LA MODA DI DOMUS DOMUS AND FASHION - marsilioeditori.it · collaborazione da part de i giovan fotoi...

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HERITAGE LA MODA DI DOMUS DOMUS AND FASHION Alessandro Mendini (con foga), ma anche Deyan Sudjic e Flavio • With élan, Alessandro Mendini, Deyan Sudjic, Flavio Albanese Albanese tra gli altri direttori, si sono occupati di fashion design in and other editors-in-chief covered fashion design in extraordinary modo straordinario e multidisciplinare, come nessuna rivista ave- and multidisciplinary ways, none of which was anything like what va mai fatto prima other magazines had ever done di / by PATRIZIA SCARZELLA Nella sua lunga storia Domus, accanto ai temi principali del progetto - l'archi- tettura, il design e l'arte - si è occupata di arti varie e applicate e talvolta anche di moda, con direttori diversi, con un approccio progettuale ogni volta specia- le, che nessun'altra rivista ha o ha avuto in passato. La prima volta nel 1981: nasce il pro- getto Domus Moda con la direzione di Alessandro Mendini, due numeri speri- mentali come supplementi dei n. 617 e 621 della rivista. Nelle intenzioni, il pro- getto avrebbe potuto svilupparsi come una rivista a se stante; se ne parlò molto allora, ma così non è stato. A Milano c'era a quel tempo un'energia creativa straordinaria e Domus, con la direzione di Mendini, era una sorta di catalizza- tore di molti protagonisti sulla scena, come Studio Alchimia, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, i designer di Memphis, Elio Fiorucci, mentre gli stilisti italiani come Armani e Ferré diventavano fa- mosi nel mondo e si faceva strada l'idea di un Museo della Moda, già controver- so sul nascere. Il primo numero di Domus Moda fu presentato al Centrodomus, lo spazio per gli eventi dell'Editoriale Domus in centro a Milano. In una serata affollata di architetti, designer, giornalisti, foto- grafi, stilisti, con una grande torta che riproduceva la copertina con il volto della modella decorato in bianco e nero, si sparse la voce tra gli addetti ai lavo- ri che Domus Moda sarebbe diventata una nuova rivista. Nei mesi successivi, la redazione fu sommersa di richieste di collaborazione da parte di giovani foto- grafi, soprattutto americani, arrivati a Milano per lavorare con i magazine di moda e design. E Domus Moda aveva un grande appeal, perché era un terre- no di sperimentazione, con un approc- cio insolito, alternativo e internazionale dove tutti i contenuti erano costruiti su DAL CORPO ALLA CITTA' FROM THE BODY TO THE CITY Libera dal dilemma decoro/struttura la moda ha sempre • Free from the decor/structure dilemma, operato miscelando i due opposti con sapiente tolleranza, fashion wisely mixes opposites. Design too can Anche il design propone una ipotesi decorativa del mondo, propose a decorative view of the world. Hanno collaborato al progetto I Elisabetta Valentin! modella; Ugo Ghlrardi (Puccio e Franco) Alessandro Mendini: Giorgio e Bruno Gregorì, Mauro Panzeri make-up; George Holz fotografo; Cinzia Ruggeri realizzazione grafica; Daniela Puppa - coordinamento; abito; Studio Alchymla - mobili. \ di ROSAMARIA RINALDI Le parti in gioco sono: i parteci- panti-progettisti, stilisti, fotografi, truccatori, modelle; i • territori » in cui sono soliti lavorare i parte- cipanti: architettura, arredo, mo- da, cosmesi: il decoro, intervento « superficiale » che si compone di pochi, elementari stilemi. I precedenti e le premesse che r / / / 50 - domus moda maggio 1981 f f A sinistra, abaco di forme decorative. Sopra, corpo decorato, hanno dato il via al gioco sono una torre decorativa, forse da rea- da un lato una serie di mobili, og* lizzare in tubo Dalmine, da vesti- getti casalinghi, pezzi di design re con tanti decori di metallo ri- « storico ». caratterizzati dall'inter- gido come la struttura e con altri, vento/intrusione di decori pungen- molli come bandiere che non sven- ti, magnetici, banali, ameboidi, tolano. Gli stilemi dei decori sono voluttuosi, fosforescenti — para- sempre gli stessi, dossi dimostrativi che alterano la Dall'altro lato c'è il fatto che nes- fisionomia, modificano il significa- suna società ignora il progetto to dell'oggetto originale. C'è anche di adornarsi. Acconciature, tatuag- modella Elisabetta Valentini. 1981. gi, pitture corporee, accessori che accentuano alcune parti del cor- po, abbigliamento, comportamen- to, moda. Ne deriva che il corpo diventa il supporto artistico per eccellenza e l'abito con gli ornamenti rispon- dono a leggi estetiche caratteriz- zate da: incostanza, fragilità, ec- cesso, provocazione ... va da sé che Domus Moda di Alessandro Mendini propone un'ipotesi decorativa del mondo (numero 617, maggio 1981 ) • Under Alessandro Mendini, Domus Moda proposed a decorative view of the world (issue 617, May 1981) progetti ad hoc, con una visione molto ampia sul fenomeno moda, che spaziava senza barriere dalla storia all'antropolo- gia, dall'analisi degli aspetti industriali e tecnologici della produzione allo Street style dei luoghi più innovativi o nascosti del mondo, dagli stilisti dell'alta moda ai giovani sconosciuti. Era diversa an- che nel linguaggio visivo dalle altre ri- viste di design e moda, per l'uso diffuso del disegno, con il coinvolgimento di illustratori, artisti e grafici, determinan- te per la comunicazione quanto oggi la fotografia. "Cosmesi universale" era il titolo dell'e- ditoriale/manifesto di Alessandro Men- dini di quel primo numero che abbatte- va le barriere disciplinari e metteva sullo stesso piano l'architettura, il design, l'arte e la moda sotto il cappello della decorazione: "Cerco di pensare all'ar- chitettura così come uno stilista pensa a un vestito, considero il vestito come la più piccola architettura. Il più piccolo e virtuosistico spazio costruito attorno alla persona, un abitacolo libero e can- giante all'infinito secondo l'anarchico gioco del 'decoro'". L'editoriale del se- condo numero, intitolato "Musei alla moda?", entrava nel vivo del dibattito in corso circa l'ipotesi di realizzare a Mi- lano il museo dedicato a questa disci- plina. Si poneva una serie di domande senza risposte: "Perché sull'argomento non si esprimono gli addetti ai lavori, che sembrano intenti ad agire essi stessi d'istinto e mai a meditare sul loro ruo- lo? Che consista proprio nell'incapacità di storicizzarsi e di entrare nella cultura 'ufficiale' la carta vincente della moda? Non è una contraddizione in termini quella di museificare il fenomeno per definizione più caduco ed evanescente? Perché esistono lauree in architettura (e l'architettura è in crisi) e non lauree in abbigliamento?" In seguito, nel 1985, Domus dedica alla moda una sezione interna nei numeri 659 e 660: Alessandro Mendini ritiene il tema la naturale estensione del norma- le ventaglio di argomenti eclettici della rivista che avvicina l'intero campo del progetto con un approccio principal- mente antropologico e artistico. L'inte- grazione fra design e moda costituisce oltretutto uno dei punti base anche di Domus Academy, la scuola fondata da Editoriale Domus. "Moda come Arte" e "Arte come Moda" sono i temi di fondo: sintesi estetica, analisi culturale, sociale e semiologica della moda sono il carattere della formula di queste pagine, realizzate anche con la collaborazione del critico d'arte Pierre ReStany e di Gil- lo Dorfies. Ma l'esperimento si fermò lì. Molti anni dopo, in uno scenario del tutto cambiato, nel 2003, esce Fashion, supplemento al n. 853, con la direzione di Deyan Sudjic e la consulenza edi- toriale di Stefano Casciani. La moda, rispetto ai lontani anni Ottanta, è un settore sempre più strutturato e conso- lidato, la leadership di Milano non è più così certa, corsi e lauree in fashion desi- gn si sono nel frattempo diffusi a mac- chia d'olio, il progetto del museo della moda è rimasto in qualche cassetto e il legame con l'architettura è diventato molto forte. Fashion indaga la relazione tra architetto e stilista, il rapporto spes-

