Fondamenti di illuminotecnica Artificiale e naturale · 2009-05-15 · basato sulla analogia con lo...
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S. Secchi - Fondamenti di illuminotecnica
Fondamenti di illuminotecnicaArtificiale e naturale
Simone Secchi
Dipartimento di Tecnologie dell'Architettura e Design "Pierluigi Spadolini", Università degli Studi di Firenze
S. Secchi - Fondamenti di illuminotecnica
La luce è energia che si propaga in forma di onde elettromagnetiche alla
velocità di circa 300.000 km/s, nel vuoto, caratterizzata da lunghezza
d’onda comprese tra circa 0,38 μm e 0,78 μm, campo di sensibilità
dell’occhio umano.
La natura della luce
0,38 μm 0,78 μm
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Le principali grandezze che caratterizzano le onde
frequenza f = 1/T (Hz)lunghezza d’onda λ = c/f (m)velocità delle onde elettromagnetiche nel vuoto c = 2,998 x 108 (m/s)
AmpiezzaPeriodo T (s)
Tempo (s)
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La potenza emessa da un corpo nero è fornita dalla legge di distribuzione di Planck, in funzione della temperatura e della lunghezza d’onda
La legge dello spostamento di Wienfornisce la lunghezza d’onda di massima emissione del corpo nero
( ) ( )Km 8,2897T potenzamax ⋅μ=λ
Le leggi fisiche per il corpo nero
La legge di Stefanfornisce il potere emissivo integrale del corpo nero
( )240 m/W Te σ=
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L’emissione del sole
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Flusso luminoso (φ) [lumen, lm]Quantità di energia luminosa emessa nell’unità di tempo da una sorgente.
Intensità luminosa (I) [candela, cd = lm / sr]Flusso luminoso emesso all’interno dell’angolo solido unitario (steradiante) in una direzione data.
Illuminamento (E) [lux, lx = lm / m²]Rapporto tra flusso luminoso ricevuto da una superficie e area della superficie stessa
Luminanza (L) [candela / m², cd / m²]Rapporto tra intensità luminosa emessa da una superficie in una data direzione e l’area apparente di tale superficie.
dS
dE
Φ=
Le grandezze illuminotecniche
ΩΦ
=d
dI
dS
Ω
dφ
α
=dS
dIL
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Le relazioni tra le grandezze illuminotecniche
( )2r
cosIE
θ⋅=
Incidenza normale (θ = 0°)
2
2
r
I
dSrdS
I
dS
dI
dS
dE ==
θ⋅=
Φ=
Incidenza obliqua (θ ≠ 0°)
(legge del coseno)
dS
θr
Ωn
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La visione
Il fattore di visibilitàper visione fotopica (diurna) (v)
per visione scotopica (notturna) (v’)
I coni sono responsabili della visone diurna e dei dei colori, i bastoncellisono responsabili della visione notturna
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La riflessione, l’assorbimento e la trasmissione
Et Er
Ea
Ei
tra1
E
E
E
E
E
E
E
E
EEEE
i
t
i
r
i
a
i
i
trai
++=
++=
++=
Principio del bilancio energetico
a = coefficiente di assorbimento;
r = coefficiente di riflessione;
t = coefficiente di trasmissione
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La riflessione luminosa ed il colore degli oggetti
Riflessione irregolare
Riflessione diffusa
Riflessione speculare
Diffusore lambertiano
Iα = Im cos α
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L’effetto serra
Coefficiente di trasmissione del vetro
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I principali fenomeni fisici
Il fenomeno della rifrazione della luce comporta un cambiamento di direzione dei raggi luminosi.
Alla superficie di separazione tra l’aria ed un mezzo trasparente ed omogeneo, il rapporto tra il seno dell’angolo di incidenza i e quello di rifrazione r è uguale all’indice di rifrazione del mezzo (legge di Snell)
( )( )rsen
isennri =
Indice d rifrazione di alcuni materiali:
acqua: 1,33
vetro: 1,5 – 1,9 (dipende dal tipo di vetro)
diamante : 2,42
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La rifrazione
( ) ( )°=⇒== 17
7,1
)30(r
sen
n
isenrsen
ri
Esempio per angolo di incidenza pari a 30° per passaggio da aria a vetro:
passaggio da vetro ad aria:
( ) ( ) ( ) °=⇒⋅=⋅= 307,117 rsennrsenisen ri
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Nel passaggio da un mezzo più rifrangente ad uno meno rifrangente, si ha un angolo limite di incidenza oltre il quale vi è riflessione totale
Angolo limite vetro passaggio vetro – aria
La riflessione totale
( ) °=⇒= 4055,1
)90(r
senrsen
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Sul fenomeno della riflessione totale sono basate le guide di luce.
Il fenomeno della rifrazione è inoltre alla base del funzionamento delle lenti ottiche.
L’effetto di una lente può essere variato modificando la curvatura o il materiale della lente
La riflessione totale
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Il colore della luce
Esistono numerosi sistemi per definire il colore della luce (sistemi di classificazione).
Un sistema molto usato è quello basato sulla determinazione della temperatura colorebasato sulla analogia con lo spettro cromatico emesso da un corpo nero portato ad una certa temperatura assoluta (misurabile in kelvin – K).
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I colori fondamentali e la loro somma o sottrazione
Effetto della somma di fasci luminosi di diverso colore
Effetto della sovrapposizione di retini che trasmettono luce di diverso colore
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Rapporto tra intensità della luce e comfort
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L’indice di resa dei coloriIl colore di un oggetto dipende:
-dalle sue caratteristiche;
-dal colore della luce che lo illumina.
Si assume che la resa dei colori è ottima quando gli oggetti sono osservati sotto luce diurna o con lampade ad incandescenza perché l’occhio si adatta bene a questi due tipi di luci.
Le lampade a scarica danno invece luogo a numerose alterazioni dei colori.
La Commissione Internazionale di Illuminazione (CIE) ha definito pertanto
l’indice di resa dei colori.
