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Poste Italiane S.p.A. – spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1, comma 1, DR PZ

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Poste Italiane S.p.A. – spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) Art. 1, comma 1, DR PZ editoriale Alberto Manzo Dirigente SAQ VI - Agroenergie e filiere minori Pier Giacomo Bianchi A cura di Elena Astrua Testori I dati dell’annata di certificazione delle sementi dal Seme - n° 4 / 11 6 Brevetti e varietà vegetali: la tutela è necessaria per sostenere l’attività di ricerca Presentazione del progetto AgriGeNet dal Seme - n° 4 / 11 8

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editoriale

Il primo anno di attività del Piano Nazionale Sementi Biologiche

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nel settore dell’agricoltura Biologica ha promosso il Piano Nazionale sementi biologiche con l’obiettivo di favorire la disponibilità di semen-ti di varietà adatte all’impiego in agricoltura bio-logica.

Il settore biologico è in continua crescita ed evo-luzione anche in considerazione delle implicazio-ni sullo sviluppo dell’economia rurale, della salute pubblica e della sostenibilità agro-ambientale.

In questi ultimi anni nell’Unione Europea l’agri-coltura biologica è passato da comparto cosiddet-to di “nicchia” a settore sempre più in espansione con un costante aumento delle superfici coltivate, per venire incontro alla domanda dei consumato-ri, sempre più orientatati verso prodotti naturali in grado di garantire una maggiore qualità, salubrità e sicurezza degli alimenti.

Nonostante ciò l’affidabilità e competitività del sistema produttivo biologico ma, soprattutto, la sua diffusione subiscono ripercussioni negative derivanti dalla difficoltà di approvvigionamento di sementi biologiche. La normativa comunitaria stabilisce che i materiali di propagazione, incluse le sementi, devono essere ottenuti anch’essi rispet-tando le condizioni previste dai metodi dell’agri-coltura biologica per almeno una generazione o per almeno due cicli colturali nel caso delle col-ture perennanti. In caso di accertata indisponibilità di sementi sul mercato viene previsto un regime in deroga alla normativa consentendo l’utilizzazione di materiali di moltiplicazione e sementi conven-zionali qualora non siano disponibili sementi certi-ficate secondo il metodo di produzione biologica.

In Italia pur essendo uno dei primi Paesi Comu-nitari ad essersi dotato di una banca dati di sementi biologiche, ancora oggi, il quantitativo disponibi-le è largamente insufficiente per molte importanti specie agricole, mentre, per alcune, la produzione attuale è prossima al fabbisogno.

La possibilità di avere ampia scelta varietale co-stituisce un aspetto centrale per le prospettive di sviluppo dell’agricoltura biologica, in quanto le varietà utilizzate posseggono caratteristiche agro-nomiche, fisiologiche e qualitative diverse rispetto a quelle impiegate nell’agricoltura convenzionale. L’attuale regime di deroga, risulta poco sostenibile per il settore sementiero in quanto si richiede alle aziende sementiere di avere in versione “biologi-ca” tutte le varietà che hanno in catalogo e, nel contempo, non si richiede alcuna programmazio-ne varietale da parte dell’agricoltore biologico.

L’utilizzo di sementi di varietà convenzionali, ot-tenute con metodi biologici, risolve solo in parte le esigenze del settore poiché vengono richieste an-che varietà specificamente sviluppate per la colti-vazione in biologico che presentino caratteristiche di adattamento a bassi input e rispondano alle esi-genze del sistema biologico in termini di produtti-vità, qualità ed esigenze del mercato del biologico.

Il mondo della ricerca scientifica, grazie al so-stegno del MiPAAF e la collaborazione dei soggetti della filiera, ha iniziato solo da pochi anni ad occu-parsi in maniera specifica di materiale sementiero certificato biologico nonché di varietà selezionate appositamente per l’agricoltura biologica, con l’o-biettivo di incrementare la qualità e la produttività delle colture nei sistemi agricoli biologici.

Tutto ciò premesso, appare di tutta evidenza che il piano di Settore, coordinato dal MiPAAF, che ve-de impegnati nell’attività di valorizzazione gli Enti e gli esperti presenti nella presente pubblicazione divulgativa, è indirizzato a raggiungere, tra gli altri, l’obiettivo principale di fornire sementi biologiche certificate che il mondo del biologico ed i consu-matori richiedono da un Paese leader del Settore.

Alberto ManzoDirigente SAQ VI - Agroenergie e filiere minori

La progettazione e il coordinamento del piano sono stati affidati dal MIPAAF all’ENSE nel 2008 con la supervisione di un apposito Comitato di progetto nominato dal Ministero. La dotazione finanziaria è di 1,4 milioni di euro. Il piano di durata biennale è stato realizzato a partire dalla 2009/2010 e si concluderà a fine 2011. Le iniziati-ve realizzate nell’ambito del piano riguardano sia attività sperimentali sia attività compilative. Ogni iniziativa è stata affidata a una organizzazione ca-pofila che si è avvalsa per la realizzazione di istitu-zioni, dipartimenti universitari, aziende sperimen-tali, associazioni di produttori biologici. In questo modo sono state interessate circa 40 organizzazio-ni dislocate su tutto il territorio nazionale. Innanzi-tutto è stata effettuata una ricognizione dello stato dell’arte volta a identificare le diverse iniziative che a livello internazionale, nazionale o regiona-le siano state realizzate nell’ultimo quinquennio e uno studio di natura tecnica sull’attuale disponibi-lità di sementi biologiche sul piano nazionale, sui canali di approvvigionamento, sulla potenzialità produttiva e sulle esigenze del settore. L’attività di natura sperimentale ha riguardato l’identificazione di varietà idonee all’impiego in agricoltura biologi-ca e l’utilizzo di principi attivi di origine naturale per la concia delle sementi e per il controllo delle malattie trasmesse da seme. Nel primo caso sono state studiate sia varietà iscritte, sia in fase avanzata di selezione.

Un’iniziativa ha riguardato anche il migliora-mento genetico e ampliamento della base genetica delle specie coltivate per l’agricoltura biologica, incluso un riferimento al breeding partecipativo. Infine sono state messe a punto linee guida e di-sciplinari per la produzione di sementi biologiche. A diverso titolo sono state interessate in una o più iniziative specie di cereali, foraggere, ortive.

Pier Giacomo Bianchi

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notizie

I dati dell’annata di certificazione delle sementi

Conclusa la campagna di certificazione 2011 delle sementi prodotte nel 2010, si può ora fare un bilancio dell’annata sotto il profilo quantitativo. La quantità totale di sementi certificate è ancora dimi-nuita, e anche se non sono disponibili tutti i dati definitivi, vediamo che si tratta di una riduzione consistente, con 70.000 t in meno rispetto all’anno precedente (457.722 tonnellate circa rispetto alle 527.447 della campagna 2009/2010, vedi statisti-che a pag.156).

Il dato è evidentemente condizionato dall’ulte-riore contrazione della certificazione del frumento duro, la prima specie, che ha toccato il minimo storico di 150.114 tonnellate.

I timori delle aziende sementiere erano dunque fondati e come si prevedeva, le sementi certificate di frumento duro sono crollate dallo scorso anno. Il 2009 è stato infatti l’ultimo anno in cui l’impiego di sementi certificate era vincolante per l’aiuto spe-cifico e per il premio supplementare comunitario al grano duro.

Alla luce di questa situazione e per tutelare la

produzione italiana di grano duro, nel luglio scorso è stato modifi-cato l’art. 68 della Pac con la reintroduzione dell’obbligo ad utiliz-zare semente certifica-ta, che, a causa dell’iter legislativo, presumibil-mente tornerà in vigore dalla campagna di se-mina 2012.

Di segno positivo è invece il frumento te-nero, aumentato del 2% rispetto alla cam-pagna precedente, e tra gli altri cereali a paglia aumenta l’ave-na con 2.526 t, anche se in calo continuo dal 2006 ad oggi, mentre il triticale raggiunge la cifra record di 5.331 t prodotte.

L’orzo invece crolla a 26.229 t (- 5% rispetto al 2010, ma - 34% rispetto al 2009) .

Annata estremamente positiva per il riso, per il quale si è avuto il massimo storico di 60.074 t di seme prodotto grazie all’aumento del 3% circa ri-spetto al 2010.

L’ampliamento della superficie coltivata e un au-mento delle esportazioni hanno spinto verso l’alto le produzioni di seme. Interessante notare che il farro dicocco cresce da 42 a 130 tonnellate di se-me prodotto.

Cresce il mais del 15% circa (i dati sono ancora provvisori) dopo la battuta di arresto dell’anno pre-cedente, e si attesta sulle 28.000 tonnellate.

Ottima performance per il settore delle forag-gere, che chiude la campagna con un incremento produttivo del 28% attribuibile prevalentemente all’erba medica (+22%) e al favino (+12%), ma soprattutto al quasi raddoppio delle quantità cer-tificate di loietto italico, che passa da 4.963 t del 2010 alle 8.641 del 2011. Nel caso della medica il quantitativo certificato (7.132 t) si è mantenuto co-munque molto al di sopra della media degli ultimi cinque anni.

A cura di Elena Astrua Testori

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notizie

Per il favino (5.276 t) si tratta ormai di una po-sizione consolidata dopo una costante crescita iniziata nel 2000 quando il quantitativo certificato era stato di 600 t. Tra le altre specie foraggere, in aumento i trifogli, mentre si riducono pisello pro-teico e veccia.

Tra le oleaginose, massimo storico per la soia (17.867 t) il cui quantitativo certificato è aumen-tato del 30 % rispetto alla campagna precedente e del 67% rispetto al 2009. Il girasole cala del 5% e torna ai livelli del 2009, mentre il colza, che aveva quasi triplicato i quantitativi certificati nel 2009, cala da due campagne ed è ora a 84 t.

Un accenno appena alla patata, che ormai da tempo, con rare eccezioni, si è arresa allo strapo-tere degli altri paesi comunitari; il quantitativo di 1.658 t rappresenta un lieve incremento rispetto all’anno precedente, ma comunque un calo ulte-riore rispetto ai quantitativi di 10 anni fa.

Il settore dei cereali è dunque crollato e gli in-crementi della produzione di sementi di tenero, ri-so e triticale non hanno compensato la débacle del frumento duro, anche se si attendono dalle nuo-ve semine buone prospettive dalla reintroduzione dell’obbligo di seme certificato.

Per contro viene confermata la crescita delle fo-raggere e il trend positivo di soia, riso e probabil-mente del mais (in attesa dei dati definitivi), che se consolideranno le loro performance, consenti-ranno al settore sementiero di mantenere posizioni accettabili, con una nuova diversificazione e ripar-tizione delle specie prodotte.

Brevetti e varietà vegetali: la tutela è necessaria per sostenere l’attività di ricerca

L’antefatto è questo: nel 2000 l’ufficio brevetti di Monaco ha rilasciato un brevetto industriale per una varietà di cavolo broccolo, ottenuta ricorrendo all’impiego di marcatori molecolari e con partico-lari procedimenti di incrocio e di selezione. Que-sta nuova varietà secondo il titolare è così molto più ricca di glucosinati, che sembra abbiano pro-prietà anticancro, rispetto alle altre varietà. “Alla concessione di questo brevetto si sono opposte due aziende sementiere – racconta Marco Nardi di As-sosementi – contestando la mancanza del requisito di novità nelle tecniche di incrocio e selezione uti-lizzate, tanto che nel dicembre 2010 l’Alta camera dei ricorsi dell’EPO, l’ufficio europeo brevetti, ha

emesso un parere per chiarire che l’incrocio ses-suale tra due diversi interi genomi e la conseguente selezione di una nuova varietà è un processo es-senzialmente biologico e quindi non brevettabile”. Ricordiamo che le nuove varietà vegetali vengono tradizionalmente tutelate nei paesi europei ricor-rendo ad un titolo di privativa, il cosiddetto brevet-to vegetale, che viene concesso secondo i criteri della Convenzione UPOV adottata nel 1961 e che a livello comunitario è gestito dal CPVO. Da alcuni anni, comunque, anche in campo vegetale per la tutela delle invenzioni biotecnologiche è stato da-to spazio al brevetto di tipo industriale, per il quale si fa riferimento all’ufficio europeo brevetti (EPO) di Monaco. “La differenza tra i due regimi – spiega Nardi – è che la tutela secondo i principi dell’U-POV consente ad altri costitutori di varietà vegetali di utilizzare varietà protette per il proprio lavoro di ricerca, mentre la tutela di tipo industriale di nor-ma non ammette questa facoltà”.

Lo scorso 26 ottobre, dunque, secondo le proce-dure dell’EPO, era in calendario una nuova udien-za sulla validità del brevetto, che però è stata can-cellata in quanto le due aziende appellanti si sono dichiarate soddisfatte del parere dell’Alta Camera dei ricorsi del dicembre scorso e della successiva decisione del titolare di escludere dal brevetto in discussione il metodo di selezione, lasciando co-sì all’Ufficio la decisione finale se mantenerlo o meno.

“A parte che ogni titolo di tutela vegetale ha du-rata limitata, in genere 20 anni, e che solo varietà nuove, che prima non sono mai state commercia-lizzate, possono venire tutelate, è evidente che è in atto un confronto per un nuovo assetto dell’intera-zione tra i tradizionali diritti sulle varietà vegetali ed i brevetti industriali. La ricerca in campo varietale ha bisogno di specifici strumenti di tutela, come ogni altra forma di innovazione, se vuole pro-gredire e riuscire ad autoa-limentarsi con il frutto eco-nomico dei propri risultati.

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notizie

Per la protezione delle nuove varietà vegetali si può ricorrere a strumenti diversi, disciplinati da norme complesse, che tuttavia è necessario cercare di spiegare anche all’opinione pubblica.

Qualora l’Ufficio europeo brevetti decidesse al-la fine di mantenere il brevetto industriale su quel broccolo non sarebbe comunque in pericolo la ri-cerca varietale, così come la possibilità per gli agri-coltori ed i consumatori di coltivare e consumare le tante altre varietà di broccoli esistenti in natura”.

Presentazione del progetto AgriGeNet

Caserta ha ospitato il convegno divulgativo sul progetto AgriGeNet, “Network per la Salvaguardia e la Gestione delle Risorse Genetiche Agro-Ali-mentari Campane”, finalizzato al recupero della biodiversità vegetale agricola della regione Cam-pania.

Lo scopo dell’incontro è stato quello di illustra-re il progetto attraverso una dettagliata descrizione degli obiettivi e delle azioni mirate previste.

Al convegno, moderato da Aldo Masullo, docen-te dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, hanno partecipato le autorità politiche locali e i rappresentanti delle istituzioni scientifiche coinvol-te (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - sedi operative CRA-ORT, CRA-FRC e CRA-CAT; Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione - ex ENSE sezione di Bat-tipaglia, Università degli studi di Salerno, Seconda Università di Napoli, Università del Sannio).

Antonio Irlando, dirigente del Settore Interven-ti Produzioni Agricole della Regione Campania, ha spiegato che il progetto è finanziato attraverso la misura 214 del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Campania e implementa i regolamenti, nazionale e comunitario, in materia di tutela della biodiversità.

Marco Scortichini, coordinatore del progetto e direttore dell’Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Caserta, ha sottolineato che AgriGeNet si arti-cola in sette Work Package (WP), ognuno dei quali possiede un obiettivo specifico. Il primo WP ha la funzione di coordinare i diversi gruppi di lavoro e costituisce un collegamento organico tra i singoli WP per la realizzazione delle singole attività.

Queste ultime riguardano: la costituzione di un inventario del germoplasma vegetale campano (WP2); la conservazione in situ ed ex situ delle risorse genetiche agrarie a rischio di estinzione

(WP3); la caratterizzazione agronomica e genetica del germoplasma vegetale campano (WP4); la ca-ratterizzazione biochimica, nutraceutica e funzio-nale del germoplasma vegetale (WP5); la caratte-rizzazione chimico-fisica, nutrizionale e sensoriale del germoplasma vegetale (WP6); l’implementa-zione e la gestione di una banca dati sulle risorse vegetali collezionate (WP7).

Le azioni mirate saranno supportate da un piano di accompagnamento dedito alla diffusione e all’u-tilizzazione dei risultati progettuali.

L’attenzione dedicata alle attività sopraccitate trova giustificato motivo nell’esposizione di Gio-vanni Aliotta, docente di botanica della Seconda Università di Napoli, sull’importanza della biodi-versità e la complessità degli aspetti economici, ecologici ed etici ad essa connessi.

La relazione intercorrente tra diversità del mon-do biologico e alimentazione è stata focalizzata da Amodio Fuggi, docente della Seconda Università di Napoli. La dieta mediterranea, nota per i gran-di effetti salutistici, è difatti caratterizzata da una estrema varietà di alimenti che, se assunti nelle giu-ste proporzioni, esplicano nel loro insieme effetti positivi sull’organismo. Marisa Di Matteo, docente dell’Università degli Studi di Salerno, ha aggiun-to che la funzione nutraceutica di questi alimenti, se associata ad adeguati parametri organolettici in grado di soddisfare i sensi del consumatore, può senz’altro contribuire ad incrementarne l’interesse e la valorizzazione. Risulta quindi indispensabile la caratterizzazione chimico, fisica, nutrizionale e sensoriale degli ecotipi locali.

Particolarmente interessante è stato l’intervento di Romana Bravi, responsabile della sezione di Battipaglia dell’INRAN - ex ENSE, che ha illustra-to i criteri adottati per la caratterizzazione morfo-fisiologica delle specie vegetali e le problematiche relative alla conservazione delle stesse in situ ed ex situ. Svariati esempi di biodiversità vegetale che diventano opportunità di sviluppo del territorio so-no stati, successivamente, illustrati da Rosa Pepe e Massimo Zaccardelli, del Centro di Ricerca per l’Orticoltura di Pontecagnano.

La giornata si è conclusa con la degustazione di prodotti tipici della biodiversità campana, un inte-ressante mostra pomologica di varietà appartenenti al germoplasma orticolo e frutticolo regionale ed infine l’esposizione di poster riguardanti il proget-to.

[Benedetto Frangipane]

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mercati

L’importanza del seme certificato

Nel momento in cui le semine sono in corso è bene ricordare gli importanti vantaggi che l’impie-go di seme certificato presenta per le nostre col-ture.

- Garanzia di purezza varietale - Assenza di semi di piante infestanti e di semi

portatori di patogeni - Garanzia della germinabilità minima di legge - Sicura tracciabilità, fondamentale per qualsiasi

filiera produttiva.È quindi da sconsigliare l’impiego di seme non

certificato, privo delle caratteristiche di qualità so-pra elencate ed influente in modo negativo sulla qualità e quantità delle produzioni derivate.

A termine le semine autunnali

Temperature superiori e precipitazioni inferiori alle medie stagionali hanno caratterizzato il pe-riodo di fine estate/inizio autunno 2011. Le prime piogge, per lo più cadute nelle regioni settentrio-nali, si sono verificate solo a partire dalla terza de-cade di ottobre; dopo un breve intervallo, che ha permesso di concludere quasi tutte le semine nel nord Italia, le precipitazioni sono continuate, que-sta volta in modo più copioso, anche nelle regioni del centro, provocando in alcune zone del Nord Ovest gravi danni. Tutte le operazioni colturali atte alle preparazione del terreno alla semina, eseguite nella prima metà di ottobre, sono avvenute in con-dizioni difficili, con terreni particolarmente sicci-tosi; invece l’affinamento, avvenuto dopo le prime piogge, ha assicurato un buon letto di semina.

Cereali Autunno VerniniAl momento della stesura della rubrica (metà

novembre), le semine nel Nord Italia sono presso-ché concluse per tutte le specie, nel centro hanno superato il 50% delle superfici, mentre le regioni meridionali sono ancora all’inizio delle semine. Le operazioni di semina stanno avvenendo senza grosse difficoltà e in modo pressoché ottimale in tutti gli areali, grazie alle piogge che hanno favorito le ultime operazioni colturali e, nei terreni già se-minati, l’uniforme emersione delle plantule.

ForaggereNella parte settentrionale del nostro Paese, la se-

mina di foraggere graminacee e leguminose avvie-

ne normalmente entro la metà del mese di ottobre; quest’anno, a causa della carenza di precipitazio-ni, sono risultate difficoltose e se possibile sono state rinviate alla primavera; nelle regioni centrali e meridionali le semine sono in pieno svolgimento, ma con le stesse difficoltà sopra descritte.

Quotazione Borse Come si può evincere dalle tabelle allegate, le

quotazioni delle sementi di tutte le specie foragge-re nelle borse di riferimento sono, rispetto ai dati 2010, in crescita. L’aumento dei prezzi è da ricer-care nelle non eccellenti produzioni ottenute in questa campagna. Ciò ha riguardato solo marginal-mente l’Italia, che ha avuto produzioni medio buo-ne; sono stati invece interessati altri Paesi europei produttori di sementi foraggere, dove lunghi perio-di di siccità seguiti da abbondanti precipitazioni hanno svantaggiato le produzioni. Il clima non è stato favorevole nemmeno oltre oceano, dove ha ostacolato le operazioni di raccolta e rallentato le esportazioni verso i Paesi Europei, in attesa di pro-dotto per le semine autunnali. Inoltre la richiesta è nel frattempo aumentata, viste le scarse produzioni di foraggio del 2011 che hanno provocato ridot-te scorte invernali e dunque la necessità di foraggi primaverili.

Borsa Merci Bologna SETT 0TT NOV

Sementi selezionate Certificate 2010 2011 2010 2011 2010 2011

Frumenti teneri di 1° riproduzione X X 735 710 735 710

Frumenti teneri di 2° riproduzione 460 470 460 470 460 470

Frumenti duri di 1° riproduzione X X 710 745 710 745

Frumenti duri di 2° riproduzione 430 525 430 525 430 525

Orzo di 1° moltiplicazione X X 620 640 620 640

Orzo di 2° moltiplicazione 435 455 435 455 435 455

X = non quotato

I dati medi di NOV 2011 sono riferiti ai primi due listini del mese

Borsa Merci Roma SETT 0TT NOV

Sementi selezionate Certificate 2010 2011 2010 2011 2010 2011

Grano tenero 2° rip. (trattato C3) X X 530 475 530 475

Grano duro 2° rip. (trattato C3) X X 460 540 460 540

Orzo 2° rip. (trattato C3) X 450 450 450 450 450

X = non quotato

I dati medi di NOV 2011 sono riferiti ai primi due listini del mese

Prezzi delle sementi rilevati sulle Borse merci di Bologna e Roma (euro/tonn) - Cereali

A cura di Massimo Montanari

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mercati

Per quanto riguarda le quotazioni per l’acquisto del seme delle maggiori specie di cereali a pa-glia, possiamo notare rispetto al 2010 un leggero aumento dei prezzi per il frumento duro e l’orzo, mentre per il frumento tenero le quotazioni sono costanti o in leggero calo. Le notizie che giungono in questi giorni di semina sono molto prometten-ti per frumento tenero e orzo, che sono pressoché esauriti presso le ditte sementiere del Nord Italia; nonostante la reintroduzione dell’articolo 68, che prevede un aiuto agli agricoltori che utilizzano se-me certificato di frumento duro, quest’ultimo risul-ta ancora in difficoltà e per ora risultano conferma-te le sole superfici investite nel 2011.

Tutti i prezzi riportati nelle tabelle qui esposte si intendono €/ton all’ingrosso IVA esclusa, e sono medie fra le quotazioni minime e massime rilevate dai listini settimanali delle due borse da noi moni-torate; le denominazioni delle merci sono quelle utilizzate dai listini indicati. Per ogni altro riferi-mento fa fede il regolamento della Borsa merci indicata.

Borsa Merci Bologna GEN FEB MAR SETT 0TT NOV

Sementi selezionate Certificate / Anno

2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011

Erba medica di varietà – 1° rip. 2950 3350 2950 3350 2950 3350 X X X X 3300 3200

Erba medica di varietà – 2° rip. 2225 2850 2225 2850 2225 2850 X X X 2600 2800 2600

Loietto italico 975 1225 975 1225 975 1225 1150 1525 1206 1525 1225 1525

Trifoglio incarnato 1300 X 1300 X 1300 X X X X 2100 X 2100

Trifoglio alessandrino 975 1100 975 1100 975 1100 X X X 1500 1100 1500

X = non quotato

I dati medi di NOV 2011 sono riferiti ai primi due listini del mese

Borsa Merci Roma GEN FEB MAR SETT OTT NOV

Sementi selezionate Certificate / Anno

2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011 2010 2011

Erba medica naz. di varietà 2450 3050 2450 3050 2450 3050 X X 2900 X 3050 2750

Loietto italico dipl. naz. di varietà 1050 1150 1050 1150 1050 1150 1150 1550 1150 1550 1150 1550

Loietto italico tetr. naz. di varietà 1150 1250 1150 1250 1150 1250 1250 1650 1250 1650 1250 1650

Trifoglio incarnato var. tardivo 2350 1850 2350 1850 2350 1850 1850 2250 1850 2250 1850 2250

Trifoglio alessandrino di varietà 1050 1200 1050 1200 1050 1200 1200 1650 1200 1650 1200 1650

X = non quotato

I dati medi di NOV 2011 sono riferiti ai primi due listini del mese

Plantule erba medica

Prezzi delle sementi rilevati sulle Borse merci di Bologna e Roma (euro/tonn) - Foraggere

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dai laboratoriA cura di Rita Zecchinelli

Aggiornamento 2012 delle “International Rules for Seed Testing”

Anche quest’anno, nel giugno 2011 si è tenuto l’Annual Meeting dell’ISTA. La località dove avreb-be dovuto aver luogo era Tsukuba, ma a seguito del terribile terremoto che aveva colpito il Giappone l’evento è stato spostato a Zurigo.

Come di norma, durante il meeting sono state anche discusse e poi sottoposte a voto le proposte di modifica alle Norme ISTA. Di seguito, vengono presentate i cambiamenti approvati di maggior ri-lievo, ricordando che questi entreranno in vigore con il prossimo 1° gennaio 2012.

In premessa, ricordiamo che la prima edizione delle Norme ISTA è stata pubblicata nel 1924.

Questa raccolta di metodi standardizzati a li-vello internazionale per il campionamento e l’a-nalisi delle sementi rappresenta da allora il punto di riferimento più importante per tutti i laboratori specializzati nelle analisi delle sementi. La finalità principale è quella di garantire uniformi metodolo-gie analitiche e criteri di valutazione delle sementi destinate al commercio internazionale.

Per essere inserito nelle Norme ISTA, ogni me-todo di analisi deve essere sottoposto ad uno stu-dio di validazione che coinvolge diversi laboratori e, successivamente, essere approvato dai membri dell’Associazione.

1. Certificati

L’introduzione nelle Norme ISTA di metodi ana-lisi per i miscugli di sementi (vedi oltre) comporta anche l’aggiornamento delle istruzioni relative alla compilazione dei certificati ISTA. I metodi di ana-lisi dei miscugli includono purezza fisica, ricerca semi estranei, germinazione, peso dei 1000 semi; la dicitura “Seed mixture” deve sere riportata nello spazio previsto per il nome della specie.

Anche l’introduzione di metodi specifici per la ricerca di semi di orobanche ha richiesto l’ade-guamento del capitolo 1 dedicato alle regole di compilazione dei certificati che oggi includono le diciture da utilizzare nel caso in cui siano stati o meno reperiti semi di queste specie parassite nel campione di analisi dedicato (vedi oltre).

Sia per i miscugli che per la ricerca di Oroban-che spp., è importante sottolineare che al momen-to non sono disponibili metodi di campionamento, ma solo metodi di analisi. Da questo discende che

in entrambi i casi è possibile solo rilasciare certifi-cati relativi al campione e non al lotto (Certificati ISTA Blue).

Vengono inoltre specificate meglio le regole da seguire per la compilazione dei certificati con le informazioni relative all’analisi di germinabilità (informazioni necessarie in caso di estensione del-la durata dell’analisi, descrizione del metodo, dei trattamenti preliminari, dell’eventuale valutazione della vitalità dei semi freschi).

Analogamente, vengono ridefinite le norme per la comunicazione dei risultati del test al tetrazolo, in particolare per i casi nei quali il metodo di ana-lisi utilizzato include modifiche rispetto a quello descritto dalle Norme ISTA (le uniche modifiche ammesse riguardano tempo di imbibizione, con-centrazione della soluzione di tetrazolo, tempo e temperatura per la fase di colorazione).

2. Campionamento

Le norme ora specificano che le sonde lunghe prive di partizioni interne o diverse dalla tipologia a spirale no possono essere utilizzate in senso ver-ticale (questa limitazione era già prevista) o diago-nale, ma solo orizzontalmente.

Importante notare che con le Norme 2012 vie-ne ampliata la possibilità di ricorrere al campio-namento a mano: precedentemente, questo veniva ammesso nel caso di semi facilmente danneggia-bili, con contenuto in umidità molto basso o prov-visti di appendici particolari o commercializzati in nastri o tappeti e nel caso di specie particolari di cui venivano forniti esempi.

Oggi, il campionamento a mano è ammesso per tutte le specie, in particolare per i casi sopra citati.

Un’altra interessante precisazione è quella che riguarda la norma che impone la comparazione dei campioni elementari, al fine di verificarne l’o-mogeneità.

Viene ora accettata una possibile deroga per quei casi in cui tale comparazione non è nella pratica possibile, come per alcuni campionatori automatici.

Le istruzioni per la formazione del campione da inviare al laboratorio ai fini della determinazione del contenuto in umidità del seme e, separatamen-te, quelle che riguardano la preparazione dei cam-pioni destinati a questa stessa analisi sono nella versione 2012 rese più chiare.

Nelle versioni precedenti, le due casistiche pote-

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dai laboratori

vano sembrare confuse, mentre oggi viene esplici-tamente indicato quanto segue:

- formazione del campione da inviare al labora-torio per l’analisi dell’umidità - miscelazione del campione globale, prelievo di un numero minimo di tre sottocampioni dal campione glo-bale, in diverse posizioni e in quantità tale da raggiungere il peso minimo richiesto, miscela-zione dei sottocampioni e confezionamento in contenitore a tenuta di umidità; tutte le opera-zioni devono essere svolte nel più breve tempo possibile per evitare alterazioni nel contenuto di umidità;

- formazione del campione di analisi per la de-terminazione del contenuto in umidità - misce-lazione del campione pervenuto al laboratorio (o tramite l’uso di un cucchiaio o rovesciando-lo da un contenitore ad un altro, avendo fatto combaciare le loro aperture), prelievo di un numero minimo di tre sottocampioni, in diver-se posizioni e in quantità tale da raggiungere il peso minimo richiesto; queste operazioni de-vono essere completate in un tempo massimo di 30 secondi.

Vengono inoltre modificate alcune specifiche che riguardano i metodi di riduzione del campione e in particolare:

- preparazione a mano con spatola e cucchiaio (spoon method) - è il metodo raccomandato nel caso di analisi dello stato sanitario del se-me; negli altri casi, è consentito solo per spe-cie il seme sia di dimensioni inferiori a quelle del frumento e, a partire dal 2012, per i gene-ri Arachis, Glycine, Phaseolus, Abies, Cedrus, Pseudotsuga, in considerazione della fragilità dei semi che sconsignlia l’uso di divisori mec-canici.

- preparazione a mano tramite dimezzamento (hand halving method) - come già in passato, il metodo può essere utilizzabile solo per un cer-to numero di generi con semi poco scorrevoli elencati nelle norme; la novità consiste nell’e-stensione dell’uso di questo metodo a generi caratterizzati da semi facilmente danneggiabi-li, quali ancora Arachis, Glycine e Phaseolus, nonché ad alcune specie arboree.

3. Ricerca dei semi estranei

La novità più importante riguarda l’introduzio-ne di metodi di analisi dedicati alla ricerca di se-

mi estranei di dimensioni piccolissime (dust-like seeds), in particolare appartenenti a Orobanche spp. Innanzitutto viene precisato che l’analisi vie-ne può essere realizzata solo se è disponibile un campione specificatamente destinato allo scopo; la determinazione viene comunque effettuata solo se richiesta e pertanto la ricerca dei semi estranei viene ancora definita completa (complete test) an-che nel caso in cui non si effettua la ricerca delle orobanche.

Le Norme ISTA 2012 prevedono due diversi metodi di ricerca delle orobanche: metodo per la-vaggio e filtrazione e metodo di setacciamento a secco. Torneremo su questi argomenti nel prossi-mo futuro, con una descrizione approfondita delle metodiche.

4. Analisi di germinabilità

Il capitolo 5 era stato completamente revisionato e riscritto nella versione 2011.

Le Norme 2012 non riportano grandi novità, ma solo alcuni dettagli relativi alla comunicazione dei risultati, come già accennato in relazione ai certi-ficati di analisi e la riformulazione di piccole parti di testo che potevano indurre in fraintendimenti.

Interessante notare l’introduzione del metodo di analisi delle germinabilità di Solanum nigrum, specie che ha comportamento infestante nei no-stri climi, mentre viene usata a scopo culinario o medicinale in diverse zone dell’Africa e dell’Asia. Il metodo di germinazione validato dall’ISTA è il seguente: TP - 20 ⇔ 30 °C - 1° conta al 7°, conta finale al 14° giorno.

5. Analisi del vigore

È stato introdotto un nuovo metodo per l’analisi del vigore del seme in Zea mays. È il test dell’emer-genza della radichetta (Radicle emergence – RE) e si basa sulla stretta correlazione esistente fra vigore del seme e velocità di emergenza della radichetta nelle prime fasi di germinazione.

6. Capitolo 18: analisi dei miscugli di sementi

Come già accennato, sono stati introdotti i me-todi per la determinazione dei componenti, per le analisi di purezza fisica, ricerca dei semi estranei, determinazione del peso dei 1000 semi e germina-bilità per i miscugli di sementi.

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dai laboratori

Questo risultato segue e numerosi anni di lavoro da parte di diversi comitati tecnici ISTA e richiede ancora il completamento con la validazione dei metodi di campionamento applicabili in questo specifico caso.

In assenza di questi, non è ancora possibile il rilascio di certificati ISTA orange, relativi al lotto di seme, ma solo di certificati ISTA blue, riferiti al campione analizzato.

Qui di seguito, vengono fornite alcune informa-zioni relative al nuovo capitolo, mentre si rimanda al prossimo futuro per un approfondimento della materia.

Analisi dei componentiQuando la composizione del miscuglio viene di-

chiarata, si considerano componenti del miscuglio tutte le specie elencate nella dichiarazione.

Quando la composizione non è dichiarata, si considerano componenti del miscuglio tutte le spe-cie presenti in percentuale del 5% o più.

Purezza specifica e ricerca dei semi estraneiL’individuazione della componente seme puro

avviene applicando le definizioni di seme puro (PSD) specificate nel capitolo 3 delle Norme ISTA.

La dimensione del campione di analisi è deter-minata in modo diverso nel caso in cui la compo-sizione del miscuglio sia stata dichiarata (opzione A) o no (opzione B).

Nel primo caso, viene calcolata in base alla composizione, stimando il peso necessario per ot-tenere un campione di analisi che contenga alme-no 2500 semi.

Nel secondo caso, viene invece stabilita verifi-

cando la specie presente nel miscuglio per la qua-le le norme ISTA prevedono il maggiore peso del campione di analisi di purezza e applicando quel peso.

Le nuove regole forniscono esempi per le valuta-zioni e i calcoli necessari alla determinazione del peso del campione di analisi.

Il peso del campione per la ricerca dei semi estranei è calcolato moltiplicando per 10 il peso del campione di analisi di purezza.

GerminabilitàPer ogni componente (determinato a seconda

dei casi, come descritto sopra), l’analisi della ger-minabilità viene eseguita su 400 semi, applicando i metodi di analisi previsti per la specie.

DAS-ELISA e multiplex touch down RT-PCR per il rilevamento del virus Y della patata

Il Potato virus Y (PVY), agente causale del mo-saico nervale della patata, viene suddiviso in tre ti-pologie in base alla reazione che il virus induce su Nicotiana tabacum: PVYO (ceppo comune), PVYN (ceppo necrotico) e PVYC (stripple streak).

Dalla ricombinazione genetica dei ceppi O e N si sono generati i cosiddetti ceppi necrotici ricom-binanti: il PVYN:O (o Wilga) e il PVYNTN.

Il PVYNTN è agente della maculatura necrotica ad anelli dei tuberi (PTNRD, Potato necrotic tuber ring spot disease). La presenza del virus nelle col-ture determina, in genere, un calo di produzione e, nel caso della variante PVYNTN, evidenti sintomi di maculatura ad anelli dei tuberi causando la non commerciabilità di alcune varietà destinate alle trasformazioni industriali (foto 1).

I programmi di certificazione della patata da se-me prevedono controlli sistematici dei livelli d’in-fezione dei tuberi seme affetti da “virosi gravi” cau-sate da PVY e PLRV (Potato Leafroll Virus).

La percentuale d’infezione virale dei lotti di pa-tata da seme viene stabilita in seguito ad analisi immunologiche (DAS-ELISA) eseguite su un cam-pione di tuberi seme rappresentativo del lotto da certificare.

La DAS-ELISA è una tecnica che consente di ri-levare l’eventuale presenza di un virus grazie ad una reazione antigene-anticorpo in cui l’antigene è rappresentato dal virus. La qualità dell’anticor-po riveste un’importanza fondamentale per l’esito delle analisi.

L’uso di anticorpi policlonali, consente la detec-

Sementi di specie diverse in miscuglio.

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dai laboratori

tion del PVY senza distin-guerne la tipologia mentre l’uso di anticorpi monoclo-nali impiegati in protocolli TAS-ELISA rende possibile anche la differenziazione nelle tre tipologie: PVYO, PVYN e PVYC.

Tuttavia, le tecniche im-munologiche non consen-

tono di individuare i ceppi ricombinati del virus (PVYWilga e il PVYNTN): gli isolati Wilga, infatti, ven-gono identificati come ceppi ordinari (PVYO) e gli isolati NTN non vengono distinti dai ceppi necroti-ci (PVYN). Negli ultimi anni, al fine di differenziare i ceppi ricombinanti, ricercatori europei e americani hanno messo a punto numerosi protocolli di ana-lisi molecolare basati prevalentemente sullo studio dei punti di ricombinazione del genoma del virus.

Uno di questi, messo a punto da James H. Loren-zen e coll. (2006), è stato adottato dal Laboratorio di Analisi Fitopatologiche della sezione dell’INRAN di Battipaglia, nell’ambito del progetto TIPIPAPA: “Tipicizzazione e caratterizzazione di varietà pre-coci di patata con l’impiego di tecniche molecolari e spettroscopiche” finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Il protocollo prevede tre fasi operative: il ger-mogliamento dei tuberi, l’estrazione dell’RNA dai tessuti verdi e l’esecuzione di una multiplex touch down RT-PCR, una variante della reazione a catena della polimerasi.

Il germogliamento dei tuberi viene realizzato in serre non climatizzate; quando i germogli hanno raggiunto circa cinque centimetri di altezza vengo-no raccolti e sottoposti a estrazione dell’RNA.

I tessuti vegetali vengono dapprima macerati in azoto liquido e quindi trattati con un kit commer-ciale per l’estrazione degli acidi nucleici.

Una volta estratto, l’RNA viene trascritto in DNA complementare (cDNA) con l’impiego di un inne-sco specifico, dell’enzima trascrittasi inversa (SSIII, Invitrogen) e di un enzima inibitore della RNasi (RnASE out Recombinant ribonuclease inhibitor, Promega) compiendo un ciclo termico di 50 minuti a 50°C. Una volta ottenuto il cDNA, questo viene sottoposto ad amplificazione mediante multiplex PCR. In questo caso, la reazione di amplificazione viene eseguita grazie all’impiego contemporaneo di 4 diverse coppie di marcatori che individuano sequenze specifiche del genoma, caratteristiche

Sintomi di necrosi anula-re del tubero

Varianti del PVY e profili dei relativi prodotti di PCR

delle diverse varianti. In base alla combinazione delle diverse sequen-

ze, che si evidenziano in elettroforesi con la for-mazione di altrettanti profili genetici, è possibile individuare la relativa variante (foto 2). La misce-la di reazione viene realizzata su 0,8 μl di cDNA stampo in un volume totale di 20 μl, impiegando ciascuno degli otto marcatori ad una concentrazio-ne finale di 0,12 μM, gli oligonucleotidi a una con-centrazione di 0,4 mM di e 1 unità di Taq polimera-si (GoTaq Flexi, Promega). La miscela, infine, viene sottoposta ad un ciclo termico particolare (touch down) che prevede la riduzione graduale delle temperature di appaiamento dei marcatori con il DNA stampo (annealing) favorendo una notevole riduzione delle reazioni aspecifiche.

Grazie all’impiego di questo protocollo di PCR è possibile rilevare il PVY in patata e contempora-

neamente identificare la variante genetica respon-sabile dell’infezione; questa metodologia rende inoltre possibile l’individuazione di infezioni virali miste, ossia di infezioni causate da diverse varianti nello stesso tessuto.

L’adozione di un protocollo di diagnosi moleco-lare per la valutazione dell’incidenza del PVY, tut-tavia, non risulta ancora applicabile nel caso delle analisi connesse alla certificazione della patata che prevedono una valutazione quantitativa ma non qualitativa (caratterizzazione in varianti) della viro-si. La tecnica presenta infatti lo svantaggio di essere troppo laboriosa e dispendiosa rispetto a quella im-munologica, attualmente impiegata, ai fini di una valutazione dell’incidenza percentuale. Il proto-collo di multiplex RT-PCR si dimostra comunque al momento il metodo più efficace per la diagnosi e la caratterizzazione delle varianti genetiche.

[Loredana Sigillo, Veronica Senape, Romana Bravi (Laboratorio Analisi Fitopatologiche, Battipa-

glia – SA)]

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normativa sulle sementiA cura di Pier Giacomo Bianchi

Disposizioni relative ai controlli delle piantine di ortaggi

Con decreto legislativo 7 luglio 2011 (GU n. 179 del 3 agosto 2011) è stata data attuazione alla di-rettiva 2008/72/CE del Consiglio del 15 luglio 2008 (vedere dal Seme n. 3/2008) relativa alla commer-cializzazione delle piantine di ortaggi e dei mate-riali di propagazione di ortaggi escluse le sementi.

Nel 2008 il Consiglio dell’Unione europea aveva consolidato in un testo unico le disposizioni.

Il testo originario era rappresentato dalla Diret-tiva 92/33/CE del 28 aprile 1992 che da allora era stata più volte modificata. La Direttiva stabilisce le condizioni di natura fitosanitaria e varietale che de-vono essere rispettate dalle piantine e dal materiale di moltiplicazione e i requisiti per la registrazione dei produttori e si ricollega, per l’elenco delle spe-cie ad essa soggetta, alla direttiva 2002/55/CE sulla commercializzazione delle sementi.

In Italia la Direttiva 92/33/CE era stata recepita con D.P.R. 21 Dicembre 1996, n. 698 e con DM 14 Aprile 1997. Il nuovo decreto legislativo abroga i precedenti provvedimenti ma lascia inalterato il quadro dei controlli che sono affidati ai servizi fi-tosanitari regionali.

Questi ultimi, in applicazione dell’art.6 del de-creto, possono affidarsi all’INRAN-ENSE per i con-trolli di natura qualitativa, in pratica la componen-te varietale delle piantine.

Nuove linee guida CPvo e uPov per l’iscrizione ai registri delle varietà di specie agricole e ortive

Con decreto MIPAAF 20 luglio 2011 (GU n. 244 del 19 ottobre 2011) è stata data applicazione alla direttiva 2011/68/UE della Commissione del 1° lu-glio 2011 (vedere dal Seme n. 3/2011) con la quale è stato aggiornato l’elenco delle linee guida CPVO e delle raccomandazioni UPOV che devono esse-re impiegate per l’iscrizione delle varietà di specie agricole e ortive.

Le nuove linee guida CPVO o raccomandazio-ni UPOV o gli aggiornamenti delle precedenti ri-guardano, frumento tenero, triticale tra le agricole, asparago, cavolo laciniato, cavolo verza, cavolo cappuccio bianco e cavolo cappuccio rosso tra le ortive.

I nuovi protocolli entreranno in uso dal 1° gen-naio 2012.

I protocolli tecnici CPVO sono reperibili all’indi-

Direttiva Decreto MIPAAF di recepimento

Data di applicazione del Decreto MIPAAF

2002/8/CE 11/10/02 26/11/02

2003/90/CE e 2003/91/CE

14/01/04 04/02/04

2006/127/CE 12/03/07 30/03/07

2007/49/CE 25/10/07 01/11/07

2008/83/CE 16/09/08 11/10/08

2009/97/CE 12/11/09 01/01/10

2010/46/UE 19/10/10 01/01/11

2011/68/UE 20/07/11 01/01/12

Corrispondenza tra le direttive comunitarie e i decreti ministeriali di recepimento

rizzo: www.cpvo.europa.eu, quelli UPOV all’indi-rizzo. www.upov.int.

Impiego di sementi certificate obbligatorio ai fini delle misure specifiche per il frumento duro

Con Decreto MIPAAF 10 agosto 2011 (GU n. 245 del 20 ottobre 2011) sono state introdotte modifiche al decreto 29 luglio 2009 relativo alle disposizioni per l’attuazione dell’art.68 del Re-golamento (CE) n. 73/2009 (vedere dal Seme n. 4/2009). In particolare è stato reintrodotto l’obbli-go, abolito con decreto 25 febbraio 2010 (vedere dal Seme 2/2010) di impiegare sementi certificate per accedere alle misure di sostegno specifico rela-tive al settore del frumento duro.

L’obbligo, non previsto invece per le coltivazio-ni biologiche, decorrerà dalle semine dell’autunno 2012 a valere sulle domande 2013.

Tale dispositivo, trattandosi di misura agroam-bientale, è stato oggetto di valutazione da parte della Commissione europea che l’ha approvato con Decisione del 25 ottobre 2011.

L’impiego di sementi certificate deve essere as-sociato a una rotazione biennale con una coltura miglioratrice (pisello, fava, favino, favetta, lupino, cicerchia, lenticchia, cece, veccia, sulla, foraggere avvicendate e erbai con presenza di essenze legu-minose, soia, colza, ravizzone, girasole, barbabie-tola, maggese vestito).

La misura di sostegno fino a un massimo di 100 euro riguarda gli agricoltori delle Regioni Marche, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna.

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normativa sulle sementi

Prorogata la sospensione dell’impiego di neonico-tinoidi per la concia delle sementi

Con decreto del Ministero della Salute del 25 ottobre 2011 (GU n. 254 del 31 ottobre 2011) la sospensione cautelativa dell’autorizzazione di impiego per la concia di sementi (con esclusione

Decreto del Ministero delle Politi-che Agricole Alimentari e Forestali Tipo di provvedimento Specie interessate Gazzetta Ufficiale

Data N°

3 agosto 2011 11A11549 Iscrizione Mais GU n. 203 del 1-9-2011

3 agosto 2011 11A11550 Modifica della denominazione Mais GU n. 203 del 1-9-2011

28 luglio 2011 11A11570 Iscrizione Colture indistriali GU n. 204 del 2-9-2011

3 agosto 2011 11A12035 Iscrizione Foraggere GU n. 215 del 15-9-2011

4 agosto 2011 11A12076 Cancellazione Ortive GU n. 215 del 15-9-2011

4 agosto 2011 11A12036Rettifica al decreto 9 febbraio 2011 concernente il rinnovo dell’iscrizione, cancellazione e proroga della commercializzazione

Foraggere, Cereali a paglia, colture indu-striali, patata e riso

GU n. 215 del 15-9-2011

8 settembre 2011 11A12467 Iscrizione Riso GU n. 229 del 1-10-2011

8 settembre 2011 11A12472 Iscrizione Ortive GU n. 229 del 1-10-2011

21 settembre 2011 11A12971 Iscrizione Ortive GU n. 243 del 18-10-2011

10 ottobre 2011 11A13847 Iscrizione Cereali a paglia GU n. 247 del 22-10-2011

23 settembre 2011 11A13144Rettifica del decreto 10 febbraio 2011 relativo al rinnovo e cancellazione

Ortive GU n. 249 del 25-10-2011

10 ottobre 2011 11A14075Variazione del responsabile della conservazione in purezza

Colture indistriali GU n. 258 del 5-11-2011

10 ottobre 2011 11A14076Modifica della responsabilita’ della conservazione in purezza

Cereali a paglia GU n. 258 del 5-11-2011

10 ottobre 2011 11A14077 Cancellazione Mais GU n. 258 del 5-11-2011

10 ottobre 2011 11A14078Variazione del responsabile della conservazione in purezza

Ortive GU n. 258 del 5-11-2011

10 ottobre 2011 11A14079Variazione del responsabile della conservazione in purezza

Ortive GU n. 258 del 5-11-2011

10 ottobre 2011 11A14080 Cancellazione Ortive GU n. 258 del 5-11-2011

10 ottobre 2011 11A14375Variazione dei responsabili della conservazione in purezza

Foraggere GU n. 262 del 10-11-2011

10 ottobre 2011 11A14376Variazione dei responsabili della conservazione in purezza

Foraggere GU n. 262 del 10-11-2011

I decreti che riguardano le variazioni al Registro Nazionale delle varietà agrarie e ortive vengono pubblicati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimen-tari e Forestali sulla Gazzetta Ufficiale Italiana. Nella tabella vengono prese in considerazione le Gazzette Ufficiali che vanno dalla n. 190 del 17-8-2011 alla n. 270 del 19-11-2011 che hanno ufficia-lizzato diciannove provvedimenti: con 7 di questi sono state iscritte 26 cereali a paglia, 1 foraggera, 13 di ortive, 2 mais, una soia e una varietà di riso, mentre con 3 decreti sono state cancellate 10 ortive e 32 mais. 5 decreti hanno variato il responsabile della conservazione di 3 colture industriali, 225 ortive e 22 foraggere e con un altro si è modificato il responsabile della conservazione di 4 cereali a paglia. Inoltre con un altro decreto è cambiata la denominazione di un mais. Infine sono stati modificati 2 decreti precedentemente emanati. [Marco Faina]

della barbabietola da zucchero e i tuberi di patata da semina) dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive clothianidin, thiamethoxam, imida-cloprid e fipronil, disposta inizialmente nel 2008 e da ultimo con decreto del 28 giugno 2011, è stato prorogata al 30 giugno 2012.

Provvedimenti nazionali sulle varietà

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InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Stato dell’arte nel settore delle sementi biologiche

1INRAN - Sezione di Battipaglia- [email protected] - Sezione di BolognaLa bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

Romana Bravi1, Domenica Iraci Capuccinello2

L’agricoltura biologica

Le produzioni biologiche rappresentano un set-tore di forza del mondo agricolo per il ruolo che esse svolgono nei processi di sviluppo dell’econo-mia rurale, nella salute pubblica e nella sostenibi-lità agro-ambientale.

I prodotti biologici trovano un ampio consenso nei consumatori sempre più orientatati verso pro-dotti naturali in grado di garantire una maggiore qualità, salubrità e sicurezza degli alimenti.

Un rapporto FAO del 2007 ribadisce che l’agri-coltura biologica riveste un ruolo chiave nell’ap-provvigionamento alimentare.

Il settore è, pertanto, in continua crescita ed evo-luzione come si evidenzia da un esame dei dati statistici relativi alle produzioni ufficialmente cer-tificate.

La superficie mondiale coltivata a biologico se-condo l’ultimo rapporto redatto dall’IFOAM e dal FIBL, risulta pari a 35 milioni di ettari certificati (dati relativi al 2008) con un aumento di 3 milioni di ettari rispetto all’anno 2007.

L’Australia è al primo posto con 12 milioni di et-tari, segue l’Argentina con 4 milioni di ettari e la Cina con 1,9 milioni di ettari.

L’Oceania detiene il 34,7% della superficie agri-cola mondiale biologica mentre l’Europa il 23, 4% con 8,1 milioni di ettari.

Proprio in Europa in questi ultimi anni si è assi-stito ad un costante aumento delle superfici colti-vate a biologico come evidenziato anche dall’ulti-mo rapporto Eurostat (Statistic in Focus 2010) in cui si segnala un incremento negli anni 2007/2008 del 7,4% dell’area totale destinata al biologico, mentre negli anni 2005-2008 con l’UE formata da 25 Paesi Membri, escluse Bulgaria e Romania, le superfici destinate alla produzione biologica erano aumen-tate del 21%. (Fonte Sinab, bio in cifre2009).

Da un’analisi effettuata nel 2008 dall’Unione Europea sul settore biologico, si evidenzia che la superficie complessiva ha raggiunto i 7,6 milioni di ettari, questo significa che il settore biologico rappresenta il 4.3% della superficie agricola dei 27 Paesi UE ( An Analysis of the EU Organic Sector, 2010).

I principali orientamenti produttivi interessano i foraggi (prati e pascoli) e i cereali, che complessi-vamente rappresentano circa il 70% della superfi-cie investita a biologico.

Le leguminose da granella e da foraggio rivesto-no un notevole interesse in quanto sono conside-rate un’importante risorsa vegetale per la sostenibi-lità degli agro-ecosistemi; fondamentale è la loro capacità di fissare azoto atmosferico e metterlo a disposizione della pianta, svolgendo un ruolo si-gnificativo nell’organizzazione dei sistemi coltura-li.

Guidelines and self-regulatory protocols for the production of organic seeds This article describes the current state and problems of organic seeds production.EC Regulations allows non-organic seed to be used when no suitable/appropriate organic alternative is

available. Currently, a derogation to use non-organically produced seed and propagating material is allo-wed when organic seed of varieties is not available. The main problems that effect organic seed production system are the availability of seed, the lack of adapted varieties, the low seed production, disease and pest managing and insufficient level of research in the field. The yields and quality standards of organic seeds are influenced by the cropping systems, managing practice and variety choice. The use of adapted varieties to conditions of low-input sistems is undoubtedly a valuable technical means to optimize organic seed pro-duction. In this context it is essential to promote appropriate breeding programs to achieve the selection of varieties suitable to use in organic systems and increase agricultural biodiversity. The main objective of several national and European research projects is to increase agricultural biodiversity and to establish me-thods for selecting varieties, lines and populations and to develop ways to increase and make use of crop diversity and genotype-environment interactions to ensure stable and acceptable yields of good-quality crops for low-input and organic systems. New collaborative projects are seeking to enhance the potential genetic diversity in organic and low input farming systems and enable adapatation to environmental chan-ges and local conditions.

Capofila progetto: INRAN-ENSE

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Stato dell’arte Iniziativa 1

Fra i cereali, il frumento duro e l’orzo hanno un grande interesse per la produzione di alimenti bio-logici . Il Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica, emanato nel 2004, e anche la normativa europea relativa ai prodotti biologici riconoscono il duplice ruolo dell’agricoltura biologica sia per il mercato agroalimentare che per la gestione del territorio.

In Italia, l’agricoltura biologica ha avuto negli ul-timi anni un notevole sviluppo, passando da com-parto di nicchia a settore sempre più in espansione.

L’Italia è il Paese Europeo con la più estesa su-perficie coltivata con il metodo biologico facendo registrare un incremento negli anni 2008/2009 del +10,4% con 1.106.684 di ettari e circa 50.000 aziende biologiche.

Il decennio 1990-2000 è stato caratterizzato un progressivo incremento arrestatosi nel 2001, per poi far registrare una ripresa consistente nel 2009 (fonte Sinab).

La normativa

La normativa sulle sementi biologiche stabi-lisce che i materiali di propagazione da usare in agricoltura biologica, incluse le sementi, devono essere ottenuti anch’essi rispettando le condizioni previste dai metodi dell’agricoltura biologica per almeno una generazione o per almeno due cicli colturali nel caso delle colture perennanti.

Le sementi biologiche devono rispettare, ol-tre i requisiti previsti dai nuovi Regolamenti CE n.834/2007, n.889/2008 e le relative diposizioni applicative ( DM 18354 del 27 novembre 2009), anche quelli previsti dalle leggi sulla commercia-lizzazione delle sementi convenzionali ( legge n.1096 del 1971, DPR n.1065 del 1973, legge n.195 del 1976 e successive modifiche) che detta-no specifiche condizioni e standard qualitativi per consentirne l’immissione nel mercato delle semen-ti delle principali specie agricole coltivate.

In caso di accertata indisponibilità di sementi sul mercato viene previsto un regime in deroga alla normativa consentendo l’utilizzazione di materiali di moltiplicazione e sementi convenzionali qualo-ra non siano disponibili sementi certificate secon-do il metodo di produzione biologica.

La principale condizione che viene posta dai regolamenti è rappresentata dall’istituzione di una banca dati sulla disponibilità di sementi biologiche nel territorio nazionale; solo in assenza di sementi biologiche di una determinata varietà viene rico-nosciuta una deroga.

La problematica dell’impiego di sementi e di altro materiale di propagazione in agricoltura bio-logica è stata nel tempo regolamentata sia a livel-lo comunitario, sia a livello nazionale da diversi provvedimenti che hanno precisato le disposizioni applicative in materia.

Prima dell’entrata in vigore dei Regolamenti CE n.834/2007 e n.889/2008, i Regolamenti CEE n.2092/91 e n.1452/2003 prevedevano un regime temporaneo di deroga, in scadenza nel 2003 ma, successivamente prorogato, che consentiva l’im-piego di sementi convenzionali in agricoltura.

La principale condizione che ponevano i rego-lamenti era l’istituzione di una banca dati sulla di-sponibilità di sementi sul territorio nazionale.

La deroga veniva e, ancora oggi, viene conces-sa solo in assenza di sementi di una determinata varietà.

La prevista scadenza del regime di deroga ave-va alimentato una certa aspettativa che si sarebbe concretizzata con l’obbligo, espresso nel principio fin dal 1991, d’impiegare esclusivamente sementi prodotte secondo i metodi dell’agricoltura biolo-gica. Alcune società sementiere avevano imposta-to una produzione, in particolare nei cereali e in alcune foraggere, per rispondere ad una domanda che si attendeva in crescita (Bianchi, 2006).

Tuttavia, ancora oggi, il quantitativo di sementi biologiche disponibili è ancora largamente insuffi-ciente per molte importanti specie agricole, men-tre, per alcune, la produzione attuale è prossima al fabbisogno.

L’Italia è stato uno dei primi Paesi Comunitari ad essersi dotato di una banca dati di sementi biolo-giche; nel 2001 solo la Danimarca si era mossa in tal senso, curando però esclusivamente il mercato locale (Astrua Testori,2001).

In ottemperanza al Reg. CEE 2092/91, a partire dal 1998, l’ENSE (ora INRAN) è l’ente incaricato dal MIPAAF per la gestione del database sulla di-sponibilità di materiale biologico.

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InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Con il Regolamento CEE n.1452/2003 che man-teneva il regime di deroga e l’entrata in vigore dei nuovi regolamenti CE, ogni Stato membro ha prov-veduto alla costituzione di un database informatiz-zato che elenca le varietà disponibili nel proprio territorio di sementi o di tuberi-seme di patate pro-dotte secondo i metodi biologici.

Approvvigionamento delle sementi biologiche

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali evidenziava, già nel 1998, una grave insufficienza nell’offerta di sementi e materiale di riproduzione biologico.

Nel 2008 la superficie presentata a controllo per la produzione di seme biologico è stata pari a 12.045 ettaro corrispondenti al 5,3% della su-perficie nazionale controllata per la produzione di sementi.

La Sicilia e la Toscana rappresentano le regioni con la maggiore superficie investita a produzioni da seme biologico.

Dagli ultimi dati forniti dalla banca dati dell’EN-SE la disponibilità di sementi biologiche è passata da 8.295 tonnellate riferite all’anno 2008/2009 a 4.548 tonnellate nell’anno 2009/2010 (tab. e grafi-co 1). Per quanto riguarda le richieste di deroghe si è passati da 41.794 per l’anno 2008/2009 a 30.379 riferite all’anno 2009/2010 (tab. e grafico 2).

Il calo interessa soprattutto i cereali, mentre le al-tre colture non presentano diminuzioni consistenti.

L’assenza di molte aziende cerealicole, prima presenti nella banca dati dell’ENSE, potrebbe esse-re dovuto alla scelta di un diverso canale di vendita o alla scelta di altri sistemi di produzione più remu-nerativi (Astrua Testori, 2010).

La sfiducia da parte dei produttori di sementi biologiche potrebbe essere dovuta al protrarsi così

a lungo del sistema delle deroghe, infatti, i semen-tieri non vedono premiati i loro sforzi nella molti-plicazione di semente biologica, attività quest’ul-tima che richiede molta organizzazione ed elevati costi di produzione.

Infine, va segnalato che il calo complessivo del-le produzioni di seme biologico è da attribuirsi prevalentemente alla diminuzione di produzione di sementi cerealicole biologiche conseguente ai recenti provvedimenti in materia di politica agri-cola comunitaria (PAC) che, di fatto, ha penaliz-zato la produzione delle sementi certificate di frumento duro. Le modifiche all’art. 68 del DM del 29/7/2009, hanno avuto ripercussioni sul set-tore, per il quale era previsto l’obbligo dell’uso

Campagna agraria

Quantitativi

1999-2000 1.700

2000-2001 5.200

2001-2002 10.916

2002-2003 16.740

2003-2004 17.918

2004-2005 11.388

2005-2006 11.635

2006-2007 10.036

2007-2008 15.671

2008-2009 8.295

2009-2010 4.548

Tabella 1 - Quantitativi(t) di sementi prodotte in

agricoltura biologica segnalati alla banca dati

ENSE

Tabella 2 - Numero di richieste di deroga per

l’uso di sementi biologi-che ( dal 1999/2000 al

2009/2010)

Grafico 1 - Andamento dei quantitativi (t)di se-menti prodotte in agricol-tura biologica segnalati alla banca dati ENSE

Campagna agraria

N° Richieste Deroga

1999 -2000 12.000

2000-2001 31.800

2001-2002 52.278

2002-2003 48.222

2003-2004 38.674

2004-2005 33.767

2005-2006 37.060

2006-2007 34.740

2007-2008 35.625

2008-2009 41.794

2009-2010 30.379

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21dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

di seme certificato quale condizione per ottenere un premio supplementare per la coltivazione del frumento duro. La conseguenza immediata della mancanza dell’aiuto specifico al frumento duro, vincolato all’impiego di sementi certificate, è stata la riduzione, rispetto all’anno precedente, di oltre il 30% dell’impiego di sementi certificate di fru-mento duro.

Problematiche del settore delle sementi biologi-che

Attualmente le principali problematiche riguar-danti la produzione sementiera biologica sono rappresentate dalla difficoltà di reperimento sul mercato di sementi biologiche e dall’insufficiente livello di ricerca nel settore.

La mancanza di disponibilità di sementi biologi-che è un problema evidenziato già da molto tem-po, e, ancora oggi, non sembra essere di semplice e rapida soluzione.

Questo potrebbe comportare ripercussioni nega-tive sull’affidabilità e competitività del sistema pro-duttivo biologico che mostra sempre una maggiore tendenza a crescere.

Nell’ambito delle problematiche di approvvigio-namento delle sementi, la scelta varietale costitui-sce un aspetto centrale per le prospettive di svilup-po dell’agricoltura biologica.

Infatti, le varietà utilizzate dagli agricoltori in agricoltura biologica dovrebbero avere delle carat-teristiche agronomiche, fisiologiche e qualitative diverse rispetto a quelle impiegate nell’agricoltura convenzionale.

In particolare le varietà dovrebbero avere un maggiore adattamento alle diverse condizioni agro-ambientali nelle quali vengono coltivate. Sarebbe, pertanto, necessaria una più ampia e diversificata gamma di varietà da offrire ai produttori biologici.

Tuttavia, ad oggi, non sono disponibili sul mer-cato varietà dedicate e realmente rispondenti alle esigenze dell’agricoltura biologica e il settore del-la ricerca varietale non ha ancora messo a dispo-sizione degli agricoltori nuove varietà dotate di caratteristiche di adattabilità al sistema colturale biologico.

L’attività di sperimentazione e ricerca nel setto-re delle sementi biologiche risulta ancora ampia-mente insufficiente per gli aspetti che riguardano la ricerca varietale e le tecniche di coltivazione (es. controllo malerbe, nutrizione, sistemi di controllo delle malattie e scelta varietale).

La produzione delle sementi biologiche

La produzione di seme biologico è caratterizza-ta da problematiche che variano in funzione delle tecniche di coltivazione, delle specie, delle varietà e delle aree geografiche di produzione.

Le modalità di produzione delle sementi influen-zano in modo significativo le rese produttive e le caratteristiche tecnologiche del seme.

Inoltre, la riproduzione delle sementi di molte specie agrarie è un’attività altamente specializzata e spesso localizzata in ristrette aree geografiche per consentire il raggiungimento di elevati livelli qua-litativi del seme.

Sotto il profilo della qualità tecnologica, le se-menti biologiche tendono a manifestare maggiori problematiche in riferimento agli aspetti fisiologici, fisici e sanitari del seme.

Infatti, un apporto non ottimale di principi nu-tritivi e un carente stato sanitario delle piante so-no spesso la causa di scarsa germinabilità e vigore delle sementi nonché della riduzione quantitativa e qualitativa delle produzioni.

Inoltre, un controllo non efficace delle specie in-festanti nelle colture porta-seme, determina sia il

Grafico 2 - Andamento del numero di richieste di deroga per l’uso di sementi biologiche

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22dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

mascheramento delle colture porta-seme, renden-do difficili gli accertamenti ai fini della certifica-zione, sia la presenza di notevoli quantità di semi estranei nelle sementi raccolte riducendo notevol-mente le rese alla selezione meccanica.

Altro aspetto fondamentale nella produzione di seme biologico riguarda lo stato fitosanitario del-le colture porta-seme e, in particolare, il controllo delle malattie fungine, batteriche e virali trasmis-sibili per seme; tali malattie se non trattate ade-guatamente in campo e senza il ricorso a prodotti concianti del seme di provata efficacia, possono causare gravi fenomeni di diffusione di malattie sul territorio oltre a comportare la disapprovazione delle colture da seme per la mancanza dei requisiti qualitativi previsti per la certificazione ufficiale.

Infatti, la produzione delle sementi secondo i metodi biologici deve essere realizzata assicuran-do gli stessi standard qualitativi delle sementi desti-nate all’agricoltura convenzionale.

Disporre di sementi caratterizzate da elevati li-velli di sanità è un prerequisito essenziale per ot-tenere delle produzioni di elevata qualità; questo ha un’importanza ancora maggiore per le colture condotte in regime di agricoltura biologica dove i

mezzi di difesa sono estremamente limitati rispet-to all’agricoltura tradizionale e pertanto le sementi sono esposte a maggiori rischi di risultare infette ( Infantino et al., 2004).

Nella produzione di seme biologico le proble-matiche che maggiormente si trovano ad affrontare i produttori agricoli sono le minori rese produttive e qualitative di sementi, le quali possono indurre le società sementiere a non ritirare il prodotto dal-le aziende moltiplicatrici biologiche se il prodotto presenta requisiti qualitativi inferiori agli standard richiesti.

Una scarsa qualità tecnologica del seme prodot-to in azienda determina maggiori interventi di lavo-razione del seme con conseguenti ripercussioni sul prezzo finale del prodotto.

L’ambiente di coltivazione e la sua interazione con le specie coltivate influenza fortemente la pro-duzione di seme soprattutto per alcune specie e in determinate zone di coltivazione.

Nel caso del frumento duro, non si riscontrano problematiche produttive differenti rispetto a quel-le della produzione di seme convenzionale.

Nelle zone meridionali, dove la vocazione per la produzione di grano duro fa registrare i maggiori investimenti di superficie per le colture biologiche, i principali fattori limitanti le produzioni sono le condizioni climatiche e i carenti apporti nutrizio-nali.

Nelle aree del Centro-Nord Italia sono state ri-scontrate maggiori problematiche produttive per diverse colture biologiche da seme dovute princi-palmente alla eterogeneità degli ambienti di colti-vazione talvolta non adatti per le condizioni fitosa-nitarie e climatiche (Bravi R., 2003)

L’importanza che i cereali rivestono nell’ambito dell’agricoltura biologica ha portato ad una rapida evoluzione delle relative tecniche agronomiche.

Per talune specie si può affermare che i risultati quali-quantitativi ottenibili con questo tipo di agri-coltura sono molto simili a quelli che si conseguo-no con le normali tecniche convenzionali.

Per raggiungere questo risultato è importante porre attenzione ai seguenti aspetti di tecnica col-turale: preparazione del terreno, rotazioni coltura-li, corretta scelta varietale, semina e controllo delle infestanti.

