La Stampa 6 11 13 p48

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48+8 . LA STAMPA MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2013 NA CA CT MI RM LV PREZZI TANDEM, NELLE AREE DI DIFFUSIONE INDICATE SUL GIORNALE LOCALE; 1,20 CON «IL CORRIERE DI ROMAGNA», «NUOVA PRIMA PAGINA MODENA», «NUOVA PRIMA PAGINA REGGIO», «PRIMO PIANO MOLISE», «LA VOCE DI MANTOVA»; 1,30 CON «IL CORRIERE MERCANTILE», «LA GAZZETTA DEL LUNEDÌ». PREZZI ESTERO: FRANCIA, MONACO P., 2,00; SLOVENIA 1,34; C. TICINO FRS. 3,00; SVIZZERA FRANCESE FRS. 3,00; SVIZZERA TEDESCA FRS. 3,00. “Sono Nabila, la bambina sopravvissuta ai droni-killer” MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK L’ULTIMA STORIA Nabila ha disegnato l’attacco dei droni U na bambina di 9 anni tenta di fermare la guer- ra dei droni di Barack Obama. Si tratta di Na- bila Rehman che, assie- me al fratello Zubair ed alla madre Rafiq, siede con il capo coperto da un velo rosso davanti a cinque membri del Congresso di Washington per raccontare quando avvenuto il 24 ot- tobre 2012 nel loro villaggio di Tappi del Nord Waziristan pakistano. «Era l’Id al-Adha - esordisce la bambina, riferendosi alla festa mu- sulmana che ricorda la volontà di Abramo di sacrificare Isacco - ed ero nei campi vicino la nostra casa assieme a mia nonna Momina Bibi, di 67 anni». Assieme «stavamo rac- cogliendo l’okra», allorché «dal cie- lo è venuto fuori un drone, lo abbia- mo visto avvicinarsi ma non abbia- mo temuto nulla». Il cielo è limpido, la visibilità ottima ma la nonna con i nipoti - c’erano anche Asma, di 5 an- ni, e altri cugini - non si allontanano. Zubair, seduto vicino alla sorella, spiega ai deputati di Capitol Hill che «non siamo fuggiti perché sappia- mo che i droni cercano i militanti e noi non lo siamo». Ma il drone, arrivato più vicino, spara «un primo missile, che diffon- de una polvere bianca, dall’odore forte», ricorda Nabila. Nessuno vie- ne colpito, la nonna e i nipoti pensa- no si sia trattato di un errore e non lasciano il campo. Continuano a raccogliere okra. «Ma poi è arrivato il secondo missile, che ha ucciso no- stra nonna ed ha ferito ancora noi», ricorda Nabila, aggiungendo: «Per- devo sangue da una mano, mi fa- sciai con una benda ma non servì a molto, il sangue continuava ad usci- re». A testimonianza della memoria vivida di quel giorno, la bambina mostra ai deputati il disegno che ha fatto sull’attacco: i due droni asso- migliano a degli avvoltoi. Dopo il secondo missile le ferite nel corpo della nonna sono talmen- te gravi che, quando i vicini raccol- gono la salma, la trasportano nel- l’ospedale più vicino, impedendo al figlio di vederla. Dopo Nabila e Zu- bair, è la madre Rafiq a prendere la parola. Come avvenuto per i figli, parla attraverso un traduttore dal pashto. «Faccio l’insegnante ele- mentare e passo le giornate a spie- gare ai bambini cose che non capi- scono», dice la donna, aggiungendo con emozioni in crescendo: «Mi spiegate ora voi come faccio a spie- gargli i droni? Mia madre era in un campo, con i miei figli, lontani da una strada, in assenza di militanti nelle vicinanze e improvvisamente sono stati colpiti dal cielo». L’atto d’accusa nei confronti del Pentagono è duro, esplicito, diretto: «Prima ci hanno detto che i droni avevano colpito una macchina poi, quando gli abbiamo detto che era un prato lontano da strade, hanno cam- biato versione, affermando che vole- vano colpire dei militanti, ma alla fi- ne sono rimasti senza motivazioni né scuse. Non posso spiegare ai miei alunni perché è stata uccisa mia ma- dre». Il traduttore dal pashto scoppia in lacrime, la testimonianza viene in- terrotta, ma poi Rafiq riprende. Vuole arrivare fino in fondo, perché «ho at- traversato mezzo mondo per essere qui ed ora spero che mi ascoltiate». Ad invitarla a Washington è stato Alan Grayson, deputato democratico della Florida, con il sostegno di Amne- sty International e di alcune ong de- terminate ad aprire al Congresso un dibattito sui droni. Grayson non ha trovato molti alleati a Capitol Hill. Ba- sti pensare che solo altri quattro de- putati - tutti democratici - siedono nel- la sala dove i Rehman raccontano quanto avvenuto a Tippi. Il fatto che appartengano tutti al partito del pre- sidente Barack Obama non deve sor- prendere: sono gli eletti liberal del Congresso ad essere più determinati nel contrastare l’uso degli aerei senza pilota. Finora è stata una battaglia dis- seminata di delusioni, perché Obama ha legittimato i droni, spiegando che vengono adoperati solo «in casi di ur- genza», «dopo aver appurato la mi- naccia alla sicurezza nazionale» e «nell’impossibilità di impiegare risor- se alternative». I legali del Dipartimento di Giusti- zia, guidato da Eric Holder, si prepara- no a sostenere queste tesi, quando la commissione Onu sui droni formulerà l’obiezione che l’alto numero di «vitti- me collaterali» testimonia come gli at- tacchi «costituiscono una violazione dei diritti umani». E’ per l’incombere di questa battaglia fra Usa e Onu che Grayson ha voluto far deporre al Con- gresso la piccola Nabila. Scommetten- do di aprire un fronte interno contro i droni, al fine di spingere il Presidente e limitarne l’uso. Il punto però è che, proprio secondo Obama, i droni si so- no rivelati uno degli strumenti più effi- cienti della guerra contro Al Qaeda. Ad avvalorarlo non ci sono solo i docu- menti nel rifugio di Abbottabad, in Pakistan, sui malumori di Osama bin Laden per l’impatto dei droni, ma le parole di Barack. Nel libro «Double Down: Game Change 2012» Mark Hal- perin e John Heilemann rivelano che durante una discussione sui droni alla Casa Bianca, il Presidente disse: «Sia- mo davvero bravi ad uccidere le per- sone». Riconoscendo l’efficienza di un tipo di armamento che George W. Bu- sh inaugurò, ma che poi è stato Obama ad impiegare il maniera massiccia. So- prattutto in Pakistan e Yemen. MILLA JOVOVICH NEW OPENING MILANO Corso Vittorio Emanuele TORINO via Lagrange, 19/C MARELLA.COM

