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20 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana Developing competencies and standards for eveloping competencies and standards for eveloping competencies and standards for eveloping competencies and standards for eveloping competencies and standards for health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp-HP) -HP) -HP) -HP) -HP) Convegno Nazionale Convegno Nazionale Convegno Nazionale Convegno Nazionale Convegno Nazionale Perugia, 10 novembre 2014 erugia, 10 novembre 2014 erugia, 10 novembre 2014 erugia, 10 novembre 2014 erugia, 10 novembre 2014 D ò il benvenuto ai presenti, in particolare ai colleghi relatori di questo seminario, che abbiamo voluto organizzare nell’ambito degli eventi che si svolgono in occasione dei 60 anni del Centro Sperimentale per la Promozione della salute di Perugia, per parlare di un tema estremamente attuale. Il lavoro che presentiamo oggi può determinare un cambiamento positivo nella promozione della salute in Italia. Parleremo di un progetto europeo cui abbiamo partecipato, che si chiama “Sviluppo delle competenze e degli standard di qualità della promozione della salute” e in parallelo di un sistema di accreditamento professio- nale; un progetto che ha immaginato quali elementi deve dimostrare chi si occupa professionalmente di promo- zione della salute - nella sanità, nella scuola, nei diversi contesti -, quali competenze definiscono la professio- nalità della promozione della salute. Tutto ciò ha dato luogo a un lavoro di Introduzione ai lavori Introduzione ai lavori Introduzione ai lavori Introduzione ai lavori Introduzione ai lavori Giacarlo POCETTA* ricerca e a un sistema articolato, i nostri due relatori ce lo illustreranno. A questo sistema di competenze, si è pensato di affiancare un sistema di accreditamento professionale che possa mettere gli operatori di promo- zione della salute in grado di dimo- strare le competenze che utilizzano. Sistema di accreditamento che svolge- rà - ce lo diranno i relatori - anche le attività formative. CompHP è la sigla che identifica il progetto in tutto il mondo, perché oltre all’Italia, il progetto si sta estendendo in altri Paesi, grazie al lavoro del- l’Unione Internazionale per la Promo- zione della salute e l’Educazione sanitaria che ci ha fornito “l’ombrel- lo” per tutto il progetto. La struttura del seminario è a due livelli. In una prima parte sarà presen- tato il progetto CompHP da diversi punti di vista, poi avremo una parte di discussione animata da colleghi italiani che dimostreranno la loro professionalità in diverse aree e in diversi contesti. Vi presento i nostri primi relatori. La dottoressa Marie Claude Lamarre, che svolge il ruolo di direttore generale dell’Unione Internazionale per la Promozione della salute e l’Educazio- ne sanitaria a Parigi, ci offrirà un punto di vista generale su come l’Unione Internazionale ha visto il progetto CompHP e come lo sta gestendo in relazione allo sviluppo futuro. Il professor Paolo Contu dell’Univer- sità di Cagliari, vice presidente dell’Unione Internazionale per il settore chiamato Capacity Building, a cui afferisce anche il nostro progetto, ci darà una visione dei riflessi interna- zionali del progetto. * Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università degli Studi di Perugia Giancarlo Pocetta introduce le relazioni di Paolo Cantu e di Marie Claude Lamarre e la Tavola Rotonda

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20 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

DDDDDeveloping competencies and standards foreveloping competencies and standards foreveloping competencies and standards foreveloping competencies and standards foreveloping competencies and standards for health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp-HP)-HP)-HP)-HP)-HP)

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Dò il benvenuto ai presenti, inparticolare ai colleghi relatori di

questo seminario, che abbiamo volutoorganizzare nell’ambito degli eventiche si svolgono in occasione dei 60anni del Centro Sperimentale per laPromozione della salute di Perugia,per parlare di un tema estremamenteattuale.Il lavoro che presentiamo oggi puòdeterminare un cambiamento positivonella promozione della salute in Italia.Parleremo di un progetto europeo cuiabbiamo partecipato, che si chiama“Sviluppo delle competenze e deglistandard di qualità della promozionedella salute” e in parallelo di unsistema di accreditamento professio-nale; un progetto che ha immaginatoquali elementi deve dimostrare chi sioccupa professionalmente di promo-zione della salute - nella sanità, nellascuola, nei diversi contesti -, qualicompetenze definiscono la professio-nalità della promozione della salute.Tutto ciò ha dato luogo a un lavoro di

Introduzione ai lavoriIntroduzione ai lavoriIntroduzione ai lavoriIntroduzione ai lavoriIntroduzione ai lavoriGiacarlo POCETTA*

ricerca e a un sistema articolato, inostri due relatori ce lo illustreranno.A questo sistema di competenze, si èpensato di affiancare un sistema diaccreditamento professionale chepossa mettere gli operatori di promo-zione della salute in grado di dimo-strare le competenze che utilizzano.Sistema di accreditamento che svolge-rà - ce lo diranno i relatori - anche leattività formative.CompHP è la sigla che identifica ilprogetto in tutto il mondo, perché oltreall’Italia, il progetto si sta estendendoin altri Paesi, grazie al lavoro del-l’Unione Internazionale per la Promo-zione della salute e l’Educazionesanitaria che ci ha fornito “l’ombrel-lo” per tutto il progetto.La struttura del seminario è a duelivelli. In una prima parte sarà presen-tato il progetto CompHP da diversipunti di vista, poi avremo una parte didiscussione animata da colleghiitaliani che dimostreranno la loroprofessionalità in diverse aree e in

diversi contesti.Vi presento i nostri primi relatori. Ladottoressa Marie Claude Lamarre, chesvolge il ruolo di direttore generaledell’Unione Internazionale per laPromozione della salute e l’Educazio-ne sanitaria a Parigi, ci offrirà unpunto di vista generale su comel’Unione Internazionale ha visto ilprogetto CompHP e come lo stagestendo in relazione allo sviluppofuturo.Il professor Paolo Contu dell’Univer-sità di Cagliari, vice presidentedell’Unione Internazionale per ilsettore chiamato Capacity Building, acui afferisce anche il nostro progetto,ci darà una visione dei riflessi interna-zionali del progetto.

* Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Universitàdegli Studi di Perugia

Giancarlo Pocetta introduce le relazioni di Paolo Cantu e di MarieClaude Lamarre e la Tavola Rotonda

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Porto il saluto dell’Unione Internazionale, ricordando il professor Gio-

vanni Canapei, che è stato uno deifondatori dell’Unione Internazionale perla Promozione della salute, 63 anni fa,pochi anni prima della creazione delCentro di Perugia da parte di Alessan-dro Seppilli.Saluto la professoressa Modolo e ilprofessor Briziarelli e introduco l’argo-mento del progetto CompHP, descriven-do la consultazione tra i professionisti eil mondo della promozione della saluteper costruire questo progetto.Micheal Spark, il nostro attuale Presi-dente Internazionale identifica i puntichiave del progetto e i motivi per cuil’Unione Internazionale lo ha supportatocome parte della struttura di CapacityBuilding dell’Unione Internazionale, dicui è responsabile il professor Contu.Afferma che la consapevolezza dei prin-cipi, delle best practice, dei valori chestanno alla base della promozione dellasalute è qualcosa di critico per una rea-lizzazione efficiente e efficace delle at-tività di promozione della salute. C’èbisogno di costruire una struttura cheassicuri che la promozione della salutesia ben praticata nell’evidenza scienti-fica e sia solida, professionale e globa-le. Se dobbiamo costruire capacità per

The CompHP PThe CompHP PThe CompHP PThe CompHP PThe CompHP ProjectrojectrojectrojectrojectMarie ClaudeLamarre *

