Ippologia 1-2013

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IPPOLOGIA 1 2013 Rivista Ufficiale della SIVE Anno 24, numero 1, trimestrale, marzo 2013 ISSN: 1120-5776 Ippologia è indicizzata su: SciSearch ® - ISI Research Alert ® - Focus on - Cab International - Index Veterinarius DIAGNOSTICA PER IMMAGINI Sindrome da tunnel carpale nel cavallo: reperti di risonanza magnetica in tre casi Misurazione della profondità dello spazio sub-aracnoideo in puledri sani di diverse razze ORTOPEDIA Frattura d’avulsione dell’origine della corda femoro-metatarsica (Peroneus Tertius) in un puledro ONCOLOGIA Mastectomia monolaterale in una Pony affetta da carcinosarcoma mammario

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Ippologia 1-2013

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IPPOLOGIA12013

Rivista Ufficiale della SIVE • Anno 24, numero 1, trimestrale, marzo 2013ISSN: 1120-5776

Ippologia è indicizzata su: SciSearch® - ISI Research Alert® - Focus on - Cab International - Index Veterinarius

DIAGNOSTICA PER IMMAGINI

Sindrome da tunnel carpale nel

cavallo: reperti di risonanza

magnetica in tre casi

Misurazione della profondità

dello spazio sub-aracnoideo

in puledri sani di diverse razze

ORTOPEDIA

Frattura d’avulsione dell’origine

della corda femoro-metatarsica

(Peroneus Tertius) in un puledro

ONCOLOGIA

Mastectomia monolaterale

in una Pony affetta

da carcinosarcoma mammario

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Ippologia, Anno 24, n. 1, Marzo 2013 1

❚ Editoriale

Avrei voluto scrivere il mio primo editoriale da Pre-sidente della Sive con un messaggio di speranza allaluce di un’auspicata ripresa del settore del cavallo

sportivo.Purtroppo mi trovo a rileggere l’ultimo editoriale del Past-President Giorgio Ricardi (n. 4 del 2012) che analizza lucida-mente la situazione della nostra categoria e del mondo delcavallo e devo constatare che siamo ancora a fronteggiaregli stessi problemi e che nulla sembra essere cambiato i que-sti mesi.È evidente che la ripresa del nostro settore è legata in mo-do imprescindibile ad una generale ripresa economica e aduna revisione della gestione dell’ippica e del cavallo sporti-vo più in generale e, visto che ciò non sembra essere immi-nente, bisogna necessariamente chiedersi quali strategieadottare per mantenere uno standard professionale dignito-so in questo difficile periodo storico.D’altra parte è necessario agire anche a livello politico af-finché le istituzioni comprendano che solo coinvolgendociè possibile uscire da questa crisi che è accentuata anche dauna serie di norme spesso poco chiare e calate dall’altoche hanno perso di vista gli obiettivi per cui sono statescritte. È fondamentale che si acquisisca e si trasmetta laconsapevolezza del ruolo centrale del veterinario riguardoal benessere animale rivendicando il diritto alla cura senzademonizzazioni strumentali riguardo l’uso del farmaco.Una semplificazione delle norme, anche fiscali, eviterebbela fuga da questo settore che si è verificata in questi ultimianni.Sempre con queste finalità La SIVE sta condividendo, insie-me ad ANMVI, l’obiettivo di rilanciare e promuovere l’Ippi-ca Italiana grazie ad una gestione privatistica e managerialedel Settore, attuata sotto la supervisione di Mipaaf, lavoran-do a fianco dell’Associazione “Imprenditori Ippici Italiani”per passare dall’odierna paralisi gestionale ad una ristruttu-razione che ci veda molto più presenti e attivi in pianta sta-bile nei meccanismi decisionali che riguardano la medicinaveterinaria.

Per quanto riguarda l’attività scientifica incontriamo di rifles-so grandi difficoltà: da un lato nel coinvolgere i colleghi chenon riescono più a vedere con chiarezza la formazione co-me indispensabile investimento e dall’altro nel gestire i co-sti di organizzazione dell’offerta formativa che non sono piùsostenuti come in passato dalle aziende del settore le qualisentono pesantemente la crisi economica.In questa situazione il nostro impegno si concentrerà nellarealizzazione di un numero probabilmente più contenuto dieventi che mantengano però alta la qualità scientifica chie-dendo a tutti i soci uno sforzo di coesione e di partecipa-zione anche come segnale alle aziende che continuano acredere nel nostro settore e stanno compiendo, nonostan-te tutto, un grosso sforzo a riguardo.Nell’ottica di una revisione delle attività abbiamo deciso ditrasformare le Società Scientifiche specialistiche in gruppi distudio ad iscrizione gratuita in modo da facilitare l’incontrotra neolaureati e professionisti di esperienza per una attivi-tà e una crescita comune meno vincolata ai problemi eco-nomici e più libera di autogestirsi con l’appoggio ed il coor-dinamento della segreteria e del CD SIVE.In conclusione non posso che riprendere le criticità e lepossibili soluzioni già indicate come unica via di uscita: evita-re la frammentazione delle risorse, sia private che pubbli-che, maggiore coesione come categoria, necessità di mante-nere alta l’offerta professionale con la formazione. Questicredo siano i soli atteggiamenti possibili da mettere in attoper continuare a offrire un servizio professionale serio chesia adeguatamente retribuito.Il mio augurio a tutti è di ritrovarci presto a parlare di futu-ro con più serenità e con spirito costruttivo e propositivo.

Svegliati, combatti, cammina, deciditi e trionferainella vita; non pensare mai al destino, perché il de-stino è il pretesto dei falliti.

Pablo Neruda

Il futuro è nelle nostre maniAndrea MarcelloBrignoloPresidente SIVE

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SOMMARIO

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Focus on: Veterinary Science & Medicine

Cab Abstracts - Cab International

Index Veterinarius

Impact Factor (aggiornato al 2011): 0,176ISTRUZIONI PER GLI AUTORIsono disponibili sul sito della SIVE

www.sive.it

FRATTURA D’AVULSIONE DELL’ORIGINEDELLA CORDA FEMORO-METATARSICA(PERONEUS TERTIUS) IN UN PULEDROAVULSION FRACTURE OF THE ORIGIN OF THE PERONEUS TERTIUS IN A FOALF. Beccati, M. Pepe, S. Dante, S. Cavallini, R. Gialletti

O R T O P E D I A

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R U B R I C H E

1 EDITORIALE/EDITORIAL

SINDROME DA TUNNEL CARPALE NELCAVALLO: REPERTI DI RISONANZAMAGNETICA IN TRE CASICARPAL TUNNEL SYNDROME IN THE HORSE: MAGNETICRESONANCE FINDINGS IN THREE CASESD. De Zani, D.D. Zani, G. Gardin, M. Di Giancamillo

MISURAZIONE DELLA PROFONDITÀDELLO SPAZIO SUB-ARACNOIDEO INPULEDRI SANI DI DIVERSE RAZZEMEASUREMENT OF SUB-ARACHNOID SPACE DEPTH IN HEALTHYFOALS OF DIFFERENT BREEDSM. Sgorbini, S. Unti, F. Bonelli, P. Marmorini, S. Di Maria, T. Valeriani, R. Di Martino, M. Corazza

D I A G N O S T I C A P E R I M M A G I N I

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MASTECTOMIA MONOLATERALE IN UNAPONY AFFETTA DA CARCINOSARCOMAMAMMARIOMAMMARY CARCINOSARCOMA IN A PONY MAREM.E. Falomo, R. Rasotto, M. Isola

O N C O L O G I A

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❚ Diagnostica per immagini

Sindrome da tunnel carpale nel cavallo:reperti di risonanza magnetica in tre casiDonatella De ZaniDVM, PhD, Via dell’Università 6, 26900 Lodi, Università degli studi di Milano Azienda “Polo Veterinario di Lodi”, Reparto di Radiologia

Davide Danilo ZaniDVM, PhD, Via dell’Università 6, 26900 Lodi, Università degli studi di Milano Azienda “Polo Veterinario di Lodi”, Reparto di Radiologia

Giulia GardinDVM, Via dell’Università 6, 26900 Lodi, Università degli studi di Milano Azienda “Polo Veterinario di Lodi”, Reparto di Radiologia

Mauro Di GiancamilloDVM, Via dell’Università 6, 26900 Lodi, Università degli studi di Milano Azienda “Polo Veterinario di Lodi”, Reparto di Radiologia

RIASSUNTO

La sindrome da tunnel carpale nel cavallo, cosìcome in altre specie animali e nell’uomo, vieneconsiderata una sindrome compartimentale ri-conducibile all’aumento di volume di una o piùstrutture comprese nel canale carpale, che pro-voca una compressione a livello di strutture va-scolo-nervose. Le cause della sindrome posso-no essere svariate, pertanto una precisa dia-gnosi è conditio sine qua non per la scelta del-l’opzione terapeutica più appropriata, nonchéper l’emissione di una corretta prognosi. Nelpresente lavoro vengono descritti i segni clinicied i reperti di Risonanza Magnetica in tre casidi sindrome da tunnel carpale.

“Articolo ricevuto dal Comitato di Redazione il 24/05/2012 ed accettato per la pubbli-cazione dopo revisione il 27/02/2013”.

INTRODUZIONE

La sindrome da tunnel carpale nel cavallo deve essere considerata atutti gli effetti una “sindrome compartimentale”. Tra le differenti causerientrano infatti tutte quelle patologie che possano indurre un aumen-to di volume delle strutture contenute all’interno del canale carpale(Rantanen 2007) e conseguente compressione a livello di tronco va-scolo-nervoso. Il canale del carpo comprende la guaina sinoviale delcarpo, che avvolge i tendini flessore superficiale del dito (SDFT) e fles-sore profondo del dito (DDFT). La parete dorsale è costituita nella suaporzione prossimale dal legamento palmare del carpo che si continuadistalmente nel legamento accessorio del tendine flessore profondodel dito (ALDDFT). L’osso accessorio del carpo (pisiforme) e i lega-menti accessorio-quartale e accessorio-metacarpale delimitanol’aspetto laterale del canale, mentre quello mediale risulta delimitatodal legamento accessorio del SDFT (ALSDFT). Infine, la parete palma-re del canale risulta formata, procedendo in senso prossimo-distale,dalla fascia antibrachiale caudale, dal retinacolo dei flessori e dalla fa-scia metacarpale palmare (Dyson 2011).Tra le differenti patologie più comuni ritenute alla base dell’insorgenzadi tale sindrome sono da ricordare le tendinopatie del DDFT, le de-smopatie dell’ALDDFT, le fratture del pisiforme e gli osteocondromi(Bertone 2002, Rantanen 2007, Byron et al. 2010). I cavalli affetti da tale sindrome possono presentare differenti gradi dizoppia con insorgenza sia acuta che a carattere ingravescente (Ranta-nen 2007, Dyson 2011) e solitamente rispondono positivamente allaflessione del carpo. In alcuni soggetti può essere osservata una lieve tu-mefazione a livello di superficie carpale/metacarpale prossimale palma-re, riconducibile alla presenza di una moderata distensione della guai-na tendinea (Dyson 2011).Per quanto riguarda le tecniche d’imaging di I livello, l’esame ultrosono-grafico costituisce indubbiamente un importante strumento diagnosti-co. Alcuni autori sostengono, tuttavia, che l’indagine della regione anti-brachiale possa presentare per tale tecnica diagnostica alcune limitazio-ni che non sempre consentono di rilevare alterazioni clinicamente signi-ficative (Brokken et al. 2007, Powell et al. 2009). L’esame radiografico, in-vece, può evidenziare reperti significativi solo se nell’eziopatogenesi del-

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la patologia sono coinvolte le strutture mineraliz-zate. Per tali ragioni l’esame tomografico a Riso-nanza Magnetica (RM) viene ritenuto il “gold stan-dard” diagnostico per l’indagine delle regioni anti-brachiale e metacarpale prossimale (Brokken et al.2007, Powell et al. 2009).A conoscenza degli autori non esistono in lette-ratura lavori in cui vengano descritti gli aspettiRM in cavalli affetti da sindrome da tunnel carpa-le. In questo lavoro sono riportati i rilievi clinicie i reperti tomografici di tre cavalli in cui era pre-sente una sindrome compartimentale a livelloantibrachiale.

DESCRIZIONE DEI CASI

Visita clinicaNello studio sono stati inclusi tre cavalli adulti dietà, sesso, razza e attitudine differenti (Tab. 1), ri-feriti per zoppia cronica di grado 2/5 (Ross 2010)localizzata a livello di regione antibrachiale-meta-carpale prossimale. All’esame ispettivo non eraevidente nessuna tumefazione e alla palpazionenon era evocabile nessuna risposta algica. Tutti isoggetti mostravano un peggioramento della zop-pia (grado 3/5) dopo l’esecuzione della prova diflessione. In due soggetti (caso 1 e caso 2) la zop-pia veniva abolita a seguito dell’anestesia semeio-logica perineurale dei nervi metacarpali palmari.Nel caso 3 la zoppia era abolita mediante l’esecu-zione dell’anestesia intratecale effettuata a livellodi guaina dei flessori.

Diagnostica per immaginiI cavalli sono stati sottoposti ad esame radiografi-co prima dell’esecuzione dell’indagine a RM. Indue casi (caso 1 e caso 2) sono state ottenute an-che immagini ultrasonografiche. L’impossibilità direpertare alterzioni clinicamente significative conle tecniche d’imaging di I livello ha indotto i vete-rinari curanti a riferire i casi per l’esecuzione di unesame RM della regione antibrachiale. I cavalli so-no quindi stati sottoposti ad esame RM in aneste-sia generale, impiegando un tomografo a bassa in-tensità di campo1,2.

Sono state effettuate sequenze pesate in T1, T2,Proton Density (PD) e sequenze ad inversionecon soppressione del segnale lipidico, STIR (ShortTau Inversion Recovery), secondo differenti pianidi scansione.In due casi (casi 1 e caso 2) è stato osservato in tut-te le sequenze un discreto aumento di volume e disegnale a carico dell’ALDDFT. In entrambi i casi, siale sequenze a breve che lungo TR (Tempo di Ripe-tizione) hanno evidenziato la presenza di materialerispettivamente discretamente e moderatamenteiperintenso posto tra ALDDF dorsalmente, tendiniflessori palmaro-medialmente e retinacolo dei fles-sori lateralmente (Fig. 1 e Fig. 2). Nel caso 1 è sta-to repertato anche un moderato aumento di se-gnale a carico del retinacolo dei flessori, apprezza-bile nelle sequenze T1 pesate e STIR (Fig. 1).Nel caso 3 le sequenze pesate in PD hanno per-messo di osservare a carico del SDFT un modera-to aumento di volume e di segnale in associazionead irregolarità del profilo (Fig. 3). Distalmente al-l’articolazione carpo-metacarpica erano presentialterazioni compatibili con la presenza di aderenzetra l’aspetto dorso-mediale del DDFT e quello pal-maro-laterale del SL. L’ALDDFT appariva inoltrecaratterizzato, oltre che da un discreto aumentodello spessore, anche da margini arrotondati e nonnetti, in particolare a livello di profilo mediale, ol-tre che da un moderato incremento di segnale.In base ai reperti RM osservati, in tutti i soggettiesaminati è stato possibile emettere diagnosi di“sindrome da tunnel carpale” riconducibile a de-smopatia dell’ALDDFT in due casi (caso 1 e caso2) e a tendinopatia del SDFT in associazione a de-smopatia di ALDDFT in un caso (caso 3).

Trattamento ed esitoDue dei tre soggetti (caso 1 e caso 2) sono statisottoposti a recisione del retinacolo dei flessori alfine di ridurre la pressione a livello di canale car-pale. Nel primo cavallo (caso 1) si è optato per unapproccio chirurgico a cielo aperto sfruttando

Sindrome da tunnel carpale nel cavallo: reperti di risonanza magnetica in tre casi4

❚ Diagnostica per immagini

TABELLA 1Tabella riassuntiva in cui viene descritto il segnalamento dei casi.

