MATTHAEUS 5 2016

download MATTHAEUS 5 2016

of 55

Transcript of MATTHAEUS 5 2016

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    1/136

    1Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    MatthæusSemestrale dell’Istituto Teologico Salernitano

    Anno IV - numero 2/2015

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    2/136

    2 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    MATTHAEUSSemestrale dell’Istituto Teologico Salernitano

    Anno IV - n.2/2015Aut. Trib. di Salerno n. 28 del 13/12/2011

    Sede: Piazza Plebiscito,12 – SalernoTel 089 202040 – Fax 089 202040 (int. 409)www.diocesisalerno.it

    [email protected]. 80031940655 P.I. 04782180659

    Direttore editoriale Angelo Barra

    Direttore responsabileNello Senatore

    Segreteria di RedazioneFrancesco Coralluzzo

    Comitato scientificoGiorgio Agnisola - Gerardo Albano – Vincenzo CalabreseErnesto Della Corte– Marcello De Maio – Gaetano De SimoneGiuseppe Iannone

    Stampa Multistampa srl – P.zza Budetta, 45

    84096 Montecorvino Rovella (SA)In copertinaCaravaggio, San Matteo (1602)

    È vietata la riproduzione anche parziale degli articoli, senzaespressa autorizzazione dell’editore.La rivista non assume responsabilità alcuna circa le opinioniespresse negli articoli.

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    3/136

    3Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    5

    14

    26

    36

    61

    76

    89

    131

    142

    155

    164

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    4/136

    4 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    5/136

    5Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    «A Spiritu Sancto consecrati» (VC 19)

    Appunti per una pneumatologia della vita religiosaa partire dalla lexorandi

    Vincenzo Calabrese* 

      La liturgia è essenzialmente una manifestazione delle Spirito delCristo gloricato. Con la liturgia infatti viene celebrato nel tempo e nellospazio l’«opus redentionis», cioè il piano storico-salvico attuato dal Padre, in

    Cristo, per opera dello Spirito Santo.Di fatto la presenza dello Spirito Santo nella comunità cristiana fain modo che l’evento pasquale non resti un fatto relegato nel passato, ma unevento sempre presente in coloro che lo incontrano. In tal modo lo Spirito ècontinuità tra il tempo di Gesù e tempo della Chiesa.

    Questa presenza e azione dello Spirito si attualizza in modo particolarenelle azioni liturgiche, che è il momento nel quale la Chiesa maggiormentepartecipa la vita di Cristo, si costruisce e si esprime come membra diverse che,a Lui profondamente unite, costituiscono un solo corpo, il Suo corpo. Nellasua azione «lo Spirito Santo non si limita a dare intelligenza alla Parola di Dio

    suscitando la fede; attraverso i Sacramenti Egli realizza anche le “meraviglie”di Dio annunciate dalla Parola; rende presente e comunica l’opera del Padrecompiuta dal Figlio diletto» 1.

    Pertanto, dall’apporto delle scienze liturgiche, possiamo realmenteaffermare che non c’è azione liturgica che non sia azione dello Spirito. Ma mentrel’eucologia nella celebrazione, chiede il dono dello Spirito, la celebrazionestessa è il locus per eccellenza dove lo Spirito Santo viene donato: «L’unità dellaChiesa orante è opera dello Spirito Santo, che è lo stesso in Cristo, in tuttala Chiesa e nei singoli battezzati. Lo stesso Spirito viene in aiuto alla nostra

    debolezza e intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili2

    ; eglistesso, in quanto Spirito del Figlio, infonde in noi “lo spirito di gli adottivi, permezzo del quale gridiamo Abbà, Padre”3. Non vi può essere, dunque, nessunapreghiera cristiana senza l’azione dello Spirito Santo, che unicando tutta laChiesa, per mezzo del Figlio, la conduce al Padre»4.

    * Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Matteo di Salerno; docente di Teologia liturgicae Teologia sacramentaria presso l’Istituto Teologico Salernitano.

    1 Catechismo della Chiesa Cattolica, 1155.2 Cf. Rom 8,26.3 Rom 8,15; Cf. Gal 4,6; 1 Cor 12,3; Ef 5,18.

    4 Principi e Norme per la Liturgia delle Ore, 8; Cf. A. P, Sacrificio di lode. Meditazioni sulla liturgia,Roma , .

     Appunti per una pneumatologia della vita religiosa a partire dalla lexorandi

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    6/136

    6 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    Vincenzo Calabrese

      In genere possiamo affermare: «ad uno studio attento risulta che sideve passare dall’eucologia pneumatofora (cioè portatrice dello Spirito Santoperché invoca la sua presenza ed azione) alla comprensione della celebrazione come pneumatocentrica, anzi di tutta la liturgia come avente il suo fulcro e lasua vitalità nella presenza e nell’azione dello Spirito santo»5.  La forza del Paraclito è presente in tutti i Sacramenti. Lui è il loroartece e l’agente che ci fa partecipi dei doni salvici; è il garante dell’efficacearmonia dei Sacramenti: «Egli prepara la Chiesa a incontrare il suo Signore;ricorda e manifesta Cristo alla fede dell’assemblea; rende presente e attualizza ilmistero di Cristo per mezzo della sua potenza trasformatrice; inne, lo Spiritodi comunione unisce la Chiesa alla vita e alla missione di Cristo»6.  Nel corso del nostro lavoro cercheremo di dimostrare come nellatradizione eucologica del Rito della professione religiosa 7 e della consacrazione

    delle vergini8

    ci sia un vero e proprio strato pneumatologico9

    .  È signicativo che Giovanni Paolo II nella sua esortazione apostolicapost sinodale Vita consecrata10abbia voluto così denire la relazione tra SpiritoSanto e vita religiosa attraverso il verbo sacrare «a Spirito Sancto sacrati». Anziil Papa non esita ad affermare che la stessa chiamata alla vita consacrata e laperseveranza in essa siano opera dello Spirito Santo:«Come l’intera vita cristiana, anche la chiamata alla vita consacrata è in intimarelazione con l’opera dello Spirito Santo. È Lui che, lungo i millenni, attraesempre nuove persone a percepire il fascino di una scelta tanto impegnativa(…). È lo Spirito che suscita il desiderio di una risposta piena; è Lui che guida

    la crescita di tale desiderio, portando a maturazione la risposta positiva esostenendone poi la fedele esecuzione, è Lui che forma e plasma l’animo dei

    A. M. T, Spirito Santo, in D. S - A.M. T – C. C (curr.), Liturgia, CiniselloBalsamo (MI) 1894. «Lo Spirito Santo è il principio inesauribile non soltanto della liturgia eucaristica,ma di tutta la liturgia sacramentale. Anche nel sacramento del Battesimo l’invocazione dello Spirito Santoè fondamentale ed espressiva del mistero che si compie. Lo stesso avviene nella liturgia penitenziale.Il cristiano è perdonato e puricato nello Spirito di Gesù. In ogni liturgia sacramentale c’è semprel’animazione dello Spirito Santo, in virtù della quale il rito diventa mistero, il segno diventa sacramento, lacerimonia avvenimento interiore, per cui in quanti vi partecipano si opera l’incremento della fede e dellacarità. Lo Spirito Santo ci immedesima con Gesù e noi diventiamo la continuazione di Gesù che prega»:A.B, Credo nello Spirito Santo, Casale Monferrato 1998, 107; Cf. V.T, Lo Spirito Santo e il

    memoriale. Epiclesi e anamnesi delle anafore di Oriente ed Occidente, Roma 2015.6 Catechismo della Chiesa Cattolica, 1092. Cf. M. A, I Sacramenti e la vita consacrata, in Rivista Litur-

     gica 3(2006), 419-424.7 Ordo Professionis Religiosae (R R ex Decreto Sacrosancti Oecumenici Concilii Vaticani

    II instauratam auctoritate Pauli PP. VI promulgatum )(=OPG), Editio typica, Typis PolyglottisVaticanis1970.

    8 Ordo Consecrationis Virginum (P R ex Decreto Sacrosancti Oecumenici ConciliiVaticani II instauratam auctoritate Pauli PP. VI promulgatum )(=OCV), Editio typica, Typis PolyglottisVaticanis 1970. Il decreto di promulgazione porta la data del 31 maggio 1970, festa della Visitazione dellaBeata Vergine Maria.

    9 Per una breve storia del rito dopo il Vaticano II Cf. T. C,  Accoglimi Signore. Consacrazionedelle vergini. Professione religiosa., Cinisello Balsamo (MI) 1991, 102-103.

    10 J P PP. II, Adhortatio apostolica post-synodalis «Vita Consecrata» de vita consecrata eiusquemissione in Ecclesia ac mundo, 25 martii 1996 (=VC), EnchiridionVaticanumXV , 204-455.

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    7/136

    7Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

     Appunti per una pneumatologia della vita religiosa a partire dalla lexorandi

    chiamati, congurandoli a Cristo povero, casto e obbediente e spingendoli afar propria la sua missione. Lasciandosi guidare dallo Spirito in un incessantecammino di puricazione, essi diventano, giorno dopo giorno,  personecristiformi, prolungamento nella storia di una speciale presenza del Signorerisorto»11.

    Quanto affermato dal Pontece è interamente contenuto nei testiliturgici che esamineremo.

    Infatti interrogando la lex orandi immediatamente ci viene dasottolineare il forte richiamo alla rigenerazione battesimale come fondamentodi ogni consacrazione e il ruolo dello Spirito in esso, per cui possiamo dire chelo Spirito Santo agisce nella nuova e specica vocazione ai consigli evangeliciche si innesta nella vocazione cristiana e nel compito di conformare a GesùCristo tutti portando a perfezione l’immagine e il volto del Signore12. Per ben

    due volte nella liturgia della consacrazione delle vergini esso la terza personadella SS. Trinità viene menzionato:«Dopo aver effuso la tua grazia su tutte le genti, dopo aver adottato

    eredi del nuovo Testamento numerosi come le stelle da ogni popolo e nazione,tra le altre virtù con le quali hai rivestito i tuoi gli generati non da sanguené da volere di uomo ma dal tuo Spirito Santo, discese pure su queste animequesto dono della tua generosità»13.

    Queste frasi uniscono due espressioni del Vangelo di Giovanni: laprima si trova nel prologo: «A quanti però l’hanno accolta ha dato il potere didiventare gli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue

    né da volere di carne né da volere di uomo ma da Dio sono stati generati»14.La generazione da Dio di coloro che credono in Gesù viene specicata comegenerazione dall’acqua e dallo Spirito nel colloquio con Nicodemo: «In veritàti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel Regno di

    11 VC 19: «Perind eac omnis christiana vita, etiam ad consecratam vitam vocatio arte cum SpiritusSancticoniugitur opere. Ipse enim per saecula novos semper allicit homines ut electionis ita obligantisfascinationem percipiant (…)Spiritus enim responsionis plenae cupiditatem excitat; ipse praeterea facitut eadem voluntas crescat cum ad maturationem perducit affirmantem responsionem eiusque delemsustinet exsecutionem; illevocatorumanimumngit et conformat Christo casto pauperi et oboedientieo saptans eosque impellens ut eius munus suum faciant. Cum a Spiritu de duci patiuntur in perpetuo

    puricationis itinere, unt singulos in dies homines Christiformes, continuatio in historia singularispraesentiae Domini resuscitati». Su questo argomento Cf. R. F, Il carisma della vita consacrata,in Credere oggi 35(2015)3, 7-16.

