N U M E R O X V I I M A R Z O 2 0 1...

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Voci Giovani MARZO 2016 NUMERO XVII Voci Giovani a cura dell’Oratorio-Circolo Anspi San Giovanni Elemosiniere

Transcript of N U M E R O X V I I M A R Z O 2 0 1...

Voci Giovani

M A R Z O 2 0 1 6 N U M E R O X V I I

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La redazione al lavoro

Sommario

Redazione Parrocchia Maria Santissima Annunziata

Oratorio-Circolo Anspi “San Giovanni Elemosiniere”

Corte Tancredi, 1 - 73042 Casarano (LE)

Tel/Fax: 0833 501628

E-mail: [email protected]

Sito web: www.oratoriosangiovannielemosiniere.it

Direttore responsabile: Don Agostino Bove

Coordinatori: Don Pierluigi Santo, M. Emanuela Panico, Alberto Nutri-

cati

Caporedattore: Alberto Nutricati

Impaginazione e grafica: Alberto Nutricati

Redazione: Mariangela Coppola, Maria Teresa D’Amico, Giorgia Lubello,

Marta Fattizzo, Maria Ferrari, Aurora Primiceri, Roberta Rizzo, Maura Sor-

rone

L’immagine di copertina è stata realizzata dal Prof. Salvatore Mercuri

Pag. 1 Nell’orizzonte della sua misericordia

Pag. 1 Indulgenza: segno dell’amore misericordioso di Dio

Pag. 2 Al cuore dell’Anspi. Al via il nuovo progetto triennale

Pag. 3 Quello che io... non sono. Carnevale all’oratorio

Pag. 3 Tutti in festa per don Angelo

Pag. 4 Il mondo dei Giovani di Azione Cattolica

Pag. 5 Il cristiano tra accoglienza e diversità. Ruolo delle religioni

Pag. 6 Scout: connessi con il passato

Pag. 6 Continuano le avventure del nostro Branco

Pag. 8 La Via Crucis diocesana dei giovani col Vescovo

Pag. 8 A lezione di legalità

Pag. 9 Il gruppo del “Ministranti... junior” Pag. 9 La devozione a Maria “sulla verde collina a levante”

Pag. 10 Adozioni gay. Sia fatta la mia volontà

Pag. 11 Giustizia e misericordia in San Tommaso D’Aquino

Pag. 12 L’angolo del divertimento

Pag. 12 L’angolo della ricetta

V O C I G I O V A N I

P A G I N A 1

Carissimi fratelli e sorelle,

Abbiamo da poco vissuto la settimana santa, dove abbiamo contemplato il dono

della Misericordia Eterna del Padre sull’umanità. In quest’anno del Giubileo

ascoltiamo papa Francesco: «Mentre Gesù istituiva l’eucarestia quale memoriale pe-

renne di Lui e della sua Pasqua, poneva simbolicamente quest’atto supremo della

Rivelazione alla luce della misericordia. Nello stesso orizzonte della sua mi-

sericordia Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero

d’amore che si sarebbe compiuto sulla croce» (Misericordiae vulnus, n.7). Poi con

la grande veglia della Risurrezione, “Madre di tutte le sante veglie” come la definiva

sant’Agostino, noi, popolo di Dio, siamo stati introdotti nel tempo di Pasqua che è la stagione gioiosa

dei cinquanta giorni dalla Pasqua a Pentecoste. Cinquanta giorni da vivere come un unico giorno di festa. Infatti, la litur-

gia ci invita a pregare: «O Padre che in questo giorno, per mezzo del tuo Unico

Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezio-

ne, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella

luce del tuo Figlio Risorto» (Colletta di

Pasqua). Questo rinnovamento ci mette sulla scia

di quanto chiesto dal Vescovo nella sua ultima lettera Pastorale. «La scelta della

nostra diocesi, dopo un anno di discerni-mento, è quello di riscoprire il Kerigma

Battesimale: Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti e adesso è vivo, al tuo

fianco ogni giorno, per illuminarti, raffor-zarti, per liberarti (Eg 164)… Vogliamo

dunque riscoprire la bellezza e la ragione-volezza della fede cristiana e presentarla

come proposta da vivere in pienezza». Questa gioia piena e questa vita nuova

che nasce dalla Pasqua muovono la co-munità e ognuno di noi a uscire e metter-

si in cammino per incontrare ogni uomo che è in ricerca di senso e felicità.

Auguriamo a voi tutti una buona Pasqua. Ai nostri auguri si aggiungono quelli del nostro vescovo, S.E. Mons. Fernando

Filograna, nella speranza di poter raggiungere anche chi è lontano, chi vive nella solitudine e nella sofferenza.

Don Agostino e don Pierluigi

Nell’orizzonte della sua misericordia

Indulgenza: segno dell’amore misericordioso di Dio «Ho pensato spesso a come la Chiesa

possa rendere più evidente la sua missio-ne di essere testimone della misericordia.

È un cammino che inizia con una conver-sione spirituale; e noi dobbiamo fare

questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che ab-

bia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia.

Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre”. E questo specialmente per i

confessori! Tanta misericordia». Queste le parole con le quali, lo scorso 15 marzo, papa Francesco annunciava, tra la

sorpresa generale, la sua decisione di indire un Giubileo straordinario.

La misericordia di Dio si esprime massimamente nel perdo-no dei peccati. È questo il tema centrale dell’Anno giubilare

della misericordia. Ed, ovviamente, quando si parla di Giubi-leo, si parla sempre anche di indulgenza, che altro non è se

non la manifestazione dell'amore misericordioso del Padre e consiste nella remissione della pena temporale.

Per comprendere bene questo passaggio, è necessario ram-mentare che il sacramento della Confessione cancella la col-

pa di cui ci si macchia con il peccato, ma non la pena.

Quest’ultima, infatti, permane nonostante

l’assoluzione. Delle due conseguenze del peccato, la colpa e la pena, il sacramento

della Penitenza, dunque, elimina sono la prima e non anche la seconda. Tuttavia, ci

sono alcune strade ordinarie che permet-tono di scontare la pena temporale, come

ad esempio le opere di carità, le preghie-re e le penitenze. A queste vie ordinarie,

la Chiesa aggiunge l’indulgenza, che può essere parziale o plenaria. L’indulgenza giubilare è plenaria, in quanto è una

grazia straordinaria che guarisce completamente l’uomo. La pratica delle indulgenze viene disciplinata dalla costituzione

apostolica Indulgentiarum doctrina emanata da Paolo VI nel 1967.

