Il Velo Dipinto - William Somerset Maugham

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William Somerset Maugham. IL VELO DIPINTO. Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1937. Traduzione di Elio Vittorini. Copyright 1925 by William Somerset Maugham. Titolo dell'opera originale: 'The painted veil'. Prima edizione Medusa novembre 1937; 9 edizioni I libri del Pavone; prima edizione Oscar Mondadori agosto 1967. INDICE. Il velo dipinto: pagina 2. Note al testo: pagina 334. Notizie biobibliografiche: pagina 335.

1. Ella trasali' con un grido. Che cosa succede? fece lui. Nonostante la penombra in cui erano per via delle persiane abbassate, egli vide la faccia di lei contrarsi di terrore. Qualcuno ha tentato la porta. Ebbene? Sara' stato qualcuno dei 'boys', sara' stata l''amah'... Impossibile. Non mi cercano a quest'ora. Sanno che dormo, dopo colazione. Chi altri avrebbe potuto essere, allora? Walter le usci' mormorando, dalle labbra che tremavano.E gli indico' le scarpe. Egli cerco' subito di mettersele ma il nervosismo in cui l'allarme di lei lo teneva, lo rendeva incapace di farlo, tanto piu' che gli erano un po' strette, quelle scarpe. Con anelante impazienza essa gli porse il calzascarpe: poi, infilandosi un kimono, a piedi nudi, si porto' dinanzi al tavolo della toletta. Aveva i capelli tagliati corti e un colpo di pettine le basto' a rimetterli in ordine prima ch'egli si fosse allacciata la seconda scarpa. Poi gli porse la giacca. Come faro' ad uscire? E' meglio che tu aspetti un momento. Prima voglio vedere se tutto va bene. Ma certo che andra' bene. Mica puo' essere Walter. Non viene via dal laboratorio che alle cinque. Queste cose se le dicevano bisbigliando. Essa tremava, ed egli penso' che, all'occasione, avrebbe certo persa la testa. Per cui si senti' in collera con lei. Se non si poteva esser sicuri perche' diavolo gli aveva detto che si poteva? Essa qui trattenne il fiato e gli pose la mano sul braccio. Egli segui' la direzione del suo sguardo. Si trovavano dirimpetto alle finestre che mettevano sulla veranda. Chiuse erano, col chiavistello. Ed essi videro il pomo di bianca porcellana della maniglia girare piano, pianissimo. Non avevano sentito passi sulla veranda. Ed era terrificante vedere quella cosa muoversi senza rumore. Un minuto passo', sempre senza rumore. Poi, con la fantomaticita' del sovrannaturale, nella medesima agghiacciante maniera furtiva e silenziosa, videro il pomo di bianca porcellana della seconda finestra girare, girare anch'esso. Cosi' terribile fu che Kitty, perdendo il controllo di se', apri' la bocca per gridare; e l'avrebbe fatto se egli non fosse stato lesto a serrarle le labbra con la mano. Il grido si ruppe contro quelle pronte dita. Silenzio. Essa si appoggio' a lui con le ginocchia che le battevano, ed egli ebbe paura di vederla svenire. Accigliato, con le mascelle contratte, la porto' sino al letto, ed essa vi si lascio' cadere. Era bianca come la biancheria del letto stesso, e pallido era anche lui, nonostante la sua pelle abbronzata. Accanto a lei stette fissando affascinato il pomo di porcellana. Nessuno dei due parlava. Infine egli s'accorse che lei piangeva.

No, per amor di Dio, non piangere bisbiglio' in tono irritato. Finiremo davvero per perderci se fai cosi'. Bisogna tener duro, capisci? Con gli occhi essa cerco' il suo fazzoletto e lui, intuendo quello che voleva, le diede la borsa. Dov'e' il tuo casco? L'ho lasciato di sotto. Signore Iddio. Ma insomma, calmati una buona volta. Vi sono cento probabilita' contro una che non sia stato Walter... Perche' diamine dovrebbe esser venuto a quest'ora? Non viene mai nel corso della giornata, me l'hai pur detto tu. Si', mai. Bene, scommetto quello che vuoi che e' stata l''amah'. Essa gli rispose con un'ombra di sorriso. La calda voce carezzevole di lui la rassicurava. E gli prese la mano, gliela strinse con trasporto. Egli aspetto' un momento a parlare, che si fosse riavuta. Senti, non possiamo restare qui per sempre disse quindi. Puoi provarti ad uscire sulla veranda per dare un'occhiata? Non so, non credo di averne la forza. Bene, hai del cognac, qui in camera? Scosse la testa lei, e un cipiglio oscuro' un momento il viso di lui. Diventava impaziente, non sapeva che fare. D'un subito essa gli strinse la mano piu' forte. E se e' li' fuori che aspetta? Egli forzo' le labbra a sorriderle e la voce mantenne sul gentil tono persuasivo di cui conosceva l'efficacia. Non e' molto probabile. Animo, Kitty! Pensa, se davvero fosse venuto e avesse visto il casco d'un estraneo nel vestibolo e poi fosse salito e avesse trovata la tua camera chiusa, pensa che baccano avrebbe fatto! Non puo' essere stato che uno dei 'boys'. Solo un cinese e' capace di girare una maniglia a quel modo... Essa si senti' meno inquieta. Ad ogni modo non e' piacevole, anche se e' stata soltanto l''amah'. Oh, si puo' metterla benissimo a tacere l''amah'. Le insegnero' io un po' di timor di Dio se necessario. Non si hanno molti vantaggi ad essere un ufficiale governativo, ma si puo' profittare come si vuole di quei pochi che si hanno. Forse aveva ragione. Essa scivolo' giu' dal letto e si giro' con le braccia aperte verso di lui che subito nelle proprie braccia la strinse, e la bacio' sulle labbra. Fu per lei un'estasi tale che era quasi pena. Oh, lo adorava! E come da lui fu lasciata ando' alla finestra. Tiro' il chiavistello, socchiuse l'imposta, guardo' fuori. Non un'anima, c'era. E scivolo' all'aperto, sulla veranda, guardo' nello spogliatoio del marito, poi nel proprio salottino. Vuote, tutte e due le stanze erano vuote. Torno' in camera e a lui fece cenno. Nessuno disse. Ritengo che sia stata un'illusione ottica dal principio alla fine. Bene, non ridere. Ero cosi' terrorizzata! Va' nel mio salottino, ad aspettare un momento, ora. Mi metto le calze, le scarpe e ti raggiungo. 2. Cosi' egli fece, e cinque minuti dopo essa lo raggiungeva. Lo trovo' con una sigaretta accesa in bocca. Potrei avere un bicchierino di cognac? Si', suono subito... Credo che non sarebbe male ne prendessi un poco anche tu, dopo quanto e' successo. In silenzio aspettarono che il 'boy' rispondesse alla chiamata. Essa diede l'ordine. Telefona al laboratorio disse poi. Domanda se c'e' Walter. Non conosceranno la tua voce. Egli stacco' il ricevitore, formo' il numero. E domandato del dottor Fane subito riattacco'. Non c'e'. Manca dal momento della colazione. Chiedi al 'boy' se e' stato qui disse.

Ah, non oso! Riuscirebbe strano che ci fosse stato e io non l'avessi visto. Il 'boy' porto' la roba da bere e Townsend si servi'. Preparo' anche per lei, ma essa fece di no con la testa. Che fare se e' stato Walter? chiese. Non se ne curera', ritengo. Chi, Walter? La sua voce suono' incredula. Mi ha fatto sempre l'impressione di essere piuttosto timido. Certi uomini non amano le scenate, sai. E lui ha abbastanza buon senso per capire che non ci si guadagna mai nulla con gli scandali. Io non credo neppure un minuto che sia stato Walter, ma se ad ogni modo lo e' stato sono sicuro che stara' quieto. Fingera' di ignorare. Essa resto' un momento soprappensiero. E' terribilmente innamorato di me. Tanto meglio. Potrai raggirarlo. Egli le sorrise in quel suo modo delizioso che a lei riusciva sempre cosi' irresistibile. Era un sorrider lento che dai chiari occhi azzurri giungeva per un visibile percorso alla bocca ben designata, dai bianchissimi denti piccoli e uguali. Era qualcosa di molto, molto sensuale che le scioglieva il cuore per tutto il corpo. Bene, dopotutto, me ne importa poco disse ella, in un improvviso accendersi di gaiezza. L'essere stati insieme vale la pena di qualunque cosa. E' colpa mia. Perche' sei venuto?... Gia'... Mi ha sorpreso vederti. Non ho potuto resistere! Caro! Un poco essa si piego' verso di lui, coi neri occhi scintillanti che lo fissavano pieni di passione, ed egli la cinse nelle sue braccia. Al rifugio delle quali essa si abbandono' con un sospiro d'estasi. Sai bene che puoi sempre contare su di me egli disse. Oh, caro! Sono felice con te! Vorrei renderti felice come tu rendi felice me. Non sei piu' spaventata? Odio Walter essa rispose. Non sapendo che dirle a quest'ultima battuta egli la bacio'. Morbida era la faccia di lei contro la sua. Ma poi le afferro' il polso al quale essa teneva un piccolo orologio d'oro e guardo' l'ora. Sai che cosa devo fare, adesso? Dileguarti fu la risposta di lei, in un sorriso. Ed egli accenno' di si'. Piu' strettamente, un attimo, essa si tenne appesa a lui, ma come senti' il desiderio tornare si sciolse, lo lascio'. Ah, e' proprio indecoroso il modo in cui tu trascuri il tuo lavoro. Via subito di qui! Mai egli sapeva resistere alla tentazione di simili schermaglie. Hai una dannata fretta di sbarazzarti di me, a quel che pare disse giulivamente. Oh, tu sai bene quanto mi sia odioso lasciarti andare. Questa risposta fu sommessa, e suono' seria, profonda. Egli diede in una risata di compiacimento. Non assillarti adesso il cervello con la storia del nostro misterioso visitatore. Sono sicuro che e' stata l''amah'. E se te ne viene qualche fastidio abbi fiducia che te ne liberero'. Hai molta esperienza in materia? Egli sorrise in modo divertito, compiaciuto. No, ma mi lusingo di avere una testa bene avvitata sul le spalle. 3. Kitty usci' sulla veranda a guardarlo andar via. Ed egli agito' la mano in segno di saluto. Le dava come un fremito guardarlo: aveva quarantun anno, ma il suo passo era agile, snella ed aitante la sua persona. C'era ombra nella veranda; e pigramente, placido il cuore di amore soddisfatto, essa vi si indugio'. La casa sorgeva nella Pleasant Vale, sul fianco della collina, dacche' non si potevano permettere un piu' scelto e costoso soggiorno sul Mount. Ma a malapena il suo sguardo assorto sfiorava l'azzurro del mare, a malapena notava la folla dei battelli nel porto. Essa non poteva pensare mai ad altro che al suo amante. Certo, era stupido comportarsi come quel pomeriggio, ma quando egli veniva da lei col desiderio di averla, come esser prudente? Due volte, tre volte egli era venuto dopo colazione, allorche' nessuno osava spingersi fuori di casa nel gran calore meridiano, e nemmeno i 'boys' si erano accorti delle sue visite. Il che era molto difficile a Tching-Yen. Essa detestava il quartiere cinese, e andare nella lercia baracca, giu' in fondo alla Victoria Road, dove usava incontrarsi con lui, la rendeva nervosa. Si trattava della bottega di un antiquario; e i cinesi che si trovavano seduti tutto intorno la fissavano in modo sgradevole.

