Luisa Mangoni - Gramsci. La genesi delle categorie storico-politiche nei "Quaderni del carcere"

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Fondazione Istituto Gramsci La genesi delle categorie storico-politiche nei "Quaderni del carcere" Author(s): Luisa Mangoni Reviewed work(s): Source: Studi Storici, Anno 28, No. 3 (Jul. - Sep., 1987), pp. 565-579 Published by: Fondazione Istituto Gramsci Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20565774 . Accessed: 23/04/2012 13:15 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. Fondazione Istituto Gramsci is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Studi Storici. http://www.jstor.org

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Fondazione Istituto Gramsci

La genesi delle categorie storico-politiche nei "Quaderni del carcere"Author(s): Luisa MangoniReviewed work(s):Source: Studi Storici, Anno 28, No. 3 (Jul. - Sep., 1987), pp. 565-579Published by: Fondazione Istituto GramsciStable URL: http://www.jstor.org/stable/20565774 .Accessed: 23/04/2012 13:15

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LA GENESI DELLE CATEGORIE STORICO-POLITICHE NEI (<QUADERNI DEL CARCERE,,

Luisa Mangoni

<(Se si vuole studiare una concezione del mondo che non e stata mai dall'autore-pensatore esposta sistematicamente, occorre fare un lavoro minuzioso e condotto col massimo scrupolo di- esattezza e di onesta scientifica>>1. Cosi Gramsci scriveva nel maggio 1930, indicando come primo e fondamentale compito distinguere fra il materiale <<accettato provvisoriamente>> e gli ((elementi divenuti stabili e permanenti>. Ripren dendo questo spunto nel 1934, con il titolo piu generale Quistioni di metodo, 1'espressione -<onesta scientifica>> si articolava in <lealta intellettuale>> e <<assenza di ogni preconcetto ed apriorismo e partito preso>>2. Un obbligo di cautela che veniva indicato tanto piu necessario nei confronti di opere non edite dall'autore, ma ((da qualche amico o discepolo, non senza revisioni, rifacimenti, tagli ecc., ossia non senza un intervento attivo dell'editore>>.

Non e difficile cogliere anche qui il riflesso di ((quell'abito di severa disciplina filologica>>, di quell'eccesso di (<scrupoli metodici>> che Gramsci indicava in una lettera a Tania come una delle cause del lento procedere del suo lavoro3, e che, quasi incidentalmente nel 19304, ma come esplicita avvertenza nel 19325, lo inducevano ad ammonirsi e ad ammonire: (le note contenute in questo quaderno, come negli altri, sono state scritte a penna corrente, per segnare un rapido promemoria. Esse sono tutte da rivedere e controllare minutamente, perche contengono certamente inesattezze, falsi accostamenti, anacronismi>>. Le ((quistioni metodologiche>> poste da Gramsci riguardavano, come e noto, l'opera di Marx; ma sono forse un punto di partenza per una

Testo della relazione presentata al convegno Morale e politica in Gramsci, organizzato a Roma

dalla Fondazione Gramsci dal 24 al 26 giugno 1987.

1 Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, 4, 1; d'ora in avanti si far?

riferimento a questa edizione, che verra citata con Q. seguito dal numero del quaderno e del

par?grafo. 2Q.16, 2. 3

Eettere dal carcere, Torino, Einaudi, 1965, p. 460 (3 luglio 1931). 4

Q.4, 16. 5

Q.ll.

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riflessione a cinquant'anni dalla sua morte, e a circa trentacinque dalla prima edizione dei Quaderni del carcere. L'edizione critica del 1975, fondata su un attento lavoro filologico, fa sussistere ormai la possibilita di distinguere fra i materiali utilizzati e gli elementi divenuti via via piu' <<stabili e permanenti>>. Ma non sembra abbia provocato del tutto l'abbandono di <<preconcetti>> e <<apriorismi>) a proposito dell'opera gramsciana. Non e inopportuno insistere ancora una volta sul fatto che la prima edizione - un'operazione per tanti versi esemplare dal punto di vista della politica culturale, senza la quale il pensiero di Gramsci non avrebbe potuto incidere nella cultura italiana nella misura in cui cio si e verificato - ha lasciato una complessa eredita con la quale e tempo ormai

di fare i conti. Essa ha innanzi tutto sottoposto i Quaderni a una doppia datazione, quella in cui furono scritti e quella in cui furono pubblicati. L'aggregazione di temi, la vera e propria creazione di libri apparentemente organici, hanno legato l'opera di Gramsci a un'altra stagione della vita italiana, cui la formazione culturale e gli interessi politici degli editori la fecero inevitabilmente aderire, e di cui in qualche modo divenne il riflesso.

E qui forse che va cercata una delle ragioni della sfortuna di Gramsci in Italia negli ultimi due decenni: egli veniva letto, e in parte lo viene tuttora, come specchio della sensibilita politica del secondo dopoguerra. E possibile oggi restituire in pieno Gramsci a se stesso e al suo tempo? E la prima domanda a cui forse occorrerebbe rispondere. Sempre in Quistioni di metodo Gramsci insisteva ancora: <<un'opera non puo mai essere identificata col materiale bruto, raccolto per la sua compilazio ne: la scelta definitiva, la disposizione degli elementi componenti, il peso

maggiore o minore dato a questo o a quello degli elementi raccolti nel periodo preparatorio, sono appunto cio che costituisce l'opera)>6. Sono annotazioni importanti, non tanto come ovvi riferimenti metodologici, ma per l'accento che Gramsci ritenne di porvi, prodotto di un'acuita sensibilita che e fin troppo naturale connettere a una situazione personale, nella quale limitazione dei materiali a disposizione e precarieta di salute dovevano far disperare di pervenire a una redazione definitiva degli scritti. Si tratta di momenti di consapevolezza dello stadio raggiunto nel proprio lavoro, che vanno tenuti nella massima considerazione. Tutto cio riapre la questione dell'ordine effettivo in cui i Quaderni vennero stesi, della contemporaneita fra quaderni diversi, del rapporto tra testi in unica e in doppia stesura, della loro collocazione definitiva. Un lavoro per cui l'edizione critica ha posto le premesse indispensabili, ma che, salvo rare eccezioni, e ancora in gran parte da compiere. E ovvio sottolineare la necessita della massima cautela di fronte a un'opera che rimane nell'ambi gua situazione di essere provvisoria e definitiva al tempo stesso, e che proprio per questo puo indurre a sollecitazioni arbitrarie. Non si vuol dire,

6Q.16, 2.