    12 Cf. G. F, Catechesi liturgica sulla vita religiosa, Milano 1980, 119ss.; M. A, La liturgia dellaProfessione religiosa, Magnano (BI) 2011, 83-84. Sulle fonti eucologiche delle Messe  pro religiosiiscf. V.C, Le collette del Messale Romano ‘in professione religiosa’. Dalla lex orandi alla lex credendi perla lex vivendi in Matthaeus IV(2015)1, 14-25.

    13 OCV 24: «Effusa namque in omnes gentes gratia tua, ex omni natione quae sub caelo est, in stellaruminnumerabilem numerum novi testamenti heredibus adoptatis, inter ceteras virtutes, quas lii stuis nonex sanguinibus neque ex voluntate carnis, sed de tuo Spiritu genitis indidisti, etiam hoc donum in qua-sdam mentes de largitatis tuae fonte defluxit».Per una bibliograa sul tema Battesimo-Consacrazionereligioso-verginale v. A. M. T, Matrimonio e verginità. eologia e celebrazione per una pienezza di

    vita in Cristo, Città del Vaticano 2005, 337-338.14 Gv 1, 12-13.

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    8/136

    8 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    Dio»15.Lo Spirito Santo nel sacramento del battesimo, per mezzo del segno

    dell’acqua, rigenera gli uomini alla vita di gli di Dio, analogamente allagenerazione del Verbo di Dio in Maria.

    Ancora nell’omelia rituale si dice: «Lo Spirito Santo Paraclito nellarigenerazione dell’acqua battesimale ha fatto di voi il tempio dell’Altissimo»16.In queste espressioni la rinascita è menzionata in funzione dell’effetto cultualedel sacramento, quello di rendere tempio di Dio chi riceve il Battesimo: loSpirito Santo rigenera come gli di Dio e li rende tempio del Dio vivente 17.

    Un altro effetto dello Spirito Santo è data dalla puricazione delpeccato e ardore di carità: «Accogli Signore le invocazioni del tuo popolo econ la tua grazia prepara questi tuoi gli (glie) perché il fuoco dello SpiritoSanto li (le) purichi dal peccato e li (le) inammi con l’ardore della carità»18.

    Nel sacramento del battesimo, nel sacramento della penitenza enell’eucaristia vi è un richiamo evidente alla remissione dei peccati. Anzi ilnuovo Rito per il sacramento della penitenza insiste sul ruolo dello SpiritoSanto nel perdono e nella puricazione dei peccati, anzi i due aspetti, dieliminazione del peccato e carità ardente sono accostati alla preghiera comeopere dello Spirito che vengono compiute insieme. Il suo passaggio di grazianon soltanto brucia le impurità ma trasforma nella violenza del suo fuococoloro che per suo impulso si accostano per riceverne la consacrazione.

     Lo Spirito Santo viene presentato inoltre come operante anche nelladinamica della grazia della vocazione. L’epiclesi infatti della prima benedizione

    o consacrazione delle professe recita così: «Padre manda lo Spirito Santo suqueste tue glie perché alimenti la amma del proposito che tu hai accesonei loro cuori», ma il testo originale mette maggiormente in evidenza il ruolodello Spirito che agisce come protagonista nella nascita del proposito19.Laprima preghiera di benedizione o consacrazione dei professi esprime lostessoconcetto con altra formulazione: «Tu, o Padre con la voce misteriosa delloSpirito Santo hai attratto innumerevoli gli a seguire Cristo Signore»20.

    Ancora allo Spirito Santo mandato da Gesù viene attribuita direttamentela chiamata ai consigli evangelici nella seconda formula di benedizione oconsacrazione delle professe: «Gesù Cristo asceso alla sua destra mandò lo

    Spirito Santo per chiamare innumerevoli discepoli che seguendo i consigli del

    15 Gv 3,5.16 OCV 16: «Paraclitus autem Spiritus, qui genitali Baptimatis unda pectora vestra Altissimi templa effi-

    cit»17 Cf. A. M. T, Fondamenti liturgico-sacramentari delle forme di «vita di consacrazione» , in Rivista

    Liturgica 60 (1973), 287-320.18 OPR 63: «Annue quaesumus Domine precibus populi supplicantis et caelesti gratia famulorum tuorum

    (famularum tuarum) corda dispone ut sacranda tibi pectora Sancti Spiritus ignis ab omni culparum labepuricet et caritatis ardore vehementer accendat».

    19 OPR 72: «Supplices ergo Pater rogamus ac petimus super has famulas tua signem emitte Paracliti ut flam-

    mam alat propositi quam in earum cordibus suscitavit».20 OPR 67: «Tu enim, voce suggerente Paracliti, ad Christis equelam innumeros lios attraxisti».

    Vincenzo Calabrese

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    9/136

    9Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    Vangelo consacrassero tutta la loro vita alla gloria del tuo nome e alla salvezzadegli uomini»21. E nelle premesse CEI, al n.2, si afferma chiaramente: «Lacelebrazione (…) si apra a tutta la Chiesa particolare da cui seno lo SpiritoSanto ha fatto sbocciare il carisma verginale»22.

    La consacrazione verginale viene denominata dall’omelia ritualeuna nuova unzione spirituale rispetto a quella battesimale: «Lo Spirito SantoParaclito (…)per mezzo del nostro ministero vi adorna con una nuova unzionespirituale e vi dedica con nuovo titolo alla maestà divina»23. La verginitàconsacrata si colloca nella linea sacramentale come un nuovo battesimo chesegna la totale proprietà di Dio sulle vergini a lui dedicate. Questa stessa idea

     viene espressa al termine della liturgia nella terza invocazione della benedizionenale: «Lo Spirito santo che oggi ha consacrato i vostri cuori vi inammi disanto ardore a servizio di Dio e della Chiesa»24.

    Il tema del servizio come effetto del dono dello Spirito Santo è presentenel dialogo dell’impegno per la professione religiosa: «Volete con la graziadi Dio dedicare generosamente tutta la vostra vita al servizio del popolo diDio?»25.

    Lo Spirito Santo agisce suscitando il fascino dei consigli evangelici edella verginità consacrata, dandone la grazia, offrendo l’aiuto per la costanteattuazione e fedeltà. In questa dedicazione a Dio è immanente l’aspettodell’amore e del servizio al prossimo, i quali pure sono dono dello Spirito Santonella loro origine, nel loro concreto svolgimento e nel loro ne di culto e digloricazione a Dio.

    La tradizione eucologica ci dice che la vocazione ai consigli evangelicie alla verginità consacrata ha il compito di perfezionare la conformità a CristoSignore, già vissuta attraverso l’iniziazione cristiana26.

    Nell’epiclesi della seconda preghiera di benedizione o consacrazionedei professi lo Spirito è invocato allo scopo della contemplazione e imitazionedi Cristo: «O Padre, infondi in questi tuoi eletti lo Spirito di santità perchépossano adempiere con il tuo aiuto ciò che per tuo dono hanno promesso congioia. Contemplino sempre il divino maestro e al suo esempio conformino la

    21 OPR 159: «Cum autem ad tuam dexteramc onsedisset, sanctum emisit Paraclitum qui discipulos vo-caret innumeros, ut, Evangelii sectantes consilia, Nominis tui gloriae hominumque saluti totam vitam

    sacrarent».

    22Istituzione di Ministeri. Consacrazione delle Vergini. Benedizione Abbaziale  (P R ri-formato a norma dei Decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Paolo VI), LibreriaEditrice Vaticana 1980, 11.

    23 OCV 16: «Paraclitus autem Spiritus, qui genitali Baptimati sunda pectora vestra Altissimi templa effecit,hodie, per nostrum ministerium, nova vos spiritali unctione exornat novoque titulo divinae dicat Maie-

    stati».

    24 OCV 36: Spiritus Sanctus, qui supervenit in Virginem quique corda vestra hodie suo sacravit illapsu, adDei Ecclesiae que servitium vos vehemente raccendat».

    25OPR 57: «Vultis, Sancti Spiritus subveniente munere, in populi Dei servitium totam vitam generose

    impendere?».26 Cf. C, Le collette del Messale, 20ss.

     Appunti per una pneumatologia della vita religiosa a partire dalla lexorandi

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    10/136

    10 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    loro vita»27.Anche l’epiclesi della seconda benedizione o consacrazione delle

    professe ancora attribuisce all’azione dello Spirito la trasparenza di Cristo:«Manda, o Signore, il dono dello Spirito su queste tue glie che per te hannolasciato ogni cosa; risplenda in esse o Padre il volto del tuo Cristo perchérendano visibile la sua presenza nella Chiesa»28.

    La partecipazione a questo fulgore che nella carità dei consiglievangelici trova speciale intensità di irradiazione ad opera dello Spirito Santo,nella Chiesa. Anzi è quest’ultima che «non solo ha sempre tenuto in grandeonore la vita religiosa nelle varie forme nelle quali, sotto la guida dello SpiritoSanto, si è espressa lungo il corso dei secoli, ma l’ha anche innalzata alla dignitàdello stato canonico»29.

    Di fatti, l’omelia della consacrazione delle vergini esprime quest’opera

    dello Spirito Santo nell’anima onde perfezionare in essa l’immagine di Cristocon terminologia sponsale: «Lo Spirito Santo Paraclito (…) dopo avervielevato alla dignità di spose di Cristo vi unisce al Figlio di Dio con un legameindissolubile»30. In queste espressioni è sottolineato il vincolo sponsaleinviolabile a Cristo come sposo. Nelle premesse CEI si afferma chiaramente che«La verginità, consacrata per un dono dello Spirito, manifesta più chiaramentela realtà ultima e innovatrice della nuova alleanza: l’amore verginale di Cristoper la Chiesa sua sposa e la fecondità soprannaturale di questo misteriosoconnubio»31.

    Nei rapporti dello Spirito Santo con le persone umane, rigenerazione,

    puricazione dei peccati, nuova vocazione ai consigli evangelici e alla verginitàconsacrata, perfezionamento della conformità a Cristo, ritroviamo ancora isuoi rapporti con gli altri autori della salvezza e della divinizzazione. Lo SpiritoSanto, che da Gesù Cristo, Verbo e Figlio di Dio, Signore della gloria insiemecon il Padre la sua origine e la sua missione nel tempo, ha ancora in Gesù iltermine, il ne, lo scopo di questa stessa missione: nelle creature umane eglideve operare la rigenerazione come gli di Dio e perfezionare in loro il voltodi Gesù Cristo.Lo Spirito santo che nell’eternità e nel tempo proviene dal Padremediante il Figlio il quale ci conduce al padre principio primo dell’ «exitus»

    e termine ultimo del «reditus» salvico.«Le vergini nella Chiesa sono quelledonne che, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, fanno voto di castità al ne di

    27 OPR 67: «Respice ergo, Domine, super hos famulos tuos, quos superna providenti avocavisti, et emittein eos Spiritum sanctitatis, ut quod, te donante, laeti promiserunt, te adiuvante, deles adimpleant. Divini

    Magistri exempla studiose intueantur, imitentur assidue».

    28 OPR 159: «Emitte, ergo, Domine, Sancti Spiritus donum super has famula stuas, quae propter te omniareliquerunt».

    29 OCV 2. Per un commento alle premesse delle CEI al Rito della Consacrazione delle Vergini: cf. C-, Accoglimi Signore, 47ss.

    30 OCV 16: «Paraclitum autem Spiritus (…) ad sponsae Christi dignitatem prevectas, indissolubili vinculo

    Dei Filioconiugit.31 Pr CEI, 1.