Insopportabile le riusciva poi il sorriso ingraziante del vecchio che la faceva passare nel retrobottega, la guidava su per un'oscura infilata di scale. Che disordine nella camera in cui veniva introdotta! E sempre alla vista dell'ampio letto di legno cacciato contro il muro, ella rabbrividiva. Com'e' sordido qui, nevvero? aveva detto a Charlie, la prima volta. Era sordido, ma ora ci sei tu le aveva risposto lui. Naturalmente essa dimenticava ogni cosa non appena si trovava nelle braccia del suo Charlie. Ma com'era odioso che non fosse libera, che entrambi non fossero liberi! La moglie di Charlie non le andava per niente a genio. Un attimo il vagabondo pensiero di Kitty si fermo' su Dorothy Townsend. Che nome sciagurato, Dorothy! Rendeva vecchi a portarlo. Era una donna che doveva avere trentotto anni perlomeno. Ma Charlie mai ne parlava. Non gli importava nulla di lei, l'aveva sullo stomaco; ma era un gentiluomo. E Kitty sorrise con affettuosa ironia; era proprio da lui, agir cosi': pur non essendole fedele, a quella stupida d'una vecchia cosa, mai parlarne male. Era alta, Dorothy, piu' alta di lei, e non robusta ne' esile, con una gran massa di capelli castani, d'un castano molto chiaro. Bella certo non era mai stata, se non, ai tempi ch'era giovane, della bellezza della gioventu'. Aveva i lineamenti regolari, ma che non dicevano nulla; freddi gli occhi azzurri. Pallida in viso, la sua pelle non invitava a guardarla una seconda volta. E vestiva come, sicuro, come quella che era, la moglie dell'aiutosegretario Coloniale a Tching-Yen. Di nuovo Kitty sorrise, e si strinse appena appena nelle spalle. Naturalmente non si poteva negare che Dorothy Townsend avesse una voce spiacevole. Era una madre d'eccezione; Charlie lo diceva sempre. Era anche quello che la madre di Kitty chiamava una 'gentildonna'. Ma a Kitty non andava proprio. Le sue maniere non le andavano; il modo correttissimo col quale vi trattava quando eravate a pranzo o a prendere il te' da lei: una correttezza che riusciva esasperante poiche' non si riusciva a non sentire quanto poco, in effetti, ella avesse interesse per voi. Questo forse perche' di null'altro essa si curava che dei suoi bambini; due dei quali si trovavano in Inghilterra, a scuola, e il terzo, di sei anni, doveva andarci l'anno venturo. La sua faccia era una maschera. Sorrideva, e nella sua piacevole maniera beneducata diceva esattamente le cose che vi aspettavate di sentir da lei; ma come, con tutta la sua cordialita', vi teneva a distanza! Aveva diversi amici intimi nella colonia, che l'ammiravano moltissimo. E Kitty avrebbe voluto sapere se Mistress Townsend non la giudicasse un po' 'comune'. Arrossi', a questo pensiero. Dopotutto non aveva proprio appiglio, l'egregia Dorothy, per darsi delle arie. Vero che era figlia di un Governatore Coloniale, ma essere Governatore andava bene finche' durava - tutti si alzavano al suo ingresso in un locale, gli uomini si scappellavano al suo passaggio in automobile per la strada - mentre, appena messo a riposo, nessuno piu' se ne occupava. Ora il padre di Dorothy Townsend viveva infatti in una piccola casa delle Earl's Court, dove la madre di Kitty avrebbe giudicato una bella noia andare in visita. Il padre di Kitty, Bernard Garsin, era K.C. (1) e poteva diventar giudice da un momento all'altro. Ad ogni modo abitava nella South Kensington (2). 4. Venendo, subito dopo le nozze, a Tching-Yen, Kitty aveva trovato duro abituarsi al fatto che la sua condizione sociale dovesse dipendere dall'occupazione del marito. Certo tutti erano stati molto gentili e per due o tre mesi li avevano invitati di qua e di la' quasi ogni sera; e sempre quando pranzavano dal governatore questi la trattava come si puo' trattare una sposa; pure essa aveva potuto in breve capire che, come moglie del batteriologo governativo, non le si dava molta importanza. Ma e' assurdo disse al marito. Vi e' si' e no una persona su cento sopportabile per piu' di cinque minuti, e fanno di queste storie! Mia madre non si sognerebbe mai di invitare nessuno di costoro a pranzo, da noi! Non te la pigliare, adesso. Non bisogna rispose lui. Credi a me. Non ne vale la pena! Sicuro che non ne vale la pena. Dimostra solo come sono stupidi! Ma fa un certo effetto pensare a tutta quella gente che veniva da noi, mentre qui si e' trattati come roba di scarto. Dal punto di vista mondano, l'uomo di scienza non esiste disse lui con un sorriso.

Questa fu una novita' per lei; lui non glielo aveva detto al momento di sposarla. Ah, non so se possa attrarmi essere invitata a pranzo dal direttore delle Poste! fece, ridendo, per diminuire la portata snobistica dell'osservazione. Forse egli avverti' un rimprovero nella leggerezza di quel tono, poiche' subito le prese la mano, timidamente gliela strinse. Me ne dispiace, Kitty, mia cara, ma non devi angustiarti per cosi' poco. Oh, no davvero! 5.No, non poteva essere stato Walter quel pomeriggio. Doveva essere stato uno dei servi, e i servi non contavano, dopotutto. I servi cinesi sanno sempre ogni cosa, in qualche modo. Ma tengono la lingua a posto. Il cuore le batteva un po' piu' forte, quando si ricordava del modo in cui il pomo bianco di porcellana aveva girato. Ah, mai piu' dovevano correre simili rischi! Meglio andare nella bottega dell'antiquario. Nessuno che ve l'avesse vista entrare avrebbe pensato nulla; e si era sicuri, assolutamente sicuri, la' dentro. Il padrone della bottega sapeva chi era Charlie, e non sarebbe mai stato cosi' stupido da lasciar accadere qualcosa all'Aiutosegretario Coloniale. E poi quello che importava era solo che Charlie le volesse bene! Si volse, lascio' la veranda, torno' nel suo salottino. si getto' sul divano, stese la mano a prendere una sigaretta. Un biglietto posato sopra un libro attrasse allora la sua attenzione. Lo apri'. Era scritto a matita. Cara Kitty, eccovi il libro che cercavate. Stavo per mandarvelo quando ho incontrato il dott. Fane e mi ha detto che poteva portarvelo lui stesso mentre passava da casa. V. H. Subito essa suono', e al 'boy' che comparve chiese chi avesse portato il libro e quando. Padrone portato, missy, dopo colazione. Dunque era stato Walter! Telefono' alla Segreteria Coloniale, cercando di Charlie, e gli racconto' quello che aveva appreso. Vi fu un silenzio prima che lui rispondesse. Che debbo fare? fece Kitty. Ho qui una cosa molto importante da trattare. Temo di non potervi parlare. Solo vi consiglio di non tradirvi. Essa riattacco' il ricevitore. Aveva capito che Charlie non era solo, e si sentiva irritata contro i suoi affari. Di nuovo sedette, dinanzi a un piccolo tavolo, e col viso nelle mani si mise a meditare sulla situazione. Naturalmente Walter poteva aver pensato ch'ella dormisse; e non vi era ragione perche' lei non dovesse chiudersi in camera quando dormiva. Cerco' di ricordarsi se avevano parlato intorno a quel momento. Ad ogni modo non avevano certo parlato forte. Ma il cappello... Ah, che pazzo era stato Charlie a lasciarlo di sotto! Certo non si poteva biasimarlo; la cosa veniva naturale; e poi non era da escludersi che Walter non l'avesse notato neanche. Probabilmente aveva portato libro e biglietto di sopra nella fretta di tornarsene al suo lavoro. Lo strano era che avesse cercato di aprire la porta e poi le due finestre... Se la riteneva addormentata come aveva potuto volerla disturbare? Ma che sciocca, che sciocca, era stata! Lievemente si riscosse, e di nuovo provo' entro il cuore la dolce pena che sempre provava nel pensare a Charlie. Oh, aveva avuto il suo amore, ad ogni modo! E poi lui le aveva detto che le sarebbe stato accanto; cosi', se si doveva giungere al peggio, tanto meglio... Sparasse pur calci, Walter, se voleva. Essa aveva il suo Charlie! Che poteva importarle? Forse sarebbe stato addirittura meglio che Walter sapesse... Nulla egli era mai stato per lei, e dacche' ora amava Charlie Townsend essa trovava brutto, noioso sottomettersi alle sue carezze. Non avrebbe piu' voluto aver da fare con lui. D'altra parte non vedeva su quali prove Walter potesse basarsi per sostenere un'accusa. Essa avrebbe negato. Se poi si fosse giunti all'impossibilita' di negare, bene, gli avrebbe gettata in faccia la verita', e facesse lui quello che gli pareva. 6.

Tre mesi dopo sposata essa si era accorta di aver commesso uno sbaglio; ma era stato piu' per colpa di sua madre che di lei.Nella stanza c'era una fotografia della madre, e gli occhi abbattuti di Kitty vi si posarono sopra. Essa non sapeva perche' la tenesse la', non provava molto affetto per la madre. La fotografia del padre, per esempio, si trovava di sotto, sul pianoforte. Fatta al tempo in cui era diventato K.O., lo raffigurava in parrucca e toga. Ma neanche in parrucca e toga egli riusciva ad apparire imponente. Era un piccolo uomo dall'aria saggia, dagli occhi stanchi, col labbro superiore molto lungo e la bocca sottile, che pareva affilata. Il fotografo, faceto, gli aveva detto di darsi bella cera, ma lui non era riuscito che a fare il severo. Severita' d'occasione, naturalmente, poiche' di solito gli angoli cascanti della bocca e lo sguardo deluso gli davano un'aria di mite depressione; e Mistress Garstin aveva, tra tutte le prove, scelto quella in quanto le pareva la piu' vicina allo spirito magistratesco. Ma, nella propria fotografia, essa si mostrava quale appariva il giorno ch'era andata a Corte. Magnifica appariva nell'abito di velluto, col lungo strascico disposto in modo che se ne potesse valutare tutta la ricchezza, con le piume nei capelli e un gran mazzo di fiori in mano. Come si teneva eretta! Era una donna di cinquant'anni, magra e dal petto piatto, con gli zigomi sporgenti, il naso grande e ben modellato. Aveva una gran massa di lisci capelli neri al riguardo dei quali Kitty nutriva sospetti, se non proprio di tintura, certo di ritoccatura. I begli occhi neri che mai stavano fermi erano in lei la cosa piu' notevole; sconcertanti come riuscivano, cosi' inquieti su quel giallo volto impassibile senza rughe, quando essa parlava. Scorrevano a destra e a sinistra sull'interlocutore, volavano a posarsi sugli astanti, e tornavano di scatto sull'interlocutore; per cui si sentiva com'essa vi esaminasse e analizzasse, pur senza nulla perdere di quello che attorno le accadeva, e come le sue parole non avessero rapporto alcuno coi suoi pensieri. 7. Mistress Garstin era una donna dura e crudele, intrigante, avara, stupida e ambiziosa. Era una delle cinque figlie d'un avvocato di Liverpool e Bernard Garstin l'aveva conosciuta ai tempi in cui era addetto al Northern Circuit. Egli l'era parso allora un giovane di grandi speranze, e in questo era stata confermata dal giudizio del proprio genitore. Invece risulto' ben diverso. Perseverante era, si', e industre, capace, ma non aveva nessuna voglia di far carriera. Mistress Garstin lo disprezzava. Pure aveva riconosciuto, con amarezza, che solo a mezzo di lui poteva aver successo lei stessa e si era buttata a condurlo per amore o per forza sulla strada voluta. Lo strapazzava senza misericordia. Si era accorta che per fargli fare qualcosa di ostico alla sua sensibilita' bastava non dargli pace ed egli, esausto, cedeva. Dal canto proprio ella si era messa a coltivare amicizie utili. Circuiva di lusinghe i procuratori che avevano da fare con suo marito ed entrava in familiarita' con le mogli loro. Si profondeva in cerimonie coi giudici e le loro signore. Insomma si abbandonava ad ogni sorta di manovre politiche. Mai, in venticinque anni, Mistress Garstin aveva invitato qualcuno a pranzo perche' le piacesse. Dava grandi pranzi collettivi a regolari intervalli. Era ambiziosa, ma anche economa. Aborriva dallo spendere. E si lusingava di poter fare a meta' prezzo non meno bella figura di ogni altro. Lunghi erano percio' i suoi pranzi, ed elaborati, ma in effetto, frugali, ne' le entrava nella testa che la gente, pur mangiando e chiacchierando, si accorge benissimo di quello che beve, tanto che serviva come champagne del Moselle spumante avviluppato in un tovagliolo. Bernard Garstin aveva una buona pratica, anche se non vasta, nel suo campo. Pure, uomini entrati nell'amministrazione giudiziaria dopo di lui lo avevano oltrepassato. Mistress lo indusse a presentarsi candidato per il parlamento. La spesa dell'elezione era sopportata dal partito, ma tra avarizia e ambizione una volta di piu' vinse in lei la prima, ed essa non si senti' capace di spendere abbastanza per la candidatura. Le oblazioni che Bernard Garstin faceva alle innumerevoli opere cui si presume che un candidato contribuisca, erano sempre un po' meno che adeguate. Fu battuto. E Mistress Garstin, per quanto le sarebbe piaciuto parecchio essere la moglie di un onorevole, sopporto' la delusione con fortezza d'animo. La candidatura del marito l'aveva messa in rapporti con un certo numero di persone ragguardevoli, dal che le derivava un in piu' di prestigio sociale cui non era indifferente.