Per ottenere l’indulgenza giubilare si deve compiere un pelle-grinaggio verso una delle Porte Sante presenti in ogni dioce-

si. Contestualmente, è necessario accostarsi, non necessaria-mente nel giorno del pellegrinaggio, al sacramento della Peni-

tenza, partecipare alla celebrazione eucaristica e pregare secondo le intenzioni del Papa.

Buon Giubileo a tutti!

Alberto Nutricati

P A G I N A 2

Densa di emozioni la

consegna dell’icona

Anspi da parte

del presidente regionale ai

singoli

presidenti zonali.

V O C I G I O V A N I

Quando una realtà si fa bella, entusiasmante, quando

profuma di novità e impegno, è il caso di dire che… ci sta a cuore. Proprio questo lo slogan che dà il titolo al

nuovo progetto triennale deliberato all’unanimità dall’Assemblea straordinaria regionale ANSPI del 7

settembre 2015: «Al cuore dell’Anspi», progetto messo a punto dal comitato regionale che prevede l’attuazione di due momenti formativi annuali destinati a ciascuna

delle tre zone in cui è stata suddivisa la Puglia per dare una migliore opportunità di partecipazione ai membri

dei consigli direttivi e agli animatori ed educatori di tutti gli oratori-circoli di ogni singola zona.

Il primo momento formativo per l’anno 2016 si è svolto domenica 24 gennaio per l’interzonale Puglia Sud

(zonali di Oria, Lecce, Brindisi-Ostuni, Taranto, Otran-to e Nardò-Gallipoli) a Lecce presso la parrocchia San

Giovanni Battista dalle 15.30 alle 20; domenica 30 gen-naio secondo appuntamento per la Puglia Nord (zonali

di San Severo, Cerignola-Ascoli Satriano, Foggia-Bovino, Lucera-Troia, Trani-Barletta-Bisceglie e Andria) presso

la parrocchia SS. Crocifisso di Orta Nova (FG); ultimo incontro per la Puglia

Centro (Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi,

Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti,

Bari-Bitonto, Castel-laneta, Conversano-

Monopoli) domenica 21 febbraio presso la

parrocchia Santa Ma-ria Maggiore, Acqua-

viva delle Fonti (BA). Stesso programma

per tutti e tre gli appuntamenti: dopo

un momento iniziale di preghiera, il presidente regionale don Pasquale Vasta

ha illustrato i documenti fondanti l’Associazione (carta dei valori, Statuto e manuale di formazione unitaria) ed

il rapporto tra parrocchia, oratorio ed Anspi; il segreta-rio regionale Alessio Perniola ha presentato gli stru-

menti utili per un oratorio efficace, ovvero la formazio-

ne, la sussidiazione, la consulenza fiscale ed amministra-tiva messi a disposizione dall’Anspi regionale; infine un

momento laboratoriale in tre ambiti a scelta dei parte-cipanti: programmazione sportiva a cura di Enzo Fuma-

rola, responsabile Sport Puglia, il linguaggio del teatro e del gioco a cura di formatori di Oratorio 20.20L, affian-

cati dai formatori locali Anpsi Puglia. Particolarmente densa di emozioni la consegna dell’icona Anspi da parte del presidente regionale ai singoli presidenti zonali,

segno di unità per una grande comunità che vuole met-

tersi in cammino. Grandissima, dunque, la partecipazio-

ne al primo convegno-incontro del progetto «Al cuore dell'Anspi», progetto che - partendo dal passato e a-

prendosi al futuro e interessando tutta la base associati-va – richiede, per la sua attuazione, la massima collabo-

razione da parte sia dei comitati zonali sia dei direttivi dei singoli oratori-circoli affiliati. E ci auguriamo che

questo cuore pulsante possa continuare ad irrorare con la stessa passione e dedizione ogni singolo affiliato.

Perché, come sostiene Henry Ford, se «mettersi insie-me è un inizio, rimanere insieme un progresso, è lavo-

rare insieme il vero successo».

M. Emanuela Panico

Al cuore dell’Anspi. Al via il nuovo progetto triennale

Anspi Puglia Sud

Anspi Puglia Centro

Anspi Puglia Nord

P A G I N A 3 N U M E R O X V I I

Quello che... io non sono. Carnevale all’oratorio

Se vi chiedessero di diventare magicamente per una sola sera

quello che non siete, in cosa vi trasformereste? Largo alla fantasia e pronti per vivere come comunità una festa,

quella del Carnevale, non proprio cristiana in origine, forse, ma diventata, con gli opportuni ritocchi, un’occasione di aggregazione

sociale e generazionale da vivere all’interno di un progetto educa-tivo serio e seriamente strutturato. Nasce così l’idea di mettere

insieme le nostre forze, che abbiamo scoperto essere tante e tali da garantire la perfetta riuscita della piacevole serata: gruppo whattsapp (immancabile tormentone ormai, ma assolutamente

utile, in casi come questi, per agevolare la comunicazione e la sintonia tra i diversi referenti di ogni gruppo), nomination dei

referenti e condivisione delle idee. Il risultato sotto gli occhi di tutti: momento di accoglienza con balli di gruppo per scaldare un

po’ i muscoli, semplice sfilata delle maschere davanti ad una giuria composta per l’occasione da un rappresentante per ognuno dei

quattro gruppi giovanili parrocchiali (Agesci, Azione cattolica, Oratorio e Catechismo), breve presentazione di sé e della moti-

vazione della scelta della maschera. E, come in ogni sfilata, non potevano mancare i tanto sudati premi, ben quattro, preparati in

modo semplice e simpatico sempre da ciascun gruppo: così la maschera più simpatica è stata premiata dall’oratorio con una

sorpresa (da indovinare) nascosta tra coriandoli e caramelle, quel-la più creativa dall’Azione cattolica con un portachiavi gufetto di

stoffa, quella più spaventosa dagli scout con una scatola magica nella quale è stata collocata un’orribile mano mozzata, infine la

coppia più bella premiata dai catechisti con una coppia di portacel-

lulari cuciti a mano.

