Invideomorfosi Davide Pamana
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7/31/2019 Invideomorfosi Davide Pamana
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Istituto Mille e una meta
Gestalt Counseling training
Invideomorfosi
Comprendere e gestire linvidia attraverso il lavoro di
gruppo
Elaborato di fine corso triennale in Gestalt counseling training
Davide Pampana
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Indice
Premessa p 3
PARTE I: LINVIDIA
1.1 Definizione e considerazione p 5
1.2 Alla scoperta dellinvidia p 7
1.3 Invidia e carattere p 10
PARTE II: ESPERINZA DINVIDIA
2.1 Oriente e occidente p 15
2.2 Lavorare con i gruppi p 17
2.3 Lintervento esperienziale p 20
Conclusioni p 27
Bibliografia e sitigrafia p 28
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Premessa
Lidea di scrivere sul sentimento di invidia nasce dallesplorazione e
losservazione fatta su me stesso nel corso del triennio formativo del gestaltcounseling training e dal successivo percorso di psicoterapia e meditazione. Nel
corso del triennio formativo ho potuto rendermi progressivamente conto di molti
meccanismi e di modi di procedere della mia mente. Nel corso degli anni si aperta
infatti lopportunit di conoscere me stesso in maniera profonda ed autentica ed
iniziare un vero e proprio cammino di studio e consapevolezza, che ha portato alla
stesura di questo scritto. La stessa realizzazione dellelaborato stata una fonte di
profonda crescita, in quanto mi ha concesso loccasione di esplorare e vedere ancora
pi in profondit me stesso e i miei meccanismi.
Il rischio di questo percorso di condurre una ricerca secondo metodologie
poco corrette: essere preda di facili entusiasmi, azzardare supposizioni basate pi su
unidea che su elementi riscontrabili, assolutizzare posizioni che, per quanto
plausibili, siano scarsamente verificate. Per questo mi propongo, per quanto sia
possibile, di esemplificare quanto da me esposto e di basarmi su studi gi condotti
su questo argomento, per poter meglio definire scientificamente largomento di
studio.
Il mio obiettivo in questa sede non dimostrare come intervenire nella gestione
dellinvidia in presenza di sintomi e meccanismi accentuati, ma illustrare come sia
possibile agire a monte, operando in maniera preventiva e fornendo alcuni
strumenti necessari per imparare una corretta gestione emotiva dellinvidia,
prevenendo stati di malessere acuti e patologie psicologiche curabili solo attraverso
la terapia.
Nella prima parte del lavoro cercher di fare chiarezza sul sentimento di invidia,partendo dal presupposto che la comprensione dellargomento sia indispensabile
per poter pensare di operare nellambito della prevenzione psicologica. In questa
parte far ricorso ai termini come sofferenza psichica o dolore mentale, con tali
termini voglio indicare, lo stato di malessere che si determina in un soggetto a causa
dellinsorgere di particolari emozioni strutturanti la cognizione emotiva di specifiche
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esperienze vissute. Sto parlando di vergogna, paura, ansia, colpa, umiliazione,
invidia, etc1.
Nella seconda parte mi concentrer invece sullaspetto propriamente
preventivo-pratico. Lidea alla base quella di proporre una serie di cicli di incontri
di gruppo centrati su varie emozioni: invidia, rabbia, paura, vergogna. In questa
sede prender in considerazione un primo frammento dellidea di lavoro,
proponendo un percorso di scoperta e consapevolezza dellemozione di invidia
attraverso gruppi esperienziali di counseling psicologico.
1 Per approfondimenti si veda P. Roccato, Invidia e assetto mentale invidioso: un nuovo modello, 1999,
http:/www.psychomedia.it/neuro-amp/98-99-sem/roccato.htm
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PARTE I: LINVIDIA
1.1 Definizione c considerazione
Ritengo utile ai fini di questo lavoro soffermarsi sulla comprensione dellinvidia e su
quale sia la sua considerazione comune. Il termine invidia ha mutato il suo
significato nel corso del tempo. La locuzione deriva dal latino invidere, che significa
guardare di malocchio. Sin dai tempi antichi linvidia stata considerata una delle
emozioni pi negative che un essere umano possa esprimere. Aristotele nella
Retorica definisce linvidia come una passione disonesta e propria delle persone
disoneste. Associata al serpente della genesi, considerata dalla morale cristiana
come uno dei sette peccati capitali e Dante nella Divina Commedia (Purgatorio,
XIII), richiamando il significato latino della parola, condanna gli invidiosi ad avere
gli occhi cuciti con il filo di ferro: seppure siano posti nel purgatorio la pena pare
non avere molto di diverso da un girone infernale. La visione negativa dellinvidia
rimasta pressoch immutata fino ad oggi e molte degli antagonisti della produzione
letteraria e cinematografica sono proprio personaggi che provano invidia; mi limito
a fare pochi esempi, senza addentrarmi in un territorio di studio che meriterebbe
ben pi che poche righe, si pensi ad esempio a Jago nellOtello di Shakespeare, a
Claggart inBilly Budd di Melville o, per portare un esempio recente, Commodo nel
filmIl gladiatore di Ridley Scott.
Uno studio di Parrot e Smith del 1993, in cui veniva chiesto di associare dei
sostantivi al sentimento di invidia, rivela che le associazioni pi utilizzate sono statecon parole dalla valenza pressoch negativa: cattiveria, rabbia, odio, inferiorit,
insicurezza, egoismo. Anche da uno studio di Marchetti e Antonietti del 1992,
effettuato su un campione di soggetti Lombardi, risulta che linvidia lemozione
cosciente pi rifiutata2.
2Cfr V. DUrso, R. Trentin,Introduzione alla psicologia delle emozioni, 1998, Bari, Laterza, p 264.
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Linvidia ha ricevuto molta attenzione anche da parte della letteratura
psicoanalitica a partire da Freud. Il padre della Psicanalisi individua linvidia come
unemozione pi frequente e profonda nelle donne, in particolar modo per la
specifica invidia del pene. Nella teoria psicoanalitica classica, in particolare con
Melanie Klein, "invidia" e "distruttivit" raggiungono pressoch la sinonimia;
l'invidia ritenuta espressione della pulsione di morte, concepita come insensata,
ereditaria, biologicamente fondata, sostanzialmente immodificabile e solo
parzialmente integrabile3.
Tralasciando gli studi psicanalitici, che a mio giudizio sono piuttosto
farraginosi, semplificando possiamo affermare che linvidia sia un ingrediente
importante dell'esistenza umana, che pu tuttavia ostacolare il benessere personale.
