la mia tesi 12 - COnnecting REpositories · 2017-03-22 · INDICE!!!!! 1.! Introduzione!..... ! 3!...
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN MEDICINA E CHIRURGIA
Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale
Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica
Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e
Chirurgia
TESI DI LAUREA SPECIALISTICA
Valutazione della funzione ventricolare sinistra mediante
ecocardiografia convenzionale e speckle tracking in atleti
professionisti
RELATORE
Chiar.mo Prof. Gino SANTORO
Candidato
Gabriele NECCIARI
ANNO ACCADEMICO 2013/2014
INDICE
1. Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3
2. Il cuore d’atleta
2.1. Adattamenti morfo-‐funzionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.2. Modificazioni del signaling intracellulare nel cuore d’atleta . . . . . . . . . . .
7 17
3. Discriminazione tra forme patologiche e fisiologiche di adattamento
3.1. CMI a confronto con l’ipertrofia compensatoria dello sportivo . . . . . . . .
3.2. Biomarkers: danno da ultra-‐endurance? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
24 29
4. Strain e Strain rate
4.1. Definizione e procedura di calcolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.1.1. Strain del VS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.2. Metodiche a confronto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.2.1. Lo Speckle Tracking . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4.2.2. Applicazione dello Speckle Tracking nella Medicina dello Sport . . . . . . .
32 36 41 43 46
5. Protocollo di studio
5.1. Finalità del lavoro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.2. Materiali e Metodi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.3. Analisi statistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.4. Risultati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.5. Discussione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.6. Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
50 52 58 59 74 77
6. Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
3
1. Introduzione
Sfogliando tra le pagine della storia, in particolare quella Greca, possiamo
vedere come venisse data grande importanza all’organizzazione di eventi
sportivi e quanto le persone si impegnassero a preparare il proprio corpo per
tale scopo. Gli atleti e le loro imprese venivano esaltati dai più grandi Poeti.
Per i Greci il corpo era considerato lo specchio dell’anima; la cura del corpo
attraverso l’esercizio fisico veniva ritenuta di così tale importanza da essere
inclusa nella “paidèia”, ovvero l’educazione dei giovani.
Spostandoci in epoca più recente, vediamo che l’interesse nei confronti degli
sportivi è stato mantenuto sempre molto vivo, in questo caso l’attenzione alla
pratica sportiva ed agli atleti, viene esaltata dagli scienziati. Di grande
interesse risulta il “Traité Élémentaire de Chimie” di Lavoisier del 1789;
questo, interessandosi alla misurazione del metabolismo dei gas respiratori,
durante il riposo e lo sforzo fisico, attraverso un “pedalometro”, getterà le
basi della Medicina e Fisiologia dello sport.
Da lì in poi si sono sempre più perfezionati strumenti e metodiche per la
valutazione e lo studio della performance, ma soprattutto del controllo degli
effetti acuti e cronici dell’attività fisica sull’uomo. Ciò che ha destato, e
continua tutt’oggi a farlo, il maggior interesse, sono le modificazioni
dell'apparato cardiovascolare, in particolare del cuore, indotte dall'esercizio
fisico; molteplici studi si sono susseguiti negli anni, a partire dal primo
concilio internazionale di Medicina dello Sport tenutosi nel 1912 in
Germania. Fino a quel momento infatti il credo comune considerava qualsiasi
4
modificazione cardiovascolare come un segno di potenziale rischio cardiaco;
non vi era infatti una distinzione netta tra le modificazioni patologiche e gli
adattamenti secondari ad una importante attività fisica.
Fortunatamente, grazie a numerosi studi, reviews e all’introduzione di
sempre più sofisticate metodiche diagnostiche non invasive, si è riusciti a
fare una standardizzazione più precisa, andando a ridurre la zona di
transizione tra il patologico ed il fisiologico. Quello che si è potuto osservare
mediante tecniche di imaging è che l’esercizio di forza statica (come il
sollevamento pesi) stimola un rimodellamento concentrico caratterizzato da
un aumento degli spessori parietali in assenza di aumento delle dimensioni
cavitarie; un’attività di tipo dinamico (come il ciclismo o il podismo) stimola
un aumento di entrambi le componenti (ispessimento parietale e dilatazione
delle cavità)1. Di recente si è inoltre osservato che atleti praticanti sport di
squadra presentano delle variazioni della morfologia cardiaca usualmente
più lievi, questo verosimilmente giustificato dal carico emodinamico più
modesto2.
La fame di conoscenza ha portato ad interrogarsi anche su quelle che fossero
le implicazioni fisiologiche, le modificazioni elettrocardiografiche ed
eventuali concentrazioni di biomarkers di danno in atleti d’élite, studiando
poi la loro evoluzione nel tempo, al fine di valutare se questi cambiamenti
incidessero positivamente o negativamente nei confronti dello sviluppo di
patologie cardiache; un contributo importante è stato apportato da studi che
hanno confrontato le modificazione in atleti professionisti rispetto a soggetti
sani, di pari età e sedentari.
5
Purtroppo però una risposta univoca non è mai stata ottenuta né tantomeno
si può standardizzare l'attività fisica come fattore favorente o protettivo nei
confronti della salute del soggetto; per quanto più vicino ci possiamo
avvicinare alla certezza, non potremo mai, anche in futuro, avere delle
risposte unilaterali, dato che un ruolo di fondamentale importanza è svolto
anche dal patrimonio genetico di ogni singolo individuo3.
Certo è che molti studi propendono per un effetto assolutamente positivo
sulla performance cardiovascolare, tanto da essere considerata una strategia
terapeutica in persone con patologie cardiovascolari4.
Dunque, quello che la medicina deve cercare di ottenere è una
“standardizzazione”, cioè la capacità di discernere, quanto più possibile, le
modificazioni fisiologiche dai cambiamenti morfo-‐funzionali di natura
patologica. Questo può essere inteso anche come un modo per
“salvaguardare” gli atleti da un rischio maggiore di fibrillazione atriale5 o
addirittura di morte improvvisa6, a cui un training intenso inevitabilmente
espone.
Quello a cui si è voluto dar risalto in questo studio sono le modificazioni
evidenziabili attraverso tecniche di imaging, nello specifico, quelle
riscontrabili mediante Ecocardiografia, indotte dall'attività fisica svolta ad
alto livello. Si è voluto poi comparare questi risultati con quelli ottenuti in
persone di pari età e sesso ma con uno stile di vita sedentario.
Sono stati presi in considerazione soggetti appartenenti a tre gruppi, due di
atleti professionisti, il terzo di casi controllo. Il primo gruppo è rappresentato
da ciclisti professionisti del Southeast Pro Cycling Team praticanti ciclismo su
6
strada e partecipanti alle più importanti manifestazioni nazionali ed
internazionali come il Giro d'Italia, la Milano-‐San Remo, il Tour de France. Il
secondo gruppo è costituito da giocatori di Baseball professionisti
appartenenti alla Federazione Italiana Baseball Softball. Infine il gruppo dei
casi controllo, come detto in precedenza, è stato selezionato in base ad età,
sesso ed uno stile di vita principalmente sedentario.
Oltre alle più comuni analisi di dimensioni lineari, volumetria, funzione sisto-‐
diastolica delle sezioni destre e sinistre, si è eseguito uno studio mediante
metodica Speckle Tracking del ventricolo sinistro con l’intento di esaminare
la cinetica dei singoli segmenti miocardici, valutando poi quale porzione
contribuisca maggiormente nella funzione ventricolare. Questo è stato
valutato sia per singolo individuo, sia confrontando i tre gruppi e mettendo
poi i dati in relazione con quelli presenti in letteratura, peraltro molto
variabili.
7
2. Il cuore d’atleta
2.1 Adattamenti morfo-‐funzionali
Gli atleti d’élite seguono, per la loro preparazione, rigorose schede
d’allenamento che possono comprendere anche ripetute sedute giornaliere di
più ore.
In questi soggetti si osservano degli importanti adattamenti a livello
cardiovascolare, non solo anatomici ma anche funzionali che rientrano in
quella che è stata definita “Sindrome del cuore d’atleta”7.
La struttura anatomica maggiormente interessata è quella cardiaca.
Il cuore di questi soggetti , siano essi giovani o adulti, progressivamente
tende ad andare incontro a delle modificazioni morfologiche, strutturali e
funzionali che lo differenziano da quello di soggetti sedentari, di pari sesso ed
età. Queste modificazioni, che sarebbero considerate patologiche in soggetti
non allenati, devono essere intese come una risposta di adattamento
all’intensa attività fisica, che interessa sia muscoli scheletrici che il sistema
cardiovascolare8. A livello cardiaco il punto cruciale di tale adattamento è
rappresentato dalla necessità di incrementare il trasporto di ossigeno.
Questo è reso possibile dall’aumento della gittata cardiaca (GC), la quale è
determinata dal prodotto tra la frequenza cardiaca (f) e la gittata sistolica
(GS).
Quest'ultima rappresenta la quantità di sangue pompata ad ogni sistole
attraverso ciascun ventricolo:
𝐺𝐶 = 𝐺𝑆 ∗ 𝑓
8
A tal proposito è importante ricordare la Legge Frank-‐Starling, che spiega la
capacità del cuore di aumentare la sua forza contrattile e lo stroke volume
(gittata sistolica) in risposta ad un aumento del volume e dello stiramento
meccanico, ed il principio di Fick, in cui il consumo di ossigeno è espresso in
funzione della gittata cardiaca. Questa relazione può essere infatti utilizzata
per determinare il flusso di sangue (F) che attraversa il polmone, quindi la
GC, utilizzando come indicatore naturale l’O2 .
Considerando il volume di O2 (VO2) prelevato nell’unità di tempo a livello
polmonare (misurato con uno spirometro) e CaO2 -‐ CvO2 la differenza di
concentrazione di O2 tra sangue arterioso e sangue venoso (che esprime
quindi il consumo di ossigeno) abbiamo che:
𝐺𝐶 = 𝑉𝑂2
𝐶𝑎𝑂2 – 𝐶𝑣𝑂2
Queste formule rappresentano le basi fisiologiche responsabili delle
modificazioni che inducono una migliore performance cardiovascolare in
atleti professionisti9.
Per l’ipertrofia ventricolare il discorso è differente; qui dobbiamo porre
l’attenzione sul fatto che l’aumento di spessore parietale va di pari passo con
l’aumento delle dimensioni cavitarie, impedendo così un aumento di tensione
di parete miocardica, come espresso dalla Legge di Laplace:
𝑡𝑒𝑛𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑒𝑡𝑒 = 𝑟𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜 ∗ 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒
𝑠𝑝𝑒𝑠𝑠𝑜𝑟𝑒
9
Dal punto di vista morfologico quello che si osserva è appunto una globale
ipertrofia fisiologica, definita in maniera un po’ generica “cuore d’atleta”10,
che si esprime con un aumento della massa cardiaca totale, associata
comunque al mantenimento di un’adeguata funzione sistolica e diastolica11.
Nel pensiero comune parlare di “cuore d’atleta” può essere interpretato, da
alcuni in maniera positiva, ma anche generare apprensione in chi teme che
queste eventuali modificazioni possano interferire in maniera negativa con la
funzione del muscolo cardiaco12, anche se numerose reviews smentiscono
quest’ultima ipotesi13. Va inoltre considerato che questi adattamenti si
osservano in atleti che si sottopongono ad una attività fisica strenua e non in
oggetti dediti ad “attività ludico-‐ricreativa”14.
Come detto in precedenza, facendo anche riferimento allo studio di
Morganroth (1975), l’ipertrofia cardiaca assume caratteristiche differenti a
seconda del differente tipo di allenamento.
Sport di resistenza, come il ciclismo o il podismo, comportano dei carichi di
lavoro con componenti statiche e dinamiche elevate. Sia in allenamento che
in gara, atleti professionisti di resistenza sostengono elevati carichi di lavoro,
durante i quali la portata cardiaca si mantiene elevata. Anche la frequenza
cardiaca e la gittata sistolica raggiungono valori elevati mentre la pressione
arteriosa media va incontro ad un aumento moderato15. La portata cardiaca
di atleti di resistenza allenati può aumentare da 5-‐6 l/min a riposo fino ai 40
l/min durante l'esercizio massimale16. Di conseguenza, il “cuore di
resistenza” deve adattarsi sia ad un volume che ad un moderato aumento dei
valori pressori. Il cuore risponde così aumentando il diametro interno del
10
ventricolo sinistro e lo spessore della parete ventricolare sinistra.17 La
dilatazione ventricolare è causata dal sovraccarico di volume mentre
l’aumento dello spessore è diretta conseguenza dell’aumentato carico
pressorio; questo determina la formazione di nuovi sarcomeri che vengono
aggiunti in serie rispetto ai sarcomeri esistenti. Pertanto, le modificazioni del
“cuore d’atleta di endurance” verteranno verso una ipertrofia eccentrica.18
Gli adattamenti cardiovascolari negli atleti professionisti di forza pura
variano da quelli di atleti di resistenza. L’allenamento di forza pura è
considerato un esercizio statico. Durante gli esercizi statici la gittata sistolica
non va incontro a particolari modificazioni. Il sovraccarico cui il cuore va
incontro è legato a marcati aumenti pressori, sia sistolici che diastolici. La
risposta pressoria (soprattutto quella sistolica) durante un esercizio statico
importante (come nel sollevamento pesi) può essere sorprendente, con livelli
pressori di 320/250 mmHg19, si ha inoltre un modesto incremento della
gittata cardiaca, legato ad un aumento della frequenza cardiaca e del
consumo di ossigeno20, 21 (la pressione polmonare aumenta in misura minima
rimanendo comunque nel range di normalità, anche ad alto carico di lavoro
22).
Questo innalzamento pressorio si traduce, da un punto di vista emodinamico,
in un aumentato del post-‐carico; va di conseguenza che sarà necessaria una
maggiore pressione intraventricolare per garantire una corretta apertura
della valvola aortica. Durante la fase di sistole ventricolare, gli elevati livelli di
post-‐carico e l’incremento della pressione intraventricolare determinano un
aumento dello stress di parete miocardica; questo rappresenta lo stimolo
11
principale per l'ipertrofia cardiaca secondaria all’aumento del carico
pressorio23.
Il cuore risponde a questo sovraccarico di pressione con l'aggiunta di nuovi
sarcomeri, in parallelo rispetto ai sarcomeri esistenti. Di conseguenza, si avrà
un aumento dello spessore parietale cardiaco. Questa condizione viene
definita ipertrofia concentrica.