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HERITAGE

LA MODA DI DOMUS DOMUS AND FASHION Alessandro Mendini (con foga), ma anche Deyan Sudjic e Flavio • With élan, Alessandro Mendini, Deyan Sudjic, Flavio Albanese Albanese tra gli altri direttori, si sono occupati di fashion design in and other editors-in-chief covered fashion design in extraordinary modo straordinario e multidisciplinare, come nessuna rivista ave- and multidisciplinary ways, none of which was anything like what va mai fatto prima other magazines had ever done di / by P A T R I Z I A S C A R Z E L L A Nella sua lunga storia Domus, accanto ai temi principali del progetto - l'archi-tettura, il design e l 'arte - si è occupata di arti varie e applicate e talvolta anche di moda , con direttori diversi, con un approccio progettuale ogni volta specia-le, che nessun'altra rivista ha o ha avuto in passato. La prima volta nel 1981: nasce il pro-getto Domus M o d a con la direzione di Alessandro Mendini, due numeri speri-mentali come supplementi dei n. 617 e 621 della rivista. Nelle intenzioni, il pro-getto avrebbe potuto svilupparsi come una rivista a se stante; se ne parlò molto

allora, ma così non è stato. A Milano c'era a quel tempo un'energia creativa straordinaria e Domus, con la direzione di Mendini, era una sorta di catalizza-tore di molti protagonisti sulla scena, come Studio Alchimia, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, i designer di Memphis, Elio Fiorucci, mentre gli stilisti italiani come Armani e Ferré diventavano fa-mosi nel mondo e si faceva strada l'idea di un Museo della Moda , già controver-so sul nascere.

Il pr imo numero di Domus M o d a fu presentato al Centrodomus, lo spazio per gli eventi dell 'Editoriale Domus in centro a Milano. In una serata affollata

di architetti, designer, giornalisti, foto-grafi, stilisti, con una grande torta che riproduceva la copertina con il volto della modella decorato in bianco e nero, si sparse la voce tra gli addetti ai lavo-ri che Domus M o d a sarebbe diventata una nuova rivista. Nei mesi successivi, la redazione fu sommersa di richieste di collaborazione da parte di giovani foto-grafi, soprattutto americani, arrivati a Milano per lavorare con i magazine di moda e design. E Domus M o d a aveva un grande appeal, perché era un terre-no di sperimentazione, con un approc-cio insolito, alternativo e internazionale dove tutti i contenuti erano costruiti su

DAL CORPO ALLA CITTA' FROM THE BODY TO THE CITY Libera dal dilemma decoro/struttura la moda ha sempre • Free from the decor/structure dilemma, operato miscelando i due opposti con sapiente tolleranza, fashion wisely mixes opposites. Design too can Anche il design propone una ipotesi decorativa del mondo, propose a decorative view of the world.

H a n n o col laborato al p roget to I El isabet ta Valentin! modella; Ugo Ghlrardi (Puccio e Franco)

Alessandro Mendini: Giorgio e Bruno Gregorì , Mauro Panzeri make-up; George Holz fo tografo ; Cinzia Ruggeri

realizzazione grafica; Daniela Puppa - coordinamento; abito; S tud io Alchymla - mobili.