AAS = Anglo Arabo Sardo, SI = Sella Italiano, PSA = Purosangue Arabo

Caso Razza Età Sesso Attitudine Grado Durata Palpazione Risposta Rispostadi zoppia alla flessione anestesie semeiologiche

1 AAS 11 Mc Completo 2/5 60 gg NDRPeggioramento Positività an. perineurale

zoppia nn. metacarpali palmari

2 SI 6 F Salto Ostacoli 2/5 60 gg NDRPeggioramento Positività an. perineurale

zoppia nn. metacarpali palmari

3 PSA 13 Mc Endurance 2/5 30 gg NDRPeggioramento Positività an. intratecale guaina

zoppia flessori

1 Vet-MR, Esaote S.p.A., Genova, Italia.2 MR-V, Paramed Medical System, Genova, Italia.

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❚ Diagnostica per immagini

l’accesso mediale al carpo (Byron et al. 2010). Nelcaso 2 si è deciso di intervenire attraverso un ap-proccio tenoscopico, come descritto da Byron etal. (2010). Sono stati creati due portali: quello en-doscopico in posizione prossimo-laterale, localiz-zato 3 cm prossimalmente al pisiforme e posto traUlnare Laterale (UL) ed Estensore Laterale delDito (LDE) e quello strumentale posto 1,5 cm di-stalmente al pisiforme tra DDFT e UL.I cavalli sottoposti ad intervento chirurgico sonostati tenuti a riposo in box per una settimana econfinati in paddock di ridotte dimensioni per ul-teriori 2 settimane. Successivamente è stato intra-preso un programma di riabilitazione che preve-deva passo a mano, inizialmente 10 minuti per poiarrivare a 30 minuti al giorno, per 4 settimane. Inseguito i cavalli hanno eseguito lavoro al trotto al-la corda in circolo ad entrambe le mani partendoda 5 minuti al giorno e incrementando progressi-vamente fino a 20 minuti al giorno in un periododi 4 settimane. A partire dalla nona settimana dal-l’intervento i soggetti hanno iniziato ad esseresottoposti ad un ridotto carico di lavoro montatiin piano. I soggetti sottoposti a chirurgia e riabili-tazione sono tornati alle performances preceden-ti all’insorgenza della zoppia dopo circa 4 mesi nelprimo caso e 5 mesi nel secondo.Nel caso 3, invece, sulla scorta di quanto decisodal proprietario, non sono stati intrapresi né untrattamento di tipo chirurgico né medico. Il caval-

lo ha iniziato un periodo di riabilitazione della du-rata prevista di 24 settimane. Il cavallo è ancora inriabilitazione.

DISCUSSIONE

In letteratura sono pochi i lavori in cui viene de-scritta la sindrome da tunnel carpale nel cavallo(Bertone 2002, Rantanen 2007, Byron et al. 2010).La diagnosi si basava comunemente sugli aspetticlinici unitamente ai reperti radiografici ed eco-grafici (Bertone 2002, Rantanen 2007, Byron et al.2010). Tali tecniche diagnostiche hanno però deilimiti intrinseci: l’esame radiografico evidenzia re-perti significativi solo se sono coinvolte strutturesufficientemente mineralizzate mentre l’indagineecografica non sempre risulta di facile esecuzioneed interpretazione quando orientata all’esamedelle strutture della regione antibrachiale (Brok-ken et al. 2007, Powell et al. 2009). Come già de-scritto da Labens et al. (2010) e Sampson e Tucker(2007), anche nei nostri casi l’esame ecografico èrisultato avere una accuratezza limitata ed unasensibilità ridotta a causa della presenza di artefat-ti da flusso, di artefatti provocati dall’esecuzionerecente di anestesie perineurali e di refrazione ri-conducibile alla presenza dei tessuti molli circo-stanti con differente ecogenicità (Dyson 2003, La-bens et al. 2010, Sampson and Tucker 2007). Una

A

D

B

E

C

F

FIGURA 1 - Caso 1. Immagini RM pesate in T1 (A, D) e T2 (B, E) dell’arto affetto da zoppia, condotte lungo il piano trasversale a livello di regio-ne metacarpale prossimale. Per confronto sono state inserite anche immagini T1 pesate dell’arto controlaterale (C, F). Si osservi la presenza di ma-teriale iperintenso localizzato tra ALDDFT, retinacolo e tendini flessori (freccia aperta) e aumento dello spessore della porzione palmaromedialedel retinacolo dei flessori (freccia).

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❚ Diagnostica per immagini

A F G

D E

B C

FIGURA 2 - Caso 2. STIR sagittale con reference lines delle sezioni trasversali. Sequenze T1 (B, D, F) e STIR (C, E, G)della regione metacarpale prossimale. Notare il tessuto reattivo iperintenso nelle T1 pesate (B, D, F) e STIR (C, E, G). L’ALDDFT presenta un aumento di segnale (punta di freccia) sia nelle T1 che nelle STIR (F, G).

A B C

FIGURA 3 - Caso 3. Sequenza T1 pesata condotta lungo il piano trasversale, appena distalmente all’articolazione carpo-metacarpica (A). Si noti l’au-mento di volume e di segnale a carico dell’ALDDFT, soprattutto nella sua porzione mediale (freccie vuote gialle). Le immagini B) e C) mostrano ilconfronto tra arto affetto da zoppia (B) e arto controlaterale (C). Nell’arto patologico il SDFT appare aumentato di volume e caratterizzato dauna evidente alterazione di forma (B, freccia gialla e per confronto C, freccia rossa). Si può inoltre apprezzare un moderato aumento di volume deitessuti peritendinei soprattutto a carico del compartimento palmaro-mediale.

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❚ Diagnostica per immagini

possibile ulteriore spiegazione in merito alla man-cata corrispondenza tra reperti ecografici ed RMpotrebbe essere ricondotta al periodo di tempointercorso tra i due esami: infatti, come riportatoda Labens et al. (2010), un intervallo di tempo su-periore ai 13 giorni tra l’esecuzione dell’esameecografico e di quello RM, può influire significati-vamente in merito alla possibilità di poter eviden-ziare i medesimi reperti (Labens et al. 2010). Inquesto studio l’impiego della RM è risultato indi-spensabile per poter raggiungere una corretta dia-gnosi poiché ha permesso di identificare in modopreciso le alterazioni delle strutture anatomichedel canale carpale coinvolte nella genesi della sin-drome compartimentale. Le sequenze pesate inT1 e PD hanno permesso di ottenere un ottimodettaglio anatomico che ha facilitato il riconosci-mento delle alterazioni delle strutture anatomichecoinvolte nel processo patologico. Le seq. STIR,come già descritto da Holowinsky et al. nel 2010,hanno invece fornito utili indicazioni in merito al-la “significatività” clinica dei reperti osservati. Il raggiungimento di una diagnosi precisa, cono-scendo l’entità e l’estensione delle lesioni, è statodi grande ausilio nella scelta del piano terapeuticopiù adeguato. Storicamente la sindrome da tunnel carpale è sta-ta trattata mediante release del retinacolo dei fles-sori attraverso un approccio chirurgico a cieloaperto (Mackay-Smith et al. 1972). Questo tipo diintervento, pur avendo un’efficacia clinica compro-vata, comporta il rischio di poter danneggiare lestrutture vascolo-nervose mediali, o di esserecomplicato dalla deiscenza della sutura con unconseguente risultato estetico insoddisfacente(Mackay-Smith et al. 1972, Textor et al. 2003).L’approccio tenoscopico offre diversi vantaggi: ri-duce l’incidenza di danni iatrogeni, la possibilitàd’infezioni grazie all’accesso mininvasivo e consen-te una accurata valutazione delle strutture del ca-nale carpale e la revisione delle lesioni superficialiriscontrate in sede intratecale (Byron et al. 2010).

Nei due casi sottoposti ad intervento chirurgicosono stati impiegati l’approccio a cielo aperto (ca-so 1) e quello tenoscopico (caso 2), ottenendo inentrambi i soggetti risultati ottimali in assenza dicomplicazioni. La terapia chirurgica è stata utilenel ridurre la sindrome compartimentale ma ulte-riori terapie sono da prendere in considerazioneper quanto concerne il trattamento delle patolo-gie alla base dell’insorgenza della sindrome. In tut-ti i casi descritti si è optato per un trattamento ditipo conservativo per la terapia della desmopatiadel DDFT (casi 1 e 2) e del SDFT (caso 3).

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano il Dott. Stefano Tassan e il Dott. Ni-cola Perniola per aver riferito i casi.

Parole chiaveEquino, RM, zoppia, canale carpale.

❚ Carpal tunnel syndrome in the horse: magnetic resonancefindings in three cases

SummaryAs in many other animal species, also in equine pa-tients carpal tunnel syndrome is considered acompartimental syndrome due to increased volu-me of one or more structures included in the car-pal canal that induced a compression on the va-sculo-nervous trunk. The causes can be different,it is essential to recognize the underlying patholo-gy in order to have a precise prognosis and esta-blish an appropriate therapy. This paper describesthe clinical and Magnetic Resonance findings inthree cases of carpal tunnel syndrome.

Key wordsEquine, MRI, lameness, carpal canal.

B I B L I O G R A F I A

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❚ Diagnostica per immagini

Misurazione della profondità dello spaziosub-aracnoideo in puledri sani di diverse razzeMicaela Sgorbini1, Serena Unti2, Francesca Bonelli1, Paola Marmorini3, Stefano Di Maria4,Tiziana Valeriani3, Roberta Di Martino3, Michele Corazza1

1 Dipartimento Scienze Veterinarie, San Piero a Grado (PI)2 Libero professinista, Lucca (LU)3 Libero professionista, Pisa (PI)4 Centro Militare Veterinario, Via Castiglionese, Grosseto (GR)

RIASSUNTO

Scopo - Misurare lo spazio sub-aracnoideo dor-sale in puledri di razze diverse, al fine di: 1) otte-nere degli intervalli di riferimento; 2) verificareun eventuale aumento dello spazio sub-aracnoi-deo nella prima settimana di vita; 3) verificare ledifferenze relative al sesso e alla razza.Materiali e metodi - Nel presente studio so-no stati inclusi 64 puledri di razze diverse. Inquesti soggetti è stato misurato per via ecogra-fica lo spazio sub-aracnoideo dorsale come di-stanza tra la dura madre e la porzione dorsaledella pia madre cranialmente alle ali dell’atlantesecondo il piano sagittale. Quindi la sonda è sta-ta ruotata di 90 gradi e la misura è stata ripetu-ta sul piano longitudinale a livello della cisternamagna. La misurazione è stata eseguita a 1 gior-no (T1) di età e ripetuta a 4 (T4) e 7 giorni (T7)di vita. Sono state calcolate media e deviazionestandard. Quindi è stato applicato il test diSkewness-Kurtosis per verificare la distribuzio-ne della popolazione. Infine è stata eseguital’analisi della varianza (Anova) per verificare dif-ferenze tra le misurazioni nel tempo. È stato ap-plicato il t-test per evidenziare differenze stati-sticamente significative tra maschi e femmine.Risultati - Nei PSI lo spazio SA dorsale au-menta in modo significativo durante la primasettimana di vita, mentre la sua profondità ri-mane costante nei QH e nei sella. Non sonostate evidenziate differenze legate al sesso innessuna delle razze esaminate.Discussione e conclusioni - Nel puledro èstata evidenziata una correlazione positiva tral’aumento del liquido cerebro-spinale e l’incre-mento della profondità dello spazio SA dorsale.Il presente studio fornisce valori di riferimentoin puledri sani di razze diverse da utilizzarsi nel-la pratica clinica per la valutazione di soggetticon sintomatologia neurologica riferibile ad unaumento del liquido cefalo-rachidiano. “Articolo ricevuto dal Comitato di Redazione il 21/08/2012 ed accettato per la pubbli-

cazione dopo revisione il 15/01/2013”.

INTRODUZIONE

L’esame ecografico dello spazio atlanto-occipitale (AO) è stato studia-to nel bambino per valutare sia i rilievi fisiologici che le patologie con-genite ed acquisite del midollo spinale e dell’articolazione atlanto-occi-pitale1. Anche in medicina veterinaria, in particolare nel cane e nel ca-vallo, la valutazione ultrasonografica dello spazio AO è stata utilizzatanella diagnosi delle malformazioni occipitali2 e delle patologie articola-ri3-6. La visualizzazione ecografica dello spazio AO è risultata molto im-portante anche per l’esecuzione ecoguidata del prelievo del liquido ce-falorachidiano (LCR)7,8. Recentemente, è stata dimostrata una correla-zione tra l’aumento della pressione del LCR e la profondità dello spa-zio sub-aracnoideo (SA) dorsale, pertanto l’ultrasonografia dello spazioAO è stata utilizzata per valutare le variazioni della pressione del LCR,sia in condizioni fisiologiche che patologiche, nel puledro neonato9.Il LCR è un ultra-filtrato prodotto attivamente dalle cellule ependima-li e dal plesso coroideo e permea il sistema nervoso centrale (SNC).Attraverso il forame occipitale, il LCR entra nello spazio sub-aracnoi-deo. Il flusso del LCR è cranio-caudale ed il suo riassorbimento avvie-ne nei seni venosi10.La sua produzione è indipendente dalla pressione sanguigna e avvienein maniera costante e non controllata da un feed-back negativo secon-dario all’aumento della pressione intraventricolare.Il SNC è un compartimento chiuso costituito da cervello, midollo spi-nale, LCR e sangue, quindi l’alterazione nel volume di uno dei suoicomponenti richiede una modifica nel volume degli altri. Nel cavalloadulto, l’ipercapnia secondaria ad asfissia o a patologie polmonari gra-vi causa una vasodilatazione arteriosa cerebrale con incremento dellaproduzione di LCR. Quando la PaCO2 raggiunge 80 mm/Hg, si ha unaumento della pressione del LCR11.Lo scopo del presente studio è stato quello di misurare la profonditàdello spazio SA dorsale in puledri sani di razze diverse, quali il Puro-sangue Inglese (PSI), Sella Italiana (SI) e Quarter Horse (QH), al fine diottenere dei limiti di riferimento da utilizzare nel neonato.

MATERIALI E METODI

Lo studio è stato condotto su un totale di 64 puledri: a) 33 PSI di cui13 femmine e 20 maschi, peso compreso 50 e i 59 kg; b) 21 SI, di cui

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11 femmine e 10 maschi, di peso compreso tra 58e 62 kg; c) 10 QH, di cui 4 femmine e 6 maschi, pe-so compreso tra 45 e 54 kg.Le fattrici e i puledri, pur provenendo da alleva-menti diversi, sono stati gestiti in modo simile nelperiodo pre-parto e nella prima settimana post-parto. Per quanto riguarda l’alimentazione, duran-te l’ultimo trimestre di gravidanza è stato sommi-nistrato alle fattrici fieno polifita ad libitum e con-centrato per un valore energetico giornaliero dicirca 4 UFC (unità foraggere del cavallo)12. Nelpost-partum è stata aumentata la quantità di con-centrato ed è stato aggiunto un nucleo proteico,affinché i valori energetici giornalieri fossero paria 9 UFC. Un mese prima della data presunta delparto e nel post-partum le fattrici sono state allog-giate in box 4X4 m con lettiera in paglia. Criteri diinclusione delle fattrici: 1) vaccinazione per in-fluenza, tetano, herpesvirus 1-4, e trattamento perparassitosi GI secondo le linee guida dell’Ameri-can Association of Equine Practitioners InfectiousDisease Committee13; 2) durata della gestazionemaggiore di 320-360 giorni14; 3) parto eutocico,non indotto. Criteri d’inclusione dei puledri sani:1) APGAR 7-815; 2) tempo necessario per alzare latesta, assumere la posizione sternale e la stazionequadrupedale, eseguire la prima poppata16; 3) IgGa 24 ore ≥800 mg/dl (SNAP foal IgG Test Kit,IDEXX, USA)17.La misurazione dello spazio SA è stata eseguitamediante esame ecografico (SSD-500, Aloka, Ja-pan, sonda transrettale 7,5 MHz) a 24 ore (T1), 4giorni (T4) e 7 giorni (T7) dalla nascita. I puledrinon sono stati sedati, ma contenuti solo manual-mente in stazione quadrupedale. Non è stato ne-cessario procedere alla rasatura del pelo ed è sta-to utilizzato alcool per migliorare il contatto tra lasonda e la cute. La sonda è stata posta caudalmen-te alla protuberanza occipitale e sono state visua-lizzate in sezione trasversale le seguenti struttureanatomiche: 1) dorsalmente: cute; sottocute; lega-mento nucale; ventri muscolari dei muscoli granderetto dorsale della testa e obliquo caudale dellatesta; condili dell’occipitale e dura madre; 2) alcentro: pia madre, legamenti denticolati e midollospinale; 3) ventralmente: apertura postero-ventra-le dell’osso occipitale. La profondità dello spazioSA è stata misurata come la distanza compresa tra

la dura madre e la porzione dorsale della pia ma-dre, secondo il piano sagittale mediano. La sondaquindi è stata ruotata di 90° per ottenere la sezio-ne longitudinale e la profondità dello spazio SA èstata misurata come la distanza compresa tra du-ra madre e la porzione dorsale della pia madre, se-condo il piano sagittale. Le misurazioni, sia in se-zione trasversale che longitudinale, sono state re-gistrate per tre volte consecutive e ne è stata cal-colata la media che è stata utilizzata per l’analisistatistica.

