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Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, CNS BOLZANO Periodico trimestrale, Iscrizione al Tribunale di Bolzano N°3/2003 La Chance Periodico dell’Assistenza Tumori Alto Adige APRILE 2011 | NR. 1 Titolo titolo e titolo, poi titolo Infine titolo titolo titolo Pag 16 La riforma sanitaria Foto: Othmar Seehauser

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Titolo titolo e titolo, poi titolo Infine titolo titolo titolo Periodico dell’Assistenza Tumori Alto Adige APriLe 2011 | Nr. 1 Pag 16 P o s t e I t a l i a n e S p A – S p e d i z i o n e i n A b b o n a m e n t o P o s t a l e – D . L . 3 5 3 / 2 0 0 3 ( c o n v. i n L . 2 7 / 0 2 / 2 0 0 4 n . 4 6 ) a r t . 1 , c o m m a 2 , C N S B O L Z A N O P e r i o d i c o t r i m e s t r a l e , I s c r i z i o n e a l Tr i b u n a l e d i B o l z a n o N ° 3 / 2 0 0 3

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La ChancePeriodico dell’Assistenza Tumori Alto Adige APriLe 2011 | Nr. 1

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IMPRESSUM: LA CHANCE: Periodico gratuito per i soci dell'Assistenza Tumori Alto Adige. Editore: Assistenza Tumori Alto Adige, Via Tre Santi 1, 39100 Bolzano, Tel: 0471 28 33 48, Fax: 0471 28 82 82 ,e-mail: [email protected] Iscritta nel reg. prov. delle oragnizzazioni di volontariato Decr. n. 199/1.1-28.10.1997 Iscrizione al Tribunale di Bolzano N°3/2003 Direttrice: Dr. Nicole Dominique Steiner Segreteria: Assistenza Tumori Alto Adige Foto: Othmar Seehauser Layout: Studio Mediamacs, Bolzano Stampa: Tipografia Athesia Druck Srl, Bolzano Prossima edizione: agosto 2011

Pag. 3 – 5 Abbiamo un obbligo verso tutti Intervista con l’assessore provinciale Richard Theiner

6 – 7 Nella direzione giusta - ma con troppe incertezze Intervista con il direttore sanitario Oswald Mayr

8 – 9 Occorre una rete informatica unica Intervista al presidente dell’Ordine dei Medici, Michele Comberlato

10 – 11 Il medico generale – Guida e coordinatore Intervista con il dr. Adolf Engl

12– 15 Ecco come lavora un Centro di Riferimento – Da cinque anni il meglio per le pazienti: Il Centro Senologico Bressanone Merano

16 La riforma sanitaria - Il commento: la riforma infinita

16 L'assemblea generale dell'Assistenza Tumori Alto Adige

17 La forza che dà la vita Monika Gurschler, presidente della sezione Bolzano Salto Sciliar

18 - 21 Anche il cancro può essere evitato Giornata mondiale dei tumori 3 febbraio 2011

22 - 25 Ospiti a scuola (1) - La prevenzione comincia a scuola: esperti sul tema del rapporto tra cancro e alimentazione

26 – 29 “Il cancro non è una condanna a morte” La stessa malattia ma quattro storie diverse, storie di vita toccanti.

30 – 36 Cosa succede nei circondariPag. 26

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PARLIAMONEParliamone

Renate Daporta JöchlerPresidente

Care lettrici, cari lettori,

dobbiamo aver paura dell’accorpamento di alcuni servizi e della creazione dei cosiddetti Centri di Rife-rimento. Se so che a 40 km di distanza vengono cu-rati molti più casi che davanti a casa mia, preferisco fare 40 km. E siamo sinceri: anche per fare acquisti siamo disposti ad andare a Verona o a Innsbruck! In questa edizione tratteremo in modo esteso di due azioni in un liceo di Bressanone. Non perché vogliamo di nuovo privilegiare Bressanone, no. Sia-mo stati invitati da due classi del liceo pedagogico a presentarci in aula nell’ambito di due giornate a progetto. Un’azione che speriamo di potere esten-dere in futuro a tutto l’Alto Adige. Abbiamo parlato con gli studenti delle attività, soprattutto nel cam-po della prevenzione, dell'Assistenza Tumori . Alcu-ni malati hanno raccontato poi le loro esperienze personali con la malattia. Gli studenti non si sono per niente annoiati e non hanno pensato che la cosa non li riguardasse, al contrario, si sono dimo-strati molto interessati. Bisogna essere consapevoli che il tema cancro riguarda tutti e che non è mai troppo presto per cominciare con la prevenzione!

Sempre il tema prevenzione è stato anche al centro della Giornata Mondiale del Cancro. Tema: preven-zione e screening.A questo punto non mi rimane che augurare a tutti una bella primavera e un buon inizio di estate. I partecipanti ai soggiorni ferie sono già pronti a preparare la valigia, e spero che anche quest’an-no ci siano molti momenti belli e che tutti ritornino riposati e pieni di forza.Ah sì, e naturalmente sarò lieta di poterVi salu-tare alla nostra Assemblea Generale il 9 aprile. Quest’anno tutto ruoterà intorno al nostro tren-tesimo anniversario e ai relativi festeggiamenti.

Vostra Renate Daporta JöchlerPresidente

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qualcuno di voi si sarà meravigliato che la Chance questa volta sia arrivata così tardi. Ma non siamo in ritardo, abbiamo solo ridotto un po’ la nostra frequenza. In futuro La Chance uscirà infatti tre volte l’anno: in primavera, in estate e a dicembre. Questo non significa che vogliamo raccontare di meno, al contrario, speriamo in questo modo di rendere ancora più interessante la rivista.

Il grande tema di questa edizione si chiama riforma sanitaria. Una parola molto in voga ultimamente. Ne abbiamo parlato con due responsabili, l’asses-sore provinciale Richard Theiner e il direttore sa-nitario Oswald Mayr. Ma abbiamo parlato anche con qualche medico che guarda alla riforma con sguardo più critico, come il presidente dell’Ordine dei Medici Dott. Michele Comberlato, e il presiden-te dell’Accademia Altoatesina Medicina Generale Dott. Adolf Engl. Raccontiamo inoltre di uno dei Centri di Eccellenza previsti nella riforma sanita-ria, il Centro per la Salute del Seno Bressanone – Merano. Personalmente sono dell’avviso che non

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Abbiamo un obbligo verso tuttiIntervista con l’assessore provinciale per la famiglia, salute e servizi sociali, Richard Theiner

Sono quattro anni che la riforma sanitaria è iniziata. La parte amministrativa si è conclusa e ora si tratta di mettere in atto la riforma clinica. L’obiettivo primario è quello di valorizzare il servizio medico di base sul territorio e nel contempo decongestionare e riorganizzare il servizio ospedaliero.

chance: Secondo Lei, qual è il punto centrale della riforma clinica?

theiner: Guardiamo prima che cosa è già successo. In fin dei conti la riforma del-la sanità altoatesina è cominciata già nel 2007 con la fusione delle allora quattro unità sanitarie in una. Abbiamo iniziato con l’amministrazione. Abbiamo semplificato le procedure, fatto risparmi, per esempio bloccando il turnover. Nello stesso tempo sono aumentati visibilmente i collaboratori nelle professioni sanitarie. Adesso affron-tiamo la riforma clinica secondo il motto: una buona assistenza di base dappertutto, ma non tutto dappertutto.

chance: I medici lamentano la mancan-za di un sistema uniforme di elaborazione dei dati, secondo loro condizione minima necessaria per la riuscita della riforma sa-nitaria.

theiner: Per me è una questione di cultura, cioè qualcosa che non può essere imposto per legge dall’alto. Per me la con-dizione sta piuttosto nel superare il riflesso automatico di pensare per compartimenti stagni, cioè per distretti. Secondo me il vero, grande problema che ci troviamo ad affrontare, sta nelle teste di coloro che non guardano oltre il proprio ambito naturale di lavoro, la propria circoscrizione.

chance: Lo sviluppo demografico, cioè l’invecchiamento della popolazione – an-che in Alto Adige – sarà collegato ad un enorme aumento della richiesta di servizi medici. Come pensate di affrontarlo?

theiner: Possiamo riuscirci solo se la-sciamo agli ospedali quello che è stretta-mente necessario, trasferendo tutto il resto ai distretti.

chance: Ci sono per questo medici ge-nerici a sufficienza?

theiner: In Alto Adige ancora non abbiamo carenza di medici,

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ma in futuro potrebbe diventare un pro-blema anche per noi. Per questo puntiamo su centri supplementari di formazione, per esempio nel Tirolo del Nord, ma anche da noi in Alto Adige. Senza dimenticare che la giunta provinciale ha ventilato l’ipotesi della creazione di una facoltà di Medicina.

chance: La riforma richiede un cambio di mentalità anche dei pazienti. Lei è ot-timista?

theiner: Non avremmo intrapreso una riforma se non sapessimo che i pazienti la sostengono. Il personale sembra esse-re contrario, i pazienti sono d’accordo. Il tipico esempio è quello di Medicina Com-plementare a Merano. I pazienti vogliono una cura intera.

chance: Ma l’Ordine dei Medici si è pro-nunciato in modo contrario…

theiner : E noi l’abbiamo portato a ter-mine contro l’enorme resistenza dell’Ordi-

ne dei Medici. Oggi abbiamo un ritorno di immagine positivo in tutta l’Europa. Arri-vano le televisioni. Ma per me la cosa più importante è che abbiamo un feedback positivo da parte dei pazienti. Io faccio politica per i pazienti, non per le lobby.

chance: A proposito di Ordine dei Me-dici. Il presidente Michele Comberlato vi rimprovera di non aver coinvolto i medici nelle decisioni che riguardano le riforme.

theiner: Posso solo dire che la politica sanitaria viene decisa dai politici e non dalle lobby, altrimenti saremmo nel me-dioevo.

chance: Come pensa di riuscire a educa-re i pazienti a una più ampia autorespon-sabilità?

theiner: L’educazione sanitaria comincia nella culla, se non prima. Secondo l'Orga-nizzazione Mondiale per la Sanità WhO, la nostra salute dipende al 10% dalla nostra

struttura, al 20% dalla genetica e al 50% dal nostro stile di vita. E proprio qui dobbiamo far leva. Dobbiamo fare politica sanitaria con l’educazione alla consapevolezza.

chance: E questo come si realizza in termini pratici?

theiner: Dando alle scuole i mezzi fi-nanziari per l’educazione alla salute e fa-cendo attraverso la fondazione Vital azioni per la salute in tutti i campi, per esempio “fabbrica salubre” o “comune salubre”, pro-ponendo camminate insieme ecc. Diamo il sostegno a tutto ciò che aiuta a dare con-sapevolezza che la prevenzione è la cura migliore.

chance: Ma è sufficiente? Tutti sanno che il fumo è nocivo, eppure proprio i giovani fumano.

theiner: Dobbiamo fare delle leggi più severe. Da noi non ci sono salette per i fu-matori, in collaborazione con gli alberga-tori abbiamo iniziato una campagna per il consumo moderato di alcolici…

chance: Potrebbe essere una soluzio-ne non finanziare più la cura di quelli che intenzionalmente compromettono la loro salute, per esempio fumando o bevendo troppo?

theiner: No. Questo sarebbe la fine della solidarietà, non è la mia visione della società. Abbiamo un obbligo verso tutti.

chance: Nel piccolo Alto Adige esisto-no sette ospedali. Non sono troppi? Qui la riforma sanitaria non prevede nessun cambiamento.

theiner: Gli ospedali rimarranno, ma uno dei punti centrali della riforma clini-ca è che non viene più offerto tutto dap-pertutto. Ci dobbiamo sedere a un tavolo con le statistiche in mano. Nell'interesse dei pazienti. Ci saranno Centri di Riferi-mento per le varie cure. Questo significa, per esempio per i malati di tumore, che in un ospedale saranno eseguiti determinate operazioni solo dove possiamo garantire lo standard internazionale ed europeo e dove la mole di casi affrontati garantisce la qualità e l’esperienza degli operatori. Ma la cura successiva potrà poi avvenire a livello territoriale. Io come paziente mi devo do-mandare dove ho le possibilità maggiori di essere curato bene e non dove la distanza è più breve.

chance: Come giudica il livello della cu-ra dei tumori in Alto Adige?