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di ROSAMARIA RINALDI Le parti in gioco sono: i parteci-panti-progettisti, stilisti, fotografi, truccatori, modelle; i • territori » in cui sono soliti lavorare i parte-cipanti: architettura, arredo, mo-da, cosmesi: il decoro, intervento « superficiale » che si compone di pochi, elementari stilemi. I precedenti e le premesse che

r / / / 50 - domus moda maggio 1981 f f

A sinistra, abaco di forme decorative. Sopra, corpo decorato, hanno dato il via al gioco sono una torre decorativa, forse da rea-da un lato una serie di mobili, og* lizzare in tubo Dalmine, da vesti-getti casalinghi, pezzi di design re con tanti decori di metallo ri-« storico ». caratterizzati dall'inter- gido come la struttura e con altri, vento/intrusione di decori pungen- molli come bandiere che non sven-ti, magnetici, banali, ameboidi, tolano. Gli stilemi dei decori sono voluttuosi, fosforescenti — para- sempre gli stessi, dossi dimostrativi che alterano la Dall'altro lato c'è il fatto che nes-fisionomia, modificano il significa- suna società ignora il progetto to dell'oggetto originale. C'è anche di adornarsi. Acconciature, tatuag-

modella Elisabetta Valentini. 1981. gi, pitture corporee, accessori che accentuano alcune parti del cor-po, abbigliamento, comportamen-to, moda. Ne deriva che il corpo diventa il supporto artistico per eccellenza e l'abito con gli ornamenti rispon-dono a leggi estetiche caratteriz-zate da: incostanza, fragilità, ec-cesso, provocazione ... va da sé che

Domus Moda di Alessandro Mendini propone un'ipotesi decorativa del mondo (numero 617, maggio 1981 ) • Under Alessandro Mendini, Domus Moda proposed a decorative view of the world (issue 617, May 1981)

progetti ad hoc, con una visione molto ampia sul fenomeno moda, che spaziava senza barriere dalla storia all 'antropolo-gia, dall'analisi degli aspetti industriali e tecnologici della produzione allo Street style dei luoghi più innovativi o nascosti del mondo, dagli stilisti dell'alta moda ai giovani sconosciuti. Era diversa an-che nel linguaggio visivo dalle altre ri-viste di design e moda, per l 'uso diffuso del disegno, con il coinvolgimento di illustratori, artisti e grafici, determinan-te per la comunicazione quan to oggi la fotografia.

"Cosmesi universale" era il titolo dell'e-ditoriale/manifesto di Alessandro Men-dini di quel primo numero che abbatte-va le barriere disciplinari e metteva sullo stesso piano l 'architettura, il design, l 'arte e la moda sotto il cappello della decorazione: "Cerco di pensare all 'ar-chitettura così come uno stilista pensa a un vestito, considero il vestito come la più piccola architettura. Il più piccolo e virtuosistico spazio costruito a t torno alla persona, un abitacolo libero e can-giante all'infinito secondo l 'anarchico gioco del 'decoro'". L'editoriale del se-condo numero, intitolato "Musei alla moda?", entrava nel vivo del dibattito in corso circa l'ipotesi di realizzare a Mi-lano il museo dedicato a questa disci-plina. Si poneva una serie di domande senza risposte: "Perché sull 'argomento non si esprimono gli addetti ai lavori, che sembrano intenti ad agire essi stessi d'istinto e mai a meditare sul loro ruo-lo? Che consista proprio nell'incapacità di storicizzarsi e di entrare nella cultura 'ufficiale' la carta vincente della moda? Non è una contraddizione in termini quella di museificare il fenomeno per definizione più caduco ed evanescente? Perché esistono lauree in architettura (e l 'architettura è in crisi) e non lauree in abbigliamento?"

In seguito, nel 1985, Domus dedica alla moda una sezione interna nei numeri 659 e 660: Alessandro Mendini ritiene il tema la naturale estensione del norma-le ventaglio di argomenti eclettici della rivista che avvicina l'intero campo del progetto con un approccio principal-mente antropologico e artistico. L'inte-grazione fra design e moda costituisce oltretutto uno dei punti base anche di Domus Academy, la scuola fondata da Editoriale Domus. " M o d a come Arte" e "Arte come M o d a " sono i temi di fondo: sintesi estetica, analisi culturale, sociale e semiologica della moda sono il carattere della formula di queste pagine, realizzate anche con la collaborazione del critico d 'ar te Pierre ReStany e di Gil-lo Dorfies. Ma l 'esperimento si fe rmò lì. Molti anni dopo, in uno scenario del tutto cambiato, nel 2003, esce Fashion, supplemento al n. 853, con la direzione di Deyan Sudjic e la consulenza edi-toriale di Stefano Casciani. La moda , rispetto ai lontani anni Ot tanta , è un settore sempre più strut turato e conso-lidato, la leadership di Milano non è più così certa, corsi e lauree in fashion desi-gn si sono nel f ra t tempo diffusi a mac-chia d'olio, il progetto del museo della moda è rimasto in qualche cassetto e il legame con l 'architettura è diventato molto forte. Fashion indaga la relazione tra architetto e stilista, il rappor to spes-