* International Union for Health Promotion and Education (IUHPE)

promuovere salute dobbiamo avere unquadro di riferimento con cui elaborarestandard attraverso i quali misurare inostri sforzi.Il sistema di accreditamento in promo-zione della salute è stato sviluppato comerisposta al bisogno di valutazione e mi-glioramento della qualità, per rafforza-re e unificare le diverse attività e figureprofessionali della promozione dellasalute in Europa. Mentre in altri settoridella educazione sono stati sviluppatisistemi di valutazione della qualità, nonc’è ancora niente di così specifico inpromozione della salute.Non c’è accordo oggi a livello europeosu standard che assicurino ilraggiungimento della qualità nella va-lutazione, rispetto a obiettivi e finalitàdella promozione della salute, così comesono stati identificati e proposti dallestrategie europee, non c’è accordo sulriconoscimento delle qualifiche profes-sionali che possono essere alla base dellibero scambio di operatori, così comerichiesto dalle politiche dell’UnioneEuropea.Segnalo la dichiarazione di Bologna, cheincoraggia la cooperazione europea e lavalutazione della qualità nella formazio-ne superiore, come un driver rispettoall’accreditamento dei corsi di promo-

zione della salute.Introduco alcuni elementi sulla storia delprogetto partendo dal 2005, anno in cuiil Comitato Europeo dell’Unione Inter-nazionale ha definito un sottocomitatoper esplorare le possibilità di un siste-ma di accreditamento della pratica dipromozione della salute, basato sullecompetenze e sulle pratiche della forma-zione di base e superiore in promozionedella salute in Europa. Questosottocomitato ha fatto una serie di con-sultazioni e di studi preliminari e difattibilità. Nel 2008 c’è stata una confe-

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renza di consenso a Galway in Irlanda,che ha esplorato la possibilità di un’am-pia collaborazione internazionale riguar-do lo sviluppo delle capacità, per iden-tificare e codificare competenze comu-ni e rafforzare approcci comuni, rispet-to a un programma di accreditamento edi sviluppo comune della formazione.I risultati della conferenza di Galway edelle consultazioni successive sono statela base dello sviluppo, dal 2009 al 2012,del progetto CompHP, il cui obiettivo eradefinire standard basati sulle competen-ze e un sistema di accreditamento per lapromozione della salute, di dimensioneeuropea. Il progetto, finanziato dall’Unio-ne Europea, è stato implementato con ungruppo ampio e rappresentativo di Paesieuropei e partner provenienti da settorioperativi e tecnici della promozione del-la salute, un gruppo internazionale diesperti per lo sviluppo di best practice dilavoro a livello globale.Nella lista dei partner sono presenti dueuniversità italiane, Perugia e Cagliari.Questa è la definizione di competenzache è stata utilizzata dal progetto: lacompetenza è la combinazione di cono-scenze essenziali, attività, capacità evalori necessari per mettere in atto lapromozione della salute.Le competenze chiave (Core

competencies) sono cosi definite: il setminimo di competenze che costituisce unabase comune per i diversi ruoli in pro-mozione della salute, vale a dire i ruolisono quello che gli operatori di promo-zione di salute devono dimostrare di sa-per fare per lavorare in modo efficiente,efficace e appropriato nel campo.Ci sono due aree di competenze fonda-mentali a sostegno di tutte le altre areedi competenza. La prima è la dimensio-ne etica in promozione della salute, checostituisce il contesto all’interno delquale tutte le aree di competenza trova-no la loro applicazione pratica. L’altraarea di competenza fondamentale è laconoscenza di base in promozione dellasalute. Questi due ambiti di competenzasono alla base e sostengono tutte le altrearee.Queste aree di competenza sostengonogli standard professionali e specificanole conoscenze e le capacità pratiche e icriteri di performance delle competen-ze chiave nel momento in cui questevengono prodotte e applicate. Glistandard di competenza professionaleelaborati in CompHP sono individuatiper essere usati da operatori il cui ruoloprincipale è la promozione della salutee che hanno un titolo qualificato in pro-mozione della salute o in una disciplina

collegata. Gli standard sono anche utiliper operatori di altre aree professionali,il cui ruolo include in maniera sostanzia-le la promozione della salute, quindi la-voratori, associazioni professionali, sin-dacati, che operano in promozione dellasalute o sviluppano di programmi educa-tivi e di formazione a supporto delle pra-tiche di formazione per la salute.Per arrivare all’elaborazione del siste-ma di accreditamento sono state fattenumerose consultazioni, che, a partiredallo schema degli standard, hanno coin-volto 230 membri della comunità di pro-mozione della salute in Europa, utiliz-zando un ampio range di sistemiquantitativi e qualitativi. La fase pilotasi è conclusa e il sistema CompHP ades-so viene lanciato.L’incontro finale del progetto ha messoinsieme gli stakholder chiave della Psin Europa, assieme ad esperti interna-zionali, per definire un piano a sostegnodello sviluppo della forza lavoro in Eu-ropa. In particolare, è stato preso l’im-pegno a implementare un sistema diaccreditamento basato sulle competen-ze a partire dallo schema CompHP.Lo IUPHE ha accettato di sostenere ilruolo di organizzazione accreditante alivello europeo. Alla conclusione delprogetto nel 2012, erano pronti piani disviluppo di nuove partnership e perl’implementazione del sistema diaccreditamento.Il sistema di accreditamento è disegnatoper essere flessibile e sensibile ai diver-si contesti, pur mantenendo la robustez-za e la validità dei criteri. Offre un rico-noscimento professionale agli operatoriin promozione della salute e unaccreditamento ai corsi di promozionedella salute, che sono valutati nella mi-sura in cui aderiscono ai criteri specificidi competenza definiti nei manuali delprogetto CompHP.Il progetto CompHP ha prodotto tremanuali, che oggi sono disponibili tra-dotti in italiano, con la traduzione cura-ta dal DoRS di Torino, che sono la base

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di tutto quello che stiamo facendo.I driver identificati per l’implementazionedel sistema di accreditamento sono: lavalutazione di qualità, il miglioramentodella forza lavoro,l’interesse per la pro-gressione nella carriera, il riconoscimen-to della promozione della salute comeambito professionale, l’aggiunta di statusalla professione, l’interesse e la motiva-zione degli operatori, dare un migliore ri-conoscimento di quello che gli operatoridella promozione della salute fanno, an-che in termini accademici e lavorativi eper altre agenzie.Ci sono due motivazioni chiave che pos-sono spingere gli operatori a registrarsiall’interno del sistema di accreditamento:il valore aggiunto che può fornire nelmercato del lavoro e il fatto che l’Europaè un mercato libero, in cui è possibile lamobilità dei lavoratori.Il sistema di accreditamento è basato suun modello di tipo “devolutivo”, in cuiun organismo di accreditamento nazio-nale interagisce con l’Unione internazio-nale, che è l’organizzazione europea diaccreditamento.Il NAO, cioè l’organizzazione diaccreditamento nazionale, è responsabi-le della registrazione degli operatori,mentre il ruolo chiave del livello euro-peo, svolto dall’Unione Internazionale,è approvare l’organizzazione nazionale,l’accreditamento dei corsi in promozio-ne della salute e i diversi operatori, neiPaesi in cui non esiste o non è stato pos-sibile implementare un organismo diaccreditamento nazionale. C’è un livel-lo nazionale e un livello europeo. Il ra-zionale per sviluppare questo modellodevolutivo è basato sulla considerazio-ne che i sistemi di accreditamento, disviluppo di carriera professionale deidiversi Paesi sono diversi tra di loro equesto sistema permette di catturare laricchezza di questa diversità.Il sistema di governance e di coordina-mento è stato implementato a livellodell’Unione internazionale, come entedi accreditamento europeo, e include la

presenza di comitati specialistici, tra cuiun comitato di esperti valutatori, cheformano l’insieme dell’organizzazionedi accreditamento del livello europeo.Tutte le informazioni riguardo il siste-ma sono contenute nel sito web del-l’Unione internazionale, all’interno delquale vi è una comunicazione moltofriendly /semplice che gli operatori pos-sono utilizzare. Si tratta di un sistema abasso costo che utilizza il contributovolontario di molti esperti.La definizione di practitioner, presentenell’edizione originale inglese dei ma-nuali, include coloro che lavorano nelmanagement, nella formazione e nellaricerca direttamente legate alla promo-zione della salute.La parte del sistema di accreditamentorelativa all’accreditamento dei corsi ri-guarda l’insieme di un corso, non mo-duli all’interno di essi, ad esempio ilMaster in promozione della salute inquanto tale, non singoli moduli. Il corsodeve contenere tutte le aree di compe-tenza della promozione della salute edimostrare in che modo rende in gradogli studenti di realizzare i criteri di per-