    Vincenzo Calabrese

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    11/136

    11Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    amare più ardentemente il Cristo e servire con più libera dedizione i fratelli»32.Si apre a questo punto una duplice pista metodologica che mette

    in risalto la presenza e l’azione dello Spirito Santo in rapporto alla verginitàconsacrata. La prima pista è quella dei segni liturgici e dei gesti liturgici cheevidenzierebbero la presenza e l’azione dello Spirito santo negli Ordines  inanalisi:

    Prosternatio: OCV 19.Genuum flec io: OCV 24;27;64;67.

     Manuum extensio: OCV 64; OPR Pars altera 72.Velaminis traditio: OCV 25; 27; 65; 151.

     Anul itraditio: OCV 26; 27;65; 66; 152; OPR Pars altera 73-74.Un’altra pista è quella della terminologia usata per signicare sia

    l’azione del consacrarsi sia lo stato di consacrazione in cui vengono a costituirsi

    le vergini. Tale terminologia si rapporta all’azione dello Spirito santo in quantoil linguaggio liturgico attribuisce ogni consacrazione dall’azione dello SpiritoSanto, alcuni esempi:

    Virgines Deo sacratae: OCV 10;55.Virgines sacratae: OCV 28;29;32;34;36.Virgines sacrae: OCV 36;77.Virgines sacrandae: OCV 6;7;44;46.Consecratio verginalis: OCV 16.Vita verginalis: OCV 16.Corda vestra hodie suo (=Spiritus) sacravit illapsu: OCV 36;77.

    Consecrari velle: OCV 17.In virginitatem proposito persevarare et consecrationem recipere velle:OCV Praenotanda 7c.I verbi sono anch’essi emblematici per una pneumatologia della vitareligiosa:Sacravit: OPR 27;Sacranda:OPR 63; 159.Effundat: OPR 60; 72; 142.Emitte: OPR 67; 143; 159;

    Purificet: OPR 160 ;Subveniente: OPR 57;Suggerente: OPR 67Possiamo ben dire che la Verginità consacrata è suscitata dallo Spirito,

    è consacrata dalla sua presenza, perdura nel tempo perché sorretta dalla sua

    32 Pr CEI 2. Nel contributo di I. M C-R.B, Consacrazione delle Vergini, in D. S-A.M. T-C.C (curr), Liturgia, si auspica che «un rito di consacrazione per gli uomini laiciche abbracciano la verginità per il Regno». Tale rito dovrebbe suggerire «come impegno essenziale ilservizio totale ed esclusivo alla Chiesa no a dare la vita per essa»(col.310).Per una iniziale riflessionesull’ecclesiologia della vita religiosa Cf. S. P, Quando l’appartenenza definisce la vita. Lo specifico

    della vita consacrata è detto dalla sua relazione vita vitale con Dio e con la chiesa , in Credere oggi3/35(2015), 57-66.

     Appunti per una pneumatologia della vita religiosa a partire dalla lexorandi

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    12/136

    12 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    azione che fomenta la perseveranza, sostiene il proposito, nutre la fedeltà delle vergini. «Si può ben dire che la verginità consacrata è celebrazione dell’opera vivicante dello Spirito. Egli vivica le persone che nel segno della verginitàrafforzano il richiamo al Cristo e alle realtà ultime. La verginità cristiana

    donata e offerta è la celebrazione del permanente dono dello Spirito, accettatoper donarsi e consacrarsi totalmente alla Maestà divina e a Cristo-Chiesa»33

    Immagine classica dello Spirito santo è il fuoco. L’epiclesi della primaformula di benedizione o consacrazione delle professe, nel testo latino cherende meglio di quello italiano ufficiale, domanda: «Supplices Pater rogamusac petimus super has famulas tuas ignem emitte Paracliti ut flammam alatpropositi quam in earum cordibus suscitavit»34.

    Nella preghiera di consacrazione delle vergini il tema del fuoco apparein connessione con lo Spirito Santo come dono: «O Signore per il dono deltuo Spirito siano ardenti nella carità, nulla amino fuori di te»35 e nella terza

    invocazione della benedizione nale delle vergini il vescovo implora: «LoSpirito Santo (..) che oggi ha consacrato i vostri cuori vi inammi di santoardore a servizio di Dio e della Chiesa»36. Nello stesso senso la conclusionedella preghiera litanica per il rito della professione religiosa domanda che«Il fuoco dello Spirito Santo purichi dal peccato questi tuoi gli (queste tueglie) e li (le) inammi con l’ardore della carità»37. Nell’ambiente cultuale ilfuoco è connesso con i sacrici. La legge sacerdotale prescriveva che il fuocofosse perennemente acceso sull’altare38. La continuità del fuoco era simbolodella continuità dell’adorazione a Dio. Nei sacrici il fuoco che consumaval’olocausto era segno che Dio gradisce il sacricio e protegge gli offerenti. Nelsacricio la vittima offerta viene donata dall’uomo in un movimento che saledalla creatura al Creatore; il fuoco proviene da Dio come segno di accettazionein un movimento che discende dal Creatore alla creatura. Questo duplicemovimento è presente nella liturgia della professione religiosa e in quelladella consacrazione delle vergini: le creature umane offrono a Dio se stessenell’immolazione richiesta dalla pratica dei consigli evangelici e della verginitàe Dio ratica, accetta, santica, consacra questa offerta con l’invio delloSpirito Santo, il quale come fuoco consuma cioè porta a perfezione l’offerta eil sacricio.

    Venendo come fuoco egli comunica questo suo calore nel fervoredella carità, che è amore del Dio geloso, fuoco divoratore e così come fuoco sitrasferisce da Dio alla creatura umana come risposta d’amore, come amma dicarità sponsale; come dice lo stesso Cantico dei Cantici: «Forte come la morte èl’amore, le sue vampe sono vampe di fuoco, una amma del Signore. Le grandi

    33 T, Matrimonio e verginità, 354.34 OPR 72.35 OCV 24: «Sit in eis, Domine, per donum Spiritus tui, in caritate ferveant et nihil extra te diligant».36 OCV 36: «Spiritus Sanctus (…) quique corda vestra hodie suo sacravit illapsu, ad Dei Ecclesia eque ser-

     vitium vos vehementer accendat.

    37 OPR 68: «… ab omni culparum labe puricet et caritatis ardore vehementer accendat».38 Lv 6, 5-6.

    Vincenzo Calabrese

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    13/136

    13Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    acque non possono spegnere l’amore né i umi travolgerlo»39.I religiosi occupano nella Chiesa un ruolo speciale in questo cammino

    dello Spirito per l’unità: essi fanno in modo che persone di origine diverse sileghino nella crescita comune di amore e di comunione, alla ricerca del Regno.

    Spinte dallo Spirito Santo le comunità religiose sono spazi di amore in cui ifedeli vogliono avvicinarsi al mistero trinitario che è comunione. In questosenso lo Spirito Santo può rivelarsi solo dove l’amore dei fratelli culmina inuno spazio di vita condivisa: il fuoco dello Spirito fa si che ogni religioso vivein sé, come individuo; ma, allo stesso tempo, vive in tutti e li unica e puricain questo lo stesso Spirito di Cristo. L’unità raggiunta in questo modo è semprefragile, «ma è sempre più forte che ci sia: è la presenza dello Spirito di Dio nellanostra vita, è il riflesso dell’amore trinitario»40.

    Un’altra immagine dello Spirito Santo, opposta alla precedente, è quelladella rugiada. È l’invito alla preghiera prima delle litanie nella consacrazione

    delle vergini che parla della rugiada dello Spirito Santo: «Preghiamo Dio Padreonnipotente per il suo Figlio Gesù Cristo nostro Signore perché mandi conabbondanza la rugiada dello Spirito Santo su queste glie»41. Nella liturgiaritroviamo questo modo di designare lo Spirito Santo in altri passi. Il piùimportante di questi è l’epiclesi sul pane e sul vino della seconda prece eucaristicache invoca:«Haec ergo dona quaesumus Spiritus tui rore sanctica ut nobiscorpus et sanguis ant Domini nostri Iesu Christi»42. La stessa immagine dellarugiada riferita allo Spirito Santo è nell’orazione  post communio del Messaledi Pio V che dice: «Sancti Spiritus Domine corda nostra mundet infusio etsui roris intima aspersione fecundet»43. Anche la preghiera di ordinazioneepiscopale del Ponticale precedente alla riforma liturgica, riferiva questaimmagine dello Spirito Santo. L’epiclesi così recitava: «Comple in Sacerdote tuoministerii summamet ornamentis totius gloricationis instructum coelestisunguenti rore santica»44. Il fuoco scalda, brucia e purica, la rugiada refrigera,secondo anche la Scrittura45, simile anche all’immagine dell’acqua come segno

    39 Ct 8, 6-7. OPR 63:«Ut sacranda tibi pectora Sancti Spiritus ignis – ab omni culparum labe puricet etcaritatis ardore vehementer accendat». OPR 160: «Sancti Spiritus ignis corda vestra ab omni labe puricetet divino inflammet amore». Anche nell’eucologia il postcommunio del primo formulario recita: «et sanctiSpiritus igne succendas».

    40 X.P. I, rinità, in A. A. R-J. M. C C (C), Dizionario eologico della VitaConsacrata, Milano 1994, 1765; Cf. anche Y. C, Credo nello Spirito Santo, Brescia 1998, 214-215.

    41 OCV 18: «Oremus Deum Patrem omnipotentem per Filium suum Dominum nostrum, ut, (…) super hasfamulas, quas sibi sacrandas elegit, Sancti Spiritus rorem affluenter emittat».

    42 La traduzione italiana non usa l’espressione letterale ma dice semplicemente: «Santica questi doni conl’effusione dello Spirito santo perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore».

    43 Missale Romanum ex decreto sacrosancti concilii ridentini restitutum, Summorum Pontificum cura recog-nitum, anno 1962 promulgatum, editiotypica, 358.

    44Pontificale Romanum a Benedicto XIV Pont. Max recognitum et castigatum, Romae 1948, pars prima,de consecratione Electi in Episcopum, 92-93. Va notato tuttavia che la parola rore sarebbe un errore deicopisti; in suo luogo si deve leggere fluore attestato da tutti gli antiche fonti anche sotto la forma errata di flore. Cf. B, L’ordine nelle preghiere di ordinazione, in Studi sul sacramento dell’Ordine, Vicenza ,

    ..45 Cf. Sir, 18,16; Sir 43,22; Gn 27,28; Sal 133, 1.3.;Gdc 6, 36-40.

     Appunti per una pneumatologia della vita religiosa a partire dalla lexorandi

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    14/136

    14 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    dello Spirito, in specie nel Vangelo di Giovanni46.Un altro termine classico è offerto dalla nostra liturgia per designare

    l’effetto dello Spirito Santo, e cioè l’unzione. L’omelia rituale nella consacrazionedelle vergini dice: «Lo Spirito Santo Paraclito, che nella rigenerazione dell’acquabattesimale ha fatto di voi il tempio dell’Altissimo, ora per mezzo del vostroministero vi adorna con una nuova unzione spirituale e vi dedica con nuovotitolo alla maestà divina e dopo avervi elevate alla dignità di spose di Cristo viunisce al Figlio di Dio con un legame indissolubile»47.

