Onstage Novembre

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ON STAGE magazine SKUNK ANANSIE WHITE LIES ROBBIE WILLIAMS EDITORS n°25 novembre '09 RENATO ZERO GIANNA NANNINI EROS RAMAZZOTTI LAURA PAUSINI DEPECHE MODE GREEN DAY MUSE

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Laura Pausini, Eros, Renato Zero, Green Day

Transcript of Onstage Novembre

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SKUNK ANANSIE WHITE LIES ROBBIE WILLIAMS EDITORS

n°25 novembre '09

RENATO ZEROGIANNA NANNINIEROS RAMAZZOTTILAURA PAUSINIDEPECHE MODEGREEN DAYMUSE

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Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine

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MILANOBar CarducciBar MagentaBar RattazzoBeigeBhangraBarBiblioteca SormaniBlancoBondCargoColonialCuoreDeseoExploit Frank Café Fresco ArtFrida Cafè Good FellasIedItem JamaicaJanga CafèJulien Café KapuzinerLa Bodeguita del MedioLa voglia diLe Coquetel LelephantMilano CafèMetropolisMom MorgansMoveNoir CafèPacino CaféRadetskyReefelRoialto Café Sergent Peppers Skip IntroStardustTrattoria ToscanaTurnèTwelveUnionVoloYguana

ROMA200 gradi3 jolì american bar AnimaBaliCircolo degli artistiLatte piu’ Comingout Club 32 Express St’a Salotto 42 Emporio caffe’ Chakra caffe’ Caffe’ friends Stairs club Freni e frizioni Casina dei pini Mom art

Le sorelle Sugar Caffe’ letterario BlobBlow clubBookBrasiaBulldog innCharity cafè Club akabDeja’ vuDistillerie clandestineFashion bar FoncleaGregory’s jazz clubGustoI giardini di adoneIl Bidone Il boomLa locanda bluesL’alibiLe Coppelle 52Penny Lane Pride Pub Friend’s Art Café Birreria Martini Birreria Marconi Antilia Trillo PubFata MorganaCrazy Bull Take it easy café Simposio Mondo Perduto Pub Tumbler Black Falcon Roma Q’s Pub Barbagianni Rock Castle Café Old Trafford Coyote On The Rox Morrison’s JamboreeIl Barone Rosso Lettere cafèL’infernottoLiving room cafèLocanda atlantideMagnolia Meo pinelliMicca clubMojbhaNag’s headNew scarabocchioOpen music cafè Open wine cafèOre 20Punto g Secrets cafèSgt. pepper’s pubSotto casa di andreaSotto sottoTam tam Tantra pop galleryTrinity collegeTumblerVinoteca novecentoZen.0

ONSTAGE MAGAZINE_ON TOUR_NOVEMBRE 2009

GREEN DAY: 10/11 MILANO, 12/11 TORINO; DEPECHE MODE: 26/11 TORINO; MUSE: 04/12, GIANNA NANNINI: 09/11 TORINO,13/11 MILANO, 14/11 MILANO; LAURA PAUSINI: 17/11 TORINO, 20/11 MILANO, 21/11 MILANO, 27/11 ROMA, 28/11 ROMA; EROS RAMAZZOTTI: 21/11 ROMA, 22/11 ROMA, 24/11 ROMA, 25/11 ROMA; RENATO ZERO: 13/11 ROMA, 14/11 ROMA, 16/11, 17/11 ROMA, 29/11 TORINO, 30/11 TORINO

Direttore ResponsabileEmanuele Vescovo

Direttore EditorialeDaniele [email protected]

Art DirectorFederico [email protected]

Progetto graficoInedit srlvia Pietrasanta, 12 20143 [email protected]

GraficaKarin [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Andrea Beretta, Susanna La Polla, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Gianni Olfeni, Aurelio Pasini, Tommaso Perandin, Francesco Prandoni, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini.

PubblicitàAreaconcerti srlvia Carlo De Angeli, 320143 Milanotel. 02.533558Luca [email protected] [email protected] Casieri [email protected] [email protected]

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia RomagnaEver Est s.n.c.via Roma 5/A - 35010 Limena (PD)Tel. 049.8849246 [email protected] Pubblicità Lazio, Umbria, MarcheDownload ADV srlvia Sardegna 69 - 00187 RomaTel. 06.42011918Fax [email protected]

RedazioneFrancesca [email protected]

StampaCentro Stampa Quotidiani SpaVia dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

DistribuzioneMario [email protected]

Webhttp://www.onstageweb.comhttp://www.mylive.it

Onstage MagazineRegistrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

editoriale/ NoVeMBre

Certificazione diqualitàdi Daniele Salomone

State per leggere uno sfogo. Uomo avvisato mezzo salvato.Ho deciso di approfittare dello spazio che editori fin troppo comprensivi (o incoscienti?) continuano a concedermi per sfogarmi. C’è una questione che mi sta particolarmente a cuo-re e che facendo questo lavoro (per spiegazioni in merito rivolgersi sempre agli editori di cui sopra) affronto quotidianamente. Non sopporto la tendenza a promuovere, presentare, ricordare, definire un artista in base alla quantità di dischi che ha venduto o alla posizione e alle settimane passate in classifica oppure ai premi vinti. Numeri, cifre, unità di misura non bastano. E le canzoni? E lo stile? E le abilità tecniche? E la capacità di emozionare? Non sono questi i parametri che definiscono la grandezza di un artista? Sembra quasi che un musicista è bravo perchè passa mesi nelle chart e vende ancora di più, ma è esattamente il contrario. Sia chiaro, è un problema tutto degli addetti ai lavori (stampa, discografiche e compagnia bella) il pubblico non c’entra nulla. Fortunatamente non sono certo i numeri ad influenzarci quando decidiamo di comprare un disco o di scaricarlo, più o meno legalmente. Recentemente ho dato una sbirciatina alla pagina web di MTV dedicata agli European Mu-sic Awards 2009, in programma il 5 novembre a Berlino. Apro una parentesi: trovo sia una puntuale lente di ingrandimento sui gusti delle generazioni più giovani. E poi, dai Muse a Beyoncè, dagli U2 a Lady Gaga, non si può certo dire che l’evento e la gara siano in difetto quanto a musica e spettacolo. Ma torniamo alla pagina web. Non me ne vogliano gli autori, ma per tutti gli artisti (in gara o ospiti) si ottengono quasi solo informazioni a carattere quan-titativo. I Killers sono in nomination come “best alternative” perché hanno venduto milioni di copie o perché hanno scritto “la canzone perfetta” (dichiarazione di Chris Martin, leader dei Coldplay, a proposito di Human)? I Black Eyed Peas gareggiano per il premio “best song” perché I Gotta Feeling ha fatto ballare mezzo mondo o perché sono stati in classifica 3 mesi? E’ la qualità che fa la differenza e consente di creare quantità (musicalmente parlando, s’in-tende, ma non solo).Se sfogliate Onstage di questo mese, come anche quelli precedenti, i “freddi” numeri li trova-te, eccome. Detta così, sembra l’apologia dell’incoerenza. Il punto è che si tratta solo di piccoli riferimenti in mezzo alle pagine di quello che considero una sorta di romanzo. Un racconto popolato di grandi artisti, di canzoni, di spettacolari performance e, perché no, imprese. Ma soprattutto di emozioni. E le emozioni non si quantificano.

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TURN THE WORLD UPSIDE DOWN.

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8 INDICE/ NovEmbrE

ontourGli appuntamenti live da non perdere: Gossip, Placebo, Simple Minds, Massive Attack, Marilyn Manson e chi più ne ha più ne metta.

rock 'n' fashionOspite della rubrica moda di questo mese è Florence Welch, futura diva. Stilosa e sexy, è la stella emergente della musica britannica.

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coming soonArriva il freddo e le scimmie artiche migrano in Italia alla ricerca di un po’ di calore. Con loro i Franz Ferdinand e i sempreverdi Europe.

what's newTorna Robbie Williams e gli Editors passano al synth-rock. Chissà se piacciono al “nemico pubblico” Johnny Deep. Male che vada, c’è sempre il basket.

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onstage chiama

Continua l’amore infinito tra Onstage Magazine e Radio Deejay. E’ il turno di Marisa Passera, che di musica non sa un’acca.

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deejaydeejay

rubriche

Laura PausiniNel bel mezzo della tournèe americana, Laura ci ha parlato del suo fantastico momento, artistico e umano. Che ven-tata di ottimismo!

Renato ZeroEra Zero ed è rimasto Zero. Decade per decade ripercorriamo le evoluzioni di un artista sempre controcorrente, ma comunque vincente.

Eros RamazzottiCerte storie non finiscono mai. Come quella tra Eros e i suoi fan, documentata dal report della prima data del nuovo tour mondiale, a Rimini.

Gianna NanniniDavide Tagliapietra, bravissimo chitar-rista e punto di riferimento della band della rocker toscana, ci ha presentato la “sua” Gianna.

Depeche ModeUn cicerone speciale (Andy) ci ha gui-dato negli abissi del mondo depechiano mentre un fan vip (The Niro) raccontava “la prima volta” con Gahan&Co.

Green DayMa i punk non erano quelli mene-freghisti e strafottenti? Una volta, forse. Oggi flirtano persino con l’arte. E noi lo alimentiamo, questo flirt.

MusePer una sviolinata come si deve al trio inglese abbiamo coinvolto un addetto ai lavori. Pier dei Velvet si è dichiarato a Matt, Chris e Dominic.

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Massive Attack07/11 Milano 08/11 Conegliano (Tv)

Wilco13/11 Firenze

This Is War, titolo dell’ultimo album dei 30 Seconds To Mars (in uscita a dicembre), non vuole essere una provo-cazione di politica internazionale, ma espressione dello spirito con cui Jared Leto e compagni hanno lavorato alla composizione dei brani. Il titolo tradisce il conflitto inte-riore che li ha travolti per decidere i 20 brani da salvare e includere nel nuovo disco tra i 120 che avevano a disposi-zione. Anteprima live il 15 novembre ai Magazzini Gene-rali di Milano, concerto che già a metà ottobre registrava il tutto esaurito. Ai tempi del debutto, undici anni fa, i 30 Seconds To Mars hanno dichiarato che il nome della band esprimeva lo stato d’animo di allora. Oggi sono de-cisamente atterrati. Mission accomplished.

30 Second To Mars15/11 Milano

Il mistero attorno al prossimo album dei Massive At-tack si infittisce e cresce l’attesa. Inizialmente doveva uscire dopo l’estate, ma poi la pubblicazione è stata rimandata ai primi mesi del 2010 e i fan sono stati am-mansiti con l’uscita ai primi di ottobre dell’EP Splitting The Atom. Ben vengano i due concerti di Milano e Co-negliano Veneto, un’occasione per capire che direzio-ne sta intraprendendo il duo inglese e cosa ci riserverà il prossimo disco, il cui titolo, secondo quanto sugge-rito da Robert del Naja stesso, potrebbe essere Weather Underground.

A soli due anni di distanza da Sky Blue Sky del 2007, i Wilco tornano con un nuovo album (Wilco) e un nuo-vo tour. Pubblicare un album omonimo per un artista spesso significa rinsaldare il proprio status e confer-marsi al pubblico. E’ proprio questa la chiave di lettu-ra con cui andare a vederli dal vivo a Firenze: godersi i Wilco di sempre, maestri nel rimanere al passo coi tempi pur lasciando i piedi ben piantati nella tradizio-ne. Nella serata fiorentina i Wilco sono accompagnati dai Greezly Bear, promettente band statunitense che ha appena pubblicato l’album Veckatimest, giudicato uno dei migliori del 2009.

Gossip. Per definizione, una voce che può divertire ma che è anche un po’ irriverente, che solletica il nostro animo e la nostra immaginazione. Proprio come la voce di Beth Ditto, cantante dei Gossip, appunto. Tanto più che Heavy Cross, dopo essere stato il tor-mentone di quest’estate, ce la siamo ritrovati come colonna sonora dello spot di una nota azienda di telefonia. Mica male per una band che si è sempre presentata con quell’im-magine un po’ arrabbiata che è tipica dell’integralismo punk. Fatto sta che i Gossip, dopo l’MTV Day dello scorso settembre, tornano in Italia, il 23 novembre al Palasharp di Mi-lano. Successo a parte, non c’è dubbio che la grinta accumulata in anni e anni di gavetta nella scena indie sia rimasta intatta e Beth conta di scatenarla sul palco: “In Europa siamo stati accettati dal mainstream e questa per noi è una divertente sorpresa, ma anche uno stimolo per cercare di presentare sempre, quando ci esibiamo dal vivo dalle vostre parti, il lato migliore di noi stessi: suonare più forte, con più coraggio, con più vitalità”. Non c’è dubbio, le premesse sono ottime.

The Gossip Placebo23/11 Milano 29/11 Bologna 30/11 Milano

E’ tempo di cambiamenti epocali in casa Placebo. Battle For The Sun, uscito a giu-gno, è il cardine di una svolta necessaria, di una risalita dal buio verso la luce. “Eravamo un gruppo molto triste e fermarci sembrava l’unica soluzione possibi-le” ci ha raccontato qualche mese fa Stefan Olsdal, bassista e co-fondatore della band inglese. “Invece abbiamo intrapreso la strada del cambiamento e siamo ri-usciti a ritrovare di nuovo l’entusiasmo”. Dopo aver pubblicato un greatest hits, Placebo: 10th Anniversary (2006), Brian Molko & company si sono resi conto di essere arrivati ad un punto di non ritorno. Ma invece che mollare, hanno rilan-ciato. Con l’arrivo del giovanissimo Steve Forrest alla batteria (ha solo 22 anni) e l’adozione di un sound più solare hanno dato vita ad un progetto artistico nuovo di zecca, che si lascia alle spalle i toni cupi di Meds per parlare di ottimismo e gio-ia. I live della band inglese sono sempre stati di grande impatto: aggiungiamoci la curiosità di scoprire come convivono i nuovi Placebo con i “vecchi” e la pappa è pronta.

Edison cambia la musica

Aiuta Edison a diffondere l’idea del risparmio energetico partecipando a Edison – Change the Music, il progetto che si propone di promuovere la sostenibilità ambientale nel mondo della musica! Partecipando alla community onli-ne (edisonchangethemusic.it) e alla redazione del Green Music Book, puoi suggerire comportamenti e proposte per ridurre l’impatto ambientale degli eventi musicali. Inoltre, Edison ha indetto un contest per le band di gio-vani artisti emergenti: il vincitore si aggiudicherà un tour promozionale. Come partecipare? Basta inviare 2 file audio via posta o tramite il sito: una giuria composta da artisti e operatori del settore musicale è pronta a sceglie-re i meritevoli di esibirsi durante il concerto di chiusura dell’iniziativa, che si terrà a Milano il 23 novembre!

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Paolo Nutini

Backstreet Boys

Acclamatissimo da critica e pubblico, Paolo Nutini torna in Italia con l’al-bum Sunny Side Up dopo il bagno di folla di due anni fa al Rolling Stone di Milano. “S’intitola così perchè voglio mantenere un feeling positivo”. Paolo ha abbandonato i toni graffianti di These Streets ed ammette che le atmosfe-re dolci e sospese di questo disco, che tanto ricordano Marvin Gaye, stan-no cambiando anche il suo modo di relazionarsi con il pubblico durante i concerti: “Mi dico, ‘Fai che la band provi quello che senti tu e allora anche il pubblico proverà le stesse cose’. Credo che la musica sia un bel mezzo affinché ogni uomo, che stia suonando o solo ascoltando, possa dare voce al suo lato vulnerabile”. In Italia l’album è stato accolto molto bene e la na-turale conseguenza sono le quattro date di novembre: occasioni per testare la crescita artistica di questo ventiduenne che è nato in Scozia ma sembra cresciuto nelle terre del soul made in Usa.

Dall’alto dei loro trentuno anni di carriera e dei loro quindici album in studio, i Simple Minds hanno deciso di osare con un disco che per loro stessa ammissione dà inizio ad una seconda vita: “Volevamo far combaciare il nostro tren-tesimo anniversario con l’inizio di una nuova fase e avevamo bisogno che l’album avesse un suono fresco, potente e pieno di ottime canzoni pop. Qualcosa che desse nuova linfa al fatto che

suoniamo insieme da tre decenni” ci raccontava Jim Carr qualche mese fa. Non a caso quindi i concetti di Graffiti Soul (uscito a fine maggio) e del tour con cui lo stanno promuovendo sono quelli del viaggio e della ricerca. Temi che hanno spinto i Simple Minds ad esplorare nuove possi-bilità a prescindere dal palmares. Senza dimen-ticare lo stile che li contraddistingue: del resto, è necessario perdersi per poi ritrovarsi.

This Is Us Tour. Si presentano così i Backstreet Boys, senza giri di parole né grandi presentazioni. E infatti non ha bisogno di titoli altisonanti o di arzigogolate introduzioni un gruppo che ha venduto complessivamente nel mondo 75 milioni di dischi e dato voce a una dozzina di successi Top 40. Sembra l’altro ieri quando i teenager di mezzo mondo canticchiavano As Long As You Love Me, una delle loro hit più famose; proprio per questo i ragazzi (che nel frattempo sono rimasti in quattro per il pacifico abbandono di Kevin Richardson) vogliono riproporre il sound che li ha resi famosi ne-gli anni Novanta, contestualmente adattato ai nuovi tempi e arricchito dalle esperienze musicali che nel frattempo hanno vissuto come solisti. Per fare (e far fare) un salto nel tempo.

24/11 Roncade (Tv)26/11 Milano

27/11 Firenze28/11 Roma

24/11 Milano

Simple Minds05/11 Firenze06/11 Ancona

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Marylin Manson

Il Reverendo, come lo chiamano i suoi fan, torna a provocare con The High End Of Low, uscito a maggio per la Interscope Records. Per l’occasione, Marylin Manson ha ricomposto la formazione dello storico successo Antichrist Superstar, richiamando Twiggy Ramirez dai Nine Inch Nails. Per il momento questo resta l’album della discordia: c’è chi lo ha giudicato poco brillante e chi lo ha ac-colto come un piacevole ritorno al sound di Mechanical Animals. Quel che sembra essere certo, è che ci troviamo di fronte ad un Marylin Manson più umano, quasi addolcito (per quanto si possa usare un termine simile associato a uno come Manson), probabilmente in conseguenza delle vicissitudini legate al divorzio da Dita Von Teese. Manson, Anche se in maniera diversa, continua a far parlare di sé e a provocare. Tutto a posto, quindi.

26/11 Villorba 27/11 Milano

Nokia X6 PartyNokia ti invita all’esclusivo party del 25 novembre ai Magazzini Generali di Milano per festeggiare il lancio del nuovo telefono Nokia X6! L’evento parte alle 20.30 ed è gratuito per tutti coloro che si accreditano attraverso l’apposita pagina del Nokia Music Store (http://music.nokia.it). La serata comincia con il rock dei Noisettes, trio sperimentale inglese fresco di nuovo album: Wild Young Hearts è uscito il 2 ottobre ed è stato ottimamente accol-to dalla critica (anche da noi di Onstage Magazine, vedi recensione a pagina 66-67). A seguire, il live di Cesare Cremonini: reduce da un anno fantastico, in cui ha do-minato le classifiche con cinque singoli estratti da Il primo bacio sulla Luna (uscito a settembre 2008), l’ex Lunapop ha raggiunto la piena maturità artistica. Cesare ha trovato la sua formula magica: alla ottime capacità compositive che conoscevamo da tempo ha aggiunto una ricchezza di suoni che fanno di lui un artista decisamente origina-le, imprevedibile. A quasi un anno di distanza dal sold out dello scorso dicembre, Cremonini è ancora una volta protagonista assoluto della notte milanese. Dopo di lui, gli strumenti finiscono nel backstage perché è tempo di ballare con il set di Bushwacka! Appuntamento ai Ma-gazzini Generali di Milano con il Nokia X6 Party!

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12 FACE2FACE/ SKUNK ANANSIE di Marco Rigamonti

Ci voleva una lunga pausa per restituirci gli Skunk Anansie in ot-timo stato. La band inglese si è allontanata delle scene nel 2001 per evitare di ridursi a brutta copia di se stessa. Otto anni dopo, il recupero è compiuto, c’è di nuovo grande confidenza e si è riac-cesa la passione che brucia dentro ogni artista che si rispetti. Del resto, il tempo è tutto per tutti, parola di Skin.

Il giusto timing

Skunk Anansie Live

MilanoFirenze

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“ Un musicista deve formarsi con il tempo e poter sba-gliare. Esattamente quello che non avviene a X-Fac-

tor, dove chi vince viene sparato in aria e rischia di trovarsi con il culo per terra

I n passato hai dichiarato che le reunion ti fanno tristezza. Ma adesso è il vostro turno…Quella parola suona come “ultima chance”. In effetti è proprio quello che ca-pita alla maggior parte delle band. Fortunatamente noi siamo ancora giovani perché si arrivi a pensare una cosa simile. In più ci siamo presi il tempo ne-

cessario per capire se era veramente il caso di rimettersi insieme. Le nuove canzoni del greatest hits (Smashes And Trashes, recensione a pag. 74-75, nda) servono proprio per scongiurare un feeling nostalgico e sottoscrivere una dichiarazione per il futuro: non stiamo pubblicando una raccolta per poi scomparire, noi ripartiamo da qui.

