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Research Collection
Doctoral Thesis
Studio di alcuni problemi elastici a due dimensioni
Author(s): Rajnfeld, Seweryn
Publication Date: 1933
Permanent Link: https://doi.org/10.3929/ethz-a-000096646
Rights / License: In Copyright - Non-Commercial Use Permitted
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Studio di alcuni problemi elastici
a due dimensioni
TESI PRESENTATA AL POLITECNICO FEDERALE SVIZZERO IN ZURIGO
PER IL
CONSEGUIMENTO DEL GRADO DI DOTTORE IN SCIENZE TECNICHE
e DA
SEWERYN RAJNFELD
DI VARSAVIA
Relatore: Prof. Dott. F. TANK
Correlatore: Prof. M. ten BOSCH
N. 730
MILANO, AGOSTO 1933
Arti grafiche E. Calamandrei e C,
via hayez, 9
Curriculum Vitae.
Sono nato a Varsavia (Polonia) nel 1906, dove ho seguito il corso normale di studi
fino al liceo, ottenendone la licenza nel 1924. Dal 1924 al 1925 ho frequentato i corsi
dell'Istituto Minerva di Zurigo per la preparazione all'esame d'ammissione al Poli¬
tecnico Federale di Zurigo, al quale mi iscrissi alla fine del 1925, e dal quale ottenni
nel 1929 il diploma di ingegnere meccanico. Assunsi, non appena finiti gli studi, il posto
di assistente presso il Prpf. M. ten Bosch, e vi rimasi per un anno. Dal 1930 al 1932 fui
trasferito al Laboratorio di Fotoelasticità dell'Istituto di Fisica del Politecnico Fede¬
rale, dove, sotto la valida guida del Prof. Dott. F. Tank, ebbi la possibilità di incomin¬
ciare e condurre a termine la mia laurea di Dottore in Scienze Tecniche.
Seweryn Rajnfeld.
Seweryn Rajnfeld
Studio di alcuni problemi elastici a due dimensioni(I)
Esprimo i miei sinceri ringraziamenti al Prof. Dott. F. Tank
per il costante ed infaticàbile aiuto portatomi, alla « Schweizerische
Volkswirtschaftstiftung », che ha sovvenzionato il laboratorio di
fotoelasticità, ai Professori M. ten Bosch, Dr. W. Brunner e Dr.
G. Pólya per i loro preziosi consigli, ed a L'Energia Elettrica
per la cortese ospitalità.
PARTE TEORICA
i) Introduzione.
Tensioni e deformazioni.
Quando un sistema di forze in equilibrio agisce su un corpo
solido, fra due qualunque elementi contigui del corpo, si svilup¬
pano delle forze a cui, riferendole all'unità di superficie, diamo
il nome di tensioni.
Consideriamo nell'interno del corpo un elemento di volume,
limitato da superfìci parallele ai piani coordinati; le tensioni
saranno in generale inclinate rispetto alle perpendicolari alle
faccie del parallelepipedo. Decomponiamo ciascuna tensione
in una componente normale o ed in una componente, che
giaccia nella faccia stessa, la tensione tangenziale t. Indichiamo
la tensione normale diretta parallelamente all'asse X col sim¬
bolo a*, analogamente le altre con ay e <sz, infine con Ty^ la
tensione tangenziale parallela all'asse X e giacente nella faccia
perpendicolare all'asse Y. Si può dimostrate quanto segue:
Esiste tra gli infiniti parallelepipedi, che delimitano l'elemento
di volume, un parallelepipedo speciale, per il quale le tensioni
tangenziali sono nulle. I piani a cui appartengono le faccie di
questo parallelepipedo vengono chiamati piani principali e le
tensioni normali ad essi, che sono le massime o minime in quelpunto, vengono dette tensioni principali. Sotto l'azione di questeforze superficiali il volume elementare considerato si deformerà
e ogni punto del corpo si sposterà rispetto alla sua posizioneiniziale di un segmento, le cui componenti, riferite agli assi
coordinati, chiameremo \, ti, K.
2) Problema delle lastre.
§ 1. Definizione ed equazioni fondamentali.
Nella tecnica compaiono spesso problemi relativi a corpi so¬
lidi limitati da due superfìci piane parallele, quali travi, muri,ruote dentate, cilindri, pareti piane ecc., caratterizzati dal
fatto che il carico è applicato in un piano parallelo alle super¬
fìci suddette mentre nella direzione Z perpendicolare ad esso
non agiscono ne forze, né coppie. Tali problemi si sogliono chia¬
mare problemi piani, trascurando le deformazioni nella dire¬
zione Z. Si può però dimostrare, partendo dalle equazioni ge¬
nerali dell'elasticità, che se la distribuzione delle tensioni è
la stessa in tutti i piani paralleli a quello in cui è applicatoil carico, deve necessariamente verificarsi una deformazione
nella direzione Z. Se vogliamo che le superfìci, che limitano il
corpo in questa direzione, rimangano piane, la ripartizione delle
tensioni nella direzione Z deve essere variabile e le superfìcipiane suddette devono essere sollecitate da pressioni normali.
a) Ipotesi.
Si definisce col nome di lastra un corpo limitato da due pianiparalleli senza carico, il cui spessore è piccolo in confronto alle
altre dimensioni. La superficie di contorno deve essere perpendi-
(1) I numeri in parentesi nel testo si riferiscono alla bibliografia
riportata in fondo a questo studio.
colare alle superfìci piane, e il carico deve agire solo su di
essa ed essere uniformemente ripartito lungo lo spessore. Per
trattare matematicamente il problema, dobbiamo fare delle ipo¬tesi che lo semplifichino. Supporremo che la lastra sia o infini¬
tamente sottile, o infinitamente spessa. Allora potremo ritenere
costanti ax, <jy t lungo la direzione Z.
d ax
~d~T ~d~7 dz
d-. dTzydz
La dilatazione unitaria nella direzione Z è differente da puntoa punto, ed il valore di sz sul contorno può essere quindi scelto
arbitrariamente ; lo supporremo uguale a zero. Solo l'esperienzapuò decidere sulla validità di questa ipotesi. Ricordiamo qui le
esperienze di J. Mùller (1), il quale basandosi su tale • ipotesi,ha determinato le tensioni di un dente. L'integrazione delle
tensioni così trovate estesa all'area della sezione ha dato per
risultato, entro i limiti di precisione della misura, il carico esterno.
b) Equazioni fondamentali.
Considerando le condizioni d'equilibrio per un parallelepi¬pedo i cui spigoli sono dx, dy, 1 (spessore) otteniamo:
d (Jy+
dxI. 2)
Se supponiamo secondo la legge di Hooke, che le deforma¬
zioni unitarie siano proporzionali alle tensioni, e se teniamo
conto anche di quelle trasversali, otteniamo per le deformazioni
di un corpo omogeneo e isotropo l'equazione:
d x E \ mi
1
~G
__
dr,
d\ d-n
dy d x.
5)
dove E = modulo d'elasticità a tensione normale.
G = modulo d'elasticità a tensione tangenziale.
ix, sy = deformazioni unitarie nelle direzioni x e y.
Per risolvere il problema nel caso di una lastra bisogna de¬
terminare in ogni punto le cinque grandezze <rx, <sy, r, sX] sy, e
poiché noi abbiamo trovato esattamente 5 equazioni, esso è
risolto in forma differenziale.
e) Funzione tensionale.
Il calcolo delle lastre si semplifica introducendo la così detta
funzione tensionale: Eliminiamo Txy tra le equazioni 1 e 2
dopo averle differenziate, con ciò otteniamo
dx'
du
dy6)
.
Ne segue che <s% e oy possono considerarsi come derivate
parziali di una stessa funzione F (funzione tensionale di Airy).
d'F
dy
Se si pone inoltre
"y =d'F
dx'
d'F
d,d,
7, 8)
9)
- 4 -
si ottiene introducendo questi valori nelle equazioni 3, 4, 5
d'F
d xl+ 2
d'F d'F
d x' d y dy
Il problema è quindi ridotto all'integrazione dell'equazioneA Ai7 = o, per date condizioni al contorno.
d) Soluzione mediante la funzione tensionale.
Con lo sviluppo matematico esposto possiamo risolvere pra¬ticamente il problema solo in un modo: Costruiamo una fun¬
zione, che soddisfi la condizione A A F = o, e mediante doppiadifferenziazione determiniamo le tensioni e la ripartizione di
queste; da queste considerazioni seguirà per quali problemipratici la soluzione è applicabile.
Il metodo porta ad una faticosa serie di tentativi di risultato
incerto; per questa via sono stati risolti alcuni problemi da
Micheli (2) e Boussinesq (3), quale ad es. quello di una forza
isolata applicata su un semipiano. Una soluzione di interesse
pratico è stata trovata da Kirsch (4) per un piano infinitamente
esteso e forato, sottoposto a trazione uniforme. Sommerfeld
ha dato l'espressione della funzione tensionale per i diedri, e
mediante questa Wieghardt (5) ha potuto determinare la ripar¬tizione delle tensioni in alcuni solidi prismatici. Dopo aver
trovato con questo procedimento alcune soluzioni, se ne pote¬rono ottenere delle nuove, ricorrendo alle proprietà della fun¬
zione tensionale F. Una via di ricerca è data dalla rappresenta¬zione conforme della forma della lastra e delle sue deformazioni,mediante una funzione armonica; ma la rappresentazione con¬
forme della funzione tensionale non conduce generalmente alla
funzione tensionale, che corrisponde al nuovo sistema. Si deve
ancora notare, che un contorno non sollecitato nel primo sistema
corrisponde a un contorno sollecitato da tensioni variabili nel
secondo. Wolf (6) ha eseguito l'integrazione della funzione ten¬
sionale nel caso di un piano infinitamente esteso con foro el¬
littico, sottoposto a trazione uniforme, mediante l'introduzione
di coordinate ellittiche con la rappresentazione conforme
x' -f i y' = cos (u -\- tv)
Una rappresentazione conforme importante è l'inversione
x' + ì y' — (x + 1 y\~T
Il campo elastico è invariante rispetto alla sostituzione
x y „,F
x' + y x' + yF'
x* + y
Con questa speciale rappresentazione conforme le proprietàdelle traiettorie delle tensioni principali rimangono invariate,e i contorni sollecitati da tensioni costanti vengono sollecitati
da nuove tensioni, pure costanti. Questa proprietà è stata uti¬
lizzata da Timpe (7) per dedurre nuove soluzioni da quelle giànote; egli ha così potuto indicare la soluzione dei seguenti-problemi :
1) Sbarre diritte e curve sottoposte a flessione semplice.
2) Trave diritto incastrato a una estremità, sollecitato da
un carico concentrato o da un carico distribuito sia uniforme¬
mente sia con legge lineare o quadratica.
3) Lame sollecitate sul filo.'
4) Anelli sollecitati internamente.
Queste soluzioni sono però in parte incomplete, poiché in
esse l'azione locale delle forze, o degli incastri, non viene con¬
siderata. Il principio dell'inversione fu anche utilizzato da
Hertz (8) e Micheli (9), per studiare la distribuzione delle ten¬
sioni in una lastra circolare sollecitata da un carico concentrato.
Applicando il principio di superposizione si trovarono in
seguito soluzioni di problemi fisici, come Micheli (io) ha dimo¬
strato, partendo anzi talvolta da soluzioni praticamente non
realizzabili: così ad es. han potuto essere determinate le solle¬
citazioni di un semipiano caricato con una pressione costante
lungo un segmento. Con la superposizione di sollecitazioni ele¬
mentari calcolate dal Boussinesq, Lorenz (n) ha ottenuto la
soluzione nel caso di un semipiano caricato comunque lungo il
contorno.
Volterra, nella sua pubblicazione: «Sull'equilibrio dei corpielastici a connessioni multiple », ha sviluppato un problema,che spesso si presenta nella teoria dell'elasticità, cioè il caso
di un anello appiattito, con orlo perpendicolare, al quale venga
tagliato via un pezzo radiale o parallelo, ed i due tagli siano
avvicinati e saldati assieme, così che l'anello sia soggetto a
tensioni interne.
La soluzione di simili problemi porta a notevoli complica¬zioni matematiche, e i risultati vengono presentati in una forma,che male si adatta all'applicazione pratica.Sembra dunque che i problemi, che più .spesso compaiono
nella tecnica, e cioè quelli nei quali i contorni hanno una forma
geometrica complessa, non possano mai venire risolti per questavia; non rimane dunque altra possibilità, che rivolgersi all'espe¬rienza, e misurare i campi elastici reali. Poiché i metodi speri¬mentali non sono mai perfetti, è importante derivare alcune
regole dalle equazioni generali che possano servire di controllo
nell'interpretazione dei valori misurati.
§ 2. Campi elastici.
In ciò che segue verranno sviluppate le leggi dei campi ela¬
stici nella misura necessaria per la comprensione e discussione
delle misure sperimentali. Queste leggi troveranno poi conferma
nella parte sperimentale.
a) Traiettorie.
Definiamo come traiettorie quelle curve, le cui tangenticoincidono con le direzioni delle tensioni principali. Dalla defi¬
nizione segue che esiste un sistema ortogonale di traiettorie,
poiché in ogni punto esistono due tensioni principali, tra loro
normali. Siano date in ogni punto le tensioni ax, ay, -.; le ten¬
sioni principali e le loro direzioni si calcolano allora con le
espressioni
+ «> J/l^r1)'d'F
d x'+
d'F
1/d'F
d x'
d'F
dv'+
d'F \
dx dy I")
tg2<?
Se ci riferiamo alla proprietà delle traiettorie delle tensioni
principali, che cioè le loro tangenti coincidono in direzione con
le tensioni stesse, possiamo scriverne l'equazione differenziale
tg< = >' ^±|/' + Pi^)'d'F d'F
dx' dy- -t-
d'h—
dx dx
13)
Se la funzione tensionale per un dato problema è conosciuta
otteniamo il sistema delle traiettorie mediante un'unica in¬
tegrazione.Una relazione molto semplice
tra traiettorie e tensioni è data
dalle equazioni di Lamé (12) (con¬fronta fig. 1)
d Gì rjl — t2
dSi
da,
P>
14)
Consideriamo il punto di fles¬
so di una traiettoria del siste¬
ma 2; la variazione della ten¬
sione lungo la traiettoria 1, che Fig. 1.
passa per detto punto è ugualea zero; ciò significa, che se una
traiettoria taglia la coniugata in un punto di flesso, in quelpunto la tensione presenta un massimo, un minimo, o un
flesso. Congiungiamo con una curva i punti di flesso di una
famiglia di traiettorie : nella famiglia coniugata punti come I e II
corrisponderanno in generale a massimi e a minimi, punti come
III a punti di flesso nell'andamento delle tensioni. Se una traiet¬
toria non taglia alcuna coniugata in un punto di flesso, l'anda¬
mento delle tensioni lungo di essa dovrà essere sempre crescente
o sempre decrescente.