In particolare, la corretta rotazione con colture miglioratrici all’interno dell’avvicendamento plu-riennale è alla base della tecnica colturale biologi-ca delle produzioni da seme.

Coltivazione biologica di farro

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Stato dell’arte Iniziativa 1

La legislazione comunitaria prescrive che sia mantenuta la fertilità dei suoli, scegliendo proprio un adeguato programma di rotazione poliennale.

Infatti, un adeguato avvicendamento oltre a co-stituire un efficace sistema di difesa dalle infestanti, esalta le risorse naturali del terreno.

Infine, altro problema particolarmente sentito dagli agricoltori, sono il costo delle sementi che potrebbe essere risolto, almeno in sede locale, con accordi interprofessionali e accordi di filiera che prevedano un coinvolgimento di tutti i soggetti della filiera produttiva e una organizzazione dei mercati.

Un accordo interprofessionale potrebbe garanti-re l’incontro tra la domanda e l’offerta al fine di assicurare la produzione di sementi commerciali certificate e conseguire l’obiettivo dell’incremen-to qualitativo e quantitativo della disponibilità e dell’uso di sementi biologiche da parte degli ope-ratori del settore.

Le varietà disponibili per l’agricoltura biologica

La scelta della varietà costituisce il presupposto per il successo di ogni coltivazione indipendente-mente dal metodo di produzione adottato ( Falci-nelli et al., 2010).

Pertanto, anche per il settore biologico, la scel-ta di varietà che abbiano caratteristiche produttive e qualitative soddisfacenti è un aspetto produttivo che sta assumendo un’importanza sempre crescen-te.

Per offrire al settore biologico le medesime op-portunità offerte al settore convenzionale sarebbe necessario mantenere costantemente aggiornata l’informazione sulle varietà che meglio si adattano a tale sistema produttivo.

La scelta varietale è lo strumento tecnico meno costoso per l’agricoltore ma incide però in maniera significativa sulle rese e sulla qualità del prodotto.

L’identificazione delle varietà più rispondenti al-le richieste del mercato consente d’ incrementare l’economicità delle colture e la qualità degli ali-menti. (D’Egidio et al., 2010)

Tuttavia, in Italia, fino ad oggi, non vi sono state particolari indicazioni per l’utilizzo di specifiche varietà di specie agrarie e orticole da impiegare nelle coltivazioni biologiche.

È noto che il ricorso a varietà altamente adatta-bili alle zone di coltivazione e geneticamente resi-stenti ai principali patogeni garantiscono risultati

migliori. Queste due importanti caratteristiche determi-

nano uno sviluppo equilibrato della vegetazione, limitando così tutte quelle condizioni di stress che determinano un calo della produzione.

In generale, si può affermare che per tutte le spe-cie coltivate mancano delle liste di orientamento varietale per la coltivazione con metodi biologici e risultano estremamente carenti le informazioni sulle capacità di adattamento delle nuove varietà ai sistemi di coltivazione biologici.

A tale situazione di carenza di informazioni e sperimentazione varietale si deve aggiunge l’ insuf-ficiente livello di approvvigionamento di sementi biologiche derivato dal vigente regime di deroga e l’indisponibilità sul mercato di numerose varie-tà richieste. Infatti, non sempre le varietà richieste dagli agricoltori corrispondono a quelle presenti sul mercato e molto spesso le società sementiere rischiano di non riuscire a vendere il seme delle va-rietà che hanno prodotto. L’elevato numero di va-rietà commercializzate, per specie agrarie e ortive, rende difficile per le aziende sementiere seguire l’orientamento varietale degli agricoltori e produr-re un’ampia gamma varietale di seme biologico.

Le società sementiere, per produrre sementi biologiche, dovrebbero avere la certezza circa il collocamento delle stesse sul mercato nazionale ed europeo ma, questo, non è sempre possibile a causa del regime di deroga attualmente in vigore che consente l’impiego di sementi convenzionali in agricoltura biologica qualora sia accertata l’indi-sponibilità sul mercato di sementi ottenute secondo i metodi biologici(Regolamento CE n.834/2007).

Pertanto, l’attuale regime di deroga, risulta poco sostenibile per il settore sementiero in quanto si ri-chiede alle aziende sementiere di avere in versione “biologica” tutte le varietà che hanno in catalogo e, nel contempo, non si richiede alcuna programma-zione varietale da parte dell’agricoltore biologico.

Tuttavia, anche se fosse superato il problema dell’approvvigionamento delle sementi tramite il superamento del regime di deroga e con l’obbligo dell’impiego di seme biologico per tutti i produttori biologici, resta il fatto che le varietà disponibili sul mercato non rispondono alle esigenze produttive del settore biologico, in quanto sono il frutto del miglioramento genetico e della ricerca varietale orientati esclusivamente verso un’agricoltura con-dotta con i sistemi convenzionali.

Pertanto, l’utilizzo di sementi di varietà conven-

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InIzIatIva 1 Stato dell’arte

zionali, ottenute con metodi biologici, risolve so-lo in parte le esigenze del settore poiché vengono richieste anche varietà specificamente sviluppate per la coltivazione in biologico che presentino ca-ratteristiche di adattamento a bassi input e rispon-dano alle esigenze del sistema biologico in termini di produttività, qualità ed esigenze del mercato del biologico.

In tal senso si stanno indirizzando i più recenti programmi di ricerca nel settore biologico i quali prevedono l’adozione non solo di nuove pratiche agronomiche, ma anche programmi di migliora-mento genetico legati all’introduzione di nuove varianti genetiche e alla selezione di nuove varietà in funzione dell’adattabilità specifica ai sistemi di coltivazione biologica.

Alcune iniziative di studio e ricerca sul biolo-gico, condotte a livello nazionale ed europeo, hanno l’obbiettivo di affiancare ai sistemi classici di miglioramento genetico e innovazione varieta-le anche nuovi modelli di ricerca partecipata che coinvolgano gli agricoltori nella selezione e valuta-zione agronomica delle varietà.

Un aspetto cruciale, riguardante le produzioni di sementi biologiche, è la questione della diver-sità genetica, nell’ambito di una un’agricoltura di tipo sostenibile che implichi una utilizzazione più ampia degli agro-ecosistemi. Infatti, le varietà at-tualmente disponibili sono state selezionate per i

sistemi convenzionali mentre è carente la ricerca finalizzata alla costituzione di varietà adattate ai sistemi di coltivazione biologica.

Nei programmi volti alla costituzione di nuove varietà, la diversità genetica che viene utilizzata è quasi sempre esclusivamente quella che si eviden-zia dalla segregazione e dalla ricombinazione de-gli ibridi ottenuti a partire dagli incroci fra fenotipi adattati, ovvero che hanno elevate caratteristiche agronomiche e che appartengono ad un identico gruppo varietale (Bellucci E. et al., 2010). Infatti, è stato dimostrato che l’uso del germoplasma adatta-to consente comunque di ottenere miglioramenti varietali anche quando la base genetica utilizzata è estremamente ridotta.

Il germoplasma non adattato è utilizzato in ge-nere solo per l’introgressione di caratteri qualitativi come la resistenza alle malattie. Pertanto, l’uso di germoplasma selvatico può contribuire a miglio-ramenti qualitativi significativi delle produzioni agrarie. Per questo la possibilità di ottenere varietà adatte all’agricoltura biologica è strettamente le-gata all’introduzione di nuova variabilità nel pool genetico delle varietà moderne oggi utilizzate e, una delle fonti più importanti di questa variabilità, è rappresentata dalle forme selvatiche.

Un’altra fonte di diversità genetica in agricoltura biologica è rappresentata dalle varietà locali e dal-le varietà da conservazione.

Coltivazione bio

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25dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Tali varietà possono costituire un’ importante ri-sorsa di materiale genetico adatto ai sistemi locali di coltivazione biologica e destinato ai mercati dei prodotti biologici, tipici e di qualità.

L’utilizzazione di suddetto materiale può contri-buire ad aumentare la disponibilità di varietà se-lezionate e adatte alle specifiche pratiche agrono-miche, delle produzioni biologiche. Le normative nazionali in merito alle varietà da conservazione derivanti dai recenti recepimenti normativi delle Direttive 2009/145/CE e 2008/62/CE riguardanti la possibilità di commercializzazione, in ambiti loca-li, determinati quantitativi di sementi e materiali di moltiplicazione di varietà iscritte al Registro delle varietà da conservazione, potrà offrire nuove fonti di approvvigionamento di sementi e nuove oppor-tunità di scelta varietale per gli agricoltori biolo-gici.

La ricerca nel settore delle sementi biologiche

La ricerca e la sperimentazione agraria risultano ancora insufficienti nello studio e risoluzione delle principali problematiche agronomiche e qualitati-ve delle produzioni sementiere biologiche quali la scelta varietale, la concia delle sementi, il control-lo delle infestanti e le pratiche colturali.

Non solo c’è carenza di materiale sementiero certificato biologico, ma non sono disponibili ne-anche varietà selezionate appositamente per l’agri-coltura biologica.

In particolare le varietà disponibili sul mercato sono state selezionate nei sistemi convenzionali mentre risulta carente la ricerca di varietà adatte ai sistemi biologici (Amato et al., 2008).

La messa a punto di varietà selezionate per l’a-gricoltura biologica in grado di adattarsi ai sistemi colturali biologici, competere con le infestanti e re-sistere alle principali fitopatie costituisce un fattore strategico di primaria importanza per lo sviluppo del settore.

L’uso di varietà “convenzionali”, ottenute con i classici sistemi di miglioramento genetico e colti-vate con i metodi dell’agricoltura biologica, risolve in parte le esigenze del settore che richiede varietà adatte alle specifiche esigenze di coltivazione e del mercato.

L’agricoltura biologica differisce dal sistema con-venzionale per molteplici aspetti produttivi ma in particolare per la grande diversificazione degli am-

biti produttivi (aree geografiche, dimensioni azien-dali, tipologie di mercato e logistica).

Al riguardo i ricercatori e gli studiosi del settore stanno orientando i programmi di ricerca relativi al miglioramento genetico verso un ampliamento della base genetica delle specie coltivate al fine di migliorare le caratteristiche produttive, qualitative e di adattamento delle varietà utilizzate in agricol-tura biologica.

Inoltre, il seme biologico, più soggetto ad attac-

chi parassitari e ad una più accentuata competizio-ne da parte delle infestanti, richiede una maggiore vigoria del seme ed un più veloce sviluppo dell’ap-parato radicale.

Pertanto, la ricerca dovrebbe mettere a punto anche adeguate metodologie che consentano di determinare i punti critici in cui può aver luogo l’infezione durante la produzione di seme con lo sviluppo di validi sistemi di risanamento delle se-menti alternativi ai fungicidi attualmente in uso per la concia. Questi trattamenti dovrebbero risultare efficaci non solo nel contenimento dei patogeni, ma anche nel non alterare la vitalità del seme. (Ti-nivella et al., 2006). Tuttavia, si deve constatare che, in questi ultimi anni, ad un crescente interesse per le produzioni biologiche, non è sempre cor-

Coltivazione di pomodo-ro in biologico

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26dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

risposta un’adeguata attività di ricerca tale da de-terminare cambiamenti sostanziali anche se, nell’ ultimo quinquennio, sono state realizzate o sono in corso di realizzazione alcuni interessanti progetti di ricerca che lasciano intravedere la possibilità di avere in tempi brevi adeguate soluzioni ai proble-mi scientifici e tecnici che investono il settore delle sementi biologiche.

I progetti di ricerca a livello nazionale e interna-zionale

In Italia e in altri paesi europei sono stati realiz-zati o sono in corso di realizzazione numerosi pro-getti sull’agricoltura biologica ma soltanto pochi riguardano nello specifico gli aspetti connessi alla produzione di sementi biologiche. I principali pro-getti di ricerca recensiti nel presente lavoro (Tabella 3) sono di seguito elencati per acronimo :

• PROVISEBIO • BIOCER • BIOGEA • PRIS 2 • FSO • DEST • STOVE • Organic Revision -ECC 2092/91 • SOLIBAM • WECOF • COST/SUSVAR • ECO-PB

I progetti di ricerca nazionali hanno affronta-to, prevalentemente, le tematiche degli interventi agrotecnici e genetici per il miglioramento quan-titativo e qualitativo dei cereali ai fini della valo-rizzazione dei prodotti derivati e la messa a punto di tecniche agronomiche con l’individuazione di tecnologie produttive per l’ottenimento di prodotti destinati all’agricoltura biologica con particolare riguardo alle modalità di concia e di lavorazione delle sementi stesse.

Altra tematica affrontata è stata l’identificazione delle varietà più adatte alla coltivazione secondo il metodo dell’agricoltura biologica tramite prove di confronti varietali condotti su scala nazionale per la valutazione di cultivar idonee alle esigenze del biologico. Indagini fitosanitarie sulla semente, studio dei patogeni trasmissibili per seme, sviluppo di metodi alternativi a quelli chimici per la con-cia delle sementi e sviluppo di genotipi dotati di

caratteristiche di adattabilità, produttività, qualità e resistenza a patogeni fungini in grado di ottimiz-zare l’interazione pianta ambiente in sistemi di agricoltura biologica, rappresentano le principali tematiche di ricerca e sperimentazione messe in atto negli ultimi anni a livello nazionale nel settore delle sementi biologiche.

A livello internazionale, la ricerca, oltre agli obiettivi sopramenzionati, si propone di rafforza-re ulteriormente l’attività di collaborazione, tra i soggetti interessati nei diversi paesi europei, allo scopo di sviluppare dei sistemi agricoli che valoriz-zino l’impiego della diversità colturale e genetica e la messa a punto di metodi per la selezione di varietà, linee e popolazioni con particolare enfasi sull’influenza delle interazioni tra genotipo e am-biente.

In particolare viene investigato il complesso del-le interazioni tra le coltivazioni e l’ambiente al fine di sviluppare i meccanismi naturali di regolazione dei differenti sistemi agricoli per incrementare le produzioni e la qualità dei prodotti.

In alcuni casi i risultati delle attività di coopera-zione internazionale sono stati trasferiti al breeding di varietà commerciali così come al sistema ufficia-le di valutazione delle varietà di alcuni paesi.

Il progetto europeo ECC 2092/91 Organic Re-vision, coordinato dall’AIAB, ha sviluppato criteri decisionali e raccomandazioni per il regime di de-roga per le sementi e i materiali di propagazione e ha fornito conoscenze e informazioni per superare i problemi derivanti dai patogeni trasmissibili per seme e dalla mancanza di varietà con sufficienti

Mais biologico

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27dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

caratteristiche per l’agricoltrura biologica. Il progetto ha prodotto anche specifiche racco-

mandazioni sulle deroghe ammesse dal regola-mento europeo rispetto all’uso di mangimi e se-menti provenienti dall’agricoltura convenzionale.

In particolare riguardo alle caratteristiche qua-litative delle varietà da usare in agricoltura biolo-gica, viene evidenziato che nella registrazione di nuove varietà e nelle prove varietali è necessario introdurre dei parametri “extra” che consentano di valutare se una varietà è idonea per l’impiego in agricoltura biologica.

Viene proposta l’introduzione di nuovi parame-tri nelle prove ufficiali per la registrazione varietale riguardanti la valutazione del valore agronomico di utilizzazione delle varietà e nelle prove di con-fronto varietale.

Viene suggerito di effettuare le prove ufficiali in parallelo nelle condizioni convenzionali e biolo-giche. Numerosi esperti hanno identificato le se-guenti specifiche caratteristiche per le varietà di cereali adatte alla coltivazione nei sistemi agricoli biologici:

- sistema di sviluppo radicale rapido ed efficien-te che consenta di ottimizzare l’azoto

- resistenza o tolleranza ai patogeni - competitività con le infestanti - stabilità produttiva - tolleranza alla siccità - efficienza nel metabolismo dell’azoto - resistenza all’allettamento - qualità dei prodotti trasformatiInfine, i progetti europei più innovativi hanno

analizzato nuovi sistemi agricoli e di sviluppo ru-rale evidenziando che la legislazione, l’economia e la politica dovranno tenere conto della sostenibi-lità dei sistemi proposti.

I programmi di ricerca e sperimentazione

Dalla ricognizione delle diverse iniziative che a livello nazionale ed europeo sono state realizzate nell’ultimo quinquennio o in corso di realizzazio-ne, riguardanti i principali aspetti tecnici e scien-tifici del settore delle sementi biologiche, si evi-denzia che, il mondo della ricerca scientifica, ha cominciato solo recentemente ad occuparsi delle sementi biologiche cercando di dare quelle rispo-ste e informazioni che il settore attendeva da anni nel campo della ricerca varietale e nella messa a

Progetto Acronimo Durata

Sottoprogetto “Semente biologica” nell’ambito del progetto“ Protezio-ne della vite e delle sementi in agricoltura biologica”, finanziato dal M.I.P.A.A.F., coordinato dal C.R.A.-PAV.

PROVISEBIODal 2009 al

2011

“Nuovi sistemi di produzione di piante industriali in regime di biologico di elevata sostenibilità, tracciabilità e competitività: la barbabietola da zucchero e il pomodoro da industria” è un progetto coordinato dal C.R.A.( ISCI-MG)

BIOGEADal 2004 al

2008

Sottoprogetto “Cerealicoltura Biologica” del progetto “Interventi agrotecni-ci e genetici per il miglioramento quanti e qualitativo del frumento duro e tenero e la valorizzazione dei prodotti derivati”, nell’ambito del Program-ma Nazionale di Ricerca nel Settore dell’Agricoltura Biologica promosso dal M.I.P.A.A.F., coordinato dal C.R.A.-ISC

BIOCERDal 2004 al

2008

“Azioni di innovazione e ricerca a supporto del Piano Sementiero” - Azioni a carattere regionale in attuazione della III fase dei Programmi Inter-regionali, indirizzati a supportare una politica per la qualità, come linea di sviluppo del sistema agroalimentare italiano, coordinato dall’Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Biologia Applicata

PRIS 2Dal 2005 al

2008

“Farm Seed opportunities”- Progetto comunitario coordinato dall’I.N.R.A. (French National Institute for Agricultural Research) finanziato nell’ambito del VI Programma Quadro dell’Unione Europea

FSOIniziato nel

2007 e conclu-sosi nel 2010

“Demonstration of a Biologically Sustainible and Environmentally high-precision thermal seed treatment method“, progetto finanziato dall’Unione Europea coordinato da Lantbruksuniversitet Plant Pathology and Biocontrol Unit, Uppsala

DESTDal 1998 al

2003

“Seed Treatments for organic vegetable Production” progetto cofinan-ziato dalla Commissione Europea, coordinato dal Federal Institut for Biological Control BBA,Darmstadt -D

STOVEDal 2003 al

2006

EEC 2092/91 (Organic )Revision :”Research to support the revision of the Eu Regulation on organic agriculture”, finanziato dalla Comunità Europea nell’ambito del VI programma Quadro, coordinato da AIAB.

ECC 2092/91Dal 2004 al

2007

“Strategies for organic and Low-input Integrated Breeding and Mana-gement “.Progetto Comunitario, coordinato dall’INRA (French National Institute for Agricultural Research).

SOLIBAM

Iniziato nel 2010 termine previsto per

2015

“Weed Control in organic Farming”- Strategie di controllo delle infestanti in agricoltura biologica. 5° programma Quadro di attività Comunitarie di Ricerca, Sviluppo e Tecnologie “ Qualità della Vita e Gestione delle Risorse Biologiche”coordinato dall’University of Bonn-Institute of Organic Agriculture

WECOFDal 1998 al

2000

“Sustainable low-input cereal production: required varietal characteristics and crop diversity“. Il progetto COST 860 (network SUSVAR) realizzato da una rete di oltre 200 scienziati di università, istituti di ricerca e aziende costitutrici europee, coordinato dal Riso National Laboratory -DK

COST/SUSVARDal 2004 al

2008

“Cereal varieties for organic Production: Developing a Participatory Approach to Seed Production and varietal Selection”. Progetto realizzato dal DEFRA, NIAB e altre università inglesi.

ECO-PBDal 2002 al

2004

Tabella 3 - Principali progetti nazionali e internazionali riguardanti il settore delle sementi biologiche

punto di strategie efficaci per migliorare le tecni-che di produzione delle sementi biologiche.

Grazie ai nuovi orientamenti nella politica agra-ria comunitaria e nazionale che riconosce un ruolo importante all’agricoltura biologica nella gestione ambientale, nello sviluppo rurale e nella salute pubblica è stato possibile attivare e finanziare pro-

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28dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

grammi di studio e progetti che avevano l’obiettivo generale di sviluppare e incentivare le produzioni biologiche di sementi.

Le sperimentazioni e i progetti di ricerca realiz-zati o in corso di realizzazione nel settore delle se-menti biologiche hanno riguardato principalmente i seguenti aspetti :

1. Interventi agrotecnici e genetici per il migliora-mento quantitativo e qualitativo delle produzio-ni

2. Strategie e tecniche di controllo delle infestanti e dei patogeni trasmissibili per seme

3. Concia delle sementi e trattamenti del seme4. Valutazione varietale 5. Metodi per selezionare varietà, linee e popola-

zioni che tengano conto dell’ interazione tra i genotipi con l’ambiente

6. Diversità genetica e diversificazione colturale7. Adattamento ai sistemi produttivi biologici8. Miglioramento genetico partecipativo9. Studio di nuovi sistemi agricoli e di sviluppo

rurale La maggior parte degli studi condotti delineano

le strategie e forniscono le conoscenze di base e le informazioni necessarie per:

- superare i problemi derivanti dalla mancanza di varietà rispondenti alle specifiche esigenze dell’agricoltura biologica;

- ampliare la base genetica nella ricerca varietale in agricoltura biologica;

- mettere a punto idonee tecniche colturali per la produzione di sementi biologiche;

- superare i problemi derivanti dai patogeni tra-smissibili per seme nelle coltivazioni;

- adattare varietà e linee ai sistemi agricoli biolo-gici e low-input

Tuttavia i progetti già conclusi sono, prevalente-mente, costituiti da molte indagini e studi teorici ai quali è necessario dare un seguito applicativo per avere dei risultati significativi e direttamente appli-cabili alle diversificate realtà territoriali del settore biologico.

Le sperimentazioni svolte non sembrano essere complete ed esaustive delle diverse situazioni am-bientali e di coltivazione, mentre, i piani sperimen-tali risultano spesso limitati localmente e, quindi, non forniscono risultati generalizzabili e univoci

anche in considerazione delle dimensioni delle prove e dei limitati dati sperimentali disponibili.

Nella maggior parte dei casi vengono fornite rac-comandazioni e linee guida per la gestione dei si-stemi agricoli e per l’adattamento di nuove varietà alla coltivazione secondo i metodi biologici.

Si evince, a seguito della ricognizione delle atti-vità di ricerca fino ad oggi realizzate, la necessità di ampliare e sviluppare nuovi progetti di ricerca per raggiungere risultati concreti e applicabili nonchè fornire idonee soluzioni tecniche alle problemati-che emergenti del settore sementiero biologico.

Per la particolare rilevanza e completezza dei te-mi trattati è da segnalare il progetto internazionale appena avviato e coordinato dall’I.N.R.A. (French National Institute for Agricultural Research) deno-minato SOLIBAM (Strategies for Organic and Low-input Integrated Breeding and Management) che riassume, nei propri obiettivi, tutti gli aspetti critici e le problematiche specifiche del settore delle se-menti biologiche.

L’obiettivo principale del progetto è infatti quel-lo di incrementare la qualità e la produttività del-le colture nei sistemi agricoli biologici e a basso input, attraverso lo sviluppo di innovazioni nella gestione dei sistemi agricoli e nel miglioramento genetico.

Il progetto risulta particolarmente esaustivo an-che perché si prefigge la valutazione degli impatti ambientali e socio-economici che le innovazioni varietali e di gestione agricola sviluppati nel pro-getto potranno avere sui sistemi agricoli.

In generale i progetti di ricerca riguardanti le tematiche delle sementi biologiche propongono nuovi approcci alla produzione agricola, integrati con specifiche pratiche gestionali miranti ad incre-mentare la produttività, la qualità, la sostenibilità e la stabilità delle colture nei sistemi agricoli biologi-ci e a basso-input e nelle diverse condizioni agro-ambientali.

Tra le tematiche più innovative, proposte dai vari gruppi di ricerca, la diversità genetica è uno degli aspetti più interessanti che viene studiato all’inter-no delle coltivazioni, dei sistemi agricoli e gestio-nali insieme anche alla biodiversità selvatica negli agro-ecosistemi. L’ipotesi su cui si basano i progetti è che lo sviluppo della biodiversità, in tutti gli am-

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29dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

biti, è la migliore strategia per migliorare l’anda-mento produttivo delle coltivazioni, l’adattamento ai cambiamenti ambientali e per aumentare le rese e la stabilità delle produzioni.

Molti aspetti della gestione della qualità del suolo, le pratiche di lavorazione del terreno, la resistenza delle piante ospiti, le rotazioni e le di-versificazioni colturali sono misure fondamentali per migliorare l’adattamento delle piante e la so-stenibilità di queste pratiche agricole. Pertanto vie-

ne proposto di sviluppare strategie innovative di miglioramento genetico e di gestione delle risorse agricole tenendo in considerazione l’interazione genotipo-ambiente e la gestione dei sistemi agrico-li, usando innovative tecniche di breeding come il monitoraggio della diversità genetica con i marca-tori molecolari o creando nuove popolazioni e va-rietà migliorate tramite il miglioramento genetico partecipativo che coinvolga anche gli agricoltori nella valutazione e selezione di nuove varietà.

Coltivazioni foraggere biologiche

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30dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Studio di natura tecnica sull’attuale dispo-nibilità di sementi biologiche sul piano na-zionale, sui canali di approvvigionamento, sulla potenzialità produttiva e sulle esigen-ze del settore

1Istituto Agronomico Mediterraneo (Bari) - [email protected]

Generosa Jenny Calabrese1

Il piano nazionale per lo sviluppo e la promozio-ne delle produzioni di sementi biologiche è nato dalla necessità di affrontare con forza i punti deboli che inficiano lo sviluppo del settore specifico del-le sementi bio, che soffre ancora di impedimenti dovuti in parte anche alla scarsa chiarezza rispetto allo stato dell’arte della produzione di sementi de-dicate all’agricoltura biologica.

Tra i problemi da sempre denunciati dai produt-tori biologici c’è da tempo quello relativo al man-cato incontro tra la domanda e l’offerta di sementi biologiche.

Questo mancato incontro parrebbe dovuto a due fattori essenziali:

1. mancanza di sementi biologiche, soprattutto per alcune specie;

2. mancata disponibilità di varietà ritenute impor-tanti per le aziende ed il mercato biologico.

Nell’ambito della prima azione del Piano Na-zionale Sementiero per l’Agricoltura Biologica è

Recognition and state of the art on organic seeds sectorIn the frame of the first action of the National Seed Plan for Organic Agriculture, a specific sub-activity

was developed to analyse the availability of organic seeds on the market and the Italian market features. The action was about the whole nation and consisted of two investigations with several interviews to “seed consumers” and to “seed producers” carried on by the Italian Organic Agriculture Association (AIAB) and by the Italian Federation Organic Biodynamic Agriculture respectively, under MAIB coordinating activity. The main outcomes are here summarized: 1) The organic seeds quantities on the market are far below the national needs. Available quantities of onion seeds cover just 4% of the Italian needs and the needs of barley seeds are covered for only 10%. Better values are reported for zucchini scoring 26%. Durum wheat seeds cover 20% of the needs but some work is still needed in order to better tune the range of varieties; 2) Anyway vailable seeds quantities for farmers are much higher than those reported in the INRAN–ENSE da-tabase as it is the case of onion, rice, wheat, vetch, field bean and alfalfa; 3) In many cases market varieties do not match the organic farmers requirements. In the case of tomato, bean, zucchini and of cabbage and broccoli family this is because farmers prefer local varieties as related to PDO and PGI. Many local varieties are not in the official lists and are not available as organic ones; In other cases some organic varieties are not reported by the INRAN–ENSE database and consequently farmers have no access to correct informa-tion about available varieties, this is the case of tomato, durum wheat and alfalfa; 5) In the INRAN–ENSE database varieties which are not actually on market are reported as the case of vetch, field bean, bean, barley, durum wheat, Brassicaceae family, zucchini, onion and above all tomato; 6) about 50% of farmers declared to use on-farm produced seeds or seeds received by other farmers.

stata individuata una sottoattività specifica che ha comportato lo svolgimento di uno “Studio di na-tura tecnica sull’attuale disponibilità di sementi biologiche sul piano nazionale, sui canali di ap-provvigionamento, sulla potenzialità produttiva e sulle esigenze del settore”.

Lo studio in questione è partito da un analisi del mercato sementiero volta ad indagare alcuni parti-colari aspetti tipici del mercato delle sementi bio-logiche per giungere ad individuare e descrivere le peculiarità del settore in Italia per poter poi definire le possibilità d’intervento.

Si è ritenuto opportuno, per talune specie, accer-tare la dimensione reale della carenza di materiale sementiero certificato biologico, e per altre, la cui produzione attuale appare prossima al fabbisogno, verificare il fatto che le varietà sul mercato corri-spondano o meno a quelle realmente utili o richie-ste dall’ agricoltore.

L’azione ha coperto tutto il territorio nazionale

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31dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

ed è consistita di due indagini basate su interviste dirette ai “consumatori di sementi” e ai “produttori di sementi” a cui hanno collaborato rispettivamen-te l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB) e la Federazione Italiana Agricoltura Biolo-gica e Biodinamica (Federbio)

Sottoazione 1.2.1. Per quanto riguarda i consu-matori di sementi, l’indagine è stata svolta con due modalità, cioè attraverso:

1. la realizzazione di interviste con visite in azien-da (160 campioni);

2. la realizzazione di interviste telefoniche sulla base di un questionario semplificato (88 cam-pioni);

L’indagine, articolata nelle diverse regioni ita-liane per avere un’adeguata rappresentazione ge-ografica e colturale del campione intervistato, ha indagato le necessità e i fabbisogni degli agricoltori in termini di qualità e quantità dei semi, nonché la domanda in termini di ricerca e sperimentazione espressa dagli agricoltori biologici.

Sottoazione 1.2.2. Per quanto riguarda i “produt-tori” di sementi, l’indagine ha interessato tutte le ditte che producono di sementi biologiche presenti sul territorio nazionale. Gli elenchi e i dati delle ditte sono stati forniti dagli Organismi di Control-lo attraverso FederBio. Tali dati comprendono le quantità di seme certificate per ogni ditta, suddivise poi per specie e varietà e anche, quando possibile, per destinazione geografica delle quantità vendute dalle singole ditte specificatamente e riferite alle colture e alle varietà.

Le attività descritte sono state coordinate dall’I-stituto Agronomico Mediterraneo di Bari (CIHE-AM- IAMB).

Si riporta di seguito una sintesi dei risultati sa-lienti in relazione alle colture già menzionate quali grano duro, riso, medica, veccia, favino, cipolla, pomodoro, zucchino, fagiolo, brassicacee, orzo, frumento tenero.

Il lavoro di interviste svolto da FederBio a cari-co dei “produttori” di sementi consente di attuare un’analisi dei flussi di sementi commercializza-ti e quindi impiegati dalle aziende e di verificare lo scollamento tra le quantità di seme biologico disponibile e le varietà riportate dal data base di ENSE per lo stesso periodo e quanto poi è stato re-almente commercializzato sulla base delle dichia-razioni delle ditte sementiere.

Su questo lavoro di analisi, si innestano i da-

ti provenienti dalle interviste effettuate da AIAB. Queste hanno interessato un campione consistente di aziende agricole (248) situate in tutta Italia.

I dati che ne sono derivati consentono di cono-scere più da vicino le esigenze delle aziende agri-cole in termini varietali. Questo tipo di informa-zione può essere utile per verificare gli impieghi di alcune varietà in relazione alla zona di produzione e, almeno in parte, per indirizzare la produzione di sementi bio nella direzione più utile al mercato.

Non è ovviamente possibile effettuare un paral-lelismo certo e diretto tra le necessità di semi relati-ve ad alcune varietà specifiche ed alla loro disponi-bilità a causa del fatto che le interviste effettuate da AIAB interessano solo un campione, seppur consi-stente, delle aziende che impiegano o dovrebbero impiegare sementi biologiche, ma è comunque possibile apprendere e/o verificare alcuni elementi di tipo qualitativo, quale per esempio la corrispon-denza delle disponibilità delle diverse varietà alle richieste degli agricoltori e la loro effettiva reperi-bilità sul mercato.

Nelle schede relative alle diverse specie sono ri-portate le quantità in rapporto alle varietà immesse sul mercato per la campagna 2008- 2009. Tale di-sponibilità è stata confrontata su quanto riportato dal database ENSE per lo stesso periodo. In seguito sono state analizzate le varietà effettivamente im-piegate dalle aziende per la campagna 2009- 2010 e ,per quanto possibile, sono state rapportate alle varietà presenti in commercio secondo le dichia-razioni delle ditte e secondo quanto riportato sul sito ENSE.

1. FRuMENTo DuRo

Secondo quanto riportato da FederBio i fabbi-sogni di sementi biologiche calcolati per il grano duro sono i seguenti (tabella 1.1):

Specie Grano duro

Ettari 2009* 119.308

Quantità media di semente per ettaro (Kg) 180

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg) 21.475.440

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

4.265.170

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

19,86%

1.1 Fabbisogni di sementi biologiche calcolati per il grano duro

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32dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Specie Frumento duro

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO (Kg) 4.265.170

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg) 1.133.790

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg) 6.276.770

1.2 Quantità totale di frumento duro commercializzata (e certificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quantitativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

Alcune delle varietà commercializzate non erano riportate dall’ENSE, di seguito una sintesi:

Specie Varietà U.M.

Quantità seme bio certificato COMMERCIA-

LIZZATO01/07/08 - 30/06/09

Conversione in KG seme bio certificato

COMMERCIALIZZATO01/07/08 - 30/06/09

Quantità disponibile al 01/07/09

CONVERSIONE kg Quantità

disponibile al 01/07/09

quantità non tracciate per

varietà

Frumento duro Claudio Kg 205.000 205.000 4.080 4.080 209.080

Frumento duro Grecale Kg 40.000 40.000 0 0 40.000

Frumento duro Latinur Kg 39.800 39.800 69.550 69.550 109.350

Frumento duro Lesina Kg 30.000 30.000 0 0 30.000

Frumento duro Levante Kg 9.900 9.900 0 0 9.900

Frumento duro Neolatino Kg 90.000 90.000 43.750 43.750 133.750

Frumento duro Perseo Kg 30.000 30.000 21.000 21.000 51.000

Frumento duro Saragolla Kg 55.000 55.000 0 0 55.000

Frumento duro Sorriso Kg 30.000 30.000 0 0 30.000

Frumento duro Valerio Kg 43.000 43.000 0 0 43.000

Totale 711.080

Per completezza si riportano di seguito i dati di alcune varietà riportate dal DB ENSE che non han-no trovato riscontro tra i dati delle varietà commer-cializzate o disponibili sulla base delle interviste.

1.3 Sintesi delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

1.4 Dati relativi alle varietà riportate dal DB ENSE non riscontrate tra quelle commercializzate o disponibili sulla base delle interviste

Specie VarietàQuantità disponibile al

01/07/09 (kg)

Frumento duro Mongibello 83.000

Frumento duro Rusticano 79.500

Frumento duro Sant’Agata 65.000

Frumento duro Vinci 102.000

Totale 329.500

Questi dati spiegano gli scarti sia in termini quantitativi che qualitativi.

Dai dati raccolti pare che le quantità commer-cializzate eccedano quelle considerate disponibili secondo i dati ENSE.

Si riportano in tabella 1.5 alcuni dati derivanti dalle interviste a campione effettuate da AIAB, con le varietà non presenti corredati (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro.

Appio e Catervo sono varietà recenti pertanto a quanto pare non ancora disponibili in biologico.

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33dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Regione Ha Varietà Origine del seme*Quantità Kg richiesta anno

2009Quantità Kg necessaria calcolata per

l’anno 2009 (180 kg x ha-1)

Puglia Appio

Sicilia Catervo

Sicilia 3 Maiorca ricerca 540

Sicilia 7 Margherito altri agricoltori 1.260

Calabria 10 Orfeo autoprodotto 800 1.800

Calabria 6 Orfeo autoprodotto 1200 1.080

Sardegna 3 Ringo autoprodotto 600 540

Sicilia 2 Russello autoprodotto 50 360

Toscana 58 Solex autoprodotto 10.440

Calabria 4 Svevo autoprodotto 400 720

Calabria 38 Svevo autoprodotto 5700 6.840

Toscana 3 Tangarok mercato 540

Sicilia 2 Timilia autoprodotto 100 360

Sicilia 2,5 Timilia autoprodotto 375 450

Sicilia 60 Timilia ricerca 10.800

1.5 Varietà richieste che non risultano tra quelle commercializzate e pertanto disponibili in biologico

1.6 Altra specie richiesta assimilata al frumento duro

Regione Toscana

Ha 4

Varietà Etrusco(Triticum polonicum)

Deroga -

Origine del seme* autoprodotto

Quantità Kg richiesta anno 2009 -

Quantità Kg necessaria calcolata per l’anno 2009 (180 kg x ha-1)

720

Specie Grano tenero + Farro

Ettari 2009* 26.220

Quantità media di semente per ettaro (Kg) 220

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg) 5.244.000

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

655.680

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

12,50%

2.1 Fabbisogni di sementi biologiche calcolati per il frumento tenero

L’Orfeo è un grano duro derivante dall’incroci di Creso x Simeto, idoneo ad ambienti mediterranei e rientrante anche in programmi di ricerca conven-zionale finanziati dal MIUR.

La varietà Tangarok, grano ucraino molto apprez-zato dai pastai italiani.

Il Margherito (o Bidì), come pure il Russello e il Timilia, sono varietà locali, ultimamente riproposte agli agricoltori siciliani nel corso di sperimentazio-ni in collaborazione con istituti di ricerca.

Si segnala anche una richiesta di Triticum polo-nicum riportata nella tabella 1.6 in quanto specie affine al grano duro e pertanto assimilata ad esso in fase di registrazione dei dati.

2. FRuMENTo TENERo

Secondo quanto riportato da FederBio i fabbiso-gni di sementi biologiche calcolati per il frumento tenero sono i seguenti (tabella 2.1):

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34dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

2.2 Quantità totale di frumento tenero commer-cializzata (certificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quan-titativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

2.3 Varietà commercializzata non riportata dall’ENSE

Specie Frumento tenero

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO (Kg)

613.130

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

201.370

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg)

310.910

Specie VarietàQuantità disponibile al 01/07/09

Frumento tenero Enesco 16.800

Totale 16.800

Come si può vedere dalla tabella 2.3 solo una delle varietà commercializzate, la Enesco, non era riportata dall’ENSE.

Nel caso del frumento tenero tutte le varietà ri-portate dal DB ENSE hanno trovato riscontro tra i dati delle varietà commercializzate o disponibili sulla base delle interviste, lo scollamento tra quan-to presente sul mercato e quanto riportato dal da-tabase è in questo caso più che altro attinente alle quantità.

La tabella seguente (tabella 2.4) riporta la situa-zione rilevata da AIAB a livello aziendale. Sono stati calcolati, ove possibile, i fabbisogni ad etta-ro per varietà richiesta sulla base dei quantitativi di seme più comunemente impiegati, in modo da fornire indicazioni sulle quantità impiegate in rela-zione alle diverse regioni italiane.

N. Ha Varietà Origine del seme*Quantità Kg

richiesta anno 2009

Quantità necessaria cal-colata per l’anno 2009

(200 kgx ha-1)

Abruzzo 3,35 Solina autoprodotto 600 670

Abruzzo 2,5 Solina autoprodotto 350 500

Calabria 2 Abbondanza autoprodotto 400 400

Calabria 3 Abbondanza parenti o amici 600

Calabria Abbondanza mercato 0

Calabria 3,5 Frassineto autoprodotto 700

Calabria 1 Majorca a spiga alta autoprodotto 80 200

Calabria 3,5 Rosia autoprodotto 700

Emilia Romagna 1,8 Aubusson mercato 420 360

Friuli VG 1 Aubusson mercato 80 200

Friuli VG 12 Bologna mercato bio 210 2400

Friuli VG Bologna mercato bio 200 0

Friuli VG 1,5 Bologna mercato bio 250 300

Friuli VG 34 Bologna mercato bio 200 6800

Friuli VG 1,3 Capo mercato 300 260

Friuli VG 1 Capo autoprodotto 180 200

Friuli VG 1,2 Ludwig autoprodotto 200 240

Friuli VG 0,35 Ludwig mercato 200 70

Friuli VG 1,3 Pannonicus mercato 300 260

Friuli VG 4,5 Renan mercato 200 900

Friuli VG 10 Renan - Antonius mercato 200 2000

2.4 Varietà richieste che non risultano tra quelle commercializzate e pertanto disponibili in biologico

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35dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Dalla tabella 2.4 si rileva come alcune varietà come Aubusson e Bologna siano state reperite sul mercato delle sementi bio, ma non risultano com-mercializzate sulla base di quanto dichiarato nelle

interviste operate da FederBio.In questo caso il mercato reale appare molto

diverso da quello che è possibile descrivere sulla base dei dati dichiarati dalle ditte sementiere.

Friuli VG 12 Valbona mercato 210 2400

Friuli VG 60 Valbona - Bologna mercato 230 - 250 12000

Lombardia 14,24 Aubusson mercato bio 3300 2848

Lombardia 7 Bologna autoprodotto, mercato 1400

Lombardia 2,5 Bologna mercato bio 750 500

Lombardia 0,02 Frassineto altri agricoltori 3 4

Marche 0,6 Belvedere autoprodotto, altri agricoltori 120 120

Marche 0,8 Iervicella autoprodotto, altri agricoltori 150 160

Piemonte 4,5 Aquileia autoprodotto 900

Piemonte Libellula autoprodotto 0

Sardegna 1,5 Profeta mercato 300 300

Toscana 15 Bolero + antiche v. autoprodotto 3000

Toscana 0,025 Frassineto autoprodotto, altri agricoltori 5 5

Toscana 3,5 Frassineto autoprodotto 700

Toscana Gentil rosso ricerca 0

Toscana 0,025 Gentil rosso autoprodotto, altri agricoltori 5 5

Toscana 6 Gentil rosso autoprodotto 1200

Toscana 0,5 Noè di Pavia autoprodotto 100

Toscana Sieve ricerca 0

Toscana 3 Verna altri agricoltori 600

Toscana Verna altri agricoltori 0

Toscana 1 Verna autoprodotto, altri agricoltori 220 200

Toscana 4 Verna autoprodotto 800

Umbria V. Bellicene autoprodotto 200 0

Veneto 1 Aubusson mercato bio 200 200

Veneto 3,3 Bologna mercato bio 220 660

Veneto 1 Bologna mercato bio 160 200

Veneto 1,9 Bologna mercato bio 230 380

Veneto 1 Bologna mercato bio 200 200

Veneto 16 Exotic mercato 250 3200

VenetoGentile rosso/Mentana/Marzotto/

Bolognaautoprodotto 200 0

Veneto 2 Mec autoprodotto 400

Veneto 0,3 Mec autoprodotto 150 60

Veneto 0,3 Piave e Canova altri agricoltori, ricerca 60

Page 36: dal_seme_4_stampa_low

36dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Questa diversità, oltre che nei quantitativi effetti-vi di sementi risiede anche in un chiaro scollamen-to tra la domanda varietale e l’offerta.

Questa situazione genera una serie di distorsioni anche a livello del sistema di controllo che si riper-cuotono poi sulla credibilità di tutta la filiera che attiene al frumento tenero.

3. RISoSecondo quanto riportato da FederBio i fabbiso-

gni di sementi biologiche calcolati per il riso sono i seguenti (tabella 3.1):

Specie Riso

Ettari 2009* 9.092

Quantità media di semente per ettaro (Kg) 200

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg) 1.818.400

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

266.000

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

14,63%

3.1 Fabbisogni di sementi biologiche calcolati per il riso

2.5 Altre specie richieste assimilate al frumento tenero

Ditte sementiere

VarietàQuantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09 (kg)

Quantità disponibile al 01/07/09 (kg)

Mercato ser-vito: Regione Italia Estero

ALMO SPA Gladio 25.600 0 Italia

Bertone Sementi S.p.a Loto 18.800 0 Italia

Bertone Sementi S.p.a Selenio 171.600 0 Italia

SA.PI.SE SARDO PIE-MONTESE SEMENTI SOC. COOP.

Selenio 50.000 0Piemonte Lombardia

3.2 Dettaglio per varietà e per ditta sementiera delle quantità di riso commercializzate e disponibili

La tabella n.3.2 relativa al riso riporta un detta-glio per varietà e per ditta delle quantità commer-cializzate e disponibili nel periodo di riferimento dell’indagine.

La tabella 3.3 riporta, la quantità totale di riso commercializzata (certificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009. La quantità totale è stata messa in relazione a quanto riportato nel da-

Specie Riso

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO (Kg)

266.000

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

-

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg)

150.350

3.3 Quantità totale di riso commercializzata (e certi-ficata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quantitativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

Nel caso del riso tutte le varietà che risulta-no essere state commercializzate erano riportate dall’ENSE, le eventuali discordanze sono da attri-buire alle quantità delle diverse varietà che, secon-do i dati dalle interviste, eccedono quelle conside-rate disponibili su base dati ENSE.

Per il riso, AIAB ha intervistato 10 aziende in Pie-monte, Lombardia e Veneto.

Di queste aziende 5 ricorrono al mercato con-venzionale per le sementi, ma solo 4 hanno chiesto la deroga all’ENSE. Le altre aziende auto produ-cono il seme. Le varietà preferite o richieste dalle aziende, in parte coincidono con quelle commer-cializzate e disponibili, in parte invece non sono reperibili sul mercato bio quali Carnaroli, Baldo, Rosa Marchetti, Vialone nano, tutte varietà molto note. Si riportano i tabella i dati derivanti dalle in-terviste a campione effettuate da AIAB, corredati (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro.

Regione Ha Varietà Deroga Origine del seme*Quantità Kg richiesta

anno 2009Quantità Kg necessaria calcolata per

l’anno 2009 (180 kg x ha-1)

Sicilia 2 Farro lungo autoprodotto 50 360

Sicilia 3 Farro lungo ricerca 540

tabase ENSE della campagna 2008- 2009.Per meglio indagare le discordanze tra quanto ri-

levato dalle interviste alle ditte sementiere e quan-to riportato da ENSE per la campagna 2008 – 2009, si riporta di seguito il dettaglio relativo alle varietà per le quantità commercializzate.

Page 37: dal_seme_4_stampa_low

37dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Specie Varietà U.M.Quantità seme bio certificato

COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09

Conversione in KG seme bio certificato COMMERCIALIZZA-

TO 01/07/08 - 30/06/09

Quantità disponi-bile al 01/07/09

CONVERSIONE kg Quantità disponibile

al 01/07/09

Quantità disponibile da DB ENSE campagna

2008 - 2009

Riso Gladio Kg 25.600 25.600 0 0 29.000

Riso Loto Kg 18.800 18.800 0 0 250

Riso Selenio Kg 221.600 221.600 0 0 121.100

3.4 Dettaglio relativo alle varietà per le quantità commercializzate

Regione Ha VarietàOrigine del

seme*

Quantità Kg richiesta anno

2009

Quantità Kg necessaria calcolata per l’anno 2009

(200 kg x ha-1)

Lombardia - Baldo autoprodotto - 0

Lombardia 11 Carnaroli autoprodotto 2.400 2.200

Lombardia - Carnaroli autoprodotto - 0

Lombardia - Loto autoprodotto - 0

Lombardia - Rosa Marchetti autoprodotto - 0

Veneto 12 Carnaroli mercato 250 2.400

Veneto 10,5 Vialone nano mercato 250 2.100

3.5 Varietà richieste che non risultano tra quelle commercializzate e pertanto disponibili in biologico

4. ERBA MEDICA

Il data base ENSE manca di alcune varietà com-mercializzate e inoltre sottostima grandemente le quantità. Si riporta di seguito una sintesi delle va-rietà non considerate:

Si riporta di seguito una sintesi delle varietà non considerate:

Specie Erba Medica

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZ-ZATO (Kg)

176.865

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

13.720

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg)

18.190

4.1 Quantità totale di erba medica commer-cializzata (certificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quan-titativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

Specie Varietà U.M.

Quantità seme bio certificato COMMER-CIALIZZATO 01/07/08

- 30/06/09

Conversione in KG seme bio certificato

COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09

Quantità disponi-bile al 01/07/09

CONVERSIONE kg Quantità disponibile

al 01/07/09

Quantità disponi-bile da DB ENSE campagna 2008

- 2009

Quantità non trac-ciate per varietà

E. Medica Agata Kg 10.450 10.450 2.850 2.850 - 13.300

E. Medica Classe Kg 10.000 10.000 0 0 - 10.000

E. Medica Delta Kg 3.780 3.780 0 0 - 3.780

E. medica Ecompo Kg 84.000 84.000 0 0 - 84.000

E. Medica Emiliana Kg 1.500 1.500 325 325 - 1.825

E. Medica Letizia Kg 400 400 400 400 - 800

E. Medica Picena gr Kg 100 100 100 100 - 200

E. MedicaProsementi

BolognaKg 10.360 10.360 680 680 - 11.040

totale 142.070

4.2 Sintesi delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

Page 38: dal_seme_4_stampa_low

38dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Regione Ha Varietà Origine del seme*Quantità richiesta anno 2009 (kg/ha)

Quantità in Kg necessaria calcolata per l’anno 2009 (40 kg x ha-1)

Abruzzo 6,16 Maya mercato 180 246,4

Abruzzo 3,71 Maya autoprodotto - 148,4

Abruzzo 1 Sabina mercato 45 40

Calabria - America altri agricoltori - 0

Calabria 4 Italica mercato 50 160

Friuli VG 1 Ezzelina mercato 40 40

Friuli VG 25 Ezzelina mercato 50 1.000

Friuli VG 30 Ezzelina - Premariacco mercato 20 - 20 1.200

Lombardia 2,33 Alicia mercato 70 93,2

Lombardia 3,43 Azzurra mercato 60 137,2

Lombardia 2,99 Giulia mercato 65 119,6

Piemonte 22,54 Giulia mercato 50 901,6

Sardegna 3 Frigos mercato 50 120

Sardegna 5 ha Sabina autoprodotto 50 200

Sardegna 5 Sabina mercato 50 200

Toscana - Frigos mercato - 0

Toscana - Garisenda mercato - 0

Toscana 3,6 Maraviglia mercato - 144

Toscana 30 Selene mercato - 1.200

Veneto 1,8 Garisenda mercato 40 72

Veneto 0,7 Icon mercato 35 28

Questi dati danno ragione degli scarti tra i flussi commerciali dichiarati dalle ditte nel corso delle interviste e quanto riportato nel data base dell’EN-SE sia in termini quantitativi che qualitativi.

Si riportano i tabella alcuni dati derivanti dalle interviste a campione effettuate da AIAB, correda-ti (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro.

4.4 Varietà richieste che non risultano tra quelle commercializzate e pertanto non disponibili in biologico

Pur mancando di riportare alcune varietà, nel data base ENSE ne sono registrate alcune altre che non risulta siano state commercializzate. Se ne ri-portano di seguito i dati.

Specie VarietàQuantità disponibile

da DB ENSE campagna 2008 - 2009

Erba medica 4 Cascine 6.500

Erba medica Giulia

Erba medica Pomposa 280

Totale 18.190

4.3 Dati relativi alle varietà riportate dal DB ENSE ma non riscontrate tra quelle commercializ-zate o disponibili sulla base delle interviste

Page 39: dal_seme_4_stampa_low

39dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Specie Veccia Veccia vellutata

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO (Kg)

117.000 44.000

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

25.900 9.520

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg)

192.000 44.000

5.1 Quantità totale di veccia commercializzata (certi-ficata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quantitativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

5. vECCIA

Nel caso della veccia il data base ENSE riporta, oltre che quelle rilevate nel corso delle interviste alle ditte sementiere, anche altre varietà che dalle interviste FederBio, non risultano essere state com-mercializzate e/o disponibili.

Se ne riporta di seguito un dettaglio con i corri-spondenti quantitativi.

Specie VarietàQuantità disponibile al 01/07/09 (kg)

Veccia comune Marianna 30.500

Veccia comune Pietranera 67.500

Totale 98.000

5.2 Dati relativi alle varietà riportate dal DB ENSE non riscontrate tra quelle commercializzate o disponibili sulla base delle interviste

Dai dati raccolti pare che le quantità commer-cializzate per la veccia comune eccedano quelle considerate disponibili, mentre succede il contra-rio per la veccia vellutata.

Si riportano in tabella i dati derivanti dalle in-terviste a campione effettuate da AIAB, corredati (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro.

Regione ha VarietàOrigine del

seme*Origine del

semeQuantità Kg richie-

sta anno 2009Quantità in Kg necessaria calcolata per

l’anno 2009 (100 kg x ha-1)

Emilia Romagna 2,6 Albaflor 4 - d mercato 150 260

Toscana 0,02 Mociarino 5 ricerca 1,5 1,5

5.3 Varietà richieste che non risultano tra quelle commercializzate e pertanto disponibili in biologico

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40dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

6. FAvINo

Alcune delle varietà commercializzate non era-no riportate dall’ENSE, di seguito un elenco:

6.3 Dati relativi alle varietà riportate dal DB ENSE ma non riscontrate tra quelle commercializzate o disponi-bili sulla base delle interviste

Specie Favino

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO (Kg)

454.125

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

16.750

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009)(Kg)

371.830

6.1 Quantità totale di fa-vino commercializzata (e certificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quantitativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

Alcune delle varietà commercializzate non era-no riportate dall’ENSE, di seguito un elenco:

Specie Favino Favino Favino

Varietà Vesuvio Rumbo Vitabon

U.M. Kg Kg Kg

Quantità seme bio certificato COMMER-CIALIZZATO01/07/08 - 30/06/09

12.700 12.000 50.000

Conversione in KG seme bio certificato COM-MERCIALIZZATO01/07/08 - 30/06/09

12.700 12.000 50.000

Quantità disponibile al 01/07/09

6.400 0 10.000

CONVERSIONE kg Quantità disponibile al 01/07/09

6.400 0 10.000

Quantità non tracciate per varietà

19.100 12.000 60.000

6.2 sintesi delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

Si riportano di seguito i dati di alcune varietà ri-portate dal DB ENSE con i corrispondenti quantita-tivi, che non hanno trovato riscontro tra i dati delle varietà commercializzate o disponibili sulla base delle interviste.

Questi dati aiutano a ricostruire il perché degli scarti sia in termini quantitativi che qualitativi.

Si riportano i tabella i dati derivanti dalle inter-viste a campione effettuate da AIAB, riguardanti le varietà non riportate nell’elenco di quelle commer-cializzate dalle ditte intervistate.

I dati sono corredati (quando possibile) di un cal-colo degli eventuali fabbisogni basato sui quantita-tivi medi di semente impiegata per ettaro.

Specie VarietàQuantità disponibile al

01/07/09 (kg)

Favino/Favetta Marcel 60.000

Favino/Favetta Sikelia 77.500

Totale 137.500

Regione Ha Varietà Origine del seme*Quantità Kg richiesta anno

2009Quantità in Kg necessaria per l’anno

2009 (130 kg x ha-1)

Basilicata - Merodi mercato bio - 0

Marche 5 Enrico mercato 700 650

Molise 5 Bianco autoprodotto - 650

Molise 2 Nero, non definita ricerca 260 260

Puglia 3,7 Nazionale mercato 1.240 481

Sardegna 15 Prothabon 101 mercato 1.500 1.950

6.4 Varietà richieste che non risultano tra quelle commercializzate in biologico

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41dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

7. CIPoLLA

Secondo quanto riportato da FederBio i fabbiso-gni di sementi biologiche calcolati per la cipolla sono i seguenti (tabella 7.1):

Specie cipolla

Ettari 2009* 339

Quantità media di semente per ettaro (Kg) 4

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg) 1.3484

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

48,92

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

3,63

Specie cipolla

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZ-ZATO (Kg)

84,92

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

289,35

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg)

77,9

7.1 Fabbisogni di sementi biologiche calcolati per la cipolla

7.2 Quantità totale di cipolla commercializzata (certi-ficata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e il quantitativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

7.4 Dati relativi alle varietà riportate dal DB ENSE non riscontrate tra quelle commercializzate o disponibili sulla base delle interviste

Alcune delle varietà commercializzate non era-no riportate dall’ENSE, di seguito un elenco:

Specie Cipolla Cipolla Cipolla Cipolla

Varietà Bianca di giugno

Bianca tonda

Density 5 Parade

U.M. Kg Kg Kg semi

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09 28,09 - 8,5 90.000

Conversione in KG seme bio certificato COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09 28,09 - 8,5 0,32

Quantità disponibile al 01/07/09 58,05 172 10,7questi dati sono della casa madre olandese, non ci sono

resi noti

CONVERSIONE kg Quantità disponibile al 01/07/09 58,05 172 10,7 -

7.3 Elenco delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

Si riportano di seguito i dati di alcune varietà ri-portate dal DB ENSE con i corrispondenti quanti-tativi (talvolta corrispondenti a quantità nulle), che non hanno trovato riscontro tra i dati delle varietà commercializzate o disponibili sulla base delle in-terviste.

Specie Varietàquantità disponibile al

01/07/09 (kg)

Cipolla Density 3 1,6

Cipolla Redwing -

Cipolla Rijnsburger 5 - Balaton -

Totale 1,6

Questi dati spiegano gli scarti sia in termini quantitativi che qualitativi.

Si noti che dai dati raccolti presso le ditte produt-trici risulta che le quantità commercializzate ecce-dono quelle considerate disponibili dai dati ENSE.

Si riportano in tabella 7.5 i dati derivanti dalle interviste a campione effettuate da AIAB, correda-ti (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro.

Page 42: dal_seme_4_stampa_low

42dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Regione Ha VarietàOrigine del seme*

Origine del seme*

Quantità Kg richiesta anno 2009

Quantità in Kg necessaria per l’anno 2009 (4 kg x ha-1)

Abruzzo 0,25 Cometa 4 mercato 2 1

Calabria 2,5 Tropea 1 autoprodotto 10

Calabria Tonda o primizia 1 autoprodotto 0

Calabria Mezza campana 1 autoprodotto 0

Calabria Lunga 1 autoprodotto 0

Calabria 2,3 Tropea 1 autoprodotto 9,2

Calabria Tonda o primizia 1 autoprodotto 0

Calabria Mezza campana 1 autoprodotto 0

Calabria Lunga 1 autoprodotto 0

Emilia Romagna 0,05 Santarcangelo 3 altri agricoltori 0,01 0,2

Liguria 0,15 Di pignone 1 autoprodotto 0,6

Liguria 0,02 Rosa Val di Vara 3 altri agricoltori 0 0,08

Liguria 0,02 Tropea, dorata 4 mercato 0,02 0,08

Toscana 0,15 Lucchese 3 altri agricoltori 0,1 0,6

7.5 Varietà impiegate dagli agricoltori che non risultano tra quelle com-mercializzate in biologico

Page 43: dal_seme_4_stampa_low

43dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Specie pomodoro

Ettari 2009* 2.666

Quantità media di semente per ettaro (Kg) 0,5

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg) 1.333

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

177,47

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

13,31

Specie pomodoro

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZ-ZATO (Kg)

177,47

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

157,306

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg)

0,12

8. PoMoDoRo

Secondo quanto riportato da FederBio i fabbisogni di sementi biologiche calcolati per il pomodoro sono i seguenti (tabella 8.1):

8.1 Fabbisogni di sementi biologiche calcolati per il pomodoro

8.2 Quantità totale di pomodoro commercializzata (e certificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quantitativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

Alcune delle varietà commercializzate non erano riportate dall’ENSE, di seguito un elenco:

Specie Varietà U.M.

Quantità seme bio certificato COMMERCIA-

LIZZATO01/07/08 - 30/06/09

Conversione in KG seme bio certificato COMMER-

CIALIZZATO01/07/08 - 30/06/09

Quantità disponibile al

01/07/09

CONVERSIONE kg Quantità disponibi-

le al 01/07/09

Pomodoro Cuor di bue Kg 5 5 3 3

Pomodoro Cuor di bue Kg 0 0 0 0

PomodoroCuor di bue sel. Riviera

Kg 2,9 2,9 2,1 2,1

Pomodoro Furore semi 0 0 1.500 0

Pomodoro Gardners delight Kg 4,27 4,27 0 0

Pomodoro Green Zebra Kg 1 1 0 0

Pomodoro Horus F1 Kg 0 0 0,7 0,7

Pomodoro Lido F1 semi 6.500 0,02 0 0

Pomodoro Noire de Crimee Kg 0,95 0,95 0 0

Pomodoro Principe Borghese Kg 0 0 0 0

Pomodoro Sakura F1 semi 12.500 0,03 3.000 0,01

Pomodoro San marzano Kg 0,2 0,2 0

Pomodoro San Marzano 2 Kg 25 25 15 15

PomodoroSan marzano 2 sel.sarno

Kg 20,23 20,23 7,04 7,04

PomodoroSan Marzano Nano

Kg 25 25 10 10

PomodoroSan marzano vesuvio 2

Kg 2 2 1,15 1,15

Pomodoro Shiren Kg 0,64 0,64 0,62 0,62

Pomodoro Super Roma VF Kg 0 0 6,8 6,8

Pomodoro UC 82 Kg 0 0 43,02 43,02

Pomodoro Zuckertraube Kg 0,75 0,75 0,25 0,25

8.3 Elenco delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

Page 44: dal_seme_4_stampa_low

44dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Si riportano di seguito i nomi di alcune varietà considerate dal DB ENSE ma che non hanno tro-vato riscontro tra i dati delle varietà commercia-lizzate o disponibili sulla base delle interviste. I quantitativi tranne che per la varietà Cherry sono tutti nulli.

Specie Varietàquantità disponibile al

01/07/09 (kg)

Pomodoro Aegean 0

Pomodoro Amaral 0

Pomodoro Annelise 0

Pomodoro Aranca 0

Pomodoro Arbason 0

Pomodoro Baldwin 0

Pomodoro Baylee 0

Pomodoro Belle 0

Pomodoro Bonitel 0

Pomodoro Campari 0

Pomodoro Cherry 0,05

Pomodoro Cindel 0

Pomodoro Claree 0

Pomodoro Devotion 0

Pomodoro Dirk 0

Pomodoro Divino 0

Pomodoro Elettro 0

Pomodoro Globo 0

Pomodoro Ingar 0

Pomodoro Loreto 0

Pomodoro Makalu 0

Pomodoro Maribel 0

Pomodoro Oakley 0

Pomodoro S.Marzano gigante 2 0

Pomodoro Sakura 0

Pomodoro Salomee 0

Pomodoro Savantas 0

Pomodoro Sparta 0

Pomodoro Suzanne 0

Pomodoro Temptation 0

Pomodoro Thalassa 0

Pomodoro Vedetta 0

Totale 0,05

8.4 Dati relativi alle varietà riportate dal DB ENSE ma non riscontrate tra quelle commercializ-zate o disponibili sulla base delle interviste

Dai dati raccolti le quantità commercializzate anche nel caso del pomodoro eccedono quelle considerate disponibili secondo i dati ENSE.

Si riportano in tabella alcuni dati derivanti dalle interviste a campione effettuate da AIAB relativi a varietà diverse rispetto a quelle presenti nel data base ENSE o riportate dalle ditte sementiere. I da-ti sono corredati (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro.

Page 45: dal_seme_4_stampa_low

45dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

N. Ha Varietà Origine del seme* semiQuantità Kg richiesta

anno 2009Quantità in Kg necessaria per

l’anno 2009 (0,5 kg x ha-1)

Basilicata 5 Defender mercato 2,5

Calabria 0,25 Varie autoprodotto 0,13

Calabria 1 Siccagnolo col pizzo autoprodotto 0,5

Calabria Wladiwostok autoprodotto 0

Calabria Borsellino di Cosenza autoprodotto 0

Calabria 0,5 Seccagni autoprodotto 0,25

Calabria 0,5 Siccagnolo col pizzo autoprodotto 0,25

Emilia Romagna 2,3 Perfectpeel mercato 75.000 0,2 1,15

Emilia Romagna 3,3 Palinuro mercato 50.000 0,14 1,65

Emilia Romagna 1,5 Heinz 3702 mercato 50.000 0,14 0,75

Emilia Romagna 0,02 Pearson d’Albenga autoprodotto parenti e amici 0,01 0,01

Emilia Romagna 0,01 Brandywine mercato 0 0,01

Liguria Pantano, San marzano, Ciliegino mercato bio 0

Liguria Pantano, san marzano, Ciliegino mercato 0

Liguria 0,02 Tondo liscio genovese mercato bio 0,1 0,01

Liguria 0,02 Porsemmina autoprodotto 0,01

Liguria 0,02 Cencara mercato bio 0,01

Molise 0,2 A pera autoprodotto 0,1

Molise Tondino, autoprodotto 0

Molise Costoluto fiorentino autoprodotto 0

Molise 0,01 Pizzutello altri agricoltori 0,01 0,01

Piemonte Luana 0

Puglia 0,5 Regina autoprodotto altri agricoltori 0,04 0,25

Puglia 0,5 Regina autoprodotto altri agricoltori 0,25

Puglia 0,6 Fiaschetto autoprodotto 0,3

Puglia 2 Fiaschetto altri agricoltori 1

Sicilia Genio mercato 0

Sicilia Ronny mercato 0

Sicilia Birikino mercato 0

Sicilia Ikram* mercato 0

Toscana 0,04 Pisanello autoprodotto 0,02

Toscana Fiorentino autoprodotto 0

Toscana Ibridi seny parenti amici 0

Toscana 0,1 Canestrino mercato 0 0,05

Toscana 0,1 Caramba mercato 0,1 0,05

Toscana Costoluto fiorentino autoprodotto altri agricoltori 0

Toscana 1 Costoluto fiorentino autoprodotto 0,5

8.5 Varietà richieste che non risultano né tra quelle commercializzate né nel data base ENSE e pertanto disponibili in biologico

Page 46: dal_seme_4_stampa_low

46dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

9. ZuCChINo

Secondo quanto riportato da FederBio i fabbisogni di sementi biologiche calcolati per lo zucchino sono i seguenti (tabella 9.1):

Specie Ettari 2009*Quantità media di semente per ettaro (Kg)

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg)

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

zucchino 963,8 2,5 2409,5 627,92 26,60%

9.1 Fabbisogni di sementi biologiche calcolati per lo zucchino

9.2 Quantità totale di zucchino commercializzata (certificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quan-titativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

Alcune delle varietà commercializzate non erano riportate dall’ENSE, di seguito un elenco:

Specie Zucchino Zucchino Zucchino

Varietà Bolognese Nano nero di Milano Nero di Milano

U.M. Kg Kg Kg

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09

6,75 133,5 50

Conversione in KG seme bio certificato COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09

6,75 133,5 50

Quantità disponibile al 01/07/09 2,25 0 25

CONVERSIONE kg Quantità disponibile al 01/07/09 2,25 0 25

Specie Varietà U.M.Quantità seme bio certificato

COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09

Conversione in KG seme bio certifica-to COMMERCIALIZZATO

01/07/08 - 30/06/09

Quantità disponibile al 01/07/09

CONVERSIONE kg Quantità disponibile al

01/07/09

Zucchino Bolognese Kg 6,75 6,75 2,25 2,25

Zucchino Nano nero di Milano Kg 133,5 133,5 0 0

Zucchino Nero di Milano Kg 50 50 25 25

9.3 Elenco delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

Si riportano di seguito i nomi di alcune varietà considerate dal DB ENSE ma che non hanno trova-to riscontro tra i dati delle varietà commercializza-te o disponibili sulla base delle interviste.

Dai dati raccolti le quantità commercializzate anche nel caso dello zucchino eccedono quelle considerate disponibili secondo i dati ENSE.

Si riportano in tabella alcuni dati derivanti dalle interviste a campione effettuate da AIAB relativi a varietà diverse rispetto a quelle presenti nel data base ENSE o riportate dalle ditte sementiere, scelte dagli agricoltori.

Specie VarietàQuantità disponibile

al 01/07/09 (kg)

Zucchino Alberello di Sarzana 0

Zucchino Leila 0

Zucchino Natura 0

Zucchino Soleil 0

Totale 0

I dati sono corredati (quando possibile) di un cal-colo degli eventuali fabbisogni basato sui quantita-tivi medi di semente impiegata per ettaro.