Avete mai avuto paura di perdere la passione per la musica?Ci siamo presi una lunga pausa perché c’era questo rischio. Quando stai in una band non puoi vederlo come un semplice lavoro; non basta eseguire, ti serve un’energia extra che viene proprio dalla passione. Se ad un certo punto cominci a non comunicare, se quando giri per il mondo ti senti uno straniero sul bus, forse è il caso di mollare il col-po. Ed è stata una decisione giusta, perché così facendo non abbiamo messo la nostra band in cattiva luce scrivendo album inutili o proseguendo il nostro cammino senza passione.

attitudine potevano essere i nostri eredi sono i Noisettes. Ma dopo il primo disco hanno cambiato direzione e non mi fanno più impazzire.

Cosa è cambiato all’interno del gruppo rispetto alla vostra “prima vita”?Due cose fondamentali. Innanzitutto, tutti i membri della band sono migliorati, svilup-pando le proprie qualità grazie ad esperienze nuove, nessuno è stato con le mani in mano. E questo ha portato anche al secondo cambiamento: c’è più organizzazione tra noi quattro, pensiamo ed agiamo evitando di delegare a terzi. E’ come se avessimo più idee e fossimo più veloci a pensare. Ci autogestiamo, cosa fondamentale di questi tempi a mio parere.

A proposito di questi tempi, siete stati ospiti a X-Factor. Cosa ne pensi del program-ma?Penso che sia il modo più difficile per diventare famosi nella musica. Ci sono un sacco di contendenti e bisogna sfruttare il momento senza mai sbagliare un colpo. Inoltre chi vince viene sparato in aria all’improvviso e, se non sa imparare altrettanto velocemente, si ritrova con il culo per terra. Se sei un vero artista in teoria non dovresti partecipare, dovresti starne lontano. Un musicista deve formarsi con il tempo e avere la possibilità di sbagliare.

E delle reginette del pop di oggi cosa ne pensi?Le amo tutte! Sono davvero spigolose e bastarde, ed è proprio quello che ci voleva. E’ completamente inutile ostentare perfezione per poi sfaldarsi come è successo per esem-pio a Britney Spears. Mostrare i propri difetti senza vergogna è di gran lunga più inte-ressante. La musica pop può essere davvero troppo soft. Guardate Lily Allen invece, è una furia! Dice quello che pensa in maniera schietta e a volte volgare, è splendida!

Cominciate con l’Europa, a quando il prossimo tour mondiale?Non vogliamo correre prima ancora di aver ricominciato a camminare. Per prima cosa ci fermeremo a scrivere le canzoni per il nuovo album, che è una priorità. Nel frattempo faremo qualche festival, per divertirci e riprendere confidenza con il palco. A girare il mondo cominceremo a pensarci nel 2010, sempre che tutto vada secondo i piani.

In questi nove anni ti è mai capitato di accendere la radio o di guardare un video e pensare “Sto perdendo tempo, dovrei essere insieme agli altri a fare musica”? Magari qualche band in particolare ti ha fatto drizzare le orecchie ricordandoti gli Skunk…In ogni singolo istante, ascoltando qualsiasi tipo di suoni avevo quella sensazione. Non ho fatto niente per tre anni e in alcuni momenti non riuscivo nemmeno ad ascoltare mu-sica. E’ un po’ come uscire da un divorzio: dolorosissimo. Per quanto riguarda le band, devo dire che essendo noi molto particolari non ne ho sentite che si avvicinassero al nostro stile. Ovviamente ci hanno accostato a gruppi come Evanescence o Guano Ape; ma, senza offesa, non c’entrano niente con noi. Forse gli unici che per un discorso di

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IS COMING

DON’T MISS THE PARTY

MILAN, 25 NOVEMBER

Pubblic.: OneStage Magaz

Formato: 235x355

Data: 02/11/2009

Cliente: Nokia

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stampata n°

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Se vedi le cose da un punto di vista creativo devi sempre tendere a migliorarti. Dovremo metterci a

scrivere per il prossimo album e, qualunque successo possiamo avere avuto. dobbiamo cercare di fare ancora meglio

FACE2FACE/ WHITE LIES di Massimo Longoni

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Si muovono tra l’indie e il pop con una spruzzata di attitudine dark che aiuta a rendere tutto più misterioso e intellettuale. I White Lies hanno trovato la formula giusta (che li ha portati in testa alla classifica Uk con il primo album To Lose My Life) ma sono pienamente consapevoli di essere solo all’inizio. Ci ha raccontato tutto il bassista Charles Cave, raggiunto nel bel mezzo del tour americano insieme ai Kings Of Leon.

ome vi siete trovati a dover dividere il palco, e il pubblico, con i Kings Of Leon?Il tour finora è stato fantastico. Abbiamo suonato in posti che non avrem-mo mai avuto la possibilità di vedere. In questo momento ci troviamo a Nashville, nel Tennessee. A volte mettere insieme due band non è facile

ma in questo caso devo dire che è andato tutto bene e ne è venuta fuori una tournée dav-vero eccitante. Ci stiamo divertendo insieme e siamo diventati amici. Il prossimo tour europeo invece, concerti italiani compresi, vi vedrà completamente protagonisti.E’ tutta un'altra cosa perché si tratta del nostro tour e del nostro show come headliner. E' parecchio tempo che non facciamo spettacoli da soli, a dire il vero da quando abbiamo pubblicato il disco di occasioni ce ne sono state davvero poche e comunque in posti piccoli. Quindi per noi è davvero emozionante, è una sorta di ritorno.

Che effetto fa ottenere il successo così improvvisamente?Devo dire la verità, non ho avuto molte occasioni per mettermi a pensare se abbiamo dav-vero avuto successo oppure no e cosa significhi avere successo. Per come la vedo io, essere un artista, un musicista, significa non essere mai davvero felice perché non puoi mai ac-contentarti di ciò che hai. Se vedi le cose da un punto di vista creativo devi sempre tendere a migliorarti. Alla fine di quest'anno dovremo metterci a scrivere per il prossimo album e qualunque successo possiamo avere avuto dobbiamo cercare di fare ancora meglio.

Ok, ma quando vi siete trovati al numero uno della chart inglese un po' contenti lo sarete stati, o no?E' stata una cosa totalmente inaspettata. Noi non pensavamo nemmeno che l'album sa-rebbe entrato nella top five, puoi immaginare quando abbiamo visto che nei giorni dopo l’uscita è andato di botto in testa. Una sorpresa enorme. Eravamo sicuramente felici ma allo stesso tempo increduli, una situazione surreale, quasi come fossimo in un sogno.

Molti trovano nella vostra musica diversi agganci con una certa scena anni 80. È una scelta voluta? Non ci siamo mai messi a tavolino a dire “ci piacerebbe fare musica come questa o quella band”. Sicuramente tutti ascoltiamo musica di continuo, ne siamo influenzati e tra le cose

che ascoltiamo maggiormente ci sono band di quel periodo. Però per noi la musica è una cosa molto personale che combina sogni, pensieri e le nostre personalità. Quindi è difficile spiegare come mai qualcuno ci associ così strettamente a un certo genere.

Cosa rende speciale gli Eighties? Negli ultimi tempi sono stati rivalutati anche da chi in passato ha considerato quel periodo come il più buio della musica.Credo che gli Ottanta siano stati anni particolari perchè la musica e le band che andavano in quel momento avevano un ché di drammatico. Molti artisti di quel periodo li associo a personaggi shakespeariani. Forse a guardarli oggi sembra un po' troppo, ma è indubbio che gran parte del loro fascino derivi da questa attitudi-ne. Se devo citare un gruppo di quel periodo che considero tra i miei preferiti, mi vengono in mente sicuramente i Talk Talk e soprattutto il loro album Spirit Of Eden. Ma anche i Tears For Fears e i Talking Heads sono band che amiamo moltissimo.

Mai accontentarsi

White Lies Live

RomaMilano

12/1113/11

Quale è stato fino ad oggi il momento più emozionante della vostra carriera?Ne indicherei due. Il primo spettacolo che abbiamo fatto, quando ancora non sa-pevamo bene cosa aspettarci e ci siamo trovati di fronte la sala piena, con i nostri famigliari e tutti i nostri amici. È stato molto emozionante. Su un'altra scala invece, un momento indimenticabile è stato la scorsa estate all'Open'er Festival in Polonia. Non eravamo mai stati lì e non pensavamo nemmeno ci conoscessero e invece ci siamo trovati di fronte 55mila spettatori che cantavano le nostre canzoni parola per parola. Davvero emozionante. Oltretutto quel giorno il nostro tour bus si era rotto e per quasi dieci ore non abbiamo nemmeno saputo se saremmo riusciti ad arrivare in tempo per il concerto. Quando siamo saliti sul palco eravamo piuttosto giù e devo dire che è stato un modo stupendo per ricaricarci.

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LivestyLe> di Susanna La Polla / foto: Giovanni de Sandre

L Ancora una volta hai ottenuto della nomination (come miglior album pop femminile e miglior regis-trazione) ai Latin Grammy Awards, in programma il 5 novembre a Las Vegas. Non solo, ci sono anche due candidature al Premio Oye in Messico come miglior solista femminile e miglior canzone per pel-licola o serie tv. Il tuo appeal sul pubblico sudameri-cano è enorme…Si è sempre dimostrato molto accogliente e caloroso nei miei confronti, proprio come lo è la loro terra, dove mi sento a casa. Mi piacerebbe che gli italiani la conoscessero meglio, perché a volte sembra abbiano un'idea un po' stereotipata. Il Messico, per esempio, è un paese bellissimo per cultura e tradizioni ma anche per modernità: Città del Messico e Monterey sono metropoli pulite e tecnologicamente più avanzate delle nostre. Ricevere queste nomination in pie-no tour, è stata proprio una bella sorpresa ed essere l’unica rappresentante italiana ai Grammy è per me un vero onore e allo stesso tempo una grande responsabilità nei confronti del mio paese. Quest'anno riceverò anche il premio per il miglior disco italiano in Europa ai World Music Awards a Montecarlo, un ulteriore riconoscimento che mi rende molto felice, anche se purtroppo non posso presenziare alla premiazione perché in quei giorni sono impegnata a Las Vegas per le prove della mia esibizione nello spettacolo La reve del Cirque du Soleil.

aura, come sta andando il tour? E’ un momento bellissimo. Sto facendo esattamente quello per cui sono nata, ovvero cantare dal vivo di fronte a un pubblico. Anche dopo 16 anni di carriera, continua a stupirmi, specialmente quando sono lonta-na da casa, che ci sia tanta gente che mi vuole bene. La mia band poi è

pazzesca, sono ottimi musicisti e grandi amici, compresi i tecnici e gli ingegneri che, no-nostante lo stress fisico e l'assenza delle persone a loro care, sono molto gentili e sereni. Tutto ciò è un privilegio, non sempre va così dopo tanti mesi di tour.

Il cd/dvd Laura Live (in uscita a novembre) documenta questa lunga tournée mondiale. Ci puoi anticipare qualcosa, soprattutto per quanto riguarda i contenuti extra del dvd?Amo i contenuti speciali, è la cosa che più mi incuriosisce di un dvd. Trovo affascinante vedere quello che succede prima e dopo lo show o durante la preparazione di un video. Per questo da anni ormai mi occupo personalmente di questa parte dei miei film. In Laura Live ci sono molti backstage, esibizioni live e alcuni video. Inoltre ho inserito i Laura's gifts, cinque canzoni che ho cantato in alcune tappe del tour e che non eseguirò più, in nessun’altra occasione.

Lo show dura oltre due ore con più di 30 brani in scaletta, come ti sei pre-parata fisicamente per affrontare una serie di spettacoli così dispendiosi?Faccio il possibile per seguire un regime alimentare serio ed equilibrato allo stesso tem-po, facendomi consigliare da un medico professionista. Non amo particolarmente la ginnastica, la mia attività fisica sono i concerti... più di due ore sul palco non sono male! Ciò a cui tengo maggiormente è mantenere una certa “forma” mentale per dare il me-glio di me stessa dal vivo. Durante la prima parte del tour mi allenavo con un program-ma di cardio-fitness insieme a Maria Grazia Salvo (la mia personal trainer), in questa seconda parte in America, invece, mi è molto difficile farlo visto che un giorno lo passo in viaggio e l'altro tra interviste e concerto.

Entusiasmante ed entusiasta, serena e rasseneran-te, Laura Pausini è un vortice di emozioni positive. Torna in Italia dopo aver girato l’America da un capo all’altro (e aver raccolto il solito enorme successo), ma non sembra che le fatiche di una tournèe lunghis-sima abbiano minimamente intaccato il suo innato ottimismo. Quando ancora si trovava oltreoceano si è concessa a Onstage con lo stesso mix di grazia e grinta che la contraddistingue sul palco.

IL MERAVIGLIOSO MONDO DI LAURA

Laura Pausini

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foto Federico Riva

19OS

Laura Pausini Live

RiminiMantova TorinoMilanoMilanoJesoloRomaRoma

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Il tour continua a dicembre, tutte le date a pagina 64

Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour di Laura!

Come?Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale pia-no tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 ([email protected]) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore

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20 livestyle/ laura pausini

Dopo aver ottenuto tutti i principali riconoscimenti ai quali un musicista può ambire c’è ancora qualche sogno nascosto nel cassetto di Laura?Certo! Anche per chi è fortunato come me i sogni non devono mai finire, perché smettere di sognare significa spegnersi. Sono sempre alla ricerca di nuove cose da conoscere e speri-mentare; sono certa che ce ne siano molte ancora, per cui farò di tutto per continuare a vi-vere con stupore. La responsabilità, la disciplina e la consapevolezza sono importantissime, ma se non sogni non te ne fai nulla.Hai duettato con grandissimi artisti come Ray Charles, Pavarotti e Charles Az-navour. Chi manca all’appello? Bè, ne mancano molti. Tra poco uscirà un bellissimo duetto con Claudio Baglioni, poi ho in progetto un disco dove ospiterò le artiste con le quali ho condiviso il palco di San Siro per l’iniziativa ‘Amiche per l'Abruzzo’. Amo lavorare con altre donne e vorrei ripetere quell’esperienza che ricordo con grande emozione e commozione. L’importante comunque è interpretare un duetto perché lo si sente col cuore e non per fini commerciali. E’ questo che mi ha permesso di godermi tutti quelli che ho fatto sinora, da Bublè a James Blunt, da Gilberto Gil a Miguel Bosè.Hai più volte dichiarato che la tua cantante italiana preferita è Elisa. Cosa ti piace di lei che le altre non hanno? Elisa è una sognatrice, l'ho conosciuta quest'anno al suo concerto di Milano. Da allora ci scriviamo e mi piacerebbe molto che venisse riconosciuta an-che all'estero per ciò che è, una bravissima artista italiana, perché se lo merita. L'ho incoraggiata ad affrontare la tournée di grande successo che ha fatto in America. Starei ore a sentirla cantare e mi piacerebbe avere la sua calma: quando mi è vicina sento che non ci possono esserci problemi. In realtà amo anche Giorgia, ho tutti i suoi dischi e conosco le sue canzoni a memoria. Lo stesso vale per Fiorella Mannoia e Gianna Nannini e inoltre ultimamente mi piace molto una giovane artista che si chiama Chiara Civello.Nella tua formazione musicale hanno avuto maggiore peso le grandi dive della musica internazionale o quelle italiane?Le mie origini sono italiane e non posso negarlo, ma sono una grande divoratrice di musica, spazio tra svariati generi e contaminazioni diverse, anche lontane anni luce dalle mie. Ho ascoltato con grande interesse Elis Regina, Caterina Valente, Etta James, Ornella Vanoni e Mina come anche Anna Oxa, Whitney Houston e Celine Dion.

Grazie al concerto-evento Amiche per l’Abruzzo, da te fortemente voluto e pro-mosso, sono stati raccolti 1.183.000 euro, destinati alla ricostruzione della

scuola elementare De Amicis di L’Aquila. Gianna Nannini ha detto che “come volevasi dimostrare, sono le donne a mandare avanti l’Italia”. Concordi? Hai rimproveri da fare a qualche rappresentante del sesso maschile? Mi trovo perfettamente d’accordo con Gianna ma non ho nessun rimprovero per i colleghi di sesso maschile. Sono molto fiera di noi donne che abbiamo raccolto tantissimi fondi, ma penso che tutto il mondo del pop abbia dimostrato grande generosità. Nonostante la mu-sica in questo momento stia attraversando un momento di crisi, che coinvolge molti artisti, siamo stati proprio noi cantanti a unirci e sentirci più forti per raccogliere tanti soldi per i nostri sfortunati compatrioti.

Ti sei esposta sui talent show dichiarando che alcuni concorrenti di X-Factor sono irrispettosi nei confronti dei maestri. Ti piacerebbe condurne uno?Il mondo della tv mi ha sempre affascinata, insisto però su un fatto: vorrei che le cose ve-nissero fatte al meglio. Sono stata ospite sia di X Factor che di Amici e in entrambe le occa-

sioni ho cercato di dare consigli ai ragazzi ricor-dandogli che devono rimanere umili e rispettare i professionisti che mettono a loro disposizione la propria esperienza. Se si accetta di partecipare ad un talent show si conoscono anche i professori coi quali si lavorerà, contestarli dopo è poco cor-retto. In generale comunque questi programmi mi piacciono quando sono concentrati sull'aspet-to artistico. Amo vedere la crescita dei ragazzi, le liti invece mi annoiano e cambio canale. Mi pia-

cerebbe molto condurne uno ma non potrei assicurare la mia presenza con continuità visti i miei molti impegni all’estero. Quando lavoro sono un treno ed esigo rispetto e professiona-lità, non potrei pensare di non assicurarli io per prima.

E’ vero che perlustri Myspace in cerca di talenti, soprattutto autori?E’ successo. Forse da gennaio, quando mi fermerò per un po’, ripeterò l’esperimento. Ades-so non ho tempo, visito solo il mio sito “laura4u.com”, dedicato al fanclub ufficiale, e Twit-ter (“officialpausini”). Avevo anche una pagina su Facebook ma non riuscivo a seguirla e quindi l’ho chiusa.

I fan ti chiamano “divina”, la tua casa di Solarolo è ora sede del fan club uf-ficiale ed è stata trasformata in una sorta di museo. Alcuni dei tuoi devoti sfio-rano la patologia (leggevo di un fan che costringeva la sua fidanzata a vestirsi come te e la chiamava col tuo nome). Ti è mai capitato di avere paura per la tua incolumità?

““ Anche per chi è fortunato come smettere di sognare significa spegnersi. La responsabilità, la disciplina e la consapevolezza sono importantis-sime, ma se non sogni non te ne fai nulla

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No, mai. Ho un rapporto molto forte e diretto con i miei fan, in modo particolare con tutti i ragazzi del fan club ufficiale. Con loro dialogo e scambio consigli. Dopotutto sono quella che sono anche grazie a loro. Ci sono persone che a volte hanno un po’ esagerato ma non le considero fan, in alcuni casi si può parlare di stalker (persone che perseguitano altre persone, nda)

Nel nuovo inedito Con la musica alla radio ribadisci l’idea che la musica è la colonna sonora della nostra vita. Quali brani hanno segnato la tua?Ogni momento della mia esistenza è legato ad un bra-no. Ora che sono in tour, per esempio, le canzoni che mi stanno accompagnando, a parte le mie, sono tutte quelle che mi fanno sentire più vicina a casa e agli amici. Mi tro-vo in un periodo un po’ inquieto per cui desidero soprat-tutto pace e calma, che riesco a raggiungere ascoltando assiduamente la bossanova.

Prosegue la tua love story con Paolo Carta. Quan-to è importante nella vostra relazione il fatto che condividiate lo stesso lavoro e la stessa passione per la musica? Abbiamo un rapporto solido basato sulla complicità e sul rispetto reciproco. Fare un lavoro come il nostro, che ti tiene lontano da casa e dagli affetti per lunghi periodi, contribuisce a rafforzare il legame con la persona che hai accanto. E in questo noi siamo ancora più agevolati perché lavoriamo insieme, condividiamo tutto. E’ fonda-mentale avere questi punti di contatto. Certo non è facile non staccarsi mai l’uno dall’altra, ma siamo molto diversi e se Paolo non fosse stato qui con me adesso sarei crolla-

ta. E poi sono orgogliosa di lui e del suo talento: Paolo è in nomination ai Grammy come produttore e autore di Invece no, alla faccia di tutte le malelingue che trovano sempre da ridire sulle collaborazioni tra fidanzati.

Hai detto più volte di voler diventare madre, forse avrai tempo per dedicarti alla maternità una vol-ta finito questo lunghissimo tour? La musica è una componente fondamentale della mia vita. Credo sarebbe impossibile metterla da parte anche se per un evento così speciale come la maternità. Mi pia-cerebbe tantissimo diventare mamma ma non credo che sia una cosa che si possa pianificare a tavolino. Sarà solo il destino a decidere. Certo, ho 35 anni e ancora non ho figli, ma non è tardi. E’ solo che non è così semplice. Forse ho già avuto tanto dalla vita. C’è una canzone del mio disco Primavera in anticipo che inizia con questa frase: “Io non chiedo niente più di quel che ho” e io canto vera-mente quel che sento!

“ Io e Paolo abbiamo un rappor-to solido basato sulla complici-

tà e sul rispetto reciproco. Un lavoro come il nostro, che ti tiene lontano da casa e dagli affetti per lunghi perio-di, contribuisce a rafforzare il nostro legame

““Mi giro a guardarli, i miei musici-sti, e mi sento davvero orgogliosa della band che ho messo insieme”. Così diceva la Pausini all’inizio del tour. Ecco l’dentikit dei magnifici 5 strumentisti che accompagnano Laura on stage. E non dimentichia-moci l’apporto fondamentale dei 3 coristi: Roberta Granà, Emanuela Cortesi e Gianluigi Fazio.