Sapeva, del resto, che Bernard non si sarebbe mai fatto notare alla Camera. E se aveva voluto che diventasse deputato era stato solo perche' acquistasse un diritto alla gratitudine del partito. Ora, tale diritto, per il semplice fatto di essersi battuto, lo aveva. Dunque lo scopo era stato in qualche modo raggiunto lo stesso. Ma ancora Bernard era 'junior' nella sua carriera mentre tanti piu' giovani di lui gia' potevano far seguire al loro nome le lettere K. C. Era necessario che anche lui lo potesse, e non solo perche' altrimenti gli restavano scarse speranze di diventare giudice, ma perche' lei non poteva sopportare piu' a lungo la mortificazione di essere invitata ai pranzi dopo donne di dieci anni piu' giovani di lei.Ma su questo punto incontro' da parte del marito un'ostinatezza alla quale da tempo non era piu' abituata. Egli temeva che come K. C. sarebbe rimasto senza lavoro. Chi troppo vuole nulla stringe, e' meglio l'uovo oggi che la gallina domani, si mise a dirle, ed essa, di rimando, a perorare che i proverbi sono il rifugio estremo dei poveri di spirito. E invano egli le illustro' la possibilita' di un reddito dimezzato, ben sapendo come nulla avesse su di lei maggior peso di un argomento simile, essa non volle ascoltar ragioni e, chiamandolo pusillanime, non gli diede quartiere se non, come al solito, quando lo ebbe ridotto a cedere. E datosi da fare tosto egli ottenne la nomina desiderata. Le sue apprensioni risultarono pero' giustificate. Nella carriera di magistrato rimase al punto in cui era e come avvocato si trovo' con poco lavoro. Ma nascose ogni disappunto, e se rancore porto' alla moglie glielo porto' nel segreto dell'animo. Divento' forse un po' piu' taciturno. Tuttavia, essendo sempre stato taciturno in casa, nessuno dei familiari noto' che avesse cambiato. Le figlie non lo avevano mai considerato altro che una fonte di denaro. Perfettamente naturale era sempre parso loro che egli conducesse una vita da cane onde provvederle di vitto e alloggio, di abiti, divertimenti e via di seguito, e come ora vedevano che per colpa sua il denaro era meno abbondante di prima l'indifferenza che provavano nei suoi riguardi si era tinta di esasperazione e disprezzo. Mai capito' loro di domandarsi quali fossero i sentimenti del sottomesso ometto che se ne andava via di casa la mattina presto per ritornare la sera tardi al momento preciso in cui bisognava vestirsi per il pranzo. Per loro era un estraneo. In quanto poi era anche il padre tenevano in conto di una ricompensa il fatto che avesse da amarle e vezzeggiarle. 8. Ma in Mistress Garstin vi era una quantita' di coraggio davvero ammirevole. A nessuno che le fosse in un modo o in un altro vicino, a nessuno che insomma facesse parte di quello che lei chiamava mondo, lasciava mai vedere di essere mortificata per la delusione delle sue speranze. Il suo tono di vita rimase percio' quale era stato sino allora. Con complicate manipolazioni riusci' a dare i pranzi vistosi di sempre, e nell'incontrare, nell'accogliere la gente continuo' a sfoggiare la brillante gaiezza che aveva coltivata per tanto tempo. Possedeva un trito tesoro di ciarle che nella zona di societa' in cui si moveva passava per conversazione. Era un'ospite utile tra le persone non facili alla ciarla, dacche' mai le mancava di che ciarlare e sapeva in ogni caso rompere un silenzio imbarazzante con una osservazione appropriata. Come ormai pareva improbabile che Bernard Garstin diventasse giudice della High Court, essa si mise a sperare che lo diventasse della County Court, o che perlomeno lo si chiamasse a qualche alto posto dell'amministrazione coloniale. Nell'attesa ebbe la soddisfazione di vederlo nominato Recorder di una citta' del Galles. Ma era sulle figlie che riponeva le maggiori speranze. Grazie a loro, grazie ai buoni matrimoni che avrebbe combinato per loro, si riprometteva di rifarsi di tutte le proprie delusioni. Le figlie erano due: Kitty e Doris. Doris non si poteva dire un bel tipo ne' dava segno di diventarlo, aveva il naso troppo lungo, era rappattumata di persona, e Mistress Garstin capiva come non fosse il caso di sperare per lei molto: avrebbe sposato uno dei soliti giovani ben messi, con una discreta professione. Ma Kitty era una bellezza sul serio. Sin da bambina lasciava vedere che lo sarebbe stata, coi suoi grandi occhi neri pieni di vita, con gli ondulati capelli castani dai riflessi rossastri, coi finissimi candidi denti uguali e la splendida carnagione. Quanto ai lineamenti non c'era da aspettarsi che sarebbero stati perfetti; un po' troppo quadro avendo il mento e il naso, se non proprio lungo come quello di Doris, piuttosto grosso. La sua bellezza appariva soprattutto legata alle prerogative della gioventu', e Mistress Garstin aveva deciso di sposarla nel primo fiore della femminilita'. Quando infatti questo fiore sboccio' Kitty era proprio incantevole; una meraviglia di carnagione, e gli occhi con le lunghe ciglia cosi' stellanti e insieme dolci che facevano fremere a guardarli. Di una gaiezza deliziosa, essa era animata dal desiderio di piacere. E su di lei Mistress Garstin riverso' tutto il proprio affetto, l'arcigno, calcolante, critico affetto di cui era capace.

Si abbandono' ai sogni piu' ambiziosi, e non di un buon matrimonio covo' l'idea nel suo animo ma di uno brillante, brillantissimo addirittura. Kitty venne su persuasa che sarebbe stata una bella donna, e fu conscia dell'ambizione di sua madre. Tale ambizione concordava coi suoi desideri personali. Fu lanciata in societa' e Mistress Garstin compi' prodigi per riuscire ad essere invitata nei luoghi dove la figlia potesse incontrarsi con giovani di grande avvenire. Kitty ebbe successo. Era simpatica non meno che bella, e in breve si trovo' circuita dalle premure d'una dozzina di innamorati. Ma nessuno rispondeva al desiderato, e con nessuno Kitty, restando buona amica per tutti, si mise su una strada impegnativa. Ogni pomeriggio di domenica il salotto di casa Garstin in South Kensington era pieno di gioventu' innamorata, ma Mistress Garstin poteva osservare, con uno stereotipato sorriso di approvazione, che non occorrevano sforzi da parte sua per tenerli tutti alla distanza dalla figliola. Kitty non esitava, invero, a flirtare con ognuno, ed era per lei un divertimento ingelosirli l'uno dell'altro, pero' seppe sempre con tatto e con decisione, rifiutare le proposte concrete che nessuno manco' di farle. La prima stagione passo' senza che il marito ideale saltasse fuori; e cosi' passo' anche la seconda. Era una fanciulla Kitty, e si poteva permettere di aspettare. Mistress Garstin andava dicendo tra le amiche che una ragazza non avrebbe dovuto mai maritarsi prima dei ventun anno; che maritarsi prima era peccato. Ma passo' anche una terza stagione; passo' anche una quarta... Due o tre degli antichi ammiratori rinnovarono le loro proposte, ma erano giovani piuttosto squattrinati. Proposte avanzarono anche dei giovani che avevano qualche anno meno di lei... Persino un funzionario in riposo, uno tornato carico di onorificenze dall'India, chiese la sua mano; ma aveva cinquantatre' anni. E Kitty continuo' a ballare, ando' a Wimbledon, al Lord's, ad Ascot e a Henley, insomma a tutte le feste, e si godeva la vita, ma nessuno che rispondesse alle qualita' di posizione e di reddito sognate, si presentava ancora a volerla per moglie. Mistress Garstin comincio' ad allarmarsi. Notava come Kitty fosse ormai ricercata piuttosto da uomini sulla quarantina che da altri. E riflettendo che da li' a poco non sarebbe piu' stata tanto graziosa, mentre innumeri altre piu' giovani ragazze si facevano avanti, Mistress Garstin non ebbe peli sulla lingua e avverti' seccamente la figliola che, se continuava di quel passo, sarebbe rimasta senza marito. Kitty si strinse nelle spalle. Si riteneva bella e graziosa come sempre, anzi forse piu' graziosa che mai, dacche' in quei quattro anni aveva imparato a vestirsi bene; quindi presumeva di avere tempo dinanzi a se'. Se proprio avesse voluto sposarsi c'erano almeno dodici giovanotti che solo aspettavano un segno. Ma presto o tardi l'uomo piu' adatto sarebbe certo saltato fuori. Piu' accorta, Mistress Garstin giudico' realisticamente la situazione, e, con la rabbia nel cuore per la bella figlia che aveva perso le buone occasioni, abbasso' il livello delle sue pretese. Torno' ai professionisti di cui nel suo orgoglio aveva sogghignato e stette all'erta per qualche giovane avvocato o qualche uomo di affari il cui avvenire potesse ispirare fiducia. Il venticinquesimo compleanno trovo' Kitty ancora zitella. Mistress Garstin era proprio esasperata e non esitava di dare spesso a Kitty esplicita dimostrazione di quello che provava. Si spingeva a chiederle fino a quando avesse insomma intenzione di farsi mantenere dal padre. Egli aveva speso denaro e denaro per darle modo di cogliere qualche buona occasione e lei non aveva saputo profittarne. Mai era venuto in mente a Mistress Garstin che la sua asciutta affabilita' di padrona di casa avesse, per esempio, potuto spaventare i giovanotti, figli di persone facoltose o eredi di titoli, le cui visite un po' troppo cordialmente ella aveva incoraggiato. Attribui' l'insuccesso di Kitty a pretta stupidita'. E intanto ecco farsi avanti Doris. Essa aveva pur sempre il suo naso lungo, la sua misera persona, e ballava male. Ma gia' alla prima stagione si fidanzo' con Geoffrey Dennison. Era questi figlio di un benestante chirurgo, fatto baronetto in tempo di guerra. Avrebbe ereditato un titolo - non era grandioso essere baronetto di origine chirurgica, ma un titolo, grazie a Dio, era sempre un titolo - e una considerevole fortuna. Kitty, presa dal panico, ando' a nozze con Walter Fane. 9. C'era stata insieme assai poco e mai gli aveva prestato attenzione. Quando e dove lo avesse conosciuto non sapeva, e non lo apprese che da lui, a fidanzamento avvenuto.