Al termine della serata, i partecipanti hanno gusta-

to i dolci tipici di carne-vale, generosamente of-

ferti da tante mamme di buona volontà. È proprio

vero: solo se ci mettiamo «All’opera» ogni linguag-

gio offre l’opportunità di comunicare l’unico gran-

de messaggio evangelico dell’amore misericordio-

so.

M. Emanuela Panico

Giovedì 31 marzo, alle 19, nella nostra Chiesa matrice, don Angelo Casarano sarà ordinato sacerdote attraverso

l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vesco-vo S.E. Mons. Fernando Filograna. Don Angelo presiederà la

sua prima celebrazione eucaristica venerdì 1 aprile alle19. La nostra comunità si preparerà al lieto evento con una veglia,

in programma per il 29 marzo, alle 19.30, e con la santa messa celebrata da don Francesco Martignano, il 30 marzo alle 19.30.

Accompagniamo con la preghiera il nostro don Angelo in que-sto importante momento di grazia per la nostra comunità e per

l’intero Popolo di Dio.

Tutti in festa per don Angelo

P A G I N A 4

V O C I G I O V A N I

vissuto questi incontri riunendo

l’intero settore, ritrovando in un secondo momento, nel clima

caloroso del gruppo, il confronto e il feedback su quanto ascoltato.

Per il futuro prossimo abbiamo già in cantiere altre esperienze di

questo genere, anche fuori por-ta, per concentrarci ancora di

più sul tema della misericordia e del perdono che caratterizzano

l’intero anno pastorale e giubila-re.

Particolare è l’attenzione verso i più piccoli, i nostri cresimati, che

il prossimo anno entreranno a tutti gli effetti nel mondo dei

Giovani. Per garantirne un «passaggio» graduale, gli educa-

tori dei rispettivi gruppi hanno programmato degli appuntamenti

comuni nei quali far saggiare ai più piccoli l’ACG (Azione Cattolica Giovani), partendo

da tematiche basate sull’idea di «gruppo» e sui valori dell’amicizia e della condivisione. Questo in risposta

all’esigenza di far percepire ai ragazzi che il percorso associativo non è a tempo determinato, ma può durare

una vita, accompagnando il ragazzo nella crescita di fede e nella conoscenza di Cristo, attraverso il contatto con i

propri coetanei e fratelli. In tutto ciò, un ringraziamento particolare va a tutti gli educatori, preziosi testimoni di Cristo, per l’impegno, la

pazienza e la determinazione con cui svolgono il proprio servizio in un periodo storico difficile, ma bisognoso di

persone buone, temerarie e volenterose nel donarsi agli altri.

Luca Orsini

Continua con grande costanza il percorso dei Giovani

di Azione Cattolica, chiamati ad essere protagonisti sia all’interno dei singoli gruppi, suddivisi per fascia d’età,

sia nell’intero settore, il quale si è spesse volte riunito nel corso dell’anno per favorire la comunione, la cono-

scenza, l’ascolto e per dare all’AC quell’impronta tanto desiderata di «famiglia».

Le attività del settore, formato al suo interno da un nutrito gruppo di Giovanissimi e da un gruppo di Giovani/veterani al cui fianco, pronti a seguirne le or-

me, vi sono dei neoGiovani, si sono contraddistinte per uno stile e una metodologia in grado di catturare

l’interesse dei ragazzi in questa età particolare e mai banale della vita di una persona.

Nonostante siano trascorsi ancora pochi mesi dall’inizio di questo nuovo anno, infatti, esso si è già

caratterizzato per l’ascolto di diverse testimonianze, soprattutto nei mesi di

gennaio e febbraio dedicati al tema della pace e della vita: abbiamo avuto il piace-

re di avere con noi diversi testimoni come il prof. Claudio Bastianutti, il quale

ci ha raccontato la sua storia e la svolta che essa ha portato alla sua vita con la

nascita della Fondazione intitolata alle sue figlie scomparse in un attentato; poi

ci siamo messi in ascolto di un funziona-rio delle Forze Armate in missione a

Nassiriya e di un ragazzo nostro concit-tadino, il quale, nella sofferenza di una

vita travagliata ha scoperto l’amore per Cristo e per la Chiesa.

Lo stile della testimonianza è molto efficace e coinvolgente per i ragazzi, e

proprio per questo motivo abbiamo

Il mondo dei Giovani di Azione Cattolica

La metodologia

e lo stile delle

attività hanno

catturato l’interesse dei

ragazzi in questa età particolare

P A G I N A 5 N U M E R O X V I I

In seguito all’esperienza vissuta nel mese di Dicembre sul tema

della “famiglia” trattato dai Coniugi Oreglia, il Settore Adulti di Azione Cattolica, insieme al Settore Giovani, hanno pensato di

condividere insieme un momento formativo importante e attua-le, trattando alcuni aspetti

legati all’accoglienza della diversità, carattere indissolu-

bile nella vita di un cristiano. Per fare ciò è intervenuto

don Marco Annesi, Vicario ad Acquarica del Capo, Diocesi

di Ugento – Santa Maria Di Leuca, Assistente Diocesano

Ac del Settore Giovani, il quale ha terminato i suoi

studi in Scienze Bibliche pres-so l’Università di Gerusalem-

me, dove ha toccato con mano il tema della diversità

tra culture e religioni. “Il cristiano è accoglienza

delle diversità; accogliere vuol dire vivere la carità di

Dio”, ha sottolineato citando anche un’espressione di don

Tonino Bello, e cioè “la con-

vivialità delle differenze”, tema nel quale è evidente che la diversi-

tà non risulta essere minaccia alla propria libertà, bensì fonte di arricchimento.

Don Marco poi, parlando delle diverse religioni e distinguendole dai gruppi di estremisti, ha sottolineato come esse in realtà siano

tutte accoglienti. Anche nel Corano, ha sottolineato, si parla di Gesù e dell’attesa della Sua seconda venuta; Maria invece viene

definita come la donna più pura dell’universo. Spesso sono i me-dia a dare una visione distorta della realtà.