Paolo Roccato definisce linvidia come lo specifico dolore mentale, la specifica
emozione dolorosa che adeguato alla percezione che noi non siamo o non abbiamo
qualche cosa di buono, ammirato, desiderabile o desiderato che altre persone sono o
hanno4. In generale, la maggioranza degli studi psicologici sono daccordo con
laffermare che il confronto sociale costituisce il primo fattore che determina
linsorgere dellinvidia.
Nellaffrontare uno studio sullinvidia bene sottolineare che tale sentimento sia
bene considerarlo come un sintomo, un segnale che viene restituito dalla psicheallindividuo, che sta tentando di comunicare qualcosa. Se per esempio ci
accorgiamo di provare tristezza, siamo consapevoli che molto probabilmente nella
nostra vita c qualcosa che non va e che sarebbe bene ascoltare il segnale che ci
viene rimandato con il fine di migliorare il nostro benessere. Intendere linvidia
come un problema da risolvere, come qualcosa di negativo da eliminare dalla
propria vita, altamente controproducente poich tale idea segue proprio la
direzione invidiosa che la felicit e la perfezione si trovino altrove e che non sianogi presenti allinterno del proprio s. Come abbiamo appena visto, il giudizio
negativo cos profondamente radicato che la tendenza generale quella di diniego:
provare invidia, in ultima istanza, significa per la societ essere cattivi e detestabili.
3Cfr P. Roccato, Invidia e assetto mentale invidioso: un nuovo modello, 1999,
http://www.psychomedia.it/neuro-amp/98-99-sem/roccato.htm
4Ibidem.
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Questa convinzione rende difficile laccettazione di s stessi e ostacola fortemente il
ritorno alla serenit e al benessere emotivo.
1.2 Alla scoperta dellinvidia
Dagli studi in materia emerge che linvidia sia una delle sofferenze psichiche pi
lancinanti: cerchiamo di capire meglio tale affermazione.
La mente nel momento in cui un'esperienza contiene sia aspetti dolorosi che
aspetti piacevoli, percepisce prioritariamente quelli dolorosi o comunque spiacevoli,
e successivamente anche quelli piacevoli. Se un cibo scotta, in prima istanza
sentiamo che scotta e solo in seguito sentiremo se anche buono. Il valore
adattativo di questo modo di funzionare essenzialmente quello di proteggere: un
istinto di sopravvivenza insomma. Tuttavia questa funzione della mente, per quanto
sia di fondamentale importanza, permette lo strutturarsi di eccessi di rigidit, con il
fine di proteggere dal dolore, o di cercare di prevenirlo, anche a discapito della
realizzazione personale e del proprio benessere complessivo. In parole povere viene
sacrificato il piacere in funzione della protezione dal pericolo a cui esso potrebbe
esporre. Non a caso molte persone riescono a cambiare abitudini di vita
(alimentazione, attivit fisica, consumo di tabacco o alcool) solo dopo il verificarsi di
uno spiacevole episodio, magari un ricovero in ospedale.
Ma qual la funzione dellinvidia nella psiche umana? Bisogna partire dal
presupposto che ogni emozione ha una propria funzione positiva utile alla
sopravvivenza e allo sviluppo della vita. La natura non pu sbagliare, ci che crea ha
una sua specifica funzione. La paura per esempio un segnale che ci avverte chestiamo andando incontro ad una situazione rischiosa, la rabbia porta ad affermarsi e
ribellarsi di fronte alloppressione o a norme troppo costrittive. Roccato illustra
bene linvidia come meccanismo di sopravvivenza:
Un bambino reale, se non riesce ad acquisire e a strutturare risorse, non
sopravvive: letteralmente muore. Ed appropriato il suo sentirsi impotente e
incapace. Non pu correre il rischio di rimanere privo di risorse proprie
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(quello che ), n privo di risorse umane o materiali nell'ambiente intorno a
s (quello che ha). Se io bambino percepisco che non ho quello che altri
hanno, o che non sono quello che altri sono, percepisco me come sull'orlo di
un baratro, come su un piano inclinato che mi precipita inesorabilmente
nella desolazione. Se gli altri hanno risorse, possono andare avanti; ma se ionon ho risorse, rischio di rimanere indietro e dunque di non poter
sopravvivere. Se gli altri sono in grado di procurarsi le risorse disponibili e io
no, io rischio di rimanerne in breve tempo del tutto privo. Non posso
permettermi il lusso di tollerare una condizione di svantaggio cos
pericolosa. Devo poter accorgermi di ogni situazione di svantaggio e devo
poter provvedere in tutti i modi: ne va della mia sopravvivenza. Il segnale
emotivo che mi spinge a provvedere urgentemente di fronte al profilarsi di
tanto pericolo deve essere, quindi, forte e chiaro; e il disturbo (il dolore) che
tale segnale deve dare alla quiete della mia mente deve essere tanto grande etenace da impedirmi di correre il rischio di trascurarlo.5
Linvidia ha quindi il compito primario di avvertire lindividuo che alcuni limiti
eccessivi e certi meccanismi rigidi della mente stanno ostacolando il naturale e
soddisfacente svolgimento dellesistenza. Tale tentativo pu essere per piuttosto
goffo, perch la mente pu finire con il contrastare s stessa: io invidio quello che gli
altri riescono a fare e finisco con il rattristarmi di me stesso perch non sono invecein grado di fare altrettanto, a causa di certi limiti reali o, pi spesso, presunti. Si
sviluppa cos il dolore psicologico dato da tale conflitto duale: da una parte i blocchi
e le limitazioni che arrivano dal passato, da situazioni naturali dellesistenza,
dallaltra ci che si vorrebbe essere ma che non si : pi cresce il conflitto
dicotomico pi il soggetto si trover in presenza di disagio, sofferenza e sintomi
dissociativi.
Linvidia porta con se una forte carica di sensazioni, quali rabbia, svalutazione,
frustrazione, impotenza. La problematica psicologica si sviluppa nel cercare di
risolvere il dolore mentale provocato dallinvidia e dalle emozioni conseguenti. La
spinta dolorosa invidiosa tale che diventa impossibile pensare di accettarla cos
com e la mente a quel punto attiva strategie pi o meno adattive per cercare di far
cessare la sofferenza. In poche parole a creare maggiore scompiglio una cattiva
gestione: non tanto linvidia o la rabbia a portare sofferenza e confusione mentale,
5Ibidem
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ma il rifiuto e la reazione disordinata. Quando qualcosa viene giudicato come
negativo, nella mente sorge spontaneamente repulsione, rifiuto; lindividuo vuole
liberarsi dei sentimenti sconvenienti e anzich comprenderli usa la sua energia per
fronteggiarli, per opporsi o per cercare di metterli a tacere in qualche modo. In
questo modo per la situazione non fa che aggravarsi.