Era stato a un ballo, al quale lo avevano trascinato alcuni amici. Essa, di certo, non gli aveva badato affatto, e con lui aveva ballato solo perche', nel suo buonumore, era sempre lieta di ballare con chiunque glielo chiedesse. Ne' per questo lo avrebbe mai saputo distinguere da un altro, se, qualche giorno piu' tardi, a un altro ballo, egli non le si fosse avvicinato e non le avesse parlato. D'allora Kitty si accorse che mai egli mancava di trovarsi a un ballo dove lei si trovasse. Sapete bene, ho ballato almeno una dozzina di volte con voi, e dovete dirmi il vostro nome, gli si rivolse a chiedergli Kitty infine nel suo ridente modo di parlare. Egli resto' visibilmente trasecolato. Ma come? Non mi conoscete? Vi sono pur stato presentato... Oh, dicono i nomi cosi' tra i denti, quando presentano, sapete! Io non mi sorprenderei per nulla che non aveste la minima idea di come mi chiamo io. Egli sorrise. Aveva una faccia grave e piuttosto severa, ma dolcissimo era il suo sorriso. Ma io so, come vi chiamate, disse. Resto' in silenzio un momento, poi soggiunse: Non siete curiosa voi? Come la maggior parte delle donne. E non vi e' mai capitato di chiedere a qualcuno quale fosse il mio nome? Leggermente divertita Kitty si domando' perche' mai egli pensasse che il suo nome potesse interessarla in qualche modo, ma nella sua voglia di piacere si limito' a guardarlo con un incantevole sorriso sulle labbra, e con negli occhi splendidi un'umida luce come di rugiada, che era gentilezza ammaliatrice. Bene, come vi chiamate? Walter Fane. Kitty non sapeva proprio perche' venisse ai balli; egli non ballava molto bene, e non sembrava conoscere che poca gente. Le passo' per la mente che fosse innamorato di lei, ma subito di questo pensiero si libero' stringendosi nelle spalle. Conosceva ragazze che ogni uomo avvicinato ritenevano innamorato, e le giudicava sciocche. Ma fece piu' attenzione a Walter Fane. Di certo egli non si comportava come gli altri giovani ch'erano innamorati di lei. Questi, per la maggior parte, le si dichiaravano e volevano baciarla. Diversi, anzi, l'avevano baciata. Walter Fane, invece, mai le parlava di lei stessa, e assai poco di se'. Era piuttosto taciturno: e questo a lei, che sempre aveva da raccontare e che si divertiva a vederlo ridere quando gli muoveva qualche osservazione faceta, non importava molto. Ma le poche volte che parlava egli non diceva cose stupide. Evidentemente era timido. Pareva vivesse in Oriente e si trovasse in patria a passare il suo periodo di vacanze. Un pomeriggio di domenica egli apparve nella casa di South Kensington. Vi si trovava una dozzina di persone e Walter Fane si trattenne un certo tempo, seduto in un angolo, come a disagio, poi se ne ando'. Piu' tardi la madre chiese a Kitty chi fosse. Non ne ho idea. L'hai invitato tu a venire? rispose, Kitty. Si', l'ho conosciuto dai Baddeley. Dice che ti ha vista a diversi balli. E io l'ho avvertito che siamo sempre in casa, la domenica. Si chiama Fane, ed ha non so che posto in Oriente. Si', e' un medico. Non e' innamorato di te? Non potrei giurarlo. Credevo che avessi imparato a capire quando qualcuno e' innamorato di te. Bene, ma se anche lo fosse non lo sposerei rispose Kitty con leggerezza. Mistress Garstin non replico'. Il suo silenzio era pesante di disapprovazione. E Kitty arrossi'; comprese che sua madre non si curava piu' che di maritarla, con chiunque fosse, al semplice scopo di non averla ancora tra i piedi. 10. Nella settimana che segui' l'incontro' a tre balli, e come la sua timidezza cominciava forse a venir meno egli fu in qualche modo piu' comunicativo. Si', era medico, ma non lo faceva, faceva il batteriologo (Kitty non aveva che una vaghissima idea di quello che batteriologo potesse voler dire) e viveva, da impiegato governativo, a Tching-Yen, dove sarebbe tornato in autunno. Parlo' a lungo della Cina, Kitty sapeva invero mostrarsi interessata a qualsiasi argomento di cui le parlassero, ma della vita di Tching-Yen rimase ben impressionata davvero: una bella vita sembrava, a base di club, di tennis, di corse, di golf, di polo.

Si balla molto, laggiu'? Oh, credo di si'! Essa si chiedeva se egli le riferisse queste cose con un motivo. Mostrava di amare la compagnia di lei, ma mai, con un premer di mano, uno sguardo, una parola, le dava il piu' piccolo indizio di considerarla altrimenti che come una ragazza buona a parlarci e a ballarci insieme. La domenica appresso di nuovo apparve in South Kensington. E accadde che il padre di Kitty entrasse, poiche' pioveva e non si poteva giocare al golf, in sala, e si mettesse a chiacchierare con Walter Fane. In seguito Kitty chiese al padre di che avessero parlato. Sembra che viva a Tching-Yen, sembra. Il presidente di quel tribunale e' un mio vecchio amico e collega... Sembra un giovane d'intelligenza non comune, sembra. Kitty sapeva che suo padre si annoiava a morte, di solito, coi giovanotti che, per amor di lei e della sorella, era da anni costretto a intrattenere. Non capita spesso che uno dei miei giovanotti ti vada a genio, papa' osservo'. I bonari occhi stanchi del padre si posarono sul volto di lei. Vi sono probabilita' che tu lo sposi? Oh, no davvero! E' innamorato di te? Non dimostra di esserlo. Ti piace? No, non credo che mi piaccia troppo. Direi anzi che mi irrita un po'. Non era affatto il suo tipo. Di bassa statura, ma non tarchiato, snello e magro piuttosto, bruno, senza baffi, aveva dei lineamenti marcati, regolarissimi. Gli occhi quasi neri, non pero' grandi, si muovevano a rilento e si posavano sugli oggetti con insistenza singolare; occhi curiosi che non potevano dirsi piacevoli. Con quel naso diritto, di delicato disegno, quella fronte spaziosa, quella bocca ben formata avrebbe dovuto essere bello. Invece, cosa strana, non lo era! Pensando a lui Kitty si sorprendeva di trovare che avesse dei lineamenti uno per uno cosi' belli mentre nell'insieme fosse poi cosi' poco bello. La sua faccia era fredda, leggermente sarcastica la sua espressione e ora che lo conosceva bene Kitty sentiva che stava a disagio con lui. No, non era un uomo allegro. Quando la stagione fu per volgere al suo fine essi si erano visti innumerevoli volte, ma egli rimaneva riservato e impenetrabile come sempre. Non si mostrava piu' timido verso di lei; imbarazzato piuttosto; e la sua conversazione non accennava ad uscire dall'impersonale. Kitty venne alla conclusione che non fosse per nulla innamorato. Certo essa gli piaceva, certo discorreva volentieri con lei, ma questo era tutto e non appena, in novembre, se ne fosse tornato a Tching-Yen, l'avrebbe bell'e dimenticata. Ne' era impossibile, pensava Kitty, che fosse impegnato con qualche infermiera di Tching-Yen, una figliola di ecclesiastico, magari, dall'umor malinconico, dal petto spianato, dai piedi piatti e rotta ad ogni sorta di fatiche: il genere di moglie, insomma, che gli si conveniva. Vi fu poi l'annuncio del fidanzamento di Doris con Geoffrey Dennison. A diciott'anni Doris stava per fare un buon matrimonio e lei, a venticinque, era ancora zitella. E se le toccasse di restar tale? Quella stagione, l'unica persona che le avesse chiesto di sposarla, era stato un ragazzo di vent'anni che studiava a Oxford. Ma essa non poteva andare a nozze con uno di cinque anni piu' giovane di lei. Aveva fatto proprio un bel pasticcio! E come l'anno avanti aveva rifiutato un nobiluomo vedovo con tre bambini, ora quasi desiderava di averlo accettato. Chi sa in che modo l'avrebbe trattata sua madre! E Doris, Doris che sempre era stata sacrificata a causa di lei, di lei destinata a un brillante matrimonio, non avrebbe mancato di valersi a suo danno del proprio successo. Si senti', pensandoci, venir meno il cuore. 11. Ma ecco un pomeriggio in cui rincasava a piedi da Marrod's capitarle d'incontrare Walter Fane nella Brompton Road. Egli si fermo', si mise a parlarle. Poi, come per caso, le domando' se non volesse fare un giro con lui nel Park. Kitty non aveva molta voglia di andare a casa, non essendo quello per lei, allora, un luogo molto piacevole. E accondiscese alla preghiera di Walter Fane, con lui entro' a passeggiare nel Park, chiacchierando nel modo di sempre, delle cose occasionali di sempre. Poi egli le chiese dove sarebbe andata a passare l'estate.Oh, noi di solito ci si seppellisce in campagna. Il babbo, capirete, e' sempre cosi' esausto pel gran lavoro quando va in ferie, che ci ritiriamo nel posto piu' tranquillo che si puo' trovare. Invero Kitty sapeva bene come suo padre non avesse affatto tanto lavoro da restarne esausto, e come in ogni caso non si sarebbe tenuto conto della sua stanchezza o di qualunque suo desiderio nella scelta della villeggiatura. La questione era che i posti tranquilli costavano poco.

Non vi sembra che quelle panche siano piuttosto invitanti? fece Walter all'improvviso. Kitty segui' la direzione in cui guardavano gli occhi di lui e vide due piccole panche verdi sotto uno degli alberi vicini. Bene. Andiamoci a sedere disse. Ma quando si furono seduti egli parve astrarsi. Ah, era strano, proprio uno strano tipo! Ad ogni modo essa continuo' a chiacchierare con vivacita', e intanto si domandava perche' poi l'avesse invitata a passeggiare nel Park. Forse avrebbe voluto confidarle la sua passione per l'infermiera dai piedi piatti di Tching-Yen... Ma subitamente egli le si rivolse, interrompendola nel bel mezzo d'una frase, di modo che le fu chiaro che non l'aveva affatto ascoltata. Bianco era in faccia come di gesso. Volevo dirvi qualcosa. Essa lo guardo' vivamente e nei suoi occhi vide una penosa ansieta'. Bassa, tesa e malferma era suonata la voce con cui egli le aveva parlato. E senza darle il tempo di chiedersi che significasse quell'agitazione ecco che parlava di nuovo. Volevo chiedervi se mi sposereste. Oh, m'avete cosi' spaventata! rispose lei guardandolo per la sorpresa con aria smarrita. Non sapevate che sono terribilmente innamorato di voi? Ma non l'avete mai lasciato vedere. Sono cosi' rozzo, cosi' impacciato... Mi riesce sempre piu' facile dire quello che non voglio che dire quello che voglio. Kitty senti' che il cuore cominciava a batterle rapido. Spesso ella aveva ricevuto delle proposte di matrimonio, ma in tono o gaio o sentimentale, e sempre aveva risposto al medesimo modo. Nessuno le aveva mai chiesto di sposarla con una cosi' strana, quasi tragica, brutalita'. E' molto gentile da parte vostra, disse, piena di incertezza. Mi sono innamorato di voi non appena vi ho vista. Avrei voluto dirvelo prima, ma non sapevo mai decidermi. Ah, questo non e' molto lusinghiero fece lei, con un breve riso. Era contenta di poter ridere un poco, in qualche modo, poiche' attorno a loro, in quella bella giornata di sole, l'aria sembrava essersi d'un tratto appesantita di presagi. Egli si acciglio' oscurandosi tutto. Oh, voi sapete che cosa intendo dire. Io non volevo perdere la speranza... Ma ora ve ne andate e io in autunno debbo tornare in Cina... Ma io non vi ho mai considerato da questo punto di vista diss'ella non sapendo che altro dire. Walter Fane non replico'. Si mise, cupamente, a guardare l'erba. Era proprio uno strano tipo. Pure, adesso che le aveva rivelato l'animo suo, essa sentiva in qualche misterioso modo che mai si era imbattuta in un amore simile. E ne era un po' spaventata, ma anche compiaciuta. L'impassibilita' stessa di lui aveva qualcosa di impressionante. Dovete darmi il tempo di pensarci su. Egli continuo' a restar zitto, e non batteva ciglio, non accennava a muoversi. Voleva tenerla li' sinche' non si fosse decisa? Era assurdo, questo! Bisognava ch'essa ne parlasse con sua madre. Senti' a questo punto che avrebbe dovuto alzarsi, invece aveva aspettato per dargli modo di rispondere, e ora, chissa' perche', non sapeva piu' fare un movimento. Non lo guardava, eppure avvertiva il suo aspetto, ne' piu' ne' meno, come se lo guardasse. Non si era mai immaginata di poter essere la moglie di un uomo cosi' poco piu' alto di lei. Standogli seduta accanto si vedeva come i suoi lineamenti fossero belli, e come fredda, fredda fosse nell'insieme la sua faccia. Ma non si poteva non rendersi conto della passione devastatrice che egli aveva nel cuore; era ben strano questo! Io non vi conosco, disse con trepidazione, non vi conosco per niente! Egli le diede uno sguardo, ed essa si senti' gli occhi irresistibilmente attratti dagli occhi di lui. E una tenerezza vide in quegli occhi che mai vi aveva vista prima; pur c'era qualcosa di implorante in essi, qualcosa come di un cane frustato, che leggermente la irritava. Ad ogni modo sto imparando a conoscervi disse. Siete piuttosto timido, non e' vero? Mai le era stata chiesta la mano in modo piu' strambo. E ancora adesso, se ci pensava, le sembrava che si fossero dette, tanto lei che lui, le cose meno appropriate alla circostanza. Ella non provava il minimo amore per lui: assolutamente nulla... E non sapeva proprio spiegarsi perche' avesse esitato a rifiutare la sua proposta. Sono terribilmente stupido fece lui.