L'Assessore Provinciale Richard Theiner

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chance: I numeri pubblicati nel nuovo atlante del tumore dimostrano che i casi di tumore al colon aumentano e che sono colpite sempre più anche le donne.

theiner: La quota di mortalità che viene rilevata nel nuovo Atlante dei tumori dice anche che siamo ampiamente nella media. E adesso che abbiamo ricevuto indicazioni precise dal Consiglio della Sanità, abbiamo anche introdotto lo screening.

chance: Come giudica il lavoro di organiz-zazioni come l'Assistenza Tumori Alto Adige?

theiner: Per me l'Assistenza Tumori è molto importante. Trovo anche di grande importanza che l’associazione, nell' inte-resse dei soci, si occupi in modo critico di questi temi. Oltretutto sono dell’avviso che l’aspetto dell’aiuto e conforto recipro-co che si forma in un tale gruppo, sia da apprezzare moltissimo. E naturalmente posso solo ringraziare per l’aiuto prezioso dei numerosi volontari.

chance: Qualche volta ha l’impressione di stare su una sedia traballante?

theiner: Nel 2008 ho avuto un risulta-to elettorale molto buono e avrei potuto scegliere un assessorato diverso. Natural-mente il mio ambito di lavoro è al cen-tro dell’interesse di tutti e del pubblico dibattito e, con ciò, anche della critica. Però sento la responsabilità del mio ruo-lo”. Proprio in questo campo trovo enor-memente importante smuovere molto. Nell’interesse della popolazione. E so che la maggioranza della popolazione è d’ac-cordo con me.

chance: Prima abbiamo parlato di re-sponsabilità propria e di consapevolezza della salute. Lei stesso vive in modo sano?

theiner: Lavoro troppo. La mia mole di lavoro sicuramente non è salutare, però cerco almeno di alimentarmi in modo equilibrato. Faccio alcuni sport. E devo dire che mi sento molto in salute! n

theiner: Abbiamo un livello molto buono e possiamo garantire ai nostri pa-zienti le cure migliori secondo lo standard internazionale. In futuro, con la creazio-ne dei Centri di Riferimento, migliorerà ancora.

chance: Come mai l’Alto Adige che è sempre il primo della classe, ha impiega-to tanto tempo a introdurre uno scree–ning generale per il tumore al colon? Nelle province vicine e addirittura nel meridione questo esame viene offerto da anni. Qui invece l’esame delle feci per tracce di sangue viene offerto solo da quest’anno.

theiner: La politica decide, però si at-tiene al parere del Consiglio della Sanità. Noi non abbiamo la competenza per de-cidere e ci atteniamo al 100 per 100 alle raccomandazioni di questo organismo che in gran parte è composto da medici. E comunque questo tipo di screening ha anche degli svantaggi.

Fa bene alla salute ed è pure divertente: camminare. Basterebbe mezz'ora al giorno!

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Con la riforma clinica saranno rimescolate le carte. Il lavoro del medico di famiglia sarà rivalutato, i casi complessi saranno trattati in appositi Centri di Riferimento e i pazienti dovranno cambiare mentalità. Un processo però che stenta ad avviarsi.

chance: La parola chiave della riforma sanitaria è Centro di Riferimento. Che cosa significa?

Mayr: Semplicemente che offriremo in ogni distretto determinati servizi che in quelle sedi, per diverse ragioni, hanno avuto uno sviluppo specifico. Per esempio un centro per la fecondazione in vitro a Brunico, un centro per la chirurgia plasti-ca a Bressanone, un centro per la terapia dell’ictus a Bolzano, un centro per la chi-rurgia della mano a Merano ecc.

chance: Ci sono sette ospedali in Alto Adige. Parteciperanno tutti a questa nuo-va suddivisione del lavoro?

Mayr: Non si tratta di questo. Se oggi si creasse ex novo l’unità sanitaria non ci sarebbero sette ospedali. L’idea di un policentrismo diffuso delle strutture ospe-daliere è un concetto vecchio. Ci si limi-terebbe a tre e si potenzierebbe in modo capillare l’assistenza territoriale. Ma ritor-niamo alla domanda: a basso livello certi servizi diciamo così, di base, verranno of-ferti dappertutto anche in futuro, ma per i casi complessi il paziente si dovrà recare in uno dei Centri di Riferimento. Nel pro-prio interesse.

chance: Quanto tempo ci vorrà?

Mayr: Naturalmente non possiamo cre-are questi Centri di Riferimento dal nulla, ma lo faremo passo dopo passo. Un po’ alla volta arriveremo a rendere operativi ambiti particolarmente rilevanti per i pa-zienti, come per esempio Chirurgia Plasti-ca all’interno di Oncologia. Inoltre i Centri di Riferimento lavoreranno tutti in rete.

chance: Che cosa significa?

Mayr: Riprendiamo l’esempio della cura del tumore. Facciamo che una paziente di Silandro abbia un carcinoma mammario. Il concetto terapeutico viene deciso da un gruppo di specialisti che lavorano in team, cioè da un ginecologo, uno psicologo, un oncologo, un patologo, un chirurgo e un chirurgo plastico. Per la cura la paziente viene ricoverata al Centro di Senologia di Merano. Di fianco al chirurgo sarà presen-te anche un chirurgo plastico del Centro di Riferimento di Bressanone. La chemio-terapia e l’assistenza psicologica verran-no fatte invece là dove la paziente vive o lavora, cioè a Silandro.

chance: Si dice che la gente abbia pau-ra delle distanze.

Mayr: Se si tratta di andare fuori dall’Al-to Adige o all’estero, stranamente i pazien-ti sopportano tutto. In Alto Adige sono re-sistenti. Bolzano – Bressanone – Merano, che distanze sono mai! Quello che si può fare, rimarrà nel luogo di residenza. Cioè la prima diagnosi della malattia, l’indagi-ne genetica, l’anamnesi e la classificazione del paziente, la definizione di una strate-gia terapeutica.

chance: Il paziente avrà sempre di fron-te lo stesso interlocutore?

Mayr: Normalmente il paziente ha un interlocutore di sua fiducia, un referente al quale può rivolgersi con tutte le do-mande. Nel caso della nostra paziente di Silandro il ginecologo. Ma il ginecologo nella commissione si troverà sempre con gli stessi colleghi che conoscono il caso e ai quali può rivolgere domande specifiche. I successi terapeutici ci danno ragione. Il sistema si sta affermando.

chance: Come spiega le paure dei citta-dini quando si parla di riforma?

Mayr: Nella sanità bisogna risparmiare, come dappertutto. Questo rende la gente insicura. Perché a questo ambito natural-mente sono collegate paure elementari. Ma noi garantiamo l’uso migliore delle ri-sorse finanziarie. Ci sono alcune centralità, come per esempio l’assistenza oncologica, dove sicuramente non ci saranno tagli. Ma ci sono anche tanti altri campi dove biso-gna verificare l’adeguatezza dell’offerta, dove bisogna analizzare criticamente le prestazioni. Così sarà spostata la terapia radiologica dalla clinica Bonvicini al repar-to di oncologia dell’ospedale di Bolzano. Non possiamo fare a meno di una razio-nalizzazione.

chance: Il paziente si domanda: ma per-ché i risparmi devono ricadere proprio su di me?

Nella direzione giusta - ma con troppe incertezzeIntervista con il direttore sanitario Oswald Mayr

Dr. Oswald Mayr, Direttore sanitario

Nato a Longomoso sul Renon. Studi di Me-dicina a Innsbruck, Linz e Monaco Bavie-ra. Specializzazione in Anestesia nel 1987 a Berlino. Fino al 1990 aiuto al Klinikum Steglitz FU Berlino.

Dal 1990 all’ospedale di Bolzano; dal 1999 al 2003 e nel 2006 primario di Terapia in-tensiva.

Dal 2003 al 2005 direttore sanitario del dis-tretto di Bolzano; dal 2007 direttore sani-tario dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.

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Mayr: Offriamo a tutti i pazienti lo stesso livello di cure, chiamato LEAS. Queste vengo-no pagate. Chi vuole di più deve contribuire.

chance: Come nella medicina comple-mentare?

Mayr: Esatto. La medicina complemen-tare è di un tipo di cura che sta fuori dal campo delle evidenze mediche e che si colloca invece nel campo emozionale. Qui il paziente deve pagare un ticket.

chance: Cosa pensa della medicina complementare?

Mayr: Il medico tradizionale e il medi-co complementare hanno davanti la stessa cartella clinica. La differenza nella cura è che il medico complementare non aumen-ta le possibilità di guarigione, ma la qualità di vita del paziente.

chance: Parola chiave: continuità dell’ assistenza

Mayr: Con la riforma sanitaria vogliamo rivalutare il ruolo del medico di base. In

futuro anche i medici di base dovranno lavorare in rete per garantire la continuità di assistenza a cui aspiriamo. Il medico di base sarà responsabile sul territorio della cura per i pazienti cronici, cioè per gli af-fetti da malattia croniche polmonari, per le malattie neurologiche, il diabete ecc.

chance: Come può riuscirci da solo?

Mayr: Non deve riuscirci da solo. Nel distretto viene assistito dal personale specializzato, infermieri, psicoterapeuti, da una segretaria, ma anche da medici specializzati.

chance: In realtà sono molti i medici che non hanno nemmeno i mezzi per una se-gretaria…

Mayr: Daremo impulso alla formazione di studi associati più grandi nei distretti. Nelle città spesso questo è già una realtà. Complessivamente aspiriamo a una rivalu-tazione del medico generico che natural-mente può giocare un ruolo di primissimo piano quando si parla di continuità nell’ assistenza.

chance: Lo accetteranno i pazienti? Al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Bolza-no in alcuni giorni si contano fino a 400 pazienti.

Mayr: I nostri pazienti fino ad ora han-no gravitato eccessivamente sulle struttu-re ospedaliere. Adesso devono cambiare mentalità e riporre più fiducia nel medico di base. Quello del Pronto Soccorso è un grande problema. Come minimo il 70% dei pazienti che vi arrivano sarebbero da dirottare sui medici di base.

chance: Durante il fine settimana alme-no in città nessun medico è di servizio. E dopo le 18 nemmeno… Quindi bisogna comunque rivolgersi al Pronto Soccorso.

Mayr: Sicuramente dobbiamo anche rinnovare i contratti dei medici di base. E’ tutta una questione di tempo. Io sono sicurissimo che stiamo andando nella di-rezione giusta, solo che procediamo con molte titubanze e siamo troppo modesti nell’approccio. Dobbiamo sempre trova-re l’equilibrio tra il bisogno effettivo e la fattibilità politica. n

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chance: Tutti parlano della riforma sa-nitaria, della necessità di risparmiare per evitare il tracollo finanziario del servizio sanitario pubblico. Ma sta partendo que-sta riforma o no?

M. comberlato: In effetti sembra es-serci una grossa resistenza a far partire questa riforma. Partiamo da una situa-zione con un alto tasso di soddisfazione, quindi c’è un timore giustificato rispetto alla nuova situazione che si viene profi-lando. Ogni novità, in fondo, rappresenta un'incognita.

chance: Ma se funziona tutto così bene da noi, perché serve una riforma?