567 Le categorie storico-politiche nei <Quaderni del carcere>>

naturalmente, che Gramsci non possa e non debba oggi essere riletto alla luce della nostra sensibilit'a, riscoprendone anche impreviste rispondenze;

ma si vuol ricordare che la struttura stessa dei Quaderni, il loro articolarsi per brevi paragrafi e note, per accenni non sempre dispiegati, Ii rende piut duttili, piu facili ad essere piegati a nostri percorsi di quanto non obblighino noi ad adattarci ad essi.

E una premessa lunga per giungere al tema di questo contributo, per

tentare, cioe, seguendo il percorso interno dei Quaderni, di cogliere nel suo costituirsi il tessuto concettuale in cui si collocano gli interessi storici di Gramsci. Per anticipare una delle conclusioni, il rapporto sempre piu' sottolineato fra momento interpretativo generale e verifica storica concre ta, il progressivo ampliarsi dell'attenzione sui mutamenti in atto nella societa italiana e sul piui generale intreccio fra strutture dello Stato e del potere e articolazione della societa civile, il riflesso di una crescente considerazione della storia d'Italia nella sua connessione con lo svolgimen to della realta internazionale, tutto questo porta a una centralita dell'analisi storica e a una straordinaria espansione del concetto di ((rivoluzione passiva>> che, dai primi accenni legati al Risorgimento visto in termini di <rivoluzione senza rivoluzione>>, si dilata progressivamente a quasi tutti gli aspetti della ricerca gramsciana, investendo il tema degli intellettuali, quello della storia nazionale, quello dell'eta della Restaurazione, quello di una possibile, non sociologica ma storicamente determinata, scienza della politica come nesso profondo fra passato e presente. Importante, accanto all'edizione critica dei Quaderni, e il lavoro di G. Francioni, L'officina gramsciana7, che, anche se risulta non sempre convin cente in tutti i suoi passaggi, rappresenta un tentativo di grande interesse di ricostruzione di una piu' dettagliata cronologia interna dei Quaderni.

Qualche spunto di riflessione puo scaturire dall'analisi dei testi gramsciani presumibilmente scritti prima del maggio 19308. Un primo dato risulta evidente: fra il programma di lavoro dell'8 febbraio 1929 e la concreta articolazione del primo quaderno appaiono differenze significative. Solo in due casi il rapporto fra note e rubriche previste dal programma appare costantemente rispettato: I nipotini dipadre Bresciani e Riviste tipo. Piui saltuario e l'uso della rubrica Americanismo efordismo (dal paragrafo 61, e, sembrereb be, in connessione pilu all'esperienza ordinovista che come chiave interpretativa della realta contemporanea); tardo quello della rubrica

Azione cattolica (paragrafo 139), e nuovo il progressivo ampliamento del tema Risorgimento rispetto alla originaria formulazione nel programma Sviluppo della borghesia italianafino al 1870. E certo comunque che il primo, ampio, organico riferimento all'Azione

7 G. Francioni, L'officina gramsciana, Napoli, Bibliopolis, 1984.

8 Certamente Q.l, 1-148, veros?milmente Q.2, 1-18 e 73-75.

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cattolica appare non a se stante, ma nella rubrica Riviste tipo quale possibile esemplificazione (paragrafo 38), e nella stessa rubrica (paragrafo 43) si collocano le prime considerazioni autonome sul Risorgimento, che proseguono poi nel paragrafo successivo in cui, per la prima volta, figura la lettura del Risorgimento come <<rivoluzione senza rivoluzione?>, espressione puntigliosamente corretta, pur trattandosi di un testo A ripreso in un testo C, piu' tardi da Gramsci nell'altra di <<rivoluzione passiva>>. In questo stesso

paragrafo 44, dal quale il tema Risorgimento, sia pure non segnalato come rubrica, va acquisendo una sua autonomia, si delinea l'antitesi fra giacobinismo come realta politica storicamente data e l'uso del termine in quanto espressione politica generica, e, alla luce di un'osservazione di Antonio Labriola sulla permanenza del potere degliJunkers nella Germania contemporanea, si accenna a una possibile lettura di tutto il periodo storico a partire dalla meta del XIX secolo come quello in cui la borghesia lascia

sussistere <(Ia facciata> del vecchio mondo per velare l'espandersi del suo potere. E un primo accenno a un esame comparato fra sviluppo nazionale e

sviluppo internazionale. Di poco successiva (paragrafo 47) e la riflessione sulle pagine di Hegel relative ai partiti e alle associazioni come trama <<privata>> dello Stato,

esplicitamente ripresa nel paragrafo 48 a proposito del giacobinismo <<a rovescio>> di Maurras. Un tema affrontanto non tanto in relazione all'azione politica del Vaticano nei confronti dell'Action Frangaise, ma che soprat tutto si proietta all'indietro proponendo il nesso fra giacobinismo e regime parlamentare come forma della sua egemonia: <1o sviluppo del giacobini smo (di contenuto) ha trovato la sua perfezione formale nel regime parlamentare, che realizza nel periodo piu1 ricco di energie "private" nella societa l'egemonia della classe urbana su tutta la popolazione, nella forma hegeliana di governo col consenso permanentemente organizzato>>. Si introduce cosi anche il nodo del rapporto forza-consenso. Ancora a proposito di Maurras (paragrafo 53) si delinea il tema dell'economismo come origine delle <<teorie catastrofiche)>, esemplificato con l'astensionismo dei cattolici dopo l'Unita. E all'interno di questa trama di riferimenti che l'americanismo comincia ad estendersi alla riflessione sul corporativismo (paragrafo 135). Si tratta di una trama concettuale che sembra fondarsi sul oparagone ellittico>> (paragrafo 10) che Gramsci mutuando una formula di Croce riferita a Marx, impiega a sua volta a proposito di Machiavelli: <<su Machiavelli opera l'esempio della Francia e della Spagna che hanno raggiunto una forte unita statale. Fa un "paragone ellittico" come direbbe il