Analisi statisticaSui dati registrati è stata calcolata la media (X) ±deviazione standard (DS). La distribuzione dei da-ti è stata verificata mediante l’applicazione del testSkewness-Kurtosis. Poiché la distribuzione dei da-ti è risultata normale in tutte le razze, è stata ap-plicata l’analisi della varianza (ANOVA) per dati ri-petuti e il test di Bonferroni come post hoc al finedi verificare le differenze tra T1, T4 e T7, sia per lemisurazioni trasversali che per le misurazioni lon-gitudinali. I dati sono stati considerati significativiper p <0,05. Infine è stato applicato lo Student’s t-test per dati non appaiati al fine di verificare even-tuali differenze tra i maschi e le femmine di ognirazza esaminata. I risultati sono stati consideratisignificativi per p <0,05.

RisultatiI valori di X ± DS della misurazione dello spazioSA dorsale, sia in sezione trasversale che longitu-dinale, sono riportati in Tabella 1. L’ANOVA test èrisultato statisticamente significativo per le misu-razioni della profondità dello spazio SA, sia in se-zione trasversale che longitudinale, nei PSI, ma nonnei SI e nei QH. Il Bonferroni test ha evidenziatodifferenze statisticamente significative nei puledriPSI tra T1 vs T4 e T1 vs T7. Lo Student t-test nonha rilevato differenze statisticamente significativetra maschi e femmine in nessuna delle razze pre-se in esame.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

La visualizzazione ecografica del LCR fornisce unvalido strumento diagnostico per svelare la pre-

Misurazione della profondità dello spazio sub-aracnoideo in puledri sani di diverse razze10

❚ Diagnostica per immagini

TABELLA 1X±DS della misurazione dello spazio SA dorsale, sia in sezione trasversale che longitudinale,

nei puledri PSI, SI e QH

Sezione trasversale Sezione longitudinaleX±DS (cm)

PSI SI QH PSI SI QH

T1 0,73±0,06 0,83±0,07 0,72±0,05 0,73±0,06 0,82±0,08 0,73±0,05

T4 0,76±0,07 0,84±0,10 0,72±0,07 0,75±0,07 0,84±0,09 0,73±0,06

T7 0,77±0,07 0,86±0,09 0,73±0,06 0,77±0,06 0,89±0,09 0,74±0,05

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Ippologia, Anno 24, n. 1, Marzo 2013 11

❚ Diagnostica per immagini

senza di meningiti o emorragie sub-aracnoidee eoffre immagini sulla qualità del LCR e delle relati-ve strutture anatomiche, in un’area altrimenti con-siderata di difficile accesso7-9. Inoltre, la misurazio-ne ecografica della profondità dello spazio SA dor-sale è considerata utile nella valutazione dei pule-dri con una sintomatologia neurologica seconda-ria a PAS (Perinatal Asphyxia Syndrome)9.Nel nostro studio sono riportati valori di riferi-mento per la misurazione sia in sezione trasversa-le che longitudinale dello spazio sub-aracnoideodorsale in puledri di 3 razze diverse monitoratidurante la prima settimana di vita. In letteratura,alcuni autori hanno studiato lo spazio AO e misu-rato lo spazio SA nel puledro. In particolare, Buc-ca et al. (2008)9 hanno valutato lo spazio SA dor-sale in un gruppo di puledri eterogenei per razza,età e sesso e hanno ottenuto in sezione trasver-sale un range di 0,58-0,94 cm e in sezione longitu-dinale di 0,59-0,95 cm. In un altro studio più re-cente, gli stessi autori18 hanno eseguito in puledrisani di razze diverse e di età compresa tra 6 oree 14 giorni, la misura dello spazio SA dorsale cheè risultata 0,67±0,05 cm per la sezione trasversa-le e 0,70±0,05 cm per la sezione longitudinale.Rispetto a quanto riportato in letteratura, le misu-re ecografiche dello spazio SA ottenute nel pre-sente studio rientrano nel range riportato in let-teratura9, ma sono leggermente più alte se con-frontate con uno studio più recente sempre deglistessi autori18. Questa differenza, anche se minima,potrebbe essere dovuta al fatto che nel nostrostudio sono stati standardizzati alcuni fattori chepotevano influenzare la misurazione, quali la razza,la dimensione del soggetto e l’età. Nel nostro stu-dio, infatti, i puledri sono stati suddivisi per razza,e ogni gruppo presentava peso ed età omogenei.In uno studio del 200919, la misurazione dello spa-zio SA dorsale è stato eseguito durante la primasettimana di vita in puledri trottatori sani posizio-nati in decubito laterale destro o sinistro. In unopiù recente eseguito su una popolazione omoge-nea di puledri trottatori, seguiti sempre durante laprima settimana di vita, le misurazioni sono stateottenute con i soggetti in stazione quadrupedale20.Nel presente studio, in cui tutti i puledri sono sta-ti sottoposti a ecografia in stazione quadrupedale,le misurazioni ottenute sono sovrapponibili aquelle ottenute in puledri trottatori, posizionatisia in decubito laterale che in stazione quadrupe-dale. Questi risultati, quindi, sembrano supportarel’ipotesi che la posizione del puledro durante lamisurazione non influenza la misurazione stessa.Questo risultato è importante, poiché eseguire laprocedura con il puledro in stazione quadrupeda-le richiede meno personale e un minor tempo dicontenzione, quindi per l’animale risulterà menostressante rispetto al posizionamento in decubitolaterale.Per quanto riguarda l’accrescimento dello SA dor-

sale, i risultati ottenuti nel presente studio mo-strano un aumento significativo durante la primasettimana di vita soltanto nei PSI, mentre nei SI enei QH la misurazione rimane costante nel tem-po. Questo potrebbe essere legato alle diverserazze esaminate e a un probabile accrescimentopiù veloce dei PSI rispetto ai SI e QH nella primasettimana dopo la nascita.Infine l’analisi statistica non ha evidenziato differen-ze tra maschi e femmine in nessuna razza presa inesame, pertanto non sembrano esistere diversitàlegate al sesso per tutte le razze esaminate.In conclusione, in questo studio sono riportati in-tervalli che possono essere utilizzati come riferi-mento per la misura della profondità dello SAdorsale in puledri PSI, SI e QH.Questi valori possono essere utilizzati nei puledrineonati per valutare in modo non invasivo la pre-senza di malformazioni congenite e patologie ac-quisite come un eventuale incremento della pres-sione del LCR.

RINGRAZIAMENTI

Gli Autori ringraziano la dr.ssa Stefania Bucca peri suggerimenti tecnici, i proprietari degli alleva-menti che hanno permesso l’esecuzione del pre-sente studio (allevamento I Mandorli di BrunoBardi, Peccioli, Pisa; OT Horses di Oliviero Tosca-ni, Casale Marittimo, Pisa; Allevamento di Campal-to di Manuela Traversa, Pisa), i puledri sempre pa-zienti durante le nostre indagini.

Parole chiavePuledro, ultrasonografia, spazio sub-aracnoideo dorsa-le, ipossia.

❚ Measurement of sub-arachnoidspace depth in healthy foals ofdifferent breeds

SummaryAim - The purpose of this study was to determi-ne ultrasonographic measures of the depth of thedorsal subarachnoid space in healthy foals of diffe-rent breeds in order to: 1) obtain a range of va-lues to be used as reference; 2) verify sub-ara-chnoid space (SA) depth increase during the firstweek of life; 3) verify the presence of differencesrelated to gender.Material and methods - The depth of the dor-sal sub-arachnoid space was recorded in 64 foalsof different breeds at 1 day (T1), 4 (T4) days and7 (T7) days of life, measuring the distance betwe-en the dura mater and the dorsal portion of thepia mater in a cross-sectional view just cranial tothe wings of atlas. The probe was then rotatedand the longitudinal scan was visualized, then mea-

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surements were taken just caudal to the occipitalbone at the level of the cisterna magna. Mean andstandard deviation were calculated. Skewness-Kurtosis test was applied to verify data distribu-tion. Time-dependent changes were recordedusing the analysis of variance and gender-relateddifferences were recorded using the t-test for un-paired data.Results - Differences related to time were recor-ded in Thoroughbred foals, while no differenceswere obtained in show jumping and Quarter Hor-se foals. Differences related to gender were ob-served in all the breeds examined.Discussion and conclusions - A correlation

between cerebro-spinal fluid (CSF) pressure andultrasound measurements at the SA has been re-cently reported in the foal. In the present study,measures of dorsal SA during the first week of li-fe were reported for foals of different breeds. Thepresent findings show that the dorsal SA measu-rements might be a safe, reliable and a not invasi-ve method to evaluate foals with neurologic signsin the perinatal period and to assess indirectly theincrease of CSF pressure.

Key wordsFoal, ultrasonography, dorsal sub-arachnoid space,hypoxia.

Misurazione della profondità dello spazio sub-aracnoideo in puledri sani di diverse razze12

❚ Diagnostica per immagini

B I B L I O G R A F I A

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VENERDÌ 24 MAGGIO 201308.30 Registrazione dei Partecipanti09.00 Contenimento farmacologico del cavallo: molecole impiegabili09.45 Chirurgia in campo: TIVA vs Sedazione Profonda10.30 Pausa caffè11.00 Anestesia generale: tecnica inalatoria vs PIVA11.45 Anestesia generale: monitoraggio, posizionamento…12.15 Anestesie loco-regionali: epidurale, testa13.00 Pausa pranzo14.30 Esercitazione pratica

• Induzione in campo/anestesia inalatoria• Tecniche loco-regionali: teste (almeno 4-5)/epidurale

(1-2 ad estrazione su cavallo della clinica)18.00 Termine della prima giorno

SABATO 25 MAGGIO 201309.00 Anestesia per pazienti “particolari”: cavallo in colica,

taglio cesareo: considerazioni perioperatorie (fluidoterapia, squilibri elettrolitici, analgesia…)

10.20 Pausa caffè10.40 Anestesia per pazienti “particolari”: puledro, asini e muli11.40 Complicazioni/emergenze intra-operatorie

Complicazioni/emergenze post-operatorie12.30 Termine del corso

PROGRAMMA SCIENTIFICO

CORSO PRATICO AVANZATODI ANESTESIALodi • 24-25 Maggio 2013

SOCIETÀ ITALIANA VETERINARI PER EQUINISOCIETÀ FEDERATA ANMVI

SARA NANNARONEMed Vet, Ricercatore, Università degli Studi di PerugiaLaureata a Perugia nel 1999, da gennaio 2000 svolge atti-vità clinica presso la sez. di Chirurgia della stessa Univer-sità con interesse per l’anestesiologia. Nell’estate 2000 ha

lavorato in Irlanda (Troytown Equine Hospital) ricoprendo spesso il ruo-lo di anestesista. Nel gennaio 2002 ha iniziato il College Europeo ECVAAlavorando presso le Università di Berna, Cornell, Vienna e presso la cli-nica “Dick White Referral” (UK). A Berna ha realizzato il suo lavoro diDottorato su “Un nuovo protocollo di anestesia bilanciata inalatoria-en-dovenosa nel cavallo”. Ha partecipato come relatrice a congressi nazio-nali e internazionali di medicina equina, come istruttrice a corsi pratici dianestesia (piccoli e grandi animali), inoltre è autrice e coautrice di oltre50 pubblicazioni. Attualmente è ricercatore presso l’Università di Perugiaed è responsabile del servizio di anestesia dei grandi animali.

RELATORI

GIULIANO RAVASIOMed Vet, PhD, Ricercatore, Università degli Studi di MilanoIl dott. Ravasio si è laureato presso la Facoltà di MedicinaVeterinaria di Milano nel 2003. Nel Novembre 2006 haconseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Scienze Clini-

che Veterinarie con curriculum: “Anestesia e Analgesia degli Animalid’Affezione”. Ha svolto attività di collaborazione con l’Istituto Neurologi-co Nazionale “Carlo Besta”, con il Dipartimento di Scienze Farmacologi-che dell’Università degli Studi di Milano, con l’Istituto Cardiologico Mon-zino di Milano, con l’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano e con l’Uni-versità Vita-Salute dell’Ospedale San Raffaele. Attualmente è Ricercatorepresso l’Università degli Studi di Milano. Il dott. Ravasio è autore e co-autore di pubblicazioni nazionali einternazionali ed è stato relatore anumerosi congressi nazionali.

SEDEPOLO UNIVERSITARIO DI LODI - Via dell’Università, 6 - 26900 Lodi

INFORMAZIONISegreteria SIVE (Monica Borghisani)Via Trecchi, 20 - 26100 Cremona - Tel. 0372 403502 - Fax 0372 457091E-mail: [email protected] - Web: www.sive.it

QUOTE DI PARTECIPAZIONESoci SIVE 2013: € 460,00 (€ 380,00 + IVA 21%)Non Soci SIVE 2013: € 605,00 (€ 500,00 + IVA 21%)Numero massimo di partecipanti 20 - Scadenza Iscrizioni: 3 Maggio 2013

COMPRESO NELLA QUOTAPause caffè • Pausa pranzo • Atti delle relazioni • Attestato di partecipazione

SIVE 24-25 Maggio 2013 15-04-2013 10:24 Pagina 1

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PRIVACYAi sensi del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (G.U. 29 luglio 2003, Serie generale n. 174, Supplemento ordinario n. 123/L), il sottoscritto acconsente altrattamento dei dati sopra indicati, consapevole che l’esecuzione dei servizi richiesti non può avere luogo senza le comunicazioni dei dati personali all’ANMVI e/oai soggetti a cui la stessa deve rivolgersi.

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✁SCHEDA DI ISCRIZIONE

CORSO PRATICO AVANZATO DI ANESTESIALodi • 24-25 Maggio 2013

Da rispedire a SIVE - Palazzo Trecchi, 20 - 26100 Cremona - Tel. 0372/40.35.02 - Fax 0372/45.70.91ENTRO IL 3 MAGGIO 2013

Per l’accettazione farà fede il timbro postale di partenza della domanda di iscrizione.

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RESTITUZIONE QUOTA DI ISCRIZIONEPrevista in caso di esclusione o di rinuncia. Le richieste di rinunciaverranno totalmente rimborsate solo se pervenute entro 10giornidalla data di inizio del corso le richieste di rinuncia devono perveni-re via fax o e-mail alla segreteria SIVE.

MODALITÀ DI PAGAMENTOIl pagamento deve essere effettuato tramite (non saranno accettatedomande di iscrizione accompagnate da forme di pagamento diver-se dalle seguenti):

❑ Assegno bancario non trasferibile o assegno circolareintestato a E.V. Soc. Cons. a r.l.(da allegare alla presente domanda)

N. ............................ della banca ................................................

emesso in data .............................................................................

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❑ Carta di Credito ❍ Carta Sì ❍ Mastercard ❍ Visa(non si accettano carte elettroniche)

Intestata a ....................................................................................

Numero Carta

Scadenza (mese e anno)

(7 numeri sul retro) (Obbligatorio)

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SOCIETÀ ITALIANA VETERINARI PER EQUINISOCIETÀ FEDERATA ANMVI

SIVE 24-25 Maggio 2013 15-04-2013 10:24 Pagina 2

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Ippologia, Anno 24, n. 1, Marzo 2013 15

❚ Ortopedia

Frattura d’avulsione dell’origine della cordafemoro-metatarsica (Peroneus Tertius) in un puledroFrancesca Beccati, Marco Pepe, Sara Dante, Stefano Cavallini*, Rodolfo GiallettiCentro di Studi del Cavallo Sportivo, Dipartimento di Patologia, Diagnostica e Clinica Veterinaria, Sezione di Chirurgia eRadiodiagnostica, Università degli Studi di Perugia - Via San Costanzo 4, 06126, Perugia*Libero Professionista, Arezzo

RIASSUNTO

Il peroneo terzo è un’importante porzione del-l’apparato di reciprocità che ha il compito dicoordinare la flessione e l’estensione del gar-retto e della grassella. Le rotture del peroneoterzo sono delle condizioni patologiche abba-stanza rare e l’evento traumatico ne costituiscela causa principale. In questo lavoro è descrittoun caso di frattura d’avulsione dell’inserzioneprossimale del peroneo terzo e dell’estensorelungo del dito in un puledro di 6 settimane.L’esame clinico ha consentito da subito la dia-gnosi di rottura della corda femoro-metatarsi-ca e gli esami radiografici ed ecografico hannopermesso di stabilire le strutture interessate ela localizzazione della lesione, e determinarel’entità del danno. Il puledro è stato quindi sot-toposto ad artroscopia in anestesia generale,per la rimozione dei frammenti osteocondralidall’articolazione femoro-tibiale laterale. A piùdi un anno dall’intervento il puledro non pre-senta zoppia e/o deformazioni della regionedella grassella, anche se la prognosi dovrà esse-re rivalutata e rimodulata all’entrata in allena-mento del paziente.

“Articolo ricevuto dal Comitato di Redazione il 10/01/2013 ed accettato per la pubbli-cazione dopo revisione il 12/03/2013”.