Relazione tra indice di resa dei colori e classi di resa dei colori secondo UNI 10380
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Indice di resa cromatica e soddisfazione utenti per luce trasmessa da diversi tipi di vetri
Prof. Gianfranco Cellai
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Esempio di resa cromatica per una rosa
Come appare alla luce del giorno (Ra 100)
Come appare al di sotto di una lampada al sodio a bassa
pressione (Ra < 20)
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Fattori condizionanti il comfort visivo
Luminanza
Acuità visiva
Tempo di visione
Intensità della luce riflessa o emessa dalla superficie stessa verso chi guarda; è data dal rapporto tra l’intensità luminosa e l’area apparente della superficie. L’unità di misura è la cd/m2
Capacità dell’occhio di percepire i dettagli di un oggetto.Cresce con l’illuminamento prima rapidamente fino ai 20-30 lux e poi, piùlentamente, fino a circa 100 lux; al di sopra di questo valore l’incremento èminimo (legge di Fechner).Migliora in proporzione alla luminanza ed al contrasto.
Tempo che occorre per vedere, dato che la visione non è proprio istantanea. Il fattore tempo si incentra sulla velocità di visione, che rappresenta l’inverso del tempo minimo necessario per riconoscere un oggetto.
Contrasti di luminanza
Rapporto di luminanza tra l’oggetto da visualizzare e il suo sfondo.Si analizza il rapporto percentuale tra la differenza L2-L1 delle luminanzedell’oggetto e dello sfondo e la luminanza di quest’ultimoC (contrasto) = 100 (L2-L1) / L1Negli ambienti di lavoro i valori del contrasto di luminanza è un ottimo indicatore della qualità luminosa degli spazi.
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Fattori condizionanti il comfort visivo
La presenza di una fonte luminosa concentrata e con direzione prevalente può causare ombre dure e nette tali da rendere difficoltoso il normale svolgimento delle attività.
Direzionalità della luce
Resa colorimetricaMisura quanto il colore degli oggetti possa essere percepito correttamente. L’ndice generale di resa dei colori Ra di un vetro, ad esempio, (misurato in base alla norma DIN 67507), dà una misura della naturalezza dei colori assunti dagli oggetti illuminati da tale superficie vetrata. Vetri con Ra>90 vengono definiti ottimi per la resa del colore, con Ra>80 buoni.
Ambienti che prevedono collocazioni fisse degli utenti e svolgimento di compiti visivi impegnativi e localizzati (ad esempio sale di lettura, sale da disegno, uffici, laboratori, ecc.) necessitano di elevati livelli di luce e di adeguata distribuzione della luce;ambienti che prevedono collocazioni fisse degli utenti e compiti visivi diretti in una direzione prevalente (scuole o uffici con videoterminali) necessitano anche di assenza di contrasto nella direzione prevalente di visione.
Attività svolta
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Le condizioni per la visibilitàRelazione tra luminanza dello sfondo ed acuità visiva (a = 1/γ) per oggetti di
colore nero opaco
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Le condizioni per la visibilità
Relazione tra livello di illuminamento del campo visivo e prestazione visiva
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Valori raccomandati secondo la norma UNI 10380Illuminotecnica, illuminazione di interni con luce artificiale
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Valori raccomandati secondo la norma UNI 10380Illuminotecnica, illuminazione di interni con luce artificiale
Indice di abbagliamento G, riferito alla sola illuminazione artificiale, calcolabile mediante il metodo descritto dall’appendice A della UNI 10380.
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Valori raccomandati secondo la norma UNI 10380:1994/A1Illuminotecnica, illuminazione di interni con luce artificiale
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Valori raccomandati per le scuole secondo la norma UNI 10840locali scolastici - criteri generali per l’illuminazione artificiale e naturale
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X: ambienti dove è possibile controllare le riflessioni ovunque secondo UNI 10380;Y: ambienti dove è possibile controllare le riflessioni solo nelle zone prossime all’area di lavoro;Z: ambienti dove non è possibile controllare le riflessioni.
I limiti ai rapporti di luminanzaentro un angolo di 120° secondo UNI 10380
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Il trasporto della luce
I sistemi si basano sul principio della riflessione totale della luce (legge di Snell)
Raggio a rifratto;raggio b incidente con angolo limiteraggio c riflesso totalmente
Angolo limite = arcsin (n2/n1)
NA ≈ sin(aa)
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I condotti di luce
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BUONA ILLUMINAZIONE
Resa dei colori
Distribuzione delle ombre
Limitazione dell’abbagliamento
Direzione della luce
Distribuzione delle luminanze
Livello di illuminazione
Tonalità della luce
Il progetto illuminotecnico
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L’illuminazione artificiale degli interni
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Tipologie di sorgenti luminose artificiali
• a incandescenza• a scarica in gas• a induzione
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Le lampade ad incandescenza
Temperatura di funzionamento da 2700 a 2900 K.
Quantità di luce emessa dal filamento della lampada proporzionale alla temperatura di funzionamento.
Sorgente di luce a bassa efficienza: solo una piccola parte della potenza elettrica assorbita viene trasformata in luce.Elevati invecchiamento e riduzione del flusso luminoso.
Diversi formati, distinti per potenza e caratteristiche fotometriche, oltre che per le diverse esigenze d’impiego.
Si distinguono i seguenti tipi principali:con bulbo trasparente;con bulbo diffondente;con riflettore incorporato.
Spettro di emissione di un corpo nero in funzione della
temperatura (K)
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Lampade ad incandescenza con alogeni
Dal 1972 lampade ad alogeni a bassissima tensione.Permettono la miniaturizzazione delle sorgenti luminose. Evitano la perdita di efficienza causata dall’evaporazione del tungsteno.
L’alogeno aggiunto al gas si unisce al tungsteno evaporato e torna a depositarlo sul filamento.Hanno migliori caratteristiche prestazionali rispetto alle lampade ad incandescenza:− Durata da 1000 a 3000 ore;− Efficienza sino a 25 lm/W;− Temperatura di colore più elevata, da 2900 a 3100 K;− Dimensioni estremamente ridotte del corpo luminoso.
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Lampade ad incandescenza con alogeni
Il riflettore delle lampade alogene può essere in quarzo trattato con l’applicazione di strati di ossidi riflettenti alle radiazioni visibili, ma non a quelle infrarosse.
