Nicola Giannelli, Università di Urbino Le politiche di Renzi per i giovani… · 2015-09-14 · 2...
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CONVEGNO 2015 - COSENZA
Section 7. Amministrazione e politiche pubbliche (Administration and Public Policy)
Nicola Giannelli, Università di Urbino
Le politiche di Renzi per i giovani: scuola-lavoro, nuovi contratti, nuovi strumenti di sostegno del reddito e garanzia giovani.
Abstract. The young neo-premier of Italian Government when during electoral competition for his
party leadership promised a special attention to unemloyment and underemployement of italian
young people, often trapped in low paid, temporary jobs or in unemployment. A new unlimited time
contract has been boosted with huge incentives but not aimed for hiring young or unemployed, or
create high skill jobs. A reform of public labour service has been announced that should strengthen
active policies and reduce mismatch between domand and supply of jobs. A more comprehensive
reform of public schools is now law and there is a provision for a dual apprenticeship school/work
that have to be locally designed for italian small firms in a context of high territorial differentiation.
1 Il programma per i giovani di Matteo Renzi segretario del PD...............................................22 Gli assi dell'azione del governo Renzi sui giovani..................................................................22 Garanzia Giovani.....................................................................................................................32 La scuola e il lavoro.................................................................................................................63 La riforma dei contratti............................................................................................................94 La riforma dei sostegni al reddito dei disoccupati.................................................................115 La riforma dei centri per l'impiego........................................................................................12
Ilsole24ore on line Avanti politiche attive o Jobs act resta a metà 14/07/2015................................14Conclusioni...............................................................................................................................15Bibliografia...............................................................................................................................16
Ilsole24ore on line Avanti politiche attive o Jobs act resta a metà 14/07/2015.................................17
1 Il programma per i giovani di Matteo Renzi segretario del PD.
Matteo Renzi, già prima di diventare presidente del consiglio, aveva caratterizzato la sua campagna
per l'elezione a segretario di PD per una attenzione particolare alle difficoltà dei giovani nel mondo
del lavoro. Eccome come si annunciava il suo programma:
Per il neo segretario, il primo passo verso una maggiore stabilità contrattuale è il contratto
unico di inserimento, ovvero un contratto a tempo indeterminato per tutti i neo assunti, che
eliminerebbe, di fatto, i contratti precari. Il nuovo non andrebbe a sostituire quello
tradizionale, ma sarebbe un’alternativa a quello precario. Per tutti i neo assunti, dunque, un
posto fisso garantito, senza le tutele previste dall’articolo 18 e quindi con la possibilità per il
datore di lavoro di licenziare i dipendenti “senza giusta causa”. (…)
Secondo Renzi, inoltre, è necessario introdurre un sussidio universale di disoccupazione a
sostegno di tutti quei lavoratori, precari o meno, che perdono il loro impiego. Da questo
punto di vista, il Jobs Act sembra riprendere il sistema degli ammortizzatori sociali, dei
cosiddetti “sussidi universali”, già ipotizzato dalla commissione presieduta da Paolo Onofri
nel ’97, come ha precisato Filippo Taddei, responsabile economico del Pd. L’idea è quella di
prevedere un reddito minimo garantito, inteso come “misura assistenziale e come contributo
per l’avviamento di una vita autonoma”.
Aiuti economici a cui devono seguire “proposte formative di riqualificazione professionale“,
affinché il disoccupato possa tornare ad essere competitivo nel mondo del lavoro. E in questo
senso è indispensabile rafforzare i centri per l’impiego, al momento quasi tutti fermi, che in
Italia intercettano solo l’1% dei contratti di lavoro, contro il 20% del Regno Unito1
Come si vede già a dicembre del 2013, tre mesi prima dell'insediamento come Presidente del
Consiglio (22 febbraio 2014) il programma di quello che avrebbe dovuto fare il governo era
abbastanza identificato e si articolava su 3 punti essenziali: contratto unico di inserimento, sussidio
universale e politiche attive da mettere in opera con una riforma dei centri per l'impiego.
2 Gli assi dell'azione del governo Renzi sui giovani.
In Italia da molti anni è diffusa la convinzione che attuando nuove riforme della regolamentazione
del lavoro, dei sussidi, della formazione o dei percorsi educativi, si potranno ridurre i mismatches
che impediscono ai giovani di trovare lavoro e alle imprese di trovare i giovani adatti alle loro
1 Passamonti A. job-act-la-ricetta-di-renzi-per-combattere-il-precariato/ da:
http://www.reporternuovo.it/2013/12/17/ 17 dicembre 2013
esigenze. Questo perdura benchè le ricerche dimostrino che i giovani sono sono fin troppo formati
per i lavori a basso livello di qualificazione e di retribuzione che vengono loro offerti e che
sembrano più rispecchiare una carenza di investimenti, di innovazione, di politiche industriali, di
nanismo imprenditoriale2. Il Governo renzi non si differenzia in questo dai precedenti, anzi ha
attuato in prevalenze politiche di incentivi non mirati ad alcun obiettivo di politica industriale
Per quanto riguarda le condizioni occupazionali dei giovani, nell'azione di governo l'impostazione
sopra annunciata è stata in parte modificata, come vedremo, ma altre politiche si sono aggiunte a
quelle sopra annunciate e si possono riassumere in 5 assi principali:
1) La Garanzia Giovani.
