente Ovse.

L’OSSO DURO FRANCESEL’Italia si è imposta sul prodotto di medio prezzo, ma stenta a trovare spazio nella fascia presidiata dallo Champagne, la cui forza è schiacciante per brand, tradizio-ne e ‘mito’ costruito attorno al suo posi-zionamento luxury. Non è un caso se in Germania, dove i consumi di vino sono

Tra i big della finanza che hanno investito nel mondo del vino ora c’è anche Unipol. Dalla fusione con Fonsai, il gruppo assicurativo bolognese si è trovato in casa “Tenute del Cerro”, un patrimonio di cinque aziende agricole tra Toscana e Umbria che facevano parte della ex Sai Agricola: cinquemila ettari di terreno e trecento coltivati a vigneto tra Montefalco, Montalcino e Montepulciano, terra di grandi rossi, che generavano però un bilancio altrettanto “in rosso”. Dopo aver chiuso il 2013 con un passivo di 12,7 milioni di euro, i conti 2014 sono sulla via del miglioramento: 9 milioni di euro il giro d’affari, 1,2 milioni le perdite. Il presidente Vincenzo Tassinari, che per 25 anni è stato a capo di Coop Italia, punta a riportare l’azienda in attivo e per farlo ha investito in qualità, arruolando il re degli enologi Riccardo Cotarella, e nella ricostruzione dell’identità d’impresa iniziata con il cambio di ragione sociale e con un nuovo design del prodotto. “Oggi – racconta Tassinari – posso dire che stiamo ottenendo il riconoscimento da parte del consumatore, che poi è l’estremo

giudice della nostra attività”. La principale destinazione dell’export (50% del fatturato con previsioni al 70%) sono gli Stati Uniti, ma la crescita più significativa per il 2015 riguarderà la Cina grazie alla partnership siglata tra Atahotels (anch’essa appartenente al gruppo Unipol) e la holding alberghiera Btg-Janguo, che inserirà i vini Tenute del Cerro nei suoi 90 hotel. “Per quest’anno in Cina abbiamo l’obiettivo di vendere 100mila bottiglie, ma puntiamo al raddoppio” conclude Tassinari.

i Vini di UnipoL

domenico Zonin

ettore nicoletto

innocente nardi

Vincenzo tassinari

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in calo costante dal 2009 e premiano la produzione interna, il Prosecco è in con-trotendenza, gli altri spumanti italiani doc e igt perdono quota, ma nel 2014 si è raf-forzato anche lo Champagne. La bollicina francese, dopo il calo registrato nel 2013, ha infatti ripreso la propria marcia all’este-ro mettendo a segno un +8% complessivo, con importanti recuperi in Gran Bretagna (+7%) e Stati Uniti (+5%), le stesse piazze dove è esploso il consumo di spumante italiano. “rappresentando il top di gamma – afferma Pantini di Nomisma – è eviden-te che quanto più ci si avvicina in termini di prezzo tanto più la competizione di-venta difficile. Le opportunità di crescita per i nostri produttori non vanno ricercate nella fascia in cui si trova lo Champagne”. Un’altra complicazione deriva dal fatto che nel mondo si stanno imponendo due brand collettivi per le bollicine e sono pro-prio Champagne e Prosecco, oscurando tutti gli altri (compreso il Cava spagnolo). Diverse ricerche condotte da Nomisma sui consumatori esteri hanno indicato, tra i fattori di successo dello spumante di nor-dest, la versatilità e l’origine italiana ancor prima del prezzo. “Abbiamo chiesto: se non trovasse Prosecco, cosa comprereb-be in alternativa? Molti hanno risposto: Champagne!”.

PRIMUM PROSECCO Ciò complica i tentativi di sfondare all’e-stero per i produttori di metodo classico quali Trentodoc e Franciacorta, legati tra-dizionalmente al mercato interno. I mar-chi bresciani stanno focalizzando gli sforzi su destinazioni caratterizzate da cultura enologica avanzata quali Usa, Giappone e Svizzera, confidando nell’effetto traino del Prosecco: “Il suo successo è positivo e sosterrà lo sviluppo del Franciacorta – af-

Il calzaturificio Fabi entra nel business del vino e rileva il 40% delle quote della Tenuta ColliVerdi di San Venanzo, nella provincia di Terni. La maggioranza delle azioni resta sotto il controllo di Loris Bachini, consulente dell’azienda calzaturiera di Monte San Giusto (Macerata). La superficie è pari a 1.200 ettari, di cui una decina vitati e il resto adibiti a pascolo, oliveto e altre colture. “L’operazione – afferma Flaminio Fabi – è stata effettuata perché mio padre Enrico espresse quand’era in vita la volontà di partecipare a quest’attività. La tenuta ha un altissimo potenziale sui vini rossi invecchiati e di struttura, è seguita da un grande enologo e ha una capacità produttiva di 40 mila bottiglie l’anno”. La scorsa settimana a Roma sono state presentate, nel corso di un evento che si è tenuto nel ristorante All’Oro dove opera lo chef stellato Riccardo Di Giacinto, le annate 2007 di Umbronte (70% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot) e del Merlot, le ultime imbottigliate dall’azienda umbra, mentre per degustare il 2008 occorrerà attende un altro anno. Tenuta Colli Verdi punta a entrare al Vinitaly nel 2016 e sta riorganizzando la rete vendita internazionale sfruttando le sinergie con quella calzaturiera in alcuni mercati, in particolare la Russia, dove Fabi è tra i marchi leader del made in Italy.

Fabi inVeste nella tenUta ColliVerdi

arturo Ziliani

Matteo lunelli

ferma Arturo Ziliani, AD della Guido Ber-lucchi – perché il consumatore, una volta approcciata la bollicina italiana, può incre-mentare la propria esigenza di qualità”. La pensa allo stesso modo Matteo Lunelli, presidente delle Cantine Ferrari (Trento): “I trend sono positivi e nel mondo c’è in-teresse verso prodotti italiani di eccellenza alternativi allo Champagne. Il Trentodoc sta investendo sul mercato americano che, nei prossimi cinque anni, sarà determinan-te per la crescita all’estero, cercando di far valere le caratteristiche un territorio stori-co, straordinariamente vocato e che pro-duce l’unica vera bollicina di montagna”.A breve termine, il Prosecco manterrà il ruolo di protagonista. “In cinque anni – scommette Giampiero Comolli dell’osser-vatorio Ovse – può arrivare a 450 milioni di bottiglie. Bisogna seguire il Prosecco, se si vuole esportare il metodo tradizionale, ed essere presenti in promo-commercio all’estero, non marketing, in tre sole capita-li che sono nell’ordine Londra, New york e Berlino”.

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Fabi inVeste nella tenUta ColliVerdi

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l vino mondiale ragionerà sempre più in dollari. Gli Stati Uniti, dopo aver con-solidato la leadership nella graduatoria per fatturato (+23,3% negli ultimi cinque anni), hanno conquistato anche la vetta del consumo

per nazioni superando Francia e Italia. In prospettiva, secondo lo studio condotto da Iwsr per Vinexpo, chi esporta negli

brindiSi agli UsaIl mercato americano presenta i più alti margini di crescita per il vino italiano. Tra i favoriti, supertuscans e Pinot grigio. In Cina conviene puntare sui rossi.

A VErONA EUFOrIA PEr IL SUPErDOLLArO

di Andrea Guolo

IUsa farà ottimi affari perché la crescita stimata per il 2018 è del 12,8%, con un giro d’affari previsto pari a oltre 33 mi-liardi di dollari. “Nessuno, dieci anni fa, avrebbe potuto ipotizzare un’evoluzione come quella che si è verificata. Gli Stati Uniti costituiscono un autentico fenome-no per il nostro settore”, commenta Piero Antinori, presidente dell’Istituto Grandi Marchi. È quindi logico che i produttori italiani, a Verona alla recente edizione di Vinitaly, abbiano brindato alla sete a stelle e strisce. rinfrancate dalla rivalutazione del dollaro sull’euro, le cantine naziona-li guardano al mercato americano come

principale motore di crescita nell’export. Con quali vini? Ogni Paese ha i propri gu-sti e negli Stati Uniti esiste una tradizione consolidata per alcune tipologie come i supertuscans, i grandi rossi piemontesi e quella denominazione strategica che è il Pinot grigio, cui si è aggiunto recentemen-te il favore verso il Prosecco doc e docg.

I CALICI PREFERITISaranno questi i vini chiave anche nei prossimi anni? “Credo che rimarranno dei punti fermi, qualsiasi lista vino li do-vrà comprendere e potenziare – spiega Antinori – ma il consumatore americano

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è al tempo stesso curioso e desideroso di cambiare. In Italia abbiamo delle tipologie di vino e dei vitigni con una personalità tale da destare la curiosità del consuma-tore americano. Mi riferisco, per esempio, all’Aglianico che già comincia a far discu-tere i giornalisti. Aggiungerei il Primitivo in Puglia per la sua parentela con lo Zin-fandel, considerata l’uva californiana per eccellenza, il Teroldego in Trentino, alcuni bianchi friulani. Il mercato è pronto per provare e scoprire vitigni, denominazioni e regioni nuove”. La visione del proprietario della Marchesi Antinori è condivisa da Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, produtto-re di riferimento per l’Amarone e dallo scorso anno alla guida di Federvini. “Gli americani hanno sempre apprezzato il vino italiano e sono molto aperti verso la nostra differenziazione regionale. Il dol-laro forte può sostenere la crescita delle denominazioni già affermate: Barolo, Bru-nello di Montalcino, Pinot Grigio, Prosec-co e Amarone che per certi versi è anche più stimato perché unisce alla struttura quell’illusione di dolcezza che il consu-matore statunitense predilige. In prospet-tiva aggiungerei i vini siciliani, misteriosi e segreti, e naturalmente i classici toscani come il Chianti”. Una possibile sorpresa? “Potrebbe arrivare dai rosati”, scommette Boscaini.

LA SCOMMESSA DEL TÈ In Europa l’obiettivo è consolidare la cre-scita che, invece, dovrebbe accelerare in Gran Bretagna (terzo mercato mondiale, secondo in prospettiva) e soprattutto in Cina, che lo stesso studio di Iwsr dà in cre-scita del 29% nei prossimi tre anni dopo il quasi raddoppio degli ultimi cinque. Se il regno Unito è già un grande consumato-re di vini italiani con la predilezione per gli spumanti, il gigante asiatico resta per molti versi un’incognita. “La strada è lunga e per costruire basi solide come immagi-ne, prestigio e reputazione dei nostri vini dobbiamo cominciare dall’alto, secondo una regola elementare di marketing”, af-ferma Antinori. I grandi chateau di Bor-deaux hanno impostato il loro successo

in Cina partendo da questi concetti ed è opinione di Antinori che a Pechino si pos-sa sfondare puntando soprattutto sui vini rossi. “I cinesi sono consumatori di tè, be-vanda che contiene tannini, perciò hanno un gusto pronto ad accogliere vini con un marcato contenuto di tannini, non ruvidi, simili a quelli australiani, che alcune re-gioni italiane sono in grado di produrre”. Il vino italiano crescerà certamente grazie all’export, ma obiettivi come il +50% en-tro il 2018 auspicato un anno fa da Mat-teo renzi al Vinitaly appaiono eccessivi. “Crescere mantenendo il passo degli ulti-mi dieci anni sarebbe già un buon risulta-to” conclude Boscaini.

piero antinori

sandro boscaini

VINO, I PRIMI CINQUE MERCATI MONDIALIValori in miliardi di dollari

Fonte: Iwsr

2014 14/09 2018 18/14

Stati Uniti 29,5 +23,3% 33,2 +12,8%

Francia 16,9 -1,3% 16,5 -2%

Regno Unito 16,1 +8,6% 17,1 +6,2%

Italia 13,9 +1% 13,3 -3,8%

Cina + Hong Kong 12,1 +88,8% 15,6 +28,9%

in apertura, degustazioni e incontri negli stand del

Chianti Classico.

andamento positivo all’ultima edizione di Vinitaly.

