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113 www.archeologia.beniculturali.it Reg. Tribunale Roma 05.08.2010 n.30 ISSN 2039 - 0076 LiLiana COSTamaGna* i LeTTi deLL’aLTa VaLLe deL nera (PG): rinVenimenTi reCenTi e PrOPOSTe di riLeTTura dei VeCChi SCaVi The funeral beds found in recent years in the upper valley of the Nera River, into the ancient Sabina, and the study of the Norcia necropolis, largely explored between 2000 and 2011, explain the various steps of beds bone decorative processing, anchoring them in good chronological references. The framework provided by the new data also allows a different interpretation of the large burial chamber found in Norcia in 1889, in which was found one of the best known bone beds, of exceptional quality. The high Sabina shows that it has been trading terminal of high-level goods, for an élite of landowners who knew and appreciated the late Hellenistic culture and lifestyle. BOLLeTTinO di arCheOLOGia On Line direZiOne GeneraLe Per Le anTiChiTa’ V, 2014/3-4 nel territorio compreso nell’alto bacino del fiume nera e, nello specifico, nel distretto nursino, i rinvenimenti di letti funebri sono segnalati fin dalla fine dell’Ottocento. La ben nota pubblica- zione di angelo Pasqui 1 dei due letti in osso dalla tomba a camera rinvenuta a norcia nell’aia Zitelli, rappresenta uno dei capisaldi dello studio di questa classe particolare di manufatti e altre segnalazioni di rinvenimenti si devono a mariano Guardabassi 2 e a Giuseppe Sordini. 3 Proprio la qualità e quantità degli esemplari rinvenuti nell’area avevano successivamente fatto ipotizzare a Cesare Letta 4 che a norcia si potesse localizzare uno dei luoghi di produzione nel territorio centro-italico. il panorama offerto dai vecchi scavi preso in esame nello studio di Cesare Letta si è conside- revolmente arricchito con i nuovi esemplari di letti rinvenuti nelle tombe a camera venute in luce nel corso degli scavi condotti nell necropoli di norcia tra il 2000 e il 2011, e, nel raggio territoriale appena più ampio dell’intera alta valle del fiume nera, si integra con i due letti di una ricca tomba a camera rinvenuta a maltignano di Cascia nel 1955 ma di recente edizione, 5 con il nuovo rinvenimento di ulteriori tre letti in osso avvenuto nel 2009 nella frazione Trivio di monteleone di Spoleto, sempre all’interno di tombe a camera 6 e, ancora, con il letto da Valle Fana di Leonessa, 7 oggi in provincia di rieti ma pertinente al medesimo ambito territoriale dei precedenti. Ove non indicato le foto e i disegni sono della Soprintendenza di competenza. 1) P aSqui 1889, cc. 234-244. 2) L. SenSi, La necropoli di nursia, in Spoletium 31, 1986, pp. 28-40. 3) G. SOrdini, Cascia. Tombe antiche scoperte presso l’abitato, in NSc 1893, pp. 214-216. 4) LeTTa 1984. 5) COSTamaGna 2013b. 6) L. COSTamaGna, Spoleto e Valnerina-notiziario. monteleone di Spoleto, in Spoletium 46, n.s. 2, 2009, p. 133. 7) G. aLVinO, nuove attestazioni funerarie nel Lazio nord-orientale, in G. Ghini (a cura di), Lazio e Sabina 2 (atti Conv.), roma 2004, pp. 115-124.

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LiLiana COSTamaGna*

i LeTTi deLL’aLTa VaLLe deL nera (PG): rinVenimenTi reCenTi e PrOPOSTe di riLeTTura dei VeCChi SCaVi

The funeral beds found in recent years in the upper valley of the Nera River, into the ancient Sabina, and the study

of the Norcia necropolis, largely explored between 2000 and 2011, explain the various steps of beds bone decorative

processing, anchoring them in good chronological references. The framework provided by the new data also allows

a different interpretation of the large burial chamber found in Norcia in 1889, in which was found one of the best

known bone beds, of exceptional quality.

The high Sabina shows that it has been trading terminal of high-level goods, for an élite of landowners who knew

and appreciated the late Hellenistic culture and lifestyle.

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nel territorio compreso nell’alto bacino del fiume nera e, nello specifico, nel distretto nursino,i rinvenimenti di letti funebri sono segnalati fin dalla fine dell’Ottocento. La ben nota pubblica-zione di angelo Pasqui1 dei due letti in osso dalla tomba a camera rinvenuta a norcia nell’aiaZitelli, rappresenta uno dei capisaldi dello studio di questa classe particolare di manufatti e altresegnalazioni di rinvenimenti si devono a mariano Guardabassi2 e a Giuseppe Sordini.3 Propriola qualità e quantità degli esemplari rinvenuti nell’area avevano successivamente fatto ipotizzarea Cesare Letta4 che a norcia si potesse localizzare uno dei luoghi di produzione nel territoriocentro-italico.

il panorama offerto dai vecchi scavi preso in esame nello studio di Cesare Letta si è conside-revolmente arricchito con i nuovi esemplari di letti rinvenuti nelle tombe a camera venute inluce nel corso degli scavi condotti nell necropoli di norcia tra il 2000 e il 2011, e, nel raggioterritoriale appena più ampio dell’intera alta valle del fiume nera, si integra con i due letti diuna ricca tomba a camera rinvenuta a maltignano di Cascia nel 1955 ma di recente edizione,5con il nuovo rinvenimento di ulteriori tre letti in osso avvenuto nel 2009 nella frazione Triviodi monteleone di Spoleto, sempre all’interno di tombe a camera6 e, ancora, con il letto da ValleFana di Leonessa,7 oggi in provincia di rieti ma pertinente al medesimo ambito territoriale deiprecedenti.

Ove non indicato le foto e i disegni sono della Soprintendenza di competenza.1) PaSqui 1889, cc. 234-244.2) L. SenSi, La necropoli di nursia, in Spoletium 31, 1986, pp. 28-40.3) G. SOrdini, Cascia. Tombe antiche scoperte presso l’abitato, in NSc 1893, pp. 214-216.4) LeTTa 1984.5) COSTamaGna 2013b.6) L. COSTamaGna, Spoleto e Valnerina-notiziario. monteleone di Spoleto, in Spoletium 46, n.s. 2, 2009, p. 133.7) G. aLVinO, nuove attestazioni funerarie nel Lazio nord-orientale, in G. Ghini (a cura di), Lazio e Sabina 2 (atti Conv.),roma 2004, pp. 115-124.

