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www.lionsclubaurelium.org Distretto 108 L Num 10 Dicembre 2015

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www.lionsclubaurelium.org Distretto 108 L

Num 10

Dicembre 2015

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Visita Villa Farnesina

Direttore Editoriale:

Gen. Mario Paolini

Direttore Responsabile:

Avv. Paolo Testi

Comitato di Redazione

Cav. Enrico Chiricotto

Dott. Francesco Lomonaco

Dott. Enzo Maggi

[email protected]

Grafica e Stampa:

Tipografia Grafica Vallelunga

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VISITA DEL GOVERNATORE IN OCCASIONE DELLA 50° CHARTERdi Mario Paolini

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Caro Governatore, Cari soci, Gentili Signore, Graditi ospiti,mi unisco ai saluti fatti dal nostro bravo Cerimoniere a voi tutti e vi ringrazio a nome di tutto il Club dellavostra presenza che ci onora in questo momento di festa per la visita del nostro Governatore e per lanostra 50^ Charter.Caro Governatore, come avrai potuto certamente constatare, il club Aurelium è formato da persone che credono in questaAssociazione e sono fermamente legate alla sua storia e, come diceva il nostro indimenticato PastGovernatore Manucci, seguaci di quel lionismo del cuore da cui purtroppo da qualche parte se ne hannoindizi di disaffezione. Sì, il nostro è un club che crede ancora nei valori dettati dal lionismo che sonol’origine e l’anima del nostro senso critico verso quelle anomalie che da qualche tempo si possono notarein alcune circostanze, conseguenza di atteggiamenti poco consoni al credo lionistico. Siamo soci chedanno molta importanza al comportamento individuale e ai principi etici in cui crediamo fortementeperchè rappresentano un modello di vita intrinseco alla cultura di ognuno di noi e al nostro operarequotidiano che si specchia con quello dell’Associazione cui apparteniamo.Caro Governatore, il nostro è un club di soci che hanno fatto dell’amicizia e dello spirito di servizio il lorocredo; certo, il nostro attaccamento alla cultura lionistica, ai dettami dei suoi scopi e della sua eticasollecita, come accennavo, il nostro spirito critico, mai però distruttivo e sempre rivolto al bene del nostroDistretto e della nostra Associazione. Il nostro è un club che ama la dialettica, mai ossequioso esilenzioso in attesa di tempi migliori, sempre sollecito a far sentire la sua voce, specie quando il coro dellesirene è stonato. Per questo e per altro ancora il club meritò, e ne siamo fieri, l’appellativo di “ClubPrestigioso” attribuitoci dal compianto Past Direttore internazionale Enrico Cesarotti. Tu, caro Governatore,hai di fronte un club certamente di età non troppo giovane, ma molto attento a chi aprirsi perché ha benchiari i pilastri sui quali la nostra Associazione è stata costruita e per molti anni si è sviluppata: l’etica egli scopi. Dai possibili aspiranti soci pretendiamo il rispetto di queste due colonne portanti alle qualirivolgiamo sempre la nostra attenzione e che hanno contribuito a creare quello spirito di appartenenzache rappresenta la nostra forza e la nostra dignità. Novità numeriche non ne vogliamo se non sonoespressione di qualità. Le medagliette non ci interessano, i valori invece sì, e molto! Il numero dei soci suiquali può contare da moltissimi anni il nostro club riteniamo sia ottimale per un corretto vivere operativo.I grandi service internazionali, come ho avuto modo di dirti, hanno sempre trovato un posto preminentenel nostro club: LCIF, SIGHT FIRST, MORBILLO. In campo Multidistrettuale e Distrettuale è stata sempreattiva e sentita la nostra partecipazione: CANI GUIDA, CREC, CASA DI ACCOGLIENZA DI CAGLIARIecc. Cosa dire poi di altri service a cui il club si è dedicato: abbiamo rivolto le nostre attività ai bambinie agli emarginati, ma non solo; è lungo l’elenco di quanto donato dal club in tutti questi anni per venireincontro alle esigenze dei più bisognosi. Il nostro è un club di una grande metropoli dove, come in moltialtri club romani, non troverai molto spesso seduti alle conviviali Sindaci, Alte Autorità dello Stato equant’altro; per quanto ci riguarda è con orgoglio che cito il nostro attaccamento al territorio di

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riferimento del club, cioè il XIII Municipio con il quale scorre un fiume continuo di rapporti dicooperazione culminati, qualche anno fa, con l’apertura del Parco Melvin Jones dove ogni anno, inPrimavera, alla presenza delle Autorità del Municipio, dei ragazzi disabili e delle loro famiglie or-ganizziamo la festa della Solidarietà che quest’anno vedrà la presenza della Banda Musicale del-l’aeronautica Militare. E qui mi corre l’obbligo di sottolineare con forza l’opera attiva e continuadelle nostre signore che partecipano in maniera determinante alla vita del club organizzando erealizzando iniziative destinate alla raccolta fondi per i nostri service. A loro va il plauso e ilringraziamento sentito di tutto il club. Di una ulteriore cosa andiamo molto fieri: nei nostribilanci di missione annuali si può constatare che il 70% delle entrate sono sempre destinateai service, il 20% è destinato ai versamenti per la Sede Centrale, il Multidistretto e ilDistretto, il 10% al funzionamento del club.Infine i soci: il termine prestigioso è stato dato al club anche perché, e non pecco dimodestia, i suoi soci sono prestigiosi, non solo per le loro eccellenze professionali eculturali, oltreché per le attenzioni e l’interesse che danno a tutto quanto avviene nelClub e nel Distretto, ma anche per lo spirito di amicizia, cordialità e simpatia semprepresenti nei reciproci rapporti, che si manifesta nella partecipazione alla vita delclub: ne è testimone la loro elevata presenza a tutti i Consigli Direttivi.Quest’anno celebreremo il 50° anniversario di vita del club; sarà un momento par-ticolarmente esaltante che ci legherà a tutti quei soci che ci hanno preceduto eche hanno contribuito a fare grande il club Aurelium. Non ci saranno strombaz-zamenti e fanfare, ma ricordi e comunione d’intenti per proseguire nel virtuosocammino tracciato dai nostri predecessori. Certo, abbiamo voluto che questacircostanza fosse ricordata con un service particolare che, come ti ho riferitonella nostra riunione di poco fa, riguarderà il restauro di 2 Fontane diRoma, la “Fontana degli Artisti” e la “Fontana del Sarcofago del Bufalo”situate in due punti strategici della città per frequenza di romani eturisti, vale a dire rispettivamente in via Margutta e a Largo delNazareno.