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nsegne diverse, stessi impren-ditori. A Milano, dietro i nomi di molti locali si ‘nascondono’ gli stessi ristoratori. I primi a intravedere il potenziale della tavola furono emigrati toscani, arrivati in città negli anni 50 come semplici garzoni di sala

e diventati, col tempo, veri businessman all’ombra della Madonnina. A loro, negli ultimi anni, si sono aggiunti altri gruppi, che hanno aperto ristoranti con nomi e proposte differenti, e con for-mat decisamente innovativi rispetto alle trattorie di una volta.

DALLA TOSCANA A MILANOA iniziare il business della ristorazione a Milano, sorprendentemente, non furono i milanesi, ma i toscani.Tra i player oggi più attivi nel settore si possono citare i due gruppi Cortesi e Cardelli, entrambi arrivati da Ponte Bug-gianese in provincia di Pistoia, per seguire le orme dei primissimi ‘emigrati gourmet’ toscani arrivati a Milano dopo la guerra. Alberto Cortesi ha iniziato come garzone in una trattoria toscana e, da lì, racconta a Pambianco Magazine, “per emulazione” ha cominciato a rilevarne alcuni. Ad oggi, il suo gruppo conta sei locali tra ristoranti e bar (Pizza pane e companatico, Santa Lu-cia, Torre di Pisa, Charleston, Cocopazzo e Quattro Mori), tutti nel centro di Milano. “La strategia, se così si può definire, è stata di rilevare ristoranti toscani e ripen-sarli in chiave moderna, con una par-

Milano a tavolaI primi a lanciare il business sono stati gli emigrati toscani. Oggi, l’offerta si è differenziata. Dalle trattorie tradizionali ai piatti di tendenza fino agli hamburger.

LE FAMIGLIE DELLA rISTOrAZIONE MENEGHINA

di Caterina Zanzi

I

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ticolare attenzione ai produttori locali dop della nostra terra”, continua Cor-tesi, che nel 2015 conta di muovere un giro d’affari di oltre 20 milioni di euro. Stessa modalità di business anche per il gruppo che fa capo alla famiglia Cardelli, che insieme ad altri soci possiede cinque locali in città (Il Mozzo, Casa Lucia, L’Uc-cellina, Kiyo e il bar Sans Egal). Anche in questo caso, racconta Maurizio Lupi, alla guida del business di famiglia che vale cir-ca 6 milioni di euro, “negli anni abbiamo diversificato la nostra offerta, spaziando tra trattorie toscane, ristorante giapponese e pub, per cercare di andare incontro alle ormai mutate esigenze della clientela”. E del filone dei toscani, c’è chi punta all’e-stero. È il caso della famiglia Galligani, che ormai 40 anni fa aprì il Paper Moon di via Bagutta, divenuto nel tempo una delle destinazioni preferite della moda in città. Grazie al locale milanese, cui si aggiungo-no un franchising a Istanbul e due a Doha, i Galligani muovono un giro d’affari di circa 3,5 milioni di euro. “I nostri ristoranti oltre confine hanno un buon ritorno e stia-mo pensando di ampliare la rete”, spiega Stefania Galligani. Un’altra colonna portante della ristorazio-ne milanese è Giacomo Borsieri, anche lui toscano, il cui impero da 10 milioni di fatturato annui è iniziato alla fine degli anni 50 ed è diventato un vero e proprio marchio grazie allo storico ristorante di via Sottocorno, al Bistrot dirimpettaio (che fa compagnia alla Pasticceria e alla Tabacche-

Fonte: PAMBIANCO Strategie di Impresa * escluso il ristorante Berton

Gruppo N° locali Locali principali Fatturato 2014

Cortesi 6 Santa Lucia, Cocopazzo, Charleston, Torre di Pisa 18

Borsieri 4 Da Giacomo, Giacomo Bistrot, Giacomo Arengario 10

Saturnino 8 Panini Durini, Fishbar de Milan 7

Cardelli 5 L’uccellina, Il mozzo, Casa Lucia 6

Serra 6 Fatto Bene, Suri, Bianca 4

Galligani 4 Paper Moon 3,5

Berton * 2 Pisacco, Dry 3

LA RISTORAzIONE A MILANO

Principali gruppi - Valori in mln di €

ria), e all’insegna Giacomo Arengario in Piazza Duomo, che si affianca al Caffè di Palazzo reale. Di recente, la famiglia Borsieri ha addirit-tura lanciato il proprio brand enogastrono-mico con una serie di prodotti alimentari ‘firmati’ Giacomo, in collaborazione con una serie di piccoli artigiani.

LA RISCOSSA DEI MILANESIA continuare il successo delle trattorie toscane degli anni 70 ci pensò finalmen-te una famiglia milanese, la Denti, che nel giro di qualche anno fondò alcune delle primissime trattorie meneghine in città, come L’Aurora e l’Osteria del Binari, nel quartiere Tortona. Oggi la famiglia gesti-

dall’alto, i locali di fatto bene e panini durini a Milano.

in apertura, la vista che si gode da giacomo arengario.

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sce, oltre a queste due insegne, anche La Dolcevita, Grande Italia ed El Tombon de San Marc e le sue trattorie sono tra le più conosciute in città.

NEW IN TOWNComplice la crisi dei consumi e le diverse esigenze dei residenti a Milano, nell’ultimo periodo si sono affermati diversi nuovi sog-getti che hanno promosso in città concept più agili e diametralmente opposti a quelli della trattoria ‘vecchia maniera’. Tra gli esempi, si possono fare i nomi di Gianmarco Senna che, dopo una lunga esperienza all’estero nel settore food, è tor-nato in città per giocare un ruolo di primo piano. In pochi anni, ha creato una rete di ristoranti, cinque in tutto, che spaziano dagli hamburger (Fatto Bene e Brando Bi-strot) ai ristoranti di pesce (Bianca e Suri)fino alla classica trattoria (La Pesa), per un business annuo totale di circa 4 milioni di euro. Stesso discorso per Stefano Saturnino, proprietario della catena Panini Durini (che conta di arrivare a 10 punti vendita su Milano entro la fine dell’anno) e che ha da poco aperto il Meatbar e il Fishbar de Milan in zona Moscova, con un giro d’af-fari complessivo di circa 7 milioni di euro lo scorso anno. E, da qualche tempo, anche gli chef si sono trasformati in imprenditori: i giovani cuo-chi stellati di Aimo e Nadia, Fabio Pisani e Alessandro Negrini, hanno applicato la propria esperienza in materia per creare locali più informali come Al Fresco in via Savona e Lady Bù di via Buonarroti. Lo stesso ha fatto Andrea Berton che, oltre ad aver aperto il suo ristorante alle ex Va-resine, è entrato in società con altri privati (un manager, un architetto e un avvocato, ciascuno con dei ruoli specifici), per di-versificare il proprio business e ha ‘colo-nizzato’ via Solferino con Pisacco e Dry, due tra i locali più in voga del momento. “Sono arrivato in città nell’89 e ho visto la città cambiare completamente dal punto di vista della ristorazione. E in positivo: la qualità è più alta e l’offerta più ampia. Ba-sta guardare via Solferino: due anni fa non c’era quasi nessun ristorante, adesso se ne

dall’alto, i ristoranti al fresco, pisacco, e Cocopazzo.

trova quasi una decina”, spiega a Pambian-co Magazine Berton, che con Pisacco e Dry muove un giro d’affari che oscilla tra i 3 e i 3,5 milioni di euro. Al di là dei progressi fatti finora, quel che è certo è che i ristoratori milanesi si aspet-tano molto dall’imminente Expo. “In vista dell’Esposizione Universale stiamo rinno-vando tutti i nostri locali, è l’occasione per far conoscere la nostra cucina al mondo”, spiega Cortesi. La sfida è aperta.

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alla provincia di Brescia a Milano e, poi, verso il mondo. Questi gli obiettivi dichiarati del Franciacorta, vino a denominazione di origi-ne controllata coltivato in 19 comuni nella zona

tra Bergamo e Brescia e rappresentato dall’omonimo Consorzio. Un business nato agli inizi degli anni 60, quando si

franciacorta porta le bollicine nel mondoTra Bergamo e Brescia si coltiva uno dei re dei vini italiani. Le 109 cantine, riunite nel Consorzio, tentano l’aggancio con l’estero giocando la carta Expo.

VIAGGIO TrA I VIGNETI A 80 CHILOMETrI DA MILANO

di Caterina Zanzi

Dcominciò a produrre vino con l’omoni-mo metodo a rifermentazione in bot-tiglia, e via via consolidato nel tempo. Fino alla nascita del sodalizio tra i pro-duttori nel 1990, che oggi riunisce ben 109 cantine, circa il 90% di quelle pre-senti nell’area. “Il claim di Franciacorta è proprio ‘unione di passioni’, a rappresen-tare il legame delle nostre aziende pur nelle diversità: il compito del Consorzio è mettere insieme un centinaio di teste diverse, ciascuna con aspettative diffe-renti, anche a seconda della grandezza delle aziende. Ci sono cantine da 5mila bottiglie l’anno, e cantine da 1 milio-

ne. Il compito era difficile, ma possia-mo dire di esserci riusciti”, racconta a Pambianco Magazine Maddalena Bersi Serlini, vice presidente del Consorzio e numero uno dell’omonima cantina. Nel 2014, secondo i dati raccolti dall’Os-servatorio Economico Franciacorta, sono state vendute quasi 15 milioni e mezzo di bottiglie, in crescita del 10% rispetto all’anno precedente. Un exploit impor-tante, se si pensa che i ricavi arrivano sol-tanto per il 10% dal mercato estero, ben sotto la cifra media del settore. I numeri fanno ben sperare per il futuro, ma danno anche la misura

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delle potenzialità per ora inespres-se di questo vino declinato in diver-se tipologie (le più importanti sono il rosé, il Pas dosé e il Satèn, designa-zione esclusiva della Franciacorta). Per far conoscere la denominazione in Italia e nel mondo i fari del Consorzio sono puntati su Expo 2015. A seguito di una gara pubblica, infatti, Franciacorta si è aggiudicato al photo finish in un testa a testa con Cantine Ferrari il titolo di “Official Sparkling Wine” dell’Esposizio-ne Universale. Ovvero, durante tutti gli eventi ufficiali della kermesse in partenza a maggio nella città di Milano, si brin-derà con il vino Franciacorta. “Oltre alle evidenti ragioni di merito e allo stan-ziamento di 1,3 milioni di euro, siamo l’unico vino ufficiale di Expo, un’occa-sione che per noi rappresenta una vetrina sul mondo. Franciacorta è una denomi-nazione che ha guadagnato una gran-de reputazione nazionale, ma all’estero abbiamo ancora molto da fare”, ammet-te a Pambianco Magazine Maurizio Zanella, presidente del Consorzio. Per presenziare a Expo, è stato chiesto un contributo straordinario agli associati, una ragione in più per fare bene, non solo a livello di riconoscibilità, ma anche e soprattutto in termini di turismo. “Vorremmo che i visitatori -, prosegue Zanella, “venissero a trovarci durante il weekend nella nostra splendida terra, al di là delle due principali kermesse che organizziamo ogni anno, il Festival Franciacorta e il Franciacortando”. Expo, in effetti, potrebbe essere l’occa-sione giusta per connotare geografica-mente la Franciacorta una volta per tutte: “Quello che sfugge ai visitatori italiani, e a maggior ragione a quelli stranieri, è che il nostro territorio si trova a soli 80 chilo-metri da Milano, ben servito da autostra-de e aeroporti”, fa notare Bersi Serlini.“Al netto del periodo tra maggio e otto-bre, l’opportunità da cogliere è quella legata all’accoglienza. Sono diverse le cantine che si sono organizzate in ottica hospitality”, prosegue il vicepresidente del Consorzio. Tra le iniziative, si regi-strano visite guidate, degustazioni per intenditori, ma anche percorsi alla porta-

ta di tutti, come le degustazioni bendate e i pic nic nei vigneti. L’occhio è sempre puntato sui visitatori stranieri. Per ora, le maggiori soddisfazioni sui mercati este-ri arrivano dal Giappone, che copre il 20% dell’export complessivo, e dagli Stati Uniti, che pesano per circa il 13% delle esportazioni totali. In Europa, a registrare le crescite più significative negli ultimi anni sono state la Svizzera e l’Inghilter-ra. Ma, complice l’Expo, Franciacorta si aspetta di fare finalmente il proprio ingresso anche sui mercati più lontani e a più alto potenziale, come Cina ed Emirati Arabi. Chissà che l’evento non sia finalmente l’occasione per portare le bollicine italiane nel mondo.