L’ipertrofia può portare ad un lieve aumento della rigidità di parete del
ventricolo, in alcuni casi può ridurre anche la compliance del ventricolo
stesso e portare a delle modificazioni della funzione diastolica. Un lavoro di
Maron et al. ha evidenziato in alcuni atleti professionisti che svolgevano
attività di forza pura una fase protodiastolica significativamente prolungata,
associata ad ridotto volume di riempimento rapido.24
Partendo comunque dal presupposto che queste regole non sono
universalmente valide e riscontrabili in tutte le casistiche, si è osservato in
soggetti praticanti attività di endurance un marcato incremento delle
dimensioni cavitarie ed un modesto aumento dello spessore parietale
ventricolare, in particolar modo del ventricolo sinistro. Questa ipertrofia
eccentrica è un armonico ingrandimento del cuore in cui la massa non supera
però il valore di 7,5 g/kg, corrispondente ad un peso di 500 g 25.
Studi riguardanti questa “categoria di atleti” hanno cercato di correlare
l’intensità dell’allenamento con le modificazioni delle dimensioni del cuore. I
risultati hanno confermato però l’enorme variabilità; in alcuni soggetti
(maratoneti che percorrevano in media 60-‐70 km settimanali) si assisteva ad
12
un aumento importante delle dimensioni cavitarie, mentre in altri non si
osservavano grandi modificazioni neanche con 100 km di corsa settimanali.
In linea generale comunque, le dimensioni cardiache di questi soggetti sono
al di sopra dei limiti normali, tanto da poter sembrare ad un occhio meno
esperto, una condizione patologica, quale una cardiomiopatia dilatativa
(quando la cavità ventricolare sinistra supera i 60 mm) oppure una
cardiomiopatia ipertrofica (quando lo spessore parietale supera i 13 mm)26.
In soggetti che invece praticano un’attività di forza pura o effettuano esercizi
isometrici (come ad esempio il sollevamento pesi) si osserva un’ipertrofia,
dove abbiamo un marcato aumento di spessore della parete ventricolare, con
un diametro ventricolare che invece viene mantenuto o addirittura ridotto.
Aspetto molto interessante è che dopo un periodo di detraining si assiste ad
una rapida riduzione delle dimensioni del “cuore d’atleta” che, come per
l’ipertrofia, varia da soggetto a soggetto; può comunque essere rallentata dal
perpetuarsi di un’attività fisica praticata ad una intensità inferiore rispetto
alla precedente27, 28.
L’accezione “cuore d’atleta” non è stata introdotta casualmente, in essa è
racchiusa l’importate connessione che vi è tra cuore e periferia. Se da un lato
il cuore va incontro a delle modificazione morfologiche, dall’altro dobbiamo
considerare l’aumentato fabbisogno a livello periferico. Durante l’esercizio
fisico il consumo di ossigeno tende ad aumentare in maniera importante;
questo concetto, all’apparenza banale ed ovvio, deve essere però
contestualizzato ad atleti d’élite. Questa tendenza infatti sembra essere molto
più spiccata in questi ultimi, i quali mostrano un consumo di ossigeno,
13
durante lo sforzo, circa 20 volte maggiore rispetto al normale; in soggetti
sedentari non si hanno aumenti così importanti, questi mostrano infatti un
aumento circa 10-‐12 volte maggiore29.
Come detto in precedenza un cronico aumento delle richieste viene
compensato, dal punto di vista funzionale, con un incremento della gittata
cardiaca massima, resa possibile dal fatto che, pur diminuendo la frequenza
cardiaca a riposo, aumenta di molto la gittata sistolica – grazie ad un
importante miglioramento del riempimento diastolico del ventricolo sinistro
–30. L’aumento della gittata cardiaca tuttavia non si osserva a riposo, bensì
raggiunta una data intensità di esercizio.
Prendendo in considerazione studi ecocardiografici (ed in minima parte
anche di risonanza magnetica cardiaca), possiamo osservare che la Frazione
di Eiezione Ventricolare Sinistra (LVEF) – la misura più comune che ci
permette di studiare la funzione sistolica – presenta delle variazioni
funzionali, che però non sono così consistenti rispetto alla popolazione sana,
di pari età e sesso.31
Paragonato al rimodellamento patologico del ventricolo sinistro, che spesso
si associa ad una ridotta funzione sistolica e/o diastolica, il “cuore d'atleta” ha
invece dimostrato avere una funzione conservata o addirittura migliorata.
L'eccezione alla regola può essere quella degli atleti di resistenza, con una
importante dilatazione delle camere ventricolari (soprattutto quella sinistra)
che possono avere una LVEF ridotta rispetto al normale. In atleti d’élite sani,
sono stati documentati valori a riposo del 41%, sebbene un gittata sistolica
del tutto normale. Uno studio effettuato su ciclisti professionisti ha
14
evidenziato che l'11% dei partecipati allo studio presentavano una LVEF
<52%32. Questa LVEF ridotta era generalmente associata ad una più
significativa dilatazione della camera ventricolare sinistra, suggerendo che in
questi “cuori dilatati” era sufficiente una contrazione meno vigorosa per
garantire uno stroke volume normale a riposo; anche se poi altri studi hanno
dimostrato un normale, o addirittura superiore al normale, aumento della
LVEF durante l’attività33. Difficoltà potrebbero nascere nel differenziare un
cuore dilatato sano con una LVEF al di sotto del range di normalità, da una
cardiomiopatia dilatativa, studiando la frazione d’eiezione esclusivamente a
riposo; in questo caso è utile utilizzare l’ecocardiografia da stress per
valutare un normale aumento della frazione d’eiezione durante l'esercizio
fisico.
Recentemente, l'attenzione si è concentrata sulla diretta misurazione della
funzione miocardica attraverso metodiche come il Tissue Velocity Imaging
(TVI)34, Strain e Strain Rate, tecniche ultrasonografiche utilizzate per una
analisi quantitativa e qualitativa della funzione cardiaca, sia sistolica che
diastolica35.
Alcuni ricercatori hanno trovato negli atleti prove di una maggiore funzione
miocardica sistolica a riposo31, questo non è stato però universale32, 33.
Analogamente, anche studi sulla funzione miocardica durante l'esercizio
hanno dato risultati eterogenei, probabilmente in relazione ad una
metodologia differente nei vari studi.
In generale, studi sul riempimento diastolico hanno confermato che il
rimodellamento strutturale osservato in alcuni atleti d’élite non è associato
15
ad una compromissione del riempimento diastolico stesso. A riguardo,
Levine et al36 hanno eloquentemente descritto come negli atleti la
compliance della camera ventricolare sinistra sia migliore rispetto ai “non-‐
atleti”; questo sembrerebbe possibile grazie ad un minor aumento della
pressione capillare polmonare a parità di aumento di volume telediastolico.
Gli atleti sembrano in grado di sfruttare maggiormente il meccanismo di
Frank-‐Starling.
Tuttavia, uno studio prospettico, che ha analizzato la compliance ventricolare
sinistra in un atleta sottoposto ad un training intensivo di un anno, non ha
evidenziato dei miglioramenti così evidenti37.
Teske et al38 hanno anche contestato il concetto riguardante le aumentate
capacità di riempimento del VS, dimostrando che i rilievi ecocardiografici
della funzione diastolica degli atleti non differivano dai “non atleti”,
indipendentemente dall'età. I meccanismi con cui le proprietà intrinseche
lusitrope del miocardio riescano a migliorare il riempimento rimangono
ancora da determinare.
La frequenza cardiaca massima teorica si stima con la formula:
𝐹𝐶𝑚𝑎𝑥 𝑏𝑝𝑚 = 220 – 𝑒𝑡à 𝑖𝑛 𝑎𝑛𝑛𝑖
Una bradicardia a riposo è caratteristica dell’atleta d’élite. In alcuni casi
eccezionali (i più eclatanti sono i ciclisti) può essere inferiore a 40 bpm.
Numerosi studi hanno documentato che un allenamento intenso e duraturo è
in grado di modificare quello che può essere definito “equilibrio simpato-‐
vagale” a favore della componente parasimpatica.
16
Questo effetto è evidente in particolar modo in quelle regioni cardiache che
risentono maggiormente della prevalenza del tono vagale, come il nodo del
seno e il nodo atrioventricolare39.
Negli atleti professionisti, documentabili sono anche modificazioni
elettrocardiografiche della conduzione e della ripolarizzazione40. Aprendo
una breve parentesi, dobbiamo considerare che sono stati eseguiti
numerosissimi studi; ne sono state individuate numerose, successivamente
catalogate come innocente effetto dell’allenamento. Si è posta però molta
attenzione su alcune, quali l’aumento marcato del voltaggio delle onde R o S,
la presenza di onde Q profonde, il sovraslivellamento del tratto ST,
l’inversione dell’onda T (un problema che è emerso recentemente è
rappresentato dalle alterazioni, a volte eclatanti, che si possono osservare
negli atleti di colore, nei quali la diagnosi differenziale con le alterazioni
patologiche può risultare molto difficile. Studi hanno dimostrato che esiste
una sorta di “differenza razziale” tra atleti bianchi e di colore, per cui questi
ultimi, presentano in circa il 30% dei casi alterazioni del tratto ST e dell’onda
T che simulano una cardiopatia, in realtà inesistente in quanto sani)41.
Le suddette modificazioni elettrocardiografiche, se non si tiene conto delle
caratteristiche dei soggetti, suggerirebbero la presenza di una cardiomiopatia
ipertrofica o di una cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro42.
Ad oggi comunque il significato clinico di tali alterazioni in atleti, peraltro
sani, non è ancora ben definito. Non è ancora chiaro se tali anomalie
elettrocardiografiche siano la prima espressione di una cardiomiopatia, che si
paleserà magari in futuro, oppure siano semplicemente l’espressione del
17
rimodellamento morfologico cardiaco indotto dall’allenamento43. Si è visto
infatti che in realtà solo una piccola percentuale di atleti d’élite, che
presentavano alterazioni marcate all’elettrocardiogramma, mostravano alla
verifica ecocardiografica delle anomalie44.
2.2 Modificazioni del signaling intracellulare nel cuore d’atleta
L’esercizio fisico provoca il rilascio di fattori di crescita e di
neurotrasmettitori che, legandosi a specifici recettori, mediano una risposta
biologica. Uno studio su calciatori professionisti ha preso in considerazione i
fattori di crescita a livello del seno coronarico. Da questo studio emerse che il
fattore di crescita insulino-‐simile 1 (IGF1) risultava aumentato negli atleti
rispetto ai controlli sedentari sani; questo aumento però non veniva
evidenziato per l’endotelina-‐1 (ET-‐1) o l’angiotensina II (Ang II). Inoltre, si
vide una correlazione positiva fra i livelli di IGF1, la massa ventricolare
sinistra indicizzata e la dimensione telediastolica del ventricolo sinistro
indicizzata, suggerendo così un ruolo importante dell’IGF1 nell'induzione
della crescita fisiologica cardiaca.45
Studi condotti su topi transgenici hanno confermato l'importanza dell’IGF1
nel signaling dell’ipertrofia cardiaca fisiologica. I Topi transgenici che
iperesprimevano il recettore per l’IGF1 (IGF1R) a livello dei cardiomiociti
sviluppavano una ipertrofia fisiologica esercizio-‐indotta, caratterizzata da un
aumento del 35-‐40% delle dimensioni cardiache e da una funzione sistolica
aumentata; in topi che presentavano una mutazione specifica per il gene
18
IGF1R a livello dei cardiomiociti non si evidenziava invece un aumento, in
termini di dimensioni cavitarie, secondario all’esercizio46. Questi studi hanno
così dimostrato l'importanza dell’IGF1 nel mediare l’aumento fisiologico delle
dimensioni cardiache indotto dall’esercizio fisico.
I livelli di IGF1 non sono però considerati un buon marcatore biologico del
cuore d'atleta, dato che, oltre ad essere elevati negli atleti, risultano elevati
anche nei pazienti con CMI.
L'attivazione di IGF1R porta ad una reazione a cascata intracellulare, che
vede come principali protagonisti: l'attivazione della fosfoinositide 3-‐chinasi
p110α [PI3K (p110α)] e di Akt1 (conosciuta anche come proteina chinasi B),
mediatori chiave nella crescita e nella sopravvivenza cellulare (Figura 2-‐1).
Figura 2-‐1. Weeks K. L., McMuller J. R. Physiology 2011;26:97-‐105. “Overview of key signaling pathways involved in mediating LV hypertrophy of the athlete's heart and the diseased myocardium. Ang II: angiotensin II; ET-‐1: endothelin-‐1; GPCR: G protein-‐coupled receptor; HCM: hypertrophic cardiomyopathy; IGF1: insulin-‐like growth factor 1; IGF1R: IGF1 receptor; NFAT: nuclear factor of activated T cells; PI3K(p110α): phosphoinositide 3-‐kinase p110α.
19
Prendendo come punto di riferimento la Figura 2-‐1 possiamo vedere quali
siano i fattori coinvolti nel signaling del cuore d’atleta; possiamo altresì
confrontarli con quelli responsabili dell’ipertrofia patologica.
Nel rimodellamento fisiologico il primo fattore a valle del legame IGF1-‐IGF1R
è il PI3K (p110α), una chinasi lipidica il cui compito è quello di fosforilare
lipidi di membrana plasmatica. Questa fosforilazione porta alla formazione di
fosfatidilinositolo 3,4,5-‐trifosfato (PIP3). Il PIP3 agisce, a sua volta,
fosforilando ed attivando Akt147. A riguardo, numerosissimi sono gli studi
condotti su topi transgenici. Da questi sono emersi risultati importanti;
hanno confermato come il PI3K (p110α) sia fondamentale per la crescita
cardiaca fisiologica, e nel processo di rimodellamento in risposta all'esercizio
fisico ad alti livelli48. Topi, in cui il gene codificante per PI3K (p110α)
risultava mutato e costitutivamente attivo, iperesprimevano la chinasi a
livello delle cellule cardiache. Questo portava ad un’ipertrofia fisiologica (con
funzione cardiaca normale), con aumento delle dimensioni cardiache di circa
il 20%, rispetto a topi negativi per questa mutazione49. Al contrario, in topi
che presentavano livelli di PI3K (p110α) cardiaco ridotti (a seguito di una
mutazione che riduceva l’espressione della chinasi), le dimensioni cardiache
erano nettamente ridotte (15-‐20%) rispetto al wild type50; sono risultati
anche più suscettibili alla progressione verso l’insufficienza cardiaca quando
sottoposti a sovraccarichi pressori importanti51 o dopo infarto del
miocardio52, nonché maggiormente esposti allo sviluppo di fibrillazione
atriale secondaria a cardiomiopatia dilatativa53. Da questi studi si evince
come il PI3K (p110α) non sia solo un protagonista nel signaling
20
dell'ipertrofia fisiologica ma anche un importante fattore cardioprotettivo
contro insulti patologici.