Spero e credo molto nell’operato del Governatore e della suasquadra per rendere più forte e valido il nostro Distretto e per

condurlo con mano ferma nella giusta strada. Avrai in noi deiconvinti partners in questo cammino, sempre propositivi, senzainfingimenti, con mente aperta e con il cuore rivolto al bene delnostro Distretto e dell’Associazione.Buon lavoro, caro Governatore, detto con grande stima esimpatia a voce alta da tutto il club.

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CINQUANTESIMOANNIVERSARIOdi Enzo Maggi

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D opo il rituale tocco dellaCampana con il quale il Pre-sidente Mario Paolini ha di-chiarato conclusa una con-

viviale lunga e articolata, dedicata alcinquantesimo anniversario della CharterNight del nostro club e alla visita delGovernatore distrettuale, uscendo unpo’ barcollante dopo una seduta, in tuttisensi, durata cinque ore e ansioso diraggiungere “il bian-co lettino e il dolcecuscino”, un caroamico socio miesortava a non in-dugiare troppo nelpreparare e spedireil resoconto dellaserata, come era miodovere di Addettostampa, consideratoche in definitivaquanto era accadutonon si discostavamolto da un copio-ne che ormai si ri-peteva da decenni,per lo meno per ciòche atteneva alla vi-sita del Governato-re. E mi raccoman-dava di non dimen-ticare, come era ac-caduto in altra circostanza, che in questaoccasione erano state consegnate alcunechevron ad alcuni soci in attestazionedella loro anzianità nelle fila del LionsClub Roma Aurelium. La stanchezzafisica e mentale che in quel momento lafaceva da padrona non mi consentironodi replicare: come si dice, incartai eportai a casa. Ma adesso che, avendo

recuperato il recuperabile e con tuttacalma, mi accingo ad onorare il mioruolo, ritengo di poter affermare chel’amico socio non era completamentenel vero e mi sforzerò di dimostrarlo.E nel farlo mi sembra ovvio, anche se laserata vedeva come gradito ospite ilnostro Governatore distrettuale Prof.Tommaso Sediari in visita ufficiale, chevenga data la precedenza a quanto è

stato detto e fatto per ricordare il cin-quantenario del nostro club, dalla espo-sizione del documento che ne attesta lanascita alla presentazione e consegna dioggetti e pubblicazioni commemorativi.Dopo i lavori del Consiglio direttivo,nel corso dei quali il nostro PresidentePaolini ha illustrato al Governatore Se-diari i risultati conseguiti dal club Au-

relium e i progetti futuri, l’incontro èproseguito nella usuale conviviale per lacelebrazione del cinquantenario. Il ricordodelle vicende che portarono alla fonda-zione dell’Aurelium e ai suoi primi passiè stato affidato al Socio Decano delclub, Francesco Alicicco, il quale puòvantare una militanza di ben quaranta-nove anni, essendo entrato nel club nel1966, un anno dopo la nascita del soda-

lizio. E’ facile immagi-nare con quanta com-mozione Francesco neabbia rievocato i primipassi, dalla prima de-nominazione che ricor-dava i luoghi di originee cioè Ladispoli e Cer-veteri, fino all’assunzio-ne di quella attuale diLions Club Roma Au-relium; dai primi Pre-sidenti a quelli più re-centi; il prestigio chel’Aurelium si è conqui-stato sul campo con lasua attività e i suoi ser-vices; la sua presenzaai vertici del Distrettocon i Governatori cheha saputo esprimerenelle persone di Um-berto Manucci e Mario

Paolini. Tra i molti soci presenti all’av-venimento si potevano notare altri amicicon anzianità lionistica considerevole,dai trenta anni fino agli oltre quaranta;di certo non mancavano soci di recenteacquisizione, ai quali è stato affidato ilcompito di tenere alta quella tensionedi volontariato attivo che ha costituitola ragion d’essere del prestigioso club

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Roma Aurelium. Le parole di Francescohanno suscitato in alcuni dei presentiricordi affettuosi e orgogliosi, in altrimeraviglia e curiosità: certamente intutti il desiderio di non trascurare nulladi quanto veniva loro raccontato.

E il ricordo di quanto era accadutonel corso degli anni che vanno dal 1965ad oggi ha trovato spazio in una elegantepubblicazione, un vero e proprio volumeche, offerto a tutti presenti, sicuramentefarà la sua bella figura nella bibliotecadi chiunque lo abbia ricevuto e di chilo riceverà; ma soprattutto servirà a chine è stato protagonista di rivivere passaggidella propria vita associativa che hannolasciato un segno indelebile per la fre-quentazione di persone bellissime e in-dimenticabili, di amici veri che eranostati amabili e determinanti complicinel servizio a favore dell’altro, in omaggioa quanto affermato dalle carte fonda-mentali della nostra associazione: l’Eticae gli Scopi del Lionismo. E servirà aquanti si sono da poco affacciati suquesto mondo di sentito e vissuto vo-lontariato, e a quanti altri vi farannoingresso, per indicare loro il sentieroche dovranno percorrere nel corso deglianni futuri. Mi auguro che il libro vengasfogliato e letto con l’attenzione chemerita e che possa, se del caso, fornirelo spunto per osservazioni e critichesulle quali soffermarci costruttivamente.Poco importa sapere chi di questo libroè stato occasionale artefice: è stato scrittoe illustrato da tutti quegli uomini chedal 1965 ad oggi hanno portato sulbavero della giacca il distintivo con idue leoni.Tra questi uomini la sera del30 ottobre alcuni hanno potuto ricevereun piccolo simbolo metallico, la chevron,che certificava la loro anzianità associativae cioè Domenico Giglio con 45 anni,Tito Emilio Conforti con 40 anni, Er-nesto Liccardi e Ennio Morricone con35 anni. Ai soci e alle personalità presenti è statoconsegnato, a ricordo della serata, ancheil nuovo gagliardetto, modificato nellaparte commemorativa sia nella indica-zione del 50° anniversario sia nella ri-