Maurizio Zanella

Maddalenabersi serlini

TOTALE BOTTIGLIE COMMERCIALIzzATEmilioni di bottiglie*

2011** 11.592

2012*** 13.848

2013*** 14.070

2014*** 15.475

* base = bottiglia da 0,75 cl**Contrassegno di Stato

***Osservatorio Economico Franciacortasotto e in apertura, due immagini di franciacorta.

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corso matteotti 14, milano

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Speciale baSilea / reportage

14 aprile 2015 pambianco magazine 79

Baselworld 2015, l’appunta-mento di riferimento per l’intera industria gioielliera e orologiera, ha chiuso segnan-do il proprio record media-

tico. Infatti, è stata l’edizione con più operatori della stampa da sempre: 4.300 presenze da 70 Paesi, che hanno segnato così un +7,5% rispetto al 2014. La otto giorni (19-26 marzo) ha riunito gli esponenti dei diversi comparti: orolo-

giai, gioiellieri, commercianti di diamanti, pietre preziose e perle, senza dimenticare i produttori di macchinari e gli operatori dell’indotto.Oltre 1.500 i marchi espositori, con una leggera diminuzione degli acquirenti (-3% rispetto al 2014). Circa 150mila i parte-cipanti (compresi i rappresentanti degli espositori, gli acquirenti, la stampa e i visitatori) provenienti da più di 100 Paesi, che hanno potuto tastare il polso del set-tore, scoprire le novità e acquistare le ulti-me collezioni che segneranno le tendenze dell’anno. “Grazie ai riscontri che ho rice-vuto dai marchi in questi otto giorni – ha

dichiarato François Thiébaud, presidente del Comitato degli Espositori Svizzeri - sono convinto che questo sarà un anno positivo per l’industria, poiché tutti gli operatori hanno continuato a innova-re: non solo creando nuovi prodotti, ma anche intensificando la comunicazione con i media e gli acquirenti”.“A Baselworld – afferma Laura Gervasoni, direttore generale di Patek Philippe Italia - riusciamo a concentrare le riunioni con tutti i nostri partner e l’intera rete mon-diale. L’edizione di quest’anno per noi è stata eccellente, sia in termini di cifre sia di interesse dimostrato dai commercianti

Smart baSelworldAl salone di riferimento dell’orologeria e gioielleria, il fenomeno sono le lancette ‘intelligenti’. Ma non modificano le previsioni ottimistiche dello Swiss Made.

rECOrD DI PrESENZA MEDIATICA ALL’EDIZIONE 2015, MA CALANO I BUyEr

di Paola Cassola

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Speciale baSilea / reportage

80 pambianco magazine 14 aprile 2015

e dalla stampa nei confronti dei nostri prodotti”. Il salone è l’occasione, anche, per instaura-re nuovi contatti e avere un primo riscon-tro dai ‘fuori settore’, essendo aperto al pubblico.

GLI USA DOPO LA RUSSIA L’attuale situazione politica ha rallentato notevolmente la richiesta verso il settore da parte del mercato russo. Da Swatch a rolex, da Pasquale Bruni a Patek Philippe, a Casio, diverse sono le aziende che spie-gano come le perdite su quel fronte siano compensate oggi dai mercati asiatici e dagli Stati Uniti. “Oltre ai clienti cinesi - aggiunge Laura Burdese, presidente di Swatch Group Italia - stiamo aumen-tando le vendite anche in Indonesia e Tailandia”.“L’Italia - riprende Gervasoni - è tra i primi tre Paesi europei per Patek Philippe, anche grazie al costante e notevole afflus-so di turisti da tutto il mondo. La cliente-la italiana, calata nel 2012, ha iniziato a riprendersi dallo scorso anno”.

IN (FASCIA) MEDIA STAT VIRTUSOltre al cambiamento dei mercati, per il quale il mondo jewels&watches sta tro-vando un nuovo assetto, è in fase di modi-fica anche la figura del consumatore. Il cliente sta diventando sempre più attento al rapporto qualità/prezzo con un occhio alla tradizione Swiss Made e l’altro all’in-novazione tecnologica. Perciò, la fascia media di prezzo sta riscontrando i mag-giori favori di pubblico. Lo confermano da Swatch, che in portafoglio ha marchi e prodotti per tutte le tasche: “I nostri marchi che stanno lavorando meglio sono i middle range, che hanno ripreso molto bene già dalla seconda metà del 2014”.Secondo una recente riunione in Assorologi, dichiara Ignazio De Lucia direttore generale del Gruppo Festina Italia, “il mercato nazionale sta segnando un incremento. A crescere però sono gli entry level, al di sotto dei 250 euro. Per noi è un dato positivo, perché la nostra proposta apre a 50 euro e chiude a 300, con un core a 150 euro. Calypso, addirit-tura, è il nostro brand con fascia prezzo più bassa, sotto i 50 euro e partendo dai 19”.Chi, come Patek Philippe, si posiziona nell’alto di gamma (con prezzo minimo del Chrono24 da donna sugli 11mila euro) non ha risentito delle difficoltà dei

mercati. Oltre una certa soglia non esiste crisi. “La regola è - consiglia Gervasoni - offrire collezioni variegate che possano incontrare il gusto dei diversi consumatori e mercati.”

SMART O NON SMARTWATCH?Il tema d’attualità di questa edizione di Baselworld è stato, innegabilmente, l’in-gresso dello smartwatch Apple sul merca-to. Tra ottimistiche previsioni di apertura all’accesso di nuovi target di consumatori e dubbi sulle effettive funzionalità, gli imprenditori non si sono tirati indietro nel commentare la notizia. “Se è vero che abbiamo solo due polsi – esordisce in merito Elena Rusinenti di Rolex –, quin-di l’acquisto di un orologio ne preclude un altro, è anche vero che lo smarwatch propone funzioni profondamente diverse dalla nostra che è molto legata all’herita-ge. Non riteniamo che andremo in diretta concorrenza”.Secondo uno studio Vontobel di qualche anno fa, sul mercato svizzero degli orologi Swatch veniva indicata come la società più a rischio per l’arrivo di questo nuovo prodotto: di fascia media e target giova-ne, come molte delle proposte del grup-po. “C’è molta confusione in merito al concetto di smartwatch - rispondono da Swatch -. Hanno la Sim? Che tipo di fun-

a sinistra, oyster perpetual datejust e Yacht-Master di rolex. sotto, Calatrava pilot travel time referenza 5524 e Cronografo con Calendario annuale referenza 5905p di patek philippe.nell’altra pagina, omega globemaster, modello della Marc Márquez Collection di lotus (gruppo festina), segnatempo Calvin Klein ‘senses’ (swatch group) e Chrono bike modello f16881 del marchio festina.

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Speciale baSilea / reportage

14 aprile 2015 pambianco magazine 81

zioni hanno? Quali complicazioni offro-no? Bisogna fare chiarezza. Affronteremo con positività i nuovi ‘orologi intelligenti’, ma attendiamo di vedere cosa accadrà a medio termine, nei prossimi tre anni. Ben vengano novità anche dal mondo della wearable technology, se questo vuol dire che al mondo dell’orologeria si affacce-ranno nuove generazioni di clienti. Da parte nostra, non ci sono timori in quanto il nostro core business non è la micro elet-tronica. Abbiamo introdotto innovazioni in linea con le tecnologie da indossare. Ad esempio Tissot è stato il primo brand a lanciare tanti anni fa la tecnologia tattile co il Tissot T-Touch che oggi rilanciamo con il modello Solar con 21 nuove fun-zioni, ma siamo essenzialmente una realtà orologiera”.Forse un po’ velata, ma qualche preoccu-pazione c’è, in merito alla possibilità che

Casio punta sul concetto di ‘Global Time Sync’ (sincronizzazione dell’orario mondiale), filosofia di sviluppo che aggiunge diverse novità alla funzione ‘World Time’, per facilitare la sincronizzazione dell’orario in qualsiasi città del mondo e per visualizzare l’ora locale con una semplice occhiata. “L’offerta più all’avanguardia di Casio - ha spiegato Alessandro Trucillo, brand manager watches di Casio Italia - si traduce oggi in segnatempo ibridi in grado di ricevere segnali GPS e segnali radio, e in orologi che dialogano con gli smartphone via Bluetooth”. Il concept promosso da Casio si concretizza nella collezione MR-G, che si posiziona al vertice delle collezioni Premium G-Shock.

le ore in ‘teMpo globale’ di casio le nuove tecnologie possano disaffezio-nare i clienti all’acquisto di un orologio, anche se come fenomeno temporaneo, anche se solo per determinate fasce di pubblico. Ma c’è chi pensa controcor-rente. “Dal mio punto di vista - afferma De Lucia - l’ingresso sul mercato degli smartwatch è positivo perché avvicinerà al nostro mondo quella parte di giovani (40% del campione analizzato) che si dichiara poco interessata all’acquisto di un orologio, poiché legge l’ora da altri device ipertecnologici come gli smartpho-ne. Questa tipologia di potenziali acqui-renti supererà la barriera dell’indosso e, quando non sarà più soddisfatta dallo smartwatch perché passato di moda o perché lo sostituirà con altri strumenti per le operazioni cibernetiche, ma si sarà assuefatto alla sensazione di un accessorio al polso, passerà molto probabilmente a un orologio tradizionale”. A livello comportamentale si apriranno, dunque, nuove possibilità per il settore orologiero. Sarà quello il momento in cui le aziende tradizionali dovranno riuscire a trasmettere i contenuti e le emozioni di un orologio vivo, vero. Alcuni brand, allora, usciranno dal mer-cato mentre altri dovranno evolvere i loro concetti. C’è chi è più portato a una svolta in stile smartwatch, come Casio o Citizen, altri che così facendo perde-rebbero il loro focus e la loro credibilità. Positivo o negativo che sia, l’ingresso degli smartwatch implicherà un’aumentata competitività delle aziende in un setto-re che tende a rimanere un po’ arcaico. “L’iWatch - conclude De Lucia - ricorda nell’estetica un vero orologio: significa che un colosso come Apple, alla fine, è dovuto venire verso il nostro contenitore”.

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Speciale baSilea / prodotto

82 pambianco magazine 14 aprile 2015

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ferragamo.3. segnatempo Crystalline

di swarovski.4. Collana lunaria acquamarina

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di eberhard & Co.8. ruby limited edition di savelli.9. sante rizzetto, Maestro

incastonatore da più di 50 anni al servizio di damiani

10. anello Mimosa arlecchino di damiani.

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di gucci Jewelry.13. edizione speciale formula 1 di tag

heuer dedicata a david guetta.

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Speciale baSilea / retail

84 pambianco magazine 14 aprile 2015

Il terremoto politico in russia, la nuova sobrietà in Cina, l’ascesa dello smartwatch. Tutto quello che, a conti fatti, sta scombinando le carte del lusso nel globo, sembra non scal-

fire il mondo dei gioielli e, soprattutto, dei segnatempo d’eccezione in Italia e in par-ticolar modo nelle boutique esclusive dei centri città. Luoghi dove il tempo pare essersi fermato per consentire un’espe-rienza di acquisto che mantiene le carat-

teristiche di mezzo secolo fa. Così, men-tre Milano e in generale le principali mete turistiche italiane si affrettano a ideare e organizzare eventi per cavalcare l’ondata dell’Expo alle porte, le storiche insegne di gioielli non si lasciano travolgere dall’eu-foria delle grandi masse internazionali in arrivo nel capoluogo. E continuano sulla scia degli eventi esclusivi per raccontare l’eccellenza dell’orologeria alla platea di appassionati.

NIENTE SMARTWATCH, VOGLIAMO IL TOPLa grande novità che ha movimentato l’ultima edizione di Baselworld, il boom

di orologi intelligenti dotati di tutte le funzionalità al pari di veri e propri com-puter, sarà con molta probabilità il pro-dotto di punta dell’anno, ma potrebbe non entrare neppure nel catalogo dei modelli presenti in queste boutique. Una decisione in controtendenza rispetto al mercato o una questione di miopia? In realtà, la ragione, spiegano alcuni dei prin-cipali retailer interpellati da Pambianco Magazine, sarebbe un’altra: per come si presenta al momento lo smartwatch, è un gioiello tecnologico, ma, nonostan-te alcuni modelli propongano finiture e prezzi di alto livello, rientra ancora nella

Lancette da tradizione Nelle principali vetrine di gioielli e orologi, l’alto di gamma batte gli smartwatch. Il lusso si conferma anticiclico. E non teme le frenate sui mercati di Russia e Cina.