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i letti da norcia sono stati di recente presentati8 nel catalogo della mostra allestita a norcianel 2009 in relazione alle celebrazioni del bimillenario della nascita di Vespasiano.9 ad esso sirimanda per le indicazioni di dettaglio dei contesti funerari e dei singoli letti, ricordando comenel quadro nursino vadano ricompresi anche i letti rinvenuti nel contiguo territorio della frazioneFiano, che amministrativamente ricade oggi nel comune di Preci.

in questa sede mi limito quindi ad evidenziare gli esiti principali che, a mio giudizio, sonoemersi dalle nuove ricerche, contribuendo a meglio definire lo sviluppo formale di questi parti-colarissimi manufatti in rapporto alla loro cronologia.

Lo studio condotto sui corredi funebri riferibili ad età ellenistica e romana di norcia, perquanto non ancora concluso, ha evidenziato come la necropoli nursina nel Piano di Santa Sco-lastica rappresenti nel contesto centroitalico un eccezionale riferimento per la definizione cro-nologica delle classi e delle forme ceramiche in essa attestate.10 questo grazie al fatto che lastruttura dei corredi nursini e la loro trasformazione nel tempo appare molto codificata e ricon-ducibile con ogni evidenza ad una compagine sociale altrettanto omogenea, che non può cheessere individuata nei diversi episodi di colonizzazione che si sono susseguiti nel territorio dinorcia. il concentrarsi statistico di attestazioni omogenee di corredi risulta in chiaro rapportocon le date indicate dalle fonti storiche per i tre episodi di colonizzazione, quella viritana dimanio Curio dentato del 289 a.C., quella graccana del 130 circa a.C., e la deduzione della co-lonia antoniana del 40 circa a.C.11 Tali riferimenti storici trovano inoltre ulteriore conferma nelleattestazioni numismatiche presenti all’interno dei corredi. di converso, il rarefarsi delle attesta-zioni nel pieno ii secolo a.C., preceduto da un allentamento nella codifica della composizionedei corredi, permette di riconoscere determinate tipologie di tombe e di corredi quali veri e propricapisaldi cronologici storicamente ancorati.

questa premessa è fondamentale per asserire che prima della colonizzazione graccana a nor-cia le tombe erano unicamente del tipo a fossa, scavate nel detrito calcareo, più o meno concre-zionato, che rappresenta il substrato geologico del vasto Piano di Santa Scolastica. Le tombecostruite compaiono nella necropoli nursina solo con la colonizzazione graccana e fino allaguerra sociale si tratta quasi esclusivamente di tombe monosome a cassone di mattoni con co-pertura a volta. La loro relazione con il nuovo episodio di colonizzazione sembra confermatoanche dal fatto che nella grande necropoli di Santa Scolastica esse ricorrono, sulla base dei datiad oggi disponibili, esclusivamente ad Ovest dell’asse nS della centuriazione antica ripercorsooggi dalla strada norcia-ascoli.

Le tombe di carattere “familiare” costruite in opera cementizia di calce e pietrame, gettata inopera contro terra, precedute da un breve dromos di accesso, si diffondono solo dopo la guerrasociale e sono in prevalenza destinate ad ospitare coppie di coniugi. Si tratta di tombe di dimen-sioni contenute, di lunghezza compresa tra m 2,20 e 2,40 e larghe circa m 1,80. Complessiva-mente negli scavi condotti a norcia tra il 2000 e il 2010 ne sono state rinvenute 13. Prima dellaguerra sociale troviamo a norcia due sole tombe costruite, che mostrano caratteristiche costrut-tive nettamente diverse da quelle di epoca successiva: la prima tomba è la camera rinvenutanell’aia Zitelli da Cesare Colizzi alla fine dell’Ottocento,12 che rappresenta una sorta di singolareprototipo delle tombe successive e della quale ritengo sia possibile fornire una nuova interpre-tazione, la seconda è la tomba n. 173 dello scavo 2010-2011 del Caseificio in località Opaco,che rappresenta l’evoluzione intermedia del modello architettonico precedente e ha offerto im-portantissimi dati per la rilettura del medesimo.

La tomba dell’aia Zitelli, in base ai nuovi dati oggi disponibili, si configura piuttosto chia-ramente come l’importazione nel contesto nursino di un modello di tomba che deriva dall’am-biente culturale etrusco per planimetria (ingresso sul lato lungo) e dimensioni (ben m 12 dilunghezza e m 3,70 di larghezza), del tutto eccezionali a norcia. L’ipotesi trova conferma anchenel nome, ormai latinizzato ma di origine etrusca, della gens a cui appartiene il proprietario,Salvius Titedienus, figlio di Tito, che compare nell’iscrizione apposta sopra la porta di ingressodella tomba, secondo un uso anch’esso di derivazione etrusca e non altrimenti attestato a norcia.

LiLiana COSTamaGna, i letti dell’alta valle del nera (PG).

8) COSTamaGna 2013a.9) nursia e l’ager nursinus.10) L. COSTamaGna, La necropoli di nursia, in nursia e l’ager nursinus.11) S. SiSani, da Curio dentato a Vespasio Pollione: conquista e romanizzazione del distretto nursino, in nursia e l’agernursinus, pp. 9-15; pp. 95-101, e catalogo pp. 174-179.12) PaSqui 1889, cc. 234-244.

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una ulteriore conferma dell’origine etrusca del primo proprietario della tomba si ritrova nellalettera A in alfabeto etrusco, anch’essa un unicum a norcia, graffita su una coppetta del corredopiù antico rinvenuto all’interno della tomba. Tale corredo deve essere datato verso il secondoquarto del ii sec. a.C. se ci si attiene alla ceramica descritta nella scrupolosa pubblicazione diPasqui, corredata da apparato grafico di inequivocabile precisione. ritengo sia invece da re-spingere la proposta di cronologia “alta” alla fine del iii-ii sec. a.C. avanzata da Sensi13 e ripresada manconi,14 sulla base di oggetti attribuiti erroneamente alla tomba a causa di confusioni direperti avvenute successivamente al rinvenimento e alla pubblicazione di Pasqui e riportate in-congruamente negli elenchi inventariali.15

La prima deposizione all’interno della tomba dovette avvenire su una barella lignea posata aterra, un dato che si ricava dalla descrizione che ne dà Pasqui interpretata alla luce di quanto os-servato nella sopra ricordata tomba 173 del Caseificio, dove due scheletri furono rinvenuti sulpiano pavimentale in battuto con il cranio scivolato in avanti per la intuibile presenza di un rialzorealizzato in materia deperibile che doveva sorreggere la testa.