produzione di luoghi, oggetti e monu-menti che stanno a testimoniare leorigini e l’evolversi dell’Aurelium; e pertutti i soci è stato predisposto un crestpersonalizzato, con il logo tradizionaledel club e una targhetta nominativa.Fin qui poco o nulla poteva considerarsiripetitivo di quanto in anni passati eraaccaduto: i primi cinquant’anni vengonosolo una volta. E lo posso attestare per-sonalmente! Ma prima di dedicarmialla parte che ritualmente ogni anno èrappresentata dalla visita del Governatoredistrettuale, desidero far presente al caroamico socio di cui sopra che avevointuito che la sua raccomandazioneaveva l’unico scopo di farmi scrollare didosso quella pigrizia che caratterizzal’incipit di ogni mio intervento e a luiben nota: perché, anche se la trama del-l’episodio che viene predisposta ognianno è sempre la stessa, non ci dobbiamodimenticare che poi il copione vienerecitato da attori diversi di volta in volta,per lo meno quelli che siedono ai verticidel club e del distretto. E infatti l’amicoTommaso Sediari a me è sembrato di-scostarsi da quegli schemi ragionieristicie burocratici che hanno caratterizzatoil comportamento di molti, o quasi tutti,suoi predecessori quando, nel corso delConsiglio direttivo che ha preceduto laconviviale, ha sollecitato e accettato daparte dei presenti interventi, anche critici,ma che offrivano occasione di dialogo edi confronto non sempre possibile seaffidato alla nostra stampa, spesse voltedistratta o prevenuta. La naturale pro-pensione verso il mondo agrario che hacontrassegnato i suoi studi, l’impegnoimprenditoriale e professionale, l’amoreverso quel “settore primario, cioè l’agri-coltura, (che) per millenni, da quandol’uomo ha fatto la sua comparsa suquesta terra(…) gli ha consentito di so-pravvivere fino ad ora, sia pure tra indi-cibili sofferenze e traversie” (mio reso-conto su incontro con l’avv. Mazzelladel 29 0ttobre 2014), non potevano nonincidere sul comportamento da tenerenei confronti di occasionali interlocutori:ascolto, comprensione, valorizzazione,

condivisione, saggezza: tutte caratteri-stiche che tratteggiano la figura di coluiche tutto dona alla terra e dalla terratutto attende. E non è mancato neppureun siparietto saggio e arguto allorquandonel suo intervento, per meglio sottolinearela necessità di mantenere in ogni occa-sione il giusto equilibrio di giudizio, siè avvalso di un bicchiere riempito ametà non per soddisfare una incipientesete, bensì per ricordare che per tutte lesituazioni può esserci un giudizio positivo- il bicchiere mezzo pieno - o negativo- il bicchiere mezzo vuoto -, cui affidareil conseguente comportamento. Ancheil saluto rivolto a tutti i convenuti inchiusura della conviviale è stato apprez-zato per la cordialità e la familiarità conle quali è stato formulato.Da parte ditutti coloro - soci, amici e ospiti - checon la loro presenza hanno contribuitoalla completa riuscita della serata, e dalloscrivente, giungano al Prof. TommasoSediari auguri di buon lavoro.

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D evo essere sincero: quan-do in un caldo pomerig-gio di settembre del 2003Mariapia Tavazzani, ve-

dova del Presidente Amintore Fan-fani, mi convocò nella sua abitazioneromana non avrei mai immaginatoche, proprio in quel giorno, stavaper iniziare il periodo più interessantedella mia vita professionale.Già da qualche anno avevo imparatoa conoscere la Signora Fanfani perla sua indomabile forza di volontà ededizione per l’aiutoai più deboli, sia inItalia che nel mondointero.Per lei costituii due

Associazioni, che hapresieduto per moltianni, impegnata inmirabili azioni uma-nitarie: nel gennaio1985 la NOI PERLORO, che otterrànel 1988 l’idoneitàcome ONG ai sensidella Legge 49/87, e nel settembre1987 la SEMPRE INSIEME PERLA PACE. Ancora oggi il suo im-pegno in opere sociali è a tempopieno e non può meravigliare, quindi,se un suo recente libro autobiograficoreca il titolo: “Lady no stop”.Torniamo a quel giorno di settembrequando, senza preavviso, incontraiin Casa Fanfani S.E. Jacques Biho-zagara, Ambasciatore Plenipoten-

ziario del Rwanda a Parigi, venuto aRoma proprio per conoscere un pro-babile Console Onorario. È evidenteche quell’incontro fu determinante:recuperai a tempo di record dal miopatrimonio linguistico le reminiscenzedel mio francese scolastico (inglesee spagnolo sarebbero stati certamentepiù fluenti perché lingue più utilizzateper motivi professionali) e dopoqualche mese, nel febbraio del 2004,fu emesso dal Ministero degli Esteriitaliano il formale “exequatur” per il

primo mandato quinquennale.Il lasso di tempo trascorso tra ilprimo incontro e la consegna deldecreto di nomina fu per me prov-videnziale perché mi consentì di ap-profondire da autodidatta la cono-scenza del Rwanda attraverso leprime nozioni di geografia politica,di storia, di cultura dei popoli africanie di normativa diplomatica, tuttenecessarie per affrontare con il piede

giusto il cammino in un percorso divita per me totalmente sconosciuto.A prima vista, sembrava che la miaesperienza pluriennale di dottorecommercialista, di consulente d’azien-da e revisore legale dei conti nonfosse sufficiente per svolgere al megliole funzioni diplomatiche di ConsoleOnorario. Al contrario, con il passaredei giorni mi sono reso conto che ledifferenze culturali e sociali tra i po-poli sono, nella realtà dei rapportiumani, valori da conoscere, appro-

fondire e coltivare in-sieme per il reciprocomiglioramento del pro-prio essere.Alcuni eventi sono statiparticolarmente signi-ficativi per l’arricchi-mento culturale dellapersona e mi piace quiricordarli. Primo fratutti, la partecipazioneil giorno 7 aprile 2004nel grande StadioAmahoro di Kigali alla

Celebrazione solenne del Genocidiodel 1994, alla presenza di molti Capidi Stato e di Governo. Particolar-mente significativa, il giorno suc-cessivo, la semplice cerimonia pressoil Ministero degli Esteri per riceveredalle mani di S.E. il Ministro CharlesMurigande (oggi Ambasciatore aTokio) le insegne ufficiali della Na-zione per la sede del Consolato diRoma: due bandiere, il ritratto in

RIFLESSIONI...