INTRODUZIONE

La corda femoro-metatarsica (M. peroneus [fibularis] tertius [NominaAnatomica Veterinaria]) è un cordone bianco, robustissimo, largo e ap-piattito in senso cranio-caudale che prende origine dalla fossa estenso-ria (Fossa extensoria) del femore, scorre all’interno della doccia tibia-le (Sulcus extensorius), rivestita da cartilagine, e, a questo livello, dà ori-gine anche al corpo carnoso del muscolo estensore lungo delle falan-gi, di cui, quindi, costituisce il tendine d’origine comune. Si continua, in-teramente fibrosa, tra questo corpo carnoso e il muscolo tibiale cra-niale, che le aderisce, e passa sotto il retinacolo tibiale, ricoprendo iltendine del muscolo tibiale craniale. A livello dell’astragalo formal’anello attraversato dal tendine del muscolo tibiale craniale e si dividein due branche terminali: la più breve e robusta discende appiattendo-si e allargandosi a ventaglio con la branca metatarsale del tibiale cra-niale e termina, con questa, sulla tuberosità prossimo-dorsale del me-tatarsale principale; l’altra, più lunga ma più esile, si dirige disto-lateral-mente e si allarga per terminare sull’osso cuboide (Osso Tarsale Pri-mo e Secondo) (Barone 1998). Il muscolo peroneo terzo (PT), pratica-mente inestensibile, unisce il metatarso al femore e rende solidali gliangoli femoro-tibiale e tibio-tarsico e ha l’azione di flettere il tarsocontestualmente alla flessione della grassella. Le lesioni all’origine delPT sono infrequenti nel cavallo e, generalmente, interessano l’inserzio-ne distale; l’interessamento dell’origine prossimale è più comune neipuledri rispetto ai cavalli adulti, poiché l’osso nei giovani è struttural-mente più debole (Holcombe et al., 1994; Koenig et al., 2005; Walmsley2011). Nel presente lavoro è descritto l’approccio clinico, diagnosticoe chirurgico a un caso di frattura d’avulsione dell’origine del muscoloPeroneo Terzo in un puledro sella olandese di 6 settimane di età.

CASO CLINICO

Anamnesi e visita clinicaUn puledro, femmina, sella olandese di 6 settimane di età è stato rico-verato presso la nostra struttura per la presenza di zoppia a carico del-l’arto posteriore sinistro e rottura della corda femoro-metatarsica. Lapuledra era stata ritrovata in paddock con zoppia all’arto posterioresinistro e tumefazione alla regione della grassella e della gamba, insor-te improvvisamente.

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Al momento del ricovero la puledra si presentavain ottime condizioni generali. All’esame clinico sievidenziava una notevole tumefazione a caricodella porzione cranio-laterale e laterale della gras-sella sinistra, che risultava calda e dolente alla pal-pazione. La mobilizzazione passiva del medesimoarto, nella manovra di retrazione, permetteva di

ottenere la flessione della grassella mantenendo learticolazioni del garretto e del nodello in esten-sione (Fig. 1). A l passo il paziente presentava zop-pia di grado severo (4/5); l’esame al trotto non èstato quindi eseguito. In base ai reperti clinici riscontrati è stata emessadiagnosi di rottura della corda femoro-metatarsi-ca sinistra.

Diagnostica per immaginiIl puledro è stato sottoposto all’esame radiogra-fico della grassella e sono state ottenute tutte leproiezioni standard (Butler et al., 2008; Weaver eBarakzai 2010). I radiogrammi mettevano in lucela presenza di un grosso frammento osseo in cor-rispondenza della porzione dorso-laterale delcondilo laterale del femore, dislocato in direzionecranio-disto-laterale (Fig. 2A e B); in proiezionelatero-mediale flessa, il grosso frammento osseoappariva come costituito da 2 frammenti separati(Fig. 4).L’aspetto craniale, mediale e laterale di entrambele grasselle è stato sottoposto a tricotomia con la-ma da No. 40, così come l’aspetto craniale dellagamba fino al livello della porzione prossimale delmetatarso, e la regione preparata con acqua caldae l’applicazione di gel acustico per esecuzione del-l’esame ecografico. L’ecografia della grassella (Cau-vin et al., 1996) con approccio laterale in scansione

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❚ Ortopedia

L

FIGURA 1 - Manovra di mobilizzazione passiva di retrazione dell’arto posteriore.A causa della rottura della corda femoro-metatarsica è possibile ottenere la fles-sione della grassella e l’estensione del garretto e del nodello; si noti anche l’arric-ciamento della corda del garretto.

A B

FIGURA 2 - Radiogramma della grassella eseguito in proiezione caudo60°laterale-craniomediale obliqua (A) e caudo-craniale (B). Le proiezioni radiografiche mettono in evidenza un grosso frammento osseo in corrispondenza della por-zione dorso-laterale del condilo laterale del femore, dislocato in direzione cranio-disto-laterale. La regione corrispon-dente all’inserzione del muscolo peroneo terzo ed estensore lungo delle falangi appare di ridotta radiopacità e con mar-gini irregolari.

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longitudinale metteva in evidenza una linea ipere-cogena irregolare con ombra acustica posteriore(osso) dislocata superficialmente e distalmente incorrispondenza dell’inserzione del PT, il cui “pat-tern” fibrillare appariva di tipo ondulato, seppurchiaramente visibile; solo la regione del tendinecorrispondente all’entesi risultava di ridotta eco-genicità con perdita del “pattern” fibrillare rispet-to al controlaterale (Fig. 4A). Era inoltre possibileriscontrare notevole distensione dell’articolazionefemoro-tibiale laterale e alcuni frammenti liberiosteocondrali (Fig. 4B) presenti a livello del reces-so subestensorio e subpopliteo (Fig. 5A). Il musco-lo popliteo, seppur difficile da identificare a causadella notevole distensione, appariva nella norma,così come il legamento collaterale femoro-tibialee il menisco laterale (Fig. 5B). L’ecografia con ap-proccio craniale e mediale non evidenziava parti-colari alterazioni se non una lieve distensione ar-ticolare, mentre a carico della regione cranialedella gamba non si evidenziavano anomalie a cari-co del PT, del muscolo tibiale craniale fino alle lo-ro inserzioni distali sul metatarso e del muscoloestensore lungo delle falangi. I reperti diagnosticierano riconducibili a frattura d’avulsione dell’ori-gine del PT sinistro.

TrattamentoVista la presenza di diversi frammenti liberi in ar-ticolazione, è stato deciso di sottoporre il pazien-te ad artroscopia dell’articolazione femoro-tibialelaterale in anestesia generale. La puledra è statasedata con xilazina (0,3 mg/kg) e butorfanolo(0,02 mg/kg); dopo l’induzione, eseguita con lasomministrazione di diazepam (0,05 mg/kg) e ke-tamina (2 mg/kg), il paziente è stato mantenuto inanestesia gassosa con miscela di isoflurano in os-sigeno al 100%. La puledra è stata posizionata indecubito dorsale e l’arto flesso a 90° a livello del-la grassella; è stata quindi eseguita la tricotomia ela preparazione chirurgica e si è proceduto conl’artroscopia del compartimento laterale dell’arti-colazione femoro-tibiale utilizzando l’approcciomediale per l’inserimento dell’ottica (Moustafa etal., 1987). Dopo aver inserito l’artroscopio nell’ar-ticolazione femoro-tibiale laterale e aver visualiz-zato il condilo laterale del femore, il menisco late-rale e il tendine popliteo nel suo diverticolo sino-viale, è stato possibile osservare un frammentoosteocondrale distaccato e adagiato nella parte la-terale e distale dell’articolazione, a livello del di-verticolo del “sulcus muscolaris” della tibia. Ruo-tando la punta dell’artroscopio in direzione pros-simale e retraendolo lievemente si è individuatoun altro grosso frammento osteocondrale (2x2cm), mobile alla palpazione, nell’area articolare piùprossimale del condilo femorale laterale, contrad-distinto dalla presenza di fibre tendinee inseritesull’aspetto cranio-prossimale dello stesso. Oltreai citati reperti era chiaramente evidente un’impo-

A

B

FIGURA 3 - Radiogramma della grassella eseguito in proiezione latero-medialeflessa. Da questa proiezione radiografica i reperti radiografici visualizzati nelle al-tre proiezioni sono confermati; i frammenti ossei appaiono, però, essere due.

FIGURA 4 - Esame ecografico della grassella con approccio laterale: scansione lon-gitudinale a livello dell’inserzione prossimale del tendine comune del peroneo ter-zo e lungo estensore delle falangi (A) e lievemente più prossimale (B). Si noti ladiscontinuazione tra le superfici ossee, la riduzione di ecogenicità dell’entesi e ilmodello fibrillare mantenuto, ma di tipo ondulato, del tendine. È inoltre evidentedistensione dell’articolazione e un frammento osteo-cartilagineo libero. Prossima-le a sinistra e distale a destra.

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nente reazione sinoviale. A questo punto dellaprocedura, dopo aver localizzato la porta chirurgi-ca lateralmente al legamento tibio-rotuleo latera-le, con l’impiego di una Ferris-Smith è stato rimos-so il frammento libero adagiato nel sulcus musco-laris. Successivamente, con l’ausilio di un dissetto-re/lama artroscopica è stato possibile staccare ilgrosso frammento dall’inserzione tendinea e cap-sulare, che, dopo frammentazione, è stato rimosso

(Fig. 6). Al termine della procedura, dopo averasportato anche i piccoli frammenti liberi e averabbondantemente lavato l’articolazione, sono sta-te suturate le porte artroscopiche con punti stac-cati non riassorbibili; il puledro si è risvegliato sen-za complicazioni. La terapia antibiotica e antiin-fiammatoria a base di gentamicina (6,6 mg/kg IV),procacillina (22.000 UI/kg IM) e fenilbutazone (2,2mg/kg IV), è stata somministrata 20 minuti primadell’intervento; mentre nel periodo post-operato-rio la terapia antibiotica è stata sostituita con cef-quinome (1 mg/kg IV BID) e amikacina (20 mg/kgIV SID) e somministrata per 8 giorni, la terapia an-ti-infiammatoria invece è rimasta tale e sommini-strata 2 volte al giorno per 8 giorni. È stata inoltreintrodotta una terapia gastroprotettrice a base disucralfato (40 mg/kg per OS) 3 volte al giorno. Il puledro è stato dimesso il 12° giorno post-ope-ratorio con la raccomandazione di riposo in boxper 3 mesi. A più di un anno dall’intervento il proprietario ri-porta che il puledro non presenta zoppia quandoosservato libero al paddock.

DISCUSSIONE

Le lesioni dell’origine del PT sono abbastanza ra-re nel cavallo e la maggioranza dei casi descritti èrappresentata da fratture d’avulsione in soggettimolto giovani (Blikslager e Bristol 1994; Holcom-be e Bertone 1994; Koenig et al., 2005). Più comu-nemente le lesioni avvengono a carico dell’inser-zione distale e della regione centrale (Léveillé etal., 1993; Croci et al., 1999; Koenig et al., 2005). Ge-neralmente la causa più comune di rottura parzia-

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❚ Ortopedia

FIGURA 6 - Quadro artroscopico articolazione femorotibiale laterale: aspettoprossimale sopra. Particolare del frammento afferrato con Ferris-Smith Rongeours(sotto) e sottoposto a trazione in direzione distale, forbici artroscopiche a ridos-so della parte inserzionale del peroneo terzo che sta per essere recisa per la ri-mozione del frammento.

A B

FIGURA 5 - Esame ecografico della grassella con approccio laterale: scansione longitudinale a livello del tendine del muscolo popliteo (A) e meni-sco laterale in comparazione con l’arto controlaterale (B). Si noti la notevole distensione del recesso subpopliteo e la presenza di un frammentoosteocartilagineo libero.

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❚ Ortopedia

le o completa è rappresentata da traumi indiretti,come cadute con l’arto esteso all’indietro, tentati-vi di liberare un arto incastrato su materiale a ter-ra, in alcuni casi, anche nella fase di spinta duranteo dopo il salto (Léveillé et al., 1993; Croci et al.,1999), e da traumi diretti (Koenig et al., 2005); inalcuni soggetti, come nel nostro caso, la causa del-la lesione non viene identificata dal proprietariodell’animale e il cavallo viene improvvisamenterinvenuto con zoppia posteriore di entità variabi-le (Koenig et al., 2005). Nel puledro descritto, lazoppia si presentava molto grave già al passo, ciòprobabilmente come conseguenza sia dell’interes-samento articolare sia del trauma osseo subito. Lafunzione del PT è particolarmente importante nelcavallo; quando l’articolazione femoro-tibiale siflette, i condili del femore ruotano sui menischi el’origine del PT si sposta prossimalmente determi-nando la flessione del tarso. Questo meccanismopassivo si aggiunge alla flessione attiva, dovuta al-l’azione del muscolo tibiale craniale, e la comple-ta. Durante la stazione quadrupedale e, soprattut-to, in movimento al momento dell’appoggio, il PTcontribuisce al mantenimento passivo dell’angolodella grassella e del garretto, opponendosi alla lo-ro flessione (Wentink 1978; Barone 1998; Claytonet al., 2001). Durante il movimento, tuttavia, la rot-tura completa di questa struttura non causa chedeboli alterazioni biomeccaniche in appoggio,mentre, quando l’arto è sollevato, la flessione delgarretto diventa evidentemente incompleta(Wentink 1978; Barone 1998). La soppressionedella funzione del PT, a seguito della rottura, fa sìche la diagnosi clinica sia possibile già evidenzian-do il segno patognomonico di questa lesione: nelmovimento passivo di retrazione, la grassella vie-ne flessa, mentre il garretto e il nodello vengonoestesi. L’uso delle tecniche di diagnostica per im-magini di primo livello è però indispensabile per lalocalizzazione della sede della rottura e per quan-tificare la gravità della lesione (Croci et al., 1999;Koenig et al., 2005). Nel nostro caso, l’esame ra-diografico completo della grassella, ha permessodi evidenziare un frammento osseo avulso nelpunto di origine del PT (Maulet et al., 2005) men-tre l’esame ecografico ha fornito ulteriori infor-mazioni sull’interessamento dei tessuti molli e sul-la presenza di ulteriori frammenti osteocondraliliberi in articolazione. Nei soggetti in cui l’esameradiografico di grassella e garretto fossero negati-vi, in presenza di segni clinici patognomonici, il ri-corso all’esame ecografico è indispensabile perevidenziare la localizzazione della lesione (Léveilléet al., 1993; Croci et al., 1999). Ecograficamente ilPT normale si presenta, in scansione trasversale,come una struttura ovale ecogena omogenea lo-calizzata tra il muscolo tibiale craniale e il corpocarnoso dell’estensore lungo delle falangi, mentrein scansione longitudinale è ben visibile il “pat-tern” di fibre parallele; questa ecostruttura è man-

tenuta lungo tutta la sua lunghezza. In caso di rot-ture parziali l’area di sezione trasversale del PT èaumentata e associata a riduzione dell’ecogenicitàe del “pattern” fibrillare mentre, più comunemen-te, nelle rotture complete sono presenti estesearee da ipoecogene ad anecogene con perditacompleta del “pattern” fibrillare (Léveillé et al.,1993; Dik 1993; Reef 1995). Nel caso descritto lealterazioni ecografiche erano minime e localizzatea livello dell’entesi poiché l’interessamento mag-giore è avvenuto a carico dell’osso. Infatti, nei sog-getti giovani, il tessuto osseo è più debole di quel-lo tendineo e, di conseguenza, le fratture tendonoa svilupparsi prima del cedimento del tendine(Blikslager e Bristol 1994; Holcombe e Bertone1994; Newton e Nunamaker 2011; Beccati et al.2012). Proprio per questo, fratture d’avulsione al-l’origine del PT possono svilupparsi senza un signi-ficativo interessamento tendineo (Reef 1998).Inoltre l’esame ecografico consente di discerneretra la rottura e l’agenesia del PT che, seppur rara,è stata descritta in un puledro Quarter Horse(Caldwell et al., 2007). Per ciò che concerne il trattamento, per le lesionidella porzione media e distale è generalmenteconsigliato il riposo in box, con o senza passo amano, per un periodo variabile secondo la gravitàdella lesione (Koenig et al., 2005). Nel caso di le-sioni dell’origine prossimale, l’esecuzione dell’esa-me artroscopico è indicata al fine della rimozionedi frammenti osteocondrali liberi in articolazionee ridurre i rischi di artropatia (Holcombe e Ber-tone 1994; Blikslager e Bristol 1994). Nel caso de-scritto l’esecuzione dell’esame artroscopico hapermesso di rimuovere un frammento libero digrosse dimensioni e, seppur con maggior difficol-tà, del frammento avulso nell’area d’inserzione le-gamentosa del PT nella parte più prossimale delcondilo femorale laterale. Per questa procedura è stato necessario fram-mentare e distaccare il frammento osteocondrale,resecando le fibre della porzione più prossimaledel PT. Considerando la localizzazione moltoprossimale e laterale e parzialmente extracapsula-re, nella zona di inserzione comune con il tendinedel muscolo estensore lungo delle falangi, non èstato possibile curettare l’area di provenienza delframmento avulso. In ogni caso la procedura, an-che se lunga, non ha presentato complicazioni in-tra e postoperatorie. La prognosi per i cavalli con frattura dell’inserzio-ne del PT è generalmente riservata/infausta perl’attività sportiva poiché questa struttura anatomi-ca fornisce stabilità all’articolazione della grassella,e la rottura può determinare instabilità articolareacuta e sviluppo precoce di artropatia (Holcombee Bertone 1994). Il caso descritto a più di un anno dalla lesione nonpresenta zoppia visibile dal proprietario quandoosservato libero al paddock; è bene comunque

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non sciogliere la prognosi fino al momento del-l’inizio dell’attività sportiva. Solo in un altro sog-getto molto giovane è stato descritto un comple-to recupero per l’attività sportiva, facendo ipotiz-zare che i puledri abbiano una capacità di recupe-ro maggiore poiché guariscono più velocemente econ inferiori conseguenze biomeccaniche (Koeniget al., 2005).