Al termine del suo intervento e dopo averci raccontato alcuni episodi rimasti impressi nella sua parentesi a Gerusalemme, ci ha

lasciato con delle domande per una riflessione personale: cono-sciamo realmente la nostra identità cristiana? Conosciamo i nostri

interlocutori? Siamo costruttori di ponti, oppure di muri? È stato bello poter osservare, attraverso le parole di don Marco,

come questa persona sia convinta che la diversità non è un limite, non è occasione di scontro e di guerra, ma fonte di ricchezza,

tutto dipende da come predisponiamo il nostro cuore e dalla reale conoscenza che abbiamo del messaggio di Cristo dettato

dalla Parola. In fondo, sottolineava il don, anche Gesù è stato vittima della “non accoglienza” e questo lo ha condotto alla mor-

te. Infine questo incontro si è caratterizzato per una grande parteci-

pazione, per la presenza dei Responsabili e Membri dei diversi Gruppi Parrocchiali e del Consiglio Pastorale, e anche per la par-

tecipazione degli Adulti di AC della Parrocchia San Giorgio Marti-re di Racale con la quale abbiamo condiviso un gemellaggio asso-

ciativo. A tutti va un doveroso ringraziamento perché hanno ac-colto con gioia il nostro invito. Ringrazio anche l’equipe educativa

degli Adulti e dei Giovani per il prezioso lavoro svolto; serate come questa sono possibili solo grazie al loro impegno. Infine un grazie enorme a don Marco Annesi per la sua pronta e generosa

disponibilità, e ai nostri don Agostino e don Pierluigi per il sup-porto e la fiducia che ci rinnovano ogni giorno.

Il cristiano tra accoglienza e diversità. Ruolo delle religioni

P A G I N A 6

V O C I G I O V A N I

Pochi sanno che il

gruppo

Casarano 1

non nasce nel

1998, bensì fa la

sua prima

apparizione del

lontano 1963

maniche fabbricando da sé le

tende e il primo materiale. Di strada a piedi ne hanno fatta

davvero tanta: escursioni fre-quenti li portavano fino a Torre

San Giovanni, Ugento e Leuca, dove si svolgevano anche i loro

campi. I primi esploratori si divertivano

con tanti giochi all’aperto, come il tiro alla fune e la corsa con tre

gambe e, usando i loro trucchi, abbiamo provato a rifarne uno,

passando così un pomeriggio all’insegna del divertimento e

delle risate. Hanno raccontato divertiti le

loro avventure e disavventure, i primi eventi a cui hanno preso

parte (come la Giornata degli Alberi) e hanno ricordato con un

sorriso molti aneddoti e volti conosciuti, sfogliando le vecchie foto in bianco e

nero, che immortalavano campeggi, escursioni o semplici momenti di felicità.

La mente è volata naturalmente al ricordo di don Gaetano, che purtroppo ci ha lasciati poco tempo

fa, e dell’amore per lo scoutismo che lo contraddi-stingueva. La sua dedizione e passione lo hanno

condotto, insieme a suo fratello Ottavio e ad alcu-ni ragazzi, fino in Danimarca per un evento mon-diale nel 1965.

Purtroppo, il gruppo ha dovuto interrompere le attività alla fine degli anni ’60 e i ragazzi hanno

continuato le loro vite senza lo scoutismo ma, come ci hanno detto loro, sempre con il loro

fazzolettone “azzurro col bordino rosso” nel cuo-re.

Scout una volta, scout per sempre.

Maria Ferrari

Scout: connessi con il passato

Ogni anno, nella Giornata del Pensiero, tutti gli

scout sono portati a riflettere su un tema e ad agire per migliorarsi e migliorare il mondo. La tematica

del 2016 è frutto di un’attenta analisi della società moderna, in cui tutti sono connessi col mondo

digitale, ognuno condivide la propria vita tramite uno schermo di un computer o di uno smartphone

e sono messe da parte le relazioni nella vita reale. Durante quest’uscita abbiamo quindi provato a «connetterci» veramente con noi stessi, con gli altri

e… col passato. In particolare, la nostra curiosità si è concentrata

sulla storia del nostro gruppo. Pochi sanno infatti che il gruppo Casarano 1 non nasce nel 1998, bensì

fa la sua prima apparizione del lontano 1963. Per scoprire qualcosa in più un gruppo di ro-

ver,esploratori e lupetti sono stati incaricati di con-tattare e intervistare gli scout dell’epoca. A rispon-

dere all’appello sono stati Mauro Abbruzzese e Tommaso Cavallo, due dei primi a sperimentare

l’avventura scout a Casarano, uno come esplorato-re, l’altro come capo. Un pomeriggio ci hanno por-

tato qualche foto e grazie a una lunga chiacchierata abbiamo scoperto i loro giochi, le loro attività, i

loro luoghi d’incontro , il loro vivere scout in una realtà che, ci rendiamo conto, era molto diversa da

quella di oggi. Grazie a un’idea di don Gaetano Filo-grana e Michele Grassi, lo scoutismo nasceva a

Casarano nel 1963 nella parrocchia del Sacro Cuo-re, all’ epoca appena costruita, e contava quasi set-

tanta iscritti divisi tra Lupetti, Esploratori (squadriglie dei Leoni, Cerbiatti, Scoiattoli e Lupi),