La lampada, essendo dotata di riflettore, dovrà essere scelta in funzione dell’ampiezza del fascio luminoso e l’apparecchio di illuminazione nel quale andràcollocata ha la sola funzione di proteggerla e collegarla alla rete di alimentazione.Il riflettore può essere in alluminio oppure in vetro con trattamento della superficie riflettente (dicroico, dal greco: “due colori”).Nel caso del vetro si tratta di una parabola in quarzo opportunamente trattata con l’applicazione in alto vuoto di strati di ossidi selettivi a determinate lunghezze d’onda: gli ossidi sono riflettenti alle radiazioni visibili, ma si lasciano attraversare dalla maggior parte della radiazione infrarossa.La luce emessa dalle lampade ad alogeni con riflettore dicroico è dunque una luce più fredda, sia dal punto di vista termico che cromatico, priva del 66% della radiazione infrarossa emessa da una lampada ad alogeni con riflettore in alluminio di pari potenza.
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Le lampade a scarica
Radiazione luminosa provocata dagli urti reciproci di particelle, cariche elettricamente, di un gas o di un vapore.Durata assai maggiore delle lampade ad incandescenza. Esistono i seguenti tipi di lampade a scarica:
a) lampade fluorescenti;b) lampade a vapori di mercurio;c) lampade a vapori di alogenuri;d) lampade a luce miscelata;e) lampade a vapori di sodio;f) lampade allo xeno;g) sistemi ad induzione.
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Lampade fluorescenti
Lampade a vapori di mercurio a bassa pressione con tubo di vetro rivestito con polveri fluorescenti. Trasformazione della radiazione ultravioletta in radiazioni visibili.Caratterizzate da bassa luminanza (evitano l’abbagliamento).Flusso luminoso dipendente dalla temperatura-ambiente.Situazione ottimale tra 20 e 25 °C.Durata molto elevata: circa 7500 ore per uso medio. Colore della luce molto variato a seconda delle sostanze fluorescenti usate.
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Radiazione contenuta per la maggior parte nel campo del visibile.Scarica in un piccolo tubo di quarzo protetto da un bulbo di vetro.Rivestimento in polvere fluorescente trasforma lo spettro a righe (radiazione ultravioletta).Pieno flusso luminoso raggiunto dopo alcuni minuti di accensione.Necessario periodo di raffreddamento di diversi minuti prima della riaccensione.Vasta gamma di potenze: da 50 a 2000 W;Flusso luminoso da 2000 a 125.000 lm.Due grandi campi principali di applicazione:•illuminazione industriale;•Illuminazione stradale
Spettro tipico di una lampada al mercurio a bassa pressione
Lampade a vapori di mercurio ad alta pressione
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Luce gialla e monocromatica.
Efficienza luminosa molto elevata (per funzionamento ad una determinata temperatura).
Tempo iniziale d’accensione di alcuni minuti.
Impiego consigliabile dove occorre un alto grado di visibilitàpurché non sia necessaria la distinzione dei colori:
-illuminazione stradale;
-Illuminazione di interni ed esterni industriali.Spettro tipico di una lampada
al sodio a bassa pressione
Lampade a vapori di sodio a bassa pressione
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Sono basate sulla tecnologia delle lampade a vapori di mercurio, a cui viene aggiunto un filamento ad incandescenza in serie al tubo di scarica.
Presentano una luce con una componente a spettro continuo tipica del filamento ad incandescenza.
Vantaggio nella facilità d’uso: non è necessario alcun tipo di ausiliario elettrico (sostituito dal filamento interno alla lampada), per cui risulta possibile connettere la lampada su un comune attacco Edison.Efficienza e durata di vita fortemente condizionate dalla presenza del filamentoche inoltre le rende abbastanza sensibili alle variazioni della tensione.Conveniente l’applicazione in contesti dove la facilità d’uso è più importante degli aspetti economici.Forte quantità di luce e temperatura di colore più elevata rispetto alle lampade a filamento hanno creato una notevole diffusione di queste lampade per l’illuminazione residenziale (giardini, garage, ecc.).
Lampade a luce miscelata
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Caratterizzate da una distribuzione dell’energia nello spettro praticamente identica a quella della luce diurna e non influenzata dalle oscillazioni della tensione di rete.
Resa dei colori eccellente e corrispondente a quella della luce naturale.
Si accendono istantaneamente e raggiungono immediatamente la piena emissione luminosa.
Richiedono, per il loro funzionamento, un alimentatore e un accenditore.
Lampade allo xeno
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Associano i principi della scarica in gas e dell’induzione elettromagnetica.
La ionizzazione degli atomi di mercurio realizzata grazie ad un campo elettromagnetico indotto da una corrente elettrica ad alta frequenza che circola in un’apposita bobina.
Costituite dai seguenti componenti:- bulbo entro cui avviene la scarica in gas;- bobina-antenna;- generatore elettronico;- cavo coassiale di collegamento all’antenna.
Grazie all’assenza di filamenti ed elettrodi, sono caratterizzate da una durata eccezionale (circa 60.000 ore di funzionamento pressoché prive di manutenzione).
Particolarmente adatte per i luoghi in cui è difficile accedere agli apparecchi di illuminazione e dove la sostituzione delle lampadine costituisce un’operazione costosa e pericolosa.
Sistemi ad induzione
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Vengono suddivisi in cinque gruppi per tipi di illuminazionediretta, semi-diretta, mista, semi-indiretta, indiretta.
-i riflettori consentono di proiettare al di fuori dell’apparecchio due fasci di luce sovrapposti, uno diretto ed uno riflesso;
- i rifrattori si impiegano quando il solo riflettore non è sufficiente per controllare il flusso. Consistono generalmente in coppe o pannelli lisci da una parte e dotati di prismi conici o piramidali sull’altra;
Apparecchi di illuminazione
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-i diffusori aumentano la dimensione apparente della sorgente in modo da ridurre la luminanza della lampada. Sono costruiti con vetro opale o plastiche opportu-namente trattate;
-gli schermi possono essere interni oppure esterni all’apparecchio d’illuminazione (deflettori, lamelle, nidi d’ape, alette o altro);
-i filtri possono essere in vetro oppure in plastica, colorati oppure anti-UV/IR.
- le lenti, servono a concentrare, diffondere o sagomare l’impronta luminosa e con-seguentemente modificare il solido fotometrico uscente dall’apparecchio.
