ECONOMIA INDUSTRIALE (corso progredito) INDUSTRIALE... · ECONOMIA AZIENDALE ... 1. Sono...
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ECONOMIA INDUSTRIALE
Corso di Laurea Magistrale
in ECONOMIA AZIENDALE
Lidia Mannarino
a.a. 2015-2016
BIBLIOGRAFIA • Pepall L., Richards D.J., Norman G., Organizzazione
industriale. McGraw-Hill.
• Pepall L., Richards D. J. & Norman G. Industrial
organization: contemporary theory and empirical
applications. John Wiley & Sons, 2014.
• Cabral L., Economia Industriale. Carocci Editore
Altri testi consigliati:
• Garella P.G., Lambertini L., Organizzazione industriale,
Carocci editore.
• Motta M., Polo M., Antitrust. Economia e Politica della
concorrenza. Il Mulino.
Le lezioni del corso sono parte integrante del programma.
Modalità d’esame: Scritto
L’esame comprenderà domande teoriche ed esercizi.
Economia Industriale: di cosa si occupa?
L’ECIND (economia industriale) si occupa di industrie, ovvero di
insiemi di imprese (manifatturiere e di servizi).
In particolare si occupa di:
• studiare il funzionamento dei mercati
• mettere a fuoco le condizioni di contesto in cui operano le
imprese (definire la struttura delle industrie)
• studiare le interazioni tra le imprese (natura della
competizione)
• come i comportamenti influiscono sul contesto (effetti dei
comportamenti su efficienza ed equità)
Ragioni per lo studio dell’Economia Industriale
PERCHÉ si studia Economia industriale?
Antica preoccupazione circa il potere di mercato Bisogno di una normativa antitrust già riconosciuto da Adam Smith: “Persone
dello stesso commercio di rado si incontrano, anche per gaiezza e divertimento, ma le loro conversazioni finiscono sempre in cospirazione contro il pubblico, o in qualche espediente per aumentare i prezzi.”; “I monopolisti, tenendo bassa l’offerta, riescono a vendere I loro beni a un prezzo molto superiore a quello naturale.”
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I problemi fondamentali dell’Economia
Industriale:
A) Le imprese hanno potere di mercato?
B) Come si acquisisce e si consolida il potere di mercato?
C) Quali sono le conseguenze del potere di mercato?
D) Il ruolo delle politiche pubbliche
A) Le imprese hanno potere di mercato all’interno delle industrie? Come si misura?
• Ovvero: come si fa a capire se le imprese sono in
grado di estrarre un profitto positivo dalle attività produttive?
Indicatori usati: • differenza tra profitto medio di una impresa e
profitto medio dell’industria (Harberger)
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N
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A) Le imprese hanno potere di mercato all’interno delle industrie? Come si misura?
• indice prezzo-costo
– dove p e c denotano il prezzo praticato dall’impresa e il costo marginale.
• La media dell’indice prezzo-costo di tutte le
imprese operanti in una industria (ponderato per la quota di mercato di ciascuna impresa, si) è detto indice di Lerner e misura il potere di mercato in una industria.
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p c L
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B. Come si acquisisce e consolida il potere di mercato?
• Esiste una relazione piuttosto stretta tra potere di mercato e imperfezione dei mercati
• Se non esistono barriere all’entrata, ci si può attendere che un profitto positivo (o superiore al profitto medio) attiri l’entrata di concorrenti, che riduce i profitti fino ad annullarli. – se ci sono imprese che fanno profitti i
mercati sono imperfetti
B. Come si acquisisce e consolida il potere di
mercato?
Il potere di mercato si determina e si consolida:
• per legge (monopolio legale via brevetti, concessioni, licenze, protezionismo)
• perché, ad alcune condizioni, le strutture più concentrate minimizzano i costi complessivi dell’industria (monopolio naturale)
• con comportamenti strategici
innovazione (anche senza protezione del brevetto può determinare posizioni di monopolio)
differenziazione del prodotto/pubblicità
deterrenza all’entrata
collusione/fusione
C. Quali conseguenze del potere di mercato?
A) Naturalmente potere di mercato significa profitti (più) elevati
(maggiore valore dell’impresa), e spese maggiore per i compratori.
• Questo effetto distributivo (o di trasferimento) è di interesse se si
ritengono i compratori meritevoli di maggiore tutela dei venditori (tutela
dei consumatori).
B) Forse più interessanti sono forse le forme di inefficienza paretiana
implicate dalla presenza di potere di mercato.
Inefficienza paretiana = un mercato (una organizzazione, un’economia)
funzionano in modo paretianamente inefficiente se esiste un modo per
migliorare la situazione di almeno uno dei soggetti coinvolti senza
peggiorare quella degli altri.
C. Quali conseguenze del potere di mercato?
B1) Inefficienza “allocativa” = gli scambi
sono inferiori a quelli che sarebbero efficienti
(conseguenza di prezzi troppo elevati)
B2) Inefficienza “produttiva” = i costi sostenuti sono
troppo elevati (ci sono “sprechi” dovuti alla mancanza di
sufficiente
“pressione competitiva”).
B3) “Costi di influenza” = risorse vengono sprecate (dal punto di
vista della società) per cercare di appropriarsi delle “rendite”
create dal potere di mercato (il rent-seeking behaviour nella
pubblica amministrazione).