    Lo Spirito Santo è messo in relazione con l’olio e l’unzione nella SacraScrittura48, esso, dato ai credenti, fa penetrare in loro la conoscenza di CristoGesù e la consacrazione della verginità riceve il nome di «nuova unzionespirituale» cioè nuova azione con cui lo Spirito Santo operando sulla base delsacramento del Battesimo e della cresima approfondisce l’immagine di Cristonelle vergini a Lui consacrate come spose49.

    I testi liturgici dei riti della professione religiosa e della consacrazionedelle vergini ci evidenziano una dottrina sempre più chiara sul ruolo delloSpirito Santo nella vita dei religiosi: il Paraclito opera nella rigenerazionebattesimale che sta alla base di ogni specicazione dell’identità cristiana, operanella puricazione dei peccati, ispira e attrae alla sequela di Cristo nei consiglievangelici e nella verginità consacrata, porta a perfezione la somiglianza econformità a Gesù. Nel compiere questa complessa attività egli viene moltobene designato con le immagini bibliche tradizionali del fuoco, della rugiadae dell’unzione50.

    Il mistero della Chiesa e la sua proiezione nelle vergine e nei religiosi

    non si comprende appieno se non contemplando Maria di Nazareth51: essaè modello dei religiosi e delle vergini. La dottrina patristica, riproposta dalVaticano II, secondo cui «nel mistero della Chiesa, la quale è giustamente

    46 Cf. Gv 7, 37-3947 OCV 16: «Paraclitus autem Spiritum, qui genitali Baptimatis unda pectora vestra Altissimi templa effecit,

    hodie, per nostrum ministerium, nova vos spiritali unctione exornat novo que titulo dicat Maiestati:itemque vos, ad sponsae Christi dignitatem provectas, indissolubili vinculo Dei Filio coniuigit».

    48 1 Sam 16, 13; Is 61,1;Lv 8,12; Sir 45, 15; At 10,38, 1 Gv 2,20.27. All’unzione battesimale alludono due testiliturgici: la preghiera di benedizione dell’acqua e la preghiera di consacrazione del crisma. La prima af-ferma: Nella pienezza dei tempi il tuo unico glio battezzato da Giovanni nell’acqua del Giordano fu unto

    di Spirito Santo»: Rito di iniziazione cristiana degli adulti (R R riformato a norma dei de-creti del Concilio Vaticano II e promulgato da Paolo VI),Libreria Editrice Vaticana 1980, 215. La seconda,evocando le preparazioni divine su cui l’olio veniva designato per essere il segno della comunicazionedello Spirito Santo nei sacramenti afferma: «Più grande onore si aggiunse a questi segni quando il tuoFiglio Gesù Cristo nostro Signore volle che Giovanni lo battezzasse nelle acque del Giordano, tu mandastidal cielo lo Spirito Santo in forma di colomba e proclamasti con la testimonianza della tua voce che queltuo unico Figlio era oggetto delle tue compiacenze; era lui, come tu indicasti chiaramente, quello di cuiDavide aveva profeticamente cantato a preferenza di tutti gli altri uomini sarebbe stato unto con olio diesultanza»: Benedizione degli oli e Dedicazione della Chiesa e dell’Altare (P R riformatoa norma del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI),Libreria Editrice Vaticana1980, 22-23.

    49 OPR 142: «Copiosam benedictionem effunde ut quod, te donante, promiserunt, te prosequente,constanteradimpleant».

    50 Cf. F, Catechesi liturgica, 136.51 Cf. SC 103.

    Vincenzo Calabrese

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    15/136

    15Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    chiamata madre e vergine, la Beata Vergine Maria è andata innanzi,presentandosi in modo eminente e singolare, quale vergine e quale madre»52,trova varia applicazione negli Ordinesche abbiamo esaminato. Con unanalogo riferimento al rapporto Cristo-Maria alla luce dello Spirito santo

     vi è un riferimento nell’omelia rituale: «Cristo, Figlio della Vergine e sposodelle vergini, sarà vostra gioia e corona»53. Nell’introduzione e nel corpo dellelitanie54 come pure nella benedizione del congedo55 si hanno altri riferimentialla Vergine Maria, in rapporto allo Spirito Santo, nella vita consacrata. Essatuttavia, pur colta nella gloria della sua maternità verginale, viene proposta alle

     vergini e a i religiosi come modello per la sua profonda umiltà: «Siate di nomee di fatto ancelle del Signore a imitazione della Madre di Dio»56.

    Riflettendo ancora su queste suggestioni possiamo affermare che ilprimo protagonista della nostre liturgie è lo Spirito Santo. Egli fa dono della

    comprensione dell’importanza della vita religiosa e della verginità cristianache, donata e resa sacra dalla stessa presenza ed azione dello Spirito santo,libera il cuore e lo inclina a comprendere più a fondo e sempre più totalmentele realtà che essa abbracciano. Lo Spirito Santo richiama tale realtà nell’intimodei cuori che la comprendono, ne anima il segno, ed è Lui la fonte e la sorgentedell’immolazione per cui chi consacra la vita attraverso la consacrazionereligiosa e la Verginità celebra con Cristo la propria devotio e oblatio.57 

    Concludendo, con papa Francesco possiamo ben affermare: «È questasperanza che non delude e che permetterà alla vita consacrata di continuare ascrivere una grande storia nel futuro, al quale dobbiamo tenere alto lo sguardo,

    coscienti che è verso di esso che ci spinge lo Spirito Santo per continuare a farecon noi grandi cose»58.

    52 LG 63.53 OCV 16: «Christus, Virginis lius ac virginum sponsus, iam in terris vestrum gadium erit vestraque

    corona».54 OCV 18: «Oremus Deum Patremomnipotentem per Filium suum Dominum nostrum, ut, beata e Mariaesemper Virginis omniumque Sanctorum intervenient esuffragio, super has famulas, quas sibi sacrandaselegit, Sancti Spiritus rorem affluenter emittat»; OCV 20: «Ut has ancillas tuas benedicere et sancticare etconsecrare digneris».55 OCV 77: «Spiritus Sanctus, qui supervenit in Virginemquique corda vestrahodie suo sacravitillapsu, ad

    Dei Ecclesiaequeservitiumvosvehementeraccendat».56 OCV 16: «Vosautem, Dei Matremimitantes, ancillae Domini et esse et appellari optetis». OPR 72: «Quae

    Spiritu superveniente Paraclito ac tua obumbrante virtute, immacolato partu mundi Redemptoremeffunderet». Per una riflessione sulla vita religiosa in chiave mariologica: J.C.R.M. G P, Vitaconsacrata, in V. D F - V.FS - S.M. P (curr), Mariologia, Cinisello Balsamo2009, 1271-1280.

    57Cf OCV 24, 64;  Praenotanda2.

    58 F, A tutti i consacrati. Lettera apostolica in occasione dell’anno della vita consacrata, Città delVaticano 2014, 10.

     Appunti per una pneumatologia della vita religiosa a partire dalla lexorandi

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    16/136

    16 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    “Isaia 61:«Mi ha inviato a proclamarel’anno di Grazia del Signore»”

    Maria Rosaria Cirella* 

    Isaia 61, testo profetico in parte proclamato e commentato da Gesùnella sinagoga di Nazareth (Lc  4,14-30)1, è un passo molto interessante cheallude alla proclamazione dell’ Anno di Grazia - Benevolenza del Signore; è ilnucleo centrale dell’ultima parte del libro profetico di Isaia, Is 56-662 e in par-ticolare di Is 60-623.

    Qui il profeta «con la sua opera letteraria vuole innanzitutto risoll-evare gli animi oppressi dallo scoraggiamento (…), con l’intento di incremen-tare la ducia di Israele nella fedeltà divina e rilanciare l’impegno di adesioneall’alleanza con Dio»4. Infatti, siamo nel periodo del post-esilio5, un contesto di

    * Docente incaricata in Sacra Scrittura presso I.T.S. e I.S.S.R. “San Matteo”, Salerno.1 Testo citato anche da P F, nella Bolla di Indizione del Giubileo straordinario sulla

    Misericordia Misericordiae Vultus n.16 (11 aprile 2015).2 Cf. M. P, La figura e il libro del ritoisaia, in G. D’O (cur.), Isaia, Padova 2013, 230-232;

    H.W J, Il libro di Isaia, in E. Z (cur.), Introduzione all’Antico testamento, Brescia 2005,648-683; J. V, Isaia, in T. R - J.D. M - C. N, Guida dell’Antico estamento,Bologna 2007, 301-314; C. S, Deutero-Isaia e rito-Isaia, in R.E. B - J.A F- R. M (curr.), Nuovo Grande Commentario Biblico, Brescia 2002, 428-431; G. R, I Profeti,Milano 1998, 157-159; R. D Z, Isaia (Capitoli 40-66), Padova 2002; A. B, Isaia 40-66. Israele:servo di Dio, popolo liberato, Brescia 19992, 135154.

    3 Cf. A. M (cur.), Isaia. Introduzione, traduzione e commento, Cinisello Balsamo 2012, 410; A.S, La voce di Dio. Per capire i Profeti, Bologna 2002, 161; R. L, La Simbolique du Livre d’Isaïe,Roma 1973, 137ss; G. C - M. M, In ascolto dei profeti e dei sapienti. Introduzione all’A- II, Padova 2006, 157; N. C - B, I profeti, messaggeri di Dio. Presentazione essenziale,Bologna 2013, 81; J.M. A L, I libri profetici, Brescia 1996, 204-205; C. D, L’anno di grazia del Signore (Is 61), in G. D’O (cur.), Isaia, Padova 2013, 251-262; M. P, Lo sposo gioisce per la sposa (Is 60.62), in G. D’O (cur.), Isaia, 262-270.

    4 D, L’anno di grazia del Signore (Is 61).5 Cf. G. R, Isaia, in Nuovo Dizionario di eologia Biblica, Cinisello balsamo 1988, 771-772; G. B,

    erzo Isaia, in B. M (e coll.), Profeti e Apocalittici, Torino 1995, 174-179; W. B,Introduzione all’Antico testamento, Torino 2005, 186; R. R, eologia dell’Antico estamento. I testicanonici, 1, Torino 2006, 216ss; A L, I libri profetici, 204; L. M, L’inizio dell’epoca

     persiana (485-389 a.C.), in G. D’O (cur.), Isaia, 227-230.

     Maria Rosaria Cirella

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    17/136

    17Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    «delusione, sofferenza, crisi di speranza»6, ma anche un momento di ricostru-zione e di rinnovamento, tra la costruzione del Secondo tempio e la restaura-zione di Esdra e Neemia. Testo di speranza, «Is 56-66 annuncia e propone la

     via per la costituzione di una nuova comunità all’interno di una città in cui ilSignore viene come luce»7.L’insieme di Is  56-66 ha, inoltre, come caratteristica di essere una

    riscrittura e reinterpretazione8 di testi precedenti in un nuovo contesto, constile «ripetitivo»9; infatti, è chiaro che c’è stato «un continuo processo di rein-terpretazione e di espansione»10; in particolare è ripreso ed attualizzato il temadella consolazione del Deuteroisaia e della salvezza del Protoisaia.

    Tuttavia, sono accentuate alcune tematiche più tipiche del Trito-Isa-ia, come l’universalismo e la partecipazione dei popoli alla salvezza, il temadell’alleanza eterna, la ricostruzione della città di Gerusalemme e il rinnova-mento anche della natura.

    Continuamente il testo spinge ad intraprendere un cammino, ad us-cire da se stessi (come in Is 58 sul digiuno11), a non essere concentrati su di se,ma ad essere costantemente rivolti verso Dio e gli altri; insomma, è necessariorispondere e accogliere la salvezza rinnovando la relazione con Dio e con glialtri.