P R O G E T T I IN TESTA

"Progetti in testa", articolo sui copricapi disegnati da celebri designer (Domus 621. 1981) • "Progetti in testa", an article on hats created by famous designer (Domus 621, 1981)

so simbiotico tra progettista di moda e progettista d'interni. L'evoluzione del rapporto tra moda e architettura attra-verso il design degli spazi è rappresen-tata da progetti esemplari di negozi di moda nel mondo - da Martin Margiela a Parigi a C o m m e des Garcons a Tokyo, da Armani a Hong Kong ad Alexander McQueen a New York scenografie sempre più sofisticate ed eclatanti, dove gli abiti sono esposti in quanti tà mini-male, dove è lo spazio a essere delega-to a rappresenta la filosofia, la forza e il potere del brand. Più dei prodotti . E dove spesso lo stilista è autore del pro-getto di architettura. Torna ancora, a distanza, nel 2009 il focus di Domus sul tema moda sot-to la direzione di Flavio Albanese con la sezione speciale al n. 924 "Fashion Anatomy", a cura di Maria Luisa Fri-sa e Rita Capezzuto. E costituito da una serie di sette saggi approfonditi , integrati con i disegni in bianco e nero e l'elegante progetto grafico di Klas Er-nflo. Racconta, dal punto di vista cri-tico e antropologico, aspetti nascosti e

meno conosciuti del mondo della moda, facendo intuire la complessità della ri-cerca della bellezza, come svela, tra le molteplici citazioni colte, quella di Rei Kawakubo: "Quello che faccio non è in-fluenzato da quello che accade nel mon-do della moda e della cultura. Parto da oscure immagini astratte per creare un nuovo concetto di bellezza".

• Over the course of its long history, Domus has maintained a grounded menu of architecture, industriai design and art. Now and then, it also covered other types of applied arts, including fashion. In turn, several editors-in-chief devised special formats to present fashion contents. None of them was anything like what other magazines did in the past or are doing now. The first of these special formats was the 1981 Domus Moda project by the then editor-in-chief Alessandro Men-dini, consisting in two experimental supplements to Domus issues 617 and 621. The intention was that the project be feasible as an independent perio-

Sopra, la coperina del supplemento di Domus 858, aprile 2003 diretto da Deyan Sudjic. A destra, la sezione speciale "Fashion Anatomy" (Domus 924, aprile 2009)

• Above, the cover of the supplement to Domus 858 (Aprii 2003), edited by Deyan Sudjic. Right, the special "Fashion Anatomy" section (Domus 924, aprile 2009)

dical. It was much discussed, but then fizzled out. In Milan at the time, there was an extraordinary amount of crea-tive energy, and under the direction of Mendini. Domus became a catalyst for many of the scene's protagonists, such as Studio Alchimia, Ettore Sottsass, Andrea Branzi, the Memphis group and Elio Fiorucci. At the same time, Italian fashion designers like Giorgio Armani and Gianfranco Ferré were be-coming famous around the world. The idea of a Milanese fashion museum carne up and was hotly debated. The first Domus Moda issue was presented at Centrodomus, the events location be-longing to Editoriale Domus in down-town Milan. Many architects, designers, journalists, photographers and fashion designers attended. A large cake was decorated like the cover: a woman's face painted white and black. That evening, the rumour spread among insiders that Domus Moda would become a new raa-gazine. In the following months, the edi-torial staff was flooded with assignment requests by young photographers, espe-cially American ones, who had come to Milan to work in fashion and design. Domus Moda held great appeal, becau-se it presented experimental terrain with an unusual, alternative and internatio-nal approach. Ali the content is based on ad hoc projects with a very broad vision of the fashion phenomenon. It ranges without barriers from history to anthropology; f rom the analysis of industriai and technological aspeets of production to Street style seen in inno-vative or little-known places around the world; from high-fashion couturiers to young unknowns. Also its visual lan-guage is different f rom other design and fashion magazines in its predominant use of drawings, ali made by illustrators, artists and graphic designers a presen-tation as communicatively cruciai back then as photography is today. Global Cosmesis is the title of Alessan-dro Mendini's editorial-cum-manifesto for the first Domus Moda issue, in which disciplinary separations are abolished, and architecture, design, art and fashion are placed on the same piane, under the hat of decoration: "I try to think of ar-chitecture as a fashion designer thinks of clothes, and I regard clothes as the smallest architecture, the smallest and most virtuoso space built around the person and intimately adhering to his or her body; a free dwelling that chan-ges ceaselessly according to the anarchie play of 'decor ' ," he writes. The editorial for the second issue is tit-led Museum of fashion! It goes straight to the heart of the debate underway about the hypothesis of creating a fa-shion museum in Milan. Mendini asks a nurnber of questions without answers: "Why do those actively involved in the sector never state their opinion on the matter? Why do they, too, always seem to be acting by instinct, never stan-ding back to think about what they are doing? Or perhaps the winning card of fashion is its incapacity for being histo-ricised and joining 'officiai' culture? Is it not a contradiction in terms to mu-seumise what is, by definition, the most fleeting and ephemeral of phenomena? Why are there degrees in architecture (though architecture is in crisis) but not degrees in clothing?" Four years later, in 1985, Domus dedi-cated a section to fashion inside issues 659 and 660, stili under the editorship of Mendini, who considered the subject to be a naturai extension of the normal

range of the magazines eclectic topics, for which the entire design field was brought closer together by means of an anthropological and artistic appro-ach. The integration between design and fashion also constituted one of the cornerstones of Domus Academy, the school founded by Editoriale Domus. "Fashion as A r t " and "Art as Fashion" are the themes of the above-mentioned fashion sections, which feature the ae-sthetic synthesis of fashion and cultural, social and semiotic analyses. The pages were conceived with the contribution of Pierre Restany and Gillo Dorfles. But the experiment ended there. Many years later, in the entirely different scenario of 2003, Fashion, a supplement to Do-mus issue 853, carne out under Deyan Sudjic with the editorial consultancy of Stefano Casciani. Compared to the di-stant 1980s, fashion had become a more structured and Consolidated system. Milan's leadership in the sector was no longer so steadfast. Courses and de-grees in fashion design were spreading like wildfire. The fashion museum had remained on the back burner, and the link between fashion and architecture had become much stronger. Fashion explores the relationship between ar-chitect and fashion designer, and the often symbiotic rapport between fa-shion designer and interior designer. The evolution of the bond between fashion and architecture is represented by exemplary clothing stores around the world: Martin Margiela in Paris, C o m m e des Garcons in Tokyo, Armani in Hong Kong, and Alexander McQue-en in New York - ali sophisticated and spectacular scenographies where clothes were displayed in minimal quantities. More than the clothing, it was the space that had the task of communicating the brand's philosophy, strength and power. Often, the fashion designer created the architectural project. Domus''s next fashion coverage carne out in 2009 under Flavio Albanese, with a special section in issue 924 called "Fa-shion Anatomy", edited by Maria Luisa Frisa and Rita Capezzuto. It features a series of seven in-depth essays illustra-teci with black-and-white drawings and elegant graphics by Klas Ernflo. Hidden and lesser-known aspeets of the fashion world are analysed from a criticai and anthropological viewpoint, revealing the complexity of the search for beau-ty. The many cultured citations include one by Rei Kawakubo of C o m m e des Gargons: "What I do is not influenced by what has happened in fashion or cul-ture. I work from obscure abstract ima-ges to create a fresh concept of beauty," she says.