Laura canta, noisuoniamo

Paolo Carta, chitarreOltre ad essere il fidanzato-chitarrista di Laura, è un apprezzato autore (per la Pausini ha scritto, tra le altre, Invece No). Il rock è il suo mondo di ri-ferimento, ma Paolo è sempre stato aperto a tutti i generi musicali, come dimostrano la sua carrie-ra solista e le molte collaborazioni con artisti di culture differenti, da Celentano a Lionel Richie. E pensare che ha studiato chitarra classica!

Gabriele Fersini, chitarreLa storia di Gabriele inizia a Sanremo ’93, quando partecipa nella categoria “Nuove proposte”. In quell’occasione conosce Laura Pausini, ma il suo primo tour mondiale è al fianco di Eros Ramaz-zotti l’anno dopo. Nasce comunque una grande intesa sul palco e in studio con Laura: Fersini scri-ve molti brani della cantante (tra cui Che storia è) e arrangia album come Tra te e il mare.

Matteo Bassi, bassoLa prima esperienza ad alto livello arriva nel 1999, quando ha solo vent’anni, con Max Pezzali. Matteo è una scoperta di Claudio Cecchetto e Pier Paolo Pieroni, che lo convincono a lavorare anche su brani propri: nel maggio 2002 esce il suo primo album Vivo sulla luna. L’anno dopo si esibisce con Syria e comincia a collaborare con grandi artisti italiani, tra cui proprio Laura Pausini.

Emiliano Bassi, batteriaTutto comincia nel 2001, quando Emiliano, clas-se 1981, riceve una telefonata dal fratello Matteo, in quel periodo impegnato con Max Pezzali. Un mese dopo i due sono in Germania sul palco dell'Antenne Bayern Festival con l’ex 883 (di spal-la a Lionel Richie) davanti a 180.000 persone. Tre anni dopo Emiliano è per la prima volta a fianco di Laura Pausini, che accompagna ancora oggi.

Bruno Zucchetti, pianoforteBresciano, prossimo ai 40, Zucchetti è uno dei più apprezzati session man italiani, oltre che produt-tore e arrangiatore. Il suo pianoforte ha accom-pagnato molti tra i più grandi musicisti italiani, tra cui Antonello Venditti, Fabio Concato, Pooh, Mina, Marco Masini e Anna Oxa. Da qualche anno è uno dei punti fermi dell’affiatata band che accompagna la Pausini in giro per il mondo.

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Zero compromessiControcorrente o sempre due metri davanti a tutti. Il percorso artistico di Renato Zero non è mai stato parallelo alla storia del costume italiano: in 40 anni di carriera ha sempre fiutato prima di tutti l’aria che porta al successo. Eppure la strada verso la celebri-tà non è stata certo in discesa. Mentre lo ZeroNove Tour continua la sua marcia trionfale, ripercorriamo l’avventura di un giovane aspirante ballerino diven-tato un mito della canzone italiana.

Renato Zero Live

BolognaAnconaAnconaRomaRomaRomaRomaEboliGenovaGenovaMantovaTorinoTorino

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LivestyLe

Renato Zero

> di Roberta Maiorano

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foto Federico Riva

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60's

livestyle/ renato zero

“sei uno zero!”Lo scintillio della Swingin’ London ha raggiunto an-che l’Italia, attraverso i dischi dei Beatles e dei Rol-ling Stones e grazie alla rivoluzione di Mary Quant

(“l’alta sacerdotessa della moda degli anni Sessanta”, secondo lo scrittore Bernard Le-vin), che induce le ragazzine ad indossare la minigonna. In quest’atmosfera leggera e patinata si aggira all’interno di piccoli club della Capitale un giovane aspirante bal-lerino, tal Renato Fiacchini, che ama esibirsi travestito da soubrette, con calzamaglie lucide e colorate, canottiere e boa di struzzo. Personaggio alquanto strano, Renato ha solo 15 anni ma sembra fregarsene di qualsiasi insulto che proviene dal pubblico cui fa saltare i nervi e gli urla: “Sei uno zero!!” . Lui solo decide di ribattezzarsi Renato “Zero”, con evidente aria di sfida ma viene anche notato da Don Lurio che lo vuole con sé al mitico Piper, locale di punta della Roma degli anni Sessanta. Entra a far parte de I Collettoni (corpo di ballo del prestigioso club) e qui incontra Rita Pavone, Teo Teocoli, Patty Pravo e le sorelle Bertè (Mimì e Loredana) che diventeranno sue grandi amiche. Inizia ad incidere qualche 45 giri, ma alcuni di questi non vengono nemmeno pubblicati. Al di fuori del ristretto giro di “vip” che folleggiano al Piper, c’è ostilità nei confronti di un personaggio tanto eccentrico. L’atmosfera ingenua e allegra dell’epo-ca beat comincia a farsi più pesante: l’eco rivoluzionaria del Sessantotto, con tutti i cambiamenti politici e intellettuali che ha portato, si fa sentire in maniera prepotente. Renato Zero, con i suoi travestimenti e canzoni ammiccanti e ambigue, fatica a farsi largo in un momento storico in cui sono i cantautori ad occupare la scena musicale. E’ il tempo di Dylan e Cohen dall’altra parte dell’Oceano e di De Andrè e Tenco da noi. E’ il tempo delle barricate politiche e delle battaglie sociali, non certo il tempo dei lustrini e del maquillage.

libero di esprimersiLa carriera artistica di Renato Zero, in realtà, comincia ufficialmente verso la fine degli anni Settanta: partita dal Regno Unito, la fase “glam” del rock ovunque ha

preso una deriva “punk”, ma in Italia, paese musicalmente spesso in ritardo rispetto al resto del mondo, l’eco si sente ancora. Eppure Renato, l’insegnamento di icone del glam-rock come Mark Bolan, David Bowie e Iggy Pop, l’aveva già appreso tempo pri-ma: grazie a loro era stata sdoganata l’arte del travestimento e quel modo di far musica non eccessivamente complicata, ma al tempo stesso teatrale, con testi zeppi di ambi-guità e riferimenti omosessuali. E’ un periodo di paura e confusione: sono “anni di piombo” questi, terroristi neri e rossi seminano panico e morte in più parti d’Europa e

la musica risente di momenti tanto tragici quanto disillusi. I sogni del rock and roll si sono infranti e giacciono sepolti sotto gli insulti dei musicisti punk (i Sex Pistols sbeffeggiano, oltraggiano e se ne fottono, i Clash vor-rebbero una nuova rivoluzione) e in Italia la scena musicale sembra essere totalmente estranea a questo tipo di situazione: una nuova generazione di cantautori (Dalla, Venditti, De Gregori) si muove su territori alternativi, mentre una serie di complessi e cantanti melodici non propongono nulla di interessante (adolescenti in piena tempesta ormonale, trash a profu-sione, nonsense, storie d’amore zuccherose: questi i temi dominanti). E’ Renato Zero l’unico artista in grado di scuotere l’atmosfera sonnolenta e imbambolata dell’Italia musicale: brani come Il triangolo, Madame, Sbattia-moci, Mi vendo e Il cielo scandalizzano e stuzzicano l’interesse di critica e pubblico. Zero sa mescolare abilmente ritmi dance e melodici e vestirli di tematiche scottanti (la battaglia anti-abortista, la droga, le distinzioni ses-suali, la tolleranza). La gente inizia a innamorarsi di questo personaggio dal volto truccato, dagli occhi dipinti con il glitter, dai lunghi capelli neri e una voce profonda da transessuale. I suoi dischi scalano le classifiche di vendita (Zerofobia e Zerolandia sono i due fortunati 33 giri pubblicati tra il ’77 e il ’78) e in tanti cominciano ad identificarsi in lui, venendo allo scoperto con le proprie tendenze sessuali. Anche se la “zero-follia” non è ancora un fenomeno di massa, i fan di Renato cominciano a diventare sempre di più. In ogni caso il tempo della totale consacrazione per l’artista romano non è ancora arrivato, non tutti sono disposti ad essere tolleranti con un musicista che si presenta sul palco agghindato come Wanda Osi-ris.

l'invasione dei sorciniIl talento di Zero, le sue trovate, la sua sensibilità fuori dal comune cominciano a prendere il sopravvento sullo scetti-

cismo dei benpensanti e dei puristi della musica italiana. La lezione di Bowie e del suo Ziggy Stardust sembra essere stata ampiamente assorbita e oltrepassata. La casa discografica di Renato, la RCA, esulta visti gli ec-cellenti risultati di classifica. Ma questo è il tempo di pensare in grande, così l’artista decide di staccarsi dalla major per fondare una sua etichetta: la Zeromania Music. Da solo mette a segno nuovi colpi, firmando piccoli capolavori come Più su, Il carrozzone, Amico mentre nei live dà ulteriore

70's 80's

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Lui chi e’?

Come il nostro Renato insegna, la storia del pop-rock è piena di musicisti e band che hanno fatto del travestimento un’arte sopraffina. Ecco la Top Five di Onstage Magazine. E non ce ne vogliano gli esclusi, a cominciare da un certo Peter Gabriel…

DAVID BOWIE Re indiscusso del travestimento e della corrente “glam” nella storia del rock è l’inglese David Bowie. Creando il personaggio Ziggy Stardust, con cui spesso amava con-fondersi, ha sdoganato nel mondo l’arte del travestimen-to. Trucco shocking, fuseaux e piume, il Duca Bianco, in-sieme al primo Lou Reed e a Marc Bolan, ha portato nel rock ammiccamenti (omo)sessuali e spianato la strada a molte band formatisi negli anni successivi.

MARC BOLAN E’lui il padre del glam-rock, genere nato per rispondere con la provocazione e la leggerezza, all’eccessiva serietà con cui si prendevano i figli dei fiori. Ex modello, fron-tman dei T-Rex, è il primo dandy decadente del rock bri-tannico. Seminale: la spettacolarità aggressiva e sensuale della sua musica, il gusto particolare per gli abiti sgar-gianti e l'ambiguità sessuale, fanno di lui il primo eroe dell’epoca post-hippie.

ROXY MUSIC Band legata a due personalità carismatiche (quella dandy di Bryan Ferry e quella geniale di Brian Eno) i Roxy Mu-sic fanno il loro ingresso sulla scena rock, proponendo un tipo di glam eccentrico e sperimentale. Ferry lascia subito il segno grazie a una vocalità particolarmente sensuale e a giacche piene di paillettes, Eno, che non passa inosser-vato grazie ad un’estrema cura nel trucco e nelle accon-ciature, lascia intendere presto la sua infinità ecletticità.

FREDDIE MERCURY Non esattamente appartenente alla sfera del glam-rock, ma assolutamente maestro nell’arte del travestimento androgino e della provocazione. Freddy Mercury, fron-tman dei Queen (leggendaria band nata all’inizio degli anni Settanta e ancora oggi attiva, sebbene Mercury sia morto nel ’91), ha costruito il suo personaggio spinto non solo da una proverbiale voglia di stupire e scioccare il pubblico, ma soprattutto dalla sua mai celata bisessua-lità.

KISS Inizialmente nati come glam-band e capitanati dal bas-sista Gene Simmons, i Kiss hanno preso una deriva de-cisamente hard ed heavy nel corso del tempo. La prero-gativa della band newyorchese è un inarrivabile modo di proporsi on stage: cerone bianco in viso, su cui sono disegnati enormi graffi neri, grandi parrucche nere e tute aderenti e borchiate. Memorabili i numeri eseguiti da Simmons travestito da mangiafuoco, sputi di sangue sintetico e chitarre che sparano fumo.

prova di essere un artista a 360°. Quel ristretto circolo di affezionati, inizia ad aprirsi anche alla gente comune che letteralmente lo idolatra. E’il 1980 quan-do, dopo un concerto in Toscana, Renato si vede assediato da un’enorme folla di fan in delirio e, dalla sua auto, commenta così:”Sembrano tanti sorci!” E’ da questo momento che nasce la leggenda dei “sorcini”, il popolo di Renato Zero. Nell’Italia degli anni Ottanta il travestimento non scandalizza più, i riferimenti all’ambiguità sessuale sono dappertutto e non solo nelle canzoni. Per Renato è arrivato il momento di togliere il cerone e i collant e scegliere un’immagine più sobria, anche attraverso i temi dei suoi dischi: nei testi si legge una nuova maturità e riflessioni differenti dal passato. Anche gli arrangiamenti risentono di questa nuova profondità: è l’incontro con il maestro Renato Serio a rendere il tutto più efficace. E nascono nuovi splendidi episodi come Amico e Spiagge. La notorietà conquistata finora, anche a costo di passate censure e cocenti falli-menti, porta Renato Zero a far parte del cast di Fantastico 3 (show televisivo cult degli anni Ottanta italiani) e a firmare le due sigle: Viva la Rai e Soldi. In Italia tira un’aria decisamente meno asfittica rispetto agli “anni di piombo”, i giovani hanno voglia di divertirsi e di lasciarsi alle spalle i malcontenti e le paure. Tutto sembra concesso ai giovani, ma senza eccessi. E proprio in un momento come questo, a Zero piace andare contro la corrente. Infatti pubblica il suo album più introspettivo e, come viene definito dalla critica, più “politico” della sua car-riera: Icaro. Al suo interno ci sono riferimenti alla Guerra Fredda, al contrasto destra/sinistra, alla questione gay, alla fede. Soltanto nei live si ritrova il Renato dei travestimenti e degli eccessi (memorabile quella volta in cui aprì un concerto entrando in scena su una carrozza trainata da un cavallo bianco): oltre ad essere dotato di una presenza scenica e di un carisma rari, Zero continua a voler in qualche modo scioccare un pubblico che lo considera una specie di profeta.

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26 livestyle/ ReNAtO ZeRO

Zeronove Tour

la partenza da Acirealel’ultima data, a Roma i concerti totalile città toccatei concerti a Roma, città natale di Renatole settimane complessive del touri palazzetti sold outi biglietti già vendutigli spettatori attesi in totalei tour nella carriera di Renato Zero

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17140.000250.000

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I dati sono aggiornati a ottobre 2009

ripartire da sanremoSul finire degli anni Ottanta però, a dispetto dell’enorme schiera di affezionati, la vena arti-

stica di Renato sembra essersi esaurita e i risultati di vendita sono decisamente deludenti. In Italia stanno nascendo nuovi personaggi sulla scena musicale, arti-sti giovani in grado di dar voce alla nuova generazione e creare nuove tendenze. Qualche nome? Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Luca Carboni. E mentre l’Italia scivola verso l’abisso di Tangentopoli, Renato Zero decide di prendersi qualche anno di pausa. Il ritorno sulle scene avviene nel ’91 prima con l’uscita di un

album (Voyeur) prodotto a Londra con la collaborazione di Geoff Westley, poi reso ufficiale dalla sua prima volta al Festival di Sanremo. Una giovanissima Mariella Nava confeziona per lui Spalle al muro, testo che racconta la difficoltà di accettare lo scorrere del tempo. L’interpretazione di Renato (vestito con un essenziale abito nero) lascia a bocca aperta tutti: accorata, commossa e senza eccessi o sbavature. Arriva secondo, ma questo gli permette di rientrare nel cuore della gente. A Sanremo torna anche nel 1993 con Ave Maria, stavolta accolto da un consenso unanime di critica e pubblico. E Renato, con grande furbizia, sa che una preghiera serve. In un momento storico di grandi ten-sioni, l’Italia, violentemente scossa dagli effetti della seconda Guerra del Golfo, sembra ritrovarsi in un uomo come Renato: che ha faticato per il successo, che ha sofferto per esprimere se stesso, che ha saputo accettare le regole dello show-biz con discrezione. Zero non si ferma solo alla musica: sono gli anni dell’impegno sociale, nasce il progetto per “Fonopoli”, la città della musica, del teatro, dell’arte e della solidarietà.

Renato è di tuttiNel nuovo millennio sembra che conti soltanto l’im-magine. La tv pare l’unico mezzo per fare successo, o

meglio per far parlare di sé. E’ il tempo di reality e talent-show: personaggi famosi sul viale del tramonto tornano in scena e gente comune diventa vip. E grazie all’exploit parallelo del web, chiunque può farsi pubblicità e guadagnare notorietà. E anche per molti musicisti apparire in tv è diventata un’abitudine: Celentano, Morandi, Dalla, Ra-nieri sono conduttori di one-man show di grande successo. E tocca anche a Renato: nel suo spettacolo Tutti gli zeri del mondo (da cui nascerà anche un album) ritroviamo i suoi mille volti. Quest’ulteriore visibilità gli giova non poco: da personaggio istrionico e controverso a uomo normale e mito della musica italiana. Album dopo album, duetti importanti e concerti sold-out, l’ex divo del Piper sembra vivere una seconda giovi-nezza, testimoniata dal successo dell’ultimo disco (Presente è uscito a marzo ed è già 5 volte disco di platino) e dallo ZeroNove Tour che proprio in ottobre prende il via, con una serie lunghissima di concerti in tutta Italia. Sono lontanissimi i tempi in cui Zero si esibiva travestito all’interno del tendone di Zerolandia: è un artista amato da tutti, capace di riempire teatri, palasport e stadi. Ma capace soprattutto, e come sempre, di far parlare di sé, nel bene e nel male.

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Eros Ramazzotti Live

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LivestyLe

> di Aurelio Pasini / foto: Elena Morelli

Eros Ramazzotti

V

Ci sono relazioni che vanno avanti all’infinito per inerzia, a volte per pigrizia di una o entrambe le parti. Altre invece si mantengono stabili nel tempo perché la fiammella della passione è sempre accesa, pron-ta per diventare un grande fuoco ad ogni stimolo. La storia tra Eros e il suo pubblico è una di quest’ultime. E quest’anno (merito di Ali e radici e del nuovo tour) ha ripreso a bruciare con grande intensità.

E’ SEMPRE UNA STORIA IMPORTANTE

Alle 21.25 in punto, le luci si sono spente all’improvviso ed è partita la musica, mentre dall’alto fasci di luce arancione, muovendosi all’impazzata, hanno ini-ziato a illuminare il pubblico. Nel frattempo, un container veniva lentamente calato dal basso, lasciando presagire un contenuto speciale. Quando finalmente l’enorme box si è posato sul palco, dietro il portellone è apparso Eros, seduto a un tavolino, pronto a intonare le prime parole di Appunti e note, la canzone con cui si apre anche Ali e radici. È carico, Ramazzotti, e ha voglia di divertire e divertirsi. Si alza su-bito e si porta al centro del palco, per poi avvicinarsi al pub-blico entusiasta e salutarlo, al termine del pezzo, con un “I love you” che tutto è parso tranne che di circostanza. Since-ro come il testo di Dove c’è musica, il brano immediatamente successivo: “Dove c’è musica c’è ancora fantasia… dove c’è musica io ci sarò”. E, ancora una volta, Eros c’è. Intanto, alle sue spalle, i container si sono spostati mostrando un enorme maxischermo (cento metri quadrati!), che per tutta la durata dello show alternerà riprese in diretta dello spet-tacolo con filmati montati per l’occasione. Il concerto è tutto un susseguirsi di emozioni, diverse e complementari. Eros canta di “storie importanti” e di “cose della vita”, descrive l’amore nelle sue mille sfumature, ne canta la purezza ma anche le delusioni; si mette a nudo e, così facendo, rinsalda ancora una volta il legame speciale che ha saputo creare con chi lo ascolta. Ogni volta che finisce una canzone, l’en-

entotto anni di carriera, undici album (raccolte e live esclusi), concerti trionfali ai quattro angoli del globo, collaborazioni di prestigio con al-cuni tra i big della scena pop/rock internazionale. E, ancora, oltre cin-quanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Basterebbero questi dati a inquadrare la grandezza di Eros Ramazzotti. Ma per giudicare

un musicista non sono sufficienti le opere e il curriculum, bisogna guardare anche ad altre cose: all’impegno profuso sul palco, per esempio; all’onestà; alla capacità di creare un legame duraturo col proprio pubblico e, insieme, all’amore che questo prova per lui. Ed è proprio da questo punto di vista, ancor prima che da quello delle nude cifre, che Eros è da almeno due decenni una delle star più luminose del firmamento pop italiano. Ecco perché, dopo quattro anni di assenza dai palchi, la prima data del nuovo tour (21/10, 105 Stadium di Rimini) aveva davvero tutti i crismi dell’evento. E tale si è rive-lato per i seimila presenti: un evento, emozionante e indimenticabile. Fin dalla mattina, quando i primi fan si sono assiepati fuori dai cancelli ancora chiusi, nonostante il freddo e la pioggia, per conquistare i tanto agognati posti in prima fila. Un’attesa che, col pas-sare delle ore, si è fatta sempre più frenetica, fino a quando non è arrivata, liberatoria, l’apertura delle porte. Tra il pubblico, persone di ogni età: adolescenti, trentenni e tanti oltre gli “anta”; ragazze e ragazzi al primo concerto e veterani degli appuntamenti live; gruppi di amici e non pochi gruppi familiari. Tutti con una luce inconfondibile negli occhi: quella di chi sa che sta per accadere qualcosa di magico.La serata si apre con le breve esibizione di Yuri Da Cunha, cantante proveniente dall’Angola, protagonista di un set coloratissimo e all’insegna di una felice commistio-ne fra sonorità africane e pop/rock occidentale. Un antipasto senz’altro gradevole, che ha svolto pienamente la propria funzione: intrattenere e far crescere la voglia del main event lasciando intravedere la scenografia, all’apparenza semplice e quasi minimale, composta principalmente da due colonne di container disposti uno sull’altro.

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tusiasmo degli applausi è misto alla curiosità di scoprire quale sarà quella successiva, sempre e comunque salutata con gioia.