Volevo dirvi che vi amo piu' di ogni cosa al mondo, e invece non riesco, mi e' impossibile... Questo, ed era inesplicabile, la commosse. No, egli non era freddo, in realta', aveva solo dei modi infelici... E in quel momento le piacque piu' di quanto non le fosse mai piaciuto prima. Doris si sarebbe sposata in novembre. Allora egli avrebbe dovuto essere gia' in viaggio per la Cina, e, se lo avesse sposato, sarebbe stata anche lei in viaggio per la Cina. Non era bello dover fare da reggicoda a Doris... Poterlo non fare! Poter non vedere Doris maritata mentre lei era ancora zitella! Tutti sapevano come Doris fosse giovane; cosi' lei sarebbe sembrata piu' vecchia di quello che era... Sarebbe stata considerata definitivamente vecchia, e addio! Certo, sposare Fane non era un gran matrimonio, ma era pur sempre un matrimonio, e il fatto che avrebbe vissuto in Cina ne eliminava gli inconvenienti. Essa temeva, aborriva l'amara lingua di sua madre. Tutte le sue coetanee avevano preso marito da un pezzo e la maggior parte avevano gia' dei figli. E lei era stufa di andar da loro in visita, a vezzeggiare i loro marmocchi. Walter Fane le offriva una liberazione da tutto questo, e Kitty, infine, gli rivolse un sorriso di cui conosceva bene l'effetto. Se mi arrischiassi a dirvi che accetto, quando si farebbero le nozze? Egli diede in un sospiro di estatico sollievo, e arrossi'. Adesso. Subito. Cioe', al piu' presto possibile. Si andrebbe a passare in Italia la luna di miele. Agosto e settembre. Questo voleva dire per lei risparmiarsi di passare l'estate con mamma e babbo in una pensione di campagna a cinque sterline la settimana. In un lampo vide, dentro di se', annunciato sul 'Morning Post' che, dovendo lo sposo ritornare in Oriente, le nozze sarebbero avvenute subito. Conosceva bene sua madre, ed era sicura che avrebbe fatto la smargiassa per quel matrimonio improvviso. Cosi' Doris sarebbe stata per il momento ricacciata indietro, mentre quando poi fosse venuta la sua ora, certo assai piu' splendida ora, lei si sarebbe trovata lontana. Gli tese la mano. Credo che mi piacete. Ma dovete darmi tempo perche' mi abitui a voi. Allora, accettate? chiese lui. Credo di si'. 12. Lo conosceva assai poco, allora, e adesso che pur erano passati circa due anni dal giorno delle nozze, lo conosceva assai poco di piu'. Dapprima era rimasta commossa dalla sua gentilezza e lusingata, sebbene con stupore, dalla sua passione. Era cosi' pieno di riguardi, cosi' preoccupato del suo benessere... Mai una volta le accadeva di esprimere il minimo desiderio senza che lui si affrettasse ad accontentarla. Di continuo le faceva piccoli regali. E quando lei stava male non avrebbe potuto essere piu' premuroso e buono. Le occasioni che lei gli dava di compiere qualche piccolo sforzo, di sostenere qualche piccolo sacrificio, erano accolte da lui come favori. Ed era sempre di una compitezza estrema. Si alzava in piedi al suo apparire in una stanza, le porgeva la mano per aiutarla a scendere da una vettura, si teneva pronto ad aprirle le porte; se per caso la incontrava in istrada si toglieva il cappello, e mai entrava in camera o nel salottino di lei senza prima aver bussato. La trattava insomma non come Kitty aveva visto la maggior parte degli uomini trattare le loro mogli, ma come se ella fosse stata una sua ospite. Questo era piacevole e, insieme, un tantino comico. Essa si sarebbe certo sentita piu' affamiliata con lui, se egli si fosse comportato un po' piu' come gli altri. Cosi' anche nei rapporti coniugali si trovavano distanti. Egli era, nell'amarla, selvaggiamente appassionato, isterico anche, in un certo strano senso, e sentimentale. Kitty era rimasta sconcertata nell'accorgersi quanta capacita' emotiva egli possedesse, in realta'. Se il suo riserbo fosse dovuto a timidezza o a lungo studio essa non sapeva; e le sembrava quasi vile, spregevole che quando, a desiderio appagato, la teneva nelle braccia se ne uscisse a dir cose puerili egli che tanta paura aveva sempre di essere assurdo o ridicolo. Lo aveva una volta amaramente offeso mettendosi a ridere e chiamando pappacotta quello ch'egli le diceva: e aveva sentito le sue braccia rilassarsi attorno a lei, e lui tacersi, poi senza piu' una parola staccarsi, andar via.

Come, pero', non voleva urtare i suoi sentimenti qualche giorno dopo gli aveva detto: Piccolo sciocco che non sei altro, ti pare che dia peso alle stupidaggini che dici? Egli aveva riso, con aria vergognata. Kitty si era accorta presto che non gli riusciva di abbandonarsi. Era sempre padrone di se', dannato a sorvegliarsi. Quando per esempio, in brigata, tutti si mettevano a cantare egli non era capace di unirsi loro. Se ne restava seduto a sorridere come per mostrare il piacere che prendeva alla cosa, ma era un sorridere forzato, una specie di ghigno sarcastico e non si poteva fare a meno di pensare che giudicasse quella gente allegra alla stregua d'una massa di pazzi o di idioti. Ne' sapeva adattarsi ai vari piccoli giochi che Kitty, nella sua gioviale natura, trovava cosi' divertenti. Durante il viaggio dall'Inghilterra alla Cina non aveva mai voluto mettersi in maschera, mentre tutti gli altri lo facevano, e con questo, mostrando chiaro come considerasse simili svaghi una seccatura, sciupava non poco la gioia di lei. Era cosi' viva, Kitty. Aveva pronto il riso e tutto il giorno avrebbe passato a chiacchierare. Il silenzio di lui la sconcertava. Aveva una maniera di non rispondere, lui, che proprio la esasperava. Vero che rispondere era spesso nient'affatto necessario; ma sentirsi rispondere fa pur sempre piacere. Per esempio, se pioveva e le capitava di dire: 'Vien giu' a catinelle', Kitty avrebbe voluto sentirsi rispondere qualcosa, un semplice: 'Gia', e' vero'. Invece lui, se ne stava zitto. E che voglia le metteva alle volte di afferrarlo e scuoterlo! Ho detto che vien giu' a catinelle, ripeteva. E allora lui, col suo sorriso pieno di affetto, rispondeva: Ho sentito. Questo dimostrava che non aveva nessuna intenzione di offendere, nel restar zitto. Non parlava solo perche' non aveva nulla da dire. Ma, rifletteva Kitty sorridendo, se si parlasse solo quando si ha qualcosa da dire il genere umano finirebbe per perdere l'uso della parola. 13.In effetti, ecco il punto, egli non aveva il minimo fascino. Per questo non era popolare e ad accorgersi che non lo fosse, a TchingYen, essa non aveva avuto bisogno di di molto tempo. Del lavoro che faceva, Kitty non aveva ancora un'idea precisa. Si era in proposito contentata di capire, e l'aveva capito molto bene, che essere batteriologo governativo non significava nulla di grande. Del resto pareva che egli non amasse discutere su quel lato della propria vita con lei. Volendo interessarsi a tutto essa, dapprincipio, glielo aveva richiesto. Ma lui aveva eluso la sua domanda con un gesto. Oh, e' un lavoro molto monotono, molto tecnico le rispose in un'altra occasione. E per giunta malissimo retribuito. Sempre egli persisteva nel suo riserbo. Tutto quello che Kitty sapeva dei suoi precedenti, della sua nascita, della sua educazione, e della sua vita di prima che la conoscesse, ella aveva dovuto strapparglielo con domande precise. Era buffo come sembrasse seccarsi, lui che non si seccava mai, quando lo si interrogava su qualcosa. E se, spinta dalla sua curiosita' naturale, essa lo sottoponeva a un fuoco di fila, le risposte di lui si facevano sempre piu' secche. Evidentemente tale reticenza non dipendeva da qualcosa ch'egli avesse da nascondere ma da un puro e semplice istinto di segretezza. Non gli piaceva parlare di se stesso. Lo rendeva timido; lo metteva a disagio. Ne' sapeva per qual verso aprirsi. Amava la lettura, ma leggeva libri che a Kitty sembravano monotoni. Infatti, se non erano trattati scientifici erano opere sulla Cina o lavori di storia. Mai cercava svaghi, e lei lo giudicava incapace di svagarsi. Pure gli piaceva qualche gioco: il tennis, il bridge. Kitty si chiedeva perche' poi si fosse innamorato di lei. Non riusciva ad immaginare persona meno di lei adatta a quell'uomo freddo e riservato. Ma non si poteva mettere in dubbio che egli l'amasse alla follia. Non esisteva cosa al mondo che non avrebbe fatto per lei. Nelle mani di lei era plasmabile come cera. E pensando a questo lato che egli mostrava solo a lei, che solo a lei era noto, quasi lo disprezzava, un poco. Che il suo sarcastico modo di fare, la sua sdegnosa tolleranza per tante persone, tante cose ch'essa ammirava, fosse semplicemente una maschera usata a nascondere l'interna debolezza? Lo riteneva intelligente, pareva che tutti lo ritenessero tale, ma salvo rare occasioni, ch'era in vena e che si trovava in compagnia di poche scelte persone di suo gusto, non se ne faceva un bel nulla della sua intelligenza.