F A S H I O N A N A T O M Y

domus moda Giugno - June 2017 - 61M J I J i

M X A M AUTORI-CONTRIBUTORS / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / A / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / / i

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Tessuti della collezione Memphis Milano realizzati su disegno di Natha l i e D u Pasquier

CARLO ANTONELLI Produttore culturale, ha diretto le edizioni italiane delle riviste Rolling Sione, Wired e GQ. Autore di saggi (Discolnfemo e Fuori Tutti, con Fabio De Luca) e di programmi televisivi e radiofonici, negli anni Novanta ha anche diretto la casa discografica Sugar. La sua attività di produttore cinematografico lo ha visto impegnato nella realizzazione dei lungometraggi Io sono l'Amore (2009) e del prossimo Suspiria (2017), entrambi diretti da Luca Guadagnino.

M Antonelli is a cultural producer. He was the editor-in-chief of the Italian editions of Rolling Stone, Wired and GQ magazines. He writes essays (Disco Inferno and Fuori Tutti, with Fabio De Luca), television and radio programmes. In the 1990s he was the director of the record company Sugar. He was an as-sociate producer of the movies Io sono l'amore (2009) and the upcoming Suspiria (2017), both directed by Luca Guadagnino.

MATTEO BORDONE Giornalista, conduttore radiofonico e blogger, conduce da anni diversi programmi radiofoni-ci (l'ultimo: Mu, su Rai Radio 2) e partecipa a trasmissioni tv (tra cui: Sbandati, Rai 2). Ha realizzato diversi servizi ed è stato opinioni-sta in alcune puntate della trasmissione Le invasioni barbariche su La7 per la stagione 2006/2007, dove è presenza fissa dall'edizione 2007/2008. Nel 2009 partecipa alla trasmis-sione X Factor come opinionista e dal 2013 è conduttore di Ante Factor ed Xtra Factor. Scrive di tecnologia, elettrodomestici, video-giochi, cinema e cultura pop.

• Bordone is a journalist, blogger and radio host whose latest programme is Mu on Rai Radio 2. Television participation includes Sbandati on Rai 2. He was an opinionist on several episodes of Le invasioni barbariche on La7 (2006-07) and has been a fixture there since 2007-08. In 2009 he was an opinionist on X Factor, and since 2013 he has been the host of the programmes Ante Factor and Xtra Factor. He writes about technology, house-hold appliances, video games, cinema and popular culture.

MICHELE BORONI Vive a cavallo tra la Toscana e Milano, occu-pandosi prevalentemente di contenuti e comu-nicazione per numerosi brand. Collabora con diverse testate, tra cui: Wired, Il Foglio, iCor-riere della Sera, Link, Rivista Studio e Rockol. Autore tv e radio (tra gli altri programmi: Ghiaccio Bollente su Rai 5 e Ogni Maledetta Domenica su Radio 2). Ha scritto CoolBrands (Edizioni sb, 2006) e Brands 2.0 (Edizioni B&P, 2007). In rete si fa chiamare EmmeBi. Nel tempo libero fotografa #fontdibagni.

• Boroni lives in Tuscany and Milan, and produces content and communication for brand-name companies. He contributes to

' / / / X62 - domus moda Giugno - June 2017 A / i

the periodicals Wired, Il Foglio, Corriere della Sera, Link, Rivista Studio and Rockol. He writes for television and radio, including Ghiaccio Bollente on Rai 5 and Ogni Male-detta Domenica on Radio 2. He is the author of CoolBrands (Edizioni sb, 2006) and Brands 2.0 (Edizioni B&P. 2007). His online name is EmmeBi. In his spare time, his takes pictures of seaside signage #fontdibagni.

ANDREA BRANZI Architetto e designer di fama internazionale, nato e laureatosi a Firenze, vive e lavora a Mi-lano dal 1974. Fin dalla laurea (1966) ha fatto parte del movimento di avanguardia Architet-tura Radicale. Si occupa di design industriale e sperimentale, architettura, didattica e pro-mozione culturale. E autore di molti libri sulla storia e la teoria della progettazione, tra cui: La casa Calda (Idea Books, 1984). Nel 1982 ha co-fondato e diretto Domus Academy, pri-ma scuola post-universitaria di design. B Branzi is an internationally famous archi-tect and designer born in Florence, where he took his degree. Since 1974 he has been living in Milan. Ever since he graduated in 1966, he has been an exponent of the avant-garde movement Architettura Radicale. He works on industriai and experimental design, ar-chitecture, teaching and cultural promotion. He has written a number of books on design history and theory, including The Hot House: Italian New Wave Design (MIT Press, 1984). In 1982 he co-founded and directed Domus Academy on Milan, Italy's first postgraduate design school.