Quasi a voler mettere il pubblico a proprio agio, Eros snoc-ciola in sequenza alcuni dei suoi più grandi successi, da Quanto amore sei a Se bastasse una canzone, passando per Terra promessa e il medley Una storia importante/Adesso tu. Ci si ritrova come a casa, avvolti dal calore confor-tante di suoni e parole che si conoscono alla perfezione, ma che qui ac-quistano una forza nuova, per la vicinanza con il loro autore e, insieme, per come vengono proposte: in una veste sontuosa, fatta di giochi di luci impeccabili (Stella gemella in un atmosferico blu), immagini ed effetti visivi di estrema efficacia (l’effetto-neve in Bucaneve, le mongolfiere che compa-iono per Un’emozione per sempre). E poi c’è il supporto di una band che gira a mille, a partire dal chitarrista statunitense Michael Landau, uno che in carriera ha suonato con personaggi del calibro di Miles Davis, Pink Floyd e Michael Jackson. Il tutto mentre Eros non smette un minuto di correre da una parte all’altra del palco e salutare tanto chi è in prima fila quanto chi sta in tribuna. Almeno fino a quando non imbraccia la chitarra e, un assolo dopo l’altro, dimostra di potersela giocare, come strumentista, col blasona-to collega americano.

A suon di rock, ma anche di intermezzi funky, di lunghi passaggi strumentali (l’ariosa Musica è) e di melodie armoniose, i minuti scorrono velocissimi e le sensazioni forti si susseguono. Arriva il momen-to di I Belong To You, e le “tre caramelle” (le brave coriste Sara Bellanto-ni, Romina Falconi e Chiara Vergati) si alternano a cantare la parte che in origine era di Anastacia, senza farla rimpiangere troppo. Quando attacca L’ombra del gigante, invece, le ritmiche si fanno serrate e le luci ricordano quelle di una discoteca. Poi il volume sonoro cessa, la band lascia il palco, e ad accompagnare Ramazzotti rimane soltanto il pianista Luca Scarpa, per una parentesi di tre canzoni dal taglio nettamente più intimistico. Anzi-tutto L’aurora, scritta nel 1996 per la figlia appena nata, toccante oggi tanto quanto lo era allora. Quindi, Sta passando novembre, con la voce di Eros che

CLAUDIO GUIDETTI, chitarre Musicista genovese classe ‘64, Claudio conosce casualmente Eros a metà degli anni Novanta e gli fa ascoltare la futura Più bella cosa. Da allora ha composto molti suc-cessi di Ramazzotti (è anche produttore dei suoi album) e collabora con grandi ar-tisti italiani, da Renato Zero a Pieraccioni, per cui ha scritto diverse colonne sonore, compresa quella de Il Ciclone.

MICHAEL LANDAU, chitarreAl suo nome sono legati oltre 600 album. Tanti sono infatti i dischi in cui Mike ha suonato, impreziosendo il lavoro di molti dei più importanti musicisti degli ultimi tre decenni. Nato a Los Angeles 51 anni fa, Landau è considerato il miglior chitar-rista session man del mondo. In Italia, oltre a Eros, solo Vasco ha avuto il privilegio di lavorare con lui.

GARY NOVAK, batteriaFiglio d’arte (suo padre Larry è un noto pianista), Gary è cresciuto lontano dal rock, prediligendo generi come jazz e fusion, nell’ambito dei quali ha lavorato con grandi artisti come George Benson e Chick Corea. L’incontro con Alanis Morrisette (nel 1998) ha permesso a Novak di ampliare il suo raggio d’azione, che si è spinto fino al pop-rock di Eros.

REGGIE HAMILTON, basso Newyorkese di nascita, Hamilton ha avuto la fortuna di essere allievo di Kim Clarke, pilastro del basso. Dopo essersi trasferito a Los Angeles, un altro Clarke (Stanley) gli ha fatto da mentore: un incontro fondamentale nella carriera di Reggie che, da quel momento, ha cominciato a suonare con grandi musicisti come Tina Turner, Randy Newman e Seal.

EVERETTE HARP, fiati Nato a Houston nel 1961, Everette comincia a studiare il sax a 4 anni. Noto per la sua collaborazione con Marcus Miller, bassista tra i più noti della scena contempo-ranea, negli ultimi anni Harp si è concentrato sulla carriera solista (nel 2006 ha rag-giunto il numero 2 della Billboard’s Contemporary Jazz Chart con In The Moment). Ma non ha abbandonato Eros. D.S.

Fenomeni OnstageTra i dieci musicisti che accompagnano Eros durante l’Ali e radici World Tour, qualcuno ha una storia alle spalle che merita di essere raccontata. E noi ve la raccontiamo, senza scordare l’apporto degli altri (Nicola Peruch alle tastiere, Luca scarpa al pianoforte, Chiara Vergati, Sara Bellantoni e Romina Falconi ai cori) tutti decisivi e fondamentali.

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32 livestyle/ eROs RAMAZZOtti

sembra per un istante rompersi, forse per l’emozione, forse per la fatica. Infine L’orizzonte, una dichiarazione d’amore di un’onestà che lascia senza parole, e indubbiamente uno dei vertici emotivi dell’intera serata. Non c’è però tempo per sta-re a pensarci su, perché lo show deve andare avanti, e il rock pure. Ecco quindi Ali e radici cedere il passo a Il cammino, Cose della vita (con cantante e coriste in un container riconvertito a vagone ferroviario) precedere la torrida e passionale Fuoco nel fuoco, fino a Parla con me e alla ritmatissima Questo grande immenso show, al termine della quale l’artista si congeda, affa-ticato e visibilmente soddisfatto.Nel parterre come sulle gradinate, nessuno pensa che sia fini-ta. E infatti nel giro di pochi minuti, accompagnato dalle note di un sassofono, Eros ritorna sul palco per gli immancabili bis: Controvento e Non possiamo chiudere gli occhi, quest’ultima scandita da un sottofondo di immagini di degrado urbano, a sottolinearne ulteriormente il messaggio sociale ed ecolo-gista.

Dopo oltre due ore sotto i riflettori, Eros ri-entra nel cassone da cui era uscito. Si accendono le luci, il concerto è ufficialmente finito. Negli sguardi dei presenti non c’è dispiacere ma un misto di felicità e soddisfazione per la consapevolezza di aver assistito a uno spettacolo speciale. Nei giorni immediatamente successivi alla serata di Rimini, l’Ali e radici World Tour prenderà la strada dell’Europa con esibizioni in Francia, Olanda, Belgio, ma anche in Scandina-via e nei paesi dell’Est. La prima data però non poteva che essere qui da noi e il pubblico di Rimini ha ripagato la prefe-renza con tutto il calore possibile. Lo stesso che, ne siamo cer-ti, saluterà le prossime date italiane dell’artista, in calendario a partire da fine novembre. Così come siamo sicuri che in molti dei presenti alla “data uno” vorranno fare il bis, perché di certe canzoni, e di certe emozioni, non ci si stanca davvero mai. Come succede in ogni storia importante.

Nuovo tour, Vecchio Continente

le date ...

i paesi toccati dal

toureuropeo

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Paesi BassiPaesi Bassi

BelgioBelgioBelgio

UngheriaSerbia

CroaziaNorvegia

SveziaFinlandia

Repubblica CecaSloveniaSvizzeraSvizzera

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Nizza LussemburgoRotterdamRotterdamBruxellesBruxellesBruxellesBudapestBelgradoZagabriaOsloStoccolma HelsinikiPragueLjubljanaZurigoZurigo

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SpagnaSvizzera

DanimarcaGermaniaGermaniaGermaniaGermaniaGermaniaGermaniaGermaniaGermania

FranciaLettoniaLituania

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MadridGinevraAalborgBerlinoNorimbergaFrancoforteAmburgoOberhausenColoniaMonacoMonacoParigiRigaVilnius

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Gianna Live

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LivestyLe

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Nonostante la critica voglia far credere di essere depositaria della Verità, nonostante ogni fan abbia la convinzione di conoscere per-fettamente l’artista venerato, nessuno ha un punto di vista tanto privilegiato quanto un musicista della band che accompagna il succitato artista. E’ questo è tanto vero quanto più eccentrico e imprevedibile è il personaggio in questione. Ecco perché abbiamo chiesto a Davide Tagliapietra, professione chitarrista, di raccon-tarci la “sua” Gianna Nannnini.

GIANNA COME LA VEDO IO

suonare s’inizia quasi sempre in giovane età. Bastano un po’ d’intraprendenza e qualche soldo investito in uno strumento (anche scadente) per sognare di poter un giorno emulare le gesta dell’idolo che si trova sul poster appeso sopra il letto della propria cameretta. Poi si cresce, le passioni restano, ma la vita ti mette davanti ad altre priorità. È proprio in questo momento che talento e coraggio fanno la differenza e consentono di emergere tra miglia-

ia di giovani aspiranti musicisti. Chissà se il giovanissimo Davide Tagliapietra avrebbe mai immaginato di poter far parte un giorno, della band che accompagna un’artista del calibro di Gianna Nannini. Insieme ad altri musicisti come Giacomo Castellano (chitarra), Hans Maahn (basso), Thomas Lang (batteria) e Christian Rigano (tastiere), il chitarrista veneto accompagna ormai da qualche anno la rocker senese, che sta vivendo un periodo di fertilità artistica davvero straordinario.

Rock e orchestraE’ ripartito il tour della Nannini, dopo il primo breve assaggio culminato nello show all’arena di Verona, in cui la band di Gianna è stata affiancata da un’orchestra. È stato uno spettacolo straordinario a detta di tutti i pre-senti, uno degli eventi live dell’anno secondo gli addetti ai lavori. Per Davide, che ci ha suonato, un momento bellissimo, di quelli che a distanza di anni, ci pensi e ti esce un sorriso. “E’ stata un’esperienza bellissima. La presenza dell’orchestra poteva essere vista dall’esterno come una sorta di impedimento al sound rock della band. Invece, non è stato per nulla difficile mantenere la nostra attitudine, anzi. Molti pezzi di Gianna, già dalla fase di lavorazione in studio, nascono con questa duplice veste. La sua musica è fatta in modo che, grazie anche agli arrangiamenti, queste due anime, quella rock e quella orchestrale, si fondano in maniera perfetta. Si è lavorato in modo da poter dare a tutti gli strumenti il proprio spazio all’interno dello spettacolo e alla fine il risultato è stato grandioso”. Questo è Davide Tagliapetra, professionista e fido compagno di lavoro per Gianna Nannini, ma pur sempre un ragazzo che ama il suo lavoro e si emoziona quando sale sul palco. Lui e gli altri della band costituiscono un punto fermo per la musica della cantautrice toscana.

Gianna Nannini

> di Giorgio Rossini / foto: S. Sebring

“ La scaletta è una di quelle cose che Gianna ama modificare di continuo. Non è mai definitiva fino a un minuto prima dell’inizio del concerto

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foto Federico Riva

36 livestyle/ GiANNA NANNiNi

Guitar HERO

Punto fermo della band di Gianna Nannini, Davide Tagliapietra respira musica sin dalla nascita. Figlio d’arte, suo padre Aldo è stato leader della band Le Orme. Una volta perfezionata la tecnica chitarristica, Davide inizia ben presto a collaborare con importanti nomi della musica italiana e a farsi strada come collaboratore di artisti come Max Pezzali, Eros Ramazzotti. Dal vivo ha accom-pagnato, tra gli altri, Elisa e Vasco Rossi (Rewind Tour). Recente-mente ha collaborato alla realizzazione dell’ultimo disco di Eros Ramazzotti, mentre lavora attivamente con Tiziano Ferro fin dal suo primo album. Dal 2006 è al fianco di Gianna Nannini (dalle registrazioni di Grazie per la precisione). Una delle sue maggiori ambizioni è quella di scrivere musica: “E’ uno dei miei progetti e voglio provarci. Ho iniziato a scrivere qualcosa insieme a Gianna e devo dire che mi diverte molto”. G.R.

foto: Masiar Pasquali

imprevedibile GiannaA volte quando si pensa ad un artista e se ne esaltato le qualità, si rischia di considerare troppo poco ciò che lo circonda. Errore che proprio Gianna non commette, dato che ha sempre dato grande risalto ai suoi collaboratori definendoli “una band pazzesca che ha una sua precisa sonorità europea, provenendo da paesi diversi del Vecchio Continen-te: italiani mescolati ad austriaci, inglesi e tedeschi”. Gli fa eco Davide: “Nella band ci sono musicisti veramente straordinari. Sono professionisti che collaborano con Gianna da tempo, e quindi è molto facile trovare l’intesa con lei”. Un’intesa sicuramente non passiva, che non si limita cioè alla mera esecuzione delle volontà dell’artista, ma un vero e proprio punto di riferimento per Gianna, anche nella pianificazione dello spettacolo. “La scaletta è una di quelle cose che lei ama modificare di continuo. È un vero e proprio delirio (ride, nda). Non è mai definitiva fino a un minuto prima dell’inizio del concerto e molto spesso viene cambiata anche a spettacolo in corso, in tempo reale. Noi della band dobbiamo sempre tenerci pronti ad eventuali cambiamenti. Gianna è molto impreve-

dibile su questo. Spesso e volentieri chiede consiglio a noi, si fida molto delle nostre opinioni”. Una scelta che va in controtendenza rispetto alla quasi totalità delle grandi produzioni live. Negli ultimi anni, anche per esigenze legate all’aspetto coreografico dello spettacolo, siamo sempre più abituati ad assistere a concerti fotocopia nell’ambito del medesimo tour. Quello della Nannini è un approccio che va apprezzato e valorizza-to: offrire ai propri fan uno spettacolo unico e irripetibile, in cui il repertorio esibito non sia mai uguale a quello della sera prima, significa moltissimo, è una scelta che sa molto di rock. C’è qualcosa di più rock che mettere l’aspetto musicale dello spettacolo davanti a tutto, scenografia compresa? Anche dal punto di vista prettamente tecnico Davide, che da anni affianca grandi artisti sul palcoscenico, apprezza molto questa imprevedibilità di Gianna: “Spesso, durante le tournèe, c’è il rischio che, dopo le prime date, subentri la routine, con le stesse tracklist e gli stessi passaggi. Superati i primi spettacoli, sembra quasi che, invece di salire su un palco, si vada in ufficio a sbrigare le solite pratiche. Con Gianna questo non accade ed è una componente che rende molto stimolante lavorare con lei. Fa parte del carattere di Gianna, del suo essere istintiva ed imprevedibile. Lei segue il suo istinto e noi siamo pronti a seguire lei”.

Moto perpetuoSeguire Gianna significa anche starle dietro fisicamente, sul palco, mentre si esibisce. Lei, che ci ha raccontato di avere un ottimo rapporto col proprio fisico (e i risultati si vedono ad occhio nudo visto che a distanza di anni appare ancora in splendida forma): “Cammino nei boschi e mi alleno nel centro The Art of Pilates dove si pratica il metodo originale, durissimo, ma l’unico davvero efficace”. Un benessere questo che non può che esprimere anche nei suoi spettacoli, in cui ama muoversi e correre, per creare un

contatto diretto col suo publico: “Si crea come una trance” racconta la rocker toscana, “entro in uno stato alterato di coscienza. Sono dentro la musica e ai testi, sono molto ispirata. Mi sento lontano dal mondo e vicina alla gente. Il mio rapporto con il pubblico è molto fisico. Per me è importante sentire la gente addosso, vivo la fisicità del rock come un abbraccio con gli altri, vorrei sempre conoscerli tutti ma non si può mai, è un grande scambio di emozioni, è come avere la certezza che i secoli passano ma la musica non muore mai”. Uno stato alterato di coscienza, una dimensione parallela che coinvolge anche chi suona con lei: “Stare con Gianna sul palco” spiega Davide “è divertente e difficile allo stesso tempo. Bisogna sempre stare attenti, oltre a quello che si fa con il proprio strumento, anche e soprattutto a quello che fa lei che comanda lo spettacolo. Il palco è il suo habitat naturale, è straordinariamente ingovernabile. Noi siamo abituati a seguirla e a capire quello che vuole in ogni momento dello spettacolo. L’attenzione nei suoi confronti è totale, perché sappiamo che un suo piccolo gesto può voler significare un cambio improvviso alla scaletta, piuttosto che un intermezzo strumentale per darle modo di avvicinarsi alle transenne o quant’altro. A volte può capitare che mentre sei lì che suoni, te la ritrovi improvvisamente che ti sale sulle spalle, oppure la vedi che salta sulla batteria distruggendola. Ormai io e gli altri membri della band siamo abituati alla sua imprevedibilità.”

Miracoli e dintorniUna sorta di direttore d’orchestra, sempre pronto a cambiare le carte in tavola a proprio piacimento e a stravolgere lo spettacolo per renderlo unico. Proprio questa caratteristica di Gianna spesso e volentieri genera episodi simpatici e piacevoli. L’anno scorso tuttavia è successo qualcosa che poteva costarle cara, quando è caduta accidentalmente dal palco del Palasport di Pesaro durante uno dei suoi concerti: “Anche se mi sono abituata ai miracoli poteva essere l'ultimo concerto. Sarei morta se qualcuno non avesse messo un piede per non farmi sbattere la testa” ricorda lei. Questa è Gianna Nannini, artista dal talento cristallino che dopo trent’anni di carriera mantiene una grinta e un entusiasmo come solo una scatenata rocker può fare. Ci sono tanti elementi che esaltano le sue quali-tà. Si dice spesso che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna: è altrettanto vero che dietro ogni grande artista c’è sempre una grande band.

“ Il palco è l’habitat naturale di Gianna, è stra-ordinariamente ingovernabile. Noi siamo abituati a seguirla e a capire quello che vuole in ogni momento. L’attenzione nei suoi confronti è totale

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Libero amore: nessun pregiudizio, curio-sita', capacita' critica.

Stupendo ma perfettibile: chi ha le dita grosse fa fatica con gli sms, e poi, i tasti delle lettere le potete mettere nell'ordine delle tastiere di pc e macchine da scrive-re? L'ordine alfabetico e' scomodo!

Guardo all’sms come un modo per fare una comunicazione scritta a una o più persone. Ma li uso molto solo con mia moglie, di solito mi piace di più fare una telefonata.

Mai successo, per fortuna.

Ho gia' risposto?

Spero di farmi qualcuno... E la cosa vale per tutti, no??

DIEGO

Adoro la tecnologia e la tecnologia mi ama...

Se hai le unghie lunghe quelli vecchi sono un inferno. Quelli di nuova generazione sono invece fantastici e io vado come una lippa.

Ne mando una cosa giusta e ne ricevo moltissimi. Mi piace riceverli!

Non mi è mai capitato. Invece ricevo sms di insulti perchè non rispondo mai...

Meglioooooooooo

Perchè ci siamo io e Diego!

LA PINA

CHE RAPPORTO HAI CON LA

TECNOLOGIA IN GENERALE?

L’EVENTO LG PARTY È GRATUITO E PER TUTTI. SE DOVESSI

DARE UN MOTIVO IN PIÙ PER PARTECIPARE, COSA

DIRESTI AL PUBBLICO?

I CELLULARI DI ULTIMA GENERAZIONE UTILIZZANO

LA TASTIERA QWERTY. MEGLIO O PEGGIO DI QUELLA TRADIZIONALE?

TI È MAI CAPITATO DI MANDARE IL MESSAGGIO SBAGLIATO

ALLA PERSONA SBAGLIATA? RACCONTACI UN EPISODIO DIVERTENTE…

C’È CHI HA UN RAPPORTO CONVULSIVO CON GLI SMS

E CHI INVECE LI EVITA. DA CHE PARTE STAI?

HAI MAI AVUTO A CHE FARE CON IL TOUCH

SCREEN? COME TI TROVI?

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4

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6

In costante sviluppo. Non ho nessuna preclusione a riguardo, amo farmi coinvolge-re dalle possibilità e gli sconvolgimenti che il sistema tecnologico offre. L’approccio e gli strumenti del mio lavoro, ad esempio, negli ultimi anni sono significativamente cambiati.

Il mio cellulare è touch screen, e siccome purtroppo vivo attaccato al telefonino posso dire di avere un rapporto completo, quotidia-no con quella tecnologia.

Assolutamente convulsivo. Da primato

Mi è capitato più volte ma non ho commesso nulla di irreparabile

Non è stato facile passare da una all’altra. Ora ho acquistato velocità anche con la QWERTY e non tornerei indietro…

Ax è uno dei miei artisti preferiti. Quando c’è lui tra i nomi del cast non c’è molto da aggiungere….

MAX

Dai tempi del Vic 20 o dell’Atari ho sempre avuto un rapporto molto stretto. La mia è la generazione che ha cominciato ad ascoltare musica attraverso la televisione e le videocas-sette. Oggi diciamo che mi definisco “gig”, sono ghiotto di tecnologia, ho tutti gli ultimi gadget e sono sempre aggiornato.

Fino a pochi anni fa non mi piaceva l’idea della pennina e dei palmari. Da due anni a questa parte sono stati fatti dei grandi passi avanti e mi trovo meglio con il touch screen che con la tastiera.

Guardo all’sms come un modo per fare una comunicazione scritta a una o più persone. Ma li uso molto solo con mia moglie, di solito mi piace di più fare una telefonata.

Una volta stavo giocando con un amico a Final Fantasy 4 e lui mi ha chiesto come si faceva a risolvere un enigma. Ho mandato un sms a mio fratello con scritto qualcosa come “Entra nella casa del druido e prendi la chiave fatata per aprire la seconda mela a destra”.

Penso meglio. Io scrivo molto al computer quindi sono abituato, anzi, faccio fatica con le lettere disposte nell’altra maniera.