IN BOUTIQUE LA PArOLA D’OrDINE È ‘CONTrOTENDENZA’

di Milena Bello

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fascia media del mercato. “Sicuramente ci sarà una parte di pubblico che si orien-terà verso l’acquisto di questa novità”, ha spiegato Serena Pozzolini Gobbi della Gioielleria Gobbi 1842, da sei gene-razioni uno dei punti di riferimento a Milano per la clientela italiana ed estera, e storico rivenditore autorizzato Patek Philippe, rolex e Tudor. “Ma il mercato degli orologi di lusso non sarà influenza-to perché parliamo di posizionamento e caratteristiche diverse”. I prezzi, infat-ti, vanno generalmente dai 300 ai 1.500 euro, cifre totalmente differenti rispetto alle svariate migliaia di euro dei marchi di lusso. Piuttosto, ha aggiunto Umberto Verga dell’orologeria Luigi Verga, un altro indirizzo storico nel cuore del capo-luogo lombardo, “sarà la fascia media di mercato a subire un bel contraccolpo. E, infatti, alcuni marchi, per esempio Breitling, hanno già cominciato a studiare soluzioni per far comunicare l’orologio con il telefono. In generale, comunque lo smartwatch non arriverà, almeno per ora, a guadagnarsi il ruolo per così dire di orologio principale”. La necessità di

dover ricaricare il modello con una caden-za piuttosto frequente come accade con i dispositivi cellulari, lo renderà per ora una sorta di plus tecnologico. Tuttavia, ha aggiunto Chiara Pisa, direttore gene-rale di Pisa Orologeria, nome di punta del Quadrilatero milanese, “vedo lo smartwatch in modo positivo: potrebbe aiutare i giovani ad ‘abituarsi’ ad avere al polso un orologio”. Della stessa opinione anche Renato Scloza, direttore commer-ciale di Rocca 1794, la catena di gioielli e orologi deluxe che dal 2008 fa parte del gruppo Damiani. “Tutti i grandi brand stanno guardando a questo segmento - ha spiegato - e non è un caso. Tag Heuer, per esempio, ha già annunciato il lancio di un orologio connesso. Non credo andrà a rivoluzionare il segmento come fu l’in-troduzione del quarzo negli anni Settanta ma di certo avrà una valenza positiva. Sono convinto che abituerà le nuove generazioni, generalmente ormai indotte a utilizzare i cellulari per controllare anche l’ora, a farlo guardando il polso”.

I BIG RESTANO I PREFERITI Non saranno gli smartwatch a sovverti-re il mercato dell’orologeria. E, con ogni probabilità, non c’è, almeno nel medio termine, un cambiamento radicale all’o-rizzonte. Se è vero che, come sottoline-ano i principali retailer, negli ultimi anni si è riscontrato un progressivo aumento dell’interesse verso l’orologeria, in gene-

Chiara pisa

serena gobbi

Umberto Verga

in alto, l’interno della boutique gobbi 1842;

in apertura, l’esterno del punto vendita di

pisa orologerie

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rale la domanda resta orientata sui nomi tradizionali. “Nel corso degli anni le case hanno frammentato la propria offerta - ha spiegato Pisa - e vi sono molti e diversi orologi presentati dalle case che dimostra-no la tendenza a rispondere alle eterogene richieste di un pubblico eclettico. Alcuni brand hanno addirittura cercato di ripo-sizionarsi così da comunicare con uno specifico target e risultare più impattanti. Nonostante le diverse sperimentazioni, gli ‘intramontabili’ sono ancora una certezza sia per le manifatture sia per gli acquiren-ti. Per il pubblico italiano maschile sono gli orologi sportivi come il Submariner di rolex, il Nautilus di Patek Philippe e il royal Oak di Audemars Piguet”. D’altro canto un acquisto di questo tipo è sì una questione d’investimento e un bene rifu-gio, soprattutto a certi livelli, ma in molti casi, sia che si tratti di clienti italiani sia di stranieri, mantiene ancora inalterato il gusto di un’esperienza d’eccezione magari legato a un evento particolare. E, soprat-tutto, continua ad essere in controten-denza rispetto alle fluttuazioni del mer-cato. “A differenza di altri segmenti, come la gioielleria, gli orologi sono tuttora un mondo in assoluto fermento - ha ripreso Pozzolini Gobbi -. La nostra gioielleria ha storicamente una forte componen-te milanese. Peraltro abbiano notato un importante ritorno degli italiani nell’ulti-mo periodo. Ovviamente, anche il nostro settore si è aperto al mondo e la clientela è cambiata nel corso del tempo. Arabi e asiatici sono i nostri i clienti più impor-tanti sul fronte estero. Sono appassionati e preparati, sanno quel che vogliono non appena entrano in negozio e amano la cura tutta italiana nel servizio”.

RUSSIA E CINA NON FANNO PAURAMentre il resto del lusso e della moda trema di fronte al crollo della russia, le vendite dei segnatempo di lusso in Italia non danno particolari segni di cedimen-to. “Dai dati di vendita abbiamo nota-to come la domanda di orologi di alta gamma da parte dei clienti stranieri sta conoscendo un trend tutt’altro che nega-tivo”, ha aggiunto il direttore generale di Pisa Orologeria. “La nostra clientela è al 25% italiana e al 75% estera, in partico-lar modo proveniente da Cina, russia e Arabia Saudita. Per la regione ex sovietica penso si debba parlare di diminuzione della clientela, in calo del 20%, piuttosto che di declino. Anche perché, come per

gli altri mercati, il rallentamento carat-terizza solo il ceto medio”. L’altro nodo della questione si chiama Cina. Sebbene le norme anticorruzione non abbiano ridi-mensionato in modo preoccupante gli acquisti di preziosi lungo lo Stivale, di sicuro hanno cambiato i gusti e l’orien-tamento della clientela cinese. “La diffe-renza è evidente - ha raccontato Scloza -, rispetto al passato ora cercano modelli meno massicci, riconoscibili e soprattutto non da ostentare in modo da non attirare l’attenzione su di sé. Ovviamente, questo poi va a incidere anche sulla spesa per singolo pezzo”. Diverso invece il trend delle altre nazionalità asiatiche. “Corea e Thailandia, per esempio, dimostrano di essere veramente appassionate di segna-tempo”, ha aggiunto Gobbi. E quindi oltre a non risentire di norme che limi-tano le potenzialità di spesa, “si lasciano consigliare ma sanno esattamente quel che vogliono”. L’altra novità in fatto di nazionalità arriva da ovest. Come ha segnalato Carlo Bartorelli, presidente e

in alto, il negozio di rocca 1794 di lugano; sopra l’orologeria luigi Verga.

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AD di Bartorelli Gioiellerie, sei bouti-que tra l’Emilia-romagna, la Toscana e il Veneto, “abbiamo notato un aumen-to degli americani, complice il cambio favorevole. Vedremo se proseguirà anche quest’estate. Anche se la scommessa più importante è il ritorno degli italiani, soprattutto sul segmento alto di gamma”. I PREzIOSI GUARDANO L’ONLINEDue le sfide che coinvolgeranno il set-tore nel breve e medio termine. Da una parte, l’Expo, o meglio il post Expo, e dall’altra la frontiera dell’e-commerce. Sul fronte dell’esposizione internazionale alle porte, il mondo della gioielleria guarda con cautela ai grandi flussi internazionali in arrivo a Milano. “Piuttosto - ha spie-gato Umberto Verga - siamo convinti di poter lavorare nel lungo periodo creando spazio e occasioni per fidelizzare e far tornare in Italia i potenziali clienti”. Non tutti però ragionano sul post evento. Pisa Orologeria, per esempio, organizzerà “atti-vità in collaborazione con le delegazioni e i consolati che presenteranno l’eccellen-za della cucina italiana in chiave orolo-giera”. Uno degli strumenti per il futuro di comunicazione, soprattutto orienta-ta verso la clientela straniera, potrebbe essere l’e-commerce. Al momento sono poche le boutique che l’hanno attivato, ma qualcuna lo sta mettendo in cantie-re. rocca 1794 e Bartorelli, per esem-pio, stanno lavorando per aprire una fine-stra sul mondo del commercio in rete. “Credo possa funzionare, ma solo per la

fascia media e medio-bassa del mercato”, ha aggiunto il numero uno di Bartorelli. L’acquisto di lusso continuerà ad essere ancora per molto un’esperienza fisica. “L’online - ha aggiunto Pozzolini Gobbi - è funzionale, ma, per ragione intrinseche al mezzo, è impersonale. L’alto di gamma, invece, soprattutto negli orologi, deve essere spiegato e raccontato ed è questo il motivo per cui i clienti amano trascorrere del tempo in negozio. Difficilmente credo che quindi le vendite sul web diventeran-no determinanti”. “D’altro canto - con-clude Pisa - più che di lusso in generale credo sia più corretto parlare di valore. Accoglienza e servizi accessori sono pro-prio due dei molti elementi che definisco-no quel valore che caratterizza il nostro lavoro e i marchi che continuiamo a rap-presentare”.

in alto, lo storico punto vendita rocca 1794 di torino; sotto la boutique bartorelli di forte dei Marmi.

renato scloza

Carlo bartorelli

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di Paola Cassola

A partire dal primo gennaio scorso il brand Nautica è entrato a far parte del portafoglio marchi gestito da Timex Group Italia, affiancando così i marchi di proprietà Timex e Timex Ironman e

i brand in licenza Versus, Versace e Ferragamo.“Il nostro è un obiettivo ambizioso – spiega a Pambianco Magazine il general manager Luca Macchioni – in un contesto sempre più compe-titivo. Vogliamo rinforzare la filiale italiana di Timex con l’ingresso di un brand di prestigio e ben consolidato nel mercato degli orologi e diven-tare così un player importante nel segmento sportivo”.“D’ora in poi - prosegue il GM - punteremo sulla qualità distributiva scegliendo clienti/partner a cui garantiremo supporto e un servizio eccellente. Riteniamo Nautica un marchio molto più simile alle altre realtà di orologeria come dinamica, dna, family look, posizionamento di prezzo e tipologia di prodotto. Il nuovo catalogo sarà quindi all’in-segna della continuità, con lanci di prodotto semestrali in linea con lo stile della marca”. La distribuzione di Timex è organizzata su tre canali: abbigliamento, sport e orologeria. Nautica, come già avviene con gli al-tri marchi in licenza, sarà distribuita solo in negozi di orologeria, dagli store indipendenti, ai gruppi d’acquisto, alle catene di centri commer-ciali. “Vogliamo creare uno zoccolo duro di partner italiani”, commenta il manager. Il target di consumatore a cui si rivolgono i prodotti Nautica, dal look sport-city, è all’80% maschile, tra i 20 e i 50 anni. La fascia di prezzo varia dai 129 ai 300 euro, ma con l’obiettivo di incre-mentare i prodotti sotto i 150 euro. “L’obiettivo - afferma Macchioni - è di offrire al mercato prodotti più accessibili e favorire l’avvicinamento

del consumatore al brand”. La nuova collezione di cronografi si ispira al mare, l’acqua è infatti patrimonio del marchio Nautica, e si caratterizza per i cristalli blu.“Comunicheremo questa nostra novità in modo molto energico - di-chiara il manager - tramite stampa e outdoor soprattutto, ma anche in televisione. Lavoreremo molto sull’immagine dei punti vendita perso-nalizzandoli, cambiando i display e organizzando eventi. Torneremo a investire fortemente sulla marca mettendo in risalto quello che è il suo ‘plus’: il design del prodotto, realizzato dall’italianissimo Trend Lab di Giorgio Galli a Milano che disegna tutta la collezione Nautica worldwi-de”. Se dal 2007 al 2013 l’azienda ha registrato annual-mente crescite a doppia cifra, nel 2014 si è limitata a consolidare i risultati precedenti a causa di una sofferenza nell’area sport/tecnologica nel primo semestre, recuperata nel secondo con una cre-scita a doppia cifra su pari periodo da maggio 2014, grazie alla riqualifica della forza ven-dita e dei concessionari in previsione della nuova organizzazione 2015. “Con Nautica - conclude ottimista Macchioni - registrere-mo sicuramente una forte crescita perché il brand porta con sé un bagaglio di fatturato importante”.

in alto, luca Macchioni e modelli della collezione nst 101 blu Crystal.