Dott. Francesco Alicicco, Console Onorario del Rwanda in Roma

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cornice del Presidente Paul Kagamee l’originale del decreto di nomina.Tutti gli anni si svolgono anche inItalia, sia in Roma che in altre città,organizzate dai cittadini rwandesiresidenti, le toccanti celebrazioni deitragici orrori del Genocidio del 1994.Ricordo con particolare emozionele testimonianze rese da YolandeMukagasana al Teatro Eliseo diRoma (riassunte nel suo libro “Lamorte non mi ha voluto”) ed alGiardino dei Giusti di Padova e dalGenerale Roméo Dallaire, coman-dante di nazionalità canadese delleforze ONU, nei tragici giorni del-l’aprile-luglio 94, esposte dal mede-simo in un Convegno orga-nizzato dalla Provincia diRoma presso la Sala Di Lie-gro. Un documento impor-tante da non ignorare è cer-tamente il saggio di DanieleScaglione: ”Istruzioni per ungenocidio”.Evento unico ed irripetibile,per il forte impatto emotivo,è legato al ricordo di averfatto parte della Delegazioneufficiale del Rwanda, con il MinistroCharles Murigande e con mia moglieEmanuela, alla celebrazione dellacerimonia funebre di Sua SantitàGiovanni Paolo II. Come si può di-menticare il privilegio di essere statosul sagrato di San Pietro e di avervisto con i propri occhi quelle paginedel Vangelo di Cristo, collocato sullabara delle Sante Spoglie, sfogliateda un dispettoso venticello prima-verile romano!Nei giorni 26-29 novembre 2005,con un certo impegno del piccoloConsolato, fu organizzata una visitain Rwanda dell’On. Sindaco di RomaValter Veltroni, per accompagnareuna folta delegazione di professori e

studenti dei Licei romani, funzionaridell’amministrazione, giornalisti ecineoperatori (in totale oltre 200persone) per l’inaugurazione di dueprogetti umanitari: la Scuola ele-mentare ROMA, affidata alle SuoreMissionarie del Divino Zelo, e l’Ac-quedotto Alberto Sordi, entrambifinanziati con un generoso lascitodel grande attore romano, scomparsonel febbraio 2003.Non meno significativo l’impegnoriservato, con il Cerimoniale dellaRepubblica alla mano, alle visite uffi-ciali del Presidente della RepubblicaS.E. Paul Kagame, in occasione dellaconsegna, dalle mani del Presidente

Prodi, del Premio della Fondazione“Nessuno Tocchi Caino” per averabolito in Rwanda la pena di morteed in occasione della Conferenzasui diritti umani, organizzata a Bel-lagio dalla Fondazione Rockfeller.Eventi originali, importanti e certa-mente non usuali per un dottorecommercialista.Ma, a ben vedere, la gratificazione piùgrande mi giunge tuttora dal rapportostretto e confidenziale che mantengocon la comunità rwandese in Italia, acominciare dal ricordo del primo in-contro, avuto nell’ufficio di Viale Maz-zini 41, con Jean Pierre Ruhigisha, giàPresidente della Comunità rwandesein Italia, e del suo matrimonio celebrato

in Roma nella Basilica di Santa Mariain Trastevere.La comunità italiana non è numerosa(circa 500 persone) ed è rappresentatadagli studenti impegnati a Roma,nelle varie Università Pontificie, edistribuiti in tutta Italia presso diversefacoltà di studio, da suore e pretiappartenenti alle varie Congregazionimissionarie presenti in Rwanda (cheè un Paese di religione cristiana peril 75%), da molte famiglie di lavora-tori, integrate nel tessuto socialecivile italiano e nelle scuole dei lorofigli, con punte di eccellenza, anchecon qualifica dirigenziale. Con laComunità rwandese il rapporto del

Consolato è continuo per losvolgimento di varie pratiche,come ad esempio: rinnovo dipassaporti, attestazioni per ipermessi di soggiorno, certi-ficazioni per la celebrazionedi matrimoni misti, traduzionedi certificati di studio, ecc, ecc.Nel mio lavoro mi avvalgodella preziosa assistenza diEmanuela, che ormai è piùnota come “la Secrétaire”, che

come moglie del Console.Per il sottoscritto è stato sufficientericevere il più spontaneo ed affettuosocomplimento (non ricordo da chiformulato, né in quale occasione),quando sono stato definito “un rwan-dese muzungu”, cioè un rwandesebianco: da quel giorno mi sentocoinvolto in un progressivo impegnonel curare le relazioni di sviluppo edi solidarietà a favore del Rwanda,un Paese che merita maggiore at-tenzione da parte nostra.E’ per tale motivo che ho intesopromuovere la presente pubblica-zione.

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S e ci sono club di viaggiatori,senza dubbio l ‘ Aureliumè nei primissimi posti per-ché nei suoi primi cin-

quant’anni di attività ha visitato inItalia oltre 150 tra città, cittadine,paesi, borghi, abbazie, da Trieste epoi nel Veneto, in Emilia Romagna,Marche, Toscana, Umbria, Lazio,Abruzzi, Molise,Campania, Basili-cata, Puglia e Sardegna, nonché 11paesi e città estere, sempre cercandoil contatto con i locali clubs lions ogemellandoci con gli stessi, specieall’estero, cominciando dal Club diMalta, il cui gemellaggio risale adoltre quaranta anni or sono. Ed inquesti viaggi, specie se in pullman ,si consolidano amicizie, si perfezionala reciproca conoscenza, si dibatte etalvolta si decidono attività del club,oltre al logico arricchimento culturalee spirituale che pure rientra neicompiti di un lionismo correttamenteinteso. Ed in questo spirito, perciò,che dal 2 al 4 ottobre, l’ Aurelium,iniziando il suo cinquantenario, si èrecato nelle Marche, e precisamentead Ascoli Piceno, attraversata dalfiune Tronto, che, per secoli, ha co-stituito il confine con il Regno diNapoli. Preso alloggio in un presti-gioso palazzo rinascimentale, dellafamiglia Guiderocchi, trasformatoin albergo, è iniziata la visita accuratadelle bellezze architettoniche , dalDuomo con il vicino Battistero ot-tagonale su base quadrata ,che fanno

