La sala da té dell’orso malese - David Rubín

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Una sala da tè – in realtà l’ambulatorio psico-animico dell’orso Sigfrido – è lo spazio intorno al quale ruotano le storie visionarie di questo graphic novel. Il bonaccione Sigfrido, specialista in infusioni e nella creazione di strani liquori, incontrando personaggi di ogni tipo che con la scusa di prendere un tè finiscono per raccontargli la loro vita, intrattiene il lettore con storie di amore e disamore, con i racconti più vari ed emozionati, velati da una lieve malinconia per lontane felicità. La vitalità del segno di Rubín, giocando di contrasto, genera un sentimento estraniante e unico che conquisterà il lettore.

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La sala da té dell’orso malese

David Rubín

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La sala da té dell’orso malese (ed. or. La tetería del oso malayo)Collana «Prospero’s Books» n. 22I edizione: ottobre 2009

Copyright © 2006-2009 text and illustrations by David Rubín/Astiberri Ediciones© Enrique Ventura, per il prologo© José V. Galadí, per il testo Il perché di tanta sofferenzaFirst published by agreement with Astiberri Ediciones.All rights reserved.

Soggetto, sceneggiatura e disegni: David RubínTraduzione: Alessandra PapaLettering e grafica di copertina: TunuéCopertina e illustrazioni interne: David Rubín

Per l’edizione italiana Copyright © 2009 Tunué S.r.l.

Direzione editoriale: Massimiliano Clemente

Tunué S.r.l.Via Bramante 32 – 04100 Latina – Italytel. 0773 661760 | fax 0773 [email protected] | www.tunue.com

ISBN-13, GS1 978-88-89613-68-9

Finito di stampare nel mese di ottobre 2009 presso:Arti Grafiche Civerchia S.r.l.Via Pantanaccio 82/B04100 Latina – Italy

Carta:Hello Silk + 300 g/m2 (copertina)GardaMatt Art 150 g/m2 (interni)La sala da té dell’orso malese è stampato su carta «amica delle foreste» certificata FSC

Di David Rubín presso Tunué:Dove nessuno può arrivare (Collana «Prospero’s Books» n. 7)Album David Rubín (Collana «Album» n.11)

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David Rubín, nasce a Ourense, terra di ponti e liquore al caffè, un 19 ottobre del 1977. Qui studia design grafico alla scuola d’arte Antonio Faílde e poco dopo inizia a lavorare nei settori del fumetto, dell’animazione e dell’illustrazione.

Nel 2005 pubblica con Astiberri, El Circo del desaliento, opera che gli fa avere la nomination come autore rivelazione al Salone internazionale del fumetto di Barcelona nel 2006 con la storia Dove nessuno può arrivare (Tunué, 2007). Tra i molti premi ricevuti, spiccano il Premio Injuve 2006 come fumetto comico promosso dal Mini-sterio de Cultura, il Premio Castelao de Comic 2005 della Deputacion de A Coruña e il premio Na vangarda della Xunta de Galicia.

La sala da tè dell’orso malese gli ha permes-so di ottenere le nomination come Miglior opera nazionale, Miglior sceneggiatura, Miglior disegno e Autore rivelazione al Salone internazionale del fumetto di Barcelona del 2007. Il graphic novel è stato vincitore dei Premi della Critica 2007 nella categoria Miglior opera dell’anno e ha permesso all’autore di concorrere come finalista nella Pri-ma edizione del Premio Nazionale di Fumetto.

Membro fondatore e disegnatore attivo del col-lettivo di autori di fumetto Polaqia, attualmente Rubín concilia la sua incontenibile passione per il fumetto con il lavoro per la casa produttrice galiziana Dygra Films, per la quale ha codiret-to, insieme a Juan C. Pena, il lungometraggio di animazione 3D Spirito del Bosco e sta preparan-do il suo secondo lungometraggio: Holy Night!?.

Ora risiede a La Coruña, ha un gatto, disegna nei bar e balla l’agarrao — danza tipica della Ga-lizia — con sollecitudine e senza vergogna.