- 5 -
b) Contorno.
Particolare interesse presenta il contorno, che, essendo li¬
bero da tensioni tangenziali, deve coincidere con una traiet¬
toria. In questo caso una tensione principale è tangente -al
contorno. In ciò che segue ci limiteremo a considerare contorni
privi di tensioni normali e tangenziali, per i quali quindi <s± e t
assumono il valore zero. Per semplicità ammetteremo, che nei
punti immediatamente vicini al contorno le variazioni della
tensione principale, normale ad esso, siano costanti, che cioè
questa tensione dal valore zero al contorno vada sempre cre¬
scendo o sempre diminuendo, fino al valore <sL alla distanza
As da quello. Le equazioni di Lamé danno in tal caso
As
S a.
àsda cui <r.
i +As
Questa permette di trarre alcune importanti conclusioni.
Supponiamo di muoverci dal contorno verso l'interno della
lastra e consideriamo come positivi, o negativi, i raggi di cur¬
vatura del contorno, a seconda che il centro di curvatura rela¬
tivo giace al di fuori, o nell'interno della lastra. Da questadefinizione e dalla ipotesi precedente segue il teorema :
Le due tensioni principali nei punti immediatamente vicini
ad un tratto curvo del contorno hanno ugual segno se il centro
di curvatura giace al di fuori della lastra; in caso contrario
esse hanno segni opposti.Questo teorema è completamente confermato nella parte
sperimentale, come si vede chiaramente nel tratto curvo del
contorno di una briglia forata.
Consideriamo adesso il caso di un tratto rettilineo di contorno.
Il raggio di curvatura è allora infinito. Posto rx — oo nell'equa¬zione precedente, si ricava
ds,.
Dunque nei punti immediatamente vicini ad un contorno
rettilineo, non soltanto le tensioni, ma anche le loro variazioni
sono nulle.
Le considerazioni precedenti permettono anche di apportareopportune correzioni alle misure eseguite sul contorno, se, in
luogo di misurare le tensioni principali stesse, ci limitiamo a
misurare la differenza fra le tensioni principali, ciò che puòfarsi con maggiore facilità ed esattezza. Occorre difatti tener
presente che non è mai possibile effettuare misure proprio sul
contorno, ma solo nelle sue immediate vicinanze, alla distanza
As. Ma qui esiste già una tensione «,.
Da quanto si è detto risulta però che per un contorno retti¬
lineo l'errore è zero, poiché nelle sue immediate vicinanze una
delle tensioni principali è zero.
Per un contorno curvilineo invece possiamo scrivere.
às
i +As
dalla quale segue
(i+.£) („._.., 16)
Dalla misura delle differenze delle tensioni <r. — a, sul con¬
torno, che è facilmente eseguibile, si ricava a..
Nelle mie misure lungo contorni curvi ho scelto la distanza
As = 0,2 mm; e, poiché il raggio di curvatura è compresofra 3 e 4 mm per tutti i modelli studiati, il fattore di corre¬
zione, posto
a, = K (a. — <r.) risulta K = 1,05 -^ 1,056
Con considerazioni, analoghe si determina il punto del con¬
torno dove la tensione assume il valore massimo. Poiché la
linea di contorno dev'essere una traiettoria, il valore massimo
della tensione lungo il contorno si verificherà nel punto, in cui
una traiettoria coniugata incontra il contorno con raggiodi curvatura infinito. In questo punto, secondo v. Widdern (13),la isoclina, luogo geometrico di tutti punti dove le tensioni
principali hanno la stessa direzione, è perpendicolare all'orlo.
L'esperienza ha confermato questa legge, benché la ricerca di
quelle traiettorie, la cui curvatura sul contorno è zero, possaessere eseguita solo con mediocre precisione.
e) Punti singolari:
Sono questi i punti del campo elastico, nei quali la direzionedelle traiettorie (tensioni principali) è indeterminata. Questocaso si verifica se
come si vede dalla equazione delle traiettorie.
È importante per quel che segue distinguere i due casi
1) dx = dj = a, t = o: il punto singolare viene chiamatoin questo caso « punto circolare ».
2) ox = Oj = t = o: il punto singolare viene detto «puntozero ».
Possiamo allora domandarci se nei problemi pratici le singo¬larità consistano in punti circolari o in punti zero. Ambeduei casi sono possibili: singolarità circolari si presentano per es.
negli angoli, nelle briglie forate e sollecitate a trazione, ecc. ;i punti zero sono invece meno frequenti, si riscontrano in gene¬rale sul contorno, ed in alcuni casi anche nell'interno del so¬
lido, come per es. nelle travi sollecitate a flessione.Non è possibile indicare a priori il numero dei punti singo¬
lari: basta un piccolo spostamento della forza applicata percambiare il numero di questi punti, pur rimanendo invariatala forma del corpo e la specie del carico. Ciò si vede chiaramente
dagli spostamenti dei punti singolari nel caso di denti cortisollecitati a flessione. Però il numero dei punti zero può essere
anche infinito; in questo caso essi formano una linea singolarezero, come chiaramente è stato dimostrato dal Prof. O. M. Cor-bino (14) nella sua nota su «Le tensioni create in un corpoelastico dalle distorsioni di Volterra e la conseguente doppiarifrazione accidentale ».
La precisa conoscenza della posizione e della natura dei
punti singolari è di grande importanza, perchè questi deter¬
minano a grandi linee il sistema delle traiettorie; voglio per
questo descrivere alcuni tipi di questi punti, che si incontrano
con grande frequenza.
1) Punto angolare del contorno (fìg. 20).Se due tratti liberi di contorno si tagliano in un punto, questo
è un punto di singolarità zero; il sistema delle traiettorie somi¬
glia ad una famiglia di iperboli equilatere, e quantunque questaforma non sia definita, non è però possibile, che esse ne assu¬
mano un'altra, come facilmente risulta dalla discussione di
alcuni casi suscettibili di trattazione grafica.
2) Punto di sorgente (fig. 15).D:finiamo come punto di sorgente il punto d'applicazione
di una forza esterna sul contorno. Se il contorno è rettilineo e se
le eventuali parti di contorno di forma diversa sono abbastanza
lontane, per le traiettorie non troppo vicine ai punti di applica¬zione delle forze vale la soluzione del Boussinesq per un semi¬
piano sollecitato da un carico concentrato. In questa semplifica¬zione bisogna fare attenzione alle tensioni normali alle traiet¬
torie, che partono dalla sorgente, perchè queste, nel caso che
sia applicata una sola forza, sono nulle. Praticamente non si
applicano carichi concentrati ma distribuiti, e perciò questetensioni trasversali non sono nulle, e anzi raggiungono valori
notevoli, come risulta dalle misure. Alla loro volta le tensioni
longitudinali si comportano approssimativamente come nel
caso studiato da Boussinesq, cioè diminuiscono linearmente
con la distanza dal contorno.
Questo andamento delle traiettorie lo si riscontra in tutti i
casi esaminati.
Se un dente sollecitato a pressione sul suo asse di simmetriaè congiunto con un semipiano, il sistema delle traiettorie nel
semipiano, a una distanza dal dente dell'ordine delle sue dimen¬
sioni, segue pure l'andamento indicato dalla soluzione del Bous¬
sinesq.
3) Il punto intrecciato (fig. 19).
Questa singolarità si riscontra molto spesso, specialmente nei
problemi relativi alla flessione. Sono noti alcuni casi, in cui
questo punto si presenta come punto circolare, per es. nella bri¬
glia forata sottoposta a trazione, e altri, dove si presenta comepunto zero, per es. nel caso di un trave sottoposto a flessione.
4) Punto a stella (fig. 20).
Questo tipo compare pure nei problemi di flessione, per es.
nel caso di un dente in un sol pezzo con un semipiano. Attra¬
verso di esso si compie il passaggio dal complesso sistema di
traiettorie nel dente, a quello più semplice nel semipiano(Boussinesq).
5) Punto singolare su contorno rettilineo (fig. 9).
Questo punto singolare è sempre un punto zero. In esso la
linea zero è tangente all'orlo; come si dimostrerà più avanti,
- 6 -
le due traiettorie singolari si tagliano sotto un angolo che in
generale si aggira sui 6o°.
d) Linee zero.
Intendiamo con questa denominazione il luogo geometricodei punti zero delle traiettorie di una stessa famiglia.
Il problema dei punti singolari è simile a quello delle linee zero.
Il caso speciale del punto singolare zero può sussistere come
punto d'intersezione di due linee zero. Vogliamo studiar questepiù da vicino, poiché esse separano nel campo elastico le regionidi trazione-trazione, compressione-compressione e compressione-trazione ; nel seguito determineremo il numero di linee zero che
possono tagliarsi in un punto zero.
Introduciamo i simboli seguenti
SF d'F d'F__
~dx~dy~~ rxy ecc-
dx*
dx'
Dall'equazione (n) si ricava l'equazione delle linee zero
-^xx '~v~ -*"yy K*«—iv)'+o anche
F%X Fyj F'xy 17)
Da questa segue subito, che le funzioni armoniche, cioè quelleche soddisfano la condizione Fx* + Fyy = o, conducono a
campi elastici senza linee zero, poiché l'equazione (17) assume¬
rebbe la forma
che non può mai esser soddisfatta.
Giacché nei problemi tecnici si presentano sempre contorni
liberi da tensioni, cioè linee zero, restano esclusi dalle nostre
considerazioni tutti i campi semplici di potenziale che si pre¬stano alla rappresentazione conforme.
Cerchiamo quante soluzioni reali l'equazione
h = FXx -Fjy — F\y = o
possiede nelle vicinanze di un punto di tensione zero.
La soluzione generale dell'equazione differenziale della fun¬
zione tensionale è la seguente
F = A (x + i y) + f, (x — iy) + (x — iy)f,{x + iy) +
+ (x + iy)f< {x — iy)
dove /,, /„.... sono funzioni arbitrarie.
L'equazione delle linee zero assume la forma
h = 4 (/»' + /')" — 4 [A" +(*— * y) /•"] [/." + (x+iy)f"] = o
dove gli indici in alto stanno a significare la derivazione rispettoalla variabile complessa z = x + iy.
Essendo h e F funzioni reali, segue che flt /, e /„ /, sono fun¬
zioni complesse coniugate
/.* /. = / /.* = /. = gÈ dunque
h = 4 (g' + g'*Y — 4 [/"+ (*— i V) g"ì [/"*+ (x + iy) g"*ì = o
F = f(z)+f*(z)+z*g (z)+zg(z*)
Sviluppando le funzioni / e g nelle vicinanze del punto zero
in serie di potenze e considerando solo le potenze più basse di z,
possiamo scrivere
f(z)=azn+2 g(z) = fHzm+I
Gli esponenti n + 2 e m + 1 sono scritti a questo modo per
semplificare il calcolo seguente. Introducendo questi valori nelle
equazioni delle linee zero otteniamo
A = 4 (m + l)> ($zm + p*z*m)' —4[(m+ 2) {n + 1) azn +
+ z* (tn + 1) m?zm~I] [(w + 2) (n + 1) a.* z*a +
+ z{m + i)«P*?*m_I]
Consideriamo il caso m^>n; possiamo trascurare allora i
termini di esponente m e otteniamo
h = — 4 (n + i)! (n + 2)' »i* (zz*) = o
Questa espressione di h è però sempre negativa e mai egualea zero, perciò non conduce a nessuna soluzione e a nessuna linea
zero.
•Poniamo m = n; le conclusioni che trarremo valgono anche
per il caso m <C_ n quando sia a = o.
H caso m = n è dunque il più generale.Con questo l'equazione diviene:
h = 4 (n + i)! \{$ z,n + $* z* n)'—[(« -f 2) i2° +
+ n$z*zn~I] [(w + 2) <x*z** + nf>zz*u~1]\ .
Introducendo coordinate polari
s = x + iy = reld a = Ae'8 3 = eX
con
0'<&<OC 0<C><~ 0<S<27r O < X < IT M=0,I,2....
otteniamo *
h = 4 cos! (X. + n d) — (n + 2)1 k' — n' —
— 2 n k (n + 2) cos (8 + 25 — X) = o
Se poniamo
II.n
5' = 3-| l = k(n + 2) 2 8' = 8 —X-
otterremo
h = 4 cos! nS — /' — n' — 2I n cos (2 d -f- 2 8)
nella quale per semplicità abbiamo omessi gli indici. (9 è l'angoloincognito della linea zero con la direzione positiva dell'asse X.
Posto
2 <9 = <I> 28 = 8*
l'equazione suddetta diventa
h = cos n*— nl cos (tf -
con
n = o, 1, 2, 3, 4... -
Introducendo i simboli
t[l = * — 8* + ir
otteniamo
h = n .I
.cos 1} —• cos (w i|i
+ 2 iv.<*<n n
= » (8* + w) IT
/' 4- M!
„_(: ) = o.
I punti d'intersezione delle curve
'
7" 4- «*a = n
.I cos i}1 — I -
6 = cos (« tj< — 0)
ci daranno le soluzioni dell'equazione A = o.
Fig. 2.
La curva a (fig. 2) è una sinusoide, il cui valore massimo
non può mai essere superiore ad 1 : questo caso limite si verifica
per n = l.
La curva b è una sinusoide con frequenza n volte maggioredella curva a. Dimostreremo, che se le due sinusoidi hanno una
differenza di fase zero, la curva a si trova sempre al di sotto
della curva b.
In questo caso le equazioni divengono:
, , ( l' + n' \
a = n . I cos 9 — — 11
b = cos n <J<
- 7 -
Yogliamo dimostrare che b — a è sempre positivo.È sufficiente limitare la ricerca all'intervallo
o ^ <!/ ^ t
perchè le funzioni sono pari e periodiche.Dividiamo questo intervallo in due parti:
i) _^_<<(:£=w.Allora
— ni cos <J< > O COS Mt};^ I l*~!> o
Introduciamo questi valori minimi nell'equazione h — b — a
h = b — a >
Se quindi
i = — (« — 4).
2.