da sfondo alla splendida piazza ret-tangolare “dell’Arengo” ,dove si svolgela giostra della “Quintana”, allaChiesa di San Francesco , al Palazzodei Capitani del Popolo, prospicientela grande “ piazza del Popolo”, ilsalotto “buono“ della città, con lostorico ed elegante caffè “Meletti”,nome legato alla produzione dellafamosa “anisetta”, piazza dove sisvolge la vita cittadina serale e deigiorni festivi, sorvegliata dalla grandestatua del Pontefice Paolo III, inseritanella facciata del Palazzo.E poi lachiesetta dedicata al Patrono dellacittà, Sant’ Emidio, detta“ alle Grot-te”,in quanto scavata nel tufo,nellazona legata al sorgere del Cristiane-simo ad Ascoli, e le stradine e piaz-zette del centro storico con le nu-merose Chiese, tra cui quella diSant‘ Agostino, ed il prestigiosoteatro neoclassico, “Ventidio Basso”,eretto nel XIX secolo. Alla sera,poi,nella consolidata tradizione degliincontri lionistici, una convivialecon il Lions Club Ascoli PicenoHost,con i tavoli che vedevano in-sieme i soci dei due clubs, i discorsidei Presidenti, Mario Paolini e Do-natella Ferretti, lo scambio dei gui-doncini che,per il nostro club è con-sistito nel nuovissimo esemplarescelto per celebrare il cinquantenario,al quale Paolini ha aggiunto anchequello del suo governatorato. Ma le Marche, come tante altre nostreregioni, hanno nel loro territorio nu-

merose cittadine, ricche di storia e ditestimonianze artistiche ed architet-toniche per cui alla visita del capoluogodella provincia si è aggiunta anchequella alla vicina Offida, famosa peri merletti ed il tombolo, che uniscead uno dei più bei palazzi comunaliesistenti, la cui fronte merlata è pre-ceduta da un alto porticato con so-vrastante loggetta con archi a tuttosesto, di epoca rinascimentale, unaChiesa romanico-gotica, S. Mariadella Rocca, a sua volta ritenuta trale più importanti della regione, conuna imponente cripta e numerosi af-freschi.Così l’ Aurelium ha incastonato altredue gemme nella sua corona!

L’AURELIUM ADASCOLI PICENOdi Domenico Giglio

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I l turista che, allontanatosi dallungomare di Rimini, decidessedi visitarne l’antico centro, nonpotrebbe non passare sul ponte

di Tiberio e, affacciatosi dal parapetto,potrebbe ammirare il lento scorreredel Fiume - il Marecchia - pochimetri prima che le sue acque si con-fondano con quelle del Mar Adria-tico.Con ancora la luce di quel gioiosomondo spensierato, della gaia leg-giadria delle giovani bagnanti, quelturista non potrà mai pensare chequello stesso fiume - spettatore in-volontario di tanto inutile frastuonoperso in un nulla dorato - nemmenosettanta chilometri più su, è passatoattraverso un ambiente assolutamentediverso, dove l’essere pensiero, cioè:l’amore per il vero, per la storia, perla cultura, per un felice connubiotra attività industriale e meditazionespirituale, creano una imprevedibileoasi di pace!Sì! esiste nella realtà, e non nellefiabe belle che i Nonni raccontavanoai nipoti per aprirli al bello, un luogodel genere ed io l’ho trovato nelMontefeltro; e precisamente in unadelle sue città più particolari e rap-presentative: Pennabilli! non pernulla, la Cattedra del Vescovo dellaDiocesi del Montefeltro e Marino èposta proprio in questa città.Sono particolarmente legato a questacittà e ai suoi dintorni e non soloperché è la terra degli Antenati Ma-

terni di un mio Cugino, quello a mepiù consentaneo. È l’aria incantatache si respira. Per meglio localizzarla,ho pensato di partire dalla fine delcorso del Marecchia, perché Penna-billi è sita appunto nell’Alta Valle diquesto fiume, quando questo, appena

sgorgato nell’Appennino tosco-ro-magnolo, da ruscello limpido saltel-lante tra un roccia e l’altra, ascoso inmezzo ai boschi, si apre la via in unletto ampio, spalancato quasi in unabbraccio sognante!E lì, su due picchi del colle, alle cuipendici si è appena aperto nel suoampio letto il Marecchia, sorge Pen-

nabilli. Città fiorente per la Sua in-dustria i cui fabbricati si amalgamoperfettamente con il bianco del lettodel Fiume e non danno quel contrastotra futuro - operoso, sì! ma poco ri-spettoso dell’ambiente - e gli antichiricordi di un passato glorioso e lanatura; Città elegante, signorile dagliantichi monumenti romanici, goticie rinascimentali dove l’antico pre-stigioso passato storico ha lasciatoun segno ravvivato dal profondoamore per il bello e l’umanità poeticache hanno i suoi abitanti.Sono talmente preso da questa terrache ho trasfuso in alcuni miei amiciil desiderio di conoscere questa cittàe la vicina Rocca di San Leo; dettofatto, in una quindicina di giorni,dal più attivo e coinvolgente delgruppo fu preparata un’interessantespedizione di Amici liberi, intelligentie sempre più bramosi di allargare lapropria conoscenza del mondo! Cosìun bel giorno, su un pulmino, quattroamici burloni e affiatati, ma contanto desiderio di apprendere, conle loro Spose sono partiti dalla loroRoma alla volta di Pennabilli e dopouna bella galoppata lungo la A1 e laE45, sono giunti a Sansepolcro, aipiedi dell’Appennino tosco-roma-gnolo, da dove si diparte la SP 258Sansepolcro-Rimini. L’amico cheguidava il pulmino, soprattutto suquesto ultimo tratto, si è mostrato,ancor meglio, un perfetto pilota dallafluida, decisa, sicura guida, talmente

Saghe Nibelungiche lungoil Marecchia! ...una notte di ottobre vicino a Pennabilli…di Paolo Testi

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rassicurante, che abbiamo potutoammirare i tanti paesaggi semprepiù diversi ad ogni curva, con nuovie più aperti cieli, boschi incantati,brughiere dove, placide, pascolavanomucche di Razza Chianina!È bello notare come un posto per-fettamente conosciuto ed amato, fre-quentato con sempre maggior at-tenzione e curiosità indagatoria, sipresenti sotto una luce diversa, sevisitato con Amici, le cui varie an-notazioni, spingono ad un più precisostudio ad una analisi più approfonditadell’ambiente; in tal modo, i percorsiculturali vengono resi più vivi, direipiù lieti da un aere amicale, quindinon pedante, leggero, sereno, comedeve essere sempre lo Spirito di chisi vuol lasciar cullare dalla incantevolemusica del sapere! Era tanto il desi-derio di visitare San Leo che il po-meriggio stesso siamo corsi in questaparticolare cittadina. Conoscevo mol-to bene San Leo che visitai con mioCugino in una splendida giornatad'estate, dopo aver ammirato la Re-pubblica di San Marino; Rimini conil tempio Malatestiano, il ponte ro-mano e l'antico centro; ma devo direche questa volta il Professore, sceltocome guida dall’amico che aveva or-ganizzato il viaggio, aveva una marciain più. Più che approfondite guide,scritte da studiosi colti, ma non delposto, sarebbe necessario farsi ac-compagnare sempre da abitanti delluogo che, all’indubbia preparazione,possano unire quella passione chesolo l’essere figlio di quella terra sadonare! Così, quel Professore, convero lirismo, ci ha entusiasmato neldescriverci il luogo su cui la Rocca èsorta; nel mostrarci la interminabilefuga dei vari piani che da quel puntosi notano a perdita d’occhio; nel trat-tare della millenaria Sua Storia; della