Latteggiamento risolutivo nei confronti dellinvidia pare essere di tre tipi:
tentativo di eliminazione della fonte di invidia, diniego e repressione emotiva, spinta
a colmare il divario. Cercher di esemplificarli brevemente.
NelBilly Budddi Herman Melville il personaggio di Claggart, il maestro darmi
della nave, mostra bene il primo meccanismo di reazione. Linvidia per la bellezza,
per la purezza del giovane marinaio Billy portano Claggart a soffrire e a reagire con
rabbia allinvidia provata, egli inizia cos a tramare affinch la fonte della sua
sofferenza venga eliminata. Lo stesso emerge nella favola di Biancaneve dove la
strega invidiosa tenter di uccidere colei che le toglie il primato di pi bella del
reame. Il tentativo di eliminazione della causa di invidia accompagnata in genere
ad un successivo e lacerante senso di colpa. Distruttivit e invidia, specie dalla
psicoanalisi kleiniana, sono state erroneamente equiparate, ma non si tratta della
stessa cosa, bens la prima semplicemente conseguenza della seconda, essendone
uno dei modi di gestione.Il diniego repressivo avviene invece nel momento in cui il giudizio condizionato
su s stessi e sulle proprie emozioni tale da portare allimposizione razionale: nel
tentativo di ristabilire una sorta di ordine emotivo, viene decretato mentalmente che
cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato provare nelle situazioni della vita, perch ci
che naturalmente nascerebbe dalla propria spontaneit ritenuto inadatto. Questo
meccanismo accresce ancora di pi la frattura interna e pu condurre a stati
dissociatavi. La repressione delle emozioni porta poi a gettare le stesse nel grandecontenitore dellinconscio e da tale posizione il sentimento eliminato diverr di pi
difficile gestione, in quanto la sua azione continuer ad agire in modo diverso,
creando spesso dei sintomi (ansia, paura, dolori o blocchi fisiologici). La speranza di
trovare pace nelleliminare la fonte di invidia soltanto illusoria e anche il diniego
emotivo non conduce che a depressione e sofferenza. Nessuna emozione pu essere
realmente eliminata, pu solo essere gestita, accettata, integrata.
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Tentare di colmare il divario invidioso, mettendo in campo risorse personali,
sembra invece essere una soluzione maggiormente adattiva delle tre sopra elencate:
linvidia porterebbe cos ad attivare s stessi al fine di accrescere il proprio
benessere e a calmare al contempo il dolore psicologico. Tuttavia questo processo
deve avvenire in maniera autentica: il rischio, specie in chi attua il meccanismo di
diniego repressivo, di stabilire razionalmente il comportamento adatto, fingendo
cos di fare qualcosa di buono: Io sono come Einstein, quindi esisto6. Ben presto
per la forzatura emerger e anzich portare ad una risoluzione andr ad alimentare
un falso s in via di sviluppo.
1.3 Invidia e carattere
Nel corso dei vari studi sono stati dimostrati i legami tra invidia e carattere, in
particolare prender in considerazione la teoria degli enneatipiesposta da Claudio
Naranjo7, spiegando brevemente la tipologia del carattere invidioso. Le motivazioni
che mi conducono ad utilizzare le teorie di Naranjo sono legate principalmente
allapproccio che egli adotta; nellesposizione della sua teoria sullEnneagramma lo
studioso cileno integra molti studi, non solo psicologici, ma anche di ordine
spirituale, da cui deriva la stessa stella a nove punte simbolo dellennegramma:
dire quali siano le fonti della tipologia enneagrammatica di Naranjo equivale a
riassumere il pensiero tipologico della psicologia del novecento8. Molti sono gli
6 C. Nanajo, Carattere e Nevrosi, Roma, Astrolabio,1996, p.128.
7Naranjo ha collaborato per un lungo periodo a stretto contatto con il padre della Gestalt, Fritz Perls e
fondamentale sar il contatto con Osar Ichazo, suo maestro spirituale che lo introdurr alla conoscenza
dellenneagramma. Le sue pubblicazioni su questo argomento tradotte in italiano sono: C. Naranjo, Teoriadella tecnica Gestalt, Roma, Melusina, 1989; C. Naranjo, Carattere e nevrosi: lenneagramma dei tipi
psicologici, Roma, Astrolabio, 1996; C. Naranjo, Gli enneatipi nella psicoterapia: i tipi dell'enneagramma
nella vita, nella letteratura e nella pratica clinica, Roma, Astrolabio, 2003; C. Naranjo, Cambiare
l'educazione per cambiare il mondo. Per un'educazione salvifica. Forum Edizioni, 2004; C. Naranjo, La
Civilt, un male curabile, Milano, Franco Angeli, 2007.
8 G. Antonelli, Recensione a Carattere e Nevrosi di Claudio Naranjo, 1997,http://www.centrostudipsicologiaeletteratura.org/naranjo1.html
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autori cui egli si richiama, ad esempio, Pontico, Kurt Schneider, Ernst Kretschmer,
William Sheldon, Hans Eysenk e Raymond Cattell, Jung, Karen Horney, Matte
Blanco, Maslow, Fromm, Reich, Melanie Klein, Frtiz Perls, Erving Polster, la
medicina omeopatica, il DSM, ma vige anche l'influenza della psicologia della
Quarta Via di Gurdjieff e del maestro Sufi di Naranjo, Ichazo. La teoria dei nove
caratteri viene proprio da Gurdjieff, il quale riteneva che l'enneagramma fosse un
simbolo universale per mezzo del quale diventava possibile interpretare qualsiasi
scienza. La successione dei tipi caratteriali contemplata da Naranjo la seguente:
rabbia e perfezionismo (enneatipo uno), avarizia e distacco patologico (enneatipo
cinque), invidia e carattere depressivo masochista (enneatipo Quattro), carattere
sadico e lussuria (enneatipo otto), gola, fraudolenza e personalit narcisistica
(enneatipo sette), orgoglio (enneatipo due), vanit, inautenticit e orientamento
mercantile (enneatipo tre), paura, carattere paranoide e accusa (enneatipo sei),
accidia, inerzia psicospirituale e tendenza alla mediazione (enneatipo nove).
Senza addentrarmi ulteriormente nella spiegazione teorica dellenneagramma
(si rimanda alla bibliografia su tale argomento9), prender come riferimento proprio
il carattere Quattro, poich di tutti i tipi quello la cui la passione dominante,
proprio il sentimento di invidia.