Apparecchi di illuminazione
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Solido fotometricoProiezione di un solido
fotometrico
Le caratteristiche direzionali delle lampade
Cd/1000 lm
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Progetto di illuminazione di interni
Coefficiente di utilizzazione
t
u
ΦΦ
=η
Flusso totale richiesto
ηSE
t
⋅=Φ
Il coefficiente di utilizzazione dipende da:
• Sistema di illuminazione;• Rendimento ν dell’apparecchio;• Coefficienti di riflessione di soffitto e muri;• Forma del locale
L
t
ΦΦ
=η
Numero di sorgenti necessarie
h
b2,0a8,0K
+=
b>ah=altezza utile
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Lampade ad incandescenzaDati tecnici
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Lampade fluorescenti lineari e circolariDati tecnici
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Progetto di illuminazione di esterni
αα cos2r
IE =
Illuminamento richiesto nel singolo punto
(Prima legge del coseno)
αα 32
cosh
IE =
r = distanza tra sorgente e punto;α = angolo formato tra la direzione del raggio e la normale al piano illuminato
r
sorgente
h
α
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La misura dell’illuminamento
La misura dell’illuminamento si esegue mediante strumenti detti luxmetri costituiti da una cella fotovoltaica che converte la radiazione energetica in tensione elettrica
Per renderli “sensibili” alla sola componente visibile della radiazione incidente, sono dotati di filtri in grado di riprodurre la curva di sensibilità dell’occhio umano.
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L’illuminazione naturale degli interni
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Mantiene il corretto equilibrio dell’orologio biologico e l’alternanza della veglia-riposoAumento della produttività lavorativa
Stimolazione della produzione di vitamina DEffetti antirachiticiAttivazione del ricambio calcio-fosforoEffetto sulle attività endocrineEffetto sul metabolismo del glucosioAumento delle difese immunitarie
Distruzione dei germi e batteri prodotti negli ambienti per aerodiffusione
BATTERICIDI PSICO-FISIOLOGICI
FISIOLOGICI
EFFETTI DI UNA BUONA LUCE NATURALE
Alterazione ritmo cardiacoAlterazione orologio biologicoAlterazione metabolismoAlterazione pressione arteriosa
Tendenza alla miopiaAffaticamento oculareCefaleaAbbattimento percezione visivaEsaltazione dei difetti dell’occhio
StressDepressioneSADIrritabilitàAlterazione dell’equilibrio neuro-vegetativo
PSICOLOGICI FISIOLOGICI PSICO-FISIOLOGICI
EFFETTI DELLA CARENZA DI LUCE NATURALE
I motivi per l’illuminazione naturale
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Posizione e dimensione delle aperture
5
4
3
2
11
2
4
3
5
Nel caso di un’apertura posta su un solo lato l’illuminazione naturale diminuisce progressivamente allontanandosi dalla finestra
I valori dell’illuminazione naturale sono simili al caso precedente, ma la distribuzione della luceè più omogenea e con minori differenze tra i diversi punti dell’ambiente; il contrastolocalizzato è minore.
L’illuminazione bilaterale è migliorein quanto favorisce
• maggiore omogeneità nella distribuzione della luce
• assenza di fenomeni di abbagliamento dovuti al contrasto
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Posizione e dimensione delle aperture
Penetrazione maggiore di luce in profondità
Distribuzione luminosa che interessa una maggiore porzione di locale
Riduzione delle zone d’ombra
A parità di superficie illuminante il bow-window permette:
Suddivisione della medesima area illuminante
La quantità di luce in ingresso è la medesima
Varia la distribuzione luminosa
Diminuiscono le zone d’ombra laterali via via che aumenta il numero delle aperture
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Forma delle aperture
Apertura orizzontale
Maggiore efficacia nelle immediate vicinanze dell’apertura
Apertura verticale
Maggiore penetrazione in profondità della luce
Distribuzione più omogenea della luce
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Privacy
Tipo di relazione visiva
Dall’esterno verso l’interno
Dall’interno verso l’esterno
Da interno a interno
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Vista dell’esterno
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Vista dell’esterno
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• Circ. Min. LL. PP. 3151 del 22 maggio 1967 (Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare le proprietà termiche, idrometriche, di ventilazione e di illuminazione nelle costruzioni edilizie)
• Circ. Min. LL. PP. 13011 del 22 novembre 1974 (requisiti fisico tecnici per le costruzioni edilizie ospedaliere: proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione)
• D.M. 5 luglio 1975 (modificazioni alle istruzioni ministeriali 20 giugno 1896 relativamente all'altezza minima ed ai requisiti igienico sanitari principali dei locali di abitazione)
• D.M. 18 dicembre 1975 (Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia e urbanistica da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica)
• UNI 10840 (Luce e illuminazione - locali scolastici: criteri generali per l’illuminazione artificiale e naturale)
Il quadro normativo relativo all’illuminazione naturale degli ambienti
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Il fattore di luce diurna
Rapporto fra il livello di illuminamento in un punto posto su un piano orizzontale all’interno del locale (Eint) e il livello di illuminamento in un punto posto su di un piano orizzontale sotto l’intero emisfero celeste in assenza di ostruzioni e di irraggiamento solare diretto (E0) con misure fatte nello stesso momento
(%) 1000
int ⋅=E
EFLD
E0
Eint
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Metodo di calcolo del fattore puntuale di luce diurna
Il calcolo del Fattore puntuale di Luce Diurna prevede la stima separata delle tre componenti:
- Componente Cielo (C.C.)
- Componente Riflessa Internamente (C.R.I.)
- Componente Riflessa Esternamente
Le tre componenti possono essere stimate, oltre che con software specifici, con differenti metodi grafici, analitici o tabulari.
In ogni caso è necessario porre delle ipotesi sul modello adottato per descrivere la distribuzione della luminanza del cielo.
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Modelli di luminanza del cielo
Il modello adottato per descrivere la luminanza del cielo è importante perchédetermina la distribuzione dell'illuminazione naturale negli interni e gli effetti legati alla direzionalità della luce.
Con il cielo coperto lo zenit è più luminoso dell'orizzonte.
Ciò produce soltamente forti gradienti di illuminamento tra la zona più prossima alla finestra e quella sul fondo della stanza.
Con il cielo sereno la distribuzione della radianza è funzione dell'angolo di altitudine del sole.
Ciò può produrre un gradiente di illuminazione minore o maggiore di quello che si ha con cielo coperto.
In regioni dove prevalgono condizioni meteorologiche di cielo coperto, è indicato l’uso dei lucernari che producono una forte luce zenitale.