sublime perfezione dell'ArchitetturaMilitare e non solo... …ma a far sì che San Leo sia notanon è solo la Sua antica Storia bi-millenaria, risalente ai tempi di Romaimperiale; l’apporto dato dalle Si-gnorie dei Malatesta e dei Monte-feltro; non sono tanto i Suoi stupendiMonumenti; la Rocca: quello cheattrae, ahimè, di più è che nelle Sueprigioni è stato tenuto un borgheseautoproclamatosi Conte, il doppia-mente eretico signor Giuseppe Bal-samo!... è dalla visita del luogo dellamorte di questo tristo figuro - che«nasce infelice, più infelice vive, in-felicissimo muore» - che è derivatauna serata particolare…Infatti, ad un certo punto, sulla stradadel ritorno - mentre percorrevamouna via extraurbana buia, solitaria,in mezzo a boschi e campi deserti,tutti un po’ in tensione, perché erastata verificata la mancanza di olionel motore, prontamente rabboccato- alcuni hanno cominciato, per unmeritato sfottò nei confronti miei,noto nostalgico della Santa Inquisi-zione, a magnificare il subdolo com-portamento di quel personaggio si-nistro, inafferrabile, contorto, che fue rimane il sedicente conte Caglio-stro…Ed ecco che improvvisamente ilcambio par mettersi in folle e il mo-tore a ululare, a gridare, a gemere…e questo mentre ci trovavamo nelpiù cupo degli scenari da Dario Ar-gento… …piano-piano la marcia riprende,ma, non appena giunti sulla stradaprovinciale e in un centro urbano, ilmotore del pulmino impazzisce, pa-tisce, balbetta, grida e poi muore!…l'imprevedibile doppio arresto delmotore del pulmino, ora rivisto afreddo, non ha più nulla di tetro,

anzi!... ora, da Uomini liberi e perquesto allegramente provocatori, per-metterà a me e agli altri di riderneper anni ed anni... Le luci fantasmagoriche, le millesfumature di giallo, i sinistri rumorinon ricollegabili ad una determinatae accertata causa, il fumo che ci av-volge, illuminato dai fari degli altriveicoli, a ripensarci bene, non cihanno mai fatto paura! anzi! con illoro fuori-programma hanno ravvi-vato, più di quanto non fosse la giàtanto allegra brigata, con i lazzi deigoliardi miscredenti e gli alti lai e leinvocazioni del Reverendo Paolo! Il motore impazzito e tutta la scenadai presunti spettrali chiaroscuri han-no il bel suono, forse molto spetta-colare, di un canto nibelungico! gliantichi eroi Wagneriani, usciti dallebrume nordiche, abbandonate le rivedel Reno, erano scesi lì fino al Ma-recchia… ed ecco apparire: accom-pagnato dalle sognanti note paradi-siache, il ritorno del cigno «al santoasil, in cui non penetra lo sguardouman»…; da quelle incalzanti nellalucente aria serale, la cavalcata delleValchirie; infine, da quel giallo-bian-castro fumo, ecco uscire tonante epossente il dio Thor!Sì! tutti questi personaggi hannovoluto avvolgere, in una sceneggiaturaappropriata, la allora appena conclusavisita alla Rocca: ricordando l'oliobollente, i fuochi gettati dagli assediatisugli assalitori!Sarà stato l’intervento dell’alchemicoCagliostro per vendicarsi della nostradiffidenza nelle sua arti ipnotiche ?

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D ue navi affiancate, unamoderna, a colori, ed unapiù antica, di colore gri-gio, sono le immagini

sul nuovo francobollo commemo-rativo, emesso il 20 luglio scorso ,per celebrare il 150° anniversariodella istituzione del Corpo delleCapitanerie di Porto e della GuardiaCostiera dell’ allora Regia Marina ,sancito con Decreto firmato a Fi-renze, nel 1865 capitale del Regno,da Vittorio Emanuele II, corpo oggipiù che mai necessario nel Medi-terraneo solcato da scafisti, ma checontinua una tradizione di sicurezzae salvaguardia delle vite umane inmare, in una area vastissima di ben500.000 km.q. e di 8.000 km. di

coste.La nave più antica, all’ origine delCorpo, faceva parte di un primogruppo di sette unità, costruita inGran Bretagna, all’ epoca maestranel campo delle costruzioni navalied era un battello inaffondabile edautodrizzante, che correva in aiutodi navi in pericolo nelle tempeste,mentre la più moderna, attualmentein servizio è una motovedetta “classe300”, unità definita “ognitempo”,“nomen omen”, che può operare an-che in condizioni marine partico-larmente avverse.Questo anniversario si aggiunge cosìalle tante celebrazioni di istituzionirisalenti al Regno d’Italia, come ilServizio Meteorologico Nazionale

ed il Corpo Forestale dello Stato,risalente addirittura al 1822, Regnodi Sardegna, che costituiscono ancoraoggi l’ossatura dello stato, con unaencomiabile continuità tra passatoe presente, ovviamente con gli indi-spensabili aggiornamenti tecnologicie strumentazioni sempre più sofi-sticate, che consentono l’ampliamentodei compiti che, nel caso delle Ca-pitanerie, riguarda il monitoraggiodel traffico mercantile e da pesca,con stanziamento di centri di con-trollo lungo le coste nazionali.