LUCA CAMINATI Professore associato di Film Studies presso la Mei Hoppenheim School of Cinema della Concordia University di Montreal, in Cana-da, si occupa di teorie e pratiche del cinema postcoloniale. E autore de II cinema come hap-pening - Il primitivismo pasoliniano e la scena artistica italiana degli anni Sessanta (Postme-dia Books, 2010) e di Roberto Rossellini docu-mentarista. Una cultura della realtà (Carocci, 2012), oltre che di numerosi saggi su riviste specializzate italiane e nordamericane. M Caminati is a professor of film studies at the Mei Hoppenheim School of Cinema, Concordia University in Montreal, Cana-da. He teaches the theories and practices of post-colonial cinema. He is the author of II cinema come happening - Il primitivismo paso-liniano e la scena artistica italiana degli anni Sessanta (Postmedia Books, 2010) and Rob-erto Rossellini documentarista - Una cultura della realtà (Carocci, 2012). He has written numerous essays for specialised Italian and North American magazines.

RICCARDO CONTI Critico d'arte e docente di Visual Culture, ha scritto come freelance editor per numerose te-

state, occupandosi principalmente di cultura visiva e moda. Attualmente scrive per Vogue Italia, l'Uomo Vogue e Vice Italia. Ha insegna-to presso l'Accademia di Brera, alla facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e tenuto seminari presso altre istituzioni quali NABA e IULM a Milano, IUAV di Venezia e KHIO di Oslo. Dal 2009 insegna Visual Cul-ture presso lo IED Moda Lab di Milano. I Conti is an art critic and teaches visual cul-ture. He writes freelance about visual culture and fashion for Vogue Italia, l'Uomo Vogue and Vice Italia. He taught at the Accademia di Brera and the Milan Polytechnic Faculty of Architecture. He has held seminars at the NABA and IULM in Milan, the IUAV in Ven-ice and the KHIO in Oslo. Since 2009 he has been teaching visual culture at the IED Moda Lab in Milan.

GIUPPY D'AURA Ha conseguito una laurea magistrale in Sto-ria del Cinema all'università di Roma Tre e in seguito un Master of Arts in Storia della Moda al London College of Fashion. Da di-versi anni lavora nel mondo del cinema dove è, tra le altre cose, autore del documentario Inconscio Italiano.

Vive a Milano e lavora nell'ambito della co-municazione e del marketing di moda. Scrive inoltre di cinema, moda e lifestyle su diverse piattaforme italiane e inglesi. I D'Aura has an advanced degree in histo-ry of film from Roma Tre University and a master's degree in history of fashion from the London College of Fashion. He worked in cinema, writing the documentary Inconscio Italiano.

He lives in Milan and works in fashion com-munication and marketing. He writes about movies, fashion and lifestyle for Italian and English platforms online.

GIORGIO DE MITRI E direttore creativo, editore e curatore. Ha fondato e dirige Sartoria Comunicazione di Modena; è fondatore e presidente della Fon-dazione de Mitri di Modena dedicata all'arte e alla cultura, ed editore della rivista Cube. Si occupa di cinema e teatro, club culture, produzione editoriale, moda e arte, svilup-pando progetti di comunicazione integrata per marchi quali Nike, Converse e Philip Morris, basati sull'incontro tra le esigenze commerciali delle aziende e quelle espressive degli artisti.

• De Mitri is a creative director, editor and curator. He is the founder and director of Sar-toria Comunicazione in Modena; the found-er and president of Fondazione de Mitri in Modena for art and culture; and an editor of the magazine Cube. His interests are cinema, theatre, club culture, editorial production, fashion and art. He developed communica-tion projects for Nike, Converse and Philip

Morris, based on a blend of commercial re-quirements and artistic expression.

ANGELO FLACCAVENTO Critico di moda e curatore indipendente, è co-lumnist per The Business of Fashion e II Sole 24 Ore e collaboratore di Vogue Italia, WSJ, Purple Fashion, L'Officiel Italia, Fantastic Man e Studio. Ha curato le mostre "Due o tre cose che so di Ciro"e "Il signor Nino" per la Fondazione Pitti Discovery, rispettivamente nel 2017 e nel 2015. Sotto il patronato di Pit-ti Immagine, ha creato e curato la serie tv Le Italie della Moda, andata in onda su Sky Arte HD nell'autunno del 2014. H Flaccavento is a fashion critic and inde-pendent curator. He is a columnist for The Business of Fashion and II Sole 24 Ore and a contributor to Vogue Italia, WSJ. Purple Fashion, L'Officiel Italia, Fantastic Man and Studio. He was the curator of the exhibitions "Due o tre cose che so di Ciro" (2017) and "Il signor Nino" (2015) for Fondazione Pitti Dis-covery. Under the aegis of Pitti Immagine, he created and curated the TV series Le Italie del-la Moda broadcast on Sky Arte HD in 2014.

MARIA LUISA FRISA Critica e curatrice, è professore ordinario all'Università IUAV di Venezia, dove dirige il corso di laurea triennale in Design della moda e Arti Multimediali. Il suo ultimo libro è Le forme della moda (Il Mulino, Bologna 2015). Il suo ultimo progetto, la mostra "Bellissima. L'Italia dell'alta moda 1945-1968" (Roma, MAXXI, 2014-15; Bruxelles, BOZAR, 2015; Monza, Villa Reale, 2015-16; Fort Lauderdale, NSU Art Museum, 2016). Ha curato il libro Desire and Discipline (Marsilio, Venezia 2016). E editorialista del magazine D La Repubblica. M Frisa is a critic and curator. She directs the three-year bachelor's course in fashion design and multimedia arts at the IUAV in Venice. She is the author of Le forme della moda (Il Mulino, Bologne 2015). She organised the exhibition "Bellissima. L'Italia dell'alta moda 1945-1968" (Rome, MAXXI, 2014-15; Brussels, BOZAR, 2015; Monza, Villa Reale, 2015-16; Fort Lauderdale, NSU Art Museum, 2016). She is the editor of Desire and Disci-pline (Marsilio, Venice 2016). She is an edito-rialist for the magazine D La Repubblica.