2) Apprendistato duale e altre politiche a cavallo tra scuola e lavoro che fanno parte delle novità
introdotte dalla cosiddetta riforma della Buona Scuola.
3) Riforma dei contratti dei contratti e incentivi alle assunzioni
4) Riforma dei sostegni al reddito dei disoccupati
5) Riforma dei centri per l'impiego
2 Garanzia Giovani
Garanzia Giovani non è una iniziativa del Governo Renzi e non è stata oggetto di particolari
attenzioni da parte del capo del Governo. E' un programma europeo che possiamo far risalire ad una
comunicazione del Consiglio dal titolo: “Una strategia UE per i giovani” che prese poi corpo
giuridico in un risoluzione del 20103. In precedenza l'Unione Europea non aveva politiche dedicate
specificatamente all'occupazione dei giovani. La ricetta di maggiore flessibilità del mercato del
lavoro accompagnata da politiche attive per la reintroduzione al lavoro dei disoccupati sembrava
andasse bene per tutti4. Ma la crescita di consapevolezza della gravità del fenomeno dei giovani che
non lavorano, non studiano e non si formano per qualche impiego, è cresciuta a partire dai primi
studi al volgere del nuovo secolo e ha avuto un apice con la diffusione di un rapporto di Eurofound5
del 2012 che valutava intorno ai 153 miliardi di euro di mancata ricchezza prodotta il costo dei
NEET in Europa, e paventava un rischio di cronicizzazione dello status per i NEET di lungo
periodo. In seguito a questi allarmi la Commissione ha invitato i paesi membri a prendere delle
2 CNEL Rapporto sul mercato del lavoro 2013/2014 Roma, 30 settembre 20143 European Council: Resolution of the Council and of the Representatives of the Governments of the Member States, meeting within the Council, on the active inclusion of young people: combating unemployment and poverty. 2010/C 137/01. Brussels: European Council. 20104 Lahusen C, Schulz N, Graziano P.R. Promoting social Europe? The development of European
youth unemployment policies, International Journal of Social Welfare 2013: 22: 300–3095 European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions (Eurofound): NEETs Young people not in employment, education or training: Characteristics, costs and policy responses in Europe, Luxembourg 2012
iniziative. Le iniziative di alcuni paesi membri come Finlandia e Austria hanno fatto da apripista e
indicato possibili strategie di intervento. A fine 2012 la Commissione propose una iniziativa
europea in questo campo6.
Sulla correttezza scientifica del concetto di NEET vi sono vari dubbi7, perchè è una etichetta che
mette insieme persone in condizioni anche molto diverse e la accomuna sotto una dicitura negativa.
Però ha se non altro il pregio di fungere da segnale d'allarme.
L'iniziativa europea lascia abastanza liberi i partner di identificare i progetti di intervento purchè
abbiano lo scopo di reinserire i giovani fino a 25 anni (in seguito fino a 29 anni) in progetti di
educativi, formativi o di reinserimento lavorativo. In questo senso garanzia Giovani costituisce una
bella sfida ai paesi membri a implementare politiche efficaci e mette a dura prova quei paesi che,
come l'Italia, sono sempre stati deboli in questi generi di politiche del lavoro.
Molti dubbi sono stati sollevati in italia riguardo alla capacità del sistema di produrre risultati nel
programma Garanzia Giovani a causa delle debolezze del sistema di politiche del lavoro8.
Salvatore Pirrone, vice presidente del Consiglio direttivo e direttore generale per le Politiche attive del ministero del Lavoro, ha sottolineato come, per i Paesi che hanno una tradizione di servizi per l'impiego meno affermata (come l'Italia), Garanzia Giovani stia fungendo “da acceleratore per una riforma del settore e per l'introduzione di nuovi strumenti di lavoro, finalmente allineati a quelli dei principali paesi europei". Per la maggior parte dei commentatori, la Garanzia Giovani ha però finora rappresentato in Italia una conferma delle inefficienze presenti da molti anni, più che un acceleratore del cambiamento. Come dire: divergenze di analisi o forse di prospettive9.
In effetti leggendo gli ultimi aggiornamenti di Isfol sull'andamento di Garanzia Giovani si scopre
che a luglio 2015 i giovani iscritti al programma erano quasi 600 mila dei quali 400 mila erano stati
presi in carico dai centri per l'impiego o dalle agenzie private accreditate. L'Italia ha scelto un
regime di concorrenza tra istituzioni perciò un giovane può fare domande dove vuole, e questo
spiega l'alto numero di richieste al nord di giovani residenti al sud. Le regioni che presentano un
forte saldo migratorio negativo sono: Molise, Calabria, Puglia, Campania, e a cui si aggiungono le
regioni Piemonte, Liguria e Basilicata con saldi migratori negativi di minore intensità. Le regioni
che presentano un forte saldo migratorio positivo sono: Lazio, Toscana, Umbria, Emilia Romagna e
Lombardia10.