    In particolare i capitoli 60-62 con promesse di salvezza tracciano ilrinnovamento del popolo redento a Gerusalemme, descrivendo la città pre-sente e futura con un’«accentuata prospettiva escatologica»12: ciò non signicache è qualcosa di irrealizzabile, ma che è ancora da realizzare e da compiersi.

    In Isaia 6113 «si trova il centro comunicativo che sostiene l’insieme»14,perché al centro si trova il «tema della volontà e capacità divina di salvare.(…), Dio vuole rinnovare radicalmente il suo popolo»15 e per questo, chiede lapartecipazione e la collaborazione di un messaggero-mediatore, ma anche larisposta di tutto il popolo e di tutti i popoli.  I personaggi e i protagonisti del brano sono tanti: il Signore Dio e

    6 M, Il libro di Isaia (40-66), 165; cf. anche B, Introduzione all’Antico testamento,

    186.7 S, La voce di Dio. Per capire i Profeti, 154.

    8 Cf. J, Il libro di Isaia, 673-274; S, La voce di Dio. Per capire i Profeti, 154-155.158.

    9 Cf. R, Isaia, 771.

    10 B, Isaia 40-66. Israele: servo di Dio, popolo liberato, 138.

    11 Cf. S, La voce di Dio. Per capire i Profeti, 155.12 Cf. C - M, In ascolto dei profeti e dei sapienti, 157.

    13 Cf. R. D Z, Isaia (Capitoli 40-66), Padova 2002, 156-161; L.A. S - J.L. D, I Profeti, Roma

    19963, 416-418; C. D, L’anno di grazia del Signore (Is 61), 252-254; B, Isaia 40-66. Israele:

    servo di Dio, popolo liberato, 138.14 A L, I libri profetici, 205.15 B, Isaia 40-66. Israele: servo di Dio, popolo liberato, 140.

    “Isaia 61: «Mi ha inviato a proclamare l’anno di Grazia del Signore»” 

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    18/136

    18 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    il Suo Spirito, il messaggero- profeta che parla in prima persona, la comu-nità (voi, stirpe benedetta), popoli - genti - nazioni, ma soprattutto categoriedi persone deboli e fragili come i miseri, i contriti di cuore, i prigionieri, gli

    schiavi, gli afflitti.Is 61 è un testo che presenta un’articolazione letteraria che alterna varietematiche fondamentali, ma soprattutto gioca proprio sull’alternare e variarecontinuamente i personaggi: passa dalla prima persona singolare (io) alla terzaplurale (essi), dalla terza plurale (essi) alla seconda (voi) e ancora alla terzaplurale (essi), per poi ritornare alla prima singolare (io), passa anche dall'iodel profeta-servo all’Io del Signore; dal profeta-servo al popolo, dal popolo allegenti-popoli.

    Il Signore Dio con il Suo Spirito è e rimane il personaggio principale,come si evince dall'inclusione16 all’inizio e alla ne del testo:

    «Lo Spirito del Signore Dio è su di me» (Is 61,1).

    «Così il Signore Dio farà germogliare la giustizia» (Is 61,11).

      Tuttavia, gli altri personaggi non sono passivi, ma sono esortati acooperare all’intervento di Dio.  La struttura del brano17, fondamentalmente in due parti, evidenziaancora di più questa dinamica di partecipazione attiva: in 61,1-3a troviamol'autopresentazione del messaggero in 61,3b-11 c’è l’oracolo e la proclamazionedella salvezza e della restaurazione, il contenuto del messaggio con i suoi effettie le conseguenze dell’annuncio.  I primi versetti descrivono la missione del profeta a partire dalla re-lazione fondante con Dio:

    16 Cf. D Z, Isaia (Capitoli 40-66), 157.17 Per il testo ebraico e la traduzione di Is 61 cf. M (cur.), Isaia. Introduzione, traduzione e commento,

    410-414.

     Maria Rosaria Cirella

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    19/136

    19Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    Lo spirito del SIGNORE DIO è su di me, perché mi ha unto il SIGNORE

    per portare un lieto annuncio ai miseri/umili/poveri mi ha mandato

    a fasciare  quelli contriti/straziati di cuore

    a proclamare  per quelli che sono schiavi la libertà/rilascio

      e per quanti sono prigionieri l’apertura del carcere

     a promulgare un anno gradito/di grazia delSIGNORE,

      un giorno di vendetta del NOSTRO DIO,

    per consolare  tutti gli afitti,

      per rallegrare1  gli afitti di Sion

    per dare loro una corona invece di cenere,

      olio di letizia/gioia invece dell’abito da lutto,

      veste di lode invece di uno spirito mesto/debilitato.

    Questa prima parte del testo, «poema autobiograco di investitura epresentazione»18, si apre con il riconoscimento e la presentazione da parte delprofeta - servo - messaggero della sua vocazione e missione da parte di Dio.

    È la voce del profeta, che «si fa voce della comunità di Gerusalemme

    che si rivolge ai suoi gli»19. Il profeta è un mediatore tra Dio e la comunità,perché parla come rappresentante/parte della comunità20, ma condivide ilcuore di Dio, le azioni concrete di Dio che consola, libera, missione tipica delservo di Dio:

    «Lo Spirito del Signore è su di me» (Is 61,1).

    «Ho posto il mio Spirito su di lui» (Is 42,1).

    Egli comunica l’incarico ricevuto, riconosce di aver accolto un com-pito particolare ma in relazione a Dio, che è il fondamento e la sorgente dellamissione, di cui il messaggero è pienamente consapevole; per questo il Tar-gum21, traduzione aramaica, introduce con «Così dice il profeta»; la sua mis-sione non è iniziativa personale ma dono di Dio, è «reso idoneo ad annunciareil messaggio di salvezza»22 da Dio:

    18 D, L’anno di grazia del Signore (Is 61), 252-253.19 B, Isaia 40-66. Israele: servo di Dio, popolo liberato, 140.20 Cf. M (cur.), Isaia. Introduzione, traduzione e commento, 411.21 Cf. S, Deutero-Isaia e rito-Isaia, 449.22 C. W, Isaia (capp. 40-66), 435.

    “Isaia 61: «Mi ha inviato a proclamare l’anno di Grazia del Signore»” 

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    20/136

    20 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    «In qualunque forma di evangelizzazione il primato è sempre di Dio,che ha voluto chiamarci a collaborare con Lui

    e stimolarci con la forza del suo Spirito».  (Papa Francesco, Evangelii Gaudium 12)

    Lo Spirito del Signore Dio23, associato ai grandi interventi di Dio e allesue azioni salviche, vuole indicare un principio dinamico: «Quale designazi-one del vento, ruach è necessariamente qualcosa che è in movimento e che haforza di mettere altre cose in movimento»24. Lo Spirito è un dono di Dio, unaforza comunicata per rispondere alla missione: qui «si stabilisce addirittura unimplicito rapporto di causa ed effetto tra la presenza dello Spirito di Dio e lamissione evangelizzatrice di chi ne è depositario»25.

      Questo personaggio ha ricevuto l’incarico e il ruolo come mediatore26,sintetizzando e concentrando le tre funzioni, regale, profetica e sacerdotale:

    o richiama alla funzione regale del re:

    «Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,un virgulto spunterà dalle sue radici.Su di lui si poserà lo Spirito del Signore …» (Is 11,1-2);

    o allude alla funzione profetica del servo27:

    «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio.Ho posto il mio Spirito su di lui …» (Is 42, 1);

    o ha anche una funzione tipica sacerdotale: infatti, è «un sacerdote con-sacrato con l’unzione, che ha vissuto il proprio ruolo cultuale soprattuttocome messaggero di pace col compito di predicare un nuovo, grande “giu-

    bileo”, come anno di misericordia voluto dal Signore»28.

      Due sono le azioni dello Spirito di Dio verso il profeta che si comple-

    23 Cf. S. T - H.J.F, rûaḥ, in Grande Lessico dell’A , VIII, Brescia 2008, 258-307;24 R. A- C. W, Ruach- Spirito, in Dizionario eologico dell’A , II, Casale Monferrato

    1982, 665.25 R. P, Spirito, in Nuovo Dizionario di eologia biblica, 1503.26 Cf. C. W, Isaia (capp. 40-66), Brescia 1978, 435.27 Cf. M (cur.), Isaia. Introduzione, traduzione e commento, 410-412.28 D, L’anno di grazia del Signore (Is 61), 252.

     Maria Rosaria Cirella

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    21/136

    21Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    tano: ungere e mandare. Ungere signica «comunicare il potere»29, per questol'unzione sottolinea la relazione con Dio, l’investitura e il diventare portatoredella Parola e mediatore; essere inviati richiama la relazione con gli altri, è la

    risposta del profeta che è mandato ad andare incontro al popolo; è una mis-sione pubblica, la vocazione del profeta è per la città di Gerusalemme, per ilpopolo: per questo è necessario che non resti fermo per «uscire dalla propriacomodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bi-sogno della luce del Vangelo» (Papa Francesco, Evangelii Gaudium n.20).

    Il messaggero descrive poi la sua missione, il compito affidato diret-tamente da Dio, attraverso l’uso di verbi che quasi sempre hanno anche uncontenuto e dei destinatari, azioni che descrivono il ne e il programmadell’incarico e del suo mandato; sono opere concrete, con sette verbi all’innito(numero di pienezza), che dicono il ruolo del profeta: annunciare, fasciare lepiaghe, proclamare, rimettere in libertà, consolare, rallegrare, donare.

    Questi verbi hanno una struttura concentrica: il centro è la proclamazi-one dell’anno di Grazia del Signore; tuttavia, il primo, annunciare il vangelo è ilfondamento delle azioni successive, mentre l’ultimo, donare, ha un prolunga-mento per sottolineare i doni di Dio.

    Portare un lieto annuncio ai poveri

      Il primo incarico è di proclamare ad alta voce un lieto annuncio (bśr ),la possibilità della liberazione e della salvezza, possibilità di un cambiamentototale della situazione e di incontro con la Presenza di Dio: «Evangelizzare èrendere presente nel mondo il Regno di Dio» (Papa Francesco, Evangelii gaud-ium n.176).  Annunciare/portare un lieto annuncio30 ha carattere pubblico e visi-bile: signica portare un messaggio di gioia; per questo il verbo «acquista uncarattere attivo. Con l’annuncio della buona nuova, essa comincia a realizzarsi:Jahvè vi è presente e la attua con le sue parole. La forza che la radice bśr raggi-unge nel Trito-Isaia è al suo culmine, poiché vi possiamo trovare il fondamen-

    to del termine-chiave neotestamentario euvaggelion»31. Il verbo indica anchemovimento, uscire incontro agli altri per portare un dono del Signore:

    «Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie in Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostroDio!»  (Is 40,9-10).

    29 Cf. W, Isaia (capp. 40-66), 436.30 Cf. O. S, bśr , in Grande Lessico dell’A , I, Brescia 1988, 1721-1730.31 O. S, bśr , in Grande Lessico dell’A , I, Brescia 1988, 1730.

    “Isaia 61: «Mi ha inviato a proclamare l’anno di Grazia del Signore»” 

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    22/136

    22 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace,del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,

    che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»  (Is 52,7).

      I destinatari dell’annuncio del vangelo sono i poveri32, i miseri, gliumili, apparentemente dei falliti, disperati: sono coloro che hanno bisogno diDio e riconoscono la non autosufficienza e la non autonomia, si riconosconocreature nelle mani di Dio.