formance definiti dal sistema CompHP.Di fronte a questo complesso sistema cisono alcune barriere o vincoli, che pos-sono essere di stimolo per andare avan-ti. Questi vincoli sono rappresentati dalfatto che in molti paesi europei la pro-mozione della salute non è consideratauna competenza separata, ci sono stret-tissime relazioni tra promozione dellasalute e sanità pubblica, che possonorappresentare elementi di criticità su cuidover lavorare per sviluppare il sistema.Il lancio di CompHP - competenze,standard e sistema di accreditamento -ha suscitato grande entusiasmo, non solonei Paesi europei che hanno partecipa-to, ma anche nei Paesi al di fuori d’Eu-ropa. Il Presidente dell’Unione Interna-zionale Micheal Spark auspica che, nelmentre l’Europa dimostra di avere unruolo leader nello sviluppo deglistandard, vi sia un allargamento progres-sivo a tutte le regioni del mondo in cuil’Unione internazionale riesce a portarequesti messaggi.

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Nuove competenze e standardsNuove competenze e standardsNuove competenze e standardsNuove competenze e standardsNuove competenze e standardsper la Pper la Pper la Pper la Pper la Promozione della Saluteromozione della Saluteromozione della Saluteromozione della Saluteromozione della Salute

nei Servizi Sanitarinei Servizi Sanitarinei Servizi Sanitarinei Servizi Sanitarinei Servizi SanitariPaolo Contu*

* Università degli Studi di Cagliari

Il titolo che mi è stato dato è “Nuovecompetenze e standard per la promo-

zione della salute nei servizi sanitari”.Cercherò di vederle in un’ottica non solointernazionale ma anche italiana, conquelle criticità che possono essere par-ticolarmente rilevanti nel nostro conte-sto.Credo che il punto di partenza sia la Car-ta di Ottawa. L’idea che è stata alla basedi tutto il processo di sviluppo delle com-petenze è quella di voler avere delle per-sone, all’interno della società e della pro-mozione della salute, in grado di averecompetenze utili a sviluppare i diversiaspetti, gli aspetti di azione comunita-ria, competenze per facilitare il cambia-mento, sviluppare le capacità degli altricittadini, in particolare la capacità di me-diazione, l’aspetto molto importante ècreare contesti favorenti, con la capaci-tà di pianificazione partecipativa con glistakeholder.Lavorare nelle politiche è una cosa dicui si è parlato molte volte, ma è statamolto dimenticata, così come ilriorientamento dei servizi sanitari. Moltevolte la promozione della salute si è oc-cupata di altro e ha lasciato perdere que-ste situazioni interne ai servizi. Gli ospe-dali promotori di salute sono molto im-portanti per questo, sembra cheriorientiamo tutto verso la promozione

della salute tranne che l’area sanitaria.Questo rappresenta una criticità, un’idea,un punto di partenza.È evidente che la promozione della sa-lute in questi anni, in questi decenni ècresciuta molto al di fuori dell’accade-mia, al di fuori di una formazione rego-lare, con formazioni molto diverse traloro. Questo è stato estremamente posi-tivo. Ci troviamo con operatori cresciu-ti con le loro esperienze, con la loro sto-ria, nel loro complesso, cresciuti in grup-po o, come mostra il gatto della primavignetta, attraverso propri percorsi diazioni collettive sociali o altri possonoessere ( vedi il gatto della seconda) cre-sciuti attraverso una formazione tradi-zionale/formale.Tutta questa è la ricchezza che ha la pro-mozione della salute, una ricchezza cheil lavoro sulle competenze vuole arric-chire ulteriormente, non vuole certamen-te comprimere, bisogna dare a questa ric-chezza una forma di riconoscimento.È chiaro che noi abbiamo i nostri pro-motori di salute che sanno fare molto,ma è importante fare riconoscere a tuttiche sanno fare molto.A questo si aggiunge un altro aspetto che,soprattutto da noi, è importante. L’ab-biamo vissuto nell’area della sanità: al-cune aree professionali - può essere laprofessione medica rispetto ad altre pro-

fessioni, possono essere alcune aree del-la sanità pubblica rispetto ad altre - sonostate viste come il centro di tutto il si-stema, rispetto ad altre situazioni pro-fessionali e altri tipi di formazione chepotevano fare da contorno.Quello che è importante è non pensare aun’area professionale basata su una suaformazione ufficiale, vista come il solecon i pianeti che girano intorno, ma comeil sole dobbiamo vedere le competenze,vediamo quello che si sa fare, le capaci-tà, e intorno a queste capacità diversefigure con storie diverse possono ritro-varsi ad agire: è un cambiamento di pro-spettiva!Un cambiamento di prospettiva semprebasato sulle competenze, sulle capacitàtecniche relazionali dell’individuo, checerchiamo in qualche modo di ricono-scere. Abbiamo sicuramente bisogno diprofessionisti competenti nell’area del-

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la promozione della salute, ma è impor-tante che questa competenza sia ricono-sciuta, il che non vuol dire professioni-sti per forza di promozione della salute,vuol dire professionisti le cui competen-ze in promozione della salute sianovalidate.Questo ci porta a un dilemma, a una di-scussione dei primi anni del CompHP:vogliamo dei gatti di allevamento in bat-teria, vogliamo che tutti quelli che fan-no promozione della salute hanno fattotre anni di corso di laurea in promozio-ne della salute più un master in promo-zione della salute oppure vogliamo con-tinuare ad avere quelli che sono dall’al-tro lato, cioè quelli che vengono con leloro storie, che possono essere diverse aseconda dell’origine, del contesto?È chiaro, da quanto visto soprattutto inquesti anni all’interno del CompHP edello IUHPE, che ci sono differenze trapaesi. Sicuramente in Italia c’è una for-te componente di tipo sanitario che nelNord Europa è quasi irrilevante: nei no-stri corsi estivi, la maggior parte deglistudenti che vengono dall’Italia proven-gono dall’area medico-infermieristica-preventiva, la maggior parte degli stu-denti che vengono dalla Svezia, dallaNorvegia e dalla Danimarca provengo-no molto di più dall’area psicologica esociale. E’ chiaro che ci sono queste dif-ferenze, queste differenze sono la sto-ria.

In Italia, ci stiamo arricchendo con altritipi di figure professionali non sanita-rie, vogliamo mantenere questo. È im-portante confrontarci con queste figure,cercare di capire, anche se non usiamolo stesso linguaggio, se intendiamo lestesse cose. Se usiamo linguaggi diffe-renti, comunque tutti possono avere ca-pacità e competenze che sono quelle ri-tenute minime necessarie.L’immagine del gatto del murales pari-gino, il gatto osservatore, é l’idea di ungruppo di accreditamento che possa inqualche modo riconoscere e dare unagaranzia di qualità per i professionistidei nostri servizi.È importante sottolineare che, mentrechi lavora da tempo, è già inserito instrutture professionali, chi ha già una sua

figura riconosciuta può fare a meno diquesto accreditamento.È invece molto importante che i giovaniprofessionisti che entrano nel mondo dellavoro, che devono farsi conoscere eapprezzare e farsi assegnare dei compiti,possano portare una dimostrazione ufficia-le delle competenze che hanno acquisito.Questo per evitare quello che capitaspesso da noi: dobbiamo fare un’attivi-tà di promozione legata all’attività fisi-ca, allora, visto che c’è il cardiologo, chel’attività fisica previene le malattiecardiovascolari, chiamiamo il cardiologoe lo facciamo lavorare per incrementarel’attività fisica. Perché lui già è dentro,è già un professionista conosciuto!Vediamo che esistono delle figure chehanno competenze più reali, ma forse piùnascoste. Fare questo tipo diaccreditamento può aiutare in questa di-rezione. Questa è l’idea su cui abbiamocercato di lavorare.Abbiamo visto qual è l’elenco delle com-petenze. Un dominio esprime la capaci-tà di mettere in grado i gruppi, le comu-nità, le organizzazioni di sviluppare leproprie capacità di azione in promozio-ne della salute per migliorare la salute eridurre le disuguaglianze. Abbiamo unaserie di competenze che servono a farequesto, competenze definite nel favori-re il cambiamento, legate all’empower-ment, abbiamo la mediazione attraverso