M. comberlato: Quando guardiamo i dati nazionali ci accorgiamo che il nostro servizio non ha poi delle valutazioni così alte.

chance: E perché?

comberlato: Perché da noi tutto ruota attorno alle strutture ospedaliere mentre il territorio è vuoto. E infatti gli ospedali, o certi ospedali, si devono confrontare si-stematicamente con un surplus di lavoro. I Pronto Soccorso sono affollati, perché tutti vengono per tutto all’ospedale, an-che per quei problemi che potrebbero essere risolti meglio dal medico di base o dal servizio ambulatoriale dei distretti.

chance: Le spese per la sanità sono la voce più importante del bilancio della Provincia, più di 1.300 milioni.

comberlato: Infatti, in realtà i soldi da noi non mancano. Il problema è che è difficile cambiare il modello di gestione, abituati come siamo ad una quota pro capite così elevata.

chance: Allora se non mancano i soldi, perché il servizio ha delle carenze ed è in sofferenza?

comberlato: C’è molta confusione e spesso vengono prese decisioni senza coinvolgere , o senza coinvolgere in modo sufficiente, i tecnici e gli esperti. Per esem-pio per la creazione di nuove strutture co-me la Medicina Complementare a Merano o per la struttura neuro - reabilitativa che la giunta provinciale vuole aprire a Vipite-no, l’Ordine dei Medici non è stato coin-volto. E siamo contrari, perché non servo-no o perché, come nel caso di Vipiteno, mancano i presupposti fondamentali per far funzionare un servizio così complesso con pazienti così compromessi. Noi non vogliamo fare politica, diamo mille con-sigli per mettere le nostre competenze al servizio di chi deve prendere certe deci-sioni, ma non vengono accolte…

chance: Del famoso gruppo dei 26 non fanno parte anche medici e personale in-fermieristico?

comberlato: Certo, ma anche questo gruppo al quale vengono sottoposte le decisioni in materia sanitaria, ha solo di-ritto ad un parere non vincolante.

chance: Secondo lei, cosa occorre pri-ma di pensare alla creazione di nuove strutture?

comberlato: Vede, noi abbiamo sette ospedali e abbiamo un territorio diviso in distretti che dipendono dagli ospeda-li. In alto Adige ci sono meno di 500.000 abitanti, ma non abbiamo una rete infor-matica adeguata. Se viene un paziente da me non posso cercare la sua storia nel computer. Se un mio paziente lascia l’o-spedale, il suo medico curante non riceve automaticamente il referto con tutte le in-formazioni necessarie per la continuazio-ne della cura. E se il paziente non va dal suo medico e non gli passa la mia lettera di dimissione, cosa succede? Come verrà curato? Capisce che qui c’è un problema che genera anche dei costi?

Occorre una rete informatica unicaIntervista al presidente dell’Ordine dei Medici, Michele Comberlato

Dr. Michele Comberlato, Presidente dell'Ordine dei Medici della Provincia di Bolzano

Michele Comberlato, nato a Bolzano, laurea in Medicina e Chirurgia presso L’Università di Verona nel 1983, specializzazione in Ga-stroenterologia. Dal 1986 lavora presso il

reparto di Gastroenterologia con servizio di fisiopatologia ed endoscopia digestiva dell’ospedale di Bolzano.

Il Dr. Comberlato è dirigente medico di I livello e responsabile della strumentazione accessoristica del servizio di endoscopia digestiva. In qualità di titolare del ricono-scimento di "alta specialità nel trattamento delle malattie infiammatoriche croniche in-testinali" ha l’incarico di direttore del centro multidisciplinare per le malattie croniche intestinale presso l’ospedale di Bolzano.

Comberlato è membro delle più importanti Associazioni Mediche Gastroenterologiche nazionali ed internazionali. Dal 2000 fa par-te dell’Ordine dei Medici della Provincia di Bolzano, dal 1° gennaio 2009 in qualità di presidente.

Il sistema sanitario in Altro Adige va riformato. E non da oggi. Quello che secondo i medici è mancato finora è una linea chiara. Ciononostante metterebbero molto volentieri le loro competenze al servizio di chi ha il compito di pianificare.

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tire una cura che è evidence based, cioè appropriata, sicura, perché è di routine. Tutto il mondo lavora secondo il principio dell’evidence based, noi no. E questo va spiegato al paziente.

chance: Cioè, se deve spostarsi non è un disservizio

comberlato: No, anzi, se il paziente si reca nel centro specializzato aumenta significativamente le sue possibilità di guarigione, sarà curato secondo gli ulti-mi standard, operato da un chirurgo che ha effettuato la stessa operazione cento volte e non dieci. E poi, mi dica quali so-no questi grandi distanze da noi in Alto Adige. Ci metto più a Milano per arrivare in un ospedale che per arrivare dalla Val Venosta a Bressanone. n

chance: A Trento una rete del genere esiste già da dieci anni…

comberlato: Sì, e funziona. Noi invece abbiamo speso una montagna di soldi nella rete informatica e non funziona. Spendiamo milioni di euro nella ristrutturazione degli ospedali, ma non abbiamo una connessione che li metta in rete. A Brunico se la sono fat-ta da soli, con cento medici che aderiscono.

chance: Centra il problema della privacy?

comberlato: Anche, infatti la continuità assistenziale è ostacolata dalla privacy. Ma senza una rete adeguata il territorio non può funzionare. Una rete sarebbe impor-tantissima anche per la cura dei pazienti tumorali, i protocolli di gestione tra acuti, postacuti e lungodegenti. Molti dei nostri

medici di base non possono neanche per-mettersi una segretaria, non sono in rete e non vengono coinvolti abbastanza nella ristrutturazione del servizio territoriale.

chance: Bisogna investire anche nell’in-formazione della popolazione?

comberlato: Certo. La fase del cambia-mento va preparata. In futuro la chirurgia oncologica per esempio sarà effettuata solo in quattro ospedali circondariali. I diversi tipi di intervento saranno centralizzati per garan-tire una maggiore competenza al paziente.

chance: Dove c’è più casistica c’è più competenza?

comberlato: Sì. Per alcune cure biso-gna spostare il servizio per potere garan-

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chance: La riforma sanitaria clinica preve-de un ruolo importante per la categoria dei medici di base. Dichiarati una delle colonne del sistema sanitario, dovranno aiutare a de-congestionare gli ospedali contribuendo ad abbassare le spese necessarie al buon fun-zionamento del servizio sanitario pubblico. Ma loro, i medici generali, cosa ne pensano?

dr. adolf engl: In ambito territoriale la riforma è ancora un’entità astratta, cioè fi-nora non è stato fatto niente per cambiare qualche cosa. L’unica novità che abbiamo appreso è l’intento di assumere 50 nuovi medici di base. Al che una domanda sorge spontanea: dove si attingerà per trovare questi nuovi medici? Non può essere con-siderata una riforma qualcosa che si riduce a prendere dei medici stufi del lavoro in ospedale per mandarli sul territorio in at-tesa che raggiungano l’età pensionabile. Non può funzionare.

chance: Com’è la situazione sul territorio?

dr. adolf engl: Il lavoro di un medico di base è cambiato radicalmente negli ultimi vent’anni. Non solo la popolazione invec-chia e le persone sono diventate più esi-genti, al punto da chiedere tutto e subito.

Ma anche le malattie sono cambiate e c’è una mole di lavoro burocratico notevole, che prende anche qualche ora al giorno. Questa burocratizzazione crescente riesce a strappare il medico dai suoi compiti prin-cipali. Il risultato è che rimane sempre me-no tempo da dedicare ad ogni paziente. Il rapporto paziente – medico oggi è ridotto ad una specie di contratto tra prestatore di servizio e consumatore. Molti medici generali si vedono sovraccarichi di lavoro e si sentono lasciati soli. Per questo sono demotivati.

chance: Qual’è la differenza più grande tra il lavoro del medico generale e il lavoro del medico specialista in ospedale?

dr. adolf engl: La medicina generale è l’unico indirizzo ad avere un approccio biopsicosociale, cioè complesso. Il nostro lavoro si basa sulla fiducia che si costruisce nel tempo tra medico curante e paziente. Il nostro compito è la cura medica di base del paziente mirando a risolvere i loro pro-blemi in modo individuale, rapidamente e assieme a loro, nell’intento di promuove-re nel paziente un comportamento sano e capace di stimolare un approccio salutare con se stessi.

chance: Molti pazienti scavalcano a pie’ pari il medico di base, rivolgendosi diret-tamente allo specialista, all’ospedale, nella convinzione di essere curati meglio.

dr. adolf engl: E questo è uno dei problemi del sistema attuale. Questo comportamento genera l’esplosione dei costi e il sovraccarico di certi servizi ospedalieri. Come già ribadito. Il medico generale e il medico ospedaliero hanno due approcci antitetici. Lo specialista è fo-calizzato sulla sua patologia e non vede che questa. Andare subito, per ogni cosa dal medico ospedaliero significa sparare con i cannoni alle formiche. Se il paziente salta il medico di base quest’ultimo non è più in grado di far fronte al suo ruolo di guida e di coordinamento rispetto alla salute del paziente stesso. Le cure spe-cialistiche però funzionano tanto di più e tanto meglio quanto sono coordinate da un medico generale

chance: Cosa serve per dare nuovo va-lore al lavoro del medico generale?

dr. adolf engl: Se voglio migliorare il servizio non posso fare a meno di investi-menti. Da trent’anni a questa parte non è più stato investito nulla in direzione dei medici di base. Questa è la realtà.

chance: Intende dire da quando hanno introdotto i distretti?

dr. adolf engl: Sì, ma anche questa è stata una riforma rimasta a mezza strada. Quello che allora era stato concepito come un aiuto a noi, non è diventato altro che una succursale dell’ospedale. Una struttu-ra del resto vuota, che offre diversi servizi, ma in cui mancano la figura e l’attività di coordinamento di un medico. Lo dico e lo ripeto: questo non è un aiuto per il nostro lavoro. La verità è che la metà dei medici di base non può neppure permettersi una segretaria.

Il medico generale – Guida e coordinatoreIntervista con il dr. Adolf Engl, presidente dell’Accademia Altoatesina di Medicina Generale

Dr. Adolf Engl, Presidente Accademia Altoatesina di Medicina Generale

Adolf Engl è nato a Terento. Laurea in me-dicina all’Università Leopold Franzens a Innsbruck. Lavora dal 1982 come medico di base, prima a Falzes, dal 1988 a Bressa-none.

Adolf Engl è molto impegnato nella ri-cerca e nell’ambito della formazione e dell’aggiornamento.

Dal 2004 è presidente fondatore dell’Acca–demia Altoatesina di Medicina Generale.

I medici di base dell’Alto Adige stentano ancora a vedere in che direzione andrà la rifoma clinica. Sono pronti però ad assumersi la parte a loro assegnata a condizione che si investa nella loro attività in modo da creare i presupposti per svolgere in modo corretto il loro importante compito sul territorio, tenendo conto degli sviluppi degli ultimi vent’anni.

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La riforma sanitariaLA RIFORMA SANITARIA

chance: Allora, secondo lei cosa oc-corre per aiutare a decongestionare gli ospedali e a fare sì che il territorio possa garantire di nuovo un efficace servizio di medicina di base ai pazienti? Cosa occorre perché rimanga o si ristabilisca il rapporto di fiducia tra medico e paziente, perché il paziente possa considerare il medico ge-nerale come il miglior garante della sua guarigione e della tutela della sua salute?

dr. adolf engl: Per noi medici generali oggi non è previsto nessun contributo o incentivo per gli investimenti necessari al-lo svolgimento della nostra professione. Ad un ambulatorio però servono più di un lettino, di una bilancia e di uno steto-scopio. Ci vogliono aiuti per investire in strutture ambulatoriali moderne e per l’as-sunzione di personale. Il medico generale ha bisogno di una struttura moderna con segretaria, infermiera e altro personale sa-nitario. ha bisogno di un’attrezzatura me-dico-tecnica elementare, meglio ancora se in ambito di un ambulatorio comune, che magari si trova in un edificio in cui sono presenti altri servizi quali un laboratorio per il prelievo di sangue, la fisioterapia e una stazione per lungodegenti. Occor-rono aiuti per i medici ad inizio carriera, incentivi per ambulatori che assumono medici appena laureati. Bisogna ottimiz-zare il numero massimo dei pazienti di un medico. Anche il sistema retributivo, oggi solo legato alla quota pro capite dovrebbe essere riorganizzato sulla base di incentivi premiando impegno e qualità. I pazienti dovrebbero esser più liberi di scegliere il loro medico di fiducia, visto che questa fi-ducia è fondamentale nel rapporto medi-co generale – paziente. E bisogna investire di più nella ricerca.

chance: Una lista molto lunga, soprat-tutto considerando che la riforma mira alla riduzione dei costi…

dr. adolf engl: Se voglio arrivare a ven-ti, devo essere disposto a investire dieci!

chance: Ma i politici cosa dicono di queste richieste? E sono coinvolti i medici generali nelle decisioni per la riforma?

dr. adolf engl: Noi sottoponiamo pro-poste di natura pratica, siamo pronti a dare una mano nella stesura di un concetto e soprattutto, speriamo di risultare convin-centi grazie ai nostri argomenti. Finora pe-rò non ci sono ancora stati contatti ufficiali con i politici responsabili.

chance: Quando si sente parlare di riforma si sente sempre anche la parola

risparmio. Nello stesso momento però vengono create strutture nuove come Medicina Complementare a Merano o si parla dell’istituzione di un reparto costoso come quello neuro-riabilitativo a Vipiteno, decisioni che suscitano delle perplessità.

dr. adolf engl: La medicina comple-mentare non è altro che la messa a nudo di un deficit di fondo. Il rapporto fiduciario tra medico e paziente è venuto meno. In questo senso la medicina complementare è una specie di cosmesi. Personalmente non ho niente contro la medicina complemen-tare, il problema è che si tratta di un’entità a sé stante, isolata, non coinvolta nei team di terapia fatto che, soprattutto in ambito oncologico, avvantaggerebbe molto.

chance: Il medico generale è coinvolto nella terapia oncologica?

dr. adolf engl: Questo dipende molto da distretto a distretto. Da noi a Bressa-none per esempio funziona molto bene.