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Modelli di cielo coperto
I più diffusi modelli per descrivere la luminanza del cielo coperto sono:
- cielo a luminanza uniforme
- cielo a luminanza standard CIE
Il cielo a luminanza standard CIEipotizza che la luminanza allo zenit sia tre volte superiore quella all’orizzonte.
Tale situazione corrisponde a quella di un’atmosfera limpida con cielo completamente coperto da nuvole chiare.
Lp = luminanza nel punto p;
Lz = luminanza allo zenit;
Zs = angolo zenitale che individua la posizione del sole.
( )3
zscos21LL zp
+=
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Confronto tra ipotesi di cielo uniforme e di cielo CIE
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Rilievi sperimentali di luminanza di cielo sereno
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Calcolo della Componente Cielo: diagramma di Waldram
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Precisione inferiore a quella del Waldram diagram e di altri metodi grafici, soprattutto per skyline complessi.E’ infatti necessario approssimare il profilo di tali ostruzioni con una retta orizzontale media.Ogni regolo è costituito da due parti, di cui una deve essere sovrapposta alla sezione trasversale dell'interno, passante per il punto P, e l’altra al disegno in pianta dell'ambiente. In entrambi i casi il centro del regolo deve coincidere con il punto P in esame.I regoli validi per finestre vetrate comprendono la correzione per la diversa trasmissione luminosa del vetro al variare dell’angolo di incidenza della luce.Per il calcolo della componente cielo si devono individuare, nella sezione dell'ambiente, le rette che passano per P e per il bordo superiore della finestra e quello superiore della ostruzione. Tali rette individuano sulla scala più esterna del regolo due valori percentuali (nell’esempio 9,8% e 2,5%); la differenza fra questi due valori fornisce la componente cielo per finestre verticali di lunghezza infinita (9,8-2,5=7,3%). Il valore trovato deve quindi essere corretto per la lunghezza effettiva della finestra. Per fare questo si traccia la bisettrice dell'angolo prima individuato (quello che inquadra il cielo); l’angolo formato da tale bisettrice (35°) viene riportato, individuando il relativo arco di circonferenza, sul secondo regolo, posizionato nel disegno in pianta dell'ambiente, con il centro nel punto di riferimento. L’intersezione fra la circonferenza tracciata (dei 35°) e le rette che congiungono il punto P con gli spigoli verticali della finestra individua sul goniometro due valori (0,33 e 0,38) che, sommati, forniscono il fattore di correzione cercato.
Calcolo della Componente CieloMetodo dei goniometri BRE
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Calcolo della Componente CieloMetodo dei goniometri BRE (1)
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Calcolo della Componente CieloMetodo dei goniometri BRE (2)
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Metodo di calcolo del tutto simile a quello della componente cielo.Si deve considerare la superficie delle ostruzioni esterne come una porzione di cielo a radianza ridotta.E’ necessario quindi calcolare il valore della componente cielo, con riferimento alle sole superfici ostruenti (ad esempio le facciate degli edifici prospicienti) e dividere quindi il valore ottenuto per una determinata quantità (in genere variabile tra 5 e 10).Il calcolo della componente riflessa esternamente mediante i goniometri della BRE prevede di individuare la bisettrice dell'angolo che inquadra le ostruzioni e di leggere sul goniometro il valore della componente cielo relativa ad essa. Tale valore deve essere poi corretto per tenere conto della larghezza effettiva della finestra e diviso per dieci o per cinque.
Calcolo della Componente Riflessa Esternamente
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Calcolo della Componente Riflessa InternamenteMetodo dei nomogrammi BRE
Nomogrammi validi sotto le seguenti ipotesi di base:- coefficiente di riflessione luminosa di soffitto e pavimento pari, rispettivamente, al 70% e al 15%;- luminanza del terreno e delle ostruzioni esterne pari ad un decimo quella media del cielo (3183 cd/m2)- ostruzioni esterne continue, orizzontali e parallele alla facciata in esame.
Per il calcolo della componente riflessa internamente media e minima per finestre verticali ènecessario conoscere il rapporto fra la superficie vetrata e l’area totale dell’involucro (scala A) nonché il coefficiente medio di riflessione delle superfici interne (scala B). Quest’ultimo viene determinato per mezzo della tabella riportata in basso a destra.La retta che congiunge i due punti individuati sulle scale A e B interseca la scala C in corrispondenza del valore (medio o minimo) della componente riflessa internamente (senza ostruzioni esterne).In presenza di ostruzioni esterne, individuate dall’angolo in altezza a, questo viene riportato sulla scala D. Congiungendo il punto così trovato con quello precedentemente individuato sulla scala C (componente riflessa internamente senza ostruzioni esterne) si trova una retta che interseca la scala E in corrispondenza del valore cercato della componente riflessa internamente.
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Calcolo della Componente Riflessa Internamente
CRI media CRI minima
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Correzioni da apportare alle componenti
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Metodo di calcolo del fattore medio di luce diurna
Af è l’area della superficie della finestra, escluso il telaio;
t è il fattore di trasmissione luminosa del vetro;
ε è il fattore finestra, rappresentativo della posizione di volta celeste vista dal baricentro della finestra (ε = 1 per finestra orizzontale – lucernario - senza ostruzioni; ε = 0,5 per finestra verticale senza ostruzione; ε < 0,5 per finestra verticale con ostruzione)
Atot è l’area totale delle superfici che delimitano l’ambiente;
rm è il fattore medio di riflessione luminosa delle superfici che delimitano l’ambiente;
ψ è il fattore di riduzione del fattore finestra.