6 EU Commission: Proposal for a Council Recommendation on Establishing a Youth Guarantee, COM2012, 729, 5th DEC 2012
7 Cefalo R, Sergi V. Giannelli N. We are not NEET": How categories frame (mis)understanding and impede solutions. Paper presented at the IWPLMS 2015 Conference in Athens – Greece - 22 June 2015
8Ad esempio Vesan P. Non spariamo sul pianista. Ad un anno dall’approvazione del piano italiano, una critica oltre i numeri http://www.secondowelfare.it 21/07/20159 Ronchi S. Europatriates. E se la vera Garanzia per i giovani stesse all'estero? Secondowelfare.it
4/02/201510 ISFOL L'attuazione della Garanzia Giovani in Italia. Report luglio 2015
Mancano i dati nazionali ma sembra che gli inseriti in un progetto lavorativo o formativo aziendale
siano circa 90 mila, vale a dire, a un anno dall'inzio del programma, meno di un quarto dei presi in
carico dai servizi11. Naturalmente l'informazione più importante deve ancora venire e sarà quella
relativa agli esiti di questi inserimenti.
Ma l'importanza di questo programma sta non tanto nell'ammontare delle risorse che mobilita (circa
1,5 miliardi di euro in Italia) quanto nel fatto che, come dice il dott. Pirrone, prefigura una serie di
politiche attive che sono il banco di prova delle politiche attive nella formazione e nell'inserimento
al lavoro che, come vedremo, il Governo Renzi ritiene necessarie per dare una svolta positiva la
problema dell'occupazione non solo dei giovani. Riuscire a far funzionare il programma Garanzia
Giovani insomma sarebbe la dimostrazione di essere capaci di avviare una nuova stagione di
politiche del lavoro.
Fonte: Ministero del lavoro e delle Poliche Sociali, Struttura di Missione: Piano di attuazione italiano della garanzia giovani, Roma, dicembre 2013
Come si vede dallo schema del Ministero, la Garanzia Giovani tocca tutte le aree rilevanti delle
politiche per i giovani. Perciò l'analisi della sua implementazione effettiva, al di là dei numeri grezzi
del monitoraggio, potrebbe dare una mappa della effettiva capcità di gestione delle politiche attive e
di recupero educativo/formativo. Da una indagine a campione a partecipazione volontaria su 40
mila iscritti al programma emerge un larga maggioranza di opinioni positive.
11 Vesan P. Non spariamo sul pianista. Cit.
Se queste opinioni, oltre a registrate un'impressione positiva dell'utenza, dipingessero davvero un
quadro positivo della qualità dei servizi e nonostante ciò il grado di inserimento lavorativo e
recupero scolastico restasse basso significherebbe che non si tratta di intervenire sull'organizzazione
dei servizi per l'impiego, quanto piuttosto sulla struttura produttiva ed educativa nel suo complesso.
2 La scuola e il lavoro
Il documento programmatico del governo intitolato La buona scuola12 contiene una parte dedicata a
giovani e lavoro. In esso si assume per buona un'analisi dell'Istituto Mc Kinsey che attribuisce il
60% della disoccupazione giovanile al ciclo economico e il restante 40% al “disallineamento tra la
domanda di competenze che il mondo esterno chiede alla scuola di sviluppare, e ciò che la nostra
scuola effettivamente offre.” Vale la pena di sottolineare la decisione di non riferirsi a ricerche di
prestigiosi enti di ricerca internazioni come OCSE o ILO, oppure agli istituti italiani che hanno
pubblicato numerose ricerche sul mercato del lavoro (Isfol, ISTAT, CNEL, etc.) e di citare invece
una società privata di consulenza manageriale. Ma comunque da decenni anche i suddetti enti di
ricerca sottolineano come accanto al mismatch domanda offerta dovuto alla mancanza di percorsi e
meccanismi di reale incontro che mettano a confronto lavoratori e imprese sul mercato nazionale,
c'è anche un problema di skills mismatch che in parte deriva anche dal disallineamento di cui parla
il documento. Per esempio l'OCSE segnala che
too many young people leave education without having acquired the right skills and so have
trouble finding work. (…) More than 40% of those who left school before completing their
12 http://www.governo.it/backoffice/allegati/76600-9649.pdf
upper secondary education have poor numeracy and literacy skills. (…) In addition, too many
young people leave education with little experience of the world of work. Less than 50% of
students in vocational education and training (VET) programmes, and less than 40% of
students in academic programmes in the 22 OECD countries and regions covered by the
Survey of Adult Skills, are participating in any kind of work-based learning.
Adapting education systems to labour market needs is another crucial challenge to strengthen
youth employability.(...) Surveys suggest that both employers and youth find that too many
young graduates are not well prepared for the world of work. Employers and other
stakeholders could be more engaged in education systems at various stages and through
various ways. Developing work-based learning is a crucial way to strengthen the links
between the education system and the labour market, enhance youth employability and
improve transitions from education to work.13.