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“SonoNabila,labambinasopravvissutaai droni-killer”

MAURIZIO MOLINARICORRISPONDENTE DA NEW YORK

L’ULTIMA

STORIA

Nabila ha disegnatol’attacco dei droni

Una bambina di 9 annitenta di fermare la guer-ra dei droni di BarackObama. Si tratta di Na-bila Rehman che, assie-

me al fratello Zubair ed alla madreRafiq, siede con il capo coperto da unvelo rosso davanti a cinque membridel Congresso di Washington perraccontare quando avvenuto il 24 ot-tobre 2012 nel loro villaggio di Tappidel Nord Waziristan pakistano.

«Era l’Id al-Adha - esordisce labambina, riferendosi alla festa mu-sulmana che ricorda la volontà diAbramo di sacrificare Isacco - edero nei campi vicino la nostra casaassieme a mia nonna Momina Bibi,di 67 anni». Assieme «stavamo rac-cogliendo l’okra», allorché «dal cie-lo è venuto fuori un drone, lo abbia-mo visto avvicinarsi ma non abbia-mo temuto nulla». Il cielo è limpido,la visibilità ottima ma la nonna con inipoti - c’erano anche Asma, di 5 an-ni, e altri cugini - non si allontanano.Zubair, seduto vicino alla sorella,spiega ai deputati di Capitol Hill che«non siamo fuggiti perché sappia-mo che i droni cercano i militanti enoi non lo siamo».