Parole chiavePeroneus Tertius, frattura d’avulsione, grassella, pule-dro, esame ecografico, artroscopia.

❚ Avulsion fracture of the origin of the peroneus tertius in a foal

SummaryThe peroneus tertius is an important part of thereciprocal apparatus, coordinating the flexion and

extension of the stifle and the hock. Rupture ofthe peroneus tertius is uncommon; trauma is themost common cause. In this case report, a 6 we-ek old foal with avulsion fracture of the origin ofthe peroneus tertius and the long digital extensortendon is described. Diagnosis of rupture of theperoneus tertius was obtained based on the clini-cal findings; however, radiographic and ultrasono-graphic examination aided to verify the anatomi-cal structures involved and the site of the ruptu-re, and to estimate the severity of the damage.The foal underwent arthroscopy under generalanaesthesia to remove osteochondral fragmentsfrom the lateral femorotibial joint. At 1 year fol-low-up the foal is sound and no deformation ofthe stifle is present; however, the prognosis needto be re-evaluated at the beginning of training.

Key wordsPeroneus Tertius, avulsion fracture, stifle, foal, ultraso-nography, arthroscopy.

Frattura d’avulsione dell’origine della corda femoro-metatarsica (Peroneus Tertius) in un puledro20

❚ Ortopedia

B I B L I O G R A F I A

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CORSO PRATICO DI ECOGRAFIATORACICA E ADDOMINALEPerugia • 18-19 Ottobre 2013

SOCIETÀ ITALIANA VETERINARI PER EQUINISOCIETÀ FEDERATA ANMVI

MASSIMO MAGRILaureato con il massimo dei voti e lode nel 1984 all’Universitàdegli Studi di Milano con una tesi sperimentale sull’utilizzo del-l’isossisuprina nella terapia della malattia navicolare del cavallo,ha frequentato vari periodi di specializzazione presso alcune cli-

niche veterinarie italiane e straniere (Clinica veterinaria ippodromo di Maia, Tier-klinik Hockmoor prof. Huskamp, clinica veterinaria Helsingborg prof. Petter-sson). Svolge dal 1984 l’attività libero professionale nel campo della medicinaequina e dal 1992 dirige la Clinica Veterinaria di Spirano. Attuali campi d’inte-resse sono la diagnostica per immagini, la medicina e la chirurgia delle coliche,le patologie neonatali e l’ortopedia.

RELATORI

RODOLFO GIALLETTIIl Dott. Rodolfo Gialletti, si è laureato presso la Facoltà di Medici-na Veterinaria di Perugia nel Luglio del 1992 con lode. Dal Genna-io 1993 ad Aprile 1994 ha prestato servizio come Ufficiale Veteri-nario nel Corpo Veterinario Militare dell’Esercito. A Giugno 1996,

vince il concorso da Ricercatore Universitario in Clinica Chirurgica all’Universitàdegli Studi di Camerino e da Novembre 2000 viene trasferito al Dipartimento di Pa-tologia, Diagnostica e Clinica Veterinaria, Sezione di Chirurgia e Radiodiagnostica,Università degli Studi di Perugia. Ha svolto uno stage con il Prof. G. Auer, pressol’Università di Zurigo nel Giugno 1996. Dall’Aprile 1999 al Guigno 1999 ha fre-quentato il “Large Animal Teaching Hospital” della Cornell University. Ha parteci-pato in qualità di relatore a diversi incontri e congressi di medicina equina.

VENERDÌ 18 OTTOBRE 201308.30 Registrazione dei Partecipanti09.15 Tecnica d’esame di base ed artefatti

Rodolfo Gialletti10.00 Ecografia addominale organi parenchimatosi - milza, fegato, reni

Massimo Magri11.00 Pausa caffè11.30 Ecografia addominale intestino

Rodolfo Gialletti12.30 Ecografia ombelicale

Massimo Magri13.15 Pausa pranzo14.30 Si formano due gruppi di 12 partecipanti

• 1° gruppoParte pratica addome: si formano 4 gruppi da 3 persone ciascuno. 30’ per ciascuna persona• 2° gruppoCasi clinici interattivi: si formano 4 gruppi da 3 persone ciascuno chediscutono a turno un caso clinico. 4 casi clinici da circa 20’ cad.

16.00 Pausa caffèI gruppi si scambiano e viene riproposto lo stesso schema

16.30 Si formano due gruppi di 12 partecipanti• 1° gruppoParte pratica addome: si formano 4 gruppi da 3 persone ciascuno. 30’ per ciascuna persona• 2° gruppoCasi clinici interattivi: si formano 4 gruppi da 3 persone ciascuno chediscutono a turno un caso clinico. 4 casi clinici da circa 20’ cad.

18.00 Termine dei lavori

SABATO 19 OTTOBRE 201309.00 Ecografia toracica non cardiaca

Massimo Magri09.45 Metodo FLASH

Rodolfo Gialletti10.15 Ecografia transrettale non ginecologica

Massimo Magri10.45 Tessuti molli del collo (esofago, giugulare ecc.)

Rodolfo Gialletti11.00 Pausa caffè11.45 Si formano due gruppi di 12 partecipanti

• 1° gruppoParte pratica torace, FLASH e tessuti molli del collo: si formano 4gruppi da 3 persone ciascuno. 30’ per ciascuna persona• 2° gruppoCasi clinici interattivi: si formano 4 gruppi da 3 persone ciascuno che discutono a turno un caso clinico. 4 casi clinici da circa 20’ cad.

13.15 Pausa pranzo14.30 I gruppi si scambiano e viene riproposto lo stesso schema

• 2° gruppoParte pratica torace, FLASH e tessuti molli del collo: si formano 4gruppi da 3 persone ciascuno. 30’ per ciascuna persona• 1° gruppoCasi clinici interattivi: si formano 4 gruppi da 3 persone ciascuno che discutono a turno un caso clinico. 4 casi clinici da circa 20’ cad.

16.00 Discussione e valutazione finale17.00 Fine dei lavori

SEDEFACOLTÀ DI MEDICINA VETERINARIA DI PERUGIAVia San Costanzo, 4 - 06126 Perugia

INFORMAZIONISegreteria SIVE (Monica Borghisani) - Via Trecchi, 20 - 26100 CremonaTel. 0372 403502 - Fax 0372 457091 - E-mail: [email protected] - Web: www.sive.it

QUOTE DI PARTECIPAZIONESoci SIVE 2013: € 363,00 (€ 300,00 + IVA)Non Soci SIVE 2013: € 550,00 (€ 454,00 + IVA)Massimo 24 partecipantiScadenza Iscrizioni: 5 Settembre 2013

LINGUA: ITALIANO

PROGRAMMA

SIVE Ecografia 18_19 Ottobre 2013 15-04-2013 10:25 Pagina 1

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PARTECIPANTE (solo se medico veterinario)

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❑ Socio SIVE € 363,00 (€ 300,00 + IVA)

Tessera SIVE N. ..................................................

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PAGAMENTO DEL CORSOIl pagamento del corso viene effettuato tramite (non saranno accettatedomande di iscrizione accompagnate da forme di pagamento diversedalle seguenti):

❑ Assegno bancario non trasferibile o assegno circolare (da allegarealla presente domanda)

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emesso in data .................................................................................intestato a E.V. Soc. Cons. a r.l.

❑ Vaglia postale, intestato a E.V. Soc. Cons. a r.l.Palazzo Trecchi - 26100 CremonaSi prega di indicare la causale delversamento (allegare la fotocopiadel versamento)

❑ Contanti(solo se versati direttamente presso gli uffici della SIVE)

❑ ON LINE: http://registration.evsrl.it/?id=300

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La fattura va intestata ............................................................................

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Banca .....................................................................................................

Filiale Agenzia ........................................................................................

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CORSO PRATICO DI ECOGRAFIA TORACICA E ADDOMINALEPerugia • 18-19 Ottobre 2013

Da inviare in busta chiusa a SIVE - SERVIZIO CORSIPalazzo Trecchi - Via Trecchi, 20 - 26100 Cremona

ENTRO IL 5 SETTEMBRE 2013

SOCIETÀ ITALIANA VETERINARI PER EQUINISOCIETÀ FEDERATA ANMVI

INFORMAZIONISegreteria SIVE (Monica Borghisani) - Via Trecchi, 20 - 26100 Cremona

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❚ Oncologia

Mastectomia monolaterale in una Pony affetta da carcinosarcoma mammarioMaria Elena Falomo, Roberta Rasotto, Maurizio IsolaDipartimento di Medicina Animale Produzioni e Salute - Università degli studi di Padova

RIASSUNTO

Una Pony di 16 anni è stata riferita per un au-mento di volume della mammella destra nota-to da 5 settimane. Alla visita clinica l’animale sipresentava in ottime condizioni generali ad ec-cezione della presenza di una massa solida inestensione dalla base del capezzolo dal quale sipoteva ottenere un secreto siero emorragico.All’esame ecografico della mammella risultavaevidente una massa nodulare di circa 2,5 cm didiametro con stroma denso e alcune loculazio-ni ipoecoiche. Si è emesso il sospetto diagnosti-co di neoplasia mammaria e si è proceduto aduna mastectomia monolaterale. L’esame istolo-gico ed immunoistochimico hanno identificatoun carcinosarcoma mammario senza interessa-mento linfonodale. Il follow up a 36 mesi rivelaesame clinico nella norma così come i parame-tri ematologici, l’esame ecografico e la radio-grafia toracica. A nostra conoscenza questo ri-sulta il primo caso riportato di carcinosarcomamammario nella fattrice.

“Articolo ricevuto dal Comitato di Redazione il 17/10/2012 ed accettato per la pubbli-cazione dopo revisione il 04/04/2013”.

INTRODUZIONE

I tumori mammari sono abbastanza comuni nei cani, gatti e nell’uomo,ma sono molto rari invece nei cavalli e nei ruminanti. In una ricerca ef-fettuata in Francia (Mc Cue, 1998) su 39.800 cavalli che arrivarono almacello soltanto lo 0,11% presentava tumore mammario, mentre inNormandia negli anni tra il 1986 e il 2003 su 1771 necroscopie effet-tuate sui cavalli è stato riportato soltanto un caso di carcinoma mam-mario (Laugier et al., 2004).Nelle cavalle al di sotto dei 12 anni di età l’incidenza è molto bassa,mentre la patologia ha un incremento nella fascia di età che va dai 12ai 25 anni.

DESCRIZIONE DEL CASO CLINICO

Segnalamento e anamnesiUna cavalla di 16 anni di razza pony pezzata è stata riferita per una ma-stite recidivante. L’anamnesi è muta fino al momento dell’acquisto avve-nuto nel 2002. Dal 2002 la cavalla è stata regolarmente sottoposta avaccinazione antinfluenzale ed antitetanica e ha ricevuto trattamenti an-tielmintici a cadenza semestrale. Il soggetto, utilizzato esclusivamente dacompagnia, era nulliparo. Nel 2008 e 2009 è stato sottoposto a visitaveterinaria esclusivamente per il trattamento di ragadi a carico della pa-stoia degli arti posteriori. Il proprietario riferiva di aver notato durantela pulizia quotidiana un aumento di volume della mammella destra consecrezione siero emorragica. In seguito a visita domiciliare il veterinarioreferente, ipotizzando una mastite, aveva trattato il soggetto con som-ministrazione orale di trimetoprim-sulfametossazolo per 10 giorni (20mg/kg p.o bid) ed impacchi freddi, senza esiti soddisfacenti. Al momen-to del ricovero i segni clinici perduravano da 5 settimane.

Valutazione clinicaAll’esame clinico generale le condizioni del soggetto apparivano soddi-sfacenti. Lo sviluppo muscolo scheletrico era nella norma con BCS 4/5.La pony si presentava vigile e collaborativa. La cute si presentava inte-gra e senza discolorazioni. Le mucose risultavano rosee con tempo diriempimento capillare di 2 secondi. La temperatura rettale era di37,7°C e la frequenza cardiaca e respiratoria erano nella norma; fisio-logiche le grandi funzioni organiche. La cavalla presentava a tutte le an-dature una tendenza all’abduzione dell’arto posteriore destro nella fa-se di avanzamento.

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All’esame obiettivo particolare della mammelladestra si poteva osservare: presenza di secretosiero emorragico (Fig. 1A e B), aumento di volumedi circa 3 volte quello fisiologico (Fig. 2) ed edema.Alla palpazione si evocava una modesta reazionealgica con abbondante rilascio di secreto sieroemorragico e si poteva distinguere una massa so-lida multi nodulare in estensione dalla base dellamammella fino a tutto il capezzolo.L’esame ematobiochimico presentava tutti i para-metri entro i range di riferimento.L’esame ecografico, condotto con sonda lineare da10 MHz (General Electric Medical System LOGIQP5/A5, Soligen, Germany), ha evidenziato una mas-sa di dimensioni 1,7x3,25x2,9 cm caratterizzata dastroma omogeneo, denso ed iperecoico, rivestitaper la maggior parte della sua estensione da unasottile capsula (Fig. 3). All’ecodoppler sono stati

osservati numerosi vasi sanguigni all’interno e allaperiferia della neoformazione. Dorsalmente allalesione era presente tessuto ghiandolare mamma-rio ecograficamente fisiologico. La mammella con-trolaterale si presentava nella norma sia alla visitaclinica che all’esame ecografico.Si è emesso sospetto di neoplasia mammaria e sisono programmati una biopsia della massa ed unesame radiografico del torace; il proprietario haperò preferito procedere immediatamente al trat-tamento chirurgico. Pertanto si è optato per unintervento di mastectomia monolaterale.

Trattamento chirurgicoLa premedicazione è stata effettuata con acepro-mazina (30 µg/kg, iv, Prequillan®, Fatro, OzzanoEmilia) e butorfanolo (0,01 mg/kg, i.v., Torbuge-sic®, Fort Dodge). L’anestesia è stata indotta conketamina (2,2 mg/kg i.v., Ketavet®) e diazepam(1,1 mg/kg Diazepam Hospira®, Hospira ItaliaS.r.l., Napoli) e mantenuta, dopo intubazione, conmiscela di ossigeno ed isoflurano in un circuitorotatorio semichiuso a bassi flussi. La cavalla èstata strettamente monitorata durante la chirur-gia mediante pulsossimetro ed elettrocardiografia(S/5 Monitor Datex Ohmeda, GE Healthcare Hel-sinki, Finland). Per l’intervento di mastectomia èstata eseguita un’incisione ellittica cranio-caudaleappena lateralmente alla mammella destra (Fig.4A) cercando di preservare più cute possibile.Dopo doppia legatura, sono state isolate e recisel’arteria e la vena pudenda esterna, la vena ottu-ratoria, la vena pudenda interna ed epigastrica su-perficiale. La mammella destra è stata rimossa inblocco includendo il linfonodo craniale (Fig. 4B e4C). Due drenaggi passivi sono stati posizionatirispettivamente uno adiacente allo strato fibrosodella parete addominale e uno nel sottocutaneo(Fig. 4D). I drenaggi sono stati rimossi al 4° gior-no dopo l’intervento. I punti di sutura sono stati

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❚ Oncologia

FIGURA 1 - Secreto mammario siero emorragico (A) con imbrattamento del pelo degli arti posteriori (B).

A B

FIGURA 2 - Evidente aumento di volume della mammella e del capezzolo destro.

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❚ Oncologia

rimossi 15 giorni dopo l’intervento e la guarigio-ne della ferita è avvenuta per prima intenzione.Ceftiofur (2,2 mg/kg, i.m., bid, Excenel, Pfizer Ani-mal Health) e Flunixin meglumine (1,1 mg /kg,i.m., bid, Meflosyl®, Fort Dodge) sono stati inclusinel protocollo terapeutico il giorno dell’interven-to e nei 5 giorni successivi.