2'
« > 2 sarà 6 — a > o
2) o < $ ^ —
b — a = —• (1 — cos n <ji) -+- • 1 (/» — 2 In cos <|i)
= — (1 — cos nty) + (J—cos'i}') H (^ — n cos i}»)'
?z ?z2 1
= — 2 sen! fy -\ sen* <[i -j (/ — n cos t|i) •
/ sen —— \_,
n cos <|/)!
Poiché per $' > i|/ è
sen tji sen i)1'
—f->'—
avremo che per n ^ 3 sarà
6 •— a > o
Per w ^ 3 la curva 6 giace sempre al di sopra di a. Dunque
per n = 3, 4, 5... la nostra supposizione è giusta. Se guardiamola fig. 2 vediamo, che cambiando la differenza di fase della
curva b, cioè se essa viene spostata con una traslazione nel
senso dell'asse X, si possono produrre due punti d'intersezione,
o un punto doppio di contatto, cosa questa che verrà dimostrata
più avanti.
Se consideriamo il caso speciale / = n troviamo che le due
curve si toccano nel vertice e precisamente avremo in questopunto
a = b = a' = V = a" = b" = a'" = b'" = o;
il contatto è cioè di quarto ordine; otteniamo una soluzione
quadrupla.Rimane da studiare il caso n = 2.
Ponendo questo valore in 6 — a otteniamo
6 — a = — (/— 2 cos <!/)
Le due curve si toccano e precisamente in due punti simme¬
trici: ci sono dunque due soluzioni doppie; facendo coincidere
i due punti di contatto, si ottiene la soluzione quadrupla giàdescritta per l = n.
Il caso n = 1 non ci interessa, perchè conduce ad una equa¬
zione lineare per la linea zero, che non può dare più di una
soluzione, il che è impossibile.Questo risulta direttamente ponendo n = 1 nelle equazioni
a e b. Otteniamo così due sinusoidi di frequenza uguale a 1,
che, data la loro posizione reciproca, non si possono tagliare in
un punto solo; è possibile però un punto di contatto doppio.Ne segue che attraverso ogni punto singolare situato sul con¬
torno deve passare una linea zero. Poiché questa però né puòper ragioni di continuità arrestarsi in questo punto né deve
presentarvi una cuspide, essa dovrà esservi tangente al con¬
torno.
Riassumendo possiamo dire che attraverso un punto singolarepossono passare o nessuna, o due, o quattro linee zero; in que¬
st'ultimo caso però esse dovranno due a due o tutte quattroassieme avere in quel punto comune la tangente.
Inoltre, se le linee zero sono quattro e due a due hanno in
comune la tangente nel punto zero, nelle vicinanze di questopunto la funzione tensionale si può sviluppare in una funzione
omogenea di quarto grado.Faremo per disteso il calcolo per il caso n = 2 (J).Nello sviluppo in serie della funzione tensionale nell'intorno
del punto zero, non devono comparire termini di grado infe¬
riore al quarto e si trascurano tutte le potenze più elevate:
esso si riduce quindi ad una funzione omogenea, che deve sod¬
disfare alla condizione AAi? = o.
F = e x' + a x* y — 3 (e + d) xl y' + b x y' + d y*
L'equazione delle linee zero diviene allora
h = [a' + 8 e (e + d)] xl — 4 [a (e + d) + 2 b e] x3 y +
+ b [2 (e + d)> — (8cd + ab)~]x*y' + 4 [b{c + d) +
+ 2 ad] x y + [b' + 8 d (e + d)] y = o
Si ponga .
a = ab— \cd — 3 (e + d)'
3= (a + b) (ad + bc) — 2 (e— d) (e— d')
Ne segue
3J
L'espressione del discriminante è:
1
. 4R> a8
27
16D = 7»— 27 J' = — i6g» (4 a» + 273=)
Se esiste almeno una soluzione reale è lecito porre
61 + 8 d {e + d) = o
Consideriamo i seguenti casi
1) b (e + d) + 2 a d ^ o
Otteniamo due soluzioni reali e due soluzioni complesse co¬
niugate.
2) b(c + d) + 2ad = o
A) d
Una soluzione reale quadrupla
b) e ^ o
Una soluzione reale doppia e due soluzioni complesse co¬
niugate.2 Ta S 4- 8» S3
B) a = f 6 = 8' c=^-± — d =
.47 47
Due soluzioni reali doppie.Vediamo che i risultati del calcolo generale sono confermati
appieno.Ringrazio a questo punto il prof. Racah, il dott. Casimir,
ed il prof. dott. G. Pólya di avermi gentilmente aiutato a
dare la dimostrazione del numero delle linee zero che passano
per un punto singolare.Poiché sappiamo che in un punto zero due linee zero devono
tagliarsi, e che inoltre ognuna di queste può essere costituita
da due curve zero distinte aventi in quel punto la stessa tan¬
gente, sarebbe possibile classificare i differenti tipi di puntisingolari secondo l'angolo d'intersezione delle due tangenti alle
7T
linee zero; i valori speciali o, — ecc. darebbero probabil¬
mente i punti, che più spesso è dato di incontrare.
Sarebbe inoltre interessante conoscere se una traiettoria
può coincidere con una linea zero, ed in quali casi questo puòeventualmente verificarsi. Le equazioni delle traiettorie e
delle linee zero sono rispettivamente
2FV *v$ -)-
o -i- (F„ + F„i ± \/(""-"")' + P,
(1) Cfr. Pascal: « Repertorio di matematica superiore ».
8 -
Se esse devono essere soddisfatte contemporaneamente do\ ra
aversi
v
t-^
Cioè l'equazione della linea zero che contemporaneamente è
anche traiettoria, e indipendente da _F„ dunque da <ix
Questo è fisicamente possibile solo nel caso che sia a,— cost,
oppure 0^ = 0
e) Interpretazione di un sistema di ti alettone
Dall'osservazione di un sistema di traiettorie (fìg 20), è pos¬
sibile ricavare molte proprietà del campo elastico anzitutto
la direzione delle tensioni in ogni punto resta stabilita dalle
direzioni delle traiettorie stesse Sulla grandezza assoluta delle
tensioni non siamo però in grado di dir nulla perchè il sistema
delle traiettorie (sono presupposte piccole deformazioni rispettoalle dimensioni del corpo) è indipendente dalla grandezza del
carico per controllare questa legge furono determinate a ca
richi variabili, entro vasti limiti, le isocline, col metodo piùavanti descritto, 1 sistemi di tralettone coincidono esattamente
nei vari casi
Se però so\ rappomamo al sistema delle traiettorie le linee
zero, possiamo senza difficolta renderci conto dell'andamento
delle tensioni
Consideriamo per es la traiettoria A che ha origine su un
ti atto rettilineo di contorno non caricato la tensione ed il
suo gradiente hanno perciò valore zero Se ci allontaniamo
dal contorno la tensione diviene una tensione di trazione e
1 aggiunge nuovamente il valore zero nel punto in cui essa
taglia la linea zero Tra questi due punti la tensione di tra
zione avrà raggiunto un massimo, e ciò avviene la, dove la
traiettoria considerata taglia la coniugata in un punto di flesso
di questa Dopoché la traiettoria ha tagliato la linea zero, la
tensione diviene di compressione Proseguendo lungo la traiet¬
toria la stessa sequenza torna a ripetersiSe le traiettorie hanno un andamento molto semplice, e
presentano solo una piccola curvatura, e sono quindi prive di
singolarità, ci avviciniamo nel problema delle lastre al caso
della semplice sollecitaz.one a trazione od a compressiore, che
permette la migliore utilizzazione del materiale
Questa forma di traiettoria può realizzarsi, entro certi limiti
confoimando il contorno secondo l'andamento delle linee di
forza Dobbiamo a tal uopo cominciare col rappresentarciidealmente la forma della famiglia più importante di traietto¬
rie, che ha origine nel punto di applicazione della forza e ter¬
mina nel punto di appoggio il contorno deve seguire questosistema ideale di traiettont
Se il contorno ha forma inutilmente Tormentata ed acciden
tata le traiettorie risultano contorte e presentano singolarità ed
il materiale riesce scarsamente utilizzato Dal confronto delle
figure 20 e 25 appare che un dente sollecitato a flessione, =e ha
lo spigolo interiore inclinato, è soggetto ad una sollecitazione
assai più favorevole che un dente di forma quadrata lo stesso
vale per le bnghe forate a contorno sia rettangolare sia cir
colare
L utilizzazione del materiale sarà tanto migliore, quanto più
semplice è il sistema di traiettorie
PA.RTR SPERfMENTALE
ij 1 MrTODO
a) Determinazione ottica delle tensioni
Il metodo ottico utilizza la proprietà dei corpi trasparenti
isotropi ed omogenei di diventare binfrangenti sotto 1 azione
di tensioni interne
Un raggio di luce monocromatica, linearmente polarizzata,viene decomposto, nell'attraversare un corpo sottoposto a sol¬
lecitazioni elastiche, in due componenti, che oscillano nelle
direzioni delle due tensioni principali e sono sfasate rispetto a!
raggio iniziale Questa proprietà viene utilizzata per determinare
tanto le direzioni delle tensioni principali, quanto le loro gran¬
dezze, le prime si trovano, girando due nicol tra di loro incro¬
ciati, tra 1 quali è posto il modello, fino a raggiungere 1 oscurità
questa posizione dei nicol corrisponde alla direzione delle ten
sioni principali Per eseguire la misura ci si può servire di due
differenti metodi
1) Metodo per punti
Sul modello viene fissata una foglia di alluminio provvista di
fon di 0,4 mm di diametro e in ogni foro viene determinata
la direzione delle tensioni principali Ra precisione della lettura
è di V± di grado
Pig 3
2) Metodo fotografico (fìg 3)11 modello viene posto tra due nicol incrociati e illuminato
con un largo fascio di luce parallela In tutti 1 punti, dove le
direzioni delle tensioni principali si accordano con la posizionedei nicol, si avrà oscurità Otteniamo con ciò, sulla lastra foto
grafica, una linea scura, chiamata isoclina, luogo geometricodei punti di uguale direzione delle tensioni principali Questometodo non è molto pieciso perchè la linea oscura ha una lar
ghezza finita II disegno delle curve medie può essere eseguitopiù facilmente sulla negativa, perchè, per ragioni fisiologiche,è più facile distinguere il massimo di luminosità anziché il
massimo di oscurità è resa cosi facile la determinazione dei
punti singolari che compaiono come punti d intei sezione delle
isocline 11 vantaggio, rispetto al metodo per punti, è che si
ottiene una curv a continua, la qual cosa elimina ogni ambi
gmtà Già nel 1909 G C
Trabacchi (15) ha appli¬cato il metodo fotograficodi ricerca su modelli di
gelatina, per dimostrare
praticamente le conclu¬
sioni tiatte dal Prof O
M Corbino dalla teoria
generale di Volterra Ese
guendo le misure si è pròceduto fotografando pri¬ma il sistema delle traiet
tone per avere la posizio¬ne dei punti singolari e
1 andamento generale del¬
le traiettorie nella loro vi¬
cinanza, ed eseguendosuccessivamene le misure
di precisione col metodo
dei punti in base ai cui risultati son poi state tracciate le
traiettorie II metodo per punti non conduce da solo, nelle vi
cinanze dei punti singolari, senza ambiguità alla soluzione cor¬
retta, perchè la direzione delle tensioni è troppo variabile da
punto a puntoCome seconda misura si determinarono le differenze di fase
tra le due componenti del raggio, che abbandona il modello
esse, secondo la legge di Wertheim, sono proporzionali alla dif¬
ferenza delle tensioni principali
6j = z e (a — a )
dove e è una costante del vetro, òj la differenza di fase e z è
lo spessore del modello Questa misura si eseguisce assai rapi¬damente col compensatore di Soleil Babinet
Poiché questa misuia da in ogni punto la tensione tangenzialemassima essa è di grande importanza per giudicare il pericolodi rottura di tutti quei materiali che offrono la medesima
resistenza alla trazione e alla compressione Per un modello di
una costruzione in ferro o in materiale simile possono quindibastare queste due misure se si tratta invece di elementi di
costruzioni in cemento o in altri materiali, che possiedono di¬
versa resistenza alla trazione e alla compiessione, si dovreb¬
bero determinare anche le tensioni normali principali, perchèla curva-limite di Mohr, che è determinante per il pericolo di
rottura, non ha pm 1 equazione
Tom ^ COSI
Le tensioni principali stesse sono funzioni della diiteienzadi
fase tra il raggio, che cade sul modello, e le componenti del
raggio, che ne esce polarizzato ellitticamente
Secondo Favre (16) queste leggi sono rappresentate dalle
espressioni5[ = i (a 5, -)- 6 t )
8 = z (b a, -j- a a )
La misura delle differenze di fase 8,, 6 di ciascuna compo¬nente viene eseguita mediante 1 interferometro di Zeiss, ed è
sufficiente per determinare le tensioni principali quella delle
differenze fra le tensioni serve poi da controllo Ricorrendo al
calcolo degli errori e tenendo conto del grado di precisione nella
determinazione delle tensioni, si sono determinati ì v alori più
probabili delle tensioni principali
a, = ic„ 3, + R„ 6 + K,t 8
a = R, 8 -J- R_. ò -r R, 8,
i?„ = R = f (a, 6, e) R„ = R, = g (a, b, e)
i?„ = — R„ = h (a, b, e)
.- 9-
Le costanti ottiche a, b, e del vetro furono determinate con
una misura inversa, cioè misurando le differenze di fase in un
provino a sezione rettangolare di 6 cm di lunghezza e di i cm2 di
sezione, sollecitato lungo l'asse di simmetria a compressione,
per il quale le tensioni potevano essere calcolate esattamente.
Dalle tensioni note, dalle differenze di fase misurate e dalle leggi
di Wertheim e di Favre si poterono determinare le costanti;
l'equazionee = a — b
servì di controllo, e permise il calcolo degli errori.
Per la descrizione esatta del metodo di misura e di calcolo dei
resultati si rimanda al lavoro di Favre.
b) Costanti elastiche.