Lelemento pi caratteristico del tipo Quattro a livello motivazionale
linvidia. Linvida implica un doloroso raffronto tra se stessi e gli altri,
raffronto che pu essere vissuto come svalutazione di s, rabbia competitiva
o sforzo eccessivo rivolto allacquisizione di meriti. [] Linvidia va a
braccetto con il senso di inferiorit, di colpa e di vergogna. Gli individui
Quattro tendono a considerarsi stupidi, brutti, sgraziati e a volte persino
repellenti, fisicamente e moralmente. Il Quattro una personalit
9 Oltre ai testi di Naranjo gi citati, esiste una discreta bibliografia il cui approccio per risulta essere diverso
da quello di Naranjo, seguendo diversi filoni come PNL, cattolico etc.., mi limito a citarne alcuni: H. Palmer,
L' enneagramma : la geometria dell'anima che vi rivela il vostro carattere, Roma, Astrolabio, 1996; M.Beesing, R. J. Nogosek, P. H. OLeary, Lenneagramma: un itinerario alla scoperta di s, Milano, San Paolo,
1999; S. Tenenbaum, D. Laugero, F. Cav, Lenneagramma: conoscenza di s e sviluppo personale, Roma,
Ma.Gi, 2006; F. Vincenzo, Il potere dellEnneagramma, Bari, Proto, 2000; A. Rognoni, Lenneagramma,
Milano, G. De Vecchi, 1997; K. Webb, Enneagramma, Milano, Armenia, 1998; O. Volpe, Mappa per
lenneagramma, Milano, Red, 2010; A. H. Almaas, Lenneagramma delle idee sacre, Milano, Astrolabio,
2007; J. G. Bennet, Studi sullenneagramma, Roma, Atanor, 2000; P. Hannan, I nove volti di Dio, Milano, SanPaolo, 1994.
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ipersensibile alla ricerca di protezione e di iperprotezione, e soffre in modo
sproporzionato per la mancanza di considerazione e riconoscimento.10
Tra le paure pi grandi per un carattere inadeguato/invidioso c quella di
trovarsi in situazioni in cui venga criticato, ridicolizzato, emarginato e lasciato solo.
Se si verifica una tale situazione, la paura viene confermata e lindividuo cade
inevitabilmente in uno stato depressivo pi o meno temporaneo. Linvidia non fa
altro che cercare di distaccare la persona da questa enorme paura della critica,
dellinvasione, dellaggressione fisica o sociale, della solitudine, della negativit
creatasi nellinfanzia, cercando di portare lindividuo a reagire. Entrare in contatto
diretto con la paura significherebbe correre il rischio cadere in uno stato di terrore,
di blocco totale. Bench la persona invidiosa continui a soffrire a causa degli enormiimpedimenti dati dai traumi vissuti nel passato, trova nellinvidia una strada per
tentare di reagire e per sfuggire al tempo stesso alla sensazione sgradevole e
distruttiva del senso di inadeguatezza.
Di norma, la storia di questo carattere inizia da circostanze dolorose vissute
nellinfanzia. Ci vero per tutti noi, perch tutti i nostri problemi risalgono
allinfanzia, ma nel Quattro c maggiore insistenza sul passato, pi
nostalgia, e un acuto senso del valore di ci che si perduto; molte volte (etipicamente) si trattato di perdite reali che hanno fatto conoscere il lutto
nei primi anni di vita. A differenza di altri enneatipi, che dimenticano e si
rassegnano, i Quattro covano un acuto senso di un paradiso perduto.11
La paura delle critica, dellaggressione e della solitudine non altro che la
conseguenza del timore di veder svanire lamore delle figure di attaccamento. Il
perpetuarsi di situazioni percepite come negative, attacchi e minacce di abbandono,
o lutti reali, pongono in uno stato di allerta, una paura indefinita, poich la
minaccia pu arrivare in qualsiasi momento. Dunque nella vita adulta di un
carattere Quattro il senso di paura rimarr indefinito e ogni situazione verr
percepita dalla mente come una possibile fonte di inadeguatezza.
10C. Naranjo,Enneatipi in psicoterapia, op. cit. pp. 140- 146.
11 C. Naranjo, Gli Enneatipi nella Psicoterapia, op. cit. pp. 142,143.
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La ricerca smodata di amore tipica del carattere Quattro non altro che il
tentativo di raggiungere la base sicura12 e risolvere linstabilit di attaccamento
vissuta nellinfanzia.
La psiche del Quattro funziona come se egli fosse giunto precocemente a
una conclusione del genere: Sono amato e quindi valgo qualcosa e ora
inseguisse la rispettabilit attraverso quellamore che un tempo gli mancato
(Amami cos so che vado bene), e attraverso un processo di distorsione con
cui tenta di apparire migliore: insegue qualcosa di diverso e probabilmente
migliore e pi nobile di quanto egli non sia.13
Lassetto mentale di un carattere invidioso tale da divenire estremamente
sensibile a qualsiasi forma di negativit e interpretare, ingigantendo, qualsiasi
elemento, situazione, frase, sguardo, che possa celare accusa e giudizio. Proprio per
questo tipo di sensibilit, definibile popolarmente come permalosa, spesso chi sta
attorno ad un Quattro si pu sentire in difficolt per il suo modo di porsi, finendo
con il non sapere come evitare di urtare la sua sensibilit e questo non fa che
accrescere il senso di colpa e di diniego nel soggetto invidioso.
Il senso di colpa uno dei pilastri sui quali poggia il carattere Quattro, il cui
meccanismo dominante lintroiezione:
Possiamo dire che la cattiva immagine di s coltivata dal Quattro
lespressione diretta dellintroiezione di una figura genitoriale autorifiutante,
e che lo stato di bisogno carico di invidia deriva dallodio cronico verso se
stesso implicito in tale introietto, dato che la natura del bisogno di
compensare lincapacit di amare se stessi richiede la presenza del bisogno di
approvazione esterna e di amore.14
Ma c inoltre da dire che pur essendo linvidia lemozione base per questo
carattere, lenneatipo Quattro pi spesso di altri caratteri, tende a non accettare i
12J. Bowlby, Una base sicura : applicazioni cliniche della teoria dell'attaccamento, Milano, Cortina, 2007
13C. Naranjo, Carattere e Nevrosi, op. cit. p. 128.