Abbiamo in continuazione degli incontri interdisciplinari, anche con la medicina palliativa. Un modello che bisognerebbe introdurre dappertutto in Alto Adige. Ab-biamo già pronto un concetto generale per la realizzazione di questo obiettivo.

chance: Come presidente dell’Accade-mia Altoatesina di Medicina Generale si oc-cupa molto intensamente della formazione e dell’aggiornamento dei medici di base. La Società Altoatesina di Medicina Gene-rale chiede di istituire la specializzazione per il medico di medicina generale. Cosa ne pensa?

dr. adolf engl: La specializzazione per me è un fattore secondario. Dopo la laurea il medico generale ha comunque una for-mazione triennale e lavora in un ambulato-rio formativo. Quello che si potrebbe fare è chiedere determinati aggiornamenti. Oggi i medici devono fare un certo numero di ore, ma sta a loro decidere quale aggior-namento scegliere. n

LAssociazione Altoatesina Medicina Generale, SAMG e la sua Fondazio-

ne - l’Accademia Altoatesina Medicina Generale, AcAMG - sono organizzazioni senza fine di lucro che anche tramite il contatto con istituti universitari naziona-li ed internazionali di medicina generale, come per esempio l’Università heinrich heine di Düsseldorf e l’Università Para-celsus di Salisburgo, gestisce la forma-zione e l’educazione continua dei medici

di medicina generale in Alto Adige. . Circa due terzi dei medici di medicina genera-le in Alto Adige sono soci di queste due organizzazioni scientifiche. L’associazione organizza, tra l’altro, convegni, partecipa a progetti scientifici e di ricerca e pubbli-ca una newsletter per i medici di famiglia. Il presidente della SAMG è il medico gar-denese Simon Kostner; presidente fon-datore dell’AcAMG è il medico brissinese Adolf Engl.

L'Accademia Altoatesina di Medicina Generale

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La riforma sanitaria clinica prevede l’istituzione dei cosiddetti Centri di

Riferimento. Un termine che va spiegato ai pazienti perché capiscano che non si-gnifica un peggioramento del servizio ma esattamente il contrario, come dimostra il buon funzionamento del Centro senologi-co Bressanone – Merano, attivo dal 2006.

Il territorio di riferimento del Centro, integrato nei due reparti di ginecologia degli ospedali di Bressanone e Merano, sono le città di Bressanone e Merano con il loro circondario, con l’aggiunta di Val Gardena, Val Badia, Bassa Atesina e Val Venosta. Sempre più spesso vengono per farsi curare anche donne dal Trentino,

mentre la paziente che viene da più lon-tano è addirittura una barese.

Standard internazionali di certificazione

Il Centro senologico Bressanone Mera-no è partner della clinica universitaria di Innsbruck è certificato secondo le diretti-ve UE del sistema di management di qua-lità ISO 9001:200, vale a dire gli standard della “Deutsche Krebsgesellschaft” e della “Deutsche Gesellschaft für Senologie”.

Il Centro non dispone di personale pro-prio nelle sue due sedi. I medici e il perso-nale infermieristico, tra cui anche le infer-

miere con la qualifica di Breast Care Nurses che lavorano per il Centro, fanno anche servizio nei rispettivi reparti di ginecologia e nel servizio ginecologico ambulatoriale.

Sono tre i medici specializzati in gine-cologia a Bressanone: il primario Arthur Scherer, Sonia Prader e Verena Thalmann; quattro invece i medici a Merano: il prima-rio herbert heidegger, Anita Domanegg, Johann hübner e Irmgard himmel.

Una banca dati in comune

Una banca dati comune nella quale si-ano inseriti tutti i dati delle pazienti e alla quale tutti e due i reparti possano libe-

Informazione e educazione alla prevenzione, definizione di standard e di strategie di terapia, collaborazione interdisciplinare con i reparti di Patologia, Psicologia, Radiologia e Medicina nucleare. Questi sono i compiti del Centro senologico Bressanone Merano, il primo Centro di Riferimento certificato in Alto Adige. Tra il 2006 e il 2010 sono state curate più di 900 donne con carcinoma alla mammella.

Ecco come lavora un Centro di RiferimentoDa cinque anni il meglio per le pazienti - Il Centro Senologico Bressanone Merano

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IL CENTRO SENOLOGICO BRESSANONE MERANO Il Centro SenologICo BreSSanone Merano

ramente accedere, è uno dei presupposti fondamentali per il buon funzionamento del Centro. In questo modo è possibile utilizzare i dati per la ricerca e concorda-re strategie comuni di terapia. L’equipag-giamento delle due sedi è in linea con gli standard tecnici più moderni. Sia a Bressa-none che a Merano, oltre alla tradizionale mammografia, è possibile effettuare la to-mografia di risonanza magnetica del seno.

La distanza geografica che separa sia i due centri tra loro sia quella che separa

entrambi dall’università di Innsbruck, non costituisce alcun problema. Le strutture sono collegate tra loro tramite un sofisti-cato sistema di videoconferenza. Almeno una volta la settimana entrano in colle-gamento per discutere casi clinici e per decidere iter terapeutici in un contesto interdisciplinare, confrontandosi costan-temente con gli ultimi risultati della ri-cerca internazionale. In diverse occasioni vengono poi coinvolti colleghi di altri re-parti. Una volta all’anno inoltre il Centro Senologico organizza un convegno per

tutti gli addetti delle sedi di Bressanone, Merano e Innsbruck.

Sonia Prader e Anita Domanegg sono due ginecologhe che lavorano presso il Centro Senologico; Prader a Bressanone e Domanegg a Merano. L’esperienza fatta fino adesso nel team allargato per loro è più che positiva. Sonia Prader: “La certi-ficazione poi costringe a cambiare delle cose, a introdurre criteri di qualità che più difficilmente si realizzerebbero se non ci fosse questa pressione.

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Si tratta di percorsi terapeutici che visti da soli sembrano magari poco significativi, ma che nell’insieme portano ad un deci-so miglioramento di tutto il servizio e di tutta la terapia.“

Ogni paziente ha un unico medico come punto di riferimento

Il criterio più importante della terapia nel Centro Senologico è forse proprio questo, ribadisce Sonia Prader: “Il fatto che ogni

paziente ha un unico medico come pun-to di riferimento.” Un medico che segue tutta la terapia e che fa da tramite con il team interdisciplinare di terapia, cioè con il chirurgo, con l’oncologo, con lo psicolo-go, con il fisioterapista, con il radiologo e con il medico nucleare . Sottolinea Anita Domanegg: “Questo fatto secondo noi è fondamentale soprattutto perché di solito le donne all’inizio della terapia, appena sa-puta la diagnosi, quando sono in una fase psicologica ancora molto delicata, devono

subito confrontarsi con una serie di deci-sioni pratiche che riguardano l’intervento e le terapie successiveche. Risultato: mol-te di loro vanno completamente in tilt, si sentono perse e in balia di qualcosa che percepiscono come troppo grande per le loro forze.” Per questo è importante in que-sta situazione avere una persona con cui confrontarsi e non cinque o sei.

All’esterno le due sedi del centro si pre-sentano in modo uniforme. Lo stesso logo,

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Dr. Sonia Prader, Ginecologa all'ospedale di Bressanone

Sonia Prader è nata a Bressanone. Dopo la maturità studia due anni Economia e com-mercio a Verona per poi iscriversi a medicina all’Università Leopold Franzens di Innsbruck.Specializzazione in Ginecologia a Monaco di Baviera nel 2004. Dal 2004 lavora nel reparto di Ginecologia all’ospedale di Bressanone. Sonia Prader ha un particolare interesse per la psicologia ospedaliera e l’onco-psicologia, ed è specializzata nella terapia del carcinoma mammario.

Dal 2006 è coordinatrice della sede di Bres-sanone del Centro Senologico Bressanone Merano. Dal 2009 membro del direttivo di Mamazone Alto Adige e dal 2010 membro del direttivo medico dell’Assistenza Tumori Alto Adige.

Al suo attivo conferenze, servizi radiofonici e televisivi su temi come oncologia, terapia ormonale, salute femminile, preparazione al matrimonio e educazione sessuale nell’ambi-to scolastico.

IL CENTRO SENOLOGICO BRESSANONE MERANO Il Centro SenologICo BreSSanone Merano

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re per auto-palparsi, importantissimo per la prevenzione e la diagnosi precoce del tumore al seno. Sonia Prader: “L’attività informativa, mettere a disposizione le no-stre conoscenze ad un pubblico ampio è di grandissima importanza per noi.” Infatti, prosegue Anita Domanegg, “noi non ci ve-diamo solo come punto di riferimento per la paziente, cioè la donna già malata, ma per le donne di tutte le età che prendono sul serio la prevenzione.” E in quest’ottica che il centro ha anche avviato una prezio-

sa e stretta collaborazione con organizza-zioni come l’Assistenza Tumori Alto Adige o Mamazone.

Il risultato del lavoro svolto negli ultimi cinque anni è più che positivo. E il team del Centro Senologico ne va fiero. Le pazienti che scelgono di farsi curare in una delle due sedi del centro sanno di essere cura-te secondo i più moderni parametri della ricerca a livello internazionale. Per il futuro è previsto anche di avviare una più stret-ta collaborazione con i reparti interessati dell’ospedale regionale di Bolzano, come la ginecologia, la chirurgia o l’oncologia.

Punta di diamante della macchina sanitaria altoatesina

Un’attività poi che non può non in-fluenzare anche altri reparti. “Il direttore sanitario, Oswald Mayr,“ sottolinea Sonia Prader, “parla di noi come punta di dia-mante della macchina sanitaria altoatesi-na. Nel senso che la nostra certificazione e il continuo tentativo di migliorare la col-laborazione interdisciplinare ha attivato tutta una serie di effetti indiretti in altri reparti!” n

gli stessi folder e depliant informativi per il lavoro di promozione e di prevenzione. Sia a Merano che a Bressanone vengono pro-poste le stesse conferenze e anche i gadget, usati per attirare l’attenzione del pubblico come biro ecc. portano lo stesso logo.

Informazione e prevenzione

Sia a Bressanone che a Merano il Cen-tro Senologico offre dei corsi per donne che vogliono imparare il metodo miglio-

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Dr. Anita Domanegg, Ginecologa all'ospedale di Merano

Anita Domanegg è nata a Bressanone. Stu-di alla facoltà di Medicina dell’Università Leopold Franzens di Innsbruck. Nel 2010 specializzazione in Ginecologia a Saalfeld-en in Austria.

Dal 2004 lavora nel reparto di Ginecologia all’ospedale di Merano. Dal 2010 è respon-sabile per il management di qualità della sede Merano del Centro senologico Bressa-none Merano.

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La riforma sanitaria - iL CommentoLA RIFORMA SANITARIA - IL COMMENTO

L’assemblea ordinaria dei soci dell’As-sistenza Tumori Alto Adige avrà luogo sabato, 9 aprile 2011 presso la Casa dell’Artigiano (sede Associazione Pro-vinciale Artigianato - APA) a Bolzano, alle ore 14.30.