Valutazioni anatomapatologicheLa mammella rimossa è stata sottoposta a valuta-zione anatomopatologica. La massa multinodulareera incapsulata ed altamente vascolarizzata. Unavolta sezionata, la lesione evidenziava regioniemorragiche e delle aree fibrotiche alternate a zo-ne necrotiche (Fig. 5).Per l’esame istologico il linfonodo inguinale super-ficiale e la massa isolata dalla mammella rimossasono stati fissati in una soluzione tamponata diformalina al 10% ed inclusi in paraffina. Sono statepoi tagliate delle sezioni di 5 micron e coloratecon ematossilina-eosina.La ghiandola mammaria destra risultava affetta dauna neoplasia infiltrativa, poco demarcata e non

FIGURA 3 - Immagine ecografica della struttura nodulare ottenuta con sonda da10 MHz.

A B

C D

FIGURA 4 - Intervento di mastectomia monolaterale: A) incisione ellittica cranio-caudale; B) legatura dell’arteria e della vena pudenda esterna,della vena otturatoria, delle vene pudenda interna ed epigastrica superficiale; C) rimozione in blocco della mammella destra e del linfonodo cra-niale; D) posizionamento dei drenaggi.

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incapsulata divisa in lobuli irregolari da fibre di tes-suto connettivo. Il tumore presentava 2 distintepopolazioni cellulari di origine maligna: 1) celluleepiteliali con un pattern di accrescimento papilla-re e compatto con forma da poligonale a colonna-re con scarso citoplasma eosinofilico e un nucleorotondo ipercromatico; 2) cellule fusate bassa-mente organizzate in fasci e vortici e in alcuni ca-si separate da una matrice mixoide, con citopla-sma pallido e nucleo allungato con punteggiaturedi cromatina e dei nucleoli rotondi. Entrambe lepopolazioni cellulari presentavano anisocitosi eanisocariosi e frequenti mitosi (da 1 a 3 mitosi per

ogni campo ad alto ingrandimento). Entrambe lepopolazioni cellulari presentavano alto grado dimalignità. Erano presenti aree necrotiche diffuseed infiltrati multifocali ed interstiziali di linfociti(Fig. 6). Non sono stati evidenziati segni di invasio-ne neoplastica del linfonodo e dei vasi. Il linfono-do craniale era reattivo con aspetti di iperplasialinfoide follicolare e di istiocitosi dei seni.

Valutazione immunoistochimicaL’immunoistochimica è stata eseguita utilizzandoun immunocoloratore automatico (BenchMark,Ventana) seguendo i seguenti steps:1. deparaffinazione e reidratazione;2. smascheramento antigenico a 95°C per 30

minuti;3. incubazione con anticorpo primario per 16 mi-

nuti e rivelazione dell’antigene con ultraViewUniversal DAB kit (VEntana) e colorazione dicontrasto con ematossilina.

Quindi sono stati usati 3 anticorpi monoclonali:a. Anti-citocheratina (AE1-AE3) per la marcatura

delle cellule epiteliali;b. Anti-vimentina (V9) per la marcatura delle cel-

lule mesenchimali;c. Anti-calponina (CALP) per la marcatura delle

fibre muscolari lisce.I gruppi di controllo interni positivi sono stati cel-lule dell’epitelio epidermico per la citocheratina,fibroblasti dermici per la vimentina e cellule dellamuscolatura liscia dei vasi per la calponina.L’anticorpo anti-citocheratina ha colorato le cellu-le epiteliali della massa neoplastica, mentre l’anti-corpo anti-vimentina ha colorato le cellule fusate(Figg. 7 e 8). Entrambe le popolazioni sono risulta-te negative alla calponina. I risultati ottenuti conl’esame istologico e l’immunoistochimica hannopermesso di formulare la diagnosi di carcinosarco-ma mammario.

Follow upIl soggetto è stato sottoposto a follow up a 3 e 6mesi dall’intervento e poi annualmente. A distan-za di 36 mesi dall’intervento l’esame clinico com-pleto, l’esame ematobiochimico, l’esame ecografi-co della mammella e la radiografia toracica risulta-vano nella norma. Il soggetto non presentava segnidi recidiva o altri segni clinici che facessero so-spettare la presenza di metastasi ad altri organi.

DISCUSSIONE

Il tumore mammario nella cavalla può essere siaunilaterale che bilaterale, con o senza la presenzadi secreto a livello della mammella, e colpisce in-differentemente sia fattrici che cavalle non adibitead uso riproduttivo senza evidenziare alcuna pre-disposizione per le prime. I casi riportati in lette-ratura descrivono infatti una più alta incidenza di

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❚ Oncologia

FIGURA 5 - Sezione longitudinale della mammella rimossa con evidente il tessutoneoplastico.

FIGURA 6 - Esame istopatologico della lesione (HE4X): A) cellule fusate dispostein fasci, B) cellule epiteliali organizzate con pattern da tubolare a solido. Entram-be le popolazioni cellulari con caratteristiche di malignità istologica.

B

A

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tumore mammario proprio su cavalle non in gra-vidanza addirittura nullipare (Prendergast, 1999).I segni/sintomi che più spesso compaiono in que-sti casi a livello mammario e che inducono il pro-prietario a contattare il veterinario, sono: aumen-to di volume, gonfiore, edema ventrale che siestende fino a livello addominale, fuoriuscita di li-quido siero emorragico, aumento locale della tem-peratura, reazione dolorifica alla palpazione, pre-senza di una massa solida di consistenza fibrosa edoccasionalmente anche ulcerazione e necrosi a li-vello di cute e tessuti sottostanti.La scarsità delle segnalazioni in letteratura e lamancanza a livello clinico di segni patognomonicirendono spesso difficile la diagnosi di certezza dineoplasia mammaria.In presenza dei sintomi descritti, la diagnosi diffe-renziale include: mastiti, ascessi, edema mammario,contusioni mammarie e neoplasie. Tra le patologieannoverate nella diagnosi differenziale, quella chepiù spesso porta ad errori diagnostici è senz’altrola mastite, dato il quadro clinico molto simile aquello neoplastico. La maggior parte dei casi ri-portati in letteratura è stata trattata come masti-te inizialmente e soltanto in assenza di risposta te-rapeutica si è proceduto ad esami collaterali piùapprofonditi che hanno consentito l’identificazio-ne della neoplasia. Fondamentale risulta un corret-to approccio diagnostico che sempre deve partiredall’esame clinico generale e dall’esame particola-re della mammella.Un esame ecografico della mammella e l’esame ci-tologico del secreto mammario (che nel caso dimastiti rileva solo la presenza di cellule infiamma-torie in particolar modo neutrofili degenerati, de-triti necrotici e batteri) consentono generalmentedi formulare il sospetto diagnostico di neoplasiamammaria. Per arrivare ad una diagnosi definitiva di tumoremammario è necessario effettuare un’indagine mi-croscopica del tessuto asportato. I metodi neces-sari per fare diagnosi certa e differenziare la tipo-logia di tumore sono l’esame istologico (Schmahl,1972; Acland e Gillette 1982; Reppas et al., 1996)e l’immunoistochimica. Istologia ed immunoisto-chimica si possono eseguire su campioni ottenutimediante prelievo con ago aspirato per la citolo-gia, e l’esame bioptico con true-cut o a cielo aper-to o dopo rescissione della lesione. In tutti i casiriportati in letteratura l’esame istologico si è rive-lato indispensabile per la diagnosi e classificazionedei tumori mammari diagnosticati. L’introduzionedell’immunoistochimica ha permesso, attraversoreazioni antigene anticorpo, di classificare i tumo-ri sulla base della presenza o meno di specifici an-tigeni. La ricerca di questi recettori è stata utiliz-zata come tecnica diagnostica nella cavalla (Spada-ri et al., 2008) ma con risultati non soddisfacenti.I marcatori tumorali sono molecole espresse neltumore, come ormoni, enzimi o altre proteine più

o meno correlate con la crescita delle cellule tu-morali, oppure sono sostanze prodotte dall’orga-nismo in risposta al tumore come le proteine del-la fase acuta dell’infiammazione. Il marcatore è unsegnale di neoplasia o di evoluzione di neoplasia,capace di indirizzare in modo più preciso una dia-gnosi precoce o una diagnosi di ripresa di malat-tia, ed è utile ai fini prognostici e terapeutici. Ilmarker ideale dovrebbe essere specifico e pre-sente solo nella cellula patologica. Purtroppo adoggi nessuno dei marcatori noti è specifico per iltumore. Hirayama e collaboratori (2003) si sonoaffidati ad un pool di anticorpi ed hanno impiega-to la procedura denominata Vectastain (EliteABC KIT) evidenziando positività per gli anicorpiLu-5 (human cytokeratin), AE1/AE3 (human cyto-keratin), vimentina, GFAP (Bovine glial fibrillary

FIGURA 7 - Immunoistochimica PanCK 10X: colorazione delle cellule di origineepiteliale.

FIGURA 8 - Immunoistochimica (anti-Vimentina 10X) la positività per la vimenti-na ha marcato sia le cellule mesenchimali dello stroma fibrovascolare di sostegnoche i grossi fasci di cellule neoplastiche.

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acid protein), che hanno consentito di emetterela diagnosi di carcinoma (Destexhe et al., 1993;Hirayama et al., 2003). In un secondo interessan-te caso riportato in bibliografia l’autore ha potu-to identificare l’origine di un carcinoma epaticodal tessuto mammario grazie alla positività perl’anticorpo ALA (alfa lactoalbumina) presente neltumore epatico ma tipico marcatore del tessutomammario.Nei casi descritti in letteratura i tumori mammaripredominanti nella specie equina sono il carcino-ma o l’adenocarcinoma con frequenti metastasi invari organi (Acland e Gillette 1992; Munson, 1987;Foreman et al., 1990; Seahorn et al., 1992; Reppaset al., 1996; Kato et al., 1998; Prendergast et al.,1999; Hirayama et al., 2003; Spadari et al., 2008).Negli ultimi anni è stato diagnosticato anche uncaso di istiocitoma mammario (Reesink et al.,2009) che è un tumore maligno dei tessuti mollidescritto a livello di collo, lingua, grassella, cute, os-sa e visceri come linfonodi, fegato, milza, polmoni,reni (De Cesare et al., 2005; Pavlovsky et al., 2006).Il caso qui descritto è l’unico che si è potuto clas-sificare ad oggi come carcinosarcoma. I carcino-sarcomi, sono descritti in medicina umana cometumori maligni, rari ed aggressivi, con frequenti re-cidive locali ma con un basso potenziale invasivosui linfonodi regionali se comparati ad altri subtipidi carcinomi mammari invasivi (Pezzi et al., 2007;Osako et al., 2009; Wernert et al., 2011). Alcuniautori hanno potuto descrivere casi di carcinosar-coma nella gatta, nella cagna, nello scoiattolo e neiratti (Queiroga et al., 2007) ma nessun lavoro èstato in grado, vista la bassa numerosità dei casi, didefinire il comportamento biologico di tale neo-plasia. Le numerose conoscenze che ci sono suitumori mammari di cagna e gatta permettono diprendere in considerazione alcuni fattori comeprognostici dell’evoluzione della patologia, quali:dimensione della massa, istotipo, grado istologico,coinvolgimento linfonodale. Inoltre sono stati con-dotti numerosi studi che hanno rilevato la presen-za di specifici antigeni per la caratterizzazione deitumori come ad esempio markers di proliferazio-ne, recettori ormonali, p53, Human epidermalgrowth factor receptor (ERB-B2) e molecole diadesione.In tutti i casi descritti in bibliografia sulla donna, iltrattamento di elezione è la rimozione chirurgicadella neoplasia seguita da trattamento chemiote-rapico e/o radioterapico. Nella cavalla, a causa del-la rarità della patologia e anche della segnalazionerecente del maggior numero dei casi riportati inletteratura, i protocolli diagnostici non sono anco-ra standardizzati. Nei casi descritti molte delle dia-gnosi sono state effettuate post mortem; in alcunisoggetti sottoposti a chirurgia si è avuta un’altamortalità post chirurgica, mentre altri sono statisottoposti ad eutanasia in quanto la diagnosi erastata emessa quando le condizioni generali erano

ormai troppo critiche (Prendergast et al., 1999; DeFarias Brito et al., 2008). L’esito positivo del pre-sente caso è certamente il frutto del pronto rico-noscimento della lesione mammaria da parte delproprietario e del suo consenso ad approfondirela diagnosi e a procedere al trattamento chirurgi-co. La preoccupazione maggiore è stata la gestio-ne post operatoria del soggetto ed il rischio di in-fezione derivante dalla facile contaminazione del-l’area anatomica interessata. Inoltre, per la tensio-ne sulla linea di sutura conseguente all’ampia ri-mozione di tessuto, vi era l’eventualità della dei-scenza della ferita che avrebbe allungato tempi ecosti di guarigione. La possibilità di tenere ricove-rato il soggetto, il monitoraggio e l’attenta gestio-ne dei drenaggi assieme ad una protratta terapiaantibiotica hanno favorito la guarigione per primaintenzione. Resta ad oggi l’oggettiva impossibilitàdi escludere categoricamente la presenza di meta-stasi ad altri organi o la possibilità di recidive.

CONCLUSIONE

La letteratura si è rivelata scarsa e poco omoge-nea nei protocolli sia diagnostici che terapeutici. Icasi descritti dal 1982 ad oggi sono soltanto 18; diquesti il 56% dei casi trattati chirurgicamente haavuto follow up positivo ad un anno dall’interven-to, mentre il 22% ha avuto esito negativo. In lette-ratura i soggetti descritti con diagnosi di neoplasiamammaria che non sono stati sottoposti a chirur-gia risultano deceduti entro 5 anni.Il caso qui descritto ha avuto esito positivo a treanni dall’intervento, confermando come una dia-gnosi precisa e precoce ed un approccio tera-peutico chirurgico conducano ad una prognosifavorevole.

Parole chiaveMammella, neoplasia, fattrice.

❚ Mammary carcinosarcoma in a Pony mare

SummaryA 16-year-old Pony mare was presented with a fi-ve-week history of a right mammary gland enlar-gement. The lesion was noticed by the owner du-ring routine cleaning. On physical examination, theanimal appeared healthy with no abnormalitiesother than a multinodular firm mass expandedfrom the base of the right teat to the nipple ac-companied by haemorragic secretions. Ultrasona-graphic evaluation using a 10 MHz linear trasducerrevealed the right mammary mass to be compri-sed of a 2,5 cm homogeneus area surrounded byhyperechoic dense stroma with hypoechoic locu-lation. A tentative diagnosis of mammary tumour

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❚ Oncologia

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❚ Oncologia

was made and monolateral mastectomy was per-formed a week after the presentation. Histopa-thological and immunohistochemical examinationrevealed that the tumour was a carcinosarcomawithout the involvement of lymph nodes. Threeyears after surgery, the mare was re-examined andthe clinical examination, complete blood count

and survey chest radiographs were all normal. Tothe authors’ knowledge this the first reported ca-se of a mammary carcinosarcoma in a Pony mare.

Key wordsUdder, neoplasia, mare.

B I B L I O G R A F I A

1. Acland H.M. e Gillette D.M. (1982) Mammary carcinoma in a mare.Vet. Pathol. 19, 93-95.

2. De Farias Brito M., Santos Seppa G., Gouvea Texeira L., Gomes Ro-cha T., Do Nacimento F.T:, Vargas Peixoto P. (2008) Mammary ade-nocarcinoma in a mare. J. Am. Vet. Med. Assoc. 38(2) 556-560.

3. Foreman J.H., Weidner J.P., Parry B.W., and Argis A. (1990) Pleural ef-fusion secondary to thoracic metastatic mammary adenocarcinomain a mare. J. Am. Vet. Med. Ass. 197, 1193-1195.

4. Hirayama K., Honda Y., Sako T., Okamoto M., Tsunoda N., Tagami M.e Taniyama H. (2003) Invasive ductal Carcinoma of the mammarygland in a mare. Vet. Pathol. 40, 86-91.

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8. Osako T., Horii R., Ogiya A., Iijima K., Iwase T. e Akiyama F. (2009) Hi-stogenesis of metaplastic breast carcinoma and axillary nodal meta-stases. Pathol. Int. 59, 116-120.

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12. Reppas G.P., McClintock S.A., Canfield P.J. e Watson G.F. (1996) Papil-lary ductal adenocarcinomas in the mammary glands of two horses.Vet. Rec. 138, 518-519.