14 Ibidem, p. 121.
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propri sentimenti, a non riconoscerli come plausibili, autentici e giusti per le
esperienze vissute. Evita dunque di prendere realmente consapevolezza di questa
emozione, un po perch giudicata sconveniente e socialmente inaccettabile e un
po perch causa vero e proprio dolore interiore. Cos molte delle strategie del
carattere invidioso sono volte a cercare di contrastare la stessa invidia a tentare di
eliminarla, attraverso i meccanismi che abbiamo visto nel paragrafo precedente.
Circa la strada di una corretta gestione Valentina DUrso e Rosanna Trentin nel
loro studio sulle emozioni propongono di mantenere interno il proprio criterio di
soddisfazione, cio confrontarsi soltanto con i propri desideri e con le proprie
conquiste precedenti15, mentre Naranjo afferma che linvidioso deve sviluppare la
capacit di indipendenza: unindipendenza che, in ultima analisi, pu venire
soltanto dalla capacit di apprezzare e di cogliere il senso della dignit del s e della
vita in tutte le sue forme16.
In un intervento di counseling che voglia mirare alla prevenzione di stati di
malessere psicologico, per quanto concerne linvidia bene saper individuare e
tenere conto di questa tipologia caratteriale, in modo da indirizzare la persona verso
punti specifici di consapevolezza e, nel caso, verso una terapia in cui possa
correggere la cattiva gestione mentale ed emotiva.
15V. DUrso, R. Trentin, op. cit., p. 272.
16C. Naranjo, Carattere e Nevrosi, op cit. p. 129.
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PARTE II: ESPERIENZA DINVIDIA
2.1 Oriente e Occidente
La tendenza occidentale stata per secoli quella di sviluppare la mente,
conferendo ad essa un potere e una priorit assoluti: i paesi occidentali hanno
sviluppato la scienza, le macchine, la medicina, linformatica; loriente ha per molti
secoli sviluppato invece la disciplina interiore, la meditazione la spiritualit. I paesi
africani, e alcune popolazioni del Sudamerica hanno avuto invece il pregio disviluppare la corporeit, lelasticit fisica, il contatto con la terra, tanto da possedere
doti che negli ambiti sportivi raggiungono traguardi incomparabili. Alcuni hanno
sviluppato la mente, alcuni lo spirito, altri il corpo. Ma ognuno di questi rimane
carente se non integrato con gli altri due. La mente scientifica, ma insensibile,
la spiritualit profonda ma non porta sviluppo, la corporeit istintiva, ma rimane
cieca al mondo interiore, mentale e spirituale.
La societ occidentale non ha fatto altro che donare lo scettro di superiorit allamente, essa divenuta il padrone delle emozioni e del corpo. la mente a decidere
cosa bene provare o cosa sconveniente, diventata uno strumento sovraccarico
di lavoro e di tensione. La mente ha la funzione specifica di realizzare, costruire,
imparare meccanicamente, la mente una sorta di computer, quando ha appreso un
meccanismo continua a ripeterlo. La sua importanza senzaltro enorme, ma il suo
impiego divenuto smodato ed utilizzata per competenze che non possiede affatto.
Da questa ipertrofia della mente sono scaturite la maggior parte delle regole, delle
convenzioni, e delle norme morali che regolano la societ occidentale. Il controllo
razionale sullemotivit e sul corpo ha raggiunto per livelli tali da creare un
crescente numero di patologie ben note fin dai primissimi studi di Freud. Il padre
della psicanalisi stato tra i primi a lanciare in occidente lallarme circa il malessere
che la societ repressiva e impositiva stava seminando. Ma per svariati decenni tale
messaggio stato ben poco ascoltato e si preferito rinchiudere le persone con
sintomi psichici in manicomi, fare loro operazioni al cervello, praticare elettroshock,
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iniettare sostanze chimiche. La moderna Psichiatria senzaltro utile ad affrontare i
sintomi e le patologie pi gravi, ma non pu essere a mio giudizio considerata come
risolutrice. La medicina ha scoperto molto sul funzionamento del corpo, ma il
cervello rimane ancora la parte pi misteriosa del soma umano.
Lattenzione della psicologia occidentale al corpo ha avuto un notevole sviluppo
soprattutto grazie a Wilhelm Reich e dal suo seguace Alexander Lowen, fondatore
della Bioenergetica proprio a partire dalle teorie di Reich17. Lowen in particolare
illustra lo stretto legame tra mente e corpo, finendo con lindividuare cinque tipi
caratteriali bioenergetici: schizoide, orale, psicopatico, masochista, rigido. Ma al di
l delle teorizzazioni di Lowen, ci che risulta a mio parere importante la
riscoperta occidentale del legame fra corpo e mente gi ampiamente esplorata da
molte discipline orientali quali lo yoga e le arti marziali.
La scissione tra occidente e oriente stata fino a poco tempo fa piuttosto netta e
nessuna disciplina psicologica occidentale poteva prevedere linglobamento delle
scoperte effettuate da una tradizione millenaria di evoluzione spirituale compiuta
nei paesi orientali. Tali discipline sono rimaste per lungo tempo di nicchia e con una
ben scarsa considerazione. La situazione tuttavia sta cambiando e stiamo assistendo
proprio in questo periodo ai primi tentativi di integrazione delle discipline orientali
con le terapie psicologiche occidentali18. Tale fenomeno dovuto al grandemalessere che la societ occidentale si trova ad affrontare: la mente in
sovraccarico, sono sempre di pi le persone che soffrono di disturbi psicologici ed
necessario ristabilire un equilibrio, ritornare alla verit dellessere umano costituito
da corpo, mente ed emozioni.
Il mio proposito quello di illustrare un frammento di questa prospettiva,
considerando lindividuo nella sua interezza sotto laspetto bio-psicospirituale, un
approccio olistico condiviso da uno dei padri della Gestalt Fritz Perls.
17 Cfr A. Lowen, Bioenergetca, Milano, Feltrinelli 2007 e A. Lowen, Il linguaggio del corpo, Milano,
Feltrinelli, 2007.
18 Si veda ad esempio C. Naranjo, La via del silenzio e la via delle parole. Portare la meditazione nella
psicoterapia, Roma, Astrolabio Ubaldini, 1999
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nellesperienza di gruppo prevedono appunto situazioni concrete, basate sul
coinvolgimento personale, utilizzando le pi svariate metodologie, immaginative,
dialogiche, pratiche, auditive, coinvolgendo sul piano fisico, emotivo e intellettuale i
partecipanti. La possibilit di impiegare gli altri membri del gruppo risulta essere
una grande risorsa, in quanto questo facilita il coinvolgimento emotivo di una o pi
persone che lavorano direttamente o indirettamente anche in role-play. La tecnica
come modo di motivare le persone deve tenere invece in considerazione dei desideri
del soggetto. Non si pu creare motivazione dal nulla, ma cercando di allineare la
mente al desiderio provato, lavorando sullaccettazione e la legittimit del desiderio.