Croce e desume le regole per un forte stato in generale e italiano in

particolare [...] La sua "ferocia" e contro i residui del feudalismo, non contro le classi progressive>. In questo senso Gramsci osserva che l'uso dei paragoni militari in Machiavelli va ricondotto alla sua costruzione politica, assumendo cosi ben altro significato. Un passaggio essenziale, come risulta esplicitamente dai testi (paragrafi 114, 117, 118) che affrontano la

569 Le categorie storico-politiche nei (-9uaderni del carcere))

questione della direzione politica e militare nel Risorgimento, passaggio reso esplicito nei paragrafi 133 e 134, nei quali il nesso fra arte militare e politica viene indicato come osemplificativo ad absurdum> e si delinea la categoria di oguerra di posizioneo. Verosoimilmente promemoria di un primo punto di arrivo e il paragrafo 138 (testo A non ripreso in testo C), in cui si afferma che la storia d'Italia fino al 1870 va intesa piui come <(storia internazionale)> che come ((storia nazionale>. E questa ottica che consente di affrontare finalmente il tema Azione cattolica nei termini di <<epoca nuova>>, come necessita, cioe, della Chiesa di costruirsi un partito nel momento in cui la religione cattolica <da concezione totalitaria del mondo diventa solo una parte>. L'Azione cattolica, cosi, viene a collocarsi nella realta ottocentesca come struttura privata anch'essa, che non puo essere compresa se indagata in un'unica nazione (paragrafo 139). E a questo punto che, dopo il 20 maggio 1930, vengono presumibilmente stesi i due paragrafi 150 e 151 intitolati La concezione dello stato secondo la

produttiviti delle classi sociali e Rapporto storico tra lo stato modernofrancese nato dab/a Rivoluzione e gli altri stati moderni europei. I due paragrafi sono esplicitamente collegati da Gramsci, che sottolinea come la concezione dello Stato come assoluto razionale sia legata a una spinta al progresso che non affonda nella societa nazionale, ma e un riflesso dello sviluppo internazionale, e aggiunge: oquesto motivo e basilare dell'idealismo filosofico ed e legato alla formazione degli stati moderni in Europa come "reazione-superamento nazionale" della Rivoluzione francese e del napoleonismo>>. Anche in questo caso Gramsci si preoccupa di correggere il testo A, aggiungendo a chiarimento l'espressione <rivoluzione passiva)>. Ne deriva cosi, per Gramsci, il giacobinismo degli intellettuali italiani, cosmopoliti e non nazionali, e viene ripreso il richiamo a Machiavelli che ((riflette la Francia, la Spagna ecc., piu' che l'Italia>. Un rilievo, questo a proposito di

Machiavelli, che apparira assai piu' elaborato nella stesura definitiva, ma che ha nel passaggio richiamato un connotato tendenzialmente negativo. Sembrerebbe cioe che Gramsci cominci a cogliere l'ambivalenza del concetto di orivoluzione passiva>>, che se da un lato potrebbe risultare strumento nuovo di comprensione storica, dall'altro potrebbe essere una di quelle formule ideologiche volte a creare consenso passivo, come notera in testi successivi. A conclusione del brano, Gramsci comunque afferma: ola quistione e molto complessa e irta di apparenti contraddizioni, e percio occorre esaminarla ancora profondamente su una base storicao. E da qui

che deriva il naturale passaggio al paragrafo successivo, che pone schematicamente l'ipotesi della eta della Restaurazione come conseguenza diretta della rivoluzione francese, e introduce la domanda se tale schema possa valere in condizioni diverse, rispondendo per il momento ad essa ne

gativamente. Un percorso, questo del primo quaderno, che appare segnato da una

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riflessione stimolata piul dalle letture precedenti al carcere che non da sollecitazioni presenti. Il tessuto concettuale e a questo punto in linea di

massima delineato tramite una proiezione all'indietro: esso sembra fondarsi su un tentativo di sistemazione autonoma di esperienze del passato.

Gramsci, per ora, non pare neanche tentare di collocare questi momenti di riflessione in una struttura precisa, preoccupato soprattutto di sottoporli a quella verifica su <base storica>> che impedisca di cadere in ((astratti schemi sociologici>>. Ma e proprio il delinearsi comunque di alcune categorie di

massima che puo consentire una lettura non disaggregata del presente. Dal maggio al settembre 1930 e acquisito che Gramsci lavora contempora neamente su tre quaderni (il secondo quaderno almeno fino al paragrafo 74, ma verosimilmente fino al paragrafo 105; il terzo certamente fino al paragrafo 101, ma verosimilmente fino al paragrafo 162; il quarto almeno fino al paragrafo 31). Una prima osservazione: nel secondo quaderno non c'e alcun tentativo di mantenere in piedi titoli di rubriche anche ormai consolidate; un procedimento con tutta evidenza diverso da quello usato per il terzo quaderno, nel quale gli appunti appaiono prevalentemente sotto l'indicazione di rubriche gia adottate, I nipotini di padre Bresciani, Riviste tipo,