Il documento renziano raccoglie questo suggerimento con questa impostazione programmatica:
La possibilità di fare percorsi di didattica in realtà lavorative aziendali, così come pubbliche
o del no profit, sarà resa sistemica per gli studenti di tutte le scuole secondarie di secondo
grado, e chi accoglie i ragazzi dovrà poter vedere in questi percorsi un’opportunità, non un
peso14.
In realtà nel documento dell'OCSE si dà innanzitutto importanza alla capacità delle scuole di
sviluppare capacità generali di comprensione, analisi, elababorazione e comunicazione. Capacità
che devono essere viluppate a prescidere dalle specifiche necessità di segmenti del mercato del
lavoro, e si sottolinana l'importanza di avere percorsi scolastici flessibili e personalizzati per
recuperare i soggetti che hanno più difficoltà.
it is important to identify students with the lowest skills and thus the most at risk of failure.
These students should benefit from a comprehensive approach with specific support at
schools, help from social institutions to address social and behavioural aspects, and the
involvement of students and family.
Ma di questo non si parla nel documento della buona scuola. Si fa invece esplicito riferimento
all'apprendistato biennale-duale scuola lavoro introdotto dal Governo Monti con il d.l. 104/2013
(a.8bis). Il documento fa riferimento ad una previsione minima di spesa di 100 euro a studente e
all'opportunità di una progettazione congiunta scuole/imprese di percorsi stabili e duraturi, coerenti
con le filiere produttive. Nel proseguio si dà importanza a strumenti di mobilità internazionale degli
studenti e si apre un paragrafo sulla necessità rafforzare l'attività dei laboratori come luoghi di
apprendimento tecnologico proiettati verso il futuro e di stimolo alla creatività “che ha reso
13 OECD Youth skills and employability. 2015
14 La Buona Scuola
speciale il made in Italy”. Per il potenziamento dei laboratori si prevede una spesa nazionale di 300
milioni (che come vedremo saranno ridotti del 90%) di euro e l'emissione di “voucher innovativi”
che saranno rivolti alle imprese e finanziati con i PON europei.
Per far funzionare la collaborazione tra imprese e scuole si scommette sul ruolo dei Poli tecnico-
prefessionali che sono reti tra istituti tecnici e professionali, centri di formazione professionale
accreditati e imprese e hanno lo scopo di favorire lo sviluppo della cultura tecnica e scientifica e
l'occupazione dei giovani anche attraverso i percorsi in apprendistato e nuovi modelli organizzativi.
Sono stati previsti dalla legge 4 aprile 2012 del Governo Monti.
Nelle linee guida vengono descritti come un ambiente di apprendimento in contesti
applicativi e di lavoro, dove si raccolgono e si coordinano saperi, tecnologie, intelligenze e
professionalità; un contesto didattico strutturato nelle risorse, nei ruoli, nel percorso, nel
risultato atteso; un luogo dell'apprendimento in situazione che può essere inserito all'interno
di attività produttive e/o professionali15.
Al centro di questi poli ci possono essere gli Istituti Tecnici Superiori nati con la legge Gelmini
(169/2008) e le fondazioni come luogo di collaborazione e partecipazione tra diversi soggetti
pubblici e privati (65 già operative). Come capisce chiaramente in questo ambito la riforma Renzi
non fa alcuna rivoluzione, prosegue nel cammino già intrapreso con la riforma Gelmini e le
successive riforme della Ministra Fornero. C'è una evidente concordanza con le analisi e le ricette
già suggerite dagli istituti di ricerca nazionali e internazionali. La riforma ripone grande fiducia
nella costruzione di relazioni stabili tra scuole e imprese. Diversamente dal modello tedesco, dove
le camere di commercio svolgono un ruolo di raccordo, in Italia ci sia affida alla buona volontà dei
soggetti interessati e le camere di commercio saranno solo chiamate a svolgere un ruolo di pubblico
registro. L'orientamento pedagogico non si può fare, però, solo in base alle esigenze contingenti
espresse dalle imprese di uno specifico territorio. Per questo il Governo si impegna a disegnare una
mappa della geografia delle nuove forme del lavoro, un compito che spetterà al Ministero per
Sviluppo Economico e al Ministero del Lavoro in collaborazione con imprese private, senza
precisare attraverso quali forme. Il punto debole di queste iniziative è che in Italia il sistema
economico è popolato di piccole e medie imprese che hanno poca capacità di analisi e proiezione
futura dei loro fabbisogni e poco tempo da dedicare ad attività di coordinamento sul territorio.
Nella sua traduzione in legge (L.107/2015) la Buona Scuola dedica 100 milioni all'alternanza
scuola-lavoro che dovrà prevedere 200 ore nei licei e 400 ore nei tecnici e nei professionali mentre
per il potenziamento dei laboratori sono previsti 30 milioni per il 2016. Le scuole possono dare vita
a laboratori territoriali per l'occupabilità.
15 Indire Intesa in Conferenza Unificata - Linee Guida http://www.indire.it/its/content/index.php?action=lettura2Col&id_m=11731&id_cnt=13675
Si prevede l'istituzione del Registro Nazionale per l'alternanza scuola-lavoro presso le Camere di
Commercio. Sulla base di tale registro il dirigente scolastico stipula convenzioni per l'attuazione e
al termine di ogni anno scolastico, redige una “scheda di valutazione sulle strutture con le quali
sono state stipulate convenzioni, evidenziando la specificita' del loro potenziale formativo e
le eventuali difficolta' incontrate nella collaborazione.16” Non sono previste specifiche risorse per
queste attuazioni.