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David Rubín

La sala da tè

dell’orso malese

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Sia chiaro che non ho mai scritto un prologo e che, a meno che non abbia puntata una pistola, mai più ne scriverò altri. Ma David Rubín è un’eccezione.

Che dire di David Rubín che non abbiano già detto insigni poeti come Miguelanxo Prado e Carlos Portela sul suo precedente lavoro El circo del desaliento (dal quale è stato estratto Dove nessuno può arrivare, pubblicato in Italia dalla Tunué). Che dire. Per tutti quelli che non hanno avuto nelle mani quella piccola opera d’arte, il mio consiglio è di non perderla o non avrò altro rimedio che raccontarvi in questo prologo dello spartano dedito ai sogni e al liquore al caffè. So però che i consigli se ne vanno al vento, così come le buone intenzioni o gli spari a salve dei poliziotti, e quindi non mi rimane altro rimedio (e ho più espedienti del cavallo del Generale Espartero!) che raccontar-vi il passato di colui con cui ce la giochiamo.

Questo orensano è, almeno per me, la grande speranza del fumetto. Va bene, non è l’unico, ma è tra i due migliori e l’altro è quello che mi regala il prosciutto a Natale, quindi lasciamolo da parte per il momento. Rubín mi ha ridato la fede nella storia grafica sequenzia-le che io associavo sempre a diversi interessi commerciali. Ho perso le speranze quando durante i grandi eventi di fumetti venivano sponsorizzati i mitici supereroi (che Dio con-fonda) con la scusa della loro commerciabilità. Quando si dava sfoggio del fumetto pensando fosse un valido mezzo di espressione perché il cinema aveva messo in scena personaggi del calibro di Hulk, Superman o la Pattuglia X, ecc.

Il brutto è che non solo io persi la fede ma anche tutta quella gente a cui dava un po’ noia farsi vedere in pubblico con un fumetto in mano.

Per sciocchezze del genere i non iniziati stavano perdendo David Rubín.

Occorse il coraggio di certe case editrici che rischiarono e il talento di un pugno di autori af-finché la cosa non finisse in disastro. Rubín è, non c’è dubbio, il capofila in questo contesto (e che sia chiaro: non voglio il prosciutto poiché il medico mi ha messo a dieta).

È molto difficile, e in pochi ci sono riusciti, tirarti dai capelli e immergerti in una storia, che tu sappia o meno nuotare. Quella simbiosi

autore-lettore. Non è necessario saper respi-rare in questa atmosfera asfissiante voluta intenzionalmente da David Rubín per non farti dormire la notte. È di più, in uno sfoggio bergmaniano, ti da indicazioni per immergerti nelle pagine secondo un tuo criterio. Ti puoi identificare, sentirti critico, consolatore o in guerra con quel mondo e quei personaggi, ma mai estraneo. Il risultato sarà che avrai un nodo in gola che ti farà venire voglia di gridare basta! a quella luna che un giorno qualsiasi potrebbe trasformarci in vampiri.

Queste lenti che riescono a vedere come va il mondo potevano soltanto provenire da una cultura ancestrale, spirituale e per niente eclet-tica come può essere la nordica, in questo caso la Galizia terra di streghe, eroi, giganti e nani, di demoni e angeli (perlomeno una Angelines la conosco). Ma attenzione! Bisogna essere solo Rubín per capire di cosa si stia realmente parlando in mezzo a tante storie, bisogna «pela-re» fino in fondo le patate del bravo Donatello Semillas per conoscere gli esseri come potreb-bero essere sotto la maschera, cioè umani. Che razza di esseri e che razza di umani. Che peccato non poter restare con loro e conoscerli meglio, perché il contatto dura solo il soffio di poche pagine.