La tomba di Salvio Titedieno sembrerebbe essere stata utilizzata altre due volte nel corso delii secolo, come si può evincere da pochi restiresidui dei corredi, ma successivamente risul-terebbe poi abbandonata per circa un secolo.alla fine del i sec. a.C. la grande tomba viene“ristrutturata” salvaguardando la deposizionedel primo titolare e ricavando, attraverso la co-struzione di setti murari trasversali, altre duetombe più piccole, in linea con le dimensionipiù contenute venute in uso a norcia nel frat-tempo. È in queste due camere che altrettantiindividui vengono deposti sui sontuosi letti inosso, uno decorato con protomi equine e figurealate nei medaglioni (figg. 1-2) e l’altro congrandi teste di leone e menadi nei medaglioni(figg. 3-4), oggetto della pubblicazione di Pa-squi, che ne propose anche la ricostruzione.

La datazione di questi due letti è fissata, perquello con protomi equine, alla fine del i a.C.-

1. rOma. muSeO naZiOnaLe rOmanO di PaLaZZOmaSSimO. FuLCrum di LeTTO COn PrOTOmi di Ca-VaLLO e menadi. da nOrCia. TOmBa a CameradeLL’aia ZiTeLLi. 1889. VanO i (elab. da a. CaraVaLe,avori ed ossi, museo nazionale romano Vi, 1, roma 1994,pp. 64-81)

13) L. SenSi, La necropoli di nursia, in Spoletium 31, 1986, pp. 28-40.14) d. manCOni, norcia. necropoli sull’altopiano di Santa Scolastica, in C. P. CardinaLi, d. manCOni (a cura di), Spoleto ela Valnerina. documenti archeologici dal territorio (cat. mostra), Perugia 2002, pp. 41-46.15) Sensi ritenne si dovesse espungere dal corredo la moneta augustea registrata da Pasqui come pertinente al corredo,considerandola invece adespota. il nuovo rinvenimento della tomba 50 del Caseificio, anch’essa con moneta augustea, ha invecerappresentato una conferma della pertinenza della moneta al corredo anche per il caso precedente.

2. SPOLeTO. muSeO arCheOLOGiCO. OSSi LaVO-raTi reLaTiVi aL COLLO di CaVaLLi, PerTinenTiaLLe PrOTOmi deLLa FiG.1. da nOrCia. TOmBa aCamera deLL’aia ZiTeLLi. 1889. VanO i

3. SPOLeTO. muSeO arCheOLOGiCO. FuLCrum diLeTTO COn TeSTa di LeOne e menade. da nOr-Cia. TOmBa a Camera deLL’aia ZiTeLLi. 1889.VanO ii

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4. riCOSTruZiOne di LeTTO in OSSO. da nOrCia. TOmBa a Camera deLL’aia ZiTeLLi. 1889. VanO ii (daPaSqui 1889)

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inizi i d.C. dalla presenza in corredo della moneta con legenda Augustus Pater, peraltro congruacon il relativo corredo ceramico, mentre per quello con le teste di leone si arriva ad età tiberiana,datazione indicata sia dal tipo di unguentari in corredo che dalla dislocazione di questa deposi-zione all’interno della struttura della tomba, tale da essere necessariamente successiva alla si-gillatura della tomba precedente.

Gli elementi del letto con le protomi equine attualmente risultano smembrati: solo parte diessi, tra cui si riconoscono i lunghi colli degli animali (cfr. fig. 4), furono trasferiti, insieme alcorredo, al museo archeologico di Spoleto negli anni novanta del secolo scorso. Le teste deicavalli e i busti di menadi16 sono invece ancora conservate presso il museo nazionale romanoa Palazzo massimo e non hanno avuto buon esito i tentativi esperiti negli anni scorsi per ricom-porre il manufatto.

La cronologia e il corredo di questo letto trovano un perfetto parallelo, a norcia stessa, nellatomba 50 del primo scavo Caseificio, condotto nel 2000. anche in questa tomba insieme ad unosplendido letto con protomi di cavalli alati (infra, fig. 10), del tutto analogo al letto di Pasqui,ricorrono una moneta datata al 6 a.C., un anello con gemma incisa e balsamari piriformi.

Conclusa questa premessa, necessaria per leggere in una diversa prospettiva i dati dei rinve-nimenti ottocenteschi, si passa ora a delineare lo sviluppo tipologico dei letti nursini quale

emerge alla luce dei nuovi rinvenimenti. il passaggio dalle barelle lignee usate nel ii

sec. a.C. ai letti con applicazioni decorative ètestimoniato a norcia dalle appliques in terra-cotta della tomba rinvenuta nella frazione Po-poli (figg. 5-6). Si tratta di una tomba che haormai assunto le dimensioni standard, signifi-cativamente più contenute rispetto a quelledelle sole due tombe in muratura che possonoessere ascritte al ii sec. a.C., quella scavata daColizzi nell’aia Zitelli e la tomba 173 del se-condo cantiere (scavo 2010-2011) del Casei-ficio. quest’ultima, ancora in corso di studio,sembrerebbe doversi collocare nei primissimianni della fase coloniale graccana ed è lungacirca il doppio17 delle tombe del secolo succes-sivo. La tomba di Popoli conteneva due indi-vidui: il corredo attribuibile alla secondadeposizione, femminile, quella avvenuta sulletto con appliques, indica una cronologia in-torno al secondo quarto del i sec. a.C. Latomba è stata rinvenuta intatta e le appliquesdecorative, realizzate a matrice, erano in posi-zione di caduta: due figure di ecate con la facee il cane e due figure femminili stanti dolenti(cfr. fig. 5) erano posizionate a coppie contrap-poste al piede di ogni gamba per un totale disedici terrecotte ricavate da sole due matrici.Le figure sono alte circa cm 11 e si può imma-ginare che ornassero l’elemento centrale dellemodanature delle gambe di un letto dalla strut-tura esclusivamente lignea. dovevano essereinvece applicate alla sommità dei fulcra quat-tro piccoli busti di eroti mentre due piccoleteste dai caratteri maschili (démone o dio-niso?) in base al punto di caduta dovevano es-

16) a. CaraVaLe, avori ed ossi, museo nazionale romano Vi, 1, roma 1994, pp. 64-81. 17) Lungh. m 4,80 e largh. m 1,80.

5. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. aPPLiqueSin TerraCOTTa COn FiGure di dOLenTe e dieCaTe. da nOrCia. FraZiOne POPOLi. TOmBa aCamera

6. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. aPPLiqueSin TerraCOTTa COn erOTi e TeSTe maSChiLi. danOrCia. FraZiOne POPOLi. TOmBa a Camera

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sere applicate al centro delle traverse lunghe del letto (cfr. fig. 6). Le tracce di scialbatura biancasulla terracotta rivelano che le appliques intendevano imitare la decorazione in osso anche se lefigure di eroti si confrontano strettamente con quelle presenti sui fulcra di letti in bronzo.18 ilrinvenimento non appare isolato a norcia: angelini rota19 descrive un letto analogo, confluitoal museo Civico di Spoleto ma successivamente disperso, che venne rinvenuto nel 1926 nelPiano di Santa Scolastica, durante i lavori per la costruzione della ferrovia Spoleto-norcia.

Gli altri letti rinvenuti nei nuovi scavi di norcia, sulla base dei contesti offerti dai relativicorredi, sono da collocare nella seconda metà del i sec. a.C., salvo due esemplari che arrivanoall’avanzata età augustea. Per le motivazioni di dettaglio della cronologia proposta rimando alleconsiderazioni che ho già espresse altrove,20 basate sia sullo sviluppo interno della necropoli edei corredi, sia sugli agganci numismatici offerti dalle monete dei corredi, insieme a riflessionisui dati di confronto proposti dalla recente pubblicazione della necropoli di ancona.21 La depo-sizione di un ridotto numero di individui nelle tombe a camera nursine ha offerto ulteriori appigliper ricondurre la forchetta cronologica della datazione dei letti entro un periodo relativamenteristretto, che ritengo segua la deduzione della colonia antoniana a norcia, avvenuta tra il 42 e il41 a.C. questa cronologia tarda non sembra estranea all’esempio di alto prestigio offerto nel 44a.C. dai funerali di Cesare, quando il suo corpo venne deposto su un letto d’avorio durante lacerimonia funebre.

Le dimensioni ridotte delle tombe nursine richiedevano che ad ogni nuova deposizione si do-vesse rimuovere quella eventualmente precedente, riducendo le ossa dello scheletro entro piccolefosse scavate nel terreno e asportando i resti del corredo e del letto usato in precedenza. La com-parazione dei dati intrinseci alla necropoli nursina consente di cogliere una evoluzione nella de-corazione dei letti: gli esemplari più antichi recano le applicazioni in osso limitate ai soli fulcrae l’apparato figurativo rimane di dimensioni contenute: la testa dell’animale è ricavata in ununico osso, come è il caso delle teste di uccello acquatico, oppure viene costruita accostando unnumero assai ridotto di ossi lavorati. È il caso del sobrio letto dalla tomba 3 della piccola necro-poli in località Colle annunziata, con due decorazioni terminali a testa di uccello acquatico eun solo dischetto centrale modanato (fig. 7), un modello che trova amplissima diffusione nonsolo in ambito funerario,22 e del letto con fulcra a protomi di lince e volti femminili nei meda-glioni (fig. 8) rinvenuto nella tomba 24 dello scavo Caseificio 2000, che risulta sostanzialmenteidentico ad uno di ancona.23

LiLiana COSTamaGna, i letti dell’alta valle del nera (PG).

18) Sono particolarmente stringenti i confronti con l’erote sul medaglione del fulcrum di un letto in bronzo di Zurigo (FauST1989 n. 503, tav. 11.2) e con quelli del letto da Civitella d’arna, al museo di Perugia (L. rOSi BOnCi, Civitella d’arna. Klinedi bronzo, in F. rOnCaLLi (a cura di) Gens Antiquissima Italiae. antichità dell’umbria a Leningrado (cat. mostra), Perugia1990).19) G. anGeLini rOTa, il museo civico di Spoleto, Spoleto 1928.20) L. COSTamaGna, La necropoli di nursia, in nursia e l’ager nursinus.21) COLiViCChi 2002.22) BianChi 2010.23) COLiViCChi 2002, pp. 294-298.

7. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. FuLCrumCOn TeSTe di uCCeLLi aCquaTiCi. da nOrCia.LOC. COLLe deLL’annunZiaTa. TOmBa 3

8. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. FuLCrumCOn TeSTe di LinCe. da nOrCia. SCaVO CaSeiFi-CiO 2000. TOmBa 24

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quest’ultimo tipo trova inoltre molti altriconfronti in esemplari di mano diversa, sianella stessa ancona che nelle necropoli del-l’aquilano.24 a questi esemplari più antichi varicondotto anche il primo letto dalla tomba 50del cantiere Caseificio 2000, del quale restanosolo pochi frammenti, sfuggiti alle operazionidi rimozione della relativa deposizione, avve-nuta in occasione della collocazione del se-condo letto. Gli elementi in osso sonopertinenti a due teste di mulo, a due zampe delmedesimo animale e alle parti laterali dei bustidi menadi che ornavano i medaglioni dei ful-cra (fig. 9). il riferimento al mulo come caval-catura di dioniso è evidente nel ramo di ederascolpito nella placchetta pertinente al settore

laterale, con l’orecchio, di una testa di mulo. L’animale era rappresentato incedente, con unazampa anteriore sollevata nell’atto di compiere il passo.