La legge stabilisce che entro il 30 giugno 2016 (non sono previste sanzioni o surroghe) le scuole si
aggreghino in reti per la realizzazione di progetti comuni, la condivisione di funzioni
amministrative e l'utilizzo del personale delle scuole aderenti (c.70). Laddove sono nate fondazioni,
queste attingeranno ai fondi disponibili per la formazione, con una quota del 30% assegnata in base
al grado di occupabilità dei diplomati.
3 La riforma dei contratti
In almeno apparente contraddizione con i principi di stabilizzazione dei principi di riduzione della
precarietà dei giovani e di investimento sul percorso di apprendistato il primo provvedimento di
legge del Governo legge, il cosiddetto Decreto Poletti modifica le norme sull'apprendistato e quelle
sui contratti a tempo determinato.
Cade il divieto della Legge Fornero di assumere nuovi apprendisti se non si è stabilizzato almeno il
30% dei precedenti apprendisti, tale soglia si riduce al 20% e solo per le imprese con oltre 50
dipendenti. Cadoino anche l'obbligo di effettuare una quota della formazione fuori dall'azienda e
perfino l'obbligo di redigere il piano formativo in forma scritta che verrà poi rentrodotto più tardi in
forma semplificata. Poichè in Italia l'apprendistato è stato di solito usato come un contratto meno
costoso e impegnativo per assumere giovani, Elsa Fornero aveva deciso di rafforzare la missione
del contratto di apprendistato che è quella di fornire un percorso di formazione serio, certificato,
spendibile sul mercato del lavoro anche fuori dall'azienda che ha firmato l'accordo17. Il decreto
Poletti, in contrasto con l'analisi che abbiamo visto essere stata assunto nel progetto della Buona
Scuola, sembra andare in direzione opposta. Eccome come il Presidente del Consiglio ha
giustificato questa scelta in conferenza stampa:
«il contratto di apprendistato, che noi cambiamo, era prima del nostro decreto legge un
incubo burocratico. Cambiare quello, il contratto a termine non significa più precarietà ma
consentire ai ragazzi di lavorare»18
16 L.107/2015 ART.1 c.4017 Nostra intervista ad Elsa Fornero, Torino, 20 febbraio 201518 Bottero G. Lavoro, Renzi blinda i nuovi contratti “Io penso ai giovani, non ai sindacati” La Stampa on line 16/03/2014
La seconda imnportante innovazione del Decreto Poletti riguarda i contratti a tempo determinato
per i quali la Riforma Fornero aveva introdotto dei paletti per evitarne l'uso eccessivo.
E' stata eliminata la causale organizzativa e all'interno dei 36 mesi si possono fare fino a 5 proroghe
rispetto alle singola proroga prevista dalla Riforma Fornero. Il testo del Governo proponeva 8
proroghe. Il Parlamento ha anche introdotto una sanzione amministrativa che sostituisce il
precedente obbligo di assunzione a tempo indeterminato per la imprese con più di 5 dipendenti che
superino la quota del 20% di lavoratori a tempo determinato. Queste modifiche non riguardano
specificatamente i giovani ma i poiché nel 2014 2/3 dei nuovi contratti erano a tempo determinato, i
giovani hanno firmato prevalentemente quel tipo di contratto. Si tratta di evidenti liberalizzazioni. Il
ministro Poletti le ha giustificate così:
Queste modifiche permetteranno all’azienda di assumere con maggiore tranquillità e daranno
ai lavoratori maggiori possibilità di ottenere tre anni continuativi di lavoro. I paletti previsti
dalla riforma Fornero avevano il giusto obiettivo di limitare l’uso dei contratti temporanei,
ma hanno prodotto l’effetto inverso. Di certo la deregulation non è la mia mentalità. Ma
avere norme giuste che non producono effetti o ne producono di contrari è peggio19
L'ultima grande modifica è stata l'introduzione del contratto a tutele crescenti. Contrariamente alle
promesse originarie non è andato a sostituire la pluralità dei contratti non standard. L'unica
soppressione riguarda il contratto in partecipazione (che già la Fornero aveva limitato ai parenti
stretti) e la abolizione dei contratti a progetto (cocopro) dal I gennaio 2016 (per gli enti pubblici
dal I gennaio 2017). Tutti coloro che hanno in vigore contratti a progetto con caratteristiche di
parasubordinazione vedranno la conversione in contratto a tempo indeterminato. Coloro che
assumono spontaneamente i parasubordinati avranno il beneficio dell'estinzione degli eventuali
illeciti amministrativi, fiscali o contributivi.