piu raramente Americanismo. Ma il terzo quaderno e anche caratterizzato

dall'emergere di una rubrica apparentemente miscellanea, Passato ejpresente, che va progressivamente estendendosi. Si tratta prevalentemente di testi B, nei quali si concentrano appunti di memoria politica diretta, accenni ad episodi di storia del movimento operaio, al tema del partito, e insistiti richiami al permanente influsso della Francia sulla cultura italiana. E come una sottile trama di memoria politica, nella quale traspare per accenni il ripensamento su errori commessi e sulla debolezza teorica e di direzione politica della sinistra nel dopoguerra. Il quarto quaderno nella sua prima parte, Appunti di filosofia I, isola la riflessione aperta nel primo quaderno, accentuandone il carattere di intelaiatura teorica del lavoro. Esso appare soprattutto come un amplia

mento dei paragrafi 150 e 151 del primo quaderno. Vengono cosi riprese le osservazioni sul rapporto Restaurazione-storicismo (paragrafo 24), viene reso esplicito il tema del consenso passivo (paragrafo 24), articolato il riferimento a Machiavelli in confronto con Marx (paragrafi 8-10), e piui volte sottolineata la necessita di studiare le fasi dell'eta della Restaurazione nelle loro concrete manifestazioni. Quest'ultimo spunto e largamente ripreso nel lungo ed essenziale paragrafo 38 (siamo ormai nell'ottobre 1930) nel quale e ribadita energicamente la stretta connessione fra

momento teorico e analisi storiche che devono essere assolutamente imparziali se si vogliono evitare forme di <<autoinganno>>. E Gramsci sottolinea ancora che i <criteri metodologicih> cui ritiene di esser pervenuto possono <acquistare tutta la loro importanza solo se applicati all'esame di studi storici concreti>>. B certo che ognuno dei passaggi del nesso

struttura-soprastruttura, affrontato in questo paragrafo, e accompagnato da

571 Le categorie storico-politiche nei <(Quaderni del carcere~>

un possibile esempio storico indicato come da approfondire: gli avveni menti francesi dal 1789 al 1870, l'assenza di una direzione politico-militare del Risorgimento nel quadro dell'analisi dei rapporti di forza, la necessita di rivedere i giudizi comunemente espressi sul boulangismo e su Napoleone III come esemplificativi dell'errore storico cui puo condurre un'interpreta zione di tipo economicistico. Si e detto che questo paragrafo e presumibilmente dell'ottobre 1930, e sembrerebbe confermare l'ipotesi di G. Francioni che dello stesso mese sono anche le note successive alla 106 del secondo quaderno il fatto che in esse viene eccezionalmente utilizzata la rubrica Risorgimento, e che anche nel terzo quaderno appaiono due note sul Nodo storico 48-49 (paragrafi 158 e 162), come evidente esemplificazione del tema rapporto di forze e direzione politica e militare nel Risorgimento. Il primo quaderno si e cosi scisso in tre filoni: il secondo quaderno come promemoria di dati fattuali tratti da riviste e di cui non e ancora chiara per Gramsci l'utilizzazione a venire (questione finanziaria, bilanci dello Stato, notizie su paesi stranieri, bibliografie), e solo dall'ottobre 1930, come si e visto, si manifesta la tendenza a riaggregare per temi (Risorgimento e, come si vedra, Azione cattolica); il terzo quaderno funge da raccoglitore di rubriche ormai definite, da promemoria per temi che sembrano acquisire autonomia (per esempio il paragrafo 40 su Riforma e Rinascimento) e che si intrecciano, con l'ampliarsi della rubrica Passato e presente, con un ripensamento non ancora organizzato degli avvenimenti piu recenti; il quarto quaderno appare incentrato sull'approfondimento del tessuto con cettuale. E uno schema di massima che si ripropone nel lavoro successivo con un'importante novita: l'abbandono definitivo, gia evidente nell'evoluzione del secondo quaderno, delle miscellanee generiche, delle pure raccolte bibliografiche. I quaderni successivi indicati come miscellanei vedono in realta ampliarsi il numero di note rubricate sotto un titolo determinato.

Non sembra piu necessaria a Gramsci una raccolta generica di materiali. Un primo, ipotetico schema di lavoro, non privo di ripensamenti e modifiche anche rilevanti, e in ogni caso ormai definito, e a esso contribuisce in modo significativo la schedatura di <<Civilta cattolica>), nel quinto quaderno, attravero cui filtra sempre piu massicciamente la realta contemporanea. Riferimenti espliciti a <<Civilta cattolica? erano gia apparsi in realta saltuariamente nel primo periodo di stesura dei Quaderni fino al settembre del 19309, e in un caso con particolare rilievo come fonte privilegiata per comprendere in pieno la formula <Italia legale e Italia reale)) nel periodo successivo all'Unit'a0. Tuttavia in questa fase <<Civilta cattolica)), come le

9 Q.l, 24, e 130; Q.2, 13; Q. 3, 57; Q.4, 2.

10 Q.l, 130.

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altre riviste utilizzate da Gramsci, e prevalentemente una fonte indiretta da cui trarre informazioni, schede, notizie bibliografiche. Tra l'ottobre e il dicembre del '30 i riferimenti a <<Civilta cattolicao si moltiplicano". Questo spoglio sistematico e determinato inizialmente da ragioni pratiche: la necessita di eliminare parte del materiale in suo possesso 2. Ma mentre ad esempio la <<Nuova antologia>> ha prevalentemen te alimentato le generiche note bibliografiche del secondo quaderno, il caso di <<Civilta cattolica>> e piu complesso. Infatti due note del terzo quaderno 3, da collocarsi anch'esse nell'ottobre del 1930, testimoniano di un evidente cambiamento di ottica da parte di Gramsci. Nella prima egli si sofferma sui caratteri peculiari della rivista, su come individuarne i collaboratori, su padre Rosa, e ne sottolinea nuovamente l'importanza per lo studio del Risorgimento; nella seconda indica ((Civilta cattolica> come fonte essenzia le per una <(compilazione esatta>> della rubrica Passato epresente, non solo per le informazioni che se ne possono trarre, ma anche per coglierne gli <<atteggiamenti>>. Se, come plausibilmente sostiene Francioni, il quinto quaderno e immediatamente successivo al terzo, c'e un primo dato sui cui riflettere: <<Civilta cattolica>> va assumendo un ruolo diverso nell'analisi gramsciana, essa viene indagata di per se stessa, e non piu e non solo per le