Ma il drone, arrivato più vicino,spara «un primo missile, che diffon-de una polvere bianca, dall’odoreforte», ricorda Nabila. Nessuno vie-ne colpito, la nonna e i nipoti pensa-no si sia trattato di un errore e nonlasciano il campo. Continuano araccogliere okra. «Ma poi è arrivatoil secondo missile, che ha ucciso no-stra nonna ed ha ferito ancora noi»,ricorda Nabila, aggiungendo: «Per-devo sangue da una mano, mi fa-sciai con una benda ma non servì amolto, il sangue continuava ad usci-re». A testimonianza della memoriavivida di quel giorno, la bambinamostra ai deputati il disegno che hafatto sull’attacco: i due droni asso-migliano a degli avvoltoi.

Dopo il secondo missile le feritenel corpo della nonna sono talmen-te gravi che, quando i vicini raccol-gono la salma, la trasportano nel-l’ospedale più vicino, impedendo alfiglio di vederla. Dopo Nabila e Zu-bair, è la madre Rafiq a prendere laparola. Come avvenuto per i figli,parla attraverso un traduttore dalpashto. «Faccio l’insegnante ele-mentare e passo le giornate a spie-gare ai bambini cose che non capi-scono», dice la donna, aggiungendocon emozioni in crescendo: «Mispiegate ora voi come faccio a spie-gargli i droni? Mia madre era in uncampo, con i miei figli, lontani dauna strada, in assenza di militantinelle vicinanze e improvvisamentesono stati colpiti dal cielo».

L’atto d’accusa nei confronti delPentagono è duro, esplicito, diretto:«Prima ci hanno detto che i droniavevano colpito una macchina poi,quando gli abbiamo detto che era unprato lontano da strade, hanno cam-biato versione, affermando che vole-vano colpire dei militanti, ma alla fi-ne sono rimasti senza motivazioni né

scuse. Non posso spiegare ai mieialunni perché è stata uccisa mia ma-dre». Il traduttore dal pashto scoppiain lacrime, la testimonianza viene in-terrotta, ma poi Rafiq riprende. Vuolearrivare fino in fondo, perché «ho at-traversato mezzo mondo per esserequi ed ora spero che mi ascoltiate».

Ad invitarla a Washington è statoAlan Grayson, deputato democraticodella Florida, con il sostegno di Amne-sty International e di alcune ong de-terminate ad aprire al Congresso undibattito sui droni. Grayson non hatrovato molti alleati a Capitol Hill. Ba-sti pensare che solo altri quattro de-

putati - tutti democratici - siedono nel-la sala dove i Rehman raccontanoquanto avvenuto a Tippi. Il fatto cheappartengano tutti al partito del pre-sidente Barack Obama non deve sor-prendere: sono gli eletti liberal delCongresso ad essere più determinatinel contrastare l’uso degli aerei senzapilota. Finora è stata una battaglia dis-seminata di delusioni, perché Obamaha legittimato i droni, spiegando chevengono adoperati solo «in casi di ur-genza», «dopo aver appurato la mi-naccia alla sicurezza nazionale» e«nell’impossibilità di impiegare risor-se alternative».

I legali del Dipartimento di Giusti-zia, guidato da Eric Holder, si prepara-no a sostenere queste tesi, quando lacommissione Onu sui droni formuleràl’obiezione che l’alto numero di «vitti-me collaterali» testimonia come gli at-tacchi «costituiscono una violazionedei diritti umani». E’ per l’incomberedi questa battaglia fra Usa e Onu cheGrayson ha voluto far deporre al Con-gresso la piccola Nabila. Scommetten-do di aprire un fronte interno contro idroni, al fine di spingere il Presidentee limitarne l’uso. Il punto però è che,proprio secondo Obama, i droni si so-no rivelati uno degli strumenti più effi-

cienti della guerra contro Al Qaeda.Ad avvalorarlo non ci sono solo i docu-menti nel rifugio di Abbottabad, inPakistan, sui malumori di Osama binLaden per l’impatto dei droni, ma leparole di Barack. Nel libro «DoubleDown: Game Change 2012» Mark Hal-perin e John Heilemann rivelano chedurante una discussione sui droni allaCasa Bianca, il Presidente disse: «Sia-mo davvero bravi ad uccidere le per-sone». Riconoscendo l’efficienza di untipo di armamento che George W. Bu-sh inaugurò, ma che poi è stato Obamaad impiegare il maniera massiccia. So-prattutto in Pakistan e Yemen.

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