9.4 elenco delle varietà riportate dal DB ENSE ma non riscontrate tra quelle commercializzate o disponibili sulla base delle interviste

Page 47: dal_seme_4_stampa_low

47dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Regione Ha Varietà Origine del seme*Quantità Kg richiesta

anno 2009Quantità in Kg necessaria per

l’anno 2009 (2,5 kg x ha-1)

Abruzzo 0,3 Radian mercato 0,4 0,75

Abruzzo 2,2 Sito mercato 7,7 5,5

Basilicata - President mercato - 0

Basilicata - Miconos mercato - 0

Basilicata - Quine mercato - 0

Calabria 0,2 Varie autoprodotto - 0,5

Calabria 0,5 Locale autoprodotto - 1,25

Calabria 0,3 Fiaschetto autoprodotto 4 0,75

Emilia Romagna 0,04 Bolognese mercato 0,5 0,1

Emilia Romagna 0,5 HY sigla mercato 2 1,25

Emilia Romagna 0,01 Pamela mercato 0,1 0,03

Emilia Romagna 0,5 Varie mercato - 1,25

Lazio - Portofino mercato - 0

Liguria 0,02 Isotta autoprodotto - 0,04

Liguria 0,01 Trombetta autoprodotto - 0,03

Liguria 0,02 Greyzino mercato 0,13 0,05

Lombardia - Sara mercato 2 0

Marche 0,2 Splendorautoprodotto

mercato- 0,5

Piemonte 0,58 Xara mercato 1,43 1,45

Piemonte 0,19 Altea mercato 0,71 0,48

Piemonte 0,4 Artemide mercato 0,57 1

Toscana 0,02 Chiaro o Scuro autoprodotto - 0,05

Toscana - Fiorentino autoprodotto 2 0

Trentino AD - Mikonos mercato - 0

Veneto 0,01 Altea mercato 0,01 0,03

Veneto 0,07 Ortano mercato 0,04 0,18

9.5 Varietà richieste che non risultano né tra quelle commercializzate né nel data base ENSE e pertanto disponibili in biologico

Page 48: dal_seme_4_stampa_low

48dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Alcune delle varietà commercializzate non era-no riportate dall’ENSE, di seguito una sintesi:

Specie Fagiolo Fagiolo Fagiolo Fagiolo

Varietà N.cannellino S.B.

N.Slenderette S.B.

R.Borlotto lingua di fuoco 3

Rampicante borlotto l.fuoco

U.M. Kg Kg Kg Kg

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09

1.008,00 2.215,30 225 25

Conversione in KG seme bio certificato COMMERCIALIZ-ZATO 01/07/08 - 30/06/09

1.008,00 2.215,30 225 25

Quantità disponibile al 01/07/09

2.650,40 484,9 74,6 -

CONVERSIONE kg Quantità disponibile al 01/07/09

2.650,40 484,9 74,6 0

10.3 Sintesi delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

Si riportano di seguito i nomi di alcune varietà considerate dal DB ENSE ma che non hanno trova-to riscontro tra i dati delle varietà commercializza-te o disponibili sulla base delle interviste.

Specie Varietàquantità disponibile al

01/07/09 (kg)

Fagiolo Cantare -

Fagiolo Farba -

Fagiolo Lingua di fuoco nano 179

Fagiolo Markant -

Totale 179

10.4 Dati relativi alle varietà riportate dal DB ENSE ma non riscontrate tra quelle commercializzate o disponi-bili sulla base delle interviste

Dai dati raccolti le quantità commercializzate anche nel caso del fagiolo eccedono quelle consi-derate disponibili secondo i dati ENSE.

Si riportano in tabella parte dei dati derivanti dal-le interviste a campione effettuate da AIAB relativi a varietà diverse rispetto a quelle presenti nel data base ENSE o riportate dalle ditte sementiere. I da-ti sono corredati (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro e per varietà in funzione dei sesti d’impianto che variano con il portamento delle varietà stesse.

Specie fagiolo

Ettari 2009* 696

Quantità media di semente per ettaro (Kg) 200

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg) 139.200

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

8.088,9

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

5,81%

Specie fagiolo

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO (Kg)

8088,9

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

4013

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg)

428

10. FAGIoLo

Secondo quanto riportato da FederBio i fabbisogni di sementi biologiche calcolati per il fagiolo sono i seguenti (tabella 10.1):

10.1 Fabbisogni di sementi biologiche calcolati per il fagiolo

10.2 Quantità totale di fagiolo commercializzata (e cer-tificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quantitativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

Page 49: dal_seme_4_stampa_low

49dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Regione Ha VarietàOrigine

del seme*Origine del seme*

Quantità in Kg x ha-1 richiesta anno 2009

Quantità in Kg necssaria per l'anno 2009 (necessità varietali kg x ha-1)

Basilicata Cannellino bianco 1 autoprodotto 60 0

Basilicata Cannellino bianco 1 autoprodotto 50 0

Basilicata Cannellino rosso 1 autoprodotto 60 0

Basilicata 1 Cannellino rosso 1 autoprodotto 90 70

Basilicata Cannellino rosso 1 autoprodotto 50 0

Basilicata Ciuoto 4 mercato 75 0

Basilicata Ciuoto 1 autoprodotto 60 0

Basilicata Ciuoto 1 autoprodotto 60 0

Basilicata 1 Ciuoto o Regina 1 autoprodotto 80 60

Basilicata 1 Maruchedda 1 autoprodotto 55 55

Basilicata Maruchedda chiaro 1 autoprodotto 45 0

Basilicata Maruchedda nera 1 autoprodotto 45 0

Basilicata Monachedda 1 autoprodotto 45 0

Basilicata 1 Munachedda 1 autoprodotto 55 55

Basilicata 1 Nasieddu 1 autoprodotto 55 40

Basilicata Nasieddu nero 1 autoprodotto 45 0

Basilicata 1 Nasieddu nero 1 autoprodotto 55 40

Basilicata 1 Nasiuddu viola 1 autoprodotto 55 40

Basilicata 1 Nasiueddu rosso 1 autoprodotto 55 40

Basilicata 1 Panzaredda 1 autoprodotto 55 50

Basilicata Riso bianco 1 autoprodotto 45 0

Basilicata 1 Riso bianco 1 autoprodotto 55 50

Basilicata 1 Riso giallo 1 autoprodotto 55 50

Basilicata 1 San Michele 1 autoprodotto 55 50

Basilicata San michele rosso 1 autoprodotto 45 0

Basilicata 1 San Michele rosso 1 autoprodotto 55 50

Basilicata Tabacchino 1 autoprodotto 75 0

Basilicata Tabacchino 1 autoprodotto 60 0

Basilicata 1 Tabacchino 1 autoprodotto 90 65

Basilicata Tabacchino 1 autoprodotto 70 0

Basilicata Tondino 1 autoprodotto 50 0

Basilicata Tondino bianco 1 autoprodotto 75 0

Basilicata Tondino bianco 1 autoprodotto 60 0

Basilicata 1 Tondino bianco 1 autoprodotto 90 65

Basilicata 1 Tuvagliedda 1 autoprodotto 55 45

Basilicata Tuvagliedda marrone 1 autoprodotto 45 0

... segue

10.5 Varietà richieste che non risultano né tra quelle commercializzate né nel data base ENSE e pertanto disponibili in biologico

Page 50: dal_seme_4_stampa_low

50dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

dalla pagina precedente

Basilicata 1 Tuvagliedda marrone 1 autoprodotto 55 45

Basilicata 1 Tuvagliedda rossa 1 autoprodotto 55 45

Basilicata Tuvagliedda rosso 1 autoprodotto 45 0

Basilicata Verdello 4 mercato 75 0

Basilicata Verdolino 1 autoprodotto 60 0

Basilicata 1 Verdolino 1 autoprodotto 90 65

Basilicata Verdolino 1 autoprodotto 50 0

Calabria 0,3 Ametro 1 autoprodotto 30 12

Calabria 0,3 Monachella 1 autoprodotto 45 12

Calabria Pallottino 1 autoprodotto 40 0

Calabria 0,3 Rizza 1 autoprodotto 45 12

Calabria Tondino 1 autoprodotto 0

Calabria Ziccarella 1 autoprodotto 40 0

Campania 0,6 a formella, con l'occhio 1 autoprodotto 30 24

Campania 0,2 a pisello 1 autoprodotto 30 8

Emilia Romagna 0,3 Fagiolo di controne 1 autoprodotto 45 12

Emilia Romagna 0,05 Ruviotto 1 autoprodotto 30 2

Lazio Borlotti 1 autoprodotto 50

Lazio 0,5 Ciavattino 1 autoprodotto 60

Lazio Corallo 4 - D mercato 70

Lazio 0,5 del purgatorio 1 autoprodotto 70

Lazio 0,5 Secondo 1 autoprodotto 40

Lazio 0,5 Verdolino 1 autoprodotto 60

Liguria 0,3 Borlotto di Lammon 1 autoprodotto 50

Liguria 0,25 Fagiolana di torza 1 autoprodotto 40

Liguria 0,06 Fagiolane 3 altri agricoltori 40

Liguria 0,1 Variegati di albenga 1 autoprodotto 50

Liguria 0,01 Variegati di albenga 1 autoprodotto 50

Molise Cercemaggiore 1, da 3 autoprodotto altri agricoltori 50

Molise varietà locale di Riccia 1, da 3 autoprodotto altri agricoltori 45

Toscana 0,6 Zolfino 1 autoprodotto 70

Umbria 2 ? 1 autoprodotto

Umbria Neri 1 autoprodotto 60 Kg/ha

Umbria Nero e Cocnano 1 autoprodotto 60

Umbria 2,8 Zolfino 1 autoprodotto 70

Umbria 0,5 1 autoprodotto 50 kg/ha

Veneto 0,05 Bingo 1 autoprodotto 60

Veneto 100m2 Dolico rosso e nero 1 autoprodotto 0,3

Veneto 0,05 Lima o del papa 1 autoprodotto 60

Veneto 0,2 Teggia 4 mercato 50

Page 51: dal_seme_4_stampa_low

51dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

11. BRASSICACEE

Secondo quanto riportato da FederBio i fabbiso-gni di sementi biologiche calcolati per le brassi-cacee nel complesso (cavolfiore, cavolfiore roma-nesco, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cavolo cinese, cavolo di bruxelles, cavolo rapa, cavolo verza) sono i seguenti (tabella 11.1):

Alcune delle varietà commercializzate non era-no riportate dall’ENSE, di seguito un elenco:

Specie cavolfiore e ca-volo broccolo

Ettari 2009* 1.163

Quantità media di semente per ettaro (Kg) 8

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg) 9.304

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

691,76

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

7,44%

SpecieQuantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO (Kg)

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

Quantità complessivamente disponibili se-condo quanto riportato da ENSE (campagna

2008-2009) (Kg)

Cavolfiore 16,35 15 0

Cavolo broccolo 740,4 0

Cavolo cappuccio 1.037,14 0,15

Cavolo cinese 0,07 0

Cavolo di Bruxelles 0,11

Cavolo rapa 1,7 0,14 0

Cavolo Verza 62,8 462,2 0,53

Cavolo totale 1.858,57 0,68

11.1 Fabbisogni di se-menti biologiche calcolati per le brassicacee

11.2 Quantità totale di cavoli e affini commer-cializzata (certificata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quan-titativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

11.3 Sintesi delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

Specie Varietà U.M.Quantità seme bio certificato

COMMERCIALIZZATO 01/07/08 - 30/06/09

Conversione in KG seme bio certificato COMMERCIALIZZATO

01/07/08 - 30/06/09

Quantità disponi-bile al 01/07/09

CONVERSIONE kg Quantità disponibile

al 01/07/09

Cavolfiore Palla di neve Kg 15 15 15 15

Cavolo broccolo Calabrese Kg 675 675 0 0

Cavolo broccolo Calabrese molto precoce Kg 0 0 1,95 1,95

Cavolo cappuccio Copenaghen Kg 35 35 35 35

Cavolo cappuccio Testa di moro 2 Kg 983,5 983,5 0 0

Cavolo cappuccio Testa di negro Kg 2 2 0 0

Cavolo Verza Vertus Kg 21 21 20 20

11.4 Dati relativi alle varietà riportate dal DB ENSE ma non riscontrate tra quelle commercializzate o disponibili sulla base delle interviste

Si riportano di seguito i nomi di due varietà prese in considerazione dal database ENSE e non presen-ti tra le varietà commercializzate o disponibili sulla base delle interviste. I quantitativi sono nulli.

Specie Varietà

Cavolo cappuccio Parel

Cavolo laciniato Westlandse winter

Cavolo rapa Patrick

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52dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

Dai dati raccolti risulta che, anche nel caso delle brassicacee considerate, le quantità commercializ-zate eccedono quelle considerate disponibili se-condo i dati ENSE.

Si riportano in tabella alcuni dei dati derivanti dalle interviste a campione effettuate da AIAB. Si è scelto di riportare in tabella solo le denominazioni che rimandano in qualche modo a varietà o popo-lazioni, anche locali, in modo da fornire indicazio-

Regione Ha Varietà Origine del seme*Quantità Kg richiesta

anno 2009Quantità in Kg necssaria per

l’anno 2009 (8 kg x ha-1)

Campania Cavolo viero, Torzera autoprodotte 2 0

Lazio Broccoli romani mercato e deroga 0

Liguria 0,2 Cavolo di Comano autoprodotte 1,6

Liguria 0,15 Cavolo Nero di Bardellone autoprodotte 1,2

Liguria 0,1 Gaggetta autoprodotte 0,8

Liguria 0,01 Gaggetta autoprodotte 0,08

Liguria 0,1 Nero di lavagna autoprodotte 0,8

Liguria 0,01 Nero di lavagna autoprodotte 0,08

Liguria 0,05 Nero di spezia mercato bio 0,05 0,4

Liguria 0,02 Nero di spezia altri agricoltori 0,05 0,16

Marche 0,67 Cavolfiore romanesco mercato bio 5,36

Piemonte 0,05 Cima di rapa mercato 0,4

Piemonte 0,08 Cavolfiore di moncalieri autoprodotte 0,64

Piemonte 0,2 Cavolfiore di moncalieri autoprodotte 1,6

Piemonte 0,5 Cavolfiore di moncalieri autoprodotte 4

Piemonte 0,1 Mitsuna (cavolo a foglia) mercato 0,1 0,8

Piemonte Oceano mercato 40000 semi 0

Puglia 5 Broccolo Parthenon mercato e deroga 40

Puglia 2 Cavolfiore terminello e Tipical mercato e deroga 16

Toscana 0,3Cavolo nero palmizio di

toscanaautoprodotte 2,4

ToscanaCavolo nero palmizio di

toscanaricerca 0

Toscana Fiore san casciano autoprodotte Gr 25 0

Veneto 0,1 Cavolo broccolo padovano autoprodotte 0,8

11.5 Varietà richieste che non risultano né tra quelle commercializzate né nel data base ENSE e pertanto disponibili in biologico

ni più precise, evitando di riportare denominazioni generiche, pur molto comuni quali Broccolo di ra-pa, Cime di rapa, Rucola selvatica.

I dati sono relativi a varietà coltivate diverse ri-spetto a quelle presenti nel data base ENSE o ripor-tate dalle ditte sementiere e sono corredati (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro.

Page 53: dal_seme_4_stampa_low

53dal Seme - n° 4 / 11

Stato dell’arte Iniziativa 1

Nel caso dell’orzo la quantità di semente dispo-nibile risulta maggiore rispetto a quella che dichia-rano di aver posto in commercio le ditte.

Nel data base ENSE sono presenti varietà non rilevate dalle ditte nel corso delle interviste di Fe-derBio. Se ne riportano di seguito i nomi e i dati quantitativi.

Si riportano in tabella 12.5 alcune varietà reperi-te sul mercato bio. Tra queste si segnala la Otis, ri-portata dall’ENSE, ma non riportata dai sementieri.

La tabella 12.6 riporta alcuni dati derivanti dalle interviste a campione effettuate da AIAB relativi a varietà diverse rispetto a quelle presenti nel data base ENSE o riportate dalle ditte sementiere, scel-te dagli agricoltori. I dati sono corredati (quando possibile) di un calcolo degli eventuali fabbisogni basato sui quantitativi medi di semente impiegata per ettaro.

Specie Varietà U.M.Quantità seme bio certifica-to COMMERCIALIZZATO

01/07/08 - 30/06/09

Conversione in KG seme bio certificato COMMERCIALIZZA-

TO 01/07/08 - 30/06/09

Quantità disponi-bile al 01/07/09

CONVERSIONE kg Quantità disponibile

al 01/07/09

Orzo Ponente Kg 24.640 24.640 15.320 15.320

Orzo Trasimeno Kg 9.000 9.000 0 0

Orzo Varenne Kg 101.775 101.775 40.950 40.950

12.3 Sintesi delle varietà commercializzate non riportate dall’ENSE

12.4 Elenco delle varietà riportate dal DB ENSE ma non riscontrate tra quelle commercializzate o disponibili sulla base delle interviste

12.5 varietà impiegate dagli agricoltori e reperite sul mercato bio

Specie Varietà Quantità disponibile al 01/07/09 (kg)

Orzo Arda 70.000

Orzo Otis 60.000

Totale 130.000

Regione Ha VarietàOrigine del

seme*Origine del

seme*Quantità richiesta anno 2009

(Kg x ha-1)

Abruzzo 1,6 Otis 4 -B mercato bio 200

Friuli VG 1,25 Digersano 4 -B mercato bio 250

Molise 5 Trasimeno 4 -B mercato bio 200

Piemonte 4 ? 4 -B mercato bio 150

Toscana 9 Orchidea 4 -B mercato bio 150

Veneto 2 Federal 4 -B mercato bio 75

12.1 Fabbisogni di sementi biologiche calcolati per l’orzo

12.2 Quantità totale di orzo commercializzata (certi-ficata) e disponibile sul mercato al 1 luglio del 2009 e quantitativo totale riportato nel database ENSE per la campagna 2008- 2009

Specie orzo

Ettari 2009* 32.244

Quantità media di semente per ettaro (Kg) 150

Fabbisogno nazionale di seme biologico (Kg) 4.836.600

Seme BIO commercializzato nel periodo 01/07/08 - 31/06/09 (Kg)

471.775

Incidenza del seme BIO commercializzato sul fabbisogno italiano

9,75%

Specie orzo

Quantità seme bio certificato COMMERCIALIZZATO (Kg)

471.775

Quantità seme bio certificato disponibile al 01/07/09 (Kg)

134.655

Quantità complessivamente disponibili secondo quanto riportato da ENSE (campagna 2008-2009) (Kg)

585.410

12. oRZo

Secondo quanto riportato da FederBio i fabbiso-gni di sementi biologiche calcolati per l’orzo sono i seguenti (tabella 12.1):

Page 54: dal_seme_4_stampa_low

dal Seme - n° 4 / 1154

dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 1 Stato dell’arte

12.6 Varietà richieste che non risultano né tra quelle commercializzate né nel data base ENSE e pertanto disponibili in biologico

Regione Ha Varietà Origine del seme* Quantità richiesta anno 2009 (Kg x ha-1)

Quantità in Kg necssaria per l’anno 2009 (150 kg x ha-1)

Abruzzo 1,6 Otis mercato bio 200 240

Basilicata Bianco autoprodotte 0

Basilicata Carina mercato e deroga 0

Basilicata da birra mercato 0

Calabria 12 Abondant autoprodotte 150 1.800

Calabria Aliseo altri agricoltori 0

Calabria 8 Nazionale autoprodotte 1.200

Calabria 90,92 Orzo da foraggio autoprodotte 140 13.638

Calabria 90,92 Orzo da foraggio autoprodotte 140 13.638

Emilia Romagna 0,9 Baraka mercato 200 135

Friuli VG 3,3 Cometa mercato e deroga 200 495

Friuli VG 2,5 Felicitas mercato 200 375

Friuli VG 4 Jaidor mercato 200 600

Lombardia 8,4 Tunika mercato 100 1.260

Sardegn 9 Asso autoprodotte 120 1.350

Sardegn 7 Pilastro autoprodotte 130 1.050

Sardegn 10 Sardo autoprodotte 100 1.500

Sardegn 19,17 Sardo autoprodotte 100 2.875,50

Sardegn 3 Sardo autoprodotte 110 450

Sardegn 3 Sonora mercato 125 450

Sardegn 40 Sonora autoprodotte 100 6.000

Toscana 25 Baraka altri agricoltori 100 3.750

Toscana 9 Orchidea mercato bio 150 1.350

Toscana 0,02 Scandella ricerca 130 2,25

Umbria Van Mauro autoprodotte 200 0

Veneto 2 Federal mercato bio 75 300

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55dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Identificazione di varietà di frumento duro appropriate all’impiego in agricoltura biologica

1Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura – Unità di Ricerca per la Valorizzazione Qualitativa dei Cereali (CRA-QCE) Via Cassia, 176 Roma - [email protected] bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

F. Quaranta, G. Aureli, A. Iori, M. Pasquini, A. Belocchi, M. Camerini, F. Casini, C. Cecchini, M. Chierico, M. Fornara, E. Gosparini, A. Matere, S. Melloni, S. Moscaritolo, S. Pucciarmati, L. Sereni, M.G. D’Egidio1

Specie2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008-09 2009-10

ha % ha % ha % ha % ha % ha %

Frumento duro 109.300 11,5 152.978 14,3 117.686 10,3 118.856 10,3 119.997 12,0 119.308 10,8

Frumento tenero e farro 26.395 2,8 24.862 2,3 20.599 1,8 24.742 2,2 25.535 2,5 26.220 2,4

Orzo 16.871 1,8 26.806 2,5 32.834 2,9 32.025 2,8 34.860 3,5 32.244 2,9

Mais da granella 15.070 1,6 13.907 1,3 13.115 1,1 10.135 0,9 9.247 0,9 12.788 1,2

Avena 11.477 1,2 21.025 2,0 24.578 2,1 21.349 1,9 21.561 2,2 18.082 1,6

Riso 6.928 0,7 11.444 1,1 13.670 1,2 11.593 1,0 10.243 1,0 9.092 0,8

Totale cereali bio 191.000 20,0 259.000 24,3 239.000 20,8 241.000 21,0 232.000 23,2 252.000 22,8

Totale bio nazionale 954.000 1.067.000 1.148.000 1.150.000 1.002.000 1.107.000

Tabella 1 - Evoluzione delle superfici in coltura biologica dei cereali, compresi gli ettari in conversione (Dati SINAB).

La superficie coltivata con tecnica biologica in Italia supera da alcuni anni il milione di ettari, di cui i cereali rappresentano circa un quarto; tra questi il frumento duro è di gran lunga la specie più utilizzata interessando circa 120.000 ha, che rappresentano oltre il 10% di tutta la superficie col-

Identification of durum wheat varieties suitable for use in organic farming –Results of first year activity The varietal networks in organic farming provide the farmers with the latest technical information about

the better varieties for productivity, yield stability and satisfactory characteristics. Three species were con-sidered: durum wheat, bread wheat and rice.

The tests were carried out on 20 varieties tested in 17 environments, 8 of which related to the South area, 3 in the Center Tyrrhenian and 6 at the Center Adriatic and North of Italy.

Among the 20 cultivars tested in the difficult 2009-10 season, Iride and Meridiano have achieved yield levels above average in 15 and 14 localities, respectively, while Svevo was characterized by higher than average protein levels in all locations jointly with interesting yeld levels. Analyses for the evaluation of semolina quality and pasta cooking quality have been performed on 11 environments only, however properly chosen. Gluten quality and color, as well known, are parameters with high genotype influence, therefore the cultivar response to different environments for these quality traits change in magnitude, but the rank of cultivars does not change across the environments. Neolatino, San Carlo, Svevo and Latinur stand out for good gluten quality and Svevo, Tirex, Dylan , Normanno for high level of yellow index.

The level of DON contamination determined by immuno-enziamtic assay (ELISA) was not cause of alarm.

In three areas (Puglia, Marche and Toscana) have also carried out trials in organic farms.Phytopathological survey on durum and bread wheatsThe study of the major fungal diseases of the durum and bread wheat at plant level has highlighted the

incidence and severity of diseases of the varieties useful to identify the most suitable genotypes in different environments for organic farming.The reliefs on the cultivar showed the prevalence of “Septoria complex”, thereby indicating two fungal diseases: the Septoria tritici blotch and Stagonospora nodorum blotch.

tivata in biologico (tabella 1) . Le reti nazionali di confronto varietale in agricol-

tura biologica si prefiggono di fornire agli agricol-tori informazioni tecniche aggiornate sulle varietà che rispondono meglio alle esigenze del settore in termini di produttività, stabilità delle rese e caratte-

Capofila progetto: Maria Grazia D’Egidio

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56dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

Località Ente Responsabile e Coll.Altitu-

dine (m s.l.m.)

TerrenoColtura

precedenteData di semina

Concimazione (kg/ha)

Data di raccolta

pre-seminacoper-tura prodotto

N P2O5 N

S.Giuletta (PV)CRA-SCV, S. Angelo

Lodigiano (LO)T. Notario, A. B. Terno,

L. Battaini150

limoso argilloso

loietto 28/10/09 0 0 120 -- 7/7/10

S.Pancrazio (PR)Azienda sperimentale

Stuard (PR)C. Piazza, R. Reggiani 45

franco - argilloso

medica 2/11/09 0 0 0 -- 1/7/10

S. Piero a Grado (PI) Centro “E. Avanzi”, Univ.

di Pisa (PI)M. Mazzoncini, P. Belloni, D. Antichi

3medio

impastomais 25/1/10 30 30 0

Nutex letame

20/7/10

Alberese (GR) Regione Toscana P. Bottazzi 3medio

impastotrifoglio

alessandrino17/11/09 0 0 37,5 Pollina pellet 29/6/10

Agugliano (AN) Dip. Scienze amb. Prod.

Veg., Univ. Ancona R. Santilocchi, I. Beldo-

menico80 argilloso erba medica 19/11/09 0 0 40

Bioilsa N 12.5

13/7/10

Jesi (AN) ASSAM Marche G. Mazzieri 80 argilloso maggese 23/11/09 24 60 35Guanito e Dix 10 N

2/7/10

Pollenza (MC) CERMIS, Tolentino (MC)A. Petrini, D. Fuselli, M.

Antonelli250 argilloso pomodoro 25/11/09 0 0 0 -- 2/7/10

Introdacqua (AQ) ARSSA Abruzzo V. Galante, D. Silvieri 450medio

impastofavino 13/11/09 0 0 0 -- 5/7/10

Tarquinia (VT) ARSIAL Lazio O. Basili, C. Piccioni 200 argilloso erbaio misto 26/11/09 0 0 17Hermos Biogreen

2/7/10

Monteromano (VT) ARSIAL Lazio O. Basili, C. Piccioni 230 argilloso erbaio misto 26/11/09 75 0 0Borlanda da

Lievito2/7/10

Roma CRA-QCE, RomaF. Quaranta, M. Fornara,

V. Mazzon20

medio imp. tend. sabbioso

maggese 2/11/09 0 0 0 -- 1/710

Campobasso CRA-QCE, RomaF. Quaranta, M. Fornara,

V. Mazzon700 argilloso sulla 24/11/09 18 45 30

Guanito e Dix 10 N

15/7/10

Foggia CRA-CER, Foggia P. Codianni 76medio

impastomaggese 6/12/09 40 0 0

Bioilsa N 12.5

22/7/10

Gravina Poggiorsini (BA)

Dip. Scienze delle Prod. Vegetali, Univ. Bari

L. Tedone, G. De Mastro 595medio

impastoavena 23/11/09

Letame ovino

21Letame

ovino e Tri bio 7-11

30/6/10

Gaudiano di Lavello (PZ)

Istituto Genetica Vegeta-le, CNR Bari

G. Laghetti, F.P. Losavio 300medio

impastofavino 29/12/09 0 0 0 -- 16/7/10

CataniaIst. Agronomia gen. e

Colt. Erb., Univ. Catania

M. Lombardo, C.N. Raciti, M.A.Doust, S.

Virgillito 10 argilloso favino 12/11/09 0 0 0 -- 21/6/10

Caltagirone (CT)Staz. Cons. Sper. Grani-

coltura per la SiciliaG. Gallo, V. Motta 290

medio imp. tend. argilloso

0 0 0 --

S. Stefano QuisquinaDip. Agronomia Amb.,

Univ. PalermoG. Amato, A.S. Frenda,

D. Giambalvo250

argilloso sabbioso

trifoglio 1/12/09 70 0 0Bio’s Enne

107/7/10

Ussana (CA)AGRIS Sardegna – Dip. ricerca prod. Vegetali

M. Dettori 80 argilloso maggese 22/12/09 0 0 0 -- 5/7/10

Tabella 2 - Rete nazionale Frumento duro in biologico: scheda agronomica dei campi di prova.

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57dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Materiali e metodi

Nella stagione 2009-10 le prove sono state effet-tuate in 19 località (tabella 2).

I campi di Roma e S. Piero a Grado sono stati pe-rò esclusi dalla sintesi a causa delle cattive condi-zioni delle colture per avversità climatiche e mas-siccia infestazione di malerbe, mentre le rimanenti 17 località sono state aggregate in tre macro-areali (figura 1): Sud e Isole (8 campi), versante tirreni-co dell’Italia centrale (3 campi), versante adriatico dell’Italia centrale e Nord (6 campi).

Le 20 varietà testate in tutte le località sono indi-cate in tabella 3 dove è anche riportato, per ciascu-na di esse, ciclo, genealogia e anno di iscrizione al Registro.

Tutte le sementi sono state fornite dalle ditte re-sponsabili della loro commercializzazione, pro-dotte con agrotecnica convenzionale e utilizzate in deroga senza trattamento di concia.

È stato utilizzato uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con 3 o 4 ripetizioni, con parcelle elementari di 10 m2, seminate ad una den-sità di 500 semi germinabili/m2.

I principali elementi di tecnica colturale adottati nei campi di prova sono riportati nella tabella 2; per la concimazione, quando effettuata, sono stati utilizzati sempre prodotti ammessi dai disciplinari di produzione di agricoltura biologica.

Le Istituzioni che hanno realizzato le prove han-no eseguito i principali rilievi di campo e di labo-ratorio: data di emergenza e di spigatura, altezza della pianta, allettamento, peso ettolitrico, semi bianconati e striminziti, peso 1000 cariossidi, spi-ghe/m2 e peso della granella.

Il CRA-QCE di Roma ha effettuato la valutazione delle caratteristiche qualitative.

Sulla granella è stato determinato il contenuto

ristiche qualitative della granella. Una corretta scelta varietale per gli specifici

areali di coltivazione è, a parità degli altri fattori impiegati, una delle poche variabili con cui è pos-sibile migliorare le produzioni dal punto di vista quantitativo e qualitativo senza incidere sui costi di produzione.

RETE vARIETALE

La Rete di confronto tra varietà di frumento duro in coltura biologica è coordinata dal CRA-QCE di Roma ed è stata realizzata in collaborazione con diverse istituzioni pubbliche o private.

Varietà Ciclo GenealogiaAnno iscrizio-

ne Registro

Anco Marzio MP Popolazione Cimmyt 2003

Ciccio PF6 (Appulo x Valnova) x F5 (Valforte x Patrizio)

1996

Claudio M(Sel. Cimmyt 35 x Duran-go) x (IS193B x Grazia)

1998

Colosseo M Mutante Mexa x Creso 1995

Creso TCpB 144 x [(Yt54-N10-B)Cp263Tc3]

1974

Duilio PCappelli x (Anhinga x Flamingo)

1984

Dylan MTNeoudur x Ulisse ( sel. Creso)

2002

Iride MP Altar 84 x Ionio 1996

Karalis P Grazia x Cras 21-5 2002

Latinur P n.d. 2004

Meridiano P(Simeto x WB881) x (Plinio x F22)

1999

Neolatino P(Latino x Trinakria) x MG1433

2005

Normanno M (Simeto x F22) x L35 2002

San Carlo M Grazia x Degamit 1996

Saragolla P Iride x Linea PSB 0114 2004

Severo M Rascon37/2 x Tarro2 2005

Simeto MP Capeiti 8 x Valnova 1988

Svevo P Linea Cimmyt x Zenit 1996

Tirex P Svevo x Nefer 2007

Vinci M Simeto x Armet 2002

Tabella 3 - Elenco cultivar in prova

Figura 1 – Localizzazione dei campi di prova (* eliminate S.Piero a Grado e Roma)

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

proteico per tutti i campioni provenienti dalle sin-gole repliche, mediante apparecchio Infratec 1241 (FOSS AB Analytical, Svezia); nelle tabelle 5-7 so-no riportati i valori ottenuti dalla media aritmetica delle 3-4 parcelle presenti.

Per le analisi tecnologiche sono state prese in esame in 11 località opportunamente selezionate (5 sud e isole, 2 centro-tirrenico, 4 nord e centro-adriatico); per ogni località le repliche di campo di ciascuna cultivar sono state riunite in modo da fornire un campione composito che è stato maci-nato su molino sperimentale Buhler MLU 202 per la produzione di semola.

Sulle semole è stato determinato il contenuto in proteico con il metodo a combustione Dumas e strumentazione automatizzata Leco FP 428, il con-tenuto in glutine e la qualità del glutine (Gluten Tabella 4 - Valori medi della stagione 2009-10 a confronto con medie polien-

nali

Tabella 5 - Principali risultati delle 20 varietà in prova negli 8 campi dell’areale Sud-Isole.

Caratteri Sud-IsoleCentro tirre-

nicoCentro adriatico e

Nord

Ciclo (n gg da 1 apr.)2010 28 30 36

poliennio 33 30 38

Produzione (t/ha)2010 3,06 2,40 3,89

poliennio 3,51 3,67 3,99

Proteine (% s.s.)2010 11,6 10,9 12,1

poliennio 12,4 12,1 12,7

Peso ettolitrico (kg/hL)2010 79,4 79,9 80,5

poliennio 81,4 81,5 79,4

Peso 1000 cariossidi (g)2010 46,2 44,1 50,6

poliennio 45,3 47,7 46,6

Differenze dei valori dell’annata rispetto al poliennio: positive negative.

Varietà

Cic

lo

Sud-isole (8 campi)

Produzione Granella Semola Pasta DON

t/ha indicen. campicon indi-ce ≥100

Peso ettolitricokg/hL

Proteine (media repl.) % s.s.

Glutine% s.s.

GlutenIndex

Walveogr.Jx10-4

Indicedi giallo

Giudizioglobale

(positivi 13%)

max ppb min (positivi) ppb

Iride MP 3,43 112 6 78,2 10,7 7,4 75 138 21,5 50 neg. neg.

Meridiano P 3,30 108 7 76,9 11,1 7,4 81 157 22,5 47 37 37

Colosseo M 3,29 108 6 80,9 11,8 8,0 75 134 17,5 53 79 79

Claudio M 3,21 105 6 80,7 11,5 8,0 83 149 18,4 53 neg. neg.

Tirex P 3,21 105 3 81,0 11,4 7,7 92 166 25,3 51 neg. neg.

Saragolla P 3,15 103 5 77,4 11,0 6,9 97 154 21,7 50 122 122

Severo M 3,15 103 3 77,9 10,6 7,2 81 116 21,9 52 neg. neg.

Normanno M 3,14 103 5 78,0 11,6 7,8 89 159 23,6 51 38 35

Duilio P 3,09 101 4 78,9 11,4 7,6 84 151 19,8 54 neg. neg.

Simeto MP 3,08 101 4 78,8 12,0 8,0 89 164 21,0 50 40 40

Neolatino P 3,07 100 5 79,8 12,1 8,3 87 209 19,3 52 129 21

Ciccio P 3,07 100 4 80,6 11,5 7,7 85 154 21,2 50 neg. neg.

Anco Marzio MP 3,04 99 4 79,8 11,7 7,5 82 149 20,4 56 30 27

Svevo P 3,02 99 4 80,3 12,0 8,8 77 181 25,3 52 95 22

Karalis P 3,00 98 3 80,9 12,0 8,3 94 169 17,1 47 152 152

Dylan MT 2,99 98 5 80,4 11,6 8,3 68 139 24,1 54 neg. neg.

San Carlo M 2,88 94 2 79,7 11,7 8,0 92 199 22,7 52 59 34

Vinci M 2,86 94 2 78,2 11,4 7,8 82 141 21,1 50 72 71

Creso T 2,70 88 1 81,3 11,9 8,7 63 131 17,6 48 neg. neg.

Latinur P 2,50 82 1 79,1 12,2 8,9 80 180 22,9 54 neg. neg.

MEDIA 3,06 100 79,4 11,6 7,9 83 157 21,2 51

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59dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Index) utilizzando lo strumento automatico Gluto-matic System, la valutazione delle proprietà reolo-giche degli impasti tramite l’alveografo di Chopin (UNI 10453), il colore espresso come indice di giallo, utilizzando il colorimetro a riflessione Mi-nolta Chromameter CR 400, con illuminante D65.Le semole sono state pastificate mediante pressa sperimentale NAMAD ed essiccate mediante ciclo a bassa temperatura (50°C) su un impianto pilota (AFREM-Francia). La qualità delle paste (formato spaghetti Ø = 1.65 mm) ottenute è stata valutata dopo una cottura di 13’, tramite analisi sensoriale considerando le componenti collosità, nervo e am-massamento; il valore del giudizio globale è stato ottenuto dalla media aritmetica delle tre compo-nenti ed è espresso su base centesimale (D’Egidio et al. 1993).

Le analisi per determinare il livello di contami-nazione di deossinivalenolo (DON) sono state ef-fettuate su sfarinato integrale (granulometria ≤ 0,5 mm) con il metodo immunoenzimatico ELISA (kit Ridascreen® DON, R-Biopharm), con limite di sensibilità pari a 18,5 ppb; il test è stato eseguito utilizzando il sistema automatizzato BRIO (SEAC) ed il lettore per micropiastre SIRIO-S (SEAC).

Andamento meteorologico

L’andamento termopluviometrico della stagione 2009-10 è stato nel complesso piuttosto omogeneo nei diversi areali e comunque non molto favorevo-le alla coltura.

Le precipitazioni sono state abbondanti, anche 200-300 mm in più rispetto alle medie di lungo pe-

Varietà

Cic

lo

Centro tirrenico (3 campi)

Produzione Granella Semole Pasta DON

t/ha indice n. campicon

indice ≥100

Peso ettoli-tricokg/hL

Proteine(media repl.)% s.s.

Glutine% s.s.

GlutenIndex

Walveogr.Jx10-4

Indicedi

giallo

Giudi-zio

globale

(positivi 21%)

maxppb

min (posi-tivi)ppb

Anco Marzio MP 2,96 123 3 81,7 11,1 7,1 95 180 20,5 55 69 69

Iride MP 2,92 122 3 81,0 10,1 6,6 93 152 21,4 54 34 34

Saragolla P 2,65 111 2 78,5 10,3 5,9 98 174 22,4 49 139 139

Svevo P 2,55 106 2 80,7 11,6 8,4 85 204 25,3 51 34 34

Meridiano P 2,54 106 1 79,5 10,4 6,9 89 151 23,8 51 neg. neg.

Severo M 2,51 105 3 78,2 9,5 6,4 95 142 21,8 47 neg. neg.

Ciccio P 2,50 104 1 80,8 10,8 6,8 97 180 21,2 47 169 169

Tirex P 2,48 103 2 81,7 10,8 7,1 96 196 25,8 50 neg. neg.

Vinci M 2,46 103 2 79,3 10,9 7,5 94 179 22,1 53 135 135

Neolatino P 2,44 102 2 81,2 11,4 7,8 95 221 19,0 51 32 32

Dylan MT 2,42 101 2 80,4 10,7 7,2 93 166 24,9 55 117 117

Simeto MP 2,38 99 1 77,8 11,6 7,0 96 196 21,4 50 94 21

Claudio M 2,29 96 0 80,5 11,4 7,4 93 188 17,5 48 45 26

Normanno M 2,24 93 1 79,2 10,6 6,5 99 153 24,7 53 86 86

Latinur P 2,22 92 0 77,9 11,4 8,0 92 220 23,2 54 134 134

San Carlo M 2,16 90 0 79,2 11,6 8,5 99 268 24,5 56 99 35

Colosseo M 2,13 89 0 80,6 11,5 8,0 93 163 17,7 49 neg. neg.

Duilio P 2,11 88 1 79,4 10,9 7,6 83 189 20,8 55 neg. neg.

Karalis P 2,00 83 0 80,3 10,7 7,3 97 205 17,1 48 neg. neg.

Creso T 1,99 83 0 80,0 11,5 8,0 86 178 17,6 52 neg. neg.

MEDIA 2,40 100 79,9 10,9 7,3 93 185 21,7 51

Tabella 6 - Principali risultati delle 20 varietà in prova negli 3 campi dell’areale Centro-tirre-nico, ordinate per resa media decrescente.

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

riodo, ma irregolarmente distribuite e concentrate nel periodo autunno-vernino con diradamenti dei seminati e fenomeni di asfissia radicale e in aprile-maggio con consistente sviluppo delle malerbe. La parte finale del ciclo è stata caratterizzata da temperature più fresche e piogge diffuse che han-no determinato una accentuata bianconatura delle cariossidi; infine i temporali nella fase finale hanno causato diffusi fenomeni di allettamento e rapido inerbimento delle colture, ritardando e complican-do le operazioni di raccolta.

Risultati

In quest’annata non favorevole da un punto di vista climatico si sono avute marcate contrazioni di resa e di peso ettolitrico, in particolare negli areali

Sud e Centro tirrenico, e di tenore proteico in tutti e tre gli areali, rispetto ai valori poliennali (tabella 4).

Areale Sud-Isole. La produzione media di granella (tabella 5) è

risultata di 3.06 t/ha, inferiore alle attese. Iride, Meridiano, Colosseo e Claudio si segnalano per produzioni elevate e superiori alla media campo in almeno 6 delle 8 località di prova.

La media del peso ettolitrico è stata di 79.4 kg/hL, inferiore di due punti rispetto a quella polien-nale. Tra le cultivar, il valore più alto è stato regi-strato da Creso (81.3 kg/hL); a seguire Tirex, Kara-lis, Colosseo, Claudio, Ciccio, Dylan e Svevo che si sono distinte per valori superiori a 80 kg/hL. I valori medi di tenore proteico non sono alti: 11.6 % s.s.; tra le varietà, alcune cultivar quali Simeto, Neolatino, Svevo e Karalis presentano tenori pro-

Varietà

Cic

lo

Centro-adriatico e Nord (6 campi)

Produzione Granella Semole Pasta DON

t/ha indicen. campicon indice ≥100

Peso ettolitricokg/hL

Proteine(media repl.)% s.s.

Glutine% s.s.

GlutenIndex

Walveogr.Jx10-4

Indicedi giallo

Giudizioglobale

(positivi 30%)

max ppb min (positivi) ppb

Iride MP 4,35 112 6 80,6 11,5 7,4 84 92 20,2 57 253 38

Svevo P 4,24 109 6 81,4 12,7 8,4 77 134 26,0 57 84 20

Meridiano P 4,20 108 6 78,2 11,8 7,3 77 123 21,7 54 26 19

Normanno M 4,20 108 4 80,2 11,9 7,2 87 134 24,5 51 176 42

Severo M 4,16 107 4 81,1 12,1 6,8 92 89 23,0 54 256 82

Dylan MT 4,15 107 4 81,2 11,8 7,9 62 100 23,9 58 101 92

Saragolla P 4,13 106 6 78,7 11,3 6,7 97 149 21,5 49 140 73

Colosseo M 4,10 105 5 80,6 12,2 8,2 69 106 17,5 56 145 96

Anco Marzio MP 4,10 105 6 82,0 11,9 7,1 91 133 21,1 55 205 39

Claudio M 4,06 104 4 81,6 12,1 8,0 76 107 18,2 53 302 20

Duilio P 3,93 101 4 79,6 11,9 7,6 76 97 19,3 57 184 151

Vinci M 3,89 100 3 79,1 12,0 7,5 86 121 21,4 60 463 35

Tirex P 3,86 99 3 82,6 11,9 7,9 86 148 26,0 52 369 19

Neolatino P 3,84 99 3 81,3 12,6 8,1 81 179 18,1 58 579 117

Creso T 3,81 98 3 80,9 12,2 8,1 67 124 17,8 57 288 42

San Carlo M 3,80 98 2 82,1 12,4 8,3 86 181 23,4 53 350 49

Ciccio P 3,47 89 3 79,4 13,1 9,1 61 122 20,5 56 446 294

Karalis P 3,30 85 1 80,6 12,8 8,4 89 132 17,3 57 154 43

Simeto MP 3,19 82 1 77,5 12,1 8,9 61 125 20,6 54 806 62

Latinur P 3,04 78 0 80,8 12,7 8,9 71 142 22,8 54 380 68

MEDIA 3,89 100 80,5 12,1 7,9 79 127 21,2 55

Tabella 7 - Principali ri-sultati delle 20 varietà in prova nei 6 campi dell’a-reale Centro-adriatico e Nord, ordinate per resa media decrescente.

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

teici ≥ 12 % s.s., associati a valori di resa intorno alla media dell’areale.

Per quanto riguarda le semole si registra un bas-so contenuto in glutine secco con un valore medio dell’areale di 7.9 % s.s., tutte le varietà presentano valori < 9.0 % s.s.

La qualità del glutine è stata valutata sia con il Gluten Index che con l’indice alveografico W, in quanto i due metodi esprimono proprietà diverse e forniscono nel loro insieme indicazioni più com-plete.

Il valore medio di Gluten Index è piuttosto ele-vato (83) mentre quello del W alveografico si posi-ziona su livelli medio-bassi (157).

Le diverse informazioni sulla qualità di glutine ottenute dai due metodi possono essere ricondotte ai bassi valori di contenuto in glutine che possono determinare una sovrastima del Gluten Index per cause puramente meccaniche (scarsa quantità di materiale in centrifuga) (D’Egidio et al. 2006).

È opportuno sottolineare che il parametro quali-tà del glutine presenta un’alta influenza varietale, pertanto il potenziale qualitativo delle diverse cul-tivar è influenzato dall’ambiente soprattutto in ter-mini di valore assoluto, più che di classificazione. Tra le varietà, con una buona qualità si distinguono Neolatino, San Carlo, Svevo e Latinur.

Per quanto riguarda il colore delle semole espresso come indice di giallo, Svevo, Tirex, Dylan e Normanno sono le varietà con va-lore medio più alto e sempre > 23.5, valore considerato necessario dall’industria di trasfor-mazione per ottenere paste di colore giallo ambrato (De Marchi 1995).

La qualità della pasta presenta in generale valori di giudizio medi.

A tal fine è utile sot-tolineare che la qualità delle paste essiccate utilizzando cicli a bas-sa temperatura è in-

Tabella 8 - Principali risultati delle varietà in prova in tre aziende bio-logiche (prove on-farm).

Granella Semole Pasta

Peso ettolitrico

kg/hL

Peso 1000semi g.

Proteine% s.s.

GlutenIndex

Walveogr.Jx10-4

Indicedi

giallo

Giudizioglobale

DON ppb

TOSCANA

Claudio 78,0 46,3 15,0 80 131 17,2 61 neg.

Meridiano 77,8 45,4 13,8 84 188 18,5 50 41

Normanno 76,8 37,3 14,6 85 168 19,5 58 neg.

media 77,5 43,0 14,5 83 162 18,4 56

MARCHE

Claudio 79,7 47,1 11,4 94 113 17,5 40 neg.

Dylan 78,2 45,4 11,2 57 80 21,7 49 66

Normanno 77,4 43,4 10,9 96 83 22,7 43 117

media 78,4 45,3 11,2 82 92 20,6 44

PUGLIA

Claudio 84,0 49,3 10,9 88 147 19,2 45 neg.

Meridiano 82,6 51,6 12,0 77 192 24,5 54 neg.

Svevo 80,2 47,3 12,7 83 227 25,8 55 neg.

media 82,3 49,4 11,9 83 189 23,1 51

fluenzata in ugual misura dai parametri contenuto proteico e qualità del glutine (D’Egidio et al. 1990) e dal momento che i valori di contenuto proteico sono risultati piuttosto bassi è giustificato il livello medio di qualità del prodotto finito.

Per quanto riguarda le caratteristiche igienico-sanitarie, la presenza di deossinivalenolo è pres-soché irrilevante, considerando il limite massimo ammissibile di 1750 ppb (Reg. CE 1881/2006), e fra i pochi campioni risultati positivi (13% del tota-le) il valore massimo raggiunto è stato di 152 ppb, confermando ancora una volta l’elevato livello qualitativo delle produzioni meridionali riguardo agli aspetti igienico-sanitari della materia prima.

Nelle varietà Ciccio, Claudio, Creso, Duilio, Dy-lan, Iride, Latinur, Severo e Tirex non è stata rilevata la presenza di DON (neg < 18.5 ppb) in nessuna località dell’areale.

Centro-tirrenico. La produzione media dell’areale (tabella 6) è ri-

sultata piuttosto bassa 2.40 t/ha, a causa soprattutto delle avverse condizioni climatiche nella stagione autunnale che hanno ostacolato le semine e in quella primaverile, durante la fioritura e spigatura, con penalizzazione dei risultati produttivi e qua-litativi.

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

Le cultivar Anco Marzio e Iride sono risultate le più produttive dell’areale, con indici di resa supe-riori a 120 e medie più elevate in tutte e 3 le loca-lità di prova; a seguire vanno segnalate le buone performance produttive di Saragolla e Svevo con rese superiori alla media in 2 località su 3.

Il peso ettolitrico medio della granella (79.9 kg/hL) ha subito una leggera contrazione rispetto alla media di lungo periodo.

Tra le varietà, Anco Marzio e Tirex hanno ottenu-to i valori medi più alti (81.7 kg/hL); a seguire, con un peso superiore ad 81.0 kg/hL, le varietà Iride e Neolatino, entrambe associate ad indici di resa superiori a 100.

Per il tenore proteico della granella, indice qua-litativo indice particolarmente critico in un sistema biologico, si è avuto un valore medio pari a 10.9 % s.s., decisamente basso e inferiore alla soglia di commerciabilità (11.5 % s.s.), attribuibile verosi-milmente alle dilavanti precipitazioni.

Tra le varietà, un contenuto proteico > 11.5 % s.s. è stato registrato per Svevo, associato ad un buon indice di resa (106), oltre che per Simeto e San Carlo caratterizzati però da rese più modeste.

Il contenuto di glutine secco delle semole pre-senta il valore medio più basso (7.3 % s.s.) rispetto agli altri areali; solo le varietà San Carlo, Svevo, Colosseo, Creso e Latinur raggiungono valori ≥ 8.0 % s.s. Il valore medio di Gluten Index è il più alto tra gli areali (93) e quasi tutte le varietà raggiun-gono valori > 90; questi valori potrebbero essere comunque influenzati dal basso livello di glutine secco, come già riportato in precedenza.

L’indice alveografico W ha un valore medio di 185, con 11 cultivar che raggiungono valori ≥ 180, tra cui San Carlo emerge con un valore di 268.

Anche in questo areale i valori più alti di indi-ce di giallo sono stati registrati per le varietà Tirex, Svevo, Dylan e Normanno, a conferma che questo parametro presenta una forte componente geneti-ca e risente solo in misura minore dell’ambiente; valori > 23.5 sono raggiunti anche da San Carlo e Meridiano.

La qualità della pasta presenta un valore medio di 51.

Il livello di contaminazione da deossinivalenolo per questo areale è risultato abbastanza limitato, con il 21% dei campioni positivi e un valore mas-simo di 169 ppb.

In particolare, le varietà Creso (tardiva), Duilio

(precoce), Severo (media) e Tirex (precoce) sono ri-sultate negative al test per il DON anche in questo areale come in quello Sud-Isole.

Centro-adriatico e Nord. La produzione media è stata di 3.89 t/ha e non si

è discostata di molto dai valori poliennali (tabella 7). Le cultivar più produttive sono risultate Iride, con un indice 112, e seguire Svevo, Meridiano, Saragolla e Anco Marzio con elevati indici di resa e produzioni più alte della media in tutte e 6 le località.

Per indici di resa elevati, compresi tra 107 e 108, ma medie superiori in solo 4 località, vanno se-gnalati Normanno, Severo e Dylan, mentre Colos-seo presenta rese superiori alla media in almeno 5 campi su 6 (indice 105).

Differentemente dagli altri areali, il valore medio del peso ettolitrico (80.5 kg/hL) è più alto rispetto al valore poliennale (79.4 kg/hL).

Tra le variètà emergono Tirex, Anco Marzio e San Carlo con pesi ettolitrici superiori o uguali a 82.0 kg/hL, mentre Simeto ha fatto registrare anche in quest’areale il peso ettolitrico più basso (77.5 kg/hL).

Il tenore proteico della granella non raggiunge livelli elevati (valore medio 12.1 % s.s.), ma risulta comunque più alto rispetto agli altri due areali.

Tra le cultivar, interessante è il valore medio di Svevo (12.7 % s.s.) in quanto associato a livelli pro-duttivi elevati e stabili.

Un buon tenore proteico è stato riscontrato per Ciccio (13.1 % s.s.), Karalis (12.8 % s.s.), Latinur (12.7 % s.s.) e Neolatino (12.6 % s.s.), associato però a scarse rese.

Il contenuto di glutine secco delle semole pre-senta il valore medio varietale più alto ed oscilla in un range compreso tra 6.7 e 9.1 % s.s.

La qualità del glutine presenta valori medio-bassi con un valore medio di Gluten Index pari a 79 e di W pari a 127; per quest’ultimo parametro la varie-tà San Carlo è l’unica che riesce a raggiungere un valore > 180.

Relativamente all’indice di giallo Tirex, Svevo, Normanno e Dylan si confermano ancora le varie-tà con i valori più alti.

Per la qualità della pasta è stato riscontrato un valore medio di 55.

Nell’areale Centro - adriatico e Nord sono sta-te riscontrate concentrazioni di deossinivalenolo leggermente superiori a quelle degli areali consi-

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

derati, con una incidenza di campioni positivi, sul totale, pari al 30% e con valori massimi comunque sempre al di sotto dei limiti consentiti.

In particolare, tra le cultivar, una certa maggio-re suscettibilità si è evidenziata per Simeto (min 62 ppb;max 806 ppb), Ciccio (min 294 ppb;max 446 ppb) e Neolatino (min 117 ppb;max 579 ppb), mentre Meridiano e Svevo non hanno mai superato valori di 100 ppb.

PRovE oN-FARM

In areali rappresentativi della durogranicoltura italiana (Puglia, Marche e Toscana), parallelamente alla sperimentazione parcellare, sono state realiz-zate prove in aziende biologiche.

Per questo tipo di prove sono state scelte 3 culti-var, nell’ambito di quelle prese in esame nella pro-va parcellare, in considerazione di quelle più dif-fuse nell’areale, in particolare: Claudio, Meridiano, Normanno (Toscana); Claudio, Dylan, Normanno (Marche); Claudio, Meridiano, Svevo (Puglia).

In tabella 8 vengono riportati i risultati ottenuti.I risultati ottenuti si presentano in linea con

quanto ottenuto dalla sperimentazione parcellare; da segnalare l’alto livello di proteine raggiunto in Toscana (loc. S. Ginesio)

In conclusione, nella difficile stagione 2009-10, tra le 20 cultivar saggiate, Iride e Meridiano hanno ottenuto interessanti risultati produttivi, con rese superiori alle medie campo in 15 e 14 località di prova rispettivamente, mentre Svevo si è caratte-rizzata per tenori proteici più alti della media in tutte le località, in un ambito di rese comunque interessanti.

I risultati ottenuti, se confermati, rendono possi-bile un orientamento nella scelta delle varietà più adatte ai diversi areali di coltivazione in biologico.

MoNIToRAGGIo FIToPAToLoGICo SuI FRu-MENTI DuRI E TENERI

Nell’annata agraria 2009-10 sono stati effettuati rilievi fitopatologici sui genotipi in prova (Reti na-zionali di confronto varietale di frumento duro e tenero in coltivazione biologica), al fine di indivi-duare le malattie presenti sulla coltura e di valutare la risposta varietale nei confronti di patogeni che possono causare danni quantitativi e qualitativi compromettendo, in alcuni casi, la salubrità della

granella. Le prove sono state organizzate e seguite, rispet-

tivamente per i frumenti teneri e per i frumenti duri, dall’Unità di ricerca per la selezione dei cereali e la valorizzazione delle varietà vegetali di S. Angelo Lodigiano (Lodi) e dall’Unità di ricerca per la va-lorizzazione qualitativa dei cereali (CRA-QCE) di Roma.

Presso il CRA-QCE di Roma è stata anche effet-tuata l’elaborazione dei dati fitopatologici, rilevati direttamente in campo o forniti dai collaboratori.

Sono state eseguite analisi di laboratorio per l’identificazione dei patogeni su campioni di ma-teriale infetto e sono state realizzate inoculazioni artificiali per valutare la risposta varietale allo sta-dio di plantula.

I rilievi sono stati effettuati utilizzando la doppia scala che considera l’altezza e l’intensità della ma-lattia sulla pianta (secondo la scala di Cobb modi-ficata 0 – 100%, Peterson et al.,1948) con i valori percentuali riportati in forma abbreviata (10%=1, 20%=2, ecc).

Per quanto riguarda la fusariosi della spiga sono state considerate la percentuale di spighe attaccate nella parcella e la gravità di attacco sulla spiga (Pa-squini e Delogu, 2003).

Il giudizio sul comportamento di ciascuna va-rietà è stato formulato in base al valore medio e al valore massimo ottenuti nelle singole località di prova, tenendo anche conto dell’altezza relativa raggiunta dalla malattia sulla pianta.

Un frumento è stato considerato Resistente (R) allorché l’intensità media delle infezioni è risultata inferiore o pari al 5% ed il valore massimo dell’at-tacco non è stato superiore al 10%; Mediamente resistente (MR) con una intensità media di infezio-ne pari al 10% ed un valore massimo non superio-re al 30%; Mediamente suscettibile (MS) con una intensità media del 20% ed un valore massimo del 50%; Suscettibile (S) con una intensità media su-periore al 20% ed un valore massimo superiore al 50% .

In alcuni campi di prova sono stati prelevati campioni di materiale infettato da varie malattie per eseguire le analisi di laboratorio.

Le foglie e le spighe sono state incubate su carta o su substrato agarizzato e, quindi, è stato effettua-to il riconoscimento dei patogeni fungini mediante osservazioni allo stereomicroscopio e al microsco-

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

pio ottico. Dal materiale infetto sono stati, inoltre, ottenuti vari isolati di S.nodorum, con i quali sono state preparate le sospensioni fungine utilizzate in serra per inoculare le varietà.

Diffusione delle malattieLe condizioni climatiche della stagione agraria

2009-10 sono state caratterizzate in generale da piogge abbondanti, distribuite irregolarmente du-rante tutto il ciclo colturale, con picchi nel periodo autunno-invernale e a fine primavera, e da tempe-rature piuttosto basse in inverno e nella parte finale del ciclo.

Tali condizioni hanno favorito un discreto svi-luppo di fitopatie sulle piante, almeno in alcune località, con la prevalenza del complesso della septoriosi, malattia che si è manifestata con attac-

chi consistenti. Discrete infezioni di ruggine bruna, fusariosi della spiga e elmintosporiosi sono state re-gistrate, inoltre, in alcuni areali (Tabelle 1 e 2).

Complesso della septoriosi. È risultata la malattia più diffusa e quella che ha

destato le maggiori preoccupazioni su entrambe le specie di frumento.

Il “complesso della septoriosi” comprende due patologie distinte: la septoriosi e la stagonosporio-si, i cui agenti causali sono rispettivamente Septo-ria tritici e Stagonospora nodorum.

Entrambi i patogeni colpiscono la parte aerea della pianta e possono svilupparsi su piante diverse o causare infezioni miste sulla stessa pianta.

La septoriosi si osserva soprattutto sulle foglie e i primi sintomi della malattia sono caratterizzati dal-

Varietà

Ruggine bruna Complesso della septoriosi Elmintosporiosi Fusariosi

Centro tirrenicoCentro

adriatico-nordSud e Isole

Centro tirrenico

Centro adriatico-nord

Sud e Isole

Centro adriatico-nord

Centro adriatico-nord

Anco Marzio R R MS S S MR MR MR

Ciccio S MS MS S S S S MR

Claudio S R MS S S MS MR MR

Colosseo MS R S S S MR MS MR

Creso MS R S S MS MR MR MR

Duilio S R MS S S MS MR MR

Dylan MR R MS S S S R MR

Iride MS R MS S S MS R MR

Karalis MS R S S S S S MR

Latinur MR R MR S MR MR MR R

Meridiano S R S S S S MR MS

Neolatino MS R MS S S MR MR MR

Normanno MR R MR S S MS MR MR

San Carlo MS R S S S S MS MR

Saragolla R R MR S S MS R MR

Severo R R S S S S MR MR

Simeto MS R S S S S MR MR

Svevo MS R MS S S S MR MS

Tirex MS R S S S MS MR MR

Vinci MR R MS S S MS R MS

R = resistente, MR = moderatamente resistente, MS = moderatamente suscettibile, S = suscettibile

Tabella 9 - Compor-tamento in campo di varietà di frumento duro rispetto alle principali malattie fungine

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

la comparsa di macchie clorotiche di forma allun-gata, che successivamente assumono una colora-zione grigio-verdognola e poi necrotizzano; nella zona colpita è possibile distinguere i corpi fruttiferi (picnidi) di colore nero che producono i conidi.

La stagonospora, che può essere rilevata su fo-glia, culmo, spiga e seme, inizialmente si manife-sta sulle foglie con piccole macchie clorotiche, di forma ovale che, poi, necrotizzano mantenendo, tuttavia, un caratteristico contorno giallo all’ester-no, anche in questo caso si formano i picnidi, di colore marrone, più difficili da osservare in campo (Eyal, 1999).

Con il progredire delle due malattie le regioni necrotiche tendono a confluire rendendo difficile la diagnosi, per tale motivo sono utili nel caso di sintomatologie dubbie le indagini microscopiche che permettono una identificazione certa dei due patogeni.

Sia i frumenti duri che i teneri hanno mostrato una notevole sensibilità nei confronti del “com-plesso della septoriosi”.

La malattia è stata rilevata negli areali Centro-tir-renico, Centro adriatico-nord e, per quanto riguar-da i frumenti duri, anche nell’areale Sud e Isole.

Attacchi consistenti sono stati rilevati in partico-lare sulle varietà di frumento duro nel Lazio e nelle Marche e sui frumenti teneri in Lombardia.

Ruggine bruna. Causata da Puccinia triticina, la ruggine bruna

è una delle più comuni malattie del frumento e si manifesta prevalentemente sulla pagina superiore delle foglie con pustole (uredosori) contenenti le uredospore di colore bruno-arancione, che pos-sono essere trasportate dal vento anche a notevoli distanze.

Il fungo trova nei nostri ambienti le condizioni climatiche ideali per il suo sviluppo per cui è pre-sente ogni anno in campo, anche se non sempre in forma epidemica (Pasquini e Delogu, 2003).

La malattia è stata rilevata sui frumenti duri con infezioni di una certa entità soprattutto in Sicilia e Sardegna, mentre sui frumenti teneri i suoi attacchi sono risultati più sporadici.

Fusariosi della spiga. Una certa attenzione viene rivolta in questi ulti-

mi anni alla fusariosi della spiga i cui agenti causali sono varie specie di Fusarium tra cui F. graminea-

rum, che sembra prevalere nelle regioni dell’Italia centro-settentrionale, e F. culmorum, maggiormen-te diffuso al Sud.

La malattia si manifesta sulla spiga con il dissec-camento di una o più spighette sulle quali si può osservare il micelio fungino di colore rosa/arancio-ne; con l’evolvere della malattia una parte o tutta la spiga può disseccare compromettendo la resa e la qualità del raccolto.

Le infezioni sulle cariossidi possono essere ac-compagnate da contaminazione da micotossine, come il deossinivalenolo (DON), assai pericolose per la salute.

Le indagini di campo condotte durante la scor-sa annata agraria sulle prove allevate in biologico non hanno evidenziato particolari infezioni di que-sti patogeni; la presenza della malattia è stata se-gnalata in maniera utile per un confronto varietale essenzialmente in Lombardia.

Anche la presenza di micotossine (DON ed al-tre) è risultata generalmente a concentrazioni al di

Tabella 10 - Comportamento in campo di varietà di frumento tenero rispetto alle principali malattie fungineVarietà

Complesso della septoriosi Fusariosi

Centro tirrenico

Centro adriatico-nord

Centro adriatico-nord

Adelaide S S MR

Albachiara S S MR

Antille MR MS MR

Aquilante MS S MS

Aubusson MS MS R

Azzorre MR MS R

Blasco MS S MR

Bolero MS MS MR

Bramante MR MS MR

Egizio MS MS MR

Epidoc MS MS MR

Genesi MR MR R

Lilliput MS S MR

PR22R58 MR MS MR

Salgemma MS S S

Sirtaki MR MR R

R = resistente, MR = moderatamente resistente, MS = moderatamente suscettibile, S = suscettibile

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

sotto dei limiti normativi in vigore in ambito UE (Aureli, 2010; D’Egidio et al., 2010).

Elmintosporiosi. La diffusione di questa patologia, i cui agenti

causali sono varie specie di Helminthosporium, è in crescita in questi ultimi anni in Italia, in parti-colare sembra in aumento Helminthosporium tri-tici repentis, identificato sia sui frumenti duri che teneri.

L’attacco da parte di questo fungo produce una sintomatologia che può essere confusa con quella causata da altri patogeni non obbligati che colpi-scono prevalentemente le foglie.

La malattia inizialmente si manifesta con la comparsa di macchie ovali clorotiche, che succes-sivamente necrotizzano mantenendo un contorno giallastro.

All’interno della regione colpita è possibile os-servare una piccola zona più scura, nella quale so-no presenti i conidiofori con i conidi.

Lo scorso anno l’elmintosporiosi è stata rilevata in maniera utile per un confronto varietale solo al Nord, nel campo di S. Pancrazio (Pr).

Le analisi condotte in laboratorio hanno evi-denziato la presenza di infezioni miste causate da H.tritici-repentis e da altri patogeni, tra cui S. tritici e S. nodorum, su campioni di materiale in-fetto provenienti da località della Sicilia, Marche e Lombardia.

Altre malattie come l’oidio, il cui agente causale è Blumeria graminis tritici e la ruggine gialla, cau-sata da P. striiformis tritici, non hanno fatto rileva-re infezioni di tipo epidemico in campo e la loro presenza è stata osservata in maniera lieve solo su alcune delle varietà in prova.

Frumento Duro. Nessun genotipo in prova è risultato resistente in tutti gli areali al complesso della septoriosi, anche se al Sud e nelle Isole le infezioni sono state meno consistenti.

Tutte le cultivar sono risultate suscettibili o mo-deratamente suscettibili negli areali Centro-tirre-nico e Adriatico-nord, con l’unica eccezione in quest’ultimo della varietà Latinur, che è risultata moderatamente resistente anche nell’areale Sud e Isole. Altre varietà come Anco Marzio, Colosseo, Creso e Neolatino hanno mostrato un buon com-portamento nell’Italia meridionale (tabella 9).

Infezioni di ruggine bruna di una certa entità so-

no state invece osservate su molte varietà nell’are-ale Sud e Isole e, seppur in maniera minore, nell’a-reale Centro-tirrenico.

Tra i genotipi saggiati il miglior comportamento è stato mostrato dalle varietà Latinur, Normanno e Saragolla (tabella 9).

La fusariosi della spiga è stata rilevata nella lo-calità di S. Giuletta (PV) dove solo le varietà Meri-diano, Svevo e Vinci hanno mostrato una moderata suscettibilità. Anche l’elmintosporiosi è stata rile-vata in una sola località dell’Italia settentrionale (S. Pancrazio-PR); in questo caso gli attacchi più con-sistenti hanno riguardato le varietà Ciccio e Karalis.

Frumento Tenero. Sulle varietà di frumento tenero sono state rilevate essenzialmente infezioni do-vute al complesso della septoriosi e, soprattutto, nell’areale Adriatico-nord.

È interessante segnalare che le varietà Genesi e Sirtaki sono risultate resistenti o moderatamente re-sistenti alla malattia in tutti gli ambienti.

Nell’areale Centro-tirrenico anche le varietà An-tille, Azzorre, Bramante e Pr22R58 hanno mostrato un buon comportamento alla malattia (tabella 10).

Molto più lievi sono risultate le infezioni dovute alla fusariosi della spiga, nei confronti della quale solamente Aquilante e Salgemma hanno manife-stato una moderata o completa suscettibilità (tabel-la 10).