notizie che puo fornire, da fonte indiretta diviene fonte primaria. La stessa oscillazione dei titoli sotto cui vengono raccolti i testi relativi (Azione sociale cattolica, quaderno 5, paragrafo 5; Pensiero sociale dei cattolici,

quaderno 5 paragrafi 7 e 18; A. C., dottrina sociale cattolica, quaderno 5, paragrafo 13) e da questo punto di vista significativa di un percorso che si aggrega progressivamente intorno a tre nodi: Cattolici integrali, gesuiti, modernisti; Azione Cattolica; Concordato. Ne deriva una lettura complessa degli stessi episodi visti come esemplificazione del carattere <(innovativo>> dell'Azione cattolica nell'Ottocento quale risposta difensiva di fronte all'affermarsi del liberalismo; come testimonianza di uno scontro tuttora in corso all'interno della Chiesa e che vede i gesuiti combattere con diverse sfumature sui due fronti dell'integralismo e del modernismo; infine come analisi del Concordato nelle sue conseguenze sul piano dello Stato e su quello della societa civile, non solo in quanto episodio italiano, ma come ((natura dei concordati)>. Una articolazione di temi che vede ad esempio

Gramsci tornare in modo nuovo su avvenimenti gia indagati: i riferimenti all'Action Frangaise che nel primo quaderno avevano stimolato alcuni spunti di riflessione sul giacobinismo e sui partiti, vengono ora stabilmente raccolti nella rubrica Cattolici integrali, gesuiti, modernisti e acutamente colti come episodi di una lotta solo apparentemente rivolta alle posizioni politiche dell'Action Frangaise, ma che intende colpire le posizioni

11 Q.2, 123, 125, 128, 129, 131-136; Q.5, 1-3, 5, 7, 9-12, 14, 18-20, 22, 41, 56, 57, 60-66,

70-72, 120, 122, 129, 133, 135, 137-141, 143, 145; Q.6, 22-26. 12

Cfr. Quaderni, cit., pp. 2377-2378. 13

Q.3, 164 e 166.

573 Le categorie storico-politiche nei <Quaderni del carcere)>

integraliste anche in ragione del nuovo ruolo che va assumendo l'Azione cattolica. La centralita dell'indagine sui cattolici e del resto evident.e nello spessore che essa assume, realmente esemplare del tipo di analisi gramsciana. La rilessione si rivolge all'indietro cercando attraverso gli spunti forniti da ((Civilta cattolica>> di focalizzare le ragioni dell'opzione della Chiesa nell'Ottocento per l'Azione cattolica, il suo ruolo nel Risorgimento e dopo la formazione dello Stato unitario, la sua importanza per una corretta analisi delle vicende francesi del XIX secolo; investe poi gli aspetti ideologici esaminando la rilettura che di quegli avvenimenti danno i cattolici stessi dopo il Concordato; si allarga alle tendenze attuali in un quadro comparativo, fin dove i materiali disponibili lo consentono, sul ruolo dell'Azione cattolica in Italia, in Francia, in Germania, negli Stati

Uniti per coglierne la portata piui generale. E certo comunque che il primo organico gruppo di note del novembre 1930 sugli intellettuali" riflette la ricerca che Gramsci sta portando contemporaneamente avanti su <<Civilta cattolica>>, e non solo per gli espliciti riferimenti al Concordato o all'Universita del Sacro Cuore, ma per tutta la riorganizzazione della materia e la sua nuova ricchissima articola zione che investe l'accezione stessa di intellettuale per diramarsi poi all'americanismo, al partito, allo Stato e affrontare le diverse concezioni di societa civile. In questo stesso blocco di note appare per la prima volta l'espressione <<rivoluzione passiva>>, mutuata, come e noto, da una citazione indiretta da Vincenzo Cuoco", a cui si collega progressivamente il ripensamento sul tema del cesarismo16, ma che incide anche sulla riflessione su Croce17, che si sviluppa poi negli Appun di filosofia II18, cronologicamente immediatamente successivi alla prima serie del quarto quaderno. I1 ruolo di Croce appare con tutta evidenza piui chiaro a Gramsci, nella

valenza politica che egli gli attribuisce, anche in relazione all'analisi in corso sui cattolici, e non solo per il ripetuto paragone tra Croce e il papa (proposto anche nel paragrafo 10 del sesto quaderno), ma per il rapporto che si stabilisce con i due temi Rinascimento-Riforma e Funzione cosmopolita degli intellettuali italiani, che proprio l'approfondimento del tema cattolici, uno

dei pochi che Gramsci puo condurre su una fonte organica, consente. I1

cosmopolitismo delle gerarchie ecclesiastiche italiane tra Cinquecento e Seicento assume un significato esemplare se rapportato al processo di nazionalizzazione dell'Azione cattolica dall'Ottocento, al suo accentuarsi dopo il Concordato, al suo far parte, sia pure con caratteristiche proprie,