Per trovare le costanti elastiche dei vetri adoperati in quei
casi, nei quali la ripartizione delle tensioni dipende dalle co¬
stanti del materiale, fu adoperato il metodo di Cornu (17, 18)
Un prisma di dimensioni 5 x iox 100 mm appoggiato su due
coltelli fu caricato simmetricamente mediante una staffa, an¬
ch'essa provvista di due coltelli di alluminio, in modo che la
parte compresa fra i due coltelli mediani risultasse sollecitata
derivate. Bisogna dunque seguire alcune regole: la piastra deve
essere caricata soltanto con forze normali, il che può essere ot¬
tenuto permettendoalmodello di scorrere sotto ai punti di appli¬
cazione del carico col porre tra i coltelli e il vetro, un materiale
iBÉÉill
"ET U=3
Fig. .5-
Fig- 4 a).
tenero, cuoio o gomma. Larghezza e spessore del prisma devono
essere piccoli rispetto al suo raggio di curvatura, ciò che porta
ad una limitazione del carico. Nel nostro caso il raggio di cur¬
vatura era circa 100 volte più grande delle dimensioni menzio¬
nate. Il rapporto —- deve essere pure piccolo rispetto al rag¬
gio di curvatura. Come condizioni sperimentali per la riuscita
di questo metodo di misura si richiede che le due piastrinesiano esattamente piane e parallele, e che la luce sia perfetta¬
mente monocromatica.
a flessione. La superficie del prisma in questo caso assume una
forma a sella, le cui linee di uguale freccia formano una famiglia
di iperboli. L'angolo degli asintoti di queste è legato da una
semplice relazione col numero di Poisson, e la freccia col mo¬
dulo di elasticità di trazione E.
Fig. 46).
Coi simboli dalla figura 4 otteniamo le relazioni
I2 ni
t bei'24
Per misurare le linee di uguale freccia poniamo sulla superficie
una piastrina di vetro a faccie parallele; otteniamo così delle
frangio d'interferenza, che rappresentano le linee di ugual
treccia n .
2
La disposizione degli apparecchi di misura risulta dallo schiz¬
zo fig. 5. Furono adoperati i seguenti apparecchi:
A) Lampada a vapore di mercurio.
B) Monocromatore registrabile, che per queste esperienzefu adattato alla lunghezza d'onda ">
sensibilità della lastra.
436 ['-u., a causa della
C) Condensatore per ottenere fasci di luce parallela.
D) Piastrina di vetro a superfici parallele, che illuminava
la lastra X del vetro adoperato, per riflessione.
E) Piastrina a superfici piane parallele per ottenere le
frangie di interferenza.
F) Specchio per fotografare il sistema delle linee d'inter¬
ferenza.
G) Apparecchio per flettere la piastrina.
Lo spettro d'interferenza ottenuto, fig. 46, fu misurato col
microscopio, e per determinare la scala, fu fotografata contem¬
poraneamente una carta millimetrata già calibrata.
Questo metodo conduce a risultati assai buoni se non si per¬
dono di vista le ipotesi in base alle quali le formole sono state
!) 2. PiATTABANDE FORATE.
Piattabande forate si incontrano nella tecnica sotto forma di
lamiere bullonate, elementi di catene ecc.
Fra le soluzioni matematiche di un problema simile va ricor¬
data quella di Kirsch per un piano infinitamente esteso e fora¬
to; Cocker (19), Preuss (20) ed altri studiarono invece sperimen¬
talmente il comportamento di un nastro forato sollecitato a
trazione alle due estremità; sono per altro molto incomplete
le esperienze relative a un prisma forato nel caso che le forze
agiscano nell'interno del foro, come sem¬
pre avviene nella pratica.Mi sono proposto di fare delle ricerche
in proposito, per differenti dimensioni del
modello, la forma del quale è riportatanella figura 6.
Originariamente la larghezza era di 4,8
cm e il diametro di 1,6 cm; lasciando
inalterato il diametro, la larghezza fu suc¬
cessivamente ridotta a 3,6 e 3,2 cm ; infine
furono arrotondati anche gli spigoli. Tutti
questi casi furono studiati otticamente.
Scegliendo opportunamente la lunghez¬za del prisma si fece in modo da rendere
la distribuzione delle tensioni, nel tratto
considerato, indipendente dalla specie del¬
l'appoggio; perciò si ricorse ad una leggie¬
ra strozzatura. Per fare variare una sola
grandezza al cambiare delle dimensioni, si
tenne sempre m = n, cosicché le soluzioni ottenute sono in fun-
*\~
Y/////,
Fig. 0.
zione della variabile —-.
a
Le misure furono eseguite col solito
metodo, e cioè ogni misura fu effettuata mediante il compen¬
satore di Babinet e l'interferometro. Al contorno fu eseguitala sola misura col compensatore e furono introdotte le corre¬
zioni ricordate nei paragrafi precedenti.Nell'esaminare i sistemi di traiettorie occorre tener presente
che le linee più spesse rappresentano linee di trazione, le più
sottili linee di compressione.Tutti i casi studiati mostrano molti caratteri comuni (fig. 7,
8,9, io).Considerando anzitutto la tensione sul contorno del foro,
vediamo che in vicinanza del punto di applicazione della forza
vi sono tensioni di compressione, il che risulta ancor più com¬
prensibile se pensiamo alla distribuzione delle tensioni lungo il
contorno della superficie di Hertz, che tra poco studieremo.
Questa tensione di compressione diminuisce con la distanza dal
punto di applicazione della forza, assume quindi il valore zero
in un punto singolare, cambia di segno, diviene una tensione
di trazione, raggiungendo il suo massimo nel punto M, ; passa
nuovamente per il valore zero nel punto singolare successivo,
diventando quindi tensione di compressione e raggiungendocome tale il suo massimo nel punto diametralmente opposto
al punto di applicazione della forza.
— io — •
IO 15 #7/'
Fig. 7.
0,5 IO Ut
0,5 J.O l.Sko/mmq
— — Trae/torlo di Italioti*
T/oetlona di compfetvone
—— tinta taro
Fig. o.
L'andamento di questa tensione lungo il contorno è espressodalla formola empirica
per
«0 = "max (0,283 0.71? COS 1,63 o)
I,6<_<3,5
La relazione tra la tensione massima all'orlo e la tensione me-
sdia può essere rappresentata ugualmente in funzione di —r- con
la formola empirical d
, ì p
valevole nell'intervallo
1,6 <-<3,5
/.o
0.8
0,6
|J? ^N
\
/ !'A
>
\n(ff <*1li Ctmot
/=[0.2SÓ -o.m cos 1,63 t3
2 II 4 6 8 m 12^
„!• 'ri'li Per metro de 1 foro
^i/jjp
S^ 1
tinnitili!)
1^=3.00H-%=2,25
13
///-y= 2.00
Fig. 11.
Come questa formola" sia stata ricavata risulta dal diagramma
fig. 13, dove il rapportom"
è stato riportato in funzione di—."m a
fc
nei punti abbastanza lontani dal punto di applicazione dellaforza. La sua esattezza risulta dal diagramma fig. u.
L'andamento della tensione al contorno riferita alla tensionemedia
P
che deve verificarsi nei punti infinitamente lontani dal foro, èriportato nel diagramma fig. 12 per tutti i casi studiati.
-2
-4
£-?-XV""A
fy
? / r6 8 / 1 12
,
s// Perin etro det foro
rj>
» „£Hf
= 2,25
<é=2.00
Fig. 12.
II
Oltre ai valori trovati sperimentalmente si conoscono anche
gli asintoti della curva, perchè, per s = d, <rmax deve diventare
infinito e perchè nel caso di una larghezza infinita del prismavale approssimativamente la soluzione di Kirsch <jma, = 3 am.
Per la tensione al contorno vale quindi la formola empirica
?=
\5,5 s — d+ 3) '0'283 — °'717 C0S I,6s ?1 _P_
F
entro gli stessi limiti indicati sopra.
Se consideriamo tutto il campo elastico del provino vediamo
che può essere diviso in alcune regioni caratteristiche: abba¬
stanza lontano dal foro abbiamo le due tensioni principali di
Fig- J3-
trazione; nella direzione dell'asse del provino la trazione è
forte, debole invece per la direzione coniugata a questa. Muo¬
vendoci verso il foro questa tensione coniugata diminuisce fino
al valore zero e diviene poi addirittura tensione di compres¬
sione. Le due regioni sono separate da una linea zero, che perònon può essere determinata esattamente, perchè giace in un
tratto dove le tensioni e le loro differenze sono piccole.Osservando la distribuzione delle tensioni' nell'intorno del fo¬
ro, si vede che è verificato il teorema precedentemente enun¬
ciato, che cioè le due tensioni principali hanno lo stesso segno
nella vicinanza di curvature concave, poiché in realtà troviamo
soltanto regioni di trazione-trazione, e compressione-compres¬sione. È caratteristica per la piattabanda la regione di com¬
pressione-compressione, situata nel tratto diametralmente op¬
posto al punto di applicazione della forza, nella quale la ten¬
sione diviene massima lungo l'asse del prisma. Nella regione
trazione-trazione, immediatamente adiacente alla precedente,la tensione di trazione è massima sul contorno; la sua posi¬
zione può essere determinata partendo dalle precedenti conside¬
razioni teoriche; essa trovasi nel punto, dove la traiettoria co¬
niugata con curvatura zero, taglia il contorno.
Lungo il tratto curvilineo del contorno esterno deve esistere
una zona di trazione-compressione. Anche questo risulta con¬
fermato. Possiamo rilevare inoltre, che lungo il contorno esterno
si trovano due punti zero.
La parte superiore è sollecitata a trazione ; tale tensione rag¬
giunge il suo massimo lungo l'asse, diminuisce quindi lentamente
fino al valore zero e diviene poi tensione di compressione (perinfluenza della flessione) che raggiunge il suo massimo.nel punto
M ; quindi passa per il valore zero e diviene di nuovo tensione
di trazione.
Le regioni di tensioni di ugual segno sono separate dalle
regioni di tensioni di segno contrario da linee zero, che, secondo
le leggi ricordate, devono essere tangenti all'orlo nei punti sin¬
golari zero.
Il punto singolare nella regione trazione-trazione è un puntocircolare del tipo intrecciato; le due singolarità lungo il con¬
torno rettilineo corrispondono invece al tipo già precedente¬mente descritto.
I punti più pericolosi, prescindendo dall'azione locale della
forza, si trovano sul contorno e precisamente in Mi e M* (vedi
fig. 7). Le tensioni in questi due punti sono di trazione ; quellasul bordo del foro è la più grande ,delle due.
Se l'estremità della sbarretta hon è arrotondata, compaionoai suoi spigoli delle nuove singolarità, che per la piccolezzadelle tensioni non offrono interesse pratico, la ricerca delle
quali però è assai difficile.
Per la qualità di vetro adottata valgono le seguenti costanti
a = 0,061 X/kg/mm* b' = 0,118 X/kg/mm"
e = — 0,055 Vkg/mm'Ne segue
Bi, = i?13 = 0,279 Rn = Rls = 0,303 #„ = —R,.=—0,89
Le costanti elastiche furono determinate col metodo di Cornu
1) Modulo di elasticità di trazione
E — 545000 kg/cm'
2) Numero di Poisson
(a = 0,214
Il fattore di correzione per le tensioni all'orlo fu calcolato
già precedentementeK = 1,03
Confronto dei risultati della misura con la teoria approssimata.
Per la tecnica è di grande importanza il valore della tensione
massima, perciò vogliamo confrontare il valore massimo calco¬
lato con quello misurato.
Supponiamo che gli spigoli del provino non abbiano influenza
sul valore della tensione massima; potremo allora considerare
l'estremità della sbarretta come un arco caricato nel punto
medio, unito alla sbarra lungo la linea A-B. Essendo la parte II
del sistema molto più rigida della parte I, possiamo trascurare
in prima approssimazione il lavoro di deformazione del tratto II,
rispetto a quello del tratto I. Per la simmetria del corpo, ri¬
spetto alla retta C E, ci limitiamo a un quarto dell'arco di
cerchio. Se tagliamo "l'arco lungo C-E dobbiamo sostituire
la reazione della parte tagliata via mediante il sistema M„, H, Q;p
dalle condizioni di equilibrio segue Q = —.
Il problema è due volte staticamente indeterminato; come
incognite abbiamo Af 0, H, e siccome la deformazione del corpo
non comporta né uno spostamento di C nella direzione di H,
*-H
Fig. 143.
né una variazione dell'angolo della tangente in C, possiamoscrivere secondo il teorema di Castigliano (Vedi : M.ten Bosch,
Vorlesungen uber Maschinenelemente, Hf. I)
SA
3M„
SA
8H
dove A rappresenta il lavoro di deformazione lungo l'arco C-B.
Indichiamo con M il momento flettente nella posizione cp e
con P* la forza di trazione, e introduciamo i simboli seguenti:
MPo = h P* Z = lF*f
F*J7!
dF*r
,r -\- 1
In
2 e r—1
Segue dalla teoria della flessione delle travi curve
M = M. + H r (1 — cos 9) — Qr sen o
P0=_^.+H
segue
5A
3M
SA
:-[- (i+x) ']' + -rd+*) f1-^0
OH= [^(^>-* + t]^^(i+xHv-
Q
2
\
— 12 —
•-,2 w — 6—" *
«Xx 4- o,2Q
„Af. = Qr— = Qr^ ' *
= Q.v.a
H = Q
— fi + X) - 4
7T—4 + Xtt
>•-7- + o,g.5
8 °^-x* =8.P4 —(!+>•) X— + °'95
Secondo la teoria della flessione di travi curve vale la formola
71P.,
M
t h *r X »- + «
per la tensione nel punto 9, "»i in direzione tangenziale.Per il foro vale dunque
P. M
F* r X r— e
= %* W + P) + (I3 cos ? + se- <?),
,/„,
— (« + P)*
X (y-e)'X (r—r)
Quest'espressione diviene massima quand'è massimo
* = 0 cos <p + sen o = <I>maxossia quando
d'ì>o e cioè per tg <f„ = — arc tg -jf
Con questo valore di <?, è stato calcolato e per diversi valori
del rapporto —.
Tabella
e
rx. a P ?» •l'ina» 'cale. ffmis-
o.33 0,042 0,364 0,625 58° 1,168 3.35-2- 93-92^
0,385 0 05405 o,375 0,56 6o°45' J.J4650
3,37^ 3.94^
ó,5 0,0986 0,418 0,38 6g°io' 1,065 3.48 £ $•'p*
Vediamo da questo confronto, che la teoria approssimataconduce a valori inferiori del io o 15 % circa a quelli misurati.
§ 3. Denti (mensole).
Ricerche su denti lunghi, prismatici e cuneiformi, sono state
eseguite da MUller (1), Favre (16), Tank e Miiller (21); quantosegue è invece un studio sistematico di denti di piccola lun¬ghezza.
a) Pressione sull'asse di simmetria.
Dente quadrato sollecitato sull'asse di simmetria a compressione(fig. 15)-
L'intero campo elastico può essere diviso in due regioni, laprima di compressione-trazione, la seconda di compressione-compressione; una distribuzione quasi uniforme si ha solo nel
piano medio del dente. Le tensioni trasversali sono piccole inconfronto a quelle orientate nella direzione dell'asse del dente.