( )mtot
fm r1A
tAFLD
−ψ⋅ε⋅⋅
=
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Calcolo della superficie vetrata Af(Quando non sia nota la superficie precisa dell’area vetrata dell’infisso)
Af = 0,75 · Ai
Ai = area totale dell’infisso
Calcolo del coefficiente di trasmissione luminosa del vetro t(Quando non sia noto il livello di pulizia dell’infisso)
t = 0,9·τ
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Le caratteristiche dei materialiCoefficiente di riflessione luminosa di alcune finiture
Coefficiente di trasmissione luminosa di alcuni vetri
Correzione per condizioni di pulizia del vetro
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Calcolo del fattore finestra ε
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Calcolo del fattore finestra ε
Ostruzioni che occupano sia la parte alta che quella bassa del panorama
2
1 αε sen−=
22α
εsen
=
22 αα
εsensen −
=
α = angolo piano di altitudine che sottende la parte ostruita di cielo
α2 = angolo piano che sottende la parte visibile di cielo
α
h
H-h
H
La
Hα2
L
Ostruzioni che occupano la parte bassa del panorama
Ostruzioni che occupano la parte alta del panorama
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Calcolo del fattore riduttivo ψ
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Ambienti residenziali (D.M. 5/7/75)
• Locali di abitazione: 2% (inoltre la superficie finestrata apribile non deve essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento)
Ambienti ospedalieri (Circ. 13011 22/11/74)
• Ambienti di degenza, diagnostica, laboratori: 3%
• Palestre, refettori: 2%
• Uffici, spazi per la distribuzione, scale: 1%
Ambienti scolastici (D.M. 18/12/75)
• Ambienti ad uso didattico (aule per lezione, studio, lettura, disegno ecc.): 3%
• Palestre, refettori: 2%
• Uffici, spazi per la distribuzione, scale, servizi igienici: 1%
Valori limite del fattore di luce diurnasecondo la legislazione vigente
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Il regolamento edilizio di Firenze
Gli edifici, qualsiasi sia l’uso cui debbono essere adibiti, devono essere progettati nel rispetto delle specifiche normative vigenti in materia di illuminazione.
Negli edifici di nuova costruzione tutti i locali di abitazione permanente devono usufruire di illuminazione naturale diretta.
Ciascun vano … deve avere superfici finestrate … in misura non inferiore a 1/8 della superficie del pavimento.Detto rapporto potrà essere ridotto ad 1/12 per i locali sottotetto …(lucernari o finestre in falda).
Nel caso in cui la profondità del locale superi 2,5 volte l’altezza dell’architrave della finestra … la superficie finestrata deve essere aumentata di una quota pari ad 1/10 della superficie della porzione di locale posta oltre detta profondità.Non sono ammessi locali di abitazione permanente che presentino profondità oltre 3,5 volte l’altezza dell’architrave della finestra.
Le prescrizioni di cui al presente articolo trovano applicazione anche per gli edifici esistenti, limitatamente allo specifico intervento progettato.
È fatta eccezione per gli interventi da eseguirsi sugli edifici di valore storico-architettonico, tipologico e documentario di cui all’art. 173, per i quali l’adeguamento non è richiesto ogni qualvolta ciò risulti non compatibile con la conservazione delle caratteristiche ambientali ed architettoniche del manufatto, fermo restando che anche in tali edifici gli interventi non possono comunque comportare peggioramento igienico sanitario.
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UNI 10840Valori raccomandati
nell’edilizia scolastica
Tipo di ambiente, di compito visivo o di attività FLDm (%) Asili nido e asili d’infanzia Aule giochi ≥ 5 Nido ≥ 5 Aule lavori artigianali ≥ 3 Edifici scolastici Aule in scuole medie superiori ≥ 3 Aule in scuole serali e per adulti –Sale di lettura ≥ 3 Lavagna –Tavolo per dimostrazioni –Aule educ. art. ≥ 3 Aule educazione artistica in scuole d’arte ≥ 3 Aule per disegno tecnico ≥ 3 Aule di educazione tecnica e laboratori ≥ 3 Aule lavori artigianali ≥ 3 Laboratori di insegnamento ≥ 3 Aule di musica ≥ 3 Laboratori di informatica ≥ 3 Vedere racc. VDU Laboratori linguistici ≥ 3 Aule di preparazione e officine ≥ 3 Ingressi ≥ 1 Aree di circolazione e corridoi ≥ 1 Scale ≥ 1 Aule comuni e Aula Magna ≥ 2 Sale professori ≥ 2 Biblioteca: scaffali -Biblioteca: area di lettura ≥ 3 Magazzini materiale didattico ≥ 1 Palazzetti, palestre e piscine ≥ 2 Mensa ≥ 2 Cucina ≥ 1 Bagni ≥ 1
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UNI 10840 – edilizia scolastica
Uniformità di illuminamento e fenomeni di abbagliamento
Per garantire un’adeguata uniformità dell’illuminazione naturale deve essere garantito il corretto rapporto tra illuminamento minimo e massimo
16.0max
min >ηη
Per evitare fenomeni di abbagliamento (eccessivo contrasto di luminanza tra superfici vetrate e superfici opache) occorre verificare le dimensioni e la posizione delle superfici vetrate ed i fattori di riflessione delle pareti opache. Occorre inoltre prevedere sistemi regolabili per il controllo della luce naturale, quali tende, veneziane e schermi, per ridurre l’abbagliamento in presenza di grandi dimensioni della superficie vetrata ed in condizioni di elevata luminanza della volta celeste o delle superfici esterne visibili. L’uso di dispositivi che modificano lo spettro della radiazione luminosa trasmessa (per esempio vetri o filtri atermici, tende) rende necessaria la verifica del colore della luce naturale all’interno degli ambienti, al fine di evitare possibilità di affaticamento psico-fisico.
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UNI 10840 – edilizia scolasticaLimitazione dell’abbagliamento da luce naturale
Ls = luminanza della sorgente (cd/m2);Ω = angolo solido sotteso dalla sorgente corretto in relazione alla direzione di osservazione (sr);Lb = luminanza media delle superfici interne dell’ambiente che rientrano nel campovisivo dell’occupante (cd/m2);ω = angolo solido totale sotteso dalla finestra (sr);Lw = luminanza media della finestra, ponderata rispetto alle aree relative di cielo, ostruzione e terreno (cd/m2).
Indice di abbagliamento DGI calcolato per ciascuna porzione di sorgente, primaria e secondaria, vista attraverso la finestra (cielo, ostruzioni, terreno)
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I problemi dell’abbagliamento
Abbagliamento per saturazione
Abbagliamento da luce naturale
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Normali compiti visivi orizzontali
Videoscrittura
Riflessioni abbaglianti
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Rapporti di luminanza nel campo visivo
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Relazione tra superficie dell’ambiente e superficie della finestra (rapporto illuminante)
• ambiente di forma cubica e lato "a" (Stot = 6a2) privo di ostruzioni esterne (ε = 50%)• coefficiente medio di riflessione luminosa rm pari a 0,6 (pareti chiare, pavimento scuro e mobilio)• vetrocamera chiaro (t = 0,8).