Il mio proposito quello di utilizzare principalmente tecniche di
approfondimento attraverso lesperienza individuale e di gruppo, momenti di
coinvolgimento esperienziale per condurre ad un cammino di maggiore
consapevolezza, approfondendo il tema della legittimit al sentire e tenendo in
considerazione i bisogni21, le regole comunicative, lempatia con il fine di
mantenere una relazione efficace22.
In ogni situazione di intervento bene tenere presenti anche le possibili
implicazioni negative dellapproccio adottato. Nel lavorare con i gruppi ci si render
conto che, per molte persone pi introverse, lapertura agli altri pu risultare
particolarmente faticosa e pu non essere un luogo adatto per portareproblematiche di s, o viceversa possono essere presenti individui che tendono a
monopolizzare il gruppo, intervenendo molto e richiamando troppo spesso
lattenzione, questo pu portare ovviamente disagio e lamentele da parte degli altri.
Non sempre poi i partecipanti rispetteranno e valorizzeranno gli interventi degli
21Con il termine bisogni si fa riferimento principalmente alla gerarchia dei bisogni di Maslow, che distingue i
bisogni in due categorie, bisogni di base e metabisogni, e ne crea una scala divisa in sette livelli. I bisogni di base
sono pi urgenti poich segnalano una carenza, mentre i metabisogni afferiscono ai bisogni di autorealizzazione.
Al primo gradino della scala troviamo i bisogni fisiologici (aria, cibo, acqua, sonno, calore, sesso), al secondo
livello stanno quelli inerenti la sicurezza (protezione, libert, paura), al terzo livello stanno quelli di amore e
appartenenza, al quarto libello i bisogni di stima (da parte di se tesso o degli altri). Con il quinto livello iniziano i
metabisogni: bisogni intellettuali (sapere, capire, comprendere), al sesto livello i bisogni estetici, al settimo ibisogni di autorealizzazione, ossia portare al massimo lespressione di s stessi. Secondo Maslow un individuo
deve occuparsi dei bisogni del gradino inferiore prima di potersi occupare di quelli gerarchicamente superiori. A.
H. Maslow,Motivazione e personalit, Milano, Fabbri, 2007 e A. H. Maslow, Verso una psicologia dellessere,
Roma, Ubaldini, 1971.
22A tal proposito si veda: P. Baiocchi, D. Toneguzzi, a cura di, La comunicazione affettiva e il contatto umano,
Trieste, Istituto Gestalt Trieste Istituto Gestalt Pordenone, 2002
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altri e i feedback ricevuti, interpretandoli come una critica o non riuscendo
comunque a vederne il valore costruttivo.
Va sottolineato che i problemi che sorgono nel contesto del lavoro di gruppo
possono generalmente essere gestiti dal conduttore, le qualit necessarie che devono
essere in suo possesso sono le stesse del counseling individuale, ma poich deve
gestire pi di una persona contemporaneamente, aumentano le difficolt nel dare
ascolto e attenzione ad ogni singolo partecipante.
Per quanto possono esistere diverse tipologie di gruppo23, e non addentrandomi
ulteriormente in tale studio24, in questa sede prender in considerazione la
possibilit di creare un gruppo esperienziale rivolto a persone maggiorenni,
ipotizzando cinque incontri di quattro ore ciascuno, a cadenza settimanale, sulla
presa di coscienza del sentimento di invidia. prevista la presenza di un unico
counselor. molto importante che i partecipanti del gruppo siano tutti in grado di
auto sostenersi a livello psicologico, per cui non debbono essere presenti gravi casi
psichiatrici o persone che siano in uno stato psicologico precario: un colloquio
preventivo volto ad indagare le motivazioni della partecipazione e lo stato
dellindividuo si rende dunque necessario prima dello svolgimento esperienziale.
Il lavoro avr la funzione di condurre i partecipanti attraverso un percorso di
consapevolezza: scoprire le emozioni, focalizzarsi sullinvidia, riconoscerla erendersi conto della possibilit di una gestione pi consapevole. Lintento non
quello di risolvere le problematiche relazionali dei singoli, ma di impiegare
eventualmente queste per una riflessione e per condurre i partecipanti alla presa di
coscienza di alcune delle risorse personali spesso mal gestite, sottovalutate o
ignorate.
23 A tal proposito si veda: C. Rogers, I gruppi di incontro, Roma, Astrolabio, 1976; S. Murgatroyd,Il counseling
nella relazione di aiuto, Roma, Sovera Multimedia, 1995.
24 Per un approfondimento sul counseling di gruppo si veda: A. Di Fabio, Counseling, Firenze-Milano, Giunti,
1999; M Hough,Abilit di counseling, Trento, Erickson, 1999.
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2.3 Lintervento esperienziale
Di seguito andr ad analizzare in dettaglio il percorso proposto nei cinque
incontri legati allinvidia. Si tenga tuttavia in considerazione che si tratta soltantouna proposta di lavoro, non vige lobbligo di attenersi scrupolosamente ad ogni
singolo passaggio riportato, in quanto i bisogni dei singoli o del gruppo rimangono
di prioritaria importanza nel momento esperienziale.
Setting e materiali necessari allo svolgimento del gruppo esperienziale:
Ambiente accogliente, temperatura gradevole, sufficientemente grande da
accogliere i membri e con possibilit di avere illuminazioni pi o meno intense a
seconda del lavoro svolto, non sottoposto a rumori frequenti e molesti, disponibilit
di servizi igienici.
Sedie, cuscini, tappeti da ginnastica, un proiettore, un riproduttore musicale,
materiale per disegno e scrittura (fogli, penne, lapis, matite, pennarelli etc).
Incontro 1: La costituzione del gruppo
Accoglienza e presentazione: il momento iniziale, il counselor d il benvenuto ai
partecipanti, si presenta e chiede i partecipanti a fare altrettanto, sondando
laspettativa sugli incontri e invitando a dichiarare lesistenza di conoscenze
allinterno del gruppo.
Dopodich si passer a stabilire e concordare le regole del gruppo; tra le pi
importanti ricordiamo:
non giudicare i contenuti, le emozioni, le esperienze e le espressioni degli altripartecipanti
esprimersi verso gli altri parlando di se stessi e rivolgersi sempre alla personainteressata: quando tu hai detto questo io ho sentito una forte emozione,
evitando frasi tipo se non avesse fatto questo mi sarei sentito meglio
astenersi dal parlare di esperienze non proprie, o al pi chiedere il permessoallinteressato
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astenersi dal parlare con persone estranee al gruppo dei contenuti emersi nonpropri, soprattutto nel caso in cui alcuni dei partecipanti si siano conosciuti
precedentemente o abbiano conoscenze strette in comune.