Il secondo fattore, l’Akt1, è una serina-‐treonina chinasi. Essa gioca un ruolo
centrale nella crescita e nella sopravvivenza dei cardiomiociti, agisce sulla
sintesi proteica e sull'apoptosi54, 55. Akt1, come già detto, viene fosforilata e
quindi attivata da PI3K. Anche l’Akt1 è stata ampiamente studiata su topi
transgenici, permettendo di capirne il suo ruolo fisiologico. La prova più
evidente del suo coinvolgimento nell’induzione dell’ipertrofia cardiaca
fisiologica viene da uno studio che ha esaminato il fenotipo cardiaco di topi
knockout Akt156. I Topi knockout Akt1 presentavano un fenotipo simile ai
topi knockout PI3K, quando sottoposti ad uno stimolo patologico, come un
sovraccarico di pressione, erano maggiormente suscettibili ad una evoluzione
verso l’insufficienza cardiaca.
Come detto, l’esercizio fisico, oltre ai fattori di crescita, determina anche il
rilascio di neurotrasmettitori; il principale è la Noradrenalina (NE)57. Nello
studio sui calciatori professionisti sopracitato, l’aumentato rilascio di NE non
correlava con un aumento dello spessore delle pareti del ventricolo sinistro o
delle dimensioni della camera, bensì correlava positivamente con la
contrattilità ventricolare, dimostrando così come la NE sia coinvolta nella
regolazione della funzione contrattile dei cardiomiociti, ma non nel loro
trofismo45. Normalmente, il rilascio locale di NE induce una vasocostrizione
legandosi ai recettori α1-‐adrenergici (α1-‐AR)57; si è visto che questi recettori
hanno anche un importante ruolo cardio-‐protettivo contro il rimodellamento
patologico58.
21
Confrontando il cuore d’atleta con l’ipertrofia patologica vediamo come il
signaling intracellulare cambi protagonisti. Per la verità il signaling coinvolto
nella cardiomiopatia ipertrofia (CMI) non è stato completamente definito; è
stata comunque suggerita la presenza di “proteine mutanti CMI” in grado di
stimolare l'ipertrofia cardiaca attraverso l’attivazione di un signaling
intracellulare, secondario ad un sovraccarico pressorio o come risposta
cellulare ad uno stress meccanico59. In accordo con questa ipotesi, alcuni
fattori che stimolano modificazioni ipertrofiche, tra cui Ang II e ET-‐160, 61,
sono risultati elevati nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica62 o con
insufficienza cardiaca63, ma non nel cuore d'atleta45. Inoltre, in un modello di
topo transgenico per CMI umana, il blocco con losartan (un antagonista del
recettore dell’Ang II) ha interrotto ed invertito le modificazioni classiche
dell’ipertrofia cardiaca64. Questi ormoni sono secreti dai cardiomiociti
durante sollecitazioni meccaniche (come detto in seguito ad un sovraccarico
pressorio) ed ottemperano al loro compito legandosi a recettori accoppiati a
proteine Gq (GPCR); anche qui, l'importanza di questi recettori nel mediare
l’ipertrofia cardiaca patologica è stata dimostrata in modelli murini. Il legame
di Ag II o di ET-‐1 ai GPCR media l’ipertrofia cardiaca patologica tramite
effettori a valle, come la calcineurina65, 66 e proteine attivate dal mitogeno
(MAP-‐chinasi), come chinasi ERK1 e ERK267.
La calcineurina è una fosfatasi Ca2+-‐dipendente; regola l’attivazione di alcuni
fattori di trascrizione come il fattore nucleare dei Linfociti T attivati
(NFAT)59. Studi hanno dimostrato il ruolo chiave della calcineurina
nell’induzione dell’ipertrofia patologica; l'attività NFAT è up-‐regolata in
22
modelli murini con ipertrofia secondaria al sovraccarico di pressione, ma non
nei topi con ipertrofia fisiologica indotta dall’esercizio. Nel “modello umano”,
l’attività della calcineurina risulta elevata nei cuori di pazienti con ipertrofia
ventricolare sinistra ed insufficienza cardiaca68.
L’identificazione di sempre nuovi biomarcatori coinvolti nello sviluppo di
CMI o del cuore d'atleta potrebbe aiutare ad individuare casi di CMI in atleti
che mostrano ipertrofia ventricolare sinistra.
Fattori associati con la fisiopatologia della CMI, oltre ad Ang II ed ET-‐1,
includono anche il fattore di crescita trasformante-‐β e l’interleuchina-‐662.
Anche le metalloproteinasi della matrice (MMP) e gli inibitori tissutali delle
MMP (TIMPs) sono stati identificati come potenziali biomarcatori di
rimodellamento cardiaco. In uno studio, i livelli di MMP-‐9 e MMP-‐2
risultavano più bassi nei maratoneti rispetto ai controlli sedentari69 ed
elevati in pazienti con insufficienza cardiaca70. MMP-‐9 e MMP-‐2 sono risultati
aumentati anche in pazienti con CMI71.
Un’area di recente interesse è l'utilizzo dei microRNA (miR) come
biomarcatori di malattia; sono stati identificati un certo numero di miR
associati con ipertrofia cardiaca fisiologica52.
La ricerca sta cercando di giungere ad una comprensione completa del
signaling intracellulare responsabile dell’ipertrofia cardiaca, sia essa
patologica che fisiologica. Questo importante sforzo ha favorito, e continuerà
a farlo, l’identificazione di eventi critici che mediano la progressione verso
anomalie cardiache, fino allo scompenso cardiaco, nonché biomarcatori che
23
possono essere utilizzati in combinazione con dati ecocardiografici ed ECG
per distinguere l’ipertrofia patologia dal cuore d'atleta.
La comprensione sempre più accurata di questi meccanismi potrebbe inoltre
portare all'identificazione di nuove strategie terapeutiche.
24
3. Discriminazione fra forme patologiche e fisiologiche di adattamento
3.1 CMI a confronto con ipertrofia compensatoria del VS nello sportivo
Nella maggior parte degli atleti professionisti le alterazioni cardiache
morfologiche devono essere messe in diagnosi differenziale con la
cardiomiopatia ipertrofica, poiché questa è una delle cause di morte
improvvisa fra i giovani atleti (incidenza ~ 1: 200.000)72; essa rappresenta il
36% di tutte le morti improvvise in una coorte americana73 (in alcuni paesi,
come ad esempio l’Italia, sono stati messi in atto programmi di screening per
identificare gli atleti a rischio di morte cardiaca improvvisa. I risultati sono
stati molto incoraggianti, infatti tali programmi hanno ridotto con successo
l'incidenza di morte cardiaca improvvisa tra i giovani atleti74).
Una diagnosi differenziale va posta soprattutto con atleti praticanti un
training di forza pura, nei quali il rimodellamento parietale del ventricolo
sinistro risulta più marcato. L’ispessimento parietale è diretta conseguenza di
un elevato carico pressorio, cui sono sottoposti i cardiomiociti durante
l’allenamento; la pressione sistolica abitualmente supera i 200 mmHg, talora
addirittura i 300 mmHg19. Questo induce un marcato aumento degli spessori
parietali, così eclatante da porre l’obbligo una diagnosi differenziale con il
rimodellamento strutturale patologico, proprio della cardiomiopatia
ipertrofica26, 75. Tutto ciò ha importanti implicazioni cliniche; da molti anni ci
si è infatti concentrati su come migliorare e rendere sempre più accurata
l’identificazione della cardiomiopatia ipertrofica negli atleti.
25
Questa condizione è, tra i soggetti normotesi e privi di valvulopatie note che
praticano sport, una delle cause più frequenti di ipertrofia patologica. Se nei
soggetti più giovani risulta una causa importante, nei soggetti adulti (sportivi
professionisti) è una delle più comuni cause di morte improvvisa76-‐78 e può
rappresentare motivo di non idoneità per attività sportiva agonistica79, 80.
La diagnosi differenziale tra “ipertrofia dell’atleta” e cardiomiopatia
ipertrofica può risultare particolarmente difficile quando il valore assoluto
dello spessore della parete del ventricolo sinistro è in un intervallo compreso
fra i 13 e i 15 mm; intervallo che da alcuni autori è stato definito come "zona
grigia"81, ovvero un limite tra il patologico e il non. Sebbene studi precedenti
abbiano dimostrato che questo limite serva a facilitare la diagnosi
differenziale, attualmente, la corretta identificazione continua ad essere
piuttosto difficile82, 83. Di conseguenza rilievi ecocardiografici con uno
spessore parietale compreso tra i 13 e i 15 mm vengano visti con sospetto e
quindi suscettibili di ulteriori accertamenti.
Dato molto importante da considerare nell’ipertrofia ritenuta “fisiologica” è
che il diametro telediastolico ventricolare tende ad aumentare
proporzionalmente agli spessori parietali, ≥ 55 mm (alcuni autori riportano
addirittura ≥ 60 mm)84, a differenza della cardiomiopatia ipertrofica nella
quale il diametro telediastolico si mantiene costante o si riduce < 45 mm85.
Evidenze di letteratura riportano infatti che l’ipertrofia patologica si presenta
in maniera solitamente concentrica ed asimmetrica. La maggior parte dei
soggetti (circa il 60%) con cardiomiopatia ipertrofica dimostrano
un’ipertrofia maggiormente concentrata a livello del setto interventricolare
26
ed un 10 % rivela un’ipertrofia confinata all'apice ventricolare sinistro.
L’ipertrofia settale ha ripercussioni emodinamicamente importanti; durante
la sistole genera un’ostruzione dinamica al tratto di efflusso, che si evidenzia
a riposo nel 25%86 e durante l’esercizio fisico nel 70% dei soggetti affetti 87,
88.
L’ipertrofia dell’atleta invece tende a svilupparsi in maniera più armonica con
l’aumento sia delle dimensioni cavitarie che dello spessore parietale. Anche
se i diversi segmenti possono non essere ispessiti in egual misura
(generalmente il setto anteriore mostra il massimo ispessimento)89,
l’ipertrofia risulta complessivamente simmetrica; segmenti di parete
adiacenti mostrano differenze < 2 mm ed il rapporto fra lo spessore del
setto interventricolare e lo spessore della parete posteriore del ventricolo
sinistro in telediastole risulta essere < 1,590.
Una volta misurato lo spessore parietale, nel caso in cui ci dovessimo trovarci
di fronte ad una diagnosi differenziale incerta, il soggetto viene sottoposto ad
un periodo di decondizionamento fisico (che consiste nell’astensione dagli
allenamenti per un periodo minimo di 3 mesi); al termine di questo il
soggetto va incontro ad una nuova misurazione dello spessore di parete del
ventricolo sinistro: quello che si osserva nei soggetti sani è una riduzione
significativa dello spessore che oscilla fra i 2 e i 5 mm91, cosa che non si
osserva nei soggetti con cardiomiopatia ipertrofica.
27
Prendendo in considerazione la “relative wall thickness” (RWT – spessore di
parete relativo) vediamo che:
𝑅𝑊𝑇 =𝑃𝑃𝑑 + 𝑆𝐼𝑉𝑑
𝑉𝑆𝑑
dove PPd è lo spessore della parete libera, SIVd spessore del setto
interventricolare e VSd il diametro del ventricolo sinistro.
La RWT ha un significato clinico molto importante, valori di RWT > 0,42 sono
infatti compatibili con una diagnosi di ipertrofia patologica92.
Molto interessante a questo proposito è notare come molti di questi studi,
che analizzano queste variazioni, siano stati eseguiti su atleti di alto livello di
genere maschile. Uno studio invece effettuato su 600 atleti di genere
femminile di alto livello93, ha evidenziato che un aumento delle dimensioni
cavitarie sia presente in maniera assoluta, ma soltanto l'8% supera i valori
limite. In queste atlete è emerso inoltre che l'allenamento non fornisce uno
stimolo sostanziale per l'aumento dell'RWT.
Un ulteriore studio su un campione di 947 atleti d'élite (maschi e femmine)
provenienti da varie discipline, ha evidenziato che i valori medi della massa
ventricolare sinistra assoluta, gli spessori delle pareti e le dimensioni di
cavità erano maggiori negli atleti maschi rispetto alle femmine26. Uno studio
di Rowland su ciclisti (sempre maschi e femmine), raggruppati per
allenamento e cronologia di competizioni, ha evidenziato che la massa dl
ventricolo sinistro normalizzata per la massa magra era almeno il 30%
maggiore negli uomini rispetto alle donne; infatti, nelle atlete lo spessore
massimo di parete del ventricolo sinistro raramente supera il limite
28
superiore accettato per un adulto sano (12 mm). Tuttavia, in termini relativi,
le atlete sviluppano una dilatazione del ventricolo sinistro significativamente
maggiore rispetto agli atleti maschi94, 95.
Questi risultati suggeriscono quindi che la differenziazione clinica tra cuore
d'atleta e cardiomiopatia ipertrofica sembra essere un dilemma diagnostico
limitato agli atleti maschi.
Un ulteriore dato interessante all’interno di questo gruppo di atleti riguarda
le diverse etnie; alcuni studi hanno evidenziato che atleti d’élite di colore
tendono a sviluppare una maggiore ipertrofia ventricolare sinistra rispetto
ad atleti bianchi96. Tutto questo ha lo scopo di mettere in evidenza l’esistenza
di differenze importanti, etniche e di sesso, riguardo il cuore d'atleta; è
necessario perciò prenderle in considerazione nel momento in cui si pone un
sospetto diagnostico per anomalie indicative di cardiomiopatia ipertrofica.
Ultimata la dissertazione sulle caratteristiche del ventricolo sinistro,
dobbiamo focalizzare brevemente la nostra attenzione sull’atrio sinistro. Dati
di letteratura riportano che sia l’atrio sinistro dell’atleta professionista che
quello di soggetti con cardiomiopatia ipertrofica risulta avere un diametro di
camera aumentato (> 40 mm). Questo però ha connotati differenti nei due
gruppi. Nei professionisti, nonostante l’aumento delle dimensioni dell’atrio
sinistro, troviamo una rigidità di parete atriale bassa, una conservata
funzione di serbatoio e delle normali pressioni di riempimento (il
riempimento diastolico risulta essere normale, se non addirittura
aumentato).
29
In soggetti con cardiomiopatia ipertrofica non ritroviamo queste
caratteristiche; la rigidità delle pareti, ad esempio, è marcatamente elevata,
quindi risulta ridotta la compliance. Tutto questo possiamo valutarlo in
maniera accurata attraverso il Doppler trans-‐mitralico. Andando a studiare la
quota di riempimento rapido di inizio diastole (E), vedremo una netta
riduzione. Questo conferirà così un ruolo di maggiore importanza, ai fini della
funzione diastolica, alla componente di fine diastole dovuta alla contrazione
atriale (A). In questi soggetti, a differenza degli sportivi, il rapporto E/A tende
progressivamente a diminuire e talvolta ad invertirsi, con E/A < 1.97
3.2 Biomarkers: danno da ultra-‐endurance?
Numerosi ricercatori si sono interrogati riguardo un possibile danno
miocardico negli atleti d’élite durante o immediatamente dopo un esercizio
fisico prolungato98-‐100. I risultati hanno evidenziato che l’attività fisica a livelli
elevati induce l'aumento della concentrazione dei biomarcatori di necrosi
miocardica (Troponina tipo I e T e Peptide Natriuretico di tipo B -‐ BNP);
questi marcatori risultano tipicamente elevati, in soggetti non sportivi, in
caso di infarto del miocardio o in caso di scompenso cardiaco congestizio101.