14 Q.4, 49 sgg.

15 Q.4, 57.

16 Q.4, 66.

17 Q.4, 56.

18 Q.7, 1, 8, 9, 13, 17.

574 Luisa Mangoni

della complessa trama privata dello Stato, e a questa luce diviene essenziale la definizione di Croce come <ultimo uomo del Rinascimento e che esprime rapporti internazionali o cosmopoliti piu che rapporti puramente naziona li?'l9. Il progressivo articolarsi del concetto di Stato, di societa civile, di ideologia, si riflette del resto nell'ammonimento20 a combattere <(con la testimonianza autentica del Marx, scrittore di opere politiche e storiche concrete? qualsiasi semplificazione, qualsiasi caduta in quegli <(schemi sociologici? non storicamente verificati, indicati da Gramsci come uno dei rischi maggiori per una analisi corretta. Come e noto nel 1931 le peggiorate condizioni di salute comportano un rallentamento del lavoro da parte di Gramsci. Vengono in questo periodo stese gran parte delle note del sesto quaderno (almeno i paragrafi 40-202), la parte miscellanea del settimo quaderno (paragrafi 49-108), e proseguono gli Appunti difilosofta prima nello stesso quaderno e dalla fine del 1931 nel quaderno ottavo. Un elemento appare di particolare rilievo in questa fase: l'estensione della rubrica Passato e presente, e il parziale mutamento del suo contenuto, che si era gia delineato nelle prime note del sesto quaderno, probabilmente del novembre-dicembre del 1930. Vengono infatti a riversarsi in questa rubrica dapprima alcuni spunti sui cattolici dopo il Concordato e sugli scontri col fascismo sul problema dell'educazione21 ed essi si intrecciano poi con una piu attenta considerazione della nuova fase apertasi nel dibattito interno al fascismo, anche in relazione ai riflessi della crisi economica. E un passaggio evidente. Ancora alla fine del '30 un paragrafo dedicato a Volpicelli e Spirito e sotto il titolo Stato e societd regolata22, mentre nel corso del '31 non solo lo stesso tema e collocato appunto in Passato e presente23, ma la lettura che ne viene data e in parte diversa. L'attenzione rivolta al Concordato e la conseguente analisi dell'evoluzione del fascismo consentono infatti, una volta intrecciate, di identificare episodi come la relazione di Spirito sulla Libertd economica del settembre del 1930 non piu e non solo come esempio di una teoria <reazionaria e regressiva>> tipica degli intellettuali piccolo-borghesi, ma come un ben piu interessante <momento della lotta culturale-politica?> apertasi in Italia. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, ma quello che interessa sottolineare e che a questo punto del percorso dei Quaderni, la rubrica Passato epresente si arricchisce sempre piu di considerazioni sul fascismo, sulla ideologia crociana, sulle articolazioni dello Stato nella societa civile, in un'ottica <attuale>>, accanto alla quale permangono tuttavia, in altra dislocazione, le analisi in chiave storica.

19 Q.7, 17.

20 Q.7, 24.

21 Q.6, 23, 25.

22 Q.6, 12.

23 Q.6, 82.

575 Le categorie storico-politiche nei <<Quaderni del carcere>>

Ancora un elemento va sottolineato nelle note di questo periodo: l'accentuarsi dell'attenzione sul momento, per cosi dire, genetico dei fenomeni storici. Anche in questo caso la struttura e a raggiera: dal

Risorgimento", all'Azione Cattolica25 al fascimo26, sul doppio versante

dell'importanza di cogliere il momento iniziale del costituirsi di un processo storico, ma anche dell'incidenza che in questo tipo di analisi possono avere le interferenze politiche; la questione delle origini cosi va valutata anche nel significato che ne assumono le interpretazioni quando diventano strumento ideologico ((di organizzazione politica e culturale>>27. Un tema che anche in questo caso si riverbera sull'esemplarita della coppia concettuale <<Riforma-Rinascimento>> come <<modelli di sviluppo cultura le)>28 in immediata successione a un paragrafo in cui e riaffrontata la

questione del <<paragone ellittico)) in termini piu: complessi29. I riflessi di questa elaborazione si possono cogliere del resto nel primo blocco degli A4ppunti difilosofla III nel quaderno ottavo da collocare alla fine del 1931, con la sottolineatura problematica del ruolo ((attivo>> e ((passivo>) degli intellettuali davanti a un mutamento di situazione storica30, ma anche con l'accentuazione data all'importanza di cogliere il carattere ((molecola re>) della <<formazione di un processo storico collettivo>>31, e soprattutto con l'ampliarsi della stessa materia degli Appunti difilosofla, che investe ormai il tema degli intellettuali, quello dello Stato, le analisi contemporanee, sino ad assorbire una nota della rubrica Passato epresente32. L'intreccio progressi vo della materia, la connessione sempre piu chiara tra analisi di fenomeni storici e tessuto concettuale acquisito, se da un lato tendono a incidere sul contenuto delle rubriche, anche quelle piu' tradizionali (e interessante notare ad esempio il mutamento di temi de I nipotini di padre Bresciani nei paragrafi 62, 64, 73 del sesto quaderno), dall'altro sembrano imporre ormai una diversa organizzazione della materia, evidente nei testi dell'ottavo quaderno stesi tra il gennaio e il maggio del 1932 (si tratta dell'ultimo gruppo di note di Appunti difilosofta III e delle note miscellanee 1-165). Appaiono infatti un blocco di paragrafi denominati Un'introduzione allo studio della filosofia33, un secondo raggruppamento con il titolo Punti per un saggio su B. Croce34, e soprattutto acquisisce piena autonomia la rubrica Machiavelli. II moderno Principe, che caratterizzera l'ultimo periodo di riflessione di

24 Q.6, 78.

25 Q.6, 182, 188.

26 Q.6, 150; Q. 7, 55, 80, 91.

27 Q.6, 78.

28 Q.7, 43, 44.

29 Q.7, 42.

30 Q.8, 171.

31 Q.8, 195.

32 Q.8, 180.

33 Q.8, 204, 213, 220, 222, 231, 235, 237, 238.

34 Q.8, 225, 227, 233, 236, 240.

576 Luisa Mangoni

Gramsci. Se si tiene conto che dal maggio del 1932 c'e anche il primo tentativo di raggruppare organicamente le note sul Risorgimento italiano35 e che nello stesso periodo comincia la rielaborazione di parte del materiale preesistente nei primi quaderni speciali36, e evidente che siamo in una fase particolarmente delicata del lavoro di Gramsci. Non ci si puo qui soffermare sul problema del dodicesimo quaderno sugli intellettuali, abbandonato da Gramsci dopo la rielaborazione di solo alcune delle note sullo stesso tema del quarto quaderno (altre tra cui quelle sull'Universita cattolica verrano riprese nel sedicesimo quaderno, dal titolo piu generico Argomenti di cultura), ma e comunque evidente che sono ormai definiti i riferimenti essenziali della riflessione gramsciana, fondati su un tessuto di esemplificazioni storiche (il Risorgimento come caso specifico dell'eta della Restaurazione), sul ripensamento del marxismo come intro duzione allo studio della filosofia e rifiuto della sua riduzione a sociologia, su Machiavelli come tentativo di rielaborazione degli spunti gia variamente presenti nei Quaderni in vista di una scienza della politica storicamente fon data. Un accenno a parte merita il quaderno su Croce. Nell'edizione critica si accenna alle lettere tra Gramsci e Tania su questo tema tra l'aprile e il