      Fasciare le piaghe per i contriti di cuore

      Il mediatore è chiamato a curare le ferite di quanti sono contriti/st-raziati di cuore, probabilmente per il riconoscimento dei propri peccati, maanche per la sofferenza personale e comunitaria: «Il popolo degli esuli ritornatiriconosce che alla radice della propria miseria c’è l’infedeltà all’alleanza e il pec-cato che li tiene prigionieri: a chi ne prova un vivo dolore ed aspira all’autenticaliberazione il profeta annuncia la buona notizia del cambiamento»33.

      Proclamare per gli schiavi la libertàe per i prigionieri l’apertura del carcere

      Ancora una volta, il messaggero deve proclamare ad alta voce il donofondamentale di Dio, cioè la libertà, il rilascio e l’apertura del carcere, allusioneall’apertura della porta, «dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore diDio che consola, che perdona e dona speranza» (Papa Francesco, MisericordiaeVultus n.3): il popolo deve essere liberato da tutto ciò che lo tiene schiavo e pri-gioniero. C’è un richiamo molto interessante anche ad Is 58, testo che descriveil vero digiuno:  «Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:  sciogliere le catene inique, sciogliere i legami del giogo,

      rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? » (Is 58,6).

      Proclamare un anno di Grazia del Signore,un giorno di rivendicazione del Nostro Dio

    32 Cf. A. G, Il povero nella Sacra Scrittura, Reggio Emilia - S. Lorenzo 1991²; V. L (ed.), Ricchezzae povertà nella Bibbia, Roma 1991; U. B – R. H, Il povero e il ricco nella Bibbia, Bologna 2011;D. B, Il povero scelto come Signore, Comunità di Bose 2010; S.A. P, Povertà, inNuovo Dizionario di eologia biblica, 1202-1216.

    33 D, L’anno di grazia del Signore (Is 61), 257.

     Maria Rosaria Cirella

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    23/136

    23Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

      Il riferimento all’anno e al giorno non è principalmente cronologico,ma è in relazione ad un tempo di grazia, tempo favorevole di una «svolta stori-co-salvica»34, che è possibile iniziare a vivere. Il messaggero «annuncia che il

    Signore sta intervenendo per realizzare concretamente nella storia gli impegnidell’alleanza, rivendicando i propri diritti»35.  Proclamare l’anno di Grazia del Signore è un’allusione molto chiara alGiubileo36 (cf. Lv  25, 8-17; Dt  15,1-18), Anno Santo del riposo della terra, dicondono e restituzione della libertà degli schiavi e dei beni:

    «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclameretela liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti» (Lv  25,10).

      L’anno di  grazia  (rāṣôn37) vuole richiamare ad un tempo di benevo-lenza, di riconciliazione, di volontà salvica da parte di Dio: «la sua volontàbenevola e gratuita»38; il giorno di vendetta del Signore si riferisce al tempo delriscatto, del ristabilimento, di rivendicazione, al «giorno di restaurazione»39:quando tutto sembra crollare, quando non sembra esserci via d’uscita, quandosi è schiavi, allora Dio interviene e dona la possibilità di ricominciare, di azzer-are tutto, di resettare; è un tempo di grazia perché coincide con la distribuzionegratuita dei doni di Dio, un surplus di doni da condividere con gli altri; perquesto è anche il tempo della solidarietà, per restituire all’altro la possibilità diricominciare, di rialzarsi, di ricostruire.

    Consolare gli afflitti e rallegrare gli afflitti di Sion

      Consolare e rallegrare sono due azioni concrete che indicano inter- venire per un cambiamento totale e denitivo della situazione di miseria e diafflizione; la consolazione è un dono di Dio (anche nelle Beatitudini in Mt 5,4c’è la connessione tra questi due termini di consolare e afflitti).  La consolazione è anche un tema ripreso dell’annuncio del Deuteroi-saia, dove la consolazione consiste nel messaggio di gioia e letizia per la ne

    della sofferenza:

      «Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio.Parlate al cuore di Gerusalemme

    34 B, Isaia 40-66. Israele: servo di Dio, popolo liberato, 140.35 D, L’anno di grazia del Signore (Is 61), 257.36 Cf. S - D, I Profeti, 419.37 Cf. L.A. S, Dizionario di ebraico biblico, Cinisello Balsamo 2013, 803; H.M. B, rā ṣâ, rā ṣôn,

    in Grande Lessico dell’A , VIII, Brescia 2008, 573-588.38 B, Isaia 40-66. Israele: servo di Dio, popolo liberato, 140.39 W, Isaia (capp. 40-66), 438.

    “Isaia 61: «Mi ha inviato a proclamare l’anno di Grazia del Signore»” 

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    24/136

    24 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,la sua colpa è scontata, perché ha ricevuta dalla mano del Signoreil doppio per tutti i suoi peccati» (Is 40,1-2).

      Due volte si parla di afflitti, al participio presente: si riferisce a quanti vivono un momento di sofferenza, un’esperienza di impotenza umana, unasituazione di disperazione; probabilmente il testo vuole riferirsi alle diverseespressioni e motivi dell’afflizione, per il proprio peccato, sofferenza che pre-suppone una relazione con Dio come riconoscimento del peccato, della nonfedeltà all’alleanza, ma anche altrui, come partecipazione alle sofferenze deglialtri.

      Dare loro

      L’ultimo verbo evidenzia il tema del dono gratuito attraverso sempreil canale e la mediazione del messaggero: ritroviamo qui anche un prolunga-mento che mette in contrapposizione doni positivi e negativi per far risaltareil dono di Dio, i tre doni, simboli regali e sacerdotali: la corona regale per direla dignità umana si contrappone alla cenere-polvere; l’olio di letizia-gioia devesostituire l’abito di lutto, di tristezza; la veste di lode, di riconoscenza e ringra-ziamento a Dio, è donata al posto dello spirito abbattuto e debilitato, debole, incontrapposizione al dono dello Spirito di Dio40.

    La gioia, in particolare, è il segnale percepibile del cambiamento edell’intervento salvico di Dio:

    «Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dandofrutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire dasé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre».

    (Papa Francesco, Evangelii gaudium n.21).

    Questo elenco di azioni evidenzia come sia necessario eliminare tuttociò che impedisce di accogliere la salvezza, la presenza salvica di Dio, comele colpe e qualsiasi forma di oppressione e mancanza di libertà, per rompere espezzare le catene che opprimono.

    Dio vuole rinnovare la vita, vuole offrire la salvezza, vuole ricostruireGerusalemme, ma con la partecipazione e la mediazione del messaggero; in-oltre, fondamentale è l’accoglienza dei doni: il popolo non può restare passivo,

    40 D, L’anno di grazia del Signore (Is 61), 254.258.

     Maria Rosaria Cirella

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    25/136

    25Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    ma è chiamato ad aderire, ad accettare l’annuncio della buona notizia; solocosì, ci sarà il rovesciamento della loro situazione.

    L’ultima parte del v.3 funge da transizione tra le due parti del passo:

    infatti, è introdotta dal waw (affinché - cosicché), che dice gli effetti della mis-sione, la conseguenza dell’annuncio:

    Essi si chiameranno (afnché/cosicché siano chiamati)querce del giusto, piantagione del SIGNORE 

    per manifestare la sua gloria.

    Fondamentale è sottolineare l’inclusione con il v.11 con il termine giusto/giustizia  per indicare nuove relazioni con Dio e comunitarie. Quanti

    aderiscono all’annuncio sono chiamati con un nome nuovo, sono riconosciuticon una nuova identità: ancora una volta il passo evidenzia la possibilità dicambiamento, la novità che coinvolge anche l’identità, ma poi successivamenteanche le città e la natura.

    Le immagini vegetali, quercia e piantagione, esprimono fecondità eforza. Gerusalemme diventa segno della Presenza di Dio per altri, manifestazi-one, testimonianza della sua gloria: ecco la vera identità. Questo sarà ribaditodopo con il riferimento al sacerdozio del popolo.

    I vv.4-11 descrivono ed esplicitano gli effetti della predicazione e la

    trasformazione:Essi

     Voi

     Voi

     Voi

    Essi

    4Riedicheranno rovine antiche,ricostruiranno i vecchi ruderi/macerie del passato,restaureranno le città desolate/distrutte,i luoghi devastati dalle generazioni passate.

    5Ci saranno estranei/forestieri a pascere le vostre greggie gli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli.

    6Voi sarete chiamati sacerdoti del SIGNORE,

    ministri delNOSTRO DIO

      sarete detti.

    Vi nutrirete delle ricchezze delle nazioni,vi vanterete/riceverete in dono dei loro beni.

    7Invece della loro vergogna riceveranno il doppio,invece dell’insulto avranno in sorte grida di gioia;

    per questo erediteranno il doppio nellaloro terra,

    godranno di una gioia

    eterna.

    “Isaia 61: «Mi ha inviato a proclamare l’anno di Grazia del Signore»” 

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    26/136

    26 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    Questi versetti sono costruiti in modo concentrico: essi-voi-essi; inparticolare al centro c’è l’affermazione sul sacerdozio per tutti; è la vocazionedel popolo, chiamati ad essere mediatori tra Dio e gli altri popoli, come erastato già affermato esplicitamente all’alleanza al Sinai: «Voi sarete per me unregno di sacerdoti» (Es 19,6).

    Per questo, possiamo notare il riferimento alla presenza degli stranieriche, in parte sottomessi, partecipano alla vita quotidiana del popolo: questa èla novità del Trito-Isaia, la prospettiva universalistica41 che si trova in inclu-sione all’inizio e alla ne della sua opera (Is 56 e 66):

    «Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare ilnome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profa-nare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul miomonte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olo-causti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casasi chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli» (Is 56,6-7).

    «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue;essi verranno e vedranno la mia gloria» (Is 66,18).

    Emerge, inoltre, il tema della ricostruzione, della restaurazione: tuttodeve ripartire dalle rovine, dalle macerie passate, che non possono essere can-cellate per poter ricominciare. Qui il soggetto delle azioni è il popolo-essi: è in-dispensabile la loro partecipazione, così riceveranno il doppio promesso, cioèpiù di una semplice restituzione, ma grazia e gioia eterna.

    8Perché IO sono il SIGNORE che amo il diritto/giustiziae odio la rapina con l’ingiustizia/olocausto:io darò loro fedelmente il salario/ricompensa,

    un’alleanza eterna concluderò con loro.

    In Is 61,8 per la prima volta Dio stesso prende la parola, e con unaformula solenne42 si autodenisce come colui che ama la giustizia e il dirittoin contrapposizione ad un culto falso: è la descrizione del vero volto di Dio,che richiama ad una relazione non esteriore fondata sui sacrici, ma ad unarelazione di giustizia da realizzare e compito umano per vivere la comunità.

    Il dono sarà l’alleanza eterna, che ricorda la nuova alleanza in Geremia

    41 Cf. B, erzo Isaia, 178.42 Cf. S - D, I Profeti, 420.

     Maria Rosaria Cirella

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    27/136

    27Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    (Ger 30-31) ed Ezechiele (Ez 36) e anticipa l’aspetto sponsale; non si può dis-perare perché Dio rinnova la sua alleanza, continua ad impegnarsi nella relazi-one con il suo popolo, come già affermato precedentemente:

    «Quanto a me – dice il Signore- ecco la mia alleanza con loro:il mio spirito che è sopra di te e le parole che ho posto nella tua boccanon si allontaneranno dalla tua bocca né dalla bocca dei tuoi discendentiné dalla bocca dei discendenti dei tuoi discendenti – dice il Signore –ora e sempre» (Is 59,21).