Che si vede un concerto gratis di J-Ax, più di così… Scherzi a parte, c’è la possibilità di beccarsi una bella festa e un po’ di buon rap&roll!

J-AX

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Libero amore: nessun pregiudizio, curio-sita', capacita' critica.

Stupendo ma perfettibile: chi ha le dita grosse fa fatica con gli sms, e poi, i tasti delle lettere le potete mettere nell'ordine delle tastiere di pc e macchine da scrive-re? L'ordine alfabetico e' scomodo!

Guardo all’sms come un modo per fare una comunicazione scritta a una o più persone. Ma li uso molto solo con mia moglie, di solito mi piace di più fare una telefonata.

Mai successo, per fortuna.

Ho gia' risposto?

Spero di farmi qualcuno... E la cosa vale per tutti, no??

DIEGO

Adoro la tecnologia e la tecnologia mi ama...

Se hai le unghie lunghe quelli vecchi sono un inferno. Quelli di nuova generazione sono invece fantastici e io vado come una lippa.

Ne mando una cosa giusta e ne ricevo moltissimi. Mi piace riceverli!

Non mi è mai capitato. Invece ricevo sms di insulti perchè non rispondo mai...

Meglioooooooooo

Perchè ci siamo io e Diego!

LA PINA

CHE RAPPORTO HAI CON LA

TECNOLOGIA IN GENERALE?

L’EVENTO LG PARTY È GRATUITO E PER TUTTI. SE DOVESSI

DARE UN MOTIVO IN PIÙ PER PARTECIPARE, COSA

DIRESTI AL PUBBLICO?

I CELLULARI DI ULTIMA GENERAZIONE UTILIZZANO

LA TASTIERA QWERTY. MEGLIO O PEGGIO DI QUELLA TRADIZIONALE?

TI È MAI CAPITATO DI MANDARE IL MESSAGGIO SBAGLIATO

ALLA PERSONA SBAGLIATA? RACCONTACI UN EPISODIO DIVERTENTE…

C’È CHI HA UN RAPPORTO CONVULSIVO CON GLI SMS

E CHI INVECE LI EVITA. DA CHE PARTE STAI?

HAI MAI AVUTO A CHE FARE CON IL TOUCH

SCREEN? COME TI TROVI?

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In costante sviluppo. Non ho nessuna preclusione a riguardo, amo farmi coinvolge-re dalle possibilità e gli sconvolgimenti che il sistema tecnologico offre. L’approccio e gli strumenti del mio lavoro, ad esempio, negli ultimi anni sono significativamente cambiati.

Il mio cellulare è touch screen, e siccome purtroppo vivo attaccato al telefonino posso dire di avere un rapporto completo, quotidia-no con quella tecnologia.

Assolutamente convulsivo. Da primato

Mi è capitato più volte ma non ho commesso nulla di irreparabile

Non è stato facile passare da una all’altra. Ora ho acquistato velocità anche con la QWERTY e non tornerei indietro…

Ax è uno dei miei artisti preferiti. Quando c’è lui tra i nomi del cast non c’è molto da aggiungere….

MAX

Dai tempi del Vic 20 o dell’Atari ho sempre avuto un rapporto molto stretto. La mia è la generazione che ha cominciato ad ascoltare musica attraverso la televisione e le videocas-sette. Oggi diciamo che mi definisco “gig”, sono ghiotto di tecnologia, ho tutti gli ultimi gadget e sono sempre aggiornato.

Fino a pochi anni fa non mi piaceva l’idea della pennina e dei palmari. Da due anni a questa parte sono stati fatti dei grandi passi avanti e mi trovo meglio con il touch screen che con la tastiera.

Guardo all’sms come un modo per fare una comunicazione scritta a una o più persone. Ma li uso molto solo con mia moglie, di solito mi piace di più fare una telefonata.

Una volta stavo giocando con un amico a Final Fantasy 4 e lui mi ha chiesto come si faceva a risolvere un enigma. Ho mandato un sms a mio fratello con scritto qualcosa come “Entra nella casa del druido e prendi la chiave fatata per aprire la seconda mela a destra”.

Penso meglio. Io scrivo molto al computer quindi sono abituato, anzi, faccio fatica con le lettere disposte nell’altra maniera.

Che si vede un concerto gratis di J-Ax, più di così… Scherzi a parte, c’è la possibilità di beccarsi una bella festa e un po’ di buon rap&roll!

J-AX

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LivestyLe

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L’organizzazione è uno dei punti di forza dei De-peche Mode, lavoro di squadra e dedizione assoluta. Ognuno è a fuoco in ciò che gli compete.

Andy

“ “

U n romanzo lungo trent’anni. Album color platino, canzoni scolpite a fuoco nella Storia della musica, la capacità di essere sempre sulla cre-sta dell’onda evitando di riciclarsi, una miriade di influenze e citazioni sparse in tutti i generi musicali, la voglia di rompere le ostiche barriere che dividono elettronica e rock. Ma anche (com’è normale che sia)

screzi e litigi interni, problemi di controllo legati all’abuso di sostanze che in una certa misura dovrebbero darti una spinta in più e che oltre un certo limite si trasformano in buco nero che ti risucchia, la critica che ti dà contro a volte giustamente e altre solo per avere qualcosa da dire. Tutto questo sono i Depeche Mode, una band che dall’anno 1981 (la data che tradotta in dischi significa il primo Speak And Spell) ne ha passate e viste di tutti i colori, riuscendo sempre e comunque a rimanere lassù, nel girone degli Intoccabili, nella cerchia di chi non si è mai accontentato di suonare i propri pezzi, ma

indipendenti più influenti della musica moderna, la Mute Records, il cui approccio è sempre stato molto alternativo. La label inglese alla fine degli anni Settanta cercava gruppi con un’attitudine che a volere cercare per forza una defi-nizione bisogna chiamare post-punk, facendo del do-it-yourself un principio imprescindibile, unito alla volontà di oltrepassare confini e snobbare regole scritte per osare, spe-rimentare, ridefinire. “Ho cominciato a seguire i Depeche Mode nel 1983, anno in cui è uscito Construction Time Again. Prima mi era capitato di vedere dei loro video o di ascoltare qualche loro pezzo, ma è stato in quel momento che il mio interesse si è fatto davvero forte. Più tardi ho capito che non era stato un caso: quello era il primo disco che vedeva la partecipazione attiva di Alan Wilder, e io sono un Wil-deriano” racconta Andy. L’ingresso di Alan Wilder nella band avviene dopo la partenza di Vince Clarke, trovatosi in disaccordo con gli altri membri durante il tour dedicato alla promozione dell’album di esordio; Clarke formerà in seguito gli Yazoo con Alison Moyet e successivamente gli Erasure insieme ad Andy Bell, lasciando in eredità a Martin Gore il ruolo di autore. “Alan Wilder è stato di importan-za vitale. A mio parere da quando se n’è andato (1995) il suono dei Depeche Mode ha perso qualcosa in freschezza. Lui è un perfezionista, un ricercatore che sa modellare il suono come pochi; il suo lavoro con lo pseudonimo Recoil (progetto che seguo dalla sua nascita) è l’esempio perfetto di quello che sa fare. Per pura coincidenza il produttore di Construction Time Again era Gareth Jones, personaggio che insieme a Wilder ha introdotto l’utilizzo dei rumori nell’ar-rangiamento dei brani. C’era la volontà di creare un suono nuovo con i metodi più assurdi, come percuotere lamiere o microfonare molotov. E’ una lezione che ho assimilato e

ha contribuito a plasmare la definizione di musica che il popolo oggi accetta come tale. Quanto può essere difficile cercare di riassumerne le gesta? Chi e cosa si nasconde dietro il loro immortale successo? Come mai ancora oggi, nel 2009, palazzetti e stadi sono sem-pre e comunque esauriti quando si tratta di ascoltarli dal vivo? Il segreto: vogliamo il segreto. Probabilmente Andy, con la sua passione sincera e la sua conoscenza puntuale, può aiutarci a capire meglio i meccanismi e le motivazioni che stanno alla base di quei circa 17.900.000 risultati che Mr. Google ci restituisce se un po’ ingenuamente digitiamo le parole “Depeche Mode” nel suo piccolo box di ricerca.

“A mio parere non si può prescindere dal dare il giusto merito a Da-niel Miller. Senza di lui forse oggi non avremmo i Depeche Mode”. Piccola (ma fonda-mentale) parentesi storica: il signor Daniel Miller è il fondatore di una delle etichette

> di Marco Rigamonti / foto: Francesco Prandoni

Maggio 2009. Tre decenni dopo l’esordio, i Depeche Mode sono partiti per un tour che, per la prima volta, ha toccato solo i grandi stadi (finchè il clima lo ha permesso). Dal 1978, Dave Gahan e soci continua-no a “crescere”, un percorso unico e forse irripetibile. Dove vogliono arrivare? In attesa di saperlo, provia-mo a capire le basi su cui poggia questo successo, affidandoci ai racconti e all’analisi attenta di fan di lunga data. Ma non uno qualunque.

UK – UNIVERSO, SOLO ANDATA

Depeche Mode

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foto Federico Riva

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Depeche Mode Live

Ricevi gratis nella tua casella di posta elettronica il reportage fotografico del tour dei Depeche Mode

Come?Invia un sms al 320.2043040 (al costo del tuo abituale pia-no tariffario) indicando il tuo indirizzo e-mail preceduto dal numero 125 ([email protected]) e ricevi il reportage direttamente nella tua casella di posta entro 48 ore

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messo in pratica anch’io (come tanti altri) con i Bluvertigo. Naturalmente l’utilizzo del campionatore è stato d’aiuto, perché quello strumento permette di dare le note ai rumo-ri”. Wilder era probabilmente l’ingranaggio mancante di una macchina che già funzio-nava benissimo. E forse il segreto della longevità dei Depeche Mode è proprio questo.

“L’organizzazione è uno dei punti di forza dei Depeche Mode, lavoro di squadra e dedizione assoluta. Guardateli. C’è un frontman che ha la presenza scenica di Mick Jagger. Chi scrive i pezzi è bravo come John Lennon. Chi si occupa dell’arrangiamento vale quanto Trevor Horn (celebre produttore britannico, nda). Andy Fletcher oltre ad essere un signor musicista è il p.r. che fa da tramite tra band e casa discografica e ha un suo ruolo preciso. Ognuno è a fuoco in ciò che gli compete, ed è una cosa che ho recentemente avuto modo di riscoprire guardando il dvd incluso nella versione rimasterizzata di Violator. Dopo il giro della morte si sono rigenerati, ma non sono e non saranno mai quelli che fanno il verso a se stessi; mantengono un’identità creativa e fanno quello che gli viene naturale fare. Mi diverte apprezzare la passione che mette oggi Martin Gore ricomprando su e-Bay i vecchi synth che possedeva in passato: piccole cose come questa contribuiscono a creare un clima di entusiasmo. Tre persone che si mettono in gioco, si divertono e hanno un approccio di fondo magnifico verso quello che costruiscono”.

Siamo tutti a conoscenza del fatto che il successo dei Depeche Mode non dipende solo dal lavoro in studio, ma anche e soprattutto da quello che dimostrano ogni singola volta che si trovano a calcare un palcoscenico. “L’importanza dei loro live è fondamentale: non a caso il successo oltreoceano lo hanno ottenuto dopo il concerto del 1988 a Pasadena, la definitiva consacrazione della band. Il fatto è che lo sviluppo sonoro che contraddistingue la loro carriera non avviene solo in studio; c’è maniacalità in quello che si portano in giro nei live e anche questo lo devono a Wilder. Fino al Devo-tional Tour l’organizzazione dei concerti era opera sua. A volte decideva di passare da uno strumento all’altro. Si occupava dei particolari che riguardavano la strumentazio-ne insieme ai vari produttori dei loro dischi (tra cui Flood, altra figura mitica, un vero perfezionista; andavano d’accordissimo lui e Wilder). Consideriamo anche che il rock arriva proprio con Songs Of Faith And Devotion; fino a quel momento le band elettroni-che si limitavano a proporre delle persone dietro a delle macchine. Con i Depeche Mode non c’erano solo dei tizi al comando di qualche diavoleria elettronica, ma anche un certo Dave Gahan, la perfetta rockstar”. Che una rock-band riempia gli stadi usando i sinte-tizzatori rappresenta una sorta di piccolo miracolo. Oggi ci sono migliaia di progetti che con il rock hanno poco da spartire eppure mettono in piedi dei signori live, ma quando hanno cominciato i Depeche, cose del genere se ne vedevano poche.

The Niro ci ha raccontato come, tanti anni fa, ha scoperto i Depeche Mode.

“Marco, è tua quella cassetta?”“No, è di mio fratello Andrea”“Dici che se ne accorge se la porto via per doppiarla?” “Se la riporti entro stasera no”. Avevo 13 anni e sottraendo temporaneamente la cassetta di Violator al fratello del mio migliore amico, feci il primo incontro con i Depeche Mode. Avevo già preso in prestito da Andrea diverse cassette, e grazie a lui, inconsapevole dispensatore di cultura musicale, avevo scoperto il mondo metal: Iron Maiden, Judas Priest, Testament. In poco tempo ero diventato un metallaro. Dei Depeche Mode avevo sentito parlare, ma mai avevo ascoltato una sola nota di quel gruppo dal nome non meno curioso delle sopraccitate band metal. La cassetta non era ancora partita che già ero pronto a lasciarmi travolgere da un sound granitico, come ero stato abituato dalla nastroteca di Andrea. Già con la prima traccia, World In My Eyes, arrivò la botta. Di stupore. Non avevo mai sentito nulla del genere e benché la mia formazione all’epoca fosse ancora parecchio acerba, mi sembrò da subito di essermi imbattuto in una band geniale. Innovativa nei suoni, magnetica nelle voci. Non solo Dave Gahan, ma anche Martin Gore. Ero rapito. Registrai immediatamen-te la cassetta, e tornai subito da Marco, al quale sottrassi subito un’altra cassetta della band inglese, una raccolta di live e mix fatta da lui. Come Andrea, amavo il metallo duro… più i Depeche Mode. Il metal lo abbandonai lentamente, lasciandolo ai ricordi. A distanza di 18 anni da quel giorno, il mio amore per i Depeche Mode è invece rimasto inalterato e quando riascolto Violator non posso fare a meno di pensare che, se uscisse oggi, sarebbe un disco innovativo. A distanza di diciotto anni. Viva i Depeche Mode.

La prima volta non si scorda mai

Davide Combusti, in arte The Niro, è uno dei talenti più puri che il nostro paese abbia espres-so in questi anni. Romano, classe 1978, ha pubblica-to il suo primo omonimo album nel 2008, lanciato dalla hit Liar, ottenendo consensi unanimi da critica e pubblico. Davide canta in inglese ed è proprio il mondo anglosassone ad averlo consacrato, complice un’intensa attività live tra Uk e Stati Uniti. In attesa di pubblicare il suo secondo disco (inizio del 2010), The Niro ha partecipato alla colonna sonora del nuo-vo film di Michele Placido, Il grande sogno.

Andy nasce a Monza nel 1971. Da allora ha combinato la passione per la musica con quella per l’illustrazione, dedicandosi a proget-ti diversi tra loro ma con un comune denominatore: sperimentare. Conclusa la felice avventura con i Bluvertigo, Andy si è dedicato alla pittura (il suo orientamento è di chiaro stampo pop, non a caso il suo nome è un omaggio a Warhol) e ha continuato a fare musica, ma solo “con le macchine”. Oltre che di un apprezzatissimo dj set, Andy è protagonista di un tributo a David Sylvian (indimenticato ex Japan) e Robert Fripp (leggendario chitarrista dei King Crimson) insieme a Fabio Mittino.

Ringraziamo il "Blanco" di Milano per l'ospitalità.

Bio Andy

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Siamo partiti chiedendoci quale sia il segreto della grandezza dei Depeche Mode. C’è ancora qualcosa che vale la pena prendere in considerazione. Le radici musicali. A chi si sono ispirati? Da chi hanno ereditato il loro modo di fare musica? “A livello armonico devono tantissimo ai Beatles, so-prattutto a John Lennon. Dal punto di vista del suono i loro maestri sono i Pink Floyd e i Kraftwerk. Certe sonorità si possono ritrovare anche in molte altre band, ma questa è una cosa che dipende dal periodo sto-rico in cui sono nati. Tante band facevano parte di uno stesso branco. Hanno cominciato a distinguersi con Some Great Reward e a mio parere oggi restano i soli (insieme agli U2) ad avere sempre avuto una continua ascesa: in quel fuoco d'artificio che sono stati gli anni Ottanta mi sembrano gli unici che non hanno mai avuto bisogno di dichiararsi riuniti. Nessuno potrà mai definirli dei sopravvissuti: sono semplicemente i più bravi di tutti”. Già, ma perché? “Non esistono regole precise per spiegare il successo dei Depeche. Loro sono arrivati al cuore della gente attraverso testi criptici e accordi minori: non esattamente il modo più facile per attirare l’attenzione. La loro forza sta in questo, oltre alla naturale predisposizione alla ripar-tizione dei ruoli che li ha resi così efficaci. E non dimentichiamoci che, nonostante siano sempre stati una band da mainstream, per un lungo periodo di tempo hanno avuto la critica contro. Un album come Black Celebration, a mio parere una perla, era stato inequivocabilmente stroncato. Ma a posteriori hanno avuto ragione loro”.

Annunciata già nell’ottobre 2008, è la quat-tordicesima tournèe dei Depeche Mode. Dopo la storica data di apertura a Tel Aviv, il Tour Of The Universe ha subito un arresto per i problemi di salute di Dave Gahan, poi ripresosi alla grande (c’erano dubbi?). Ri-percorriamo i momenti caldi dell’avventura live dei Depeche Mode.

Tour Of The Universe Story

06/05/09Data zero in Lussemburgo

10/05/09Il tour parte dal Ramat Gan Stadium di Tel Aviv

13/05/09Dopo l’annullamento del concerto della sera prima, il web site ufficiale della band riporta la notizia che Dave Gahan ha un problema di salute e alcune date saranno cancellate.

28/05/09 Chiarito il problema del frontman, operato per un tumore alla vescica, depechemode.com annuncia l’imminente ripresa del tour. In totale sono 14 le date cancellate.

08/06/09 Il Tour Of The Universe riparte da Lipsia: Gahan è completamente ristabilito.

16/06/09Per la prima volta in uno stadio italiano, i Depeche Mode si esibiscono a Roma, in un Olimpico sold out.

18/06/09Secondo stadio italiano e secondo bagno di folla: anche San Siro è completamente esaurito.

12/07/09A Siviglia termina la prima tranche europea della tournèe.

24/07/09Dopo 2 settimane di stop, il Tour Of The Universe si sposta in Nord America: si parte da Toronto, in Canada.

05/09/09 A Ft. Lauderdale (Florida) i Depeche Mode salutano gli States prima di raggiungere l’America Latina

01/10/09Dopo un mese di stop, il tour riparte da Guadalajara, Messico.

24/10/09A San Paolo termina la tranche sudamericana, che ha toccato 7 paesi per un totale di 11 concerti.

31/10/09 A Oberhausen, Germania, l’Europa saluta il “ritorno a casa” dei Depeche Mode.

27/02/10 Dopo oltre 100 concerti, Dave Gahan, Martin Gore e Andrew Fletcher saluteranno il pubblico prima di concedersi un po’ di meritato riposo. Sempre che nel frattempo non ci abbiano ripensato…

I Depeche Mode sono arrivati al cuore della gente attraverso testi criptici e accordi minori: non esatta-

mente il modo più facile per attirare l’attenzione.Andy“ “

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foto Federico Riva

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> di Vidino Nellagia

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Green Day

La musica si è sempre associata a qualunque attività umana, arte compresa. Il cinema, la pittura, come anche le altre discipline artistiche sono piene d’ispirazione musicale. I Green Day lo sanno bene, per que-sto hanno messo in piedi una mostra di opere che s’ispirano ai pezzi di 21st Century Breakdown. L’iniziativa ci è piaciuta molto e ci ha fatto venire voglia di tentare un esperimento simile.