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il partenariato, competenze in cui noi ab-biamo più da dare all’interno di profes-sioni e situazioni di servizi di cui tuttisono abituati a fare il loro, molto menoa mediare e riconoscersi a vicenda, ab-biamo la competenza di advocacy, chevuol dire sostenere non solo quello chenoi pensiamo, ma anche sostenere quel-lo che la comunità pensa, aiutare la co-munità a fare sentire la propria voce al-l’esterno, e abbiamo competenze chesembrano normali per tutti, per esempiol’analisi dei bisogni e delle risorse è pre-sente sostanzialmente in ogni ricercasociale, ma sono competenze che hannouna loro caratteristica in promozionedella salute.C’è da analizzare e verificare i bisogni ele risorse, guardare alla comunità nonsoltanto come luogo di bisogni, ma comeluogo che ha al suo interno risorse dautilizzare, e fare tutto questo assieme aglistakeholder.Il grande cambiamento rispetto alla sa-nità pubblica tradizionale non è analiz-zare i bisogni – questo lo sanno fare tutti–, è analizzare le risorse assieme allacomunità. Infatti, se andiamo a vedere

le competenze, in basso a sinistra, ab-biamo la competenza più tecnica: uti-lizzare metodi di analisi quantitativi equalitativi, abbiamo quindi i risultati fi-nali, ma a destra abbiamo: utilizzare ap-procci di analisi culturalmente ed eti-camente appropriati e utilizzare meto-di partecipativi.Quindi, la caratteristica della competen-za di promozione della salute nel farel’analisi dei bisogni è quella di farla inmodo partecipativo. Lo stesso discorsovale per la progettazione.Mi concentro sulla nostra specificità: uti-lizzare, sostenere e promuovere la parte-cipazione degli stakeholder nella pianifi-cazione dell’azione. Non è essere bravi ascrivere un progetto, ma implementarel’azione di promozione della salute nonsolo efficace ed efficiente, ma cultural-mente sensibile, etica e di nuovo in col-laborazione con gli stakeholder.Preparando i programmi per i miei corsi,ho notato che la collaborazione con glistakeholder c’è praticamente dovunquee questa competenza è una competenzache noi dobbiamo distinguere rispetto auna preparazione di tipo generale.

La comunicazione è uno degli strumentiche sicuramente il promotore di salutedeve possedere, ma - di nuovo - deveaverlo molto legato al contesto, quindiculturalmente appropriato al setting, alcontesto con cui sta lavorando, non unacomunicazione di tipo generale.La leadership è stato uno dei temi più di-scussi durante la preparazione, per l’in-trinseca difficoltà del tema. Tenete pre-sente che, nella formazione di un laurea-to triennale, posso fornire competenze inprogettazione e comunicazione, posso farcapire cosa vuol dire leadership, ma, difatto, dovrà sviluppare nel tempo la suacapacità di esercitare leadership, e que-sta non potrà essere garantita come risul-tato della nostra formazione.Leadership vuol dire leadershippartecipativa.Che cosa stiamo proponendo agli ope-ratori? Stiamo proponendo di poter par-tecipare a un processo in cui le loro com-petenze individuali, con il loro modo difornire le competenze agli altri per quan-to riguarda i corsi, viene in parteautovalutato in parte confermato da al-tri per renderlo più ricco e più completosotto l’aspetto della promozione dellasalute.Quindi la richiesta di uno sforzo di par-tecipare a un processo di valutazione chepuò voler dire per un individuo adatta-re, cercare altre competenze se non neha, per un corso può voler dire cambia-re il modello di formazione, per aggiun-gere quell’aspetto che non era stato trat-tato all’interno di un corso, parteciparea questo processo e alla fine essere rico-nosciuto.Vorrei richiamare i punti centrali del si-stema europeo e del sistema nazionaledi accreditamento, quali sono i vantaggie quali sono gli obiettivi. Sicuramentevi sono tre aspetti.Il primo è l’assicurazione di qualità.Chi chiede a qualcuno di esercitareun’attività professionale nell’ambitodella promozione della salute, chi habisogno di qualcuno nell’area della

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promozione della salute può essere inte-ressato a sapere se si trova di fronte unsoggetto che ha deciso per i fatti propridi essere un esperto di promozione dellasalute o se è un soggetto che la comunitàdei promotori di salute riconosce cometale.Significa dare una garanzia ai cittadini ealle istituzioni che possono cercare qual-cuno per lavorare in promozione dellasalute e questo qualcuno ha la capacitàdi farlo. Questo attraverso un sistema dicompetenze.Un secondo aspetto che reputo moltoimportante è la mobilità. L’attività di pro-mozione della salute in Europa è moltodiversa. Professioni diversi, formazionidiverse. È importante, se uno desideraandare all’estero, sia durante il corso dilaurea negli scambi Erasmus, sia dopo lalaurea per lavorare in un altro Paese eu-ropeo, aver chiarezza sul tipo di compe-tenze raggiunte con la propria formazio-ne, competenze che in quel Paese posso-no essere state raggiunte in un altro modo.L’accreditamento di una laurea vuol direche un laureato italiano che ha seguitoun tipo di corsi può essere riconosciutoin Olanda parimenti a un laureato che inOlanda ha seguito un altro tipo di corsi.L’attività di promozione della salute inEuropa è molto diversa: si arriva da pro-fessioni diverse e da formazioni diverse.In pratica, il nostro corso di assistentesanitario di Cagliari ha una serie di com-petenze che sono quasi uguali al corso dioperatore sociale in Olanda o al corso dipsicologia sociale in Estonia. Non ha soloquelle competenze, è chiaro che ha an-che altre competenze, ma ha quelle com-petenze di base, per cui se in Olanda cer-cano qualcuno con quelle competenzesanno che uno che viene con quel rico-noscimento può lavorarci.In Inghilterra questo è già successo, at-traverso un sistema ancora più comples-so di competenze, laureati italiani sonostati riconosciuti come health promotionspecialisti.L’aspetto del riconoscimento della figu-

ra professionale è fondamentale ai finidella mobilità, per chi cerca lavoro.Il terzo aspetto è conferire un maggiorericonoscimento e visibilità alla promo-zione della salute e a chi ha deciso difare questa attività professionale. È chia-ro che tutti possono fare promozionedella salute, è chiaro che tutti devonoincludere - in determinate aree -una lo-gica di promozione della salute in quel-lo che fanno, è chiaro che molti inse-gnanti lavorano nelle scuole con una lo-gica di promozione della salute, ma c’èqualcuno che della promozione dellasalute ha fatto fin dall’inizio il suo nu-cleo centrale di attività.Ultimo aspetto pratico è come ci si ac-credita. È stato presentato il modelloevoluto, con un accreditamento europeoe un accreditamento nazionale.Vorrei qui lanciare la proposta, che hogià discusso con alcune istituzioni e al-cuni gruppi, di avere una struttura na-zionale di accreditamento in Italia.Perché è importante averla?Le funzioni sono quelle previste daCompHP, all’interno di strutture/orga-nizzazioni esistenti, ad esempio l’ orga-nizzazione professionale di promozio-ne della salute in Estonia, ovvero si puòcostruire un’organizzazione diaccreditamento specificatamente creata.Non volendo lavorare su una professio-ne unica, è importante che la nostra strut-tura di accreditamento sia una strutturadi rete, che possa includere associazio-ni professionali, università, istituzionipubbliche e chiunque ritenga di poternefare parte, per essere il più inclusivapossibile.Cosa deve fare? Deve accreditare i pro-fessionisti e gestire le liste nazionali.È chiaro che in Italia non si sta assoluta-mente pensando a quello che è successoin Estonia e in Irlanda, avere il profes-sionista in promozione della salute. Suquesto si è molto discusso. È chiaro cheesiste un modello irlandese, può esser-ci anche un modello australiano dellapromozione della salute come professio-