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IPPOLOGIARivista Ufficiale SIVE

- SOCIETÀ ITALIANA VETERINARI PER EQUINI

ISTRUZIONI PER GLI AUTORIISTRUZIONI GENERALIIPPOLOGIA è la rivista ufficiale della SIVE con perio-dicità trimestrale e pubblica lavori originali, studi re-trospettivi e casi clinici nonché comunicazioni brevidei congressi presentati in forma estesa.Articoli di carattere editoriale o articoli review ver-ranno accettati solo se richiesti dal Comitato Scienti-fico. Lettere alla rivista e commenti su articoli pubbli-cati devono essere inviati alla redazione con relativiriferimenti bibliografici.Qualsiasi protocollo di ricerca dovrà essere approvatodal comitato etico dell’istituzione di riferimento e risul-tare accettabile da parte del Comitato Editoriale. Qual-siasi studio che abbia comportato trattamenti negativio condizioni di vita disagevoli per gli animali non saràpreso in considerazione a meno che l’autore non pos-sa dimostrare che i dati così acquisiti siano di tale im-portanza da giustificare il disagio imposto agli animali.

PRESENTAZIONE DEI MANOSCRITTII manoscritti vanno inviati preferibilmente via email a:[email protected] - [email protected] ciò non fosse possibile si prega di inviare ilmanoscritto in formato elettronico su CD ROM a: IP-POLOGIA - Via Trecchi, 20 - 26100 Cremona.Tutti i testi devono essere composti su foglio elettro-nico (Microsoft Word® 2000 o versioni successive)con doppia spaziatura, righe numerate, testo giustifi-cato ed impiegando il carattere Times New Roman adimensione 12. Le pagine devono essere numerate inmaniera consecutiva, iniziando da quella con il titolodel lavoro. Gli articoli che non seguono queste indica-zioni verranno esclusi dalla valutazione e saranno ri-spediti all’autore per le necessarie modifiche. Il fron-tespizio (pagina 1) dell’articolo deve comprendere iltitolo in lettere maiuscole (in italiano e in inglese), no-me, cognome, indirizzo ed istituzione di appartenenzadi ciascun autore e l’indirizzo (comprensivo di nume-ro di telefono e fax e di e-mail) dell’autore a cui deveessere inviata la corrispondenza infine 3-5 parolechiave (in italiano e in inglese).Sulla seconda pagina il titolo e le parole chiave vannoripetute, ma ogni riferimento agli autori deve essereevitato. La stesura generale del manoscritto deve ave-re questa sequenza: breve sommario (in italiano e ininglese), Introduzione, Materiali e metodi, Risultati, Di-scussione, Bibliografia.Se necessario, possono essere aggiunti altri paragrafi(ad es. analisi statistica, reperti di laboratorio, ecc.).Sono tassativamente da evitare, in tutto il manoscrit-to, i riferimenti a cliniche, istituti o luoghi di lavoro.

Struttura dei manoscrittiUn lavoro originale deve comporsi di un’Introduzionecomprendente una sintesi delle informazioni disponibi-li sull’argomento, ipotesi e scopi dello studio; Materialie Metodi in cui vengono descritti tutti i procedimentieseguiti, inclusi i metodi statistici; Risultati, con tutti idati utili ad informare il lettore sull’esito dello studio:quando possibile, i risultati vanno sintetizzati in tabelle;la Discussione deve sinteticamente mettere in relazio-ne gli scopi dello studio con i risultati e confrontare lostudio stesso con la letteratura precedente, sottoline-

ando affinità e differenze. I Casi Clinici devono focaliz-zare gli aspetti clinici dei casi descritti e non devononecessariamente essere suddivisi in paragrafi. Quandopossibile, il caso deve essere corredato da immagini eda un numero limitato di riferimenti bibliografici.

NoteLe note devono essere richiamate nel testo con let-tere in ordine alfabetico in posizione di apice. Le no-te vanno limitate a notizie riguardanti nomi commer-ciali di farmaci e case produttrici, abstracts minori ecomunicazioni personali. Di ogni produttore vannoindicati il nome e la località.

BibliografiaI riferimenti bibliografici vanno selezionati in modo ta-le da limitarne il numero ma permettendo al lettoredi avere un quadro esaustivo della letteratura dispo-nibile sull’argomento.I riferimenti vanno elencati secondo l’ordine alfabeti-co degli autori; in caso di autori identici, va posto pri-ma il riferimento più vecchio. In caso di articoli aven-ti autori e data identica, una lettera alfabetica in posi-zione di pedice deve distinguere un titolo dall’altro.Nella bibliografia, da riportare al termine del lavoro, diogni titolo vanno riportati tutti gli autori. I titoli delleriviste devono essere abbreviati secondo il metododella National Library of Medicine e l’Index Medicus.Esempio di corretto riferimento bibliografico da ri-portare nella bibliografia al termine del lavoro:Articolo da rivistaBickers RJ, Lewis RD, Hays T, Noble JK (1998) Acqui-red inguinal hernia in a gelding. Equine Pract. 20, 28-29.In caso di citazioni da libri, citare nella bibliografia il no-me dell’autore, la data ed il titolo del capitolo devonoessere seguiti dal nome dell’Editor, dal titolo del libro incorsivo e dal nome e dalla località dell’editore.Esempio di corretto riferimento bibliografico da ri-portare nella bibliografia al termine del lavoro:Capitolo o paragrafo da libro Kaneps AJ (1992) Her-nias. In: Auer AJ, Ed.: Equine Surgery. WB SaundersCo., Philadelphia. P. 420.Nel testo, ogni titolo bibliografico va richiamato almenouna volta; la citazione va riportata al termine della frase,citando tra parentesi il cognome del primo e del secon-do autore e l’anno di pubblicazione, nel caso di articolocon uno o due autori. Nel caso di articoli con tre o piùautori, il cognome del primo autore deve essere seguitodalla abbreviazione et al. e dall’anno di pubblicazione.Esempio di corretto riferimento bibliografico da ri-portare nel testo al termine della frase tra parentesi:in caso di articolo con uno o due autori:(Stanga e Flex 1995)in caso di articolo con tre o più autori:(Stanga et al., 1995)

FigureSi richiedono figure di buona qualità. Le figure devonoessere numerate, con riferimento nel testo e inviatevia email in formato EPS, JPG o TIFF con risoluzioneminimo 300 dpi.Le didascalie devono essere messe al termine del ma-noscritto.

Testo italiano e sommario in ingleseOgni articolo verrà pubblicato su IPPOLOGIA in linguaItaliana con il sommario in lingua inglese. Si richiede, per-tanto, agli autori di presentare le seguenti parti sia in lin-gua italiana che in lingua inglese: titolo, sommario, parolechiave. È disponibile un servizio di correzione e traduzio-ne a richiesta dell’autore: informazioni sui costi possonoessere richieste alla segreteria SIVE.

REVISIONE, RIFIUTO, ACCETTAZIONE EPUBBLICAZIONEI manoscritti ricevuti verranno sottoposti ad unaprima verifica da parte del comitato scientifico diIPPOLOGIA. Il manoscritto non deve essere stato pubblicato, osottoposto per pubblicazione, nemmeno in parte, adaltri giornali. Il primo autore deve dichiararlo al mo-mento della presentazione. Almeno un autore delmanoscritto deve essere veterinario e, quando gliautori sono diversi, ciascuno di essi deve avere con-tribuito alla preparazione del testo e deve concorda-re con le interpretazioni e le conclusioni. Collabora-zioni minori (ad esempio veterinari referenti, esper-ti consultati oralmente) devono essere menzionatenei ringraziamenti. Il materiale già presentato in con-gressi, corsi, seminari ecc. deve essere accompagna-to dalla corrispondente pubblicazione o abstract(capitolo di manuale, volume degli atti, ecc.) e verràvalutato allo scopo di preservare l’originalità del ma-teriale pubblicato su IPPOLOGIA.L’autore è ritenuto responsabile dei contenuti pubbli-cati nel manoscritto.Soltanto i manoscritti in possesso dei requisiti for-mali sopra elencati richiesti per la presentazione suIPPOLOGIA verranno inviati per la revisione.In caso di accettazione, uno o più specialisti verranno in-caricati di fare una revisione dell’articolo e di restituirloentro 45 giorni. Ulteriori esperti verranno consultati senecessario o in seguito ad una richiesta dei referee. I commenti e le correzioni dei referee verranno trasmes-si al primo autore con richiesta di restituire l’articolo cor-retto entro 30 giorni: gli autori dovranno presentare unelenco delle correzioni che sono state apportate in segui-to ai suggerimenti del referee - tale elenco verrà inviatoalla redazione di IPPOLOGIA unitamente all’articolocorretto; in alternativa gli autori possono contrassegnarele correzioni direttamente sul testo del manoscritto ri-portandole in colore rosso o evidenziandole oppure ri-spondere in quoting sul modulo di revisione.Gli autori dovranno attenersi scrupolosamente aisuggerimenti/indicazioni dati dai referee e non met-terli nelle condizioni di dover effettuare una nuova re-visione su un lavoro diverso dall’originale.Ai referee verranno dati altri 30 giorni per verificarele correzioni e fare una revisione finale. Le bozze dellavoro accettato verranno inviate al primo autore perl’approvazione definitiva prima della stampa e dovran-no essere approvate entro una settimana.Nessuna correzione e nessun cambiamento nell’arti-colo verranno concessi dopo la revisione finale daparte dei referee. Il mancato rispetto delle istruzionisopra elencate comporterà la restituzione del mano-scritto.

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IPPOLOGIAOfficial Journal of SIVE

- SOCIETÀ ITALIANA VETERINARI PER EQUINI

INSTRUCTION FOR AUTHORSGENERAL INSTRUCTIONIPPOLOGIA, published every third month, is the offi-cial journal of SIVE and it publishes original works,retrospective studies and clinical cases as well as longabstracts of congresses.Editorial or review articles only will be accepted if re-quested by Scientific Committee.Letters to the journal and comments on published ar-ticles must be send to the editorial staff with relatedbibliographic references.Any research protocol has to be approved by ethicscommittee of the institution of reference and be ac-ceptable by the Editorial Board. Any study that hascaused adverse treatments or uncomfortable condi-tions of life for the animals will not be taken into ac-count, unless the author cannot prove that the datathus acquired are so important to justify the incon-venience imposed to animals.

SUBMISSION OF MANUSCRIPTSThe manuscripts must be submitted, preferably by e-mail, to: [email protected] - [email protected] this is not possible, please send the manuscriptin electronic format on CD ROM to: IPPOLOGIA -Via Trecchi, 20 - 26100 Cremona.All texts must be made in spreadsheet (MicrosoftWord® 2000 or later versions) with double spacing,consecutively numbered lines, justified text, and typedin Times New Roman font size 12. The pages must benumbered consecutively, starting from the page withthe title of the work. Articles that do not followthese recommendations will be excluded from the as-sessment and will be returned to author for the nec-essary changes. The title page (page 1) of the article must include thetitle in capital letters (in Italian and in English), thename, surname, address and institution of each authorand the address (including telephone and fax numberand e-mail) of the author to whom the correspon-dence should be sent and, finally, 3-5 keywords (in I-talian and in English).On the second page title and keywords should berepeated, but all references to authors should beavoided. The manuscript must have the followingoverall structure: a brief summary (in English and I-talian), Introduction, Material and Methods, Results,Discussion, Bibliography. If necessary, other sectionscan be added (e.g. Statistical analysis, Laboratoryfindings, etc.).In the whole manuscript, any reference to clinics, in-stitutes or workplaces must be strictly avoided.

Structure of the articleAn original work should be constituted by: Introduc-tion, including a synthesis of available information onthe subject, hypothesis and scope of the study; Mate-rials and Methods, where all the performed proceed-ings, including statistical methods, are described; Re-sults, including all useful data to inform the reader onthe outcome of the study: when possible, the resultsshould be summarized in tables; Discussion, thatmust synthetically relate the goals of the study withthe results and compare the study itself with the pre-vious literature, highlighting affinities and differences.Clinical Cases must focus the clinical features of thedescribed cases and not necessarily should be divid-

ed in paragraphs. When possible, figures and a limit-ed number of bibliographic references should beadded to the case.

NotesThe notes must be indicated in the text with super-scripted letters in alphabetical order. The notes arelimited to information on drugs’ trade names andmanufacturers, minor abstracts and personal commu-nications. The name and the base of each manufactur-er must be indicated.

BibliographyThe references should be selected so as to limittheir number, but allowing the reader to have a com-prehensive picture of the available literature on thesubject. The references should be listed in alphabetical orderaccording to the authors; in case of identical authors,the older reference must be placed first. In case ofworks with identical authors and date, a title must bedistinguished from the other by a subscripted alpha-betical letter.In bibliography, that has to be reported at the end ofthe work, in every title all the authors must be indi-cated. The titles of the journals should be abbreviat-ed according to the method of the National Libraryof Medicine and the Index Medicus.Example of correct bibliographic reference to reportin the bibliography at the end of work:Article from journalBickers RJ, Lewis RD, Hays T, Noble JK (1998) Acquiredinguinal hernia in a gelding. Equine Pract. 20, 28-29.In case of quotations from books, indicate in the ref-erences the author’s name, the date and the title ofthe chapter, followed by the name of the Editor, thebook title in italics and the name and the base of thePublisherExample of correct bibliographic reference to reportin the bibliography at the end of work:Chapter or paragraph in a book: Kaneps AJ (1992) H-ernias. In: Auer AJ, Ed.: Equine Surgery. WB SaundersCo., Philadelphia. P. 420.In the text, each bibliographic entry must be report-ed at least once; quotation must be made at the endof the sentence, citing in parentheses the surname ofthe first and the second author and the year of pub-lication, if the article is compiled by one or two au-thor(s). In the case of articles with three or moreauthors, the surname of the first one must be fol-lowed by the abbreviation et al. and the year of pub-lication.Example of correct bibliographic reference to reportin the text at the end of the sentence in parentheses:In case of article with one or two author(s):(Stanga and Flex, 1995)In case of article with three or more authors:(Stanga et al., 1995)

FiguresImages must be of good quality. They must be num-bered, with references in the text, and sent by e-mailin EPS, JPG or TIFF format with a minimum resolutionof 300 DPI.Captions should be placed at the end of the manu-script.

Italian and English summaryOn IPPOLOGIA every article will be published in I-talian language with a summary in English language.Therefore, the authors are asked to present the fol-lowing parts both in Italian and in English language: ti-tle, abstract, keywords. A correction and translationservice is available on request of the author: cost in-formation can be obtained from the SIVE secretariat.

REVIEW, REFUSAL, ACCEPTANCE AND PUBLICATIONThe received manuscripts will be submitted to pre-liminary review by the IPPOLOGIA Scientific Com-mittee.The manuscript shall not have been published norsubmitted to another journal for publication, even inpart. This must be stated by the first author at thetime of the submission.At least one author of the manuscript must be a vet-erinarian and, when there are several authors, each ofthem must have been contributing to the preparationof the text and must agree with the interpretationsand the conclusions. Minor contributors (e.g. referral veterinarian, orallyconsulted experts) should be mentioned in the Ac-knowledgments.The material already presented at congress, courses,workshops etc… must be accompanied by the cor-responding publication or abstract (chapter in text-book, volume of proceedings, etc.) and will be as-sessed in order to preserve the originality of the ma-terial published on IPPOLOGIA.The author is held responsible for the contents pub-lished in the manuscript.Only manuscripts having the aforementioned formalrequirements for presentation on IPPOLOGIA will besent for review.

In case of acceptance, one or more specialist(s) willthen be requested to make a review of the articleand return it within 45 days. If necessary or follow-ing a request of the referees, further experts will beconsulted. Comments and corrections of the referees will betransmitted to the first author with the request toreturn the correct article within 30 days: the authorsmust submit a list of the corrections made followingthe suggestions of the referee - that list will be sentto the editorial staff of IPPOLOGIA along with thecorrect article; alternatively, the authors can markdirectly on the text of the manuscript correctionswriting in red or by highlighting them or answering inquoting on the revision form. The authors must strictly follow the suggestions / di-rections given by referees and not put them in the po-sition of having to make a new revision of a work dif-ferent from the original one.To the referees will be given other 30 days to verifythe corrections and make a final review.Proofs of the accepted work will be send to the au-thor for final approval before printing and will mustbe approved within 1 week.No correction and no change in the article will be al-lowed after the final review by the referees. Failure tofollow the aforementioned instructions will result inreturning the manuscript.