Qui di fianco, orologio timex Yacht racer.

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92 pambianco magazine 14 aprile 2015

Èuna delle domande che - prima o poi - ogni managing director porrà ai suoi respon-sabili retail e development manager che dir si voglia. Sì,

perché ogni anno sono migliaia gli euro messi a budget dalle aziende per il rin-novo o l’allestimento della rete diretta, poche centinaia di metri quadri per alcu-ni, migliaia per altri. E se una volta ci si poteva permettere il lusso di rinnovare concept e layout anche una volta ogni tre/cinque anni, ora la musica è cambiata

Il costo della vetrina

di Fosca Palumbo

Rinnovare una boutique può arrivare a 14mila euro al metro quadro. Ma per il fast fashion si può scendere a 1.500 euro. E poi c’è la variante del franchising.

I BUDGET DELLE rISTrUTTUrAZIONI

e possono passare anche sette anni tra una rinfrescata e l’altra. Ma l’austerity non vale per tutti. Per fortuna, tuonereb-bero architetti e master contractor. Se ci sono aziende che in periodi di difficoltà riducono all’osso gli investimenti, ce ne sono altre che non badano a spese e per un flagship su strada in centro città sono disposti a spendere per un metro quadro di area di vendita anche 10mila euro, se non di più. Parliamo del segmento lusso naturalmente, ma per i negozi bandiera anche le insegne del fast fashion e quel-le operative nella fascia medio-alta sono pronte ad investire cifre nettamente supe-riori alla media del loro segmento. Ma andiamo con ordine.

LUXURY SHOPPINGGli shop di lusso sono i Paperoni delle ristrutturazioni, con budget che oscillano tra i 5 e i 10mila euro al metro quadro, ma che in casi eccezionali possono sfiora-re i 14mila euro. E, “ça va sans dire”, spes-so senza nemmeno possedere le mura dei locali che vanno a ristrutturare. Tra i gad-get più gettonati, marmi e parquet pre-giati (scordiamoci i materiali da capitolato che i costruttori odierni spacciano a noi comuni mortali in procinto di comprare casa, tanto per intenderci), illuminazione Led e mobili retroilluminati che possono arrivare a costare anche il 30% in più rispetto a quanto sono pronti a sborsare i retailer della fascia media. Materiali ricer-

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14 aprile 2015 pambianco magazine 93

cati e duraturi che superino la prova del tempo dunque, scelti anche alla luce di un ciclo di vita del concept spesso raddoppia-to rispetto al passato. Consapevole dell’importanza di un nego-zio di immagine nel Quadrilatero milane-se, è roberto Cavalli, che da anni sognava di aprire in Montenapoleone. Sulle prime pagine dei giornali da prima dell’estate scorsa per il presunto passaggio di pro-prietà (le ultime notizie parlano di un imminente closing con acquisizione della Maison da parte del fondo Clessidra) il brand fiorentino ha inaugurato a inizio 2014 il suo più grande store al mondo: 1.500 metri quadri ripartiti su 5 piani col-legati tra loro da una scalinata in madre-perla. A Versace è invece costato 2 milioni il restauro dei 400 mq (255 di area di vendita) in Galleria Vittorio Emanuele II, negli spazi delle ex argenterie Bernasconi. Il rifacimento della boutique, per il cui subentro è stata sborsata una key money di 15 milioni, ha riportato alla luce stuc-chi e capitelli e rientra nel progetto di ristrutturazione del Salotto dei milane-si previsto nell’ambito dell’Expo e che alla maison della Medusa è costato un ulteriore assegno da 3 milioni, versato al Comune insieme a Prada e Feltrinelli, partner dell’iniziativa.

FAST FASHIONDecisamente più contenuti i costi per metro quadro di vendita sostenuti dalle insegne non del lusso. Per il fast fashion la spesa media si aggira intorno ai 1.500 euro. Lo store format, e quindi impianti-stica, pavimenti e corpi illuminanti, rap-presenta la quota più consistente, seguita dall’arredo e infine dalle spese di ristruttu-razione intese come studi di architettura e pratiche amministrative. Di poco superio-

ri invece i costi da mettere a budget per l’apertura di un negozio di fascia medio-alta, determinati principalmente da con-cept e materiali più ricercati che portano gli investimenti medi ad attestarsi intorno ai 2mila euro.A determinare preventivi ridotti rispetto al lusso, anche una maggiore incidenza delle aperture all’interno dei centri com-merciali. Non a caso, a parità di concept e metratura, i budget possono variare note-volmente a seconda che si tratti di uno spazio in centro città o in un mall e lo stesso vale se il confronto si fa per area geografica: in Europa e Usa le spese da sostenere sono in linea di massima supe-riori rispetto ai mercati asiatici, dove la struttura distributiva è fatta di shopping center con spazi dalle grandi altezze dota-ti di impianti di ultima generazione che non richiedono ulteriori interventi strut-turali. In questi Paesi, i costi di apertura coincidono quindi in linea di massima con quelli relativi allo store format: arredi, luci e pavimenti in primis. Tutt’altra musica qui in Europa, dove spesso per aprire un negozio nelle hight street ci si confronta con i vincoli strutturali dei palazzi storici che rendono le nostre capitali tanto affa-scinanti agli occhi del turista asiatico e d’Oltreoceano, ma un vero incubo per chi i progetti li deve finalizzare e, soprattutto, finanziare.Ma nonostante tutto le aziende del fast fashion non si arrestano e continuano ad inaugurare nuovi spazi in giro per il mondo. A Milano è atteso per metà 2015, nelle ex librerie Mondadori, il più grande Mango italiano. Tremila metri quadri che si andranno ad aggiungere agli altri 300mila gestiti dall’insegna di moda giovane (dato 2013). Ma è di un’altra spagnola il primato per area di vendita.

a sinistra, “opening soon“ del megastore Mango nelle ex librerie Mondadori del capoluogo lombardo.

in apertura, interno della boutique Versace in galleria Vittorio emanuele ii a Milano.

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dese si è trattato di un progetto speciale il cui risultato è uno spazio “che ha l’aspetto di un palazzo della nobiltà milanese, con pavimenti e decorazioni in marmo, spec-chi, piante (al piano terreno ci sono due alberi e una parete verde) e tendaggi”.

FRANCHISING: A WELL-OILED MACHINEMa non è solo Mr. Ortega ad aver inter-nalizzato il contracting relativo alle nuove aperture. È il caso di tutti quei retailer il cui business model gira intor-no al franchising, come le insegne di inti-mo Calzedonia, Intimissimi e yamamay. A questo proposito, in linea generale, le politiche di franchising risultano tenden-zialmente omogenee e scaricano la mag-gior parte dei costi di ristrutturazione sul franchisee al quale il titolare del marchio fornisce supporto tecnico. Tra i servizi soli-tamente forniti dal franchisor, la progetta-zione architettonica ed il layout dell’arre-do, nonché la progettazione dell’impianto elettrico e di climatizzazione. A questi servizi si aggiunge poi il project manage-ment e la fornitura di beni e servizi, inclusi pavimenti, corpi illuminanti e arredi, per i quali l’azienda solitamente stipula degli accordi quadro con fornitori privilegiati.Ma anche queste realtà, cresciute con il modello dell’affiliazione, non trascurano il retail diretto e puntano con decisione fuori dai confini nazionali per continua-

dall’alto in basso: interno del monomarca roberto Cavalli in Montenapoleone ed esterno dell’h&M in piazza duomo, entrambi a Milano.

re a crescere. yamamay, ad esempio, con all’attivo 706 punti vendita, nel 2014 con 17 nuove aperture ha proseguito nello sviluppo dei negozi a gestione diretta e all’estero conta 172 negozi di cui 40 di proprietà. Calzedonia e Intimissimi, dal canto loro, hanno congelato il progetto franchising in Italia, dove sui 1.176 ope-rativi sono poco più di 90 i punti vendi-ta diretti (bilancio 2013). E se lungo lo Stivale la tendenza è a razionalizzare la catena, chiudendo ad esempio i presidi in posizioni poco strategiche, all’estero l’azienda veneta ha schiacciato sull’acce-leratore e con le sue due insegne di punta ha inaugurato più di 200 presidi in giro per il mondo. Migliaia di metri quadri da ristrutturare e allestire, che si andranno ad aggiungere a quelli messi in cantiere da tutti gli altri player, nazionali e internazionali, del com-parto moda. E in tutto questo turbinio di inaugurazioni i produttori di arredo, pavimenti, corpi illuminanti, registratori di cassa - e chi più ne ha più ne metta - ringraziano. Se infatti da una parte i brand tremano all’idea di rinnovare la catena, il mondo del contract aspetta alla finestra in trepidante attesa. Ma questa è un’altra storia.

La Inditex, titolare dei brand Zara, Pull&Bear, Massimo Dutti, Bershka, Stradivarius, Oysho, Zara Home e Uterqüe, vanta all’attivo ben 5.810 nego-zi diretti (su 6.683) con un’incidenza sul fatturato totale pari all’86 per cento. Numeri da capogiro che hanno indotto il patron Ortega a concentrare tutte le attività relative allo sviluppo della rete monomarca sul general contractor Goa Invest, società del gruppo a cui è stata affidata la gestione dei suoi quasi 4 milio-ni di metri quadri di area di vendita nel mondo.

“CARO” FLAGSHIPÈ per i flagship, negozi di grandi dimen-sioni e forte impatto emozionale, che i developer, nella maggior parte dei casi, chiudono gli occhi e aprono i portafogli. Tra le principali cause che portano i costi a lievitare, oltre all’utilizzo di materiali più pregiati rispetto a quelli impiegati nel resto della catena, vincoli e dettami delle soprintendenze locali che possono tradur-si nella necessità di installare impianti che da sé possono determinare incrementi dei costi nell’ordine del 30/40 per cento. A proposito di negozi bandiera: risale all’11 dicembre l’inaugurazione del mega store H&M di Milano Duomo, 2.400 mq all’ombra della Madonnina. Come ripor-tato da Pambianconews, per il retailer sve-

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96 pambianco magazine 14 aprile 2015

ipSe dixit di Chiara Dainese

HO COMInCIATO A LAVORARE PERCHé VOLEVO FARE qUESTO MESTIERE E nOn L’AVVOCATO COME MIO PADRE SPERAVA FACESSI’’. DIEGO DELLA VALLE HA RACCOnTATO, In UnA LEzIOnE AGLI STUDEnTI DELL’UnIVERSITà TELEMATICA UnInETTUnO, COME è DIVEnTATO IL ‘RE’ DELLE SCARPE, TRASFORMAnDO Un’AzIEnDA A COnDUzIOnE FAMILIARE nELLA TOD’S DI OGGI. Fonte: Ansa 24 del 12 marzo

piani ambiziosi per diventare n 1

Jean-Christophe Babin, AD di Bulgari“Provo imbarazzo: mentre tutti i player del lusso si lamentano delle vendite, Bulgari sta andando molto bene. Nei primi due mesi del 2015 cresciamo a doppia cifra e al di sopra delle nostre attese. La definirei una bella doppia cifra, spalmata su tutte le categorie: dagli orologi ai gioielli, passando per le borse, prodotte in Toscana. Stiamo rispettando il piano strategico per diventare entro sette anni leader mondiale nella gioielleria”.Fonte: Moda 24 del 18 marzo

s.o.s. sarti cercasi

Brunello Cucinellipresidente e AD dell’omonima azienda“Eh, io pensavo che qui (Carrara) ci fosse una generazione di mezzo, di 30-35 anni, con una cultura di sartoria. Pensavo che questa ‘storia’ fosse ancora presente sul territorio, lo fosse di più, come invece in Umbria si è riuscita a conservare. Forse è passato troppo tempo, forse dieci anni sono troppi. Questa storia si è dispersa e dovremo ricostruirla pezzetto per pezzetto. Io qui ho 79 mani sapienti, con un’età media di 48 anni, e nei dintorni, ripeto, non c’è una cultura sartoriale”.Fonte: Il Tirreno del 15 marzo

“Amo molto lavorare per la moda, questa è la cosa che volevo davvero fare e dove metto la mia passione.Mi piace dare potere alle donne, farle sentire la versione

migliore di loro stesse. E mi sto anche divertendo molto”.