La Gerche et al. ha valutato 27 atleti partecipanti ad una competizione di
triathlon ironman (della durata di circa 10 ore). Al termine della
manifestazione, gli atleti osservati, presentavano una lieve disfunzione
ventricolare destra ed elevati livelli circolanti di Troponina cardiaca di tipo I
e BNP. Sette dei 27 atleti osservati presentavano anche un movimento
30
anormale della parete nonché una alterata funzione sistolica, indicando
quindi che l'esercizio “ultra-‐endurance” può causare un danno miocardico.
Tuttavia, tutte le anomalie riscontrate si sono rivelate transitorie dato che
non erano evidenti a distanza di una settimana102.
Uno studio di Saravia et al. ha analizzato i valori Troponina cardiaca T pre-‐ e
post-‐gara in 78 maratoneti uomini; questo studio ha evidenziato un aumento
dei livelli in circolo in circa il 90% dei partecipanti103.
In caso di necrosi cellulare la Troponina viene rilasciata dal citoplasma delle
cellule necrotiche, negli atleti si pensa invece che il rilascio avvenga
attraverso vescicole di membrana, quindi non in seguito a necrosi cellulare.
Il meccanismo implicato include inoltre cambiamenti del metabolismo
cellulare, secondari a variazioni delle concentrazioni di calcio (che attivano
proteasi cellulari), modificazioni dei livelli dei radicali liberi ed ischemia
indotta dell'esercizio fisico104.
Riguardo al BNP, sono state fatte delle considerazioni molto interessanti.
Innanzitutto l'aumento del BNP è riscontrabile nella stessa percentuale di
atleti in cui si rileva incremento di Troponina, però a differenza di questa,
l'aumento del BNP non è correlato all'intensità dell'esercizio ma alla sua
durata. In uno studio che ha correlato la risposta dei biomarcatori ad un
esercizio standardizzato fra soggetti allenati (in presenza o meno di cuore
d'atleta) e soggetti sani di pari età ma non allenati, si è osservato che, nei
soggetti allenati nonostante una migliore performance cardiaca ed
ergometrica non c'è stato un maggiore incremento del BNP. Anche i valori a
riposo sono risultati sovrapponibili.105
31
Recenti studi hanno suggerito che il suo aumento in circolo a seguito di un
esercizio prolungato potrebbe essere inteso come un meccanismo di
protezione piuttosto che un indicatore di danno miocardico106. Questo
avvalorerebbe la teoria secondo cui, a differenza dell'ipertrofia patologica, il
rimodellamento fisiologico del cuore d'atleta è una risposta compensatoria
necessaria e non progredisce verso l’insufficienza cardiaca.
Ulteriori prove a sostegno dell’ipotesi che l'esercizio fisico ed il
rimodellamento fisiologico inducano un fenotipo protettivo vengono da studi
clinici che dimostrano come l'esercizio fisico regolare sia utile anche nei
pazienti anziani, sia sani che con scompenso cardiaco. In questi infatti
migliora sia la funzione cardiaca globale che la qualità della vita107-‐109, la
capacità antiossidante del plasma di contrastare l’aumento fisiologico dello
stress ossidativo e la funzione endoteliale110. Concludendo questo excursus
sui biormarkers di necrosi, bisogna però necessariamente considerare che la
good clinical practice suggerisce di essere molto cauti nella fase di recupero
post-‐attività. A seguito di un esercizio fisico intenso, in soggetti sani, si assiste
generalmente ad una riduzione dei valori nelle prime 24 h, con una
normalizzazione tra le 24 e le 48 h (al massimo 72h). Il persistere di valori
ematici elevati oltre questo periodo deve indirizzare verso indagini
cardiologiche più approfondite.
32
4. Strain e Strain rate
4.1 Definizione e procedura di calcolo
Nel 1988 Heimdal e Stoylen111 introdussero in ambito scientifico il concetto
di Strain (ε) e di Strain Rate (SR); sulla base dei loro studi, furono i primi ad
ipotizzare un loro utilizzo come parametri per valutare le proprietà
meccaniche del miocardio.
Per definizione si parla di Strain per indicare un indice, o meglio una misura,
adimensionale che esprime la variazione di lunghezza di un oggetto rispetto
alle sue dimensioni originali, in risposta ad uno stress. Se l’oggetto
considerato è il miocardio, possiamo parlare di Strain miocardico. Può essere
espresso sotto forma di frazione o in percentuale; per il nostro studio
abbiamo utilizzato la valutazione in percentuale.
Prendendo in considerazione un oggetto unidimensionale, ovvero con una
sola possibile deformazione (ad esempio la capacità di accorciamento), la
formula Langrangiana per indicare il suo Strain (ε) risulta:
𝜀 = 𝐿 − 𝐿0𝐿0
dove L0 rappresenta la lunghezza originaria dell’oggetto ed L la sua
lunghezza dopo la deformazione.
33
Lo Strain Rate (SR) è invece la velocità con cui si verifica la deformazione
miocardica (ε), è rappresentato come la derivata dello strain in funzione del
tempo, si esprime in s-‐1:
𝑆𝑅 = 𝜀 𝑡 = 𝐿 𝑡 – 𝐿0
𝐿0
dove L0 è la lunghezza originaria del segmento preso in considerazione e L(t)
è la sua lunghezza al tempo t. Da questo ne deriva che:
𝜀 𝑡 =𝑑𝜀𝑑𝑡 =
𝑑𝑑𝑡 𝐿 𝑡 – 𝐿0
𝐿0=1𝐿0𝑑𝐿𝑑𝑡 𝑡 =
𝑣 𝑡𝐿0
dove v(t) è la velocità con cui le estremità si allontanano l'una dall'altra112.
Prendendo in esame un oggetto tridimensionale, dobbiamo considerare però
sia la “deformazione normale”, ovvero quella lungo gli assi principali εx, εy, e
εz, che la “deformazione di taglio” (shear strain), quella che invece avviene
lungo assi paralleli a ciascuno dei tre piani εxy, εxz, e εyz, in cui la forma di un
materiale tende a cambiare, per forze di scorrimento trasversali, senza
cambiamenti di volume. Questo concetto lo ritroviamo quando descriviamo
la deformazione del miocardio, oggetto non compressibile (principio
dell’incompressibilità), che può variare la sua forma ma il suo volume rimane
costante. Perciò, partendo dal presupposto che lo shear strain miocardico
non sia significativo, possiamo asserire che la somma delle deformazioni
lungo i tre assi principali sia zero:
𝜀𝑥 + 𝜀𝑦 + 𝜀𝑧 = 0
34
Figura 4-‐1. Assessment of myocardial mechanics using Speckle Tracking Echocardiography: fundamentals and clinical applications . Holly Geyer, MD, Giuseppe Caracciolo, MD, Haruhiko Abe, MD, Susan Wilansky, MD, Scipione Carerj, MD, Federico Gentile, MD, Hans-‐Joachim Nesser, MD, Bijoy Khandheria, Jagat Narula MD. Journal of the American Society of Echocardiography. Volume 23, Issue 4, Pages 351-‐369 (April 2010)
Per descrivere la deformazione del miocardio viene quindi utilizzato un
sistema di coordinate che individua il movimento di ciascun segmento nello
spazio. Ogni segmento del miocardio presenta perciò tre assi, perpendicolari
fra di loro, che ne rappresentano lo spostamento.
Prendendo come riferimento il ventricolo sinistro, vediamo un asse
longitudinale (L), tangente all’epicardio, che si dirige dall’apice alla base
ventricolare, un asse radiale (R) diretto verso l’esterno della cavità,
perpendicolare ad L e all’epicardio, ed infine un asse circonferenziale (C)
perpendicolare ai due assi precedenti.
35
Figura 4-‐2. Current state of three-‐dimensional myocardial strain estimation using echocardiography. Ruta Jasaityte, MD, Brecht Heyde, MSc, Jan D’hooge, PhD. Journal of the American Society of Echocardiography Volume 26, Issue 1, Pages 15-‐28 (January 2013)
Per convenzione, l’accorciamento (o l’assottigliamento) regionale di un
segmento miocardico viene rappresentato con un valore negativo di ε,
mentre l’allungamento (o l’ispessimento) viene rappresentato con un valore
di ε positivo113.
In sistole lo strain longitudinale (apice-‐base), considerando la formula
Lagrangiana sopracitata, risulta negativo, in quanto le fibre tendono ad
accorciarsi lungo l’asse L; allo stesso tempo, anche lo strain circonferenziale
(asse C) risulta negativo. Lo strain radiale (R), in sistole, risulta invece
positivo; questo è facilmente comprensibile in riferimento al principio
dell’incompressibilità: a fronte dell’accorciamento lungo i due assi L e C deve
essere presente un ispessimento (R) della parete ventricolare in grado di
36
controbilanciare l’accorciamento stesso e mantenere quindi un volume
costante.
Durante la diastole i segni dello strain lungo i tre assi risultano
diametralmente invertiti rispetto alla sistole.
Per quanto riguarda lo Strain Rate (SR), questo presenta gli stessi segni dello
strain lungo i vari assi nelle diverse fasi del ciclo cardiaco: in sistole risultano
negativi lo SR longitudinale e circonferenziale, mentre positivo quello radiale;
in diastole negativo lo SR radiale, positivi gli altri due.
4.1.1 Strain del VS
Prima di entrare nel dettaglio delle caratteristiche dello strain del muscolo
cardiaco nel ventricolo sinistro, è opportuno accennare alcune peculiarità
anatomo-‐funzionali.
Da un punto di vista funzionale, la contrazione cardiaca avviene lungo tre
piani (presi in esame precedentemente):
• Piano longitudinale, dove abbiamo un accorciamento–allungamento
del ventricolo per l’avvicinarsi del piano atrio–ventricolare all’apice
cardiaco durante la sistole ed il suo allontanarsi durante la diastole;
• Piano radiale, dove abbiamo un ispessimento–assottigliamento delle
pareti ventricolari;
• Piano circonferenziale, dove abbiamo un movimento di twisting–
untwisting che avviene durante la fase di contrazione isovolumetrica e
di rilasciamento isovolumetrico.
37
Ad oggi, i progressi tecnologici hanno reso possibile studiare lo strain rate di
ogni piano; tuttavia, lo studio del piano circonferenziale è tutt’oggi limitato. Il
suo limite è dato dal fatto che richiede un frame rate molto più elevato di
quelli attualmente disponibili. Pertanto, nel nostro studio, l’attenzione sarà
rivolta soprattutto allo SR per lo studio della funzione longitudinale.
Per avere un quadro generale e facilitare la comprensione delle
caratteristiche dello strain del muscolo cardiaco, è opportuno fare anche dei
richiami anatomici.
Prendendo in esame il ventricolo sinistro, la sua muscolatura è costituita da
tre strati sovrapposti:
• Uno strato subepicardico, formato da fibre che dal piano valvolare
discendono verso l’apice, con un andamento longitudinale ed obliquo,
sia anteriormente che posteriormente;
• uno strato intermedio, con fibre orientate in senso circolare;
• uno strato subendocardico, dove le fibre dall’apice risalgono
obliquamente e longitudinalmente verso la base.
Il risultato di questa disposizione fa sì che, le fibre subendocardiche e
subepicardiche, formino un angolo nei confronti dello strato intermedio, con
grado in costante modificazione; si vengono così a creare due spirali
rispettivamente in senso orario ed antiorario114. A livello subendocardico il
gradiente angolare fra le fibre oblique e quelle circonferenziali è di 80°, a
livello dello strato intermedio tende a 0°, mentre risulta di -‐60° a livello
subepicardico.
38
Prendendo in considerazione la fase sistolica (Figura 4-‐3), vediamo che
questa particolare disposizione delle fibre implica: l’avvicinamento del piano
valvolare all’apice, l’accorciamento circonferenziale, l’ispessimento parietale
lungo l’asse radiale e la torsione in senso antiorario (Figura 4-‐3 A); questo
corrisponde alla disposizione delle fibre subepicardiche, che risultano
dominanti rispetto quelle subendocardiche dato che presentano un raggio e
quindi un braccio di leva maggiore (Figura 4-‐3 B: R2 subepicardio > R1
subendocardio).
Figura 4-‐3. Twist Mechanics of the Left Ventricle: Principles and Application. Partho P. Sengupta, A. Jamil Tajik, Krishnaswamy Chandrasekaran, Bijoy K. Khandheria.
Lo strain longitudinale rappresenta il principale determinante
dell’avvicinamento del piano valvolare all’apice.
Considerando il grafico B della Figura 4-‐4, rappresentativo dello strain
longitudinale delle tre porzioni (basale, media ed apicale) del ventricolo
sinistro vediamo il tracciato di un intero ciclo cardiaco. L’onda raffigurata è
l’onda strain longitudinale (S) che risulta negativa durante la sistole; questa
presenta un picco (peak sistolic strain) in corrispondenza della chiusura della
39
valvola aortica. Si può altresì osservare come in diastole lo strain tenda a
ritornare a valori prossimi allo zero.
In Figura 4-‐4 C possiamo osservare l’onda strain lungo l’asse C
(circonferenziale).
La torsione del VS durante la sistole (dovuta alla contrazione delle fibre
circonferenziali) rappresenta l’elemento chiave nella determinazione della
FE; rispetto ad un accorciamento del 15-‐20% delle fibre miocardiche,
garantisce una riduzione volumetrica del 60%. Secondo alcuni autori, le fibre
circonferenziali sarebbero le principali responsabili degli aumenti pressori
all’interno del ventricolo sinistro115.
Il gradiente torsionale, espresso in gradi/cm, vieni definito come la differenza
di rotazione fra base ed apice, normalizzata rispetto alla lunghezza del
ventricolo; questo valore descrive in maniera ideale l’efficienza della torsione
del VS.
Durante la sistole, andando ad osservare il VS dal suo apice, vediamo che la
porzione apicale ruota in senso antiorario (per convenzione positivo),
mentre quella basale in senso orario (per convenzione negativo).
Durante la diastole avviene una rotazione in senso opposto, definita
“riavvolgimento” o “untwisting”, che si verifica in circa il 40% dei casi
durante il rilasciamento isovolumetrico (prima dell’apertura della valvola
mitralica). L’untwisting è responsabile della genesi del gradiente pressorio
negativo intraventricolare che, durante la fase di riempimento rapido,
permette al ventricolo di assolvere alla funzione di suzione del sangue
40
proveniente dall’atrio. Alcuni autori considerano i valori di untwist e untwist
rate buoni parametri di funzione diastolica116.