ALESSANDRA GALASSO E curatrice di arte e moda, critica ed editor. Ha lavorato come Exhibition Curator al P.S.l Museum (oggi MoMA/PSl) di New York, Senior Curator al Magasin, Centre National d'Art Contemporain di Grenoble (Francia) e Curatore Associato presso il Museo del Nove-cento di Milano. Insegna Antropologia Cul-turale (triennio di Fashion Design) e Storia delle Arti Applicate (biennio specialistico di Fashion & Textile Design) alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.

FASHION DESIGN X X X X

Gabon Mali • Fabrics from the Memphis Milano collection based on designs by Natha l i e D u Pasqu ier

I Galasso is an art curator, critic and edi-tor. She was an exhibition curator at the P.S.l Museum (now MoMA/PSl) in New York; a senior curator at Magasin, Centre National d'Art Contemporain in Grenoble, France; and an associate curator at Museo del Novecento in Milan. She teaches cultur-al anthropology (fashion design department) and history of applied arts (fashion and tex-tile design specialisation) at the Nuova Acca-demia di Belle Arti (NABA) in Milan.

BRUNO GREGORY Diplomato in Pittura all'Accademia di Bre-ra a Milano, dalla fine degli anni Settanta e per tutto il decennio successivo ha fatto par-te dello Studio Alchimia, del quale è stato uno dei fondatori. Artista digitale e designer di edizioni limitate, dal 1992 al 2010 è stato associato con l'Atelier Mendini occupando-si di architettura, design e allestimenti, oltre che rivestendo il ruolo di responsabile della produzione dell'immagine 3D. Nel 1980 ha partecipato alla creazione grafica delle prime due edizioni di Domus Moda. I Gregory is a painting graduate of the Ac-cademia di Brera in Milan. In the late 1970s he was a co-founder of Studio Alchimia, re-maining a member for ten years. He is a dig-itai artist and a designer of limited editions. From 1992 to 2010 he was an associate at Atelier Mendini, where he worked on archi-tecture. design and displays, and was the head of 3D rendering. In 1980 he helped create the graphic design of the first two issues of Do-mus Moda.

LUCA GUADAGNINO È regista, sceneggiatore e produttore cinema-tografico. Portano la sua firma, tra gli altri, i film: Mundo Civilizado (presentato al Locar-no Film Festival nel 2003), Cuoco contadino (presentato al Festival del Cinema di Venezia nel 2004), Io sono l'Amore (Venezia, Berlino e Sundance, nel 2009), A Bigger Splash (Festival del Cinema di Venezia, 2015), Cali Me by Your Name (2016). Dal 2017 ha aperto uno studio di interior design che sta curando importanti lavori, al momento non ancora svelati. M Guadagnino is a film director, screenplay writer and movie producer. He directed Mlin-do civilizado (Locamo Film Festival 2003), Cuoco contadino (Venice Film Festival 2004), Io sono l'amore (Venice, Berlin, Sundance 2009), A Bigger Splash (Venice Film Festival 2015), and Cali Me by Your Name (2016). In 2017 he began working as an interior design-er on important projects stili under wraps.

ANDREA LISSONI Ph.D., dal 2014 è Senior Curator International Art (Film) presso la Tate Modem di Londra. Co-fondatore del network curatoriale Xing, ha insegnato dal 2001 al 2013 all'Accademia di Brera e dal 2007 all'Università Bocconi di

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Milano. Dal 2011 al 2015 è stato curatore di Pirelli HangarBicocca a Milano. Fra le ultime mostre curate: "Anywhen" di Philippe Parreno (Hyundai Turbine Hall Commissioni e la col-lettiva "The BMW Live Exhibition", entram-be allestita presso la Tate Modem.

• Ph.D., has been the senior curator of film and international art at Tate Modem in Lon-don since 2014. He is a co-founder of the cu-ratorial network Xing. He taught at the Acc-ademia di Brera in Milan from 2001 to 2013; and has been teaching the Bocconi University in Milan since 2007. Recent exhibitions under his curatorship at the Tate Modem include "Anywhen" by Philippe Parreno (a Hyundai Turbine Hall Commission) and the collective show "The BMW Live Exhibition".

ALESSANDRO MENDINI Dalla fine degli anni Settanta è tra i rinnova-tori del design italiano, sia come intellettuale e autore di scritti sia come membro del grup-po Alchimia. Tra i pezzi di arredoHa lavora-to per molte aziende tra cui Alessi, Venini. Cartier. Swatch, Swarovski. Tra i suoi mobili più conosciuti figurano la collezione Museum Market del 1993 e la Poltrona di Proust, dise-gnata nel 1978 ed esposta in diverse collezioni permanenti in tutto il mondo. Nel 2000 fonda l'Atelier Mendini insieme al fratello France-sco. Ha diretto le riviste Casabella, Modo e Domus.

I Since the late 1970s Mendini has been a pioneering exponent of Italian design - as an intellectual, writer and influential member of the Alchimia group. He has worked with nu-merous companies including Alessi, Venini, Cartier, Swatch and Swarovski. Famous fur-niture includes the Museum Market collection (1993), and the Poltrona di Proust, which is part of private and public collections around the world. In 2000 he founded Atelier Mend-ini with his brother Francesco. He directed the magazines Casabella. Modo and Domus.

STEFANO MIRTI Fondatore, progettista e partner di IdLab, da anni è impegnato nell'indagine delle nuove frontiere dell'insegnamento transdisciplinare, con esperienze come Design 101, Relational Design e molti altri progetti. Per due anni è stato responsabile dei social media per conto di Expo Milano 2015. Molto attivo su Twitter e Instagram come @stefi_idlab, la sua pagina di Facebook è un grande archivio che, aggior-nato giornalmente, si arricchisce di mille sug-gestioni, riferimenti e idee.