Victoria Beckham racconta come è nata la sua linea di moda, un business che in 5 anni è cresciuto del 2.900 per cento.

Il Corriere della Sera del 27 marzo 2015

“Per gli italiani può essere strano che la Pirelli diventi cinese. Per noi no. Questi investimenti fanno parte

di un processo di internazionalizzazione della nostra economia. Normale che si punti su marchi famosi”.

Zhu Chongyun, proprietaria dallo scorso anno del marchio italiano Krizia, parla degli investimenti che la Cina vuole fare sull’Italia. E non solo nella moda.

La Repubblica del 24 marzo 2015

“Volevo qualcosa che facesse pensare a un designer, ma che fosse un nome più internazionale del mio. Ho cercato in elenchi telefonici di tutto il mondo. Su uno

americano ho trovato quello che cercavo”.

Lello Caldarelli, presidente e direttore creativo di Antony Morato, racconta come è nata l’idea del nome e cognome del suo marchio.

Il Messaggero del 20 marzo 2015

“Abbiamo concluso un anno straordinario e stiamo già guardando alle opportunità che il mercato ci offre. La

nostra organizzazione è cambiata, ma la nostraambizione rimane quella di sempre”.

Luxottica punta a raddoppiare il fatturato nel prossimo decennio. Ne è sicuro il presidente Leonardo Del Vecchio che, per il 2015, si aspetta grandi soddisfazioni.

Il Sole 24 Ore del 3 marzo 2015

“Pazienza che qui come altrove spesso sbaglino il mio nome e mi chiamino Diego Della Valle. Ma mi hanno

scambiato anche per Gianni Versace, pace all’anima sua; e per Jil Sander, senza sapere che è una donna…”.

Diego Dalla Palma racconta la sua storia fatta di aneddoti. Dall’apertura del primo Make up studio in Brera a Milano, alla cessione dell’omonimo marchio.

Corriere della Sera del 13 marzo 2015

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14 aprile 2015 pambianco magazine 99

L’incontrastata predilezione dei turisti stranieri verso l’Italia come meta dello shopping, dopo anni di crescite mirabo-lanti, comincia a dare qualche leggero segno di cedimento. Dopo il +32% del 2012 e il +8% del 2013, nel 2014 le vendite tax free in Italia hanno registrato per la prima volta un risultato in nega-tivo, seppur con una leggera flessione del 3% rispetto allo scorso anno. In calo anche numero delle transazioni (-6%) mentre è aumentato del 2% lo scontrino medio della spesa, passando dai 723 euro del 2013 ai 733 euro del 2014 grazie al boom dei turisti cinesi, tra i principa-li top spender per singola operazione. La performance non spumeggiante del 2014 si spiega con le difficili situazioni geopolitiche internazionali e in partico-

lare i venti di guerra tra russia e Ucraina che hanno temporaneamente congelato i flussi turistici verso l’Italia e hanno tra-scinato in negativo un 2014 che si era invece avviato all’insegna delle tradizio-nali performance di crescita. È questa la fotografia scattata da Global Blue, società leader nell’ambito del Tax Free Shopping in Italia che però avverte: i giochi si ria-priranno con l’Expo. L’esposizione uni-versale che si terrà da maggio ad ottobre a Milano ha tutte le carte in regola per sovvertire i dati negativi del 2014 grazie all’afflusso di turisti da tutto il mondo.

FLOP RUSSIA, LA CINA VOLArussia e Cina. Sono loro i top spender in Italia con una quota che sfiora il 50% di tutte le vendite di tax free in Italia.

Ma la novità rispetto al passato è che la sfida a distanza tra l’ex Paese degli zar e l’ex Celeste impero si risolve ora con lo storico e significativo sorpasso della Cina. I turisti con gli occhi a mandorla rap-presentano da soli il 25% del totale del turnover tax free nel Belpase. Il dato è in crescita del 13% rispetto allo scorso anno e la performance positiva rappresenta uno dei migliori risultati nella tradizio-nale classifica delle principali nazionalità sulla base delle vendite tax free stilata da Global Blue. In forte progresso anche il numero delle transazioni (+14%) con uno scontrino medio che però è dimi-nuito dell’1% a 895 euro. “Nel 2014 la Cina ha tamponato il decremento di turisti russi”, ha spiegato Stefano rizzi, country manager di Global Blue per

le ombre russe fanno scendere il turnover del -3%

Il tax free cala nel 2014 ma confida nell’Expo

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Contact Global Blue: [email protected] – 0331 1778 000

100 pambianco magazine 14 aprile 2015

l’Italia, “ci aspettiamo che quest’anno il divario tra i due Paesi sia ancora più evi-dente”. Nuvole grigie invece sul fronte russo. Nell’ultimo anno il calo delle ven-dite ai turisti della Federazione russa si è attestato sul 16% e con ogni probabilità il trend negativo proseguirà anche nel 2015. “A gennaio”, ha aggiunto rizzi, “la perdita ha toccato addirittura il 50%”. E continuano a non brillare le perfor-mance dei turisti giapponesi, che hanno acquistato il 15% in meno rispetto allo scorso anno. D’altra canto a movimentare la classifica ci sono tre Paesi chiave. Da una parte gli Stati Uniti, al terzo posto in classifica tra le principali nazionalità del Tax Free Shopping con una quota pari al 6% del totale, che sono cresciuti in media dell’1% grazie ai effetti positivi della crescita del dollaro nei confronti dell’euro. Dall’altra ci sono altre due aree del Far East, nel dettaglio Corea del Sud e Taiwan i cui flussi turistici hanno aumen-tato lo shopping tax free in Italia rispet-tivamente del 18% e del 5 per cento. “A queste aggiungerei la Svizzera”, ha sotto-lineato il country manager di Global Blue per l’Italia, “il recente apprezzamento del franco svizzero potrebbe regalare qualche buona soddisfazione al segmento del Tax Free Shopping in Italia quest’anno”.

RALLENTA L’HARD LUXURY DI GIOIELLERIAEntrando nel dettaglio delle singole cate-gorie merceologiche, a soffrire maggior-

Sales Russian Federation China Japan Korea United States Other Countries All Countries

Year to Date % on Tot YTD Var % % on

Tot YTD Var % % on Tot YTD Var % % on

Tot YTD Var % % on Tot YTD Var % % on

Tot YTD Var % % on Tot YTD Var %

Total Italy 100% -16% 100% +13% 100% -15% 100% +18% 100% +1% 100% -4% 100% -3%

Milano (MI) 37% -18% 34% +10% 25% -11% 13% +1% 19% +1% 37% -4% 34% -6%

Roma (RO) 19% -21% 18% +18% 34% -9% 10% +13% 20% +8% 18% -4% 19% -4%

Firenze (FI) 6% -15% 8% +11% 12% -30% 7% +19% 27% -5% 8% -8% 9% -6%

Venezia (VE) 3% -16% 7% -5% 5% -17% 2% +16% 9% -5% 6% -10% 6% -9%

Verona (VR) 2% -1% 1% -15% 0% -24% 0% +8% 1% -1% 1% -13% 1% -7%

OTHERS 33% -13% 32% +20% 23% -17% 67% +23% 24% +5% 30% +0% 32% +2%

LE CITTà DELLO SHOPPINGGen-Dic 2014

namente è quella dei gioielli e orologi. Pur rappresentando solo una piccola fetta del totale (il 13% per la precisione) è ovviamente l’area più importante in ter-mini di scontrino medio (2.371 euro, in calo dell’1%). Nel 2014 le vendite sono diminuite del 7 per cento. La flessione è ancora legata alle norme anticorruzione in Cina che continuano a far sentire l’eco dei loro effetti. Il segmento della moda, invece, ha perso il 3% mentre la macro voce “others sectors”che vede al suo inter-no, tra gli altri, profumeria e gift, ha regi-strato un calo del 4 per cento. Sul fronte delle singole città, l’andamento modera-tamente negativo del 2014 ha toccato in modo pressoché uniforme tutte le princi-pali destinazioni italiane. Milano ha fatto fronte a un calo delle vendite del 6%, roma del 4%, Firenze del 6% ed infine Venezia, ultima tappa dei tour interna-zionali e proprio per questo penalizzata nelle performance, ha allungato il passo con un rallentamento del 9 per cento. In controtendenza l’andamento degli outlet che, grazie alla folta schiera di turisti cine-si, hanno aumentato il turnover del 15% rispetto allo scorso anno arrivando a pesa-re per il 16% sul giro d’affari complessivo del tax free in Italia.

EXPO 2015, LA GRANDE SFIDANonostante l’andamento tutto somma-to riflessivo del 2014 e l’avvio in salita del 2015, quest’anno le vendite di tax

free dovrebbero registrare un aumento massiccio grazie all’appuntamento con Expo alle porte. “Mi aspetto un exploit interessante da parte del travel retail”, ha aggiunto rizzi, “e in particolare pro-prio in virtù del restyling di Malpensa improntato sul lusso. Expo è una bellis-sima scommessa e i 3 milioni di visitatori extra Ue saranno strategici”. Sul fronte Expo, Global Blue ha in serbo due novità che saranno svelate a Milano nel mese di aprile. “Accoglieremo i visi-tatori accorsi a Milano per l’Esposizione universale con hostess presenti in alcu-ni punti chiave della città che daranno ai turisti tutte le informazioni sul tax free. Inoltre”, ha concluso il manager, “abbiamo previsto la prima Global Blue Lounge nel Quadrilatero di Milano che darà il benvenuto agli stranieri arrivati in città”.

* Analisi su Global Blue Index

stefano rizzi

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giro poltrone

102 pambianco magazine 14 aprile 2015

Massimo Giorgetti è stato nominato direttore creativo del marchio fioren-tino Emilio Pucci. Lo stilista romag-

nolo 38enne prenderà il posto lasciato vacante da Peter Dundas, head designer dal 2009 e recentemente assunto alla guida creativa del brand Roberto Cavalli. Giorgetti resta attual-mente anche a capo del suo marchio, Msgm, reso celebre nel 2010 grazie al concorso Who’s on Next patrocinato da Vogue Italia e attual-mente presente durante la Milano Fashion Week. Accostamenti audaci, applicazioni 3D e stampe pop sono tra le caratteristiche principali del suo stile. Il valzer di nomine era nell’aria da tempo, con il creativo di Rimini tra i nomi più in quota per prendere il posto dello stilista norvegese.

Giorgetti direttore creativo di Pucci

Cambio ai vertici in casa Porsche Design. Sarà Christian Kurtzke il nuovo amministratore delegato del gruppo del lusso fondato nel 1972 e prenderà il posto di Jürgen Gessler. Il manager 45enne che occuperà anche la poltrona di presidente all’interno del consiglio di gestione, dal 2008 ha ricoperto i ruoli di presidente del cda e di direttore creativo di Meissen Manufaktur. Dal 1998 al 2000, inoltre Kurtzke è stato dirigente presso la società di consulenza internazionale The Boston Consulting Group.

Kurtzke AD di Porsche Design

Domenico De Sole nella stanza dei bottoni di Sotheby’s. L’ex numero uno di Gucci, ricoprirà la carica di presidente del board della casa d’asta americana, e lavorerà a fianco di Tad Smith, nuovo AD di Sotheby’s.

domenico de sole

Mulberry Group ha nominato nuovo CEO Thierry Andretta, terminando una ricer-ca durata un anno dopo l’uscita di Bruno Guillon in seguito a tre profit warning. Andretta, che era già entrato lo scorso giugno a far parte del cda di Mulberry come ammi-nistratore indipendente non esecutivo, è stato amministratore delegato di Buccellati.

Andretta nuovo CEO di Mulberry

Massimo giorgetti

Brioni ha nominato Jonas Falk worldwide communication director di Brioni. Nel nuovo ruolo, il manager dalla sede di Milano sarà responsabile delle relazioni pubbliche, della pubblicità, della comunicazione aziendale e digitale a livello globale.