L'idea molto diffusa, che nelle linee trasversali prevalga latrazione per la diminuzione di pressione nelle traiettorie longi¬tudinali, si dimostra errata come risulta dalle linee trasversalidi compressione della regione II.Le tensioni al contorno, nei tratti arrotondati, non sono molto
pericolose, e raggiungono al massimo un valore 2-H3 volte
pmaggiore della tensione media <r = -=-; queste tensioni sono
però più piccole di quelle che si sviluppano nelle vicinanze del
punto di applicazione della forza.La linea zero ha un andamento completamente diverso dalle
traiettorie (vedi parte teorica) ; la sua posizione non può" ve¬
nire determinata con grande precisione, perchè giace in una
regione di piccole tensioni e di piccole differenze di tensione. Il
punto di contatto della linea zero con il contorno è, come ab¬biamo già detto, un punto singolare.
La regione degli spigoli del dente non venne studiata, essendole tensioni in quei punti troppo piccole.L'andamento delle traiettorie è del tutto diverso da quello,
che spesso viene indicato nei libri di testo. La prossimità delcontorno si fa sentire distintamente, e l'esistenza del puntosingolare porta a differenze notevoli, rispetto alla soluzione di
198 kg
Fig. 15.
Boussinesq, mentre invece alla base del dente il sistema delletraiettorie rassomiglia molto a quello da lui trovato.
Risultati pratici:'La tensioni di compressione nelle vicinanze del punto di ap¬
plicazione della forza sono le più pericolose per la rottura.Nel punto A le misure eseguite ci danno tensioni di un valore4,86 volte maggiori della tensione media; nell'immediata vici¬nanza del punto di applicazione della forza esse sono natural¬mente maggiori, e questa regione, nella quale le tensioni hannovalori elevati, è alquanto estesa. Quando si tratti di cementoarmato bisogna quindi tener conto specialmente del campo Inella parte superiore del dente.
Il dente rettangolare nel rapporto 1:1,5, conduce a sistemi ditraiettorie del tutto simili ai precedenti.
Il dente rettangolare nel rapporto 1:6, è stato studiato da Favree conduce pure a risultati simili, che però non è stato possibileapprofondire> sufficientemente in prossimità dei punti singolari.
b) Pressione eccentrica'.
Dente quadrato compresso eccentricamente (figg. 16 e 17).La distribuzione delle tensioni è già molto più complicata, e
le traiettorie, che partono dal punto di applicazione della forza,
1/39,60*7
_^
Tt *13 *Ìs \Ì7 7/9 [27 \23 "^
OS 10 ISctn
\—ì—1—1—1—1—!.
0 1 2 3*5 Gkg/itmq
Fig. 16.
- 13 -
trasmettono la maggior parte della pressione ; le tensioni lungodi esse sono elevate. Esiste una traiettoria limite, che divide
quelle dalle altre, e separa il campo elastico in due regioni:la prima è contenuta nel dente, la seconda si estende anche al
di fuori di esso, nel semipiano infinitamente esteso, dove il
campo assomiglia a quello di Boussinesq.
plicare la forza esattamente sullo spigolo del dente, la posizionerelativa del punto singolare può ricavarsi soltanto per estrapo¬lazione : essa cade sull'asse di simmetria.
e) Flessione di mensole.
Lo scopo di questa ricerca è la determinazione sperimentaledei campi elastici di denti di piccola lunghezza, in un sol pezzocon il semipiano che li sostiene.
Se la mensola è lunga i calcoli usuali portano a risultati abba¬
stanza esatti per la zona media del dente; questi calcoli perònon coincidono affatto per i punti del dente vicini all'incastro.
;
<
'
\ s
t
i ^~
"- i_—
*~
r\"
K
Fig. 17.
La linea zero ha un andamento del tutto diverso da questa •
traiettoria limite, e divide la regione di compressione-compres¬sione da quella di trazione-compressione; una seconda linea
zero non è stata misurata, ma deve esistere nelle vicinanze
del raccordo, dalla parte non caricata del dente, perchè quideve comparire una regione di trazione-trazione; non è stato
però possibile determinarla dati i piccoli valori delle tensioni
trasversali, e nella figura 16 è stata perciò indicata con una
linea punteggiata.L'andamento delle tensioni nella parte media del dente cor¬
risponde alla teoria approssimata usuale.
Interessante è la variazione della tensione lungo il contorno
arrotondato: dalla parte della forza le tensioni, che compaiononel tratto arrotondato, sono di compressione e raggiungono il
valore massimo assoluto, dall'altra parte abbiamo invece tra¬
zione, e di valore molto inferiore.
Il calcolo approssimato delle tensioni dà
P Ma = --r±-w
— = 1,396 kg/mm'
fftraz = 0,931 kg/mm'.
— = 0,465 kg/mm'
"comp = 1,861 kg/mm'
La tensione massima di compressione è circa 3,4 volte mag¬
giore di quella di trazione, e 1,6 volte maggiore di quella cal¬
colata; la tensione massima di trazione coincide quasi con
quella calcolata.
Il dente rettangolare, studiato da Favre, mostra un anda¬
mento di traiettorie simile, soltanto non è possibile dire alcunché
sulla sua linea zero.
Spostamento dei punti singolari allo spostarsi del carico eccentrico.
Nella fig. 18 è data la posizione dei punti singolari corrispon¬denti a ciascuna posizione del carico; si vede che al carico non
eccentrico corrispondono due punti singolari, che si trovano
sul contorno e sono punti zero. Se spostiamo la forza dall'asse
di simmetria otteniamo in corrispondenza ad ogni sua posizioneun punto singolare situato dalla parte non caricata del mo¬
dello. Questo punto si avvicina tanto più all'asse di simmetria
quanto maggiore diviene l.'eccentricità della forza, e si tra¬
sforma al tempo stesso in punto circolare. Non potendosi ap-
Fig. 18.
Le tensioni normali infatti non hanno in questi punti distribu¬
zione lineare; né quelle tangenziali, le quali raggiungono il
loro massimo in vicinanza del contorno, ciò che aumenta
il periodo di rottura (vedi Favre e Mùller), hanno distribuzione
parabolica: anzi le tensioni tangenziali possono raggiungerevalori notevoli.
Per denti di piccola lunghezza le traiettorie e le tensioni hanno
un andamento così complicato da rendere impossibile una
trattazione matematica del problema.
Il dente rettangolare nel rapportodialo da Favre.
1:6 sollecitato a flessione, stil¬
ile traiettorie sono cur /e che partono perpendicolarmentedal contorno, tagliano la linea di simmetria sotto un angolodi circa 450, e poi si dispongono parallelamente al contorno.
Nella zona, dove il dente si salda con il semipiano, esse hanno
dapprima un andamento 1 adiale, quindi si piegano per termi¬
nare normalmente al bordo del semipiano.Esiste un punto singolare, che si trova nel piano di simmetria
del dente, vicino al semipiano.La distribuzione delle tensioni è quasi lineare, se si fa astra¬
zione dalle zone immediatamente vicine al punto di applica¬zione della forza e al semipiano; è da notare, che le tensioni
principali lungo l'asse baricentrico non sono uguali a zero, ma
assumono valori sensibili dovuti alla presenza di tensioni
tangenziali.Essendo le tensioni trasversali molto piccole è impossibile
sapere se esiste una linea zero, ed è ugualmente difficile sapere,se il punto singolare è un punto zero o circolare. Però, se è
lecito estrapolare i risultati ottenuti per un dente di piccolalunghezza, dovrebbero esistere due linee zero uscenti ciascuna
da uno degli angoli.Le tensioni maggiori compaiono lungo le traiettorie parallele
al contorno, e precisamente in quelle più vicine ad esso. Il va¬
lore assoluto massimo si verifica nel tratto arrotondato, dove la
tensione è 2,1 volte maggiore di quella calcolata con la for-
,M
mola ex = -T77-.W
Dal dente rettangolare con il rapporto 1 :i,5 si rileva un sistema
di traiettorie del tutto simile, soltanto il punto singolare è
spostato nella direzione della forza verso la base del modello
(fig- 19).Il dente quadrato (figg. 20 e 21) mostra pure un sistema di
traiettoria analogo, che però presenta una notevole dissimme¬
tria rispetto all'asse medio; il punto singolare si è spostato nel
semipiano, lontano dal dente e dall'asse di simmetria di questo.Si differenzia dalle altre la famiglia delle traiettorie che par¬
tono dal punto di applicazione della forza e terminano nel se¬
mipiano; il secondo punto singolare, che corrisponde al puntodi transazione dal sistema delle traiettorie del dente a quello di
Boussinesq, si avvicina al dente, ma le tensioni nelle sue vici¬
nanze sono così piccole da non poter essere misurate.
L'andamento delle tensioni è già molto più complicato: le
tensioni principali nei punti vicini all'asse dei baricentri, e nella
zona vicina alla forza, sono elevate, quelle invece lungo il con¬
torno dalla parte opposta al carico, data la loro piccolezza,sfuggono alla misura, per un tratto di 1/3 della lunghezza del
modello a partire dallo spigolo esterno.
Vi sono due linee zero, che però non si tagliano; dunque la
singolarità è in questo caso circolare con due tensioni di com¬
pressione di ugual valore; le linee zero dividono il campo in
tre zone: compressione-compressione nelle vicinanze del rac¬
cordo inferiore, trazione-trazione verso quello superiore, infine
tra le due vi è la regione compressione-trazione.
- *5 -.
Le tensioni massime compaiono negli arrotondamenti, e
quella di trazione assume un valore 2,1 volte maggiore di
Mquello calcolato con la formola o = -777- mentre quella di com-
W
pressione ha un valore 2,4 volte più grande.In altre esperienze abbiamo spostato la forza verso il semi¬
piano; il sistema delle traiettorie subisce allora una notevole
deformazione. Furono studiati due casi, dai quali si vide che
O I 3 3 4 5 6kg/mma
Se spostiamo la forza ancor più verso il semipiano, questo rav¬
vicinamento delle traiettorie diviene più uniforme, e otteniamo
infine un sistema assai semplice. Un'eccezione si ha nella parteesterna del dente, dove si sono formati due punti singolari;dei quali uno è di tipo intrecciato, l'altro è sul contorno nel
61,8$ kg
Fig. 24. Fig. 26.
le singolarità si avvicinano sempre più tra di loro per incon¬
trarsi infine quando la forza è applicata nel punto medio della
lunghezza del dente. Il sistema delle traiettorie cambia comple¬tamente e non si hanno più singolarità, Esso consta di una
punto di contatto di questo con una linea zero. Questa zona è
però senza importanza pratica per la piccolezza delle tensioni,che vi compaiono.La distribuzione delle tensioni nel dente è determinata da
due linee zero, che lo dividono in tre regioni: compressione-compressione, trazione-trazione, trazione-compressione. Le zone
famiglia di linee, che partono dal punto di applicazione della
forza, o dalle.sue vicinanze, per terminare nel semipiano;dove prima si trovava una singolarità, vediamo adesso un rav¬
vicinamento delle traiettorie.
' ' ^/~i— / /*
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-—r—i r-S<1 1 11
• 1 1'
l ! '
l'i /III /
i -I--I—I—/*— 111 r-
Fig. 27.
- 16 -
di tensione di ugual segno si hanno vicino ai raccordi, ed in
esse troviamo i valori massimi delle tensioni; la trazione mas¬
sima raggiunge un valore 2,7 volte, la pressione massima un
valore 3,45 volte più grande di quello calcolato con la for-
,
'
Mmola <j = -777-.
W
La maggior parte della pressione è trasmessa dalle traiettorie
che, partendo dal punto d'applicazione della forza, raggiungonol'incastro.
Sono molto pericolose le compressioni in prossimità del ca¬
rico e similmente a quanto si è visto per la sbarretta compressa
assialmente, l'azione locale della forza ha grande importanza.Dente con spigolo inferiore obliquo, (fìgg. 25, 26, 27 e 28).Sono studiate due disposizioni di carico diverse su tale dente,
cioè carico all'estremità esterna e carico vicino al semipiano.
Pressione assiale. •
La distribuzione del carico è indicato nella fig. 15.I denti I e II presentano-la tensione massima nell'arroton¬
damento stesso, il dente III invece nella parte rettilinea.
L'andamento delle tensioni risulta dal diagramma fig. 29.
</- ;f = o,»s
} iy-b
III -^-=0,22
// ?iiy
v e
*-.7 b
Sviluppo del raccorda
M ?s
' 2
cm
ì 3 4 1 5 6 V
Fig. 29..
Se vogliamo confrontare la tensione massima con quellacalcolata
5max P
Scale. = —
"cale'med.
e riportiamo a questo scopo i valori trovati in funzione del
r
rapporto —, potremo segnare anche gli asintoti della curva,
perchè per r = o deve essere <7max = 00 e perchè per
r = co e = 1.
ffmed.
La curva più semplice, che unisce i punti trovati sperimental¬mente e che soddisfa queste condizioni è l'iperbole
Fig. 28.'caie (0,15 — + lì
È risultato che l'aver tagliato via una parte, dove non si
sviluppano tensioni notevoli, non varia sensibilmente né il si¬
stema delle traiettorie né la distribuzione delle tensioni. Il
campo elastico dipende dal rapporto tra la distanza del puntodi applicazione della forza dal semipiano e la larghezza del
dente.
La distribuzione delle tensioni risulta simile al caso del dente
rettangolare e le traiettorie che partono dal punto di appli¬cazione della forza trasmettono la pressione all'incastro.
Vi sono due linee zero, che dividono le zone, ove le tensioni
non hanno ugual segno; nella parte superiore vi è sempre una
zona di trazione-trazione con valori molto elevati nei raccordi.
Lo stesso si verifica nella zona inferiore sottoposta a compres¬
sione-compressione. Le linee zero partono come nei casi prece¬
denti dal punto di applicazione della forza e dall'angolo.Per le qualità di vetro studiate valgono le seguenti costanti
ottiche
a = 0,03429 b = 0,08333 c = — 0,04904 tykg/mm!
dalle quali segue
i?„ = i?„ = 0,4262 i?sl = 7?12 = 0,4413
Rtl = —- B,z = — 1,0327 kg/mm! .X
§ 4. Studio di denti quadrati al variare del raggio dei
raccordi.