Adesso tocca alla riforma clinica. Adesso? Già nel giugno dello scor-

so anno il presidente Luis Durnwalder aveva annunciato che entro due mesi la riforma sarebbe partita. Due mesi sono passati – e anche un po’ di più, ma sembra che le cose fatichino ad avviarsi . Il copione più o meno è sempre lo stesso: la politica annuncia, i rappresentanti delle categorie interessate protestano - soprattutto l’Ordine dei Medici dell’Alto Adige e i rappresentanti del per-sonale infermieristico - i diretti interessati, cioè i pazienti, si trovano tra due fuochi e, comprensibilmente, hanno paura. Paura che la riforma alla fine vada a scapito soprattut-to loro.

Introdurre riforme non è molto popola-re. I cambiamenti in quanto tali destano paura. E quando si tratta di cambiare con l’obiettivo di risparmiare risorse, allora la paura cresce ancora di più e genera insi-curezza. Timori che crescono quando ci si trova davanti a comportamenti contraddit-tori. Per esempio se la giunta provinciale parla di ridurre i costi e poi decide di aprire un reparto di Medicina Complementare a Merano oppure si prepara ad istituire un re-parto di neuro-riabilitazione in un ospedale periferico come quello di Vipiteno (a detta di alcuni esperti il posto meno indicato per una struttura di questo tipo), qualche dubbio è legittimo, se non proprio dove-roso. Non fraintendetemi. Niente contro la medicina complementare. Anzi. Qui si par-la di comunicazione. Forse bisognerebbe rendere più comprensibili certe decisioni

spiegandole meglio, rendendole ancora più trasparenti. E forse bisognerebbe ri-nunciare ad arroccarsi in modo ostinato sulle proprie posizioni per cercare invece insieme soluzioni condivise e soddisfacenti.

Chi ha il potere politico e decisionale se-gue logiche che non sono quelle degli ad-detti ai lavori. E viceversa. Ovvio. Ognuno in fondo ha ragione a modo suo. Ma è davvero così difficile remare tutti nella stessa dire-zione nell’interesse dei pazienti? In questa edizione de La Chance abbiamo tentato di mettere a fuoco i diversi argomenti e di spiegare le diverse posizioni in campo. Abbiamo parlato con l’assessore alla sanità, Richard Theiner e con il direttore sanitario, Oswald Mayr. Ma abbiamo anche ascoltato i pareri del presidente dell‘Ordine dei Me-dici dell’Alto Adige, Michele Comberlato e del presidente dell’Accademia Altoatesina di Medicina Generale, Adolf Engl. Vi presen-tiamo inoltre il primo Centro di Riferimento in Alto Adige, una struttura che lavora con successo da cinque anni.

Fatevi la vostra idea. Nessun dubbio: ognuno a modo suo ha a cuore il bene del paziente. Non c’è alternativa ad una rifor-ma, se non vogliamo rischiare che il nostro sistema sanitario, per tanti anni motivo di orgoglio, sia condannato al declino.

La centralità degli ospedali come cardine dell’intero sistema oggi mostra la corda, con alcuni reparti disperatamente sovraccarichi e magari altri sottoutilizzati. Inoltre i nostri

medici di base devono essere rivalutati e messi in condizione di svolgere il loro lavo-ro importante e difficile nel miglior modo possibile, tenendo conto dei cambiamenti in atto nella società e senza dover ricorrere all’improvvisazione come unica risorsa.

Per realizzare la riforma e per poter par-tire finalmente tutti insieme nella giusta direzione ci vogliono soprattutto un paio di cose: una buona dose di pragmatismo e una visione chiara del futuro e degli obiet-tivi che si vogliono raggiungere. Anche noi pazienti siamo chiamati a fare la nostra par-te. L’errore più grande sarebbe infatti quello di comportarci come gli struzzi che mettono la testa sotto la sabbia confidando nel fatto che “tanto a noi non tocca” . Siamo chiamati allora a fare cosa? Contribuendo attivamen-te e responsabilmente a preservare la nostra salute, impostando per esempio il nostro stile di vite secondo le poche regole del codice europeo contro il cancro. Prendendo la prevenzione sul serio. Rispettando le ge-rarchie, cioè non rivolgendoci per qualsiasi sciocchezza all’ospedale nella convinzione di ricevere solo lì le cure migliori. Credetemi, per molti disturbi è molto più competente il medico di base.

Una cosa dovremmo aver ben presente: anche il migliore di tutti i sistemi sanitari fallisce se non impariamo a responsabiliz-zarci in prima persona e a prenderci cura di noi stessi. Smettiamola di delegare la nostra salute ad altri!

Nicole Dominique Steiner

Ma da quanto tempo si parla della riforma sanitaria? Quattro anni fa è partita la riforma della struttura amministrativa, che ora sembra essersi conclusa. Dicono che tutto l’apparato sia stato riorganizzato in modo rigoroso. I posti superflui siano stati eliminati in modo indolore attraverso il blocco del turn-over. I costi siano stati dimezzati. Bene.

La riforma infinita

Assemblea Generale

Dr. Nicole Dominique SteinerDirettrice

Come ogni anno un’occasione non solo per informarsi sul lavoro dell’associazione ma anche per incontrare soci delle altre sezioni. Quest’anno uno dei temi centra-li sarà l’organizzazione del trentennale dell’associazione.

Save the dateData da scrivere immediatamente nell’agenda: giovedì, 22 settembre, gita sociale di tutti i soci dell’Assistenza Tumori Alto Adige. Informazioni nella prossima

edizione de La Chance.

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Il suo rapporto con la malattia ha molte facce. Anche se il suo impegno per l'Assi-stenza Tumori riempie i suoi giorni, non ha mai permesso che il cancro prendesse possesso della sua vita. “Ma il cancro è il cancro” dice. “Una malattia che non si ca-pisce mai completamente. La paura rima-ne, non sai mai quando e dove colpirà an-cora.” Oggi Monika Gurschler è tranquilla e vuole aiutare le altre a superare il terrore della malattia.

Il lavoro per il suo circondario non è sempre facile. Anche per le distanze e per il divario fra città e campagna. Gli iscritti sono oltre 800, ma la maggior parte di lo-ro rimane lontana dall'Assistenza Tumori una volta passata la fase acuta della ma-lattia. “Molte dicono che non ne vogliono più sapere niente e che da noi non si parla di altro”. Ma Monika Gurschler risponde: “La realtà è che insieme ci divertiamo e non parliamo mai di cancro”

Suo marito la sostiene nel suo lavoro di volontariato. Non è mai stato geloso del suo impegno nell'Assistenza Tumori, al contrario. Il prossimo autunno Monika organizzerà il decimo torneo di carte a fa-vore dell'Assistenza Tumori, racconta con orgoglio. E poi deve scappare. Fuori aspet-ta già qualcuno che le deve parlare… n

Ci presentiamoCI PRESENTIAMO

Le piacerebbe imparare l’inglese. Dopo tanti anni di lavoro all’albergo Adler di Ortisei lo capisce, ma parlarlo ancora no. Monika Guschler non ha altri desideri. Almeno non grandi. Alcune attività in più con i soci dell'Assistenza Tumori, questo sì. E poi un incontro al mese per giocare a carte o per chiacchierare. Lavori manuali per poter organizzare un mercatino natalizio.

La forza che dà la vitaMonika Gurschler, presidente della sezione Bolzano Salto Sciliar

Piccole cose, insomma. Da quando si è ammalata, non ha più molte

pretese. Svegliarsi la mattina e avere da-vanti una giornata piena e appagante, le basta questo per essere contenta e felice.

Monika Guschler Robatscher, dal febbra-io 2010 presidente del circondario Bolzano Salto Sciliar, non ha avuto una vita facile. E' una figlia delle Opzioni del 1939. ha vissuto gli anni difficili del Dopoguerra, la povertà. Esperienze che l’hanno segnata. Per molti anni si è sentita senza radici, sen-za patria. Dice che questo l’ha resa dura. Però quello che lei chiama durezza, forse è piuttosto forza. La forza che ci vuole per far fronte a quello che la vita ci riserva.

Oggi ha trovato però dove affondare le sue radici: nel matrimonio con Ludwig Robatscher, che regge solido da 44 anni. Nel suo rapporto con la figlia Birgit che a maggio aspetta il suo primo figlio. Nel suo bellissimo giardino a Tires dove può passa-re delle ore per curare i suoi fiori. Nell'As-sistenza Tumori alla quale è associata dal 1996. Nel rapporto che ha costrutio con le tante persone che ha conosciuto grazie al suo lavoro in albergo, nell'Assistenza Tu-mori o con i suoi ospiti a Tires.

La prima impressione quando si ha a che fare con Monika Gurschler, non ingan-na. È gentile e premurosa. Diretta, come lo sguardo dei suoi occhi, sincera e aperta. ha una straordinaria capacità di immede-simarsi nell’altra persona, di entrare nel loro mondo in profondità. “Mi piace par-lare con le persone” dice Monika Gurschler, “ascolto quello che raccontano, cerco di capire..” È sempre gentile ma se si sente trattata in modo ingiusto è anche capace di troncare i rapporti. “Sono permalosa” ammette. Molto importante per Monika, il cui circondario è quello meno omogeneo

di tutta l’associazione, è che l’Assistenza Tumori riesca a far sentire a casa propria sia i soci tedeschi che quelli italiani, chi viene dalla città e chi viene dalla monta-gna. Un compito non sempre facile. “Sono felice quando vedo che le persone sono contente anche se so benissimo che non posso soddisfare tutti”.

La sua storia non è diversa da quella di tante altre donne, e proprio per questo ri-esce a immedesimarsi in loro e a dar loro conforto. Nel luglio del 1990 ha seppellito sua madre, morta dopo 20 anni di cancro. Un mese dopo è stata operata anche lei: tumore al seno. Prima un' operazione parziale, 6 anni dopo l’asportazione di tutto il seno. Un giorno Monika incontra una paziente che ha fatto una plastica al seno. I medici convincono anche lei ad andare a Verona e a sottoporsi alla stessa operazione ed è proprio lì che incontra una paziente altoatesina che le racconta dell'Assistenza Tumori. Monika Gurschler decide di aderire. Destino.

Per la radioterapia dopo l’operazione deve andare tutti i giorni a Trento. Sono trasferte spossanti, troppo. Deve iscrivere sua figlia Birgit al convitto Mariengarten. Sono tempi duri per la piccola famiglia. Ma le decisioni prese a malincuore in fin dei conti si rivelano un vantaggio per Birgit che da figlia unica può vivere per tre anni in compagnia di coetani.

Nel frattempo Monika è diventata qua-si una specialista di plastica al seno e di chirurgia ricostruttiva. Nel 2000 si è sot-toposta a un’altra operazione e la stessa cosa è accaduta lo scorso anno. Questa volta all'ospedale di Bolzano e con risultati sempre migliori. “Oggi almeno le donne non devono più vivere il tumore come una mutilazione” sottolinea.

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Giornata mondiale dei tumori GIORNATA MONDIALE DEI TUMORI

Tre medici di tre specializzazioni di-verse hanno parlato di prevenzio-

ne dei tumori da tre diversi punti di vista. L’oncologa Susanne Baier ha risposto alla domanda: i tumori si possono evitare con uno stile di vita sano? Baier, considerato il contesto, ha colto l’occasione per pre-sentare nuovamente il codice europeo del cancro. Lucia Piazzi invece, vice primario di Gastroenterologia all’ospedale di Bolzano, ha spiegato lo screening per la diagnosi precoce del tumore al colon. Infine Mar-tina Felder, la dirigente dell’ambulatorio per l’epatologia e il trapianto di fegato all’ospedale di Bolzano, si è occupata di rispondere alla domanda se la vaccinazio-ne contro l’epatite B potesse essere utile per la prevenzione del tumore al fegato.

Il codice europeo del cancro

1. Non fumo 2. Evito il sovrappeso 3. Mi muovo ogni giorno 4. Mangio più frutta e verdura fresca 5. Bevo poco alcol 6. Proteggo me e i miei figli dal sole 7. Mi proteggo da sostanze cancerogene 8. Faccio ogni anno gli esami per la diagnosi precoce del tumore 9. Approfitto della prevenzione del cancro al colon 10. Mi faccio vaccinare contro l’epatite B

Dieci regole semplici che possono pro-durre grandi risultati – questo è per Su-sanne Baier il codice europeo del cancro. La prima edizione di queste dieci regole risale al 1989 poi, nel 2003, sono state ri-elaborate. “Il 60% di tutti i tipi di cancro è evitabile. Chi si attiene a queste dieci regole, può abbassare notevolmente il rischio personale di contrarre un tumore”, afferma Susanne Baier. Rimane la doman-da: Perché allora cresce ancora il numero di malati di cancro?