C. Quali conseguenze del potere di mercato?
C) «efficienza dinamica» Le rendite conferite dal potere di
mercato potrebbero però essere il principale motore
dell’innovazione e della crescita economica da un punto di vista
dinamico.
• E’ la posizione della Scuola Austriaca, e in particolare il
cosiddetto “punto di vista schumpeteriano”.
D. C’è un ruolo per politiche pubbliche in
presenza di potere di mercato?
• In microeconomia l’intervento pubblico è giustificato solo dai fallimenti del mercato
– beni pubblici, asimmetrie informative, esternalità
• In Economia Industriale l’intervento pubblico si giustifica per:
– Limitare le conseguenze negative del potere di mercato (regolamentazione, antitrust e politiche per l’industria)
– Rafforzare la posizione competitiva di alcune imprese/settori (politica industriale)
Politiche a tutela della concorrenza in
Europa
Due livelli:
1.Nazionale (singoli Stati)
2.Sovranazionale(EU)
Il secondo livello è quello più interessante:
• La maggior parte dei paesi ha una esperienza antitrust
molto recente.
• La formazione di una “attitudine” antitrust in Europa si è
formata nel corso degli ultimi anni di pari passo con
l’istituzione di un mercato unico europeo.
Politiche a tutela della concorrenza in EU
1999 Trattato di Amsterdam costitutivo dell’Unione Europea
2007 Trattato di Lisbona
Art.81 (101) vieta gli accordi, le decisioni di
associazione e le pratiche concordate che siano
restrittivi della concorrenza, sancendone la nullità.
Divieto che non è assoluto, in quanto la stessa norma
prevede anche la possibilità di esserne esonerati, in
presenza di determinate condizioni
Art.82 (102) abuso di posizione dominante(pratiche
adottate dall’impresa dominante, in virtù della sua posizione
per danneggiare le imprese rivali)
Articolo 81
1. Sono incompatibili con il mercato comune e vietati tutti gli
accordi tra imprese, tutte le decisioni di associazioni di
imprese e tutte le pratiche concordate che possano
pregiudicare il commercio tra Stati membri e che abbiano
per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il
gioco della concorrenza all'interno del mercato comune ed
in particolare quelli consistenti nel:
a)fissare direttamente o indirettamente i prezzi
d'acquisto o di vendita ovvero altre condizioni di
transazione
b)limitare o controllare la produzione, gli sbocchi, lo
sviluppo tecnico o gli investimenti,
Art.81
c)ripartire i mercati o le fonti di approvvigionamento,
d)applicare, nei rapporti commerciali con gli altri
contraenti, condizioni dissimili per prestazioni
equivalenti, cosìda determinare per questi ultimi uno
svantaggio nella concorrenza,
e)subordinare la conclusione di contratti
all'accettazione da parte degli altri contraenti di
prestazioni supplementari, che, per loro natura o
secondo gli usi commerciali, non abbiano alcun
nesso con l'oggetto dei contratti stessi.
Art.81 2. Gli accordi o decisioni, vietati in virtù del presente articolo,
sono nulli di pieno diritto.
3. Tuttavia, le disposizioni del paragrafo 1 possono essere
dichiarate inapplicabili:
-a qualsiasi accordo o categoria di accordi fra imprese,
-a qualsiasi decisione o categoria di decisioni di associazioni di
imprese, e
-a qualsiasi pratica concordata o categoria di pratiche
concordate
che contribuiscano a migliorare la produzione o la distribuzione
dei prodotti o a promuovere il progresso tecnico o economico,
pur riservando agli utilizzatori una congrua parte dell'utile che
ne deriva, ed evitando di
a)imporre alle imprese interessate restrizioni che non siano
indispensabili per raggiungere tali obiettivi,
b)dare a tali imprese la possibilità di eliminare la concorrenza
per una parte sostanziale dei prodotti di cui trattasi.
Articolo 82
È incompatibile con il mercato comune e vietato, nella
misura in cui possa essere pregiudizievole al commercio tra
Stati membri, lo sfruttamento abusivo da parte di una o più
imprese di una posizione dominante sul mercato comune o
su una parte sostanziale di questo.
Art.82
Tali pratiche abusive possono consistere in particolare:
a)nell'imporre direttamente od indirettamente prezzi
d'acquisto, di vendita od altre condizioni di transazione non
eque,
b)nel limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo
tecnico, a danno dei consumatori,
c)nell'applicare nei rapporti commerciali con gli altri
contraenti condizioni dissimili per prestazioni equivalenti,
determinando così per questi ultimi uno svantaggio per la
concorrenza,
d)nel subordinare la conclusione di contratti all'accettazione
da parte degli altri contraenti di prestazioni supplementari,
che, per loro natura o secondo gli usi commerciali, non
abbiano alcun nesso con l'oggetto dei contratti stessi.
21
Considerazioni
Prezzi elevati e profitti elevati richiedono un intervento
sanzionatorio solo se diretti ad escludere altre imprese dal
mercato o quando sono l ’espressione di comportamenti
collusivi o dell’ esercizio di potere di mercato legato a
fenomeni di crescita interna o esterna.
La disciplina antitrust europea e italiana adotta tale
distinzione vietando:
-abuso da parte delle imprese dominanti nel mercato nazionale o
in sue parti rilevanti;
-operazioni di concentrazione che comportano la creazione di una
posizione dominante che possono eliminare o ridurre la
concorrenza.