Rover e capi che fin da subito si sono rimboccati le

P A G I N A 7 N U M E R O X V I I

Continuano le avventure del nostro branco, che il 30 e 31 gen-naio ha affrontato una nuova avventura: la sua prima uscita,

tenutasi a Presicce, nell’oratorio «Don Tonino Bello». I lupetti sono «partiti in caccia» sabato 30, alle 15.30, con il treno. Giunti a Presicce hanno raggiunto con lo zaino in spalla il

vicino oratorio, a piedi, vivendo una prima e «faticosa» quanto entusiasmante esperienza scout. Arrivati in oratorio, dopo qual-

che momento di ristoro con merenda e giochi, l’uscita ha avuto ufficialmente inizio con la preghiera e il «grande urlo», un breve

momento tipico dei lupetti, che una volta disposti a cerchio e sistemati nelle loro «sestiglie» si presentano di fronte ai capi e

dichiarano di voler fare del «Nostro meglio!», che è il motto principale del lupetto. Dopo di che è arrivato un momento mol-

to importante: la lettura di un racconto intitolato «La muffola rossa» di Bruno Ferrero che, con il suo significato, ha guidato le

attività e la catechesi dell’uscita. Il racconto parla di alcuni ani-mali che, durante l’inverno, decidono di infilarsi in un guanto

rosso per poter stare al caldo, senza abbandonare nessuno fuori al freddo, ma lasciando sempre spazio ad altri animali con solida-

rietà e carità. L’attività seguente al racconto chiedeva ai lupetti di pensare a quale animale sentivano di somigliare di più ed in

base alla loro scelta realizzarsi un costume con la carta crespa e inscenare la storia letta, anche con qualche modifica, insieme alla

propria sestiglia. Successivamente è giunto il momento della catechesi, che è

stata affrontata sempre sulla base del racconto della muffola. Il tema della catechesi era la «carità» di cui parlava la seconda

lettura della domenica seguente e che descriveva molto bene quello che era successo tra gli animali del racconto: pur di non

lasciare al freddo nessuno dei loro compagni trovavano sempre, anche se con difficoltà, un po’ di spazio nella muffola.

È arrivata ora di cena! E dopo mangiato, finalmente si è dato il via all’animazione serale, chiamata «famiglia felice», durante la quale le due sestiglie hanno inscenato la loro simpatica versione del

racconto. Dopo giochi, balli e allegre suonate di tamburello, il branco è

andato a letto, o meglio nel sacco a pelo, e dopo il canto di buo-na notte «Ula ula», nell’oratorio è sceso il silenzio.

Ma alle sette già suona la sveglia! E via a sistemare lo zaino, lavar-si, fare colazione e preghie-

ra… che è tempo di verifica. Per tutti quanti l’uscita è

andata molto bene, ma più di tutto il resto, è stato molto

emozionante poter dormire tutti insieme per terra nel

leggendario sacco a pelo. Dopo la santa messa delle

10, l’uscita è volta al termi-ne, il branco è tornato a

casa, sicuramente stanco ma di certo con tante esperien-

ze da raccontare!

Maria Ferrari Aurora Primiceri

Continuano le avventure del nostro Branco

P A G I N A 8

V O C I G I O V A N I

La Via Crucis diocesana dei giovani con il Vescovo Da storie di croce

ad albe di resurre-zione.

Nell’anno dedicato alla misericordia di

Dio con il Giubileo straordinario indet-

to da papa France-sco, all’inizio del

tempo forte di Qua-resima, i giovani

della diocesi di Nar-dò-Gallipoli si sono

ritrovati domenica 14 febbraio presso

la parrocchia «Maria SS. Assunta» in Santa Maria al Bagno per vivere la ormai tradizionale Via Crucis col

vescovo Fernando. Una Via Crucis attualizzata, quella proposta dall’equipe

diocesana di Pastorale Giovanile, che ha voluto tra-smettere a ragazzi e giovani convenuti quanto sia attua-

le il cammino della croce anche ai nostri giorni. Per ogni stazione si sono intrecciate storie di cadute e di

rinascite, momenti bui di uomini e donne del nostro tempo che hanno toccato con le proprie mani i dolori

dell’abbandono, della violenza, della guerra, della tossi-codipendenza. Per tutte queste storie, contrassegnate

dalla croce, una spinta di risurrezione è venuta proprio

dall’incontro con Cristo crocifisso e risorto.

Accompagnati dai brani evangelici, dalle storie, dalle riflessioni e dai canti, in un clima di meditazione e pre-

ghiera, i giovani hanno fatto esperienza di una chiesa che prega per chi è nelle periferie esistenziali

dell’umanità, intravvedendo in Cristo la motivazione unica e vera per rialzarsi e ripartire.

Il cammino diocesano dei giovani naturalmente non si conclude qui. Ancora tanti appuntamenti in calendario

per i prossimi mesi. Il prossimo è quello del prossimo 2 aprile, in cui i giovani di tutte le diocesi di Puglia si

ritroveranno a Conversano per la Festa regionale dei Giovani. Il 30 aprile, l’ultimo incontro della Scuola di

preghiera diocesana presso il seminario diocesano di Nardò; e poi tutti ci proietteremo verso il grande e-

vento della GMG di Cracovia nel Luglio prossimo. Per educatori, animatori, capi e assistenti, il Servizio

diocesano di pastorale giovanile propone un convegno dal18 al 20 aprile a Galatone, per ripensare e rimotiva-

re il loro stile educativo. Tanta strada ancora da fare insieme, sempre tenendo

fisso lo sguardo su Gesù che non smette mai di fissare i nostri occhi e di amarci di un amore immenso. A nome

di don Antonio Perrone e dell’intera equipe diocesana vi porgo gli auguri per una Santa Pasqua.

Antonio Solmona

Membro della consulta di PG Diocesana

A lezione di legalità Il settore Giovani di AC della

diocesi di Nardò-Gallipoli, per conto del costituendo

Movimento studenti di Azio-ne cattolica (MSAC), ha pre-

sentato lo scorso 1 marzo, nell’aula magna del Liceo

Scientifico «Vanini», il pro-getto «LegAli». Ospiti don

Marcello Cozzi, vicepresi-dente nazionale di Libera e Antonia Martalò, gip del

Tribunale di Lecce. Non è stato un semplice dibattito sulla legalità, uno come i tanti: la Martalò è riuscita a

spiegare quel complesso e spesso ostico concetto di legalità, ribadendo che essa è una questione di educa-

zione e di mentalità che va portata avanti ogni giorno, anche nei piccoli e apparentemente insignificanti gesti

quotidiani e che bisogna denunciare e provare ribrezzo per ogni situazione di illegalità che incontriamo nella

vita. Don Marcello ha precisato che si deve rifuggire dalla retorica della legalità e che bisogna ascoltare le

testimonianze dei cittadini che raccontano il mondo circostante e tutto ciò che di illegale vivono ogni gior-

no. Ha citato una frase di don Tonino per chiarire quale dovrebbe essere il giusto atteggiamento: «I mafiosi non

sono mostri, sono nostri», la mafia è presente e si

insinua nella nostra vita quotidiana. La mafia cerca di distogliere i giovani dalla strada della legalità promet-

tendo beni effimeri, passeggeri e falsi, come i soldi e il rispetto della gente, basato, però, sul terrore. Dunque,

solo un grande inganno, a noi il dovere di denunciare. Ce lo ricordano le vittime di mafia, come don Pino