ne, ma è chiaro che in Europa continen-tale, in Italia Germania, Francia, Spagna,America Latina non c’è questa idea.Vogliamo riconoscere delle competen-ze acquisite attraverso percorsi perso-nali, diversi, locali, inclusivi, in cui sipossa entrare in momenti diversi dellavita, l’organizzazione che riconosce chequesto percorso a quel punto è stato com-piuto e che poi viene mantenuto attra-verso un’attività.Abbiamo già alcune strutture che hannomanifestato interesse, sicuramentel’Università di Cagliari e il CeSPES del-l’Università di Perugia, l’associazionenazionale degli assistenti sanitari, ilDORS, potrebbe esserci un interessedell’Istituto Superiore di Sanità, che sa-rebbe importante, così come potrebberoessere strutture regionali, per il direttol’aggancio con il sistema sanitario.È chiaro che l’elemento fondamentaledi una struttura di questo tipo è quellodi essere indipendente e quindi credibi-le a livello nazionale, ma nello stessotempo credibile di fronte a chi ci deveaccreditare, alla struttura internaziona-le dello IUPHE.Io lavoro a livello internazionale, quin-di per evitare conflitti di interesse nonpotrò seguire, al di là dei suggerimentiche potrò dare, la struttura/organizzazio-ne di Accreditamento italiana.È evidente che questa struttura è fonda-mentale per garantire quelle ricchezzenazionali che ci sono. Una struttura na-zionale può capire quali sono i diversipercorsi di formazione, può valorizzarele diverse esperienze, più di quanto èstato possibile fare con l’organizzazio-ne mista utilizzata nella fase pilota.Senza considerare la barriera linguisti-ca. È chiaro che farsi accreditare a livel-lo europeo significa utilizzare l’ingleseper ogni comunicazione e documenta-zione, l’accreditamento diventerebbecosì qualcosa di élite.Questa è la proposta ds cui partire.

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TTTTTavola Rotondaavola Rotondaavola Rotondaavola Rotondaavola RotondaSviluppo delle competenze professionali inSviluppo delle competenze professionali inSviluppo delle competenze professionali inSviluppo delle competenze professionali inSviluppo delle competenze professionali inpromozione della salute: partire dai bisognipromozione della salute: partire dai bisognipromozione della salute: partire dai bisognipromozione della salute: partire dai bisognipromozione della salute: partire dai bisogni

Giancarlo POCETTA

Le due relazioni hanno fornito unaserie di input per la conoscenza ediffusione dei risultati di questogrande progetto e delle sue possibiliricadute, e di lancio dell’iniziativa dicreare un organismo nazionale diaccreditamento.La seconda parte di questa mattinataè dedicata a una tavola rotonda, nellaquale colleghi che lavorano condiverse funzioni, con diversi approc-ci, con diversi background nellapromozione della salute reagiranno aqueste sollecitazioni. Abbiamoidentificato due aspetti per orientaregli interventi. Il primo è il punto divista rispetto ai bisogni formativi chel’evoluzione della promozione dellasalute può richiedere nel nostroPaese. Molti di noi vengono dallamanifestazione nazionale di Orvietodi “Guadagnare salute”, dove abbia-mo preso coscienza “fisica” dellosviluppo quantitativo e qualitativodella promozione della salute nelnostro Paese; a questo necessaria-mente corrisponde una funzioneformativa indirizzata a migliorare laqualità?Il secondo aspetto riguarda il poten-ziale contributo del sistema CompHP,

costituito dagli standard e dal siste-ma di accreditamento.Mi auguro che questa tavola rotondaporti un contributo significativo allosviluppo della nostra comprensionedel fabbisogno formativo in promo-zione della salute e che CompHPcontribuisca a sviluppare non solo lacapacità degli operatori, ma anche laqualità dell’azione di promozionedella salute nei nostri sistemi, nonsolo il sistema sociale e il sistemasanitario, ma anche gli altri sistemi ele relazioni tra questi.Partecipano alla tavola rotonda ildottor Claudio Tortone, che vienedalla sanità pubblica, e lavora datempo nel DoRS, Centro di Documen-tazione della Regione Piemonte, aGrugliasco, Torino, la dottoressaStefania Polvani, che è sociologa edirige la struttura di educazione alla

salute della Asl di Firenze, il dottorMarco Cristofori, che ha unbackground in veterinaria e dirigel’unità operativa Epidemiologia ePromozione della salute della Asl n 2della Regione Umbria. Infine, ildottor Antonio Chiarenza, responsa-bile della unità operativa Ricerca einnovazione della Asl di ReggioEmilia e coordinatore dell’areaMigrant-Friendly Hospital, all’inter-no del network Health PromotingHospital, ospedali promotori disalute. Al di là delle provenienzeistituzionali e delle qualifiche, abbia-mo chiesto non una rappresentanza,ma il loro punto di vista qualificato,come stimolo a una discussione chesperiamo possa coinvolgere noi tutti eportare spunti per le conclusionidella dottoressa Giaimo.

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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Claudio TORTONE*

Il mio contributo ruoterà attorno a treparole. La prima è sentimento: il mio sen-timento di operatore di sanità pubblicarispetto all’accreditamento. La secondaè sofferenza e la terza, desiderio.Il sentimento mi ricollega a un anno fa,quando - nel mese di novembre - ho esa-minato il questionario di accreditamentoprofessionale IUHPE (ho partecipato allafase pilota del progetto CompHPCompetencies for Health Promotion) e hocercato di capire quanto mi riconoscessinel profilo delle competenze, nel profilodel promotore della salute europeo.C’è un elemento che non è nuovo, che èquello dei saperi, delle conoscenze, noncome teoria, ma interpretato come valo-re e prassi, come competenze e abilità.L’elemento nuovo è questo sforzo di avereuno standard di riferimento per le com-petenze e le abilità di un ruolo professio-nale riconosciuto a livello europeo.Per la compilazione del questionario, hocercato tre progetti, cui ho concorso allarealizzazione, che potessero dichiarare ilmio livello di competenze. Questa ricer-ca mi ha colpito positivamente: tutte levolte che siamo obbligati a fermarci perriflettere sulla nostra storia professiona-le, per fare il punto, il bilancio,l’assessment delle nostre competenze -pur se è faticoso andare a rintracciare ipezzi della nostra storia e vederli con unocchio esterno di interpretazione - emer-ge il sentimento di appartenere a una co-munità di pratiche, di non essere solo.Ricercare la propria identità - un’identitàprofessionale europea -, le proprie radi-ci. Dopo la fatica di comprendere cosaveniva chiesto, se quello che veniva chie-sto lo rintracciavo nella mia professio-ne, riconoscevo che quanto stavo facen-do e stavo collocando nel questionarioapparteneva a qualcosa di più grande.Mi sentivo parte di una comunità euro-