maggio del 1932, e fondandosi su di esse Francioni collega gli appunti di Gramsci alla richiesta di Sraffa di una sua recensione alla Storia d'Europa, negando che il decimo quaderno possa essere considerato un quaderno speciale37. Ma c'e un dato intrinseco e non estrinseco da sottolineare: la

pubblicazione della Storia d'Europa di Croce da a Gramsci la conferma

fattuale di aver visto giusto nel sottolineare il carattere <ideologico>> e ((passionale)) di Croce storico, e gli consente di sviluppare l'intuizione di

Croce come teorico della <rivoluzione passiva>. Non e certo un caso che i due paragrafi (il 150 e il 151 del primo quaderno) in cui per la prima volta era stato posto articolatamente il rapporto tra Stato moderno francese nato

dalla rivoluzione e altri Stati europei sotto il segno della oreazione

superamento nazionale>> possano senza sforzo essere rielaborati nel paragra fo 61 del decimo quaderno sotto il nuovo titolo Puntiper un saggio ritico sulle

due Stonie del Croce: d'Italia e d'Europa. II primo gruppo di quaderni speciali, iniziato come si e ricordato tra il

maggio e il giugno del 1932, e certamente concluso nei primi mesi del 1933, con l'eccezione di quello su Machiavelli che prosegue fino ai primi

mesi del 1934. Non e il caso di tornare sulle varianti tra testi di prima e seconda stesura, gia analizzate in altre occasioni a proposito del giudizio di

35 Q.9, 89-118.

36 Q. 10, La filosof?a di Benedetto Croce; Q. 11, Introduzione alio studio della filosof?a-, Q. 12, Appunti e note

sparse per ungruppo di saggi sulla storia degli intellettuali e della cultura in Italia; Q. 13, Noterelle sulla politica di Machiavelli. 37 G. Francioni, op. cit., pp. 101 sgg.

577 Le categorie storico-politiche nei <(Quaderni del carerer

Gramsci sul fascismo38, basta accennare alla straordinaria articolazione che assume il concetto di orivoluzione passiva>> nel collegare l'analisi dell'eta della Restaurazione e quella del fascismo, primo punto di arrivo della costruzione di una possibile scienza della politica, che induce Gramsci a passare senza soluzione di continuita dalle note su Machiavelli dei quaderni ottavo e nono al quaderno speciale su Machiavelli appunto. Un concetto di <rivoluzione passiva>> che nel trasferirsi dall'analisi di un periodo storica mente definito (il Risorgimento italiano) all'eta contemporanea presenta impreviste complicazioni evidenti proprio nelle differenze tra testi di prima e seconda stesura. L'esempio del passato nelle sue varianti (trasfor mismo, cesarismo) si esprimeva in un antagonismo tra forze non del tutto incompatibili; l'analisi contemporanea porta Gramsci a individuare due

momenti diversi: l'immediato dopoguerra come scontro tra forze in se stesse irriducibili sulla spinta della rivoluzione sovietica e lo scontro interno alla stessa classe dominante per un'economia secondo piano, come riflesso dell'americanismo. Il bonapartismo contemporaneo potrebbe cosi anche essere espressione di situazioni <che non sono certo rivoluzioni, ma non sono completamente reazioni, nel senso almeno che anche nel campo dominante spezzano cristallizzazioni statali soffocanti>> e allora <<possono avere un contenuto relativamente "progressivo" in quanto indicano che nella vecchia societa erano latenti forze operose non sapute sfruttare dai vecchi dirigenti)39. Qui va collocata l'interpretazione di Croce come teorico delle ((rivoluzioni passive)). Posto che esse risultano da quel rapporto <<conservazione-innovazione?> che, osserva Gramsci, nel linguag gio moderno si chiama oriformismo)>40, perche dovrebbe essere razionale un solo tipo di processo di conservazione? E lo storicismo crociano non diviene forse una razionalizzazione di processi storici considerati come inevitabili e proclamati come tali, cosi da trasformare il concetto stesso di <(rivoluzione passiva?) da avvertimento, come sembrava essere in Cuoco, in oprogramma)> politico? C'e un ultimo punto su cui e opportuno richiamare l'attenzione. Nel periodo di stesura del primo gruppo di quaderni speciali, Gramsci prosegue la raccolta di note nei quaderni miscellanei. In particolare tra il febbraio e I'agosto del 1933 lavora al quindicesimo quaderno, che si apre con la seguente avvertenza: <Quaderno iniziato nel 1933 e senza tener conto delle

divisioni di materia e dei raggruppamenti di note in quaderni speciali?>. Una notazione singolare dal momento che la maggior parte dei testi sono raccolti nelle rubriche Machiavelli, Passato e presente e Risorgimento, gia largamente usate, e inoltre, in questo periodo, del primo blocco di quaderni speciali sarebbe ancora in elaborazione proprio il solo Noterelle sulla politica del 38

L. Mangoni, Il problema del fascismo nei ?Quaderni del carcere?, in Istituto Gramsci, Politica e storia in Gramsci, a cura di F. Ferri, I, Roma, Editori Riuniti, 1977, pp. 391-438. 39