Le teste di mulo, come quelle delle linci del letto precedente, furono realizzate con pochi ele-menti d’osso, sfruttando un osso tubolare per costruire l’intera struttura della testa: sul davantil’osso veniva chiuso con una placchetta dove era scolpito il muso dell’animale, ai lati era com-pletato con due placchette, funzionali alla realizzazione in aggetto delle orecchie. nessuno deitre letti descritti sembra avere le gambe con rivestimento in osso. mancano anche le verghe diferro che rinforzano l’interno della struttura in legno dei letti successivi, quindi si deve pensare

a gambe e traverse in legno connesse esclusi-vamente per mezzo di incastri.

il confronto tra il primo e il secondo lettodella tomba 50 del Caseificio, e poi tra que-st’ultimo e i due letti della tomba Pasqui per-mette di comprendere come nel volgere dipochi decenni l’artigianato dei letti funebri svi-luppò capacità tecniche e ambizioni di esitodecorativo che portarono alla realizzazione diterminali di fulcra sempre più complessi, dielaborazione “barocca” e con decorazioni fi-gurate di sempre maggiore formato, a cui si ac-compagnava l’estensione del rivestimentodecorativo in osso anche alle gambe del letto.inoltre l’effetto decorativo dei fulcra venne ad-dirittura raddoppiato con la realizzazione diletti a doppia testata (amphikephaloi).

il secondo letto della tomba 50, che comesi è già detto è identico a quanto conosciamodel primo letto in osso della tomba Pasqui, hainfatti doppia testata con i terminali dei fulcradecorati da protomi di cavallo, realizzate congrande maestria nella resa naturalistica delmuso e della criniera movimentati dal vivacegesto di rotazione laterale della testa e delcollo (fig. 10).

Le teste e le criniere sono ora realizzate fis-sando varie placchette scolpite su di un sup-

24) d’erCOLe-COPerSinO 2003.

9. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. FuLCrumCOn TeSTe di muLi. da nOrCia. SCaVO CaSeiFiCiO2000. TOmBa 50. LeTTO 1

10. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. FuLCrumCOn CaVaLLi aLaTi e menadi. da nOrCia. SCaVOCaSeiFiCiO 2000. TOmBa 50. LeTTO 2

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porto in legno per mezzo di chiodini in bronzo. Solo in questo modo si potevano superare i limitidimensionali degli ossi tubolari realizzando opere di maggiore formato. Gli occhi dei cavallifurono ottenuti applicando perline di pasta vitrea blu, aumentando l’effetto decorativo comples-sivo attraverso il contrasto cromatico. La tomba 50 di Opaco è stata rinvenuta sconvolta e restanomargini di incertezza nella ricostruzione della decorazione. i cavalli dovevano essere alati madal momento che sono state rinvenute solo quattro ali si configura una duplice ipotesi: solo lefigure di cavallo della testiera erano completate ognuna con un paio di ali oppure ogni cavalloera rappresentato di profilo laterale, con un’unica ala, in maniera non dissimile dal grifo cheorna i fulcra del letto della tomba 470 di Bazzano.25 in questo caso le due zampe isolate trovatenella tomba sopra menzionate, potrebbero attribuirsi a questo secondo letto anziché al primo,configurandosi conseguentemente l’immagine di un cavallo in atto di spiccare il volo, proprio

come nel caso del grifo citato. resta comun-que dubbia anche questa soluzione, tenutoconto del ridotto numero di zampe di animalirimaste, poco comprensibile nel caso di unletto che, collocato per ultimo nella tomba, do-vrebbe esserci pervenuto relativamente com-pleto. i medaglioni dei fulcra di questo lettorappresentano figure femminili alate, conno-tate come menadi dalla pelle ferina portata tra-sversale sul petto, ben leggibile in una dellefigure. Le guance dei fulcra, non decorate,erano solo sottolineate dai profili in osso mo-danati. Completamente rivestite in osso eranoinvece le gambe del letto: il disegno delle in-numerevoli placchette ha evidenziato che essesono riconducibili a due distinte sequenze chedifferiscono solo di poco nelle dimensioni. Sene deduce che il letto doveva avere le zampeun poco più basse in corrispondenza dei piedidel defunto, evidentemente per agevolarne lavista durante la cerimonia funebre. Tale espe-diente, che rappresenta una ulteriore confermadella destinazione unicamente funeraria deiletti, si ritrova anche nelle zampe del letto dimaltignano di Cascia, di cui si parlerà piùavanti.

Sulla base del mero confronto tra i diametriricostruibili per i diversi elementi decorativi siè tentata una prima ricostruzione di una gambadel letto della tomba 50 (fig. 11): ne è scaturita

una sequenza che mostra incongruità con gli esemplari di confronto disponibili e che quindi ne-cessita di un maggiore approfondimento di studio, anche nel confronto con gli altri letti dall’area.La decorazione delle placchette delle gambe di questo letto è assai sobria, limitata al disegno li-neare delle foglie d’acqua che movimenta gli elementi a campana e le pissidi.

La cronologia del secondo letto della tomba 50 non può che essere successiva a quella dellamoneta di augusto presente in corredo, che deve datarsi al 6 a.C. secondo la nuova lettura pro-posta da ranucci.26

dalla tomba 60 del cantiere Caseificio 2000, rinvenuta nelle immediate adiacenze alla tomba50, proviene l’ultimo letto dai recenti scavi nursini. anche questa tomba era violata e il letto ri-sulta meno conservato, con elementi decorativi isolati e più difficilmente ricostruibili. in ognicaso si tratta di un letto complesso e con diversi elementi figurati. Spiccano i mostri anguipedi,

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25) d’erCOLe - marTeLLOne 2008, p. 67.26) S. ranuCCi, La circolazione monetale nella Sabina nursina, in nursia e l’ager nursinus, cat. 153, p. 178.

11. PrOPOSTa riCOSTruTTiVa deL LeTTO 2 deLLaTOmBa 50 di nOrCia. SCaVO CaSeiFiCiO 2000

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femminili a giudicare da quanto resta di unviso, con il bacino rivestito di squame e spireserpentiformi che lo avvolgono e si espandononello spazio, trattenute da braccia e mani (fig.12) che è dubbio se si debbano riferire ai me-desimi mostri oppure a personaggi maschilinudi, di cui restano elementi pertinenti soloalla metà inferiore delle figure (fig. 13). È ve-rosimile che si tratti di rappresentazioni di er-cole, il cui volto potrebbe riconoscersi in unatesta isolata, di formato maggiore rispetto aiframmenti precedenti (cfr. fig. 13). anche perla lacunosità del letto, resta ancora dubbia lacollocazione dell’apparato figurato: se cioè imostri anguipedi ornassero i terminali dei ful-cra e le figure di ercole fosse pertinenti al ci-lindro delle gambe del letto, o se i duepersonaggi fossero accostati a formareun’unica immagine. nel mostro femminile sipuò ipotizzare di riconoscere l’echidna, geni-trice dell’idra, affrontata dall’eroe. i fulcraerano completati nei medaglioni da figurefemminili alate (cfr. fig. 13). La decorazionedel letto, tra i più complessi finora rinvenuti anorcia, prevedeva anche larghe foglie diacanto ravvolte, ricavate da ossi tubolari lavo-rati a traforo (cfr. fig. 13), che dovevano ornareverosimilmente le traverse lunghe del letto in-sieme a bacchette con decorazione a spirale.Le placchette riferibili alle modanature dellegambe del letto sono del tutto analoghe aquelle della tomba 50 (fig. 14). Le caratteristi-che del letto e i materiali del corredo indiriz-zano anche in questo caso a datarlo agli inizidel i sec. d.C.