E, beh, del tratto posso solo dire che si fonde perfettamente con l’inchiostro di china. Voglio dire che queste storie non potrebbero essere capite con un altro disegno. Chissà potrebbero sembrarci espressionismo tedesco o magari le ricerche picassiane della Guerni-ca, o qualsiasi altro tratto perfetto, energico e spietato che sta lì solo e precisamente perché deve essere così.

Lettore, so che già sapevi abbastanza di chi e di come è questo giovane uccellaccio che ci offre parte della sua vita intima impressa nell’inchiostro di china, perché sennò non sta-resti leggendo questo, però mi esce dall’anima dirlo, senza aggiungere altro ed entreremmo a prenderci un bicchierino di grappa ne La sala da tè dell’orso malese.

Scommetti che dopo aver conosciuto Sigfrido e quella sviscerata e cenciosa clientela tornerai lì ogni volta che potrai?

Prologo di Enrique Ventura

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“Voglio che tu sia felice,sai già che ti amoed è per questo che preferisco che te ne vada.Lasciami con la mia solitudine”

Il mio viaggio - Camela

Tra l’autunno del 2002 e l’estate del 2005 ho avuto la grande soddisfazione di pubblicare gli undici numeri delle prima e delle seconde fasi di Dos Veces Breve, rivista di storie brevi autoconclusive che ha fruito di buone critiche piuttosto che vendite. Al momento di preparare la presente introduzione, mi rendo conto che David Rubín è stato, in assoluto, l’autore con più pagine pubblicate in quel fumetto. In pratica cinque delle otto storie brevi raggruppate nel volume presente.

Beh, questo non è completamente giusto: la prima storia breve, Dietro il bancone, nonostante venne pubblicata inizialmente in 2VB in due colori è stata ridisegnata per questa raccolta per una maggiore coerenza grafica con i racconti, dato che il tratto della versione iniziale era ancora troppo vicino all’animazione (settore che, a proposito, sostenta Rubín). E la seconda storia breve, La lucciola, che ho pubblicato inizialmente a colori, è stata rifatta completamente per, oltre ai motivi detti prima, adattarsi al formato di 24x17 cm di questo volume, dato che il formato iniziale da 30x21,5 cm non rendeva bene per niente.

Personalmente, non sono d’accordo a ridisegnare queste storie brevi. Mi piace che in queste antologie si percepisca l’evoluzione grafica dell’autore come succede in volumi tipo La morte umida di Max o Dall’assassinio all’Olimpo di Daniel Torres. Ma Rubín aveva ben chiara l’idea che in una raccolta di una serie completa, più che in una antologia, sarebbe stato meglio parlare di un romanzo grafico e ha preferito che regnasse tra le differenti storie brevi un minimo di conformità stilistica.

Il volume si completa con Patate, storia breve inizialmente a colori che Rubín disegnò per un concorso (e che a proposito ha vinto).

E con Antón in fiamme e Le cose che finiscono per rompersi, realizzate espressamente per questa edizione. Attenti alle vignette di Antón… che segnano, secondo me, il miglior momento grafico di David fino a oggi. Anche se mi domandassero qual è la mia storia breve preferita, risponderei senza dubbio che è Ordini (il genere antiguerra è sempre stato il mio favorito). Non sono male neanche Gira la chiave, che ha ricevuto gli onori delle prime pagine nel 2VB 5 e Giubbotto antiproiettili per una bambina che ha permesso a Rubín di rendere omaggio ad alcuni autori di manga che lo hanno influenzato come Akira Toriyama, Kazuo Koike e Goseki Kojima: l’occhiolino a Dragon Ball e a Lone Wolf and Cub in questa storia breve sarebbero evidenti anche a un cieco.

E dato che abbiamo toccato il tema degli autori che hanno influenzato Rubín, mi viene in mente, che quando l’ho conosciuto mi raccontò che già da piccolo leggeva Muñoz e Sampayo, Santiago Sequeiros, Javier Olivares, Teddy Kristiansen, Frank Miller, Jan, Akira Toriyama e Miguelanxo Prado. Autori ai quali aggiungo i suoi amici Victor Rivas e Miguel Robledo. Anche se si è ben guardato dal dire la sua maggiore influenza io l’ho scoperta ugualmente: una stucchevole serie animata chiamata Maple Town Monogatari.