Insomma non le era noioso: le era indifferente. 14. Pur avendone incontrata la moglie a diversi te' Kitty non vide Charles Townsend che parecchie settimane dopo il suo arrivo a Tching-Yen. E fu solo quando venne, col marito, invitata a un pranzo in casa di lui. Kitty si teneva sulla difensiva. Charles Townsend era l'Aiutosegretario al governo della colonia, ed essa non aveva nessuna intenzione di lasciare assumere anche a lui il tono di degnazione che nei suoi riguardi traspariva di sotto alla gentilezza di Mistress Townsend. Spaziosa era la sala in cui furono ricevuti. Era mobiliata in modo molto inglese e confortevole come quasi tutti i salotti ch'essa aveva gia' visto a Tching-Yen. Vi si trovava parecchia gente. E come essi erano gli ultimi ad arrivare gia' dei servi cinesi andavano servendo intorno ulive e cocktails. Mistress Townsend li accolse senza levar rumore e consultata una lista disse a Walter quale dama gli aveva assegnata. Poi Kitty vide un bellissimo uomo d'alta statura inchinarsi dinanzi a loro. Questo e' mio marito, fece Mistress Townsend. E lui soggiunse: Ho il privilegio di farvi da cavaliere. Essa immediatamente si senti' a proprio agio ed ogni ostilita' svaporo' dal suo cuore. Negli occhi di lui aveva visto passare, tra il sorriso che li riempiva, un lampo di meraviglia. E comprendendone la ragione fu invogliata alla gaiezza. Ora non potro' mangiare nulla a pranzo disse lui. Pure, se non m'inganno sul conto di Dorothy, dev'essere un pranzo coi fiocchi. Ma perche' non potrete mangiare? Avrebbero dovuto dirmelo. Avrebbero dovuto avvertirmi in qualche modo. Di che cosa? Nessuno mi ha soffiato una parola. Come potevo immaginare che avrei visto una cosi' raggiante bellezza? Mi mettete in imbarazzo... Bene, lasciate che parli io... Non faro' che ripetere quello che ho detto. Kitty, impassibile, si domandava che cosa esattamente sua moglie gli avesse detto di lei. Egli doveva pur averle domandato che donna fosse. Difatti Townsend, mentre la guardava coi suoi occhi ridenti, ripensava al colloquio avuto con la moglie. Che tipo e'? le aveva chiesto lui, dopo che lei lo ebbe informato di aver conosciuto la moglie del dottor Fane. Oh, una cosina graziosa! Un tipo di attrice. Ha recitato? Oh, non lo credo. Suo padre dev'essere qualcosa come un medico o un avvocato. Bisognerebbe invitarli a pranzo, non ti pare? Mica c'e' fretta. Quando si trovarono seduti l'uno a fianco dell'altra egli le disse di conoscere Walter Fane sin dal primo suo arrivo nella colonia. Giochiamo al bridge... E' il miglior giocatore di bridge ch'io conosca. Tornati a casa essa lo riferi' a Walter. Non ha importanza. Lui come gioca? Discretamente... Se ha buone carte gioca benissimo, ma se non ha buone carte manda tutto per aria. Gioca bene come te? Sai, io non mi faccio illusioni sul mio modo di giocare. Credo di essere un ottimo giocatore di seconda categoria. Townsend crede di essere della prima categoria. Ma non lo e'. Nel complesso, ti piace? Non posso dire che mi piaccia, ne' posso dire che mi dispiaccia. Suppongo che vada bene per il posto che occupa, e sembra che sia un discreto sportsman. E' un uomo che non mi interessa, ecco. Non per la prima volta la moderazione di Walter la esasperava. A che scopo essere cosi' prudenti? La gente piace o non piace. E a lei Charles Townsend piaceva moltissimo. Non si aspettava che le sarebbe piaciuto, ed ecco, le piaceva. Egli era l'uomo forse piu' popolare di tutta la Colonia. Come si pensava che presto il Segretario coloniale sarebbe andato in ritiro, ognuno sperava che Townsend ne avrebbe preso il posto. Giocava al tennis, al polo, al golf... Aveva dei cavalli da corsa. Era sempre pronto, se poteva, a fare un favore. E non metteva mai, per nessun caso, la cresta.

Non si dava arie. Kitty non capiva perche' avesse provato dispetto a sentirne parlare bene. Forse lo aveva giudicato pieno di se'. Ma era stata una sciocca. Questo, d'esser pieno di se', era l'ultima cosa di cui si potesse accusarlo. La sera del pranzo, Kitty se l'era proprio goduta. Avevano parlato dei teatri di Londra, e di Ascot e Cowes, tutte cose in cui essa era molto addentro, tanto che addirittura le pareva di averlo incontrato in qualche bella casa dei Lennoj Gardens. Quando poi gli uomini, a pranzo finito, passarono nel salotto egli non tardo' a piantarli e a tornare vicino a lei. Sebbene nulla dicesse di molto divertente la faceva ridere, forse solo per il modo in cui parlava.La sua calda voce profonda aveva qualcosa che carezzava; e un'espressione deliziosa di bonta' avevano i suoi lucenti occhi azzurri; per cui subito essa si era sentita familiare con lui. Naturalmente aveva del fascino. Per questo, soprattutto, riusciva cosi' piacevole. Era alto, non meno di sei piedi pensava lei, e aveva una bella figura. Evidentemente in ottima salute, non mostrava di avere una sola oncia di grasso piu' del necessario. Vestiva bene, era l'uomo meglio vestito di tutta la tavola, e portava bene quello che indossava. A lei piacevano gli uomini eleganti. Cerco' Walter con gli occhi. Penso' che avrebbe dovuto avere maggior cura di se stesso. Rilevo' che i gemelli dei polsi e i bottoni del panciotto di Townsend erano quali ne aveva visti da Cartier's. Senza dubbio dovevano avere delle risolse private, i Townsend. Fortemente abbronzata era la faccia di lui, ma il sole non era riuscito a togliergli il colore della salute dalle guance. Le piacevano su quella faccia gli azzimati baffetti che non nascondevano la rossa pienezza delle labbra. E che bei capelli neri aveva, non lunghi invero e pettinati senza divisa! Ma gli occhi, sotto le folte, cespugliose sopracciglia erano la sua cosa piu' bella: azzurri di un intenso azzurro traboccavano di una ridente tenerezza che testimoniava di dolci disposizioni. Un uomo che aveva quegli occhi era certo incapace di far del male a una mosca. Essa non poteva non accorgersi di aver fatto colpo su di lui. Anche se non le avesse detto nulla di come la trovava incantevole eccetera, i suoi occhi caldi di ammirazione lo avrebbero tradito. Ed era delizioso come si abbandonava, come si dimenticava... Kitty si sentiva subito familiare con la gente cosi', e poi in lui ammirava il modo col quale, di mezzo al tono burlesco della loro conversazione, le allungava ogni tanto qualche amabile frase di lusinga. Quando nel lasciarsi si strinsero la mano egli le diede una pressione sul significato della quale non c'era da ingannarsi. Spero di rivedervi presto disse con naturalezza, ma i suoi occhi gravarono con visibile ardore su quelle pur convenzionali parole. Oh, Tching-Yen e' molto piccola! Nevvero? fece, per tutta risposta, lei. 15. Chi avrebbe mai supposto che in tre mesi si sarebbero trovati a quel punto? Egli poi le aveva raccontato come subito si fosse pazzamente invaghito di lei. Era, lei, la piu' bella cosa che avesse mai visto. Ricordava il vestito che indossava; il vestito di quando si era sposata; e sembrava, le disse, un 'giglio della valle'. Naturalmente essa si accorse che era innamorato di lei prima che lui glielo dicesse, e lo teneva, un po' spaventata, a distanza. Era un uomo impetuoso e le faceva paura. Le faceva paura lasciarsi baciare, poiche' solo al pensiero delle sue braccia che la stringessero le veniva meno il cuore. Mai era stata innamorata, prima. Ah, era meraviglioso! E ora che lo sapeva, cosa fosse, provava simpatia per l'amore stesso che Walter le portava. Ora, alle volte, le accadeva di stuzzicarlo, scherzevolmente, e vedeva che egli ne godeva. Dopo averlo un po' temuto, ora poteva trattarlo con una certa confidenza. Lo burlava divertendosene, per il lento sorriso col quale egli accoglieva le sue frasi scherzose. Egli appariva sorpreso e insieme compiaciuto. Ed essa pensava che avrebbe finito per renderlo del tutto umano. Avendo in qualche modo appreso che cosa fosse voler bene si divertiva a giocare lievemente, come un'arpista che scorra le corde di un'arpa, con gli slanci amorosi di lui. E quando di cio' lo vedeva turbato, confuso, rideva a non piu' finire. Poi, essendo Charlie divenuto il suo amante, la situazione tra lei e Walter prese una piega di raffinata assurdita'. A stento le riusciva di guardarlo, cosi' grave e padrone di se' come sempre era, senza scoppiare in una risata. Troppo era felice per poter essere sgarbata con lui. Dopotutto, se non fosse stato per lui, non avrebbe mai conosciuto Charlie.

Prima del passo finale essa aveva un po' esitato; ma non perche' non volesse cedere alla passione di Charlie, ch'era anche di lei, sibbene perche' le convenzioni all'ombra delle quali era venuta su la intimidivano. In seguito a quel passo (e fu dovuto a un caso, nessuno dei due avendone vista l'opportunita' sinche' non si trovarono soli) essa resto' stupefatta di accorgersi che non si sentiva per nulla diversa da come si sentiva prima. Aveva sempre pensato che quell'atto dovesse causare, non sapeva in che modo, qualche fantastico cambiamento dentro di lei cosi' da darle il senso di essere diventata un'altra; e non appena le capito' di guardarsi allo specchio fu quasi sconcertata di vedersi quale sempre si era vista, quale si era vista il giorno prima... Sei in collera con me? le chiese lui. Ti adoro essa bisbiglio' per tutta risposta. Non ti sembra di essere stata una stupida a perdere tanto tempo? Si', proprio una stupida. 16. La sua felicita', quasi superiore alla sua capacita' di sopportarla, rinnovo' la bellezza di Kitty. Negli ultimi tempi che precedettero le sue nozze, siccome cominciava a perdere la prima freschezza, aveva avuto l'aria stanca e tirata. E i maligni avevano osato dire ch'era 'bella e ita'. Ma vi e' differenza tra una ragazza di venticinque anni e una donna sposata della medesima eta'. Da ragazza era un bocciolo di rosa che cominciava a ingiallire lungo l'orlo dei petali, ed ecco che, sposatasi, era adesso una rosa in pieno fiore. I suoi occhi stellanti acquistarono una piu' significativa espressione; la sua carnagione (che sempre aveva costituito il suo orgoglio piu' grande ed era stata oggetto delle sue piu' ansiose cure) abbagliava addirittura e improprio sarebbe stato paragonarla a una pesca, a un fiore giacche' questi, la pesca, il fiore, avrebbero piuttosto voluto riuscire paragonabili a essa. Sembrava avesse di nuovo diciott'anni. Era al culmine della sua luminosa grazia. E non si poteva non rilevarlo; percio' le amiche le chiedevano, in amichevole appartarsi, se stesse per avere un bimbo. Gli indifferenti che l'avevano giudicata una donna molto carina dal naso lungo ammettevano ora di essersi sbagliati. Essa era veramente quale Charlie l'aveva definita al primo vederla: una raggiante bellezza. Organizzarono la loro relazione con prudenza. Non che a lui importasse di avere le spalle sicure, aveva callose spalle lui, disse lui stesso (al che lei osservo' che non voleva si burlasse della propria persona), ma non dovevano, per lei, correre il minimo rischio. Non potevano percio' incontrarsi spesso, nemmeno la meta' di quanto avrebbe in effetti desiderato lui, e gli incontri avvenivano nella bottega dell'antiquario o talvolta, dopo colazione, quando tutti si trovavano tappati per il caldo in casa, da lei. Ma si vedevano continuamente ogni dove. E lei allora si divertiva per la formalita' con la quale egli le parlava, nello stesso tono gioviale che usava verso tutti. Chi avrebbe mai immaginato, a sentirli cicalare allegramente, che non molto tempo prima egli l'aveva magari tenuta nelle sue braccia appassionate? Essa lo adorava. Splendido egli era, cogli eleganti stivali e le brache bianche, quando giocava al polo. In costume da tennis sembrava un vero ragazzo. Naturalmente era orgoglioso del proprio aspetto; lei non aveva mai visto un uomo dalla persona piu' bella. E stava bene attento a mantenersi quale era. Non mangiava pane, ne' patate, ne' burro. Faceva molto esercizio... A lei piaceva soprattutto la cura che aveva delle proprie mani; andava dalla manicure una volta la settimana. Ed era un atleta meraviglioso. L'anno prima aveva vinto il campionato locale di tennis. Nel ballo non si poteva desiderare un compagno migliore di lui; era un sogno ballare con lui. Nessuno avrebbe immaginato che aveva quarant'anni. Essa sempre gli diceva di non crederlo. Sei un impostore gli diceva. Tu non hai piu' di venticinque anni. Ed egli rideva, compiaciuto. Mia cara, ho pur un ragazzo di quindici anni, lo sai bene. Sono nella mezza eta'. Ancora due anni, tre anni, e saro' un grasso anzianotto, vedrai. Sarai adorabile anche a novant'anni, tu. Essa amava le sue folte sopracciglia nere. E si domandava se non fosse per esse che i suoi occhi azzurri avevano quella loro conturbante espressione. E che uomo compito, perfetto era, in ogni cosa! Sapeva suonare il pianoforte, musica da ballo naturalmente, e cantare delle cose umoristiche con voce calda e con brio. Non c'era nulla, essa credeva, ch'egli non fosse in grado di fare. Anche nel suo lavoro d'ufficio era molto bravo, ed essa condivideva il suo piacere quando lui le raccontava di come il