Analisi di serra e di laboratorio. Considerando l’importanza che i patogeni responsabili del com-plesso della septoriosi stanno assumendo in questi anni, dalle foglie infette pervenute da alcune località sono state isolate le spore di S. nodorum necessarie per effettuare inoculazioni artificiali in serra sui genotipi di frumento duro e tenero inseriti nella Rete.

Sono stati saggiati due isolati ottenuti da foglie infette di frumento duro e altrettanti isolati ottenuti da frumento tenero.

Le cultivar di frumento duro hanno mostrato in generale una risposta variabile verso i diversi iso-lati, mentre, numerose varietà di frumento tenero sono risultate resistenti allo stadio di plantula (Iori et al. 2011).

Nel caso di sintomatologie di difficile identifica-zione, le indagini di laboratorio hanno affiancato i rilievi di campo consentendo di effettuare una più corretta diagnosi delle malattie.

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Le analisi hanno evidenziato la presenza di S.tritici, S.nodorum, H.tritici-repentis e Fusarium spp. e altri patogeni di minore importanza fitopa-tologica (Iori et al. 2010).

A conferma di quanto osservato negli ultimi an-ni, sia in agricoltura biologica che in convenziona-le, il complesso della septoriosi risulta essere la pa-tologia che desta le maggiori preoccupazioni, vista la notevole sensibilità delle varietà di frumento du-ro e tenero coltivate, almeno allo stadio di pianta adulta (Iori et al., 2010; Pasquini et al., 2011).

La fusariosi della spiga è una malattia nei con-fronti della quale è concentrato l’interesse del mondo scientifico, soprattutto per il rischio mico-tossine e questo in riferimento sia al DON, ma an-che a nuove “masked mycotoxins” o tossine meno conosciute, come i tricoteceni di tipo A (T2 /HT2),

per i quali a tutt’oggi ancora non esistono norme legislative, ma che potrebbero diventare un fattore limitante nel prossimo futuro per la possibile dif-fusione di specie di Fusarium meno note come F. langsenthiae (Infantino et al, 2007).

Un altro monito deve essere lanciato per quanto riguarda il potenziale pericolo rappresentato dalla diffusione di nuovi patotipi di P. striifomis, adattati a temperature più elevate, che potrebbero causare una diffusione di ruggine gialla anche in ambienti e su genotipi, in precedenza meno colpiti dalla ma-lattia (Wellings, 2010).

Non ultima va menzionata la ruggine nera che, benché rilevata negli ultimi tempi solo sporadica-mente in campo (Nocente et al., 2011), rappresen-ta una reale minaccia per la coltura del frumento in tutto il mondo, a causa della diffusione del nuovo patotipo Ug99.

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

Identificazione di varietà di frumento tenero appropriate all’impiego in agricoltura biologica

1Consiglio per la Ricerca e le sperimentazione in AgricolturaUnità di Ricerca per la Selezione dei Cereali e la Valorizzazione delle varietà vegetali (CRA-SCV)Via R. Forlani 3, 26866 S. Angelo Lodigiano (LO) - [email protected]

Maurizio Perenzin, Emanuele Sanzone, Leonardo ormoli , Patrizia vaccino1

2010 Bread Wheat National Network: the best varieties for organic farming.The tests were carried out in 8 locations with 16 varieties belonging to 4 categories of quality: strength

(FF), superior bread-making (FPS), bread-making (FP), biscuit-making (FB).The national average yield of the cultivars (4.90 t/ha) was rather low due to the weather of the year. The

more interesting productions were obtained from PR22R58 (5.46 t/ha), Sirtaki (5.39 t/ha), Antille (5.38 t/ha) and Azorre (5.18 t/ha), all belonging to the class FP. Among the more high-quality wheat (FPS) Ade-laide (4.97 t / ha) and Albachiara (4.94 t / ha) reached the highest levels, while among the FF, Salgemma, produced 4.45 t/ha.

Regarding the quality traits, in all areas the average test weight is above the value limit of 75 kg / hl. Among the varieties within the class FPS, high values were obtained for Blasco (80.6 kg/hl), among FP class for Aquilante (80.5 kg/hl).

The highest average protein contents were obtained in Ravenna (13.5% d-m-) and Villanova S, (LO) (13.0% d.m.); among the varieties, average protein content higher than 13% have been highlighted for Bolero, Salgemma, Egizio and Aquilante, while for the SDS sedimentation test high values have been found for Azorre, Albachiara, Adelaide, Salgemma, Sirtaki and Blasco.

With regards to the alveographic parameters, and particularly to flour strength (W), no variety achieved the threshold values of its quality class. In the FPS class, Blasco reached a good value (213 x 10-4 J), but with a high tenacity (P/L: 1.35). Among FP wheats, the best performance, albeit below the established threshold values, was reached by Epidoc (W: 139 x 10-4 J; P/L: 0.94).

The deoxynivalenol (DON) content, assessed in whole meal by ELISA test, was higher than the law th-reshold (1250 ppb) only in one sample, belonging to the variety Egizio and coming from Villanova Sillaro (LO); all the other varieties showed far lower values, with the exception of Adelaide and Blasco (about 850 ppb).

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Ente Località di prova Collaboratori

Coordinamento: CRA - SCV Unità di Ricerca per la Selezione dei Cereali e la Valorizzazione delle varietà vegetali. S. Angelo Lodigiano (LO)

CRA-SCV Unità di Ricerca per la Selezione dei Cereali e la Valorizza-zione delle Varietà Vegetali, S. Angelo Lodigiano (LO)

Villanova Sillaro (LO); Santa Giuletta (PV)

T. Notario, A. B. Terno, L. Battaini

Veneto Agricoltura Ceregnano (RO) R. Converso

ERSA Friuli Venezia Giulia Palazzolo dello Stella (UD) M. Signor

Azienda sperimentale Stuard (PR) S. Pancrazio (PR) C. Piazza, R. Reggiani

Azienda sperimentale Marani (RA) Ravenna M. Poli

CRA-GPG Centro di Ricerca per la Genomica e la Post-Genomica Animale e Vegetale, Fiorenzuola d’Arda (PC)

Fiorenzuola d’Arda (PC) M. Baravelli

ASSAM Marche Jesi (AN) G. Mazzieri

Cermis, Tolentino (MC) Pollenza (MC) A. Petrini, D. Fuselli

Centro “Enrico Avanzi”, Università di Pisa (PI) S. Piero a Grado (PI) M. Mazzoncini, P. Belloni

ARSIA Toscana Rispescia (GR) P. Bottazzi

CRA-QCE Unità di Ricerca per la Valorizzazione Qualitativa dei Cereali, Roma

Roma F. Quaranta, M. Fornara

ARSSA Abruzzo Introdacqua (AQ) V. Galante

CRA-CER Centro di Ricerca per la Cerealicoltura, Foggia Foggia P. Codianni

Tabella 1 - Enti che hanno parteci-pato alla sperimentazione.

Tabella 2 - Scheda agronomica dei campi di prova.Località Tessitura terreno Coltura precedente Data di semina

Concimazione (kg/ha)

pre-semina copertura

P2O5 K2O N N

Villanova Sillaro (LO) sabbioso medica 20/10/2009 0 0 0 120

Santa Giuletta (PV) limoso-argilloso orzo 28/10/2009 0 0 0 120

Palazzolo dello Stella (UD) limoso-argilloso soia 29/10/2009 0 0 0 50

S. Pancrazio (PR) franco-argilloso medica 2/11/2009 0 0 0 0

Ravenna franco-limoso rapanello da seme 5/11/2009 0 0 0 0

Jesi (AN) argilloso maggese 23/11/2009 60 12 24 35

Roma medio impasto maggese 2/11/2009 0 0 0 0

Foggia medio impasto maggese 6/12/2009 0 0 40 0

Le reti nazionali di confronto varietale di fru-mento tenero si prefiggono di fornire agli agricol-tori informazioni tecniche aggiornate sulla grani-coltura convenzionale o biologica e, in particolare, sulle varietà che meglio rispondono alle esigenze del settore in termini di produttività, stabilità delle rese e soddisfacenti caratteristiche qualitative e tec-nologiche della granella.

Una corretta scelta delle varietà da coltivare è

infatti, a parità degli altri fattori impiegati, un mo-mento importante per l’agricoltore perché da essa dipendono in larga misura i risultati produttivi del-la coltivazione.

Essa rappresenta una delle poche variabili attra-verso le quali è possibile migliorare le rese senza aggravare i costi di produzione, ottimizzando le produzioni dal punto di vista quantitativo e qua-litativo.

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

Varietà

NORD CENTRO-SUD

Med

ia g

ene-

rale

Indi

ce m

edio

Cam

pi c

on

indi

ce ≥

100

(n

°)Villa-nova

Sillaro (LO)

Santa Giulet-ta (PV)

Palazzolo dello Stel-

la (UD)

S. Pancra-zio (PR)

Raven-na M

edia Jesi

(AN)Roma (RM)

Fog-gia M

edia

SALGEMMA 4,95 3,59 3,94 5,37 5,76 4,72 4,25 2,90 4,84 4,00 4,45 91 1

ADELAIDE 5,98 4,55 3,91 7,08 5,39 5,38 4,50 3,39 4,99 4,29 4,97 102 3

ALBACHIARA 5,63 5,00 4,75 6,13 6,21 5,54 4,01 3,31 4,49 3,94 4,94 101 4

BLASCO 5,55 4,42 3,35 5,98 5,17 4,89 4,99 3,88 5,32 4,73 4,83 99 3

EGIZIO 5,14 4,09 3,70 5,93 5,78 4,93 4,87 2,82 4,78 4,16 4,64 95 2

Media FPS 5,58 4,52 3,93 6,28 5,64 5,19 4,59 3,35 4,90 4,28 4,85

PR22R58 6,67 5,65 3,51 6,38 6,78 5,80 5,57 3,91 5,24 4,91 5,46 112 7

SIRTAKI 5,77 4,68 5,42 7,35 5,44 5,73 4,72 4,19 5,56 4,82 5,39 110 7

ANTILLE 6,07 4,67 4,61 6,05 6,00 5,48 5,37 4,14 6,13 5,21 5,38 110 7

AZZORRE 6,44 5,00 4,64 6,10 6,41 5,72 4,37 3,19 5,28 4,28 5,18 106 5

EPIDOC 5,01 4,47 4,63 6,15 5,01 5,05 5,15 3,44 5,15 4,58 4,88 100 6

GENESI 5,67 4,98 4,56 6,22 6,34 5,55 3,24 3,31 4,67 3,74 4,87 100 5

AUBUSSON 5,52 4,66 4,24 5,80 5,62 5,17 4,79 2,81 4,69 4,10 4,77 97 3

AQUILANTE 5,84 3,94 3,72 5,95 5,03 4,90 3,99 4,19 4,41 4,20 4,63 95 2

BOLERO 5,39 3,68 3,86 5,49 6,04 4,89 4,47 3,14 4,70 4,10 4,60 94 1

LILLIPUT 4,36 4,21 4,35 6,22 4,35 4,70 3,96 2,96 5,21 4,04 4,45 91 3

Media FP 5,67 4,59 4,35 6,17 5,70 5,30 4,56 3,53 5,10 4,40 4,96

BRAMANTE 6,00 3,87 4,15 5,91 5,92 5,17 4,86 3,39 5,00 4,42 4,89 100 3

Media 5,63 4,47 4,21 6,13 5,70 5,23 4,57 3,44 5,03 4,34 4,90

CV (%) 6,3 11,3 6,0 6,2 8,5 9,1 9,0 8,3

DMS P≤ 0.05 0,50 0,71 0,35 0,54 0,68 0,59 0,43 0,58

Tabella 4 - Produzio-ne di granella (t/ha al 13% di umidità) nelle 8 località di prova.

Tabella 3 - Varietà a confronto nella speri-mentazione nazionale in biologico.

VarietàAnno di

iscrizioneGenealogia Responsabile della selezione conservatrice

Frumenti di Forza (FF)

Salgemma 1997 Centauro x Gemini CRA - Unità di ricerca per la valorizzazione qualitativa dei cereali (Roma)

Frumenti Panificabili Superiori (FPS)

Adelaide 2007 Tremie x Taylor ApsovSementi, Voghera (PV)

Albachiara 2004 BT1 x Sagittario Conase, Conselice (RA)

Blasco 2002 Oderzo x Barra Conase, Conselice (RA)

Egizio 2005 (Bolero x Pandas) x Recital Venturoli Sementi, Pianoro (BO)

Frumenti Panificabili (FP)

Antille 2006 Non disponibile ApsovSementi, Voghera (PV)

Aquilante 2006 Incrocio spontaneo nella selezione di Blasco ApsovSementi, Voghera (PV) - Conase, Conselice (RA)

Aubusson 2003 Tremie x 91B294 Verneuil Recherche (Francia)

Azzorre 2006 (Oratorio x Taldor) x Charger G.A.E. Recherche (Francia) - ApsovSementi, Voghera (PV)

Bolero 1987 Linea 2625-267 x Talent C.C. Benoist (Francia) – Venturoli Sementi, Pianoro (BO)

Epidoc 2005 S20021 x Folio Serasem (Francia)

Genesi 2008 Colfiorito x Hereward Società Produttori Sementi (BO)

Lilliput 2007 Tremie x Primoasi CONASE Conselice (RA); ApsovSementi, Voghera (PV)

PR22R58 2002 (Victo x FVP0040) x XXC31 Pioneer Genetique (Francia) - Pioneer Hi-Bred Int. (USA) - Pioneer Hi-Bred Italia, Malagnino (CR)

Sirtaki 2007 Andalou x Aztec Momont – Hennette & Fils (Francia)

Frumenti da Biscotto (FB)

Bramante 2003 Victo x Soissons C.C. Benoist (Francia) –- Sis, S. Lazzaro (BO) - Venturoli Sementi, Pianoro (BO)

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Tabella 5 - Caratteristiche agronomiche e merce-ologiche medie delle 16 varietà nelle diverse località di prova.

VarietàFittezza (0-9)

Data spigatu-ra (gg da 1/4)

Altezza pianta (cm)

Peso ettolitri-co (kg/hL)

Peso 1000 semi (gr)

SALGEMMA 8 36 65 77,8 34,2

ADELAIDE 8 31 82 78,5 43,6

ALBACHIARA 8 32 79 76,8 44,6

BLASCO 8 34 78 80,6 38,0

EGIZIO 8 35 76 78,5 39,8

Media FPS 8 33 79 78,6 41,5

PR22R58 8 37 74 76,7 43,6

SIRTAKI 8 38 77 73,8 42,0

ANTILLE 8 38 76 75,0 41,6

AZZORRE 8 36 78 73,7 38,9

EPIDOC 8 38 73 74,2 40,3

GENESI 8 38 82 76,0 41,6

AUBUSSON 8 38 74 75,0 39,2

AQUILANTE 8 33 75 80,5 37,4

BOLERO 7 36 73 76,1 39,2

LILLIPUT 8 34 78 74,9 36,7

Media FP 8 36 76 75,6 40,0

BRAMANTE 8 38 75 79,2 38,0

Media 8 36 76 76,7 39,9

Villanova Sillaro (LO) 41 77 75,7 33,6

Santa Giuletta (PV) 43 70 76,7 36,4

Palazzolo dello Stella (UD) 36 76 72,1

S. Pancrazio (PR) 8 41 77 76,1 40,3

Ravenna 38 79 76,4 43,8

Jesi (AN) 6 37 71 80,2 41,9

Roma (RM) 9 19 81 77,9 42,3

Foggia 8 30 76 78,5 41,3

Andamento climatico

In alcune località dell’areale Nord le precipita-zioni, abbondanti durante il periodo autunnale, hanno impedito le semine e le normali operazioni colturali, con conseguenze negative sulle rese fi-nali.

In questo areale, la fase di emergenza delle pian-te è avvenuta con ritardo a causa di un periodo freddo e nevoso, caratterizzato da basse tempera-ture, che si è protratto sino alla fine di febbraio.

In primavera, dopo le piogge e il disgelo, sono stati osservati ingiallimenti fogliari dovuti proba-

bilmente al ristagno idrico. In estate, il decorso favorevole delle precipitazioni ha determinato un aumento delle rese nelle varietà più tardive.

Nell’areale Centro le piogge sono risultate di entità inferiore rispetto alla media poliennale di riferimento, pertanto le semine sono state realizza-te senza problemi, mentre nelle semine tardive, a causa delle avversità climatiche, la coltura ha ma-nifestato all’emergenza sintomi di sofferenza dovu-ti ad asfissia e marciume radicale.

Piogge frequenti ed abbondanti nel periodo suc-cessivo hanno reso i campi impraticabili, causando perdite di azoto per lisciviazione.

Al sopraggiungere dell’estate l’abbassamen-to delle temperature, provocato dalle piogge, ha evitato la “stretta”, favorendo però l’insorgenza di alcune malattie crittogamiche; nell’Italia del sud, l’andamento pluviometrico regolare ha influito po-sitivamente sulla quantità e qualità delle rese.

Materiali e metodi

La semina delle prove di grano tenero in biologi-co è avvenuta in 14 località (tabella 1), ma soltanto per 8 prove vengono riportati i risultati, in quanto la prova di Ceregnano (RO) non è stata raccolta data l’elevata presenza di infestanti; la prova di Fiorenzuola (PC), seminata a fine febbraio, non è stata considerata in quanto molte varietà non han-no raggiunto la fase di spigatura perché non alter-native; la prova di Pollenza (MC) è stata danneg-giata da una forte grandinata pochi giorni prima della raccolta, mentre quelle di San Piero a Grado (PI), Rispescia (GR) e Introdacqua (AQ) sono state eliminate perchè il coefficiente di variabilità per il carattere produzione ha superato il limite del 15%.

In tutte le località di prova è stato impiegato uno schema a reticolato con tre repliche; la parcella elementare di 10 m2 è stata seminata ad una densi-tà di 450 semi germinabili/m2.

Per tutti i caratteri rilevati in ogni località è stata eseguita l’analisi della varianza.

Le tecniche colturali adottate nelle 8 località considerate sono riportate nella tabella 2.

La concimazione e il controllo delle erbe infe-stanti, dove effettuate, sono state eseguite utiliz-zando prodotti e tecniche ammesse dal disciplina-re di agricoltura biologica.

In tabella 3 sono invece riportate, suddivise in base alla loro destinazione d’uso, le 16 varietà pro-vate, con relativa genealogia e responsabile della

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

selezione conservatrice.Il seme delle varietà in prova è stato fornito dalle

ditte sementiere responsabili della loro commer-cializzazione in Italia; tutte le sementi sono state prodotte secondo l’agrotecnica convenzionale e utilizzate senza trattamento di concia.

Risultati

Per le prove completate nelle diverse località del Nord e del Centro-Sud, in tabella 4, vengono ri-portate le rese fornite dalle varietà nelle rispettive località di valutazione.

La resa media nazionale delle cultivar (4,90 t/ha) è risultata piuttosto modesta.

Nell’areale Nord, le rese medie più elevate sono state ottenute a S. Pancrazio (PR) (6,13 t/ha); soddi-sfacenti sono pure le produzioni a Ravenna (5,70 t/ha) e Villanova Sillaro (LO) (5,63 t/ha), mentre a Santa Giuletta (PV) e Palazzolo dello Stella (UD) le produzioni granellari hanno evidenziato valori al di sotto di 5,00 t/ha.

Nell’areale Centro-Sud, solo Foggia supera la re-sa media nazionale.

Considerando le varietà in prova, produzioni in-teressanti sono state ottenute da: PR22R58 (5,46 t/ha), Sirtaki (5,39 t/ha), Antille (5,38 t/ha) e Azzorre (5,18 t/ha), tutte appartenenti alla classe FP.

Tra i frumenti di più elevata qualità (FPS) si di-stinguono Adelaide (4,97 t/ha) e Albachiara (4,94 t/ha), mentre l’unica varietà appartenente alla classe dei frumenti di forza, Salgemma, si attesta a 4,45 t/ha.

Le principali caratteristiche agronomiche e mer-ceologiche delle varietà in prova sono riportate in tabella 5.

La spigatura, nella media delle cultivar, è avve-nuta il 6 maggio. La più precoce è risultata la varie-tà Adelaide (1 maggio), mentre le più tardive sono risultate: Sirtaki, Antille, Epidoc, Genesi, Aubusson e Bramante (8 maggio).

Per l’altezza è stato riscontrato un valore medio di 76 cm; i valori più elevati sono stati raggiunti da Adelaide e Genesi (82 cm), il più basso da Salgem-ma (65 cm).

Per quanto attiene le caratteristiche merceologi-che è stato osservato che, ad eccezione di Palaz-zolo della Stella (UD), tutte le altre località hanno

VarietàProteine (% ss)

Hadness (indice)

Volume sedi-mentazione in SDS (mL)

Falling number (sec)

P/L

W (10-4 J)

DON (ppb)

Min Max

SALGEMMA 13,3 65 52 324 0,86 179 0 141

ADELAIDE 12,5 72 53 285 1,63 186 46 846

ALBACHIARA 12,9 60 54 337 1,23 191 0 315

BLASCO 12,6 86 50 231 1,35 213 22 842

EGIZIO 13,1 72 41 101 0,67 126 0 1732

Media FPS 12,8 73 50 239 1,22 179

PR22R58 11,4 62 43 297 0,61 90 0 297

SIRTAKI 12,0 68 51 410 0,73 119 0 63

ANTILLE 11,1 59 42 177 1,18 80 0 350

AZZORRE 11,6 63 57 319 1,34 137 0 140

EPIDOC 12,0 66 43 396 0,94 139 0 40

GENESI 12,5 64 49 281 0,63 132 0 219

AUBUSSON 11,9 59 44 408 0,51 107 0 62

AQUILANTE 13,1 29 45 195 0,33 105 0 347

BOLERO 13,9 32 47 282 0,54 129 0 214

LILLIPUT 12,5 65 45 271 0,43 100 0 251

Media FP 12,2 57 47 303 0,72 114

BRAMANTE 12,9 23 33 327 0,37 67 0 31

Media 12,5 59 47 290 0,83 131

Villanova Sillaro (LO) 13,0 53 49 244 0,6 117 23 1732

Santa Giuletta (PV) 11,8 52 45 285 1,1 127 0 123

S. Pancrazio (PR) 11,4 63 44 342 1,0 153 0 46

Ravenna 13,5 69 49 276 0,6 126 27 338

Tabella 6 - Caratteristiche qualitative medie e contenuto in DON delle 16 varietà nelle diverse località di prova.

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

evidenziato valori medi del peso ettolitrico al di sopra del limite soglia (75 kg/hL).

Con riferimento alle singole varietà, all’interno della classe qualitativa FPS, valori elevati sono stati riscontrati per la varietà Blasco (80,6 kg/hL), discre-ti per Adelaide ed Egizio (entrambi 78,5 kg/hL).

Tra i frumenti panificabili si segnala Aquilante (80,5 kg/hL), mentre l’unica varietà in prova appar-tenente alla classe FB, Bramante, conferma le sue buone caratteristiche per questo carattere.

È importante evidenziare che, fra le sedici culti-var in prova, Sirtaki, Azzorre, Epidoc e Lilliput non hanno raggiunto il limite soglia di 75 kg/hL.

Il valore del peso 1000 semi nelle località è risul-tato compreso tra 33,6 g di Villanova Sillaro (LO) e 43,8 g di Ravenna, mentre il campo di variabilità delle varietà è risultato compreso fra 34,2 g (Sal-gemma) e 44,6 g (Albachiara).

Nella tabella 6 vengono riportati i risultati delle analisi qualitative effettuate sulla granella prove-niente da quattro località.

I contenuti proteici più elevati sono stati ottenu-ti a Ravenna e a Villanova Sillaro (LO) con valori

medi di 13,5% e 13,0% rispettivamente. Come at-teso, il contenuto proteico e il volume di sedimen-tazione (che rappresentano buoni indicatori della qualità del glutine) sono risultati mediamente più elevati per i frumenti di forza e panificabili superio-ri rispetto a quelli appartenenti alla classe FP.

Tra le varietà in prova, contenuti proteici medi superiori al 13% sono stati evidenziati per Bolero, Salgemma, Egizio e Aquilante, mentre i valori più elevati per il volume di sedimentazione sono stati riscontrati per Azzorre, Albachiara, Adelaide, Sal-gemma, Sirtaki e Blasco.

Il valore del Falling Number, parametro in grado di rilevare pregerminazione, è risultato mediamen-te superiore alla soglia di accettabilità (220 sec), ad eccezione di Antille (con 177 sec), Aquilante (195 sec) e soprattutto Egizio (101 sec).

Per quanto riguarda i parametri alveografici, in particolare la forza della farina (parametro W), nes-suna varietà ha raggiunto i valori soglia per la clas-se qualitativa di appartenenza.

Nella classe FPS, si segnala il discreto valore ri-scontrato in Blasco (213 x 10-4J), associato tuttavia

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

ad eccessiva tenacità, evidenziata dall’elevato va-lore del parametro P/L (1.35).

Tra i frumenti panificabili la performance miglio-re, pur rimanendo al di sotto dei valori soglia pre-visti, è stata osservata per Epidoc (W: 139 x 10-4J; P/L: 0.94).

Per quanto attiene alla salubrità della granella prodotta, sempre in tabella 6, viene riportato il contenuto minimo e massimo di deossinivalenolo (DON) valutato tramite il test ELISA sulla farina in-tegrale.

Solo una varietà (Egizio) a Villanova Sillaro (LO) ha superato il valore soglia per il frumento tene-ro non processato(1250 ppb), mentre tutte la altre varietà hanno mostrato contenuti decisamente più

Grafico 1 - Indici (produ-zione e proteine: media di campo = 100; peso et-tolitrico: 75 kg/hL = 100) delle 16 varietà valutate nel 2010.

bassi con la sola eccezione di Adelaide e Blasco (circa 850 ppb).

Conclusioni

Nel grafico 1 vengono riportati i valori indicizza-ti per i caratteri produzione di granella, peso ettoli-trico e contenuto proteico.

I dati riportati negli istogrammi confermano la correlazione negativa che intercorre tra produzio-ne e contenuto proteico (r = -0.77) e, inoltre, come alcune varietà di elevata produzione mostrino un peso ettolitrico inferiore al valore soglia (75 kg/hL) determinandone il loro declassamento a frumento per altri usi.

Per una corretta scelta varietale risulta quindi es-senziale valutare non solo la resa, ma anche altri parametri che possono influire sulla destinazione d’uso finale della granella.

Alla luce dei risultati ottenuti dalla sperimenta-zione sul grano tenero in biologico, si evince una buona capacità di adattamento delle varietà più recenti rispetto a quelle di più datata costituzione (Salgemma e Bolero).

Comunque, al fine di migliorare ulteriormente le caratteristiche produttive e soprattutto qualitative del frumento allevato secondo il sistema biologico, sarebbe auspicabile individuare opportune agro-tecniche tendenti a soddisfare il fabbisogno di azo-to della pianta nelle fasi più critiche del ciclo pro-duttivo. Solo operando in tale direzione è possibile produrre frumenti biologici in grado di soddisfare pienamente le esigenze di mercato e dell’industria alimentare.

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Identificazione di varietà di riso appropriate all’impiego in agricoltura biologica

1CRA-RIS, Unità di ricerca per la risicoltura, S.S. 11 per Torino, Km 2,5, 13100, Vercelli, (VC)2CRA, Dipartimento di Biologia e Produzioni Vegetali, Via Nazionale 82, 00184 Roma (RM) - [email protected]

Stefano Cavigiolo1, Davide Sacco1, Daniela Cavalluzzo1, Erminio Albertario1, Giampiero valè1, Elisabetta Lupotto2

Nel corso della stagione 2010, il CRA Unità di ricerca per la risicoltura di Vercelli (CRA-RIS) nell’ambito del progetto di sperimentazione in regime di coltivazione con metodo biologico, ha condotto una serie di studi riguardanti la caratteriz-zazione ed il comportamento varietale in riso col-tivato secondo il protocollo adottato per il regime biologico.

La sperimentazione varietale, tesa a valutare la risposta dei diversi genotipi è stata condotta da CRA-RIS in tre differenti aziende risicole, scelte in

funzione della consolidata presenza di coltivazioni di riso biologico già stabilizzate da anni.

Delle tre località, una, Costanzana (VC), è situata nella bassa vercellese; le altre due, Sartirana (PV) e Mede (PV), sono situate in Lomellina, il principale areale di coltivazione del riso per la Provincia di Pavia.

Le tre località presentano caratteristiche del ter-reno diverse: mentre i terreni di Costanzana sono più compatti e limosi, i terreni in provincia di Pavia sono a tessitura più sciolta.

Foto 1. I campi sperimentali di riso in coltiva-zione biologica a Mede Lomellina (PV)

Foto 2. I campi sperimentali di riso in coltiva-zione biologica a Sartirana (PV)

Foto 3. I campi sperimentali di riso in coltiva-zione biologica a Costantana (VC)

Rice varieties for organic farmingWithin the frame of an experimental project on

organic farming, cultivation trials were performed to characterize rice varietal response in three dif-ferent farms located in Costanzana (VC), Sartirana (PV) and Mede Lomellina (PV). Selected varieties included all the recently developed and traditional merceological classes. For the round rice group, three different varieties were chosen on the basis of final utilization: Brio, Cerere and Selenio. Four varieties for the long A group were chosen, con-sidering the different utilization: Loto and Opale, utilized for the production of parboiled rice and two cultivars for the national market: Ulisse and Volano. Three varieties of the long B group were finally tested: Arsenal, Ellebi and Salvo. The experi-mentation revealed an average yield slightly above 7 t/ha, which is basically at the same level as those recorded under conventional farming conditions, while the higher level of yield was observed in Me-de, where the average yield was above 9 t/ha with Selenio and Opale being the best performing va-rieties with more than 10 t/ha of yield. The level of production was instead lower in the other two lo-cations of the trials. Milling yield was high in all the locations with values above 60%. In conclusion, cultivation trials under organic farming provided information of good performances for the varieties Brio and Selenio within the round group, for Opale within the long A group for parboiled rice, for Ulis-se in the long A group for national market and for Arsenal within the long B group.

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

L’impianto delle prove ha previsto: la semina comprese tra il 26 aprile e il 7 maggio, il ricorso alla semina a file interrate, su una superficie par-cellare di 35 m2 in tre ripetizioni per località e con una dose di semina pari a 525 semi/m2.

La gestione aziendale generale delle prove, per quanto riguarda le concimazioni ed il controllo delle infestanti, è stata lasciata organizzata dagli agricoltori ospitanti le prove, in accordo a quan-to riferito nel disciplinare di coltivazione per tale metodologia.

Gli operatori delle aziende agricole impegna-te nell’ospitare la sperimentazione, da vari anni coltivano riso in regime di biologico in accordo al protocollo di gestione della coltura, mediante successione colturale con cereali autunno-vernini e/o leguminose, utilizzo di fertilizzanti organici e controllo meccanico delle infestanti.

Per quanto riguarda l’andamento climatico, du-rante i mesi primaverili si sono verificate frequenti precipitazioni in coincidenza delle fasi di prepara-zione del letto di semina.

Tali eventi, in alcuni casi anche abbondanti, hanno determinato un ritardo nella semina crean-

Varietà Anno d’iscrizione al Registro Nazionale delle varietà

Responsabile della con-servazione in purezza

Tondi

Brio 2005 Bertone sementi

Cerere 2008 Sa.Pi.Se.

Selenio 1987 Ente Nazionale Risi

Lunghi A da parboiled

Loto 1988 S.I.S.

Opale 2008 CRA-Unità di Ricerca per la Risicoltura

Lunghi A da interno

Ulisse 2007 Lugano Leonardo sementi

Volano 1972 S.I.S.

Lunghi B

Arsenal 2008 Lugano Leonardo sementi

Ellebi 2007 Bertone sementi

Salvo 2008 CRA-Unità di Ricerca per la Risicoltura

Tabella 1. Le varietà di riso utilizzate per le prove di coltivazione in regime biologico

do problemi soprattutto per le operazioni di lotta al riso crodo.

Dal punto di vista termico, occorre segnalare i valori registrati nei mesi autunnali spesso inferiori alla media del periodo che hanno condizionato la fase delicata di maturazione del granello.

Le varietà di riso in prova

La scelta varietale per la sperimentazione è stata orientata alla considerazione di tutte le classi mer-ceologiche coltivate, comprendendo sia varietà tradizionali che di recente costituzione.

Per la categoria dei risi Tondi, sono state scelte tre varietà: Brio e Cerere di recente costituzione, e Selenio come varietà testimone di riferimento.

Quattro varietà per la categoria Lungo A sono state scelte considerando la differente destinazione d’uso: due varietà, Loto e Opale, sono destinate al-la produzione di riso parboiled.

Delle due Loto è ampiamente utilizzato da tem-po per le colture di riso biologico, e Opale, di re-cente costituzione presso CRA-RIS, viene proposto a confronto.

Due varietà a granello Lungo A destinate per il mercato interno sono state valutate: Ulisse, rela-tivamente nuova, a chicco grosso tipo Arborio, e Volano come testimone della categoria.

Infine tre varietà per la categoria Lungo B sono state introdotte nelle prove: Arsenal, Ellebi e Salvo, tutte di recente costituzione.

Tra queste: Salvo, costituito sempre da CRA-RIS, si ritiene particolarmente interessante in quanto caratterizzato da elevata capacità di accestimen-to, interessante resistenza alle malattie e con per-formance ottimale a dosi basse di concimazione azotata.

Per quanto riguarda il contento in amilosio, tutte le varietà considerate sono a basso amilosio (18-19%) tranne Arsenal che supera il 22%.

Risultati generali della sperimentazione

In generale la sperimentazione ha avuto un de-corso buono e, considerando i valori totali delle sperimentazioni effettuate, si rileva una media di produzione appena superiore alle 7 t/ha, in linea con i valori della produzione in coltura conven-zionale.

Le produzioni più elevate sono state rilevate nel-

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Figura 1. Produzione delle varietà di riso in prova nelle diverse località. La barra di errore rappresenta la Deviazione Standard.

Figura 2. Rese in grani interi delle varietà di riso valutate nelle diverse lo-calità. La barra di errore rappresenta la Deviazio-ne Standard.

la località di Mede (PV) (Figura 1), con una media di campo superiore a 9 t/ha e dove le varietà Sele-nio e Opale hanno superato le 10 t/ha, Il decorso climatico dei mesi estivi ed autunnali ha contenuto i problemi legati al fungo Pyricularia oryzae (re-sponsabile del brusone fogliare e del mal del collo) e le varietà hanno mostrato in generale una buona tolleranza, facendo registrare interessanti rendi-menti sia produttivi che qualitativi.

Nelle altre due località in cui sono state condotte le prove, le rese produttive sono risultate inferiori a quelle di Mede; in particolare nella località Sarti-rana le varietà Brio, Arsenale ed Ellebi hanno pro-dotto significativamente meno rispetto alla prova in località Costanzana.

Nella località di Sartirana infatti, le problema-

tiche emerse durante la fase di emergenza della coltura ha reso difficoltoso il controllo meccanico del riso crodo determinando livelli di infestazione tali da pregiudicare il potenziale produttivo delle varietà in prova.

L’analisi della varianza per quest’ultima località ha espresso difatti un valore di cv pari a 16.17%, al disopra del livello di accettabilità della prova.

L’elevata altezza della pianta espressa nella va-rietà Volano ha causato significativi livelli di allet-tamento, soprattutto nella località di Costantana (100%, Tabella 4) condizionando seriamente la po-tenzialità produttiva di questa varietà. In generale anche i dati produttivi di Costantana sono risultati bassi rispetto a quelli di Mede.

La resa in grani interi (Figura 2) si è mantenuta su livelli elevati nelle località delle prove con quasi tutte le varietà che hanno fornito valori superiori al 60%.

I valori delle rese nella località Costantana sono in media risultati inferiori rispetto alle altre locali-tà; in particolare le varietà Volano, Arsenal, Ellebi e Salvo hanno prodotto valori di resa significativa-mente inferiori in questa località.

I risultati dettagliati delle prove sperimentali nelle diverse località

La prova più produttiva e di miglior performance si è avuta a Mede Lomellina, con rese produttive molto elevate.

Rese significativamente superiori sono state rile-vate per Brio e Selenio rispetto a Cerere (gruppo risi tondi), per Opale rispetto a Loto (lunghi A da parboiled), per Ulisse rispetto a Volano (Lunghi A da interno) e per Arsenal rispetto a Salvo e Ellebi (Lunghi B).

Le prove hanno evidenziato ottime rese alla la-vorazione (media di campo vicina al 64%) e per Arsenal un livello di amilosio superiore al 23%.

Difetti del granello pressoché assenti si sono accompagnati ad assenza di manifestazione delle principali malattie (brusone, mal del collo ed el-mintosporiosi), assenza di allettamento e bassissi-mo indice di sterilità.

La capacità produttiva delle varietà in prova in questa località, che rappresenta quella in cui fattori collaterali non hanno influenzato le rese potenzia-li, non si discostano fondamentalmente da quelle osservate per le medesime varietà testate nelle pro-

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI

Varietà Produzione

Res

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ani i

nter

i

Res

a G

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le

Gra

ni m

acch

iati

Am

ilosi

o

Prot

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Bru

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fogl

iare

Mal

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lo

Elm

into

spor

iosi

Cul

mi f

ertil

i

Mede (Pv) t/ha test di Duncan* % % % % % gg gg cm cm 1-9 (*) % 1-9 (*) 1-9 (*) 1-9 (*) n°/m2

Tondi

Brio 9,95 ab 67,0 72,3 0,4 19,1 5,6 94 157 87,8 13,6 2,3 0 1,0 1,0 2,7 662

Cerere 9,13 abc 69,3 73,0 0,6 19,6 5,1 91 150 78,7 15,4 1,7 0 1,0 1,0 2,0 601

Selenio 10,28 ab 69,0 73,7 0,3 19,6 5,7 89 148 92,2 14,6 1,7 0 1,0 1,0 2,3 593

Lunghi A da parboiled

Loto 8,18 c 64,0 71,3 0,3 19,1 6,0 79 141 81,7 13,3 2,3 0 2,3 3,7 2,3 524

Opale 10,45 a 63,0 70,3 0,4 19,9 5,5 84 145 89,4 16,1 1,7 0 1,3 3,0 2,7 500

Lunghi A da interno

Ulisse 9,33 abc 65,0 72,3 0,9 19,7 6,8 91 151 91,0 17,2 2,3 0 2,0 1,0 2,3 559

Volano 8,12 c 61,3 71,7 0,4 19,6 6,7 93 151 121,9 15,9 2,7 60 2,0 1,0 2,3 483

Lunghi B

Arsenal 9,01 abc 59,7 71,0 0,1 23,4 6,3 90 152 79,0 17,4 1,7 0 1,0 1,0 2,0 613

Ellebi 8,76 bc 56,7 68,3 0,3 20,3 6,4 92 152 85,7 18,3 1,7 0 1,7 1,0 1,7 633

Salvo 8,10 c 64,3 70,0 0,3 20,4 7,0 94 156 100,3 20,2 3,7 0 1,0 1,0 2,3 790

Medie 9,13 63,9 71,4 0,4 20,1 6,1 90 150 90,8 16,2 2,2 6 1,4 1,5 2,3 596

D.M.S. (p<0,05) 1.417 4,46 1,09 0,40 0,46 0,38 2,1 4,2 5,75 1,49 1,16 21,9 0,56 0,63 n.s. 58,0

C.v.(%) 9% 4% 1% 61% 2% 4% 1% 2% 4% 5% 31% 190% 23% 25% 28% 6%

* a lettere diverse corrispondono valori significativamente diversi per P<0,05 del test di Duncan.

Tabella 2. Risultati delle prove a Mede Lomellina

ve delle rete varietale riso per l’annata 2010. In particolare, la produzione e la resa globale

non differiscono sostanzialmente da quelle osser-vate nella rete varietale condotta con le normali pratiche colturali.

Per diverse varietà si è osservato un allungamen-to del ciclo dalla semina alla maturazione, anche in conseguenza della semina a file interrate, che però rientra negli intervalli considerati normali per la varietà nelle prove condotte nelle altre località.

Nella prova di Sartirana la resa produttiva è stata decisamente inferiore, con una media di campo di 5.64 t/ha, dove la produzione maggiore è stata re-gistrata per la cv. Opale.

La resa alla lavorazione è stata buona come per la prova precedente, così come l’assenza di difetti sul granello tranne che per la varietà Salvo che ha presentato tracce di macchiatura, mentre per tutte le varietà si è avuta assenza di allettamento.

In generale si è registrata una maggiore inciden-za delle malattie e notevole infestazione di riso

crodo che, come detto in precedenza, ha pregiudi-cato la valutazione della prova.

La prova di Costanzana ha fatto registrare prove di resa alla lavorazione più basse, con una media del 56% ed una maggior incidenza di cariossidi macchiate, sebbene i rilievi sulle principali malat-tie siano in linea con le altre località. Si rileva inol-tre una presenza di allettamento in tre varietà, delle quali molto marcato per la varietà Volano.

In conclusione questo primo anno di prove in regime di coltivazione biologico ha fornito indi-cazioni di buone prestazioni di resa per le varietà Brio e Selenio nell’ambito dei risi tondi, per Opale nella categoria lunghi A da parboiled, per Ulisse nei lunghi A da interno e per Arsenal nei lunghi B.

Con la esclusione di alcune varietà nella località di Costantana, le prove hanno infine evidenziato ottime rese alla lavorazione e difetti del granello pressoché assenti esprimendo una buona adattabi-lità varietale a tale metodologia di coltivazione a basso input.

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - cerealI Iniziativa 2

Tabella 3. Risultati delle prove a Sartirana

Varietà Produzione

Res

a gr

ani

inte

ri

Res

a G

lo-

bale

Gra

ni m

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chia

ti

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Prot

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i

Cul

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i

Sartirana (Pv) t/ha test di Duncan* % % % % % gg gg cm cm 1-9 (*) % 1-9 (*) 1-9 (*) 1-9 (*) n°/m2

Tondi

Brio 5,53 ab 69,0 72,7 0,5 19,0 6,6 95 160 87,0 16,2 2,0 0 3,3 - 2,7 -

Cerere 4,89 b 66,7 73,7 0,6 19,3 7,1 91 153 76,6 16,1 1,7 0 3,0 - 2,7 -

Selenio 5,83 ab 69,3 73,7 0,5 18,6 6,9 90 153 84,2 15,1 1,7 0 3,0 - 3,0 -

Lunghi A da parboiled

Loto 5,09 b 65,0 72,0 0,5 18,8 8,1 83 144 78,4 14,6 1,7 0 3,0 - 3,3 -

Opale 7,01 a 63,7 70,7 1,2 19,8 7,1 88 148 80,4 15,5 2,0 0 2,3 - 3,3 -

Lunghi A da interno

Ulisse 6,11 ab 59,3 71,7 0,3 18,9 7,9 93 162 86,1 17,6 1,0 0 3,3 - 2,3 -

Volano 6,91 a 60,0 69,7 0,3 18,4 7,1 93 155 109,1 17,7 1,7 0 3,3 - 3,3 -

Lunghi B

Arsenal 4,89 b 63,7 70,7 0,6 22,9 7,4 93 155 74,9 16,5 1,0 2,7 - 2,3 -

Ellebi 4,63 b 60,3 69,0 0,5 19,7 8,6 93 155 80,8 17,5 1,7 2,7 - 3,7 -

Salvo 5,52 ab 62,0 70,7 2,5 19,5 7,4 94 154 92,8 18,7 2,0 0 2,0 - 3,0 -

Medie 5,64 63,9 71,5 0,8 19,5 7,4 91 154 85,0 16,6 1,7 0 2,9 - 3,0 -

D.M.S. (p<0,05) 1.564 6,70 1,40 0,79 0,52 0,53 1,3 4,0 7,40 1,88 n.s. n.s. n.s. - 0,850 -

C.v.(%) 16% 6% 1% 62% 2% 4% 1% 2% 5% 7% 25% 0% 23% - 17% -

* a lettere diverse corrispondono valori significativamente diversi per P<0,05 del test di Duncan.

Tabella 4. Risultati delle prove a Costanzana

Varietà Produzione

Res

a gr

ani

inte

ri

Res

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le

Gra

ni m

ac-

chia

ti

Am

ilosi

o

Prot

eine

Sem

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Fior

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Alte

zza

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le

Lung

hezz

a pa

nnoc

chia

Ster

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Alle

ttam

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Bru

sone

fo

glia

re

Mal

del

col

lo

Elm

into

spo-

rios

i

Cul

mi f

ertil

i

Costanzana (VC) t/ha test di Duncan* % % % % % gg gg cm cm 1-9 (*) % 1-9 (*) 1-9 (*) 1-9 (*) n°/m2

Tondi

Brio 7,45 a 64,0 71,0 1,6 18,4 5,4 90 155 78,5 13,2 1,7 0 1,3 1,7 2,7 521

Cerere 6,12 ab 65,0 72,0 1,6 19,3 6,1 87 148 76,0 14,2 1,3 0 1,7 1,7 2,0 503

Selenio 7,10 ab 66,0 73,0 1,6 18,5 5,5 88 149 79,8 13,5 1,7 0 1,7 1,7 2,3 507

Lunghi A da parboiled

Loto 6,20 ab 59,0 71,0 1,5 18,8 6,3 84 147 77,7 13,4 2,0 20 1,7 1,7 2,0 473

Opale 6,59 ab 57,0 69,0 1,7 19,0 5,9 86 147 84,6 14,9 2,0 20 1,7 1,7 2,0 492

Lunghi A da interno

Ulisse 6,99 ab 57,0 71,0 0,9 18,7 6,4 90 153 84,0 17,2 2,0 0 2,0 1,0 2,3 527

Volano 3,10 c 48,0 69,0 0,0 19,3 6,2 87 151 104,0 15,7 2,3 100 2,0 1,0 2,0 515

Lunghi B

Arsenal 6,68 ab 48,0 72,0 1,5 22,8 6,2 88 151 71,0 15,4 1,0 0 1,7 1,0 2,7 535

Ellebi 7,38 a 45,0 68,0 0,0 19,2 6,2 89 150 78,7 16,9 1,7 0 1,3 1,7 2,0 596

Salvo 5,81 b 52,0 70,0 1,5 19,6 5,8 90 154 87,7 17,1 2,3 10 1,0 1,0 2,0 662

Medie 6,34 56,1 70,6 1,2 19,4 6,0 88 151 82,2 15,2 1,8 15 1,6 1,4 2,2 533

D.M.S. (p<0,05) 1.272 9,75 2,21 n.s. 0,71 0,36 0,9 2,0 5,44 1,57 0,65 22,6 n.s. n.s. n.s. 94,4

C.v.(%) 12% 10% 2% 75% 2% 3% 1% 1% 4% 6% 21% 88% 31% 54% 17% 10%

* a lettere diverse corrispondono valori significativamente diversi per P<0,05 del test di Duncan.

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

Identificazione di cultivar appropriate in agricoltura biologica: ortive per le regioni settentrionali, centrali e meridionali d’Italia, attività e risultati 2010 (I anno)

1CRA Centro di Ricerca per l’Orticoltura di Pontecagnano, Via SS 18 no. 204, 84091 Battipaglia (SA)2CRA Unità di Ricerca per l’Orticoltura, Via Salaria 1 - 63030 Monsampolo del Tronto (AP)3CRA Unità di Ricerca per l’Orticoltura, Via Paullese 28 - 26836 Montanaso Lombardo (LO) [email protected] Innovazione e Sviluppo, Unità Operativa “Mario Neri”, Via Emilia Levante 18 – 40026 Imola (BO)5Azienda Agraria Sperimentale STUARD, strada Madonna dell’Aiuto 7/A – 43126 San Pancrazio (PR)La bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

Massimo Zaccardelli1, Domenico Perrone1, Domenico Ronga1, Giovanni Ragosta1, Gabriele Campanelli2, Fabrizio Leteo2, Aldo Bertone2, Caioni Marcello2, Enrico Piccinini2, Piergiorgio Angelini2, valentino Ferrari2, Bruno Campion3, Filippo Salamone3, valeria Dani3, Maria Teresa Azzimonti3, Filippo Colombani3, Agostino Falavigna3, Federica Fontana4, Paolo Pasotti4, Cristina Piazza5

Cultivar identification for organic agriculture: vegetable crops for northern central and southern Italian regions, activity and results from the first year testing

Experimental methodology – Eighty-six cultivars (cvs) of six vegetable species (onion 12; tomato for processing 22; zucchini 8; common bean for waxy and dry grain production 11; cauliflower 23; broc-coli 10) were examined in different locations under organic farming regime field cultivation. A randomi-zed complete block design with three replications was applied to all trials.

Data were submitted to ANOVA analysis in order to evaluate the effect (P ≤ 0.05) produced by the tested cvs. Statistical differences between cvs were evaluated by applying Duncan’s test. Before ANO-VA analysis, data distribution was checked for nor-mality condition and, where necessary, corrected.

Onion – Frequent spring rainfalls occurred in Par-ma in 2010 blocking direct sowing in the field. Yield data obtained from transplanting allowed anyhow to identify a few well responding cvs. The bulb yield obtained in 2010 from the best three cvs tested in organic farming regime, was 22% less than that obtained on average from the conventional farming management. The three most productive onion cvs were MS331, Rossa d’Inverno Sel. Granata, and Primo Blanco.

Tomato – The results obtained in 2010 from the two location trials, showed a very low production in terms of tons.brix.ha–1 for all cvs (Parma 1.83 and Battipaglia 1.59 tons.brix.ha–1). The produc-tion of the best three cvs examined in both loca-tions in 2010 under organic farming regime cultiva-tion, was 44% less as tons.brix.ha–1, 38% less as tons of commercial product and 11% less as °brix (Ronga et al., 2011). The three most productive cvs as tons.brix.ha–1 were: Regent, Gladis and Auspi-cio (all producing long fruits) at Battipaglia and, Genius (long fruits), Leader and Ruphus (cube sha-ped fruits) at Parma.

Zucchini – The results obtained in 2010 from the two location trials, showed a fairly good pro-

duction as well as a rather good plant health. The production of the three best cvs in the two organic farming trials was 20-25% less than that obtained with conventional farming management. The zuc-chini cv Alexander was the most productive in both locations, Monsampolo T. and Cesena.

Common bean – Also for this species, the results obtained in 2010 from the two location trials, sho-wed a rather good production as well as a good plant health. The most yielding cv of common bean examined for waxy grain production (Monsampolo T.) was Efesto (borlotto type – 3.2 t.ha-1), whereas that tested for dry grain (Imola) was Giulia (borlot-to type – 2.4 t.ha-1). The best bean cv tested for dry grain production at Monsampolo T. was the small seeded Sulfariello (zolfino type – 2.5 t.ha-1).

Cauliflower – The two cultivar lists of cauliflo-wers tested in organic farming regime cultivation were rather different due to the different climate of the two trial locations considered: Monsampolo T. (AP) and Battipaglia (SA). The results obtained in winter 2010-2011 showed a quite different yield production between the two locations, Monsam-polo being the best. The two components that contributed most to determine the productivity were plant density (Monsampolo = 23,800 plants/ha; Battipaglia = 14,285 plants/ha) and corymb weight, being it much lighter at Battipaglia (Mon-sampolo 817 g vs Battipaglia 407 g). The three most yielding cvs of cauliflower at Monsampolo (out of fourteen tested) were Planner, Chambord and Clx 33707 (26-28 t/ha), at Battipaglia (out of thirteen cvs examined) were Medusa, Lazio and Trofeo (7-9 t/ha). Plant health of both trials was good.

Broccoli – The organic farming regime cultivation used to test the agronomic performance of this spe-cies was done at Battipaglia. The three most yiel-ding cvs of broccoli (out of ten examined) were A Getti di Napoli (10.8 t.ha-1), Riccio di Sarno and Green Magic. Plant health of the trial was rather good.declared to use on-farm produced seeds or seeds received by other farmers.

Capofila progetto: Bruno Campion

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Introduzione e metodologia sperimentale adotta-ta in generale

Problematiche alla base del Progetto – Al 31 di-cembre 2009, la superficie agricola interessata alla coltivazione in biologico in Italia, aveva un’esten-sione di 1.106.684 ettari, dei quali, 30.275 colti-vati a orticole.

Nel corso degli anni, il trend è quasi sempre sta-to positivo, cioè verso un aumento progressivo del-la superficie investita, al punto che in Campania, Emilia Romagna e, soprattutto, in Puglia, riveste un ruolo economico e sociale di primaria importanza.

I prodotti orticoli bio stanno riscuotendo, in que-sti ultimissimi anni, un notevole interesse da parte dei consumatori e dei produttori.

Le ragioni sono da ricercarsi nella sostenibilità ambientale, nella necessità di diversificare il mer-cato e nell’aumento della richiesta di prodotti di qualità e sanità superiori.

Per la maggioranza delle specie, gran parte delle varietà oggi coltivate in biologico sono le stesse di quelle coltivate in convenzionale.

Le aziende agricole e di trasformazione scelgo-no le cultivar (cv) sulla base di risultati ottenuti da prove realizzate in regime di elevati input chimici (concimi minerali e antiparassitari). Il comparto biologico sente la necessità di conoscere meglio il comportamento di molte delle cv commerciali (varietà e ibridi) negli specifici ambienti di colti-vazione, adottando i metodi colturali consentiti in questo sistema.

Da qui la necessità di predisporre una lista di orientamento varietale per l’agricoltura biologica. Le liste di orientamento varietale bio sono indi-spensabili sia per le ditte sementiere, che hanno scarsi riferimenti riguardo le cv da moltiplicare e commercializzare e sia per il coltivatore, che ha necessità di sapere quali varietà sono più adatte nei diversi ambienti di coltivazione.

Per questo motivo il Mi.P.A.A.F. ha commissio-nato un’attività di confronto varietale in biologico (“Identificazione di varietà appropriate in agricol-tura biologica”) per una serie di specie ortive da pieno campo (cipolla, pomodoro da industria, zuc-chino, fagiolo da granella a maturazione cerosa e secca, cavolfiore, cavolo broccolo) in un compren-sorio orticolo del Sud, del Centro e del Nord Italia.

I risultati forniti in questo lavoro sono riferiti a dieci prove di confronto varietale condotte in re-

gime biologico nell’anno 2010 in cinque località d’Italia come mostrato in Tabella 1.

La prima azione effettuata nell’ambito della pre-sente Ricerca ha riguardato l’individuazione di di-verse ditte Sementiere Nazionali le quali sono state invitate a partecipare a questo progetto fornendo gratuitamente un campione di seme di almeno una cv relativa alle specie testate di cui alla Tabella 1.

Ad ogni Ditta Sementiera che ha aderito all’invi-to, è stato chiesto di scegliere e proporre, nell’am-bito della propria lista varietale commerciale, le cv che con maggior probabilità fossero più adatte alla coltivazione in biologico (dotate cioè di partico-lari resistenze a malattie e/o di elevata qualità del prodotto).

Nel caso del pomodoro da industria, il numero di cv proposto ha superato largamente il numero previsto di 14, cosicché, da una parte nelle prove è stata aggiunta una cv in più rispetto a quello pia-nificato, dall’altra è stato chiesto alla Ditta/e con maggior numero di cv rappresentate, di effettuare una riduzione oppure di sostenere il costo della prova pari al numero di cultivar eccedenti.

In qualche altro caso invece il numero di cv pro-poste è stato inferiore a quello pianificato in Ta-bella 1, per cui si è dovuto mantenere il numero raggiunto (es. Zucchino).

In qualche altro caso l’Azienda Sperimentale stessa si è offerta di sua spontanea volontà di testa-

SpecieN. Varietà iscritte

nel RNVLocalità

Numero di cultivar in prova

Pianificato 1° anno

Esaminato 1° anno

Previsto 2° anno

Cipolla 108 Parma 12 12 8

Pomodoro da industria 120

Parma 14 15 10

Battipaglia (SA) 14 15 10

Zucchino99

Cesena (FC) 10 8 6

Monsampolo T. (AP) 10 8 6

Fagiolo nano secco

86

Imola (BO) 7 9 5

Monsampolo T. — 12 10

Fagiolo nano ceroso

Monsampolo T. 12 10 8

Cavolfiore45

Monsampolo T. 12 14 8

Battipaglia 12 13 8

Cavolo Broccolo

17 Battipaglia 12 10 8

Totale 475 115 126 77

Tabella 1 – Elenco delle specie orticole e relativo numero di cultivar programmato ed effettivamente esaminato nelle prove sperimentali agronomiche condotte in regime biologico in cinque località d’Italia

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

re qualche cv in più rispetto al numero pianificato e riportato nel prospetto di Tabella 1.

Le prove del I anno riguardanti le specie orticole, sono iniziate a Marzo del 2010 con la semina del pomodoro e della cipolla, entrambe in serra.

Il pomodoro da industria è stato seminato presso il CRA-ORL di Montanaso L. (LO) ed il CRA-ORT di Pontecagnano, Azienda di Battipaglia (SA), mentre la cipolla è stata seminata nelle serre dell’Azienda Agraria Sperimentale STUARD (Strada Madonna dell’Aiuto, 7 - Parma).

L’ultima raccolta relativa alle prove del I anno è stata eseguita nel Marzo 2011 a Battipaglia con il cavolfiore. Un breve accenno ai principali risultati ottenuti da questa serie di prove agronomiche è già stato pubblicato in un numero precedente della Ri-vista “Dal Seme” (Campanelli et al., 2011)

Disegno sperimentale adottato in generale – in tutte le prove agronomiche effettuate è stato adot-tato lo schema sperimentale completo a blocchi randomizzati con tre ripetizioni.

Il numero di cv testato per ogni specie orticola è mostrato in Tabella 1 mentre la lista col nome delle singole cv testate in ogni località, è riportata nelle tabelle dei risultati delle singole specie.

In qualche caso (es. fagiolo a Monsampolo), l’I-stituzione incaricata di condurre la prova ha scelto deliberatamente di aggiungere altre cv oltre al nu-mero previsto dal protocollo della Ricerca (ripor-tato in Tabella 1) accollandosi le relative spese in eccedenza.

La dimensione indicativa delle parcelle per ogni cv testata, in precedenza riportata negli allegati tecnici del progetto, è stata leggermente variata e adattata alle esigenze di meccanizzazione dell’A-zienda che ha effettuato materialmente la prova.

Raccolta e analisi statistica dei dati – Tutti i da-ti rilevati sono stati analizzati statisticamente me-diante ANOVA (analisi della varianza) ed il livello di significatività (P ≤ 0,05) delle differenze tra le relative medie è stato determinato col test di Dun-can.

Prima dell’analisi della varianza è stato verificato se la distribuzione dei dati di ogni parametro ri-spondesse alle condizioni di normalità: dove que-sta condizione non era rispettata, si è proceduto alla normalizzazione dei dati stessi.

Nel caso in cui la normalizzazione, ove necessa-ria, non fosse stata possibile, non è stata effettuata l’analisi della varianza.

operazioni colturali e risultati conseguiti riferiti ad ogni singola specie

CIPoLLA

La superficie totale coltivata a cipolla in Italia nel 2009 (convenzionale + biologico) ammontava a 12.763 ettari con una produzione totale di quasi 390.000 tonnellate di bulbi. Il prodotto ottenuto in Italia, considerato di elevata qualità, viene anche esportato nei paesi dell’Europa del Nord.

Questa specie quindi, dopo il pomodoro, rive-ste un’importanza primaria nel panorama orticolo Italiano.

Caratteristiche della prova bio 2010 ed operazio-ni colturali

La prova agronomica di cipolla in regime biolo-gico è stata condotta da maggio a settembre presso l’Azienda Agraria Sperimentale STUARD (Strada Madonna dell’Aiuto, 7 - Parma).

A causa delle frequenti precipitazioni piovose avute dal mese di Febbraio fino a Maggio 2010, non è stato possibile effettuare la semina diretta in campo delle cv da testare.

Il problema è stato risolto in parte con la se-mina in serra nei contenitori alveolati seguita dal trapianto in campo effettuato il 17 Aprile 2010. In Tabella 1 è riportato l’elenco delle operazioni col-turali eseguite nella conduzione della prova.

La raccolta dei bulbi è stata effettuata il 30 ago-sto 2010. Le cv testate sono tutte a giorno lungo.

Precessione frumento

Terreno franco-argilloso

Aratura 8-Oct-09

Erpicatura 18-mar e 16-apr

Data di trapianto 17-Apr-10

Fertilizzazione6,5 q/ha pollina (2,5-3-2) compo-stata il 14-apr

Sarchiatura 14-May

Scerbatura 11-giu 13-lug

Irrigazioni (40 mm) 4

Trattamenti (Cuprocaffaro 3Kg/ha+ Keniatox verde 0,4l/ha)

23-giu, 24-lug, 7-ago

Raccolta 30-Aug-10

Tabella 1 – Caratteristiche prova 2010 ed operazioni colturali: cipolla bio - Parma

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83dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Tabella 3 – Sta-to fitosanitario delle piante e dati qualitativi dei bulbi rilevati in dodici cultivar di cipolla coltivate in regime biologico a Parma nel 2010. L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti del peso medio del bulbo.

Tabella 2 – Dati produt-tivi e durata del ciclo ve-getativo rilevati in dodici cultivar di cipolla coltiva-te in regime biologico a Parma nel 2010. L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti di pro-duzione commerciale.

Risultati e discussione

Nelle Tabelle 2 e 3 vengono presentati i dati pro-duttivi e qualitativi con i risultati dell’analisi stati-stica. I dati dei parametri “Stato fitosanitario della coltura” e “Uniformità del colore dei bulbi” sono stati esclusi dall’analisi della varianza poiché, non risultando normalmente distribuiti, non è stato pos-sibile normalizzarli.

Cultivar DittaProduzione com-

merciale (t/ha)Produzione totale (t/ha)

Scarto (stunicato + marcio + < 40 mm) /

totale (%)

Rapporto “commer-ciale / totale” (%)

Indice produttivi-tà commerciale *

Durata ciclo vegetativo (gg)

MS331 Maradi Sementi - Cesena 45,3 a 49,9 a 9,1 h 90,9 a 4119 a 118 c

Rossa inverno sel. Granata Sativa - Cesena 42,4 a 51,1 a 17,1 fg 82,9 abc 3520 b 124 abc

Primo Blanco Maradi Sementi 34,7 b 46,8 a 25,1 def 74,9 cd 2584 c 120 c

Red Mech M ISI Sementi - Parma 31,5 bc 39,2 b 19,7 efg 80,3 bc 2552 c 128 ab

Rossa inverno sel. Rojo duro Maradi Sementi 29,5 cd 33,5 bc 11,9 gh 88,1 ab 2611 c 127 ab

Casper F1 ISI Sementi 26,5 d 32,1 c 17,4 fg 82,6 abc 2186 c 127 ab

Derek F1 ISI Sementi 18,6 e 22,2 de 16,2 fg 83,8 abc 1556 d 123 bc

Venus F1 ISI Sementi 16,9 ef 25,2 d 33,0 cd 67,0 de 1140 de 127 ab

Denise F1 ISI Sementi 12,4 fg 17,9 e 30,6 cde 69,4 d 864 ef 128 ab

Density 5 Sativa 10,1 g 25,3 d 59,4 ab 40,6 fg 411 fg 131 a

Borettana cv Sorriso Sais Sementi - Cesena 9,5 g 17,2 e 44,0 bc 56,0 ef 535 fg 119 c

Bonus F1 ISI Sementi 7,9 g 24,4 d 67,0 a 33,0 g 270 g 118 c

Media generale 23,8 32,1 29,2 70,8 1862 124

Dev. standard 13,1 12,1 18,7 18,7 1262 5

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05);

* = (Produzione commerciale in t/ha) x (prodotto commerciale / totale %).

Cultivar e caratteristiche bulboStato fito-

sanitario *, **Peso medio

bulbo (g)Uniformità pez-zatura bulbi *

Regolarità forma bulbi *

Uniformità colo-re bulbi *, ***

Grado di vestitu-ra dei bulbi *

MS331 – bulbo tondo giallo 3,7 - 91,6 a 3,8 ab 4,0 ab 4,0 - 3,5 cd

Rossa da inverno sel. Granata – b. tondo rosso 3,3 - 79,6 ab 3,8 ab 3,8 abc 5,0 - 4,0 abcd

Primo Blanco – b. tondo bianco 2,7 - 69,0 bc 4,2 a 3,8 abc 5,0 - 4,0 abcd

Derek F1 - b. tondo giallo 3,0 - 65,6 cd 3,8 ab 2,7 bc 5,0 - 4,3 abc

Rossa da inverno sel. Rojo duro – b. tondo rosso 3,7 - 65,1 cd 3,7 ab 4,2 a 5,0 - 4,7 ab

Casper F1 – b. tondo bianco 3,7 - 63,5 cd 2,8 bc 3,0 abc 4,5 - 3,5 cd

Red Mech M – b. tondo rosso 3,3 - 62,4 cd 3,7 ab 3,2 abc 4,7 - 4,3 abc

Venus F1 – b. tondo bianco 3,7 - 53,5 d 2,8 bc 3,0 abc 4,7 - 3,5 cd

Denise F1 - b. tondo rosso 3,3 - 52,3 d 2,5 c 2,5 c 5,0 - 4,0 abcd

Bonus F1 - b. tondo giallo 3,7 - 34,3 e 4,2 a 4,3 a 4,8 - 3,8 bcd

Borettana cv Sorriso – b. piatto bianco 3,0 - 32,7 e 2,5 c 4,3 a 5,0 - 3,3 d

Density 5 – b. tondo giallo 2,3 - 31,7 e 3,7 ab 4,2 a 5,0 - 4,8 a

Media generale 3,3 - 58,4 3,5 3,6 4,8 - 4,0

Dev. standard 0,4 - 18,6 0,6 0,7 0,3 - 0,5

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05);

* Valori da 1 (situazione peggiore) a 5 (situazione migliore); ** Analisi statistica non effettuata; *** La distribuzione dei dati non rispetta le condizioni di normalità.

Riguardo alla produzione commerciale (para-metro più importante quando si parla di coltura in regime biologico) (Tabella 2), le due cv statistica-mente più produttive sono state la MS331 (bulbo tondo giallo) della ditta Maraldi Sementi e la Rossa da Inverno sel. Granata (bulbo tondo rosso) della ditta Sativa, rispettivamente con 45,3 e 42,4 t/ha.

Statisticamente meno produttiva delle prime due, al terzo posto troviamo la cv Primo Blanco

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

(bulbo tondo bianco) della ditta Maraldi Sementi. La cv MS331 ha mostrato anche il più elevato indi-ce di produttività commerciale (Produzione com-merciale in t/ha x prodotto commerciale / totale %) avendo prodotto la quantità di scarto più bassa.

Riguardo allo stato fitosanitario delle piante (se-condo parametro più importante nel regime bio-logico) (Tabella 3), la cv MS331 si è collocata nel gruppo delle più sane.

Nonostante le frequenti precipitazioni avvenute a Parma da gennaio fino a tarda primavera abbiano impedito l’esecuzione della semina diretta in cam-po, i dati produttivi ottenuti dal trapianto di pianti-ne seminate in serra, hanno permesso ugualmente di individuare alcune cv più rispondenti.

Confrontando il grado di produttività raggiunto dalle tre migliori cultivar testate in biologico nel 2010 con quello generale ottenuto nello stesso an-no con il sistema di coltivazione convenzionale, ri-sulta che la produzione di quest’ultimo sia stata più elevata di circa il 22%. Pur sembrando un pochino elevata, secondo noi questa differenza potrebbe essere facilmente ridotta migliorando il tipo di ro-tazione e la fertilità di base (soprattutto il tenore in sostanza organica) del terreno.

Dall’esame dei dati produttivi e di resistenza alle malattie ottenuti dalla prova varietale del 2010, so-no state individuate le seguenti otto cv da ritestare nella prova del 2011 (II anno): MS331 (Maraldi se-menti - Cesena), Rossa da Inverno sel. Rojo Duro (Maraldi sementi - Cesena), Primo Blanco (Maraldi sementi - Cesena), Rossa da Inverno sel. Granata (Sativa - Cesena), Casper F1 (Isi Sementi - Parma), Red Mech M (Isi Sementi - Parma), Derek F1 (Isi Sementi - Parma), Borettana cv Sorriso (SAIS Se-menti - Cesena).

Quest’ultima cv, pur essendo una delle meno produttive, è stata scelta per la prova 2011 in quan-to è l’unica ad avere il bulbo piatto, adatto per i sottaceti.