Marco Stabile, chef del ristorante fiorentino “Ora d’Aria”, è il nuovo presidente per l’Italia dei Jre, Jeunes Restaurateurs d’Europe, l’associazione europea di cui fanno parte 332 professionisti innovativi della ristorazione tra i 23 e 37 anni.

Gherardini ha nominato nuovo direttore creativo Juan Carlos Perez. Oltre a guidare e supportare l’ufficio stile, Perez sarà responsabile dell’immagine del brand. 

Falk alla comunicazione di Brioni

De Sole presidente di Sotheby’s

Juan Carlos perez

Homes alla direzione creativa di Paul SmithSimon Homes sarà il primo direttore creativo di Paul Smith. Entrato in azienda nel 2004, Homes è stato head of design del mens-wear e d’ora in poi si occuperà del ready to wear, di calzature e accessori, per uomo e per donna. Presto la sua carica si estenderà alla cura dell’immagine del marchio in senso più ampio, dalle sfilate al web, alla pubblicità.

Perez guida lo stile di Gherardini

Lo chef Marco Stabilea capo dei Jre Italia

Christian Kurtzke

thierry andretta

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L’ALTRA METÀ DEL TUO BUSINESS

REALESTATE

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104 pambianco magazine 14 aprile 2015

openingS

La maison di alta gioielleria Van Cleef & Arpels lascia via Pietro Verri per tras-ferirsi in una nuova boutique, in via

Montenapoleone 10. Il negozio si sviluppa su 350 metri quadrati e ha come elemento caratterizzante preziosi decori d’oro.All’esterno, la facciata si distingue per due ampie vetrine che fanno da cornice all’entrata. L’interno dello spazio è organiz-zato in salotti in stile Art Déco separati da paraventi dorati in ferro battuto. Il salot-to più appartato, che può essere utilizzato in forma privata a seconda degli eventi, è impreziosito da una vetrina innovativa chia-mata ‘Rivelazione’, le cui dimensioni sono generose (1,40 metri di lunghezza). Un salot-to pone in risalto le creazioni di orologeria, mentre un altro è specialmente consacrato ai futuri sposi.

Van Cleef & Arpels, nuovo spazio in Montenapo

Dopo una serie di test, Google apre le porte del suo flagship store numero uno. Per il primo Google Shop permanente, il colosso di Mountain View ha scelto Londra, e precisa-mente Tottenham Court Road, all’interno di Currys Pc World,  tra i più famosi cen-tri commerciali dedicati alla tecnologia. Nel negozio, oltre a poter acquistare  le linee di smartphone e tablet con sistema operativo Android, i laptop Chromebook e i dispositivi Chromecast, si potrà utilizzare uno schermo che grazie a Google Earth permette di girare il mondo e si potrà dipingere su un muro la propria versione del logo di Google, per poi condividerla sui social media.

Scendendo la scalinata si passa al piano inferiore, dedicato ad una spaziosa sala per ricevimenti rivestita di un tessuto bian-co madreperlaceo ricamato di fili d’oro e nobilitata da una biblioteca.

Le fragranze di Dr. Vranjes Firenze trovano casa ad Arezzo. Il brand fiorentino delle “home fragrances” apre una piccola boutique in Via Madonna del Prato 94 e puntaai 12 milioni di euro nel 2015.

Vivienne Westwood porta il suo stile irriverente nella Big Apple. La prima boutique newyorkese aprirà su tre piani al civico 14 di East 55th Street e conterrà tutte le linee del brand.

Dopo aver consolidato una valida presenza all’estero, soprattutto in Giappone, Felisi apre il primo negozio monomarca a Milano. Lo store di circa 100 mq si trova nell’esclusiva zona di Brera, in via Fiori Chiari 5.

Harmont & Blaine Junior taglia il nastro della prima boutique a Pechino. Nella capitale cinese, l’azienda napoletana, grazie ad un accordo siglato con il partner locale Hui Kun Trading, punta ad aprire 5 monomarca nei prossimi 3 anni. Lo store, dedicato esclusivamente al kidswear, prende casa all’interno dello shopping mall Solana Lifestyle Shopping Park e rappresenta il primo step di un processo di internazionalizzazione che interesserà il marchio del bassotto nei prossimi anni. Un altro Paese su cui si concentrerà il piano di espansione del brand partenopeo, sarà la Turchia.

Harmont & Blaine Jr sbarca a Pechino

Google apre a Londra il primo Shop

Rituals, marchio cosmetico olandese fondato da Raymond Cloosterman, ha inaugurato un nuovo store al 24 di rue Vieille du Temple, nel quartiere parigino di Le Marais. Il brand inoltre prevede anche di aprire a breve un’altra boutique sempre a Parigi a la Canopée du Forum des Halles.

Rituals inaugura a Parigi

Monomarca ad Arezzo per Dr. Vranjes

Felisidebutta a Milano

Vivienne Westwood arriva a New York

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openingS

L’ALTRA METÀ DEL TUO BUSINESS

REALESTATE

Primo negozio monomarca per Christopher Kane. Il brand, dal gennaio del 2013 nell’orbita del gruppo Kering, ha tagliato il nastro del suo primo flagship store a Londra, al civico 6-7 di Mount Street, nel quartiere di Mayfair. Il negozio, progettato dallo stessa stilista insieme al designer John Pawson, si sviluppa su una superficie complessiva di 380 metri quadrati, suddivisi su due piani e rappresenta il debutto retail della maison del lusso nata nel 2006.

Twin-Set, dopo le recenti aperture di Napoli e Palermo, continua l’espansione in Italia con tre tagli del nastro, durante il mese di marzo, a Salerno, Catania e Siena. Si comincia dalla città campana, dove è stata inaugurata una boutique su una superficie di 260 mq nel centralissimo corso Vittorio Emanuele.A ospitare il secondo negozio del marchio è stata Catania, il cui store ha aperto in corso Italia, mente la terza location è Siena, in via Banchi.

Tris di apertureper Twin-Set

Christopher Kane, il primo flagship è a Londra

Lorena Antoniazzi fa tappa a Ortisei per il primo monomarca in una località sciistica. All’interno della boutique di 60 mq sarà possibile sperimentare il sistema di trac-ciabilità dei capi. Attraverso un totem il cli-ente potrà accedere a tutte le informazioni, relative alle principali fasi di lavorazione dei capi. “Abbiamo scelto Ortisei - spie-

ga Luca Mirabassi, AD e presidente della Sterne International, l’azienda produttrice del brand - perché da questa zona e dalla natura circostante abbiamo attinto una cos-tante ispirazione per le nostre collezioni che sono una risposta al piacere di stare insieme in spazi aperti che invitano allo sport e allo sci in particolare”.

Lorena Antoniazzi apre i battenti a Ortisei

Brunello Cucinelli ha inaugurato un flagship store di circa 370 mq a New York, al numero 136 di Greene Street, nel quartiere di Soho. La boutique è stata progettata dall’architetto Luigi Fiorentino secondo un nuovo concept in cui predomina una combinazione di colori monocromatici. Cucinelli, come riporta Wwd, ha in programma quest’anno di inaugurare nove negozi di cui tre saranno in Nord America: a Houston, Honolulu e Vancouver.

Moscot, brand newyorkese di occhiali, apre un nuovo store nel cuore di Tokyo, nel quartiere modaiolo di Aoyama grazie alla partnership con Optec Japan Group, rivenditore giapponese Moscot dal 2012.

Cucinellivetrine su Soho

Moscot, nuovo store a Tokyo

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coMunicazione

106 pambianco magazine 14 aprile 2015

La popstar Rihanna è stata scelta come tes-timonial dal brand Dior per la campagna “Secret Garden” realizzata in collaborazione

con il fotografo Steven Klein all’interno della Reggia di Versailles. L’advertising sarà presen-tato in primavera e comprenderà video e immag-ini fotografiche. In 70 anni di storia Rihanna è la prima testimonial di colore del marchio francese attualmente diretto da Raf Simons (ex Jil Sander), recentemente criticato per aver atteso sette sfilate prima di selezionare una modella nera  sulla pas-serella di Dior. La giovane artista è indubbiamente vicina al mondo della moda essendo stata testimo-nial per Armani e avendo collaborato alla realiz-zazione della collezione River Island autunno/inverno 2013. Lo scorso giugno ha inoltre rice-vuto il Fashion Icon Award.

Rihanna nuova testimonial di Dior

Il sito e-commerce Mr Porter ha scelto alcuni cani per mostrare le tendenze moda della primavera/estate 2015. Lo store online (costola menswear del celebre Net-A-Porter) ha inizialmente pubblicato attraverso il suo profilo Instagram @mrporterlive una serie di cani ritratti con indumenti e accessori di stagione. I modelli a quattro zampe sono in realtà delle piccole celebrity del web seguiti da migliaia di follower. In seguito, le immagini sono state pubblicate anche nella sezione The Journal di Mr Porter a corredo dell’articolo “Doggy style”.

Cani modello per l’e-store Mr Porter

Il 26 marzo Nike ha festeggiato i 28 anni delle sneakers Air Max nate nel 1987. Clienti e fan del brand sono stati invitati a condividere le foto del celebre modello sui social network con gli hashtag #airmax e #airtime.

Patrizia Pepe celebra l’universo femminile con uno spot tv che omaggia l’orgoglio di essere donna. Per tutto il mese di aprile andrà ‘on air’ lo  short-film di 60 secondi con il brano “I’m a Woman” di Peggy Lee. Le pro-tagoniste interpretano il loro essere donna cantando le parole della canzone dirette da Luis Cerverò.

Patrizia Pepe, lo spotcelebra le donne

rihanna

Tom Ford potrebbe dirigere un altro film dopo l’esordio del 2009 con “A single man”. Lo stilista vorrebbe adattare per il cinema il romanzo “Tony and Susan” di Austin Wright. A produrre il thriller noir la Smokehouse Pictures di George Clooney.

Il brand italiano di sportswear Jeckerson ha ambientato la sua nuova campagna stampa, scattata da Riccardo Vimercati e sotto la direzione artistica di Independent Ideas, a Ibiza.

La top model Cara Delevingne appare nella nuova campagna advertising Pepe Jeans London primavera/estate 2015 scattata da Mario Sorrenti alla London’s Somerset House.

Tom Ford torna alla regia cinematografica

Nike celebra il modello Air Max

Cara delevingneMary Katrantzou vince il BFC/Vogue AwardLa fashion designer greca Mary Katrantzou si è aggiudicata l’annuale premio BFC/Vogue Designer Fashion Found. La stilis-ta 32enne ha vinto 200mila sterline che le permetteranno di espandere il proprio busi-ness. Katrantzou ha battuto i marchi Osman, Holly Fulton, Michael van der Ham, Mother of Pearl, Sophia Webster e Emilia Wickstead.