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foto Federico Riva

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P er quanto distanti e differenti nelle loro applicazioni, le arti vivono di reciproche influenze e contaminazioni. Gli stessi artisti, che si tratti di musicisti o virtuosi dell’immagine, ricavano spunti e sug-gestioni l’uno dall’altro, rendendo spesso difficile una netta distin-zione tra le parti, tra chi ispira e chi viene ispirato, in nome di una

sempre più trasversale (nei casi più virtuosi, arricchente) ibridazione. Di queste commistioni la storia ci presenta numerosi esempi. Il futurista Luigi Russolo negli anni Dieci costruì il famigerato Intonarumori, uno strumento capace di modulare e armonizzare sibili, gorgoglii, scoppi, crepitii e ululati. Il genere musicale veniva chiamato Rumorismo e l’intenzione di Russolo era quella di convogliare tutta l’estetica e la poetica della velocità e delle macchine tanto cara ai futuristi in ambito musicale.Sulla continuità fra le arti, e fra arte e quotidiano, si basano invece le teorie artisti-che di George Maciunas, fondatore nei primi anni sessanta del movimento Fluxus. Per Maciunas e gli artisti che ne indagarono e seguirono le teorie (tra questi anche John Cage e Yoko Ono) la musica (intesa come arte di manipolare e organizzare i suoni in maniera tale da suggestionare ed emozionare qualcuno) era la base di ogni espressione artistica, il punto di partenza per grandi performance pubbliche che al loro interno comprendevano teatro, pittura, cinema e fotografia. Di sicuro il movimento Fluxus fu di enorme influenza per molti, ma in particola-

re una certa attitudine al mascheramento e alla messa in scena fu ben percepita e tradotta da Arthur Brown, padre dell’hard rock satanico e ideatore del corpse paint, pratica di trucco facciale successivamente adottata anche da mostri sacri come Alice Cooper e Kiss. Nel più recente passato, parliamo dei primi anni Ot-tanta, un incontro di sicuro valore, capace soprattutto di suggellare la compene-trazione di mondi apparentemente molto distanti, fu quello tra i Clash e il graffiti artist Futura 2000. Fu durante un tour negli Stati Uniti che la band britannica, da sempre fortemente interessata all’influenza tra generi e ambiti culturali differenti (basti riascoltare l’album Sandinista, pieno di riferimenti dub e reggae), entrò in contatto con la nascente cultura hip-hop, movimento di cui il graffitismo era uno degli elementi fondanti. Tra i molti personaggi della scena newyorkese, i Clash si imbatterono anche con Futura 2000, all’epoca (era il 1981) giovane e promettente star del ghetto, oggi affermato e riconosciuto artista di fama mondiale. Questa esperienza di meltin-pot culturale venne storicizzata con il singolo The Escapades of Futura 2000, rap e art work dell’artista americano e musiche di Strummer&Co. Un tributo reciproco tra artisti, una pietra miliare e fondamentale di quella che a partire dai primi anni Duemila avremmo chiamato ‘’street culture’’. Più di recente la tendenza ad associare musica ed arti visive si muove magari per scopi promozionali oltre che artistici, ma comunque si muove. In questo senso possono essere ricordate le performance di Kanye West con Venessa Beecroft in

1 2 3Ecco i capolavori a cui abbiamo associato le canzoni di 21st Century Breakdown. Da Umberto Boccioni a Andy Warhol, 10 grandi opere d’arte moderna e post-moderna. Le vie del punk sono infinite…

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occasione della Fiera dell’Arte di Miami e le creazioni incrociate tra il produttore e cantante Pharrel Williams e l’artista ultrapop giapponese Murakami. In entrambi i casi, queste collaborazioni esclusive hanno lo scopo di avvalorare e veicolare messaggi e prodotti ad un pubblico sem-pre più vasto o esclusivo, a seconda di come si guardi alla faccenda.A questa lunga tradizione di scambio tra arte e musica hanno fatto ri-ferimento anche i Green Day in occasione del loro ultimo album, 21st Century Breakdown. Un disco denso di significato, un concept album di-viso in 3 atti (“Heroes and Cons”, “Charlatans and Saints”, “Horseshoes and Handgrenades”) che racconta le vicende di Christian e Gloria, gio-vane coppia alle prese con le contraddizioni e i problemi della società moderna, con particolari riferimenti (neanche troppo celati) alla realtà statunitense. Una vera e propria “opera rock” in cui le “canzoni parlano tra loro” secondo quanto dichiarato da Billie Joe Armstrong stesso. I te-sti pesano moltissimo nell’economia dell’album, tanto che i Green Day hanno pensato, ancor prima che il disco uscisse, di dare ulteriore sfogo ai versi di 21st Century Breakdown affidando a 21 artisti da tutto il mondo (da Will Barras a The London Police, da M-City all’italiano Lucamale-onte) il compito di realizzare un’opera ispirata proprio alle parole delle canzoni del disco. The Art of Rock, questo il nome della mostra, è stata inaugurata alla Stolen Gallery di Londra il 23 ottobre, giorno in cui il trio ha tenuto il primo di una serie di concerti nella capitale inglese, e ha chiuso l’1 novembre.La cosa ci ha incuriosito parecchio. Per cui cd alla mano (e soprattutto nelle orecchie) abbiamo provato a farci trasportare dalle musiche di 21st Century Breakdown, immaginando a quali opere d’arte contemporanea ed immagini le canzoni più significative del disco potrebbero essere ac-costate.

Ecco il risultato.

21st Century Breakdown vs Attacco alle Torri Gemelle 11/9/2001Karl Heinz Stockhousen, geniale compositore tedesco, assieme a Damien Hirst, tra i più quotati e famosi artisti contemporanei, ha definito l’attac-co terroristico alle Torri Gemelle come un’opera di grandezza e impatto ineguagliabile. A noi è sembrato opportuno utilizzare questa visione, an-che se controversa, perché crediamo che possa ben aprire a tutto l’album dei Green Day, fortemente incentrato sulla condizione degli Stati Uniti e conseguentemente del mondo, post 11 Settembre.

Know Your Enemy vs Alterazioni Video - If You Can Read This Thank A Veteran (2009)I Green Day, ci invitano ad avere maggiore consapevolezza: di noi, del mondo che ci sta attorno e anche dei nostri potenziali nemici. Tuttavia il pezzo è leggero, suona come un singolo di facile fruizione. Lo stesso equilibrio tra forma e contenuto, tra leggerezza della performance e un contenuto che invita a riflettere e a guardare oltre le immediate apparen-ze, è a nostro parere ben rappresentato dalla performance messa in atto da Alterazioni Video, un uomo in tenuta da guerra per ore immobile e ormai totalmente mimetizzato, fuso, con il più accogliente e rassicurante dei sofà.

Christian's Inferno vs Yue Minjun - Untitled (2007)E’ il pezzo più veloce, quello con l’attitudine più marcatamente punk. E poi parla di inferi e rivolta, di sangue e bombe atomiche. Nell’olio dell’artista cinese Yue Minjun (esponente di spicco dell’ondata asiatica che ha caratterizzato i primi 2000) il soggetto è una crew di diavoli sui cui volti è disegnato un sorriso di plastica. I demini fanno le corna in segno di sarcastico apprezzamento: è il pubblico perfetto di un pezzo come Christian’s Inferno.

East Jesus Nowhere vs Arthur Brown - Performing in Palermo (1970)Non a caso lo abbiamo già citato. L’opera di Arthur Brown è perfetta per l’estetica rock e questo pezzo in particolare, tra i più lunghi dell’album, super tirato e profondo nei suoni, in cui si fanno i conti con un dio tutt’altro che benevolo. La scelta è il giusto tributo alla quarantennale tradizione dell’hard rock più puro e alla performance che trentanove anni fa è valsa ad Arthur Brown l’arresto per atti osceni in luogo pubblico.

Peacemaker vs Andy Warhol - Guns (1981-1982)Suoni mariachi e atmosfere da cow-boy e pistoleri. Ascoltando Peacemaker, la mente non poteva che portarci a questa serie di opere di Warhol dedicata alle armi, in particolare alle pistole. Andy fu vittima nel 1968 di un attentato da parte di una frequentatrice della Fac-tory, bottega neo-rascimentale in cui l’artista veniva attorniato da numerosi collaboratori per la creazione di progetti ed opere. Ripresosi dall’attentato dopo una lunga convalescen-za Warhol cambiò la propria linea espressiva voltando verso colori più cupi e icone per molti aspetti inquietanti.

Murder City vs Quo-Qiang - Head On (2005)Pensiamo ad una corsa, ad una moltitudine, ad una ribellione in città ed è di questo che cantano i Billy Joe e compagni. Le stesse sensazioni le si possono ritrovare (riprovare) guardando all’opera che Quo-Qiang ha esposto a Berlino qualche anno fa. Si è spaventati, impressionati, fisicamente coinvolti dalla miriade di lupi inferociti che provano a superare una visibile barriera. Che i Green Day ci stiano chiedendo di provare a fare lo stesso?

¿Viva la Gloria? (Little Girl) vs Umberto Boccioni - Rissa in Galleria (1910)Calma e agitazione, dolcezza e violenza convivono perfettamente in questo pezzo dalle atmosfere belle epoque e punk allo stesso tempo. Andando in dietro nel tempo, lo stesso gu-sto, e soprattutto la stessa forza e capacità d'impatto sul pubblico, si puo’ ritrovare in uno dei classici del maestro del Futurismo Boccioni. Gardando il quadro da lontano veniamo appagati dall’armonioso accostamento dei colori, avvicinadoci, a ben vedere, siamo colpi-ti dalla forza e dal tumulto sprigionato da un insieme convolso di figure umane alle prese con una rissa da manuale.

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restless Heart syndrome vs Mondrian - al-bero grigio (1912)Per l’unica ballad a sfondo disperato, che parla di solitudine e medical desease, l’Albero grigio è forse la rappresentazione più riuscita. Parla, metaforicamen-te, dello stato esistenziale in cui si ritova l’uomo moderno: i colori bruni, non-colori come grigio e biano, raccontano di una vita priva di speranza. E’ questa la condizione in cui i Green Day vedono Christian, simbolo delle sofferenze dell’uomo contemporaneo, quello del ventunesimo secolo.

Horseshoes and Handgrenades vs Jasper Johns - three Flags (1954-1955)Il personaggio protagonista del disco pare stia facendo il giro d’America e dei suoi vizi, di tutto ciò che non sta bene a lui e agli autori di 21st Century Bre-akdown. Al massimo del nichilismo, non ne vuole sapere di guerre giuste, a lui interessa esclusivamente quella che sta combattendo alla ricerca del grande Sogno Americano. Beve, lotta e cerca di non farsi fregare. L’opera di Johns, re-alizzata in piena fase maccartista, è aspramente critica nei confronti di un certo tipo di valori che la bandiera statunitense rappresenta. God Bless America.

the static age vs Mario schifano – televi-sion (1970)Il pezzo racconta con un certo disgusto, la difficoltà di tovare qualcosa di vero ed interesante in tutto ciò che ci viene proposto dai media. Ironico quindi il rife-rimento alla serie che Schifano dedicò nel ‘70 alla televisione. L’artista romano, famoso per i suoi eccessi, lavorava e dipingeva anche con venti televisori accesi contemporaneamente. In questo modo, totalmente investito da informazioni e immagini, avrebbe probabilmente salvato ed immaganizzato quel poco di buono che c’era. Una sorta di selezione inconscia. Quanti televisori avete in casa?

“Vi sono mancato? Non tanto quanto mi siete fottutamente mancati voi!”. E’ la sera del 3 luglio e Billie Joe si presenta così al pubblico della Key Arena di Seattle. Dopo qualche data di riscaldamento (il 7 e il 9 aprile sono stati organizzati due concerti di presentazione di 21st Centry Breakdown a San Francisco, il 19 e 22 maggio il trio ha suonato a New York), il tour mondiale dei Green Day parte proprio da una delle capitali mondiali del rock e l’adrenalina è alle stelle. Sul palco oltre ad Armstrong, Mike Dirnt e Tre Cool ci sono due chitarristi di supporto, Jason White e Jeff Matika, e persino un tastierista (Jason Freese): il suono della band, che si presenterà in questa formazione per tutta la tournèe, negli anni si è fatto più articolato e c’è quindi bisogno di musicisti aggiuntivi oltre alla storica line up. La scenografia ricostruisce sul palco un suggestivo ambiente metropolitano che giochi di luce rendono di grande impatto, ma sono le canzoni a fare la differenza: l’apertura è affidata ai brani del nuovo album (Song of the Century, 21st Century Breakdown e Know Your Enemy) ma non mancano i richiami al passato, recente con American Idiot e Boulevard Of Broken Dreams, più lontano con Basket Case, hit che nel 1994 rese i Green Day famosi in tutto il mondo. Per tutte le due ore del concerto i pezzi dell’ultimo disco si alternano a quelli composti in vent’anni di carriera, un mix sapiente, una goduria per tutti. Fino al momento che qualunque fan vorrebbe vivere almeno una volta nella vita: come già accaduto durante l’American Idiot Tour, Billie Joe chiama sul palco un ragazzo dal pubblico e gli cede la chitarra per suonare un pezzo (Jesus Of Suburbia) con il resto della band. Esperienza da capogiro per il fortunato chitarrista… e chissà in quanti lo avranno preso per pazzo ascoltando il suo racconto. Un consiglio per i fan di casa nostra: imparate a suonare quel brano!L’esperimento si è ripetuto per ogni singola data della tranche americana della tournèe, conclusasi il 28 agosto a Los Angeles. Un mese di pausa e poi l’Europa: partenza il 29 settembre da Barcellona e chiusura con i tre concerti italiani di novembre. Il tour riprenderà a dicembre in Australia e a gennaio 2010 sbarcherà in estremo oriente (show in Tailandia, Cina, Corea, Singapore e Giappone) per poi concedersi un lungo stop fino all’estate. Rivedremo i Green Day in Europa a giugno, nei grandi stadi: nel momento in cui scriviamo sono state fissate le date di Manchester (16/09) Londra (19/06) e Parigi (26/06). Che sia la volta buona per vederli dal vivo e all’aperto anche in Italia? Sperare non costa nulla. D.S.

Do you have the time?

Il tour dei Green Day è partito a inizio luglio e si concluderà non prima dell’estate 2010. Ecco com’è andata fino ad ora.

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LivestyLe

DICHIARAZIONE DI ETERNO AMORE

> di Pier Ferrantini *

Un giornalista deve essere equilibrato quando scrive di un artista o di una band. Che ne parli bene o male, è fondamentale non andare troppo nel personale. Per una volta invece ce ne siamo fregati e abbiamo voluto buttare il cuore oltre l’osta-colo. E così abbiamo incaricato un fan dei Muse di portarci una testimonianza faziosa e decisamente soggettiva. Naturalmente non lo abbiamo chiesto ad un giornalista. Tutt’altro, ha scritto per noi un musicista. Ecco la sua serenata (rock) per il trio inglese.

I

“ Ogni volta che sono tentato dall’idea di ‘abban-donare’ i Muse, m’imbatto in un loro concerto e la ten-tazione immediatamente scompare. Sono semplice-mente la migliore live band in circolazione.

che anche a distanza di anni non perde un briciolo di valore. Da li in avanti, ogni volta che è uscito un disco nuovo della band inglese mi sono precipitato in un qualche nego-zio di musica per comprarlo ed ogni volta sono rimasto un po’ deluso, anche se in ogni album ci sono gemme splendenti. Eppure ogni volta che sono stato tentato dall’idea di “abbandonarli” mi sono imbattuto in un loro concerto, in tv o meglio ancora dal vivo, e la tentazione è immediatamente scomparsa. Il motivo è che i Muse sono semplicemente la migliore live band attualmente in circolazione, nessuno può permettersi di abbando-narli anche se sui dischi non riescono più a stupire… perdonatemi, fan accesissimi dei Muse, è solo un’ opinione!Mi ricordo quando, credo fosse un live negli studi di MTV, dopo averli visti e senti-ti in tutta la loro consueta perfezione chiamai al telefono il nostro fonico di allora che era coinvolto nella produzione dello show per farmi rassicurare sul fatto che avessero suonato con parecchie basi pre-registrate. Non poteva essere altrimenti: Matt sembra-

va suonare cinque parti di chitarra contemporaneamente e, come se non bastasse, nel frattempo riusciva a cantare come un Dio. “Niente caro Pier, sono soltanto mostruosamente bravi, c’è poco da fare”. Del resto la parte di pubblico che non li ama in fondo li trova disgustosi proprio perché sfog-giano un talento inarrivabile: invidiosi!Ricordo bene anche il tour di Absolution, nel 2004. Ci trovava-mo a Milano per promozione ed eravamo riusciti ad ottene-re degli inviti per lo showcase di presentazione del disco, in programma ai Magazzini Generali, un posto insolitamente piccolo vista la notorietà dei Muse, ma al tempo stesso molto eccitante per lo stesso motivo! Fu un bellissimo concerto, for-se un po’ frenato dal fatto che la maggior parte del pubblico ancora non conosceva i nuovi brani (del resto nel 2004 il peer to peer non aveva ancora raggiunto le vette di popolarità che avrebbe ottenuto in seguito, ci si trovava ancora in quella fase in cui era romantico scoprire i nuovi brani direttamente dagli strumenti dei musicisti sul palco!). Eppure i nostri eroi riuscirono comunque a lasciare un ricordo incandescente e la loro discografica italiana dell’epoca potè gongolare felice tra tutti noi, prendendosi meriti che ovviamente non aveva! Ma questa è un’altra storia..Tornando ai Muse, per un motivo o per l’altro durante il tour di Absolution li incrociai per altre 3 o 4 volte, l’ultima delle quali al Flippaut Festival di Bologna dove suonarono dopo un Morrissey visibilmente contrariato per la netta prevalenza di fan dei tre inglesi del Devon (probabilmente era ancor più arrabbiato per il fango che sporcava le sue scarpe immacola-te!). Non c’è bisogno che ve lo dica, anche in quell’occasione rimasi sorpreso: nonostante fosse l’ennesimo concerto che vedevo in pochi mesi l’entusiasmo fu lo stesso della prima volta. Addentrandomi nei dettagli, ricordo che a Bologna ri-

Muse. Che grande band. Come avrete capito sono uno che ama mettere subito le cose in chiaro: sono un appassionato fan della band di Matthew James Bellamy, Christopher An-thony Wolstenholme e Dominic James Howard. Anche se ad essere sincero non ho ancora capito che tipo di fan esattamente io sia. Mi spiego: di tutti

i dischi pubblicati dai Muse nella loro carriera continuo a preferire Showbiz, il primo, uscito nel 1999. E’ vero, probabilmente è il loro album più derivativo, equamente diviso tra l’influenza di Jeff Buckley e quella dei Radiohead, che a loro volta in quegli anni era-no comunque influenzati dal talento di Jeff (d’altronde quale giovane musicista non è stato influenzato da Buckley???). Però è un album che trasmette tanta di quella passione

Muse

* Pier è il cantante e frontman dei Velvet, band romana che nel 2001 ha fatto il botto con il singolo Boyband (estratto da Versomarte) una presa in giro del dilagante fenomeno delle band costruite a tavolino per il successo commerciale. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Il gruppo ha pubblicato altri 4 album di inediti, tra cui l’ultimo Nella lista delle cattive abitudini (uscito quest’anno) che rappresenta una decisa svolta artistica per i Velvet: rock, testi duri, consapevolezza e disincanto: “Viviamo una situazione sociale drammatica. È una crisi che non riguarda solo l’economia o la politica, si tratta di qualcosa di più profondo che si annida dentro di noi” ci raccontava Pier qualche mese fa. Come dargli torto?

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foto Federico Riva

53OS

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Muse Live

BolognaTorino

21/1104/12

Special guest: Biffy Clyro

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masi impressionato dalle luci e dai visual e dal fatto che, finalmente, dopo anni fui testimone di un errore di Matt alla chitarra!Visto che siamo in tema di ricordi, vi lascio con quello forse più emozionante. Essendo io un “vecchio” musicista in giro ormai da dieci anni, mi sono fatto le mie amicizie nei posti che contano (!!). Per cui a volte riesco ad ot-tenere dei pass fantastici ai concerti: in occasione dell’ultimo live romano al Palalottomatica (era il 2006) mi sono ritrovato seduto accanto ai geni-tori di Chris (il bassista). Francamente, ho pas-sato metà dello spet-tacolo ad osservare l’incredibile entusiasmo di mamma e papà Wolstenholme e a pensare a quanto può essere sensazionale vedere il proprio figlio man-dare in estasi diecimila persone contemporane-amente!Vi saluto e auguro anche a tutti voi di vive-re un’esperienza live con Matt&company. Lo so, suona davvero banale visto che si parla dei Muse, ma a volte la banalità nasconde delle im-portanti verità: ogni volta che i tre inglesi salgo-no sul palco, è magia. Chiunque assista ad un concerto dei Muse, è testimone di un grandissi-mo spettacolo, statene certi!

P.S. Da qualche settimana c’è un altro motivo per cui bisogna amare i Muse ancora di più di quanto già non lo si faccia: lo scherzo che han-

no fatto a Simona Ventura durante la diretta di Quelli che il calcio.In verità ci sarebbe poco da essere felici o diver-titi considerando che quella trasmissione è una delle poche dove ancora circoli qualche rara for-ma di musica, seppure in playback. Al di là di facili ironie, prima di prendersi bene (o male!) per propria squadra del cuore, uno ha la possibi-lità di godersi i Muse. Tanto di cappello.Torniamo alla trasmissione di domenica 20 set-tembre. Matt Bellamy ormai vive in Italia da un po’ di anni, quindi essendo un ragazzo intelligen-

te avrà capito be-nissimo il livello di ignoran-za che c’è qui da

noi quando si parla di musica: voglio dire, ma secondo voi in una qualsivoglia trasmissione in Inghilterra o in un qualsiasi altro paese civi-le nessuno si sarebbe accorto dell’enorme presa per il culo? Nessuno che si accorge che nessuno dei musicisti è al posto giusto? Neanche l’ulti-mo degli autori? Ve la immaginate una cosa del genere al David Letterman Show, dove una band come i Mars Volta suona live in versione elettrica come fosse al proprio concerto o gli U2 suonano cinque sere di fila come se nulla fosse? Vabbè, siamo sfortunati che cosa vogliamo far-ci… noi abbiamo Morgan e Mara Maionchi a X-Factor. Quindi continuiamo a guardare il David Letterman Show, tanto ormai lo fanno su Sky.Viva i Muse! Viva il Rock and Roll!

“C’è un motivo per cui bisogna amare i Muse ancora di più di quanto già non lo si faccia:

lo scherzo che hanno fatto a Simona Ventura du-rante la diretta di Quelli che il calcio

Showbiz

Origin Of Symmetry

Absolution

Black Holes And RevelationsThe Resistance

Supermassive discography

Molte tracce risalgono ad un demo (Newton Abbot Demo) registrato nel '97 e ai due Ep del '98, Muse e Muscle Museum. Prodotto da John Leckie, già con i Radiohead per The Bends, l’al-bum è il manifesto dei Muse.