Il nuovo contratto a tempo indeterminanato però non ha sostituito le altre forme contrattuali, tranne
quella del precendete contratto a tempo indeterminato. Prevede un sistema automatico e crescente di
rimborsi in caso di licenziamento e rafforzato in caso di licenziamento ingiustificato. Il Governo ha
deciso di promuovere questo contratto con una defiscalizzazione e una decontribuzione fino ad
massimo di 8060 euro l'anno per tre anni per i contratti firmati nel 2015. il beneficio non è
condizionato a niente: non prevede alcun specifico vantaggio per chi assume giovani, o discoccupati
di lunga durata, o per chi assume nuovi dipendenti, o per chi innova o, investe, o fa formazione. E'
un beneficio a pioggia e perciò non può essere classificato tra le politiche per i giovani. Il nuovo
contratto è in vigore dal 7 marzo 2015 e alla fine di maggio dello stesso anno ne erano stati firmati
516 mila con un contributo statale medio di del 6500 euro all'anno20. Facile dunque supporre che
19 Ibidem20 Barbieri F. Dal turismo alla meccanica, il borsino del Jobs Act. Ilsole24ore 10/08/2015
entro la fine dell'anno verrano firmati almeno un milione di contratti e che la spesa supererà il 6
miliardi euro all'anno per i prossimi 3 anni. Poichè l'improvvisa cessazione dei benefici potrebbe
produrre un crollo di questa forma contrattuale, si discute di come estendere almeno parte di questi
costosissimi benefici pubblici agli anni successivi.
Un altro segnale in controtendenza rispetto all'annunciata volontà di ridurre i rapporti lavoro precari
è stato l'innalzamento del tetto massimo di retribuzione tramite voucher da 5 mila a 7 mila euro a
lavoratore per il lavoro accessorio. Salta il limite di 2 mila euro per ciascun datore di lavoro quando
si tratta di lavori domestici, resta valido per gli altri. Il lavoro tramite voucher ha avuto un vero e
proprio boom negli ultimi anni, specialmente tra i giovani. Nei primi 6 mesi del 2015 sono stati
venduti 50 milioni di voucher con un incremento del 75% rispetto all'anno precedente che già aveva
visto un incremento del 70% sull'anno precedente21.
4 La riforma dei sostegni al reddito dei disoccupati
Una delle promesse del futuro premier è stata di attivare nuovi sussidi a tutela del giovani che
restano senza lavoro proveniendo da condizioni di lavoro on standard. Una prima riforma in questo
senso era stata avviata dalla riforma Fornero con i sussidi aspi e mini aspi, con i loro meccanismi di
maggiore estensione e di condizionalità che sono stati aboliti a partire dal 1 maggio 2015. Al loro
posto subentrano la Naspi e la Dis-Coll e una social card per disoccupati.
La Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego (NASPI) vale solo per i lavoratori dipendenti
privati, a tempo indeterminato e a termine, e per quelli pubblici assunti a termine. Bisogna avere
perso il lavoro senza colpa. Restano fuori molte categorie di lavoratori autonomi, parasubordinati o
con contratti non standard. Per accedere ai benefici bisogno aver lavorato almeno 30 giorni nei
ultimi 12 mesi e 13 settimane negli ultimi 4 anni. Eroga il 75% dell'ultima retribuzione per un
massimo di 1300 euro e calerà del 3% al mese dopo il quarto mese. Dura al massimo 24 mesi (18
dal 2018). Il godimento è surbordinato alla partecipazione a progetti formativi e di reinserimento e
alla ricerca di un nuovo lavoro. Il lavoratore può chiedere la liquidazione in un'unica soluzione per
avviare un'attività di lavoro autonomo. Se il reddito previsto (dipendente o autonomo) sarà inferiore
all'importo Naspi, manterrà un contributo Naspi ridotto dell'80%. Si tratta quindi di un assegno di
disoccupazione simile a quelli già visti nel passato e riferiti ad una platea abbastanza tradizionale di
lavoratori.
21 Dati del Sole24ore del 17/08/2015. I voucher esistono dal 2008, ciascun voucher vale un'ora di lavoro e costa da 10 euro, 7,5 vanno in tasca al lavoratore e il resto in tasse e contributi. Sono stati segnalati molti casi nel quali con un voucher venivano retribuite due ore di lavoro, alcune volte con una integrazione in nero per la retribuzione mancante.
Per i disoccupati NASPI in condizione di indigenza (fa fede l'Isee) è previsto, in via sperimentale
per il 2015, un assegno (ASDI) pari al 75% della Naspi precedentemente percepita, fino ad
massimo di 6 mesi. Deve essere accompagnato da un progetto di reinserimento lavorativo. Sembra
incredibile ma l'ASDI è previsto solo per il 2015 benchè la procedura preveda che prima venga
esaurito il periodo di beneficio dei contributi Naspi.
La Dis-Coll E' un'indennnità di disoccupazione per chi proviene da contratti cococo e cocopro. E'
quindi molto più indirizzata alle esperienze lavorative tipiche dei giovani. E' sperimentale per il
2015. Per beneficiarne bisogna aver lavorato almeno un mese nell'anno della cessazione del
rapporto di lavoro e almeno 3 mesi nell'anno precedente. Il benefico si calcola sulla media della
retribuzione mensile degli ultimi due anni, ed è del 75% fino al 1195 euro. Dopo questa soglia si
aggiunge il 25% del reddito superiore fino ad un massimo di 1300 euro. Dura la metà dei mesi di
contribuzione degli ultimi 2 anni solari fino ad un massimo di 6 mesi. Come si vede si tratta quindi
di un piccolo aiuto e non certo di un sostegno sufficiente per chi dovesse vivere con i propri mezzi
in situazione di crisi, quando in Italia oltre metà di disoccupati non trovano lavoro entro i primi 12
mesi.