PoMoDoRo DA INDuSTRIA

Nel 2009, in Italia, la coltivazione del pomodoro in convenzionale aveva un’estensione di 116.082 ettari, dei quali, 96.768 coltivati come pomodoro da industria. La superficie complessiva destinata a pomodoro biologico nel 2008 era poco più di 2.000 ettari, dei quali circa 1.540 coltivati come pomodoro da industria (dati Istat).

La coltivazione del pomodoro da industria in Campania, Emilia Romagna e, soprattutto in Pu-glia, riveste da molti anni un ruolo economico e sociale di primaria importanza.

Anche il pomodoro da industria bio, come tutti i prodotti bio in generale, sta riscuotendo in questi ultimissimi anni, un notevole interesse da parte dei consumatori e dei produttori soprattutto per l’ele-vata richiesta di prodotti di qualità e sanità superio-ri da parte del mercato.

Come nella gran parte delle specie, moltissime varietà oggi coltivate in biologico sono le stesse di quelle coltivate in convenzionale.

Le aziende agricole e di trasformazione scelgono i materiali sulla base di risultati ottenuti da prove realizzate in regime di elevati input chimici (conci-mi minerali e antiparassitari).

Il comparto biologico sente quindi la necessità di conoscere meglio il comportamento delle cv di pomodoro negli specifici ambienti di coltivazione, adottando i metodi colturali consentiti per questo sistema.

Gran parte dei risultati ottenuti dalle prove bio di pomodoro da industria descritti nel presente la-voro, sono stati precedentemente pubblicati sulla Rivista “L’Informatore Agrario” (Ronga et al., 2011).

Figura 1. Bulbi di cipolla cv MS331 prodotti in prova bio a Parma

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Cultivar Ditta Resistenze/caratteristiche

Tipologia pomodorino cherry

GALATINO SEMIORTO V, F

KIKKO ISI SEMENTI V, F1-2, Pto, TSWV, ToMV

ISI 46343 ISI SEMENTI V, F0, N, Pto

Tipologia lungo

AUSPICIO CLAUSE V, F1-2, N, Pto, TSWV*

BR09 SEMIORTO non pervenuto

GLADIS ESASEM V, F1-2, Pto, N*

PLAYER ISI SEMENTI V, F1-2, N, Pto, TSWV

RAPIDUS ESASEM V, F1-2, N*

REGENT ISI SEMENTI V, F1, N, Pto

SIBARI SATIVA V, F2

TALENT ESASEM V, F1-2, Pto*

GENIUS ISI SEMENTI V, F1

Tipologia tondo o squadrato

ALICAN ISI SEMENTI V, F1

CLX 38158 CLAUSE V, F1-2, N, Pto*, TSWV

LEADER ISI SEMENTI V, F1-2, Pto, N

LITTANO CLAUSE V, F1-2, N, Pto

PODIUM ESASEM V, F1-2, N*

RUPHUS ESASEM V, F1, ASC

TEMPLAR ISI SEMENTI V, F1-2, N

TOMY RED UNITED SEEDS V, F1-2, N, PTO

TERRANOVA ISI SEMENTI V, F1-2, N

WALLY RED ESASEM V, F1-2, N*

Legenda resistenzeASC= Alternaria stem canker (Alternaria alternata f.sp. Lycopersici)Cf= Cladosporimu fulvumCMV= Cucumber Mosaic VirusFor= Fusarium oxysporum f.sp. Radicis lycopersiciF= Fusarium oxysporium f.sp. Lycopersici (razze 1 e 2)N= nematodi galligeni (Meloidogyne incognita, arenaria, javanica)Pto= Pseudomonas syringae pv. tomatoSt= Stemphylium solaniToMV= Tomato Mosaic VirusTSWV= Tomato Spotted Wilt VirusV= Verticillium spp.*= resistenza parziale

Tabella 1 – Cultivar di pomodoro da industria testate in regime di coltivazione biologico a Battipaglia (SA) e a Parma.

Caratteristiche delle prove bio 2010 ed operazio-ni colturali

Le prove agronomiche per individuare le cv di pomodoro da industria più adatte alla coltivazione in regime biologico sono state condotte a Parma e Battipaglia (SA). Tra le cv proposte dalle diverse

Ditte Sementiere, quelle utilizzate nelle due prove sono riportate in Tabella 1.

Battipaglia (SA) - La prova è stata condotta tra aprile e agosto 2010 presso l’azienda agricola bio-logica “La Morella”, sita nel territorio comunale di Battipaglia (Salerno), nella Piana del Sele, su un terreno di origine alluvionale.

Ogni parcella era di circa 20 m2. Il trapianto è stato eseguito il 30 aprile utilizzando dei sesti a fila binata (127 x 40 x 40 cm) con un investimento di 3 piante per m2.

Non è stata fatta nessuna concimazione di fondo per il fosforo ed il potassio, mentre per l’azoto, è stato utilizzato un concime fluido organico (N 7% e C 22%) distribuito in fertirrigazione con 7 inter-venti, ai quali sono stati sommati altri 2 interventi in fertirrigazione con calcio per evitare fenomeni di marciume apicale. Per l’irrigazione sono state impiegate manichette forate auto-compensanti da 4 l/h, che hanno erogato un volume irriguo stagio-nale stimabile intorno ai 2500 m3/ha.

La difesa fitosanitaria e la tecnica colturale sono state condotte secondo le indicazioni del Regola-mento (CE) 889/2008 riportate nei disciplinari di produzione della Regione Campania.

In particolare, i principi attivi impiegati sono sta-ti azadiractina, spinosad, piretrine, Bacillus thurin-gensis, ossicloruro di rame, solfato di rame, zolfo, olio minerale e propoli. Il controllo delle infestanti è stato di tipo meccanico con 3 interventi.

La raccolta è avvenuta il 30 luglio per il pomo-dorino e il 2 agosto per le cultivar delle altre due tipologie. Sono state prelevate 12 piante dalla bina centrale della parcella (area di saggio di 4 m2).

I frutti raccolti sono stati suddivisi in commer-ciali e non commerciali e valutati per produzione e qualità.

Parma – La prova è stata condotta da maggio a settembre presso l’Azienda Agraria Sperimentale STUARD (Strada Madonna dell’Aiuto, 7 - Parma).

Dopo la raccolta del frumento è stata eseguita un’aratura il 19-10-2009 seguita da un’erpicatura con erpice a denti fissi il 9 e il 15 aprile 2010.

Il trapianto in campo è stato eseguito il 17 mag-gio 2010 con un investimento di circa 2,7 piante per m2.

La superficie di ogni parcella era di 20 m2. La fertilizzazione del terreno è stata fatta con 0,42 t/ha di pollina compostata; sarchiature, scerbature e zappature sono state eseguite il 03, il 22 ed il 29 giugno rispettivamente; le irrigazioni sono state 10

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

ed eseguite a manichetta distribuendo da 18 a 30 mm di acqua per intervento; i trattamenti sono stati 4 ed eseguiti con pasta Caffaro e Keniatox verde.

La raccolta dei frutti è avvenuta dal 23 agosto al 23 settembre.

Risultati

I risultati produttivi e qualitativi ottenuti dalla prova di Battipaglia sono riportati rispettivamente nelle Tabelle 2 e 3, quelli ottenuti a Parma nelle Tabelle 4 e 5.

Battipaglia – Per quanto riguarda i parametri merceologici richiesti dall’industria conserviera, il valore più elevato di “Brix in t/ha” (produzione commerciale in t/ha x °brix x 0,01) è stato osser-vato nella cv Regent, anche se statisticamente dif-ferisce solo dalle due cv che sono risultate meno produttive, Wally Red e CLX 38158.

Riguardo invece alla produzione commerciale di bacche, l’ibrido Gladis è quello che ha prodotto significativamente di più rispetto agli altri genotipi, sia per produzione commerciale (48,5 t/ha) che per produzione totale (53,5 t/ha).

Livelli di produzione commerciale statisticamen-te comparabili a quelli di Gladis sono stati registrati anche per Alican, Ruhus, Littano, Talent, Auspicio e Regent.

Le cultivar che hanno fornito la maggiore quan-tità, in percentuale, di prodotto commerciale sul totale, sono state Alican, Ruphus e Gladis.

La cultivar Sibari (tipologia a bacca lunga) si è distinta per il maggior peso medio dei frutti (62,9 g) mentre, la cv. Ruphus (tipologia a bacca tonda) ha fornito frutti di peso medio più basso (40,73); i va-lori molto bassi di Galatino e Kikko sono dovuti ov-viamente al fatto che si tratta di cv di pomodorino.

La cultivar Podium si è distinta rispetto a tutte le altre per il migliore stato fitosanitario delle piante e, insieme all’ibrido CLX 38158, per la maggiore copertura delle bacche.

Nessuna differenza statisticamente significativa si è evidenziata tra le cultivar in prova, sia per la consistenza delle bacche che per la resistenza alle spaccature dei frutti.

L’ibrido Podium si è distinto per l’uniformità di colorazione e la resistenza alle scottature delle bacche.

CultivarTipo-logia

Produzione com-merciale (t/ha)

Produzione totale (t/ha)

Produzione commer-ciale in % sul totale

Peso medio della bacca (g)

Residuo ottico (brix)

Brix in t/ha *Durata del ciclo coltura-le (gg dal trapianto) **

Regent L 41,2 ab 50,0 abc 82,5 abcd 50,9 bcde 4,6 abc 1,9 a 94 -

Gladis L 48,5 a 53,5 a 90,5 a 59,7 ab 3,7 c 1,8 ab 94 -

Auspicio L 39,9 ab 51,6 ab 77,2 cd 56,8 abc 4,4 abc 1,8 ab 94 -

Littano T 38,3 ab 50,3 abc 76,2 bcd 53,6 bc 4,6 abc 1,8 ab 94 -

Talent L 37,1 ab 42,3 abc 87,7 abc 52,2 bcd 4,8 abc 1,8 ab 94 -

Kikko C 30,8 b 36,6 bc 84,2 abcd 9,1 f 5,5 a 1,7 ab 91 -

Alican F1 T 39,5 ab 43,3 abc 91,2 a 41,5 de 4,1 c 1,6 ab 94 -

Ruphus T 36,2 ab 40,7 abc 88,9 a 40,7 e 4,5 abc 1,6 ab 94 -

Player L 34,7 b 42,6 abc 81,4 abcd 53,2 bc 4,7 abc 1,6 ab 94 -

Podium T 34,0 b 39,7 abc 85,6 ab 49,0 cde 4,8 abc 1,6 ab 94 -

Rapidus L 35,1 b 46,7 abc 75,1 d 51,1 bcde 4,4 abc 1,5 ab 94 -

Sibari F1 L 33,3 b 39,2 abc 84,9 abcd 62,9 a 4,5 abc 1,5 ab 94 -

Galatino C 29,2 b 34,9 c 83,6 abcd 10,5 f 5,2 ab 1,5 ab 91 -

Wally red T 34,7 b 40,7 abc 85,3 abcd 50,7 cde 3,7 c 1,3 b 94 -

CLX 38158 T 30,5 b 37,1 bc 82,1 abcd 54,6 bc 4,1 bc 1,3 b 94 -

Media generale 36,2 43,3 83,8 46,4 4,5 1,6 94

Deviazione Standard 4,9 5,8 4,9 16,0 0,5 0,2 1,1

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05);

C = tipologia cherry, T = tipologia tondo o squadrato, L = tipologia lungo;

* Brix in t/ha = produzione commerciale t/ha x brix x 0,01; ** La distribuzione dei dati non rispetta le condizioni di normalità.

Tabella 2 – Produzioni medie e analisi qualitative delle bacche relative alle cultivar di pomodoro col-tivate in regime biologico a Battipaglia (SA) nel 2010. L’elenco delle cv è ordinato per valori decre-scenti di Brix in t/ha.

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Tabella 3 – Dati qua-litativi delle piante e delle bacche relativi alle cultivar di pomodoro coltivate in regime bio-logico a Battipaglia (SA) nel 2010. L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti dello Stato fitosanitario.

Cultivar TipologiaStato fitosanita-rio delle piante *

Copertura *, **Consistenza delle bacche *

Uniformità di colora-zione delle bacche *

Resistenza delle bac-che alla scottatura *

Resistenza delle bac-che alla spaccatura *

Resistenza alla so-vrammaturazione *

Podium T 4,3 a 4,3 a 3,8 ns 4,7 a 4,8 a 4,8 ns 4 ab

CLX 38158 T 4,2 ab 4,3 a 4,3 ns 4,1 abc 4,4 abc 4,6 ns 5 ab

Regent L 4,0 abc 3,8 ab 4,1 ns 3,8 abc 3,9 abcd 4,5 ns 4 ab

Rapidus L 3,8 abc 3,5 bc 4,3 ns 3,5 bc 3,3 cd 4,2 ns 4 ab

Littano T 3,6 abc 3,6 bc 4,3 ns 4,3 ab 4,5 ab 4,8 ns 4 ab

Galatino C 3,5 bcd 2,7 de 4,2 ns 4,2 abc 4,3 abc 4,7 ns 4 ab

Player L 3,4 cde 3,0 cd 3,8 ns 4,0 abc 4,2 abcd 4,7 ns 4 ab

Gladis L 3,3 cde 3,0 cd 4,0 ns 3,9 abc 3,7 bcd 4,9 ns 5 ab

Wally red T 2,9 def 2,5 de 3,5 ns 3,4 c 3,5 bcd 4,4 ns 4 b

Kikko C 2,7 ef 2,2 ef 4,3 ns 3,7 bc 4,3 abc 4,3 ns 4 ab

Alican F1 T 2,7 ef 2,3 def 4,1 ns 4,1 abc 4,3 abc 4,3 ns 4 ab

Ruphus T 2,7 ef 2,3 def 4,1 ns 4,2 abc 4,2 abcd 4,7 ns 5 a

Sibari F1 L 2,6 ef 2,1 ef 3,4 ns 3,9 abc 3,6 bcd 4,3 ns 4 ab

Talent L 2,5 f 2,5 de 4,3 ns 3,9 abc 3,9 abcd 4,3 ns 3 ab

Auspicio L 1,7 g 1,6 f 3,6 ns 3,4 c 3,0 d 3,4 ns 4 b

Media generale 3,2 2,9 4,0 3,9 4,0 4,5 4

Deviazione Standard 0,7 0,8 0,3 0,3 0,5 0,4 0

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05);

C = tipologia cherry, T = tipologia tondo o squadrato, L = tipologia lungo;

* Valori da 1 (situazione peggiore) a 5 (situazione migliore); ns = differenze tra i valori non significative. ** Superficie di terreno coperta dalla vegetazione della pianta comprese le bacche

Parma – La preparazione del terreno ed il tra-pianto sono stati effettuati tardivamente a causa di piogge persistenti e abbondanti avute in aprile e maggio.

La produzione commerciale di bacche è risultata in media pari a 46,3 t/ha (SD ± 14,0).

Per dieci caratteri sui quattordici analizzati, dif-ferenze significative (P ≤ 0,05) tra i valori sono emerse tra le cv testate (Tabelle 4 e 5) mentre per i dati di tre caratteri qualitativi delle bacche (consi-stenza, uniformità di colorazione e resistenza alla spaccatura), essendo non distribuiti normalmen-te, non si è potuto procedere alla loro normaliz-zazione e, quindi, alla loro analisi statistica. Solo nell’ambito del carattere “Resistenza alla scottatura delle bacche” non sono state messe in evidenza differenze statisticamente significative tra i valori delle singole cultivar.

Prendendo in esame i valori più elevati nell’am-

bito dei tre caratteri più importanti (produzione commerciale/ha, grado brix e indice “brix/ha”), notiamo che Leader e Ruphus emergono tra le cul-tivar con bacca tondo/squadrata, mentre Genius emerge tra quelle a bacca allungata; non lontano (alla quinta posizione dopo Wally Red per l’indi-ce “brix/ha”) troviamo, inaspettatamente per que-sta tipologia, la cultivar denominata con la sigla ISI46343, che produce frutti del tipo datterino.

Le piante e le bacche di queste stesse cultivar, eccetto Ruphus, erano in un ottimo stato fitosani-tario e le piante mostravano una buona copertura. Anche la consistenza, uniformità di colorazione e resistenza alla spaccatura delle bacche sono ap-parse molto buone.

La cultivar Kikko (tipo cherry), ha prodotto bac-che con un grado brix statisticamente fra i più elevati (4,94), ma in quantità estremamente bassa (11,2 t/ha).

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

Cultivar TipologiaProduzione com-

merciale (t/ha)Produzione totale (t/ha)

Produzione commer-ciale in % sul totale

Peso medio della bacca (g)

Residuo ottico (brix) Brix in t/ha *Durata del ciclo ve-

get. (gg dal trapianto)

Genius L 62,6 a 122,7 *** 51,1 c 69,9 cd 4,40 bcde 2,75 a 125 b

Leader T 64,0 a 97,4 a 65,7 b 64,6 de 4,22 defg 2,70 ab 120 cde

Ruphus T 63,0 a 85,3 bc 74,3 a 55,3 f 4,00 fgh 2,52 bc 114 ef

Wally Red T 57,6 b 86,7 abc 66,5 b 70,2 cd 4,08 efg 2,36 cd 114 def

ISI 46343 C 45,7 cd 70,0 de 65,4 b 22,7 g 4,99 a 2,28 cde 109 f

Tomy Red T 50,0 c 65,6 e 76,0 a 65,5 de 4,51 bcd 2,25 def 99 g

Littano T 49,9 c 90,2 ab 55,5 c 78,0 bc 4,14 efg 2,07 efg 130 a

Terranova T 48,9 c 72,4 de 67,6 b 60,5 ef 4,20 defg 2,05 efg 116 def

Auspicio L 46,5 cd 74,0 de 63,0 b 60,2 ef 4,30 cdef 2,00 fg 127 ab

CLX 38158 T 50,7 c 76,8 cd 65,9 b 70,3 cd 3,90 gh 1,98 fg 115 def

Sibari F1 L 42,8 d 77,9 cd 54,9 c 75,2 bc 4,36 cde 1,87 gh 119 de

BR09 L 34,2 e 73,2 de 46,8 d 78,4 b 4,71 ab 1,61 hi 124 bc

Templar T 33,5 e 76,1 cd 44,1 d 100,6 a 4,58 bc 1,53 i 120 cd

Regent L 34,4 e 76,0 cd 45,5 d 57,4 ef 3,73 h 1,28 i 116 def

Kikko C 11,2 f 32,6 *** 34,5 e 13,9 g 4,94 a 0,55 j 92 g

Media generale 46,3 78,5 58,4 62,9 4,34 1,99 116

Dev. standard 14,0 18,9 12,1 21,3 0,36 0,57 9,9

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05);

C = tipologia cherry, T = tipologia tondo o squadrato, L = tipologia lungo;

* Brix in t/ha = produzione commerciale t/ha x brix x 0,01; ***= dati esclusi dall’analisi della varianza perchè con valori troppo estremi.

Tabella 4 – Produzioni medie, analisi qualitative delle bacche e durata del ciclo vegetativo, relativi alle cultivar di pomodoro coltivate in regime biologico a Parma nel 2010. L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti di Brix in t/ha.

Tabella 5 – Dati qualitativi delle piante e delle bacche relativi alle cultivar di pomodoro coltivate in regime biologico a Parma nel 2010. L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti dello Stato fitosanitario.

Cultivar TipologiaStato fitosanitario

delle piante *Copertura

*, ***

Consistenza delle bacche

*, **

Uniformità di colorazione delle

bacche *, **

Resistenza delle bacche alla scot-

tatura *

Resistenza delle bacche alla spac-

catura *; **

Resistenza delle bacche alla sovrammaturazione *

Genius L 4,3 a 3,8 ab 4,8 - 3,8 - 4,2 ns 5 - 3,5 cdef

Tomy Red T 4,2 ab 3,2 ab 5,0 - 4,0 - 4,3 ns 4 - 4,5 ab

Littano T 4,0 abc 4,0 a 5,0 - 4,8 - 4,0 ns 5 - 3,3 def

Templar T 4,0 abc 3,9 ab 3,7 - 4,8 - 3,8 ns 5 - 4,7 a

Leader T 4,0 abc 3,5 ab 5,0 - 4,8 - 3,8 ns 5 - 2,8 ef

Wally Red T 3,8 abcd 3,7 ab 5,0 - 4,5 - 4,3 ns 5 - 4,5 ab

ISI 46343 C 3,7 abcd 3,8 ab 4,7 - 5,0 - 4,3 ns 4 - 4,2 abcd

Auspicio L 3,7 abcd 3,0 ab 5,0 - 3,0 - 3,3 ns 5 - 4,7 a

Terranova (ISI 29616) T 3,5 abcd 3,2 ab 4,8 - 5,0 - 3,8 ns 5 - 4,3 abc

Regent L 3,2 bcd 3,3 ab 4,8 - 4,7 - 3,8 ns 5 - 3,2 ef

BR09 L 3,2 bcd 3,0 abc 4,7 - 4,8 - 3,7 ns 5 - 2,7 f

Sibari F1 L 2,8 cd 2,8 abc 4,5 - 4,2 - 3,8 ns 5 - 3,7 bcde

Ruphus T 2,8 cd 2,7 bc 5,0 - 4,5 - 3,7 ns 5 - 4,3 abc

Kikko C 2,7 d 1,5 c 5,0 - 5,0 - 4,3 ns 1 - 1,2 g

CLX 38158 T 2,5 d 2,5 bc 5,0 - 5,0 - 3,7 ns 5 - 3,3 def

Media generale 3,5 3,2 4,8 4,5 3,9 5 3,7

Dev. standard 0,6 0,7 0,4 0,6 0,3 1 1,0

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05);

C = tipologia cherry, T = tipologia tondo o squadrato, L = tipologia lungo;

* Valori da 1 (situazione peggiore) a 5 (situazione migliore); ns = differenze tra i valori non significative; ** La distribuzione dei dati non rispetta le condizioni di normalità.

*** Superficie di terreno coperta dalla vegetazione della pianta comprese le bacche

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89dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Tabella 6 - Cv di po-modoro da industria ammesse alle prove bio di Battipaglia (SA) e Parma nel 2011 (II anno), sulla base della performance agronomica ottenuta nel 2010

Figura 2. Pomodoro ci-liegino cv Kikko in prova bio a Battipaglia (SA)

Discussione

Prova bio di Battipaglia: le precipitazioni avve-nute a fine luglio hanno favorito gli attacchi di al-ternaria e septoria, con conseguenti disseccamenti della vegetazione. L’incidenza, e quindi il danno per la vegetazione, sono stati elevati anche perché i prodotti di copertura non sono riusciti a contenere tali avversità. La scarsa copertura vegetativa a fine ciclo produttivo ha influenzato l’epoca di raccolta del prodotto, determinando presenza di scottature, colorazione disomogenea e maturazione anticipa-ta. Nonostante ciò, tutte le cultivar testate hanno evidenziato un discreto comportamento produtti-vo, una buona resistenza alle spaccature dei frutti e, infine, abbassamenti non importanti del grado brix, i cui valori sono stati soddisfacenti per l’indu-stria conserviera.

Prova bio di Parma: una discreta produzione unita ad un buono stato fitosanitario dei materiali e ad un altrettanto buon grado di resistenza ai di-fetti merceologici delle bacche, sono stati ottenuti anche a Parma, nonostante le avversità meteorolo-giche manifestatasi fino a tarda primavera abbiano impedito una buona preparazione del terreno. Un risultato positivo e sorprendente ha riguardato la nuova cultivar di pomodoro datterino denominata ISI46343, la quale ha prodotto ben 2,28 tonnel-late brix/ha con una produzione commerciale di 45,7 t/ha ed un grado brix di 4,99, massimo valore raggiunto nella prova. Si tratta di un risultato mol-to positivo poiché, fino ad oggi, questa tipologia di pomodoro ha dato buone produzioni in brix/ha soprattutto al Sud. Ciò è ancor più vero se si considera che quest’anno la cultivar Kikko, cilie-gino ormai diffuso da qualche anno soprattutto al Sud, nel campo di Parma ha prodotto pochissimo (11,2 t/ha), con grado brix 4,94, contro le 30,8 t/ha prodotte a Battipaglia, peraltro con un più elevato grado brix (5,50).

In generale: I risultati delle due prove condot-te in regime biologico evidenziano una generale bassa produzione in termini di brix/ha, osservata per tutte le cultivar a Parma (1,83 tonnellate brix/ha) e ancor più a Battipaglia (1,59 tonnellate brix/

ha). Osservando i dati da noi rilevati in biologico e quelli ottenuti da prove condotte col sistema con-venzionale nello stesso anno e negli stessi due am-bienti, è stata notata una sostanziale differenza tra la produzione ottenibile con i due sistemi di colti-vazione; confrontando le tre cultivar migliori per produttività espressa in brix/ha, è emerso come il sistema biologico produca - 44% in termini di brix/ha, - 38% in termini di prodotto commerciale/ha e - 11% in termini di grado brix rispetto a quello con-venzionale. Questi valori, anche se sono ancora da validare, evidenziano come sarebbe importante re-alizzare programmi di miglioramento genetico mi-rati a sviluppare nuovi materiali genetici adatti al regime biologico, molto più produttivi in termini di brix/ha, oltre che resistenti alle principali malattie.

Cultivar scelte per la prova 2011

Dall’esame dei dati produttivi e di resistenza al-le malattie ottenuti nel 2010 dalle prove varietali di pomodoro bio a Battipaglia e Parma, sono state individuate le cv da ritestare in ciascuna delle due prove che verranno effettuate nel 2011 (II anno). Le cv ammesse e non al test agronomico del II anno sono presentate in Tabella 6.

CV ammesse a Battipaglia

DittaCV non ammesse a

BattipagliaDitta

CV ammesse a Parma

DittaCV non ammesse a

ParmaDitta

Regent ISI Sem. Galatino Semiorto Genius ISI Sem. Sibari F1 Sativa

Gladis Esasem Sibari F1 Sativa Leader ISI Sem. BR09 Semiorto

CLX 38158 Clause Wally red Esasem Tomy Red United S. CLX 38158 Clause

Littano Clause Talent Esasem Wally Red Esasem Regent ISI Sem.

Auspicio Clause Ruphus Esasem ISI 46343 ISI Sem. Kikko ISI Sem.

Kikko ISI Sem. Littano Clause

Player ISI Sem. Auspicio Clause

Podium Esasem Terranova ISI Sem.

Rapidus Esasem Ruphus Esasem

Alican F1 ISI Sem. Templar ISI Sem.

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90dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

ZuCChINo

Nel corso del 2008 lo zucchino è stato coltiva-to, in Italia, su una superficie di poco superiore ai 16.580 ettari, di cui 2.645 in coltura forzata, per una produzione complessiva che ha sfiorato le 519.000 tonnellate.

Le prove agronomiche 2010 (I anno), effettuate per individuare le cv di zucchino più adatte alla coltivazione in regime biologico, sono state con-dotte a Monsampolo del Tronto (AP) presso l’A-zienda del CRA-Unità di Ricerca per l’Orticoltu-ra e a Cesena (FC) presso l’Azienda Sperimentale “Martorano 5”.

Tra le cv proposte dalle diverse Ditte Sementie-re, quelle testate nella prova bio di Monsampolo T. sono riportate in Tabella 4 mentre quelle testate a Cesena sono elencate in Tabella 5.

Nelle stesse tabelle sono riportati i relativi dati agronomici ed i risultati dell’analisi statistica.

Caratteristiche delle prove bio 2010 ed operazio-ni colturali

Le informazioni riguardanti le modalità di con-duzione della prova bio condotta a Monsampolo T. sono elencate in modo sintetico in Tabella 1 men-tre quelle relative alla prova bio condotta a Cesena sono riportate nelle Tabelle 2 e 3.

Risultati conseguiti e discussione

Prova bio di Monsampolo del Tronto (AP): I ri-sultati produttivi e qualitativi ottenuti dalla prova bio di zucchino effettuata a Monsampolo T. sono riportati in Tabella 4.

Sette delle otto cv testate sono risultate statistica-mente uguali dal punto di vista produttivo. L’ottava cv, che si è distinta in modo negativo, è stata San Pasquale, la quale ha prodotto quasi il 28% in me-no rispetto alla media delle altre sette.

Tereno medio impasto

Prcessione: peperone

Lavorazione: vangatura a 20 cm e successive erpicature

Data semina in serra 5/11/2010

Data trapianto 5/28/2010

Sesto d’impianto 1,6 m tra le file x 1,0 m sulla fila

Pacciamatura mater b

Concimazione di fondo Unità/ha di NPK = 99,4 + 47,3 + 23,6

FertirrigazioneUnità/ha di NPK = 14,4 + 0 + 6,9 (303 m3/ha)

Irrigazionecon manichetta forata sotto il telo paccia-mante (530,3 m3/ha)

Inizio raccolta 6/18/2010

Fine raccolta 8/9/2010

Parcella elementare17,6 mq (11 piante) - area di saggio 8 mq (5 piante)

Tabella 1. Caratteristiche della prova 2010 ed operazio-ni colturali: zucchino bio – Monsampolo T.

Tabella 2. Caratteristiche della prova ed operazioni colturali: zucchino bio 2010 - Cesena

Tabella 3. Concimazioni e trattamenti effettuati sulla prova di zucchino bio 2010 a Cesena (FC)

Terreno medio impasto

Precessione: pomodoro

Lavorazione: vangatura a 20 cm e successive erpicature

Data semina in serra 5/17/2010

Data trapianto 5/28/2010

Sesto d’impianto 1,4 m tra le file X 0,8 m sulla fila

Pacciamatura polietilene

Irrigazione con manichetta forata sotto il telo pacciamante

Inizio raccolta 6/28/2010

Fine raccolta 7/31/2010

Parcella elementare 11,2 mq (10 piante); Area di saggio 7,84 mq (7 piante)

Concimazioni

Modalità Data Nome del concime Dose

Pre-impianto 28-Apr Eurofert 10 q/ha

Fertirrigazioni 10-Jun Geo program K 15 Kg/ha

10-Jun Glucos P 2 Kg/ha

10-Jun Multipepton 7 Kg/ha

2-Jul Glucos P 150 g/hl

5-Jul Greental 2 kg/ha

9-Jul Multi pepton 3 Kg/ha

Trattamenti

Modalità Data Nome prodotto Dose

Copertura 18-Jun Manica 400 g/hl

18-Jun Microthiol 200 g/hl

2-Jul Manica 250 g/hl

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91dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Figura 3. Prova bio 2010 di zucchino condotta a Cesena (FC)

Tabella 4. Dati produttivi medi espressi per singola pianta e stato fitosani-tario relativi alla prova di zucchino condotta in regime di coltivazione biologico a Monsampo-lo del Tronto (AP) nel 2010. L’elenco delle cv è ordinato per valori de-crescenti del peso totale frutti. Durata raccolta = 53 gg

Le cv Dietary ed Alexander hanno prodotto in assoluto la quantità più elevata di frutti mentre Dunja ha prodotto la minor percentuale di scarto.

La produzione commerciale, come atteso, è ri-sultata correlata positivamente in modo altamente significativo al numero di frutti raccolti (+ 0,90) ma non al loro peso medio (– 0,17 ns).

Riguardo allo stato fitosanitario della coltura, i dati appaiono contrastanti se confrontati con quelli della produzione commerciale. I due parametri in-fatti non risultano correlati (– 0,07 ns) e, addirittura la cv meno produttiva è apparsa essere la più sana.

Prova bio di Cesena (FC): I risultati produttivi e qualitativi ottenuti dalla prova bio di zucchino ef-fettuata a Cesena sono riportati in Tabella 5. Per molti aspetti essi sono simili a quelli ottenuti a Monsampolo del Tronto. Sei delle otto cv testate sono risultate statisticamente uguali dal punto di vista produttivo anche se i valori, in questo caso, risultano essere mediamente più bassi per la mino-re durata del tempo di raccolta (34 gg contro i 53 della prova di Monsampolo T.).

La cv che in assoluto si è distinta in modo negati-vo, è stata San Pasquale, mentre Every è risultata in assoluto la più produttiva. Dunja, come nella prova bio di Monsampolo, ha prodotto la minor percen-tuale di scarto. La produzione commerciale, come atteso, è risultata correlata positivamente in modo altamente significativo al numero di frutti raccolti (+ 0,89) e, in questo caso a differenza di Monsam-polo T., leggermente anche al loro peso medio (+

Cultivar Ditta

Produzione commerciale Produz. totale (commerciale + scarto) (Kg)

Produz. comm. (% sul totale)

Stato fito-sani-

tario *N° fruttiLunghezza frutti cm

Diametro frutti cm

Peso medio frutti (g)

Peso totale frutti (kg)

Dietary Four-Blumen 20,1 a 22,0 b 3,7 b 238 bc 4,8 a 4,9 a 97,5 ab 4,1 -

Alexander Isi Sementi 20,0 a 19,7 bc 3,7 b 238 bc 4,8 a 4,9 a 97,0 abc 4,3 -

Grizzly Sativa 18,9 a 18,8 c 4,5 ab 242 bc 4,6 a 4,9 a 94,3 abc 3,7 -

Greyness Four-Blumen 19,9 a 19,4 bc 4,7 a 229 c 4,6 a 4,8 a 95,0 abc 3,9 -

Latino Sativa 15,2 bc 26,0 a 4,2 ab 279 a 4,3 a 4,7 a 90,0 c 3,8 -

Every Four-Blumen 18,3 ab 20,3 bc 4,1 ab 227 c 4,2 a 4,4 ab 95,1 abc 3,3 -

Dunja Enza Zaden 15,7 bc 20,4 bc 3,9 ab 259 ab 4,1 a 4,1 ab 98,9 a 3,4 -

San Pasquale Semiorto 13,2 c 21,0 bc 4,2 ab 242 bc 3,2 b 3,5 b 92,8 bc 4,4 -

Media generale 16,9 21,0 4,3 246 4,1 4,4 94,4 3,8

Dev. standard 2,6 2,6 0,3 20 0,5 0,5 2,9 0,4

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05); * 1 = sintomi gravi; 5 = sintomi assenti; analisi statistica non effettuata poiché i valori dei dati non erano distribuiti normalmente.

0,69). Riguardo allo stato fitosanitario della prova in generale, le valutazioni hanno fornito dati me-diamente bassi. Durante la coltura, infatti, si è este-sa notevolmente l’infezione di virus.

Cultivar di zucchino scelte per la prova 2011

Dall’esame dei dati produttivi e di resistenza alle malattie ottenuti nel 2010 dalle prove varietali di zucchino bio a Monsampolo T. (AP) e Cesena (FC),

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92dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

sono state individuate le cv da ritestare in ciascu-na delle due rispettive località nel 2011 (II anno di prova). Le cv ammesse e non al test agronomico del II anno sono presentate in Tabella 6.

FAGIoLo DA GRANELLA

Nonostante il forte calo delle superfici coltiva-te dal 1950 ad oggi, il fagiolo in Italia, con i suoi 20.000 ha coltivati, può diventare una delle specie orticole importanti per la coltivazione in biologico in quanto sono ancora diffuse decine di cv locali molto rinomate per l’elevata qualità culinaria della loro granella.

Le prove agronomiche bio di fagiolo per la pro-duzione di granella cerosa e secca, sono state con-

Cultivar Ditta

Produzione commerciale Produz. totale (com-merciale + scarto) (Kg)

Produz. comm. (% sul totale)

Stato fito-sanitario

**N° fruttiLunghezza frutti * (mm)

Diametro frutti (mm)

Peso medio frutti (g)

Peso totale frutti (kg)

Every Four-Blumen 16,4 ab - 37,2 a 206 a 3,6 a 3,7 a 97,8 ab 2,7 -

Alexander Isi Sementi 16,7 ab - 35,4 a 191 ab 3,4 a 3,4 a 97,6 ab 3,7 -

Greyness Four-Blumen 17,5 a - 35,6 a 163 bcd 3,0 ab 3,1 ab 96,2 abc 3,7 -

Dunja Enza Zaden 13,2 abc - 36,8 a 198 a 2,8 ab 2,9 abc 98,9 a 3,8 -

Dietary Four-Blumen 14,7 ab - 32,4 b 177 abc 2,8 abc 2,9 abc 96,3 abc 3,3 -

Grizzly Sativa 14,9 ab - 35,1 a 158 cd 2,5 abc 2,7 abc 91,5 c 1,3 -

Latino Sativa 11,3 bc - 31,3 b 148 d 1,7 bc 1,8 bc 92,7 bc 2,2 -

San Pasquale Semiorto 8,5 c - 35,3 a 173 abc 1,6 c 1,7 c 95,2 abc 2,7 -

Media generale 13,2 34,7 176 2,5 2,6 95,4 2,9

Dev. standard 2,9 2,4 22 0,8 0,7 2,9 0,9

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05); * Parametro non rilevato a Cesena; ** 1 = sintomi gravi; 5 = sintomi assenti; analisi statistica non effettuata.

Tabella 5. Dati pro-duttivi medi espressi per singola pianta e stato fitosanitario relativi alla prova di zucchino condotta in regime di coltivazio-ne biologico a Cesena (FC) nel 2010. L’elen-co delle cv è ordinato per valori decrescenti del peso totale frutti. Durata raccolta = 34 gg.

Tabella 6 - Cv di zuc-chino ammesse alle prove bio di Monsam-polo del Tronto (AP) e Cesena (FC) nel 2011 (II anno), sulla base della performance agronomica ottenuta nel 2010

Cultivar Ditta Ammesse / non ammesse a Monsampolo

Ammesse / non ammesse a Cesena

Alexander Isi Sementi Sì Sì

Dietary Four-Blumen Sì Sì

Greyness Four-Blumen Sì Sì

Grizzly Sativa Sì No

Latino Sativa Sì No

San Pasquale Semiorto Sì Sì

Dunja Enza Zaden No Sì

Every Four-Blumen No Sì

dotte a Monsampolo T. (AP) ed Imola (BO). Come per tutte le altre specie precedenti, anche in questo caso il fine ultimo è l’individuazione delle cv più adatte alle condizioni di coltivazione in regime biologico.

Tutte le cv proposte dalle diverse Ditte Semen-tiere sono state utilizzate nelle prove. Pur non rientrando nei compiti previsti dal Progetto, il CRA-ORA Unità di Ricerca per l’Orticoltura, Mon-sampolo T. (Dr. Gabriele Campanelli), si è offerta volontariamente di effettuare anche una prova bio di fagiolo per la produzione di granella secca, met-tendo a disposizione i dati ottenuti per qualsiasi tipo di mezzo divulgativo.

Risultati conseguiti e discussione

Prova bio di fagiolo per la produzione di granel-la a maturazione cerosa: Questa prova è stata con-dotta presso l’Azienda del CRA-ORA Unità di Ri-cerca per l’Orticoltura di Monsampolo del Tronto.

Le caratteristiche della prova, comprese tutte le operazioni colturali effettuate (fertilizzazioni, scer-bature e trattamenti) sono elencate sinteticamente nelle Tabelle 1, 2 e 3.

Le cv testate per la produzione di granella cerosa sono elencate in Tabella 5 dove sono anche ripor-tati i relativi dati produttivi e qualitativi corredati dei risultati dell’analisi statistica.

Statisticamente, la produzione più elevata di gra-

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Terreno medio impasto

Precessione colturale cavolfiore

Tipo di lavorazione vangatura 20 cm e successive erpicature

Data semina 4/1/2010

Irrigazione per aspersione = 624 m3/ha

Sesto d’impianto 0,6 x 0,05 Parcella elementare 14,4 mq

Inizio raccolta cerosa 06/07/2010 Area di saggio 4,0 mq

Inizio raccolta secco 22/07/2010 Area di saggio 4,0 mq

Fine raccolta 7/26/2010

Tabella 1. Caratteristiche della prova ed operazioni colturali: Fagiolo bio 2010 ceroso e secco - Monsampo-lo del Tronto (AP)

Tabella 2. Fertilizzazione fagiolo bio ceroso e secco 2010 - Monsampolo del Tronto

Tabella 3. Trattamenti effettuati in campo: Fagiolo bio ceroso e secco 2010 - Monsampolo del Tronto

DataPre-impianto

Formulato Dose kg/ha

Unità/ha

N P K

3/31/2010 super stallatico 1174 42 12 12

3/31/2010 solfato pot. magnesiaco 189 0 0 56,7

42 12 68,7

Data f.c p.a Dose/Ha

19/04/2010Ferramol (lumachi-cida)

Ortofosfato ferrico 19

27/05/2010Biopiren(insetticida - afidi)

Piretrina 947

27/05/2010 Ufo (insetticida) Olio minerale 9

01/06/2010Cuproxat (fungicida – antracnosi)

Rame 1894

01/06/2010Pyganic (insetticida - afidi)

Piretrina 947

07/06/2010 Cuproxat Rame 2273

14/06/2010 Cuproxat Rame 2841

14/06/2010 Pyganic Piretrina 1420

24/07/2010 Pyganic Piretrina 1894

24/07/2010 Cuproxat Rame 2841

seme (vedi Tabella 5). Tra esse, spicca Efesto con la più elevata produ-

zione commerciale in assoluto di 3,2 t/ha mentre la cv Giulia è statisticamente la migliore per quanto riguarda la resa in prodotto commerciale rispetto al totale, quindi con uno scarto minimo. In gene-rale, tutte le cv testate si sono comportate bene dal punto di vista fitosanitario, anche perché molte di esse sono ormai dotate di resistenze genetiche alla principale virosi causata dal BCMV (Bean common mosaic virus).

Prove bio di fagiolo per la produzione di gra-nella secca: Le prove agronomiche condotte in re-gime biologico per individuare le cv di fagiolo da granella secca più adatte, sono state condotte pres-so l’Azienda del CRA-ORA Unità di Ricerca per l’Orticoltura di Monsampolo T. e presso l’Azienda “Cassani Nerio” sita nella frazione Ponticelli nel comune di Imola (BO); quest’ultima prova è stata realizzata con il coordinamento tecnico ed orga-nizzativo di ASTRA Innovazione e Sviluppo, Unità Operativa “Mario Neri” di Imola.

Le caratteristiche delle due prove, comprese tutte le operazioni colturali effettuate (fertilizza-zioni, scerbature e trattamenti) sono elencate sin-teticamente nelle Tabelle 1, 2 e 3 per la località di Monsampolo T. (le pratiche usate per la prova del fagiolo secco sono praticamente uguali a quelle utilizzate per il fagiolo a maturazione cerosa) e in Tabella 4 riguardo alla prova condotta nella loca-lità di Imola.

Le cv testate nelle due prove, sono elencate ri-

Terreno : medio impasto

Concimazioni : -----

Lavorazioni : aratura ; erpice rotante

Trattamenti antiparassitari : rame + zolfo

Trattamenti insetticidi : piretro naturale: 2 trattamenti

Data di impianto : 11/5/2010

Precessione colturale : favino

Irrigazione : per manichetta autocompensante

Inizio raccolta : 03/08/2010

Fine raccolta : 17/08/2010

Parcella composta da 4 file lunghe 4 metri

Sesto d’impianto : file a cm 50; sulla fila piante a cm 5

Tabella 4. Caratteristiche della prova agronomica ed operazioni colturali: Fagiolo bio 2010 granella secca - Imola (BO)

nella cerosa (granella al 50-53% di umidità) otte-nuta nella prova è da attribuire a un gruppo di sei cv (Efesto, Ciclope, Fiorino, Giulia, Adone ed Ulis-se) tutte di tipologia borlotto e con elevato peso del

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94dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

Tabella 5 - Dati produttivi, durata del ciclo vegetativo e stato fitosanitario relativi alla prova di fagiolo da granella a ma-turazione cerosa condotta in regime biologico nel 2010 a Monsampolo del Tronto (AP). L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti di Produzione commerciale.

Tabella 6 - Dati produttivi, durata del ciclo vegetativo e stato fitosanitario relativi alla prova di fagiolo da granella secca condotta in regime biologico nel 2010 a Monsampolo del Tronto (AP). L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti di Produzione commerciale.

Cultivar Tipologia Ditta Produz.

comm. (t/ha)Produz.

totale (t/ha)Produz. commer-ciale (% sul totale)

Peso di 100 semi (g)

Durata ciclo veget. * (gg)

Stato fitosanita-rio *, **

Efesto borlotto Sativa 3,2 a 4,1 a 76,9 bc 98,0 ab 97 - 4 -

Ciclope borlotto Sativa 3,1 a 4,1 ab 77,2 bc 100,5 a 97 - 4 -

Fiorino borlotto Sais 2,7 ab 3,4 abc 78,7 bc 101,3 a 97 - 4 -

Giulia borlotto Sativa 2,6 ab 2,9 abc 90,2 a 95,0 abc 97 - 3 -

Adone borlotto Sativa 2,3 ab 3,3 abc 70,3 c 100,0 ab 97 - 4 -

Ulisse borlotto Sativa 2,3 ab 2,9 abc 78,0 bc 78,9 de 97 - 3 -

Borlotto borlotto CRA-ORA 2,1 b 2,6 c 82,4 b 85,9 cd 96 - 4 -

Luxor cannellino Sais 1,5 c 2,5 c 58,4 d 61,3 f 97 - 3 -

White top cannellino Sativa 1,5 c 3,1 abc 47,1 de 71,2 ef 97 - 4 -

Cannellino cannellino CRA-ORA 1,0 c 2,8 bc 36,6 e 88,5 bcd 101 - 4 -

Media generale 2,2 3,2 69,6 88,1 97

Deviazione Standard 0,7 0,6 16,9 13,8 1,3

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05); * La distribuzione dei dati non rispetta le condizioni di normalità; ** Stato fito-sanitario (valori da 1 a 5) (1 = sintomi gravi; 5 = sintomi assenti).

Cultivar Tipologia Ditta Produzione

commerciale (t/ha)

Produzione totale (t/ha)

Produz. com-merciale *(%

sul totale)

Peso di 100 semi (g)

Durata ciclo vegetativo * (gg)

Stato fitosanita-rio *, **

Sulfariello zolfino Semiorto 2,5 a 2,6 a 98,3 - 36,6 d 112 - 3 -

White top cannellino Sativa 2,3 ab 2,4 ab 98,0 - 40,9 bcd 112 - 4 -

Zolfino zolfino CRA-ORA 2,3 ab 2,3 ab 99,6 - 35,6 d 112 - 4 -

Cannellino cannellino CRA-ORA 2,2 abc 2,2 abc 99,0 - 47,7 ab 115 - 3 -

Efesto borlotto Sativa 1,9 abc 2,0 abc 99,4 - 50,3 a 112 - 4 -

Luxor cannellino Sais 1,7 abc 1,7 abc 98,9 - 38,8 cd 112 - 3 -

Ciclope borlotto Sativa 1,7 abc 1,7 bc 98,8 - 46,5 ab 112 - 4 -

Fiorino borlotto Sais 1,6 bc 1,7 bc 93,4 - 48,7 ab 112 - 4 -

Giulia borlotto Sativa 1,5 bc 1,6 bc 95,4 - 45,2 abc 112 - 3 -

Adone borlotto Sativa 1,5 bc 1,5 bc 96,3 - 47,1 ab 112 - 4 -

Borlotto borlotto CRA-ORA 1,5 bc 1,5 bc 98,8 - 46,3 ab 112 - 4 -

Ulisse borlotto Sativa 1,3 c 1,4 c 93,1 - 38,6 cd 112 - 3 -

Media generale 1,8 1,9 97,4 43,5 112

Deviazione Standard 0,4 0,4 2,3 5,1 0,87

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05); * La distribuzione dei dati non rispetta le condizioni di normalità; ** Stato fito-sanitario (valori da 1 a 5) (1 = sintomi gravi; 5 = sintomi assenti).

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95dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Tabella 7 - Dati produttivi, durata del ciclo vegetativo e stato fitosanitario relativi alla prova di fagiolo da granella secca condotta in regime biologico nel 2010 ad Imola (BO). L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti di Produzione commerciale.

Cultivar Tipologia Ditta Produz. com-merciale (t/ha)

Produz. totale (t/ha)

Produz. commer-ciale (% sul totale)

Peso di 100 semi * (g)

Durata ciclo veget. ** (gg)

Stato fito-sanitario ***

Giulia borlotto Sativa 2,4 a 2,6 a 90,9 c 47,1 - 4

Efesto borlotto Sativa 2,0 ab 2,1 b 95,8 b 42,6 - 4

Fiorino borlotto Sais 1,9 bc 2,1 bc 91,3 c 46,1 - 4

Ciclope borlotto Sativa 1,7 bc 1,7 bcd 99,1 a 46,7 - 4

Adone borlotto Sativa 1,7 bc 1,9 bc 89,5 cd 46,9 - 4

Ulisse borlotto Sativa 1,5 cd 1,6 cd 95,1 b 37,5 - 4

White top cannellino Sativa 1,1 de 1,3 de 90,3 c 31,2 - 4

Luxor cannellino Sais 0,9 ef 1,0 ef 94,7 b 29,5 - 4

Sulfariello zolfino Semiorto 0,6 f 0,7 f 86,6 d 26,6 - 2

Media generale 1,5 1,7 92,6 39,3 3,8

Deviazione Standard 0,6 0,6 3,8 8,3 0,7

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05); * Dati forniti da Imola solo come medie delle tre ripetizioni; ** Parametro non rilevato ad Imola; *** Stato fito-sanitario (valori da 1 a 5) (1 = sintomi gravi; 5 = sintomi assenti); analisi statistica non effettuata poiché la distribuzione dei dati non rispetta le condizioni di normalità.

Figura 4. Prova bio 2010 di fagiolo da granella secca condotta ad Imola (BO)

spettivamente in Tabella 6 e 7 dove sono anche riportati i relativi dati produttivi e qualitativi corre-dati dei risultati dell’analisi statistica.

I risultati ottenuti dalle due prove appaiono con-trastanti. Da una prima osservazione dei dati, più di una cv risultata più produttiva a Monsampolo T. lo è stata meno ad Imola e viceversa. Il caso più estremo ed evidente è quello della cv Sulfariello, prima a Monsampolo T. ed ultima a Imola. Sem-pre secondo questa visione, si potrebbe afferma-re che l’elevata produttività dei borlotti (in genere producenti semi di elevate dimensioni > 400 mg) ha prevalso ad Imola, mentre quella dei cannelli-ni e zolfini (in genere producenti semi di piccole dimensioni < 400 mg), ha prevalso invece a Mon-sampolo del Tronto.

La cv Efesto (borlotto di medie dimensioni) sem-bra l’unica tra quelle testate a collocarsi in una po-sizione medio-buona in entrambe le prove.

Riguardo alle condizioni fitosanitarie delle pian-te, quasi tutte le cv testate si sono comportate bene.

Come per la prova del fagiolo ceroso, anche in questo caso, la maggioranza delle cv utilizza-te sono ormai dotate di resistenze genetiche alla principale virosi causata dal BCMV (Bean common mosaic virus).

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96dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

Tabella 1 - Dati agronomici relativi alla prova in regime biologico di cavolfiore condotta nell’inverno 2010/2011 a Monsampolo T. (AP)

Terreno:medio impasto, pianeggiante posto a 36 m slm

Precessione colturale: Lattuga

lavorazione principale: vangatura a 20 cm il 13/08 e ripasso con erpice rotante il 17/8 dopo la fertilizza-zione

lavorazioni secondarie:2 sarchiature con rincalzatura il 3/09 ed il 15/09

data semina : 7/14/2010

data trapianto: 8/18/2010

sesto d’impianto: 70 cm X 60 cm

inizio raccolta: 11/11/2010

fine raccolta: 3/22/2011

schema di campo: blocco randomizzato

n° varietà 14

n° repliche 3

n° parcelle: 42

parcella elementare: 10,5 m2

piante utili: 25 piante/parcella pari a 23.800 piante/ha

piante area di saggio 9 piante /p.lla

CAvoLFIoRE E CAvoLo BRoCCoLo

La superficie totale di terreno investita a cavol-fiore in Italia si aggira sui 23.000 ha, per lo più localizzati in Puglia Sicilia, Abruzzo, Campania, Marche, Calabria.

Le prove agronomiche effettuate per individuare le cv di cavolfiore più adatte alla coltivazione in regime biologico, sono state condotte a Battipaglia (SA) e a Monsampolo del T. (AP), mentre, l’unica prova di cavolo broccolo programmata per il bio-logico, è stata condotta solo a Battipaglia.

Tra le cv di cavolfiore proposte dalle diverse Dit-te Sementiere, quelle testate a Monsampolo T. sono elencate in Tabella 4 mentre quelle testate a Batti-paglia sono elencate in Tabella 6.

Le cv di cavolo broccolo testate a Battipaglia so-no invece elencate in Tabella 8.

Come già riportato per le altre specie, nelle stes-se tabelle sono presentati i relativi dati agronomici ed i risultati dell’analisi statistica.

Tabella 8 - Cv di fagiolo ammesse alle prove agronomiche bio a Monsampolo del Tronto (AP) (granella cerosa e secca) ed Imola (BO) (granella secca) nel 2011 (II anno), sulla base della performance agronomica ottenuta nel 2010

Cultivar Tipologia Ditta Ammesse / non ammesse

a MonsampoloAmmesse / non ammes-

se a Imola

Efesto borlotto Sativa Si Si

Ciclope borlotto Sativa Si Si

Fiorino borlotto Sais Si Si

Adone borlotto Sativa Si Si

Borlotto borlotto CRA-ORA Si —

Giulia borlotto Sativa Si Si

Ulisse borlotto Sativa No No

White top cannellino Sativa Si Si

Luxor cannellino Sais Si No

Cannellino cannellino CRA-ORA No —

Sulfariello zolfino Semiorto Si No

Figura 5. Prova bio 2010 di cavolfiore condotta a Monsampolo del Tronto (AP)

Cultivar di fagiolo scelte per la prova 2011 a Monsampolo del Tronto ed Imola

Dall’esame dei dati produttivi e di resistenza alle malattie ottenuti nel 2010, sono state individuate le cv di fagiolo bio da ritestare a Monsampolo T. ed Imola nel 2011 (II anno). Le cv ammesse e non sono presentate in Tabella 8.

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97dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

tipo intervento data formulato principio attivo dose Kg/ha - l/haunità/ha

N P2O5 K2O

fertilizzazione 8/17/2010 super stallatico 3,5% 105 kg 1989 70 20,0 20,0

fertilizzazione 8/17/2010 solfato K/Mg 0-0-30-10 16,5 kg 313 94

fertilizzazione 9/3/2010 prodigy 4 50 kg 947 66 57 9

n° 136 77 123

lumachicida 1 8/27/2010 ferramol ortofosfato ferrico 0,7 kg 13,3

trattamento fungicida

2

9/1/2010 cuproxat rame da solfato 0,15 l 2,84

trattamento insetticida 9/1/2010 ufo olio minerale 0,2 l 3,79

trattamento insetticida 9/1/2010 neemazal azadiractina 0,1 l 1,89

trattamento insetticida3

9/7/2010 ufo olio minerale 0,5 l 9,47

trattamento insetticida 9/7/2010 piganic piretrina naturale 0,075 l 1,42

trattamento insetticida4

10/7/2010 EXP 128 bacillus T 0,05 kg 0,95

trattamento insetticida 10/7/2010 ufo olio minerale 0,5 l 9,47

trattamento fungicida 5 10/8/2010 airone rame (oss. e idross.) 0,15 l 2,84

trattamento fungicida

6

10/26/2010 airone rame (oss. e idross.) 0,2 l 3,79

trattamento insetticida 10/26/2010 ufo olio minerale 0,5 l 9,47

trattamento insetticida 10/26/2010 piganic piretrina naturale 0,075 l 1,42

trattamento fungicida7

11/11/2010 cuproxat rame da solfato 0,2 l 3,79

trattamento insetticida 11/11/2010 piganic piretrina naturale 0,075 l 1,42

trattamento fungicida 8 12/3/2010 cuproxat rame da solfato 0,2 l 3,79

Tabella 2 - Fertilizzazioni e trattamenti effettuati nella prova di cavolfio-re condotta in regime biologico nell’inverno 2010/2011 a Monsampo-lo T. (AP)

Caratteristiche delle prove bio 2010 ed operazio-ni colturali

I dati agronomici e le informazioni colturali ri-guardanti le modalità di conduzione delle tre pro-ve bio (due di cavolfiore ed una di cavolo brocco-lo) sono esposte in modo sintetico nelle Tabelle 1, 2 e 3.

In particolare, i dati agronomici della prova bio di cavolfiore condotta a Monsampolo T. sono pre-sentati nelle Tabelle 1 e 2 mentre quelli relativi alle prove bio di cavolfiore e cavolo broccolo condotte a Battipaglia sono presentati nell’unica Tabella 3.

Risultati conseguiti e discussione

Prova bio di cavolfiore a Monsampolo del Tron-to (AP): I risultati produttivi e qualitativi ottenuti dalla prova bio di cavolfiore effettuata a Monsam-

polo T. sono riportati nelle Tabelle 4 e 5. In generale la prova ha dato produzioni molto

buone comparabili ai livelli delle colture condotte in regime convenzionale.

Tre cv, tutte della tipologia a corimbo bianco (Planner, Chambord e Clx 33707), sono risultate, tra le quattordici esaminate, statisticamente supe-riori dal punto di vista produttivo.

Le tipologie “verde di Macerata” e “romanesco”, come atteso, hanno dato produzioni statisticamen-te inferiori, anche se da considerare rispettabili rispetto a quelle ottenibili con il sistema di coltiva-zione convenzionale.

La produzione commerciale, come atteso, è risultata correlata positivamente ed in modo al-tamente significativo alla produzione di corimbi coronati (+ 0,91) e, logicamente anche al peso me-dio del corimbo (+ 0,98) ma non al loro grado di uniformità dove il grado di correlazione è risultato

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

Tabella 3 - Dati agrono-mici relativi alle prove di cavolfiore e cavolo broc-colo condotte in regime biologico nell’inverno 2010/2011 a Battipaglia (SA)

Data Descrizione operazione Prodotto Dosi

Precessione colturale Pomodoro

9/2/2010 Erpicatura (erpice a dischi) + chiesel

9/6/2010 SPARGIMENTO LETAME LETAME AZIENDALE

9/7/2010 Fresatura

9/11/2010 SQUADRATO IL CAMPO

9/11/2010 SISTEMAZIONE ALA GOCCIOLANTE 4l/ha

9/13/2010 TRAPIANTO + IRRIGAZIONE 30’ acqua

9/15/2010 Irrigazione H2O 15’ di acqua (3m3)

9/17/2010 Irrigazione 15’ di acqua (3m3)

9/18/2010 trattamento fitosanitario LASER 30ML/100LT

9/20/2010 SARCHIATURA MOTOCOLTIVATORE

9/21/2010 Irrigazione

9/25/2010 trattamento fitosanitario per presenza di afidi e nottue

ASSET + PRIMIAL 100ml/hl + 100g/hl

9/30/2010 fertirrigazione azobios 3,5Kg/1000mq

H2O 15min

10/4/2010 trattamento fitosanitario PRIMIAL 100g/hl

10/8/2010 fertirrigazione fogliere ecostim 85g/1000mq

10/22/2010 trattamento fitosanitario cutril top + agricolle 450g/hl + 300g/hl

11/3/2010 fertirrigazione azobios 3,5Kg/1000mq

11/10/2010 scerbatura

12/7/2010 INIZIO RACCOLTA CAVOLO BROCCOLO

12/21/2010 INIZIO RACCOLTA CAVOLFIORE

1/19/2011 FINE RACCOLTA CAVOLO BROCCOLO

3/17/2011 FINE RACCOLTA CAVOLFIORE

Sesto d’impianto = 0.70 m sulla fila X 1,00 m tra le file = 14.285 piante/ha

negativo in modo altamente significativo (– 0,84). A livello generale, lo stato fitosanitario della col-

tura è apparso buono; da osservare che questo pa-rametro in questa prova, non risulta correlato con la produzione di corimbi defogliati.

Prova bio di cavolfiore a Battipaglia (SA): I risul-tati produttivi e qualitativi ottenuti dalla prova bio di cavolfiore effettuata a Battipaglia sono riportati nelle Tabelle 6 e 7.

Considerato che la produzione/ha è il parame-tro più importante preso in considerazione in una

prova agronomica bio, la prima cosa evidente che si nota in Tabella 6 è la bassissima produttività ge-nerale dell’intera prova rispetto a quella ottenuta a Monsampolo T..

Le due componenti che maggiormente hanno contribuito a determinare la bassa produttività so-no state: l’investimento di piante per m2 (14.285 piante/ha di Battipaglia contro le 23.800 di Mon-sampolo T.) e il peso medio dei corimbi prodotti (407 g di Battipaglia contro gli 817 g di Monsam-polo T.).

Statisticamente, la cv Medusa, tipologia bianco della ditta Clause, ha dato i migliori risultati, pro-ducendo la più elevata quantità di corimbi defo-gliati. Sempre dal punto di vista statistico, in secon-da posizione, troviamo le due cv Lazio e Colosseo di tipologia romanesco, entrambi della ditta Clau-se, e la cv Trofeo, tipologia bianco della Esasem.

Le cv Casper (Rijk Zwaan), Gennarese e Marza-tico (Semiorto) e Amistad (Clause) sono risultate statisticamente le meno produttive.

Come atteso, la produzione di corimbi defoglia-ti è risultata altamente e positivamente correlata con quella dei corimbi coronati (+ 0,95), mentre il valore è risultato negativo quando lo stesso pa-rametro è stato correlato al grado di uniformità dei corimbi prodotti (– 0,66) come già osservato nella prova di Monsampolo.

Riguardo ai caratteri qualitativi dei corimbi, tut-te le cv hanno dato risultati abbastanza buoni con qualche punta di eccellenza per qualche cv e spe-cifico parametro.

Prova bio di cavolo broccolo a Battipaglia: I ri-sultati produttivi e qualitativi ottenuti dalla prova bio di cavolo broccolo effettuata a Battipaglia sono riportati nelle Tabelle 8 e 9.

Statisticamente, le cv “A getti di Napoli”, Riccio di Sarno, Green Magic e Marathon sono risultate le più produttive rispetto alle altre.

Curiosamente però emerge anche che, nono-stante le differenze tra i loro valori presi in assoluto siano molto ampie, dal punto di vista statistico ri-sultano uguali.

Poche le differenze tra cv riguardo ai cinque pa-rametri qualitativi (Tabella 9), i valori dei quali ap-paiono generalmente molto buoni.

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99dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Tabella 4 - Dati produttivi relativi alla prova di ca-volfiore condotta in regi-me biologico nell’inverno 2010/2011 a Monsampo-lo del Tronto (AP). L’elenco delle cv è ordina-to per valori decrescenti del parametro “Produzio-ne commerciale di corim-bi defogliati”.

Cultivar Ditta TipologiaProduz. coronato

(t/ha)Produz. defogliato

(t/ha)

Peso corimbo

media (g) Grado di uniformità (100/DS)

Planner Isi Sementi bianco 39,6 a 28,1 a 1220 a 0,37 bc

Chambord Rijk Zwaan bianco 35,2 abc 27,3 a 1257 a 0,33 c

Clx 33707 Clause bianco 36,0 ab 26,3 a 1110 a 0,37 bc

Casper Rijk Zwaan bianco 33,0 bcd 20,2 b 850 b 0,53 ab

Emeraude Clause verde di Macerata 33,5 abcd 19,0 bc 870 b 0,47 abc

Galileo Clause verde di Macerata 24,0 ef 18,2 bc 763 b 0,53 ab

Gitano Clause romanesco 27,4 de 18,1 bc 760 b 0,58 ab

Celio Clause romanesco 31,2 bcd 17,9 bc 753 bc 0,47 abc

Clx 33301 Clause verde di Macerata 28,8 cde 17,8 bc 863 b 0,75 a

Lazio Clause romanesco 20,1 fg 15,0 cd 747 bc 0,48 abc

CRA-782 CRA-ORA jesino 23,9 ef 13,9 de 587 d 0,93 a

CRA-791 CRA-ORA verde di Macerata 22,7 ef 13,1 de 607 cd 0,81 a

CRA-805 CRA-ORA romanesco 16,4 g 12,1 de 510 d 1,02 a

Colosseo Clause romanesco 14,5 g 11,1 e 543 d 1,05 a

Media generale 27,6 18,4 817,1 0,6

Dev. standard 7,6 5,5 236,8 0,2

100/DS = 100/Deviazione standard = valore più elevato corrisponde ad uniformità più elevata; I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05).

Tabella 5 - Alcune caratteristiche dei corimbi, delle piante e della coltura in generale, relativi alla prova di cavolfiore condotta in regime biologico nell’inverno 2010/2011 a Monsampolo del Tronto (AP). L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti del parametro “Aspetto fitosanitario della coltura”.

Cultivar CorimboAltezza media

della pianta (cm)

Aspetto fitosanita-rio della coltura:

1 (malata) 5 (sana)

* Habitus della pianta: 1 (assurgente), 2 (pa-

tente), 3 (decombente)

* Ciclo vegetativo (gg dal trapianto alla 1a raccolta)

Diametro polare (cm)

Diametro equa-toriale (cm)

Indice volume (Ø pol. x Ø eq.)

CRA-805 14,2 14,2 201 abc 70,2 bcde 4,9 a 1,2 160

Galileo 11,2 13,9 156 d 67,4 cde 4,8 ab 2,0 193

Gitano 13,2 15,3 203 abc 97,9 a 4,8 ab 1,3 123

Celio 12,9 16,2 209 ab 94,7 a 4,6 abc 1,0 103

Lazio 12,8 15,2 195 abc 69,2 bcde 4,2 abc 1,3 176

Chambord 11,7 16,9 197 abc 67,8 bcde 4,1 abc 1,7 91

Clx 33707 11,7 14,9 174 cd 73,6 bcd 4,1 abc 1,2 205

Emeraude 10,7 16,4 175 bcd 90,0 a 4,1 abc 1,1 108

CRA-782 9,6 16,0 153 d 76,3 b 4,0 bcd 1,3 108

Planner 12,3 17,4 214 a 60,2 f 4,0 bcd 2,0 87

Clx 33301 10,7 15,9 170 cd 76,1 bc 4,0 bcd 2,0 108

Casper 10,0 15,7 157 d 63,3 ef 3,9 cd 2,2 108

Colosseo 12,8 12,7 162 d 73,7 bcd 3,8 cd 1,0 219

CRA-791 8,6 13,9 120 e 66,7 de 3,2 d 1,9 122

Media generale 11,4 15,4 175,7 75,1 4,1 1,5 134,7

Dev. standard 1,4 1,3 26,9 11,9 0,4 0,4 46,1

* L’analisi statistica dei dati di questi due parametri non è stata effettuata poiché la loro distribuzione non rispetta le condizioni di normalità;I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05).

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100dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

Cultivar Ditta TipologiaProduz. co-ronato t/ha

Produz. defo-gliato t/ha

Peso corimbo

Media (g) Grado di uniformità (100/DS)

Medusa Clause bianco 17,16 a 9,10 a 637 a 0,57 e

Lazio Clause romanesco 12,91 b 7,87 b 551 b 0,73 cde

Trofeo Esasem bianco 11,61 bcd 7,13 bc 499 bc 0,75 cde

Colosseo Clause romanesco 12,51 bc 7,06 bc 494 bc 1,01 bcd

Diwan Clause bianco 10,70 d 6,20 cd 433 cd 0,67 de

Rafale Clause bianco 11,12 cd 5,77 de 404 de 1,13 bcd

Trionphant Clause bianco 11,00 cd 5,71 de 399 de 0,66 cde

Galileo Clause verde di Macerata 12,06 bcd 5,51 de 385 de 1,43 b

Magnifico Clause verde di Macerata 10,65 d 5,46 de 382 de 1,26 bc

Amistad Clause bianco 7,51 e 4,80 ef 335 ef 1,00 bcd

Gennarese Semiorto Sem. bianco 6,79 e 4,15 f 290 f 1,08 bcd

Marzatico Semiorto Sem. bianco 7,97 e 4,00 fg 280 fg 1,42 b

Casper Rijk Zwaan bianco 4,29 f 2,86 g 200 g 4,87 a

Media generale 10,5 5,8 406,7 1,3

Dev. standard 3,2 1,7 118,7 1,1

100/DS = 100/Deviazione standard = valore più elevato corrisponde ad uniformità più elevata;

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05).

Cultivar

Caratteristiche corimbo

Diametro polare (cm)

Diametro equa-toriale (cm)

Indice volume (Ø pol. X Ø eq.)