( )2
2 3,8
1
6,016
508,02 aA
a
Af
f =⇒−
⋅⋅=
( )2
2 8,5
1
6,016
358,02 aA
a
Af
f =⇒−
⋅⋅=
Se il locale è sotto un balcone profondo 2 metri
( )2
2 4,2
1
6,016
6,148,02 aA
a
Af
f =⇒−
⋅⋅=
Se il locale è ostruito da un edificio frontale di altezza pari alla distanza tra le facciate
( )2
2 5,12
1
7,016
509,02 aA
a
Af
f =⇒−
⋅⋅=
Se, oltre ad avere una finestra completamente non ostruita, il locale è caratterizzato da superfici interne chiare e da vetro semplice pulito
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Relazione tra superficie dell’ambiente e superficie della finestra (rapporto illuminante)
La regola del rapporto illuminante è estremamente limitativa ed è coerente
con la specifica sul fattore medio di luce diurna solo in pochi casi
particolari
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Relazione tra superficie dell’ambiente e superficie della finestra (aerazione naturale)
• Ventilazione assicurata dalla sola permeabilità all'aria degli infissi• locale di altezza 2,7 metri e pianta Sp
• sito sulla fascia costiera fino a 800 m s.l.m
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛=
3
3m
hmV
Sqn s
⎟⎟⎠
⎞⎜⎜⎝
⎛⋅=
2
366,0 m
hm
paq cs
n = numero di ricambi d'aria all'ora (m3/hm3)qs = portata d'aria dell'infisso chiuso per m2 di
superficie apribile (m3/hm2)S = superficie apribile dell'infisso (m2)V = volume del locale (m3)
per infissi di:classe A1: a = 1,47;classe A2: a = 0,73;classe A3: a = 0,23.
pp
SSS
S
9,3
1
7,2
2073,05,0
66,0
=⇒⋅
=
Per infisso di classe A2:
Per infisso di classe A3:
pp
SSS
S
2,1
1
7,2
2023,05,0
66,0
=⇒⋅
=
pp
SSS
S
9,7
1
7,2
2047,15,0
66,0
=⇒⋅
=
Quindi, per infisso di classe A1 (minore tenuta all'aria) posto ad un'altezza minore di 10 metri sopra il piano del terreno, con facciata non protetta (pc = 20 Pa), si ottiene:
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dimensioni: 3 (larghezza) x 4,7 (profondità) x 2,7 (altezza);finestra: 1,4 x 1,4 m centrata;davanzale: 0,9 m;r muri: 75%;r soffitto: 75%r pavimento: 40%r suolo esterno: 0%t vetro: 80%;altezza piano di calcolo/misura: 0,8 m;spessore muri esterni: 0,3 m;modello luminanza cielo: coperto CIE;
Caso studio
1/31/2
0
2
4
6
8
10
12
14
16
18
4.5 4.11 3.72 3.33 2.94 2.55 2.15 1.76 1.37 0.98 0.59 0.2
FLD (%)
Distanza dalla finestra (m)
4,7 m
2,7 m
1/31/22/3
Valore del fattore di luce diurna in asse alla finestra:
a 1/3 della profondità dell'ambiente: 3.29 %a 1/2 della profondità dell'ambiente: 1.72 %a 2/3 della profondità dell'ambiente: 1.25 %
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Verifiche illuminotecniche
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Verifiche illuminotecniche – livello di illuminamento
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Verifiche illuminotecniche
Fondi di abbagliamento
Luminanza tollerata in funzione della
posizione della sorgente rispetto alla
direzione dello sguardo
Calcolo della LUMINANZA con le CURVE DI LIVELLO
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Verifiche illuminotecniche – veduta a 180° (fish eye)
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Verifiche illuminotecniche – colore della luce
Ambiente illuminato con luce bianca calda Ambiente illuminato con luce bianca neutra
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Esempio di calcolo
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15 m
16 m
10 m
7 m
6 m
0.56Media
153.8276Totale
490.770Soffitto
74.40.6124Pareti
2.40.212Fin
280.470Pavim
SxrrS (m2)1.5 m
h fin=2m
h=4m
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La certificazione energetica degli edifici
Il calcolo dei consumi energetici per l’illuminazione
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La Direttiva 2002/91 CE
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Per la certificazione energetica degli edifici è necessario determinare il fabbisogno d’energia per l’illuminazione artificiale degli ambienti.
Due aspetti importanti:1. L’energia elettrica impiegata per i sistemi illuminanti è energia
pregiata (in termini d’energia primaria pesa per un fattore di trasformazione pari a 2,9);
2. Il fabbisogno energetico per l’illuminazione non può essere ridotto oltre un certo limite fisiologico senza penalizzare il compito visivo, peraltro nei luoghi di lavoro oggetto di specifiche norme.
La certificazione energetica degli edifici
Livello di illuminamento richiesto per lavori di media finezza o lettura
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
fine 1800 1914 1931 1956 1975 1994
Illu
min
am
en
to (
lux
)
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Come si evince dai valori delle classi energetiche e dei limiti imposti dal D.Lgs311/06, già operanti in Italia, in futuro si dovranno ridurre sensibilmente i consumi per il riscaldamento degli edifici: ne consegue che l’illuminazionecondizionerà fortemente i consumi energetici complessivi, specie per gli edifici destinati ad uffici ed al terziario in generale.
Prospettive future
Classi per Bolzano e Milano
Fabbisogno energetico per riscaldamento
Casa Clima Gold e Gold Plus (TN)
< 10 kWh/m²a
A < 30 kWh/m²a
B < 50 kwh/m²a
C < 70 kWh/m²a
D < 90 kWh/m²a
E < 120 kWh/m²a
F < 160 kWh/m²a
G > 160 kWh/m²a
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Il progetto di norma fornisce due metodologie di calcolo per valutare il fabbisogno energetico per l’illuminazione degli edifici: • una più completa basata su dati reali; • l’altra più sintetica, usata per le valutazioni, basata su dati convenzionali.
Entrambe richiedono la determinazione di fattori caratterizzanti le prestazioni energetiche, influenzate dal tipo di illuminazione, dall’occupazione dei locali, dalla disponibilità di luce naturale,ecc.