Come si vede bene non c'è alcuna rivoluzione del sistema dei sostegni né l'introduzione di un
sostegno davvero universale. C'è solo una rimodulazione dei sostegni esistenti con qualche
maggiore estensione. Resta in piedi la cassa integrazione ordinaria, in deroga e straordinaria.
5 La riforma dei centri per l'impiego
I vecchi uffici di collocamento del Ministero del lavoro, che erano in sostanza dei registri pubblici
di iscrizione e classificazione dei disoccupati, sono stati trasformati nel 1997 in agenzie provinciali
con la legge 469/97 dopo con il pacchetto Treu (L.196/97) che ne sanciva la fine del monopolio. Si
tratta di implementare il processo di devoluzione a regioni ed enti locali della riforma Bassanini
(L.59/1997). A regioni ed enti locali furono trasmessi uffici del lavoro poco e male organizzati, con
personale in maggiornaza poco qualificato e poche risorse a disposizione. Ne consegue che laddove
la classe dirigente, politica e amministrativa, ha avuto la determinazione e la capacità di investire e
innovare le agenzie del lavoro sono cresciute, anche cercando di repererire risorse dal Fondo
Sociale Europeo, laddove invece queste volontà e queste capacità erano carenti si è fatto poco o
niente. Perciò la mappa italiana dei servizi disegna una serie di differenze nello spazio e di
discontinuità nel tempo.
Su questo sistema di servizi negli anni della crisi si sono riversate molte aspettative. La speranza è
infatti è che i centri per l'impiego riescano a ridurre i due principali mismatch segnalati dalle
ricerche: quello che riguarda la difficoltà di incontro tra domanda e offerta di lavoro di cui spesso
lamentano le imprese, e il cosidetto skills mismatch che in base alle ricerche internazionali22 sembra
sia responsabile di una grande quota di disocccupazione, specialmente giovanile. Come fa notare
Giubileo23 negli ultimi anni si è guardato all'estero per trarre ispirazione dai casi di maggiore
successo, ma mentre i sociologi sembrano affascinati dal modello danese e le istituzioni europee
sembrano proporre un avvicinamento ai principi della flexicurity, i decision makers italiani
sembrano attratti a momenti dall'esempio britannico, in altri da quello tedesco, altre volte da quello
olandese. In ogni caso nessuno di questi modelli è compatibile con le scarsità di risorse che affligge
il sistema italiano.
Spesa in euro per gli Spi e gli operatori Spi per numero di disoccupati
Fonte: ISFOL Lo stato dei servizi pubblici per l'impiego: tendenze, conferme e sorprese. ISFOL 2014
I servizi per l'impiego italiani vengono spesso accusati di inefficacia. Però il confronto con le
agenzie private, che operano ormai in un regime di parità con il pubblico, non sembra affatto
suggerire che il privato sia più efficace del pubblico.
22 OECD Skills Outlook 2015. Youth, Skills, Employability Paris 2015 23 Giubileo F. La riforma dei centri per l'impiego. LinkTank 2014
Percentuale di persone che trovano lavoro tramite SPI (pubblici) o APL (privati) sul totale dei
lavoratori dipendenti assunti nell'anno.
Fonte: ISFOL Lo stato dei servizi pubblici per l'impiego: tendenze, conferme e sorprese. ISFOL 2014
Ovviamente, essendo le spese per i centri estremamente ridotte rispetto ai paesi del centro-nord
Europa, anche gli indicatori di efficienza economica risultano molto favorevoli. Ma allora, in che
quale è il nodo che si vuole risolvere? Ecco come la Presidente della Commissione Lavoro del
Senato, Annamaria Parente, spiega il punto di vista della maggioranza:
tra i punti deboli elencati da Parente, c’è il mancato incontro tra domanda e offerta (il 40%
delle imprese non assume perchè non trova il profilo giusto), la «scarsissa partecipazione alle
politiche attive» che coinvolgono solo il 6,2% della popolazione tra i 25 e i 64 anni, e i
servizi per l’impiego utilizzati da meno di un terzo di chi cerca un posto (l’87% trova lavoro
grazie alle amicizie). Parente ha proposto tre interventi per gestire la fase transitoria: «Un
nuovo accordo con le Regioni per rafforzare i servizi per il lavoro pubblici e privati , un
piano operativo dell’Anpal (Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) per
garantire livelli essenziali di prestazione sul territorio nazionale utilizzando banche dati, lo
sfruttamento di competenze e capacità di Italia Lavoro24»
Il primo problema è che sicuramente non basterebbe aumentare le risorse per migliorare la qualità
dei servizi. Questo forse funzionerebbe per i casi virtuosi, che hanno dimostrato capacità di
innovazione, gestione, reperimento di altre risorse. Negli altri casi le risorse andrebbero in gran
parte sprecate. Il secondo problema è strettamente connesso con questo: l'estrema differenziazione
24 Ilsole24ore on line Avanti politiche attive o Jobs act resta a metà 14/07/2015
territoriale che penalizza soprattuto quelle aree, come il sud, dove ci sarebbe maggior bisogno di
intervento. Un terzo problema riguarda competenze e professionalità per gestire le poltiche attive.