Tra i pochi reperti rimasti in umbria delletombe a camera scavate nella roccia, rinvenuteagli inizi del novecento nella frazione Fianodi Preci, da cui viene probabilmente il lettonoto da un catalogo di Sotheby del 1930,27

sono i due nuclei di ossi lavorati presenti nellepiccole collezioni raccolte da don ansanoFabbi, oggi conservata presso l’abbazia diSant’eutizio a Preci (fig. 15), e da Canzio Sa-pori, donata dagli eredi al museo archeolo-gico di Spoleto28 (fig. 16). Gli ossi lavoratipresenti nei due nuclei rivelano chiaramenteun’unica provenienza e l’avvenuta spartizionedei diversi tipi di decorazione tra i due colle-zionisti. dagli elementi residui si riconoscechiaramente l’esistenza di più letti con deco-razione figurata: uno doveva avere una grandetesta di dioniso/ade con barba fluente (della

27) LeTTa 1984, n. 100.28) L. COSTamaGna, La collezione archeologica Canzio Sapori, in Spoletium 44, 2003, pp. 29-36.

12. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. FiGureanGuiFOrmi. da nOrCia. SCaVO CaSeiFiCiO 2000.TOmBa 60

13. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. FiGuremaSChiLi, medaGLiOne COn FiGura FemminiLeaLaTa, FOGLie di aCanTO. da nOrCia. SCaVO Ca-SeiFiCiO 2000. TOmBa 60

14. nOrCia. muSeO deLLa CaSTeLLina. PLaC-CheTTe di riVeSTimenTO deLLe GamBe. da nOr-Cia. SCaVO CaSeiFiCiO 2000. TOmBa 60

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quale restano solo alcune ciocche) e pistrici alle tempie, identica a quella che decora il cilindrodella gamba della tomba. 520 di Fossa.29 rimanda all’ambito delle necropoli abruzzesi anche latesta di mostro ricavata in un osso tubolare (cfr. fig. 16), analoga a quella del letto 14 di amplero30

ma che si ritrova anche nel letto di maltignano di Cascia e del letto 1 di monteleone di Spoleto.Si segnalano per dimensioni la figura maschile nuda e seduta, della quale resta solo parte di unfianco (cfr. fig. 16), vicina a quella di ercole su un letto di aielli,31 la grande ala (cfr. fig. 15),analoga a quelle delle figure femminili sul letto della tomba 6 di aquino32 e ancora due elementicontornati da una lunga ciocca ondulata (di capelli?) che non sono riuscita a ricondurre a imma-gini già note. in ultimo si segnala la foglia d’acanto ravvolta (cfr. fig. 15), che ricorre sia nelletto della tomba 60 del Caseificio e, nuovamente, nel letto 1 di monteleone, e tre elementi ter-minali non figurati, da attribuire forse ad un tavolino piuttosto che ad un letto.

dal territorio di Cascia si conoscono per ora tre soli letti, due dalla tomba a camera in frazionemaltignano, rinvenuta fortuitamente nel 1955 ma rimasta di fatto inedita fino a pochi anni ad-dietro33 e uno, disperso, da una tomba a camera rinvenuta nell’Ottocento in località Costad’atri.34 quest’ultimo, stando alla descrizione che ne dà Giuseppe Sordini, doveva essere ana-logo a quello da maltignano con applicazioni in terracotta.

della tomba di maltignano, rinvenuta intatta, non resta documentazione di scavo: il rinveni-mento durante i lavori di costruzione di una strada fu casuale e sicuramente il sopralluogo diumberto Ciotti non poté essere immediato. Le poche informazioni che si possono ricavare dalleannotazioni su alcuni cartellini che accompagnavano parte dei materiali di corredo, rimasti alungo suddivisi tra i depositi dei musei di Spoleto, Perugia e Cascia lasciano incertezze nella ri-costruzione del contesto mentre la significativa assenza di anelli di pregio tra i reperti pervenutievidenzia probabili manomissioni all’atto del rinvenimento. Pur con questi limiti, attraverso imateriali superstiti si ricostruisce la presenza di due coniugi, deposti nella tomba ognuno su unletto funebre decorato e accompagnati di un ricco e raffinato corredo, la cui composizione neevidenzia rispettivamente il carattere maschile e femminile.35 un letto è più modesto, a doppiatestata ma ornato solo da applicazioni in terracotta realizzate a matrice sui fulcra: raffigurano

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15. PreCi. aBBaZia di SanT’euTiZiO. COLLeZiOnedOn anSanO FaBBi. OSSi LaVOraTi da LeTTi Fu-neBri

16. SPOLeTO. muSeO arCheOLOGiCO. COLLeZiOneCanZiO SaPOri. OSSi LaVOraTi da LeTTi FuneBri

29) d’erCOLe-COPerSinO 2003, pp. 246-253.30) LeTTa 1984.31) COPerSinO 2001, n. 10, fig. a p. 242.32) G. r. BeLLini, un nuovo rinvenimento da Aquinum: il letto in osso della tomba 6, in Tra luce e tenebre, pp. 39-48.33) COSTamaGna 2013b, solo una breve segnalazione in u. CiOTTi, Cascia, in Fasti 10, 1955, p. 347, n. 4326.34) G. SOrdini, Cascia. Tombe antiche scoperte presso l’abitato, in NSc 1893, pp. 214-216.35) COSTamaGna 2013b.