Possono poi essere stabilite altre regole in concordanza con il gruppo, per esempio
la gestione delle pause e dei ritardi.
Il contatto: si comincia a scendere nel mondo delle emozioni individuali. Il
counselor invita i partecipanti ad ascoltare e a esternare le sensazioni, le emozioni o
i pensieri che emergono nel qui e ora, incoraggiando allonest. importante che
tutti i membri del gruppo riportino il proprio stato danimo, affinch ognuno possa
cominciare a condividere con il gruppo una parte di emotivit, seppur con il rispetto
delle modalit del singolo. Questa fase verr riproposta ad ogni incontro (non verr
perci ripetuta nelle prossime pagine), per favorire lentrata in contatto con s stessi
e per dare uno spazio comunicativo con il gruppo e con il counselor.
Che cos linvidia?: lavorando singolarmente i membri sono invitati ad esprimere
graficamente che cosa sia linvidia. Per tale scopo saranno predisposti materiali
cartacei, matite, pennarelli. importante sottolineare che nellesercizio non conta
tanto la bellezza del disegno o la bravura nelle arti grafiche, ma il valore espressivoche renda lidea del significato attribuito allinvidia da ciascun partecipante.
Terminata questa fase il counselor invita alla formazione di due gruppi di ugual
numero, allinterno dei quali ciascuno spiegher il valore attribuito allinvidia e alla
sua rappresentazione nel disegno. Allinterno di ciascun gruppo verr poi designata
una persona, che avr il compito di annotare sinteticamente su un foglio ci che
emerge nel proprio gruppo circa la considerazione dellinvidia. Il counselor si
occuper di muoversi attraverso i due gruppi, con il fine di facilitare lo svolgimentoe risolvere eventuali fraintendimenti. Al termine i due incaricati rappresentanti,
leggeranno a turno la lista stilata nel gruppo e il counselor avr il compito di
stimolare feedback e riflessioni circa lesperienza svolta e su ci che emerso dalle
liste riportate.
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Incontro 2: Sulle tracce dellinvidia
Il mondo dellinvidia: Lo scopo di questa giornata sar quello di capire meglio
linvidia mediante ascolti, visioni e frasi celebri. Un modo per mettere a confronto
quanto emerso nellincontro precedente con ci che rappresentato dellinvidia
dagli artisti. Ascolto di brani musicali e visioni di immagini e parti di film, lettura di
aforismi e detti comuni che trattano linvidia.
Circa gli aforismi:
Se ciascun l`interno affanno portasse scritto in fronte, quanti che invidia
fanno, farebbero piet! Pietro Metastasio
Tutti sono buoni a compatire le sofferenze di un amico, ma ci vuole
un`anima veramente bella per godere dei successi di un amico. Oscar Wilde
L`invidia come una palla di gomma che pi la spingi sotto e pi torna a
galla Alberto Moravia
Ogni male ha la sua compensazione. Meno il denaro, meno i problemi;
meno i favori, minore l'invidia. Perfino in quei casi che ci fanno uscir disenno, non la perdita in se stessa che ci angustia, bens la nostra valutazione
della perdita. Seneca
Ci si vanta spesso delle passioni, anche delle pi criminose; ma l'invidia
una passione timida e vergognosa che non si osa mai confessare. La
Rochefoucauld
Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore. Kahlil Gibran
O invidia, radice di mali infiniti, verme roditore di tutte le virt!
Miguel de Cervantes
Linvidia, la bile dellanima. Socrate
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Come geloso, io soffro quattro volte: perch sono geloso; perch mi
rimprovero di esserlo; perch temo che la mia gelosia ferisca l'altro; perch
mi lascio soggiogare da una banalit; soffro di essere escluso, di essere
aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri." R. Barthes
I brani da cui poter attingere sono i seguenti:
Otello, di G. Verdi, monologo di Yago
Billy Budd, di B. Britten, monologo di Claggart
Per elisa, Alice
Invidia, Gemelli Diversi e Articolo 31
Le immagini visualizzate saranno:
Linvidia, di J. Callot (incisione)
La calunnia, di Botticelli (dipinto)
Linvidia, di Bingo (dipinto)
Per i film saranno selezionati parti dai film:
Amadeus, di M.Forman, in particolare il personaggio di Salieri
Il gladiatore, di R. Scott, in particolare il personaggio di CommodoLorgoglio degli Amberson, di O. Welles
La mia peggiore amica, di K. S. Ruben
Al termine il counselor stimoler la discussione, cercando di far emergere sensazioni
e similitudini con la propria vita, mettendo in luce i meccanismi di
reazione/evitamento dei personaggi. Dei brani ascoltati sar fornito il testo.
Incontro 3: Invidia e perdita
Meditazione guidata: I partecipanti dovranno assumere una posizione comoda
sedendosi a terra, utilizzando cuscini e materassini, e disponendosi in cerchio.
Lintento di questa meditazione portare le persone a raggiungere un maggiore
contatto con il sentimento di invidia. Si parte con il portare lattenzione al respiro
per alcuni minuti, non intervenendo su di esso per modificarlo, dopodich si porta
attenzione alle principali parti del corpo e allo stato danimo del qui e ora. Si
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comincer poi una visualizzazione guidata, nella quale si immaginer di andare in
un bellissimo bosco nel quale verr trovata una bacchetta magica in grado di
esaudire ogni desiderio, materiale e psicologico (es superamento di alcune paure,
vergogne etc..), accanto alla bacchetta si trova un foglio che avverte che questa non
pu che rimanere un tempo limitato con noi, ma non dato saperne il tempo esatto,
quando sar il momento la bacchetta sparir senza alcun preavviso, si porter via i
suoi effetti magici ed entrer in possesso di qualcunaltro. Esplorazione delle
sensazioni, dei pensieri e delle reazioni a questo correlati (angoscia per le perdita,
voglia di appagamento dei desideri, tentativo di trovare un sistema per non farla
sparire etc). Giunge poi il momento e la bacchetta improvvisamente si dissolve
riportando le cose come erano in origine. Al posto della bacchetta compare un
biglietto in cui c scritto stato bello soddisfare i tuoi desideri, ma ricorda che ci
che vorresti e contenuto in ci che hai. Invitare allascolto e allosservazione di
pensieri ed emozioni in reazione a questo evento, accogliendoli nella loro
spontaneit, senza alcun altro tipo di intervento volto a modificarli. Al termine si
inviteranno i partecipanti ad annotare su un foglio le immagini, le emozioni, e i
pensieri e le reazioni emerse nella varie fasi della visualizzazione.