Regolarità forma *

Colore *Consi-

stenza *Compat-tezza *

Compattez-za grana *

Colosseo 11,7 13,2 155 a 4,00 4,00 4,83 4,00 4,50

Lazio 11,0 13,8 151 a 3,50 2,00 3,50 3,00 3,50

Trofeo 10,2 13,8 141 a 4,00 4,33 3,50 2,50 2,50

Medusa 9,2 14,1 129 a 3,50 4,00 4,50 3,83 4,33

Galileo 8,5 12,6 107 b 4,00 4,00 4,50 4,00 3,50

Magnifico 8,6 11,9 102 bc 4,50 4,00 3,33 3,50 4,00

Trionphant 8,4 11,4 95 bc 4,17 4,33 4,50 4,00 4,83

Diwan 8,3 11,5 95 bc 4,50 4,00 4,67 3,83 4,00

Rafale 8,6 10,4 89 c 3,83 4,00 4,67 4,17 4,67

Gennarese 8,0 10,6 85 c 3,50 4,00 2,50 2,00 2,50

Marzatico 7,1 9,5 68 d 4,00 3,50 4,33 3,50 4,00

Casper 6,9 8,5 59 e 4,50 3,50 4,50 4,00 4,50

Amistad 6,4 8,5 55 e 3,50 4,00 4,50 4,17 5,00

Media generale 8,7 11,5 102,4 4,0 3,8 4,1 3,6 4,0

Dev. standard 1,5 1,9 33,4 0,4 0,6 0,7 0,7 0,8

* Valori da 1 (più basso) a 5 (più elevato); l’analisi statistica dei dati di questi parametri non è stata effettuata poiché la loro distribuzione non rispetta le condizioni di normalità; I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05).

Tabella 6 - Dati produttivi relativi alla prova di cavolfiore condotta in regime biologico nell’inverno 2010/2011 a Battipaglia (SA). L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti del parametro “Produzione commerciale di corimbi defogliati”.

Tabella 7 - Alcune caratteristiche dei corimbi raccolti nella prova di cavolfiore condotta in regime biologico nell’inverno 2010/2011 a Battipaglia (SA). L’elenco delle cv è ordinato per valori decre-scenti dell’indice volumetrico dei corimbi.

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Tabella 8 - Dati quantitativi relativi alla raccolta di corimbi nella prova di cavolo broccolo condotta in regime biolo-gico nell’inverno 2010/2011 a Battipaglia (SA). L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti del parametro “Produzione commerciale di corimbi”.

Tabella 9 - Alcune caratteristiche qualitative dei corimbi raccolti nella prova di cavolo broccolo condotta in regime biologico nell’inverno 2010/2011 a Battipaglia (SA). L’elenco delle cv è ordinato per valori decrescenti del parametro “Uniformita di pezzatura del corimbo”.

Cultivar Ditta

Corimbo / dati quantitativi

Produzione commer-ciale in corimbi t/ha

Peso medio (g)

Diametro polare (cm)

Diametro equato-riale (cm)

Indice volume * (Ø pol. x Ø eq.)

A Getti di Napoli Semiorto Sem. 10,87 a 760 a 12,3 14,0 172 a

Riccio di Sarno Semiorto Sem. 10,20 a 713 a 12,0 13,6 163 a

Green Magic Esasem 7,50 a 524 a 11,2 12,3 138 ab

Marathon Esasem 5,18 a 362 a 9,6 11,5 110 bc

Naxos Esasem 3,76 b 263 b 9,2 10,2 93 c

Sirtaki Clause 3,64 b 254 b 13,6 13,8 188 a

Agassi Rijk Zwaan 3,34 b 233 b 9,6 11,0 106 bc

ISI 14754 F1 ISI Sem. 3,28 b 230 b 8,5 10,6 91 c

Green Garden Semiorto Sem. 3,06 bc 214 bc 10,5 11,0 115 bc

Parthenon Esasem 2,73 c 191 c 9,6 11,2 108 bc

Media generale 5,4 374,5 10,6 11,9 128,4

Dev. standard 3,1 214,4 1,6 1,4 34,6

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05). * Indice volume = diametro (Ø) polare x Ø equatoriale

CultivarCorimbo / caratteristiche qualitative

Colore (a) Compattezza (b) Grana (c) Regolarità forma (d) Uniformità pezzatura (e)

Parthenon 4,33 ab 4,50 a 4,50 a 4,83 a 4,83 a

Naxos 4,33 ab 3,83 b 4,33 a 4,67 ab 4,67 ab

ISI 14754 F1 4,17 abc 4,17 ab 4,33 a 4,67 ab 4,67 ab

Green Magic 4,00 bc 4,43 ab 4,00 ab 4,50 ab 4,50 abc

A Getti di Napoli 4,00 bc 3,83 b 4,17 ab 4,33 ab 4,33 abc

Marathon 4,50 a 4,33 ab 4,00 ab 4,83 a 4,33 abc

Agassi 3,83 c 4,17 ab 3,67 b 4,67 ab 4,33 abc

Green Garden 4,33 ab 4,33 ab 4,17 ab 4,67 ab 4,33 abc

Riccio di Sarno 4,00 bc 3,83 b 4,00 ab 4,17 b 4,17 bc

Sirtaki 4,17 abc 4,00 ab 4,33 a 4,67 ab 4,00 c

Media generale 4,2 4,1 4,2 4,6 4,4

Dev. standard 0,2 0,3 0,2 0,2 0,3

Legenda (c): 1= grossa; 5= fine

(a): 1= verde chiaro; 5= verde scuro (d): 1= molto irregolare; 5= molto regolare

(b): 1= poco compatta; 5= molto compatta (e): 1= molto disforme; 5= molto uniforme

I valori che non hanno in comune la stessa lettera differiscono tra loro con un livello di significatività pari o superiore al 95% (P ≤ 0,05).

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102dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve

Cultivar Ditta Tipologia Ammesse / non ammessea Monsampolo Ammesse / non ammesse a Battipaglia

Planner Isi Sementi bianco Sì —

Trofeo Esasem bianco — Sì

Chambord Rijk Zwaan bianco Sì —

Casper Rijk Zwaan bianco Sì No

Clx 33707 Clause bianco Sì —

Medusa Clause bianco — Sì

Diwan Clause bianco — Sì

Rafale Clause bianco — Sì

Trionphant Clause bianco — No

Amistad Clause bianco — No

Gennarese Semiorto Sem. bianco — No

Marzatico Semiorto Sem. bianco — No

Emeraude Clause verde di Macerata Sì —

Galileo Clause verde di Macerata Sì Sì

Clx 33301 Clause verde di Macerata No —

Magnifico Clause verde di Macerata — Sì

CRA-791 CRA-ORA verde di Macerata No —

Gitano Clause romanesco Sì —

Celio Clause romanesco Sì —

Colosseo Clause romanesco No Sì

Lazio Clause romanesco No Sì

CRA-805 CRA-ORA romanesco No —

CRA-782 CRA-ORA jesino No —

Tabella 10 - Cv di cavol-fiore ammesse alle prove agronomiche bio a Mon-sampolo del Tronto (AP) e Battipaglia (SA) nel 2011 (II anno), sulla base della performance agronomica ottenuta nel 2010

Riguardo alle correlazioni possibili tra i vari pa-rametri mettiamo in evidenza quella tra la produ-zione di corimbi e l’indice volumetrico dei corimbi stessi (+ 0,62), mentre per questa specie, a differen-za del cavolfiore precedente, non risultano suffi-cientemente correlati i due parametri “Produzione di corimbi” e “grado di uniformità dei corimbi” (-0,35 ns).

Cultivar di cavolfiore e cavolo broccolo scelte per la prova 2011-2012 a Monsampolo del Tronto e Battipaglia

Dall’esame dei dati produttivi e qualitativi ot-tenuti nel 2010-2011 dalle prove agronomiche condotte in regime biologico a Monsampolo T. e

Figura 6. Corimbo sezionato di cavolfiore cv Casper (tipologia “bianco”) prodotto in prova bio a Monsam-polo del Tronto (AP)

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103dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - ortIve Iniziativa 2

Figura 8. Corimbo di cavolfiore cv Colosseo (tipologia “romanesco”) prodotto in prova bio a Monsampolo del Tronto (AP)

Figura 9. Corimbi di cavolo broccolo cv Green Magic prodotti in prova bio a Battipaglia (SA)

Figura 7. Corimbo di cavolfiore cv Galileo (tipologia “verde di Macerata”) prodotto in prova bio a Monsam-polo del Tronto (AP)

Battipaglia, sono state individuate le cv di cavol-fiore e cavolo broccolo da ritestare nel 2011-2012 (II anno).

Le cv ammesse e non di cavolfiore sono presen-tate in Tabella 10, quelle di cavolo broccolo in Ta-bella 11.

Cultivar Ditta Ammesse / non ammesse

A Getti di Napoli Semiorto Sem. Sì

Riccio di Sarno Semiorto Sem. Sì

Green Magic Esasem Sì

Marathon Esasem Sì

Naxos Esasem Sì

Sirtaki Clause Sì

Agassi Rijk Zwaan Sì

ISI 14754 F1 ISI Sem. Sì

Green Garden Semiorto Sem. No

Parthenon Esasem No

Tabella 11 - Cv di cavolo broccolo ammesse alla prova agronomica bio a Battipaglia (SA) nel 2011 (II anno), sulla base della performance agronomica ottenuta nel 2010

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere Iniziativa 2

Identificazione di varietà e nuove linee di veccia appropriate all’impiego in agricoltura biologicaLuigi Ricciardi1, Concetta Lotti2, Stefano Pavan1, Cecilia Miacola1, vito Zonno1, Angelo Raffaele Mar-cotrigiano1, Rosalena Tuttobene3, Fabio Gresta4, vincenzo Barrile3, Mario Marchese3, valerio Abbate3, Paolo Bottazzi5, Giacomo Nardi6

1Dipartimento di Biologia e Chimica Agro-forestale ed Ambientale, Sezione di Genetica e Miglioramento Genetico, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” - [email protected]

2Dipartimento di Scienze Agro-ambientali, Chimica e Difesa Vegetale, Università degli Studi di Foggia3Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agrarie e Alimentari, Università di Catania - [email protected] di Biotecnologie per il Monitoraggio Agroalimentare ed Ambientale, Università “Mediterranea” di Reggio Calabria5Regione Toscana – Centro per il collaudo ed il trasferimento dell’innovazione di Grosseto - [email protected] Regione ToscanaLa bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

Preliminary results obtained in the evaluation of vetch genotypes grown under organic condition in three different italian locations

In this paper, information is reported on preliminary results obtained in a Project of the Italian Ministry of Agriculture, coordinated by the ENSE and the University of Perugia (Italy), on the evaluation of vetch genotypes (varieties and breeding lines) grown under organic agriculture practices in three locations (Bari, Catania and Grosseto). The main bioagronomical traits of 14 genotypes of vetch (8 varieties and 6 bree-ding lines) are recorded. Preliminary results have been useful to indicate some interesting genotypes to use in organic agriculture. In the environment of Bari and Grosseto the best varieties for organic agriculture were Ereica and Sfinge while in Sicily was Principessa. Further experimentations, replicated at least for three years appear to be necessary to have good ideas on the best genotypes to adopted in organic agri-culture. Furthermore, in the long and medium and term, it could be useful to start plant breeding programs specially aimed to select lines suitable for organic agriculture.

Negli ultimi decenni, il ricorso alle pratiche colturali dell’agricoltura eco-sostenibile è diven-tato sempre più frequente nel panorama agricolo europeo e mondiale a causa di una maggiore at-tenzione da parte degli imprenditori agricoli e dei consumatori verso le tematiche ambientali e salu-tistiche. Inoltre, anche la maggiore sensibilizza-zione politica per i problemi negativi correlati alla degradazione degli ecosistemi, all’inquinamento ambientale, al depauperamento delle risorse natu-rali ha condotto i legislatori comunitari e nazionali ad emanare regolamenti e normative tecniche ed economico-finanziarie atte ad incentivare forme di agricoltura low input (Reg. CEE 2092/91, 2078/92, 834/2007).

Nello scenario tecnico, politico ed economico sinteticamente descritto si inserisce l’agricoltura biologica, che si identifica come un sistema di produzione agricolo garante per il consumatore di disponibilità di prodotti freschi, genuini e privi di sostanze chimiche e che consente di ridurre in modo significativo l’impatto negativo dell’attività agricola attraverso un uso mirato e ragionato degli interventi colturali low input nel rispetto dei cicli naturali degli agro-ecosistemi.

La diffusione dell’agricoltura biologica nei Paesi europei ed in particolare in Italia ha raggiunto li-velli significativi e interessanti sia per il comparto agricolo che per quello commerciale (Willer eYus-sefi, 2006; Willer et al., 2008).

Tuttavia, ancora oggi, come segnalato da vari Autori (Ricciardi, 1999a,b; Falcinelli e Torricelli, 2001; Amato et al., 2008), sussistono ostacoli alla

sua ulteriore diffusione derivanti fondamentalmen-te dalla esiguità delle ricerche di tipo agronomico e soprattutto di miglioramento genetico dedicate alla tematica in oggetto.

Infatti, persiste la mancanza di un’adeguata of-ferta varietale “ad hoc” per l’agricoltura biologi-ca nonostante negli anni scorsi alcune ricerche condotte su frumento duro e pomodoro abbiano evidenziato risultati promettenti sulla possibilità di adoperare fruttuosamente risorse genetiche agrarie di dette specie nel miglioramento genetico per l’a-gricoltura biologica, con l’ottenimento di alcune linee breeding risultate superiori alle varietà utiliz-zate nel convenzionale e poste a confronto in con-dizioni di agricoltura convenzionale e biologica (Ricciardi et al., 1999; Ricciardi, 2001; Ricciardi et al., 2001; Ricciardi et al., 2005; Lotti et al., 2008).

Le risorse genetiche sono risultate importanti an-che per la selezione di genotipi dotati di impor-tanti resistenze a patogeni e, quindi, interessanti per la loro coltivazione diretta in biologico, in quanto rappresentanti anche produzioni tipiche, o dopo piani di miglioramento genetico utili all’in-trogressione dei predetti geni di resistenza in linee ad elevata stabilità produttiva e non bisognose di essere sottoposte a trattamenti fitosanitari (Lotti et al., 2008; Pavan et al., 2008; Pavan et al., 2009a,b; Pavan et al., 2011a,b).

Altri lavori pregressi, condotti su leguminose (pisello, cece), avevano anche indicato risultanze sull’opportunità di utilizzazione di dette specie co-me colture da sovescio nella durogranicoltura e in tutti i casi in cui si volesse incrementare la sostanza

Capofila progetto: Mario Falcinelli

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere

organica dei terreni, fornendo risorse azotate na-turali e migliorandone la tessitura e struttura: tutte finalità tipiche degli itinerari colturali dell’agricol-tura biologica (Lotti et al., 2008).

A proposito delle leguminose, oltre a poter es-sere utilizzate nel sovescio di colture principali, è da evidenziare come esse rappresentino colture importantissime per lo sviluppo e l’affermazione dell’agricoltura biologica in quanto caratterizzate dalla capacità di fissare l’azoto atmosferico, essere valide alternative nelle rotazioni e negli avvicen-damenti colturali, proteggere il suolo mediante la valorizzazione di aree marginali, riducendone il depauperamento, fornire proteine di elevato valore biologico per gli animali e per l’uomo (sempre più orientato alla riscoperta della dieta mediterranea).

Purtroppo, a partire dagli anni ’50, in Italia si è assistito ad una contrazione della superficie inve-stita a leguminose sia per un minor utilizzo della granella nell’alimentazione dell’uomo e degli ani-mali (riduzione dagli allevamenti zootecnici) sia per l’esiguo reddito proveniente dalla loro coltiva-zione (Parisi e Ranalli, 2001).

Attualmente, per esse, soprattutto in virtù di una loro utilizzazione nelle forme di agricoltura mag-giormente sostenibili, vi è un ritorno d’interesse ed è proprio in tale contesto che si è attuata la speri-mentazione oggetto della presente nota.

Infatti, il Ministero per le Politiche Agricole, Ali-mentari e Forestali (MiPAAF), al fine di sopperire alla mancanza di significative ricerche sulla iden-tificazione di varietà e sulla costituzione di linee idonee ad essere allevate in condizione di agricol-tura biologica, ha finanziato un progetto coordi-nato dall’Ente Nazionale Sementi Elette (ENSE) e rientrante nel “Piano Nazionale Sementiero Biolo-gico”.

Nel presente articolo vengono riportati i risultati del primo anno di attività in veccia effettuata dalle UU.OO. di Bari (Puglia), Catania (Sicilia) e Grosse-to (Toscana). Per i risultati del primo anno ottenuti dall’UU.OO. di Perugia (Umbria) e Ancona (Mar-che) si rimanda all’articolo Russi et al. 2011.

u.o. DI BARI (PuGLIA)

Materiali e metodiIl DiBCA dell’Università di Bari ha iniziato le

proprie attività sperimentali nell’annata agraria 2009/2010 conducendo confronti bioagronomici varietali e di linee in selezione in due ambienti e operando su terreni in cui già erano in adozione tecniche colturali proprie dell’agricoltura biologica (maggese, sovescio, ecc.).

Infatti, presso l’Azienda Sperimentale “Martuc-ci” del DiBCA, sita a Valenzano (BA), sono state

Foto 1: Semina di preci-sione dei genotipi di vec-cia effettuata con semi-natrice meccanica presso l’Azienda Sperimentale “Martucci” di Valenzano (BA) nell’annata agraria 2009/2010

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere Iniziativa 2

realizzate le prove di confronto agronomico delle iniziative 2b e 3 per i genotipi di veccia.

Inoltre, per la moltiplicazione delle linee bree-ding si è anche operato in un’azienda ubicata nell’agro di Policoro (MT).

La prova di valutazione dei genotipi di veccia è stata seminata l’11/12/2009, adoperando varietà fornite dalla U.O. coordinatrice (Mikaela, Melissa, Ereica, Adonis, Veronica, Mirabella, Sfinge, Prin-cipessa) e adottando l’investimento medio di 150 semi/m2.

La semina è stata effettuata con seminatrice di precisione, ponendo i genotipi in parcelle di 9 m2

replicate 4 volte secondo uno schema a blocchi randomizzati (Foto 1).

Un’analoga prova è stata effettuata utilizzando 6 linee di veccia provenienti da selezioni effettua-te nell’ambito di ecotipi agrari (Locale di Gravina, Murgia, Itria, Sauro, Onice, Claudia) accessionati presso la banca del germoplasma del DiBCA.

Di comune accordo con le altre U.U.O.O. su tutte le prove sono stati rilevati gli opportuni carat-teri bioagronomici riportati in tabella 1.

A fine ciclo colturale si è proceduto alla raccolta della produzione granellare che, per la veccia, è stata effettuata mediante mietitrebbia parcellare, mentre per il favino tramite raccolta manuale delle piante e successiva trebbiatura meccanica.

Inoltre, sempre per la veccia in fase di fioritu-ra (allorché il 50% delle piante della parcella era

VECCIA

CARATTERE Modalità di rilievo

Densità di emergenzaRilevato a fine inverno/inizio primavera tramite punteggio 1-9: 1=molto scarso; 3=scarso; 5=medio; 7=elevato; 9=mol-to elevato, massimo

Grado di copertura Rilevato come ricoprimento della parcella a fine inverno/inizio primavera ed espresso in %

Danni da freddoRilevato a fine inverno/inizio primavera tramite punteggio 1-9: 1=molto scarso; 3=scarso; 5=medio; 7=elevato; 9=mol-to elevato, massimo

Danni da patogeniRilevato a fine inverno/inizio primavera tramite punteggio 1-9: 1=molto scarso; 3=scarso; 5=medio; 7=elevato; 9=mol-to elevato, massimo

Danni da allettamento Rilevato tramite punteggio 1-9: 1=molto scarso; 3=scarso; 5=medio; 7=elevato; 9=molto elevato, massimo

Epoca di fioritura Rilevato come numero di giorni trascorsi dalla semina alla fioritura del 50% delle piante (gg.)

Altezza pianta Rilevato allorché il 50% delle piante erano in piena fioritura (cm)

Biomassa secca Rilevato su metà parcella allorché il 50% delle piante erano in piena fioritura (Mg/ha)

Peso 1000 semi Rilevato alla raccolta (g)

Produzione di granella Rilevato alla raccolta (tha-1)

Tab. 1: Elenco dei caratte-ri bioagronomici rilevati nel corso del 1° anno di sperimentazione del Pro-getto (a.a. 2009/2010).

fiorito), si è proceduto a raccogliere campioni di biomassa sul 50% della superficie parcellare, che sono stati pesati ed essiccati in un serra-tunnel ven-tilata per 15 giorni.

Infine, campioni di circa 500g di granella di vec-cia e favino e campioni di biomassa essiccata dei genotipi di veccia sono stati spediti all’U.O. coor-dinatrice dell’Università di Perugia per la condu-zione delle opportune analisi qualitative.

Risultati

Tutti i dati bio-agronomici nel corso del 1° an-no di attività del Progetto sono stati sottoposti alle opportune elaborazioni statistiche da cui sono sca-turiti i risultati trasmessi al Coordinatore del Pro-gramma, che ha provveduto a implementarli con quelli derivanti dalle altre unità operative afferenti al progetto, sottoponendoli alle elaborazioni stati-stiche finali.

In generale è da evidenziare come durante la sperimentazione sia sulle varietà che sulle linee di veccia in valutazione non si siano registrati danni significativi da freddo.

La densità di emergenza, espressa come valore di classe, è stata mediamente simile per le varietà e le linee poste a confronto.

Essa è variata da un minimo di 6,5 (Sfinge) a un massimo di 9 (Adonis, Onice, Locale di Gravina).

Il grado di copertura è stato leggermente su-

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere

VarietàDensità di emergenza

(classe di densità)

Grado di copertura (%)

Danni da orobanche

(classe di gravità)

Allettamento (classe di gravità)

Mikaela 7,0 ± 0,0 96,3 ± 2,4 9,0 ± 0,0 5,5 ± 1,0

Melissa 7,0 ± 0,8 87,5 ± 4,8 8,5 ± 0,5 3,5 ± 1,0

Ereica 8,5 ± 0,5 98,8 ± 1,3 4,5 ± 0,5 3,5 ± 0,5

Adonis 9,0 ± 0,0 98,8 ± 1,3 3,0 ± 0,0 4,0 ± 0,6

Veronica 8,5 ± 0,5 95,0 ± 2,0 5,0 ± 0,8 1,0 ± 0,0

Mirabella 8,0 ± 0,6 97,5 ± 1,4 3,0 ± 0,8 3,5 ± 0,5

Sfinge 6,5 ± 0,5 87,5 ± 3,2 2,5 ± 0,5 2,5 ± 0,5

Principessa 8,0 ± 0,6 95,0 ± 2,0 7,0 ± 0,0 3,0 ± 0,0

Medie ± e.s. 7,8 ± 0,3 94,5 ± 1,6 5,3 ± 0,9 3,3 ± 0,5

Linee

Locale di Gravina

9,0 ± 0,0 98,3 ± 1,7 9,0 ± 0,0 4,3 ± 0,7

Murgia 7,0 ± 0,0 95,0 ± 0,0 1,0 ± 0,0 5,0 ± 0,0

Itria 8,0 ± 1,0 97,5 ± 2,5 8,0 ± 1,0 5,0 ± 0,0

Sauro 7,0 ± 0,0 93,3 ± 1,7 2,3 ± 0,7 3,7 ± 0,7

Onice 9,0 ± 0,0 100,0 ± 0,0 8,3 ± 0,7 3,7 ± 0,7

Claudia 7,7 ± 0,7 93,3 ± 1,7 9,0 ± 0,0 3,7 ± 0,7

Medie ± e.s. 7,9 ± 0,4 96,3 ± 1,1 6,3 ± 1,5 4,2 ± 0,3

Tab. 2: Medie ed errori standard stimati per 4 ca-ratteri bioagronomici de-rivanti da 2 prove distinte condotte su 8 varietà e 6 linee di veccia allevate in regime di agricoltura biologica (Valenzano: a.a. 2009/2010).

periore per le linee (96,3%) e ha mostrato valori oscillanti tra l’87,5% ,registrati per due varietà, e il 100% (Onice) (Tab. 2).

In entrambe le prove sono occorse infestazio-ni ad opera dell’orobanche (Orobanche crenata Forssk).

Esse sono apparse simili sia per le varietà sia per le linee. In particolare, le varietà Mikaela, Melis-sa e Principessa e le linee Locale di Gravina, Itria, Onice e Claudio, rientrando nelle classi di gravità maggiori, hanno evidenziato maggiori danni signi-ficativi sulla produzione di biomassa e di granel-la. Nel caso di Mikaela, l’attacco del parassita ha compromesso totalmente la produttività registrata in una replica.

Accanto ad alcune varietà (Sfinge, Mirabella ed Adonis), le linee in avanzato stadio di selezione provenienti dagli ecotipi Murgia e Sauro hanno presentato bassi livelli di infestazione mostrando, pertanto, un certo grado di tolleranza al parassita.

In media, l’allettamento delle piante è risultato esiguo e comunque ha interessato maggiormente le linee (classe di gravità: 4,2) rispetto alle varietà (classe di gravità: 3,3).

La conduzione dell’ANOVA (Tab. 3) ha riguar-

dato i principali caratteri bio-agronomici correlati alla produzione di granella e di biomassa. Essa ha evidenziato differenze statisticamente significative tra le varietà e le linee per: la precocità, l’altezza della pianta, il peso della biomassa secca e la pro-duzione di granella. Il peso dei 1000 semi è inve-ce risultato significativamente diverso solo per le varietà.

In media, le varietà di veccia inserite nella prova hanno impiegato 129 giorni per fiorire (Tab. 4). Va-rietà precoci sono risultate: Ereica, Adonis e Sfinge, che hanno impiegato 120 giorni per fiorire, contra-riamente a Mikaela e Melissa risultate più tardive (142 gg.). Di contro, le linee sono state in media più precoci (125 gg.), con un anticipo di 4 giorni dell’epoca di fioritura rispetto alle varietà. Le linee a spiccata precocità sono risultate Murgia e Sauro (119 gg.).

Il valore medio dell’altezza delle varietà e delle linee (rispettivamente 58,8 e 61,6 cm) è apparso simile e influenzato dalle taglie maggiori di Me-lissa, per le varietà, e della Locale di Gravina, per le linee.

L’altezza della pianta e il grado di allettamento non sono risultati significativamente correlati fra loro.

Sempre considerando la tabella 4, e passando alla disamina dei dati produttivi, è da evidenziare come in generale sia per la produzione di biomas-sa che di granella tutti i genotipi abbiano risentito negativamente, e a diverso grado dipendente dalla propria tolleranza, dagli attacchi di orobanche re-

Fonte di variazione

CarattereVarietàG.L. 7

LineeG.L. 5

Epoca fioritura1 (gg.) *** ***

Altezza pianta (cm) *** **

Biomassa secca (Mg/ha) *** **

Peso 1000 semi (g) ** n.s.

Produzione granella (Mg/ha) *** ***

***, **, n.s.: indicano rispettivamente fonti di variazione statisticamente significative allo 0,001, 0,01P o non significative;

1numero di giorni a partire dalla data di semina.

Tab. 3: Analisi della varianza condotta su 5 caratteri bioagronomici derivanti da 2 prove distinte condottte su 8 varietà e 6 linee di veccia allevate in regime di agricoltura biologica (Valenzano: a.a. 2009/2010).

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere Iniziativa 2

gistrati nel corso della prova.La produzione media di biomassa secca delle

varietà (6,74 tha-1) è stata leggermente inferiore a quella delle linee saggiate (7,09 tha-1), mentre le prime hanno fatto registrare una produzione di gra-nella (1,36 tha-1) maggiore rispetto alle linee (0,89 tha-1).

Come detto, le varietà Ereica, Mirabella e Sfinge e le linee Murgia e Sauro, anche in relazione al-la maggiore tolleranza mostrata verso gli attacchi di orobanche, sono risultati i migliori genotipi sia per la biomassa secca prodotta (8,64; 8,30; 7,80; 10,03; 9,79 tha-1) che per le produzioni granella-ri (2,02; 2,20; 2,56; 2,00; 2,05 tha-1) significativa-mente correlate ai buoni valori del peso medio dei 1000 semi, rispettivamente di: 68,6; 73,2; 65,4; 77,6 e 72,1 g.

Le risultanze descritte a carico dei dati produttivi e di adattamento delle linee provenienti dagli eco-tipi Murgia e Sauro sono stati già oggetto di giudi-zio positivo espresso dai lavori condotti da Pacucci e Troccoli (1999) e Pacucci et al. (1999) in alcuni areali pugliesi e lucani.

Conclusioni

In generale può affermarsi che i risultati produt-tivi riguardanti i genotipi di veccia in osservazione siano stati influenzati negativamente da attacchi di orobanche comparsi durante la fase di fioritura. I conseguenti danni hanno condizionato in modo sostanzialmente simile sia le varietà che le linee in prova e, in alcuni casi, è stato possibile osservare fenomeni di tolleranza al parassita che si sono po-sitivamente riflessi sulle produzioni di biomassa e granellare rilevate.

In media, le linee di veccia esaminate sono risul-tate a spiccata precocità, contrariamente alle varie-tà. Le varietà Ereica, Mirabella e Sfinge e le linee Murgia e Sauro sono risultati i migliori genotipi sia per la biomassa secca prodotta sia per la produzio-ne di granella.

u.o. DI CATANIA (SICILIA)

Materiali e metodiLa prova è stata svolta presso l’Azienda Speri-

Varietà Epoca fioritura (gg.)2 Altezza pianta (cm) Biomassa secca (Mg/ha) Peso 1000 semi (g)Produzione granella (Mg/ha)

Mikaela 142,0 ± 0,6 A 67,6 ± 5,7 B 3,19 ± 0,2 C 56,4 ± 4,4 B 0,12 ± 0,02 D

Melissa 142,5 ± 0,6 A 94,0 ± 2,5 A 4,77 ± 0,3 BC 56,1 ± 4,6 B 0,17 ± 0,03 D

Ereica 120,5 ± 0,3 DE 54,4 ± 1,7 BC 8,64 ± 0,9 A 68,6 ± 1,1 AB 2,02 ± 0,18 AB

Adonis 120,8 ± 0,5 DE 53,4 ± 2,0 BC 7,44 ± 0,6 AB 68,9 ± 3,2 AB 1,86 ± 0,16 B

Veronica 135,3 ± 0,5 B 46,2 ± 2,5 C 7,29 ± 0,4 AB 72,9 ± 3,2 A 0,87 ± 0,17 C

Mirabella 122,3 ± 0,6 D 50,8 ± 1,8 C 8,30 ± 0,4 A 73,2 ± 2,0 A 2,20 ± 0,17 AB

Sfinge 120,0 ± 0,0 E 56,7 ± 5,0 BC 7,80 ± 0,7 A 65,4 ± 2,7 AB 2,56 ± 0,20 A

Principessa 125,5 ± 0,3 C 47,2 ± 4,4 C 6,46 ± 0,7 AB 69,4 ± 5,0 AB 1,05 ± 0,12 C

Medie ± e.s. 128,6 ± 3,5 58,8 ± 5,6 6,74 ± 0,7 66,4 ± 2,4 1,36 ± 0,33

Linee

Locale di Gravina

138,3 ± 0,9 A 103,6 ± 8,7 A 4,40 ± 0,5 B 57,9 ± 5,2 A 0,07 ± 0,02 B

Murgia 119,0 ± 0,0 D 45,5 ± 1,0 B 10,03 ± 1,0 A 77,6 ± 1,0 A 2,00 ± 0,02 A

Itria 129,0 ± 1,0 B 58,0 ± 1,0 B 7,77 ± 1,7 AB 68,9 ± 0,1 A 0,44 ± 0,24 B

Sauro 119,0 ± 0,0 D 55,3 ± 4,2 B 9,79 ± 0,6 A 72,1 ± 5,6 A 2,05 ± 0,40 A

Onice 120,7 ± 0,3 D 54,3 ± 1,1 B 5,30 ± 1,0 AB 73,1 ± 0,1 A 0,49 ± 0,16 B

Claudia 125,3 ± 0,7 C 52,8 ± 0,9 B 5,22 ± 0,7 AB 67,7 ± 6,5 A 0,29 ± 0,08 B

Medie ± e.s. 125,2 ± 3,1 61,6 ± 8,6 7,09 ± 1,0 69,5 ± 2,7 0,89 ± 0,36

1medie non aventi lettere comuni differiscono statisticamente allo 0,01P (Duncan’s Test);

2numero di giorni a partire dalla data di semina.

Tab. 4: Medie ed errori standard stimati per 5 ca-ratteri bioagronomici de-rivanti da 2 prove distinte condotte su 8 varietà e 6 linee di veccia allevati in regime di agricoltura biologica (Valenzano: a.a. 2009/2010)1.

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere

rilevata al 50% fioritura su 10 piante prese a ca-so nella parcella, produzione di granella (t ha-1); peso 1.000 semi (g). Eventuale presenza di ma-lattie espressa mediante stima a vista basata sulla seguente scala (1=indenne; 3=leggermente dan-neggiata; 5=mediamente danneggiata; 7=molto danneggiata 9=fortemente danneggiata).

Oltre ai rilievi sopra menzionati è stata inoltre eseguita la produzione di biomassa rilevata al 50% di fioritura su metà parcella e la percentuale in pe-so secco di steli e foglie rilevata su un campione di 500 grammi di peso verde.

I dati sono stati sottoposti all’analisi della varian-za ed in presenza di significatività è stato adottato il test SNK. Durante il periodo della prova sono sta-te registrate temperature minime di poco superiore ai 6°C e massime di 27°C alla raccolta. In media la temperatura è variata tra gli 11 e 21°C con una precipitazione di 200 mm (Fig. 2).

Risultati

L’emergenza delle piante si è verificata in media a 28 giorni dalla semina.

A fine inverno il grado di ricoprimento è ri-sultato per tutte le accessioni superiore al 90%. La maggior parte delle varietà sono fiorite tra il 31 marzo (“Adonis”) ed il 5 aprile (“Mirabella”, “Sfinge”, “Ereica”, “Principessa”) a 129 giorni cir-ca dalla semina, mentre “Mikaela”, “Melissa” e “Veronica”sono fiorite tra il 25 ed il 29 aprile, a 153 giorni dalla semina.

Con riferimento alla produzione di seme, le 3 cv più tardive hanno raggiunto la maturazione fisio-logica a 193 giorni contro i 175 delle altre (Fig. 3).

La statura delle piante è stata, nella media delle cv., pari a 46,7 cm senza differenze di rilievo (Fig. 4). Nell’annata si sono verificati attacchi di ruggine che hanno raggiunto un entità media (5) in “Ereica” e molto forte in “Adonis” e “Sfinge”.

La produzione di foraggio verde è risultata in media pari a 13,1 tha-1; la varietà più produttiva è risultata “Principessa” (18,6 tha-1), mentre “Adonis” e “Sfinge”, fortemente danneggiate da ruggine ed allettamento, le meno produttive (7,0 tha-1 in me-dia); le rimanenti varietà hanno prodotto in media 14,0 tha-1 (Fig. 5).

Il massimo livello produttivo raggiunto nella pro-va appare soddisfacente se confrontato con quello potenzialmente ottenibile in media in coltivazione

mentale “Primosole” (CT) dell’Università di Ca-tania nell’annata agraria 2009-10, ponendo allo studio 8 varietà di veccia (Mikaela, Melissa, Ereica, Adonis, Veronica, Mirabella, Sfinge, Principessa) con densità di semina di 150 piante m-2. La semi-na è stata eseguita il 24-11-2009, adottando uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con 4 ripetizioni e parcelle di 9 m2 (1,5 x 6 m) costituite da 3 file lunghe 6 m e distanti 0,50 m. Il terreno, a tessitura tendenzialmente argillosa, è stato prepa-rato mediante aratura e successivo amminutamen-to con erpice frangizolle a dischi.

Sono stati effettuati i seguenti rilievi: data di emergenza, di inizio e fine fioritura, allegagione e maturazione fisiologica (individuate quando il 50% della parcella ha raggiunto la fase ed espres-se in giorni dalla data di semina), grado di rico-primento rilevato a fine inverno/inizio primavera (in percentuale), altezza della vegetazione (cm)

Fig. 2. Andamento termo pluviometrico durante il

periodo della prova

Particolare della veccia

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere Iniziativa 2

Fig. 3 Veccia: durata del ciclo biologico e delle principali fenofasi

Fig. 4 Veccia: statura della pianta

Fig. 5 Veccia: resa in foraggio fresco

Fig. 6 Veccia: resa in foraggio secco

Fig. 7 Veccia: resa in seme

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112dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere

convenzionale (20-25 tha-1).La resa in s.s. è risultata in media pari a 2,66 tha-1

con le stesse differenze tra le cv già osservate per il foraggio fresco (Fig. 6).

La produzione di seme è stata in media pari a 0,25 tha-1; “Principessa” ha raggiunto la resa più elevata (0,52 tha-1), seguita da “Mirabella” ed “Erei-ca” che hanno prodotto in media 0,33 tha-1 (Fig. 7).

Le altre cv. hanno fatto rilevare una resa pari in media a 0,12 tha-1, pertanto si sono distinte le cv più precoci per fioritura, eccezion fatta per le due varietà (“Adonis” e “Sfinge”) danneggiate da rug-gine.

“Principessa” si è rivelata la migliore cv per la produzione sia di foraggio che di seme. Il peso as-soluto del seme è stato in media pari a 37,2 g con differenze di scarso rilievo tra le cv (Fig. 8).

Conclusioni

La veccia ha raggiunto come specie foraggera un livello produttivo più che soddisfacente, aven-do fatta registrare rese massime di foraggio verde e di biomassa secca pari a 18,6 e 3,52 tha-1 rispet-tivamente, contro valori di 20-25 tha-1 e 4-6 tha-1 osservati in regime convenzionale. La produzione di seme è stata in media pari a 0,25 tha-1 con un picco di 0,52 tha-1.

La cv più produttiva è stata Principessa; tuttavia le rimanenti varietà, eccezion fatta per le due dan-neggiate da ruggine, hanno presentato rese soddi-sfacenti pur se inferiori, producendo in media 14,0 e 2,7 tha-1 di foraggio verde e di biomassa secca rispettivamente. Le cv precoci per fioritura e sen-za danni (“Principessa”, “Mirabella” ed “Ereica”) hanno assicurato le maggiori produzioni di seme.

u.o. DI GRoSSETo (ToSCANA)

Materiali e metodiIl Centro per il collaudo ed il trasferimento

dell’innovazione di Grosseto opera su terreni certi-ficati biologici ai sensi del Reg CE 834/2007, messi a disposizione dall’Azienda Regionale Agricola di Alberese.

Il Centro, che fa parte dal 2006 della “Rete dei poli toscani per il collaudo ed il trasferimen-to dell’innovazione”, costituita e coordinata dal-la Regione Toscana, nel corso dell’annata agraria 2009-2010, ha ospitato, tra le altre, una prova di valutazione varietale di Veccia (Vicia sativa subsp. sativa).

La prova di confronto varietale è stata seminata il 20/11/2009, utilizzando una seminatrice parcella-re Vignoli, con la realizzazione di parcelle di 10,50 metri quadrati, (7,0 m x 1,50 m), con file distanti 18 cm, per un totale di 8 varietà (Mikaela, Melissa, Ereica, Adonis, Veronica, Mirabella, Sfinge, Princi-pessa) e 32 parcelle.

L’emergenza è risultata omogenea (5/12/2009) e la densità finale delle piante è risultata buona, con un valore medio di 6,5, fatta eccezione per la va-rietà Melissa (3,89).

Per quanto riguarda il ciclo semina-fioritura si sono distinti tre gruppi: il primo, più precoce, con Adonis, Ereica (144 gg) e Sfinge (146 gg); il secon-do, leggermente più tardivo, con Mirabella e Prin-cipessa (151 gg) e il terzo con Melissa e Veronica (161 gg) e Mikaela (164 gg).

La prova della veccia è stata raccolta il 12/5/2010 per quanto riguarda la biomassa ed il 28/6/2010 per quanto riguarda la granella e i risultati produt-tivi sono riportati nella tabella 5.

Fig. 8 Veccia: peso assolu-to del seme (1000=g)

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere Iniziativa 2

Risultati

La prova ha fornito una interessante produzione di foraggio. La raccolta è avvenuta al 50% della fioritura delle parcelle ed ha interessato metà del-la superficie della parcella. È stata riscontrata una media di campo di 4,5 tha-1, con una buona per-formance di Ereica (5,8 tha-1) e, a seguire, di Mira-bella, Mikaela e Sfinge. La varietà Melissa ha avuto risultati negativi.

Le altezze, non particolarmente elevate, non so-no risultate proporzionali ai risultati produttivi.

Le produzioni di granella sono risultate soddi-sfacenti, con una media di campo di 0,49 tha-1 di granella, ma con valori molto diversificati tra le di-verse varietà.

La varietà Sfinge ha fornito il miglior risultato produttivo (0,852 tha-1 di granella); discreti com-portamenti hanno mostrato anche le varietà Ereica,

accessioni gg da semina a emergenza

densità piante (1-9)

% ricoprimento gg da semina a fioritura

altezza vegeta-zione media

% sostanza secca foglia e stelo

biomassa secca (tha-1)

peso 1000 semi (g)

produzione granella (tha-1)

Adonis 17 7 74 144 47,9 B 22,9 4,26 B 64,0 0,73 AB

Ereica 13 8 84 144 52,5 B 20,3 5,77 A 70,0 0,74 A

Melissa 16 4 48 161 46,0 B 20,1 2,11 C 12,5 0,03 D

Mikaela 14 6 70 164 49,0 B 16,1 5,28 AB 47,5 0,50 ABC

Mirabella 14 7 80 151 70,5 A 19,6 5,47 AB 71,5 0,63 AB

Principessa 15 7 75 151 66,7 A 20,0 4,17 B 63,8 0,30 BCD

Sfinge 17 6 66 146 52,7 B 22,3 5,12 AB 64,7 0,85 A

Veronica 15 7 73 161 49,8 B 16,9 4,19 B 56,9 0,18 CD

Tabella 5: risultati produttivi della prova di confronto varietale su Veccia.

Tabella 5: risultati produttivi della prova di confronto varietale su Veccia.

Adonis e Mirabella, che combinano buone perfor-mance produttive con un elevato peso dei 1000 semi. La varietà Melissa, come già segnalato per la produzione di foraggio, ha fornito produzioni molto basse.

Conclusioni

La prova ha fornito risultati molto differenziati relativamente ai livelli produttivi per quanto riguar-da foraggio e granella.

Tuttavia, per entrambi gli aspetti, sembrano risul-tare favorite le varietà a ciclo semina-fioritura più precoce (Ereica e Sfinge), mentre quelle con ciclo più lungo hanno mostrato produttività più limitate.

La raccolta meccanica della granella si è confer-mata problematica.

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InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere

Identificazione di varietà e nuove linee di favino appropriate all’impiego in agricoltura biologicaRosalena Tuttobene1, Fabio Gresta2, vincenzo Barrile1, Mario Marchese1, valerio Abbate1, Luigi Ric-ciardi3, Concetta Lotti4, Stefano Pavan3, Cecilia Miacola3, vito Zonno3, Angelo Raffaele Marcotrigiano3, Paolo Bottazzi5, Giacomo Nardi6

1Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agrarie e Alimentari, Università di Catania - [email protected] di Biotecnologie per il Monitoraggio Agroalimentare ed Ambientale, Università “Mediterranea” di Reggio Calabria3Dipartimento di Biologia e Chimica Agro-forestale ed Ambientale, Sezione di Genetica e Miglioramento Genetico, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” - [email protected]

4Dipartimento di Scienze Agro-ambientali, Chimica e Difesa Vegetale, Università degli Studi di Foggia5Regione Toscana – Centro per il collaudo ed il trasferimento dell’innovazione di Grosseto - [email protected] Regione ToscanaLa bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

Preliminary results obtained in the evaluation of field bean genotypes grown under organic condition in three different italian locations

In this article preliminary results obtained in a Project of the Italian Ministry of Agriculture, coordina-ted by the ENSE and the University of Perugia (Italy) are reported. Particularly, the results refers to the evaluation of field bean (Vicia faba minor) genotypes (varieties and breeding lines) grown under organic agriculture practices in three Italian locations (Catania, Bari and Grosseto). Sixteen genotypes of field bean (8 varieties and 8 breeding lines) were evaluated and the main bioagronomical traits were recorded. On the base of the first year results Prothabat69 was the most interesting variety in all three experimental envi-ronments. MG10314 and MC69VT, tested by the research unit of Bari, were the most interesting breeding lines.

L’agricoltura biologica rappresenta un settore in forte crescita in Europa e in Italia in particolare al quale tuttavia non si è associata una crescita di pa-ri entità nella ricerca di specie, varietà e tecniche agronomiche adatte alla coltivazione biologica.

Tra le specie di maggior interesse da impiegare nei sistemi agricoli eco-compatibili, certamente le leguminose svolgono un ruolo privilegiato. Infatti, l’inserimento di queste specie nei piani colturali aziendali consente il mantenimento della fertilità dei suoli riducendo gli input esterni provenienti da fonti non rinnovabili e contribuisce alla realizza-zione di un più efficace controllo delle avversità biotiche e delle specie infestanti.

Nelle aziende biologiche a partire da quanto previsto dal regolamento CE 1935/95, e successi-vi aggiornamenti, relativi al metodo di produzione biologico, si prevede che: “[...] la fertilità e l’atti-vità biologica del suolo siano garantite mediante la coltivazione di leguminose, l’utilizzo di concimi verdi o vegetali aventi un apparato radicale profon-do, nell’ambito di un adeguato programma di ro-tazione pluriennale “[...] e si sancisce l’obbligo di utilizzo di sementi prodotte con metodo biologico (per almeno una generazione).

Tuttavia il mercato delle sementi certificate per la coltivazione biologica è assai poco sviluppato e non riesce a soddisfare la richiesta da parte degli agricoltori.

Le sementi per il biologico provengono spesso da gruppi di agricoltori che praticano l’autoprodu-zione e lo scambio delle sementi e che sono attenti al recupero delle vecchie varietà; le grandi ditte se-mentiere che, solo in minima parte, sono impegna-te nella produzione di sementi biologiche, pur for-

nendo sementi di elevata qualità, utilizzano spesso varietà derivate da programmi di miglioramento genetico finalizzati alla produzione di sementi per l’agricoltura convenzionale.

Pertanto, con l’obiettivo di dare un contributo alla individuazione di varietà di specie leguminose di grande diffusione nell’ambiente meridionale del nostro Paese, scopo del presente lavoro è stato la valutazione bio-agronomica di 8 varietà e linee in selezione di favino, una delle specie a maggiore diffusione negli ambienti centro-meridionali del nostro paese (Abbate et al., 2004; Abbate et al., 2006; Tuttobene et al., 2010), al fine di individuare varietà adatte alla coltivazione biologico.

La seguente ricerca è stata sviluppata nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero per le Po-litiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF) e coordinato dall’Ente Nazionale Sementi Elette (EN-SE) e rientrante nel “Piano Nazionale Sementiero Biologico”.

Nel presente articolo vengono riportati i risultati del primo anno di attività in favino effettuata dalle UU.OO. di Catania (Sicilia), Bari (Puglia) e Grosse-to (Toscana). Per i risultati del primo anno ottenuti dall’U.O. di Perugia (Umbria) si rimanda all’artico-lo Russi et al. 2011.

u.o. DI CATANIA (SICILIA)

Materiali e metodiLa prova è stata svolta presso l’Azienda Speri-

mentale “Primosole” (CT) dell’Università di Ca-tania nell’annata agraria 2009-10, ponendo allo studio 8 varietà di favino (Vesuvio, Irena, Prothabat 69, Scuro di Torre Lama, Chiaro di Torre Lama, Si-

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere Iniziativa 2

cania, Sikelia, Melodi), con densità di semina di 40 piante/m2.

La semina è stata eseguita il 24-11-2009, adot-tando uno schema sperimentale a blocchi rando-mizzati con 4 ripetizioni e parcelle di 9 m2 (1,5 x 6 m) costituite da 3 file lunghe 6 m e distanti 0,50 m.

Il terreno, a tessitura tendenzialmente argillosa, è stato preparato mediante aratura e successivo am-minutamento con erpice frangizolle a dischi.

Sono stati effettuati i seguenti rilievi: data di emergenza, di inizio e fine fioritura, allegagione e maturazione fisiologica (individuate quando il 50% della parcella ha raggiunto la fase ed espres-se in giorni dalla data di semina), grado di ricopri-mento rilevato a fine inverno/inizio primavera (in percentuale), altezza della vegetazione (cm) rileva-ta al 50% fioritura su 10 piante prese a caso nella parcella produzione di granella (tha-1); peso 1.000 semi (g).

Eventuale presenza di malattie espressa mediante stima a vista basata sulla seguente scala (1=inden-ne; 3=leggermente danneggiata; 5=mediamente danneggiata; 7=molto danneggiata 9=fortemente danneggiata). I dati sono stati sottoposti all’anali-si della varianza ed in presenza di significatività è stato adottato il test SNK.

Durante il periodo della prova sono state regi-strate temperature minime di poco superiore ai 6°C e massime di 27°C alla raccolta. In media la tem-peratura è variata tra gli 11 e 21°C con una preci-pitazione di 200 mm (Fig. 1).

Risultati

L’emergenza delle piante si è verificata in media 38 giorni dopo la semina.

Il grado di ricoprimento della parcella è risultato compreso tra il 90 e il 100% per tutte le varietà escluso Melodie per la quale è stato rilevato un grado di ricoprimento del 70%.

Le varietà hanno manifestato una gamma di pre-cocità di fioritura di 21 giorni: le più precoci sono state Sikania e Sikelia, fiorite a fine febbraio (93 d dalla semina), la più tardiva Vesuvio, fiorita il 17 marzo (114 d dalla semina).

Con riferimento alla fase di allegagione, oltre a Sikania e Sikelia, (126 d dalla semina) si é distinta per precocità Prothabat 69 (128 d dalla semina). Si-

kania e Sikelia hanno concluso il ciclo biologico in 172 giorni, le altre cv in media a 183 giorni (Fig. 2).

La statura delle piante è risultata, nella media delle cv, pari a 106 cm; i due Torre Lama hanno presentato i valori più elevati (118 cm), Sicania e Sikelia, nell’ordine, i più bassi (94 e 87 cm rispet-tivamente) (Fig. 3).

Durante l’annata si sono verificati attacchi di ruggine con danni di lieve (punteggio 3) e media entità (5). Le varietà Vesuvio, Prothabat 69, Scuro di Torre Lama e Chiaro di Torre Lama sono quelle che hanno mostrato una minore incidenza della patologia (Tab. 1).

La resa in granella è stata pari, nella media delle varietà a 0,83 tha-1. La cv più produttiva è risultata Prothabat 69 con 1,74 tha-1, seguita da Sicania e Sikelia che hanno prodotto 1,42 e 1,26 tha-1 rispet-tivamente; tra le altre cv si sono distinti i due Torre Lama con rese pari a 1,0 e 0,67 tha-1 nell’ordine.

Ad un livello di produzione decisamente basso, inferiore a 0.2 tha-1, che certamente ne pregiudica il loro impiego in assenza di input esterni, si col-locano le due cv di provenienza francese (Irena e Melodie) e la cv Vesuvio, che è la più tardiva per fioritura tra le varietà studiate (Fig. 4).

Le tre cv più produttive hanno presentato i valori più elevati del peso 1.000 semi, superiori a 500 g, oltre ad essersi distinte per precocità di fioritura e di allegagione. Le altre cv hanno presentato un pe-so 1000 semi compreso tra 389 g (Irena e Melodie nella media) e 266 g (Vesuvio) (Fig. 5).

Il massimo livello produttivo raggiunto nella pro-va appare soddisfacente se confrontato con quello potenzialmente ottenibile in media in coltivazione tradizionale (3 tha-1).

Varietà Stima (1-9)

Vesuvio 3

Irena 5

Prothabat 69 3

Scuro torre lama 3

Chiaro torre lama

3

Sicania 5

Sikelia 5

Melodie 5

Tab. 1. Stima a vista dei danni da ruggine sulle varietà allo studio

Fig. 1. Andamento termo pluviometrico durante il periodo della prova

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116dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere

Conclusioni

I risultati delle prove sopra riportate hanno con-sentito di riassumere le seguenti conclusioni:

Il massimo livello produttivo raggiunto nella pro-va per il favino (1,6 tha-1) appare soddisfacente se confrontato con quello potenzialmente ottenibile in media in coltivazione tradizionale (3 tha-1).

Le cv che hanno offerto le maggiori rese, Protha-bat, di origine spagnola, Sicania e Sikelia, costitu-

ite per l’ambiente siciliano, sono caratterizzate da precocità di fioritura e di allegagione e da un peso assoluto dei semi superiore a 500 g.

A questo riguardo è possibile affermare come la precocità di fioritura e di allegazione rappresenti una delle “chiavi” più importanti per una miglio-re compatibilità della coltura con l’ambiente me-diterraneo e quindi per il minor impiego di input esterni.

I due Torre Lama, pur se caratterizzati da seme

Fig. 2 Favino: durata del ciclo biologico e delle principali fenofasi

Fig. 3 Favino: statura della pianta

Fig. 4. Favino: resa in granella

Fig. 5 Favino: peso asso-luto del seme (1000=g)

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IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere Iniziativa 2

piccolo, hanno presentato un discreto livello pro-duttivo. Non sono risultate adatte all’ambiente di prova e tanto meno alla coltivazione in biologico le due cv di provenienza francese (Irena e Melodie) e la cv Vesuvio.

Ad incidere in senso negativo è certamente stata la scarsa precocità che, com’è noto, rappresenta un fattore strategico di successo per la coltivazione negli ambienti meridionali del nostro paese, tanto più se si adotta la coltivazione biologica.

u.o. DI BARI (PuGLIA)

Materiali e metodiIl DiBCA dell’Università di Bari ha iniziato le

proprie attività sperimentali nell’annata agraria 2009/2010 conducendo confronti bioagronomici varietali e di linee in selezione in due ambienti e operando su terreni in cui già erano in adozione tecniche colturali proprie dell’agricoltura biologica (maggese, sovescio, ecc.).

Le prove sono state condotte presso l’Azienda Sperimentale dell’Istituto Tecnico Agrario di Matera (Fig. 6). Per la moltiplicazione delle linee breeding si è anche operato in un’azienda ubicata nell’agro di Policoro (MT).

Per quanto concerne il confronto bio-agrono-mico del favino sono state condotte due prove parcellari utilizzando nella prima 8 varietà (Ve-suvio, Irena, Prothabat 69, Scuro di Torre Lama, Chiaro di Torre Lama, Sikania, Sikelia, Melodie ) e nella seconda 8 linee in avanzato stadio di se-

lezione (MG109263, MG109307, MG106458, MG109249, MG109314, MC69VT, SINT6, SINT8). Le varietà sono state anche in questo caso fornite dalla U.O. coordinatrice, mentre delle linee uti-lizzate 5 (MG109263, MG109307, MG106458, MG109249, MG109314) provenivano da acces-sionamenti in essere presso la Banca del germo-plasma del DiBCA e 3 (MC69VT, SINT6, SINT8) dall’Università di Catania.

La prova condotta con le varietà è stata semi-nata il 28/12/2009, mentre quella delle linee il 7/01/2010. Il disegno sperimentale adottato è stato a blocchi randomizzati replicati 4 volte.

Così come stabilito dal protocollo sperimentale comune, la densità di semina utilizzata è stata di 40 piante/m2, ottenuta distribuendo manualmente, in una parcella di 9 m2, 360 semi in 4 solchi lunghi 6 m. Di comune accordo con le altre U.U. O.O. sono stati rilevati gli opportuni caratteri bioagrono-mici riportati in tabella 2.

A fine ciclo colturale si è proceduto alla raccol-ta della produzione granellare effettuata tramite raccolta manuale delle piante e successiva treb-biatura meccanica. Infine, campioni di circa 500g di granella sono stati spediti all’U.O. coordinatrice dell’Università di Perugia per la conduzione delle opportune analisi qualitative.

Risultati

Nella sperimentazione in favino non si sono ve-rificati attacchi rilevanti di orobanche. Sia le va-

FAVINO

CARATTERE Modalità di rilievo

Densità di emergenzaRilevato a fine inverno/inizio primavera tramite punteggio 1-9: 1=molto scarso; 3=scarso; 5=medio; 7=elevato; 9=mol-to elevato, massimo

Grado di copertura Rilevato come ricoprimento della parcella a fine inverno/inizio primavera ed espresso in %

Danni da freddoRilevato a fine inverno/inizio primavera tramite punteggio 1-9: 1=molto scarso; 3=scarso; 5=medio; 7=elevato; 9=mol-to elevato, massimo

Danni da patogeniRilevato a fine inverno/inizio primavera tramite punteggio 1-9: 1=molto scarso; 3=scarso; 5=medio; 7=elevato; 9=mol-to elevato, massimo

Danni da allettamento Rilevato tramite punteggio 1-9: 1=molto scarso; 3=scarso; 5=medio; 7=elevato; 9=molto elevato, massimo

Epoca di emergenzaRilevato come numero di giorni trascorsi dalla semina all’emergenza del 50% delle piante nella superficie parcellare (gg.)

Epoca di fioritura Rilevato come numero di giorni trascorsi dalla semina alla fioritura del 50% delle piante della parcella (gg.)

Altezza 1° nodo fiorale Rilevato come distanza tra il 1° nodo fiorale e il p.c. allorché il 50% delle piante era in piena fioritura (cm)

Peso 1000 semi Rilevato alla raccolta (g)

Produzione di granella Rilevato alla raccolta (tha-1)

Tab. 2: Elenco dei caratte-ri bioagronomici rilevati nel corso del 1° anno di sperimentazione del Pro-getto (a.a. 2009/2010).

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118dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere

Figura 6: Veduta della prova agronomica di favino rea-lizzata nell’annata agraria 2009/2010 presso l’Istituto Tecnico Agrario di Matera

per le linee. Ciò ha minimamente interessato i dati relativi al

periodo di emergenza. In tabella 3 sono riportate le stime dei dati ri-

levati a carico dei genotipi, riguardanti: la densità di emergenza, il grado di copertura e la classe di gravità dei danni arrecati da patogeni.

I primi due caratteri, in media, sono risultati mi-nori allorché rilevati a carico delle linee rispetto alle varietà (rispettivamente 7,1 e 82,8%; 7,5 e 87,5%).

Come accennato, i danni da patogeni sono sta-ti esigui e hanno interessato uniformemente tutti i genotipi.

L’analisi della varianza (Tab. 4), condotta sull’e-poca di emergenza e fioritura, l’altezza del 1° nodo fiorale, il peso dei 1000 semi e la produzione di granella, ha rilevato nelle varietà differenze statisti-camente significative per tutti i caratteri esaminati, ad eccezione dell’epoca di emergenza.

Le linee, invece, sono risultate divergenti solo per l’epoca di emergenza, il peso dei 1000 semi e la produzione granellare.

In particolare, osservando la tabella 5 è possibile notare come in media le varietà siano risultate più tardive di 10 gg. rispetto alle linee.

Una discreta variabilità nell’epoca di fioritura è stata riscontrata per le varietà, mentre le linee han-no fatto registrare elevata omogeneità nel fiorire (101 gg.). Varietà precoci sono risultate Sikania e Sikelia (105 e 106 giorni dalla semina per fiorire), mentre Vesuvio e Melodie le più tardive (115 gg.).

Conclusioni simili circa la precocità dei genotipi possono essere fatte considerando l’altezza del 1° nodo fiorale.

Il peso dei 1000 semi mediamente, anche in

VarietàDensità di emer-genza (classe di

densità)

Grado di copertura

(%)

Danni da pa-togeni (classe

di gravità)

Vesuvio 7,5 ± 1,0 87,5 ± 3,2 4,5 ± 0,5

Irena 7,0 ± 0,0 85,0 ± 4,6 5,0 ± 0,0

Prothabat 69 7,5 ± 0,5 87,5 ± 1,4 4,0 ± 0,6

Scuro di Torre Lama

8,0 ± 0,6 90,0 ± 3,5 5,0 ± 0,0

Chiaro di Torre Lama

8,0 ± 0,6 90,0 ± 3,5 5,0 ± 0,0

Sikania 9,0 ± 0,0 95,0 ± 0,0 7,0 ± 0,0

Sikelia 8,0 ± 0,6 91,3 ± 2,4 6,5 ± 0,5

Melodie 5,0 ± 0,0 73,8 ± 3,8 5,0 ± 0,0

Medie ± e.s. 7,5 ± 0,4 87,5 ± 2,2 5,3 ± 0,4

Linea

MG109263 7,5 ± 1,0 81,3 ± 6,9 5,0 ± 0,0

MG109307 7,0 ± 0,0 85,0 ± 2,0 5,0 ± 0,0

MG106458 8,0 ± 0,6 86,3 ± 3,8 5,0 ± 0,0

MG109249 6,5 ± 1,3 83,8 ± 5,2 5,5 ± 0,5

MG109314 8,5 ± 0,5 80,0 ± 9,6 5,0 ± 0,0

MC69VT 6,0 ± 0,6 83,8 ± 3,8 5,0 ± 0,0

SINT6 6,0 ± 0,6 78,8 ± 6,9 5,0 ± 0,0

SINT8 7,0 ± 0,0 83,8 ± 4,7 5,0 ± 0,0

Medie ± e.s. 7,1 ± 0,3 82,8 ± 0,9 5,1 ± 0,1

Tab. 3: Medie ed errori standard stimati per 3 caratteri bioagronomici derivanti da 2 prove distinte condotte su 8 va-rietà e 8 linee breeding di favino allevate in regime di agricoltura biologica (Matera: a.a. 2009/2010).

Fonte di variazione

Carattere VarietàG.L. 7

LineaG.L. 7

Epoca emergenza (gg.)1 n.s. ***

Epoca fioritura (gg.)2 *** n.s.

Altezza 1° nodo fiorale (cm) *** n.s.

Peso 1000 semi (g) *** **

Produzione granella (Mg/ha) *** ***

***, **, n.s.: indicano rispettivamente fonti di variazione statisticamente significative allo 0,001, 0,01P o non significative;

1,2: numero di giorni a partire dalla data di semina.

Tab. 4: Analisi della varianza condotta su 5 caratteri bioagronomici derivanti da 2 prove distinte condotte su 8 va-rietà e 8 linee breeding di favino allevati in regime di agricoltura biologica (Matera: a.a. 2009/2010).

rietà che le linee in prova non hanno subito danni da allettamento e da freddo, mentre nel periodo primaverile-estivo sono state interessate da attacchi di ruggine e afide nero di minima intensità.

Le ingenti piogge verificatesi nel mese di dicem-bre-gennaio hanno reso difficoltosa la semina dei materiali avvenuta in due periodi diversi e, comun-que, prima per le varietà e poi, a distanza di 10 gg.,

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119dal Seme - n° 4 / 11

IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere Iniziativa 2

Varietà Epoca fioritura (gg.)2 Altezza 1° nodo fiorale (cm) Peso 1000 semi (g) Produzione granella (Mg/ha)

Vesuvio 115,8 ± 0,5 A 35,6 ± 0,7 AB 321,0 ± 8,6 E 3,21 ± 0,1 AB

Irena 114,0 ± 0,4 A 35,8 ± 1,6 AB 436,2 ± 8,9 C 3,14 ± 0,1 BC

Prothabat 69 109,3 ± 0,5 B 34,8 ± 1,0 AB 615,3 ± 14,9 B 3,70 ± 0,1 A

Scuro di Torre Lama 110,5 ± 0,3 B 38,1 ± 1,6 A 373,0 ± 11,4 D 3,55 ± 0,1 AB

Chiaro di Torre Lama 115,5 ± 0,6 A 37,8 ± 1,0 A 376,4 ± 5,2 D 3,26 ± 0,1 AB

Sikania 105,3 ± 0,3 C 25,8 ± 1,7 D 666,7 ± 9,8 A 3,29 ± 0,1 AB

Sikelia 106,3 ± 0,3 C 27,2 ± 0,7 CD 678,8 ± 17,1 A 3,18 ± 0,1 B

Melodie 115,3 ± 0,5 A 31,9 ± 0,9 BC 399,6 ± 6,1 CD 2,70 ± 0,1 C

Medie ± e.s. 111,5 ± 1,5 33,4 ± 1,6 483,4 ± 51,5 3,25 ± 0,1

Linea

MG109263 101,0 ± 0,6 A 22,5 ± 1,5 A 612,6 ± 8,9 AB 2,40 ± 0,1 BC

MG109307 102,5 ± 0,6 A 21,0 ± 1,2 A 527,7 ± 18,1 C 2,27 ± 0,1 BCD

MG106458 101,0 ± 0,6 A 18,8 ± 1,1 A 540,2 ± 14,3 BC 2,06 ± 0,1 CD

MG109249 101,0 ± 0,4 A 24,9 ± 1,0 A 589,0 ± 33,2 ABC 2,59 ± 0,1 AB

MG109314 101,3 ± 0,3 A 25,5 ± 0,8 A 567,0 ± 13,6 BC 2,93 ± 0,0 A

MC69VT 101,5 ± 0,5 A 21,4 ± 3,4 A 592,2 ± 10,5 ABC 2,78 ± 0,1 A

SINT6 100,3 ± 0,9 A 21,4 ± 0,7 A 648,7 ± 21,8 A 2,59 ± 0,1 AB

SINT8 100,3 ± 0,5 A 21,3 ± 1,1 A 610,9 ± 5,6 AB 2,01 ± 0,0 D

Medie ± e.s. 101,1 ± 0,3 22,1 ± 0,8 586,0 ± 14,1 2,45 ± 0,1

1: medie non aventi lettere comuni differiscono statisticamente allo 0,01P (Duncan’s Test);

2: numero di giorni a partire dalla data di semina.

Tab. 5: Medie ed errori standard stimati per 4 caratteri bioagronomici derivanti da 2 prove distinte condotte su 8 varietà e 8 linee breeding di favino allevate in regime di agricoltura biologica (Matera: a.a. 2009/2010)1.

relazione alla diversa appartenenza dei genotipi compresi tra le varietà e le linee alle varietà bota-niche della specie equina e minor (peso del seme superiore a 0,4-0,5g nel primo caso e inferiore a 0,4 nel secondo: Lawes et al., 1983), è risultato su-periore per le linee (586,0 g) rispetto a quello delle varietà (483,4 g).

Le produzioni di granella rilevate sono state su-periori per le varietà che, in media, hanno prodotto 3,25 tha-1 di granella rispetto alla produzione delle linee che è stata di 2,45 tha-1. Le migliori varietà sono risultate la Prothabat 69 e lo Scuro di Tor-re Lama, mentre tra le linee sono da annoverare l’MG10314 e MC69VT.

Conclusioni

Per quanto riguarda il favino è da evidenziare come le varietà siano apparse più tardive rispetto alle linee, risultate ad elevata omogeneità per l’e-poca di fioritura.

Dal punto di vista produttivo genotipi interes-

santi sono stati: Prothabat 69, Scuro di Torre Lama, MG10314 e MC69VT.

Dalle risultanze ottenute nel 1° anno di speri-mentazione si ritiene che per esprimere giudizi maggiormente attendibili circa l’utilizzo delle va-rietà e delle linee in prova nell’agricoltura biologi-ca si debba continuare la sperimentazione almeno per un triennio, replicando le prove in più località e iniziando e/o continuando piani di selezione in condizioni di agricoltura biologica.

u.o. DI GRoSSETo (ToSCANA)

Materiali e metodiIl Centro per il collaudo ed il trasferimento

dell’innovazione di Grosseto, che dal 2006 fa par-te della “Rete dei poli toscani per il collaudo ed il trasferimento dell’innovazione”, costituita e co-ordinata dalla Regione Toscana, svolge la propria attività su terreni messi a disposizione dall’Azienda Regionale Agricola di Alberese.

Si tratta di terreni certificati biologici ai sensi del

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dal Seme - n° 4 / 11120

dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 2 IdentIfIcazIone dI varIetà approprIate all’ImpIego In agrIcoltura bIologIca - foraggere

Reg CE 834/2007. Il Centro, nel corso dell’anna-ta agraria 2009-2010, ha ospitato, tra le altre, una prova di valutazione varietale di favino.

La prova, che ha messo a confronto 8 varietà di favino (Vesuvio, Irena, Prothabat 69, Scuro di Torre Lama, Chiaro di Torre Lama, Sikania, Sikelia, Me-lodie), (Fig. 7) è stata seminata il 20/11/2009, uti-lizzando una seminatrice parcellare Vignoli, con la realizzazione di parcelle di 10,50 metri quadrati, (7,0 m x 1,50 m), con file distanti 18 cm, per un totale di 4 ripetizioni e 32 parcelle. L’emergenza è avvenuta tra il 6 ed il 9 dicembre, con un buon valore della densità delle piante, (6,3).