pea, mondiale, perché l’accreditamentoappartiene a una società scientifica chesi è impegnata a definirsi e a diventarericonosciuta. Questo è un valore ag-giunto.Ho scoperto cose che sapevo fare, altreche sapevo fare di meno, altre ancora dicui avevo un’idea vaga, su cui ancoradevo lavorare, studiare e sperimentare,nonostante trenta anni di pratica profes-sionale. Quando ero studente di medici-na allora si parlava di educazione sani-taria, ora si parla di promozione dellasalute, c’è stata una grande trasforma-zione nelle prassi e nelle politiche persalute, anche se i principi e valori fon-dativi rimangono gli stessi, sono cam-biati profondamente i contesti culturalie sociali. Nonostante trenta anni di pra-tica professionale ho ancora molto daimparare, e qui c’è la prima criticità.Devo avere dei punti di riferimento, chedanno la possibilità di acquisire compe-tenze ma soprattutto di confrontarmi conaltri, non solo in un setting formativo,ma un setting formativo aperto al pen-siero, al confronto e all’azione sul cam-po mi deve fornire la possibilità di spe-rimentare l’intera pratica: i valori, i con-cetti, le relazioni, il consolidamento el’approfondimento delle competenze.C’è bisogno di un certo tipo di forma-zione, che non è solo formazione d’au-la. In questo senso come centro di docu-mentazione DoRS abbiamo reso dispo-nibile su ProSa, la banca dati nazionaledi interventi di promozione della salute,la guida alla progettazione secondo i cri-teri di buona pratica in relazione con lecompetenze del progetto diaccreditamento IUHPE-CompHP, pro-prio per dare uno strumentoesemplicativo e utile nella prassi quoti-diana.Una cosa mi lascia dubbioso: sono idrivers, cioè le spinte che dovrebberoportare i colleghi ad accreditarsi citate

nella precedente relazione, perché sonoromantici, sono legati al desiderio deisingoli. Ci vogliono drivers che abbia-no un contenuto organizzativo,aziendale, sociale, oserei dire politico nelsenso di bene comune - la salute è beneindividuale e interesse collettivo, recitala nostra Costituzione - che siano colle-gati con quanto i nuclei nazionali diaccreditamento stanno dicendo e orga-nizzando, perché possano attrarre le per-sone, (che poi compilano il questiona-rio e pagano per accreditarsi) equell’accreditamento sia tale che le or-ganizzazioni, gli enti locali, le scuoledicano “Ah, questo professionista è ac-creditato, fa la differenza!”. Noi dobbia-mo costruire questo ponte. Non lo vedoancora. Noi dobbiamo costruire queldriver, perché un dirigente scolastico -quando deve scegliere un progetto dipromozione della salute - lo scelga per-ché c’è quel tipo di professionisti.Un’azienda sceglie quel progetto, per-ché è proposto da professionisti che ap-partengono a quel tipo di comunità. Senon c’è questo meccanismo, non c’è lapossibilità di un futuro per l’accredi-tamento.La seconda parola è sofferenza. Io ho50 anni e sono tra i più giovani dei col-leghi della prevenzione e della sanitàpubblica in Italia. Non abbiamo più gio-vani dopo di noi, per il blocco delleassunzioni. Questo è grave, perché nonc’è la spinta innovativa né l’entusiasmodei giovani. Vedo i giovani che sono al-l’università, che stanno studiando. Nel-le università italiane i corsi di laurea, aparte poche eccezioni, non sono fatti peri saperi e le competenze, c’è ancora trop-po nozionismo, troppa accademia steri-le. Poi ci sono i giovani della terra dimezzo, cioè quelli che si sono laureati,specializzati e sono senza lavoro, quellidella generazione NEET (Not engagedin Education, Employment or Training).

* DoRS Torino

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Se hanno studiato, non hanno ancora unlavoro, un lavoro non dico stabile, maalmeno continuativo. Avrei voluto sen-tire la loro opinione qui oggi, vorrei unostudente del corso di laurea di medici-na, di infermieristica, di psicologia, disociologia da questa parte del tavolo, evorrei un rappresentante dei NEET, persentire la loro opinione, altrimenti que-sto Paese non uscirà mai da questa inca-pacità di pensare al futuro. Poi ci sonogli operatori che lavorano nei servizi. Iosono tra i più giovani, come vi dicevo,so dalla mia esperienza professionaleche posso “triangolare” con tutta l’espe-rienza sviluppata e agganciare, attraver-so i progetti, i giovani. Noi li aggancia-mo dando loro opportunità di lavoro edi sperimentazione, attraverso progettidi un certo rilievo (come per esempioquelli di peer education o di teatro, sa-lute e benessere), perché solo così hovisto rinascere dei professionisti di 50-60 anni, ormai stremati dalle condizionilavorative: facendo un progetto cherigenera, insieme con i più giovani, c’èstato il salto di qualità ed è ripartita lamotivazione. Perché è bello vedere i gio-

vani in azione, con le loro intuizioni, leloro prove, le loro “sagge ingenuità”. Èuna sofferenza che provo tutti i giorni.Entro in aula di corsi ECM, nei gruppidi progetto, e vedo gli stessi colleghi da20 anni, non vedo novità. Non so quan-to questa proposta, questa opportunitàdi sistema di accreditamento ci potrà aiu-tare per fare qualcosa di creativo, vistoche le assunzioni sono bloccate, qual-cosa di creativo che agganci i giovanidella terra di mezzo e quelli che si stan-no formando nell’università. Dobbiamopensare a delle strategie, a opportunitàper loro.La terza parola è desiderio. Il desideriolo metto come professionista della sani-tà pubblica, e lo metto in linea con ildocumento “Salute 2020” proposto dal-l’Ufficio regionale europeo dell’OMS econ il nuovo Piano Nazionale della Pre-venzione, perché sono documenti isti-tuzionali, e in questo tracciato istituzio-nale intendo rintracciare i miei desideriper essere funzionale alla nascita di que-sto sistema di accreditamento.In Salute 2020 (disponibile anche in ita-liano su www.dors.it) ci sono due obiet-

tivi strategici: migliorare la salute pertutti, riducendo le disguaglianze e mi-gliorare la leadership e la governancepartecipativa per la salute.Sono solo 14 pagine, ma c’è un docu-mento esteso di 700 pagine con tutte leevidenze, che danno radice a questo do-cumento fatto per i decisori, dal politicoal progettista, il nostro promotore dellasalute europeo. Dobbiamo leggerlo in-sieme al Piano Nazionale per la Preven-zione, per capire come muoverci, permigliorare la salute per tutti e ridurre ledisuguaglianze di salute. L’Italia è il pe-nultimo Paese nelle graduatorie interna-zionali dell’OCSE per i livelli di healthliteracy, è il tema dell’analfabetismo diritorno.Questo deve essere uno dei driver cul-turali e professionali che ci deve guida-re, per capire che tipo di professionistadella promozione della salute vogliamo.Perché la cultura - ci dice Zagrebelsgkynel suo recente libro “Fondata sulla cul-tura. Arte, scienza e Costituzione” - è ilcemento di una comunità. Cultura e sa-lute, due fattori in relazione tra loro.Questo convegno che festeggia i 60 annidel Centro Sperimentale ha come titolo“Cultura è Salute”. Con questi intenti ènata RICS, la Rete Italiana Culture perla Salute.Cosa vuol dire cultura oggi in relazioneal benessere e la salute, nel 2014? Lacultura dei luoghi della prossimità, peresempio. Noi siamo della sanità, mamolti altri fanno promozione della salu-te senza saperlo, e lo fanno meglio dinoi. Penso a Terra Madre, a Torino, Sa-lone del gusto, Carlo Petrini, grande cul-tore della salute. E non sa di esserlo, maquesto non è importante. Che tipo di re-lazione hanno i servizi del Piemonte conquesto mondo, e il resto d’Italia? Qualetipo di alleanza? Visto che una dellecompetenze è costruire alleanze. Qui cimancano altri mondi, forse non siamocapaci di vedere altri mondi, siamo trop-po rinchiusi nei nostri servizi. Questo èun nostro insuccesso! Dobbiamo fare

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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Stefania POLVANI*