Figura 4-‐4. Differenti componenti dello strain sistolico misurate attraverso speckle tracking. (A) Tre componenti del VS. (B) Strain Longitudinale. (C) Strain Circonferenziale. (D) Strain Radiale.
La nostra attenzione si è focalizzata sul VS, ciò non toglie che possiamo
valutare strain e strain rate del VD. Dobbiamo però tener conto che le sue
fibre miocardiche hanno un’architettura differente, ovvero priva dello strato
intermedio. Nel contributo alla funzione ventricolare viene così a mancare la
componente circonferenziale dell’accorciamento, mentre risulta molto
rappresentata la componente longitudinale, divenendo così la principale
determinante della FE.
41
4.2 Metodiche a confronto
Nella pratica clinica, i valori di Strain (ε) e di Strain Rate (SR) possono essere
ottenuti in maniera non invasiva attraverso Risonanza Magnetica (RM) e
tecniche ecocardiografiche che calcolano le velocità mediante M-‐mode o
Doppler tissutale (TDI – Tissue Doppler Imaging)117.
A confronto, lo Strain derivato dall’ SRI (strain rate imaging) differisce da
quello ottenuto mediante RM; risultano differenti la lunghezza di riferimento
originaria e la scelta dei piani di misura. Lo strain attenuto mediante TDI
misura lo “ε naturale”; usa la lunghezza istantanea come lunghezza di
riferimento.
La RM e l’ecocardiografia M-‐mode misurano invece lo “ε Lagrangiano” dove la
dimensione tele-‐diastolica viene usata come lunghezza di riferimento, al
posto della lunghezza a riposo.
Considerando i pro ed i contro, la RM offre il vantaggio di una maggiore
risoluzione spaziale, una migliore qualità di immagine, nonché la capacità di
misurare lo ε tridimensionale (lo ε tridimensionale può essere ottenuto solo
con RM, ma l’acquisizione non è in real-‐time ed il frame rate è troppo basso
per valutare lo SR)118. Di contro, lo ε ottenuto con RM non è in tempo reale,
implica una lunga analisi ed ha una risoluzione temporale peggiore (>30
frame/sec) se confrontato con le altre metodiche. Oggi la RM cardiaca ha una
disponibilità limitata; le contrindicazioni nei pazienti claustrofobici,
l’impossibilità di effettuare l’esame in persone con devices metallici ed i costi
elevati dei software ne sconsigliano l’uso nella pratica clinica119.
42
Il TDI si avvale della tecnica Doppler; con lo stesso principio permette di
misurare la velocità di uno specifico punto all’interno del tessuto miocardico
durante la contrazione. Il doppler tissutale distingue facilmente i segnali
derivanti dal tessuto miocardico da quelli del sangue in movimento; la
velocità che il flusso ematico raggiunge nelle cavità ventricolari è molto
elevata (100-‐150 cm/s), mentre il movimento del miocardio è molto più
lento (5-‐15 cm/s). Inoltre l’ampiezza del segnale Doppler che proviene dal
miocardio è maggiore rispetto a quello del flusso ematico. Il TDI è in grado di
isolare i segnali a bassa velocità ed elevata ampiezza, mentre gli altri sono
eliminati tramite un apposito algoritmo.
Il doppler tissutale calcola lo strain rate (SR) regionale come gradiente di
velocità fra due punti della parete miocardica (A-‐B).
𝑆𝑅 =𝑉2 – 𝑉1
𝑑
dove V1 è la velocità del punto A , V2 la velocità del punto B e d la distanza fra
i punti A e B. Lo strain regionale si ottiene calcolando l’integrale dello SR
regionale120. A differenza delle altre metodiche il TDI ha un’elevata
risoluzione temporale ( >150 Hz). Nella pratica clinica risulta molto utile
quando ci si trova davanti a pazienti con frequenza cardiaca elevata (es. test
da sforzo con dobutamina o dipiridamolo)121. Di contro, il limite maggiore del
TDI è la dipendenza dall’angolo di insonazione (θ), sotteso fra il fascio di
ultrasuoni e la direzione di deformazione della parete ventricolare.
Idealmente l’angolo θ dovrebbe essere 0°; esistono comunque software in
43
grado di correggere l’eventuale disallineamento tra fascio di ultrasuoni e
direzione di deformazione. Nel caso in cui θ risultasse uguale a 90°, il TDI non
potrebbe registrare alcuna componente di deformazione. Per questo motivo
il TDI non è adeguato per lo studio dello strain a livello apicale122.
4.2.1 Lo Speckle Tracking
Nella pratica clinica comune, per il calcolo dello strain e dello strain rate, alla
RM ed al TDI, viene preferito lo speckle tracking ecocardiografico (STE), una
metodica di imaging introdotta per la prima volta nel 2004 da Leitman e
Lysyansky. Lo STE offre il vantaggio rispetto al TDI di una minore angolo-‐
dipendenza, che lo rende adeguato a calcolare più accuratamente lo strain a
livello dell’apice del cuore. Inoltre lo STE è in grado di studiare
adeguatamente non solo lo strain longitudinale, ma anche quello
circonferenziale e radiale e di descrivere il gradiente di torsione. I limiti
maggiori di questa metodica sono la ridotta risoluzione temporale rispetto al
TDI e la maggiore sensibilità ad “acoustic shadowing” e “reverberations” che
riducono la qualità dell’immagine e possono far sottostimare la
deformazione122.
Lo STE si avvale della classica ecocardiografia B-‐Mode real time (frame-‐by-‐
frame) che tramite una scala di grigi identifica dei markers acustici che si
muovono con il tessuto miocardico da un frame a quello successivo. Questi
markers sono gli “speckles acustici”, i quali sono generati dalla parziale
retrodiffusione di un fascio di ultrasuoni incidente un’interfaccia irregolare.
44
Gli speckles sono equamente presenti all’interno dell’immagine ecografica
del miocardio, però la loro distribuzione è casuale. Ogni singola regione di
miocardio presenta un pattern di speckles diverso rispetto a quelle adiacenti.
Durante il movimento dovuto al ciclo cardiaco ciascuna regione tende a
mantenere più o meno stabile il proprio pattern di speckles. Lo STE si avvale
di un software in grado di identificare speckles con pattern simili da un frame
all’altro, in modo da seguire nel tempo lo spostamento di una specifica
regione miocardica. L’operatore sceglie delle regioni di interesse (kernel),
che delimitano uno specifico speckle pattern; il kernel con lo speckle pattern
più simile a quello selezionato originariamente dall’operatore, viene
ricercato ed identificato dal software, nel frame successivo, all’interno di
un’area di ricerca più ampia denominata search region. Il vettore che unisce i
due kernel identifica lo spostamento, da un frame a quello successivo, della
regione miocardica di interesse123.
Bisogna tener presente che lo speckle pattern della solita regione di
interesse, nonostante rimanga sostanzialmente stabile, presenta comunque
delle differenze, che tendono ad aumentare se si dilata il tempo fra un frame
e l’altro. È quindi importante usare un frame rate (frame/secondo)
adeguatamente elevato (generalmente fra 60 e 110 frame/sec) per ridurre la
probabilità di errore nel riconoscimento.
Per ridurre adeguatamente il rumore di fondo, lo strain e lo strain rate
vengono calcolati come valori medi su 3 cicli cardiaci consecutivi. Il software
deve essere sincronizzato con un tracciato ECG stabile, in quanto la
lunghezza L0 di inizio sistole, dalla quale deve partire il calcolo dello strain, è
45
quella misurata al termine del QRS; per questo motivo il ritmo deve essere
sinusale124.
L’analisi dello strain longitudinale del VS viene effettuata su tre acquisizioni
dalla finestra apicale: proiezione 4 camere, 2 camere e 3 camere (asse lungo
apicale). La finestra apicale 4 camere è sfruttata anche per misurare lo strain
longitudinale del ventricolo destro. Per il calcolo dello strain circonferenziale
e radiale, per le analisi di rotazione e torsione sono sfruttate due acquisizioni
in asse corto, una per il piano basale ed una per l’apice. Dopo aver collocato la
sonda in posizione parasternale, il piano basale è identificato come quello che
include i margini dei lembi mitralici. La sonda viene spostata distalmente ed
antero-‐lateralmente per ottenere un piano che includa l’apice: il piano ideale
è posizionato subito prossimalmente a quello che mostra in fase telesistolica
il lume della cavità ventricolare completamente obliterato125.
Nonostante sia una metodica di recente introduzione lo STE ha già numerose
applicazioni in campo clinico, in quanto permette, rispetto alle tradizionali
tecniche ecocardiografiche, una più approfondita valutazione della dinamica
sistolica e diastolica del miocardio attraverso un ampio range di condizioni
fisiologiche e patologiche126. È stata osservata un’ottima correlazione tra
strain longitudinale globale (misurato con STE) e frazione d’eiezione del
ventricolo sinistro, ma lo strain longitudinale regionale è in grado di
identificare e determinare quantitativamente la disfunzione di un singolo
segmento miocardico anche in presenza di una frazione d’eiezione
conservata127. Oltre che per la diagnosi differenziale fra ipertrofia fisiologica
e patologica (cardiopatia ipertensiva, stenosi aortica, CMI, etc.), lo STE è
46
risultato utile in diverse altre situazioni cliniche. Lo strain longitudinale ha
un valore rilevante nel predire le possibilità di recupero funzionale del
miocardio, in soggetti con stenosi coronarica significativa, in seguito ad un
intervento di rivascolarizzazione128; inoltre è utile nel follow-‐up post-‐
operatorio. Lo STE è sfruttato anche per evidenziare il danno miocardico
subclinico da patologie sistemiche, come diabete e sindrome di Cushing,
oppure da xenobiotici cardiotossici, come alcuni chemioterapici, fra i quali le
antracicline e il trastuzumab129. Infine, considerando che lo STE è in grado di
rilevare la dissincronia nella contrazione dei vari segmenti ventricolari,
alcune pubblicazioni hanno proposto che questa metodica possa avere un
ruolo nel definire quando sia opportuna una terapia di resincronizzazione
cardiaca (CRT) in pazienti con scompenso130.
4.2.2 Applicazione dello Speckle Tracking nella Medicina dello Sport La recente introduzione dello speckle tracking ecocardiografico (STE) ha reso
più semplice ed accessibile la descrizione dettagliata e la determinazione
quantitativa della deformazione del VS anche in ambito della Medicina dello
Sport. Numerose sono le pubblicazioni in cui lo STE è la metodica di scelta
per studiare la cinetica del VS in soggetti che praticano attività sportiva a
livello agonistico. Galanti et al., concentrandosi sullo strain longitudinale del
VS in atleti d'élite adulti, hanno dimostrato l’importanza della contrattilità
della componente regionale medio-‐apicale nella determinazione della
funzione ventricolare globale: in seguito ad un esercizio di forza pura (hand-‐
47
grip test) il gruppo di atleti presentava un incremento del picco di strain
sistolico longitudinale apicale significativo, mentre nel gruppo di controllo, in
seguito al test, lo strain si manteneva simile a quello misurato in condizioni di
riposo131. Questi risultati hanno spinto il gruppo di Galanti ad approfondire le
ricerche sulla deformazione del VS: sono stati valutati, in giovani atleti
suddivisi in base allo sport praticato (calcio, basket, ciclismo), non solo lo
strain longitudinale, ma anche quello circonferenziale132. I parametri
maggiormente implementati negli atleti, anche in questo caso, sono stati
riscontrati a livello apicale. In special modo la rotazione dello strato
subepicardico era incrementata nei ciclisti rispetto ai sedentari e ai giovani
che praticavano altre attività.
Diversi autori hanno provato a determinare attraverso studi longitudinali
quale fosse l’entità dei benefici di un allenamento incrementale di endurance
sulla funzione del VS mediante STE.
Weiner et al. hanno certificato l’aumento della torsione ventricolare dopo un
periodo di condizionamento di 90 giorni in soggetti che non avevano mai
praticato precedentemente sport a livello agonistico133.
Kurt et al. dell’Atatürk University (2013) hanno invece scelto un periodo di
condizionamento più lungo (6 mesi), dopo il quale gli atleti mostravano un
miglioramento sia del gradiente torsionale, valutato in parasternale asse
corto, che dello strain longitudinale a livello apicale, soprattutto nelle
proiezioni 4 e 2-‐camere134. Alcuni articoli indicano lo STE come possibile
futura metodica di routine per effettuare diagnosi differenziale tra l’ipertrofia
fisiologica dei soggetti allenati e quella patologica82, 135.
48
Un gruppo di Firenze, per esempio, ha coinvolto pazienti con ipertensione
essenziale, atleti di endurance e controlli sani e ne ha confrontato le misure
di strain longitudinale, circonferenziale e la torsione del VS. I pazienti con
ipertensione essenziale (ipertrofia patologica) presentano livelli ridotti di
strain longitudinale, ma aumentati di strain circonferenziale e di torsione136.
Nel 2009 Stefani e coll. hanno effettuato uno studio su atleti giovani (≈ 25
anni) con valvola aortica bicuspide (BAV), in presenza di stenosi lieve oppure
di un piccolo jet da rigurgito. In questi pazienti, nonostante il picco di strain
sistolico longitudinale risultasse entro i limiti della norma, la deformazione a
livello dei segmenti basali era moderatamente ridotta rispetto agli atleti di
controllo, cioè con normale valvola tricuspide137.
Gli studi sugli effetti acuti di un’attività fisica intensa di durata prolungata (es.
maratona, ironman) sul miocardio erano e sono ancora oggi molto
discordanti138. Alcuni evidenziano una riduzione della funzione ventricolare
sinistra139, mentre per altri questa si mantiene costante140. Una delle ipotesi è
che l’età possa influenzare l’entità del danno e della disfunzione acuta del VS
indotta dall’attività di ultra-‐endurance. I partecipanti sono stati sottoposti a
ecocardiografia mediante TDI e STE e ad analisi del sangue, che
comprendevano troponina T e NT-‐ProBNP, prima, subito dopo e due
settimane dopo la maratona. Globalmente non sono stati riscontrati segni
ecocardiografici di disfunzione ventricolare post-‐maratona, inoltre le minime
alterazioni presenti erano equamente distribuite fra i soggetti di tutti e due i
gruppi in studio. Le misure di strain longitudinale del VS successive alla
manifestazione sportiva erano simili a quelle ottenute precedentemente.
49
L’alterazione dei markers biologici rispetto ai valori di riferimento, presente
in alcuni atleti, non mostrava associazione statistica con età, parametri
ecocardiografici di strain, livello di allenamento o tempo di corsa. Tali
risultati suggerivano quindi che correre la maratona non avesse determinato
un danno miocardico, età correlato, funzionalmente rilevante.