E’ la definitiva consacrazione. Per la prima volta con Rich Costey (ex produttore dei Rage Against The Machine), la band inglese sforna un vero e proprio concept album che introduce tematiche letterarie, e spirituali care a Matt Bellamy.

I Muse hanno ancora voglia di-sperimentare. Questa volta è l’elettronica il “nuovo” elemento: alcune tracce sono vicine all’este-tica tecno. Il disco è in parte regi-strato negli studi milanesi Offici-ne Meccaniche.

Registrato nello studio che Matt ha allestito sul lago di Como, l’album ha suoni orchestrali e atmosfere sin-foniche (alle registrazioni ha partecipato l’orchestra milanese Edodea Ensemble). L’ennesima prova della “vi-sione” musicale di Muse.

E' il frutto dell’esperienza accu-mulata dai Muse nel biennio pre-cedente. La produzione è di John Leckie e David Bottrill. L’album introduce nuovi sperimentazioni, il basso si fa distorto e i riff di chi-tarra diventano più incisivi.

1999

2001

2003

2006

2009

Prima dell’avvio ufficiale del tour, i Muse hanno presentato dal vivo The Resistance a Teignmouth, nel Devon (luogo di nascita dei membri della band), il 4 e 5 settembre, a Berlino (07/09) e Parigi (08/09).

Tra settembre e ottobre, il trio inglese ha aperto 8 date americane degli U2.

Sono 20 i concerti in Europa: il primo il 22/10 a Helsinki, l’ultimo il 4/12 a Torino.

Tre gli spettacoli in Giappone, a Osaka, Nagoya e Tokio, il 9, 11 e 12 gennaio 2010.

Cinque le date in Oceania: Aokland, Sydney, Melbourne, Adelaide e Perth ospiteranno i Muse a gennaio.

Alla fine del tour i concerti saranno 51, con 4 continenti toccati: America, Asia, Europa e Oceania.

I Muse dal vivo sono accompagnati da Morgan Nicholls (piano, tastiera, synth e voci).

Sono 2 le band di supporto ai Muse: The Big Pink (solo per le date Uk) e gli scozzesi Biffy Clyro.

The Resistance Tour in pillole

PUMA SUEDE, il ritorno di un classico

Missione compiuta! Dopo mesi di ricerca negli archivi PUMA, è stata finalmente trovata e rimodellata la Suede originale. Suede Classic ha le forme del primo modello, presentato nel 1978, quando Walt “Clyde” Frazier regnava incontrastato sui parquet ame-ricani indossando le PUMA Clyde.La nuova Suede è leggermente più asciutta nella silhouette e la punta è stata lievemente accorciata. Il camoscio di prima scelta usato per questa edizione è di origine nordamericana con proprietà quali l’extra morbidezza e la lucentezza del colore. Suede è sinonimo di stile grazie ai colori brillanti in cui è proposta, al camoscio con cui è fatta ed alla possibilità di customizzare i lacci per avere un scarpa nuova ad ogni uscita!

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Viziosa Florence

A cura di Elena Manferdini

Foto: Alex Lake (1), Elane Constantine (2/3), Tom Beard (4), Elis Parrinder (5)

Florence Welch è un esplosivo mix di tecnica e spontaneità in cui convivono portamento da diva accondiscendente e sguardo killer di chi sa provocare. In-glese, ventisettenne, con i suoi The Machine, è protagonista dell’esordio più in-teressante di quest’anno (Lungs è uscito a luglio). Sono le intenzioni a determi-nare la personalità di Florence, più ancora dell’intensissima voce. Una creatura intrigante perché imperfetta. L’abbiamo conosciuta a Milano, il giorno del suo primo live italiano (era il 16 ottobre) e ve la raccontiamo così.

Superba

Avara

Come spesso accade agli artisti emergenti, dopo l’uscita di Lungs è cominciato il giochino delle influenze. Da chi ha preso? A chi assomiglia? “Posso dire che la musica che più mi ha ispirato è il soul. Quello di Nina Simone, Etta James, Otis Redding, Annie Lenonx. Amo anche il pop e musicisti come Tom Waits, ma credo che il mio stile sia abbastanza unico, sicuramente molto personale”.

Chi la vede oggi agghindata con abiti sfavillanti durante i concerti può essere indotto in errore. "Ero abituata a vestire con abiti da pochi soldi comprati nei charity shop o nei negozi vintage. Poi alcuni stilisti mi hanno chiesto di lavorare con loro. Ho accettato e sul palco indosso capi disegnati da giovani stilisti ingle-si. Credo sia interessante che un artista si esprima a partire dai vestiti".

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Black body by Hannah Marshall, shoes Raphael Young, gloves Dominic Jones – Styled by Aldene

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Silver suit by Boudicca – Styled by Grace Woodward

Lussuriosa

Invidiosa

Florence ha dichiarato che le sue migliori composizioni sono frutto di alterazioni mentali dovute all’alcool o all’hangover che segue qualche violenta sbronza.“Ero ubriaca quando l’ho detto! La verità è che il pensiero fluisce meglio quando si è leggermente in distonia con la realtà. Ma può capitare anche da sobri, serve solo il giusto stato mentale”.

una ragazza inquieta che deve molto alla musica. “durante gli anni del college osservavo le persone coinvolte nelle cosiddette garage band. Volevo sfogare an-che io la mia creatività e la musica mi permette di farlo, allontanando il “rischio-depressione”. in questo momento avrei potuto trovarmi ubriaca da qualche parte in inghilterra, invece sono sobria e in italia”.

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Jump suit - vintage Zandra RhodesDress & cape by BuRBeRRy

Gelosa

Irascibile

Accidiosa

Lungs, disco d’esordio dei Florence & The Machine, è rimasto stabile al numero 2 della chart inglese per 5 settimane, tra luglio e agosto, preceduto solo da Mi-chael Jackson. “e’ incredibile, non me lo sarei mai aspettato. Non ho mai voluto fare musica per entrare in classifica, però adesso che le cose vanno bene ci ho preso gusto”.

Ci ha messo molto tempo a trovare la formula sonora giusta per la sua musica. “Non volevo che fosse blues, anche se amo il blues, non volevo che fosse ‘emo’. Volevo solo che suonasse forte. Adesso che il disco è fuori, è fondamentale che dal vivo i pezzi suonino come nell’album. Sono una perfezionista e non soppor-to proprio che qualcosa sia diverso da come l’ho pensato”.

Florence è indifferente al giudizio degli altri. “In Inghilterra gli artisti giovani hanno grande spazio sui media e questo genera aspettative da parte del pubbli-co. Ma non ci ho mai fatto caso. La pressione l’ho avvertita solo durante la lavo-razione dell’album quando temevo di non riuscire a dargli il suono che sentivo nella mia testa. Fortunatamente ce l’ho fatta”.

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62 rock 'n' fashion

1. 60,00 € - Felpa con cappuccio in morbido cotone french terry, con trifoglio stampato sul davanti e un laccio in vita per permetterti di regolarne la lunghezza - 2. 479,00 € - Piumino dallo stile pulito e raffinato con un’impeccabile vestibilità - 3. 70,00 € - 60,00 € - Canotta e coulotte in popeline di cotone grigio con ricami a contrasto ed inserti in pizzo avorio - 4. 35,00 € - Borsa in pelle nera con fiocco e catena - 5. 99,00 € - Tronchetto stringato in vernice nera - 6. 219,00 € - Jeans 5 tasche lavaggio usato - 7. 80,00 € - Sneakers in pelle con suola in gomma. Riedizione del modello First Round da basket lanciato nel 1987 - 8. 71,00 € - T-shirt bianca manica lunga con stampa e strass

Time of Your Life

1. adidas Originals

6. ClOsEd

3. Odd MOlly

8. dEnny rOsE

7. PUMa First round l sparkle

2. MUsEUM

4. CaMOMilla

5. PEPE JEans

Falling from the stars

But never forgets what I lostAs my memory rests

The innocent can never lastDrenched in my pain again

Summer has come and passed

Ring out the bells againLike we did when spring began

Wake me up when September ends…

'Wake me up when September' ends by Green Day

Here comes the rain again

Becoming who we are

Wake me up when September ends

Wake me up when September ends

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1. 104,00 € - Camicia uomo in cotone, colore bianco lavato in grigio - 2. 119,00 €- Riedizione degli storici “Cats”, sono caratterizzati da forma “a goccia” arrotondata e sono realizzati in acetato iniettato con doppio ponte - 3. 43,00 € - Street Painting, fashion collection - 4. 99,00 € - Giacca uomo - 5. 266,00 € - Jeans uomo www.jbrandjeans.com tel 059 251664 - 6. 85,00 € - La nuova scarpa in collaborazione con Mike Dirnt dei Green Day - 7. 43,00 € - Cintura in pelle modello Florida - 8. 89,00 € - Cardigan con scollo a V in cotone pesante

1. Custo BarCellona

2. rayBan

4. Mango - He by Mango art rouge

6. MaCHBet5. JBrand

7. levi’s

8. eastpak

3. swatCH

Do you have the timeto listen to me whine

Sometimes I give myself the creeps

It all keeps adding upSometimes my mind plays tricks on me

I am one of thoseMelodramatic fools

Neurotic to the boneNo doubt about it

I think I'm cracking upAm I just paranoid?

Or I'm just stoned…

About nothing and everythingall at once

'Basket Case' by Green Day

Di Eileen Casieri e Marianna Maino

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64 comingsoon/ dicembre/gennaio

alice in chains02/12 Milano

claudio baglionidicembre:Dal 5 all’8 a MilanoDal 10 al 13 a PadovaDal 15 al 18 a NapoliDal 20 al 23 a FirenzeDal 26 al 30 a Romagennaio:Dal 4 al 6 a BolognaDall’8 al 10 a Genova

editors4/12 Milano

elio e le storie Tese17/01 Vicenza

eros ramazzotti1/12 Milano2/12 Milano4/12 Milano5/12 Milano

7/12 Casalecchio di Reno (BO)12/12 Torino13/12 Torino15/12 Firenze17/12 Brescia19/12 Padova

deep Purple10/12 Bolzano11/12 Jesolo12/12 Roma14/12 Perugia15/11 Milano16/11 Bologna

Francesco de gregori3/12 Monteruscello (NA)5/12 Lamezia Terme (CZ)7/12 Catania9/12 Avellino 17/12 Padova18/12 Lonigo (VI)20/12 Torino21/12 Genova

gigi d’alessio1/12 Alessandria3/12 Firenze4/12 Bologna5/12 Varese10/12 Eboli12/12 Acireale

Julian Plenti12/12 Milano

Laura Pausini1/12 Acireale (CT)3/12 Eboli5/12 Casalecchio di Reno (BO)7/12 Firenze

michael bolton20/01 Milano

milow1/12 Roma

Paradise Lost8/12 Milano

9/12 Roma

renato Zero4/12 Padova5/12 Padova11/12 Milano12/12 Milano14/12 Milano21/12 Roma22/12 Roma

slayer9/12 Milano10/12 Milano

The bastard sons of dioniso6/12 Bassano del Grappa (VI)9/12 Roma12/12 Pinzolo (TN)13/12 Milano18/12 Taneto (RE)19/12 BolognaIl tour continua a gennaio, per tutte le date www.livenation.it

Franz Ferdinand Arctic Monkeys

Europe

07/12/09 Torino 08/12/09 Jesolo (VE) 26/01/10 Milano

Milano 26/01/10Roma 28/01/10

Modena 29/01/10Padova 30/01/10

er dichiarazione del frontman Alex Kapranos stesso, la musica dei Franz Ferdinand è fatta soprattutto per ballare e in particola-re per far ballare le ragazze. Cosa c’è di meglio che una versione

remixata in chiave dub/elettronica di Tonight: Franz Ferdinand (uscito ad inizio 2000) per aumentare ancora di più queste potenzialità? Così è nato Blood, con cui il gruppo inglese sancisce una volta per tutte l’inclinazio-ne dance della sua musica. Di Tonight avevano detto: “Potete ascoltarlo a basso volume, ma sarebbe meglio ad alto. Potete ascoltarlo di giorno, ma sarebbe meglio di notte”. Uno più uno fa due: sono i concerti i momenti migliori per assorbire la musica della band inglese. Si dà il caso che ce ne siano due in programma in Italia a dicembre: i Franz Ferdinand, l’atmosfe-ra intensa della notte ed il volume a palla. Cosa volere di più?

li Arctic Monkeys hanno traghettato la musica brit nel nuovo millennio, cogliendo la pesante eredità di grup-

pi come Oasis e Blur e sfidando il predominio delle band americane. Dopo il dilagante primo album (Whatever People Say I Am, I Am Not è il disco d’esordio più venduto nella prima setti-mana di uscita della storia della musica inglese) ed il successivo Favourite Worst Nightmare, i ra-gazzi di Sheffield hanno pubblicato Humbug: un

disco maturo, con sonorità ben poco alla moda: Alex Turner e soci si sono tolti di dosso la ne-cessità di dimostrare il loro valore a chi ancora li etichettava come un fenomeno passeggero. Non a caso è probabile che siano tra gli headli-ner a Glastonbury 2010, i cui 600mila biglietti sono già tutti sold out. L’unica data italiana è al Palasharp di Milano il 26 gennaio: se il buon giorno si vede dal mattino, l’anno prossimo avremo una stagione live da paura.

ack to the Eighties: sono tornati i Duran Duran e persino i Police, non ci hanno mai lasciato Madonna, gli U2, i R.E.M. e i Depeche Mode, presto arriveranno gli Spandau Ballet (a marzo in Italia),

e probabilmente anche i Bon Jovi, che sono appena partiti con il The Circle 2010-2011 World Tour. Potevano mancare all’appuntamento gli Europe, che nel 1987 hanno dominato la scena musicale con The Final Countdown, uno dei brani più celebri della storia del rock? In realtà i cinque ex-capel-loni in questi anni non si sono mai fermati e hanno girato il nord Europa incontrando il loro fedelissimo pubblico. Per il suo ultimo album Last Look At Eden la band svedese si spinge oltre i confini nordici e raggiunge anche l’Italia, dove sono in programma quattro attesissimi concerti a Milano, Roma, Modena e Padova. E’ iniziato il conto alla rovescia…

P G

B

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A CAPODANNO,SE PARTI

PARTIwww.cts.it/capodanno

TUTTO L’ANNO.*

*E probabilmente farai l’amore ogni giorno del 2010

Info e prenotazioni presso le sedi CTS o allo 06.4411166

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66 what'snew/ musica

ultima volta degli Skunk Anansie su un palco era stata nel 2001. E dopo quasi 10 anni, la rock band britannica decide di tornare in pista con un best of intitolato Smashes & Trashes. La reunion è stata accolta con entusiasmo e la pubblicazione del disco ha

destato molta curiosità: è infatti la prima raccolta di hits della band di Skin, front woman sempre aggressiva e inquietante, e contiene, rimasterizzati in digitale, i brani più significativi della loro carriera. Dai 3 album pubblicati, gli Skunk hanno deciso di riproporre la celebre Hedonism (Just Because You Feel Good), la meno oscura Weak, Charlie Big Potato, Secretly e i tre inediti Because Of You, Squander e Tear The Place Up. Questi ultimi hanno quell’inconfondibile sound che ha reso la band una delle realtà rock più interessanti degli ultimi 15 anni. Il quartetto afferma che Smashes & Trashes, ricco di nuovi arrangiamenti, qualche “stranezza” e testi incisivi, non vuole essere la classica operazione-nostalgia, rischio che corrono molti gruppi che affrontano una reunion. E’piuttosto un nuovo inizio. E chi ben comincia è a metà dell’opera.

L'

Skunk AnansieSmashes & TrashesCarosello Records

DI RobeRta MaIoRano

opo averne rimandato più volte l’uscita per i “ritocchi dell’ulti-mo minuto”, Mariah Carey ha deciso finalmente di pubblicare il suo nuovo album. Il risultato di tanto lavoro? Un mix di generi

con licenza di sorprendere che spazia dall’hip hop all’ r’n’b, fino al blues e a alle atmosfere vintage di It’s A Wrap, dove si riconosce il piacevole effet-to della polvere sui dischi in vinile. Gli arrangiamenti sono di una pulizia quasi maniacale ma è la voce dolce e sensuale dell’angelica pop star ame-ricana, garanzia ormai da vent’anni di qualità e raffinatezza, a rendere Me-moirs Of An Imperfect Angel un disco di altissimo livello. Tra i brani migliori, H.A.T.E.U., uno slow jam tutto sussurrato, e la riuscitissima cover di I Want To Know What Love Is, omaggio al celebre brano dei Foreigners. La Standing O (vation, traccia 7) è tutta per Mariah.

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Mariah Carey Memoirs Of An Imperfect AngelUniversal

DI toMMaso PeRanDIn

E’ davvero un tipo strano e lo sapevamo da un pez-zo. Sembra voler andare

da una parte e te lo ritrovi dall’al-tra, dice una cosa e ne fa un’altra. O forse semplicemente si diverte a prendere tutti in giro. Di sicuro diverte noi: negare la simpatia di Robbie Williams significa essere in malafede. E’ un personaggio che serve alla musica perché è ironico e ha la grande capacità di sdramma-tizzare, merce rarissima worldwide. Prendiamo la dichiarazione con cui ha presentato Reality Killed the Video Star sul suo sito ufficiale: "Voglio che la gente si esalti, voglio che tutti ballino, che dimentichino chi sono e dove sono per 50 minuti. Questo è un album di cui sono orgoglioso. Penso che sia fottutamente brillan-te”. Dopo il periodo di profonda depressione seguito all’ultimo tour se ne esce con una dichiarazione del genere, per poi annunciare che non

farà una nuova tournèe mondiale perchè teme lo stress. Che tipo!In ogni caso ha ragione, Reality Kil-led the Video Star è un disco brillante. Robbie e Trevor Horn (produttore artistico dell’album e mostro sacro della musica inglese) si devono es-sere proprio divertiti. L’album è in perfetto equilibrio tra ballad, con tanto di archi e uccellini cinguettan-ti, e suoni electro pop che strizzano l’occhio alla disco. Bodies è stato scelto come primo singolo proba-bilmente perché compendio perfet-to di questa alternanza. Robbie si è concentrato meno che in passato sulla composizione in favore di una maggiore attenzione al suono: pro-babilmente il disco non avrà moltis-sime hit come altri album in passato (ma scommettiamo su Do You Mind come prossimo singolo, farebbe ballare anche un palo) ma è danna-tamente piacevole da ascoltare. E divertente, naturalmente.

È

Robbie Williams

Reality Killed The Video StarEmi

DI DanIele saloMone

Page 67: Onstage Novembre

67os

ettiamola così: ora sarò molto più giustificato quando commetterò l’errore (nel mio caso ricorrente)

di pronunciare “Ronettes” al posto di “Noiset-tes”. L’assonanza tra la storica band prodotta da Phil Spector negli anni 60 e il gruppo indie di Londra si fa consistente anche in termini musicali: sono infatti sempre più rare le sfuriate punkeggianti, in favore di arrangiamenti che

fondono Rock e Philly Soul. Il singolo Never Forget You e la successiva So Complicated rap-presentano volontà di mirare dritto verso un feeling dichiaratamente revival, comunque mai nascosto in passato da Shingai Shoniwa e soci. La sensazione è quella di un trio che si libera da tutti i concetti di modernismo e suona quello che vuole senza restrizioni. E come spesso acca-de in questi casi, il risultato è godibilissimo.

M

NoisettesWild Young HeartsUniversal

DI Marco rIgaMontI

er la gioia di chi apprezza la purezza della voce di Nelly Furtado, ecco finalmente il suo nuovo album, a tre anni dall’ultimo Loose. La “chica” canadese, di origini porto-

ghesi, ha esaudito il suo più grande desiderio: cantare tutti i pez-zi (dodici) in spagnolo. Amore e passione la fanno da padrone: filastrocche, ninne nanne, tutti brani orecchiabili in cui, insieme alla giovane pop star, hanno messo lo zampino i migliori talenti della nuova musica latina. L’album è dominato da un’anima su-damericana e trascina anche grazie a ritmi cubani, ma il pezzo forte è la dolcissima Manos Al Aire, singolo che ha anticipato il cd ed ha già scalato le hit parade delle radio di tutto il mondo. Imperdibile il duetto con Jan Luis Guerra (Como Lluvia) e il beat di Bajo Otra Luz dove canta (e ride) insieme a Julieta Venegas e La Mala Rodriguez.

P

Nelly FurtadoMI plan Universal

DI toMMaso PeranDIn

curioso quanto possa essere difficile recensire un disco di cui ci si è inna-morati al primo ascolto. Si è sempre

indecisi tra due opzioni: andare dritti alle lu-singhe o girargli intorno per rimandare tutto al gran finale. Incapace di arginare la frenesia, prendo per buona la prima: Lungs è un si-gnor disco, di gran lunga il miglior esordio di quest’anno. Il giudizio dello scriba sembra esse-re confermato dal successo che l’album dei Flo-rence And The Machine ha ottenuto in patria: 5 settimane al secondo posto delle chart inglesi.

Scusate se è poco.Ora che mi sono liberato del peso, provo a rac-contare cosa mi ha incantato di Lungs: il talento di Florence Welch è davvero grande. Tecnica in-vidiabile, carisma da vendere e abilità composi-tive non comuni. Se a tutto questo aggiungiamo un’attitudine soulful d’altri tempi e una ricerca sonora che rende le 13 tracce del disco non clas-sificabili secondo i comuni parametri moderni (tipo: rock, emo, hip hop, etc.), penso si capisca la frenesia di cui sopra.