Seguirò anch’io la scia delle tre parole,per me sono: esperienza, competenza eprospettive. Sono sociologa, faccio pro-mozione della salute in una Asl di850.000 abitanti e 7.000 operatori.Sono d’accordo con Claudio Tortone,il nostro lavoro ha sempre bisogno dirinnovamento, io la chiamerò compli-cità, una complicità sempre rinnovata.Da un lato è bellissimo, non provo mainoia, io e i miei colleghi che si occupa-no di questi temi. Ma, dall’altro, vi as-sicuro che è difficilissimo raccoglierele esperienze, mentre si fa educazionealla salute, promozione alla salute,“Guadagnare salute”, noi cosa abbia-mo fatto oggi e cosa dobbiamo fare neiprossimi anni? Il documento mi ha affascinato, in par-ticolare la parte delle competenze.Sulla sfida dei due punti che ci ha lan-ciato la giornata, sento il bisogno di direche ci troviamo di fronte ai target piùvari, di anziani che camminano, di stu-denti che hanno l’insegnante che vuoleancora l’esperto di un tema ad esempiole droghe, dei temi di “Guadagnare sa-

lute”, lo stretching, l’alimentazione, c’èuna frammentazione, il lavoro è moltobello ma un po’ si impazzisce.Lavoro in una regione che notoriamen-te è da sempre impegnata nei temi del-la promozione della salute. In tutte leAsl ci sono strutture di educazione/pro-mozione della salute. Se cisoffermiamo sulla prima parola, espe-rienza, quello che sento di dire è di es-sere pazienti nel cercare di accogliere.Il tema della complicità, dell’alleanza,dell’essere al servizio, lo sentiamomolto, avevo pensato di raccontare lasfida che, con la collaborazione di Clau-dio Tortone del DoRS, abbiamo lancia-to l’anno scorso - il progetto “Interven-ti per il benessere dei giovani in ambi-to scolastico” -, è stato possibile conl’alleanza e la complicità, che corri-sponde - forse - all’analisi del bisognonel documento. Quello che intendo èmettersi attorno a un tavolo e dire: laAsl è al servizio della scuola, cosa sifa? Scuola e salute, siamo impegnati afare un percorso di educazione a livel-lo di skills, abbiamo lavorato con 180insegnanti, che hanno prodotto docu-mentazione, tra l’altro è la loro compe-

cultura partendo dai luoghi di prossimi-tà, da come la gente si organizza in unastrada a Perugia, in un quartiere, perchésia vivibile, sia percorribile a piedi nel-la bellezza e sicurezza, ci sia più qualitàdella vita. Quando il capitale sociale sirigenera in quella via, a Perugia, si pro-duce salute. Quella signora che mette ifiori rigenera l’aiuola, ma allo stessotempo rigenera se stessa e le persone delgruppo del cammino. Questa è la pro-mozione della salute. Come facciamo aintercettarla? Quali mondi dobbiamoagganciare? O noi agganciarci a loro perimparare? Cosa vuol dire fare cultura?Un sistema di accreditamento da solonon è motore di nulla. E’ uno strumen-to, è un dispositivo che ha bisogno diun’idea, una visione, una cultura per lasalute.Questo è il mio desiderio. Essere più vi-cini a quanti già fanno e imparare da loroprima di tutto e poi imparare a valoriz-zarli. Questo si chiama stewardship, cioèuna leadership di servizio, essereservitori della comunità. Mettiamo pa-role nei piani (questa è una parolainnovativa del nuovo Piano Nazionaledella Prevenzione), ma dopo dobbiamotrovare il modo per radicarle. Ci vuoleformazione giusta, modelli organizzati-vi che sappiamo rinnovarsi e adattarsial nuovo, scelte politiche – soprattuttodi politiche di servizio, ci vogliono vo-lontà e investimenti. Sicuramente ilradicamento ci aiuta in questa direzio-ne. Leadership ce ne sono tante, ma lastewardship è difficilissima da coltiva-re. Primo desiderio è di “essere al servi-zio” per la fioritura, cultura e l’altro, èfare rete, conoscendo, agganciando al-tri, imparando, in un’ottica distewardship.Abbiamo davanti a noi una bella occa-sione con questo sistema diaccreditamento professionale per i pro-motori della salute europei.

* ASL Firenze dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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Marco CRISTOFORI*

Noi produciamo documenti in manierapiuttosto lenta ma il mondo va molto piùvelocemente della nostre elaborazioni.La situazione in Europa dal 2007 al 2013si è rovesciata, in particolare dal puntodi vista delle diseguaglianze, messe inrelazione alla malattie croniche, se an-diamo a vedere l’indice di GINI vedia-mo come i determinanti di salute sianomigliori in Danimarca e Svezia dovel’indice di diseguaglianza secondo GINIè molto basso.È importante che la promozione dellasalute nasca da politiche e strategie isti-tuzionali, politiche nazionali e locali,ricordiamoci che “Guadagnare salute”ci dice che dobbiamo rendere facili lescelte salutari.C’è bisogno di relazioni, anche “pesan-ti”, con le istituzioni a qualsiasi livello.Se si riduce il consumo di sale in Euro-pa, si ottiene una riduzione della morta-lità per malattie cardiovascolari del 10%.L’accordo, che fu fatto con i panificatori,di ridurre il sale nel pane ha un impattomolto più forte di qualsiasi progetto “pic-colo”, anche se una serie di progetti “pic-coli” fanno un progetto di grandi dimen-sioni. Se, per esempio, devo fare un pia-no di prevenzione sull’attività fisica -

gruppi di cammino - è più facile all’in-terno di una politica europea, rispetto auna mia iniziativa.Questi sono i dubbi dentro i quali tuttici dobbiamo muovere, cosa possiamofare a livello nazionale e internazionale,nelle politiche per la salute della popo-lazione. Ma tanti fatti sono contrastanticon questi propositi!Se aumentiamo la conoscenza, aumen-tano anche le competenze, sempre chequesta conoscenza sia collegata all’atti-vità sul campo, perché sento tanti teori-ci della promozione della salute e del-l’educazione sanitaria e mi rendo contoche non sono scesi mai sul territorio,nella comunità, perché spesso si agiscesui singoli o si teorizza. Io credo nell’accreditamento, ci credo,ma se dico: “ho un progetto in promo-zione della salute” faccio un’altra cosa,non faccio promozione della salute, per-ché la progettazione deve essere parte-cipata e a livello intersettoriale. Per farequesto è necessaria la conoscenza, pri-ma la conoscenza degli elementi basedella promozione della salute, che sonole evidenze scientifiche. Non possiamoinventarci progetti, che non sianovalidati da nessuna parte, perché spre-chiamo risorse, essere creativi va bene,essere troppo creativi non va bene, per-

tenza, siamo stati al servizio della cre-scita di questi insegnanti.Competenza. Nel mio apprendimentoveloce sul tema per cui siamo qui oggi- ho fatto uno studio veloce di questomanuale - ho apprezzato moltissimo lerelazioni di Lamarre e di Paolo Contu.In particolare, ho apprezzato il temadelle competenze, perché credo che lìci sia ancora da fare. Quella lista è chia-rissima, a volte la diamo per scontata,a volte pensiamo che chi lavora in pro-mozione della salute abbia molto chia-ro quali siano le competenze, a volte inun gruppo di pochi operatori litighia-mo su cosa è giusto, sulla metodologia.Il tema delle competenze, una lista peravere un lessico familiare. Il tema del-le competenze deve essere messo alservizio di tutti gli ambiti della promo-zione della salute.L’ultima parola è prospettive. Metto ilpunto solo su un paio di criticità. Si èparlato del riconoscimento professio-nale individuale. Ce n’è molto bisogno.Sarò polemica, ma a voltesi lavora in-sieme a persone che danno per sconta-to che le competenze ci sono, come sela promozione della salute la potesserofare tutti. Il tema delle competenza edel riconoscimento professionale indi-viduale è la chiave della formazione!Non abbiamo utilizzato abbastanza lafunzione di riorientamento dei servizisanitari, perché è difficile l’atteggia-mento di advocacy, perché non è suffi-ciente essere presenti solo nei settoricanonici degli stili di vita e dell’alimen-tazione.Credo che il riconoscimento professio-nale individuale e anche organizzativosia assolutamente importante, da rivol-gere anche verso il riorientamento deiservizi sanitari. Sembra una contraddi-zione, ma qualcuno deve tenere fermoil criterio della professionalità, dobbia-mo continuare a essere sicuri che alcu-