governatore fosse rimasto contento per qualche difficile pratica portata a buon fine. Modestia a parte egli diceva, con gli occhi che ridevano dell'amore per lei, ma ti giuro che nessun altro di tutta l'amministrazione della colonia avrebbe potuto far meglio di me. Oh, come Kitty avrebbe voluto esser la moglie di Charlie anziche' di Walter! 17. Ancora, naturalmente, non era sicura che Walter sapesse; se non sapeva era bene lasciarlo stare, e se sapeva... meglio, si sarebbe venuti a una soluzione. Nei primi tempi era stata, se non soddisfatta, rassegnata a vedersi con Charlie solo furtivamente; ma via via che passava il tempo la sua passione cresceva e ormai non sapeva piu' come tollerare gli ostacoli che le impedivano di stare sempre con lui. Spesso egli le aveva detto che malediceva la posizione per la quale era costretto a usare tanta discrezione, e i vincoli che lo legavano, e i vincoli che legavano lei. Che bello sarebbe stato, diceva, essere liberi! Essa capiva il suo punto di vista; non piaceva a nessuno fare scandali, e poi, naturalmente, occorreva rifletter parecchio prima che uno si decidesse a cambiare il corso della propria vita. Ma se li avessero liberati, se per forza maggiore fossero diventati liberi, oh, come tutto allora sarebbe stato semplice! Nessuno del resto ne avrebbe molto sofferto. Essa sapeva esattamente quali fossero le relazioni di Charlie con sua moglie. Dorothy era una donna fredda e da anni non esisteva piu' amore tra lei e Charlie. Solo l'abitudine li teneva insieme, la convenienza, e, naturalmente, i bambini. Riacquistare la liberta' sarebbe stato piu' facile per Charlie che per lei. C'era l'amore di Walter su di lei. Ma Walter, dopotutto, aveva il suo lavoro che lo assorbiva. Inoltre era un uomo. E un uomo ha il club, ha tante cose per consolarsi. Dopo la prima scossa si sarebbe a poco a poco quietato, e non vi era ragione perche' non pigliasse di nuovo moglie. Charlie le aveva detto di non riuscire a spiegarsi come mai si fosse buttata cosi' a sposare Walter Fane. Quasi sorridendo, essa percio' ora si stupiva del panico che l'aveva presa poco prima al pensiero di essere scoperta da Walter. Certo era stata una cosa che agghiacciava il sangue vedere il pomo della porta girare lentamente senza che si fosse udito alcun rumore. Ma dopotutto si sapeva il peggio che poteva venir loro da Walter, e si era ad esso preparati. Per Charlie sarebbe stato non meno sollievo che per lei vedersi imposto quello che entrambi desideravano piu' di ogni cosa al mondo. Walter era un gentiluomo, bisognava riconoscerlo, e le voleva bene. Si sarebbe dunque comportato com'era giusto da parte di un gentiluomo e le avrebbe permesso di divorziare. Era stato un errore sposarsi, ed era una fortuna accorgersene prima che fosse troppo tardi. Parola per parola essa preparo' dentro di se' quello che avrebbe dovuto dirgli, e punto per punto stabili' il modo nel quale avrebbe dovuto trattarlo. Sarebbe stata gentile, sorridente e ferma. Non c'era bisogno di litigare. Avrebbero potuto sempre rivedersi; lei ne sarebbe stata contenta. Sinceramente sperava che dei due anni trascorsi insieme egli avrebbe voluto serbare buona e grata memoria. 'Quanto a Dorothy Townsend, non gliene importera' nulla di divorziare da Charlie,' passo' a pensare. 'Il piu' piccolo dei ragazzi, sta per andarsene anche lui in Inghilterra, e le sara' certo dolce accompagnarlo. Essa non ha nulla da fare qui a Tching-Yen. Invece in Inghilterra potra' trascorrere tutte le feste coi suoi ragazzi. E poi ritrovera' i genitori...' Era tutto semplicissimo e tale che si poteva sistemare senza scandalo e senza rancori. In seguito, lei e Charlie si sarebbero sposati... Qui Kitty trasse un lungo sospiro. Sarebbero stati cosi' felici, oh, cosi' felici! Valeva la pena aver da passare per tante seccature pur di raggiungere una simile felicita'. Confusamente, un'immagine dentro a un'altra, Kitty si figurava la vita che avrebbero condotta, e gli spassi che si sarebbero presi, i piccoli viaggi che avrebbero fatti, la casa che avrebbero abitato, e persino pensava alla carriera in cui lui sarebbe andato avanti, all'aiuto ch'essa gli avrebbe recato. Oh, come lui avrebbe dovuto esser fiero di lei, e come lei lo avrebbe adorato! Ma dentro a questi sogni scorreva una vena di apprensione. Curioso: era come se gli strumenti principali di un'orchestra eseguissero arcadiche melodie mentre in chiave di basso i tamburi, velato brontolio di presagi, rullassero sinistramente. Walter, presto o tardi, sarebbe tornato a casa, e a questo pensiero, al pensiero di vederlo, il cuore le batteva forte. Strano era che se ne fosse andato via, quel pomeriggio, senza lasciar detto nulla, non una parola, per lei. Naturalmente non ne aveva paura. Che cosa poteva farle, dopotutto? si ripeteva.

Ma non riusciva a liberarsi pertanto dall'ansieta'. E una volta di piu' ripasso' in mente quello che gli avrebbe detto. A che pro una scenata? Era dolente della cosa, e il cielo sapeva come non avrebbe mai voluto essergli causa di pena, ma non poteva impedirsi di non amarlo. Fingere non serviva, tanto meglio valeva dire la verita'. Sperava che non sarebbe stato infelice, ma avevano commesso uno sbaglio a sposarsi ed era un bene, adesso, riconoscerlo. Essa avrebbe serbato un buon ricordo di lui. Ma pur mentre si diceva queste cose, fremiti sotterranei di paura le facevano affiorare il sudore alle palme delle mani. Sentendo di aver paura fini' per irritarsi contro Walter. Bene, se voleva abbandonarsi a una scenata, affare suo. Non doveva poi sorprendersi se gli si fosse risposto per le rime. Essa gli avrebbe detto chiaro e tondo che mai le era importato un fico secco di lui, e che mai un giorno era passato da quando si erano sposati senza che lei si rammaricasse della sciocchezza commessa. Era tetro da non potersi sopportare. Oh, come la seccava, la seccava, la seccava! Si credeva un uomo superiore ed era semplicemente ridicolo. Non aveva il minimo senso di ironia, di umorismo. E lei odiava la sua aria di sufficienza, la sua freddezza, la sua assoluta, costante padronanza di se'. Nulla di piu' facile che l'esser padrona di se' quando non ci si interessa ad altro che a noi stessi. Le riusciva ripugnante, si', ripugnante. Aborriva di esser baciata da lui. E che diamine si credeva di essere, con quel suo disprezzo per tutti gli altri? Non sapeva ballare, non sapeva stare in compagnia, non sapeva suonare ne' cantare e neanche giocare al polo; nel tennis non valeva piu' di uno qualunque: e quanto al bridge... Oh, al diavolo il bridge, cosa credeva che contasse? La collera di Kitty divenne furore. Che osasse di rimproverarla! Tutto era accaduto per colpa di lui. Ed era contenta, contenta, che ora fosse informato... Essa lo odiava, essa avrebbe voluto non vederlo piu'. Si', era contenta ch'egli avesse saputo. Perche' non poteva lasciarla stare? L'aveva scocciata per farsi sposare e adesso, adesso lei era stufa! Stufa! ripete' ad alta voce, fremendo di furore. Stufa! Stufa! Udi' allora l'automobile fermarsi dinanzi al cancello del giardino. Ecco, Walter saliva le scale. 18. Egli entro'. E il cuore di lei batteva selvaggiamente, tremavano le sue mani. Era una fortuna che si trovasse sul sofa'. Teneva aperto un libro sulle ginocchia come se stesse leggendo. Egli un attimo si fermo' sulla soglia, e i loro occhi s'incontrarono. Lei ebbe un tuffo al cuore; e un freddo subitaneo le attraverso' le membra, si mise a tremar tutta. Provava quella sensazione che si rende col dire che qualcuno ci cammina sulla tomba. Mortalmente pallida era la faccia di lui; cosi' essa lo aveva visto solo la volta in cui le aveva chiesto, nel Park, se voleva essere sua moglie. Grandi in modo sovrannaturale sembravano i suoi immobili, imperscrutabili occhi neri. Egli sapeva. Sei venuto presto osservo' Kitty. Tremavano le sue labbra e fu con sforzo ch'essa riusci' a pronunciare le parole. Era terrificata. Aveva paura di svenire. Alla solita ora, credo. Strana le suono' la voce di lui. Fu piu' alta sull'ultima parola come per dare alla frase un accento occasionale, ma era forzata. Ed essa si chiese se lui si rendeva conto del tremito che la scuoteva. Solo per uno sforzo continuo si tratteneva dal gridare. E lui infine abbasso' gli occhi. Vado a vestirmi, disse. Se ne ando'. Lei rimase come in frantumi. Per due o tre minuti non fu capace di muoversi, poi, sollevandosi a fatica dal divano quasi che fosse stata malata e si alzasse dal letto per la prima volta, si mise in piedi. Non sapeva se le gambe avrebbero potuto reggerla.

Appoggiandosi di seggiola in seggiola si trascino' sino alla veranda, poi di la', tenendosi al muro, raggiunse la sua camera. Indosso' un abito da pomeriggio e, quando torno' nel salottino (mai si servivano del salotto che tenevano in riserva per le visite), trovo' lui in piedi che guardava, dinanzi al tavolo, le illustrazioni dello 'Sketch'. Dovette farsi forza per entrare. Scendiamo? Il pranzo e' pronto. Ti ho fatto aspettare? Era terribile come non le riusciva di frenare il tremito delle labbra. Quando avrebbe parlato Walter? Sedettero e per un momento vi fu silenzio fra di loro. Poi egli fece un'osservazione che, per essere occasionale, suono' sinistra. L''Empress' non e' arrivato oggi disse. Avra' perso tempo per qualche tempesta. Doveva arrivare oggi? Si'. Essa allora lo guardo' e vide che teneva gli occhi fissi sul piatto. Un'altra osservazione dello stesso genere egli fece intorno a una partita di tennis che si doveva giocare, e parlo' un pezzo. Di solito la sua voce era gradevole, ricca di sfumature, ma adesso suonava uniforme. Non era naturale, pareva a Kitty che venisse da molto lontano. E tutto il tempo gli occhi non si staccarono dal piatto che per posarsi poco piu' in la' sulla tavola o su un quadro appeso al muro. Evitavano d'incontrare gli occhi di lei. Cosi' Kitty capi' ch'egli non poteva soffrire di guardarla. Andiamo di sopra? fece lui quando il pranzo fu giunto al termine. Se vuoi. Si alzo' ed egli le apri' la porta. Al passaggio di lei abbasso' gli occhi. E appena furono nel salottino egli di nuovo prese in mano il giornale illustrato. E' nuovo questo 'Sketch'? Non mi sembra di averlo visto. Non so. Non l'ho notato. Il giornale si trovava la' da una quindicina di giorni ed essa sapeva ch'egli lo aveva guardato a piu' riprese. Ma Walter non lo poso': si sedette a sfogliarlo. Essa si sdraio' sul sofa' e riapri' il libro. Di regola la sera, se eran soli, giocavano a carte o facevano qualche solitario. Ora egli se ne stava comodamente seduto, con le spalle contro lo schienale, nella sua poltrona e sembrava tutto preso dall'illustrazione che guardava. Non volto' pagina. Ed essa cerco' di leggere, ma non le riusciva di veder nulla. Le parole erano macchie. Allora si accorse che le doleva la testa, ferocemente. Quando avrebbe parlato Walter? Passarono un'ora cosi' in silenzio. Essa aveva rinunciato a leggere, e, lasciatosi cadere sul grembo il romanzo, guardava fisso nel vuoto dinanzi a se'. Aveva paura di fare il piu' piccolo gesto, il minimo rumore. Perfettamente tranquillo egli sedeva sempre nella medesima posizione e teneva gli occhi, quei suoi grandi occhi di pietra, spalancati sull'illustrazione. La sua tranquillita' era stranamente minacciosa, come di una belva pronta a balzare. Quando poi, d'un tratto, egli si alzo' essa trasali'. Si senti' vuotata di tutto il sangue e si torse l'un l'altra le mani. Ho da lavorare diss'egli con quella sua voce monocorde, guardando altrove. Vado nel mio studio se non ti dispiace. Suppongo che sarai gia' andata a letto quando avro' finito. Sono piuttosto stanca, stasera.Buona notte. Egli lascio' la stanza. 29. La mattina dopo, non appena le fu possibile, essa telefono' a Townsend, nel suo ufficio. Pronto, che ti succede? Ho bisogno di vederti. Mia cara, ho un tremendo da fare. Non sono un disoccupato io, lo sai bene. E' di estrema importanza. Posso venire a trovarti nel tuo ufficio? Oh, non lo farei se fossi in te! Vieni tu da me, allora. Non mi e' possibile muovermi. Perche' non vederci oggi dopopranzo? D'altra parte non ti sembra che sarebbe meglio se non venissi a casa tua? Bisogna