Per quanto riguarda il ciclo semina-fioritura, con riferimento ad una media di campo pari a 140,3 giorni, si sono registrati due gruppi: il primo grup-po, più precoce, comprende Sicania e Sikelia (133 giorni) oltre a Prothabat 69 (138 giorni); il secondo gruppo, leggermente più tardivo, tutte le altre va-rietà (144-145 giorni). Le altezze registrate si atte-stano su valori buoni (55,9 cm), ma al di sotto delle aspettative, probabilmente a causa dell’eccesso di umidità registrato nel periodo invernale. La prova è stata raccolta meccanicamente il 28/6/2010.

I risultati produttivi sono quelli riportati nella ta-bella 6.

Risultati

Come si può vedere i risultati produttivi sono sta-

Tab. 6: Risultati produttivi della prova di confronto varietale su Favino Figura 7. Prova di confronto varietale di favino

accessionisemina-

emergenza (gg)

densità piante (1-9)

ricopri-mento

%

semina-fioritura

(gg)

altezza vegetazione

(cm)

peso 1000 semi (g)

produzione granella (tha-1)

Chiaro di Torre Lama

19 6 63 144 62 AB 360 CD 2,75 ABC

Irena 19 5 51 144 55 BC 398 CD 2,21 BC

Melodi 19 5 56 144 61 AB 417 C 1,34 D

Prothabat 69

18 7 71 138 52 BCD 642 A 3,12 A

Scuro di Torre Lama

16 7 71 144 71 A 343 CD 2,98 AB

Sicania 19 7 70 133 40 D 505 B 2,20 BC

Sikelia 19 7 71 133 45 CD 556 B 2,14 C

Vesuvio 18 6 63 145 62 AB 309 D 2,39 ABC

ti soddisfacenti, con una media di campo di 2,39 tha-1 e una discreta omogeneità di comportamento tra le diverse varietà, fatta eccezione per Melodi che ha fatto registrare solo 1,34 tha-1.

La varietà Prothabat 69 ha fornito il miglior risul-tato produttivo, 3,12 tha-1 combinato con il valore più elevato del peso dei 1000 semi, (642 g).

Tuttavia la corrispondenza tra produzioni elevate ed elevato peso del seme non è confermata dalle prestazioni delle altre varietà: infatti sia Scuro di Torre Lama che Chiaro di Torre Lama, che presen-tano produzioni di poco inferiori a Prothabat 69, mostrano un peso dei 1000 semi poco elevato, in-feriore alla media di campo, (441,3 g), il che fareb-be pensare a differenti entità delle fioriture o, più verosimilmente, delle allegagioni tra le varietà.

ConclusioniLa prova ha fornito risultati abbastanza omoge-

nei sul piano del livello produttivo, se si esclude la già citata performance poco brillante della varietà Melodi.

Non sembra possibile registrare prevalenze tra diversi cicli: infatti tra le tre varietà più produttive Prothabat 69 appartiene al gruppo delle varietà più precoci, mentre i due Torre Lama fanno parte del gruppo delle più tardive.

Tuttavia per poter confermare le prestazioni delle diverse varietà si dovranno attendere osservazioni relative ad un arco temporale più ampio.

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121dal Seme - n° 4 / 11

Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica Iniziativa 3

Valutazione preliminare dell’abilità competitiva di mate-riali in avanzata fase di selezione da destinare alla coltiva-zione del frumento duro in biologicoSalvatore Antonio Colecchia, Giovanna De Santis, Donatella Bianca, Maria Ficco, Pasquale De vita1

1CRA, Centro di Ricerca per la Cerealicoltura S.S. 16 km 675 - 71122 - Foggia; [email protected] bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

Evaluation of competitive ability of advanced durum wheat breeding lines for organic farming At the basis of the organic farming methods there is the prohibition of the use of synthetic products such

as fertilizers, pesticides, herbicides, etc. This requires a profound revision of plant ideotype for breeding new well adapted varieties. Plant traits

that confer a high degree of crop competitive ability, especially against aggressive weeds, are highly bene-ficial in organic farming.

The aim of this work was to assess the competitive ability of a series of advanced breeding lines of durum wheat (Triticum durum Desf.) using an artificial infestation of cultivated oat (Avena sativa L.).

Alla base del metodo di coltivazione biologica c’è il divieto di utilizzare prodotti di sintesi quali concimi, antiparassitari, diserbanti, ecc.

Ciò impone una profonda rivisitazione del mo-dello di pianta da selezionare per affrontare, con ottica diversa, i difficili problemi del controllo del-le infestanti, del mantenimento della fertilità del suolo e della nutrizione in modo da poter ottene-re produzioni soddisfacenti sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

La competizione esercitata dalle infestanti rap-presenta una delle problematiche più importanti da affrontare nei sistemi cerealicoli di tipo biolo-gico per il danno produttivo che esse determinano (Covarelli et al., 1983).

Attualmente le varietà delle principali specie di interesse agrario impiegate nei sistemi agricoli con-venzionali vengono utilizzate anche nelle aziende biologiche.

Il motivo è rappresentato non tanto dalla man-canza di ditte sementiere “biologiche” disposte a preparare seme biologico bensì dalla mancanza di varietà adatte ai sistemi agricoli biologici.

I caratteri bio-morfoagronomici che conferisco-no un alto livello di abilità competitiva alle piante nei confronti delle erbe infestanti rappresentano il target privilegiato da parte dei miglioratori vegetali per selezionare genotipi adatti ai sistemi cerealico-li biologici (Mason e Spaner, 2006).

In questo contesto la taglia delle piante e la capa-cità di ricoprire il suolo nelle prime fasi di sviluppo rappresentano i principali criteri di selezione.

I programmi di miglioramento genetico di tipo tradizionale hanno privilegiato caratteristiche dif-ferenti, in quanto l’abilità competitiva di una pian-

ta si associa spesso ad altre caratteristiche negative dal punto di vista produttivo e qualitativo (Brennan et al., 2001).

Tuttavia, i lavori condotti da altri autori hanno evidenziato l’esistenza, all’interno della specie Triticum aestivum, di una sufficiente variabilità per avviare programmi specifici di miglioramento genetico in grado di identificare genotipi dotati di una maggiore abilità competitiva nei confronti del-le erbe infestanti, senza compromettere gli aspetti legati alla produzione (Coleman et al., 2001).

L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di affrontare la problematica legata al controllo delle infestanti, attraverso la valutazione della capacità competitiva di una serie di linee di frumento duro in avanzata fase di selezione.

Materiali e metodi

La sperimentazione è stata condotta a Foggia presso il CRA-CER Centro di Ricerca per la Cerea-licoltura in un areale tipico per la coltivazione del frumento duro.

Sono stati valutati 15 genotipi di frumento duro diversificati per caratteristiche morfo-strutturali e fisiologiche di cui 9 linee in avanzata fase di se-lezione derivanti dal programma di miglioramento genetico in atto presso il CRA-CER di Foggia e 6 va-rietà di frumento duro impiegate come testimoni.

I materiali genetici sono stati allevati in pieno campo, in due differenti condizioni agronomiche: senza infestazione (controllo, C) e con infestazio-ne controllata effettuata artificialmente con avena (avena, A).

La prova è stata condotta secondo gli standard

Capofila progetto: Mario Falcinelli

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122dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 3 Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica

previsti nel protocollo dalla rete di confronto na-zionale adottando uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con tre ripetizioni, parcella elementare di 10,2 m2 (1,36 x 7,5 m) ed una den-sità di semina di 350 semi germinabili per metro quadro.

La precessione colturale è stata maggese nudo. La semina è stata effettuata il 22 dicembre 2009 con una seminatrice parcellare a file distanti 17 cm mentre la raccolta è stata effettuata il 18 giugno 2010 con una mietitrebbia parcellare.

Sulla coltura, durante l’annata agraria, sono state condotti i rilievi legati ai caratteri fenologici (data di emergenza, epoca di spigatura) e biometrici (al-tezza delle piante, cm).

Le malattie fungine della parte aerea della pianta (Oidio = Blumeria graminis, Septoria = Septoria tri-tici; Ruggine bruna = Puccinia triticina) sono state rilevate alla fase di spigatura con una scala da 1-9.

Alla raccolta, sui campioni sono stati determinati i principali parametri quanti-qualitativi (produzio-ne di granella, t/ha e contenuto proteico della gra-nella, % s.s.).

Tutti i dati acquisiti sono stati sottoposti ad anali-si della varianza (ANOVA), utilizzando il program-ma statistico Statistica (Statsoft Inc., 2005).

Le medie sono state discriminate applicando il test di Tukey (p<0,05).

Risultati e discussione

L’andamento meteorologico registrato nel corso dell’annata agraria è stato caratterizzato da preci-pitazioni abbondanti distribuite in modo uniforme che hanno assicurato il normale compimento delle diverse fasi fenologiche ed un ottimale periodo di granigione, senza influenzare significativamente lo sviluppo di patologie dell’apparato fogliare.

In tabella 1 sono riportati i parametri fenologici ed agronomici registrati a Foggia nel corso dell’an-nata agraria 2009-2010.

La resa media del campo è stata di 4,95 t/ha e, se si esclude il comportamento prevedibile della varietà Cappelli (3,44 t/ha), le performance pro-duttive delle linee in valutazione sono risultate variabili con un’oscillazione compresa tra 4,52 t/ha (L 2135) e 5,59 t/ha (L 2150). L’andamento ter-mo-pluviometrico registrato nel corso dell’annata agraria, ha compromesso in maniera significativa l’espressione del contenuto proteico della granella.

Il valore medio della prova, infatti, è stato molto basso, pari al 9,7 % abbondantemente al di sotto del valore minimo richiesto dall’industria di trasfor-mazione (12,5 %).

L’analisi della varianza ha evidenziato, inoltre, come è significativo solo l’effetto del genotipo. In particolare la varietà Cappelli ha fatto registrare il valore più alto di proteine (10,7 %) mentre, tra le linee in fase avanzata di selezione, la linea L 2138 e L 2143 hanno fatto registrare dei valori addirit-tura inferiori a 9,5%. Tra le linee più produttive, tuttavia, la linea L 2150 ha fatto registrare un va-lore medio di proteine nella granella pari a 9,8 % s.s., in accordo con i valori medi delle varietà più efficienti nell’uso dell’azoto come la varietà Svevo.

L’analisi dei risultati ha confermato anche l’as-sociazione negativa con la resa media della pro-va (-0,63**) ed i genotipi meno produttivi sono risultati anche quelli con una maggiore efficienza nell’accumulo delle proteine nella granella.

In tabella 1 sono riportati anche i valori medi dei caratteri agronomici rilevati.

Tra i materiali in prova solo la linea L 2138 è ri-sultata particolarmente tardiva (145 giorni dalla se-mina) e in parte confrontabile con la tardività della varietà Cappelli mentre tutte le altre linee hanno fatto registrare valori medi di precocità compresi tra 139 e 142 gg.

Figura 1. Linee di fru-mento duro allevate in competizione con avena

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123dal Seme - n° 4 / 11

Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica Iniziativa 3

Genotipo Epoca spigatura(gg. dalla semina)

Oidio(0-9)

Septoria(0-9)

Ruggine bruna(0-9)

Altezza piante (cm)

Produzione (t/ha)

Proteine(% s.s.)

L 2150 140 cde 2,0 bc 2,0 c 3,0 bc 95 5,59 a 9,8 abcde

L 2138 145 bc 2,0 bc 3,0 bc 0,0 c 95 5,35 ab 9,1 ef

L 2156 141 bcd 2,0 bc 4,0 ab 0,0 c 95 5,27 abc 9,4 cdef

L 2143 144 bcd 0,0 c 3,0 bc 3,0 bc 95 5,23 abc 9,2 def

Duilio 137 de 3,0 ab 3,0 bc 4,0 ab 95 5,22 abc 9,8 abcde

Simeto 138 cde 4,0 a 5,0 a 5,0 a 85 5,08 abc 10,1 abcd

Pedroso 145 bc 2,0 bc 3,0 bc 4,0 ab 95 5,05 abc 8,8 f

L 1862 141 bcd 2,0 bc 4,0 ab 0,0 c 95 5,02 abc 9,5 bcdef

L 2134 142 bcd 2,0 bc 3,0 bc 2,5 bc 90 5,01 abc 9,8 bcde

PR22D89 139 cde 4,0 a 4,0 ab 5,0 a 90 5,00 abc 9,0 ef

L 2168 139 cde 1,0 c 3,0 bc 0,0 c 95 4,89 abc 9,9 abcde

L 2102 139 cde 2,0 bc 3,0 bc 0,0 c 95 4,88 abc 9,9 abcd

Svevo 137 de 3,0 ab 4,0 ab 4,0 ab 95 4,76 bc 10,4 ab

L 2135 139 cde 1,0 c 4,0 ab 4,0 ab 90 4,52 c 10,2 abc

Cappelli 150 a 2,0 bc 4,0 ab 3,0 bc 150 3,44 d 10,7 a

Media 141 2,1 3,5 2,5 97 4,95 9,7

Tabella 1. Caratteristiche bio-agronomiche e quali-tative medie rilevate nel corso dell’annata agraria 2009-2010 a Foggia

Figura 2. Linee di frumen-to duro allevate senza competizione con avena

Un comportamento abbastanza uniforme da parte delle linee in valutazione è stato osservato anche per l’altezza delle piante. In questo caso ad eccezione delle varietà Cappelli (150 cm) tut-te le linee hanno fatto registrare un valore medio compreso tra 90 e 95 cm. Per quanto riguarda il comportamento nei confronti delle principali pato-logie dell’apparato fogliare, sebbene l’andamento climatico non abbia inciso in maniera significativa,

i valori medi registrati sono stati statisticamente si-gnificativi.

Nei confronti dell’oidio, la linea L 2143 ha di-mostrato di possedere un elevato livello di resi-stenza soprattutto rispetto alle varietà utilizzate come testimoni. Un comportamento simile è stato registrato anche nei confronti della septoria per la quale la linea L 2150 ha fatto registrare il livello più elevato di resistenza mentre diverse linee (L 2168,

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124dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 3 Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica

Figura 3. Particolare di linea di frumento duro allevata in competizione con avena

L 2102, L 2138, L 2156 e L 1862) hanno manifesta-to una buona resistenza alla ruggine bruna.

Nella tabella 2 sono riportati i confronti produtti-vi e qualitativi dei materiali genetici valutati.

Le rese registrate nelle due tesi a confronto sono state significativamente differenti; in particolare la resa media registrata nella tesi Controllo è stata pa-ri a 5,30 t/ha mentre quella registrata in condizioni di infestazione artificiale con avena è stata pari a 4,61 t/ha. Il tenore proteico delle due tesi ha con-fronto, sebbene leggermente superiore, come valo-re medio, nella tesi Controllo rispetto alla tesi con avena (9,8 vs 9,6), non ha evidenziato differenze significative.

In generale le linee in avanzata fase di selezione hanno fatto registrare rese medie superiori in assen-za di avena (C) mentre in condizioni di infestazio-ne controllata solo le linee L 2138 ed L 2150 han-no fatto registrare valori medi paragonabili a quelli della varietà testimone Duilio. In queste condizioni (A) Duilio è risultata la varietà più produttiva ed insieme alla varietà Cappelli ha mostrato il minore decremento produttivo tra le due tesi a confronto (rispettivamente -3,9% e +1,8%). Tra le linee più produttive, invece, la linea L 2138 ha dimostrato di possedere una migliore capacità competitiva

GenotipoResa

Controllo (C) (t/ha)

ResaAvena (A)

(t/ha)

Differenza (C-A)(%)

ProteineControllo (C)

(% s.s.)

ProteineAvena (A)(% s.s.)

Differenza (C-A)(%)

Cappelli 3,41 3,47 1,8 10,7 10,7 0,0

Duilio 5,32 5,11 -3,9 10,0 9,7 3,1

Pedroso 5,24 4,85 -7,4 8,8 8,7 1,1

Simeto 5,30 4,86 -8,4 10,3 9,8 5,1

L 2138 5,58 5,11 -8,5 9,0 9,1 -1,1

PR22D89 5,23 4,77 -8,6 9,1 8,9 2,2

L 2135 4,77 4,27 -10,4 10,3 10,1 2,0

L 1862 5,30 4,74 -10,6 9,5 9,5 0,0

Svevo 5,14 4,39 -14,7 10,5 10,3 1,9

L 2168 5,31 4,47 -15,8 9,9 9,9 0,0

L 2143 5,69 4,78 -16,0 9,3 9,2 1,1

L 2102 5,39 4,37 -18,9 10,0 9,8 2,0

L 2150 6,19 4,99 -19,3 9,9 9,8 1,0

L 2134 5,64 4,39 -22,2 9,8 9,7 1,0

L 2156 5,99 4,56 -23,8 9,6 9,2 4,3

Media 5,30 4,61 9,8 9,6

Tabella 2. Confronto produttivo e qualitativo tra i genotipi valutati nel corso dell’annata agraria 2009-2010 a Foggia

nei confronti della specie infestante rispetto alla L 2150, evidenziando un decremento produttivo più contenuto (-8,5% rispetto a -19,3%).

Conclusioni

Pertanto, tenuto conto degli obiettivi del presente lavoro, i risultati preliminari della sperimentazione condotta sul frumento duro hanno evidenziato un certo vantaggio produttivo da parte dei nuovi ma-teriali genetici rispetto alle varietà controllo, seb-bene sia altrettanto evidente come l’altezza delle piante (dati non riportati) abbia inciso in maniera significativa sull’abilità competitiva nei confronti dell’avena.

È presumibile, infatti, che condizioni ancora più limitanti (per esempio dovute ad una rilevante pre-senza di specie spontanee o ad una minore fertilità del suolo) avrebbero maggiormente esaltato le per-formance delle vecchie costituzioni che, secondo diversi autori, sono caratterizzate da una maggiore abilità competitiva (Bertholdsson, 2005; Wolfe et al., 2008).

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Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica Iniziativa 3

Validazione di materiali in avanzata fase di selezione di fagiolo del “Piano Nazionale Sementiero Biologico”Renzo Torricelli1, valeria Negri1, Luigi Russi1, Laura Nanni2, Alessandro Giardini2, Eleonora Biagetti2, Paolo Bottazzi3, Mario Falcinelli1

1) Dipartimento di Biologia Applicata, Università degli studi di Perugia Borgo XX Giugno 74 06121 – Perugia - [email protected]) Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, Università Politecnica delle Marche –AN3) Regione Toscana – Centro per il collaudo ed il trasferimento dell’innovazione di GrossetoLa bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

Results of the first year research activities on the performance assessment of new breeding lines of bean under organic condition

Lack of information regarding the performances of varieties grown in organic conditions can decrease the potential yields of farmers, especially if varieties are bred under conventional agricultural systems. This information needs to be produced and be at disposal of farmers, and for this reason the role of public research Institutions is crucial. In 2009 a specific project was funded by the Ministry of Agriculture and co-ordinated by INRAN (ex-ENSE) in order to meet these needs. This paper reports the results of the first year research activities on the performance assessment of new breeding lines of bean under different en-vironmental conditions and low input/organic management systems.

Il progetto “Piano Nazionale Sementiero Biolo-gico” finanziato dal Ministero delle Politiche Agri-cole Alimentari e Forestali (MiPAAF), coordinato dall’INRAN (ex-ENSE), coinvolge vari gruppi di lavoro che affrontano diverse tematiche aventi co-me obiettivo principale quello di favorire la dispo-nibilità di seme e varietà idonee per l’agricoltura biologica.

Di seguito vengono riportati i risultati del primo anno dell’iniziativa 3 riferita al fagiolo e coordi-nata dal Dipartimento di Biologia Applicata (DBA) dell’Università degli Studi di Perugia dal titolo “Va-lidazione di materiali in avanzata fase di selezio-ne di fagiolo”. Tale iniziativa vede coinvolti oltre al Dipartimento sopra citato, il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali (D3A) dell’Università Politecnica delle Marche di Anco-na, e il Centro per il Collaudo ed il Trasferimento dell’Innovazione di Grosseto (Regione Toscana).

Nell’annata agraria 2009/10 sono state condotte prove di confronto di linee in avanzata fase di sele-zione in tre zone climatiche (litorale marchigiano, centro Italia e litorale toscano) e in condizioni di agricoltura biologica o a basso livello di input.

A causa della limitata disponibilità di seme uno degli obiettivi del primo anno di attività è stato quello di moltiplicare il seme.

Tuttavia durante la stagione di crescita ed alla raccolta sono stati anche rilevati i principali ca-ratteri morfo-agronomici delle linee (altezza della pianta, epoca di fioritura, epoca di maturazione, produzione di seme per pianta, suscettibilità a stress biotici ed abiotici).

u.o. PERuGIA

Per quanto riguarda i materiali genetici, il DBA di Perugia ha messo a disposizione del progetto 17 linee derivanti da un programma di incrocio e

reincrocio tra una varietà locale di fagiolo “Fagiolo a Pisello” di Colle di Tora (RI) ed una varietà com-merciale a sviluppo determinato denominata “Co-co nano” (Torricelli et al., 2003).

Le linee sono state valutate in biologico e basso input e confrontate con due varietà commerciali, una italiana e una francese, utilizzate come testi-moni. A tal fine sono stati realizzati tre campi speri-mentali: I) il primo presso il Centro per il Collaudo ed il Trasferimento dell’Innovazione di Grosseto (Regione Toscana) con una semina effettuata il 19 maggio 2010, II) il secondo presso l’azienda San Martino in Campo (PG) del DBA con una semina effettuata il 27 maggio 2010 ed, III) il terzo campo sperimentale è stato realizzato presso un’azienda biologica di San Martino in Colle (PG), dove la se-mina è stata effettuata il 27 maggio 2010.

La valutazione delle linee è stata condotta utiliz-zando un protocollo sperimentale comune per tut-te e tre le località e disponendo le file secondo un disegno sperimentale a blocco randomizzato con due ripetizioni. L’unità sperimentale (fila) è stata re-alizzata considerando per ciascuna linea 5 piante spaziate distanti 70 cm tra le file e 50 cm sulla fila.

Figura 1. Prova di va-lutazione delle linee di fagiolo a Grosseto

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InIzIatIva 3 Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica

Linee e Varietà

S. Martino in Colle PG S. Martino in Campo PG Grosseto

Produzione seme(g/pianta)

Produzione seme(g/pianta)

Produzione seme(g/pianta)

PG 42/IR/27 p5 55,28 BAC 18.77 BAC 44.23 BC

PG 42/1R/17 p3 64,39 A 23.79 BAC 51.28 BAC

PG 42/1R/12 p4 61,18 BA 14.67 BAC 77.38 BAC

PG 42/2R/26 p2 57,69 BAC 21.51 BAC 86.45 BAC

PG 22/2 p2 23,76 EDF 25.53 BA 33.90 C

PG 20/11 p3 11,69 EF 13.03 BAC 80.38 BAC

PG 22/3 p3 13,7 EF 13.37 BAC 67.78 BAC

PG 42/1R/11 p6 52,65 BDAC 18.81 BAC 75.32 BAC

PG 11/1 p4 8,82 F 2.56 C 51.33 BAC

PG 42/1R/21 p1 48,46 BDAC 29.34 A 140.13 A

PG 42/2R/1 p2 59,53 BAC 24.17 BAC 98.85 BAC

PG 42/2R/28 p4 54,2 BDAC 22.08 BAC 71.08 BAC

PG 42/2R/24 p1 37,7 EBDACF 18.99 BAC 116.95 BAC

PG 42/1R/3 p2 36,68 EBDACF 16.03 BAC 55.83 BAC

PG 42/2R/14 p3 54,48 BDAC 16.76 BAC 127.60 BA

PG 42/1R/15 p4 35,53 EBDACF 21.85 BAC 46.50 BC

PG 42/1R/2 p1 31,32 EBDCF 24.01 BAC 123.83 BAC

Coco nano (CV. Italiana) 41,49 EBDAC 15.33 BAC 95.20 BAC

Coco nano (CV. Francese) 28,93 EDCF 8.49 BAC 47.28 BAC

I risultati delle prove hanno fatto registrare, in tutte e tre le località, valori medi di produzione più elevati per le linee di fagiolo rispetto alle varietà di controllo. In particolare, a San Martino in Colle la produzione delle linee ha oscillato tra valori com-presi tra 64,39 g per pianta (PG 42/IR17p3) e 8,82 g (PG11/1p4).

La linea PG11/1p4 si è confermata poco produt-tiva anche nella prova realizzata a San Martino in Campo (2,56 g), dove la linea più produttiva è sta-ta PG42/IR/21p1 (29,34 g). Presso il campo speri-mentale della Regione Toscana, invece, sono state registrate le produzioni medie di seme più elevate.

In questa località la linea più produttiva è stata PG42/IR/21p1 (140,13 g) mentre la meno produtti-va è stata la linea PG22/2p2 (33,90 g) (Tab. 1).

u.o. ANCoNA

Nell’ambito delle attività condotte sul fagiolo il D3A di Ancona ha condotto un esperimento repli-cato per la valutazione di 36 linee appartenenti a varie popolazioni segreganti (Recombinant inbred

lines, RILs, Introgression lines ILs, near-isogenic li-nes NILs) in avanzata fase di selezione, ottenute, nel corso di un programma di breeding plurienna-le, a partire dall’incrocio tra un genotipo dome-sticato non rampicante e determinato di origine andina (MIDAS) e un genotipo selvatico di origine mesoamericana.

Le linee sono state valutate in biologico e con-frontate con un testimone comune con la U.O. di Perugia, la varietà commerciale a sviluppo deter-minato “Coco nano”.

La prova è stata seminata il 14 giugno 2010 pres-so l’azienda certificata “Biologico e Salute”, situata nel comune di Osimo (AN) che da anni si occupa di coltivazione di ortive e cereali. Il disegno speri-mentale utilizzato è stato un blocco randomizzato con due ripetizioni, con parcelle di 5 piante semi-nate a distanza di 16 cm entro la fila, e 1 metro tra le file.

Nel corso della prova sperimentale sono stati ri-levati caratteri relativi alla fioritura, all’allegagione e connessi alla produttività (numero di legumi per pianta, produzione di seme per pianta e peso me-dio del seme). L’analisi statistica dei dati raccolti, in particolare quelli relativi alla produzione, ha per-messo di individuare otto linee che nel complesso risultano migliori del parentale domesticato Midas e della varietà Coco nano (Tab. 2).

Solo per quanto riguarda il carattere peso medio del seme in Coco nano sono stati riscontrati valori significativamente superiori al parentale domesti-cato e alle linee in avanzata fase di selezione.

Le linee più promettenti identificate nel primo anno, insieme ai controlli condivisi, sono state messe a confronto in prove replicate, nei tre diversi ambienti, anche nel secondo anno del progetto.

Linee e varietàNumero di

legumiProduzione

seme (g)Peso medio del seme (g)

A116 72.40 A 85.66 A 0.28 BC

B10 54.43 ABC 64.56 AB 0.26 BC

B15 76.75 A 65.80 AB 0.26 BC

B24 56.00 ABC 66.68 AB 0.25 BC

B34 77.13 A 61.15 AB 0.21 C

B47 57.00 AB 71.67 AB 0.24 BC

B99 52.50 ABC 66.72 AB 0.30 B

C6 56.14 ABC 67.47 AB 0.26 BC

Coco nano 29.71 C 53.33 B 0.48 A

Midas 45.53 BC 54.29 B 0.29 BC

Tabella 1. Dati produt-tivi medi e risultati del test di Duncan ottenuto attraverso l’analisi della varianza, delle 17 linee selezionate dal DBA e dei controlli nelle tre località di prova.

Tabella 2. Dati produttivi medi per linea/varietà e risul-tati del test di Duncan ottenuto attraverso l’analisi della varianza, delle otto migliori linee selezionate da D3Ae delle varietà Midas (parentale domesticato delle linee) e Coco Nano nella prova di Ancona.

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Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica Iniziativa 3

Validazione di materiali in avanzata fase di selezione: orzo

1Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale (CRA-GPG), Fiorenzuola d’Arda (PC) - [email protected] di Scienze Agrarie Alimentari ed Ambientali (D3A), Università Politecnica delle Marche, Ancona3Dipartimento di Biologia Applicata (DBA), Università degli studi di Perugia, Perugia

valeria Terzi1, Caterina Morcia1, Laura Nanni2, Renzo Torricelli3, Lorenzo Raggi3, valeria Negri3, Mario Falcinelli3

Barley for organic farming: which varieties?Great interest has recently focused on the identification of crop varieties adapted to organic farming

conditions, characterized by the minimal use of off-farm inputs. In Italy in recent years the interest for organic agriculture is increasing and barley seems to be a useful crop for organic agriculture because of its resilience to varying environmental effects and low input conditions. Starting from these considera-tions, the present project is focused on the evaluation of agronomic and qualitative performance of barley breeding lines and varieties in organic farming conditions. Ten advanced breeding lines and varieties have been evaluated for agronomic and qualitative traits in two-years field trials in three different environments of North and Central Italy. The preliminary results obtained agree with other studies showing that barley varieties bred for conventional farming system might be grown in organic farming systems rather well.

L’orzo è sicuramente un cereale amico dell’am-biente: è noto infatti per la sua rusticità, per le sue esigenze idriche e nutritive contenute rispetto ad altre colture e per la sua adattabilità a diversi am-bienti di coltivazione, compresi areali con caratte-ristiche pedoclimatiche svantaggiate.

Si declina come orzo da zootecnia ed orzo da malto a cui si aggiungono varietà e genotipi che, ricchi in molecole ad azione funzionale, possono avere un ruolo importante nell’alimentazione mo-derna.

Partendo da queste premesse, e tenendo conto dell’attuale attenzione verso il regime di coltiva-zione biologico, nell’ambito del progetto “Piano sementiero biologico Validazione dei materiali in avanzata fase di selezione” un gruppo di ricer-ca costituito da DBA (Perugia), D3A (Ancona), e CRA-GPG (Fiorenzuola d’Arda) ha condotto, e sta conducendo tuttora, una serie di studi riguardanti la caratterizzazione e la valutazione del comporta-mento varietale in orzo coltivato secondo il proto-collo adottato per il regime biologico.

Il progetto mira infatti, attraverso prove biennali ed in diversi ambienti di coltivazione, ad indivi-duare un panel di varietà di orzo e di linee in avan-zata fase di selezione che possano essere utilmente impiegate per la produzione sementiera biologica.

Attualmente sono state concluse le prove spe-rimentali relativamente all’annata agraria 2009-2010 mentre, per l’annata agraria 2010-2011, si dispone dei primi dati produttivi.

In entrambi gli anni le prove sono state realizzate in tre località: Fiorenzuola d’Arda, Perugia (Figu-ra 1) ed Ancona, utilizzando 10 accessioni com-prendenti 4 varietà ad ampia diffusione e 6 linee in avanzata fase di selezione, come riportato in

Tabella 1. Nelle suddette prove i genotipi di orzo sono stati

seminati in parcelle di dimensioni di 6 m2 con 3 ripetizioni in uno schema a blocchi randomizzati.

Nel 2009-2010 le prove sono state realizzate in semina autunnale ad Ancona e Perugia, mentre a Fiorenzuola la sperimentazione ha subito un note-vole ritardo nella semina a cause di piogge; come atteso tale evento ha determinato un importante calo della produzione.

Per alcune varietà e linee, tipicamente invernali, si è inoltre notata una difficoltà nella spigatura.

In considerazione di questo i dati relativi alla prova di Fiorenzuola non sono stati considerati ai

Linea/varietà Habitus – Caratteristiche Provenienza

uNIvPM 45 Primaverile D3A

uNIvPM 46 Primaverile D3A

L 23/4 Primaverile UNISS

FIoR 7341Autunnale, distica, cariosside nuda

CRA-GPG

FIoR 9727Autunnale, distica, tollerante il BYDV

CRA-GPG

FIoR 9654Autunnale, polistica, resi-stente a P. graminea

CRA-GPG

KEToS Autunnale, polisticaLimagrain Italia spa

CoMETA Autunnale, distica CRA-GPG

NuRE Autunnale, distica CRA-GPG

ALISEo Autunnale, polistica CRA-GPG

BYDV sta per Barley Yellow Dwarf Virus, P. graminea per Pyrenophora graminea e UNISS per Università degli Studi di Sassari.

Tabella 1. Linee e varietà di orzo valutate nell’am-bito della sperimenta-zione.

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128dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 3 Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica

Figura 1. Orzo in levata (in alto a sx), avanza-ta spigatura (in alto a dx), maturazione (in

basso a sx) e durante la raccolta (in basso a dx).

Foto scattate presso il campo sperimentale del

Dipartimento di Biologia Applicata di Perugia.

fini della valutazione dei genotipi.In Tabella 2 sono riportati i dati relativi a produ-

zione e peso ettolitrico ottenuti nelle tre località nella prova del 2009-2010.

Per quanto riguarda i dati ottenuti nelle speri-mentazioni di Perugia ed Ancona è interessante notare come alcune linee di nuova costituzione (UNIVPM 46 e FIOR 9727, ad esempio) si siano dimostrate molto competitive con le varietà già in commercio (Tabella 2).

Le produzioni, in generale, sono risultate mol-to interessanti ad Ancona, dove la linea Fior9727, distica e resistente al virus del mosaico giallo, ha superato produzioni di 8 t/ha con una granella dal peso ettolitrico superiore ai 65 g.

Le buone condizioni di fertilità del terreno e l’andamento stagionale meteorologico particolar-mente favorevole hanno contribuito all’ottima per-formance delle linee in prova, che hanno mostrato in generale un notevole vigore vegetativo ed ottimi risultati produttivi.

La buona qualità della granella prodotta da questa linea è stata confermata anche nella prova

Linea/varietà

Fiorenzuola Perugia Ancona

Produzione(t/ha)

Pesoettolitrico

Produzione(t/ha)

Pesoettolitrico

Produzione(t/ha)

Pesoettolitrico

UNIVPM 45 2,60 61,07 3,29 67,13 7,30 67,37

UNIVPM 46 2,51 56,13 4,12 68,07 7,15 67,33

L 23/4 2,71 61,07 3,63 64,40 6,18 59,97

FIOR 7341 n.r. n.r. 2,29 73,97 5,72 79,20

FIOR 9727 n.r. n.r. 3,98 68,38 8,24 65,33

FIOR 9654 n.r. n.r. 3,57 65,15 6,55 68,73

KETOS n.r. n.r. 3,10 69,45 7,87 66,63

COMETA n.r. n.r. 3,70 67,23 7,32 71,66

NURE n.r. n.r. 3,98 68,77 7,49 69,10

ALISEO n.r. n.r. 3,23 67,78 7,79 68,00

Media 2,61 59,42 3,49 68,3 7,16 68,33

DMS (0.05) n.s. n.s. 0,52 3,19 1,11 5,54

C.v. - - 8,74 2,73 9,00 4,73

Tabella 2. Dati produttivi medi e peso ettolitrico delle dieci linee/varietà di orzo otte-nuti nella sperimentazione condotta nelle tre località nell’annata agraria 2009-2010 in regime di agricoltura biologica.

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Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica Iniziativa 3

condotta a Perugia dove è stato registrato un peso ettolitrico superiore ai 68 g.

Nella prova condotta a Perugia Fior9727 si è dimostrata inoltre resistente al freddo ed all’allet-tamento oltre ad essere caratterizzata da una data di spigatura simile alla varietà precoce Nure (dati non riportati).

Ad Ancona ed a Perugia la linea FIOR7341, linea a cariosside nuda, ha fatto registrato il peso ettoli-trico più elevato pari a 79.2 e 74 g rispettivamente.

Nelle due località di Perugia ed Ancona non so-no stati riscontrati danni da freddo nelle linee pri-maverili seminate in autunno.

In generale l’altezza media delle linee in prova si è aggirata intorno ai 90 cm ad Ancona e intorno ai 70 cm a Perugia (dati non riportati).

A Fiorenzuola, nella stessa annata agraria, è stata condotta una prova in agricoltura convenzionale utilizzando le stesse linee valutate in biologico.

La semina autunnale, anche in questo caso, è stata fortemente ritardata a causa delle piogge.

Dai risultati presentati in Tabella 3 si evidenzia che un gruppo di quattro nuove linee si è attestato nel primo gruppo di significatività al pari di Co-meta.

La linea a seme nudo FIOR7341 ha evidenziato anche in questo caso un ottimo valore di peso et-tolitrico, il più elevato in assoluto, pari a 79.4 g.

Nell’annata agraria 2010-2011 l’intera speri-mentazione è stata ripetuta nelle stesse località uti-lizzando il medesimo schema e materiali vegetali dell’annata 2009-2010.

A Fiorenzuola si sono realizzate prove paralle-le sia in biologico che in convenzionale, mentre a Perugia e ad Ancona la prova è stata condotta in condizioni di agricoltura biologica.

In tutte le località sono stati utilizzati gli stessi genotipi/linee elencate in Tabella 1.

I risultati preliminari relativi alla produzione so-no riportati in Tabella 4.

L’analisi dei dati produttivi ottenuti nella prova di Fiorenzuola evidenzia come i due sistemi coltura-li si differenzino in modo significativo a vantaggio della coltivazione convenzionale che si attesta su di una media generale di 6.11 t/ha contro le 3.78 t/ha ottenute in biologico.

A Fiorenzuola, tutte le varietà e linee si sono av-vantaggiate allo stesso modo, con un’interazione genotipo/sistema colturale non significativa.

La linea Fior7341 si è caratterizzata per il più

elevato peso ettolitrico sia in convenzionale che in biologico.

Tale valore è significativamente diverso da quel-lo rilevato per tutti gli altri genotipi a dimostrazione del valore qualitativo di questa linea a cariosside nuda. Interessante è la presenza di linee di diversa provenienza nel primo gruppo di significatività in entrambi i sistemi colturali.

Le varietà Cometa (distica) e Aliseo confermano la loro capacità di adattarsi alle due coltivazioni, suggerendo quindi la possibilità di una loro intro-duzione diretta anche in coltivazione biologica.

I rilievi fitopatologici hanno evidenziato, sia in biologico che in convenzionale, la presenza di Pyrenophora teres che si è rivelata capace di colo-nizzare tutti i genotipi considerati sia pure a livelli contenuti. Infine è stata rilevata una consistente presenza di carbone sulla linea L23/4 sia in regime biologico che in convenzionale.

Nella prova in biologico condotta a Perugia nell’annata agraria 2010-2011 la media delle pro-duzioni ottenute è stata pari a 2.93 t/ha (Tabella 4).

Una disponibilità idrica inferiore nella Regione Umbria, accentuata da un’annata particolarmen-te poco piovosa, potrebbe essere una delle cause delle produzioni generalmente inferiori riscontrate.

Le varietà commerciali Aliseo e Cometa sono ri-sultate le più produttive seguite da FIOR 9727 e FIOR 9654 che hanno comunque superato la pro-

Linea/varietàProduzione

t/haPeso

ettolitricoData di spigatura

(gg da 1/4)Altezza

pianta (cm)Teres (scala)

UNIVPM 45 5,06 66,83 51 77 3

UNIVPM 46 5,26 64,63 52 80 3

L 23/4 5,19 61,33 51 73 3

Fior 7341 3,08 79,4 59 65 5

Fior 9727 4,7 63,5 57 70 7

Fior 9654 5,23 64,87 53 70 3

Ketos 3,52 62,87 59 73 7

Cometa 5,66 66,17 58 67 6

Nure 4,47 67,27 57 70 6

Aliseo 4,55 66,47 54 63 5

Media 4,67 66,33 55 71 5

d.m.s. 5% 0,89 2,34 4 10 2

C.v. 11,13 2,05 3,97 7,85 22,6

In Tabella Teres sta per Pyrenophora teres.

Tabella 3. Dati produttivi e qualitativi relativi alla prova 2009-2010 condot-ta in regime convenzio-nale a Fiorenzuola.

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dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 3 Validazione di materiali in aVanzata fase di selezione, in condizioni di agricoltura biologica

duzione di 3 t/ha. Differenze statisticamente significative sono sta-

te riscontrate tra le linee più produttive e la FIOR 7341, particolarmente penalizzata nella produzio-ne in questa prova.

Per quanto riguarda i rilievi fitopatologici, infi-ne, la linea L23/4 ha fatto registrare una elevata presenza di carbone, come registrato anche a Fio-renzuola. Sulle restanti linee, in generale, non sono stati riscontrati sintomi evidenti di altre patologie.

Le prove condotte in biologico ad Ancona nel secondo anno (2010-2011) mostrano in generale una notevole riduzione della produttività di tutte le linee rispetto all’anno precedente, con una media produttiva attuale di 3.56 t/ha rispetto alla produ-zione media di 7.16 t/ha del 2009-2010.

La semina della prova di quest’anno, effettuata in un terreno coltivato precedentemente a giraso-le, quindi più sfruttato e a fertilità ridotta rispetto all’anno precedente, e l’andamento stagionale me-no favorevole hanno contribuito alla diminuzione della produzione e dei pesi ettolitrici di tutte le li-nee.

Le due linee più produttive si sono dimostrate la varietà commerciale Cometa e la linea UNIVPM46,

Linea/varietà

Fiorenzuola,convenzionaleProduzione (t/ha)

Fiorenzuola, biologicoProduzione (t/ha)

Fiorenzuolamedie conv/biol Produzione (t/ha)

Linea/varietàPerugia,biologicoProduzione (t/ha)

Ancona,biologicoProduzione (t/ha)

uNIvPM 45 7,05 3,7 5,375 uNIvPM45 2,73 3,41

uNIvPM 46 6,6 4,05 5,325 uNIvPM46 2,98 4,22

L23/4 6,35 3,75 5,05 L23/4 2,73 3,66

FIoR 7341 5 2,75 3,875 FIoR 7341 1,86 3,57

FIoR 9727 5,85 3,45 4,65 FIoR 9727 3,17 3,49

FIoR 9654 7,4 4,6 6 FIoR 9654 3,16 3,45

KEToS 5,05 3,3 4,175 KEToS 2,82 3,21

CoMETA 6,4 4 5,2 CoMETA 3,37 4,43

NuRE 5 3,9 4,45 NuRE 3,09 3,41

ALISEo 6,45 4,3 5,375 ALISEo 3,39 3,42

Media 6,11 3,78 Media 2,93 3,56

DMS (0.05) 1,36 0,94 DMS (0.05) 0,98 0,37

C.v. 9,85 10,94 C.v. (%) 16 17

Tabella 4. Dati produttivi relativi alle prove 2010-2011 in convenzionale e biologico a Fiorenzuola d’Arda ed in biologico a Perugia e ad Ancona.

con una produzione media di 4.43 e 4.22 t/ha ri-spettivamente.

I rilievi fitopatologici hanno mostrato anche ad Ancona una consistente presenza di carbone nella linea L23/4, mentre sulle altre linee non sono stati riscontrati sintomi evidenti di altre patologie.

In conclusione, sulla base dei dati produttivi ot-tenuti nelle annate agrarie 2009-2010/2010-2011, si può affermare che le varietà inserite nelle prove e le nuove linee introdotte hanno mostrato un buon adattamento al sistema di coltivazione biologico, ad indicare come le moderne varietà e linee abbia-no una spiccata attitudine alla produzione ed alla stabilità produttiva.

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Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche Iniziativa 5

Elaborazione di linee guida per la produzione di prodotti sementieri biologici

1)I.N.R.A.N –Sezione di Bologna - [email protected] bibliografia è pubblicata sul sito www.dalseme.it

Alessandra Sommovigo1, Marta Giannini1, Domenica Iraci Capuccinello1

Le linee guida per la produzione di sementi bio-logiche sono state messe a punto da un Gruppo di Lavoro costituto da INRAN (ex ENSE), AIAB, Asse-me, Assosementi, Federbio nell’ambito del Piano Sementiero Nazionale Biologico di cui al Program-ma di azione nazionale per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici per l’anno 2007”, finanziato dal MIPAAF.

Le linee guida sono riferite alle specie agricole e orticole e devono essere integrate dai disciplinari relativi alle singole specie che danno applicazione ai principi generali considerati dal presente docu-mento.

Premessa

La produzione di semente biologica è caratteriz-zata da problematiche che variano in funzione del-le aree geografiche di moltiplicazione, delle specie e delle varietà coltivate, delle modalità riproduttive delle specie e delle tecniche di produzione biolo-giche adottate.

Le modalità di produzione delle sementi influen-zano in modo significativo le rese produttive e le caratteristiche tecnologiche della semente e, di conseguenza, risulta indispensabile individuare e definire linee guida specifiche di riferimento alle quali attenersi per la produzione di sementi bio-logiche.

Tali linee guida non pregiudicano quanto previ-sto dalle disposizioni comunitarie e nazionali sulla

produzione e commercializzazione delle semen-ti, ma offrono informazioni ed indicazioni sulle tecniche agronomiche più idonee ad ottenere un prodotto biologico ottimale da un punto di vista quantitativo, qualitativo e sanitario.

Legislazione vigente

Normative di riferimento per la produzione bio-logica: - REGOLAMENTO (CE) N. 834/2007 DEL CON-

SIGLIO del 28 giugno 2007 relativo alla pro-duzione biologica e all’etichettatura dei pro-dotti biologici (abroga il regolamento CEE n. 2092/91);

- REGOLAMENTO (CE) N. 889/2008 DELLA COMMISSIONE del 5 settembre 2008 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio per quanto riguar-da la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli;

- Decreto ministeriale n. 18354 del 27/11/2009, recante “Disposizioni per l’attuazione dei re-golamenti (CE) n. 834/2007, n. 889/2008 e n. 1235/2008 e successive modifiche riguardanti la produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici”;

Normative di riferimento per la produzione e commercializzazione delle sementi: - Legge 25 novembre 1971 n. 1096 - Disciplina

dell’attività sementiera;

Guidelines and self-regulatory protocols for the production of organic seedsWithin the actions in which National Plan for Organic Seed Production is divided, the INRAN Bologna

Office, in collaboration with AIAB, FederBio, ASSEME e ASSOSEMENTI has edited the implementation of guidelines for organic seed production . The issues related to the production of organic seeds depending on the areas of seed multiplication, methods of breeding and production techniques. The identification and definition of guidelines for the production of organic seeds is intended to provide a valuable tool for the optimization of yields and technological characteristics of the seed. The agronomic and phytosanitary factors have been evaluated in relation to farmers, as well as the elements of the seed processing, accor-dingwith current legislations on organic production and on seeds production and marketing. In the specific guidelines have been provided guidance for application of agricultural and phytosanitary issues considered in the general guidelines depending on the peculiarities of the species covered by the specification. The choice of species durum wheat, alfalfa and onion was dictated by the importance that these species play in the Italian agriculture and in the production of organic seeds.

Capofila progetto: INRAN-ENSE

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132dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 5 Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche

- Legge 20 aprile 1976 n. 195 - Modifiche e integrazioni alla legge 25 novembre 1971, n. 1096 sulla disciplina della attività se-mentiera;

- Legge regionale n. 2 del 19 gennaio 1998 (Regione Emilia-Romagna): “Norme per la produzione di sementi di piante allogame e non allogame”;

- Legge regionale n. 34 del 26 ottobre 1983 (Regione Marche) “Norme per disciplinare la produzione di piante allogame”;

- Legge regionale n. 1 del 20 gennaio 1999 (Regione Umbria): “Norme per la produ-zione di piante portaseme”.

Finalità

Scopo delle linee guida sarà identificare, alla luce del quadro normativo esistente, le condi-zioni che rendano ottimizzabile la produzione di sementi biologiche.

Allo scopo, sono state previste due sezioni: la prima riguarda gli aspetti critici delle tecni-che di coltivazione per la moltiplicazione del-le sementi biologiche; la seconda focalizza le problematiche eventualmente riscontrabili nel-

SPECIE ABRUZ-ZO

BASILI-CATA

CALA-BRIA

CAMPA-NIA

EMILIA RO-MAGNA

FRIULI VENE-ZIA GIULIA

AGLIO 20,67

AVENA 216,12 27,66 36,16

BARBABIETOLA DA FIRAGGIO 0,10

BARBABIETOLA DA ZUCCHERO 2.143,02

CANAPA 11,63

CAVOLO DA FORAGGIO

CECE 55,44 34,30 579,59

CICORIA INDUSTRIALE 98,26

COLZA 94,20

ERBA MAZZOLINA 0,01

ERBA MEDICA 603,18 26,35 8.424,68

FACELIA 41,33

FARRO DICOCCO

FARRO MONOCOCCO

FAVETTA

FAVINO 25,83 500,59 20,38 140,68

FESTUCA ARUDINACEA 1,00 0,01

FLEOLO 0,01

FRUMENTO DURO 551,14 7.645,31 1.389,41 7.468,52 32,98

FRUMENTO TENERO 21,80 328,86 66,12 10.208,78 173,45

GINESTRINO 2,60

GIRASOLE 1.375,61

LENTICCHIA

LINO OLEAGINOSO 9,60

LOIETTO ITALICO 28,27 3.809,18

LOIETTO PERENNE 1,00

LUPINELLA 81,70

LUPINO BIANCO

MAIS 1.728,84

NAVONE DA FORAGGIO 1,00

ORZO 138,10 516,21 14,65 1.512,92 55,61

PATATA 141,00 57,60

PISELLO DA FORAGGIO 148,10

RAFANO OLEIFERO 115,90

RAVIZZONE 6,00

RISO 10,00 831,32

SEGALE 391,70 29,49

SENAPE BIANCA 97,00

SENAPE BRUNA 25,36

SOIA 1.599,96 944,71

SORGO IBRIDO 36,62

SPELTA

SULLA 10,94

TRIFOGLIO ALESSANDRINO 511,22 214,30 25,62

TRIFOGLIO BIANCO

TRIFOGLIO INCARNATO 6,30

TRIFOGLIO PERSICO 67,40

TRIFOGLIO PRATENSE 21,21

TRITICALE 23,29

VECCIA COMUNE 38,53 73,43

VECCIA VELLUTATA

Totale complessivo 2.159,36 9.216,69 141,00 1.792,16 40.504,82 1.236,24

1.3.2. Distribuzione geografica delle superfici uffi-cialmente controllate per la produzione di sementi nel 2009 (Dati E.N.S.E)

Indagine conoscitiva delle superfici coltivate per la produzione di sementi da orto in Italia. Biennio 2008/2010 (ASSOSEMENTI)

Regioni 2008 (ettari) 2010 (ettari)

Emilia Romagna 7300 8446

Marche 4240 6991

Puglia 1739 1905

Campania 51 389

Umbria 312 388

Molise 126 222

Abruzzo 126 187

Piemonte 80 160

Lazio 8 60

Toscana 30 40

Calabria − 5

Lombardia 1 4

Veneto − −

Basilicata 11 −

14.024 18.797

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133dal Seme - n° 4 / 11

Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche Iniziativa 5

LAZIO LOMBAR-DIA

MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDE-GNA

SICILIA TOSCANA TRENTINO A.A.

UMBRIA VENETO Totale complessivo

20,67

10,00 40,58 235,99 2,56 151,42 2,50 177,54 624,64 51,96 1.577,13

63,80 40,00 103,90

0,67 2.143,69

11,91 23,54

4,00 4,00

3,50 672,83

98,26

2,00 152,35 4,00 13,88 266,43

1,00 1,01

661,41 193,40 1.943,29 101,66 1.132,43 225,01 546,97 13.858,38

41,33

19,50 19,50

14,60 14,60

910,52 910,52

78,79 821,00 33,03 561,14 167,55 365,95 87,53 2.802,47

1,00 2,00 4,01

0,01

5.163,15 1.065,21 9.650,13 786,19 322,54 25.581,69 1.646,72 19.795,11 5.241,00 3.630,04 1.842,52 91.811,66

357,77 3.737,01 488,42 4.476,68 126,44 497,51 12,00 1.818,92 5.378,11 27.691,87

2,60

4,74 651,80 15,00 8,00 26,71 41,00 2.122,86

8,00 8,00

9,60

30,00 83,30 15,00 79,76 228,13 4.273,64

1,00

1,30 3,00 86,00

11,00 11,00

3.359,78 193,96 1.013,42 6.296,00

1,00

1.196,77 919,09 826,69 49,99 702,37 343,57 23,20 252,97 433,51 1.115,90 1.182,85 9.284,40

2,00 14,58 215,18

93,33 701,98 30,08 145,30 13,00 46,46 35,00 1.213,25

281,60 397,50

6,00

3.174,59 7.458,18 1.046,21 130,72 447,49 13.098,51

112,65 12,27 546,11

2,00 99,00

20,00 45,36

133,88 87,50 207,48 2.798,61 5.772,14

36,62

12,90 27,75 40,65

48,28 96,00 155,22

35,22 34,20 585,84 6,00 16,75 188,72 3.442,70 36,00 5.096,57

1,67 1,67

1.078,40 179,43 507,81 2,00 1.773,94

3,84 37,50 18,00 126,74

40,95 21,00 83,16

201,74 166,07 40,40 12,52 432,72 36,50 28,00 24,00 94,16 1.059,40

76,09 10,58 34,10 10,53 363,17 2.984,57 179,99 65,43 3.836,42

10,90 12,93 6,77 30,60

8.872,34 13.088,01 17.250,57 854,70 14.082,00 27.301,48 2.720,63 24.594,16 12.539,20 26,58 7.804,11 13.551,87 197.795,95

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134dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 5 Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche

la selezione e nella commercializzazione del pro-dotto finito. Nella prima sezione sono specificate le caratteristiche del terreno e le modalità della sua preparazione, nonché tutte le operazioni coltura-li che concorrono all’ottenimento di un prodotto qualitativamente elevato.

Sono, inoltre, considerati i requisiti delle sementi e/o dei materiali di propagazione impiegati per la coltura. Particolare attenzione è riservata alle di-stanze di isolamento al fine di evitare inquinamenti sia chimici, sia varietali.

Vengono considerati gli aspetti critici relativi alle operazioni di raccolta e di trasporto delle sementi biologiche, nonché il loro stoccaggio sia presso le aziende agricole, sia presso le ditta selezionatrici.

Nella seconda sezione, sono considerate le mo-dalità operative ed i punti di criticità riscontrabi-li nelle fasi di selezione delle sementi biologiche presso le ditte sementiere.

Elenco specie

Le linee guida si riferiscono alla produzione di

sementi biologiche per le specie erbacee agra-rie ed ortive.

Inoltre, saranno in-tegrate con disciplinari di produzione che ri-porteranno le tecniche agronomiche da adot-tare per la produzione di sementi biologiche in funzione delle pe-culiarità di ciascuna specie.

Azienda agricola

Di particolare impor-tanza per la produzione di sementi biologiche sono le caratteristiche strutturali dell’azien-da agricola; questa, infatti, dovrà disporre di appezzamenti che per dimensioni e col-locazione consentano il rispetto delle norme

vigenti per la produzione di sementi biologiche. Le attrezzature a disposizione per la semina, la

raccolta, lo stoccaggio ed il trasporto, nonché tutti i mezzi tecnici di produzione utilizzati in azien-da devono prevedere la possibilità di una accurata pulizia onde evitare inquinamenti con sementi o materiali di moltiplicazione convenzionali.

Terreno e successione colturale

Le tecniche colturali previste nell’ambito dei sistemi di produzione biologica devono consenti-re l’ottenimento di prodotti di elevata qualità nel rispetto degli equilibri biologici degli agro-ecosi-stemi, permettendo l’utilizzazione sostenibile delle risorse naturali.

Non è pertanto ammessa la coltivazione realiz-zata fuori suolo.

La rotazione agronomica costituisce un presup-posto di base di qualsiasi sistema di produzione biologica e si basa sulla successione nello stesso terreno di colture di piante appartenenti a specie diverse, che presentino differenti esigenze nutriti-

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135dal Seme - n° 4 / 11

Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche Iniziativa 5

ve.Tale tecnica permette di mantenere ed incre-

mentare la fertilità del suolo ed il contenuto di so-stanza organica, di ridurre la perdita dei nutrienti del suolo, di limitare le problematiche connesse alla presenza di infestanti, di insetti e di eventuali patologie, di preservare le falde acquifere da even-tuali inquinamenti e di arricchire la microfauna e la microflora del terreno.

Pertanto, l’avvicendamento deve essere ampio e diversificato sia per stagionalità, sia per capacità di copertura del suolo, sia per famiglia botanica.

A titolo di esempio la rotazione quadriennale che preveda almeno la coltivazione di una specie miglioratrice potrebbe essere la scelta più idonea, per la moltiplicazione di sementi biologiche di specie di piante agrarie, assimilabile, comunque, ad una rotazione triennale nella quale sia sempre presente una coltura miglioratrice annuale ed una delle coltivazioni sia preceduta da una coltura mi-glioratrice intercalare da sovescio.

Rispetto alle tecniche di avvicendamento classi-che, potrebbe essere consentito un anno di riposo

del terreno, purché si adottino tecniche di gestione del suolo tali da contenere i fenomeni erosivi e/o di lisciviazione.

Differente valutazione andrà fatta per le coltu-re orticole caratterizzate da un ciclo colturale re-lativamente breve che presuppone un numero di moltiplicazioni elevato nella stessa annata agraria.

Si potrebbe ipotizzare una possibile rotazione per le colture orticole nello stesso anno e sulla medesima superficie per un massimo di tre cicli consecutivi, purché successivamente intervallate per almeno un ciclo da una specie diversa ed a condizione che vi sia la presenza di una coltura miglioratrice e/o di un cereale ogni due anni, an-che se destinata a sovescio.

La presenza di particolari problematiche fitopa-tologiche può influenzare e modificare le ipotesi di avvicendamento sopra citate; nei disciplinari di produzione specifici per le specie verranno identi-ficate le rotazioni più idonee.

Deroghe agli anni di rotazione sono consentite per produzione di orticole in serra con obbligo, però, di interruzione del ciclo colturale con specie

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InIzIatIva 5 Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche

appartenente a famiglie diverse, destinate sia a so-vescio sia a produzione.

Preparazione del terreno (lavorazioni e fertiliz-zazioni)

Le lavorazioni devono creare e/o mantenere le migliori condizioni per l’insediamento e lo svilup-po delle piante coltivate, consentire di incorporare nel suolo i residui organici di origine vegetale ed animale, permettere la conservazione della sostan-za organica e controllare lo sviluppo delle erbe infestanti.

Una buona lavorazione deve favorire la tessitura del terreno per una migliore circolazione dell’ac-qua e dell’aria riducendo al minimo gli effetti ne-gativi sugli organismi viventi del terreno stesso.

Le lavorazioni consentono inoltre di ridurre i fe-nomeni di ruscellamento superficiale e di erosione e favoriscono l’accumulo di acqua per infiltrazio-ne e/o risalita capillare oltre all’ancoraggio e all’e-spansione degli apparati radicali delle piante.

Tale pratica agronomica è necessaria per rego-lare i processi di umificazione, mineralizzazione

e ri-organizzazione della sostanza organica por-tando in superficie strati di terreno ben strutturati ed aumentando la presenza di microrganismi che concorrono al miglioramento della fertilità e della carica microbiologica del suolo.

Sono, invece, da evitare le lavorazioni profonde che causano il rimescolamento dei diversi strati di terreno provocando l’interramento di quelli fertili e areati ed il posizionamento in superficie di quelli sterili e asfittici.

La scelta delle lavorazioni deve essere fatta, quindi, in ordine ai seguenti obiettivi:

- ridurre il compattamento del suolo; - ridurre il numero di “passaggi” orientandosi

verso la minima lavorazione; - mantenere e/o migliorare la strutture del suolo.Per raggiungere tali obiettivi è necessario: - evitare lavorazioni su terreni non in “tempera”; - evitare lavorazioni profonde (>30 cm.); - limitare allo stretto necessario l’uso di macchi-

nari ed attrezzi; - evitare la creazione della “suola di lavorazio-

ne”.La fertilità e l’attività microbiologica del suolo pos-

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137dal Seme - n° 4 / 11

Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche Iniziativa 5

sono essere mantenute e/o aumentate nei casi ap-propriati tramite:

- la coltivazione di leguminose azoto fissatici e/o di specie vegetali dotate di un apparato radi-cale profondo nell’ambito di un adeguato pro-gramma di rotazione pluriennale che preveda la presenza di colture da sovescio;

- l’incorporazione nel terreno di materiale orga-nico, preferibilmente compostato, e di ammen-danti organici;

- l’incorporazione dei residui vegetali delle col-ture precedenti;

- la scelta razionale delle colture in successione e delle relative lavorazioni.

La sostanza organica deve essere alla base del programma di fertilizzazione, il cui obiettivo con-siste nell’ottenimento di un terreno fertile tale da consentire una crescita armoniosa delle piante.

Considerato che tale equilibrio dipende da una molteplicità di fattori, è essenziale che si conosca-no le caratteristiche del suolo di coltivazione an-che attraverso opportune analisi fisico-chimiche da effettuarsi periodicamente.

L’analisi chimico-fisica del suolo, insieme ai dati desumibili dai fabbisogni delle colture, dalla pre-cessione colturale, dalla piovosità e dalle altre ca-ratteristiche agro-ambientali, consentirà di predi-sporre piani di fertilizzazione calibrati in funzione delle reali esigenze delle colture evitando, nel con-tempo, di diminuire la fertilità dei suoli o di ecce-dere nella disponibilità di elementi fertilizzanti che potrebbero compromettere lo stato sanitario delle colture ed avere effetti inquinanti sull’ambiente.

Si raccomanda di sottoporre a compostaggio qualsiasi tipo di sostanza organica prodotta in azienda o acquistata all’esterno, in modo tale da favorirne l’idonea maturazione e minimizzare la perdita di nutrienti.

I residui animali e/o vegetali devono essere com-postati e distribuiti nel rispetto di quanto previsto dal D.M. del 19.04.99 in attuazione della Diretti-va 97/676/CEE; comunque, per i reflui zootecnici deve essere predisposto un piano di spandimento conforme alla normativa vigente.

In ogni caso, tale Direttiva deve essere osservata per qualsiasi tipo di fertilizzazione somministrata alle colture.

Sono ammesse la fertilizzazione fogliare e la fer-tirrigazione come intervento di soccorso o come perfezionamento della tecnica fertilizzante, facen-

do attenzione a rispettare i fabbisogni delle colture ed i tempi di assorbimento al fine di evitare, ad esempio, l’accumulo di nitrati nelle verdure a fo-glia larga.

Sementi e materiali di propagazione impiegati

Per la produzione di semente biologica, la se-mente o i materiali di moltiplicazione impiegati possono essere:

sementi o materiali di propagazione biologicisementi o materiali di propagazione convenzio-

nali non Geneticamente Modificati (purché non conciati se non con prodotti consentiti dai discipli-nari per l’agricoltura biologica)

Si ricorda, comunque, che per le specie di piante agrarie di cui all’allegato I della legge n. 1096/71, deve essere obbligatoriamente utilizzata semente certificata ai sensi della normativa sementiera e di categoria riproducibile (Prebase, Base e 1° Ripro-duzione per quelle specie per le quali sia prevista anche la 2° Riproduzione); non è certificata ai sen-si della normativa sementiera la semente di Nucleo proveniente dal costitutore della varietà in quanto sotto la diretta responsabilità del costitutore stesso .

È possibile utilizzare semente non certificata ai sensi della normativa sementiera solo in caso di semente prodotta precedentemente dall’azienda agraria e reimpiegata nella stessa azienda.

Per le specie ortive deve essere utilizzata semen-te certificata ai sensi della normativa sementiera delle stesse categorie sopra indicate oppure può essere utilizzata semente di categoria Standard controllata ufficialmente solo tramite controllo a posteriori (Legge n. 195/76).

Anche nel caso delle specie ortive, è possibile utilizzare semente non certificata ai sensi della normativa sementiera solo in caso di semente pro-dotta precedentemente dall’azienda agraria e reim-piegata nella stessa azienda.

Le indicazioni non si applicano alle specie non previste dall’allegato I della legge n. 1096/71 ed alle specie soggette a certificazione sementiera vo-lontaria.

operazioni di semina

Ogni attrezzatura, prima dell’utilizzazione, deve essere accuratamente pulita per evitare usi promi-scui con semente convenzionale o con varietà di-

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InIzIatIva 5 Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche

versa da quella in moltiplicazione. Si consiglia lo svuotamento delle confezioni del-

le sementi all’interno della tramoggia della macchi-na seminatrice direttamente sul campo interessato alla semina, per evitate fuoriuscite accidentali del-le sementi durante il tragitto dal centro aziendale. Isolamento

Per la produzione di sementi biologiche devono essere considerate due diverse tipologie di possibili inquinamenti: l’inquinamento da deriva chimica e l’inquinamento varietale.

Nel primo caso, si consiglia di tenere una suf-ficiente distanza fra colture biologiche e colture convenzionali, tenendo comunque conto dei venti dominanti nella zona di produzione e della even-tuale presenza di barriere naturali quali ad esempio siepi, alberature, spazi incolti. L’inquinamento va-rietale può essere causato dalla presenza, all’inter-no della coltivazione stessa o nelle sue immediate vicinanze, di piante della stessa specie ma apparte-nenti a varietà diverse o dalla presenza di piante di specie diversa con possibilità di inter-incrocio con la specie moltiplicata (es. incroci inter-specifici di specie del Genere Beta). Nel primo caso, l’utilizzo di sementi certificate può ridurne od eliminarne la presenza, mentre nel secondo caso, l’isolamento spaziale della coltura si rende necessario per l’otte-nimento di un prodotto qualitativamente ottimale.

In linea di principio, le distanze di isolamento variano in relazione alla tipologia di riproduzione vegetativa della specie moltiplicata.

Ovviamente, dovranno essere considerate di-stanze maggiori in caso di specie a riproduzione allogama (entomofila o anemofila), ma dovranno essere presenti, anche se in misura inferiore, an-che per specie a riproduzione autogama al fine di evitare inquinamenti “banali” dovuti ad operazioni meccaniche durante la coltivazione (es. trebbia-tura). Le prescrizioni minime saranno valutate nel rispetto delle leggi vigenti (legge regionale Emilia-Romagna n. 2 del 19 gennaio 1998, legge regio-nale Marche n. 34 del 26 ottobre 1983 e legge re-gionale Umbria n. 1 del 20 gennaio 1999) e dagli organismi di certificazione biologica.

Controllo malerbe

La coltivazione delle colture porta-seme con il metodo biologico comporta una serie di problemi

legati alla difesa delle piante dalle malerbe.Anche in questo caso, l’utilizzo di semente cer-

tificata consente la semina di un prodotto quali-tativamente adeguato e con un contenuto di semi estranei estremamente ridotto o nullo.

Comunque, per ottenere una buona difesa dalle erbe infestanti è utile integrare, laddove possibile, interventi agronomici con interventi meccanici e fisici.

I primi si effettuano attraverso l’avvicendamento di colture con caratteristiche diverse, che determi-nano mutamenti o diminuzioni nelle popolazioni delle erbe infestanti (rotazioni con specie diverse ed utilizzo di piante “rinettanti”) e l’attuazione di pratiche preventive come la “falsa semina”, che permette di mantenere un letto di semina pulito durante lo stadio vegetativo dell’emergenza.

Gli interventi di natura meccanica e fisica vanno effettuati attraverso interventi mirati tra le file (sar-chiature, pirodiserbo) e lungo la fila tramite l’estir-pazione manuale delle erbe infestanti.

È estremamente importante che l’impianto ri-sulti il più possibile esente da infestanti nei primi stadi vegetativi, in maniera tale da permettere uno sviluppo ed una crescita della pianta al riparo da stress competitivi ed una conseguente veloce co-pertura del terreno.

Difesa fitosanitaria

Lo stato fitosanitario è uno degli aspetti qualita-tivi più importanti in una coltura biologica porta-seme.

Infatti, oltre al problema del controllo delle co-muni malattie di pieno campo alle quale sono sog-gette tutte le colture e quindi anche quelle per la produzione di sementi, una particolare attenzione deve essere riservata alle malattie trasmissibili per seme.

L’eventuale insorgenza di infezioni ad opera di organismi nocivi trasmissibili per seme, se non controllata con mezzi di lotta efficace, porta alla produzione di sementi infette che, a loro volta, di-ventano un veicolo di infezione e diffusione delle malattie nella successiva moltiplicazione della se-mente.

L’impiego di semente di elevata qualità è una delle condizioni preliminari per il buon esito del-le coltivazioni, soprattutto in agricoltura biologica dove i mezzi di difesa sono estremamente limitati

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rispetto a quelli disponibili in agricoltura conven-zionale.