Puglisi, Peppino Impastato e anche quelle meno cono-sciute come Lia Pipitone, uccisa a 22 anni dal padre

mafioso per essersi ribellata a Cosa Nostra. Questo il messaggio giunto ai presenti: «Non dobbiamo stare in

silenzio e voltarci dall’altra parte di fronte all’illegalità, bisogna coraggiosamente dire “Stop” all’omertà, guar-

dare il mondo intorno a noi a testa alta». «Che cosa ci guadagniamo?». Chiedono diversi studenti al momento

del dibattito. «Solo la verità rende liberi». Risponde perentoriamente la gip. A conclusione, ai presenti è

stato consegnato un biglietto con l’immagine della cate-na su cui scrivere un peso personale che impedisce di

mettere le ali e volare. Raccolti in un sacchetto e ag-ganciati a dei palloncini, gli studenti hanno lasciato volar

via tutti i loro pesi… solo le ali dell’onestà ci permet-tono di librarci verso l’alto.

Roberta Rizzo

Una Via Crucis

attualizzata, che ha

trasmesso ai

giovani quanto sia

attuale il

cammino della croce

anche ai

nostri giorni

P A G I N A 9 N U M E R O X V I I

Il gruppo del “Ministranti… junior”

Iniziamo con alcune semplici indicazioni sulla figura del ministran-te. Il ministrante è quel ragazzo che serve all'altare durante le

celebrazioni liturgiche. Sino al Concilio Vaticano II, chi donava questo servizio, gratuita-

mente come l’ha ricevuto, veniva definito «chierichetto». Il termine «chierichetto» è stato oggi sostituito dal termine

«ministrante»; esso, infatti, deriva dal latino ministrans, cioè colui che serve, secondo l'esempio di Gesù che non ha esitato a servire

per primo e che invita a fare anche noi la medesima cosa amando i nostri fratelli. Ma chi sono i nostri ministranti?

Semplice, il gruppo «Ministranti junior».

Bambini e ragazzi che hanno scelto di servire il Signore donando

parte del loro tempo a servizio della comunità. Ma essere mini-strante non si riduce soltanto al servizio all'altare. Come ogni

gruppo che si rispetti, anche noi abbiamo il nostro incontro setti-manale, ogni giovedì sera alle 19.30, durante il quale organizziamo

i turni del servizio domenicale con Rocco e Francesco, leggiamo e commentiamo letture o passi delle Sacre Scritture con don Pier-

luigi e i ministranti “più vecchi” aiutano i «novellini» a imparare i «trucchi del mestiere».

Come avrete capito, il nostro team è guidato da tre fantastiche persone: il nostro vice parroco e guida spirituale padre Pierluigi

Santo e i due super responsabili Rocco Danese e Francesco Zom-pì.

Con loro ci troviamo a nostro agio perché a momenti di svago, come partite contro altri gruppi ministranti, alterniamo momenti

di riflessione e preghiera che ci aiutano a crescere seguendo gli insegnamenti di Gesù.

Concludiamo ringraziando tutti voi e ci auguriamo di non avervi annoiato ;-)

P.S. Se qualcuno vuole unirsi al nostro «grande» gruppo, saremo lieti

di accoglierlo a braccia aperte con tutto il nostro entusiasmo.

Francesco De Marco Emanuele Mastrofini

Il legame dei casaranesi

con la Vergine Maria, venerata con il titolo di

Madonna della Campana, è antichissimo. Ne resta

traccia nella chiesa edifi-cata nel 1657, a sostitu-

zione di una precedente, sulla collina, ultimo lem-

bo delle serre salentine. Il ritrovamento dell’an-

tico monolite affrescato con i volti della Vergine e

del Bambino si perde nella leggenda ed è diffici-

le poter stabilire con certezza l’origine del

culto. Negli ultimi anni la chiesa

è stata interessata da alcuni interventi che hanno permesso di recuperare la parte architettonica e le pitture parietali che erano

state completamente coperte nel 1879. È stato così possibile riportare alla luce una decorazione geometrica, la scena della

Crocifissione che un tempo ospitava al centro il seicentesco Croci-fisso ligneo oggi conservato nel Cappellone della chiesa madre e la

scena con la Gloria del Paradiso. Questa fu dipinta da un religioso, fratello Onofrio, nel 1679. Al 1657 risale l’altare maggiore, per il

quale fu chiesto l’intervento di Donato Antonio Chiarello, sculto-re copertinese che in questo stesso anno lavorava alla realizzazio-

ne dell’altare delle Anime Sante del Purgatorio nella Chiesa Madre. A lui si deve, per la chiesa sulla collina, l’ingegnosa costruzione

dell’altare con le due colonne tortili che inquadrano l’antico e

venerato affresco sapientemente incastonato al centro. La devo-zione per la Madonna della Campana è talmente forte che diverse

poesie e componimenti musicali le sono stati dedicati nei secoli. Il più antico è quello scritto dal sacerdote Felice Lezzi nel 1762

intitolato «Sulla verde collina a levante». Storicamente, il giorno dedicato alla festa della Madonna della

Campana era il primo giovedì dopo Pasqua, il giovedì in albis. Si trova memoria di questa festività nelle relazioni delle visite pasto-

rali fatte dai vescovi della diocesi che, oltre alle parrocchie, visita-vano la chiesa dedicata alla Vergine.

Questo testimonia la forte devozione dei casaranesi che, in epo-che più recenti accompagnava anche chi era costretto ad emigra-

re e ad allontanarsi dalla propria terra. Oggi, a restauri quasi conclusi, il clero della città ha pensato di

dare nuova linfa alla preghiera a Maria, con i «primi cinque sabati del mese». Pratica legata alle apparizioni di Fatima. In quella del

13 giugno 1917 Maria disse: «A tutti coloro che per cinque mesi, al primo sabato, si confesseranno, riceveranno la santa Comunione, reci-

teranno il Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti medi-tando i Misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazioni, prometto di

assisterli nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvez-za».