La risposta è: le abitudini, l’incapacità di adeguare lo stile di vita personale a queste poche regole, e l’atteggiamento: sicuramente non mi riguarda. E se invece sì?

Grande presenza dei media e grande risonanza sui giornali e le tivù. Anche quest’anno le previsioni dell'Assistenza Tumori si sono avverate. La conferenza stampa in occasione della Giornata Mondiale dei Tumori ha attirato l’attenzione del pubblico altoatesino, almeno per un giorno, su un tema importante e all’insegna del motto: anche il cancro può essere evitato.

Anche il cancro può essere evitatoGiornata Mondiale contro il Cancro 4 febbraio 2011

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Giornata mondiale dei tumori GIORNATA MONDIALE DEI TUMORI

Conosciamo tutti a sufficienza le regole che riguardano il comportamento perso-nale: non fumare, consumo moderato di alcolici, un’alimentazione sana e povera di grassi, movimento quotidiano, protezione sufficiente dai raggi solari ecc. Quelli di cui forse molti ancora non sono consapevoli, è l’autocontrollo.

Conoscere bene il proprio corpo

Susanne Baier: “Dovremmo abituarci a tenere sotto osservazione il nostro cor-po. Chi conosce bene il proprio corpo, si accorge dei più piccoli cambiamenti.” E questo fa la differenza. Con una diagnosi precoce gran parte dei tumori è guaribile. “Per questo la gente non dovrebbe soltan-to approfittare degli esami di prevenzio-ne, ma anche controllarsi da sola”. Questo significa autopalpazione del seno per le donne, tastare regolarmente i testicoli per gli uomini. E questo già in gioventù.

Nel frattempo il tumore al colon, con 350 casi all’anno, è al primo posto in Alto Adige – ancora prima del tumore al seno e alla prostata. Non dovrebbe essere così. Perché questo tipo di cancro, individuato nello stadio precoce, è completamente guaribile. Su scala mondiale il cancro del colon è uno dei tipi di tumore più diffu-so. Lucia Piazzi: “Nei paesi industrializzati questo tumore è la causa di morte numero due.” In Alto Adige si ammalano di questo tipo di tumore 73 uomini e 58 donne su 100.000.

Lo screening del tumore al colonfinalmente arriva anche in Alto Adige

In tutto il mondo, così il viceprimario di gastroenterologia Lucia Piazzi, aumen-tano i casi, ma il tasso di mortalità è in diminuzione. “Ci aspettiamo anche qui in Alto Adige un risultato di questo genere

con l’introduzione dello screening”. Anche il cancro al colon si può evitare. Fattori di rischio sono anche qui il fumo, il consu-mo eccessivo di alcolici, il sovrappeso e la predisposizione familiare. “Chi ha un parente con tumore al colon, dopo i 45 anni dovrebbe sottoporsi a un’endoscopia ogni 5 anni.” Continua

Dr. Martina Felder

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In Alto Adige alla fine dell’anno – con grande ritardo rispetto al resto d’Italia e d'Europa – lo screening del colon sarà in-serito tra gli esami di prevenzione. Ideale sarebbe stata la combinazione di endo-scopia e test delle feci, e questo a partire dai 55 anni. Lo screening in Alto Adige prevede invece, per il momento, solo l’e-same delle feci che deve essere eseguito obbligatoriamente per i pazienti tra i 50 e i 70 anni, e poi a distanza di ogni due anni. Con un esito positivo del test il paziente viene invitato all’endoscopia.

Il 77% dei tumori al fegato risale all’infezione con l’epatite B

L’epatite B è la malattia virale più diffusa in tutto il mondo. 350 milioni di persone sono portatori di questo virus, una su quattro muore di cirrosi epatica, tumore al fegato o insufficienza epatica. La dirigente dell’ambulatorio di Epatologia e trapianto di fegato all’ospedale di Bolzano, Martina Felder, ha avanzato la domanda: la vac-cinazione contro l’epatite B può essere efficace come prevenzione contro il can-cro al fegato? Una domanda alla quale la dottoressa risponde incondizionatamente con un sì. “In Italia”, così Martina Felder, “quasi il 80% dei tumori al fegato risalgo-no a un’infezione con il virus B, la restante

percentuale invece al consumo eccessivo di alcolici.”

Il virus si propaga attraverso lo scam-bio di liquidi, in Europa prevalentemente attraverso il contatto sessuale o l’uso di aghi usati (droghe, piercing). Uno scree-ning, cioè un test per sapere se si è porta-tori di questo virus, si raccomanda a tutti coloro che appartengono a un gruppo di rischio: pazienti in dialisi, malati di Aids, donne incinte, tossicodipendenti, parenti di portatori di epatite B, carcerati o per-sonale sanitario. Dal 1991 tutti i neonati vengono vaccinati contro l’epatite B, un richiamo è previsto all’età di 12 anni. Le donne incinte vengono sottoposte a un test contro il virus. Il vaccino è dato in tre dosi, si tratta di un preparato combinato molto ben tollerabile. La copertura del vaccino ha una durata di 15 anni.

Ciclo di conferenze sul tema prevenzione e diagnosi precoce

Prevenzione e diagnosi precoce sono la premessa indispensabile per una vita senza tumore. Lo ha sottolineato anche la presidentessa della Assistenza Tumori Alto Adige alla fine della manifestazione. Ognuno può fare qualcosa – e non è mai troppo presto per cominciare. Organizza-zioni come l'Assistenza Tumori o il centro

senologico di Bressanone- Merano danno un contributo importante, per esempio con il ciclo di sei conferenze a Bressanone e Merano dove esperti spiegano le possi-bilità e i limiti della prevenzione e della diagnosi precoce del cancro.

Giornata mondiale dei tumori GIORNATA MONDIALE DEI TUMORI

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Se non ci fosse la pigrizia…

chance: Perché tante persone non rie-scono ad attenersi alle regole del codice europeo del cancro?

dr. Susanne Baier: In realtà sarebbe molto facile. Però ci sono la pigrizia, gli automatismi della vita quotidiana. E’ diffi-cile cambiare la routine quotidiana. In più viviamo in una società dove c’è tutto in abbondanza. Nei paesi del terzo mondo dove si mangia meno carne, il cancro al colon è meno diffuso.

chance: Ma non si chiede perciò a nes-suno di condurre una vita da asceta…

dr. Susanne Baier: Assolutamente no. Non vogliamo essere ne bacchettoni ne degli apostoli della morale.

chance: Secondo Lei come si può con-vincere la gente ad uno stile di vita più sano?

dr. Susanne Baier: Ripetendolo sem-pre di nuovo. E soprattutto cominciando dall’inizio a promuovere abitudini sane. Fin dall’infanzia. Servono trenta minuti di movimento al giorno, non deve essere footing, basta una passeggiata. Mangiare di meno, meno grassi, meno zuccheri e più frutta e verdura. n

Pericoloso è tutto quello che ferisce la pelle

chance: Gli adulti nati prima del 1992 dovrebbero farsi vaccinare contro l’epa-tite B?

dr.Martina Felder: Non tutti, ma c'è comunque una fascia non proprio insi-gnificante di persone a rischio. Lo con-siglio a tutti coloro che progettano un viaggio in paesi del Terzo mondo. Può succedere che lì si abbia bisogno di aiu-ti sanitari e le condizioni igieniche non sono paragonabili alle nostre. E lo consi-glio anche ai parenti di persone infette da epatite B. Per questi pazienti la vaccina-zione è gratuita. Poi si dovrebbero vacci-nare tutti i pazienti con malattie croniche il cui sistema immunitario è indebolito. Inoltre naturalmente tutti i gruppi a ri-schio, positivi hIV, persone con partner sessuali occasionali, pazienti di dialisi, personale sanitario ecc.

chance: Ci sono delle cose a cui co-munque fare attenzione anche per coloro che non appartengono a uno dei gruppi a rischio?

dr. Martina Felder: Il virus si trasmette attraverso i liquidi del corpo, anche del sangue. Per questo si dovrebbe fare at-tenzione, badando che tutto quello che potrebbe in qualche modo ferire la pel-le, sia sterilizzato. Raccomandazione che vale per cosmetici, pedicure, manicure, ma anche per tatuaggi o piercing. Negli anni 90 proprio queste due ultime voci facevano registrare un tasso di contagio molto elevato. n

Non è mai troppo tardi per cambiare lo stile di vita

chance: Se lo screening per il tumore del colon è così semplice, perché non è stato introdotto da subito?

dr. lucia Piazzi: La nostra divisione ha presentato il progetto già anni fa. Abbiamo proposto uno screening con endoscopia per tutti i 55enni. Proposta rifiutata perché eccessivamente onerosa dal punto di vista economico. Adesso c’è da rallegrarsi che almeno l’esame delle feci venga offerto a tutti i cittadini tra i 50 e 70 anni. Capisco che l’aspetto economico sia importante, i costi di uno screening naturalmente devo-no essere sostenibili e l’intera operazione deve essere facilmente accettabile dalla popolazione, sempre tenendo presente che l’endoscopia è un po’ sgradevole. Però bisogna anche pensare ai costi che produce un paziente con tumore al colon.

chance: Anche se questo esame preven-tivo non viene pagato dalla sanità pubblica, da che età è raccomandata un’endoscopia?

dr. lucia Piazzi: Chi ha parenti con tu-mori al colon, dovrebbe fare l’esame dai 45 anni in poi a distanza di 5 anni. Altrimenti dai 55 anni in poi e ogni 10 anni.

chance: ha un senso cambiare lo stile di vita a 50 anni?

dr. lucia Piazzi: Non è mai troppo tardi per cambiare lo stile di vita. Naturalmente non posso promettere a nessuno di non ammalarsi di cancro, ma le sue possibilità di non ammalarsi aumentano di sicuro. n

Avrei una domanda…

Dr. Susanne Baier Dr. Martina Felder Dr. Lucia Piazzi

Giornata mondiale dei tumori GIORNATA MONDIALE DEI TUMORI

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Ospiti a scuOla (1) OSPITI A SCUOLA (1)

Il giorno dopo più di metà classe ave-va portato della frutta per la meren-

da della ricreazione. Un segno che il tema trattato aveva fatto presa sugli studenti! Qual è la differenza fra un tumore beni-gno e uno maligno? Quali sono le cause che determinano la crescita dei tumori maligni? Come si formano le metastasi? Queste e altre domande sono state po-ste dall’oncologa Verena Thalmann agli studenti della 5D all’inizio delle tre ore di lezioni a progetto con il professore di bio-logia Andreas Declara. Ad accompagnare in classe le tre esperte è stata Renate Da-porta, che ha colto l'occasione per presen-tare brevemente l’attività dell'Assistenza Tumori Alto Adige.

Domande mirate, interventi e il silenzio che regnava in classe erano la più chiara

manifestazione dell’interesse degli stu-denti. Anche se l’argomento alimentazio-ne e cancro era già stato trattato durante le lezioni, le tre referenti hanno comun-que catturato l’interesse della classe. Chi avrebbe mai pensato che già i dinosauri avessero il cancro o che gli antichi egizia-ni avessero scritto trattati sulle forme e la cura dei tumori?

In modo vivo e chiaro Verena Thalmann ha saputo spiegare agli ascoltatori quali sono le cause principali dell’alterazione nella crescita delle cellule e di conseguen-za delle varie forme di cancro: predispo-sizione genetica, radiazioni, sostanze chi-miche come nicotina, amianto o sostanze coloranti, virus o parassiti, alimentazione e invecchiamento. A questo proposito è

stato interessante spiegare perché con l’età aumenti anche il rischio di tumore: le persone giovani hanno ancora un patri-monio genetico intatto che però con l’età viene sempre più alterato e danneggiato. E' questo che può portare a una crescita incontrollata delle cellule.

Disegni esplicativi hanno illustrato agli studenti la differenza fra una crescita benigna che sposta solamente il tessuto circostante e lo lascia intatto, e un tumore maligno che si allarga nel tessuto, lo di-strugge e distribuisce le cellule maligne in tutto l’organismo attraverso la circola-zione sanguigna e i vasi linfatici.