* USL Umbria 2, Terni dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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33n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Vorrei dire una cosa. 1639 lavoratori del-la Meridiana stanno per essere licenzia-ti, il che vuol dire il più grosso licenzia-mento collettivo mai avvenuto nel no-stro Paese. 500 lavoratori rischiano diessere licenziati molto più vicino a noi,alla AST di Terni. Parlare di promozio-ne della salute, a queste persone, non èfacile. Stiamo vivendo la più grossa cri-si economica dopo il 1929. Parlare dipromozione della salute in questo con-testo è un’operazione non complessa, èun’operazione al limite dell’impossibi-le. Ieri, in un quotidiano online è appar-sa la notizia che il Presidente della Re-gione Toscana sta per licenziare 5000operatori sanitari. Non li licenzia ovvia-mente, li manda rapidamente, molto ra-pidamente, in pensione. La struttura del-la Regione Toscana passerà da 110 a 60dirigenti. Diceva ieri in questa intervi-sta online che dal primo gennaio 2015le Asl della Toscana da 12 diventerannotre. Abbiamo idea di cosa significhi que-sto?A proposito di organizzazione, allora,adopero anch’io tre parole. E questesono: passato, presente e futuro. Il ma-nifesto che si trova qui alle mie spalledimostra che la Regione Umbria il pas-sato ce l’ha. Questa Regione è diventa-ta la culla della promozione della salu-te o, per meglio dire, la culla della cul-tura intorno alla promozione della sa-lute. Le cose che ho sentito questa mat-tina sono nel patrimonio genetico di chiè cresciuto professionalmente in que-sta Regione e si occupa come me disanità pubblica. Ma il passato non èfatto solo da quello, è fatto da tutto quel-lo che da alcuni anni a questa parte ab-biamo cercato di portare avanti. Si trattadi formazione interdisciplinare e

intersettoriale.La Regione Umbria ha finanziato po-chi anni fa una formazione sulla pro-mozione della salute, che ha coinvoltomoltissimi operatori sanitari e, contem-poraneamente, operatori della scuola.Si è data degli standard rispetto agli in-terventi di promozione della salute.Sono stati deliberati, dopo un processodi condivisione con gli operatori, per-ché tutti sapessero che entrare in unascuola e fare lezione non è promozionedella salute. Questa Regione è la prima regione ita-liana che ha da poco siglato un proto-collo con un parte importante della so-cietà civile come la UISP.Il presente. Perché abbiamo comincia-to così intensamente a parlare di pro-mozione della salute? Il motivo è che ilsistema sanitario non regge più il cari-co economico che deriva dalla malat-tia. È per questo motivo che il mondoha cominciato a riparlarne e che il Pia-no nazionale della prevenzione, che èpassato alla conferenza tecnica e staandando alla conferenza politica - or-mai è un documento siglato - ponecome primo macro obiettivo di salutela lotta alle patologie cronicodegenerative e come secondo la promo-zione del benessere - non della salute,del benessere - nel bambino e nell’ado-lescente. Due enormi problemi nel no-stro Paese. Nel Piano nazionale per laprevenzione si parla quasi esclusiva-mente di promozione della saluteE vengo ad un’altra criticità. La pro-mozione della salute riesce a vivere, sein questo contesto si ragiona in terminidi prodotto, di azioni concrete, se si dala misura di quanto siamo riusciti a spo-stare. Il sistema sanitario da solo non

ConclusioniConclusioniConclusioniConclusioniConclusioniMariadonata GIAIMO*

* Servizio Prevenzione, Sanità Veterinaria e Sicurezza Alimentare, Regione Umbria

ché diventa folklore.Le evidenze da anni ci dicono dell’inu-tilità per la salute dell’esperto che entranelle scuole e fa lezione. Noi formiamogli insegnanti su metodologie come lelife skills, il socio affettivo, investiamosulla loro formazione. Nella nostra Asl,da tempo tutte le scuole hanno inseritola promozione della salute nei Piani diOfferta Formativa, quest’anno anno cisono arrivati 43 progetti, fatti più o menobene, qualcuno più bello qualcuno piùbrutto, ma 43 progetti si sostengono dasoli se dietro c’è una comunità.La metodologia: Sappiamo quali sono,nei vari setting, le metodologie che fun-zionano. La Regione Umbria ha appro-vato i requisiti minimi di qualità nellapromozione della salute; non li elenco,c’è la progettazione partecipata, c’èl’intersettorialità, c’è la sostenibilità, nonsolo economica. È fondamentale la par-tecipazione di tutti i portatori di interes-se nei progetti, sia nell’analisi dei pro-blemi, e succede che il problema chepensavo ci fosse non c’è, sia quandocerchiamo le possibili soluzioni: me nevengono in mente 3 o 4, poi ne troviamo10 assieme.Lavoriamo nei contesti, favoriamo le co-noscenze sia degli operatori sanitari chedi chi lavora con noi, stiamo facendo deicorsi di formazione, abbiamo tra i parteci-panti la UISP - oggi è presente il rappre-sentante regionale della UISP - abbiamoformato circa 300 insegnanti.È fondamentale possedere conoscenze dibase sulle strategie di promozione dellasalute, come si fa un progetto di promo-zione della salute. Andiamo verso un pia-no regionale di promozione della salute,che nasce da un piano nazionale, abbastan-za configurato.I professionisti devono essere soprattuttofacilitatori delle scelte di salute, devonoconoscere l’epidemiologia, devono cono-scere il sociale, essere capaci di avere unaleadership.

Page 15: DDD eveloping competencies and standards for health ...cespes.unipg.it/index_htm_files/convegno_compHP_SU.pdf · CompHP è la sigla che identifica il progetto in tutto il mondo, perché

34 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

ce la può fare. Il mondo non si spostain questo modo. Invertire la tendenza èdifficilissimo. I determinanti di salute– il livello economico, l’ambiente – ilPiano nazionale per la prevenzione e lerisorse, le reti per la promozione dellasalute. Quando si parla diriorientamento dei servizi sanitari bi-sogna ribadire che la promozione dellasalute, per diventare una realtà concre-ta, deve essere realizzata da tutti gli ope-ratori del sistema sanitario, i distretti, idipartimenti di salute mentale, i dipar-timenti delle dipendenze, il dipartimen-to di prevenzione. Nella nostra leggedi riordino del servizio sanitario regio-nale il primo degli obiettivi che il ser-vizio sanitario regionale si da è la pre-venzione e la promozione della salute.Le reti per la promozione della salute.Noi lo abbiamo codificato; abbiamoscritto in un atto regionale del giugno2014 che non è il distretto da solo chesi deve occupare di promozione dellasalute, e lo abbiamo dato come obietti-vo ai direttori generali, e questi non lohanno ancora raggiunto.Futuro.Dove sono i giovani qui dentro? Dice-va Claudio “Io sono il più giovane”.Non è vero: c’è Riccardo, c’è France-sca, c’è Stefania. L’età media di que-sta sala è altissima. Questo è un pro-blema. Sta andando via una generazio-ne, ltempo 5-6-7 anni e non c’è nessu-no dietro.Costruire le reti per la promozione del-la salute e far sì che funzionino neces-sita di risorse. Bisogna dire cosa si fain un certo arco di tempo con determi-nate risorse. Quindi, risorse di perso-nale: quanta parte dell’attività di tuttiquelli che vi ho citato è dedicata allapromozione della salute, visto che ne-ghiamo l’opportunità di avere eserciti?Risorse di personale vuol dire risorsein termini economici e vuol dire anchemetodo, sono anni che lavoriamo, per-ché il metodo della progettazione par-

tecipata richiede tempo.Il mondo va velocissimo, ed è questa lacontraddizione: abbiamo bisogno ditempo per diffondere una cultura, chepure abbiamo nel nostro patrimoniogenetico, sembra una contraddizione,ma non c’è alternativa, perché solo conil metodo possiamo riuscire a portare acasa quelle alleanze con la società ci-vile che sono la chiave di volta, il lavo-ro con gli stakeholder, gli altri portato-ri di interesse che ci sono nella societàcivile, perché la società civile fa cose etrova soluzioni.Dobbiamo essere capaci di intercettaree governare questo processo, che è unadelle cose più complesse che si possa-no immaginare.Grazie.

dalla Collezione Manifesti del CeSPES