A questo seguir una condivisione a coppie dellesperienza, in cui si cercher di
focalizzare il rapporto in reazione alla perdita e le emozioni ad esso correlate. Poicondivisione di gruppo spontanea efeedback.
Incontro 4: Invidia tra vergogna, esclusione e rabbia
Teatro dellinvidia: Scopo dellesperienza scoprire e saggiare due tipi di reazione
allinvidia, un modo per toccarla con mano e raggiungere maggiore consapevolezza
dei meccanismi di reazione.
Il gruppo verr diviso in due sottogruppi. Ad ognuno verr dato il compito dipreparare una piccola e semplice scenetta che abbia al suo centro una situazione di
invidia. Ad un gruppo si chieder di preparare un pezzo dove allinvidia si reagir
con senso di esclusione e vergogna (es: sono ad una festa, gli altri sono meglio vestiti
di me, mi vergogno, mi isolo e mi sento emarginato), allaltro gruppo si chieder
invece di creare una situazione in cui come reazione allinvidia emerge rabbia e
competizione (es: un collega riceve un merito che mi sarebbe tanto piaciuto ricevere,
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questo mi provoca rabbia e accende una competizione provocatoria anche su piani
che esulano dal rapporto lavorativo).
Si concede indicativamente 1 ora di tempo per la preparazione. Dopodich ciascun
gruppo metter in scena ci che ha creato. Al termine il counselor stimoler i singoli
a restituire feedback sui ruoli interpretati nella recita (comodo, scomodo, che
sensazioni sono salite) e incoragger osservazioni sui meccanismi di reazione
allinvidia appena messi in scena.
Incontro 5: Un passo verso laccettazione consapevole
Riepilogo: Sar utile a questo punto ricapitolare velocemente quanto emerso nei
quattro incontri precedenti circa linvidia, consegnando a ciascuno una piccola
dispensa riepilogativa.
Lintegrazione dellinvidia e doppiaggio: Data lesperienza maturata nei precedenti
quattro incontri, il counselor stimoler un iniziale interrogativo: possibile
integrare linvidia nella vita quotidiana o rimane un sentimento oscuro,
condannabile, da evitare e da eliminare in ogni caso?
In questultimo incontro sul tema si inviter una persona a condividere una propria
esperienza di vita legata allinvidia: essa dovr essere qualcosa di non troppocomplicato altrimenti pu fallire lintento pedagogico dellesercizio. In una prima
fase il counselor condurr il colloquio con la persona volontaria, in prima istanza
individuando se il contenuto proposto dal partecipante funzionale allesercizio e in
secondo luogo portando la persona a mettere in scena la situazione vissuta,
invitandola a scegliere membri del gruppo che possano impersonare le altre persone
coinvolte nella vicenda; essa dovr inoltre mostrare agli altri partecipanti il
comportamento che dovranno tenere per interpretare il personaggio. In una primafase del lavoro, chi si proposto sar anche colui che rivive lesperienza in prima
persona. Una volta chiariti i meccanismi di reazione e le emozioni emerse, verranno
invitati altri membri del gruppo a partecipare alla teatralizzazione25, sostituendo il
protagonista e mostrando modalit di reazione alternative per lo stesso contesto.
Alle altre persone coinvolte nella scena si lascer la libert di reagire rimanendo
25 Per approfondire largomento e lo Psicodramma si veda: J. L. Moreno, Gli spazi dello Psicodramma, Roma,
Di Renzo, 1995; J. L. Moreno,Il teatro della spontaneit, Firenze, Nuova Guaraldi, 1976.
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tuttavia nei panni del personaggio assegnato. Dopo alcuni doppiaggi, si
domander alla persona che ha iniziato lesercizio se tra le modalit di approccio
degli altri, ce ne almeno una che le sembra pi appropriata come alternativa valida
ed efficace. In caso affermativo verr dunque riproposta la scena con loriginario
protagonista, che prover questa volta ad integrare gli elementi utili per una
migliore gestione dellemozione e una migliore conseguente risoluzione della
situazione problematica.
Al termine dellesercizio verranno chiesti feedback da parte di tutti i partecipanti e
gli osservatori che non sono intervenuti direttamente, con lo scopo di comprendere
meglio le dinamiche accadute nellesperienza e fare il punto circa le possibilit per
migliorare il rapporto con i sentimenti di invidia, che naturalmente partono
dallaccettazione e dalla presa di coscienza, in modo da farne uno strumento
consapevole da utilizzare a proprio vantaggio.
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Conclusioni
Linvidia sicuramente una delle emozioni tra le pi complicate da gestire, puminare pesantemente lautostima o appesantire molto la vita di chi la prova in
maniera sistematica. Il percorso sopra esposto non certamente da considerarsi
come risolutivo, si tratta invece di una proposta che possa rendere le persone pi
presenti a se stesse circa i sentimenti e le reazioni, in particolare circa linvidia.
Un numero maggiore di incontri rispetto ai cinque presentati potrebbe essere
indubbiamente di grande aiuto per molti, ma esulerebbe dallintento del percorso
che, bene ripeterlo, ha uno scopo principalmente preventivo; inoltre da
considerare che lipotesi di lavoro completa prevede altri cicli di cinque incontri
sulla gestione di altre emozioni, in modo da completare nei partecipanti un quadro
di gestione emotiva pi completo.
Lintento secondario e meno immediato del lavoro invece quello di erudire
ed educare le persone allemotivit, allascolto consapevole e allesplorazione di se
stessi, evitando il giudizio e la critica, in modo tale che a loro volta possano
trasmettere ad altri fuori dal gruppo ci che hanno appreso. Il fine sar dunque
lallargarsi della possibilit di benessere psicologico nella societ, dato dalla
consapevolezza e dallosservazione priva di giudizio. Il lavoro da fare in questo senso
tanto, ma non a mio avviso utopistico pensare che il moltiplicarsi di incontri
come questo proposto e il crescente interesse per linteriorit possano allargare a
macchia dolio la cerchia di persone goccia dopo goccia. Lessere umano ha bisogno
di tempo per effettuare dei cambiamenti e la societ ancora pi lenta nella
trasformazione, ma pu arrivare il giorno in cui assieme alle materie scolastiche si
insegner meditazione e ascolto di se stessi.
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