Ecco perciò quali dovrebbero essere gli interventi che verranno adottati con i prossimi
provvedimenti del Jobs Act.
1) Costituzione dell'Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL). L'agenzia
dovrebbe nascere con gli impiegati della direzioni poltiche attive del Ministero del Welfare e
degli attuali Isfol e Italia lavoro25. Il suo scopo sarà innanzitutto la gestione di un registro
unico nazionale delle persone in cerca di lavoro, ma dovrebbe anche esercitare funzioni di
indirizzo e controllo delle agenzie locali ed essere in grado di gestire direttamente i
programmi laddove non siano garantiti i livelli essenziali dei servizi. Inoltre le regioni
potranno affidare a privati o all'ANPAL l'erogazione delle prestazioni26.
2) Potenziamento dei servizi di profilazione e tutoring recuperando personale con
l'informatizzazione delle funzioni di registrazione e aprendo maggiormente ai privati, con un
accreditamento nazionale, le politiche attive.
3) Maggiore spinta alla formazione e alla ricerca attiva di lavoro dei soggetti in carico in
direzione di maggiore workfare.
In questo programma non c'è niente di specifico per i giovani, ma come abbiamo visto per la
Garanzia Giovani, senza un rete efficace di servizi per l'impiego neanche le politiche per i giovani
possono funzionare.
Conclusioni.
A parte il caso di Garanzia Giovani, ereditata dal precedente governo, non ci risultano specifiche
politiche di questo governo nel campo del lavoro. Solo la riforma della scuola e il tentativo di
avviare un processo di accompagnamento duale al lavoro è specificatamente destinato ai giovani
ma per poter valutare i risultati si dovranno attendere molti anni. Le nuove forme di sostegno del
reddito dei disoccupati, introdotte dalla Riforma Fornero, che si estendo a lavoratori dipendenti che
prima non ne beneficiavano, trovano maggiore applicazione e questo dovrebbe beneficiare un
maggior numero di giovani, quelli che svolgono lavori intermittenti ma regolamente registrati. Una
promessa importante di Matteo Renzi, prima che diventasse capo del Governo, quella di abolire le
forme contrattuali non standard e flessibili non è stata rispettata se non in piccola parte. E' stato
25 Di Isfol dovrebbe rimanere una agenzia di valutazione e di Italia Lavoro una agenzia per le politiche attive. Leonardi M. Così cambiano le poltiche del lavoro. lavoce.info 1/07/2007
26 Peluso L. Jobs act: i centri per l’impiego tornano protagonisti assoluti delle politiche attive, http://www.generazionevincente.it/?p=4811 23/07/2015
messo in campo un nuovo contratto a tempo indeterminato, che ha spodestato gli incentivi
all'assunzione di giovani o alla stipula di contratti di apprendistato ed è supportato da una dose così
enorme di incentivi privi di specifiche finalità, che rischia di essere un gigantesco spreco di denaro
pubblico se si risolverà solo nel promuovere la trasformazione di un certo numero di contratti a
termine in contratti a tempo determinato. Vista la grande spesa per il sostegno del contratto a tempo
inderminato il governo cerca di tanto in tanto di dimostrare che questo ha prodotto un aumento del
numero dei lavoratori, specie tra i giovani. I dati di giugno dell'Istat però gli davano torto. A questa
osservazione Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all'Università Bocconi e consulente
del Governo, risponde che: “non vedo nel mondo alcuna legge sul lavoro che sia, o sia stata, in
grado di produrre occupazione aggiuntiva27”. Osservazione molto corretta. Peccato però che di
misure di politica economica finalizzate a ridurre la disoccupazione, in particolare quella giovanile,
non se ne vedano. Si attendono grandi risultati dalla riforma dei servizi per l'impiego, per i quali
però non sono proviste risorse aggiuntive. Esercitanto il suo hard power in materiua di politiche del
lavoro la lettera del Governatore della BCE al Governo italiano richiedeva la messa in opera di “un
insieme di poltiche attive che siano in grado di facilitare la riallocazione di risorse verso le aziende
e isettori più competitivi.
Finora il Governo renzi ha preferito poltiche distribnutive non selettive. Le politiche per i giovani, a
partire da garanzia Givani, potrebbero essere un banco di prova in queste direzione28.
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27 Mania R. Misure strutturali i posti arriveranno. Intervista a Maurizio del Conte, padre della nuova legge. La Repubblica 31/08/2015
28 Fano D. Gambardella E Margioggo F. Garanzia Giovani. La sfida. Milano, Francesco Brioschi Editore, 2015
European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions (Eurofound): NEETs Young people not in employment, education or training: Characteristics, costs and policy responses in Europe, Luxembourg 2012
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