Il 2 gennaio scorso, ha preso avvio tale pratica alla presenza di Mons. Fernando Filograna che ha celebrato la messa.

Fino a maggio, ogni primo sabato del mese dalle ore 9, tutti i fedeli sono invitati a condividere questo bel momento di preghie-

ra alla Madonna «sulla verde collina a levante».

Maura Sorrone

Le devozione a Maria “sulla verde collina a levante”

P A G I N A 1 0

V O C I G I O V A N I

Oggi più che mai «volere» è sinonimo di «avere». Vo-

glio, quindi devo avere! Voglio essere libero, quindi non ponetemi limiti. Io sono il padrone del mio destino.

Né Stato né Dio... chi comanda sono «Io». Ma sono sicuro che ciò che voglio è ciò che è bene per

me e per l’altro? Solo l’amore e la verità possono insegnarci a distingue-

re il bene da fare e il male da evitare. Vale la pena ricordare che essere il Dio di se stesso è il

principio cardine del satanismo. La richiesta di adozione da parte di coppie dello stesso

sesso nasce proprio come difesa della propria libertà. Immaginiamo una coppia formata da due persone dello

stesso sesso e, accanto a loro, un bambino, figlio biolo-gico di uno dei due. L’altro genitore biologico è altrove,

chissà dov’è e, soprattutto, chissà chi è. Ricordiamo che il diritto all’anonimato consente al

genitore donatore di rimanere nell’ombra. Il bambino in questione potrà avere comunque amore.

Vero, ma può bastare l’amore? L’amore è la condizione basilare affinché si realizzi uno

sviluppo armonico della personalità, il quale però esige anche la possibilità di costruire la propria identità, per

la quale è importante conoscere le proprie origini. Ne è prova il fatto che, presto o tardi, i figli adottivi,

per definirsi, vanno sempre alla ricerca dei genitori biologici.

Ci chiediamo altresì se è bene privare un bambino della figura materna, nel caso di una coppia formata da due

uomini, o della figura paterna, nel caso di una coppia formata da due donne. È lecito pensare che non ha alcuna importanza, dal

momento che la funzione materna e paterna possono essere svolte indifferentemente da un uomo o da una

donna. Dal punto di vista di un bambino, però, non è sufficiente che un uomo, per esempio il compagno del

padre biologico, rivesta perfettamente la funzione ma-terna per essere vissuto come madre. Non a caso, il

bambino che cresce con una coppia formata da due uomini, dice di avere due papà e, certamente, non chia-

ma «mamma» uno dei due. Continuiamo a stare ancora un po’ nei

panni del bambino, nato grazie alla donazione dell’ovulo da parte di una

donna. Il bambino in questione dovrà affrontare tutte le problematiche deri-

vanti dal vissuto di abbandono. Probabilmente questa donna è stata

mossa dalle più nobili intenzioni, come poter fare qualcosa perché chiunque

possa avere un figlio, ma resta il fatto che il bambino si chiederà sempre il perché la sua mamma lo abbia

«ceduto» e come abbia potuto rinunciare a «suo figlio». Il vissuto psicologico del bambino si complica se l’ovulo

è stato «venduto e acquistato». In tal caso, il bambi-

no si sentirà, più o meno consciamente, merce di scambio e tenderà a mettere in atto, da adulto, com-

portamenti per confermare tale convinzione di sé. È significativo il racconto di una donna, nata con que-

sta procedura, che per tutta la sua vita ha «venduto» il suo corpo, perché si era sempre sentita nel pro-

fondo una merce, nata grazie ad un assegno. E se poi la madre donatrice si pente? È successo ad

una donna americana - e a chissà quante altre - che ha «affittato» il suo utero per aiutare una coppia di

omosessuali ad avere un figlio. Il piano era che a-vrebbe frequentato il bambino di tanto in tanto, ma

quando diede alla luce sua figlia e la tenne tra le sue braccia cambiò idea.

A volte, poi, può capitare che il bambino abbia tre mamme, la donatrice dell’ovulo, la donna che

«affitta» il grembo che lo ospiterà e quella che lo crescerà. La confusione è totale. Il bambino, per un

sano sviluppo psicologico, ha bisogno di chiarezza, di punti fermi, di confini, tanto più che la sua personali-

tà è ancora in formazione. Esiste un ultimo caso, quello in cui il bambino esiste

già e vive in un istituto. Si potrebbe ritenere auspicabile la sua adozione da

parte di due genitori dello stesso sesso piuttosto che la sua ulteriore permanenza in orfanotrofio. Forse

lo è, ma forse è ancor più preferibile che venga adot-tato da una mamma e da un papà, dal momento che

il numero di coppie disponibili all’adozione è di gran lunga superiore al numero di bambini che possono essere adottati. Per collocarli in una famiglia baste-

rebbe snellire l’iter adottivo, appello peraltro espres-so da 15 mila famiglie al ministro Boschi nel manife-

sto «Più famiglie e più adozioni». La sorte di questi bambini, per i quali si richiede

l’adozione da parte di coppie omosessuali, potrebbe lasciare indifferenti molti, ma questo è l’anno della

misericordia. La parola misericordia ha la stessa radice della parola «utero». È quindi il grembo che,

accogliendoci nell’amore e offrendoci il perdono, ci permette di rinascere.

La parola misericordia deriva però anche dal latino «miser» e «cor». Essere misericordiosi significa quin-

di avere a cuore le miserie dell’altro, i suoi bisogni. Oltre ad accogliere l’infinita misericordia di Dio,

dovrei quindi averla io stesso. Per non essere, come dice papa Francesco, «cristiani

da pasticceria». Perché spiace che i figli della luce siano meno svegli

dei figli delle tenebre.