A quel punto della conversazione, ero impressionato immaginando la catena inarrestabile che quelle letture e visioni avevano provocato nella sua mente e ho iniziato ad appassionarmi al suo lavoro fumettistico. Un lavoro che andava in due direzioni: professionale nel Golfiño e di fanzine in BD Banda e in Barsowia. Nella mia vanità di editore voglio credere che 2VB è stata una terza direzione semiprofessionale: con uno stipendio povero, ma con la libertà che l’unico vincolo fosse che la storia breve raccontasse qualcosa (e non sempre succede nei fumetti, oggi giorno…).

E dato che ho scritto sull’origine di queste storie brevi e sull’influenza e l’evoluzione che queste hanno avuto su Rubín, conviene adesso concentrarci sul titolo di questo testo: Il perché di tanta sofferenza. Mi spiego: noi amici di David ci prendiamo gioco dello

Il perché di tanta sofferenza di Jose V. Galadì

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sconforto dei personaggi principali dei suoi racconti. In particolare di quelli che hanno il cuore rotto dal disamore. E noi ridiamo perché i lettori di Rubín penseranno che lui, come persona, sia come quegli scrittori romantici, con una sensibilità a fior di pelle e una pena che se la porterà nella tomba dove cadranno le foglie morte e canteranno le nere rondini. Certo che no. Rubín è, al momento in cui timbra per uscire del lavoro, un accettabile edonista, espressione questa che nel prologo di un fumetto risulta meglio di teppistello incorreggibile.

Allora, cos’è che ha portato questo aitante ragazzotto ad andarsene a casa dopo aver passato più ore di quante ne ha un orologio nello studio di animazione, per chiudersi a fare pagine di fumetti come un forsennato? Noi che conosciamo il mondo dei fumetti sappiamo bene che non è per avere uno stipendio in più. O per ottenere fama e notorietà.

E allora, perché queste pagine sono piene di anime afflitte che si autoflagellano in ricordo di un amore perso? Che ne può sapere un’ubriacone di poco conto, come Rubín, del dolore, della nostalgia malaticcia, del pentimento, della disperazione? Perché il fatto curioso (e meraviglioso) di tutto questo, è che le storie brevi di David suggeriscono al lettore tutte le emozioni del personaggio: durante la lettura si percepiscono gli ultimi baci, i sorseggi di liquore al caffè, le frustate del vento nei contrafforti delle finestre. Leggi le sue pagine e qualcosa si aggrappa al cuore. Come ci riesce? Per caso Rubín rovescia nelle sue pagine qualcosa in più che influenze fumettistiche? È solo un puro lasciapassare o fa realmente penitenza per qualcosa? Rende frivoli sentimenti intensi e incurabili tipici di innamoramenti adolescenziali oppure davvero esorcizza i fantasmi della sua vita sentimentale?

Deliziosi dubbi. Vi lascio, fortunati lettori di questo volume, trovare le vostre risposte a partire da queste storie brevi. Se pretendete di trovarle passando una notte di baldoria con lui, l’unica cosa che riuscirete a fare sarà finire senza voce, con la gola bagnata da Estrella Galicia (bibita alcolica spagnola) che poi è come finisco sempre io.

La mia conclusione, se vi sta bene, è che con il fumetto aperto nelle mani i sentimenti di radicato abbattimento dei personaggi saranno vostri, così come le sensazioni di sollievo e di speranza con le quali terminano sempre questi racconti. La sua suggestione, al tuffarvi in questo album, vi darà una lettura di autenticità allo sconforto e alla tenerezza e legittimerà questa sofferenza. E comunque, alla fine, è finzione. E la finzione si giustifica solo quando ci trasmette qualcosa. Sotto questo aspetto, Rubín è la fottuta fibra ottica.