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teste di cane ai colmi e teste di demoni alatinei medaglioni (fig. 17). il secondo letto recainvece le decorazioni in osso: quattro granditeste di pistrice pertinenti al telaio (fig. 18) etre elementi a delfini intrecciati (fig. 19), cheè il dubbio se debbano essere attribuiti alla de-corazione delle gambe piuttosto che a quelladel telaio. Teste di pistrici e delfini ricorronoanche in un letto di Bazzano (tomba 400).36 illetto era sostenuto da un’intelaiatura di verghedi ferro con testata ribattuta, presenti non solocome rinforzo delle gambe ma anche all’estre-mità delle traverse lunghe, dove dovevano col-locarsi quattro verghe ricurve pervenuteci.resta in ogni caso difficile comprendere sottoil profilo tecnico come si potevano rapportarele teste di pistrice rispetto alle verghe di ferroricurve, dal momento che le teste sono realiz-

zate con ossi tubolari, completati da elementi distinti per rendere le creste irte e le orecchie, marisultano chiuse da una placchetta apposta sul retro el capo. Le placchette lisce pertinenti allemodanature delle gambe del letto vennero ricomposte da Ciotti ma la ricostruzione oggi appareincongrua (fig. 20). Come nel caso della tomba 50 di norcia, si osservano anche qui due distintesequenze dimensionali che rivelano la diversa altezza delle gambe anteriori del letto rispetto aquelle posteriori.

17. CaSCia. muSeO di PaLaZZO SanTi. aPPLiqueSin TerraCOTTa COn TeSTe di Cane e dÉmOniaLaTi. da CaSCia. FraZiOne maLTiGnanO. LeTTO i

18. CaSCia. muSeO di PaLaZZO SanTi. TeSTa di Pi-STriCe in OSSO. da CaSCia. FraZiOne maLTi-GnanO. LeTTO ii

19. CaSCia. muSeO di PaLaZZO SanTi. deLFini inOSSO. da CaSCia. FraZiOne maLTiGnanO.LeTTO ii

20. CaSCia. muSeO di PaLaZZO SanTi. iPOTeSi ri-COSTruTTiVa di GamBa di LeTTO in OSSO. da Ca-SCia. FraZiOne maLTiGnanO. LeTTO ii

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36) d’erCOLe - marTeLLOne 2008, fig. 8, dove è interpretata come testa di lupo.

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La cronologia dei letti di Cascia, evidentemente ravvicinata tra i due esemplari, in conside-razione del probabile legame coniugale esistente tra gli individui sepolti, si colloca tra la finedel i sec. a.C. e gli inizi del secolo successivo. L’elemento più recente del corredo è infatti unacoppa in ceramica aretina liscia di forma Goudineau 27/37, con bollo di L. Tettius Samia, chevenne prodotta a partire dal 10 a.C. e che nella produzione aretina non scende oltre l’età augu-stea.

nel corredo della tomba di maltignano, come peraltro in quelle di norcia, ancora alla finedel i sec. a.C. la classe ceramica dominante per la mensa è la vernice nera e la presenza di pro-dotti a vernice rossa assume carattere di assoluta eccezionalità dal momento che è limitata aquest’unica coppa in sigillata. il fenomeno si è delineato molto chiaramente attraverso lo studiodelle attestazioni ceramiche nursine nel complesso della necropoli, condotto da maria angelaTurchetti.37 diverso è il caso delle laghinai a superficie corallina, ben attestate sia a norcia chenella tomba di Cascia, che connotano nell’alta Sabina una circolazione commerciale orientatasul versante adriatico, aperto ai prodotti del mediterraneo orientale, con l’arrivo anche di oggettidi alto prestigio come la splendida coppa millefiori presente nel corredo di maltignano.

il rinvenimento più recente di letti in osso si è avuto nel 2009 nella frazione ruscio di mon-teleone di Spoleto, lungo l’importante percorso che collegava in antico gli assi rappresentatidalla via Flaminia e dalla via Salaria passando attraverso monteleone e Villa San Silvestro. imateriali sono tuttora in corso di restauro ed è possibile quindi fornire solo alcune anticipazioni.Si è trattato di un rinvenimento fortuito, avvenuto durante i lavori per la posa di una conduttura:sono state individuate tre tombe a camera, una delle quali conservata in maniera del tutto resi-duale. Le altre due camere sono comprese in un’unica costruzione molto allungata e suddivisada un tramezzo interno che la articolava in due vani distinti. Pochi secoli dopo nell’area si loca-lizza un piccolo cimitero longobardo e anche una chiesa, di cui restano solo le fondazioni.

il confronto tra i corredi di Cascia e quelli rinvenuti a monteleone rende evidente la profondatrasformazione culturale intervenuta nel rituale funerario nel volgere di pochi decenni. da corredimolto articolati, strutturati in modo da soddisfare tutte le esigenze di un ricco banchetto qualisono quelli che troviamo a norcia e Cascia fino alla prima età imperiale, si passa ad un corredoceramico limitato ai soli flaconi da cosmesi. questi erano presenti in gran numero anche nelletombe precedenti, con unguentari fusiformi e piriformi in ceramica e vetro che accompagnavanogli oggetti per l’ornamento e la cura del corpo e quanto necessario per la pratica sportiva maschilee la cosmesi femminile, oltre alle immancabili pedine da gioco. Ora tuttavia i flaconi da cosmesiassumono un’importanza esclusiva: tutti in ceramica, mantengono la forma ovoidale con lungocollo dei balsamari di età precedente ma sono presenti in numero più ridotto e aumentano sen-sibilmente di formato. rimane l’attenzione per la cura del corpo, evidenziata dalla presenzadegli strigili in bronzo, femminili, e in ferro, maschili.

Gli unguentari del tipo fusiforme, più antichi, sono presenti, in tre esemplari, solo nella tombai, che peraltro ci è pervenuta conservata solo in minima parte. La tomba ii sembrerebbe un po’più recente e le deposizioni sono probabilmente da collocare nei decenni centrali del i sec. d.C.,proprio per la presenza dei balsamari piriformi di maggiore formato che a norcia compaiono intombe riconducibili almeno al secondo quarto del i sec. d.C.