Furono considerati dei denti in un sol pezzo col semipianoper determinarne le tensioni massime. L'azione locale della
forza non fu presa in considerazione, ma furono misurate sol¬
tanto le tensioni al contorno, con speciale riferimento a quelleche compaiono nel tratto raccordato.
Si 'sono esaminati denti quadrati i cui spigoli avevano le
seguenti dimensioni :
1) 30 mm 2) 22 mm 3) 15,9 mm
Il raggio del tratto arrotondato era in tutti i casi 3,5 mm.
Il carico veniva applicato su un coltello di alluminio della lar¬
ghezza di 2,2 mm mediante adatto dispositivo di compressione.
L'intervallo, in cui l'equazione è valida, è
0,05 < — < 0,2
Per —— < 0,05 l'estrapolazione è troppo malsicura e per
r—— > 0,2 la tensione massima non compare più nell'arroton-
damentqt cosicché la formola I conduce a valori superiori ai
reali,{fig. 30).
\^Js b
j_, 0 p4-1
0w =—
~*~
o,os
Fig- 3°•
Denti caricati sullo spigolo esterno.
Questa specie di carico corrisponde alla figura 17.I risultati sono assai semplici nei limiti già ricordati.
Se confrontiamo la tensione massima con quella calcolata
mediante la formola solita
P_F
M
W
dove M
W
P
F
Momento flettente
Modulo di resistenza della sezione.
Forza agente.Sezione del dente.
- 17 -
troviamo che la tensione misurata dalla parte del carico è 1,6
volte maggiore di quella calcolata, mentre invece quella che ri¬
sulta dalla parte del dente opposta al carico coincide col calcolo.
Flessione del dente. La forza agisce all'estremità.
Il carico corrisponde alla figura 20.
La tensione massima nell'arrotondamento è notevolmente
superiore a quella calcolata con la solita formola
M
e può essere ottenuta da questa, moltiplicandola per un fat¬
tore K. Questo fattore è una funzione delle dimensioni del
dente e viene espresso entro i limiti anzidetti dall'equazioneempirica
vb
,
K = 0,119 + 1,05
K.K.
3
2
^s
__jr"==a079 £ H-1,68
~^J<=0,l!9y + l,0S
7
•
P
f-*—
K
bIPA =M
I J('^—F-
0,05 oro 0./5 0,20"
Fig- 31-
Analogamente si ricava un fattore K* per la tensione massima
di compressione che si verifica dalla parte opposta al carico
K* = 0,079 1- 1,68r
Queste formule sono state ricavate dal diagramma fig. 31.
§ 5. Contatto fra due cilindri.
a) Esperienze fino ad oggi eseguite e teoria relativa..
Nella tecnica ci si domanda spesso quali siano le tensioni,che si sviluppano tra due cilindri a contatto lungo una genera¬
trice, per es. appoggi di ponti, ruote dentate, cuscinetti* a rulli,elementi di catene, ruote ecc.
Hertz (8a)si è occupato di questo problema e partendo dalla
teoria del potenziale di un ellissoide appiattito, a tre assi,uniformemente riempito di materia, ha potuto dare la funzione
tensionale. Per la dimostrazione della teoria di Hertz riman¬
diamo alle sue pubblicazioni (8, Sa, 22). Hertz ha'tracciato
anche il sistema delle traiettorie in base a considerazioni
astratte; questo sistema che trovasi spesso riprodotto in pub¬blicazioni del passato è però, come è stato dimostrato, errato.
Lorenz ricorda che già Timpe ne aveva rilevato l'insufficien¬
za (n); Huber e Fuchs (23, 24) hanno tentato di correggerloe dopo aver approssimativamente integrato l'equazione di
Hertz hanno disegnato il sistema delle traiettorie nei casi del
contatto di una sfera con un piano e del contatto di due cilindri.
Nella teoria di Hertz sono fatte alcune ipotesi, che possonoessere controllate soltanto sperimentalmente. Specialmentel'ipotesi, che nella superfìcie di contatto non si producano ten¬
sioni tangenziali, sembra non si verifichi in realtà. Siccome le di¬
mensioni dei cilindri rispetto alle dimensioni della superficiedi contatto sono state considerate come infinite, segue che nei
due cilindri la distribuzione delle tensioni deve essere uguale,ad una distanza però dai punti di contatto, che sia comparabilecon le dimensioni della superficie di contatto medesima.
Sono state eseguite spesso esperienze in proposito, ma se si
sono potute determinare le dimensioni della superficie di con¬
tatto, non si è però potuto misurarne le tensioni. Come modelli
sono stati adoperati o una sfera e un piano, o due cilindri pa¬
ralleli, oppure incrociati. Hertz stesso ha eseguito per primoqueste esperienze, premendo con carichi diversi una sfera su
una piastra, e misurando la superficie di contatto in modo assai
primitivo, che tuttavia lo condusse a risultati molto prossimia quelli teorici. Esperienze minuziose ed accurate sono state
eseguite da Auerbach (25), che compresse una sfera di vetro
contro una lastra pure di vetro, e ne misurò direttamente la
superficie di contatto con un metodo ottico; ne risultò che il
rapporto della forza agente alla terza potenza del diametro della
superficie di contatto, che secondo la teoria dovrebbe essere
costante, si discostava del 10% dal valore teorico.
Invece le relazioni
P
D'-cost.
D-- cost.
p— = cost.
(valevoli per Pj costante)
dove Pi = Pressione massima
P = Forza agenteD = Diametro del cerchio di contatto
p = Raggio della sfera,
non sono soddisfatte; mentre il raggio della sfera varia da 3 a
15 mm, il valore delle espressioni suddette arriva ad assumere
un valore triplo di quello iniziale.
Questi risultati furono confermati da Fòppl (26) e Schwerd
(27), che hanno studiato il caso di due cilindri incrociati.
Altre esperienze sono state fatte da Stribeck (28) e Schwin-
ning (29) per determinare la sollecitazione ammissibile per sfere
d'acciaio ed i relativi cuscinetti. Essi trovarono che se la solleci¬
tazione è applicata in modo intermittente, il carico di rottura
si abbassa a circa un quarto di quello che si trova quando il
carico viene aumentato con continuità. Schwinning supponeche sulla superficie di contatto si sviluppino delle forze d'at¬
trito, le quali impediscono alle sfere già incrinate di sfasciarsi.
Goodman (30) ha trovato che l'avvicinamento di due piastrecaricate, tra le quali sia posta una sfera, supera del 13% il
valore dato dalla teoria.
Nella letteratura tecnica si danno generalmente le seguentiragioni per spiegare la differenza di risultati tra la teoria di
Hertz e l'esperienza:
1) L'ipotesi della piccolezza del rapporto fra la superficiedi contatto e le dimensioni del corpo. Huber e Friesendorf (31)hanno mostrato quali modificazioni siano da portare alla teoria
nel caso che il suddetto rapporto abbia un valore finito, ma
non hanno ottenuto dal loro calcolo risultati praticamenteutilizzabili.
2) Il diverso comportamento dello strato superficiale e
dell'interno del corpo. Fòppl e Brillouin (32) ritengono che il
modulo d'elasticità non sia nei due casi il medesimo.
3) La presenza di sensibili tensioni tangenziali sulla super¬
ficie di contatto. Questo fenomeno è stato da noi osservato
nel caso di superfici di contatto estese.
b) Esperienze.
1) I modelli di prova.
Le lastre utilizzate erano quadrate di 60x60x10 mm; in
ognuna delle due lastre utilizzate uno dei bordi era stato la¬
vorato con la mola in modo da fargli assumere forma cilindrica,
concava per l'una e convessa per l'altra come è indicato nella
fig. 32. La scelta di questi modelli era im¬
posta dalle condizioni delle misure e dalla
sistemazione della macchina di prova.Si dovettero usare curvature assai pic¬
cole, che non presentassero grandi diffe¬
renze tra la faccia concava e quella con¬
vessa, per ottenere grandi superfici di
contatto e per rendere così possibile la
misura. Non potendo estendere la ricer¬
ca, con i mezzi a disposizione, all'intero
cilindro, fu decisa l'adozione dei modelli
descritti. La forma di questi è tuttavia
ammissibile, sia perchè il carico fu au¬
mentato soltanto fino a che la superficiedi contatto raggiunse la larghezza di 8,8mm sia perchè, per queste dimensioni, l'influenza del contorno
è molto piccola. Basandoci su esperienze precedenti, possiamoritenere che le sollecitazioni entro una zona larga da b a 2 b
dovute ad un carico distribuito sopra una zona di larghezza b
sono indipendenti dal contorno, purché questo disti di almeno
36 dalla zona compressa (Principio di de Saint Venant).'La realizzazione pratica di una buona superficie di contatto
è stata ostacolata da difficoltà impreviste, quali ad es. la costru¬
zione di due superfici cilindriche, che abbiano generatrici per¬
fettamente rettilinee. Dopo molti tentativi si riuscì a ottenere
VMwbyyy1;)/,77777777777777
- 18 -
modelli utilizzabili per merito della ditta C. Zeiss di Jena, alla
quale porgo i miei ringraziamenti per l'interesse dimostrato
e il lavoro fatto.
2) Registrazione dei modelli.
I modelli dovevano essere premuti in modo da toccarsi lungouna generatrice giacente nello stesso piano della forza P.
Questo fu reso possibile mediante spostamenti del modello in¬
feriore nella direzione C e mediante una rotazione del modello
superiore intorno agli assi A e B. Come controllo della << messa
a punto » servì la forma della stessa superficie di contatto
e la distribuzione delle tensioni, che doveva risultare simme¬
trica.
La forma della superficie di contatto fu controllata facendovi
cadere sopra obliquamente un raggio di luce, che deve attra¬
versarla senza riflettersi (contatto ottico) ; perciò la superficie di
Hertz appare oscura, in contrasto con il contorno, in quei tratti,
dove non vi è contatto, perchè qui la luce viene riflessa, (fig. 33).
Fig 33-
Come controllo di precisione abbiamo adoperato lo specchio M,
(fig. 32), con il quale la superfìcie di contatto e le sue vicinanze
venivano illuminate con luce monocromatica; con lo specchio N
si osservava la superficie di Hertz e le frangie di interferenza
vicine. Il più piccolo errore era subito visibile perchè dava luogoa distorsione delle frangie ed a deformazione della superficie di
contatto.
3) Determinazione dei raggi di curvatura.
Questa è stata eseguita con un noto metodo ottico, utiliz¬
zando i modelli come specchi cilindrici e confrontando gli og¬
getti con le loro immagini.
Fig- 34-
La disposizione risulta dalla fig. 34.
Attraverso un canocchiale si sono osservate le immagini di
due fessure illuminate, riflesse dagli specchi cilindrici e se ne è
letta la distanza sopra una scala M; i raggi di curvatura po¬
tevano così essere determinati conoscendosi le grandezze L,
l, A, B, indicate nella figura.Dalle relazioni geometriche della disposizione e dalla equa¬
zione degli specchi si ricavano infatti facilmente le espressioni
per i raggi di curvatura delle superfici.
Per la superficie convessa R = — -^—'——?- = 28,4 cm
Per la superfìcie concava R =
Al + Bl — LB
2 A .B .1
Al+ Bl + LB30,4 cm
4) La misura della superficie di contatto.
Tre metodi ci sono noti:
1) 11 primo utilizza la proprietà ricordata, inerente alla
riflessione della luce; è però da notare, che sul contorno della su¬
perficie di contatto si producono frangie di interferenza, e che
Ja prima frangia si unisce direttamente alla superfìcie oscura
di Hertz. Se l'inclinazione delle superfici che delimitano il
contatto è piccola, può accadere che nella misura si facciano
degli errori notevoli.
Auerbach ha utilizzato questo metodo nelle sue misure e ha
tenuto conto, in parte dell'errore con fattori di correzione.
2) Uno dei due corpi viene ricoperto di un sottile strato di
nerofumo ; tolto il carico viene misurata la superficie di contatto
con un microscopio, ciò che però conduce a valori maggiori del
vero, perchè non soltanto vengono premute assieme le parti¬celle di nerofumo situate sulla superficie di contatto, ma anche
quelle vicine ai margini di questa.Ciò nonostante questo metodo fu adoperato da Fòppl e
Hertz.
3) I punti estremi della superficie di contatto sono punti
singolari, in essi si devono tagliare tutte le isocline; quindi la
misura dei punti singolari conduce alla determinazione della
grandezza e della posizione della superficie di contatto. Questometodo per la sua maggiore esattezza è stato da noi presceltoed utilizzato nelle nostre misure, fissando fotograficamente la
posizione dei punti singolari.
e) Risultati sperimentali.
1) Distribuzione delle tensioni.
Il diagramma fig. 35 offre il confronto tra le tensioni misurate
e quelle calcolate lungo la congiungente dei due centri di cur¬
vatura nella direzione di questa.
Indichiamo con P il carico totale, con b la semilunghezzadella superficie di contatto, con e lo spessore della piastra e
con z la distanza del punto misurato dalla superficie di contatto.
Allora la formola di Hertz diviene
be / b [-m are ts _b__
Come è chiaramente visibile nel diagramma le tensioni misu¬
rate nella parte convessa sono di poco superiori a quelle calco¬
late e le tensioni misurate nella parte concava sono invece del
10% inferiori. Il valore della tensione nel vertice, cioè la pres¬
sione normale massima nel punto di contatto, è circa del 5%
inferiore al valore calcolato. Se si tien conto della precisionedel metodo di misura, si vede che questo risultato è assai fa¬
vorevole alla teoria di Hertz.
Segue pure dall'esame del diagramma fig. 35, che le tensioni
- ig -
nel cilindro concavo sono inferiori del io -^ 15 % a quelle nel
cilindro convesso. Si potrebbe pensare che ciò possa derivare
in parte dall'imperfezione del metodo adoperato, perchè con la
disposizione di carico usata può essere possibile una concen¬
trazione di tensioni maggiore nel cilindro superiore che in quelloinferiore. Come però vedremo in seguito, questa supposizionenon ha ragione di essere. È da notare che il modo in cui il
carico è applicato non dovrebbe far sentire la sua influenza
nelle vicinanze della superficie di contatto, perchè la distanza
del punto d'applicazione della forza dalla suddetta superficie è
grande in confronto delle dimensioni di questa.
•
Convesso
Concavo
1 17 0 kglmmq
(S,) -fly)1.5-
m
* •
io
^1V Herl :
05
1
\
-5 -3 -2 -; 0 ; 2
\
\ 5rnm
Fig. 36.
2) Nel diagramma fig. 36 sono riportati i valori delle ten¬
sioni normali misurate sulla superficie e la curva parabolicaquale risulterebbe dalla teoria.