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…comincia a girare…

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IL MECCANISMO RICOMINCIA A GIRARE

IL MACCHINARIO DELLE STORIE RICOMPONE

I SUOI INGRANAGGI E AFFRONTA IL CAMMINO CON SPIRITO DI NOVIT�

RUGGISCE LO SCARABOCCHIO ABBRACCIANDO LA VIGILIA,

SI SVEGLIA

ALLA CARICA, DI NUOVO

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DI NUOVONITRISCONO LE CAFFETTIERE, I LIQUORI INVADONO DI NERO

L'ORIZZONTE DEL CORAGGIOSO AUTORINO

DIETRO RESTA LA STAZIONE DEL CIRCO, VINTA LA DISPERAZIONE:

CAMBIA IL GIRO

SBADIGLIA E SI STIRA

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L'ANIMALARIO UMANO SI VESTE A FESTA PER PRESENTARE

I NUOVI EROI ESAUSTI

NUOVI SIPARI SI APRONO

VINTI PROMETEI, MARIONETTE SENZA CORDE

CHE POPOLANO LA SALA DA T� CHE UN GIORNO STORTO LO SCRITTORINO HA INVENTATO

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RUGGISCONO NUOVE TORMENTE NEL CUORE CON LE QUALI INTRATTENERE I CLIENTI

ROVESCIA SUL BANCONE LA SUA RILUCENTE

COLLEZIONE DI SPROPOSITI, L'APPRENDISTA DELL'ARTISTA

SENZA TRAPPOLE N� IMBROGLI,

SIGFRIDO APRE LE PORTE DEL SUO TEATRO

DI VARIET� QUOTIDIANO

SI DISPONE DAVANTI A VOI

E DAVANTI AI VOSTRI OCCHI

BENVENUTI!

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intermezzi_ver01 20-10-2005 02:46 Pagina 16

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01: dietro il bancone

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PUBBLICATO ORIGINARIAMENTE IN DOS VECES BREVE 3RIDISEGNATO E AMPLIATO PER LA CORRENTE EDIZIONE

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QUESTA E LA MIA CITT�, MI PIACE VIVERE QUI, GODO PASSEGGIANDO PER LE SUE STRADE,

OSSERVANDO LE FACCIATE DEI SUOI EDIFICI......E LA GENTE CHE VI ABITA

PERCHE SE C'� QUALCOSA DI VERO CHE MI FA INNAMORARE DI

QUESTA CITT� � LA SUA GENTE

E HO LA FORTUNA DI CONOSCERE TUTTI, VISTO CHE DIRIGO UN POSTO AL QUALE TUTTI IN UN QUALSIASI

MOMENTO DEL GIORNO ACCORRONO...

...QUI LO VEDETE: LA SALA DA T� DELL'ORSO MALESE!

...E L'ORSO DELL'INSEGNA SONO IO...

SALVE

...MI CHIAMO SIGFRIDO......SO CHE IL NOME

NON E TIPICO DELLA MALASIA...

...MA CHE CI POSSO FARE!

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� CURIOSO... C'� ANCORA GENTE CHE CREDE CHE QUESTA SIA UNA SALA DA T�

...QUANDO IN REALTA E UN CONSULTORIO PSICO-ANIMICO

VI FACCIO UN ESEMPIO:

QUEST'UOMO DALL'ASPETTO

GRIGIO E MALINCONICO SI

CHIAMA CAETANO CRAYON...

AHI! ...ERA UN GRANDE SUPEREROE, ERA, PERCH� UN ROBOT GIGANTE LO RESE CIECO

SEI MESI FA...

...E DA QUEL GIORNO NON RIESCE A RIPRENDERSI

DOVE SI � MAI VISTO? UN SUPEREROE CIECO!!

E DARE- DEVIL?

LA MATTINA PRENDE TRE INFUSI DI SALSAPARIGLIA CON ZENZERO...

SONO UN CUMULO DI DISGRAZIE! CHE NE SARA DI ME?

NAUFRAGO IN QUESTO OCEANO DI TENEBRE?!

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