Tra i materiali rinvenuti nello strato di riutilizzo della tomba ii di monteleone, insieme alledeposizioni plurime e a molte ossa di animali, vi sono anche i frammenti di una coppa in sigillatachiara a.38

Tutti e tre i letti di monteleone recano la decorazione figurata. del letto 139 sono pervenutisolo pochi elementi: una testa di grifone, due foglie di acanto, una mano accostata forse a un

37) m. a. TurCheTTi, La ceramica a vernice nera, in nursia e l’ager nursinus, pp. 85-94.38) entrambe le tombe di ruscio di monteleone alcuni secoli dopo la loro costruzione vennero riutilizzate per deposizioniplurime, riconducibili verosimilmente ad età longobarda. Fortunatamente l’argilla infiltratasi all’interno delle tombenell’intervallo di tempo intercorso tra il primo e il secondo utilizzo formò uno strato tale da sigillare completamente i restipertinenti alla prima deposizione, permettendo così di tenere nettamente distinte le due fasi cronologiche. La coppa in sigillatachiara a, rinvenuta in parte significativa della forma insieme alle ossa di seconda deposizione, potrebbe essere riconducibile alrefrigerium, ai rituali funerari legati alla prima deposizione. Come tale potrebbe essere rimasta nelle immediate adiacenze dellastruttura funeraria e i frammenti potrebbero essere caduti all’interno della tomba in occasione delle deposizioni altomedievali.Le tombe infatti si trovano in un luogo isolato in aperta campagna, che mal giustifica la presenza in loco della coppa se non inrelazione con le tombe stesse. 39) e’ stato rinvenuto nella tomba i, purtroppo pervenutaci solo per una minima parte, relativa ad un angolo della strutturamuraria.

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panneggio verticale (fig. 21), alcune guancelaterali delle figure dei medaglioni e plac-chette lisce pertinenti alle modanature dellagamba. altri elementi in osso dalla tombasembrano invece da attribuire ad oggetti di-versi: la consueta cassettina e forse un ven-taglio.

il letto 3 (fig. 22), rinvenuto nella camerapiù interna della tomba ii, è invece perve-nuto nella sua completezza: spiccano quattroteste di formato relativamente grande (oltre8 cm di altezza), con gli occhi applicati inpasta vitrea policroma e ornate da rami diedera sui capelli. insieme ad altre due di di-mensioni analoghe ma di realizzazione unpo’ diversa, restano, in attesa del restauro, dicollocazione incerta: forse sul cilindro dellegambe. Gli eroti alati, con i volti paffuti e icapelli raccolti in alto alla sommità dellatesta, di formato più piccolo delle teste pre-cedenti, dovevano ornare i medaglioni deifulcra, sul colmo dei quali era probabilmenterappresentato apollo a figura intera, stante.del letto restano anche due verghe in ferrodell’intelaiatura interna, lunghe circa 60 cm.

ancora più complessa è la decorazionedel letto 2 (figg. 23-24), pertinente alla se-conda deposizione della tomba ii, pervenutamanomessa sul lato di ingresso. Sui cilindridelle gambe troviamo ripetuti e rappresentatia figura intera: apollo con la cetra, il guer-riero scita, di profilo, connotato dal berrettofrigio, marsia, la Vittoria e un erote40 (cfr.fig. 23). Teste di muli adornate di edera, deltipo costruito con diverse placchette anco-rate al supporto centrale ligneo, ornavano in-vece la sommità dei fulcra mentre neimedaglioni troviamo i consueti busti di me-nadi (cfr. fig. 24).

L’alta qualità dei letti in osso rinvenutinell’alta valle del nera, e più in generale nel-l’alta Sabina, con la presenza documentatadi esemplari assolutamente analoghi in cen-tri diversi, concentrati in un periodo crono-logico ristretto, indirizza a ritenere, a mioavviso, molto improbabile che tali manufattifossero realizzati localmente, presuppo-nendo una perizia artigiana di lunga tradi-zione. La presenza dei letti nelle tombe siaccompagna sovente a vetri di alta qualità,come è il caso della splendida coppa mille-fiori di maltignano, importata probabilmenteda alessandria d’egitto. L’impiego di paste

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21. SPOLeTO. muSeO arCheOLOGiCO. eLemenTi de-COraTiVi deL LeTTO 1. da mOnTeLeOne di SPOLeTO.FraZiOne ruSCiO. TOmBa i

22. SPOLeTO. muSeO arCheOLOGiCO. eLemenTi de-COraTiVi deL LeTTO 3. da mOnTeLeOne di SPOLeTO.FraZiOne ruSCiO. TOmBa iia

23. SPOLeTO. muSeO arCheOLOGiCO. eLemenTi de-COraTiVi deL LeTTO 2. FiGure di aPOLLO, marSia,LO SCiTa e La ViTTOria. da mOnTeLeOne di SPO-LeTO. FraZiOne ruSCiO. TOmBa iiB

40) L’identificazione dei personaggi è di marco menichini, autore anche della documentazione tecnico-scientifica dello scavodi monteleone.

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vitree per rendere con maggiore vivacità gliocchi delle figure, accorgimento che quali-fica i letti di maggior livello qualitativo,41 eil bitume che nel secondo letto dall’aia Zi-telli venne usato per fissarle, mi sembranoindizi di non poco conto per individuare nel-l’egitto tolemaico una possibile area di pro-duzione, tanto più tenuto conto del contestostorico che vede proprio in quegli anni l’ac-quisizione del controllo dell’egitto da partedi roma.

La Sabina più interna si connota comples-sivamente come sbocco commerciale di pro-dotti di alto livello, ricercati da una éliteeconomica e sociale che aveva investitonella proprietà terriera le risorse ottenute permezzo di attività imprenditoriali e commer-ciali rivolte verso l’area mediterranea o dallapartecipazione in prima persona alle vicendestoriche che segnarono la fine dell’età repub-

blicana, esperienze che in ogni caso avevano permesso di conoscere e apprezzare la cultura e lostile di vita dei grandi centri urbani tardo ellenistici. L’impronta assunta da questo stile di vitanella quotidianità di questa classe sociale si rivela nell’attenzione data al gioco, che vediamotestimoniata dalle pedine, in vetro o in pietra, sempre presenti nelle tombe di età augustea conletti funebri.

LiLiana COSTamaGna, i letti dell’alta valle del nera (PG).

24. SPOLeTO. muSeO arCheOLOGiCO. eLemenTi de-COraTiVi deL LeTTO 2. FiGura di erOTe e OSSi LaVO-raTi dei FuLCra, TeSTe di muLO e FiGure FemminiLinei medaGLiOni. da mOnTeLeOne di SPOLeTO. Fra-ZiOne ruSCiO. TOmBa iiB

* Soprintendenza per i Beni architettonici e Paesaggistici per le province di Torino, asti, Cuneo, Biella e Vercelli

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41) Sono in pasta vitrea gli occhi dei cavalli del secondo letto della tomba 50 del Caseificio, quelli delle menadi del secondoletto dall’aia Zitelli e quelli delle teste di grande formato del letto 3 di monteleone. nel secondo e terzo caso le paste vitreesono policrome.