50
5. Protocollo di studio
5.1 Finalità del lavoro
In letteratura, come ampiamente spiegato in precedenza, esistono numerosi
studi che mettono a confronto il rimodellamento cardiaco, in particolare del
VS, indotto dai diversi tipi di esercizio fisico; molto interesse è stato
indirizzato allo studio della funzione sistolica del VS valutata mediante
metodica speckle tracking dei vari segmenti miocardici. Lo scopo degli studi
effettuati è stato quello di mettere a confronto le differenze al contributo
sistolico delle varie porzioni del ventricolo sinistro fra atleti che praticavano
o attività differenti tra loro o attività che differivano per intensità e carico di
lavoro svolto. Nel nostro studio abbiamo analizzato due categorie di atleti
professionisti praticati sport diversi tra loro, sia per intensità, che per tipo di
allenamento svolto: un gruppo di ciclisti professionisti in attività, praticanti
gare a livello mondiale e la squadra di giocatori professionisti di baseball
della Nazionale Italiana. Nello studio abbiamo esaminato anche un gruppo di
soggetti sedentari omogeneo per età e per sesso, come casi controllo. Lo
scopo del nostro studio è stato quello di andare ad evidenziare eventuali
analogie o differenze nel contributo alla sistole ventricolare sinistra dei vari
segmenti miocardici analizzati mediante metodica speckle tracking,
mettendole poi in relazione al tipo e all’intensità dell’allenamento svolto. La
tabella di seguito riportata mostra l’impegno statico/dinamico nelle diverse
discipline141:
51
Figura 5-‐1. Impegno statico/dinamico nelle diverse discipline sportive.
Trovandoci di fronte a due gruppi di atleti che quotidianamente svolgono un
allenamento di circa tre/quattro ore, per sei giorni alla settimana, l'ipotesi di
partenza era che in entrambi i gruppi siano presenti modificazioni
ecocardiografiche compatibili con cuore d'atleta (in relazione al tipo di
allenamento svolto) e che il contributo alla funzione sistolica dei vari
segmenti del ventricolo sinistro, studiato mediante metodica speckle
tracking, sia sovrapponibile fra questi soggetti e diverso dai casi controllo.
52
5.2 Materiali e metodi
Per il nostro studio abbiamo selezionato un gruppo di 24 soggetti di età
media 25,6 ± 0,45 costituito da 8 ciclisti professionisti, 8 atleti professionisti
giocatori di baseball e 8 soggetti sani omogenei per sesso ed età, con uno stile
di vita sedentario. I partecipanti allo studio dovevano presentare anamnesi
negativa per malattie cardiovascolari o sospette (storia di dolore toracico
tipico o equivalenti ischemici, segni ECG suggestivi di cardiomiopatia
ipertrofica, malattie canalicolari o alterazioni del QT o del PR), congenite o
acquisite. Durante la visita sono stati misurati peso ed altezza, frequenza
cardiaca, pressione arteriosa sistolica (PAS) e diastolica (PAD), per
selezionare unicamente soggetti normotesi (PAS < 140 mmHg e PAD < 90
mmHg). Successivamente è stato effettuato esame ecocardiografico standard
tramite ecografo tipo General Electric VIVID 7 utilizzando sonda
ecocardiografica multifased array 4 Hz, su paziente a riposo. Sono stati
misurate le dimensioni del ventricolo sinistro secondo le linee guida della
Società Americana di Ecocardiografia142. La massa ventricolare sinistra è
stata calcolata usando la formula di Devereux143 0.8[1.04[(LVEDD + IVSd +
PWd)3 − LVEDD3]]+0.6 ed indicizzata per la superficie corporea. La frazione
d’eiezione ventricolare sinistra [EF=(EDV-‐ESV)/EDV] è stata misurata
tramite il metodo Simpson. La funzione diastolica è stata valutata tramite il
Doppler transmitralico: sono state ricavate l’onda E, l’onda A ed il rapporto
E/A.
53
Le immagini bidimensionali in B-‐Mode, utilizzate per il calcolo dello strain (S)
e dello strain rate (SR) mediante la metodica dello speckle tracking, sono
state acquisite con un frame rate di 66Hz. Sono state sfruttate le proiezioni:
apicale 4-‐camere, apicale 2-‐camere e asse lungo apicale (o 3-‐camere, Aplax) e
salvati tre cicli cardiaci consecutivi per l’analisi off-‐line;
contemporaneamente è stato registrato un tracciato ECG, con la funzione di
indicare al software l’istante di inizio della sistole. Selezionando
manualmente 7 regioni di interesse (ROI) è stato tracciato il bordo
endocardico del ventricolo sinistro (VS) in telediastole; ognuna delle ROI
viene automaticamente seguita dal software durante il ciclo cardiaco, in
modo che questo sia in grado di calcolare il contorno endocardico nei frame
successivi. Da ciò il VS, in ciascuna delle tre acquisizioni, è stato suddiviso in
6 segmenti, per ciascuno dei quali il software è in grado di calcolare la
deformazione e la velocità di deformazione (S e SR) sistolica miocardica.
L’adeguatezza del posizionamento delle ROI viene valutata in tempo reale, in
modo da poter effettuare manualmente delle correzioni opportune. In ogni
soggetto sono stati così ottenuti 6 valori di strain segmentario e 6 di strain
rate segmentario per ciascuna delle tre proiezioni analizzate:
• i segmenti basale, medio ed apicale di parete laterale e setto sono
visibili nella 4-‐camere;
• i segmenti basale, medio ed apicale delle pareti anteriore ed inferiore
nella 2-‐camere,
• i segmenti basale, medio ed apicale delle pareti antero-‐settale e
posteriore nella 3-‐camere.
54
Figura 5-‐2. Disposizioni 4 camere apicale (4Ch), 2 camere apicale (2Ch), e aplax (3Ch) viste in relazione all’immagine bull’s eye del ventricolo sinistro (al centro). I pannelli superiori mostrano l’immagine ecocardiografica reale, i pannelli inferiori schematizzano i segmenti del ventricolo sinistro in ciascuna proiezione. Lang et al. Journal of the American Society of Echocardiography. Volume 28, Issue 1, Pages 1-‐39.e14 (January 2015).
Per ciascuna delle tre proiezioni del ventricolo sinistro il software ha
calcolato inoltre lo strain e lo strain rate longitudinale medio. Il Global
Longitudinal Peak Sistolic Strain (GLPSS), cioè lo strain globale medio del
ventricolo sinistro, è stato registrato come la media dei tre strain
longitudinali medi. Il software è inoltre in grado di elaborare il bull’s eye
(Figura 5-‐3), il quale fornisce una rappresentazione bidimensionale della
distribuzione dello strain segmentario del ventricolo sinistro.
55
Al centro del bull’s eye sono presenti i segmenti apicali (5 segmenti), alla
periferia quelli basali (6 segmenti) e tra i due i segmenti medi (6 segmenti),
per un totale di 17 segmenti.
Porzioni basali 1. Setto anteriore 2. Setto 3. Parete inferiore 4. Parete posteriore 5. Parete laterale 6. Parete anteriore
Porzioni medie 7. Setto anteriore 8. Setto 9. Parete inferiore 10. Parete posteriore 11. Parete laterale 12. Parete anteriore
Porzioni apicali 13. Anteriore 14. Settale 15. Posteriore 16. Laterale 17. Apice
Figura 5-‐3. Rappresentazione schematizzata dei differenti segmenti del ventricolo sinistro; modello a 17 segmenti. Lang et al. Journal of the American Society of Echocardiography. Volume 28, Issue 1, Pages 1-‐39.e14 (January 2015). Il valore di ogni singolo segmento è stato riportato in una tabella che
raccoglieva tutti i 17 valori segmentali appartenenti a soggetti dello stesso
gruppo. Abbiamo ottenuto così 3 tabelle, riportate di seguito.
56
Ciclisti
A B C D E F G H Media
seg. 1 -14 -18 -18 -21 -20 -14 -15 -15 -‐16,88
seg. 2 -15 -15 -14 -18 -17 -15 -16 -21 -‐16,38
seg. 3 -18 -20 -18 -19 -22 -10 -17 -17 -‐17,63
seg. 4 -19 -21 -15 -19 -20 -18 -16 -16 -‐18,00
seg. 5 -16 -19 -14 -18 -22 -15 -15 -25 -‐18,00
seg. 6 -12 -15 -15 -21 -18 -14 -18 -19 -‐16,50
seg. 7 -21 -23 -23 -27 -22 -20 -20 -20 -‐22,00
seg. 8 -19 -22 -20 -23 -22 -20 -18 -20 -‐20,50
seg. 9 -21 -21 -21 -21 -24 -17 -16 -20 -‐20,13
seg. 10 -21 -22 -19 -19 -20 -19 -15 -16 -‐18,88
seg. 11 -20 -21 -19 -22 -21 -16 -18 -26 -‐20,38
seg. 12 -20 -19 -18 -22 -22 -20 -23 -23 -‐20,88
seg. 13 -31 -25 -26 -27 -28 -26 -24 -23 -‐26,25
seg. 14 -28 -29 -29 -31 -26 -25 -25 -26 -‐27,38
seg. 15 -31 -25 -27 -26 -28 -24 -20 -23 -‐25,50
seg. 16 -28 -27 -28 -28 -22 -21 -24 -27 -‐25,63
seg. 17 -30 -26 -27 -28 -25 -24 -23 -25 -‐26,00 Tabella 5-‐1. Valore per ogni singolo segmento nei ciclisti.
Giocatori di Baseball A B C D E F G H Media
seg. 1 -19 -18 -21 -19 -19 -20 -17 -21 -‐19,25
seg. 2 -18 -21 -19 -18 -20 -21 -20 -19 -‐19,50
seg. 3 -19 -19 -21 -18 -19 -21 -18 -19 -‐19,25
seg. 4 -19 -18 -19 -20 -18 -20 -21 -23 -‐19,75
seg. 5 -19 -19 -17 -18 -19 -17 -17 -17 -‐17,88
seg. 6 -17 -18 -19 -17 -17 -17 -18 -16 -‐17,38
seg. 7 -20 -18 -20 -19 -17 -22 -28 -25 -‐21,13
seg. 8 -18 -22 -20 -19 -20 -21 -24 -22 -‐20,75
seg. 9 -16 -16 -22 -17 -19 -21 -19 -19 -‐18,63
seg. 10 -17 -15 -17 -17 -18 -20 -18 -21 -‐17,88
seg. 11 -20 -16 -23 -18 -19 -22 -18 -20 -‐19,50
seg. 12 -17 -21 -22 -18 -17 -23 -23 -23 -‐20,50
seg. 13 -21 -21 -22 -20 -20 -23 -22 -26 -‐21,88
seg. 14 -25 -26 -25 -21 -21 -24 -22 -27 -‐23,88
seg. 15 -24 -25 -21 -21 -23 -22 -20 -26 -‐22,75
seg. 16 -26 -24 -24 -20 -24 -22 -20 -25 -‐23,13
seg. 17 -25 -23 -25 -23 -24 -23 -22 -25 -‐23,75 Tabella 5-‐2. Valore per ogni singolo segmento nei giocatori di baseball.
57
Casi Controllo
A B C D E F G H Media
seg. 1 -21 -19 -20 -23 -22 -21 -21 -19 -20,75 seg. 2 -23 -19 -23 -20 -21 -23 -21 -22 -21,50 seg. 3 -18 -18 -23 -21 -21 -23 -20 -20 -20,50 seg. 4 -22 -23 -24 -22 -22 -23 -20 -21 -22,13 seg. 5 -22 -23 -22 -19 -22 -22 -19 -22 -21,38 seg. 6 -22 -21 -23 -19 -21 -19 -19 -23 -20,88 seg. 7 -24 -20 -20 -22 -21 -18 -21 -20 -20,75 seg. 8 -22 -22 -20 -22 -22 -20 -21 -21 -21,25 seg. 9 -22 -20 -19 -21 -21 -21 -20 -21 -20,63
seg. 10 -21 -18 -17 -19 -16 -20 -19 -18 -18,50 seg. 11 -22 -20 -20 -20 -25 -23 -21 -23 -21,75 seg. 12 -22 -21 -18 -21 -18 -21 -20 -20 -20,13 seg. 13 -22 -21 -14 -22 -23 -20 -21 -21 -20,50 seg. 14 -22 -22 -24 -21 -23 -24 -23 -21 -22,50 seg. 15 -21 -24 -16 -21 -23 -21 -22 -21 -21,13 seg. 16 -23 -21 -22 -20 -23 -21 -21 -22 -21,63 seg. 17 -21 -21 -19 -21 -21 -22 -21 -23 -21,13 Tabella 5-‐3. Valore per ogni singolo segmento nei casi controllo.
Per ogni segmento è stata poi eseguita la media (colonna in verde).
Abbiamo poi raggruppato le suddette medie in ulteriori tre gruppi, a seconda
della regione di appartenenza del segmento (basale, media e apicale) ed
eseguito un’ulteriore media, ottenendo un valore complessivo per ogni
regione (basale, media e apicale) di ciascun gruppo (vedi Tabella 5.6).
Lo strain longitudinale di ciascun segmento può essere rappresentato
graficamente come una curva in funzione del tempo. Il software da noi
utilizzato inserisce le curve di strain dei diversi segmenti di ciascuna
specifica proiezione del ventricolo sinistro all’interno del solito grafico. In tal
modo è più facile evidenziare differenze sostanziali nella deformazione di
segmenti miocardici diversi, inoltre è possibile documentare il ritardo nella
contrazione di una porzione di muscolo cardiaco rispetto alle altre.
58
Figura 5-‐4. Strain longitudinale del VS. Le immagini a sinistra mostrano lo strain longitudinale dei 6 segmenti in cui viene diviso il VS in proiezione 2 camere (2Ch). Il grafico rappresenta lo strain di ogni singolo segmento in funzione del tempo; la curva bianca tratteggiata mostra l’andamento dello strain medio.
5.3 Analisi statistica I valori dei parametri analizzati sono stati espressi come media ± deviazione
standard. I confronti fra i valori dei soggetti sono stati effettuati con il test T
di student per dati non appaiati, per le variabili continue. Un valore di p <
0,05 è stato considerato statisticamente significativo. La correlazione di
Pearson è stata utilizzata per valutare la correlazione fra Strain basale, EDD e
LVMi e fra Strain apicale, EDD e LVMi.
59
5.4 Risultati
Nella tabella di seguito riportata possiamo osservare le caratteristiche clinico
ecocardiografiche rilevate nei soggetti studiati.
Tabella 5-‐4. Caratteristiche clinico-‐ecocardiografiche dei tre gruppi di soggetti esaminati.