Il progetto di norma Pr EN 15193-1
Energy performance of buildings – Energy requirements for lighting –Part 1: Lighting energy estimation
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Diagramma di flusso per il calcolo dei consumi energetici
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La disponibilità di luce naturale non si riferisce direttamente al fattore medio di luce diurna, ma ad una metodologia approssimata che tiene conto, oltre alle ostruzioni ed alle caratteristiche del serramento, dei fattori astronomici (latitudine della località) e del livello d’illuminamento richiesto
Gli algoritmi per il calcolo dettagliato
A
WLENI light= (kWh/m² anno)
( ) ( ) ( ){ }1000
∑∑ +++= ONODDnppn
light
FtFFtPtPW (kWh/anno)
FD = fattore che lega l’utilizzo della potenza di illuminazione totale alla disponibilità della luce diurna;FO = fattore che lega l’utilizzo della potenza di illuminazione totale al periodo di permanenza;tD = periodo di tempo nel quale è disponibile la luce naturale (h)tN = periodo di tempo durante il quale non si dispone di luce naturale (h)Pn = potenza totale installata per l’illuminazione (W)Pp = potenza in stand-by parassita (W)
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Gli algoritmi per il calcolo dettagliato
nCDnSDnD FFF ,,,,, 1−=Em = 300 lux Em = 500 lux Em = 750 lux
disponibilità di luce naturale
Località lieve medio forte lieve medio forte lieve medio forte
Watford (GB) 0.65 0.76 0.82 0.49 0.65 0.75 0.35 0.53 0.67
Francoforte (D) 0.64 0.79 0.88 0.44 0.64 0.78 0.29 0.48 0.67
Atene (GR) 0.8 0.9 0.94 0.59 0.8 0.9 0.42 0.64 0.82
Bratislava (SK) 0.67 0.79 0.86 0.49 0.67 0.78 0.34 0.53 0.69
Lione (F) 0.71 0.84 0.9 0.52 0.71 0.83 0.37 0.56 0.73
lieve medio forte
300 500 750 300 500 750 300 500 750
on/off 0.09 0 0 0.4 0.09 0 0.61 0.36 0.11
Dimm. 0.86 0.77 0.71 0.91 0.86 0.78 0.95 0.91 0.86
Valori del fattore FD,S
(disponibilità di luce naturale )
Valori del fattore FD,C
(sistema di controllo )
Uffici, Scuole Manuale 1
Automatico 0.9
(60% del carico)
Negozi, Ristoranti Manuale 1
Alberghi Manuale 0.7
Ospedali Manuale 0.8
Valori del fattore FO
(occupazione locale )
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Il caso di studio
Ambiente per ufficiodimensione: 6 x 6 x 3 m (h);superfici interne chiare: rm = 0.5.singola finestra laterale (1/8 sup. in pianta) di 3,6 x 1,5 mvetro camera trasparente chiaro (t = 0,84)Accensione impianto di illuminazione: 8.00 - 17.00 (lunedì – venerdì)Due distinte ipotesi per il sistema d’illuminazione :a lampade ad incandescenza (100 W; flusso emesso: 1380 lumen)a lampade fluorescenti (58 W; flusso emesso: 5200 lumen)Livello di illuminazione di esercizio di 300, 500 e 750 lux (UNI 10380)Graduazione del flusso luminoso emesso dalle lampade in continuo (dimming) o con semplice accensione – spegnimento dell’impianto (switching)Assenza di sistemi automatici di rilevazione della presenza delle persone nel locale
Tipo di ostruzione A: senza ostruzioniB: ostruzione da aggetto orizzontaleC: ostruzione da un edificio antistante
A
10 m
1,25 m
B2 m
C10 m
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I risultati
Fabbisogno di energia per l’illuminazione (Lione) senza ostruzioni
0
50
100
150
200
250
300
300 500 750
Illuminamento di esercizio (lux)
LE
NI
(kW
h/m
2 an
no
incanddimming
incandswitching
fluorescdimming
fluorescswitching
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I risultati
Fabbisogno di energia per l’illuminazione (Lione) con ostruzioni (B o C)
0
50
100
150
200
250
300
300 500 750
Illuminamento di esercizio (lux)
LE
NI
(kW
h/m
2 an
no)
incanddimming eswitching
fluorescdimming eswitching
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Percentuali dei consumi per l’illuminazione rispetto ai consumi globali
Lione senza ostruzioni
Illumin.esercizio
(lux)
% del consumo globale
Lampade a incandescenza Lampade fluorescenti
(dimming) (switching) (dimming) (switching)
300 29 68 6 14
500 64 96 13 19
750 118 141 24 28
Atene senza ostruzioni
300 23 67 5 14
500 56 93 11 19
750 109 135 22 27
Lione ed Atene con ostruzioni tipo B o C
300 73 73 15 15
500 121 121 25 25
750 181 181 36 36
Riferimento ai consumi medi per l’edilizia residenziale per il periodo 1990-1998:157 kWh/m² anno (ENEA- Rapporto Energia ed Ambiente 2001)
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Commento ai risultati
• Al confronto con altri metodi di calcolo, il modello del progetto di norma tende in genere a sovrastimare i dati dei consumi
• Nel caso esaminato, in presenza di ostruzioni (tipo B o C) il tipo di sistema di regolazione del flusso luminoso (dimmingo switching) e la località geografica (Lione o Atene) diventano variabili ininfluenti
• Il metodo valuta inoltre in uguale misura l’effetto di ostruzioni di diverso tipo (frontali o sovrastanti). La stima può dunque risultare molto approssimata
• Sembra poi poco adeguato il modo in cui viene valutata la disponibilità di luce naturale (tre soli intervalli)
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Conclusioni
• Trattandosi di consumi convenzionali, anche se sovrastimati, questi rappresentano un primo termine di confronto utile per determinare l’incidenza dei fabbisogni per l’illuminazione rispetto ai consumi globali dell’edificio;
• I risultati mostrano che nelle situazioni migliori, a seconda del tipo di lampade, i fabbisogni per l’illuminazione raggiungono valori compresi tra 10 e 40 kWh/m² (illuminamento 300 lux);
• Se si confrontano tali fabbisogni con quelli imposti dalle normeattuali, si rileva che questi possono già rappresentare un importante contributo al fabbisogno energetico complessivo, compreso nella migliore delle ipotesi tra il 7% ed il 25% (zone E-F), e nella peggiore, della stessa entità dei limiti imposti per il riscaldamento (zone A e B).
• In caso di certificazione, i valori suddetti potrebbero elevare da 1 a 2 classi il valore attribuito per il fabbisogno termico.
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Grazie per l’attenzione