Q.14, 35. 40

Q.10 11,41 XIV

578 Luisa Mangoni

Machiavelli. Per di piu in un caso4' Gramsci segnala esplicitamente la sua intenzione di collocare la nota in questione nel secondo quaderno speciale su

Machiavelli rimasto incompleto. Ma se dalla struttura esterna si passa ai temi, appare chiaro che al centro di gran parte delle note c'e appunto la

questione della <rivoluzione passiva>, in una accezione pero che ne approfondisce un aspetto particolare e mi pare ne confermi la centralit'a, come punto d'arrivo dell'analisi gramsciana dei processi di sviluppo storico. La domanda da cui Gramsci prende le mosse e se la <<rivoluzione passiva>>

possa essere messa in relazione col ((concetto di guerra di posizione>>, ne deriverebbe in questo caso un ((giudizio "dinamico">> sulle restaurazioni e la possibilit'a di trarne (<qualche principio generale di scienza e di arte politica>>, a patto tuttavia che l'opposizione sappia comprendere il suo compito e gettare nella lotta tutte le sue riserve sia pure in forma ((diffusa e

capillare>> e non concentrata e simultanea42. E tornando all'esempio Risorgimento Gramsci aggiunge che l'assenza di tale consapevolezza ha impedito allora di conseguire un risultato relativo, ma importante, <<su una

linea di maggior progresso e modernita>43. I1 concetto di rivoluzione passiva trasformato da canone di interpretazione storica in formula di scienza politica, implica il presupporre la non esistenza di condizioni rivoluzionarie di guerra manovrata e il passaggio alla guerra di posizione, quale la complessit'a di Stato e societa civile

comportano in Occidente; ma questo significa anche che esso va depurato da ogni <(residuo meccanicistico e fatalistico>> e Gramsci accenna alla sua intenzione di intraprendere uno studio in questo senso44. I1 nodo centrale diviene quello (<dei rapporti tra condizioni oggettive e soggettive dell'ev.en to storico>>45. Percio la opostilla>> di Croce dal titolo II mondo va verso..., apparsa sulla oCritica>> del 20 marzo 1933, sembra a Gramsci voler <convincere della ineluttabilita della propria azione e ottenere il consenso passivo per la sua esplicazione>>46. I1 problema diviene tanto piu complesso in quanto e tipico delle rivoluzioni passive che il prestigio dello Stato-governo si riverberi sulla classe che ne e fondamento47, un dato storicamente verificabile nel ruolo del Piemonte nel Risorgimento italiano,

ma estensibile al periodo successivo al dopoguerra48. E allora la questione si pone in questi termini: <<L'argomento della

"'rivoluzione passiva" come interpretazione dell'eta del Risorgimento e di ogni epoca complessa di rivolgimenti storici. Utilita e pericolo di tale argomento. Pericolo di disfattismo storico, cioe di indifferentismo perche 41

Q.15, 72. 42

Q.15, 11. 43

Q.15, 15. 44

Q.15, 17. 45

Q.15, 25. 46

Q.15, 36. 47

Q.15, 18. 48

Q.15, 59.

579 Le categorie storico-politiche nei <Quaderni del carcere)>

l'impostazione generale del problema puo far credere a un fatalismo, ecc.; ma la concezione rimane dialettica, cioe presuppone, anzi postula come necessaria un'antitesi vigorosa e che metta in campo tutte le sue possibilita di applicazione intransigentemente. Dunque non teoria della "rivoluzione passiva" come programma [...] ma come criterio di interpretazione in assenza di altri elementi attivi in modo dominante))49. Questa nota non e sotto il titolo Machiavelli ma sotto quello Passato epresente, ed e anzi dichiarata da Gramsci come 1'epilogoprimo di questa rubrica in cui l'insegnamento della memoria storica si riflette sulla lotta politica. E l'ultimo passaggio: non pilu rivoluzione passiva solo come modello di interpretazione storica, e neanche solo come criterio generale di scienza politica, ma come strumento di comprensione dei processi in atto; nel rapporto conservazione-innovazione, l'articolata struttura degli apparati dello Stato-governo non deve far perdere di vista i complessi e molecolari processi di cambiamento che non la sociologia, scienza dei grandi numeri, ma la filologia, scienza della somma dei <<fatti particolari>>, consente di cogliere nel loro momento genetico50. L'eta delle Restaurazioni appare cosi a Gramsci tutt'altro che compiuta, ma questo significa saper comprendere esattamente questa <<metafora>> con il suo innegabile contenuto di innovazione, e soprattutto saper agire in essa sulle premesse di un'analisi puntuale, <<filologica>>, per usare l'espressione di

Gramsci. E questo in definitiva il senso corretto di <<paragone ellittico>>, e cioe che ((la storia e un paragone implicito tra il passato e il presente (l'attualita storica) [...]. E perche l'ellissi e illecita se il paragone avviene con una ipotesi avvenire, mentre sarebbe lecita se il paragone e fatto con un fatto passato [...]??51. Formule del tipo (<poste queste condizioni?52 o <cosi stando le cose>>53, che presuppongono la conoscenza puntuale del processo storico in cui si agisce, non devono tradursi nell'altra <dl mondo va verso ...>, perche quel processo puo essere modificato, dando origine a una

diversa combinazione che ne stimoli le potenzialita ((progressive>. I1 quindicesimo quaderno diviene cosi, mentre le condizioni fisiche di

Gramsci vanno precipitando, il luogo in cui la consapevolezza del rischio

politico insito nel punto di arrivo della sua riflessione storica, rende piu' esplicito il giudizio su una lunga epoca ancora aperta e sul compito da

svolgervi. Rimane come domanda se le risposte di Gramsci per il suo

tempo valgano ancora per il nostro.

49 Q.15, 62.

50 Q.7, 6;Q.ll, 25.

51 Q.7, 42; Q. 10, 41 VI.

52 Q.10 II, 8.

53 Q.14, 51.