Anche le due esperte di nutrizione han-no catturato l'interesse incondizionato

Diciassette maturandi, due medici, una dietista e un tema difficile: il cancro. L’oncologa Verena Thalmann, il medico dietologo Klara Vigl e la terapeuta dietista Herlinde Wieser hanno trascorso tre ore nella classe 5D del Liceo pedagogico di Bressanone, per informare e discutere con gli studenti sul rapporto fra alimentazione e tumori.

La prevenzione comincia a scuola Ospiti a scuola (1): esperti sul tema del rapporto tra cancro e alimentazione

L'oncologa Verena Thalmann spiega il nesso tra la crescita delle cellule e la formazione di un tumore

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Ospiti a scuOla (1: OSPITI A SCUOLA (1)

ne troppo grassa è altrettanto dannosa quanto una povera di grassi. Che esistono grassi “buoni” e grassi “cattivi” cioè i grassi saturi, insaturi e polinsaturi.

consumo eccessivo di alcol, la combina-zione di alcol e nicotina e anche gli aromi e colori artificiali contenuti in tante be-vande alcoliche, sì. O che un’alimentazio-

della classe. La maggior parte dei ragazzi per esempio non sapeva che il consumo di alcolici da solo non è cancerogeno, ma l’alimentazione sbagliata collegata con il

Dr. Klara ViglDr. Verena Thalmann

Compatto e interessante il tema - interessato il pubblico

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La cosa più interessante in questo conte-sto per gli studenti della 5D è stata proba-bilmente sapere che in molti casi il cancro può anche essere “fatto in casa” e che può

essere evitato da un rapporto responsabile con il proprio corpo, una sana ed equilibra-ta alimentazione e una costante partecipa-zione ai programmi di prevenzione.

L’informazione più importante è stata però sicuramente questa: il cancro è un tema che riguarda noi tutti e non è mai troppo presto per inziare a contribuire, con una vita sana, a tenere lontana que-sta subdola malattia. Il cancro riguarda tutti e non deve essere mai un tabù.

Gli studenti hanno scelto da soli l’argomento

Andreas Declara è l’insegnante di bio-logia della classe 5D del liceo pedagogico di Bressanone. “Nell’ambito delle lezioni a progetto gli studenti hanno la possibi-lità di approfondire alcuni argomenti di particolare rilevanza sociale.”

La 5D ha scelto il tema alimentazio-ne e salute. Gli stessi studenti potevano apportare idee sulle modalità di svolgi-mento dell’argomento. Nell’ambito delle lezioni a progetto la classe ha fatto visita, tra l’altro, a un agricoltore biologico e alla scuola di agraria. “Nelle lezioni di biologia abbiamo parlato dei componenti dei pro-dotti alimentari e dei rapporti tra alimenti e corpo” dichiara Declara.

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“Si dovrebbe fare in tutte le scuole”

Lukas Neuwirth si era occupato invece già prima, per conto suo, della tematica cancro e alimentazione. “A dire la verità non c’erano molte novità per me. Però è stato formidabile ricevere tutte le infor-mazioni in modo così compatto e con-ciso!”

Lukas ha trovato gli interventi dei rela-tori perfettamente adeguati al livello della classe e anche molto riuscita la suddivi-sione delle tematiche. “ Prima un’informa-zione generica su che cosa è il cancro. Poi il rapporto con quello che mangiamo, e alla fine tutto quello che il singolo può fare in modo concreto per evitare l'insor-genza della malattia.” Molto informativo è stato per Lukas la parte in cui l'oncologa ha spiegato la differenza fra un tumore benigno e il cancro. "Le immagini del po-werpoint hanno evidenziato molto bene questa differenza."

Secondo Lukas queste lezioni informative dovrebbero essere offerte in tutte le scuole per la terza, quarta e quinta classe. n

esempio l’avviamento a uno stile di vita consapevole.

“Scioccante…”

...E' stato così per Magdalena Mair il po-meriggio di informazione con i tre esperti per il tema di cancro. “Scioccante perché non pensavo mai che potesse essere una cosa così veloce, che tante persone si ammalassero di cancro e che il nostro comportamento potesse provocare que-sta malattia.” Gli interventi l’hanno però anche indotta a riflettere.

“Mio nonno è morto di cancro” rac-conta Magdalena, “ma non mi sono mai interessata molto di questa tematica.” Magdalena crede di aver imparato molto da questo pomeriggio. “Credo che in fu-turo vivrò in modo più consapevole, per esempio per quanto riguarda l’alimen-tazione.” Speriamo che questo valga an-che per il resto della classe. Per lo meno il giorno seguente, racconta Magdalena, più della metà dei compagni aveva porta-to della frutta per la merenda. Un segnale importante.

Anche cucinare con prodotti biologici ha fatto parte delle lezioni. Oltre l’inse-gnamento di nozioni tecniche è impor-tante nelle lezioni a progetto l’applicazio-ne concreta delle nozioni acquisite, per

Andreas Declara

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Quella che è stata offerta alla classe 5 B nel febbraio scorso durante la

lezione di religione, più che una introduzio-ne al tema del cancro è stata piuttosto una testimonianza toccante di come si possa vi-vere con e dopo la malattia e a quali risorse si possa attingere a partire da un' esperienza così lacerante.

Due ore dense, anche difficili, ma gli stu-denti non hanno dato segni di stanchezza o noia. A iniziare è stata Renate Daporta. Prima di offrire una panoramica dell'attività dell'Assistenza Tumori Alto Adige, di parlare degli inizi, di quando nel 1981 le medicine dovevano ancora essere importate dalla Germania, della struttura, degli scopi, del lavoro dei numerosi volontari ecc., Renate ha raccontato brevemente la sua esperienza personale.

Suo marito Karl si è ammalato a qua-rant’anni, dieci anni fa, di un tumore maligno molto aggressivo. La famiglia era in crescita,

le figlie piccole, il suo lavoro di imbianchino era l’unico sostegno della giovane famiglia. La presidentessa dell'Assistenza Tumori ha raccontato come attraverso questa disgrazia abbia cominciato a darsi da fare per alleg-gerire il destino dei malati di cancro garan-tendo loro la migliore assistenza possibile.

Johann Astner, Monika Oberhofer e Elfri-ede Scapin hanno accompagnato Renate Daporta per raccontare a loro volta agli studenti la storia della loro vita. Ognuna di loro, a proprio modo, ha trovato le pa-role giuste per creare un contatto positivo con i ragazzi. Johann Astner che sei anni fa a causa della diagnosi tardiva di un carci-noma all’intestino retto, era stato dato per spacciato dai medici, ha impressionato il giovane pubblico con il suo ottimismo e la sua tranquillità. “All’inizio ho litigato con Dio e il mondo, poi ho accettato la situazio-ne. E da quel momento è andata meglio. La diagnosi di cancro non è una condanna a morte. Io sono l’esempio migliore.”

“Io ho trovato la fede attraverso la malat-tia”. La storia di Monika Oberhofer ha com-mosso gli studenti in modo particolare. Sei mesi dopo essersi ammalata di tumore alla tiroide, ha visto la figlia diciottenne amma-larsi di tumore alle ghiandole linfatiche. “Dovevo raccogliere tutte le mie forze per lei.” Alla domanda su quanto tempo le fos-se voluto per accettare la malattia, Monika Oberhofer ha risposto francamente: “Fino ad oggi non l’ ho ancora accettata.” E qua-li emozioni collega oggi con la malattia? “Rimpianto”, dice. “Se potessi tornare in-dietro, non comincerei a fumare, farei più sport e uscirei più all’aria aperta.”

“ho pianto per dieci minuti. Dopo mai più” risponde Elfriede Scapin alla doman-da di una ragazza. E questo ancora prima della diagnosi definitiva quando, due anni fa, dopo un esame di routine in ospedale era stata mandata a fare ulteriori esami di sangue. Dopo una settimana di disperazio-ne durante la quale il marito e i figli non

I ragazzi della classe 5 B del liceo pedagogico di Bressanone non hanno scelto temi facili per le loro lezioni a progetto. Droghe o Aids sono di norma i temi con i quali si confrontano i diciottenni. Ma il cancro? La presidentessa dell' dell'Assistenza Tumori Alto Adige Renate Daporta, insieme a tre persone colpite dalla malattia, è stata ospite dei 17 studenti.

“Il cancro non è una condanna a morte”La stessa malattia ma quattro storie diverse, storie di vita toccanti.

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Una lezione diversa dal solito - al centro della vita

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cose.” Il risveglio di tutte le mattine. La primavera. Un uccello che canta. Lo stare in famiglia. Una passeggiata.

Alla parete dell’aula è affisso un cartello:

l’uno per cento di aiuto è più del cento per cento di compassione.

Ma c'è una cosa in particolare che acco-muna tutti, pur nel rispetto della diversità di ciascuno, e che vale sicuramente anche per Renate Daporta: dopo il cancro la vi-ta ha un altro valore. Johann Astner parla per tutti: “Oggi per me è in primo piano la vita. Riesco ad apprezzare le piccole

facevano altro che abbracciarla o piangere, aveva deciso: “Basta. Adesso ci diamo da fare.” La forza gliel’hanno data anche i tanti malati di cancro che ha conosciuto nei sei anni di lavoro volontario per l'Assistenza Tumori. “Mi dicevo sempre: se loro ci sono riusciti, ci riesco anch’io.”

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Maria Theresia UnterkircherMonika OberhoferRenate Daporta Jöchler

Elfriede Scapin: “ho pianto per dieci minuti. Poi mai più!”

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OSPITI A SCUOLA (2)Ospiti a scuOla (2)

Questa frase possono certamente sotto-scriverla tutti coloro che sono stati colpi-ti dalla malattia. Attraverso la malattia si può constatare anche chi sono i veri ami-ci. Sicuramente non le persone che scan-tonano quando ti incontrano per strada, per la paura di doversi confrontare con la

malattia. “O quelli che ti dicono che hai un bell'aspetto quando sai benissimo che non è vero”, ricorda Elfriede Scapin.

Il messaggio più importante che le 16 studentesse e il loro unico compagno ma-schio hanno portato a casa, è stato sicu-

ramente: il cancro non è una condanna a morte, però dipende anche dalla persona stessa, da come riesce a confrontarsi con la malattia.

Progetto: Storie di vita commoventi

Maria Theresia Unterkirchner è inse-gnate di religione e ha accompagnato la classe 5 B nel loro progetto “Storie di vita commoventi”. “La classe ha scelto da sola il tema. “Abbiamo già avuto altri ospiti, per esempio il missionario Josef Knapp o una ragazza della nostra scuola che dopo un incidente ha dovuto imparare di nuovo a parlare, a camminare e a scrivere. Però ab-biamo anche visitato delle strutture come la Casa Emmaus dove vengono accuditi gli ammalati di Aids; nella Casa della So-lidarietà abbiamo incontrato una donna dell’Afghanistan e dei tossicodipendenti. Anche questo incontro con i malati di cancro è stato molto intenso e prezioso per la classe: questo sopravvenire improv-viso della malattia; come si può riuscire a conviverci; l’ottimismo che emanano le persone; la sincerità con la quale parlano della loro malattia. Ma anche il fatto che esistono organizzazioni come l'Assistenza

Elfriede ScapinJohann Astner

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OSPITI A SCUOLA (2)Ospiti a scuOla (2)

“Un fascino molto positivo”

Barbara Mader è rimasta impressionata dalla sincerità con la quale i tre ammalati hanno parlato davanti alla classe della lo-ro malattia e delle loro emozioni persona-li. Il tema cancro non era completamente nuovo per Barbara, perché un’amica della madre ne era stata colpita. “Però ho im-parato molte cose nuove e sono rimasta molto impressionata dall'energia positi-va che emanano le persone che ci hanno raccontato le loro storie.”