che ti veda subito. Segui' una pausa per cui essa temette che fosse stata interrotta la comunicazione. Pronto? fece con ansia. Si', pensavo. E' accaduto qualcosa? Non posso dirtelo per telefono. Un altro silenzio segui' prima ch'egli rispondesse. Bene, senti, guardo subito di rendermi libero per dieci minuti. Vai ad aspettarmi da Ku-Chou. Ti raggiungo appena posso. Dall'antiquario? fece lei. E la sua voce suono' spaventata. Mica possiamo vederci nel salone del Tching-Yen Hotel ribatte' lui. E a lei non sfuggi' che c'era una punta di irritazione nella sua risposta. Va bene. Andro' subito da Ku-Chou. 20. Discese dal 'rickshaw' nella Victoria Road e si avvio' su per il ripido angusto vicolo. Giunse alla bottega. Un momento indugio' fuori come interessata dal 'bric-a-brac' esposto in vetrina. Ma un ragazzo che se ne stava sulla soglia in vedetta dei clienti, riconoscendola subito, le rivolse un largo sorriso di connivenza. Qualcosa egli disse in cinese verso l'interno della bottega e il padrone di questa, un ometto dalla faccia grassa in veste nera, si fece innanzi a salutarla. Rapida essa entro'. Mister Townsend non ancora venuto. Andare di sopra, voi? Si'? Kitty passo' nel retrobottega, si mise a salire la buia scaletta. Il cinese le tenne dietro, apri' la porta che metteva nella camera. C'era afrore di oppio entro al senso di rinchiuso. Ella sedette su un cofano in legno di sandalo. Un attimo dopo udi' un passo grave sulle scale scricchiolanti. E Townsend entro', chiudendosi la porta dietro. Aveva una faccia cupa, ma non appena la vide sorrise nella sua maniera incantevole di sempre. E subito la prese nelle braccia, la bacio' in bocca. Dunque, che ti succede? Oh, solo a vederti mi sento meglio disse lei, per tutta risposta, con un sorriso. Egli si mise a sedere sul letto, accese una sigaretta. Sei piuttosto pallida. Sfido fece lei. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Egli la guardo'. Ancora sorrideva, ma di un sorriso ormai un po' affatturato, innaturale. A lei parve di vedere un'ombra di ansieta' nei suoi occhi. Walter sa disse. Passo' un istante di silenzio prima che lui rispondesse. Che cosa dice? Non dice nulla. Non ha parlato. Oh, come! E cosi' esclamando egli la guardo' acutamente. Che cosa allora ti fa pensare che sappia? Ogni cosa. Il suo aspetto. Il modo in cui si e' comportato a pranzo. E' stato sgarbato? No, anzi di una scrupolosa compitezza... Ma, per la prima volta da quando siamo marito e moglie, non mi ha dato il bacio della buona notte. Qui essa chino' gli occhi. Non era sicura che Charlie la capisse. Di regola Walter la stringeva fra le braccia e le premeva le labbra sulla bocca, a lungo. Tenero e appassionato diventava per tutto il corpo in quel bacio. Perche' non ha detto nulla, secondo te? Non so. Segui' una pausa. Tranquilla sedeva Kitty sul cofano di legno e con ansiosa attenzione osservava Townsend, la cui faccia s'era di nuovo fatta cupa, accigliata. Due pieghe gli segnavano la bocca agli angoli. Ma d'un tratto egli levo' lo sguardo e i suoi occhi scintillarono di maliziosa compiacenza. Forse non dira' nulla mai.

Essa rimase zitta. Non capiva il significato delle parole di lui. Dopotutto, non sarebbe il primo a chiudere gli occhi in un caso come questo. Che avrebbe da guadagnarci a far del chiasso? Se avesse voluto far del chiasso avrebbe insistito per entrare in camera... Qui ammicco' e schiuse le labbra in un largo sorriso. Che figura da stupidi avremmo fatta! soggiunse. Avrei voluto che tu vedessi che faccia aveva ieri sera osservo' lei. Naturalmente che sara' stato sconvolto. Un colpo simile! E' una dannata situazione umiliante per chiunque. Uno sembra imbecille, capirai. Ma ho l'impressione che Walter non sia tipo da lavare i panni sporchi in pubblico. Lo credo anch'io disse lei soprappensiero. E' molto sensibile Walter. Me ne sono accorta. Tanto meglio per noi. E' un ottimo sistema, capisci, mettersi nello stato d'animo dell'altro e domandarsi come agiremmo al suo posto. Un uomo ha una sola maniera di salvar la faccia quando si trova in una simile posizione ed e' di fingere di non saper nulla. Scommetto quello che vuoi che Walter fara' cosi'. Piu' Townsend parlava e piu' diveniva sicuro. Scintillavano i suoi occhi azzurri; di nuovo egli era il gaio e gioviale ragazzone di sempre. Un'incoraggiante fiducia irradiava da lui. Il cielo sa se vorrei dire qualcosa di spiacevole sul suo conto. Ma, per esser chiari, un batteriologo non e' nulla di grande, capisci... Ora e' probabile ch'io diventi il Segretario coloniale quando Simmons sara' messo a riposo, e Walter ha tutto l'interesse a rigar dritto con me. Deve pensare a guadagnarsi il pane, come del resto tutti noi, e ti pare che la Segreteria coloniale terrebbe in buona considerazione uno che facesse scandali? Credi a me, egli avrebbe tutto da perdere a non stare zitto. Kitty si agitava sul suo cofano. Sapeva come Walter fosse timido e percio' poteva anche credere che il disgusto di una scena, la paura dell'attenzione pubblica, o altro del genere potessero influenzarlo. Ma non poteva mai credere che si sarebbe lasciato trattenere dal pensiero di un utile materiale. Forse non lo conosceva molto bene ma certo Charlie non lo conosceva meglio di lei. Non ti e' venuto in mente che sia innamorato pazzo di me? Egli non rispose, ma le sorrise con aria furbesca. A lei era ben nota e cara quella sua espressione. Ebbene? Suppongo che tu stai per dire qualcosa di terribile. Ecco, voi donne avete spesso l'impressione che gli uomini siano piu' innamorati pazzi di voi di quanto in realta' non sono. Per la prima volta essa rise. Stava ripigliando fiducia. Che mostruosita' dici mai! Bene, io sono sicuro che tuo marito non ti ha dato molto da fare in questi ultimi tempi. Forse non e' piu' tanto innamorato pazzo di te, come una volta. In ogni caso mi guardero' dall'illudermi che tu sia innamorato pazzo di me disse lei, di rimando. In questo ti sbagli. Ah, che bene sentirlo parlare cosi'! Essa lo sapeva, sapeva ch'era cosi', e la fede che aveva nella sua passione le riscaldava il cuore. Egli intanto si era alzato dal letto, era venuto a sedersi vicino a lei sul cofano in legno di sandalo. Col braccio le cinse la vita. Non ti torturare il cervello un minuto di piu' le disse. Io ti assicuro che non vi e' da temere nulla. Ho la certezza assoluta, come ho la certezza di esistere, che Walter fara' finta di nulla. Sono cose troppo irte di difficolta', queste, perche' uno ci si metta... Tu dici che e' innamorato pazzo di te. Bene, forse non vorra' perderti del tutto. Io, vedi, accetterei qualunque cosa, te lo giuro, pur di non perderti se tu fossi mia moglie. Essa si chino' verso di lui. E il suo corpo divenne molle e cedevole nelle sue braccia. Era quasi una tortura il bene che in quel momento gli voleva. Le sue ultime parole l'avevano colpita: forse Walter l'amava cosi' appassionatamente ch'era pronto ad accettare qualunque umiliazione purche' talvolta essa si abbandonasse al suo amore. Capiva una cosa simile, capiva giacche' lei stessa lo provava nei riguardi di Charlie. E un fremito di orgoglio l'attraverso', un orgoglio misto di disprezzo per l'uomo che poteva amare cosi' da schiavo. Getto' amorosamente le braccia al collo di Charlie.

Sei magnifico, caro. Io tremavo come una foglia quando sono arrivata qui e tu mi hai tranquillizzata del tutto, mi hai reso la pace. Egli le prese la faccia nelle mani, la bacio' sulla bocca. Cara! Sei un tale conforto per me sospiro' lei. Non c'e' nessun bisogno che tu ti preoccupi. Del resto sai bene che sono con te, che ti sosterro'. Mica ti lascero' sola. Kitty non aveva piu' alcun timore, tuttavia per un attimo ragionevole rimpianse che i suoi piani per il futuro fossero andati per aria. Ora che il pericolo era passato quasi desiderava che Walter saltasse fuori a chiedere il divorzio. Sapevo di poter contare su di te disse. E io speravo che tu lo sapessi. Non devi andare a colazione? Oh, all'inferno la colazione! L'avviluppo' piu' strettamente, ed essa si trovo' tutta nelle sue braccia. Le bocche si cercarono. Oh, Charlie, devi lasciarmi andare. Mai. Essa diede in una piccola risata di felicita' e di trionfo. Gli occhi di lui erano pesanti di desiderio. Cosi' egli la sollevo' e sempre tenendola stretta ando' sino alla porta, la chiuse a chiave. 21. Tutto il pomeriggio essa penso' a quello che Charlie aveva detto di Walter. Dovevano pranzar fuori, quella sera, e quando Walter rincaso' dal Club essa era in camera che si vestiva. Lo senti' bussare alla porta. Avanti. Ma la porta non si apri'. Vado subito a cambiarmi. Quanto ti ci vuole per esser pronta? Dieci minuti. Senza aggiungere altro egli se ne ando' in camera sua. Di nuovo aveva parlato nel tono forzato della sera prima. Ma lei si sentiva sicura di se'. Fu pronta per la prima ed egli la trovo' gia' accomodata in vettura. Temo di averti fatto aspettare le disse. Bene, non ne sono morta rispose lei, e fu persino capace di sorridere. A qualche osservazione che fece durante il tragitto egli rispose seccamente. Ed essa si strinse nelle spalle; cominciava ad essere stufa. S'egli aveva la luna, bene, se la tenesse, non gliene importava nulla, a lei. Rimasero cosi' in silenzio sino a destinazione. Il pranzo era un vero banchetto: di troppa gente e di troppe portate. E mentre gaiamente ciarlava coi vicini Kitty osservava Walter. Era di un mortale pallore, coi lineamenti tesi. Sembra piuttosto giu' vostro marito. Io credevo che non soffrisse il caldo... O forse lavora troppo? Sempre lavora troppo. Andrete via presto voi, vero? Oh, si'! Credo che andro' in Giappone come l'anno scorso. Il dottore dice che debbo evitare il caldo e l'estate di qui, se non vogl