Il falso mito dello «start up», il libro di Jumpinshark sul giornalismo digitale in Italia - il...

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  • 7/29/2019 Il falso mito dello start up, il libro di Jumpinshark sul giornalismo digitale in Italia - il Manifesto 19.03.2013

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    Roberto Ciccarelli

    Jumpinshark un blogger da seguire perchi in rete alla ricerca di una critica del-lordine deldiscorso. Ilmito degli startup-

    peroi, ad esempio. Quellidea, sillabata dalgiornalista Riccardo Luna, forte del seguito disiti mainstreaming (da Repubblicaal Corrieredella Sera), accolta dai ministri Passera e Pro-fumo che hanno annunciato di avere stanzia-to duecentocinquantasei milioni di euro perlavviamentodi imprese innovative (start-up).

    Il lavoro bisogna inventarselo perch innatura non lo si trova e quello che cresce suglialberi precario e umiliante. Oggi non bastaaspettarlo da un benefattore pigramente ada-giati sul bordodel fiume dellassistenzialismo.Questi sono gli startupperoile cui gesta alcu-ne, pochissime, di rilievo vengono racconta-te usando il registro del cumendamilanese odella moglie del maestro di Vigevano chespin-se ilmarito a lasciare il suo lavoro per mettersia fare scarpe: Meglio un giorno da imprendi-tore, che mille da pecora.

    Anche il nuovo mito sostiene che tutti pos-sono creare una start-up: basta un garage eun pizzico di genio visionario di Leonardo da

    Vinci. Cosa c che non va in questa narrazio-ne apparentemente irenica, che alimenta la

    speranza di una liberazione da cui trarre unreddito di sostentamento, senza attendere laraccomandazione?

    Sotto la scorza di pragmatismoesperto di vi-ta, scrive Jumpinshark, questo principio allu-de solo ai i bimbi dei Peanuts e delle serie tvamericane che fanno impresa allestendo ilbanco della limonata a cinque centesimi. Ilproblema dellindipendenza in una societ dischiavi, come quella italiana, reale. Il discor-

    sosulle start-upne coglieil senso e loaffida al-la speranza di trovare la pietra filosofale an-che in Italia. Di esempi come questi se ne po-

    trebbero fare a bizzeffe, visto che linformazio-ne in rete produce miti su un altro mondo possibile, limportante che nonsiano realt re-alizzabili nel nostro.

    Nellebook pubblicato per Minimum FaxIlweb e larte della manutenzione della notizia.Il giornalismo digitale in Italia (scaricabile a1,9 euro) Alessandro Gazoia, in arte Jumpin-shark, coglie lessenza di una bolla informati-va che si forma in rete, dove i discorsi produ-cono un effetto di realt, approdando sui

    quotidiani cartacei o intv. una catena di sen-so che alimenta il giornalismo tradizionale,che trasforma questo effetto nella verit diun fatto.

    Jumpinshark interrompe il flusso, lo rico-struisce in una sequenza critica, ne spiega lagenesi, a partire dal giornalismo digitale negliUsae dalla suapervasivit cheestende la con-

    vergenza transmediale tra il cartaceo, la tv, laradio anche in Italia. Nel suo libro spiega latrasformazione del lettorein curatore della no-tizia, e non pi in fruitore passivo; descrive letestate nate digitali: da Il Posta Linkiesta oGiornalettismo. Articola una critica della con-taminazione trapolitica e gossip della confu-sione tra opinioni e fatti che linfoweb ha re-cepito dal giornalismo maggiore, quandoPaolo Mieli sul Corsera e Ezio Mauro su La

    Stampaavviarono la tabloidizzazione: i gior-nali sonointeressanti quando scrivono dei fio-ri di Bach e non su Bach, lomonimo composi-

    tore.Tutto questo in rete si traduce nel boxino

    morboso, cio nella famosa colonna di de-stra di siti come Repubblica.it, al quale loscrittore Giorgio Vasta ha dedicato un memo-rabile ritratto. Qui si annidanonotiziesu Nico-

    le Minetti in topless mentre, a pochi pixel didistanza, spunta Napolitano che si soffermasullimportanza di essere italiani. Si chiamastrategia acchiappa-click e permette di au-mentare il traffico sui siti e dunque la pubblici-t. Jumpinshark osserva come questo sia unmodello commerciale povero, a differenza del-lHuffington Post(quellooriginale Usa). La de-cisione del gruppo Espressodi creare un paywall cio laccesso alle notizie a pagamento,cerca di rispondere a questa crisi. Lo ha fattoil New York Times. Con qualche speranza disuccesso in pi, visto che linglese una lin-gua molto pi letta dellidioma italico.

    questo il presente delgiornalismo digitalebusiness-orientend: si scrive quello che creatraffico, e spesso si favoriscono le narrazionitossiche che, come abbiamo visto nel casodegli startupperoi, arrivano a condizionare ildiscorso politico. Non tutto per resta nellagabbia dacciaio.Lo dimostranositicome Chi-na-files, Giapdei Wu Mingo lit-blogcome Mi-nima&Moralia. Tra questi, e miriade daltripertugi, passa oggi il flusso esoterico del pen-siero critico, del giornalismo dinchiesta, dellenarrazioni utopiche.

    Quanto a click talvolta non hanno nulla dainvidiare al mainstreaming. successo a Mat-teo Miavaldi di China-files che ha scritto sulcaso dei Mar in India tutto quello che i me-dia italiani non hanno visto (o voluto vedere)prima dellesplosione del clamoroso caso.Pubblicato su Giap, i contatti sono esplosi, ti-rando gi il server, insieme a quello di ChinaFiles. Non tutto quello che si muove in rete alla cacciadel capitale. Di certo ilcapitale con-diziona la visibilit e il senso della notizia. E sialimenta con il lavoro gratuito dei blogger acui ricorrono, ad esempio, Il Fatto quotidianoo lHuffington Postdi Lucia Annunziata. Jum-pinshark non offre soluzioni, dimostra che il

    punto di vista conta nella costruzione della no-tizia. E la notizia non sempre ilmarketingcu-rato dai giornalisti di professione.

    Blogger / JUMPINSHARK, LESSENZA DI UNA BOLLA INFORMATIVA

    Come demolire il falsomitodello start up e dei suoi eroi

    Vademecum per il risveglio,lebook Il web e lartedella manutenzione dellanotizia. Il giornalismo digitalein Italia di Alessandro Gazoia