    9Sarà famosa tra le genti la loro stirpe,la loro discendenza in mezzo ai popoli.

    Coloro che li vedranno riconoscerannoche essi sono la stirpe benedetta dal SIGNORE.

    Qui è specicata la relazione con le genti/popoli (con un richiamo altesto di Is 2), che riconosceranno la vocazione del popolo come stirpe bene-detta da Dio, in riferimento alla promessa di Dio ad Abramo43

    10Io gioisco pienamente nel SIGNORE,la mia anima esulta nel MIO DIO,

    perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,  mi ha avvolto con il mantello della giustizia,come uno sposo si mette il diadema

    e come una sposa si adorna di gioielli.

    Questo versetto è un inno, un’esplosione di gioia44  del profeta che anome della comunità risponde all’azione di Dio, esprime la sua gioia fondatain Dio; infatti, il Targum45 introduce: «Così dice Gerusalemme».

    È descritto il giorno di nozze con immagini sacerdotali e segni visibili,

    simbolo sponsale di comunione e di alleanza: la veste di salvezza e il manto digiustizia sono la dote consegnata da Dio al popolo: «Tutte le manifestazionidella vitalità vengono trasgurate nell’immagine interpersonale della comu-nione sponsale, che scaturisce dalla pura grazia, perché è solo Dio che unisce asé la sposa e non viceversa»46.

    43 Cf. ivi 416-418.44 Cf. M (cur.), Isaia. Introduzione, traduzione e commento, 414.45 S, Deutero-Isaia e rito-Isaia, 450.46 R. C, Profeti. Storia e teologia del profetismo nell’Antico estamento, Cinisello balsamo 1995, 124.

    “Isaia 61: «Mi ha inviato a proclamare l’anno di Grazia del Signore»” 

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    28/136

    28 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    11Poiché, come la terra produce i suoi germoglie come un giardino fa germogliare i suoi semi,così il SIGNORE DIO farà germogliare la giustizia

    e la lode davanti a tutte le genti.

    L’ultimo versetto riepiloga, a partire da immagini della natura che par-tecipa alla fecondità, i due effetti conclusivi: la giustizia e la lode, sono le dueazioni con cui Israele rende Dio presente al mondo, lo comunica. È ripresaqui l’immagine del germoglio (Is 11,1; 53,2), per dire che Dio è fonte di vita edi relazioni giuste comunitarie e questa trasformazione sarà visibile a tutte legenti: «Una comunità è ʻgiustaʼ quando non ci sono miseri, afflitti, prigionieri,schiavi, cuori spezzati. Tale società nuova, solidale e sana, Dio vuole fare di

    Israele»47

    .

    Il passo di Is 61 che ho analizzato sembra un richiamo molto chiaroalle parole di Papa Francesco:

    «Come vorrei trovare le parole per incoraggiare una stagione evangelizza-trice più fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena d’amore no in fondoe di vita contagiosa! Ma so che nessuna motivazione sarà sufficiente senon arde nei cuori il fuoco dello Spirito. In denitiva, un’evangelizzazione

    con spirito è un’evangelizzazione con Spirito Santo, dal momento che Egliè l’anima della Chiesa evangelizzatrice. (…), invoco ancora una volta loSpirito Santo, lo prego che venga a rinnovare, a scuotere, a dare impulsoalla Chiesa in un’audacia uscita fuori da sé per evangelizzare tutti i popo-li».

    (Papa Francesco, Evangelii Gaudium 261)

    (Footnotes)1 Nel testo originale ebraico c’è anche questo verbo, spesso tralasciatodalle traduzioni. Cf. M (cur.), Isaia. Introduzione, traduzione e commento,411.

    47 B, Isaia 40-66. Israele: servo di Dio, popolo liberato, 141.

     Maria Rosaria Cirella

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    29/136

    29Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    La presenza dei Carmelitani a Salernotra storia e leggenda

     Michele Curto* 

    Una città ricca di ordini religiosi

    Nel XVI secolo a Salerno c’erano diversi Ordini Religiosi: i Benedettinicon chiesa e monastero presso la località hortus magus, all’interno delle mura

    della città, oggi in via s. Benedetto1.  La costruzione del monastero risaleall’epoca longobarda tra il VII e il IX secolo2. Nel 1271 arrivano i Domenicanidalla provincia romana, ai quali l’arcivescovo Matteo dalla Porta concesse3 unterreno adiacente alla chiesa di S. Paolo de Palearea, perché costruissero unloro convento. La chiesa fu edicata4, come si legge sull’architrave dell’ingresso,nel 1275, accanto alla chiesa di San Paolo de Palearea, per la municenza dellasignora Regale della Porta, cugina dell’arcivescovo Matteo.  Nella prima metà del trecento giunsero gli Agostiniani, ai quali il

     vescovo Giovanni de Ruggieroecanonici del Capitolo donarono i terreni annessi

    alla chiesa di Sant'Angelo ad Mare. Accanto al convento gli Agostiniani ebberouna chiesa, nella quale si venerava l'effigie della Madonna di Costantinopoli,una tavola rinvenuta sulla spiaggia durante un naufragio.  I  Cappuccini, i Riformati e i Conventuali erano ubicati presso lecarceri, allora in via Salvatore De Renzi. Nel 1516 arrivarono i Padri Minimi esi realizzava, così, la predizione fatta nel 1483 dal loro fondatore San Francescodi Paola, ospite a Salerno, presso la residenza dei signori Capograsso. Nelriprendere il suo viaggio verso la Francia, il santo si venne a trovare presso unpiccolo tempio, posto al di fuori delle mura della città. Secondo la leggenda, qui

    si inginocchiò, pregò e poi disse ai suoi accompagnatori che lì doveva sorgereun convento del suo ordine5. Una lapide ne ricorda l'evento sul largo omonimo

    * Docente stabile in Storia della Chiesa presso I.T.S.1 La chiesa dell’ex monastero benedettino è ancora oggi adibita al culto, mentre il monastero è diventato la

    sede del Circolo Unicato di Presidio, già sede di caserma “Generale Carrano”2 Cf. G. P, Memorie per servire alla storia della chiesa Salernitana, vol. I, 1846 , 33-35; A. M,

    Historiarum epitome de rebus Salernitanis, in quibus origo, situs, vbertas, respublica, primatus, ... ac aliæ resad Salernitanam vrbem spectantes dilucidantur Neapoli: ex typographia Io. Francisci Paci, Napoli 1681, 65.

    3 La Provincia Domenicana napoletana fu istituita nel 1294 (cf. P.T. Q, Brevi cenni cronologicidell’ inizio e sviluppo della Provincia Napoletana dei Carmelitani dell A.O. 1379-1922, Napoli 1958, 31).

    4 Quella che vediamo oggi è opera di una ristrutturazione del 1700.

    5 I Padri Minimi tornano a Salerno nel 1961 invitati da mons. Demetrio Moscato, che istituì la parrocchiadi Santa Maria ad Martyres e la affidò alle loro cure.

    La presenza dei Carmelitani a Salerno tra storia e leggenda

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    30/136

    30 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    lungo la via dei Mercanti. La costruzione del convento fu terminata ad operadei padri Minimi nel 1516 in un terreno concesso dal principe Sanseverino edal Senato della città, fuori porta Catena. Sorgeva in un luogo isolato, vicino al

    mare, da cui lo divideva solo una grande piazza.  Nel 1592 furono accolti anche i Gesuiti per l’educazione della gioventù,presso l’attuale complesso di S. Soa, oggi largo Abate Conforti. Inoltre eranopresenti i Gerolamini  e  i Celestini6. Oltre alle numerose comunità maschili,

     vi erano in città anche molte comunità monastiche femminili: benedettine,clarisse …  I Carmelitani, invece, presenti sul territorio diocesano, con conventiad Acquarola di Sanseverino, dalla ne del 1400, a Piazza del Galdo e Serinodal 1500, a Contrada di Forino dal 1540, si stabilirono in città nel 1520, anchese la tradizione colloca il loro arrivo alla ne del XVI secolo. Presero  dimorafuori le mura, nel luogo dove sorgevano un ospedale e una cappella, dedicataa San Lorenzo7. Il loro arrivo è legato, secondo quanto narra la tradizione, adun fatto prodigioso, avvenuto sotto l’episcopato di mons. Bolognini.

    Un pastore vigile e zelante

      Si conosce ben poco della vita del Bolognini, prima dell’arrivo aSalerno8. Nacque a Calatina, presso Bologna, nel 1541, da Giovanni Carlo e daAndreana de Tufo e che, nella sua giovinezza, si orientò allo studio del dirittoper poi conseguire la laurea in utroque iure. Diventato sacerdote, collaboròcon lo zio arcivescovo, Fabio Mirto Frangipane9, (1514-1587), seguendolonella missione diplomatica presso la corte francese, dove rimase cinque anni.Tornato in Italia, ebbe diversi incarichi nello Stato ponticio. Fu nominatoarcivescovo di Lanciano nel 1579; nel 1588 fu trasferito a Crotone. Fu anchenunzio apostolico in Francia, inviato da Sisto V nel 1591; inne fu trasferito aSalerno, il 7 gennaio 1591, da papa Gregorio XIV, dove svolse per quattordicianni un’intensa azione pastorale.

    Quando il Bolognini giunse a Salerno, la città era molto importanteper la presenza di diverse nobili famiglie. Emergeva, inoltre, nel panorama

    europeo come centro di studi universitari ed era nota per le sue attivitàcommerciali, agevolate dai mercati e dalle ere che vi si svolgevano. Nella città

     vi erano 17 parrocchie, 938 famiglie, 2664 anime, 11 monasteri maschili, 3femminili. La diocesi, nel suo complesso, invece, contava 37.630 abitanti, con

    6 A. C, I Padri carmelitani in Salerno, Subiaco 1930, 6.7 Rafastia è alterazione di Rivus Faustinus, nome che ricorda la villa costruita da un nobile romano nei

    pressi di questo torrente.8 Dopo la morte di mons. Marco Antonio Marsilio II Colonna (1589) la diocesi salernitana rimase vacante

    no al gennaio del 1591 (Cf. G. C, Salerno Sacra, ricerche storiche, I, V. D S- G. R – F.

    M - D. D M (curr.) Gutemberg , Lancusi (SA) 2001 259-260.9 Cf. S. A, Fabio Mirto Frangipane, in Dizionario biografico degli italiani, 50, 245-249.

     Michele Curto

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    31/136

    31Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    150 parrocchie, 11.710 famiglie (focolari) e circa 400 sacerdoti e chierici10.Il Bolognini, nella sua attività pastorale, si caratterizzò, oltre che

    per la sua vasta cultura e l’esperienza acquisita nei vari incarichi, svolti

    precedentemente, per la sua solida fedeltà alla Chiesa e al Papa e per la suaspiritualità semplice, ma vigorosa nello stesso tempo.Il suo primo impegno in diocesi si concentrò sui monasteri femminili,

    che non si attenevano alle norme disposte dalla Chiesa11. Nel dicembre 1593riuscì a prendere energici provvedimenti disciplinari, supportato anche dallechiare disposizioni ricevute da Roma12. Tali provvedimenti urtarono nonpoco la suscettibilità di interessi particolari e personali, provocando numerosiricorsi alla santa Sede13.