Mariangela Coppola

Adozioni gay. Sia fatta la mia volontà

Solo l’amore e

la verità

possono

insegnarci a

distinguere il

bene da fare e

il male da

evitare

P A G I N A 1 1 N U M E R O X V I I

«Giustizia e misericordia in San Tommaso D’Aquino» è stato il tema dell’incontro-dibattito svoltosi nella chiesa del Rosario, a

Matino, lo scorso 26 gennaio. Sono intervenuti Fernando Fiorentino, professore emerito

dell’Università del Salento e tra i massimi conoscitori di San Tommaso D’Aquino, e il sottoscritto, in qualità di giornalista

laureato in filosofia e in scienze religiose, ma soprattutto di colla-boratore del professor Fiorentino.

L’appuntamento è organizzato dall’associazione «Autori matine-si», presieduta da Cosimo Mudoni, e dalla confraternita «Beata

Vergine del Rosario», diretta dal priore Marino Fersini. Il tema è stato scelto in linea con quello dell’Anno giubilare che papa Fran-

cesco ha voluto dedicare, appunto, alla misericordia.

È ormai consuetudine degli organizzatori, in

prossimità del giorno in cui la Chiesa ricor-da l’Aquinate, programmare un momento di

riflessione su san Tommaso che renda con-to della straordinaria attualità di molti suoi

temi. «Molto di ciò che ha detto san Tommaso –

spiega Fiorentino – è ancora attuale: per esempio, la sua dottrina sulla verità, che si

porta dietro, come conseguenza, la sua dottrina sulla giustizia».

Giustizia e verità, quindi, in Tommaso van-no di pari passo.

«L’uomo – chiarisce Fiorentino – non può vivere senza la verità vera, che è quella in cui

le cose sono conosciute secondo giustizia, perché è secondo giustizia che, in ogni giu-

dizio espresso su di esse, si attribuisce a ciascuna cosa ciò che è suo, riconoscendo

ciò che essa è realmente secondo la sua natura o la sua essenza. Dalla dottrina tom-

masiana del giudizio conseguono le due cose che, a mio avviso, sono tra le più at-

tuali del pensiero di San Tommaso. Una di queste riguarda la giustizia, ossia quella

virtù, da intendere sia come virtù legale sia come virtù morale, per mezzo della quale

gli uomini e i popoli, dando a ciascuno il suo, creano le condizioni per vivere in pace:

la cosa oggi più desiderata dagli uomini giusti di tutto il mondo. L’altra cosa riguar-da la disponibilità alla comunicazione e al

dialogo tra gli uomini e tra i popoli: gli unici strumenti per mezzo dei quali si attua la

giustizia». Resta da chiarire, quale rapporto ci sia tra

giustizia e misericordia. Il mio intervento ha cerato di chiarire proprio questo legame.

Infatti, benché siano entrambe delle virtù,

esiste un rapporto di tensione dialettica tra

misericordia e giustizia: ciò che uno merita

secondo giustizia, non lo riceve per miseri-

cordia, bensì per merito. Tant’è vero che

appartiene proprio alla misericordia il confe-

rimento di un bene al di là di ciò che è do-

vuto. Per Tommaso, però, la misericordia

non agisce contro la giustizia, ma, in un

certo senso, la supera attraverso il dono. Da questo punto di

vista, la misericordia risulta essere un antidito alle logiche merci-

ficanti e contabilizzanti del capitalismo liberista che tenta di ri-

durre tutto, uomo compreso, a mera merce di scambio. Ed è

proprio recuperando la dimensione del dono e della gratuità che

è possibile immaginare un mondo più giusto.

Alberto Nutricati

Giustizia e misericordia in san Tommaso D’Aquino

V O C I G I O V A N I

P A G I N A 1 2

L’angolo della ricetta Crostata alla ricotta

Ingredienti (per una teglia di diametro 30 cm): Per la pasta frolla

-400 g di farina -200 g di burro ammorbidito

-180 g di zucchero -1 cucchiaino di miele -1 uovo intero e 1 tuorlo

-1/2 bustina di lievito Per il ripieno

-500 g di ricotta mista (di mucca e di pecora) -2 cucchiai di zucchero

-1 uovo -gocce di cioccolato fondente q.b.

-cubetti di cedro candito q.b. -uva passa q.b.

-buccia di 1 limone grattugiata -cannella in polvere q.b.

Procedimento

La crostata alla ricotta è una ricetta semplicissima ma so-prattutto molto buona. È dessert primaverile, perfetto per il

giorno di Pasqua e ideale per tutti gli amanti di questo dolce formaggio!

Innanzitutto si deve preparare il ripieno alla ricotta, e questo

va fatto un giorno prima della crostata, per lasciare che gli ingredienti formino un impasto ben amalgamato e insaporito.

Lo si prepara impastando la ricotta con lo zucchero, la can-nella e la buccia di limone grattugiata e lo si lascia riposare in

frigo per tutta la notte. Per la pasta frolla si impastano inizial-mente la farina e il burro, lasciato ad ammorbidire fuori dal

frigo a temperatura ambiente. Si aggiungono poi un cucchiai-no di miele, lo zucchero, le uova e infine il lievito.

Si lascia riposare anche quest’impasto in frigo in una terrina ricoperta con la pellicola da cucina per 30 minuti. A questo

punto si riprende l’impasto con la ricotta e si aggiungono l’uovo, le gocce (o scaglie) di cioccolato, l’uva passa e il ce-

dro. Naturalmente la ricotta può essere insaporita diversa-mente anche con altra frutta candita a piacimento.

Con circa metà della pasta frolla si forma poi un disco per rivestire una teglia da forno, mentre con l’impasto restante

bisogna creare le strisce da disporre a griglia sulla crostata, una volta averla farcita con il ripieno di ricotta.

La crostata va infornata a 180° per 30-35 minuti. Una volta raffreddata, va servita dopo averle dato una spolverata di

zucchero a velo. Buon appetito e buona Pasqua!

Aurora Primiceri

L’angolo del divertimento A cura di Francesco Zompì

P A G I N A 1 3 N U M E R O X V I I

P E R I L P R E S E N T E N U M E R O E P E R I P R O S S I M I S I C H I E D E U N ' O F F E R T A

A L L ’ U N I C O S C O P O D I C O P R I R E L E O N E R O S E S P E S E D I S T A M P A

W W W . O R A T O R I O S A N G I O V A N N I E L E M O S I N I E R E . I T

dalla Redazione di Voci Giovani

Santa Pasqua di misericordia