Parametri Ciclisti (n = 8) Giocatori di Baseball (n = 8) Casi Controllo Sani (n = 8) Età 25,6 ± 2,72 25,1 ± 1,25 26 ± 0,89 BSA (Kg/m2) 1,86 ± 0,08 * ‡ 2,09 ± 0,15 * 1,93 ± 0,06 HR (bpm) 53,3 ± 7,2 § ‡ 69,4 ± 10,5 67,7 ± 9,2 SBP (mmHg) 118,8 ± 3,5 113,8 ± 13,8 122,5 ± 8,8 DBP (mmHg) 72,5 ± 5,3 69,4 ± 10,5 76,7 ± 6,8 EDD (mm) 5,5 ± 0,2 § ‡ 5,1 ± 0,2 § 4,8 ± 0,1 IVSTd (mm) 1,1 ± 0,1 * 1 ± 0,1 0,9 ± 0,1 PWTd (mm) 1,1 ± 0,1 * 1 ± 0,1 0,9 ± 0,1 LVM (g) 231 ± 29 § 207 ± 29 § 167 ± 14 LVMi (g/m2) 124,8 ± 19,2 § ‡ 99,1 ± 9,7 * 86,5 ± 8,5 RWT 0,39 ± 0,02 0,38 ± 0,02 0,39 ± 0,02 EF (%) 58 ± 2,7 † § 62 ± 4,1 63 ± 3,5 LAD (mm) 4 ± 0,1 § 4 ± 0,1 § 3,7 ± 0,1
Legenda: *p < 0.05 vs. casi controllo sani, †p < 0.05 vs. giocatori di baseball, §p < 0.01 vs. casi controllo sani, ‡p < 0.01 vs. giocatori di baseball. BSA: body surface area, HR: heart rate, SBP:
systolic blood pressure, DBP: diastolic blood pressure, EDD: end diastolic diameter, IVSTd: diastolic inter ventricular septum thickness, PWTd: diastolic posterior wall thickness, LVM: left ventricular mass, LVMi: left ventricular mass index, RWT: relative wall thickness, EF: ejection fraction, LAD: left
atrial diameter.
I valori in tabella sono stati calcolati eseguendo una media per gruppo dei
valori rilevati in ogni singolo soggetto. Fra i tre gruppi di soggetti esaminati
non sono risultate differenze significative di età, a conferma dell’omogeneità
del campione (età media 25,6 ± 0,45).
Per quanto riguarda i dati clinici possiamo asserire che:
la superficie corporea (BSA) ha dimostrato di essere significativamente
maggiore nei giocatori di baseball, sia rispetto ai ciclisti, che ai casi controllo
60
(2,09 ± 0,15 Kg/m2 vs. 1,86 ± 0,08 Kg/m2, p < 0.01 ; 2,09 ± 0,15 Kg/m2 vs.
1,93 ± 0,06 Kg/m2, p < 0.05). Nei ciclisti il BSA è risultato inferiore anche ai
casi controllo (1,86 ± 0,08 Kg/m2 vs. 1,93 ± 0,06 Kg/m2 p < 0.05); la
frequenza cardiaca a riposo è risultata significativamente inferiore nel
gruppo dei ciclisti rispetto agli altri due gruppi (53,3 ± 7,2 bpm vs. 69,4 ±
10,5 bpm, p < 0.01 ; 53,3 ± 7,2 bpm vs. 67,7 ± 9,2 bpm, p < 0.01); non si è
rilevata differenza significativa fra giocatori di baseball e casi controllo;
nessuna differenza significativa fra i valori pressori sisto-‐diastolici dei tre
gruppi. Andando ad analizzare i dati ecocardiografici convenzionali è emerso
che: la camera ventricolare sinistra risulta avere un diametro telediastolico
(EDD) maggiore nei ciclisti rispetto ai giocatori di baseball ed ai casi controllo
(5,5 ± 0,2 cm vs. 5,1 ± 0,2 cm, p < 0.05; 5,5 ± 0,2 cm vs. 4,8 ± 0,1 cm, p < 0.01);
gli spessori parietali (IVSTd e PWTd) del ventricolo sinistro sono risultati
maggiori nei ciclisti rispetto ai casi controllo (1,1 ± 0,1 cm vs. 0,9 ± 0,1 cm, p <
0.05 ; 1,1 ± 0,1 cm vs. 0,9 ± 0,1 cm, p < 0.05); nessuna altra differenza
significativa per questi dati; la massa ventricolare sinistra (LVM) appare
significativamente maggiore nei ciclisti, rispetto ai casi controllo (231 ± 29 g
vs. 167 ± 14 g, p < 0.01); nessuna differenza significativa fra ciclisti e
giocatori di baseball; se la massa ventricolare viene indicizzata per la
superficie corporea si evidenzia una differenza netta fra i ciclisti e gli altri due
gruppi (124,8 ± 19,2 g/m2 vs. 99,1 ± 9,7 g/m2, p < 0.01 ; 124,8 ± 19,2 g/m2 vs.
86,5 ± 8,5 g/m2, p < 0.01), e seppur con una significatività inferiore anche fra
giocatori di baseball e casi controllo (99,1 ± 9,7 g/m2 vs. 86,5 ± 8,5 g/m2, p <
0.05).
61
La frazione di eiezione è risultata inferiore nei ciclisti rispetto ai casi
controllo e, seppur con una significatività inferiore, anche rispetto ai
giocatori di baseball (58 ± 2,7 % vs. 63 ± 3,5 %, p < 0.01; 58 ± 2,7 % vs. 62 ±
4,1 %, p < 0.05); le dimensioni dell'atrio sinistro, intese come LAD (left atrial
diameter), sono risultate maggiori nei due gruppi di sportivi professionisti
rispetto ai casi controllo (4 ± 0,1 cm vs. 3,7 ± 0,1 %, p < 0.01 ; 4 ± 0,1 cm vs.
3,7 ± 0,1 %, p < 0.01). L'analisi della funzione diastolica ottenuta analizzando
il flusso transmitralico mediante Doppler pulsato, ha mostrato valori di flusso
transmitralico precoce sostanzialmente sovrapponibile fra i tre gruppi di
soggetti. Una differenza significativa invece è stata osservata fra il picco A
degli atleti e quello dei casi controllo (0,40 ± 0,08 m/s vs. 0,57 ± 0,05 m/s,
p < 0,01; 0,45 ± 0,07 m/s vs. 0,57 ± 0,05 m/s, p < 0,01).
Conseguenza ovvia è stato rilevare un rapporto E/A statisticamente
maggiore fra atleti e casi controllo (2,14 ± 0,38 m/s vs. 1,65 ± 0,02 m/s, p <
0,01; 2,42 ± 0,47 m/s vs. 1,65 ± 0,02 m/s, p < 0,01). (Tabella 5-‐5)
Tabella 5-‐5. Analisi della funzione diastolica mediante doppler PW dei tre gruppi di soggetti esaminati.
Parametri Ciclisti (n = 8) Giocatori di Baseball (n = 8) Casi Controllo Sani (n = 8) E (m/s) 0,83 ± 0,08 0,92 ± 0,11 0,89 ± 0,09 A (m/s) 0,40 ± 0,08 § 0,45 ± 0,07 § 0,57 ± 0,05 E/A 2,14 ± 0,38 § 2,42 ± 0,47 § 1,65 ± 0,02
Legenda: *p < 0.05 vs. casi controllo sani, †p < 0.05 vs. giocatori di baseball, §p < 0.01 vs. casi
controllo sani, ‡p < 0.01 vs. giocatori di baseball. E: transmitral early diastolic filling velocity, A: transmitral late diastolic filling velocity
62
L’analisi speckle tracking della funzione sistolica del ventricolo sinistro ci ha
fornito valori per ogni singolo segmento. Utilizzando questi dati abbiamo
ottenuto poi i valori per ogni singola regione di interesse, ovvero:
• la media delle medie dei segmenti da 1 a 6 (vedi figure bull's eye) ci ha
fornito la contrattilità media della regione basale del VS;
• la media delle medie dei segmenti da 7 a 12 ci ha fornito la
contrattilità media della regione media del VS;
• la media delle medie dei segmenti da 13 a 17 ci ha fornito la
contrattilità media della regione apicale del VS.
Nella tabella sottostante sono stati riportati sia i valori calcolati
automaticamente dalla macchina nelle proiezioni Aplax, 4 Ch e 2 Ch che il
valore Globale ottenuto dalla media dei tre precedenti.
Sono state inserite poi le media calcolate come descritto ottenendo i valori
medi per regione di interesse.
Tabella 5-‐6. Funzione sistolica mediante analisi speckle tracking dei tre gruppi di soggetti esaminati.
Parametri Ciclisti (n = 8) Giocatori di Baseball (n = 8) Casi Controllo Sani (n = 8)
Aplax PVLS (%) -‐21,7 ± 1,51 -‐20,5 ± 2,56 -‐20,5 ± 1,39 4 Ch PVLS (%) -‐21,5 ± 1,97 -‐21,2 ± 0,87 -‐20,2 ± 1,24 2 Ch PVLS (%) -‐21,6 ± 2,13 -‐21,0 ± 2,32 -‐20,7 ± 1,17 Global PVLS (%) -‐21,6 ± 1,50 -‐20,9 ± 1,70 -‐20,5 ± 1,13 Segmenti BASALI (%) -‐17,2 ± 0,74 † § -‐18,8 ± 1,14 § -‐21,2 ± 0,91 Segmenti MEDI (%) -‐20,5 ± 1,02 -‐19,7 ± 1,29 -‐20,5 ± 1,12 Segmenti APICALI (%) -‐26,2 ± 0,75 ‡ § -‐23,1 ± 0,85 § -‐21,4 ± 0,90 Legenda: *p < 0.05 vs. casi controllo sani, †p < 0.05 vs. giocatori di baseball, §p < 0.01 vs. casi controllo
sani, ‡p < 0.01 vs. giocatori di baseball. Aplax: 3 Chambers, 4C: 4 Chambers, 2C: 2 Chambers, PVLS: peak ventricular longitudinal strain.
63
Grafico 5-‐1. Contributo delle singole porzioni del VS.
Lo strain sistolico longitudinale al picco dei segmenti basali del ventricolo
sinistro è risultato significativamente inferiore nei ciclisti rispetto ai giocatori
di baseball e ai casi controllo (-‐17,2 ± 0,74 % vs. -‐18,8 ± 1,14 %, p < 0.05; -‐
17.2 ± 0,74 % vs. -‐21,2 ± 0,91 %, p < 0.001); abbiamo rilevato differenza
significativa anche fra giocatori di baseball e casi controllo (-‐18,8 ± 1,14 % vs.
-‐21,2 ± 0,91 %, p < 0.01).
Porzioni basali
Porzioni medie
Porzioni apicali
Ciclisti -‐17,2 -‐20,5 -‐26,2 Giocatori di baseball -‐18,8 -‐19,7 -‐23,1 Controlli -‐21,2 -‐20,5 -‐21,4
-‐17,2
-‐20,5
-‐26,2
-‐18,8 -‐19,7
-‐23,1 -‐21,2
-‐20,5 -‐21,4
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0
%
Contributo alla sistole ventricolare delle tre regioni del ventricolo sinistro
Ciclisti
Giocatori di baseball
Controlli
64
Nel grafico sottostante, nel quale sono riportati i singoli segmenti della
regione basale, si evidenzia in maniera più chiara la differenza esistente fra i
gruppi.
Grafico 5-‐2. Media dei singoli segmenti basali (1-‐6).
Scomponendo il precedente grafico abbiamo ottenuto quanto segue:
Grafico 5-‐3. Confronto fra le medie dei segmenti basali dei ciclisti con i giocatori di baseball. p < 0,05
Setto Setto anteriore
Parete anteriore
Parete laterale
Parete posteriore
Parete inferiore
Ciclisti -‐16,4 -‐16,9 -‐16,5 -‐18,0 -‐18,0 -‐17,6
Giocatori di baseball -‐19,3 -‐19,5 -‐19,3 -‐19,8 -‐17,9 -‐17,4
Controlli -‐21,2 -‐20,2 -‐21,9 -‐21,8 -‐20,7 -‐21,5
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0
%
Medie dei singoli segmenti basali (1-‐6)
Ciclisti
Giocatori di baseball
Controlli
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0 Setto Setto
anteriore Parete anteriore
Parete laterale
Parete posteriore
Parete inferiore
%
Confronto ciclisti-‐giocatori di baseball
Ciclisti
Giocatori di baseball
65
Grafico 5-‐4. Confronto fra le medie dei segmenti basali dei ciclisti con casi controllo. p < 0,001
I grafici riportati in precedenza mostrano in maniera più evidente le
differenze esistenti fra i ciclisti e gli altri due gruppi. Una particolarità che si
può osservare nel grafico 3 è un comportamento omogeno dei segmenti
latero-‐postero-‐inferiori nei due gruppi a confronto. Questo è confermato
anche dal fatto che non esiste una differenza statisticamente significativa
(p > 0,05) ottenuta confrontando esclusivamente i precedenti segmenti.
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0 Setto Setto
anteriore Parete anteriore
Parete laterale
Parete posteriore
Parete inferiore
%
Confronto ciclisti-‐casi controllo
Ciclisti
Controlli
66
Grafico 5-‐5. Confronto fra le medie dei segmenti basali dei giocatori di baeball con i casi controllo. p < 0,01
Considerando invece il gruppo dei casi controllo a confronto con il gruppo dei
giocatori di baseball vediamo come le due rette si incrocino, mostrando una
omogeneità di comportamento dei segmenti settali e della parete anteriore.
Mentre i segmenti latero-‐postero-‐inferiore tendono a mantenere lo stesso
comportamento dei precedenti nei casi controllo, nei giocatori di baseball si
assiste ad una progressiva riduzione al contributo sistolico VS (come
precedentemente spiegato).
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0 Setto Setto
anteriore Parete anteriore
Parete laterale
Parete posteriore
Parete inferiore
%
Confronto giocatori di baseball-‐casi controllo
Giocatori di baseball
Controlli
67
Grafico 5-‐6. Media dei singoli segmenti intrmedi (7-‐12).
Lo strain sistolico longitudinale al picco dei segmenti medi non mostra
differenze significative tra i vari gruppi.
Setto Setto anteriore
Parete anteriore
Parete laterale
Parete posteriore
Parete inferiore
Ciclisti -‐20,5 -‐22 -‐20,88 -‐20,38 -‐18,88 -‐20,13
Giocatori di baseball -‐20,75 -‐21,13 -‐20,5 -‐19,5 -‐17,88 -‐18,63
Controlli -‐21,33 -‐20,83 -‐20,17 -‐21,67 -‐18,5 -‐20,67
-‐30
-‐25
-‐20
-‐15
-‐10
-‐5
0
%
Media dei singoli segmenti intermedi (7-‐12)
Ciclisti
Giocatori di baseball
Controlli
68
Grafico 5-‐7. Medie dei singoli segmenti apicali (13-‐17).