La coincidenza dei risultati è assai buona se si pensa alla
difficoltà della misura delle tensioni nell'immediata vicinanza
della superficie di contatto; la teoria di Hertz rappresenta
dunque con esattezza l'andamento delle tensioni normali.
IfQlm
2
mq
1T = fly)
5 1 - 4 - 3 - 3 f ^+
0 1 2 3 4,
5 mm
-7
Ce ncav |
p-;00,1 g-2
^
^/
"= 30,4L
r, = 28,4 kllm maConv ÌSSO
Fig. 37-
3) Il diagramma fig. 37 mostra l'andamento delle tensioni
tangenziali (attriti) lungo la superficie di contatto, tensioni che
furono trascurate da Hertz ; come è intuitivo, l'attrito assume
il valore zero nella linea di simmetria e nei punti estremi della
superficie di contatto; in due punti equidistanti dall'asse di
simmetria e situati da parti opposte, la tensione tangenzialeassume valori eguali ma di segno contrario. I valori delle ten¬
sioni tangenziali sono rilevanti e sono dell'ordine di grandezzadelle tensioni normali. Da ciò si vede, che anche su superficidi vetro perfettamente lisce l'attrito non scompare mai com¬
pletamente. Per altri materiali e altre superfici questi valori
saranno ancora più alti.
Ci si può rendere ragione dell'esistenza di queste tensioni,
pensando alle diverse deformazioni delle superfici e alla con¬
seguente tendenza che i due corpi hanno a spostarsi relativa¬
mente l'uno all'altro.
I valori delle tensioni tangenziali si poterono calcolare con
le solite formole della teoria dell'elasticità, conoscendo i valori
delle tensioni principali e la loro inclinazione rispetto alla dire¬
zione normale alla superficie.Le misure nei punti di contatto non richiedono in sé una esat¬
tezza troppo grande, devono soltanto farci conoscere l'anda¬
mento approssimato delle tensioni e la grandezza dell'attrito.
4) Il diagramma fig. 38 mostra l'andamento delle tensioni
principali nell'intorno della superficie di contatto: nelle sue
immediate vicinanze esse assumono i valori nassimi; ad una
distanza da quella maggiore di 36 è lecito calcolarle con la
teoria di Boussinesq, che suppone cioè il contatto sia punti¬forme.
Allora
2 P cos o
Alla distanza 36 né la forma della superficie di contatto né la
ripartizione delle tensioni lungo la stessa hanno più influenza.
Il cilindro convesso è diviso da una semplice linea zero, in un
nucleo interno di compressione-compressione adiacente alla
superficie di contatto, e in una zona di compressione-trazione.Il cilindro concavo presenta un andamento molto più compli¬cato delle linee zero; queste possono essere individuate sol¬
tanto nelle vicinanze della superficie di contatto. La linea zero
è una curva intrecciata e la zona compressione-compressioneè piìi estesa che nell'altro cilindro; vicino alla parte di con-
j_ w
_J 1 1 1 1 9.
_s S 1 1 1 8'
_S S 1 1 I 7»
_j s \ ! le*
5'
4»
J 1 I.
N \.'\<
i N J-
s±±
2*-Co. Tr.+
-
)S_
I
"7—T
-7 T
~> 7-
t 1 7
1
P= 100,1 kg
"7 r
rr
7-n7*
0 0,1 0,2 Qj3 0,4 0,5 cm
r—t—i-~i—1—I,
0 > 2 3 4 S kg/mmq
1 1'
-rr I \ I\
T70»
Fig. 38.
torno non caricata la sollecitazione è di compressione-compres¬sione, e tra le due zone se ne incunea una terza di compressione-trazione.
Anche in questo caso è verificato il teorema relativo ai segnidelle tensioni lungo un contorno curvo.
26
cm
0,8
2b-l P)Misura•v
^,—<
Hertz
.*--'26=2
/S(m'^l) P r,r2'
m' Tt £ r,tr,
/
/ r,=30,4
\r2=-28,4
1/ 1m = 4,76
1f=724 000*g/cmq Pkg
10 20 30 40 80 90 700
Fig. 39.
5) Il diagramma fig. 39 rappresenta la grandezza della super¬ficie di contatto in funzione del carico; vi è una notevole dif¬
ferenza dalla teoria di Hertz, poiché la superficie di contatto
misurata supera quella calcolata del 16-^50% e le differenze
maggiori si notano per i piccoli carichi.
L'influenza del numero di Poisson è quasi nulla nei riguardidelle dimensioni della superficie di Hertz; il modulo di elasti¬
cità invece compare sotto il segno di radice, ma una sua varia¬
zione non può esser sufficiente per far coincidere le due curve ; e
siccome non vi è ragione di pensare che le forze d'attrito abbiano
influenza sulla grandezza della superficie di Hertz, riteniamo con
Fòppl e Brillouin, che il valore del modulo d'elasticità non sia lo
stesso sulla superficie e nell'interno del corpo. In base alle
nostre misure sembrerebbe verosimile, che il modulo d'elasticità
alla superficie sia 1,5-^-2 volte più piccolo del « modulo d'elasti¬
cità totale ».
6) Il sistema di traiettorie fig. 40 è completamente diverso
per il cilindro concavo e per quello convesso. Esso differisce
dal sistema determinato da Huber e Fuchs; coincide invece,
per il cilindro concavo, con la rappresentazione data dai me¬
desimi autori nel caso del contatto di una sfera con un piano.Per la qualità del vetro studiata valgono le seguenti costanti
ottiche
a = 0,03883 b = 0,09373-
e = — 0,05474 X/kg/mm»
— 20 —
Da ciò segue
Rtl = i?„ = 0,36788 R„ = i?18 = 0,381206
-R,, = — it3, = — 0,89768 kg/mm!. X
Fig. 40.
Le costanti elastiche sono state determinate col metodo di
Cornu. Si sono ottenuti i valori seguenti:
1) Modulo d'elasticità
E = 724000 kg/cm!
2) Numero di Poisson
(v = velocità periferica, quando si trascurino gli allungamentielastici).
Carichiamo adesso i due cilindri: il segmento y + v .dt si
allungherà di
Ay + A (v . dt)
Per effetto del rotolamento e dell'applicazione del carico il
punto y sarà spostato del tratto
d l = v.dt + A (v . dt)
A (v . dt) è però uguale a
A (v . dt) = v .dt
.
dz
dy= v
.dt
.z'
come si vede dalla fig. 43.
Ne seguedi = v (1 + s') dt
kglmmq
1.5 <S, = Hb)
nr— Convesso
sr*'
0,5<
V*
-0 3 -0,! -0,1 0 V 0,2 0,3
+0,5
+1.0
p -100.1 kg Concavo
r,~30,41
1r2 ~ 13.4
+ 1.5
kgìmma
0,214 Fig. 42.
d) Determinazione dell'attrito volvente.
Proveremo a calcolare approssimativamente il lavoro di
scorrimento della superfìcie di contatto di un cilindro concavo
su uno convesso, lavoro che si trasforma completamente in
calore. Esso risulta dalla somma del lavoro di isteresi della de¬
formazione e di quello d'attrito volvente. La parte spettanteal lavoro d'isteresi la quale non può essere ricuperata, è piccolain confronto alla seconda, perciò riterremo il lavoro di deforma¬
zione uguale al lavoro d'attrito. Il coefficiente d'attrito fra le
due superfici lo ricaveremo poi in base al lavoro d'attrito.
n
t:Fig. 41.
Consideriamo un cilindro senza peso, che rotoli in un cilindro
•cavo, premuto lungo una generatrice da una forza P. Suppor¬remo inoltre che gli sia applicata una coppia. Con queste ipo¬tesi non vi sarà attrito di adesione nel punto di contatto.
Per risolvere il problema dobbiamo .determinare le deforma¬
zioni delle due superfici nella direzione del rotolamento partendodalle tensioni misurate.
Consideriamo un elemento di volume adiacente alla super¬ficie di contatto; le sue deformazioni, quando si conoscano le
tensioni, sono date dalla (fig. 41)
A J I 'Z W V
L'allungamento totale del segmento y, contato a partire dal¬
l'asse di simmetria, è:
\• mi'
A v= 2 =
y
E
dove <Jj e <rz sono state misurate in funzione della posizione,(fig. 42). Le grandezze s, e s„ sono diverse per le due superficiperchè la distribuzione delle tensioni oy è diversa nei due ci¬
lindri; la tensione <sK è invece uguale in ambedue.
Consideriamo ora il solo rotolamento e supponiamo che il
punto y durante il tempo dt si sia spostato del tratto v . dt,
Un elemento di superfìcie, situato nel punto y, ha quindicontribuito al lavoro d'attrito con
-z.df (di, —di,) ' s s's) dt .dj
Se noi in prima approssimazione consideriamo un elemento di
superficie come rigido, questo, durante una rotazione completaintorno al cilindro, produrrà il lavoro
dA, df A-«- z.) .v .dt
La velocità vera del punto è
Wdi
di
7- = » (r + s'l
t
+
\-< V M <-\rdl—»-
Fig- 43-
Da ciò segue che il differenziale del lavoro d'attrito è dato
dalla
j a ,. fb , , , .w.dt
dAA = df )_b T- (£. —Si)'i + z\
dt J- 1 + z\7— dy
giacche durante il tempo d t la superfìcie d f descrive il seg¬mento d y.
Introduciamo i valori di z\ e z'1 e otterremo:
àAA=
(b„
df J-b "'
E+(„yl_J^-)V mi
dy .
— 21 —
L'espressione <xyl— può essere trascurata rispetto ad E
con un errore di circa 0,01 %.Il valore <xyl
—
cry. è quasi costante
0,35 kg/mm!
Otteniamo dunque
df
35
724.1O* Jo. dy
(b
^'integrale 2 I t dy e stato calcolato graficamente
2 I t .rf y = 90 kg/cm.
Si trova così
4,36 .io-3 kg/cm = 7?
Il lavoro d'attrito prodotto da tutti gli elementi di super¬ficie durante una rotazione completa è
AA = K. 2 ts
.r
. e
(ciascun elemento produce in una rotazione completa lo stesso
lavoro).Poiché d'altra parte il lavoro d'attrito può essere espresso
dal prodotto dell'angolo di rotazione per il momento d'attrito,
può ricavarsi il valore di quest'ultimo:
MA =-^_
= K.r.y
D'altra parte secondo le notazioni correnti possiamo scrivere
Mk /a
Per confronto con la precedente si ricava allora subito il
coefficiente di attrito volvente
/a=
K. e . r
= 1,24 .io-6 cm/A -
j.
valore che ben si accorda con quelli già noti.
TABELLE
Queste tabelle sono state scelte tra le molte misure fatte,e danno l'andamento delle tensioni soltanto nelle sezioni piùinteressanti. I punti sono designati con gli stessi numeri nei
diagrammi e nelle tabelle.
Tutte le tensioni sono date in kg/mm1.0 denota l'angolo d'inclinazione rispetto alla verticale.
Briglia forata.
Caso I. Fig. io.
Sezione 3.
Punto 2
9 56e/, -0,0421o3 0,0828
4
630,0111
0,2674
5 6
67 71
0,0584 0,133
o,3577 o.5i3
Tensione lungo il foro
Punto 0 1
5 —0,494 —0,487
Punto 6 7
« o.975 1."
2
-0,321
8
1,16
3
-0,114
9
1.15
7
80
0,1870,729
4
o,336
10
I.I35
5
0,642
11
0,697
Caso II. Fig. 9.
Sezione 3.
Punto 4 5 6 7
9 385( 0,1022
117
0,008109
0,137
97
0,182»i -0.0557 0,3263 0,587 0,994
Tensione lungo il foro.
Punto 1 2 3 4 5 6
« -0,454 -0,370 -0,185 0,130 0,482 0,821
Punto 7 8 9 10 11
1 1,02 1,01 0,96 o,74i 0,398
Caso III. Fig. 8.
Sezione 3.
Punto 4 5 6 7
9 65»i -0,05a. -0,13
122
0,14
0,2605
109
o,75
0,558
93,5
1.14
1,06
Tensione lungo il foro
Punto 1 2 3 4 5 6
or -0,446 -o,34 -0,208 o,i43 0,404 o,745
Punto 7 8 9 11
5 1,025 o,995 0,971 o,334
Caso IV. Fig. 7-
Sezione 1.
Punto 1 2 3 1 2
9 75
«1 0,075tjj 0,809
60
-0,047
0,4308
47,5
-0,1180,124
70
0,179
0,932
7i0,08250,368
Sezione 3.
Punto 1 2 3 4
9 64" 0,39<js 0,7215
76-0,1
0,4861
90
-o,i475
0,2174
88
-0,1280
Sezione 4.
Punto 2'
3 4
9 92
<*! 0,067iT) -0,7402
90
0,611
-0,317
89
1,070
Tensione lungo il foro.
Punto 1 2 3 4 5 6
a -0,592 -0,466 -0,29 0,179 o,5i5 0,96
Punto 7 8 9 10 11
0 1,22 i.3 1.195 0,85 0.364
Sollecitazioni di denti.
Dente quadrato sollecitato centricamente a pressione. Fig. 15.
Sezione 11.
Punto 17
9 -87<7, -0,l88r/j -0,695
Sezione 12.
Punto 17
9 87,5"i -0,239
c/j —0,696
Sezione 13.
Punto 17
o 88
"1 -0,239<r, -0,659
Punto 26
o 121
«l -0,47<Ja -0,063
18
82
-0,2
-0,72
20
75
-0,301
-o,757
20
80
-0,319
-0,723
20
73
-0,212
-0,768
21
72
-o,359
-0,846
21
79
-o,349
-0.773
21 22
7° 73-0,226 -0,199
-0,87 -1,132
22
68
-0,405
-1,036
22
73
-o,335
-0,849
23
58-0,309
-0,91
24
36-0,25
-0,67
— 22 —
Dente quadrato premuto eccentricamente all'estremità. Fig. 16.
Sezione 6.
13 15Punto
9 115 123
st -0,1294 -0,294
ss 0,2644 -0,0337
Punto 22
17 19 20
79 103
-0,267 -0,264-0,3825 -1,018
100
-0,17
-1,409
21
95
-0,084-1,84
9 93,5
Si -0,138s2 -2,105
Sezione 12.
Punto 11 13
a 82
Si —0,156<*•. 0,356
65-0,256;0,17
Punto 21 22
9 78Si -0,65s2 -1,369
66
-0,69-1,981
Punto 21
9 28
Si —1,007
°t -0,0033
Sezione 3.