L’opuscolo informativo l’ha passato subito a sua madre. Molto

interessante per Barbara Mader è stata anche la relazione di Renate Daporta sul lavoro dell'Assistenza Tumo-

ri. “Non sapevo affat-to quante cose fanno.” C o m p l e s s i v a m e n t e

tutta la classe è rimasta molto colpita dopo la le-

zione. “Era molto, ma era sopportabile, soprattutto

perché tutti hanno afferma-to di avercela fatta!” n

con i tre malati e la presidente dell'Assi-stenza Tumori. “Le persone erano formi-dabili, anche come hanno parlato con noi della loro malattia, la loro franchezza.” An-nalena ha letto subito a casa l’opuscolo che la presidente dell'Assistenza Tumo-ri aveva distribuito a tutti gli studenti. “Adesso ci penso se magari andare dal ginecologo per farmi visitare.” In ogni ca-so per Annalena non è stato per niente

noioso: “Sarei rimasta ad ascoltare an-cora per ore.”

Tumori che offrono aiuto e che si adope-rano in modo attivo per la prevenzione.”

“Flusso di informazione al top, mai noioso e molto empatico”

Del cancro prima non sapeva pratica-mente niente. Annalena hvala ha trovato “molto, molto interessante” la mattinata

Renate Daporta Jöchler ha illustrato l'attività dell'Assistenza TumoriFoto

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COSA SUCCEDE NEI CIrCONDArICOSA SUCCEDE NEI CIRCONDARI

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Ballare a mezza età

Non è mai troppo tardi per

iniziare a ballare! Un vero

successo con partecipanti

entusiasti, il corso di danza con

Christa Wieland.

Valle ISarco

Colazione natalizia

Un appuntamento perfetto, reso ancora

più suggestivo da una bella nevicata che

ha accompagnato i suoni dei Burggräfler

Alphornbläser, protagonisti musicali

della colazione natalizia organizzata a

dicembre dalle donne SVP di Marlengo. Un

ringraziamento a tutti gli aiutanti volontari,

alle classi 3 e 4 della scuola elementare,

alle loro maestre e ai loro genitori. Le

prelibatezze preparate per questa prima

colazione insolita sono state donate

dai contadini del mercato contadino di

Marlengo, da commercianti e imprese del

Burgraviato e da privati. La colazione è stata

accompagnata dai suoni della fisarmonica di

Tobias Schwarz, della cetra di heinz Gamper

e dal coro giovanile di Marlengo, “IchDuWir”,

mentre Renate Wopfner ha recitato storie

dell’avvento. Il ricavato è andato a favore del

fondo di solidarietà per i bambini di genitori

malati di cancro, istituito dall’Assistenza

Tumori Alto Adige. Un ringraziamento

particolare a Roland Strimmer e Reinhard

Waldner dell‘Alpenverein per la loro

generosa donazione.

MeraNo - BurgraVIato

Save the date

Serata di beneficenza dellAssistenza Tumori, Circondario Valle Isarcoin data 3 settembre 2011, a partire dalle ore 20

ImportanteAmbulatorio Chiusa:

Tel. Num. 0472 813135

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COSA SUCCEDE NEI CIrCONDArICOSA SUCCEDE NEI CIRCONDARI

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Concerto di beneficenza Il 12 marzo a San Genesio l' “Amateursportverein Jenesien – Sektion Soltnflitzer” ha organizzato un concerto transfrontaliero con musicisti del Sudtirolo e del Tirolo dell'Est. Sul palco Oswald Sattler, l’Ensemble Osttirol, Die Pustertaler, Die Schwarzensteiner e i Salten Oberkrainer, il tutto con ls simpatica conduzione di Josef Runggaldier. L'ingresso era ad offerta libera a favore dell’Assistenza Tumori Alto Adige e tutti i musicisti si sono esibiti gratuitamente. Nell’ambito della manifestazione si è svolta anche una piccola asta per la vendita di un quadro donato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio; ad aggiudicarsi l’opera è stato un ospite di Stoccarda.

Giornata dell’ammalato

Nella giornata dell’ammalato il Circondario

Bolzano Salto Sciliar ha celebrato la ricorrenza

con una Santa Messa presso la parrocchia di Gries.

Dopo la funzione i soci si sono incontrati com’è

consuetudine presso l’hotel Post per consumare

insieme una “Gulaschsuppe”, strudel e caffè.

BolzaNo - Salto - ScIlIar

Concerto d’Avvento Una parte del direttivo ha partecipato con entusiasmo ai Concerti dell'Avvento organizzati prima di Natale a Collalbo e a Sarentino dall' “Institut für Musikerziehung in deutscher und ladinischer Sprache”. I giovani musicisti hanno stupito per la preparazione nell'esecuzione dei brani musicali e altrettanto hanno fatto i loro famigliari con le loro generose offerte. Un ringraziamento a Christine herbst e a Josef Unterhofer, organizzatori della manifestazione che in futuro si replicherà anche in altre località. Il ricavato è destinato al fondo di solidarietà per i bambini di genitori malati di cancro.

Conferenza

Molto interessante e ricca di

informazioni la serata con le

oncologhe dell’ospedale di Bolzano,

Susanne Baier ed Elisabetta Cretella,

organizzata il 22 dicembre scorso.

Susanne Baier ha affrontato il

tema delle mutazioni genetiche

del tumore e dei diversi fattori di

rischio, mentre Elisabetta Cretella ha

parlato del carcinoma mammario,

la sua incidenza sulla popolazione,

i suoi sintomi e le varie opzioni

terapeutiche.

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COSA SUCCEDE NEI CIrCONDArICOSA SUCCEDE NEI CIRCONDARI

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In memoria Seppl Lamprecht “E‘ stato un sostenitore importante della nostra associazione”, la presidente del circondario Bassa Atesina, Oltradige Mariangela Berlanda è molto scossa dall’improvvisa morte del politico SVP Seppl Lamprecht. “Lamprecht rimarrà per sempre nei nostri cuori.”

Menu Gourmet e musica

Prima di Natale, ospiti della Casa comunale di Termeno,

i soci e i loro parenti hanno passato un pomeriggio all’insegna della buona cucina.

oltradIge – BaSSa ateSINa

Conferenza Anche nella Bassa Atesina la conferenza su prevenzione e terapia tumorale delle oncologhe Susanne Baier ed Elisabetta Cretella è stata seguita con grande interesse.

Giorno dell’Ammalato, 11 febbraio

Una tradizione ormai: l’incontro per la Santa Messa nel Convento dei Cappuccini seguito da un pranzo con zuppa di gulasch nel refettorio dei frati.

La gita al santuario

di Caravaggio

si svolgerà domenica, 29 maggio e

non giovedì, 19 maggio

La gita alla malga Cislon ha luogo giovedì, 7 luglio. Preghiamo gli interessati di iscriversi dal 1 al 24 giugno nella sede di Egna.

Programma di primavera 2011

Gli interessati al soggiorno a Favogna

sono invitati a rivolgersi all’ufficio di Egna.

E’ possibile un cambiamento della data, con inizio il 30 maggio.

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COSA SUCCEDE NEI CIrCONDArICOSA SUCCEDE NEI CIRCONDARI

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Gruppo auto-aiuto

Il 15 febbraio si è prensentato anche il nuovo gruppo di auto-aiuto per

malati di tumore. “Il nostro motto”, hanno spiegato Monika Telser (sx) e

Margarete Auier (dx) che accompagneranno il gruppo, “è: nessuno sa dare

conforto meglio di chi ha vissuto e superato le stesse sofferenze.” Il gruppo

si incontra ogni primo e terzo mercoledì del mese alle ore 15 nella sede

dell’Assistenza Tumori a Silandro. Il primo incontro si è svolto il 2 marzo.

Ginnastica in acqua

Sempre molto richiesta

dai soci è la ginnastica

in acqua. Anche

quest’anno sono in

tanti a beneficiare del

benessere che regalano

il muoversi nell’acqua

calda e l’aiuto

reciproco che procura

lo stare in compagnia.

Balsamo per l’anima.

Val VeNoSta

Serata informativa sul cancro alla prostata Sono stati in molti a seguire la serata informativa sul cancro alla prostata che si è svolta il 15 febbraio a Silandro. Il medico Josef Aufderklamm ha spiegato i diversi programmi di prevenzione

Mercatino di Natale

Durante tutto l’anno tante volontarie hanno lavorato per preparare i

lavoretti venduti al mercatino di Natale a Egna. Un successo come anche la

vendita degli strauben, preparati al momento.

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COSA SUCCEDE NEI CIrCONDArICOSA SUCCEDE NEI CIRCONDARI

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Un mazzo di fiori per le soliste del concerto consegnato dal dott. Johann Steiner (dx) e dal dott. hermann Kuepacher (sx). Con un ringraziamento a tutti i partecipanti Renate Daporta Jöchler e Ida Schacher Baur hanno concluso la serata.

Concerto di Beneficenza

Belle voci ed interpreti virtuosi. Il concerto di beneficenza del 29 gennaio organizzato dalla circoscrizione Alta Pusteria è stato un grande successo.

Il coro parrocchiale di Dobbiaco

PuSterIa

Difficile rimanere seduti con il ritmo jazz

del TOWAU Brass

Insolito in Alto Adige:

Il suono delle cornamusa

Sezione Alta Pusteria

Importante

La corsa di beneficenza da

Dobbiaco a Cortina organizza-

ta dalla sezione Alta Pusteria è

stata spostata dal 4 giugno al

28 maggio.

Partenza ore 17.

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COSA SUCCEDE NEI CIrCONDArICOSA SUCCEDE NEI CIRCONDARI

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hans Jud, la sorella di Egon Kahn Iris, l'allenatore Armando Tavola e

il sindaco Guido Bocher

La premiazione delle ragazze più veloci della giornata

Toni Taschler ha accompagnato

la bella voce di Martina Stifter Il coro dei forestali

Gara di sci in memoriam Egon Kahn

In 151 atleti hanno partecipato alla gara di sci

organizzata a Dobbiaco ricordando Egon Kahn,

promessa dello sci di discesa scomparso nel 2004

all'età di 14 anni.

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COSA SUCCEDE NEI CIrCONDArICOSA SUCCEDE NEI CIRCONDARI

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Sezione Bassa Pusteria

PuSterIa

[ B O L z A N O S A LTO S C I L I A R ] sede e ambulatorio:Via Tre Santi, 1 - Tel. 0471 283 [email protected]

[ B R U N I CO ] sede: Via B. Willram 11 - Tel. 0474 551 327Ambulatorio: A.hofer Str. 52Tel. 0474 550 320 - [email protected]

[ D O B B I ACO ] sede e ambulatorio: Via Gustav Mahler, 3Tel. 0474 972 800 - [email protected]

I RECAPITI DELL'ASSISTENzA TUMORI ALTO ADIGE

[ B R E S S A N O N E ] sede e ambulatorio:Via Brennero, 1 - Tel. 0472 832 448Ambulatorio a Vipiteno - Tel. 0472 774 346Ospedale di Vipiteno, 4° [email protected]

[ S I L A N D R O ] sede: Via Ospedale, 13 Tel. 0473 621 721 ambulatorio: Via Principale, 134 Tel. 0473 736 640 - [email protected]

[ E G N A ]sede e ambulatorio: Largo C. Battisti, 6Tel. 0471 820 466ambulatorio: LaivesTel. 0471 820 [email protected]

[ M E R A N O ] sede: Via delle Corse 27 - Tel. 0473 445 757ambulatorio: Via Roma 3Tel. 0473 496 715 [email protected]

Per festeggiare i trent’anni dalla fondazione dell’Assistenza Tumori Alto Adige

La sezione Val Pusteria organizza una grigliata a malga San Silvestro (1.800 m) vicino a Dobbiaco.

L’appuntamento è per il 22 giugno prossimo. Si parte tutti insieme da malga Genziana a Dobbiaco. Si arriva in macchina da Dobbiaco, passando Valle in direzione nord-est, superando

lo “Stofferhaus” (1.391 m) e proseguendo quindi fino al parcheggio del “Schönegger-hof (“Schönegger-Säge”, a quota 1520 m).

Chi da Dobbiaco volesse invece andare a piedi fin qui deve calcolare ca. 1 ora e 30 di cammino. Ricordiamo inoltre che, per quanti ne avessero bisogno, c’è la possibilità di salire in macchina.

Partenza da Dobbiaco, malga Genziana alle ore 10 Partenza da Brunico, stazione corriere alle ore 9.30

Iscrizioni entro il 15 giugno. A Dobbiaco, cell. 335 - 1511353; a Brunico, tel. 0474 - 551327