Delevingne è il volto di Pepe Jeans London

Jeckerson va a Ibiza per la P/E 2015

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di Anna Gilde

CREATA DAI NASI SERGE MAJOULLIER E CéCILE MATTON, LA

DELIZIOSA FRAGRANZA BONBON DI VIkToR & RoLF, IN USCITA

AD APRILE, È CARATTERIZZATA DA GOLOSE E INCONVENZIONALI

NOTE CARAMELLATE, CHE SI MESCOLANO A SPICCHI

D’ARANCIA E MANDARINO, UN CUORE DI GELSOMINO E UN

FONDO DI LEGNI DI CEDRO E GAIAC, LEGNO DI SANDALO E

LEGNO D’AMBRA. IL FLACONE RIPRENDE LA FORMA DI FIOCCO,

SIMBOLO DI STILE DELLA MAISON, REALIZZATO IN VETRO DAI

MAESTRI ARTIGIANI DELLA RINOMATA VETRERIA POCHET DU

COURVAL. LA CAMPAGNA, REALIZZATA DAI FOTOGRAFI INEZ

VAN LAMSWEERDE E VINOODH MATADIN, VEDE LA MODELLA

EDITA VILKEVICIUTE VESTITA SOLTANTO DI FIOCCHI DIPINTI

A MANO E RAPPRESENTA UN MOMENTO DI SEDUZIONE

ASSOLUTA. (DA 30ML, € 64)

ANNICk GoUTAL. Ispirata dai colori di un viaggio in Corea, ricca di natura verde, piantagioni di mandarino e foglie di thé, nasce la fragranza L’Ile au Thé, che sprigiona note di mandarino, assoluta di thé, osmanthus e muschi. (100ml, € 98)

PARFUMERIE GENERALE. Fragranza esclusiva e con una personalità unica, 09 Yuzu Ab Irato unisce profumi del Giappone e natura del Mediterraneo, mescolando Yuzu, Menta Verde, Magnolia, Giacinto, Gelsomino, Timo, Mirto, Bambù e Muschi. (100ml, € 137)

CLINIQUE. Ha una texture leggera e modulabile ed offre una copertura totale, grazie anche allo speciale applicatore. Beyond Perfecting Fondotinta + Correttore, 2 in 1, con la sua formula traspirante, si adatta alle esigenze di idratazione o eccesso di sebo di ciascuna pelle. (30ml, € 35,50)

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DEBoRAH MILANo. Drops of Blush è un fard liquido con contagocce, disponibile in due tonalità, dalla texture ultra leggera. Si sfuma facilmente garantendo un’intensità di colore super modulabile. (€ 11,99)

BENEFIT. Allunga e incurva le ciglia,

mentre apre lo sguardo, il mascara Roller Lash,

con provitamine B5 e Serina, che rinforzano

le ciglia. (Da Sephora. € 26,50)

MAkE UP FoR EVER. Look radioso e finish naturale con il nuovo Pro-Bronze Fusion, dall’innovativa formula waterproof, che dona alla pelle un tocco di colore, per scolpire i tratti o per un effetto baciato dal sole. (Da Sephora. € 38,50)

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lussureggiante, fiori tropicali, pesci dalle

mille sfumature: sono le Hawaii l’ispirazione

per i 12 colori della P/E 2015, che

spaziano da toni tenui e naturali a tonalità

più audaci e intense. (€ 10)

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14 aprile 2015 pambianco magazine 109

Uniscono la potenza di principi attivi estratti dalla vigna a texture ultrasensoriali. Sono le nuove quattro maschere Caudalíe. Istante Detossinante per ridare vita alle pelli stressate. Idratante per donare morbidezza e rassodare. Peeling Glicolico per trasformare l’incarnato con un colpo di luce. Purificante per riequilibrare le pelli più miste e

grasse. Ci piacciono tanto anche perché i tubetti sono in plastica riciclata e il cappuccio in legno proviene da foreste a gestione sostenibile; inoltre parte del fatturato verrà devoluto ad associazioni ambientaliste. (75ml, € 22)

1 MARLIES MÖLLER. Marine Moisture Shampoo nutre il capello e trae, dalle profondità dell’oceano, gli  ingredienti attivi per donare splendore: gli estratti di alghe rosse donano idratazione ed energia, la chitina fornisce un effetto antistatico ideale per modellare i capelli, l’estratto di perla rinforza ed aumenta l’elasticità. (200ml, € 26)

2 RENé FURTERER. È un trattamento d’urto da utilizzare per un mese, una o due volte la settimana, la Maschera Effetto Rinascita Estrema, della nuova linea Absolue Kératine, che, grazie ad un trio di attivi naturali (cheratina vege-tale, biocimentina e olio di camelina), rigenera e ristruttura i capelli stressati, lasciandoli morbidi, lucenti e più resistenti. (200ml, € 49,90)

3 AVEDA. Ammorbidisce i capelli e riduce l’effetto crespo la nuova maschera Smooth Infusion Smoothing Masque, ricca di ingredienti emollienti vegetali che creano una barriera attorno al capello, lisciando e idratando le cuticole. (150ml, € 33)

4 ALDo CoPPoLA. Riflessante vegetale per capelli, senza ammoniaca né sostanze ossidanti, Infusion si vaporizza dopo lo shampoo per ravvivare ed enfatizzare i riflessi e non va risciacquato. Disponibile in 3 nuance (Miami, Capri e Marrakesh), ha una formula, ricca di zuccheri e proteine vegetali, per mantenere i capelli sani, corposi e luminosi. (100ml, € 45)

5 TESTANERA. Per capelli sfibrati o con poco spessore, Gliss Hyaluron Filler Siero rigenera e dona morbidezza e corposità grazie alla formula rivoluziona-ria con complesso ialuronico, che riempie dall’interno la struttura dei capelli danneggiati. Da applicare, dalle radici alle punte, senza risciacquare. (€ 8,90)

6 ACCA kAPPA. Realizzate in gomma naturale con spilli dalla punta arroton-data, le nuove spazzole districano senza tirare o spezzare il capello, mentre effettuano sul cuoio capelluto un piacevole massaggio, che stimola la micro-circolazione. 

CAPELLI DA RED CARPET

GIVENCHY. Un nuovo astuccio più alto e sottile, con un lussuoso rivestimento di pelle nera per Le Rouge à Porter, disponibile in 16 nuove tonalità. Unisce, alla colorazione intensa del ros-setto, un’azione emolliente, grazie ad oli ultrafini, sfere di acido ialluronico e cere naturali, che illuminano e pro-teggono. (€ 33,50)

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SI AVVALE DELLA INNOVATIVA SCIENZA MICROFLUIDICA IL NUOVO HYDRA BEAUTY MICRO SéRUM DI CHANEL. SI TRATTA DI UN SIERO IDRATANTE CHE CONTIENE, ALL’INTERNO DELLA FORMULA, VERE E PROPRIE MICROSFERE DI PRINCIPIO ATTIVO LIPOSOLUBILE: LA CAMELLIA ALBA OFA. LE MICROSFERE DI CAMELIA SI FONDONO SULLA PELLE AL MOMENTO DELL’APPLICAZIONE, PER UN’AZIONE IDRATANTE E RIMPOLPANTE. NEL CUORE DELLA FORMULA VENGONO MANTENUTI I PRINCIPI ATTIVI “STAR” DELLA LINEA HYDRA BEAUTY, LA CAMELLIA ALBA PFA, CHE PRESERVA LE RISERVE IDRICHE DELLA PELLE, E IL BLUE GINGER PFA, UN POTENTE SCUDO ANTIOSSIDANTE. (30ML, € 81)

Relax in maschera

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110 pambianco magazine 14 aprile 2015

VICHY parla al cuore delle donnedi Chiara Dainese

“La grande forza di Vichy risiede principalmente nella sua capacità di parlare direttamente al cuore delle donne, i cui desideri e bisogni sono da sempre al centro della sua strategia di marca”. Così esordisce Annalisa Corbia, marketing director di Vichy. Questo elemento è facil-mente rintracciabile nello stile comunicativo del brand, “che ha saputo evolversi nel tempo proprio in funzione alle esigenze delle sue consu-matrici, definendo chiaramente il suo posizionamento”, ha continuato Corbia.

Come comunica Vichy con le sue consumatrici?Proprio come la donna di oggi, che esige un prodotto di qualità e dalle elevate prestazioni, senza rinunciare alla piacevolezza del trattamento e alla sua gradevolezza estetica. Una marca vicina al linguaggio delle donne e in completa affinità con il canale distributivo di riferimento: la farmacista, l’addetta del reparto dermocosmetico e il loro consiglio specializzato sono il partner d’eccel-lenza di cui Vichy si prende cura giorno dopo giorno, dando vita ad una vera e propria sinergia vincente. “Comunicazione” è sinonimo anche di “media”: Vichy è da tempo protagonista indiscussa sui principali mezzi di comunicazione quali web, stampa, tv e radio, che ricoprono un ruolo centrale nella sua strategia.

Parlando di Vichy si parla sicuramente anche di innovazione…Pioniera nelle novità in ambito di trattamenti viso, la marca ha sapu-to selezionare i migliori attivi presenti all’interno di questi prodotti per creare una gamma corpo dall’efficacia strabiliante. Una capacità unica di sorprendere. Ideal Body, Pureté Thermale e Idéalia Skin Sleep sono le novità del 2015 simbolo della rinnovata immagine di Vichy. Innova-

zione formulativa e piacevolezza dell’esperienza cosmetica sono i punti di forza che accomunano questi lanci. Aspetti che trovano piena sintesi con una marca che si pone davvero l’obiettivo di rispondere ai desideri di bellezza di ogni donna, attraverso un’immagine essenziale, fresca e dinamica. Una donna che non si accontenta di un trattamento corpo che sia in grado di idratare la pelle, ma vuole anche un prodotto ras-sodante e levigante: da qui nasce Ideal Body. Una donna che caratte-rizzata da una routine intensa, diversificata, con sempre troppo poco tempo per prendersi cura di sé in modo ottimale: da qui il rinnovo di Pureté Thermale, la pulizia viso pensata per rispondere alle esigenze di “tempo” di ogni donna. E per finire in bellezza, Idéalia Skin Sleep, non un trattamento viso, ma ‘IL’ trattamento viso, dedicato a tutte le donne che per il loro stile vita dormono poco o dormono male.

Nel 2015 su quali canali puntate per crescere?Nel 2014 Vichy ha consolidato la sua leadership sulle categorie da sem-pre strategiche per la marca, come creme viso, solari e capelli. Come si è potuto evincere da questi primi mesi, nel 2015 Vichy ha messo a punto una strategia precisa nell’ottica di conquistare anche quei mer-cati ad oggi di minore importanza per il suo portfolio, ma che sono in-vece rilevanti per il business della farmacia: il lancio di Ideal Body va esattamente in questa direzione. La strategia della marca continuerà ad essere doppia, creando una sinergia tra i canali di comunicazione ed il punto vendita. Da una parte, comunicheremo al consumatore attraver-so i media, dall’altra parte, non possiamo rinunciare al coinvolgimento del farmacista e della responsabile dermocosmetica che, per il valore del loro consiglio professionale e personalizzato orientano il consuma-tore verso un acquisto consapevole ed adeguato alle proprie esigenze.

in collaborazione con

VIChy SI PRESENTA oGGI CoME LA MARCA “hEALThy ChIC” DELLA FARMACIA, UN BRAND ChE PRoPoNE PRoDoTTI DALL’EFFICACIA PRoVATA IN UNA VESTE GLAMoUR E MoDERNA.

dall’alto a sinistra: ideal body olio, linea pureté thermale e in

basso idéalia skin sleep di Vichy.

a destra: annalisa Corbia.

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Un misterioso alfabeto costituito da 160 personaggi: angeli, demoni con il volto di animali, figure trafitte da un fulmine, uomini che portano sulle spalle la loro ombra o scrutano nei segreti del libro. Per la sua prima esposizione a Venezia Grisha Bruskin, uno dei più importanti artisti russi viventi, ha scelto il progetto ‘Alefbet’: cinque grandi arazzi (2,80m x 2,10) rappresentano il cuore della rassegna, cui si giunge esaminando in precedenza i disegni preparatori dell’artista, i gouaches e 6 dipinti, ossia le diverse tappe in cui si è articolato questo complesso ‘archivio del segno’. Una sintesi densa, che fa memoria di una millenaria tradizione, quella ebraica del Talmud e della Kabbalah, nel momento stesso in cui la rivela come possibile e permanente chiave di lettura simbolica della nostra storia e del nostro presente. ‘Alefbet’ è una rassegna di forte impatto visivo che coinvolge il visitatore grazie al supporto di apparati multimediali, realizzati in collaborazione con CamerAnebbia-Milano di Marco Barsottini. La mostra che si tiene a

l’AlfAbeto dellA memoriA di brUSKiN

direttore responsabile Carlo pambianco

direttore editoriale david pambianco

redazionerossana Cuoccio (coordinamento), Marco Caruccio, paola Cassola, Chiara dainese, Vera grassia, Caterina Zanzi

collaboratoriMilena bello, Claudia Cogliandolo, anna gilde, andrea guolo, fosca palumbo, luca testoni

MAGAZINENUMERI, FATTI E PROTAGONISTI DELLA MODA E DEL LUSSO

grafica e impaginazioneMai esteve, dalila longo

cover projectanna gilde

pubblicitàalessia bresciani, Camilla Ceruti (edizione russa), lia lasagna, Maureen punzina, paola novati (design)

[email protected]@[email protected] 02.76388600fax 02.784117

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Venezia fino al 13 Settembre, è promossa dal Centro Studi sulle Arti della russia (CSAr) di Ca’ Foscari, ed è curata da Giuseppe Barbieri e Silvia Burini in collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia.

paola Cassola (coordinamento)

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