Le elezioni politiche venezuelane
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Italian/English Text
Stephen BlankFrancesca BocchinoGiorgio V. Brandolini
Glyn FordStefano Gatto
Michele GenoveseRobert K. Knake
Ferdinando Riccardi
41Acque & Terre 4/5-2010
Le elezioni politiche venezuelanedi Stefano Gatto *
Le elezioni parlamentari del 26 settembre 2010 rappresentano un passoavanti per la democrazia venezuelana.Il PSUV di Hugo Chávez si è imposto in numero di seggi, mantenendo lamaggioranza assoluta anche grazie alla riforma elettorale dell’anno scorsoche diede maggior rappresentanza agli stati controllati dal partito digoverno, ma l’opposizione entra in parlamento dopo cinque d’assenza, equesto può gettare le basi per un futuro politico più equilibrato inVenezuela.La legge elettorale ha prodotto risultati sorprendenti, se pensiamo che100.000 voti di differenza (5.423.324 per il Partido Socialista Unido de
Venezuela - PSUV di Chávez, pari al 48.13% dei voti) hanno corrispostoa 98 seggi su 165, mentre i 5.320.364 de la Mesa para la Unidad
Nacional (MUN), pari al 47.22%, hanno portato all’elezione di solo 65deputati.Senza dubbio, si tratta di un sistema distorto, dato che se una perfettaproporzionalità tra voti ed eletti non è sempre possibile, una tale distor-sione in un sistema teoricamente proporzionale va di là del ragionevole.Per lo PSUV, il 48.13% dei voti corrisponde al 59.39% dei seggi, per l’op-posizione il 47.22% corrisponde al 39.39%. Venti punti di scarto.Ad ogni modo, per l’opposizio-ne a Chávez si tratta di un suc-cesso, perché ritrova la via delparlamento, cui aveva folle-mente rinunciato boicottandole elezioni parlamentari deldicembre 2005.In questo modo l’opposizione,che denunciava la poca traspa-renza del processo elettorale inmano al CNE (Consejo
Nacional Electoral), avevalasciato via libera a Chávez,che in questi cinque anni hapotuto legislare a piacere.Dell’errore l’opposizione sipentì già nel 2006, quando pre-sentò un candidato unico alleelezioni presidenziali, ManuelRosales, allora governatoredello stato di Zulia, che otten-ne il 32% dei voti contro il 68%ottenuto da Chávez alla suaseconda rielezione.Tra le tante leggi che l’assem-blea d’obbedienza chavista hapromulgato in questi anni perpromuovere il socialismo delXXI secolo, vi furono anche le
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A leggi che spogliarono d’ogni autorità i governatori e sindaci eletti nel2008, per passarle ad autorità di nomina governativa, e la distorta leggeelettorale di cui sopra.Inoltre, l’assemblea monocolore approvò una riforma costituzionale “boli-variana” che ha modificato notevolmente l’organizzazione dello statovenezuelano, introducendo anche la rielezione senza limiti del Presidentedella Repubblica (respinta in referendum popolare nel 2007, tale riformaè stata poi approvata in un altro referendum nel 2009).I risultati elettorali di quest’ultima tornata, pur squilibrati, non permetto-no alla maggioranza d’ottenere i 2/3 dei seggi necessari per compiere leprincipali nomine istituzionali in solitario, né quella di 102 deputati cheavrebbe permesso di governare per decreto.In questo senso, gli sviluppi di questa nuova situazione potrebbero esserepositivi, poiché la maggioranza sembrerebbe obbligata a negoziare con
l’opposizione sui temi d’interessenazionale.Non è sicurissimo che questo sarà ilcammino scelto da Chávez, che hauna concezione molto tribunizia eautoritaria della politica, in cui nonc’è posto per l’opposizione.Entrambe le parti politiche vene-zuelane hanno la loro parte di colpanella degenerazione del clima politi-co nel paese.L’opposizione ha negato per anni, esenza fondamento, la legittimitàdelle successive vittorie elettorali diChávez dal 1999 ad oggi. Il favorecon cui molti accolsero il tentativodi colpo di stato contro Chávez del2002 dimostrò come molti sostenito-ri dell’opposizione non potesseroconcepire che le vittorie di Chávezfossero reali, anche se ottenute conmaggioranze chiarissime, e fosserofavorevoli a qualsiasi mezzo per fer-marlo.La scelta di convocare un referen-dum revocatorio (2004) e l’ostina-zione con cui i proponenti negaronola validità della vittoria del no afavore di Chávez venne a dimostrareuna volta di più che l’opposizione alchavismo non poteva concepire l’i-dea che Chávez avesse una maggio-ranza di consensi nel paese, cosache invece era vera.Le missioni d’osservazione elettora-le internazionali dimostrarono che ilsistema elettronico di votazioneusato in Venezuela, lungi dall’essere
Luiz Inácio Lula da Silva e Hugo Chávez
Manuel Rosales
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un veicolo per frodi, fun-ziona adeguatamente. Lecritiche formulate al siste-ma venezuelano riguarda-vano invece l’ovvio sbilan-ciamento delle autorità digoverno nell’appoggiare intutti i modi le campagneelettorali del chavismo,mediante un uso partigia-no della spesa pubblica afini elettoralistici ed l’oc-cupazione totale deimezzi di comunicazionestatali.Dal canto suo, Chávez ha in buona parte sprecato il capitale politicoaccumulato in successive vittorie elettorali, negando ogni possibile dissi-denza, governando in modo autoritario, forzando le situazioni senza apri-re mai a possibili compromessi. Le continue statalizzazioni d’imprese pri-vate e mezzi di comunicazione e le riforme istituzionali cui abbiamoaccennato sono eloquenti.Il risultato elettorale può essere considerato come positivo anche daChávez che, pur deluso dal non poter governare per decreto come avevasperato, riesce a ritagliarsi una maggioranza di seggi in una situazionedella quale il pessimo stato dell’economia nazionale, ancora totalmentedipendente dal petrolio e il deterioramento della sicurezza hanno minatoin gran parte le comode maggioranze di consensi di cui Chávez ha godutoper dieci anni.I principali cantieri politici di Chávez in questo decennio sono stati lacostruzione di un nuovo modello di socialismo e la sua esportazione nelresto d’America latina mediante l’ALBA, un processo a trazione venezue-lana e petrolifera. L’attuale congiuntura economica e i problemi del Venezuela nell’usare inmaniera efficiente i redditi petroliferi, una tradizione venezuelana cheChávez non ha minimamente intaccato, fanno emergere dei seri dubbisulla sostenibilità a termine di tale modello.D’altro canto, ci si può chiedere se sia legittimo portare avanti progetti diriforma presentati dal suo stesso proponente come epocali con l’appoggiodi solo metà della popolazione.Dal canto suo, l’opposizione giubila per il suo ritorno in parlamento, madovrà adesso far fronte non solo a una nuova offensiva di Chávez, chesicuramente verrà, ma anche alle proprie difficoltà interne: il blocco for-mato per le elezioni parlamentari dovrà sostenere un solo leader per leelezioni presidenziali del 2012 e, a causa delle’eterogeneità del bloccooppositore, non è affatto detto chi possa essere e quale profilo debbaavere per sfidare Chávez.
* Stefano Gatto diplomatico Ue attualmente in America Centrale, fu consigliere economi-co della Commissione Europea a Brasilia dal 1998 al 2002.
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