È

Florence & The MachineLungsUniversal

DI gIannI olfenI

Jamie CullumThe Pursuit Universal

DI roberta MaIorano

ieve, elegante e libero. Jamie Cullum torna con The Pursuit, suo secondo solo-album, dan-do ancora una volta prova di grandi doti interpretative e buon gusto. Il giovane piani-sta inglese (di origini birmane), nutrito dal jazz di Miles Davis, Cole Porter ed Herbie

Hancock, lascia libero il suo eclettismo senza né strafare né confondersi in sonorità banali. Il titolo dell’album, preso in prestito da un romanzo di Nancy Mitford (The Pursuit Of Love), conferma la propensione di Cullum alla ricerca artistica e la capacità di calibrare l’influenza del gusto classico con atmosfere assolutamente attuali e originali. Attraverso l’interpretazione di Don’t Stop The Mu-sic (hit della popstar Rihanna) o la deliziosa I Think I Love, si capisce che Jamie non sa e non vuole rimanere fermo in un’unica epoca musicale. In un solo disco c’è molto più che ispirazione e talento: The Pursuit è un vero e proprio itinerario attraverso cui comprendere come la musica sappia me-scolarsi, intrecciarsi e creare infinite possibilità di sound. Soprattutto quando a guidare chi ascolta è un artista come Jamie Cullum.

L

EditorsIn This Light And On This Evening Kitchenware Records

e ci fosse un Grammy per la propensione al rischio, nel 2009 finirebbe dritto nelle mani degli Editors. La band che 4 anni fa aveva scomodato la popolare rivista in-

glese NME portandola ad inventare il termine “dark disco” per definire lo stile dell’esordio The Back Room. La band che aveva confermato il suo valore con un secondo album (An End Has a Start) finito subito al primo posto in Uk. Quella stessa band oggi appoggia le chitarre e punta tutto su un a dir poco spiazzante suono elettronico. Non vi dovete preoccupare se quando avete sentito Papillon per la prima volta in radio avete pensato “Chi sono questi? Assomigliano agli Editors”, siete in ottima compa-gnia. Fortunatamente il rischio della pisciata fuori dal vasetto è scongiurato da almeno tre elementi. Il primo porta il nome di Mark ‘Flood’ Ellis, un produttore che non ha bisogno di presen-tazioni e che è solito trasformare in oro tutto quello che tocca. Il secondo è insito nel DNA della band di Birmingham, da sempre incline ad atmosfere dark e lunatiche che secondo la lezione di Joy Division e compagnia bella ben si sposano con un suono sin-tetico. Il terzo elemento vi sarà chiaro dopo avere ascoltato que-sto disco. Perché solo allora vi accorgerete che al di là di chitarre o sintetizzatori qui ci sono nove splendide canzoni, che in un bat-ter d’occhio fanno passare la voglia di imprecare mentre si cerca una definizione per lo stile musicale sfoggiato oggi dagli Editors. Non è questo l’importante?

DI Marco rIgaMontI

S

vinci il cd degli Editors !Invia una mail a:[email protected] oggetto “Editors“

Page 68: Onstage Novembre

68 what'snew/ cinema a cura di Nick

Usa , drammatico 2009

Con Johnny Depp, Christian Bale, Marion Cotillard

Di Michael Mann

nni '30. La sfida al potere del leggendario criminale John Dillinger negli Stati Uniti della

Grande Depressione. Dillinger è un fuo-rilegge capace di entrare e uscire dalle carceri come fossero alberghi, rilasciare dichiarazioni alla stampa come una star, far innamorare ogni donna con il suo fa-scino, indossare abiti eleganti e firmati per le rapine alle più potenti banche del Paese

e bruciare i registri dei debiti, aiutando le persone più povere. Ha un nemico giura-to, con cui ingaggia una personale sfida: l’agente dell’Fbi Melvin Purvis, che gli dà costantemente la caccia, sognando di ri-uscire a inchiodarlo e firmare cosi la sua condanna a morte. La loro rivalità però finisce per trascinare nel baratro anche Billie Frechette, la donna di cui Dillinger è innamorato.

Perchè vederlo?Michael Mann continua a mettere in di-scussione le regole dei generi, con un film spettacolare e profondamente d’autore. Sta cambiando la storia del cinema, anche se in molti ancora non se ne sono accorti.

Nemico pubblico

E’ in edicola nick novembre !

A

È affidata a Chris Weitz (About a boy, Il diario di Bridget Jones) la regia del sequel del film campione d’incassi dello scorso anno Twilight, che riporta sugli schermi la travagliata storia d’amore dell’umana Bella Swan e del vampiro Edward Cul-len. Nell’attesissimo adattamento cine-matografico del secondo romanzo della fortunata saga della scrittrice Stephenie Meyer, Bella, abbandonata da Edward, farà la conoscenza di licantropi, nomadi e volturi.

Perchè vederlo?Incredibili effetti speciali, ottima colon-na sonora che include brani di Thom Yorke e dei Muse. La famosa scena del romanzo ambientata in Piazza dei Priori a Volterra, girata per esigenze logistiche da Weitz nella piazza di Montepulciano.

New Moon

Usa, horror 2009Con Robert Pattinson, Kristen Stewart, Dakota FanningDi Chris Weitz

critica

pubblico

critica

pubblico

critica

pubblico

critica

pubblico

Ragazzo pugliese sogna di diventare un cantante di successo fin da quando era piccolo, ma la ragazza lo lascia perché vede in lui un eterno Peter Pan, in balia di utopie irrealizzabili. Checco parte al-lora alla volta di Milano, trovando ospi-talità presso il cugino Alfredo. Qui però il giovane entra a contatto con un mondo pieno di difficoltà, e come se non bastasse si innamora, ricambiato, di Marika, il cui padre leghista è animato da insormonta-bili pregiudizi verso i meridionali.

Perchè vederlo?Spaccato di vita giovanile che utilizza toni lievi e qualche risata per trattare ar-gomenti sociali di drammatica attualità. Nunziante mette dentro tutto: pregiudi-zi territoriali, mondo dello star system e una (in)evitabile iniezione d’amore.

Siamo ragazzi qualunqui

Italia , commedia 2009Con Checco Zalone, Dino Abbrescia, Fabio Troiano, Giulia Michelini, Raul Cremona, Gigi AngelilloDi Gennaro Nunziante

Un reportage insieme amaro ed esilaran-te su qualcosa a cui si stenta a credere. Anche con la consapevolezza totale della sua veridicità. Un battaglione, seguendo dettami militari/new age, tenta di sosti-tuire armi puramente mentali a quelle belliche: guerrieri convinti di essere Jedi, con l’intento di leggere i pensieri del ne-mico, passare attraverso i muri. O ucci-dere una capra fissandola.

Perchè vederlo?Commedia satirica, sfrenata: la guerra al cospetto della contro-cultura hippy più sgangherata, interpretata da un cast di stelle evidentemente divertite. Sotto il disimpegno, però, riappare a sprazzi l’orrore: è un film politico, dopotutto.

L’uomo che fissa le capre

Usa, commedia 2009Con Ewan McGregor, George Clooney, Kevin Spacey, Jeff Bridges, Stephen Lang, Robert Patrick, Stephen RootDi Grant Heslov

Ascesa, caduta e risalita di Dj Ickarus, artista di culto della scena elettroni-ca internazionale. All’indomani di un estenuante tour mondiale, le pressioni della sua etichetta per la pubblicazione di un nuovo disco si fanno sempre più forti. Il materiale che Ickarus consegna però non è considerato valido dalla sua manager. A causa di una dote di acido tagliata male, l’artista sprofonda in una crisi che lo porta al ricovero in una clini-ca psichiatrica.

Perchè vederlo?Ritratto a tinte forti della Berlino elet-tronica, nel tentativo di rappresentare una scena musicale affascinante e con-traddittoria. Ottima la colonna sonora di Paul Kalkbrenner, qui anche nei panni del protagonista.

Berlin calling

Germania, commedia 2009Con Paul Kalkbrenner, Rita Lengyel, Corinna HarfouchDi Hannes Stöhr

critica

pubblico

���� NINE NEMICO PUBBLICONEW MOON

VINCENT GALLO

MICHAEL MANN

KRISTEN STEWART STEFANIA

SANDRELLI

RIFLETTERE SULLA STORIA PIÙ RECENTE. RACCONTARE GUERRE E ATTENTATI, MOSTRARE SOLDATI E POLIZIOTTI. NEI FILM ITALIANI NON SI PUÒ. PERCHÉ? RISPONDE IL“TERRORISTA” RICCARDO SCAMARCIO

SEGRETO

�� 2009

Page 69: Onstage Novembre

69 a cura di Andrea Berettawhat'snew/ games

Il nostro predatore di tombe preferito è tornato; questa volta Nathan Drake dovrà svelare il mistero che si cela dietro alla scomparsa di tredici navi, affondate più di 700 anni fa. Nel 1292, quando Marco Polo lasciò Khu-bilai Khan e l'Oriente per dirigersi a Venezia, traspor-tando un tesoro d’inestimabile valore, l'intera flotta del giovane italiano venne inghiottita da una “forza scono-sciuta” e il suo equipaggio decimato. Il famoso esplo-ratore, temendo di esser preso per pazzo, non ha mai rivelato quale sciagura si sia abbattuta su di lui e su chi lo seguiva. Nathan, chiamato a partecipare al furto di una antica lampada a olio, custodita in un museo a Istanbul, si imbatterà quasi per caso in questo enigma storico, dan-do tutto se stesso per risolverlo. Il nostro eroe si vedrà affiancato da un vecchio amico, Harry Flinn e da una ex fidanzata molto, come dire… accaldata e focosa (Ch-loe Frazer). Ovviamente, lo aspetta un’avventura ricca d’azione, colpi di scena, tradimenti, doppi giochi e peri-coli d’ogni genere. Una storia avvincente, un comparto grafico incredibile (mai visto niente del genere, vi fer-merete ad ammirare il panorama più di una volta) e una colonna sonora adatta fanno di Uncharted 2 una “killer application” per la vostra Ps3. Imperdibile.

L’umanità ha deciso di abbandonare la Terra per dedicarsi alla colonizzazione dei pianeti vicini. La nostra storia si svolge sul meno ospitale di questi: Pandora, un’arida distesa talmente intrisa di violen-za da far sembrare il mondo post-apocalittico im-maginato da Tetsuo Hara (Ken il Guerriero) l’allegra landa felice dei Teletubbies. Questa terra di nessuno ospita però, oltre alla fauna più feroce e pericolosa dell’intero universo, una nutrita schiera di merce-nari, solitari oppure uniti in piccole bande. Tutti con un solo obiettivo: la Cripta, un fantomatico “Eldora-do” la cui esistenza si tramanda solo con le leggende e nel quale nessun uomo pare mai aver messo piede. Il nostro alter ego è uno dei tanti mercenari alla ricer-ca della Cripta, arrivato sul desolato pianeta seguendo una visione angelica: una sinuosa forma femminile che, di tanto in tanto, guida le nostre azioni nella storia principale. Tutto questo è solo una scusa per giusti-ficare un massacro crudele, continuo ed insensato di qualsivoglia forma di vita calpesti le lande desolate che ci fanno da sfondo. Cruento e splatter da soli, assoluta-mente appagante con gli amici. Avvertenze: chiamare il capoufficio e mettersi in malattia dopo l’acquisto.

Uncharted 2: il covo dei ladri

Borderlands

PlayStation3Genere: Action

Xbox360/PlayStation3Genere: Picchiaduro

Anche quest’anno l’ NBA bussa allo sportellino delle nostre console. Il gioco si contraddistingue subito per una spiccata vena simulativa, tanto che anche Kobe Bryant e LeBron James, a difesa schierata, avrebbero difficoltà a fare canestro. Il cuore pulsante del gioco è la modalità Associazione, nella quale potrete pren-dere le redini di un team NBA e portarlo fino all’ago-gnato anello. Una buona gestione dei menù permette un maggior feeling con le molteplici opzioni a dispo-sizione. Spicca sicuramente la possibilità di scaricare i draft futuri tramite 2kShare (si può scegliere se gene-rarli automaticamente o crearli ex novo), oltre che di gestire anche la D-League, ovvero quel campionato in cui mandare a maturare i talenti ancora acerbi. Al fianco dell’Associazione fanno ritorno le modalità

Backtop, in cui si affrontano diverse sfide d’abilità nei playground statunitensi, la Stagione (in cui si gioca e basta, senza nessun tipo di implicazione manageriale) i Playoff, la sfida delle Matricole e la possibilità di al-lenarsi. Tra questo già nutrito set di opzioni trovano spazio l’NBA Today, ovvero la modalità grazie alla quale possiamo rivivere le stesse partite che si gio-cano di notte, beneficiando di commenti e statistiche sempre aggiornati e, soprattutto, la modalità Il Mio Giocatore, presa in prestito dagli altri titoli sportivi. In-somma, se la prima cosa che fate dopo essere tornati a casa è lanciare i calzini nel cesto della roba sporca con un tiro a palombella e la mattina mangiate solo latte e canestrelli, NBA 2K10 fa proprio al caso vostro.

Tekken è senza dubbio il prodotto più conosciuto e fa-moso della prima generazione di picchiaduro in tre dimensioni, soprattutto grazie a Tekken 3, che a suo tempo raggiunse uno standard davvero epocale. Tek-ken 6 torna in un mondo radicalmente diverso rispet-to ai tempi della sua consacrazione. Scorrendo le varie modalità di gioco, particolare attenzione è stata rivol-ta verso la Campagna, vera novità del titolo. Figlia di quella modalità Tekken Force apparsa ai tempi del terzo episodio, “Campagna” è una rivisitazione più approfondita e per certi aspetti, molto più riuscita. Ci troviamo a giocare ad un vero e proprio picchiaduro a scorrimento a tre dimensioni con tesori, soldi e boss di

fine livello: una gioco nel gioco insomma. In aggiunta alla modalità sopraccitata, c’è anche uno Story Mode e le classiche modalità Survival e Time Attack. Partico-lare segnalazione va fatta per la modalità Arcade, nel-la quale fin dall’inizio, sarà possibile utilizzare l’intero cast di personaggi. Rooster che presenta la più ampia gamma di characters disponibili, mai apparsa in un Tekken: comprende tutti i personaggi delle passate edizione, con l’aggiunta di 8 new entry, tutte carisma-tiche e ben caratterizzate. In definitiva il titolo merita l‘acquisto da parte degli affezionati, per tutti gli altri Tekken 6 è comunque un picchiaduro gradevole e di buon livello.

NBA 2K10

Tekken 6

PlayStation 3/Xbox360/WiiGenere: Sportivo

PlayStation 3/Xbox360Genere: Action-Rpg

Page 70: Onstage Novembre

70 di Massimo Longonionstage chiama/ deejay

C'

“Oddio, sono terrorizzata da questa cosa. Ma devi chiedermi a che con-certi vado e chi ascolto? Perché io di musica non so niente”. Non bisogna stupirsi. Marisa Passera, che insieme a Federico Russo è la voce dei weekend di Radio Deejay dalle 17 alle 20, ha studiato storia dell’arte e la radio è venuta dopo. La musica c’entra zero. La sua bravura e l’in-nata simpatia hanno invece giocato un ruolo importante, portandola in radio e in tv. Tutto è cominciato per merito della Pina…

è qualche differenza tra la Marisa che sentiamo in radio e quella privata?Non c'è nessuna differenza. La radio è un'operazione da una parte liberatoria e

dall'altra quasi intimo-pornografica. Certe volte farei davvero meglio a tenere la bocca chiusa. E questo lo vedo anche dalla risposta degli ascoltatori che mi incontrano per strada, che mi abbracciano e mi danno una gran pac-ca sulla spalla. Non ho mai un filtro tra la versione pri-vata di me stessa e quella radiofonica. E quindi sono più vulnerabile. La tv ha invece dei ritmi e degli schemi nei quali spesso non mi riconosco. Dopo aver studiato storia dell'arte, come ci sei arrivata in radio?Ho fatto il Liceo classico e mi sono laureata in Lettere alla Cattolica di Milano con indirizzo in Storia dell'arte. Stu-di che mi hanno dato una sorta di morbidezza interiore che però di fatto non uso mai, perché sia in radio che in televisione non è che ci sia molto spazio per l’arte. Del resto parlare di una cosa che non vedi sarebbe un'ope-razione troppo dadaista, per adesso è ancora presto. E come sei entrata nel mondo della radio?Grazie a La Pina, che conosco da una vita. Ero una del-le “Mie amiche”, il pezzo che l’ha resa nota. Quando è stata chiamata da Radio2 a fare un programma per puro spirito di follia ha deciso di coinvolgere la sua variopin-ta banda di amici. Che comprendeva me, mia sorella, Platinette e Matteo Bordone che adesso fa il programma

con Luca Sofri a Radio2. Un mondo abbastanza bizzarro, ma il suo talento è sempre stato quello di mettere insie-me persone improbabili. Di fatto, ci ha dato una strada. Tra radio e televisione, quale media senti più tuo? Mi sento decisamente una tipa radiofonica. Radio Deejay per me è il posto migliore dove lavorare. In pratica avevo quasi cominciato lì, poi sono tornata l'anno scorso e per me è stato un po' un punto di arrivo. La prima volta ero approdata in maniera un po' cialtrona e improvvisata, la seconda invece mi è sembrato un apprezzamento per le mie qualità.

I tuoi programmi sono sempre in coppia. È questa la tua dimensione ideale?Non mi piace lavorare da sola. Intanto perché mi anno-io di me stessa e poi in solitudine ci sto già abbastanza. Trovo sempre più piacevole avere qualcuno accanto. Anche perché il bello della radio è che non è per nulla finta, quindi mi sento più naturale nello scambio con qualcun'altro. Mi è capitato di andare in onda da sola l'anno scorso, ero tornata da circa un mese e ho dovuto fare tre ore di diretta parlando della storia della radio, io che non mi ricordavo più niente. Un bluff totale e alla fine, a causa della tensione, ho dovuto prendere un Aulin. Con Federico Russo fai il pomeriggio mentre l’estate scorsa avete sostituito Platinette al mattino. Preferenze? Beh, alla mattina non fai in tempo a dire una parola che sei subissato da migliaia di messaggi, storie. Durante il

weekend è un po' diverso. L'obiettivo e la speranza è sempre quella di avere un quotidiano. Non voglio man-dare messaggi trasversali a Linus ma credo sia l'ambizio-ne di tutti quelli che fanno questo lavoro. Il quotidiano ti permette di avere molto più contatto con le persone e poi fa sì che tu possa andare in montagna o al lago o al mare il sabato e la domenica. Vuoi mettere? Durante i weekend noi chiediamo sempre alla gente dov'è, invi-diandola terribilmente.

A che punto è la tua prima fatica letteraria, il libro Bruce Lee ballava il cha cha cha?Che storia! Faccio sempre delle dichiarazioni a caso e una volta devo aver detto qualcosa del genere come battuta. Fatto sta che qualcuno l'ha messa su Wikipedia insieme a un sacco di altre cose sbagliate e io ho voluto lasciarle perché mi sembrano di buon auspicio. Se l'ho detto sarò stata ubriaca oppure è un’invenzione di qualcuno. Scri-vo, ma non ho mai pensato a un libro.

Quest’anno niente Victor Victoria, hai altri progetti tele-visivi in vista?Sto preparando un programma scritto e condotto da me che andrà in onda su Rai3 l'anno prossimo. Si intitola Viva la crisi ed è una specie di magazine dadaista. Per questo ho lasciato Vic dopo anni, anche se mi trovavo molto bene. Questo è un progetto per me molto impor-tante e richiedeva una dedizione completa.

Inizia la sua carriera radiofonica con lo pseudonimo “La Giada”. Dopo una prima esperienza a Radio2 inizia a

girovagare: Station One, Radio Deejay, Play Radio e anche qualche lavoro in televisione (Cronache marziane, Il viaggiatore) tra cui persi-no la documentarista e la cuoca-critica d’arte. Negli ultimi anni si fa notare per i divertenti siparietti in Very Victoria con la Cabello su Mtv e La7. E poi dal 2008 l’agognato ritorno a Radio Deejay dove conduce FM in coppia con Federico Russo.

Di tutto un po’

musica questa sconosciuta

Page 71: Onstage Novembre

ph. A

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udio

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claudio baglioni

DICEMBRE 2009

GENNAIO 2010EUROPA AUDITORIUM BOLOGNA04 - 05 - 06

TEATRO CARLO FELICE GENOVA08 - 09 - 10

GENNAIO 2010EUROPA AUDITORIUM BOLOGNA04 - 05 - 06

TEATRO CARLO FELICE GENOVA08 - 09 - 10

TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI MILANO05 - 06 - 07 - 08

GRAN TEATRO PADOVA10 - 11 - 12 - 13

TEATRO PALAPARTENOPE NAPOLI15 - 16 - 17 - 18

TEATRO VERDI FIRENZE20 - 21 - 22 - 23

AUDITORIUM SALA SANTA CECILIA ROMA26 - 27 - 28 - 29 - 30

DICEMBRE 2009TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI MILANO05 - 06 - 07 - 08

GRAN TEATRO PADOVA10 - 11 - 12 - 13

TEATRO PALAPARTENOPE NAPOLI15 - 16 - 17 - 18

TEATRO VERDI FIRENZE20 - 21 - 22 - 23

AUDITORIUM SALA SANTA CECILIA ROMA26 - 27 - 28 - 29 - 30

QPGA doppio album dal 27 novembre

v e r s i o n e i n t e g r a l eConcertOpera

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On STAGE.pdf 1 04/11/09 12:34

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