CENTOCINQUANTANNI,MA NOn LI DIMOSTRAdi Domenico Giglio

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o gni volta che suglischermi televisivi appareun personaggio dellacarta stampata, alle sue

spalle fanno bella mostra di sé i vo-lumi di una delle iniziative editorialiche ha accompagnato la presenzadel quotidiano nelle edicole e dellaquale il giornale va giustamente fiero:ad esempio, dietro la figura di Lu-ciano Fontana, direttore del Corrieredella Sera, possiamo scorgere i qua-ranta volumi del “Grandangolo dellaStoria”, alle spalle di Ezio Mauro,direttore di “Repubblica”, figuranogli oltre cento libri della collana “Laletteratura del Novecento”, e via diseguito. Ed è ovvio che ciò accada:il rapporto che lega i due personaggiappena citati, come gli altri loro col-leghi, con un prodotto della culturaumana è inscindibile dalla attivitàche svolgono e non possono farne ameno, visto che il loro compito nonè soltanto quello di fornire notizieai propri lettori, ma vi è anche quellodi contribuire alla loro elevazioneculturale.Invece l’apparizione in televisionedi un politico è corredata, se trattasidi persona che occupa incarichi go-vernativi a qualsiasi livello, in primopiano da una importante scrivaniasempre sgombra di carte (ma di cosasi stava occupando mentre venivaripreso?) e alle spalle un paio dibandiere che stanno a ricordarci chesiamo, oltre che italiani, anche eu-

ropei. Ma se trattasi di un importanteuomo politico, espressione di unadelle tante sigle di partito che po-polano il nostro paese, ecco apparirealle sue spalle la formidabile batteriadella “Grande Enciclopedia Treccani”,che con i suoi sessanta volumi occupaun’intera parete della location dovesi svolge l’intervista e che costringela macchina da ripresa ad una lun-ghissima panoramica. E allora sorgespontanea una maliziosa domanda:ma dove troviamo il nesso tra il per-sonaggio che parla e la montagna dicultura che tace? Certamente dob-biamo riconoscere che nel mondopolitico non mancano uomini checon la loro preparazione culturaleforniscono esempi di grande auto-revolezza da conoscere e seguire; mapurtroppo non sono tanti quanti cene vorrebbero per poter concreta-mente incidere in tema di esigenzeculturali da soddisfare e il rimedionon si trova nella esposizione staticaa mo’ di arredamento di un’operache costituisce una guida insostitui-bile, quasi a volerne dimostrare pienapadronanza. E soddisfare le esigenze culturalinon significa vacuo esercizio elitariofine a se stesso, bensì “…svolgere unruolo fondamentale anche nella co-struzione del senso civico, che rap-presenta il fondamento di ogni so-cietà”: sono queste le parole pro-nunciate dal Prof. Massimo Bray,Direttore generale dell’Istituto del-

l’Istituto dell’Enciclopedia Treccani,nel corso della sua conferenza tenutamercoledì 18 novembre u.s. alla pre-senza dei soci dei clubs Roma Au-relium e Roma Capitolium, riunitiin interclub. Parole che stanno arappresentare il chiaro intendimentodi attribuire il ruolo di cui sopra aquella stupenda opera che prese lemosse novanta anni orsono, grazieal mecenatismo di un imprenditoretessile, Giovanni Treccani, e all’in-tuizione di due suoi amici, Ferdi-nando Martini e Bonaldo Stringher,e cioè “L’Enciclopedia Italiana”, unagrande enciclopedia universale alloranon ancora presente nel nostro pae-se.L’atto costitutivo dell’iniziativa vennesottoscritto nel febbraio del 1925 ene facevano parte uomini di chiarafama del mondo della cultura, del-l’economia, delle arti, della politica,della giustizia. E dopo appena dodicianni, nel 1937, i volumi pubblicati,di un migliaio di pagine ciascuno,erano già trentacinque. E i contributiin essa successivamente confluiti inun periodo di tempo attraversato dadrammatiche crisi belliche e da durecompetizioni ideologiche e politiche,hanno fedelmente rispettato “…l’esi-genza di registrare per scelte critiche,e non più solo attraverso compilazionid’aggiornamento, i mutamenti veri-ficatisi negli ultimi decenni” (ibidem). Ma il nucleo centrale della conferenzadel Prof. Bray era occupato da un

L’ENCICLOPEDIA TRECCANIdi Enzo Maggi

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avvenimento editoriale di grande in-teresse sia storico che di costume: larivisitazione da parte dell’Istitutodella Enciclopedia Italiana del ri-cettario di Pellegrino Artusi, uscitonell’ormai lontano 1891 e continua-mente aggiornato dal suo autorefino al 1911, anno della sua scomparsaalla veneranda età di novantuno anni.Trattasi del manuale di cucina piùconosciuto al mondo, costituito ini-zialmente da ben 476 ricette, rivoltoalla valorizzazione di una cucinafatta di ingredienti semplici, utiliz-zando utensili di uso quotidiano,“…una cucina domestica, sobria emisurata, ricca di esperienze e sapori;una cucina legata alla civiltà dellatavola, luogo d’incontro di esperienzee generazioni diverse.” (ancora ibi-dem). E’ ben vero che forse mai come inquesti ultimi tempi la cucina sembraaver assunto una importanza tale dagiustificare il profluvio di notizie,proposte, invenzioni e introduzionedi nuovi ingredienti che deborda siadalla carta stampata che dalle retitelevisive, con ricettari aperti a tuttele latitudini e mescolati con disin-voltura da cuochi, o aspiranti tali, ingara tra loro fino all’ultimo…mestolo!Ma quanta parte di questo fenomenosta a rappresentare una educazioneal mangiare? Purtroppo è altrettantovero che questo invadente e spetta-colarizzato tsunami gastronomicoha contribuito a spingere in secondopiano un aspetto importantissimolegato alla cultura gastronomica diogni paese e sottinteso nell’operadell’Artusi: il piacere di stare a tavola,dello stare insieme. Nello scriverequesto resoconto, mi sono tornatealla mente le parole che pochi giorniaddietro Papa Francesco aveva pro-nunciato nel corso della catechesi