• Mirti is a founding design partner of IdLab. For years he has been exploring the new frontiers of transdisciplinary teaching, including Design 101 and Relational Design. For two years he was in charge of social me-dia for the 2015 World Expo. He is an active member of Twitter and Instagram under the account @stefi_idlab. His Facebook page

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contains a large archive of suggestions, refer-ences and ideas, updated daily.

ALBERTO PICCININI Giornalista e autore televisivo. Scrive soprat-tutto di comunicazione, politica, musica e cal-cio per: Il venerdì di Repubblica. Rolling Sione e Linux. E uno dei conduttori di Rai Radio 3 e tra gli autori del programma televisivo Slra-cult su Rai 2. Già redattore per II manifesto, ha fatto parte come autore del gruppo della trasmissione televisiva culto Blob e scritto pro-grammi per la Rai e MTV Italia. Tra i suoi libri: Fratellini d'Italia, Figli, Atlante del calcio anni '80 e Atlante del calcio anni '70. I Piccinini is a journalist and television wri-ter. His main subjects are communication. po-litics, music and soccer. He writes for // venerdì di Repubblica, Rolling Stone and Linus. He is a host on Rai Radio 3 and one of the authors of the television programme Stracult on Rai 2. He was an editor at II manifesto and was one of the writers of the cult television show Blob. He has written programmes for Rai and MTV Italia. Books include Fratellini d'Italia, Figu. Atlante del calcio anni '80 and Atlante del calcio anni '70.

ALICE RAWSTHORN Critica di design premiata con diversi ricono-scimenti. è la firma di editoriali per The New York Times noti e dibattuti in tutto il mondo. E autrice di numerosi libri, tra cui il celebre Hel-lo World: Where Design Meets Life (Penguin, Londra 2014) che esplora l'influenza del design sulle nostre vite nel passato, nel presente e nel futuro. Il libro a cui sta lavorando, una guida al mondo del design, sarà pubblicato nella prima-vera del 2018 e strutturato come un'indagine sugli sviluppi del progetto contemporaneo. • Rawsthorn is an award-winning design crit-ic. She has written articles for The New York Times that were the subject of debate around the world. She is the author of numerous books, including the famous Hello World: Where Design Meets Life (Penguin, London 2014). which explores the influence of design on our lives in the past, present and future. Her next book, a guide to the design world, will come out in spring 2018. It is structured as a survey of contemporary design developments.

GIANLUIGI RICUPERATI Scrittore e saggista. Nel 2006 pubblica Fucked Up e cura, con Marco Belpoliti. la prima monografia dedicata a Saul Steinberg (2005). Nel 2007 pubblica Viet Now - la me-moria è vuota. Nel 2009 esce La tua vita in 30 comode rate, nel 2011 II mìo impero è nell'aria e nel 2013 La produzione di meraviglia. Nel 2015 esce 100 Global Minds e nel 2017 La scomparsa di me. Collabora con riviste e web-site italiani e internazionali ed è fondatore di IPW. che svolge lavoro di consulenza e comu-nicazione per istituzioni pubbliche e private. X X X X X X X X X X X X X X X X

M Ricuperati is a writer and essayist. His pub-lications are Fucked Up (2006); with Marco Belpoliti the first monograph on Saul Stein-berg (2005); Viet Now - la memoria è vuota (2007), La tua vita in 30 comode rate (2009), Il mio impero è nell'aria (2011 ), La produzione di meraviglia (2013), 100 Global Minds (2015) and La scomparsa di me (2017). He is a con-tributor to Italian and international maga-zines and websites, and is the founder of IPW. a communication consultancy for public and private institutions.

ITALO ROTA Architetto. Tra i suoi lavori più recenti ci sono il Padiglione Noosphere alla Triennale di Milano, il rinnovo dei Musei Civici di Reg-gio Emilia, il padiglione espositivo di Kuwait a Expo 2015, il Museo del Novecento a Mila-no. Direttore scientifico della NABA e di Do-mus Academy, è stato insignito di vari premi, tra cui la "Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana" per gli spazi pubblici, la "Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana" per la cultura e il tempo libero, il "Landmark Conservancy Prize", New York, e il "Grand Prix de l'Ur-banisme", Parigi.

• Rota is an architect. Recent work includes the Noosphere pavilion at the Triennale di Milano, the renewal of the civic museums of Reggio Emilia, the Kuwait pavilion at the 2015 World Expo, and the Museo del Novecento in Milan. He is the academic di-rector of the NABA and Domus Academy. Awards include the "Medaglia d'Oro all'Ar-chitettura Italiana" for public spaces; the "Medaglia d'Oro all'Architettura Italiana" for culture and leisure; the "Landmark Con-servancy Prize" New York; and the "Grand Prix de l'Urbanisme" Paris.

PATRIZIA SCARZELLA Architetta e giornalista, è autrice di numerosi progetti di ricerca, di libri e di mostre di desi-gn in Italia e all'estero. Dal 2011 segue diversi progetti di formazione di design sociale in Paesi in via di sviluppo per fondazioni inter-nazionali e per UNIDO - United Nations In-dustriai Development Office. È stata docente all'Università La Sapienza di Roma, all'Uni-versità di Genova e alla Estonian Academy of Arts di Tallinn. Dal 1979 al 1986 è inoltre redattrice della Domus diretta da Alessandro Mendini.

• Scarzella is an architect and journalist. She has conducted research, written books and or-ganised exhibitions involving design. Since 2011 she has been teaching social design in developing countries for international foundations and the United Nations Industriai Development Office. She taught at La Sapienza University in Rome, the University of Genoa, and the Estonian Academy of Arts di Tallinn. From 1979 to 1986, she was part of the editorial staff of Domus magazine under Alessandro Mendini.

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