Un semente di qualità deve possedere alcuni requisiti fondamentali tra cui: purezza varietale, elevata capacità germinativa, assenza di organi di propagazione di altre specie coltivate, di piante in-festanti e agenti patogeni.

Lo stato fitosanitario delle colture è fortemente influenzato da numerose pratiche agronomiche quali: utilizzo della semente certificata, scelta va-rietale, rotazioni, lavorazioni del terreno, fertiliz-zazioni, epoca e densità di impianto, irrigazione, drenaggio, gestione delle malerbe e degli spazi naturali.

Fondamentale per avere maggiori garanzie di sa-nità della semente è anche la scelta dell’ambiente di coltivazione. Colture allevate in aree ventilate risultano meno soggette ad infezioni fungine e bat-teriche, mentre dovrebbero essere evitate le mol-tiplicazione di sementi di una determinata specie in una zona in cui tale specie sia già intensamente coltivata per il mercato da consumo, in quanto la carica patogena risulta sicuramente più elevata.

Sempre allo scopo di limitare il diffondersi di malattie e parassiti comuni alle specie coltivate è opportuno adottare ampie successioni e porre at-tenzione alla scelta delle specie che entreranno nella rotazione affinché non siano interessate dalle medesime avversità. Un’adeguata successione col-turale risulta efficace, in particolare, nei confronti di parassiti del terreno poco mobili come Scleroti-nia spp. e nematodi galligeni.

La gestione del terreno è un altro fattore che ha un’influenza decisiva sullo sviluppo e sullo stato sanitario delle colture, strettamente correlata alla fertilità fisica, chimica e biologica del terreno stes-so. Un terreno ben strutturato permette le migliori condizioni per l’attività microbiologica del suolo, lo sviluppo delle radici e l’assorbimento dell’acqua e degli elementi nutritivi. Al contrario, terreni com-patti, asfittici e mal drenati indeboliscono le piante rendendole suscettibili all’attacco di patogeni tel-lurici quali, ad esempio, Verticillum spp., Fusarium spp. e Sclerotinia spp.

Anche la fertilizzazione ha una enorme influen-za sullo stato fitosanitario delle colture.

La carenza di elementi nutritivi può determinare uno sviluppo stentato delle piante ed incrementare la loro suscettibilità nei confronti delle avversità.

D’altra parte anche uno squilibrio tra elementi

nutritivi comporta problemi analoghi. L’eccesso di azoto, per esempio, determina la formazione di tessuti teneri più deboli nei confronti dell’azione meccanica di agenti biotici e abiotici e maggior-mente appetibili per gli entomofagi.

Il lussureggiamento vegetativo che deriva da una eccessiva nutrizione azotata favorisce, inoltre, il ristagno dell’umidità nella vegetazione e conse-guentemente lo sviluppo di malattie quali botrite, sclerotinia e batteriosi su diverse colture orticole.

L’epoca di semina o di trapianto della coltura deve essere tale da permettere alle piante di svilup-parsi nelle migliori condizioni, superando veloce-mente le prime fasi, particolarmente delicate, del ciclo colturale.

Agendo, ove possibile, sul periodo di coltivazio-ne di una coltura, inoltre, è possibile evitare de-terminate avversità cui essa risulta particolarmente suscettibile.

Una razionale gestione degli spazi naturali presenti nell’azienda agraria integra e comple-ta l’adozione di pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente (lavorazioni del terreno, fertilizza-zione, irrigazione, controllo delle malerbe e dife-sa) nell’ambito della gestione dell’agroecosistema.

Fondamentale è il ruolo delle aree incolte nell’in-crementare le potenzialità della lotta naturale.

È noto che, quanto più un sistema è ricco e diver-sificato dal punto di vista biologico (biodiversità), maggiore è la sua stabilità e capacità di tamponare l’eventuale esplosione demografica di un organi-smo favorito da particolari condizioni ambientali.

In altri termini, in un’azienda ricca di vegeta-zione spontanea, che adotti ampi avvicendamenti colturali e pratiche agronomiche a basso impatto ambientale, è più difficile che un organismo no-civo raggiunga livelli d’infestazione preoccupanti in quanto limitato da numerosi antagonisti naturali presenti: piccoli mammiferi, uccelli, anfibi, artro-podi (insetti e ragni) e microrganismi (funghi, bat-teri e virus, ecc.).

La presenza di piante arboree, arbustive o er-bacee favorisce la lotta naturale fornendo agli entomofagi cibo (polline, nettare o prede e ospiti alternativi), siti di rifugio, di svernamento o di mol-tiplicazione e corridoi di spostamento tra differenti aree naturali. Dalla presenza di questi veri e propri serbatoi faunistici le colture agrarie traggono enor-me beneficio in quanto durante la stagione vege-tativa gli insetti utili si spostano continuamente tra

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le aree marginali e le zone coltivate alla ricerca di cibo e di migliori condizioni ambientali.

Le azioni di difesa diretta nei confronti dei paras-siti a carico della parte aeree delle piante devono essere effettuate con i prodotti indicati nell’allegato II del Reg. CE n. 889/2008 solo qualora i mezzi di

difesa di carattere preventivo non fossero risultati sufficienti. Le modalità e le soglie d’intervento per la difesa delle colture per la produzione di sementi sono estremamente diverse a secondo della specie e dell’ambiente di coltivazione.

Per diverse famiglie botaniche, quali composi-te, ombrellifere, chenopodiacee e liliacee, il ciclo colturale delle colture sementiere è differente da quello delle stesse colture destinate al mercato del consumo, in quanto le prime presentano, rispetto a quelle ultime, una fase aggiuntiva costituita dalla fioritura e dalla formazione del seme.

Durante questa fase le piante sono interessate da avversità specifiche, che possono compromettere la produzione sementiera sia in termini quantitativi che qualitativi (germinabilità e stato fitosanitario).

Alcuni patogeni e fitofagi, trascurabili da chi coltiva una specie a fini alimentari, possono rap-presentare, invece, una seria minaccia per chi pro-duce semente (es. depressaria ed alternaria delle ombrellifere), mentre nelle colture per la produzio-ne di sementi il danno estetico può essere tranquil-lamente tollerato nel caso in cui non comprometta in maniera significativa la resa colturale e non in-cida sulla qualità dei semi (germinabilità, energia germinativa e stato fitosanitario).

Nell’ambito delle sostanze attive disponibili è bene privilegiare quelle meno tossiche per l’uo-mo e per gli organismi utili: a titolo di esempio, Bacillus thuringiensis ed azaridactina sono senza dubbio da preferire a piretro, che, per quanto poco persistente, non è selettivo nei confronti dei mi-crorganismi utili.

Di fondamentale importanza è anche la decisio-ne sul momento più opportuno per l’applicazio-ne insetticida. Spesso un trattamento precoce può risultare non solo opportuno, perché permette di evitare trattamenti tardivi e a maggiore impatto, ma anche necessario per non compromettere lo sviluppo della coltura e la qualità della semente.

Sono assolutamente da evitare i trattamenti du-rante la fioritura per le gravi conseguenze negative nei confronti degli insetti utili (predatori, parassi-toidi e, soprattutto, impollinatori) che affollano la coltura in questo periodo.

operazioni alla raccolta, stoccaggio e trasporto

Per evitare inquinamenti varietali e con prodot-to convenzionale, la raccolta deve essere esegui-

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ta con attrezzature dedicate o, in alternativa, con macchinari di facile pulizia nei quali le parti a con-tatto con la semente non presentino spigolosità, restrizioni e tubature ad angolo retto; il materiale dovrà essere liscio per facilitare lo scorrimento del-la semente.

Le attrezzature utilizzate per lo spostamento del prodotto dal campo di produzione al sito di stoc-caggio aziendale devono prevedere un’accurata pulizia preventiva.

Le stesse condizioni si applicano anche alle at-trezzature meccaniche presenti nei magazzini di stoccaggio per la gestione della semente.

I magazzini per la conservazione post-raccolta devono essere accuratamente puliti e consentire la separazione fisica per tipo di prodotto (specie e varietà). I macchinari per la movimentazione, i contenitori ed i mezzi utilizzati per il trasporto dall’azienda agricola alla ditta sementiera, dovran-no essere scrupolosamente puliti.

Ricevimento e stoccaggio del prodotto in natura

La ditta sementiera che riceve la semente bio-logica deve predisporre buche di scarico dedicato o in alternativa di facile pulizia per evitare inqui-namenti con semente convenzionale ritirato in precedenza; la medesima accortezza deve essere riservata ai mezzi tecnici (pale meccaniche o linee di trasferimento) che trasporteranno il prodotto ai siti di stoccaggio.

Per questi ultimi, cassoni, silos o magazzini, de-ve essere predisposta un’accurata pulizia preven-tiva laddove non sia possibile creare siti dedicati esclusivamente al prodotto di origine biologica.

È auspicabile che ogni contenitore, grande o piccolo sia identificato singolarmente tramite me-todi di facile interpretazione da tutto il personale coinvolto nelle operazioni di gestione del prodot-to. L’identificazione deve essere presente anche sugli eventuali pannelli elettronici di controllo in uso nello stabilimento di stoccaggio/selezione che comandano le linee di trasferimento e selezione.

Movimentazione interna

Dal sito di stoccaggio all’impianto di selezione lo spostamento della semente biologica deve es-sere eseguito con attrezzature dedicate o di facile pulizia in tutte le loro parti.

Lavorazione

La lavorazione della semente biologica dovreb-be essere eseguita preferibilmente su una linea de-dicata; in alternativa può essere utilizzata la stessa linea di selezione delle sementi convenzionali, purché sia possibile procedere alla pulizia dei sin-goli macchinari in modo approfondito allo scopo di evitare eventuali contaminazioni varietali.

Nel caso in cui per la produzione di semente convenzionale vengano utilizzate formulazioni polverulente di prodotti concianti non consenti-ti dalla legislazione sulla produzione biologica, i locali di lavorazione delle sementi biologiche do-vranno obbligatoriamente essere distinti.

Qualora l’attrezzatura meccanica per la concia delle sementi con prodotti di sintesi non consentiti sia inserita nella linea di selezione, si dovrà pre-vedere una deviazione della linea stessa tale da impedire eventuali contaminazioni fra i prodotti di sintesi utilizzati per la concia e le sementi biolo-giche.

Immagazzinamento confezioni finali

Il prodotto confezionato e definitivamente cer-tificato deve essere posto in magazzini asciutti e puliti senza presenza di insetti e roditori che ne possano minare la qualità finale. Inoltre, è consi-gliato identificare il prodotto biologico in modo inequivocabile e di veloce constatazione per non incorrere in errori umani in fase di stoccaggio e di carico del prodotto verso le aziende utilizzatrici.

Controllo interno

È consigliabile, che ogni stabilimento di selezio-ne sementi che lavori prodotto di origine biologi-ca, si doti di procedure operative standard (POS) in modo tale da poter meglio controllare e monitorare tutte le operazioni (dal ricevimento allo stoccag-gio del prodotto finito) che interessano la semente biologica.

Per le operazioni che presentano i maggiori ri-schi di inquinamento sia varietale, sia chimico, si prevederanno controlli più accurati e puntuali du-rante tutte le fasi della lavorazione e movimenta-zione del prodotto anche attraverso compilazione di report e/o documentazioni dell’avvenuto con-trollo.

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Disciplinari di produzione per cipolla, frumento duro ed erba medica

1)I.N.R.A.N –Sezione di Bologna - [email protected]

Alessandra Sommovigo1, Marta Giannini1, Domenica Iraci Capuccinello1

Lo scopo dei disciplinari di produzione di se-menti biologiche è fornire indicazioni utili alla scelta delle migliori tecniche agronomiche da adottare per l’ottimizzazione della produzione di sementi biologiche, sia dal punto di vista qualitati-vo, sia quantitativo.

Le indicazioni fornite sono in funzione della peculiarità della specie oggetto del disciplinare, mentre per le norme tecniche generali, si riman-da alle “Linee guida per la produzione di sementi biologiche”.

CIPoLLA (Allium cepa l. fam. liliaceae)

La cipolla è una specie allogama con impollina-zione entomofila.

Terreno e successione colturale

Terreno: Si consiglia la coltivazione in terreni di medio impasto, preferibilmente in zone ventilate.

Si sconsiglia la coltivazione in terreni tenden-zialmente sabbiosi per limitare le problematiche fi-tosanitarie legate all’ambiente ideale di diffusione del nematode Dytilenchus dipsaci.

Successione colturale: La coltura non può essere moltiplicata sullo stesso terreno per almeno 4 anni.

Allo scopo di evitare la diffusione del nematode Dytilenchus dipsaci (organismo patogeno di qua-rantena), si consiglia di avvicendare la coltura con una specie graminacea e di evitare la rotazione con specie appartenenti alle famiglie botaniche Solanacee, Leguminosae e Liliaceae (piante ospiti sia del nematode sia di Peronospora).

Preparazione del terreno

Lavorazioni: La scelta delle lavorazioni deve es-sere fatta in ordine ai seguenti obiettivi:

- ridurre il compattamento del suolo; - ridurre il numero di “passaggi” orientandosi

verso la minima lavorazione; - mantenere e/o migliorare la strutture del suolo.Per raggiungere tali obbiettivi è necessario: - evitare lavorazioni su terreni non in “tempera”; - evitare lavorazioni profonde (>30 cm.);

- limitare allo stretto necessario l’uso di macchi-nari ed attrezzi;

- evitare la creazione della “suola di lavorazio-ne”.

L’erpicatura e la fresatura in particolare presenta-no aspetti estremamente positivi in quanto rendo-no il terreno sufficientemente soffice ed idoneo alla messa dimora dei bulbilli.

Fertilizzazione: Un programma di fertilizzazione deve essere stabilito innanzitutto in relazione alla natura del terreno ed alle esigenze della coltura in atto. Il fosforo, per esempio, riveste un ruolo par-ticolarmente importante ai fini della produzione di seme della specie cipolla, in quanto concorre all’irrobustimento dello scapo e, generalmente, vengono somministrati da 100 a 200 kg/ha di P2O5.

Per quanto riguarda gli altri macro elementi, si possono effettuare fertilizzazioni di 80-150 di N e da 100 a 200 kg/ha di K2O.

Semente e materiale di propagazione impiegato

Seme impiegato: bulbilli da vivaio.

operazioni di semina/trapianto

Epoca e modalità di trapianto: Il trapianto dei bulbilli deve essere effettuato per le cipolle bian-che in agosto, per tutte le altre da settembre a no-vembre. La quantità di bulbi utilizzati può variare da 40 a 80 q/ha a seconda della varietà e del cali-bro. I bulbi devono essere interrati e coperti con un sottile strato di terreno o lasciati per qualche giorno scoperti in fondo al solco per favorire la perdita di umidità dei bulbilli e prevenire l’eventuale insor-genza di marciumi.

Isolamento

Vengono stabilite le seguenti distanze di isola-mento:

- per le colture di tipologie a libera impollinazio-ne appartenenti allo stesso gruppo (*): 600 m

- per le colture di tipologie a libera impollina-zione appartenenti a gruppi (*) diversi: 1000 m

- per le colture di tipologia ibrida appartenenti

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Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche Iniziativa 5

allo stesso gruppo (*): 2000 m - per le colture di tipologia ibrida appartenenti a

gruppi (*) diversi: 2000 m - tra colture di tipologia a libera impollinazione

e certificata: 2000 m

(*) Laddove per gruppi si intendono le sottoelencate tipologie varietali:

AVVERSITà DANNO MISURE PREVENTIVE MISURE DIRETTE DI LOTTA

Mosca della cipolla Delia antiqua

Le larve penetrano nei bulbi distruggendone i tessuti di cui si nutrono; i bulbi infestati, inoltre, sono esposti ad attacchi batterici che ne determinano la decomposizione.

Terreni di coltivazione in posizioni ventilate ed aree ricche di vegetazione spontanee rendono meno soggette le colture alle infestazioni del fiitofago.

In zone ove l’infestazione del fiitofago è ricorrente e con andamento stagionale mite nel periodo autunnale, intervenire ogni 5/6 giorni con Piretro.

Tripidi Thrips tabaci

Sulle foglie le punture dell’insetto causano la formazione di aree depigmentate che successivamente necrotizzano; se l’attacco risul-ta elevato si possono avere disseccamenti vegetativi. L’attacco dei tripidi sull’infiorescenze determina una consistente diminuzione dell’allegagione.

Nelle colture da seme i tripidi richiedono solo raramente trattamenti specifici; nel caso, intervenire subito dopo la fioritura con Beauveria bassiana o Spinosad.

Peronospora della cipolla Peronospora schleideni (Patogeno trasmissibile per seme)

Formazione di macchie decolorate biancastre sulle foglie e sugli scapi fiorali. Le parti colpite si ripiegano verso il basso.

Prediligere aree di coltivazione ventilate, laddove si verifichino raramente condizioni di prolungata umidità fogliare.

Al verificarsi di periodi caratterizzati da pro-lungata umidità fogliare intervenire con sali di rame. L’aggiunta di coadiuvanti naturali (es. resina di pino) permette di migliorare la persistenza dei sali di rame.

Nematodi Ditylenchus dipsaci (Patogeno trasmissibile per seme)

Le coltivazioni di cipolla infestate presentano foglie inspessite, lamina fogliare ridotta, bulbi con scaglie esterne vitree di color grigio-pallido e superficie increspata. N.B.: Ditylenchus dipsaci è un patogeno di quarantena. È obbliga-torio il passaporto fitosanitario.

Impiego di semente certificata per i vivai. Scelta di terreni esenti da nematodi. Evitare avvicendamento con specie ospiti delle stesso nematode.

Botrite Botrytis squamosa Botrytis allii Botrytis spp. (Patogeno trasmissibile per seme)

La botrite, o muffa grigia, è un fungo che colpisce i germogli, il bulbo e le lamine fogliari penetrando attraverso le ferite della pianta. I bulbi sviluppano sulle lesioni macchie scure in corrispondenza delle quali si forma del marciume molle che porta all’avvizzimento del bulbo. Sulle lamine fogliari la presenza della muffa grigia è più rara; si manifesta solo in presenza di piogge abbondanti e ristagni idrici. In caso di attacchi molto forti la pianta inizia a seccarsi fin’anche a morire.

Prediligere aree di coltivazione ventilate, laddove si verifichino raramente condizioni di prolungata umidità fogliare. Attuare ampi avvicendamenti colturali. Impiego di varietà poco suscettibili. Sono da evitare ristagni idrici favorendo il drenaggio del terreno.

Al verificarsi di periodi caratterizzati da prolungata umidità intervenire con sali di rame.

Ruggine Puccinia porri

I sintomi si manifestano inizialmente sulle lamine fogliari dove compaiono, in primavera, macchie giallastre che non sono altro che gli organi di propagazione del fungo (picnidi ed ecidi).

Prediligere aree di coltivazione ventilate, laddove si verifichino raramente condizioni di prolungata umidità fogliare. Attuare ampi avvicendamenti colturali. Impiego di varietà poco suscettibili e preferibil-mente precoci. Sono da evitare ristagni idrici favorendo il drenaggio del terreno.

Alla comparsa delle prime pustule fogliari intervenire con sali di rame.

Controllo malerbe

La cipolla è una pianta molto suscettibile alla competizione con le malerbe, specialmente nei primi stadi di accrescimento.

Sono consigliate sarchiature e scerbature da ef-fettuarsi in primavera ed erpicature nella fase avan-zata della coltura.

operazioni alla raccolta

Per assicurare una corretta e sufficiente germina-zione, il seme di cipolla necessita di essiccamento; tale operazione può essere effettuata o movimen-tando le infiorescenze o insufflando artificialmente aria calda a temperature non superiori a 30°C.

La trebbiatura viene eseguita generalmente 15 giorni dopo il taglio e, comunque, nel momento in cui il seme risulta perfettamente asciutto.

Durante le lavorazioni sopra descritte, occorre che il tegumento del seme non venga danneggia-

Difesa fitosanitaria di cipolla

TIPOLOGIE VARIETALI

A BULBO GIALLO PIATTO

A BULBO GIALLO TONDO

A BULBO ROSSO PIATTO

A BULBO ROSSO TONDO

A BULBO BIANCO PIATTO

A BULBO BIANCO TONDO

TIPO DORATA DI PARMA

TIPO RAMATA DI MILANO

TIPO BIANCA DI LISBONA

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InIzIatIva 5 Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche

to al fine di evitare deterioramenti nella fase di conservazione, ma soprattutto per garantire una corretta e sufficiente germinabilità del seme. È consigliabile, per consentire un’idonea aerazione della semente, che i sacchi non siano interamente riempiti e che il prodotto venga consegnato il più rapidamente possibile alla ditta selezionatrice.

FRuMENTo DuRo (Triticum durum Desf. fam. Graminacae)

Specie autogama prevalentemente cleistogama.

Terreno e successione colturale

Terreno: Si consiglia la coltivazione in terreni argillosi purché adeguatamente sistemati per evi-tare il ristagno di acqua nei periodi di maggiore piovosità.

Successione colturale: Non è consentito il rin-grano con varietà diversa da quella moltiplicata.

Per buona pratica agricola è sconsigliato, co-munque, il ringrano; se le condizioni lo rendono indispensabile, si consiglia una rotazione al massi-mo biennale, facendo seguire una coltura miglio-ratrice.

Preparazione del terreno

Lavorazioni: La scelta delle lavorazioni deve es-sere fatta in ordine ai seguenti obiettivi:

- ridurre il compattamento del suolo; - ridurre il numero di “passaggi” orientandosi

verso la minima lavorazione; - mantenere e/o migliorare la strutture del suolo.Per raggiungere tali obbiettivi è necessario: - evitare lavorazioni su terreni non in “tempera”; - evitare lavorazioni profonde (>30 cm.); - limitare allo stretto necessario l’uso di macchi-

nari ed attrezzi; - evitare la creazione della “suola di lavorazio-

ne”.L’erpicatura e la fresatura in particolare presenta-

no aspetti estremamente positivi in quanto rendo-no il terreno sufficientemente soffice ed idoneo alla messa dimora del seme.

Fertilizzazione: Un programma di fertilizzazione deve essere stabilito innanzitutto in relazione alla natura del terreno ed alle esigenze della coltura in atto. Generalmente vengono somministrati da 70 a

100 kg/ha di P2O5, da 100 a 200 kg/ha di N som-ministrati in tre interventi e nei terreni poveri anche da 100 a 150 K2O.

Semente e materiale di propagazione impiegato

Seme impiegato: - semente biologica certificata ai sensi della leg-

ge sementiera di categoria riproducibile (Pre-base, Base, 1° e 2° Riproduzione)

- semente convenzionale certificata ai sensi del-la legge sementiera di categoria riproducibile (Prebase, Base, 1° e 2° Riproduzione), purché non conciata se non con prodotti consentiti dai disciplinari per l’agricoltura biologica

- semente prodotta dalla azienda agraria e reim-piegata nella stessa azienda agraria (purché non conciata se non con prodotti consentiti dai disciplinari per l’agricoltura biologica e nel ri-spetto delle normative vigenti)

operazioni di semina

Epoca e modalità di semina: Il frumento trova le migliori condizioni ambientali nelle regioni temperate, dove si adatta a semine autunnali ed eventualmente a semine primaverili in relazione alle diverse caratteristiche varietali ed agli areali di coltivazione. La semina autunnale viene effettua-ta generalmente nella seconda decade di ottobre nell’Italia Settentrionale, nella prima decade di novembre nell’Italia centrale, nella seconda o ter-za decade di novembre nell’Italia Meridionale ed Insulare. La quantità di semente impiegata varia a seconda degli areali di coltivazione dai 130/160 kg/ha ai 200/220 kg/ha.

La semina può essere effettuata a spaglio o a file con l’ausilio di macchine seminatrici. Il lavoro di semina va completato con una leggera rullatura dei terreni per consentire una migliore aderenza delle cariossidi al terreno e facilitare l’assorbimento di acqua necessario per la germinazione.

Isolamento

Vengono stabilite le seguenti distanze di isola-mento

- per le colture di categoria Base: 8 m - per le colture di categoria Sementi Certificate

di 1a e 2a Riproduzione: 4 m

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Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche Iniziativa 5

AVVERSITà DANNO MISURE PREVENTIVE MISURE DIRETTE DI LOTTA

Fusariosi della spiga Fusarium spp. e Micro-dochium nivale (Patogeno trasmissibile per seme)

In relazione alla tipologia di attacco fungino (precoce o tardivo), il danno può causare un calo produttivo anche importante (morte della pianta o produzione di cariossidi striminzite, con ridotta energia germinativa e ridotta germinabilità). Inoltre, i funghi del genere Fusaria producono micotossine come metaboliti secondari.

Utilizzo di seme sano, varietà resistenti, avvicendamento coltu-rale; si consiglia, inoltre, di evitare concimazioni eccessive.

Si consiglia l’utilizzo di oli vegetali (es. olio di menta, olio di pino, olio di carvi)

Septoria Septoria tritici, Septoria nodorum (Patogeno trasmissibile per seme)

Le septoriosi sono provocate da Septoria tritici e Septoria nodorum. La prima si sviluppa sulle foglie di frumento durante gli inverni miti, provocando macchie bruno chiare a forma di losanga che finiscono per confluire fino a disseccare le foglie. La seconda attacca anche i nodi del culmo, che diventano molli, poi le spighe che diventano grigiastre per il disseccamento delle glume. Le septoriosi, in caso di semente contaminata, provoca il marciume delle piantine in germi-nazione.

Utilizzo di seme sano, varietà resistenti, avvicendamento coltu-rale; si consiglia, inoltre, di evitare concimazioni eccessive

oidio Erysiphe graminis

Colpisce foglie, steli e spighe formando una lanugine superficiale, prima bianca poi grigiastra disseminata di punti neri. Questa malattia si sviluppa in particolare in colture molto fitte e rigogliose. Forti attacchi riducono la capacità di assimilazione del fogliame; gravi in special modo gli attacchi sulla penultima e ultima foglia (foglia-bandiera).

Varietà resistenti, avvicendamento colturale; si consiglia, inoltre, di evitare concimazioni eccessive

Ruggini Puccinia striiformis Puccinia graminis Puccinia recondita

Le ruggini si sviluppano a carico della vegetazione e riducono la resa e il contenuto proteico della granella. - Ruggine gialla (Puccinia striiformis): forma pustole piccole, arrotondate, gialle, allineate tra le nervature delle foglie e sulle spighe; essendo la meno termofila gli attacchi possono verificarsi anche assai presto in primavera, provocando danni molto seri in certe annate sulle varietà sensibili; - Ruggine nera (Puccinia graminis): è la più termofila; attacca tardivamente le guaine e i culmi del frumento formandovi pustole allungate, bruno-nerastre e provocando la “stretta” nelle varietà molto tardive (mentre le attuali varietà precoci le sfuggono); - Ruggine bruna (Puccinia recondita): provoca pustole giallo-rossastre sparse sulle due facce delle foglie, ha esigenze termiche intermedie tra le precedenti e provoca attacchi sporadici ma gravi. La diffusione delle ruggini è favorita dal rigoglio vegetativo e dal decorso climatico caldo e umido

Le ruggini sono particolarmente temibili nei terreni vallivi, umidi e nei climi nebbiosi, quindi si consiglia di prediligere aree di coltivazione ventilate. Varietà resistenti e tendenzial-mente precoci in quanto sfuggono maggiormente agli attacchi del fungo. Avvicendamento colturale; si consiglia, inoltre, di evitare concimazioni eccessive.

Afidi Sitobium avenae

Danni diretti: sottrazione di linfa, riduzione di sviluppo della pianta. Danni indiretti: trasmissione di virus come ad es.nanismo giallo dell’orzo (BYDV).

Evitare concimazioni eccessive Spinosad, Piretro

Cimice Eurygaster maura

Le punture di questi insetti sulle cariossidi provocano danni quantitativi, ma soprattutto qualitativi. Gli effetti degli enzimi proteolitici, immessi con la saliva durante la suzione, si manifestano solo al momento della trasformazione per la produzione di prodotti da forno dando origine ad impasti deboli, collosi e con difficoltà nella lievitazione.

Evitare concimazioni eccessive

Spinosad, Piretro e lotta integrata con il dittero ovoparassitoide Gymnosoma rotundatum

Lema Oulema melanopa

Le larve rodono le foglie, lasciando intatta la pagina inferiore e determinando delle caratteri-stiche erosioni longitudinali, parallele alle nervature. In caso di forti attacchi la foglia disseca.

Evitare concimazioni eccessive Spinosad, Piretro

Carie Tilletia spp (Patogeno trasmissibile per seme)

Parassiti fungini che trasformano i chicchi del frumento in granelli ovoidali tozzi, grigio-bruni, pieni di clamidospore simili a polvere scura dal caratteristico odore di “pesce fradicio”.

Utilizzo di seme sano, avvicenda-mento colturale. evitare concima-zioni eccessive

Carbone Ustilago tritici (Patogeno trasmissibile per seme)

Fungo che si manifesta al momento della liberazione della spiga dalla guaina fogliare. Le cariossidi vengono sostituite da corpi nerastri (sori) avvolti da una sottile pellicola che in poco tempo si lacera liberando una polvere nera (clamidospore).

Utilizzo di seme sano, avvicenda-mento colturale, evitare concima-zioni eccessive

Difesa fitosanitaria del frumento duro

Controllo malerbe

Si consiglia la “falsa semina” e, ove possibile, sarchiature da effettuarsi in primavera ed erpicatu-re nella fase avanzata della coltura.

operazioni alla raccolta

L’epoca di raccolta dipende soprattutto dalla temperatura e dall’umidità atmosferica.

La mietitrebbiatura viene eseguita quando le piante hanno raggiunto la maturazione piena e le cariossidi hanno un grado di umidità tale da per-metterne la conservazione senza dover procedere all’essiccazione naturale del prodotto.

ERBA MEDICA (Medicago sativa L. fam. Leguminosae)

Specie allogama con impollinazione entomofila.

Terreno e successione colturale

Terreno: L’erba medica si adatta a vari terreni, fatta eccezione per quelli acidi ed umidi; esige ter-reni con pH compreso tra 6.5 e 7.5; se il pH risulta inferiore alla neutralità, è possibile la coltivazione solo in presenza di una buona dotazione di calcio utilizzabile.

Si consiglia, inoltre, la coltivazione in terreni tendenzialmente argillosi purché adeguatamente

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146dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 5 Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche

sistemati per evitare il ristagno di acqua nei periodi di maggiore piovosità.

Successione colturale: La coltura non può essere moltiplicata sullo stesso terreno per almeno 3 anni.

Si sconsiglia l’avvicendamento con colture ap-partenenti alla famiglia delle Liliaceae.

Maggiore efficacia si ha con l’inserimento della coltivazione di una specie graminacea all’interno della rotazione.

Preparazione del terreno

Lavorazioni: La scelta delle lavorazioni deve es-sere fatta in ordine ai seguenti obiettivi:

- ridurre il compattamento del suolo; - ridurre il numero di “passaggi” orientandosi

verso la minima lavorazione; - mantenere e/o migliorare la strutture del suolo.Per raggiungere tali obbiettivi è necessario: - evitare lavorazioni su terreni non in “tempera”; - evitare lavorazioni eccessivamente profonde (>

45 cm.); - evitare la creazione della “suola di lavorazio-

ne”.Si effettuano arature che possono essere abbina-

te anche a ripuntature per favorire la penetrazione in profondità dell’acqua meteorica.

Fertilizzazione: Un programma di fertilizzazione è innanzitutto in relazione alla natura del terreno ed alle esigenze della coltura in atto. Generalmen-te vengono somministrati da 100 a 150 kg/ha di P2O5, da 25 a 30 kg/ha di N e da 180 a 200 K2O.

Nei terreni calcio carenti è utile l’apporto di cal-cio.

Sementi e materiale di propagazione impiegato

Seme impiegato: - semente biologica certificata ai sensi della nor-

mativa sementiera di categoria riproducibile (Prebase, Base, 1° e 2° Riproduzione)

- semente convenzionale certificata ai sensi della normativa sementiera di categoria riproducibi-le (Prebase, Base, 1° e 2° Riproduzione) purché non conciata se non con prodotti consentiti dai disciplinari per l’agricoltura biologica

- semente prodotta dalla azienda agraria e reim-piegata nella stessa azienda agraria (purché non conciata se non con prodotti consentiti dai disciplinari per l’agricoltura biologica e nel ri-spetto delle normative vigenti)

operazioni di semina

Epoca e modalità di semina: L’epoca di semina ottimale per la medica è in primavera; a seconda degli areali e delle varietà utilizzate è però possi-bile seminare anche a fine estate-inizio autunno.

Il quantitativo di seme è di 20/25 kg/ha in con-siderazione della duplice attitudine (a seme ed a foraggio) della coltivazione di erba medica; nel caso di coltivazione specializzata solo per la pro-duzione di seme, il quantitativo di seme varia da 7 a 10 kg/ha.

Le dosi minime di seme si possono utilizzare nei terreni permeabili, profondi, freschi e su letti di se-mina ideali. La semina può essere effettuata a file o a spaglio.

Isolamento

Vengono stabilite le seguenti distanze di isola-mento:

Coltura Distanza minima Sementi di base

Distanza minima Sementi certificate

Superficie appezzamento fino a 2 ha

200 m 100 m

Superficie appezzamento oltre 2 ha

100 m 50 m

Per produzione di se-menti non destinate alla riproduzione Superficie fino a 2 ha

- 100 m

Per produzione di se-menti non destinate alla riproduzione Superficie oltre 2 ha

- 50 m

Controllo malerbe

Si consiglia l’estirpatura per permettere di pa-reggiare il terreno e rimuovere la vegetazione in-festante. La pratica della “falsa semina” consente di ridurre ulteriormente la presenza di infestanti.

operazioni alla raccolta

Per la produzione di seme solitamente di usa il secondo o il terzo taglio. Il seme viene prodotto a partire dal 2° anno di semina, in quanto il medi-caio di 1° anno risulta poco produttivo e, general-mente, troppo infestato da malerbe.

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147dal Seme - n° 4 / 11

Messa a punto di linee guida e di disciplinari di produzione di seMenti biologiche Iniziativa 5

AVVERSITA’ DANNO MISURE PREVENTIVE MISURE DIRETTE DI LOTTA

Nematodi Ditylenchus dipsaci (Patogeno trasmissibile per seme)

Il medicaio infestato presenta inizialmente chiazze circolari con piante di colore tendenzialmente grigiastro, di aspetto cespuglioso, scarsa vigoria e foglie deformate, che successivamente muoiono. N.B.: Ditylenchus dipsaci è un patogeno di quarantena. È obbligatorio il passaporto fitosanitario.

Impiego di semente certificata. Utilizzo di terreno esente da nematodi. Evitare avvicendamento con specie ospiti delle stesso nematode.

Batteri Clavibacter migicanensis sbp. Insidiosus (Patogeno trasmissibile per seme)

Si manifesta con ingiallimento fogliare, aspetto cespuglioso e crescita stentata fino al disseccamento di tutta la pianta. Sulle radici compaiono striature grigie o brune. N.B.: Clavibacter è un patogeno di quarantena che rende obbligatorio il passaporto fitosanitario.

Rotazioni colturali; uso di va-rietà resistenti e di seme sano; concimazioni equilibrate e sfalci tempestivi.

Peronospora Peronospora trifoliorum (Patogeno trasmissibile per seme)

Formazione di macchie decolorate biancastre sulle foglie e sull’infiore-scenza.

Prediligere aree di coltivazio-ne ventilate, laddove si verifi-chino raramente condizioni di prolungata umidità fogliare

Al verificarsi di periodi caratterizzati da prolungata umidità fogliare intervenire con: sali di rame. Al veri-ficarsi di periodi caratterizzati da prolungata umidità fogliare intervenire con sali di rame. L’aggiunta di coadiuvanti naturali (es. resina di pino) permette di migliorare la persistenza dei sali di rame.

Fanerogame parassite Cuscuta spp.

La cuscuta si attacca alla pianta ospite avvolgendosi in spire, quindi perde il contatto con il terreno per nutrirsi esclusivamente della linfa dell’ospite, tramite strutture denominate austori che penetrano nel fusto. Le piante colpite perdono vigoria e deperiscono con grave danno alla produzione di seme. La cuscuta può essere, inoltre, vettore di fitoplasmi verso la pianta ospite.

Impiego di seme sano (il parassita si diffonde tramite seme). Rotazioni colturali con specie non ospiti della fanerogama.

Pirodiserbo

virosi Virus del mosaico dell’er-ba medica (Patogeno trasmissibile per seme)

Le virosi di manifestano con maculature clorotiche a piccole chiazze sulle foglie che si presentano bollose, arricciate e di ridotte dimensioni. Il virus viene trasmesso da afidi.

Evitare concimazioni eccessive.

Controllo degli afidi vettori con Spinosad, Piretro.

Afidi Gli afidi, nutrendosi a spese della linfa della pianta, provocano ingialli-menti dell’apparato fogliare e crescita stentata che può causare deperi-menti della pianta con conseguente riduzione della produzione.

Evitare concimazioni eccessive. Lasciare lungo i campi strisce non sfalciate per favorire i limitatori naturali.

Spinosad, Piretro.

Fitoplasma Scopazzi dell’Erba medica

Il fitoplasma causa nella pianta la formazione di scopazzi, foglie piccole con diffusi giallumi seguiti da arrossamenti e fiori con fenomeni di virescenza e di fillodia.

Estirpazione di possibili piante ospiti nelle vicinanze della coltura.

Controllo degli insetti vettori con Spinosad, Piretro.

Difesa fitosanitaria di erba medica

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148dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

InIzIatIva 6 Utilizzo di principi attivi di origine natUrale per la concia delle sementi e per il controllo delle malattie trasmissibili per seme

Utilizzo di oli essenziali per la concia delle sementi e per il controllo delle malattietrasmesse da seme

1)CRA- Centro di Ricerca per la Patologia Vegetale (Roma) - [email protected]

Luca Riccioni1, Elvira Lotti1, Enzo Marinelli1, Laura orzali1

Nell’ambito del “Piano Nazionale Sementiero Biologico” 2009-2011 il CRA-Centro di Patologia Vegetale di Roma (CRA-PAV) ha sviluppato una li-nea di ricerca con l’obiettivo di mettere a punto metodi/trattamenti di concia biologica efficaci nel contenimento di patogeni trasmessi dal seme e nel proteggere le plantule nei primi giorni di vita da-gli attacchi di patogeni terricoli, e che allo stesso tempo non interferiscano con i principali parametri della qualità della semente (germinabilità, energia germinativa ecc.).

A tale fine è stata studiata la possibilità di uti-lizzare delle sostanze che negli ultimi anni hanno sviluppato un crescente interesse per il loro impie-go in differenti settori (farmaceutico, cosmetico, alimentare ecc.): gli oli essenziali.

Questi sono prodotti naturali che derivano dal metabolismo delle piante stesse e che vengono accumulati in vari organi, quali foglie, fiori, frutti, radici e cortecce e dai quali è possibile estrarli. I principi attivi presenti negli oli sono generalmente dei “metaboliti secondari” (alcaloidi, fenoli, flavo-

Essential oils for seed treatment and control of deseas transmitted by seedsWithin the “Organic National Seed Program”, the CRA-Center for Plant Pathology Research has deve-

loped a research line with the objective to improve seed treatments allowed in organic farming that are effective in containing pathogens transmitted by seed and protecting seedlings in the first stage from soil pathogen attacks. In recent years many studies have been focused on the pharmacological actions of es-sential oils derived from aromatic and medicinal plants due to their antimicrobial and antioxidant proper-ties. In this study, essential oils of thyme, tea tree, rosemary, laurel, cloves, peppermint and oregano have been tested for their antifungal activities against some important pathogenic seed-borne fungi on seeds of rice, lupine, soybean, pea and lentil, through in vitro and in vivo assays. Results show that each oil tested had a clear reducing effect on fungal growth, depending on the oil concentration and on the fungus spe-cies; moreover, oils tested are effective on reducing seed contamination, but the concentrations used for seed treatment should be chosen carefully because of their phytotoxicity on seed that cause a decrease in germination percentage. Results obtained are consistent with what was expected by the project, that is to determine the essential oils effective-spectrum against seed-borne pathogen fungi, and to determine the best concentration (effectiveness degree) able to control fungi development on seeds without inducing phytotoxicity.

noidi, isoprenoidi monoterpeni e sesquiterpeni), che secondo alcuni studiosi svolgono la funzione di “ormoni vegetali”, di biostimolanti, di fattori prodotti in risposta a stress abiotici e di fattori di di-fesa diretta contro funghi, batteri o insetti; secondo altri svolgerebbero funzione termoregolatrice.

Gli oli essenziali rappresentano, quindi, un ser-batoio tuttora poco esplorato di metaboliti naturali bioattivi il cui impiego in agricoltura, ed in agri-coltura biologica in particolare, potrebbe rivelarsi importante per la risoluzione di problemi fitopa-tologici.

Attività

Nello specifico sono stati presi in considerazione i seguenti oli essenziali: olio di timo (Reddy et al. 1998, Phytochemestry 47(8):1515-1520; Tinivella F., et al., 2005, Informatore Fitopatologico, 9, 19-23); olio di melaleuca (tea tree oil) (Hammer et al. 2003, Journal of Applied Microbiology 95, 853–860; Terzi et al., 2007, Letters in Applied Micro-

Capofila progetto: CRA-PAV

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149dal Seme - n° 4 / 11

Utilizzo di principi attivi di origine natUrale per la concia delle sementi e per il controllo delle malattie trasmissibili per seme InIzIatIva 6

biology 44, 613–618); olio di rosmarino (Özcan e Chalchat, 2008, International Journal of Food Sciences and Nutrition, 59, 691–698), olio di allo-ro (Baratta, 1998, J. Essent. Oil Res. 10, 618-627), olio di chiodi di garofano (Viuda-Martos et al.., 2007, Journal of Food Safety 27,91–101), olio di menta piperita (Edris et al., 2003, Food/Nahrung, 47: 117–121), e olio di origano.

Questi oli sono stati saggiati per la loro attività fungicida, fungistatica e fitototossicità, attraver-so prove in vitro e in vivo, sui principali agenti patogeni trasmissibili dalle sementi: Diaporthe phaseolorum e Phomopsis longicolla da soia, Mi-cosphaerella pinodes, Phoma pinodella, Phoma medicaginis da pisello proteico, Aschochyta lentis da lenticchia, Colletotrichum gloeosporioides da lupino e Fusarium fujikuroi da riso.

La semente utilizzata in questo studio è stato ottenuto grazie alla collaborazione con l’ENSE di Vercelli e l’ENSE di Verona.

Prove “in vitro”: su terreno di coltura artificiale (PDA-agar di patate) è stata saggiata l’attività fungi-statica o fungicida di tutti gli oli su elencati, misu-rando lo sviluppo radiale della colonia fungina a 3 e a 7 giorni, in presenza di diverse concentrazioni di olio (0,01 % - 0,025 % - 0,05% - 0,1 % - 0,25% - 0,5 % - 1% - 2%), rispetto alla crescita miceliale in assenza di olio (Foto 1).

Per ogni patogeno preso in considerazione è sta-ta calcolata la concentrazione minima necessaria a ridurre del 90% la crescita del fungo (MIC90 - Minimum inhibitory concentration).

Prove ‘in vivo’: l’analisi della fitotossicità dell’o-lio di timo e di melaleuca su seme è stata effettuata trattando i semi a spruzzo e per immersione con una soluzione acquosa contenente olio alle con-centrazioni di 0,1 - 0,3%, e 1 - 2,5%, rispettiva-mente.

Subito dopo il trattamento i semi sono stati posati

con la tecnica del ‘between paper’ (Foto 2) e dopo 8-15 gg sono stati rilevati i semi germinati ed even-tuali semi anormali (test di germinabilità).

L’analisi dell’efficacia del trattamento con l’olio di timo e di melaleuca su seme è stata eseguita su riso naturalmente infetto con F. fujikuroi, e su soia, lupino, lenticchia e pisello artificialmente infetti con i rispettivi patogeni trasmissibili per seme (D. phaseolorum e P. longicolla, M. pinodes, P. pino-della, P. medicaginis, A. lentis, C. gloeosporioides).

I trattamenti di concia sono stati eseguiti per immersione (100 ml per 30 gr di seme), utilizzan-do una soluzione acquosa contenente Tween20 (0,05% v/v) per stabilizzare l’emulsione, tenendo in agitazione per 30’ la soluzione contenente l’olio di timo in due concentrazioni 0,1% e 0,2%, e per

Foto 1 – Prova di efficacia dell’olio di melaleuca (TTO) verso Aschochyta lentis.

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InIzIatIva 6 Utilizzo di principi attivi di origine natUrale per la concia delle sementi e per il controllo delle malattie trasmissibili per seme

24h la soluzione contenente l’olio di melaleuca nelle concentrazioni di 1% e 2%.

Successivamente, essendo il trattamento per 24 h di immersione risultato fitotossico sui semi di le-guminosa, tale trattamento è stato ridotto per questi semi ad 1h.

Le concentrazioni di olio utilizzate sono state in-dividuate grazie alle prove in vitro e alle prove di fitotossicità.

Il controllo era rappresentato da seme trattato per immersione con soluzione acquosa contenete

solo 0,05% (v/v) di Tween20 per 30’ (controllo olio di timo) e 24h (controllo olio di melaleuca).

Per confrontare gli oli con trattamenti standard sono stati aggiunti alla prova anche semi trattati a spruzzo con Cutril (Solfato di Rame tribasico) am-messo in agricoltura biologica e con due prodotti chimici, Octave (Procloraz) per il riso e Silfur (Thi-ram) per gli altri semi, utilizzando le dosi riporta-te in etichetta. Tutte le prove sono state ripetute in doppio

I semi così trattati sono stati quindi analizzati con il metodo del “blotter test” per valutare lo svi-luppo dei funghi (Foto 3)

Risultato

Tutti gli oli saggiati hanno avuto un effetto sull’accrescimento dei funghi riducendone l’accre-scimento a seconda della concentrazione dell’olio nel terreno di coltura, risultando pertanto più o me-no sensibili agli oli essenziali.

Considerando la riduzione dell’accrescimento del 90% rispetto al non trattato, i più attivi sono ri-sultati gli oli di timo (p.a. timolo), di chiodi di garo-fano (p.a. eugenolo), di menta piperita (p.a. mento-lo) e di origano (p.a. timolo), i quali hanno ridotto la crescita di tutti i funghi saggiati in modo varia-bile ma compreso, rispettivamente, nei seguenti intervalli di concentrazione 0,05-0.07%, 0.04-0.07%, 0.09-0.11% e 0.07%. L’olio di melaleuca (p.a. terpinen-4-ol e γ-terpinene) è risultato invece attivo alla concentrazione di 0.300-0.463%, e l’o-lio di alloro e di rosmarino (p.a. eucaliptolo ) alla concentrazione di 0,7-1%.

Per quanto riguarda lo studio della fitotossicità dei due oli saggiati, di timo e di melaleuca, entram-bi hanno mostrato un effetto tossico sui semi alle concentrazioni più alte, in modo variabile a secon-do del tipo di seme, poiché hanno determinato una riduzione significativa di germinabilità.

Ciò è avvenuto in particolare con il metodo di immersione alla concentrazione di 0,3% per l’olio di timo su seme di riso e di 2,5% per l’olio di me-laleuca su seme di lenticchia e pisello.

Tali concentrazioni sono comunque superiori al-le concentrazioni che si sono dimostrate utili nelle prove in vitro per eventuali trattamenti di concia.

Ulteriori studi sono quindi necessari per modula-re la concentrazione con il metodo di trattamento, i tempi di esposizione del seme alla soluzione con-

Foto 2 – Valutazione della germinabilità dei semi trattati con la tecnica del between paper

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151dal Seme - n° 4 / 11

Utilizzo di principi attivi di origine natUrale per la concia delle sementi e per il controllo delle malattie trasmissibili per seme InIzIatIva 6

tenete l’olio e il tipo di seme stesso. Infatti i semi più resistenti sono risultati i semi di riso, su cui il trattamento con l’olio di melaleuca non ha prodot-to effetto tossico neanche alla concentrazione più alta saggiata, e, tra le leguminose, i semi di soia e lupino, che hanno invece mostrato resistenza alle concentrazioni più alte di entrambi gli oli.

L’analisi dell’efficacia in vivo, cioè con tratta-menti su seme valutati in laboratorio attraverso l’analisi in “blotter test”, ha prodotto i risultati ri-portati nella tabella 1.

Entrambi gli oli con entrambe le concentrazioni utilizzate si sono mostrati efficaci nel ridurre la per-centuale di seme infetto, con valori paragonabili, se non migliori in alcuni casi, ai controlli chimici.

Rispetto ai risultati attesi dal progetto, che preve-devano l’individuazione dello spettro di azione di

estratti naturali (oli essenziali) verso i patogeni tra-smessi da seme, e l’individuazione della concen-trazione (grado di efficacia) in grado di contenere sulla semente lo sviluppo di patogeni fungini e allo stesso tempo priva di fitotossicità sulla semente stes-sa, i risultati ottenuti fanno ben sperare nella pos-sibilità di individuare oli essenziali potenzialmente utilizzabili nella concia biologica, considerando che: I) gli oli essenziali trovano spazio nell’allegato IIB del Reg. CE 889/08 come insetticidi, acaricidi, fungicidi e inibitori della germogliazione; II) alcu-ni di essi sono stati inclusi nell’Annex I della Dir. 91/414/CEE (Dir. 2008/127/CE del 18.12.2008) e, fra questi l’olio di menta, attualmente è già registra-to come fitoregolatore, mentre l’olio di melaleuca e l’olio di garofano sono in fase di registrazione.

Specie Fungo Controllo timo timo 0,1% timo 0,2% Controllo TTO TTO 1% TTO 2% Cutril Octave¹/Silfur²

Riso* F. fujikuroi 89 21 13 90 17,5 20 37,5 17,5¹

Soia D. phasolearum 98 38,5 14,5 94 22 17 15 10,5²

Soia P. longicolla 95,5 56 18,5 95 24,5 18,5 18,5 12,5²

Pisello P. pinodella 80,5 21 14,5 77,5 33,5 24,5 23,5 11,5²

Pisello M. pinodes 52,5 24 12 59,5 23 20,5 11 4²

Lupino C. gloeosporioides 41 28,5 14,5 31,5 16 14 28,5 15,5²

* infetto naturalmente

Foto 3 – Blotter test per valutare l’efficacia del trattamento per immer-sione (30’) con 2% di olio di timo su semi di pisello artificialmente infetto con Phoma pinodella.

Tabella 1 – Risultati della concia della semente va-lutata con il metodo del blotter test (% di seme infetto)

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trasformazione

La ricerca scientifica applicata alla lotta alla malnutrizione e ai programmi di sviluppo agricolo

1)Laura Rossi collabora alle attività di ricerca dell’INRAN dal 1992. In una serie di studi sul campo, in Paesi in Via di Sviluppo (Guinea, Costa D’A-vorio, Zimbabwe), in economie di transizione (Armenia, Serbia, Macedonia, Tajikistan), o in situazioni di emergenza (Ingushetia, Kosovo, Algeria, Darfur Meridionale, Congo, Burundi, Myanmar, Somalia, Burkina Faso, Niger) ha lavorato in progetti di sorveglianza nutrizionale, valutazioni di programma e gestione di trial clinici di intervento. Questi lavori sono stati effettuati in collaborazione con la Commissione Europea (ECHO), con le agenzie delle Nazioni unite (UNICEF; WHO) e con ONG Italiane e internazionali (CORDAID, ACF, CESVI, COOPI). E’ autore di una ampia bi-bliografia internazionale costituita oltre che da articoli originali anche da rapporti tecnico-scientifici sottoposti a revisione da parte dei committenti.

Laura Rossi1

La malnutrizione è una emergenza sociale, oltre che una tragedia umanitaria, a livello globale.

Purtroppo siamo ancora molto lontani dalla ri-duzione del 50% dei malnutriti che l’ONU, con tutti i suoi 191 Stati membri, si prefigge di raggiun-gere entro il 2015.

La ricerca scientifica può fare moltissimo per mi-gliorare ed ottimizzare i molteplici sforzi profusi in tal senso dalle agenzie specializzate dell’ONU (FAO, WFP e IFAD, tutte con sede a Roma).

Per sconfiggere davvero la malnutrizione sarà es-senziale in futuro affiancare al supporto terapeuti-co di recupero della malnutrizione grave, program-mi specifici di sviluppo agricolo che incrementino in modo durevole le produzioni alimentari di sus-sistenza. Nello scorso autunno diverse scadenze ci hanno ricordato le responsabilità dei Paesi Indu-strializzati nei confronti delle popolazioni vulnera-bili afflitte della malnutrizione e dalla insicurezza alimentare. Dal 17 al 22 ottobre si è tenuta alla FAO la 37a Sessione plenaria del Comitato sulla Sicurezza Alimentare Mondiale (CFS).

Quest’anno il CFS si è aperto con l’altro gran-de appuntamento di ottobre: le celebrazioni della Giornata Mondiale dell’Alimentazione.

L’INRAN ha partecipato ai lavori del CFS come componente della delegazione italiana insieme ai

Malnutrition at global level is a social emergency and an humanitarian tragedy. All 191 UN member states pledged to meet the Millennium Development Goals aimed to reduce by half the proportion of people who suffer from hunger by 2015; the deadline is approaching the goal is far away. Humanitarian programme could be improved and optimized with tools and instruments provided by Scientific Applied Research that could act as technical assistance of specialized UN agencies (FAO, WFP and IFAD, to mention the Rome based Headquarters). INRAN international nutrition studies gained reputation in the field of formulation, planning and evaluation of emergency humanitarian programme. However an overall strategy to fight malnutrition needs to integrate the therapeutic approach with multi-folder programmes having food security components and income generating activities aimed to alleviate extreme poverty, the early root of malnutrition.

ministeri degli Esteri e della Agricoltura, al Gover-no, alla comunità scientifica e alle competenti or-ganizzazioni e istituzioni.

Roma è il polo alimentare mondiale per quanto attiene alla lotta alla malnutrizione e ai programmi di sviluppo agricolo.

Infatti, le sedi centrali delle tre agenzie delle Na-zioni Unite che lavorano in questi ambiti, ossia la FAO (Food and Agriculture Organisation), il WFP (World Food Programme) e l’IFAD (International Fund for Agriculture Development) sono a Roma, che spesso ospita meeting di consenso, riunioni programmatiche e eventi di sensibilizzazione.

È quindi naturale che un Ente come l’INRAN si interfacci e si proponga come partner di queste Agenzie per le tematiche di interesse.

Ma quale può essere il ruolo di un Ente di ricerca nella lotta alla malnutrizione e alle politiche di svi-luppo rurale? L’INRAN fornisce assistenza tecnica e supporto scientifico alle attività di cooperazione umanitaria nei Paesi in Via di Sviluppo sia nei pro-grammi di emergenza che in quelli di sviluppo.

Gli strumenti della ricerca scientifica, protocolli, variabili e indicatori misurabili, vengono messi a disposizione degli attori umanitari per attuare azio-ni più efficaci, con un impatto migliore sulla popo-lazione e che permettano di ottimizzare le risorse.

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trasformazione

Il contributo dell’INRAN

L’INRAN ha sempre avuto gruppi di ricerca che variamente sono stati impegnati nei programmi in-ternazionali di nutrizione e salute pubblica.

La grande esperienza accumulata negli studi di sorveglianza nutrizionale è stata capitalizzata per pianificare programmi di intervento miranti a pre-venire e correggere carenze correlate all’alimenta-

zione, siano esse carenze specifiche di micronu-trienti che carenze energetiche globali.

Non sono mancati studi specifici di valorizzazio-ne dei prodotti locali per la produzione di alimenti fortificati per l’infanzia. In senso più generale, il la-voro di assistenza tecnica alla messa in opera dei programmi nutrizionali deve essere considerato nell’ottica della creazione di network di soggetti che operano nella realizzazione di programmi nu-trizionali nei Paesi Terzi, nelle Economie di Transi-zione e nei Paesi del Bacino del Mediterraneo.

I risultati degli studi prodotti sono stati diretta-mente utilizzabili dai committenti, con indirizzo e modulazione delle politiche nutrizionali nei paesi interessati.

Su tutti, l’esempio del lavoro fatto dall’INRAN in Myanmar. I finanziatori delle attività di emergenza umanitaria hanno chiesto all’INRAN di fare una valutazione dei progetti in corso in termini di effi-cacia, impatto e sostenibilità.

Dopo la valutazione, i protocolli di interven-to sono stati modificati come raccomandato dall’INRAN, che si è espresso sulla base della analisi dei dati e del contesto, ma anche in base a quanto sta emergendo nella letteratura di consenso internazionale sulla efficacia dei protocolli aggior-nati e rimodulati.

Sempre in Myanmar, l’INRAN accanto a una del-le Organizzazioni Non Governative leader in nu-trizione, ACF (Action Contre la Faim) è andata ben oltre il semplice programma di emergenza, ma ha agito come promotore e coordinatore di un grande trial clinico di intervento per testare la efficacia di nuovi prodotti per il trattamento della malnutrizio-ne moderata.

La descrizione dell’intervento in Myanmar è in-teressante perché dimostra come da una presenza di consulenza “umanitaria” si sia giunti a una col-laborazione puramente di ricerca.

Questo percorso è quello che andrebbe perse-guito perché consente al meglio di capitalizzare le rispettive competenze.

Impostazione e valutazione dei programmi di emergenza nutrizionale

L’esperienza più consolidata dell’Istituto in que-

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trasformazione

sti ultimi anni è derivata dalla attività di imposta-zione e valutazione dei programmi di emergenza nutrizionale.

Le distribuzioni di cibo, importanti come primis-simo passo di intervento rispetto alla emergenza nutrizionale, tamponano le necessità cogenti, ma sono ben lungi dall’essere un approccio efficace e sostenibile.

Dal 2001 ad oggi l’INRAN ha fornito assisten-za tecnica ad Organizzazioni Non Governative Italiane e internazionali per la messa in opera di programmi di emergenza umanitaria di lotta alla malnutrizione grave; ha agito da partner per la messa in opera di trial clinici di intervento per la identificazione dei prodotti migliori per il recupe-ro della malnutrizione; ha contribuito, infine, alla creazione di data base internazionali per stesura di documenti di consenso e linee guida sul trattamen-to della malnutrizione.

La sfida futura di questi programmi è la loro so-stenibilità a lungo termine: ad oggi, infatti, sono

costosi e hanno un impatto limitato nel tempo per-ché permettono al bambino di recuperare rispetto alla noxa patologica della malnutrizione, ma non risolvono le cause profonde che hanno portato quel bambino ad essere malnutrito.

In futuro, invece, dovremo essere capaci di crea-re dei programmi integrati di nutrizione e sicurezza alimentare dove accanto al supporto terapeutico di recupero della malnutrizione grave vi siano dei programmi specifici di sviluppo agricolo che in-crementino le produzioni alimentari di sussistenza.

Già adesso il programma nutrizionale tradizio-nale prevedeva un supporto alla famiglia in termini di piantine e sementi da utilizzare negli orti fami-liari.

È proprio il rafforzamento della componente di sicurezza alimentare che consente al bambino malnutrito di non tornare a casa ed essere espo-sto alle stesse carenze alimentari familiari che ne hanno determinato lo stato di malnutrizione pato-logica.

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trasformazione

La formazione degli operatori e dei beneficiari

Programmi integrati di questo tipo necessitano di una formazione adeguata; formazione che interes-sa tutti, gli operatori sanitari, il supporto agronomi-co, i beneficiari.

L’INRAN ha sempre curato il settore della forma-zione con corsi su tutte le discipline legate all’a-limentazione e alla nutrizione destinati essenzial-mente al personale sanitario coinvolto nelle attività programmatiche.

Per quanto attiene ai beneficiari sono stati strut-turati programmi di educazione alimentare in contesto di emergenza con coinvolgimento delle comunità rurali su allattamento al seno, utilizza-zione combinata di cibi locali, attività di screening rapido della malnutrizione infantile.

Ma formazione dei beneficiari vuol dire molto di più di questo.

Fornire alle mamme di bambini malnutriti semi e piantine non basta, se non si insegna alle mamme come utilizzare al meglio le piantine e i semi.

Addirittura più semplicemente bisogna sorve-gliare che quei semi non diventino il solo elemento di sussistenza, altrimenti la famiglia non potrà fare altro che mangiarli.

Durante le fasi acute della carestia infatti bisogna prevedere una razione di protezione delle semen-ti in modo che vengano piantate e diventino una risorsa, altrimenti si vanifica l’azione di supporto.

Tutti questi programmi devono essere valutati in termini di efficacia e di impatto.

È quanto chiede la Commissione Europea attra-verso il suo ufficio di gestione dei programmi uma-nitari.

La valutazione di impatto sta comunque diven-tando una componente standard anche di altre agenzie donatrici di fondi.

L’INRAN, come ricordato a proposito del Myanmar, ha fatto spesso parte di equipe di valu-tazione di progetti umanitari e ha fornito protocolli e strumenti di valutazione scientificamente testati, validati e ripetibili.

La valutazione di un programma integrato è te-matica aperta e di grande interesse sia per gli ope-ratori umanitari che per i donatori di fondi.

In questo quadro non va dimenticata una speci-

fica azione di advocacy a vari livelli. Queste attività possono diventare dei collettori

di finanziamenti, se opportunamente valorizzate dal punto di vista mediatico con apposite campa-gne, eventi mirati e specifici supporti di comuni-cazione finalizzati alla sensibilizzazione dell’opi-nione pubblica e ad un maggiore coinvolgimento istituzionale ed economico degli stakeholders.

In questo senso, la tradizionale partecipazione dell’INRAN alle Celebrazioni della Giornata Mon-diale della Alimentazione può diventare momento di disseminazione di esperienze specifiche e di sti-molo per nuove iniziative.

Non si può concludere questa rassegna senza citare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio san-citi nel 2000 da tutti e 191 gli Stati Membri delle Nazioni Unite che, a partire dal primo (“Eliminare la povertà estrema e la fame”), si proponevano di ridurre della metà il numero di persone malnutrite entro il 2015.

La scadenza è vicina, ma l’obiettivo è lontano soprattutto se si considera l’ormai consolidata evi-denza che la nutrizione delle comunità e lo stato di nutrizione degli individui non è solamente il ri-sultato delle disponibilità alimentari, ma è la con-seguenza di un processo complesso che coniuga politiche alimentari e politiche di sviluppo e pro-mozione di sane abitudini alimentari.

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156dal Seme - n° 4 / 11 dal Seme - n° 4 / 11

statistiche

SPECIE 2006-2007 2007-2008 2008-2009 2009-2010 2010-2011 % 2011-2010

AGLIO 31,20 52,70 33,42 36,50 52,00 42,47

AGROSTIDE STOLONIFERA 3,37 - - 0,59 100,00

AGROSTIDE TENUE 4,00 0,05 0,00 3,41 100,00

AVENA 4.801,88 3.616,64 3.367,98 2.056,35 2.526,48 22,86

AVENA ALTISSIMA - - - -

BARBABIETOLA DA FORAGGIO 117,09 130,95 126,91 94,55 210,30 122,42

BARBABIETOLA DA ZUCCHERO 6.372,80 9.266,66 10.020,21 5.759,04 4.508,12 -21,72

BROMO - - -

CANAPA DIOICA 3,96 - 5,08 1,80 0,93 -48,33

CAVOLO DA FORAGGIO 9,51 0,96 10,01 3,57 9,53 166,95

CECE 349,62 207,65 184,50 351,80 312,68 -11,12

CICORIA INDUSTRIALE 274,32 247,68 147,60 87,50 126,90 45,03

COLZA 15,46 112,83 313,25 215,51 84,91 -60,60

COTONE - - -

ERBA MAZZOLINA 27,44 32,80 37,13 15,27 22,50 47,35

ERBA MEDICA 5.548,32 7.167,65 6.402,10 5.823,93 7.132,87 22,48

ERBA MEDICA IBRIDA 24,00 100,00

ERBA SUDANENSE 6,51 100,00

FACELIA 1,00 4,02 5,81 11,03 0,30 -97,28

FARRO DICOCCO 3,30 38,13 42,05 130,78 211,01

FARRO MONOCOCCO 6,60 31,45 21,60 14,20 -34,26

FAVA - - - -

FAVINO 6.789,79 5.938,10 5.132,35 4.695,64 5.276,99 12,38

FESTUCA ARUNDINACEA 140,65 176,03 54,80 38,83 102,03 162,76

FESTUCA OVINA - - - -

FESTUCA PRATENSE - 5,00 - - 20,00 100,00

FESTUCA ROSSA - 0,10 30,75 0,00

FLEOLO - 26,00 - 0,03 78,50 261.566,67

FRUMENTO DURO 262.846,35 308.547,37 301.060,00 240.422,26 150.114,52 -37,56

FRUMENTO TENERO 126.740,15 121.099,64 137.081,58 109.242,83 111.514,81 2,08

GINESTRINO - 8,43 29,50 2,15 50,60 2.253,49

GIRASOLE 1.939,32 1.588,33 1.763,88 1.845,83 1.754,28 -4,96

IBRIDI SORGO PER ERBA SUDANENSE 69,57 100,00

LENTICCHIA 1,20 3,25 - 1,85 -100,00

LINO OLEAGINOSO 0,60 1,00 0,88 -

LOIETTO IBRIDO - 10,00 - - 109,23 100,00

Quantità di sementi certificate in Italia – Campagne 2007-2011 (tonnellate)

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157dal Seme - n° 4 / 11

statistiche

LOIETTO ITALICO 4.864,60 5.368,61 5.926,25 4.963,40 8.641,13 74,10

LOIETTO PERENNE 10,05 20,73 183,58 0,10 125,32 125.220,00

LUPINELLA IN GUSCIO53,80 42,66 61,20 43,25

43,2090,05

LUPINELLA SGUSCIATA 39,00

LUPINO BIANCO 13,40 55,20 - 20,55 24,00 16,79

MAIS 24.757,14 23.772,13 28.206,16 24.425,02 27.980,66 14,56

MISCUGLI 7.879,42 7.599,97 7.481,79 9.223,17 10.159,08 10,15

NAVONE 1,87 - 0,64 0,74 4,74 540,54

ORZO 43.927,68 41.314,50 40.064,65 27.754,41 26.229,01 -5,50

PATATA 2.797,22 2.504,33 2.091,18 1.442,00 1.658,61 15,02

PISELLO DA FORAGGIO 3.515,18 2.958,23 2.616,80 2.026,15 1.856,75 -8,36

POA PRATENSE - 15,05 - - 1,14 100,00

RAFANO OLEIFERO 8,78 29,41 366,37 432,26 125,58 -70,95

RAPA - 33,07 - -

RAVANELLO - - -

RAVIZZONE - - 6,88 4,59 -100,00

RISO 51.162,64 50.688,98 54.411,41 58.091,73 60.074,08 3,41

SEGALE 1.217,50 775,67 2.067,23 1.767,05 1.250,65 -29,22

SEMENTI COMMERCIALI 792,98 442,92 350,02 298,18 643,30 115,74

SENAPE BIANCA - - 31,95 106,80 2,23 -97,91

SENAPE BRUNA 36,37 50,15 36,30 30,28 24,53 -18,99

SOIA 9.606,01 7.191,86 10.679,12 13.747,72 17.867,89 29,97

SORGO 48,42 51,21 - 208,07 296,26 42,38

SPELTA - - - - -

SULLA IN GUSCIO128,99 168,50 83,24 25,63

34,50363,71

SULLA SGUSCIATA 83,35

TRIFOGLIO ALESSANDRINO 2.437,97 2.335,09 2.280,56 3.340,40 3.554,79 6,42

TRIFOGLIO BIANCO 3,10 11,11 0,45 0,05 35,44 70.780,00

TRIFOGLIO IBRIDO - 6,50 - - 21,20 100,00

TRIFOGLIO INCARNATO 1.116,20 808,00 720,78 567,95 1.310,81 130,80

TRIFOGLIO PERSICO 137,30 84,30 87,80 76,63 362,40 372,92

TRIFOGLIO PRATENSE 126,05 357,46 59,71 16,45 200,08 1.116,29

TRITICALE 3.098,82 2.742,20 2.932,25 2.613,66 5.331,74 104,00

VECCIA COMUNE 5.642,11 5.647,87 5.674,30 5.434,18 5.392,74 -0,76

VECCIA VELLUTATA e Narbonne 108,00 95,40 46,50 17,50 90,45 416,86

ToTALE 579.509,63 613.424,85 632.344,44 527.447,84 457.722,20 -13,22

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