    L’impegno pastorale del Bolognini non si limitò solo allariorganizzazione dei monasteri, ma si estese ben oltre, toccando tutti i settoridella vita diocesana e nulla trascurò per il bene della diocesi. Alla luce dellerecenti normative del Concilio di Trento, egli promosse un ampio rinnovamentodella diocesi e, in particolare, delle parrocchie, per le quali decretò che sitenessero almeno tre celebrazioni eucaristiche alla settimana, oltre a quelladomenicale. Un’attenzione non minore rivolse ai parroci, esortandoli ad esserezelanti e solleciti nel promuovere in pieno la vita parrocchiale, intervenendoenergicamente nell’estirpare certe usanze arbitrarie circa la liturgia e i riti sacri.Sostenne e incoraggiò, inoltre, il culto eucaristico e l’istruzione catecheticaper la formazione dei fedeli. Abbellì l’edicio del Seminario e ne aumentò lerendite14.  Fu particolarmente attento e vigile sul culto delle reliquie dei santi,riuscendo a rimuovere alcune consuetudini locali, che rasentavano undevozionismo sterile e fuorviante, e sulle numerose Confraternite laicali,diffuse in tutta la diocesi.

    Importanti furono le cinque visite pastorali15,  con le quali mons.Bolognini ebbe modo di conoscere personalmente il suo gregge e di rendersiconto della situazione reale, in cui versava la diocesi.Oltre alla pastorale, lodevole e prezioso fu il suo interesse per la documentazione

    10 G. C , Il cammino della chiesa salernitana, 652.11 Cf. M. M, Sisto V e la riforma dei monasteri femminili di Napoli , in Campania Sacra , 21(1990) 123-

    204.12 G. C, La serie dei Vescovi e degli Arcivescovi di Salerno, Salerno 1975, 4.13 G. C, Il cammino della chiesa salernitana nell’opera dei suoi vescovi, I, Napoli 1976, 652.14 Cf. A. C, Il seminario di Salerno dalle sue origini ai nostri giorni (1565-1932 ), Prem. Tip. F.lli Di

    Giacomo di Giov., Salerno1933, 15.15 La prima delle cinque visite ad limina fu quella del 15 gennaio 1591, la seconda del 20 maggio successivo,

    la terza dell’8 maggio 1595, la quarta dell’lì dicembre 1597, la quinta del 12 dicembre 1600. Sia nella terzache nella quarta visita ad limina, a causa di problemi di salute delegò il canonico Giov. Batt. Pugliese per

    esporre la situazione della chiesa salernitana al papa (C, La serie dei Vescovi e degli Arcivescovi diSalerno, 15).

    La presenza dei Carmelitani a Salerno tra storia e leggenda

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    32/136

    32 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    archivistica, sollecitando i parroci alla compilazione e all’aggiornamento deiregistri parrocchiali e di tutta la documentazione, relativa alla vita delle singoleparrocchie16. Nella Relazione della Visita ad limina del 20 maggio 1591 parla di

    tre raccolte di documenti: 1) quella capitolare, nella sacrestia della cattedrale;2) quella della mensa arcivescovile, nel palazzo episcopale; 3) quella dellacuria, custodita in Episcopio17.

    La pianura di S. Lorenzo 

    Alla ne del XII secolo, la città di Salerno era racchiusa nelle muracorrispondenti all’attuale Centro Storico, delimitato a occidente dalla Portadell’Annunziata e a est dalla Porta Nuova. Fuori dalle mura, nella pianuraricca di oliveti e vigneti, presso un corso d’acqua chiamato Faustino, sorgeva l’Ospedale di San Lorenzo de la Strada o de apotécis  o in plano, provvistodal 1163, per volontà di Ersacio, duca delle Puglie e Terra di Lavoro, di unoxenodochio, cioè un luogo di accoglienza per i pellegrini, con una chiesadedicata a San Lorenzo, detta de la Strada18. La zona, nei documenti storici,è ricordata in riferimento alla Fiera di San Matteo, che si svolgeva proprio inquest’area, a partire dal 1200. Fu con l’avvento degli Svevi che la città conobbenon solo una ripresa economica, ma anche una espansione al di fuori dellemura, in seguito all’istituzione della grande era di S. Matteo, ideata daGiovanni da Procida, che ne fece richiesta a re Manfredi, glio di Federico II,che la istituì nel 1259. La grande era si svolgeva due volte l’anno: dal 4 all’11maggio e dal 21 al 28 settembre, in occasione dei festeggiamenti del SantoPatrono. Secondo le disposizioni regie durava otto giorni. Successivamente,con decreto di Carlo II, in data 21 agosto 1303, fu protratta per 10 giorni19.  Il commercio nel medioevo era itinerante e il luogo di incontro deimercanti erano le ere, che divennero importantissimi canali dell’economia.Le più celebri ere furono quelle della Champagne che, in qualche modo,costituirono il primo grande mercato internazionale. Anche i prodotti delmeridione italiano venivano convogliati verso le grandi ere del nord Italia edell’Europa da mercanti genovesi e pisani.

      Nei tempi più antichi la era di Salerno si svolgeva fuori dalle mura,nella pianura di San Lorenzo, nella parte orientale della città, dove oggi hatrovato sviluppo la città moderna e vi convergevano le strade di Rota (attualeMercato San Severino), Alto Picentino e delle Calabrie. I mercanti provenienti

    16 Ivi 1317 Ivi 1418 La era istituita nel 1259 da Manfredi di Svevia su richiesta del cancelliere Giovanni Da Procida. Nel

    decreto del 1259 Manfredi aveva stabilito che la era si svolgesse “infra mensem septembris sub titulo Beati Matthei Apostoli patrocinio” “ octo diebus ante per totum diem festum ipsius Apostoli (A. S , La fiera di

    Salerno, E P T (Cur.) 1941 Salerno, 7).19 Ivi 

     Michele Curto

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    33/136

    33Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    dalla provincia di Napoli, attraversata la strada Nocerina, raggiungevano la via di Rota, che portava alla era. La scelta di questa zona così estesa e fuorile mura fu fatta, senza dubbio, in considerazione della enorme affluenza di

    commercianti e di popolo, che si vericava durante la era.  La  città eraattraversata da strade strette e tortuose, che non permettevano il passaggiodei carri, carichi di mercanzie ed era priva di piazze, sufficientemente larghe,perché i mercanti vi potessero esporre la loro merce, quindi non poteva offrirenessuna località adatta alla era”20. Per l’occasione l’area veniva attrezzata conbaracche per il deposito e la esposizione delle merci di ogni genere edattirava mercanti da ogni parte. Giungevano in città mercanti da tutte le cittàpiù importanti: Lucchesi, Fiorentini, Veneziani, Genovesi, Catalani.

    Col passare del tempo, per l'accresciuta  importanza della Fiera, sidovette nominare, per l’organizzazione, il Mastro di Fiera, che ebbe sempremaggiore prestigio e autorità su tutto il territorio. La carica era ereditaria edivenne prerogativa della famiglia Ruggi21.  Solo più tardi, con la costruzione del Molo Manfredi e con il sorgeredi nuove strade urbane, la pianura di San Lorenzo perse di importanza e ancheChiesa fu abbandonata.

    La tela attribuita a Teodoro D’Errico

      Al Bolognini era particolarmente cara un’immagine della Vergine,dipinta su tela. Un quadro alto non più di quattro palmi e mezzo, cheriproduceva la Vergine, a grandezza naturale, a mezzobusto, la quale stringeamorosamente al seno il bambino. La tela ripete l’iconograa della “Madredella dolcezza” per i teneri affetti mostrati dalla Madre e dal Figlio e rientranelle forme di quel “manierismo internazionale” tanto diffuso nel XVI secolo erievoca la pittura di tante opere presenti sul nostro territorio.  In molti l'attribuiscono a D. Hendricksz Centen, detto TeodoroD’Errico22, un maestro ammingo che, in quegli anni, aveva aperto unaorente bottega nella città di Napoli23 e la cui pittura “devota” si ritrova sparsatra varie chiese e confraternite dell’Italia meridionale.

      Nella seconda metà del XVI secolo non solo a Napoli24, ma in tutta

    20 A. S, La fiera di Salerno, in Rassegna Storica Salernitana, 1-4 (1957) 11.21 Il coordinamento dell’intera attività commerciale spettava al cosiddetto Mastro di Fiera, il quale

    amministrava la giustizia in tutto il territorio interessato, come arbitro assoluto e con facoltà di condannareal carcere chiunque violasse la legge per frode o violenza. La sua sede era un edicio appartenente allaMensa arcivescovile, situata proprio a anco dell’attuale chiesa del Carmine, ed era costituita da tre stanzedi cui una adibita a carcere (Ivi).

    22 Il pittore olandese Dirk Hendricksz, conosciuto anche come Teodoro d'Errico (1542ca. +1618 ) fu unodei pittori amminghi che più influenzò la cultura pittorica dell'Italia meridionale.

    23 , Padri Carmelitani in Salerno, 7.

    24 Sulla colonia amminga a Napoli cf. G. P, La pittura napoletana del'500. Dalla venuta dieodoro d'Errico (1574) a quella di Michelangelo da Caravaggio (1607), in Storia di Napoli, V (1972), Cava

    La presenza dei Carmelitani a Salerno tra storia e leggenda

  • 8/19/2019 MATTHAEUS 5 2016

    34/136

    34 Matthæus, Anno IV - n. 2/2015

    Italia si trasferirono diversi artisti amminghi. Il viaggio nel “bel Paese” daparte degli artisti europei, già agli inizi cinquecento, era considerato una metaimportante per la loro formazione. Venivano dalle Fiandre, dalla Spagna, dal

    Portogallo, dalla Francia, dalla Germania e da più lontano ancora per conosceree ammirare il patrimonio culturale che l’Italia custodiva.Tra i pittori amminghi, che maggiormente influenzarono la pittura

    dell'Italia meridionale è da ricordare D. Hendricksz Centen che, formatosi inpatria sulla pittura tenera e fusa di Pieter Aertsen e Franz Floris, giunse aRoma già verso il 1568 ed entrò in contatto con Federico e Taddeo Zuccari,allora attivi nella decorazione della fortezza dei Farnesi a Caprarola, dovedipingevano anche altri due amminghi: Jean Soeus e Bartholomeus Spranger.La “maniera dolce e pastosa” identicata dal Vasari quale cifra caratteristicadella pittura degli Zuccari, venne felicemente recepita da Hendricksz, che lainnestò sulla lezione già appresa da Aertsen e Floris25. Su invito di Filippo II(dal 1554 al 1598) giunse a Napoli e vi rimase sino al 1610, quando, dopo lamorte del glio Giovanni Luca, decise di tornare nella sua città natale, dovesi spense otto anni dopo. La lunga permanenza, protrattasi per quasi trentaseianni nel meridione italiano, lo italianizzò anche nel nome; infatti fu chiamatoTeodoro d’Errico. Anche nella sua pittura si nota una notevole apertura rispettoai rigidi canoni dell’arte amminga. Nelle sue opere, infatti, si mescolano inuna sorprendente sintesi, lo stile ammingo e lo stile rinascimentale italiano.La sua produzione di pale, spesso di grandi dimensioni, inserite in complessemacchine d’altare, incontrò il successo della committenza ecclesiastica perle sue caratteristiche di devozionalità dolce e familiare, espressa con raffinaticangiatismi26. In Calabria, Basilicata e, soprattutto, in Campania, sono presentinumerose opere di Teodoro d’Enrico.

    Un evento prodigioso

      La tele attribuita a Teodoro D’ Errico, particolarment