dedicata alla convivialità, allo stareinsieme: “Una famiglia che non man-gia quasi mai insieme, o in cui atavola non si parla ma si guarda latelevisione o lo smartphone, è unafamiglia ‘poco famiglia’”. Recuperando l‘argomento Enciclo-pedia Treccani, il Prof. Bray ha postoin giusta ed evidente luce il contributoche alla stessa fu dato da una emi-nente figura di studioso siciliano, ilfilosofo e pedagogista Giovanni Gen-tile il quale, non solo faceva partedel gruppo dei fondatori della Trec-cani, ma ne fu il primo direttorescientifico dal 1925 al 1938. A questagrande figura di pensatore si deveuna serie infinita di saggi nel campodella filosofia, che lo vide duellareanche con Benedetto Croce; nellapedagogia quando, in qualità di mi-nistro della Pubblica Istruzione, nel1923 varò la Riforma scolastica cheporta il suo nome e che venne com-pletamente cancellata soltanto nel1962. Ma Giovanni Gentile spaziòanche nella politica: lo storico quasiomonimo Emilio Gentile, nella suaopera “La Grande Italia”, ci fa sapereche già nel 1919 “Nella definizionedel rapporto fra lo stato fascista e lanazione, determinante e decisivo ful’apporto dell’idea di nazione elabo-rata negli anni della Grande Guerrada Giovanni Gentile.” E più avanti:“…il primato dello spirito si realizzavaanche attraverso il realismo dellaforza, la nazione acquistava coscienzae volontà di farsi valere anche attra-verso la violenza dello squadrismo.(…) Il fascismo incarnava, soprattuttoattraverso la carismatica personalitàdel suo duce, la coscienza della nuovaItalia nata dalla guerra.” (op. cit.pagg.177 e segg.). Questo suo im-pegno politico, protrattosi per tuttoil tempo in cui il regime fascista ri-

mase al potere, riconfermato da mol-tissimi scritti favorevoli e sottolineatoancora una volta nel 1932 con la suaopera “La dottrina del fascismo” ericonfermato con la sua adesionealla Repubblica Sociale Italiana, pur-troppo gli procurò la morte per manodi un gruppo di partigiani, a Firenzeil 15 aprile 1944.Avviandomi a concludere questomio scritto, desidero ringraziare per-sonalmente il Prof. Bray per avervoluto chiudere il suo interventocitando un passo delle “Memorie diAdriano” scritto da una meravigliosaMarguerite Yourcenar, un libro, cheassieme a tutti gli altri della collana“La letteratura del Novecento”, con-servo gelosamente e che non mistanco mai di rileggere: “Fondarebiblioteche è un po’ come costruireancora grandi granai pubblici: am-massare riserve contro l’inverno dellospirito che da molti indizi, mio mal-grado, vedo venire.”E mi si perdoni la mia presunzionese, presentando prima della confe-renza un mio piccolo opuscolo, sperodi aver contribuito con un invisibilee minuscolo seme di sesamo allafornitura di un granaio, il più mo-desto che si possa concepire e rea-lizzare.

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Presidente dell’Enciclopedia Trecani Prof. Massimo Bray ed il Pres. del Club Aurelium Gen. Mario Paolini

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T rastevere non è solo il quar-tiere più popolare e popo-lano di Roma, il quartieredella “festa de noantri” , con

le lumachine, o della “Casetta de Tra-stevere, core da mamma mia“, ma unquartiere che in breve spazio, in unasemicirconferenza, con un raggio di250 metri, con centro nella piazzaGioacchino Belli, il poeta della Romaottocentesca , racchiude alcune tra lepiù importanti ed antiche Chiese Cri-stiane, da San Crisogono, a SantaMaria della Luce, a San Francesco aRipa, per finire alle più celebri SantaCecilia e Santa Maria in Trastevere.E proprio queste due ultime sonostate la meta, il 21 novembre scorso,di una visita dei soci dell’Aurelium ,in testa il Presidente Paolini e gentileSignora,insieme con il Presidente delCapitolium , Maria Teresa Pesce DeMartino, con il consorte e la caraElisabetta Carta Taranto. Guida pre-stigiosa ed animatore del gruppo ,l’amico lion dell’ Host, prof. NicolaBellezza, che ci ha illustrato la storia,l’ architettura ed i tesori artistici delledue Chiese, con il quale abbiamoiniziato la nostra visita partendo daSanta Maria in Trastevere, sita nellaomonima piazza, forse, la prima Chiesadi Roma, aperta al culto. L’ amicoBellezza ci ha così accompagnatocon la sua esauriente esposizione neidiciotto secoli di vita di questa Chiesa,risalente al periodo del Papato diSan Callisto ( 221 -227 d.C. ), e suc-

cessivamente più volte rimaneggiatafino al 1702 con l’aggiunta del porticodi Carlo Fontana ed ancora durante ilPapato di Pio IX, senza però subirealterazioni sostanziali. La ricchezzadei mosaici della chiesa non ha forseeguali in Roma, per la sua ampiezza equalità, iniziando da quelli dellafacciata esterna dei secoli XII-XIII eproseguendo con quelli dell’ abside,con le scene della vita della Vergine,nella fascia inferiore, opera di PietroCavallini, il grande artista romano,pittore e mosaicista, della fine del tre-dicesimo secolo, e con altra decorazionemusiva di epoca precedente nellaparte superiore, dove fra l’altro è rap-presentato Cristo, come mistico Agnel-lo, fra dodici pecorelle, gli Apostoli,motivo ornamentale che troviamo innumerose altre Chiese, a cominciareda Santa Cecilia, dove ci siamo recatisubito dopo. Santa Cecilia, chiesa dedicata alla pa-trizia romana decapitata per la suafede cristiana, sotto Marco Aurelio,ha avuto inizio nel IV secolo d.C.,ma la sua struttura attuale, con i relativimosaici dell’abside, risalgono al pon-tificato di San Pasquale I (817-824d.C.),e quindi sono più antichi diquelli di Santa Maria in Trastevere ,anche se, all’interno della Chiesa vifurono altri rimaneggiamenti e raffor-zamenti, nonché nel 1725, anche quil’aggiunta di un portico ad opera diFerdinando Fuga. La Chiesa di SantaCecilia, oltre tutto ubicata dove era

stata la dimora della futura santa edella sua famiglia, contiene una me-ravigliosa scultura, raffigurante laSanta stessa, così come fu ritrovatointatto il corpo dopo oltre mille anni, opera di Stefano Maderno, del 1600,con il segno sul collo della sua deca-pitazione, dopo che erano risultativani altri tentativi di ucciderla. Esempre a Santa Cecilia, nell’attiguoconvento vi è forse l’opera pittoricapiù importante del Cavallini, un affre-sco rappresentante il “Giudizio uni-versale”, mentre nel cortile antistantela Chiesa, si trova al centro di unafontana, un grande cantaro marmoreo,di epoca romana.Perciò la visita alle due Chiese, laprima dell’annata lionistica, ha suscitatoil più vivo interesse dei partecipanti,grazie particolarmente alle spiegazionidell’ amico Bellezza, per cui saràmotivo di ripetere questa positivaesperienza in altre Chiese e Palazzidi cui Roma è più che ricca.

I GIOIELLIDI TRASTEVEREdi Domenico Giglio

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