Lo strain sistolico longitudinale al picco dei segmenti apicali, è risultato
superiore nei ciclisti rispetto ai giocatori di baseball e ai casi controllo (-‐26,2
± 0,75 % vs. -‐23,1 ± 0,85 %, p < 0.01; -‐26,2 ± 0,75 % vs. -‐21,4 ± 0,90 %,
p < 0.01). A loro volta i giocatori di baseball hanno mostrato una differenza
statisticamente significativa confrontati con i casi controllo (-‐23,1 ± 0,85 %
vs. -‐21,4 ± 0,90 %, p < 0.01).
Setto Anteriore Laterale Inferiore Apice Ciclisti -‐27,4 -‐26,3 -‐25,6 -‐25,5 -‐26,0
Giocatori di baseball -‐21,9 -‐23,9 -‐22,8 -‐23,1 -‐23,8
Controlli -‐22,2 -‐21,2 -‐21,7 -‐20,8 -‐21,1
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0
%
Media dei singoli segmenti apicali (13-‐17)
Ciclisti
Giocatori di baseball
Controlli
69
Grafico 5-‐8. Confronto fra le medie dei segmenti apicali dei ciclisti con i giocatori di baseball. p < 0,01.
Grafico 5-‐9. Confronto fra le medie dei segmenti apicali dei ciclisti con i casi controllo. p < 0,01.
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0 Setto Anteriore Laterale Inferiore Apice
%
Confronto ciclisti-‐giocatori di baseball
Ciclisti
Giocatori di baseball
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0 Setto Anteriore Laterale Inferiore Apice
%
Confronto ciclisti-‐controlli
Ciclisti
Controlli
70
Grafico 5-‐10. Confronto fra le medie dei segmenti apicali dei giocatori di baseball con i casi controllo. p < 0,01.
Negli atleti professionisti, analizzando graficamente il comportamento
globale delle tre regioni in cui abbiamo suddiviso il ventricolo sinistro,
possiamo osservare come ci sia un comportamento incrementale al
contributo della sistole ventricolare sinistra, dalle porzioni basali a quelle
apicali. Non possiamo dire lo stesso nei casi controllo nei quali si è osservato
un comportamento più omogeneo delle regioni.
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0 Setto Anteriore Laterale Inferiore Apice
%
Confronto giocatori di baseball-‐controlli
Giocatori di baseball
Controlli
71
Grafico 5-‐11. Strain medio delle tre regioni del VS
Grafico 5-‐12. GAP fra medie dei segmenti basali e apicali del VS nei ciclisti. p < 0,01.
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0 Porzioni basali Porzioni medie Porzioni apicali
Strain medio delle tre regioni del ventricolo sinistra
Ciclisti
Giocatori di baseball
Controlli
1 2 3 4 5 6 Segmenti prossimali -‐16,38 -‐16,88 -‐16,5 -‐18 -‐18 -‐17,63
Segmenti apicali -‐27,38 -‐26,25 -‐25,63 -‐25,5 -‐26
-‐30
-‐25
-‐20
-‐15
-‐10
-‐5
0
%
Differenze basali-‐apicali nei ciclisM
Segmen2 prossimali
Segmen2 apicali
72
Grafico 5-‐13. GAP fra medie dei segmenti basali e apicali del VS nei giocatori di baseball. p < 0,01.
In questi ultimi due grafici (Grafico 5-‐12)(Grafico 5-‐13) si evidenziano le
differenze intragruppo fra le porzioni basali ed apicali nei due gruppi di
sportivi, nei ciclisti (-‐17,2 ± 0,74 % vs. -‐26,4 ± 0,90 %, p < 0.01) e nei
giocatori di baseball (-‐18,9 ± 0,97 % vs. -‐23,4 ± 0,81 %, p < 0.01).
Abbiamo successivamente correlato, secondo il metodo di Pearson, i valori di
Strain basale ed apicale con l’EDD e LVMi dei tre gruppi. I valori ottenuti
hanno dimostrato una correlazione direttamente proporzionale e
statisticamente significativa sia fra lo strain apicale e l’EDD (r = +0,57 ;
p < 0,05) che fra lo strain apicale e LVMi (r = +0,65; p < 0,05) nel gruppo dei
ciclisti. Sempre nello stesso gruppo abbiamo osservato una correlazione
inversa, statisticamente significativa, fra lo strain basale e l’EDD (r = -‐0,58 ;
p < 0,05) e fra lo strain basale e LVMi (r = -‐0,62; p < 0,05).
1 2 3 4 5 6 Segmenti prossimale -‐19,3 -‐19,5 -‐19,3 -‐19,8 -‐17,9 -‐17,4
Segmenti apicali -‐21,9 -‐23,9 -‐22,8 -‐23,1 -‐23,8
-‐30,0
-‐25,0
-‐20,0
-‐15,0
-‐10,0
-‐5,0
0,0
%
Differenze basali-‐apicali nei giocatori di baseball
Segmenti prossimale
Segmenti apicali
73
Nei grafici di dispersione sottostanti abbiamo riportato i valori che mostrano
una correlazione bivariata fra gli stessi.
Grafico 5-‐14. Correlazione fra l’EDD e lo strain nei ciclisti.
Grafico 5-‐15. Correlazione fra LVMi e lo strain nei ciclisti.
0
5
10
15
20
25
30
35
5 5,2 5,4 5,6 5,8 6
%
EDD (cm)
Correlazione EDD-‐Strain nei ciclisti
EDD-‐strain basale p<0,05
EDD-‐strain apicale p<0,05
0
5
10
15
20
25
30
35
0 50 100 150 200
%
LVMi (g/m2)
Correlazione LVMi-‐Strain nei ciclisti
LVMi-‐strain basale p<0,05
LVMi-‐strain apicale p<0,05
74
5.5 Discussione
Dai risultati ottenuti si evince come un esercizio svolto ad alto carico sia per
la componente dinamica che statica (praticato dai ciclisti), determini le più
evidenti modificazioni morfologiche del ventricolo sinistro.
Come ampiamente dimostrato dalla letteratura, questi atleti mostrano
camere cardiache nettamente maggiori rispetto alla popolazione normale e
ad atleti praticanti sport a bassa componente statica e a componente
dinamica moderata (giocatori di baseball). Questi ultimi però hanno
dimostrato di avere camere cardiache significativamente maggiori rispetto ai
casi controllo; la differenza tra i due gruppi di atleti d’élite è giustificata da
una attività aerobica moderata dei giocatori di baseball, con un consumo di
ossigeno che si attesta tra il 40% e il 70% del VO2max, a differenza dei ciclisti
che praticano attività dinamica a valori di VO2 > 70%.
L’inibizione del tono simpatico contribuisce in maniera importante ad una
riduzione significativa della frequenza cardiaca, effettivamente riscontrata
però solo nel gruppo dei ciclisti. Anche questo parametro sembra quindi
maggiormente correlato con l’intensità a cui viene svolta l’attività di tipo
aerobico.
Le dimensioni parietali del ventricolo sinistro sono risultate aumentate nei
ciclisti rispetto agli altri gruppi, senza modificazioni dell’RWT, a conferma di
uno sviluppo in questi atleti di una ipertrofia eccentrica de VS. Questa
modificazione, insieme all’aumento delle dimensioni cavitarie, ha comportato
un incremento significativo della massa ventricolare sinistra, rispetto ai casi
controllo.
75
Nel gruppo dei giocatori di baseball la massa ventricolare sinistra appare
aumentata rispetto ai casi controllo ma l’RWT non mostra un rimodellamento
di tipo concentrico e questo è giustificato dal fatto che l’attività di questi
soggetti è a bassa componente di forza statica con prevalente componente
tecnica.
Un dato in controtendenza rispetto alla letteratura134 è stato il riscontro di
una frazione d’eiezione inferiore nei ciclisti rispetto alla popolazione
normale. Numerosi studi infatti evidenziano una FE a riposo maggiore
(supernormale) o uguale a soggetti sani sedentari. Il nostro dato in realtà è
avvalorato da un volume telediastolico superiore nei ciclisti che permette
quindi di ottenere uno stroke volume maggiore per valori di FE ridotti.
Per quanto riguarda la funzione diastolica abbiamo osservato un netto
aumento del rapporto E/A negli atleti professionisti, facilitato da un
aumento, seppur diverso, delle dimensioni cavitarie. Secondo la letteratura
l’aumento del rapporto E/A è dato non tanto da un aumento del picco di onda
E quanto da una riduzione del picco di A144, in linea con i nostri risultati.
Andando ad analizzare la funzione sistolica segmentale del ventricolo
sinistro, mediante metodica speckle tracking, abbiamo osservato una
riduzione del contributo alla sistole ventricolare sinistra dei segmenti 1-‐6 nei
ciclisti rispetto agli altri due gruppi di soggetti.
Questo è in linea con lo studio di De Luca132 nel quale l’analisi effettuata su
calciatori, ciclisti e giocatori di basket ha evidenziato un aumento dello strain
circonferenziale delle porzioni apicali maggiore nei ciclisti rispetto agli altri
due gruppi.
76
Nottin et al.145 hanno invece dimostrato una tendenza alla riduzione dello
strain radiale a livello apicale; questa in accordo con il nostro studio,
potrebbe essere compensata da un aumento dello strain longitudinale.
Dunque, la nostra interpretazione a questi dati, è che un aumento delle
dimensioni cavitarie comporti una riduzione dello strain longitudinale a
livello basale compensato da un aumento dello strain longitudinale apicale. A
supporto di questo, il confronto di dati di strain basale con valori di EDD
ventricolare sinistro mostra una correlazione inversa statisticamente
significativa.
Al contrario abbiamo osservato una correlazione direttamente proporzionale
fra aumento dell’EDD e lo strain apicale. Questa correlazione è stata
osservata soltanto nel gruppo dei ciclisti, mentre non si sono evidenziate
correlazioni significative negli altri due gruppi di soggetti. Questo avvalora
l’ipotesi che un aumento significativo delle dimensioni cavitarie sposti
l’equilibrio a favore di un aumentato strain longitudinale apicale a scapito di
una riduzione di strain basale. Stessa correlazione si è evidenziata tra strain,
apicale e basale, e valori di LVMi, con rapporto rispettivamente diretto e
inverso all’aumentare dell’LVMi.
Anche l’aumento della massa potrebbe quindi essere correlato a questo
sbilanciamento. Interessante sarebbe poter osservare il comportamento della
cinetica del VS di atleti che subiscono un rimodellamento di tipo concentrico,
indotto da esercizio statico con incremento della massa ventricolare sinistra,
in assenza di un aumento significativo delle dimensioni cavitarie.
77
Questo naturalmente è quello che abbiamo osservato mediante uno studio
del solo strain longitudinale nel nostro campione di soggetti, peraltro
limitato. Il limite di questa analisi è la mancanza di comparazione dei nostri
valori con i valori di strain circonferenziale e radiale del campione.
5.6 Conclusioni
Il cuore d’atleta è caratterizzato da specifici adattamenti in relazione ad
un’attività sportiva regolare, proporzionalmente alla componente statica e
dinamica. I dati da noi ottenuti hanno confermato questo trend mostrando
modificazioni morfologiche, sì nei soggetti praticanti attività sportiva a livello
professionistico, ma più significative nei soggetti praticanti attività a più alto
carico statico e dinamico, come nel caso dei ciclisti.
I risultati ottenuti sulle modificazioni funzionali, in particolare sul contributo
segmentale alla funzione sistolica del VS, hanno mostrato un andamento
simile all’interno dei gruppi di atleti d’élite, con un contributo maggiore delle
porzioni apicali rispetto alle basali.
Questa tendenza si è osservata però maggiormente nel gruppo dei ciclisti, nei
quali esiste anche una correlazione significativa e diretta tra l’aumento delle
dimensioni cavitarie, l’aumento della massa ventricolare sinistra indicizzata e
lo strain apicale del VS. Negli stessi, un aumento di questi valori (EDD-‐LVMi)
ha correlato in maniera inversa con lo strain delle porzioni basali; questo
dato sembra volerci indicare che la funzione sistolica si modifichi come già
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descritto, tanto più quanto il VS tenda a sviluppare un rimodellamento
ipertrofico-‐eccentrico indotto dall’attività fisica.
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102
Ringraziamenti
Non è facile citare e ringraziare, in poche righe, tutte le persone che hanno
contribuito alla nascita e allo sviluppo di questa tesi di laurea: chi con una
collaborazione costante, chi con un supporto morale e materiale, chi con
consigli e suggerimenti, chi con parole semplici di incoraggiamento.
A tutti loro va la mia gratitudine.
In particolare, desidero ringraziare il mio relatore, prof. Gino Santoro per la
disponibilità e la cortesia dimostratemi durante la realizzazione dello studio.
Ringrazio il Dott. Ferdinando Franzoni per aver contribuito alla stesura del
protocollo di questo lavoro di tesi e per la simpatia.
Ringrazio il Dott. Carlo Giammattei Dirigente medico di 1° livello presso U.O.
Medicina e Traumatologia dello Sport Az. USL n° 2 di Lucca per la gentilezza e
la disponibilità dimostratemi.
Non ci sono parole per ringraziare il Dott. Riccardo Papi, specializzando in
Medicina dello Sport, che nell’ultimo anno mi ha seguito pazientemente,
diventando presto un grande amico. Nonostante i fitti turni lavorativi ha
sempre trovato tempo per ascoltarmi e consigliarmi, per indirizzare il mio
progetto di tesi e per avermi fornito insegnamenti preziosi per il mio futuro
103
professionale. A lui auguro di poter realizzare tutti i propri progetti, in
ambito lavorativo ed in quello personale.
Un altro ringraziamento particolare va al Dott. Emanuele Guidotti per il suo
contributo, la sua professionalità, i suoi consigli e la sua amicizia.
Ringrazio inoltre i Dott.ri Leonardo Tocchini, Jonathan Fusi, Eugenio Cerri,
Elena Zappia, per aver in parte condiviso con me questo faticoso percorso e
per avermi aiutato, materialmente e spiritualmente, in maniera
completamente disinteressata.
Ringrazio le persone amiche che mi sono accanto nella vita, chi da molto
tempo, chi da meno. Tutti i miei colleghi ma soprattutto amici, che, chi dal
primo anno d’Accademia, chi dal terzo anno d’Università, hanno condiviso
con me la fatica e la passione per lo studio di questa bellissima scienza qual è
la Medicina.
Ringrazio Te che, anche se da soli due anni, hai lasciato un segno indelebile,
per la tua dolcezza, la tua clemenza, per aver sopportato le mie ore ed ore di
studio “matto e disperatissimo”, per farmi sentire così importante.
Ma i ringraziamenti più importanti vanno alla mia famiglia, per tutto l’amore
ed il supporto; nonostante la lontananza mi siete sempre stati vicino,
104
sostenuto ed incoraggiato in ogni mio passo. Se sono diventato quel che sono
è soprattutto merito vostro. A voi devo tutto.
Ringrazio infine la mia cara Nonna, che se ne è andata ma che sento sempre
vicina in ogni mio passo e che avrebbe voluto tanto vedermi in questo giorno
così importante.