Punto
Punto
22
35
-i,348-0,218
15 17
52,5 126
-0,3708 -0,231
0,0277 -0,589
19 20
102 88
-0,404 -0.119
-0,819 -0,6193
7 8 9 10 11 12
45
-0,0323
0,414
39
-0,043
0,491
3°
-0,0170,581
20
-0,016
o,572
13
-0,007
0,464-
12
0,013
0,382
14 16 17 19 21 22
22
-0,0840,2453
21
-o,3470,0892
18
-0,4630,015
13
-0,572
-0,084
12
-0,669
-0,25
19
-0,674-0,302
23 24 25 26
25
-0,771
-0,306
23
-0,877—0,227
18
-0,936-0,181
13
-o,933
-0,12
Punto
Flessione di denti con spigolo inferiore inclinato.
Gaso I. Fig. 26.
Sezione 6.,
Dente quadrato sollecitato a flessione.Punto 11 13 15 17 19 21
Caso I. Fig. 21[. 9 - 90 53 46 50 5i 46,5
Sezione 6. s, 0,836 0,265 0,2566 0,183 0,076 -0,009
Sj 0,031 -0,1094 -0,399 -0,508 -o,544 -0,6285
Punto 11 12 14 16 17 19
9 o,5 9 37-5 3i5,5 3i8 323,5 Sezione n.
°i o,o55 0,02 -0,2116 0,2838 0,2768 0,1867s2 0,751 0,505 0,1128 -0,4096 -0,46 -0,4082 Punto 7 9 10 11 13 15
0 117 48 65 80 96,5 92Punto 21 22 al 0,016 o,457 0,5112 0,462 0,263 0,0767
9 336 349,5 Sj 0,201 0,0295 0,043 0,0655 0,067 0,0147
Si 0,1138 -0,0226«> -0,3658 -o,355i
*
Punto 17 19 21 23 25 26
9 59 54,5 .56 59 63 62,5
Sezione 12.st -0,0085 -"0,0499 -0,0775 -o,i55 -0,203 -0,237
Sa -O.I -0,2231 -o,334 -o,479 -0,617 -o,7
Punto 11 12 14 16 17 19Punto 27 28
9 19.5 14 16 26,5 303,5 3io,5
St 0,321 0,313 0,148 -0,104 0,0507 -0,143 9 66 47,5
s3 1,041 0,71 o,35* 0,0692 -0,146 -0,413s, -0,153
Sj -0,748-0,054
-0,678
Punto 21 22
0 318 323 Caso II. Fig. 28.
Si -0,304 -0,421Sa -0,763 -1,296
Sezione 7.
Punto 11 13 15 17 19 21
Sezione 13.9 57 7i 71 69 ,°5 58
Punto 7 8 9 10 11 12Si 0,426°> -4,974
0,672-2,047
0,2792
-1,7760,3288
-0,90980,1522
-0,86440,047
-0,8719 340,5 337,5
.,
322,5 28 n,5 2
st 0,1244 0,2834 0,6013 0,118 0,21 0,113 Punto 23
"2 -0,055 -0,0492 -0,0384 0,853 0,8 0,5289 47Si -0,005
Punto 14 16 17 19 21 22Sa
-
—1,002
? 356 358 274 298 323,5 324
s. 0,093 -0,0563 -0,0563 —0,2072 -0,393 -0,427 Sezione io.
Sj 0,2848 0,0476 -0,1606 -0,3133 -o,59 -0,896
Punto 7 9•
10 11 13 15
Punto 23 24 25 26? 95,5 in 47 - 50 44 55
0 310 289 8 4 Si 0,0154 0,074 1,467 0,92 0,5197 0,3609Si -0,386 -0,09 -o,777 -0,613 Sa 0,422 1,27 0,329 0,38 -0,4168 -0,6772Sj -1,221 -1,047 -0,004 0,028
Caso II. Fig. 24.
Sezione 12.
Punto 11 12
?
Si
Sa
313
1,047
0,239
317
0,7141
-0,2633
14
35
-0,580,509
16
28
-0,6490,296
17
27
-0,6780,2297
27
-o,793
0,102
Punto 17
9 62
Si 0,26"* -0,7372
Punto 27
9 77°l -0,253
ff2 -2,35
19
650,1722
-o,7745
28
85 '•
-0,089
-i,77
21
66
o
-0,936
23
65-0,102
-1,128
25
64-0,275
-1,584
26
66
-0,442
-2,011
- 23 -
Tensioni nei raccordi di denti soi lecitati a pressione. Punto
Pressione assiale. Fig. 15.
Valori di /:r
Punto 1
'(*)
8
0,116
o,i59
0,384 0,77
>7
1,43 2,04 2,26 1,81 1,49 0,8630,712 1,19 1,69 1,86 1,92 1,36 0,698
0,141 0,435 0,634 0'905 1,125 r.2 1.24
Pressione eccentrica; la forza agisce all'estremità. Fig. 16.
<s = tensione nel raccordo dalla parte in cui agisce il carico.
Valori di <r:
Punto 12 3 4 5 6 7 8
r Carico
b kg0,116 139,6 0,275 0.63 i,39 2,33 3,05 3,03 2,6 2,21
0,159 41.85 0,06 0,252 0,505 0,816 1,12 1,25 1,1 1,0650,22 41.85 0,287 0,49 0,7 0,91 1,07 1,41
Tensioni nei raccordi di denti sollecitati a flessione
e taglio.
Dente quadrato.
La forza agisce all'estremità. Fig. 21.
Valori di 1:
Punto 1* 1 2* 2 3* 3 4* 4
r Carico
b kg0,116 51,85 0,021 0,745 0.895 I>29 J>23 I,44 1,8 1,66
0,159 22,6 0,322 0,626 0,504 0,916 0,65 1,13 0,805 1,14
0,22 41,85 0,542 0,79 1,4 0,98 1,37 1,16 1,23
Punto 5* 5 6* 6 7* 7 8* 8
r Carico
b kg0,116 51,85 2,5 2,2 2,12 1,46 1,31 0,636 0,79 0,214
0,159 22,6 0,86 0,916 1,37 0,568 1,27 0,227 0,06450,22 41,85 1,22 0,965 1,29 0,85 1,28 0,608 0,178
La forza agisce vicino all'incastro. Fig. 24. Carico 139,6 kg.
Punto 1* 1 2* 2 3* 3 4* 4
e 1,09 0,312 1,55 0,69 2,26 1,1 2,5 1,7
Punto 5* 5 6* 6 7* 7
1 2,1 1,92 1,225 1.82 0,628 0,95
Dente con spigola inferiore obliquo.
La forza agisce all'estremità. Fig. 26. Carico 61,85 kg.
Punto 1* 1 2* 2 3* 3 4* 4
e 0,6 0,097 0,708 0,415 0,96 0,778 1,33 1,16
Punto 5* 5 6* 6 7* 7
<r 1,3 1,53 0,92 1,28 0,785 0,975
La forza agisce vicino all'incastro. Fig. 28. Carico 198 kg.
Punto 1* 1 2* 2 3* 3 4* 4
e 1.33 !,74 2,65 2,75 2,82 2,5
Punto 5* 5 6* 6 7* 7-
a 2,24 1,98 1,79 1,25 1,49 0,385
I punti indicati con* si trovano nel raccordo situato dalla
parte opposta alla forza.
Contatto di due cilindri.
Superficie convessa. Fig. 38.
Punto 0*,1 0*,2 0*,3o 95 106 129
ci -0.951 -0,664 -0,086o, -1,443 -1,176 -0,621
0*,4 1*,1 1*,268 90 102,5
-0,1242 -0,584 -0,481-0,0182 -1,49 -1,354
1*,3118
-0,16
-0,978
Punto 2*,3o 116
Gt —0,046°! -0,956
Punto
Punto
Punto
Punto
Punto
o
Punto
1*,4 1*,5
51 63-o,5543 -0,2042-0,0185 -0,0134
3*,3
112
-0,002
-0,859
4*,2
99
0,0175
-0,878
5*,1
90
0,037
0,7854
5*,7
129
0,024
-0,29
6*,6120
o,o35
-0,364
7*,5
in
0,0455
-0,442
Punto 8*,4o 104G, 0,0682a, -0,4614
Punto 9*,3
9 98Si 0,0878*> -0,4439
Punto 10*,2
9 93"<. 0,075ff2 -0,4531
2*,4
129
0,005
-0,671
3*,4
1230,0166
-0,6683
4*,3108
0,011
-0,774
5*,2
97,5
0,045
-o,745
6*,1
90
0,059
-0,69
6*,7
124
0,0243
-0,293
7*,6
ii50,0283
-0,3762
8*,5
1070,0364
-0,403
9*,4102
0,063-0,4305
2*,5
50
.-0,425
-0,0085
3*,5
131
0,023
-0,465
4*,4
117
0,03
-0,625
5*,3106
0,062-0,6673
6*,2
970,061
-0,6525
7*,1
90
0,078-0,6028
7,*7
119
0,0326-0,31
8*,6112
0,0272
-0,364
9*,5
105
0,0402
-o,3955
10*,3 10*,4
97
0,066
-o,4434
100
0,056-0,4156
Superficie concava. Fig. 38.
Punto 1*,1o 80
a, -0,891<*2 -1,517
Punto
o
2*,2
74
-o,54
-1,366
Punto 3*,1
Punto
-o,347
-1.312
3*,7
115
-0,2774
1*,268
-0,587-i,237
2*,3
58-0,208
-i,o34
3*,2
75
-0,244
-1,191
4*,1
89-0,145
-0,0371 -1,056
Punto 4*,6
9 !27
4*,7
123
-0,4033 -0,3221-0,008 -0,026
1*,3
45-0,098-0,779
2*,4
370,021
-0,591
3*,360
-0,138-0,996
4*,2
76-0,14-0,106
5*,1
90
-0,089-0,911
1*,666
-0,1006-0,0229
2*,6
57
-0,2491
-0,0055
3*,6
48-0,3280,0105
4*,5
125
0,04
-0,478
5*,4
"3
0,0515
-o,579
6*,3
103
0,0486-0,61
7*,2
95
0,0713
-o,59i5
8*,1
90
0,0545
-o,549
8*,7
115
0,0347
-0,312
9*,6108
0,0418-o,34
10*,5
103
0,0509
-0,3763
1*,4
no
-0,3289-0,022
2*,5
113
-0,33870,0056
3*,4
47
-0,059
-o,745
4*,3
65-0,094-0,889
5*,280
-0,064-0,849
2*,1
90
-0,257
-1,312
3*,1
90
-0,047
-1,073
3*,7
52
-0,2511
-0,0073
4*,6
130
0,028
-o,3534
5*,5
119
0,0244
-o,4954
6,*4
109
0,0568-o,5i74
7*,3
101
0,067-o,55
8*,2
94
0,096
-o,5i55
9*,1
90
0,086
-0,4872
9*,7
ni
0,0433-0,2869
10*,6106
0,0492
-o,333
2*,2
102,5
-0,174-=1,208
3*,2101
-0,037
-1,03
4*,1
90
-0,004
-0,92
4*,7
45
-0,2493
0,0278
5*,6
«5
0,0313
-0,376l
6*,5
"5
0,0485-o,453
7*,4106
0,0468-0,5072
8*,3
99
0,0959
-0,4888
9*,2
94
0,0815-o,479'
10*,1
890,076
-0,4655
10*,7108
0,04
-0,2944
2*,1
89
1*,5
109
-0,174 -0,661
-0,0059 -1,49
2*,6108
-0,2173
0,0003
3*,5126
-0,511
-0,017
4*,4
54
-0,027
-0,684
5*,3
69
-0,032
-0,765
3*,6
119
-o,355
-0,02
4*,5
45
-0,0315
-0,5363
5*,460
-0,048-0,678
- 24 -
Punto 5*,5 5,*6 5*,7 6*,1 6*,2 6*,3 Punto 9*,7 10*,1 10,*2 10*,3 10*,4 10*,5
tVi
«1
5i
-0,009
-o,534
44
-0,028
-o,4595
129
-0,3516-0,011
89-0,068
-0,786
80
-0,041
-o,737
72
-0,043
-0,694
? 560-1 -0,0019
s* -0,3677
90
-0,0065
-o,473
84-0,0016
-o,4553
77
-0,0041
-0,4267
73'0,0039
-0,4187
68
0,001
-o,39
Punto
<?
6*,4
63-0,0105
-o,5935
6*,5
55
-0,0034
-0,5095
6*,6
50
-0,0026
-o,4352
6*,7
45
-0,085-o,357
7*,1
90
-0,028-0,665
7*,281
-0,023
-0,6355
Punto 10*,6
9 63<T, 0,015
°J -0,35l8
10*,7
61
0,009
-0,3231
Punto
tp
"2
7*,3
73
-0,0144
-0,5852
7*,4
66
—0,0086-0,546
7*,5
60
—0,018
-0,4992
7*,6
54-0,008
-0,421
7*,7
50
-0,0085-o,349
8*,1
90
—0,0076-0,5835
Tensioni sulla superficie
Superficie convessa.
Punto 1 2
di contatto.
3 4 5
Punto
tp
o2
8*,282
-0,0056-o,5557
8*,3
760,002
-0,5294
8*,4
69-0,01
-0,514
8*,5
63-0,0165-o,4738
8*,6
580,0018
-0,3874
8*,7
53
-0,0217
-0,3824
0 120 78°» -0,3362 -0,906o-, 0,0368 -1,262
Superficie concava.
82
-1,121
-1,427
99
-1,041
-1,388
122
-0,384-0,769
Punto 9*,1 9*,2 9*,3 9*,4 9*,5 9*,6 Punto 1 2 3 4 5 6
90
-0,015
-0,5256
83—0,010
-0,518
77
0,0
-0,479
7i
0,0035
-0,4521
65-0,027
-0,4425
61
-0,002
-0,383
0 78e, -0,11760, -0,0322
118
-o,53
-0,885
97
-1,1685-1,2675
64-1,337
-1,463
57-0,929
-r.159
101
-0,2668-0,0882
Seweryn Rajnfeld.
INDICE DELLE OPERE CONSULTATE
1. J. MiiLLER, Etnde de trois profils de murs encastrés sollicités à
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4. B. Kirsch, cfr. Fòppl, Vari, uber teck. Mechanik Bd. V.
5. K. Wieghardt, Ztschr. f. Math. und Physik. Bd. 55. 1907.
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io. I. H. Micheli., The inversion of piane stress. Proc. Lond.
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11. H. Lorenz, Technische Elastizitàtslehrc.
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