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Amiloide A sierica e fibrinogenoaumentano nell'Equine grasssicknessMarcati aumenti delle proteine di faseacuta possono aiutare a differenziare daaltre cause di dolore addominaleL’equine grass sickness (EGS) o disautonomiaequina è una patologia neurodegenerativa debili-tante e spesso fatale. Una diagnosi presuntivapuò essere effettuata sulla base dei segni clinici edegli esami complementari soggettivi ma la dia-gnosi antemortem definitiva può essere postasolo con l’esame istopatologico delle biopsie in-testinali. In precedenza è stato segnalato che i ca-valli affetti da EGS possono mostrare segni clini-ci e clinicopatologici di infiammazione sistemica.Uno studio ha inteso (a) quantificare i marker in-fiammatori acuti nei campioni ematici prelevatida casi acuti, subacuti e cronici e (b) confrontar-li con (i) soggetti clinicamente normali al pasco-lo insieme a cavalli con EGS acuta, (ii) cavalli conaltre cause di colica e (iii) cavalli sani. Si quantifi-cavano l’amiloide A sierica (SAA), l’activina sieri-ca e il fibrinogeno plasmatico. Si osservava un marcato aumento di SAA e fibri-nogeno nei casi di EGS rispetto ai soggetti sani,ai cavalli su stesso pascolo e ai casi di colica noninfiammatoria. Le concentrazioni di SAA e fibri-nogeno dei casi di EGS non erano significativa-mente differenti da quelle dei casi di colica in-fiammatoria. Quando si confrontavano le con-centrazioni di SAA, fibrinogeno e acitivina A inciascun sottogruppo di EGS non si riscontrava-no differenze significative. L’activina A era signifi-cativamente elevata nei casi di EGS e nei cavallisu stesso pascolo; ciò potrebbe riflettere la pre-senza di malattia subclinica in alcuni soggetti chenon sviluppano segni clinici di EGS e suggerisceuna diffusa esposizione all’agente eziologico. In presenza di scarse tecniche diagnostiche an-temortem, l’identificazione di marcati aumenti

delle proteine di fase acuta può aiutare a diffe-renziare l’EGS da altre cause di dolore addomi-nale come le ostruzioni intestinali; tuttavia cipossono essere difficoltà diagnostiche nel diffe-renziare altre condizioni infiammatorie addomi-nali come la peritonite e l’enterite.

“In equine grass sickness, serum amyloid A and fibrinogen areelevated, and can aid differential diagnosis from non-inflam-matory causes of colic” V. E. N. Copas, A. E. Durham, C. H. Strat-ford, B. C. McGorum, B. Waggett, R. S. Pirie. Veterinary Record2013; 172: 395 Published Online First: 21 February 2013.

Malattia delle vie aeree del cavallo:aspetti clinici e diagnostici deidiversi sottotipiMancanza di associazioni tra stagione eprofilo citologico BAL e di effettiimportanti del sottotipo IAD sui parametriemogasanalitici, in uno studioUno studio retrospettivo ha indagato se ci fos-sero differenze importanti rispetto alla stagiona-lità dei segni o degli aspetti clinici tra sottotipi dimalattia infiammatoria delle vie aeree (IAD)causati da infiammazione neutrofilica e eosinofi-lica-mastocitica con processi eziopatologici dis-simili in 98 cavalli. Si esaminavano le cartelle cli-niche dei cavalli visitati per scarsa performancedal 2004 al 2010. I cavalli venivano sottoposti atest standard su treadmill ad alta velocità, valu-tazione della zoppia, valutazione cardiaca e la-vaggio broncoalveolare (BAL) post-esercizio. Sulla base dei criteri citologici standard del BAL,i cavalli venivano divisi in 4 gruppi: infiammazio-ne eosinofilica-mastocitica, soltanto neutrofilia,infiammazione mista o assenza di infiammazione(controlli). Si indagavano le associazioni tra sot-totipo IAD e parametri clinici.L’evidenza citologica di IAD veniva osservatanell'81% (79/98) dei cavalli e nel 30% (30/98) deisoggetti si riscontravano eritrociti nel liquidoBAL dopo l’esercizio. I soggetti nei gruppi in-fiammazione eosinofilica-mastocitica e infiam-mazione mista avevano una probabilità significa-tivamente maggiore di essere Thoroughbredpiuttosto che Standardbred e di avere una mag-giore presenza di muco nel liquido di BAL. Non

si riscontravano differenze significative di stagio-ne di valutazione, risultati dell’emogasanalisi do-po esercizio e comorbidità. Nella popolazione dicavalli studiata non si osservavano associazionitra stagione e profilo citologico BAL né effettiimportanti del sottotipo IAD sugli scambi gasso-si polmonari durante l’esercizio.

“Clinical and diagnostic features of inflammatory airway disea-se subtypes in horses examined because of poor performan-ce: 98 cases (2004–2010)”. Nolen-Walston RD, Harris M,Agnew ME, et al. Journal of the American Veterinary MedicalAssociation. April 15, 2013, Vol. 242, No. 8, Pages 1138-1145.

Atrofia muscolare sensibile allavitamina E nel cavalloUna sindrome specifica o una formaprecedente l’atrofia muscolare neurogenatipica della EMND, in uno studioUno studio retrospettivo caso-controllo ha ca-ratterizzato i segni clinici, l’evoluzione, le carat-teristiche muscolari e la concentrazione siericae muscolare di α -tocoferolo nei cavalli con se-gni di atrofia muscolare e debolezza responsivaalla vitamina E consistenti con segni di malattiadel motoneurone del cavallo (EMND).Si includevano 8 cavalli (casi) adulti con atrofiamuscolare macrospcoica acuta (n = 3) o cronica(5) che miglioravano con il trattamento con vita-mina E e 14 cavalli clinicamente normali (con-trolli) con concentrazioni di α-tocoferolo ade-guate (nei limiti di riferimento; 8) o basse (6). Sivalutavano istologicamente i campioni biopticicongelati dei muscoli sacrocaudale dorsale me-diale e gluteo. Nei campioni di muscolo gluteo sivalutavano la composizione e il diametro delle fi-bre muscolari. Una miopatia istologicamente ca-ratterizzata da ridistribuzione della colorazionedegli enzimi mitocondriali (aspetto tarlato) eatrofia angolata delle miofibre era evidente nellefibre del muscolo sacrocaudale dorsale medialedegli 8 cavalli affetti con concentrazione di α

di Maria Grazia Monzeglio

LA RASSEGNA DI VET-JOURNAL

Vet Journal Ippo 1_2013:ok 16-04-2013 8:56 Pagina 32

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–tocoferolo sierica (6/8) o muscolare (5/5) bas-sa; tali modificazioni istopatologiche non eranopresenti nei campioni muscolari dei cavalli dicontrollo con concentrazioni muscolari di α –to-coferolo adeguate o basse. Tutti i cavalli affettiriacquisivano forza e massa muscolare entro 3mesi dall’inizio del trattamento con vitamina E edelle modificazioni nutrizionali. Nei cavalli consegni clinici di EMND notevolmente responsivi altrattamento con vitamina E si riscontrava unamiopatia da carenza di vitamina E caratterizzataistologicamente da un aspetto tarlato dei mito-condri e atrofia angolata delle miofibre nelle se-zioni congelate di muscolo sacrocaudale dorsalemediale. Questa miopatia potrebbe costituireuna sindrome specifica o verosimilmente prece-dere lo sviluppo dell’atrofia muscolare neuroge-na tipica della EMND, concludono gli autori.

“Histopathologic findings in the sacrocaudalis dorsalis me-dialis muscle of horses with vitamin E-responsive muscleatrophy and weakness” Bedford HE, Valberg SJ, FirshmanAM, Lucio M, Boyce MK, Trumble TN. J Am Vet Med Assoc.2013 Apr 15; 242 (8): 1127-37.

Risposte comportamentali deicavalli da lavoro verso l’uomoTecniche di allevamento e pratiche digestione inadeguate responsabili dicomportamenti indesiderati, in uno studioUno studio ha indagato le diverse risposte com-portamentali dei cavalli da lavoro verso l’uomo,determinando se i cavalli reagissero differente-mente verso una persona sconosciuta rispetto auna persona familiare e se queste reazioni com-portamentali fossero associate ad alcuni indica-tori di benessere correlati alla salute o alle pra-tiche di allevamento. Si effettuava una valutazio-ne non invasiva di 715 cavalli da lavoro basatasulle osservazioni dirette e sull’esame clinico.Un esaminatore e il proprietario dell’animale ef-fettuavano tre semplici test per valutare il com-portamento dei cavalli verso l’uomo. I compor-tamenti più osservati erano l’indifferenza all’ap-proccio umano e l’elusione/paura mostrate ri-spettivamente nel test di camminata al fianco edi contatto con il mento. Il confronto dei risul-tati di ciascun test individuale mostrava differen-ze significative tra le reazioni del cavallo versol’esaminatore e verso il proprietario. I coefficienti di correlazione tra gli indicatoricomportamentali e gli indicatori descrittivi ecorrelati alla salute erano generalmente bassi,tuttavia molti erano statisticamente significativi.La correlazione più forte veniva riscontrata tral’atteggiamento depresso del cavallo e la presen-za di lesioni corporee profonde. L’aggressivitàverso l’uomo era consistentemente correlata al-la presenza di tumefazioni tendinee/articolari. Isoggetti che indossavano ferrature inadeguatemostravano elusione/paura in quasi tutti i test

comportamentali. I cavalli anziani erano più pre-disposti di quelli giovani all’indifferenza versol’approccio del proprietario ma mostravano elu-sione/paura in altri test.Come mostrato dalle correlazioni riscontrate,le tecniche di allevamento e le pratiche di ge-stione inadeguate erano associate a comporta-menti indesiderati nei cavalli da lavoro valutati.

The Relationship Between Behavioral and Other WelfareIndicators of Working Horses Silvana Popescu, Eva-AndreaDiugan. Journal of Equine Veterinary Science. Volume 33, Is-sue 1, January 2013, Pages 1-12.

Malformazioni vertebrali cervicalidel cavallo e prognosi atleticaIl trenta per cento dei soggetti trattaticonservativamente di uno studio tornavaalle corseLe malformazioni vertebrali cervicali (CVM)possono colpire i cavalli giovani in rapido accre-scimento e spesso sono associate a prognosinegativa per le corse. Uno studio ha esaminatole cartelle cliniche di una popolazione dei caval-li purosangue con diagnosi presuntiva di CVMdeterminando quali aspetti radiografici e del-l’esame neurologico avessero effetto sulla fun-zione atletica di questi soggetti quando trattatiin maniera conservativa. Si includevano 103 pu-rosangue con diagnosi presuntiva di CVM trat-tati conservativamente tra il 2002 e il 2010. Sideterminavano retrospettivamente quali cavalliavevano corso dopo il trattamento. I cavalli ve-nivano separati in gruppi sulla base della parte-cipazione o meno alle corse. Si escludevano 16cavalli per le informazioni insufficienti. Dei re-stanti soggetti, 33 venivano soppressi dopo ladiagnosi, mentre i rimanenti 70 venivano dimes-si con un trattamento. Dei 70 soggetti trattaticon terapia medica, 21 (30%) tornava a correre.I soggetti che tornavano alle corse avevano ungrado neurologico significativamente inferiorecon una mediana di 1,0 per gli arti toracici e 2,0per gli arti pelvici. I cavalli soppressi e quelli chenon correvano avevano una maggiore probabili-tà di essere affetti da cifosi e stenosi craniale neiradiodrammi cervicali laterali in stazione.Alcuni cavalli possono continuare a correre do-po la diagnosi di CVM, concludono gli autori, el’esame neurologico e radiografico possono es-sere utili nel prevedere la prognosi atletica.

“Prognosis for Racing with Conservative Management ofCervical Vertebral Malformation in Thoroughbreds: 103 Ca-ses (2002-2010)” Hoffman CJ, Clark CK. J Vet Intern Med.2013 Mar 10. [Epub ahead of print].

Pervietà dell’ovidotto nella cavallaUno studio descrive una tecnicalaparoscopica per valutare la presenza dimasse endoluminaliLe masse endoluminali dell’ovidotto possonocausare infertilità e/o subfertilità nella cavallaimpedendo il trasporto di uova, spermatozoi oentrambi alla sede di fertilizzazione oppure del-l’embrione in utero. Attualmente non esistonotest clinici per verificare la pervietà dell’ovidot-to nella cavalla. Uno studio ha determinato se ilpassaggio di microsfere dall’ovidotto all’uterofosse associato a presenza o assenza di masseendoluminali. Durante la laparoscopia in stazio-ne si incannulavano gli ovidotti e si instillavano15 µm di perle fluorescenti in 16 cavalle di raz-ze leggere. Si effettuava un lavaggio uterino 48ore dopo la chirurgia per raccogliere e quantifi-care le perle trasportate in utero. La presenza di masse endoluminali veniva deter-minata mediante valutazione postmortem econfrontata con il numero di perle raccolte conil lavaggio uterino. Un test veniva considerato positivo per masseendoluminali se nessuna perla veniva trasporta-ta in utero. La sensibilità e specificità del test erarispettivamente del 71,4 e dell’85,7%.

“Laparoscopic evaluation of oviductal patency in the stan-ding mare” Carolyn E. Arnold, Charles C. Love. Theriogenolo-gy. Volume 79, Issue 6. Pages 905-910, 1 April 2013.

Chirurgia dell’ostruzione daParascaris equorum nel cavalloL’evacuazione manuale del cieco senzaapertura del piccolo intestino comportauna prognosi migliore, secondo uno studioLa letteratura veterinaria concorda nell’assegna-re una prognosi infausta alle ostruzioni dovute aParascaris equorum nel cavallo. Per questo,spesso la chirurgia viene ritardata e i puledrivengono soppressi dopo la diagnosi. Secondouno studio, l’impressione clinica è che l’ostruzio-ne da ascaridi comporti una prognosi migliore diquanto descritto. Gli autori hanno ipotizzatoche l’evacuazione manuale del cieco evitando diaprire il piccolo intestino migliori la prognosi disopravvivenza dei cavalli con ostruzione da asca-ridi. Si rivedevano le cartelle cliniche di tutti icavalli sottoposti a laparotomia esplorativa perostruzione da ascaridi presso una clinica nelcorso di 9 anni. Dei 15 cavalli inclusi, l’80%(12/15) sopravviveva fino alle dimissioni e il 60%(6/10) sopravviveva per almeno un anno. Cinquesoggetti stanno bene ma sono ancora convale-scenti. I cavalli sottoposti a enterotomia o rese-zione e anastomosi del piccolo intestino (n = 5)

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Anno 24, numero 1, marzo 2013IPPOLOGIA è una rivista trimestrale pubblicata dalla SIVE

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avevano una minore probabilità di sopravvivere fino alledimissioni. L’evacuazione manuale dell’ostruzione del cie-co senza apertura del piccolo intestino determinava unsignificativo miglioramento della sopravvivenza nei cavallicon ostruzione da ascaridi. La mancata apertura del pic-colo intestino potrebbe essere la chiave per il migliora-mento del risultato chirurgico di questa condizione, con-cludono gli autori.

“Surgical treatment for acute small intestinal obstruction caused byParascaris equorum infection in 15 horses (2002-2011).” Tatz AJ, Se-gev G, Steinman A, Berlin D, Milgram J, Kelmer G. Equine Vet J Suppl.2012 Dec; 44 Suppl 43:111-4.

Terapia sostitutiva renale nel cavalloUna possibile opzione di trattamento per i soggettiaffetti da insufficienza renale acutaLa terapia sostitutiva renale (RRT) è stata estesamenteimplementata in medicina umana per favorire la guarigio-ne dall’insufficienza renale acuta (ARF). La RRT non è sta-ta esplorata nel cavallo ma potrebbe costituire un’ulterio-re opzione di trattamento per i cavalli con ARF. Uno stu-dio prospettico ha indagato l’efficacia e la sicurezza dellaRRT in 5 cavalli adulti sani. I cavalli venivano connessi pervia endovenosa a una macchina per RRT commerciale perconsentire un’emodiafiltrazione venovenosa continua per6 ore. La macchina RRT veniva programmata con i se-guenti flussi: flusso ematico 250 ml/min; dialisato 3.000ml/h; pompa sostitutiva prefiltro 3.000 ml/h; pompa sosti-tutiva postfiltro 2.000 ml/h. Come dialisato e fluido sosti-tutivo si utilizzava una soluzione elettrolitica bilanciata.Durante il periodo di studio si determinavano frequenzacardiaca, frequenza respiratoria, temperatura corporea,pressione arteriosa diretta, emissione di urina e vari pa-rametri clinicopatologici. La terapia sostitutiva renale ve-niva effettuata con successo nel cavallo, determinandouna clearance media della creatinina di 0,127 ml/kg/min(68,9 ml/min) e un tasso di riduzione dell’urea del 24%.Non si osservarono effetti avversi, anche se era presenteuna significativa diminuzione della temperatura rettale. Sinotava inoltre un significativo aumento del fosforo sieri-co e una diminuzione della BUN. Si osservava un signifi-cativo prolungamento del tempo di protrombina e deltempo di tromboplastina parziale in associazione a una ri-duzione della conta piastrinica. La terapia sostitutiva re-nale può essere effettuata efficacemente e con sicurezzanel cavallo adulto, concludono gli autori.

“Renal Replacement Therapy in Healthy Adult Horses” Wong DM, Wit-ty D, Alcott CJ, Sponseller BA, Wang C, Hepworth K. J Vet Intern Med.2013 Mar 4. [Epub ahead of print].

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